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La Chiesa cattolica Per la fede cattolica, "santo" colui che sull'esempio di Ges Cristo, animato dall 'amore, vive

e e muore in grazia di Dio; in senso particolare colui che in vita si distinto per l'esercizio delle virt cristiane in forma eroica[2] o per aver dato la vita a causa della fede (i martiri). La Chiesa cattolica, attraverso un atto proprio del magistero del papa, proclama santo una persona solo in seguito all' esito di un articolato procedimento detto canonizzazione. Per i cattolici, il santo colui che pienamente risponde alla chiamata di Dio ad essere cos come Egli lo ha pensato e creato, frammento nel quotidiano del suo amo re per l'umanit. La fede cattolica insegna che Dio ha per ogni persona un'idea pa rticolare, ed assegna ad ognuno un posto preciso nella comunit dei credenti. Non esistono dunque caratteristiche univoche di santit, ma nella teologia cattolica, ognuno ha una santit particolare da scoprire e porre in atto. Santo, per la fede cattolica, pu e deve essere chiunque, senza la necessit di particolari doni o capa cit. Tra i santi, che la Chiesa riconosce essere in numero ampiamente maggiore ri spetto a coloro che ufficialmente vengono riconosciuti come tali, se ne distingu ono alcuni che, nella fede, sono stati posti da Dio in particolare evidenza come , ad esempio, i fondatori di ordini religiosi o i grandi riformatori della Chies a. Il santo viene proposto come modello a tutti i fedeli ed agli uomini di buona volont non tanto per quanto ha fatto o detto, ma poich si messo in ascolto ed a d isposizione di Dio accettando, nella fede, che fosse Lui a dirigere attraverso l 'opera dello Spirito Santo la sua vita. Per la Chiesa cattolica, dunque, a dover essere imitato soprattutto l'atteggiamento di obbedienza a Dio e l'amore al pro ssimo che ogni santo ha reso reale nei modi pi diversi. Dal momento della sua morte, dopo il giudizio, il santo o santa in Paradiso, viv e in eterno la totale comunione con Dio che in vita ha pregustato e continua a p artecipare pienamente del progetto amorevole di Dio sul creato. Infatti dalla co munione con Dio nasce la possibilit, per il santo, di essere intercessore per i v ivi, ossia un canale privilegiato di amore da parte di Dio verso coloro che anco ra - dice la Chiesa - vivono il pellegrinaggio terreno. Questa comunione, nel cr edo della Chiesa, detta comunione dei santi o comunione delle cose sante. Questa verit di fede parte dal presupposto che tutti coloro che sono cristiani, vivi o defunti, partecipino dell'unico corpo di Cristo che la Chiesa. Dunque la felicit, la gioia, l'amore che una parte del corpo riceve e vive arreca giovamento, dal punto di vista spirituale, a tutto il corpo. Coloro che gi vivono la pienezza del l'incontro con Dio stimolano, con l'esito della propria vita terrena, coloro che ancora non vi sono arrivati suscitando in loro la speranza di partecipare della medesima gioia. Nella devozione cattolica i santi sono oggetto di venerazione (gr. dula) e non di adorazione (gr. latria), che dovuta solo e soltanto a Dio e che non pu essere tr ibutata ad una creatura, per quanto grande sia. Uno degli esempi pi antichi della venerazione dei santi lo si scoperto in seguito agli scavi di Cafarnao del 1968 [3], citt di Simon Pietro secondo i vangeli. Sotto il pavimento di una chiesa ded icata all'apostolo sin dal V secolo (la pi antica che si conoscesse in Palestina) , si trovata quella che gli archeologi hanno provato in modo indiscutibile esser e appunto la casa di Pietro[4]. Si tratta di una povera abitazione, simile in tu tto alle altre che la circondano tranne che in un particolare: le mura sono cope rte di affreschi e graffiti (in greco, in siriaco, in aramaico, in latino) con i nvocazioni a Pietro per chiederne la protezione[5]. accertato che la casa fu tra sformata in luogo sacro sin dal primo secolo: quindi la pi antica chiesa cristiana conosciuta. Testimonia che prima del 100 (prima ancora, cio, che la tradizione si fissasse completamente in testi scritti e definitivi) non solo gi vigoreggiava i l culto di Ges ma giungeva a maturazione addirittura la canonizzazione dei suoi dis cepoli, gi invocati come santi protettori[3].

Nei primi tempi del Cristianesimo, il termine santo indicava genericamente quals iasi cristiano, in quanto "santificato", cio "messo da parte", "appartato", "cons acrato" e non solo perch reso sacro da Dio per mezzo del battesimo, come poi succ essivamente indicato dalla Chiesa cattolica. I santi quindi erano tutti i seguac i di Cristo (apostoli e discepoli). Gente fisicamente e spiritualmente viva che si sforzava di seguire Cristo e le scritture. Paolo di Tarso, ad esempio, indiri zza la sua Lettera agli Efesini ai santi che sono in Efeso ma, allo stesso tempo, traccia una distinzione con il "vero apostolo" o santo, in grado di operare "mir acoli, prodigi ed opere di potenza" 12,12 . Vedi anche santificazione e Comunione dei Santi. In seguito, con il termine si cominci ad indicare principalmente i cristiani ucci si per la loro fede in Cristo, cio i "martiri", per distinguerli da coloro che pe r non subire il martirio rinnegavano la fede in Cristo. Il culto dei martiri fu una evoluzione del culto per i defunti: gi Agostino faceva notare che pi che prega re per un martire defunto occorreva che il martire pregasse per i viventi. Ad incentivare poi il culto dei martiri fu papa Damaso I, il quale - terminate l e persecuzioni - restaur le catacombe e rintracci le tombe dei santi. Con il termine delle persecuzioni, ai martiri furono associati, come santi, i co siddetti confessori, persone cio che, pur non essendo state martirizzate, avevano professato ("confessato") la loro fede cristiana per tutta la vita. Tra i primi santi non martiri da citare san Martino di Tours. Via via i santi riconosciuti come tali aumentarono, e cos nacquero altre tipologie di santi che li raggruppava no: vergini, dottori della Chiesa, santi educatori, eccetera. Nel Medioevo, con la compilazione di elenchi di santi ausiliatori, cio di santi c he erano ritenuti capaci di svolgere una specifica intercessione per problemi pa rticolari - solitamente di salute -, nacque l'usanza dei patronati. Tra i santi ausiliatori, si pu citare san Biagio per le malattie della gola, sant 'Agata per le malattie del seno, sant'Apollonia per i denti e santa Lucia per la vista. Con l'aumentare della devozione ai santi aumentarono anche gli abusi: la ricerca delle reliquie dei santi pi venerati sfoci spesso in aberrazioni commerciali ed i n vere e proprie guerre tra citt per il loro possesso. Possedere una reliquia "po tente", infatti, implicava un aumento del prestigio della citt, un incremento dei pellegrini e quindi delle ricchezze che questi portavano. Gli abusi commessi in relazione al culto dei Santi furono una della cause dello scisma protestante. G i dal Concilio di Trento la Chiesa cattolica si applic con fermezza per porre un f reno alle aberrazioni e ripristinare il significato spirituale del culto. Nel XX secolo, dopo il Concilio Vaticano II e ad opera soprattutto di Giovanni P aolo II, il concetto di santit stato interpretato in senso pi ampio e pi moderno di quanto non fosse in precedenza: prima era attribuita quasi totalmente a persone che avevano dedicato la propria vita alla Chiesa cattolica nella vita consacrat a, ovvero presbiteri, vescovi e suore. Successivamente si ebbero diversi santi l aici, sposati o meno che fossero. Da qui la canonizzazione di esempi di coniugi come Luigi Beltrame Quattrocchi e Maria Corsini o la beatificazione di laici imp egnati come Piergiorgio Frassati. Nella visione cattolica come chiaramente espre ssa dal Concilio Vaticano II nella costituzione dogmatica Lumen Gentium, la sant it possibile in ogni chiamata di vita, sia essa laica o religiosa; anzi ogni esse re umano chiamato alla santit, cio ad uniformare la propria esistenza terrena al v olere di Dio; dove per volere di Dio si intende l dove viviamo la nostra quotidia na fatica, dove Dio ci ha portato e creato.

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