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Viaggio in America Centrale (4)


GUATEMALA

di Jos Carlos Bonino

La maggioranza della popolazione del Guatemala formata dai discendenti degli antichi maya, la cui storia segnata da tre genocidi. Lultimo (1954-96) riporta cifre agghiaccianti: 250 mila tra assassinati e desaparecidos, 100 mila orfani, 1,5 milioni di rifugiati e sfollati. La strada della pace e riconciliazione nazionale tutta in salita, perch i responsabili del genocidio rimangono impuniti e le leve delleconomia e della politica sono sempre in mano a una minoranza di bianchi e meticci. Eppure non mancano segni concreti di speranza.

RICOSTRUIRE LA MEMORIA PER COSTRUIRE LA PACE

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icordando la loro storia dalla colonizzazione a oggi, gli indigeni maya del Guatemala parlano di tre genocidi. Lultimo terminato, dopo 36 anni di guerra civile, con gli accordi di pace nel 1996. Ma a distanza di quasi 10 anni, la societ civile guatemalteca sta ancora tentando di costruire una nuova cultura di pace e una riconciliazione inclusiva, cio, estesa a tutti i guatemaltechi, compresi i responsabili dei crimini compiuti durante la guerra.

TRAGEDIA IN TRE ATTI


Il primo genocidio ebbe inizio nel 1524, quando le truppe di Pedro de Alvarado, luogotenente di Hernan Cortez, invasero le terre dei maya, dove le popolazioni indigene abitavano da pi di 12 mila anni: territorio poi chiamato dagli invasori Capitaneria generale del regno del Guatemala. Occupazione e colonizzazione del Mesoamerica si tradussero in politica di saccheggio, schiavizzazione e sterminio a danno delle popolazioni autoctone, a vantaggio degli interessi espansionistici, economici e religiosi dei sovrani e della societ spagnola dellepoca. In effetti, nel giro di pochi decenni del XVI secolo, le popolazioni maya furono decimate, sia dalle malattie portate dai conquistatori, contro le quali gli indigeni non avevano difese immunitarie, sia dalle fatiche e stenti a cui furono sottoposti nelle miniere doro e dargento, dove lavoravano come schiavi. Nonostante i tre secoli di colonizzazione diretta, il regime coloniale non riusc a troncare il legame che univa i popoli indigeni con la propria cultura. Il secondo genocidio inizi a met del secolo XVIII, con linvenzione dei coloranti artificiali in Europa: tale scoperta ebbe forti ripercussioni in Guatemala, allora paese esportatore di tinture vegetali, provocando una grave crisi economica. Per risolvere tale crisi, llite filoeuropea allora al potere introdusse la coltura intensiva del caff. Per incrementare la produzione, la cosid-

detta Riforma liberale, nel 1871, espropri le terre comunitarie degli indigeni maya, acquistate poi dai grandi latifondisti meticci per la creazione di piantagioni di caff. La Riforma liberale imprigion gli indigeni nella loro stessa terra, costringendoli a diventare braccianti stagionali. Cominci un secondo periodo di genocidio fisico e culturale per la popolazione maya, nella cui spiritualit la terra considerata dea madre. Il terzo periodo tragico ebbe inizio nel 1954 con la fine della cosiddetta rivoluzione di ottobre, chiamata poeticamente dai guatemaltechi: I dieci anni di primavera nel paese delleterna dittatura. In effetti, finita questa rivoluzione, inizi la lunga successione di dittature militari, durata pi di 40 anni.

SOTTO IL TALLONE MILITARE


Per capire il significato della rivoluzione di ottobre bisogna andare al 1944. Il governo progressista di Juan Jos Arvalo, democraticamente eletto, diede il via a riforme economiche e sociali di ampia portata, tra cui lestensione del diritto di voto alle donne (1945). Fu pure progettato un vasto programma di riforma agraria, ideato dal presidente Jacobo Arbenz a cavallo degli anni 50. Tale riforma, per, minacciava gli interessi della transnazionale nordamericana United Fruit Company (Ufco), che allepoca possedeva il 2% delle terre del paese, molte delle quali lasciate incolte, e sfruttava gli indigeni, usati come braccianti con salari da fame. La riforma agraria proponeva la ridistribuzione di 100 mila

acri di terra di propriet dellUfco. Per lesproprio la Compagnia sarebbe stata indennizzata in base al valore dichiarato nel pagamento delle imposte allo stato guatemalteco. Il governo sapeva, infatti, che la United Fruit Company aveva da sempre falsificato il valore reale delle propriet terriere per trarre il massimo beneficio dallevasione fiscale. Di fronte a questa riforma, John Foster Dulles, segretario del Dipartimento di stato Usa, oltre che azionista e avvocato della Compagnia, fece pressioni sul governo statunitense per ottenere la condanna del governo guatemalteco di Arbenz. La reazione dellamministrazione di Dwight Eisenhower fu immediata: la riforma agraria venne dichiarata una minaccia per gli interessi americani e Allen Dulles, direttore della Cia ed ex presidente dellUfco, fu incaricato di organizzare uninvasione, partendo dallHonduras, per ristabilire lordine in Guatemala. Era il 1954. Centinaia dindigeni, operai e leaders contadini furono catturati e fucilati, le terre restituite alla United Fruit Company e il governo di Arbenz rovesciato; al suo posto fu insediato il colonnello Carlos Castillo Armas, che arriv in Guatemala nellaereo privato dellambasciatore Usa. Seguirono sei anni di instabilit politica, sfociata in una serie di governi militari, contro cui insorsero vari movimenti rivoluzionari armati. Dal 1960 lesercito inizi a terrorizzare il Guatemala con repressioni, violenze, torture e massacri contro le comunit indigene. Il genocidio fisico e culturale raggiunge il culmine negli anni 80. Le forze armate adot-

Tikal: tempio maya (a sinistra). Lago Peten Itz: luogo sacro della cultura maya (a destra).
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SCHEDA GUATEMALA
Superficie: 109.117 Kmq Popolazione: 14 milioni (stima 2004) Gruppi etnici: 61% discendenti dei maya, distinti in 23 gruppi linguistici Capitale: Citt del Guatemala Religione: cattolici (75,9%), protestanti (21,8%), altri (2,3%) Lingua: spagnolo (ufficiale), 23 lingue indigene parlate dalla maggioranza Moneta: quetzal Ordinamento politico: repubblica presidenziale Presidente: Oscar Berger Economia: si fonda sullagricoltura per la sussistenza (mais, riso, frumento, sorgo, patate, fagioli) e per lesportazione (caff, banane, canna da zucchero); allevamento di bovini; le foreste forniscono mogano e caucci

tano la strategia della terra bruciata. Per eliminare lappoggio alla guerriglia, 400 comunit indigene vengono disarticolate e ristrutturate, secondo un progetto di ingegneria sociale, in poli di sviluppo, cio, villaggi modello, in cui i contadini furono trasferiti e costretti a produrre per lesportazione e non per lautosostentamento. Sotto la vigilanza stretta dellesercito, essi venivano indottrinati. Una vasta rete dinformatori bloccava qualsiasi manifestazione di dissenso. Molti contadini e indigeni furono costretti a entrare nelle Pattuglie di autodifesa civile (Pac), una sorta di gruppi paramilitari che, sotto il controllo dellesercito, dovevano combattere la guerriglia. Vari tentativi di ritorno alla democrazia furono frustrati dallingerenza dei militari, che proseguirono nella violazione dei diritti umani, in massacri e assassini politici fino al 1996, quando vennero firmati gli accordi di pace tra il governo, guidato da Alvaro Arz del Partito progressista nazionale, e lUnione rivoluzionaria nazionale guatemalteca (Urng), formata fin dal 1982 dai tre principali gruppi guerriglieri.

temala (Conavigua). La nostra organizzazione sorta negli anni 80, durante la repressione perpetrata dallesercito e squadroni della morte. composta prevalentemente da vedove che, fin dallinizio, si sono poste lobiettivo di appoggiare la smilitarizzazione del territorio e la ricerca della pace. Oggi Conavigua lavora in 12 dipartimenti del Guatemala, prevalentemente nellambito della ricostruzione della memoria e delle esumazioni. Le donne sopravvissute al genocidio continuano a cercare i loro familiari desaparecidos, fino a denunciare davanti ai tribunali le ingiustizie subite e chiedere le esumazioni dei resti dei familiari, sepolti in pi di mille cimiteri clandestini in tutto il territorio guatemalteco. laspetto pi importante: queste donne sono riuscite ad arrivare alle autorit giudiziarie, fatto insolito per una indigena in questo paese, e avviare i

Sotto, guerriglieri indigeni degli anni 80. In basso, bambino soldato.

processi contro i loro carnefici, responsabili di 250 mila morti tra assassinati e desaparecidos. Purtroppo si assiste a un fenomeno preoccupante, precisa la leader indigena: Molte di queste donne ricevono intimidazioni e minacce e sono perfino oggetto di attentati, per far s che desistano dal loro proposito di chiedere giustizia. Al momento la quasi totalit dei responsabili del genocidio restano impuniti, protetti dalla connivenza delllite politica e dal loro passato di potenti gerarchi dellesercito. Uno dei pi feroci dittatori contemporanei, per esempio, lex generale Rios Montt, ha avuto lardire di candidarsi alle presidenziali del 2003, con una campagna elettorale di intimidazioni e violenze, gettando di nuovo il paese nel terrore. Il recente passato del Guatemala continua a pesare enormemente sul presente, come spiega la signora Tista: Limpatto culturale dello sterminio delle comunit indigene, per noi donne, ha significato la perdita dei nostri diritti fondamentali, della

RICERCA DELLA MEMORIA


Finito il conflitto, rimangono le ferite da rimarginare, come racconta una leader indigena, Maria Ebedarda Tista, coordinatrice del Comitato nazionale delle vedove del GuaMC / settembre 2005 pagina 62

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a costruire una pace duratura. Per rimarginare le ferite aperte nel tessuto sociale occorre conoscere la verit di quanto accaduto; altrimenti la pace sar sempre fragile. La ricerca della verit lo scopo principale del Progetto interdiocesano di recupero della memoria storica (Remhi) che, nellimmediato dopoguerra, ha pubblicato il rapporto Guatemala nunca ms (Guatemala mai pi), pietra miliare del processo di chiarificazione storica. Questo rapporto, promosso dallUfficio per i diritti umani dellarcidiocesi di Citt del Guatemala (Odhag), fu fortemente voluto dal vescovo della capitale, mons. Juan Gerardi, che tre giorni dopo la pubblicazione venne assassinato. In Guatemala nunca ms, frutto di meticolose indagini, mons. Gerardi de-

nunciava dettagliatamente gli omicidi e altri crimini contro i diritti umani perpetrati dai militari durante la guerra. Vi sono registrati 663 massacri. Finora, in 12 anni di lavoro, sono state realizzate 381 esumazioni, il 57% dei massacri registrati; ma si stima che ce ne siano altrettanti non ancora scoperti. In 36 anni di conflitto ci sarebbero state oltre mille esecuzioni di massa. Il lavoro di riesumazione, in cui impegnato anche lOdhag (vedi riquadro), fondamentale per la ricostruzione della verit: la chiave di volta per una vera pacificazione del Guatemala attuale. Ma non basta. Oltre che ricostruire la memoria storica della societ guatemalteca, lOdhag impegnato nella ricerca di nuove forme di convivenza, nel rafforzare lorganizzazione comuni-

Dallalto, Maria Eberarda Tista, coordinatrice del Conavigua e Norma Isabel Santic Suque, presidente dellAssociazione politica donne maya (Moloj).
nostra cultura e, al tempo stesso, la proibizione delle nostre credenze e tradizioni culturali. Per esempio, nella nostra cultura gli anziani hanno un ruolo centrale, perch concentrano in s tutta la saggezza tramandata oralmente di generazione in generazione: sono una biblioteca vivente. Ebbene, questi anziani non hanno avuto lo spazio dinsegnare alla nostra gente questo sapere millenario, perch per pi di tre decenni hanno dovuto restare in silenzio, fuggendo dalla guerra. Inoltre, cosa ancor pi grave, molti di essi sono stati rapiti e assassinati dallesercito, in cui militavano molti indigeni che, quindi, sapevano dellimportanza degli anziani nelle nostre societ indigene. La nostra cultura ha subito una specie di amputazione. Tuttavia abbiamo resistito, nella convinzione di avere il diritto di sopravvivere, conservando la cultura e cosmovisione maya. Nonostante tutto, siamo ancora il 70% della popolazione del paese.

COME AVVIENE LA RIESUMAZIONE


e ne parla Ronald Solis, responsabile dellOdhag per larea della riconciliaC zione: Il nostro lavoro si svolge soprattutto nelle comunit pi colpite dal conflitto; in particolare ci impegniamo nella ricerca e nello scavo dei cimiteri

NUNCA MAS
Un paese senza memoria e autocoscienza della propria storia - dicono i guatemaltechi -, non riuscir

clandestini. Abbiamo un duplice obiettivo: promuovere la ricostruzione culturale di quello che significa un massacro per le popolazioni coinvolte e avviare azioni di riparazione nellambito psico-sociale, a livello sia individuale che familiare e comunitario. Il processo di esumazione procede in tre fasi. La prima, strettamente tecnica, consiste nella raccolta della documentazione necessaria, fatta dai familiari dei desaparecidos. Si passa, quindi, alla ricerca di tutte le informazioni possibili per ubicare geograficamente il luogo del massacro e leventuale cimitero clandestino. Contemporaneamente, si realizza un processo di accompagnamento legale che, tuttavia, non realizzato dalla nostra istituzione. A questo punto inizia la seconda fase, che riguarda il lavoro che viene svolto durante lesumazione. Una volta iniziati gli scavi, si procede, attorno alla fossa, a un lavoro di archeologia forense, che consiste in una intervista ai familiari dei desaparecidos, chiamata ante mortem, per avere informazioni sullaspetto fisico degli scomparsi (come lesioni, fratture ossee, dentatura, altezza, peso e corporatura) per facilitare il riconoscimento della salma. Poich in quasi tutti i massacri c almeno un testimone oculare, si cercano anche testimonianze utili a ricostruire il modo in cui queste persone sono state uccise: con un colpo di grazia, o a colpi di machete, oppure con colpi di arma bianca. Intanto continuano gli scavi: si raccolgono i singoli resti ossei e si procede allimballaggio in sacchetti speciali, a cui si d un codice specifico di identificazione, riportando luogo dello scavo, numero di fossa in cui si sta lavorando e numero dei resti ossei ritrovati. Quindi si passa alla terza fase, che il lavoro di laboratorio. Si fa lanalisi dei resti ossei per scoprire le caratteristiche antropometriche: altezza, sesso ed eventuali lesioni precedenti quelle causate nel massacro. Una volta completata questa documentazione, la si verifica con quella raccolta nella seconda fase, ovvero nelle interviste realizzate durante gli scavi. A questo punto, dallincrocio tra le informazioni fornite dai familiari e quelle ricavate in laboratorio, i vivi raggiungono la certezza di avere trovato i loro cari scomparsi. Parallelamente a queste tre fasi, si fa un lavoro di psicologia sociale, per far comprendere ai familiari dei desaparecidos che le esumazioni sono un loro diritto legittimo e fondamentale, per fare chiarezza sui motivi e sulle circostanze in cui sono morti i loro cari. Solo allora si chiude il caso.

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Pastorale indigena

DIO CAMMINA TRA I MAYA


simo non sempre avvenuto in termini di comprensione e tolleranza. Ma a partire dal Concilio Vaticano II, molti atteggiamenti sono cambiati: si guarda alle religioni autoctone con rispetto, come una realt da valorizzare e fecondare mediante lannuncio del vangelo. quanto avviene anche in Guatemala, mediante i programmi di pastorale indigena, ispirata alla teologia della liberazione e allopzione preferenziale per i pi impoveriti, attuata attraverso leducazione popolare, lorganizzazione delle comunit di base, la traduzione della bibbia nelle lingue locali e la celebrazione liturgica con linguaggi e simboli della cultura indigena. il cosiddetto processo di inculturaellambito della difesa dellidentit autoctona, gioca un N ruolo fondamentale la dimensione religiosa. Nel passato lincontro tra religioni indigene dellAmerica e cristianezione, che ha lo scopo di creare comunit veramente cristiane e, al tempo stesso, totalmente maya. Un giorno, magari, potremo avere una chiesa autoctona, sospirano il sacerdote indigeno padre Mario Tubac Cux e Carmela Cotc, donna indigena, agente di pastorale di Citt del Guatemala. Oltre che parroco di Santa Maria Varillas, a 46 km della capitale - spiega padre Mario -, sono membro della Commissione della pastorale indigena della nostra arcidiocesi, composta da 8 sacerdoti e 7 laici. Lavoriamo in tutti i quartieri del centro e della periferia della capitale, ma solo con 7 comunit linguistiche, le pi rappresentate: quich, quekch, mam, kachkel, sacapulteco, ach e pocomch. Io sono quich - continua Carmela - e sono agente di pastorale nella parrocchia della Misericordia e mi occupo del centro di formazione Casa San Benito. Mio compito specifico il sostegno alle donne indigene. Il nostro lavoro nella pastorale indigena consiste nel riunire le persone per dar loro una formazione integrale, sensibilizzandole nel recupero dei valori culturali e della propria identit indigena. Tuttavia, i maggiori sforzi sono rivolti ai pi poveri ed emarginati, con una evangelizzazione inculturata: oltre a far s che il vangelo si incarni nella propria cultura, vogliamo che esso sia di ispirazione per affrontare le necessit della vita di ogni giorno, per difendere i propri diritti e per essere solidali nella difesa dei diritti dei popoli indigeni. Per tale scopo prepariamo materiali e sussidi nelle rispettive lingue, sia perch queste non venga-

Riunione di agenti di pastorale.


taria, nel costruire una nuova cultura di pace, affinch mai pi si ripeta la violenza sofferta nel passato. Rosalina Tuyuc, ex deputata e leader indigena guatemalteca. Come strategia di lavoro usiamo la riparazione tanto materiale quanto psicologica spiega la signora Tuyuc -. Il nostro obiettivo quello di creare un registro nazionale delle vittime e delle esumazioni. Inoltre, vogliamo assicurare un risarcimento alle vittime della guerra e riparare i danni psicologici e fisici causati da torture, esecuzioni extra giudiziarie, stupri e tutti i delitti di lesa umanit commessi dallesercito, agenti della polizia segreta e gruppi paramilitari. I membri indigeni che partecipano al Pnr esigono che il progetto abbia anche una dimensione culturale, che costruisca, cio, una mappa dei centri cerimoniali distrutti e delle comunit indigene smembrate. Tali dati sono importanti per riuscire a contestualizzare la vastit e gravit delle conseguenze che la guerra ha lasciato nei popoli indigeni. Finora abbiamo in mano dati molto generici. Si sa, ad esempio, che ci sono attualmente 663 cimiteri clandestini, ma non si sa quanti siano i cimiteri per ognuna delle 23 comunit linguistiche; ci sono stati un milione e mezzo di profughi, ma ancora non sappiamo da quali comunit linguistiche provengono. Rosalina Tuyuc ci tiene a sottolineare che limpatto culturale del

OCCORRONO RISARCIMENTI
Tutto questo lavoro indica che la situazione sta cambiando in meglio; ma indispensabile che a tali sforzi seguino azioni concrete per elevare la qualit della vita di comunit e persone che hanno vissuto sulla propria pelle il flagello della violenza. Il processo di pace e riconciliazione deve portare a gesti di risarcimento. A tale proposito stato creato il Programma nazionale di risarcimento (Pnr), a capo del quale c
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celebrazione della messa. Anche queli indigeni costituiscono la maggiosto ci riempie di gioia - confessa Carranza della popolazione del Guatemela -. Nel passato i non indigeni ci dimala, ma vivono in una situazione di dicevano che i simboli della nostra reliscriminazione razziale, che si aggrava giosit non servivano; anzi, erano quando essi arrivano nella capitale. In opera del diavolo. Oggi, essi vengono alcuni edifici pubblici, per esempio, riscattati e valorizzati, insieme alla spivietato lingresso a chi indossa abiti tra- Padre Mario Tubac Cux ritualit maya, e ne siamo contenti. dizionali autoctoni. Negli ospedali e (sopra) e lagente di pastorale Stiamo cercando di avere una parrocnellamministrazione giudiziaria diffi- Carmela Cotc (sotto). chia specifica, dove attuare al meglio cile la comunicazione, perch non esii nostri programmi pastorali - concluste il bilinguismo. E non c alcuna inide padre Mario -, per poi estenderli a ziativa politica finalizzata alla valoriztutte le parrocchie della capitale, azazione, promozione e riscatto delle prendo cos nuovi spazi di riflessione diverse lingue e altre espressioni cultue coscientizzazione sul tema indigeno. rali indigene. Intanto continuiamo a fare formazioLimmigrazione dalla campagna verso la ne e autoformazione, offrendo alle cocitt, in cerca di lavoro e di sopravvimunit una educazione popolare e invenza, in aumento - spiega padre Mategrale. rio -. Ma quando arrivano nella capitale, Carmela Cotc ritorna sul rispetto dole donne soprattutto, si vedono obblivuto alle culture indigene. Tra i nostri gate a cambiare gli abiti tradizionali e scopi c pure quello di unire, arricchiabbandonare la propria lingua. E questo re e potenziare le nostre iniziative con solo un esempio dei numerosi cambiascambi di esperienze, di sacerdoti e amenti che siamo costretti a fare, per asgenti laici di altre diocesi, come quelsumere la mentalit della citt. la di Quetzaltenango. Questo ci perRiguardo allintegrazione dei popoli indigeni incontriamo mette di continuare nel lavoro di recupero della nostra igrandi barriere di discriminazione - interviene Carmela -. La dentit, senza cadere nel folclore. Di fronte a certi settori nostra meta costruire una societ interculturale tra egua- della societ, infatti, siamo considerati per i colori e lorigili. Per questo insegniamo alla gente che non esiste una cul- nalit dei nostri abiti tradizionali. Esigiamo, invece, di estura che valga pi dellaltra, che tutti i guatemaltechi sono sere considerati come persone. Il Ministero del turismo, per uguali e degni di rispetto; che gli indigeni devono sviluppa- esempio, ci usa nelle pubblicit, mostrando i vestiti tradire le proprie qualit e lautostima: solo cos riusciranno a in- zionali senza la testa delle persone. Che significa questo? tegrarsi meglio in questa societ. A tale scopo contribuisce Noi abbiamo un volto e, oggi, vogliamo mostrarlo nella soanche la pastorale indigena: nelle parrocchie in cui stiamo ciet come nella chiesa. Un giorno potremo avere una chielavorando la messa viene celebrata nelle sette lingue parla- sa autoctona: la nostra grande speranza.

no dimenticate, sia per rendere il messaggio evangelico pi comprensibile. Abbiamo riscontrato limportanza di questo metodo nelle celebrazioni liturgiche: bisogna vedere con quale gioia la gente partecipa alla messa, quando questa viene ufficiata nella propria lingua.

te dai diversi gruppi, dimostrando la dignit dei loro idiomi anche nella sfera religiosa. n altro aspetto rivoluzionario delU la pastorale indigena lintroduzione di alcuni simboli indigeni nella

conflitto ha danneggiato il tessuto sociale comunitario dei popoli indigeni, ha provocato la distruzione dei terreni comunitari e linterruzione dellesercizio sia delle guide spirituali maya che delle autorit indigene. Abbiamo il bisogno di conoscere il grado di smembramento e distruzione provocato nella nostra societ indigena, per calcolare il tempo necessario per ricostruire e, soprattutto, sapere da dove iniziare. Una delle mete a cui punta il Pnr incamminare il Guatemala sulla strada della costruzione della pace, mediante una riconciliazione duratura. Questa, per - conclude Rosalina Tuyuc -, sar possibile sola-

mente quando coloro che hanno partecipato al disegno ed esecuzione delle violenze contro uomini, donne e bambini, riconosceranno le loro responsabilit e ne pagheranno le conseguenze.

PI SPAZIO ALLE DONNE


Norma Isabel Santic Suque, presidente dellAssociazione politica di donne maya (Moloj), sottolinea un altro aspetto importante del processo di pace e riconciliazione nazionale: la partecipazione delle donne indigene nella vita politica del paese. In Guatemala, infatti, le donne indigene sono la categoria pi emargi-

nata della societ, una discriminazione pi forte di quella razziale. Moloj una associazione sorta nel 1999, in occasione della prima tornata elettorale dopo la pace del 1996, con lo scopo di creare spazio e formazione complessiva alle donne indigene. Noi donne siamo praticamente escluse dalla partecipazione politica guatemalteca, per mancanza di strumenti giuridici e politici - spiega Norma Isabel -. Moloj vuole colmare questo deficit democratico a livello nazionale e internazionale. Vogliamo offrire alle donne una formazione politica, in cui siano integrati gli elementi della cultura, cosmovisione e spiritualit
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Polizia in azione contro un dimostrante (a sinistra). Venerd santo: manifestazione folcloristica con radici nei tempi coloniali (sotto).
- continua Norma Isabel -. Per esempio, stato impossibile concretizzare laccordo sul tema dellidentit, nonostante le chiare proposte che abbiamo avanzato in proposito. E questo perch ci troviamo di fronte uno stato che non ha la volont politica di migliorare la situazione dei popoli indigeni; uno stato basato sullesclusione: non permette che le proposte dei popoli indigeni si integrino nella cornice giuridica istituzionale attuale. Noi vorremmo vivere in una democrazia partecipativa, che includa tutti; una democrazia che si costruisce giorno per giorno mediante il dialogo. Abbiamo avuto alcune esperienze di dialogo con il governo, anche in passato; ma nessuno ha messo i diritti dei popoli indigeni tra le priorit nazionali. Sono state fatte manifestazioni di massa, a cui hanno partecipato le comunit indigene, venute dalla campagna dopo giorni di viaggio a piedi, per consegnare alle istituzioni lagenda politica contenente le priorit dei popoli indigeni; ma non servito a nulla. Gli accordi di pace continuano a essere violati. Noi indigeni abbiamo il diritto di ricevere risposte concrete, perch ora di essere trattati come cittadini del Guatemala, non come stranieri nella nostra terra.

Per questo lAssociazione ha tessuto una rete di donne maya, una classe dirigente, pronta ad assumere responsabilit civili. Tra le varie iniziative formative figura il corso di laurea biennale in Gestione politica maya, avallato dalla facolt di Scienze politiche presso lUniversit statale San Carlos de Guatemala. Frequentando tale corso, molte donne maya hanno imparato a conoscere i propri diritti e il valore della politica come strumento di pace; al tempo stesso hanno potuto approfondire la conoscenza della cosmovisione maya.

DEMOCRAZIA INCLUSIVA
Molti punti del trattato di pace del 1996 restano ancora incompiuti maya. Cerchiamo di creare spazi in cui le donne leader indigene, nelle 23 comunit linguistiche presenti in Guatemala, possano crescere interiormente senza perdere la loro identit e senza rinunciare alle loro credenze e pratiche culturali proprie della tradizione maya. Nel processo di globalizzazione in atto, infatti, esistono molti meccanismi che allontanano i popoli indigeni della loro cultura. Tutto ci implica gravi conseguenze: rischiamo di non trasmettere ai giovani i valori maya o lasciamo loro in eredit un patrimonio culturale viziato.

Citt del Guatemala: donna maya con un carretto.


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