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20DANGELO06

Fondatore Giacomo Lodetti / Direttore Giorgio Lodetti / Direttore Artistico Roberto Plevano / Progetto Grafico Franco Colnaghi
Anno VI, N. 20 • Gennaio-Marzo 2007 • Galleria Vittorio Emanuele II, 12 - 20121 Milano • e-mail: giorgio.lodetti @ libreriabocca.com

ROBERTO CASADIO il pianeta è solo uno sferico carcere, un brac-


cio della morte a cielo aperto in cui ciascu-
no è in attesa della chiamata al patibolo.
Roberto Casadio, pittore di grande tempe-
è l’umanità essenzialmente corrotta ramento, pur non investito dal sanguinario or-
a costituire la materia di ogni opera rore della guerra, ha un occhio altrettanto pe-
E. M. Cioran netrante e severo, capace di mettere a nudo
l’ambigua malinconia del vivere in un univer-
Otto Dix con la sua pittura generava scan- so malato di entropia, ansimante di provviso-
dalo e fu contestato perchè “fanatique de la rietà, avvelenato da annunci di fisico degrado
vérité impitoyable, qui analysait, disséquait, e di morte. Dopo avere inutilmente rivolto
déformait, dénudait, démasquait” (Schmidt, ansiose domande a un cielo muto, Casadio
Neue Zürcher Zeitung, 1929). Ma non è col- deve rassegnarsi a distogliere lo sguardo da
pa di Dix se siamo immersi in una realtà abo- un orizzonte che rimanda solo silenzi di lune
minevole che ci travolge con la brutalità del- e lucori di stelle, forse già spente, per rivol-
le guerre, degli stupri, degli addii, delle so- gerlo al nostro carnale sconforto di povere
praffazioni egoistiche e che si impone con in- cose palpitanti nell’ostilità del creato.
decenza allo sguardo disingannato e feroce L’impatto con i quadri di Casadio, che non la-
dell’artista in una universale estensione di tra- sciano mai indifferente l’osservatore, avven-
gedia, assurda e divina insieme. È un campo ne anni fa nella sua Romagna a una Fiera
di sterminio vasto come il pianeta, in cui Eros dell’Arte. Attorniato da una serie di sue tele
e Thanatos si giocano orrendamente le spo- impetuose e drammatiche dai colori caldi e
glie degli uomini, massa impulsiva e sventata guizzanti che spiccavano nettamente nel pa-
che si riproduce tra fiotti di animalesco pia- norama di ripetitivo squallore e di penosi co-
cere e brevi illusioni di felicità: gocce d’acqua nati imperversanti nelle gallerie, nelle fiere e
cinicamente centellinate a riarse bocche mo- dilaganti nei musei e negli spazi pubblici in
renti per dilungarne la sconcia agonia. È un’u- un’orgia di pervicace valorizzazione del nul-
manità che scorrazza con frenesia ottusa sot-
Arlecchino e la modella, 2004 to distrazioni di nuvole e non si accorge che Continua a pagina 18 Superbia, 2004

Le interrogatorie
ALESSANDRO PAPETTI visioni
tersi da quella pelle che è una cancrena del
tempo e il segnale più tangibile e irriverente
della nostra condizione di disfacimento.
Varlin è stato il mio primo maestro di vanitas,
Avanti… confessa! siamo entrati nel tuo studio Beh, quelli rappresentano l’estrema sintesi del a rappresentare figurativamente l’umana dis-
e abbiamo visto tutti quei ritratti, sembrano so- destino umano, simboli di una sofferenza quo- solvenza, ironicamente accettata, Bacon me
spesi con il viso all’insù, scommetto che li hai im- tidiana che ci violenta e di un sacrificio che ne ha urlato la costante, devastante contiguità.
piccati e ti sei divertito a osservarne i volti dal- cerca riscatto… In fondo la nostra vita è uno Incutono timore le tue figure senza testa, come
l’alto, quasi a implorarti di tagliare la corda e stentante alternarsi tra una consapevole cro- se volessi farle a pezzi, distruggerle e occultarle
non soffocarli! cifissione e una brutale macellazione, dolo- nei loro ambienti, in quegli interni desolatamen-
Ma no, io i ritratti li concepisco così, figure col- rosa ascesi e delirante abbruttimento, acco- te vuoti! non è che li hai sotterrati?
te in equilibrio prospettico, volti che paiono munati da esangue rassegnazione, la stessa di No, semmai sono loro a sotterrare me, a os-
interrogarsi sul proprio ruolo, quasi attendendo quei corpi appesi. sessionarmi con la loro non presenza: io ve-
una conferma, un assenso, sovrastati da un de- Il mio è un inno alla carne, cerniera di con- do già gli ambienti vuoti, popolati da una as-
stino schiacciante e timorosi di scivolare nel giunzione tra sacro e profano, guscio emotivo senza imminente, dalle ombre di coloro che
vuoto, in quel grigio plumbeo che già sembra in progressiva, inarrestabile disgregazione che sto osservando e tra un po’ saranno altrove,
inghiottirli, condannati in attesa di giudizio. sembra manifestare l’angoscia di sottrarsi al vuo- sono le figure filiformi di Giacometti che si al-
Sembra quasi che voglia essere tu il giudice: guar- to incombente, in un contorcersi baconiano in lungano nel vuoto, corrose da un’individualità
da che abbiamo trovato anche delle crocifissio- cui non interessano i volti, ma il tentativo di la- che ne tradisce la sottile, etimologica inco-
ni e dei conigli squartati! cerazione di un involucro soffocante, a scuo- municabilità, l’ulcerante consapevolezza di un
progressivo e silenzioso distacco.
Gli interni delle abitazioni deserte sono i ve-
ri protagonisti, noi siamo la polvere che li ri-
copre, le fabbriche dismesse sono lo specchio
delle nostre voci assenti, i resti inorganici di
un passaggio umano assimilabile ai residui di
un processo industriale. Nudo notturno, 2006
Però poi sei passato da queste visioni anguste
a quelle gigantesche dei cantieri navali, forse so- Nei miei immensi cantieri non si notano pre-
no mappe di qualche traffico illecito ? senze umane, ma si immaginano le folle che
In effetti sì, sono mappe, ma di un desiderio animeranno quelle costruzioni, un annuncia-
di fuga dal soffocamento di quegli ambienti to battesimo di vita, quasi un futurista varo di
spogli e desolatamente grigi, monocromi co- frastuoni che orchestrerà una miriade di emo-
me il pensiero dominante di osservare tutto zioni, caotico agglomerato di individualità.
con lo sguardo del dejà-nu, dove al classico È una silente esplosione di vita e movimen-
schema del dejà-vu, del già visto o vissuto, si to, una rivincita alla staticità degli interni, una
sostituisce un ossessivo già nudo, spogliato fuga impulsiva dal vuoto che ci attende: il mio
dell’immediatezza del presente, carico del ri- vuole essere un monumentalismo aggregan-
chiamo emotivo della scena sgombera dei te, esattamente l’opposto dei desolanti sce-
protagonisti, dell’io lasciato a contemplare il
Boulevard St. Germain, 2006 dopo, una sorta di delocazione esistenziale. Continua a pagina 18

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ROBERTO CASADIO me, che l’inesorabilità del tempo sa vorace- cio di un discinto corpo femminile disteso, in-
mente corrompere e lui ancora più celermente cendiario, inesauribile oggetto di desiderio -
la, egli si levò incontro come un Dante paci- anticipare nelle sue tele così atrocemente pre- sprofonda nel desolato sconcerto del suo di-
ficato, emergente da un girone di creature ge- saghe. E’ in primo luogo la sofferenza dei con- sfacimento peccaminoso, della sua sinistra con-
menti e dannate di incontenibile pathos, in mar- flitti della bellezza e della sua inarrestabile con- danna all’infezione del mostruoso e del brut-
cato contrasto con la sua espressione accatti- sunzione che sottende la ribellione umana ed to. Una pennellata fluente, pastosa, dal tim-
vante e distesa. Questo dissidio tra bonomia artistica di Casadio. Nudi di donna, infocate bro deciso e ricco di tonalità, staglia primi pia-
e intransigenza ci ha sempre incuriosito ed at- meteore emananti splendore (Nudo rosso, ni sfrontati su dissolventi cupezze da retro-
tratto in Roberto Casadio, cordiale e discorsi- Riposo), prepotenza di seni che “fondono” la scena, tagliate a volte dal cono indagatore di
vo nei contatti umani, impietoso e irremovibi- sottile ipocrisia dei vestiti e si mostrano incan- un occhio di bue o da un indiscreto sciabola-
le nel suo studio, a tu per tu con la devastata descenti ai nostri peccaminosi languori (Capelli re di riflettori che mettono al vivo stati d’a-
armonia di volti e di corpi, o piuttosto di ani- rossi, Brindisi), imbarazzanti avvenenze muliebri nimo, simulacri di maschere abbandonate, ca-
(Omaggio a Courbet, Le tre mele), raffinate no- scami di menzogne, estenuate ossessioni, ca-
stalgie feticiste di erotizzanti reggicalze neri ligini di memoria. Quadri che scagliano vo-
(Arlecchino e la modella, Invidia, Lussuria), le Belle luttuose censure al fascino vizioso del vive-
fumatrici irrequiete — unghie rosse affilate e re, opponendo straniato sgomento all’in-
trucco pesante a mitigare occhiaie scavate dal- terrogativo del nostro rovinoso sparire, al-
la lascivia — perse a divagare tra nebbie di fu- la bestemmia del dolore, al millenario in-
mo e di alcol su naufragi di amori e fantasmi calcolabile accumulo di sofferenze delle mol-
di figli perduti, trasfigurano in degradate crea- Brindisi, 2003
titudini umane (e animali) che dovrebbe far
ture in cui ogni attrattiva si spegne, sopraffat- scoppiare il cuore di qualsiasi dio che non
ta da garbugli di rughe, dalla fatica volgare del genti contraddizioni: Dea Madre e Furia in- si sia voluto distrarre. L’amara poesia che
vivere, dal ricordo delle ferite, dal rattrappirsi fernale, vergine e prostituta, incoercibile for- Casadio riversa nei nostri occhi affascinati
dei sogni (Nastro rosso). Roberto Casadio sa, za della natura e corpo violato, fragilità e in- e smarriti percorre un’impietosa teoria di
quando dipinge, che anche la sua mano è mo- contenibile energia rigenerante, gorgo di pas- solitudini, di dolenti intuizioni, di echi di di-
ribonda. E che essa ritrae carnali oggetti di sioni e simbolo angelicato, concupito enigma sperazione e di sfiorite bellezze disperse nel
contemplazione ormai prossimi al niente, di sublimate meschinità. Casadio, dall’entusia- tempo che ci raggiungono come un inter-
pronti a dissolversi in un soffio di cenere. La stica ammirazione per il fascino muliebre, co- minabile grido di belva ferita. Quell’urlo sor-
sua pittura rivela gli inganni dell’esistenza e sì magnificamente affermato nelle imponen- do che attraversa l’anima di ciascuno di noi
l’insondabilità del suo complesso mistero, il ti allegorie dei Vizi capitali e in particolare del- e che solo l’ultimo sipario di silenzio saprà
cui cardine non può che essere ancora la don- la Superbia — un corpo di donna colmo, di finalmente acquietare, raccogliendo nel buio
na, capace di tenere in vita il mondo, in una straordinaria avvenenza, eccitante nella sua della terra la nostra indifesa nudità.
contaminazione di esuberanza e di morte, di nudità procace accentuata da trasparenze di
Nastro rosso, 2004 speranza e dolore, in un groviglio di sconvol- vesti leggere - e dell’Invidia — magistrale scor- Giovanni Serafini

LE INTERROGATORIE VISIONI DI la resa incondizionata e allucinata del singolo sospensione nel tempo dei ritratti e degli in-
ALESSANDRO PAPETTI si sostituisce il prodotto di una capacità co- terni, avverto la vita come accumulo di po-
rale di reazione, un “memento vivi” che fa ab- vere tracce che ci sopravvivono, una poetica
nari urbani di Sironi, manifesto di un’angoscia bandonare il vissuto grigiore degli interni. alla Boltanski, l’oggetto come anima delle no-
umana e politica. Non mi convince questo entusiasmo, tu vuoi fuor- stre emozioni, immobile testimone di un ve-
L’alienante mancanza di orizzonti è sconfitta viare l’attenzione… loce passaggio: così poltrone, letti, tavoli par-
dalle mie costruzioni navali, il messaggio di un Sì, forse lo scopo è proprio questo, immergerci lano di noi, ma vivono di vita autonoma, rac-
Rex felliniano che presagisce il viaggio che af- in una realtà complessa in movimento, ritro- contano delle varie identità che hanno ospi-
fronteremo, una enorme capienza di presen- vare un dialogo con l’ambiente che ci accoglie, tato, come un albergo ad ore.
ze a maturare l’allegoria di un’avventura col- fuggendo dal chiuso per arginare il senso di ab- Ma questo Boltanski è tuo complice?
lettiva, di una futurista aeropittura che non bandono e crollo imminente che ci dilania, ci Ma no! è un artista che come me guarda il
vuole essere puro entusiasmo costruttivo, sfi- parla degli oggetti abbandonati, delle scolorite mondo col disincanto di chi lo vede spoglio
da eroica alla realtà, bensì enorme scialuppa impronte che sopravvivono al nostro passag- di ogni significato, che ne esalta i piccoli og-
di salvataggio, arca di Noè pronta a sottrarci gio. Così i miei personaggi li reinvento in atte- getti come monumenti alla memoria e ne Paris - Metro Passy, 2006
a un naufragio: è una giganto-pittura in cui al- sa del varo di quelle navi a popolarne le cabi- mette a nudo la fragilità. te alla mia abitazione mi fa svegliare d’im-
ne, o immersi nel traffico delle strade parigine Ecco, nell’acqua ho trovato l’elemento più provviso: ho sognato di essere Papetti, uno
in una affannosa guida verso il caos, risucchia- consono a rappresentare questo senso di so- dei più coinvolgenti e significativi artisti del
ti ancora una volta da un vortice di voluta e spensione e di disarmante nudità: forse è un panorama internazionale e ho vissuto un in-
incosciente trasgressione nei confronti di un richiamo al grembo materno o più semplice- terrogatorio da incubo, sottoposto al suo stes-
tempo che fluisce con la stessa intensità, qua- mente a un mezzo che rallenta il nostro af- so disagio di identificazione, alla sua stessa co-
si a ignorarne le dissacranti conseguenze. fanno, scomponendolo in movimenti più ge- scienza dell’inadeguatezza di un vero mezzo
Da questa euforia vitale di fuga maturo così stuali, di eleganza teatrale, che sottolineano espressivo al livello dell’umano sentire.
l’analogo disagio degli esterni, di quegli sce- un’inutile ansietà di sopravvivenza. Ora ho il terrore di continuare quell’interro-
nari urbani che paiono resti di un’esplosione Ecco, in questo atteggiamento Boltanski è mio gatorio nel chiuso del mio studio, interro-
atomica, privati improvvisamente di ogni at- complice. gando le immagini dei suoi personaggi, cer-
tività vitale, testimoni di una civiltà distrutta, Ah! finalmente hai confessato! candone una autentica complicità.
come cristallizzati nel tempo. Fortunatamente, in questa calda giornata esti-
Portacontainer notturno, 2005 Ancora una volta mi assale l’iniziale senso di va, il rumore di un tuffo nella piscina di fron- Aldo Benedetti

Digital
CYRILLE MARGARIT Evidences
ci circonda e che viviamo è lì dentro; un oc-
chio magico indagatore che mette a nudo noi
stessi e tutto ciò che ci capita a tiro.
Da lì la realtà non può sfuggire. È l’evidenza,
esprimere un
modo di sentire,
un mondo che
è quello tutto
rativo all’astratto sulla medesima base di par- Ma vi è un “ma”, una domanda, una sfida più particolare di
tenza; è il figurativo che si fa astrazione, la che altro:“ma è veramente tutto e solo quel- Cyrille Margarit.
realtà che vira verso l’astrazione e diviene so- la la realtà?” E se fosse anche qualcos’altro, Un sognatore,
gno. Quindi nel digitale il sogno è realtà. qualcosa che sta al di fuori della mera perce- uno dei pochi e
Il mondo del reale viene sperimentato e vis- zione visiva e sensoriale? Perché non prova- degli ultimi ri-
suto sotto sfaccettature diverse, sotto altre re ad andare “oltre”, a stravolgere quella realtà masti! Un senso
luci; si mostra il sogno contenuto nella realtà; per farla divenire sogno? Per vedere cosa c’è estetico il suo,
le altre possibili realtà, le moltitudini di “realtà” dietro la facciata, dietro l’angolo? Sperimentare fatto di istinto Chrysler, 2006
diverse. Un corpo umano diviene macchia, un mondo diverso per arrivare non si sa do- puro, che scatu-
colore, emozione pura; un grattacielo di New ve, alle radice dell’essere o al di là dell’essere risce inconsciamente dalla sua anima.Tutto è
York si incendia in un fuoco morbido e caldo stesso? giocato su un ideale di bellezza che è prima
che non scotta, che non ha nulla di pericolo- Da qui parte, nella ricerca di Margarit, la fu- di tutto bellezza interiore, è scavo nell’animo
so o mortale. È solo un “altro” Empire State sione tra “digital” ed “evidences” che diventa umano, è un atto di amore. Solo su una base
Building. Una Ferrari che sfreccia al Gran una nuova forma di figurazione o una pura di tal genere si può costruire un “Artista”; sul-
Premio di Monaco non è solo il mito che tut- astrazione. E Margarit gioca con figurazione l’istinto, sulla delicatezza, sulla purezza. Cyrille
ti vediamo e conosciamo; è un soffio, uno stri- e astrazione in modo nuovo su un supporto riesce ad essere tutto ciò, riesce ancora a me-
dio, un urlo, movimento puro, movimento del- di alluminio dove le fotografie non vengono ravigliarsi di fronte al mondo, alla sua bellez-
l’anima, moto del tempo, l’espace d’un matin. incollate, ma vengono direttamente impres- za, alla sua magia. Riesce ancora ad emozio-
Red Mask, 2006 È il sogno.“Evidences” in inglese significa “pro- se con una tecnica totalmente nuova. narsi di fronte ad un paesaggio o al volto di
ve” di un processo o di un discorso. Prove di La luce non è più quella proveniente dal qua- un bambino. Fino a quando avremo esseri
Il mezzo è il digitale perché le foto sono or- realtà che ci circonda. Quello che viene ri- dro, dal chiaroscuro pittorico, ma viene colta umani capaci di provare ancora e nonostan-
mai tutte in digitale; col computer si manipo- prodotto dal mezzo fotografico è realtà. direttamente dal mondo esterno; è la luce del te tutto sentimenti di tal genere, avremo an-
la e si trasforma la realtà. Attraverso il com- In francese infatti significa “evidente” vale a di- sole, del giorno che interagisce direttamente cora e fortunatamente “Artisti”.
puter la realtà diventa sogno e il sogno di- re sotto gli occhi di tutti: reale. Per Cyrille con il supporto di alluminio dandogli nuance Cyrille è uno di questi.
venta una nuova realtà reinventata e diffe- Margarit la realtà è quella che si vede e si fis- e modulazioni differenti. Una tecnica nuova,
rente. Il digitale permette di passare dal figu- sa attraverso un obiettivo.Tutto il mondo che una nuova sperimentazione sui materiali per Cynthia Penna
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LUCIANO VENTRONE Still-human-life
caratteristiche: oggi la scelta di rappresenta-
re con la stessa tecnica e lo stesso sguardo il
corpo femminile. Non è la prima volta che
l’autore decide di affrontare temi diversi dal-
la natura morta, ne sono un esempio i de-
serti e le marine, ma forse il nudo si inserisce
in modo più incisivo all’interno del suo uni-
verso pittorico. Nelle prime opere su questo
tema compare accanto alla modella un pic-
colo cesto di frutta, quasi una dichiarazione
di poetica, un rimando evidente alle altre ope-
re per evidenziare la medesima attenzione
posta nel raffigurare le membra femminili al
pari di una zucca o di un melograno. Anche
la scena pittorica è la stessa: un fondo nero
ed un piano d’appoggio bianco. Non vi è un
interesse psicologico, introspettivo; dal volto
della modella non traspaiono emozioni o sen-
sazioni che tradiscano il suo stato d’animo, o Oltre la geometria, 2006
svelino qualcosa della sua personalità, tutto
ciò che si vuole svelare è lì, davanti ai nostri
GALLERIA FORNI - Bologna
occhi, nell’armonia e nell’eleganza del suo cor-
po, nel fascino emanato dai suoi capelli, rap- Presso FORNIBOOKSHOP saranno in ven-
Leptis magna, 2006 presentati nei più piccoli dettagli, tanto da dita e consultabili diversi prodotti editoriali:
sembrare veri, tangibili. La sua interiorità ri- non solo i cataloghi delle mostre ospitate dal-
STUDIO FORNI - Milano mane un mistero, conservato per sempre nel- la Galleria nel corso del tempo, ma anche i
Il corpo femminile, cantato da poeti e scrit- l’atmosfera rarefatta del quadro. volumi editi da prestigiose case editrici qua-
tori, immortalato sulla tela dai più grandi pit- Nelle ultime opere scompare anche il cesto li Electa, Charta e Skira sull’opera di alcuni
tori di tutti i tempi, diviene il soggetto pre- di frutta, la composizione diviene ancora più importanti artisti che hanno esposto presso
essenziale, affidata solo al corpo della model- la Galleria; fra tutti basti citare Giorgio Tonelli,
scelto da Luciano Ventrone, per un nuovo ci-
Luciano Ventrone, Alessandro Papetti o
clo di opere, che affiancano ed accompagna- la, che assume, a volte, posizioni più articola-
Giovanni La Cognata.
no le più note nature morte. te, descrivendo all’interno della tela delle for-
Il nuovo spazio si propone in questo modo di diventare un punto di riferimento per l’editoria d’arte e le
Ventrone aveva già affrontato questo tema me geometriche nelle quali la luce si insinua pubblicazioni di un settore, quello fotografico, che vanta un numero sempre più ampio di appassionati.
all’inizio della sua carriera, prima di intra- accentuando le forme o sottraendo allo sguar- L’ambiente, reso caldo e accogliente dalle librerie in legno, è stato pensato tanto per poter ospi-
prendere quel lungo viaggio che lo ha porta- do porzioni di pelle. In alcuni dipinti i giochi tare appuntamenti quali presentazioni e anteprime, quanto per favorire la consultazione del ma-
to ad essere uno dei più indiscussi maestri del chiaroscurali sono più violenti, lasciando in om- teriale da parte del pubblico.
nostro tempo. In questi anni di continua ri- bra intere parti del corpo, come in Leptis ma-
cerca pittorica, sulla luce e sul colore,Ventrone gna dove, forse non a caso, è proprio il viso a
Galleria Forni - Bologna, via Farini, 26 - e-mail: forni @ galleriaforni.it
ha dato vita a memorabili cicli di nature mor- rimanere quasi nascosto, mantenendo così an-
te, immortalando sulla tela composizioni di cora una volta celati i segreti dell’anima. Studio Forni - Milano, via Fatebenefratelli, 13 - e-mail: forni.mi @ iol.it
frutti o foglie illuminati da quella luce fredda, www.galleriaforni.it
algida che è divenuta una della sue più note Barbara Frigerio

Premio Movimento
CLAUDIO MAGRASSI Segrete di Bocca
non essendo particolarmente appetibile, of-
fre la possilità ai giovani di entrare in con-
tatto con molti addetti ai lavori, tutti quei
personaggi che negli anni hanno collabora-
società ma a lei resistiti, volti veri. La sua ri-
cerca è introspettiva dell’animo umano, vol-
ti dipinti in spazi chiusi illuminati da luci cal-
de e colori forti: rossi, marroni, gialli. Ho vi-
albanese, studia a Brera, in due anni, ha già to e collaborano con la rivista e la Libreria. sto poche opere recenti e, mentre le pri-
all’attivo nonostante la giovane età, classe Galleristi e soci si sono già interessati a con- me erano legate alla tradizione Caravagge-
’81, tre mostre personali, la segnalazione a tattare i finalisti ed in particolare Claudio, sca, a personaggi e simboli religiosi, in par-
numerosi premi organizzati in Italia, un ca- con il quale, ho già avviato i programmi per ticolare la crocefissione e la corona di spi-
talogo edito con Bocca e contatti interna- il prossimo anno. Il suo lavoro non è velo- ne, o nature morte; i volti hanno tutta la tra-
zionali. Ovviamente per Claudio dovrò at- ce, sono opere dipinte con colori cupi, te- dizione della pittura precedente, e soprat-
tendere un po’ di tempo, ma gli esordi so- le sbrecciate, cucite e rattoppate, volti che tutto hanno quello che io reputo fonda-
no molto interessanti, classe ’69, ha fre- scrutano e si scrutano, a volte sofferenti a mentale in un giovane artista, la personalità,
quentato il Liceo Artistico di Tortona dove volte autoritari, non più giovani ma non an- sono riconoscibili quindi sono suoi.
attualmete vive, per affinare e migliorare la ziani, uomini che conoscono la vita, che han-
conoscenza delle tecniche artistiche ha fre- no sofferto e gioito, volti consumati dalla Giorgio Lodetti
quantato lo studio di colleghi, tra cui quel-
lo di Benedicenti. Ha all’attivo diverse mo-
stre personali e collettive. Claudio, che ho
conosciuto alla serata di premiazione in li-
Privato vende al miglior offerente opere della propria collezione
Krisalide, 2006
breria, è una persona di una sensibiltà e sem-
d’arte di artisti contemporanei. Prenotare una visita al 339.6859871
Sono già passati tre anni da quando con un plicità disarmanti. Quando l’ho proclamato Opere di Ajmone, Arrivabene, Bacci, Baj, Becon, Becca, Berrocal,
gruppo di amici decisi di organizzare un Pre- vincitore, si è visibilmente commosso tra- Bertante, Bonalumi, Borioli, Celada, Colnaghi, Corona, Dangelo, Del
mio di pittura dedicato ai giovani artisti, che smettendomi la sua emozione. Il premio pur
si è fatto e si è andato consolidando nei due Pezzo, Della Torre, Fomez, Lavagnino, Nespolo, Olivieri, Papetti, Petrus,
appuntamenti biennali previsti, 2004 e 2006, Ercole e Luca Pignatelli, Arnaldo Pomodoro, Raciti, Rampinelli,
con catalogo edito Bocca contenente le
opere finaliste e l’elenco dei partecipanti.
Rognoni, Attilio Rossi, Sanesi, Sangregorio, Sersale, Sesia, Tadini,
L’idea è nata dalla necessità di contattare Tiboni, Vago, Valentini, Velasco, Vicentini, Vistosi, Zanon, Zazzeri e altri.
giovani artisti fuori dal mio tradizionale am-
bito, infatti, sono riuscito a conoscerne pa-
recchi, sia in italia che all’estero. Grazie al N O T A D E L L ’ E D I T O R E
contributo e al sostegno di molti critici, tra
i quali vorrei citare Aldo Benedetti,Antonio
D’Amico, Philippe Daverio,Victoria Fernan- Per ricevere gli inviti e le comunicazioni degli eventi promossi
dez, Sara Fontana, si continua e per il pros- dalla libreria è necessario inviare via e-mail nome e cognome a:
simo appuntamento, con la recente colla-
borazione di Antonella Piccardi della Galle- giorgio.lodetti@libreriabocca.com
ria ArteIdea ci saranno considerevoli cam-
biamenti, che non svelerò in questa sede. BIANUCCI CINELLI studio
Entrambe le edizioni hanno suscitato mol- comunicazione La Libreria Bocca è lieta di annun-
to interesse di pubblico e di critica, ma il organizzazione eventi ciare la collaborazione con l’ufficio
ufficio stampa
fatto che mi entusiasma di più, è il notevo- stampa diretto da Francesca e
le successo degli artisti selezionati, ovvia- Chiara Bianucci Cinelli, per una
via Lambro, 7 - 20129 Milano - Italia
mente in primis i vincitori delle due edizio- maggiore e migliore diffusione
tel. +39 0229414955
ni: Eltjon Valle 2004 e Claudio Magrassi 2006. fax +39 0220401644 delle iniziative culturali promosse.
Con Eltjon ho avuto la riprova che talento,
impegno e voglia di fare premiano. Artista Larvale II, 2006

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Maria Teresa
MATÈ Isenburg Negri
brante. Dopo quel primo incontro ci siamo vi-
sti spesso in Libreria e un paio di volte a casa
sua con mia moglie Laura. Matè è una scultrice
ma non scolpisce, i suoi lavori non sono dipin-
mondo riservato ai soli addetti;gli artisti per pri- ti, ma si appendono, non hanno le dimensioni
mi, non amano essere ignorati dal pubblico e si volumetriche di una normale scultura,ma a que-
lamentano quando i vernisage sono deserti, a sta appartengono.Utilizza spesso il vetro,un ma-
differenza del passato, dove la prassi era non teriale forte e delicato, trasparente e colorato,
presenziare neppure.Oggi tutte le presentazioni ma anche: ceramica, porcellana, plastica, spec-
sono delle vere e proprie celebrazioni,feste nel- chio. Le sue opere sono agglomerati, stratifica-
la festa, tutto è più veloce e frenetico, la mostra zioni di storie e di eventi accaduti.Da anni la sua
deve funzionare il giorno della pre- ricerca sonda il riciclaggio di materiali
sentazione se non addirittura di uso quotidiano e comune,
prima dell’apertura ufficiale. piatti, piattini, tazze, tazzine,
La durata serve solo per teiere, barattoli, zucche-
concludere trattative, riere e altro che,una vol- te, animali imbalsamati o in ceramica, sculture
contatti,vendite e nuo- ta rotti, perdendo la lo- etniche, maschere, un caleidoscopio di vita e ri-
ve esposizione. Il fine ro funzione primaria, cordi, di frammenti di vite passate e presenti,
è la diffusione dell’o- quindi rifiutati accan- sue, loro, nostre.
pera,la sua circolazio- tonati gettati,vengono Viaggiando per il mondo è una testimone degli
ne sul mercato, un sapientemente riabili- avvenimenti a cavallo di due secoli, ricordi, pen-
meccanismo in cui ci tati, una reinterpreta- sieri e sensazioni che tornano sono presenti e
cascano molti,ma spes- zione del ready-made di fanno parte della sua arte.C’è il sole della Florida,
Vetro nell’immaginario,2003 so,anche qui esistono le Duchamp. Lei non sce- il colore del deserto del Sahara, la terra
famose, mosche bianche. glie un solo oggetto ne d’Oriente e la sua filosofia,ci sono passato,pre-
Da circa dieci anni organizzo mostre, di artisti Ci sono personalità al di so- raccoglie molti, li recupera, li sente e futuro nell’arte di Matè e tanto altro. Il
contemporanei è un lavoro che, tra una diffi- pra delle parti che, con il loro utilizza e,unendoli ad altri,dà lo- piacere di essere incantati, affascinati e illusi di
coltà e l’altra, faccio con piacere, ovviamente al- passato più o meno ricco di rico- ro nuova vita. Le sue accumulazioni rivedere noi stessi riflessi nelle sue opere,la pos-
ternato a quella che è la mia principale attività: noscimenti ed esposizioni,si estraniano, non diventano opere d’arte da ammirare e con- sibilità di interpretarle o essere interpretati da
il libraio. Il rapporto con chi fa arte, l’Artista, è chiedono, non si propongono, ma sono capaci templare, con una loro storia da raccontare e un’arte che ci è appartenuta nella quotidianità
sempre diverso,in questo caso l’esperienza ser- di coinvolgerti, interessarti e mostrarti le loro testimoniare,appese alle pareti si affacciano sul- e ora non è più nostra ma di Matè che le ha
ve solo per essere il più pratico possibile, infat- opere con quella competenza tipica dei grandi. l’ambiente circostante che così viene riflesso, dato nuova vita.
ti come in tutti i rapporti interpersonali, non ci È questo il caso di Matè, nome d’arte di Maria sfaccettato, smontato, ricomposto, distorto, in-
sono regole fisse su come doversi comporta- Teresa Isenburg Negri. Un giorno è entrata in grandito, rimpicciolito. È un dialogo unico, con- Giorgio Lodetti
re o su cosa dire. Ogni mostra rappresenta un Libreria e, come spesso accade, c’era un amico tinuo, irripetibile, magico. Lo stesso apparta-
passo in più in un mondo che solo apparente- comune che ci ha presentati, Sergio Dangelo. mento vive delle storie di Matè, ricco di parti- SpazioBoccainGalleria
mente può sembrare chiuso e ristretto, l’arte, Matè è un’artista che porta con eleganza e char- colari di sue opere, di oggetti raccolti e non an-
soprattutto quella contemporanea, non è un me i suoi anni, ha una luce interiore forte e vi- cora utilizzati, di piccole sculture, di fiori e pian- mercoledì 21 febbraio 2007 - ore 18,30

Biennale d’Arte Ester


NO MAN NO LAND Ferrara PLEVANO INCONTRA Negretti
Possono due concetti di simile ed apparente universalità, rias- In un pomeriggio di settembre, passan-
sumere tutto il contenuto di un evento artistico vario e diffe- do per via Brera, andavo a trovare l’a-
renziato? Ecco la sfida di questa Biennale d’arte di Ferrara (or- mico Cappelletti dell’omonima Galleria,
mai alla sua terza edizione) in cui sembrano riunirsi in ordinato mi imbatto in un concorso di pittura al-
affollamento i temi, gli stili, le tecniche e le umanità di diversi ar- la Galleria Ponte Rosso in memoria del
tisti e nazionalità. Proprio nella doppia negazione del titolo, in pittore Carlo Dalla Zorza. È la sera del-
quell’universale “NO” risiede il primo, immediato significato del- la premiazione, gran eccitazione, gran fol-
l’esposizione.“Nessun uomo, nessuna terra”, un “non io” ed un la, molti giovani.Al tavolo della giuria sa-
“non luogo” che, già in sé, sembrano voler conservare una to- luto l’amica Bossaglia e percepisco subi-
tale assenza di identità. La negazione serve ad esprimere que- to il livello dei partecipanti, tutti bravi, so-
sto: la modificazione del predicato dell’enunciato stesso; negan- no una trentina di opere degli artisti se-
do il tracciato esistenziale che ognuno di noi segna nel corso lezionati sui 480 partecipanti. Mi colpi-
della vita, tende ad universalizzare le esistenze, eliminando con- sce subito un bellissimo quadro astrat-
fini e differenze, per rendere esseri umani e luoghi comuni gli to di Brunella Rossi, ma subito dopo ven-
uni agli altri, pur nella conservazione pura di ogni singolo “enun- go letteralmente catturato da un’opera
ciato d’arte”. In questo sta l’originalità dell’esposizione ferrarese: figurativa Una giornata di pioggia di Ester
nel saper superare quelle differenze che appaiono come fisiolo- Negretti. È un viso di giovane donna che
giche nei rapporti umani. Ecco, quindi, come la Terza Biennale sembra riflettersi nel vetro di una fine-
d’arte diviene luo- stra mentre fuori diluvia, ma il volto non Una giornata di pioggia, 2005
Marina Iorio
Alberto Bertuzzi go (e qui sta il gio- è speculare, simmetrico ad un’immagine riflessa,
co di differenze potrebbe essere l’alter ego dell’artista, il suo mare delle contraddizioni umane. Forme per
con il titolo) di incontro e di scambio di esperien- doppio. Opera intrigante, sensuale, d’impatto lo più quadrate e rettangolari si scontrano, de-
ze d’arte e di vita, in un universo che racchiude e comunicativo potente, l’occhio rimane sedot- flagrano, si ricompongono in una lotta senza
sottolinea le differenti originalità, ponendole di fron- to, direi turbato perché non trova un’inter- fine, con un segno poderoso e devastante e
te a confronti diretti, in un continuo scambio di co- pretazione univoca, rassicurante. Si entra nei una materia sfinita nell’affievolirsi della luce. C’è
lori, linee, pennellate e di plasticità difformi che, nel- territori misteriosi dell’enigma, di significati re- una grande padronanza del colore, dai bianchi
la tattilità della materia, si incontrano e si scontra- conditi che rimandano ad altri significati in un ai neri con gamme raffinatissime di grigi caldi,
no, dando origine ad un variegato insieme che, nel- labirinto speculare infinito. Mi sono venuti in eleganti, solari, che trasmettono ancora spe-
la straordinarietà delle differenze di paesi (europei mente certi sguardi nelle opere di Rembrandt, ranza e fiducia. Il tempo viene percepito su pia-
ed extraeuropei), Velasquez, Michelangelo, del ghigno esilarante ni istantanei, immanenti, e la caoticità appa-
cerca di riassume- di Mozart, dell’intensa seriosità di Beethoven. rente, ad una attenta e prolungata osserva-
re l’intero senso In altri momenti arrivava una sensualità sfre- zione, si tramuta in una classicità senza tempo,
dei rapporti uma- nate e lussuriosa di una donna che prende co- immortale come tutte le grandi opere d’arte.
ni. L’occasione è scienza dell’enorme potenzialità seduttiva, ma Questo mondo convulso costringe l’artista
stata senza dubbio pochi istanti dopo percepivo l’opposto di una ad imprimere alla forma, alla materia, al ge-
ghiotta, tanti sono stati i nomi e le istituzioni illustri che hanno condizione di insopportabile e devastante di- sto, al ritmo una velocità concitata e dram-
partecipato in modo diretto all’iniziativa promossa da Ferrara sorientamento esistenziale di fronte alle diffi- matica nuova ed irradia lo spazio in uno spa-
Pro Art, dalla Galleria d’Arte Contemporanea Sekanina e dalla coltà e le incertezze della vita e del futuro. smo in espansione e contrazione, fra lotta e
Fondazione D’Ars di Milano diretta da Grazia Chiesa; ci siamo Mentre sono assorto in questa altalena di sen- pacificazione. Mi colpisce l’entusiasmo, la fre-
fatti coinvolgere e messi in gioco con le diversità, l’originalità di sazioni opposte la Prof.ssa Bossaglia nomina schezza, il candore di questa giovane artista,
ognuno, nella speranza che, questo nuovo momento di incon- quest’opera quale vincitrice del secondo pre- la sua voglia di fare, di cercare, di trovare con
tro tra le parti, divenga “scoperta” ed insieme “superamento” mio. Con mia sorpresa scopro che l’autrice è i mezzi intramontabili della pittura, della ma-
dei limiti insiti in ognuno di noi, nel nome di un progresso arti- una ragazza giovane di 27 anni. Dopo alcuni teria, con l’atavico movimento del braccio e
stico che diviene apporto interessante anche dal punto di vista giorni visito il suo studio e con mio stupore della mano che tracciano e lasciano segni pre-
sociale. Nel “dialogo” e con il “dialogo”, infatti, risiede la più effi- vedo grandi opere astratte di impianto geo- gnanti di magica energia del fare perenne del-
cace ricetta per una sostanziale e netta pacificazione sociale, di metrico ma con inserimenti di segno e di ma- l’uomo. Mi chiedo dove arriverà questa don-
cui l’arte si fa portavoce e mezzo di comunicazione diretta. teria personali, orchestrati in una tensione in na, questo folletto geniale che a questi livelli
divenire. Sono coinvolto in una dinamica esi- ha senz’altro una dispensa celeste che la gui-
Michele Govoni stenziale complessa e in apparenza caotica, ma da e sorregge nel suo fare creativo. Ester
in realtà supportata da un rigore normativo Negretti, ne sentiremo parlare, non è un au-
Nabil Al-Zein Le immagini pubblicate sono opere di artisti selezionati alla Biennale possente nel ristabilire un equilibrio vitale nel gurio, è una certezza.
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MAURIZIO CARIATI Morphing GIANNI MORETTI La polvere
Maurizio Cariati, classe ’83, nato a Cosenza, formazione artistica con posizione tra i suoi lavori,
specializzazione “metalli”, il suo leit motiv è un morphing ironico grot- il suo spirito e il suo modo
tesco, immagini fotografiche estrapolate da riviste, trovate su inter- di essere artista, amico e
net, ritratte con scatti dal vero. La maggior parte delle opere han- persona. Proprio così la
no per soggetto volti “generazionali” in close up, catturati e filtrati personalità si completa,
con l’uso del fish-eye. Prima di dipingere, dietro i telai spessi, su una non limitandosi esclusiva-
base di legno si avvale del poliuretano espanso, per creare una sa- mente ad un buon esito
gomatura aggettante. I colori (acrilici) sono ste- pittorico ed artistico, ma
si direttamente su sacchi di juta con nel coinvolgimento nella
pennellate veloci e decise. sua arte di tutto sé stesso
Alcune zone del supporto e delle proprie esperienze.
sono ricoperte da strati cro- Raramente il lavoro di un
Apri sono io! 2006
matici densi e materici, altre vengono giovane artista si può con-
appositamente lasciate “nude” a leggere la texture siderare tanto pronto, tan-
Tuffatori nei pozzi, 2005
della fibra naturale.Tra l’immagine rappresenta- to efficace e maturo, ma i
ta e l’intelaiatura l’artista individua un’asse “a fuo- Il disprezzo generale verso un elemento tan- suoi spolveri (così come le foto, i disegni, le in-
co”, circoscrivendo le zone a rilievo racchiuse to inconsistente, quanto fastidioso, come la pol- cisioni, …) ci appaiono di sicura certezza, ri-
nei volumi imprigionati.Chi osserva le sue ope- vere risulta noto a tutti in più aspetti del no- flessioni di un’intellettualità acuta e capace, frut-
re può notare che frontalmente la profondità stro quotidiano. Ma c’è polvere e polvere. Quel- to di un sentimento e di un vissuto realmen-
rimane appiattita; infatti, l’anamorfosi è ado- la che raccoglie, soffia e spolvera Gianni Mo- te percepiti. Inevitabile il restarne coinvolti an-
perata da Cariati come tecnica di dissimula- retti nei suoi lavori si traduce in un irresistibi- che per noi. Sono opere scritte con un codi-
zione affinché l’espediente permetta allo spet- le fascino. ce divenuto ora, per la sua efficacia, universal-
tatore di accertarne la tridimensionalità solo di Questo giovane, e promettente, artista pon- mente comprensibile: ci parlano tanto dell’ar-
scorcio. Solo osservati obliquamente, dunque, i dera il suo agire su un’operazione – quella del- tista quanto di noi stessi e delle nostre comu-
volti sembrano “vuotarsi” e denunciare la com- lo spolvero appunto – che affonda le sue ra- ni esperienze.
ponente fisica-emotiva? Dall’interno del “sacco”die- dici nelle primigenie forme artistiche dell’uo- Gianni Moretti non è però mai tracotante nel-
tro la quinta della linearità convezionale del boz- mo: una manciata di colore e sagome su cui la traduzione del suo essere artista; con un at-
zetto. Così Cariati che ha sottratto completamen- imprimerlo per poter lasciare una traccia, un’or- teggiamento composto e garbato, riesce a par-
te i riferimenti spazio-temporali alla pertinenza pit- ma che restituiscono un segno che si ripeta larci sottovoce con un’estetica che ci lascia un
torica, moltiplica i livelli di lettura attivando una de- come memoria. I pochi elementi della carta e segno e che non possiamo né smettere di guar-
terminazione sincretica che chiama in causa fu- del pigmento, mantenuto puro, bastano come dare né di ascoltare.
metto, grafica 3D, fotopittura e pittoscultura. unici mezzi a Gianni Moretti per comporre li- Si dice che per l’Arte si debba essere portati
riche musicali che danzano nell’aria e si lascia- ma una buona tecnica resta un vuoto artificio,
Tania Giuga Il mio amico Lino! 2006 no trapassare come spiriti dal nostro stupore. figlia di una professionalità unicamente acca-
Le figure, che si accennano, si addensano e di- demica, se privata del sentire dell’artista. Gian-
sgregano, sono frutto di un’immediatezza tan- ni Moretti invece sente e poi sa trasmetterci
Il nome
ANGELO SBLENDORE della rosa
to pensata, quanto immediata, da ricordare l’i-
stantanea poeticità degli Haiku orientali. Co-
me a queste composizioni poetiche non oc-
corrono troppe parole per esaudire la poesia
questo suo racconto, aprendo con i suoi lavo-
ri una via al nostro coinvolgimento verso una
comune passionalità partecipata.

Angelo Sblendore, con il suo co- di un racconto e donarci l’ebbrezza dell’inten- Matteo Galbiati
gnome bello e strano, ci rimanda sità, così alle opere di Gian-
con le sue “sblendide” rose sui ni Moretti non servono
banchi di scuola. Rosa rosae, rosae dettagli superflui, non oc-
rosam. Rosa rosa, Rosae rosarum corre una dichiarazione di
rosis, rosas rosae rosis. intenti ma basta l’accenno
Lui le declina in tutti i casi, abla- e delle ombre sfuggevoli
tivo compreso, singolare e non. fanno breccia in noi, per
Lasciando il mondo latino ci ri- aprire, con un leggero sus-
troviamo nella poesia francese sulto, il nostro sentire. Non
dell’800 che dà i titoli a questi si devono capire, non si de-
lavori: L’alba spirituale, L’orgoglio A colei che è troppo gaia, 2006 vono solo vedere, per af-
punito, Canto d’autunno, A colei ferrarle bisogna innanzi-
che è troppo gaia, De profundis calmavi, sono poesie di Baudelaire della raccolta I Fiori del tutto sentirle le sue opere.
Male che ispirano Sblendore nella realizzazione dei suoi lavori, oli su tela con colori di mar- Affascina, cosa che perso-
ca Rembrandt, a volte colori Maimeri. Marroni, verdi, beige, amaranto, rosso, puro olio bian- nalmente ho avuto modo
co, puro olio azzurro, per rendere la terra, il cielo, la nebbia, il ghiaccio e la brina. Queste di comprovare ripetuta-
rose sono persone, hanno ca- mente, proprio la giustap-
ratteri e atteggiamenti antro-
pomorfi. Nei quadri di Sblen-
dore può esserci un freddo nor-
dico, la rosa è persona, è ricor-
do di un sud caldo e freddo, si-
lente, poetico e serio. La bianca
SIMONA CIARI In progress
rosa thea, la rossa rosa gallica Ispirarsi alla natura senza indulgere ad atteg-
sono figure teatrali frustate dal giamenti di naturalismo è quanto compete al-
vento e dalla neve che non è al- la ricerca pittorica di Simona Ciari che di quel-
tro che calce, spessore materi- lo sconfinato territorio esplora piuttosto che
co che copre i colori ad olio. I le forme, la magica energia degli elementi e so-
quadri di Sblendore sono ma- no suoi temi il cielo il mare il sole la sabbia —
terico-espressivi, comunicano come dire l’aria l’acqua il fuoco e la terra —.
una temperatura a volte Celsius, De profundis clamavi, 2006 C’è infatti qualcosa d’alchemico anche nella fat-
a volte Fahrenheit, soffiano il tualità delle opere in cui l’artista sperimenta il
vento in faccia a chi guarda, ma siccome per Sblendore tristezza è mezza bellezza, oltre al dialogo tra materie diverse coniugando il co-
vento, da questi lavori esce anche una musica di Sibelius. Essi sono osservabili da tutte le po- lore pittorico ad ingredienti plastici che le con-
sizioni perché non hanno un piano di riferimento di paesaggio. Questi frammenti di affreschi sentono d’intervenire sulla superficie e susci-
pompeiani si possono vedere da nord, sud, est ed ovest. Le rose e le foglie sono classiche, tare spessori e sgocciolature, solchi incisi, gra-
quasi fiamminghe, è lo sfondo nulose striature.
che rende contemporanei que- L'Orgoglio punito, 2006 Con ulteriore scatto espressivo interagiscono
sti lavori, a volte invadendo i pri- anche vetri trasparenti, sassi colorati e fili di ra-
mi piani per dichiarare “Siamo me, quasi a scandire il mobile e imprevedibile
nel terzo millennio”. sconfinamento tra gli elementi. Ogni suo spar-
Queste rose e queste foglie, co- tito sembra infatti teso a rendere gli opposti
sì macrofotograficamente pre- compartecipi di un unico disegno armonico e nante viaggio ricco di suggestioni figurali e
cise sembrano essere le uniche come naturale riflesso anche nella struttura- astratte, luce e spazio non reinventati per una
forme di vita ad aver resistito zione dell’opera ricorre spesso la composi- rappresentazione fantastica ma nutrimento di
al soffio della bora. E nel vento zione multipla, di più parti destinate a comu- un equilibrio nuovo tra percezione tattile e vi-
si sente un’eco: è il nome del- nicare nella loro combinazione di forma e co- siva capace di attribuire all’immagine la vibra-
la rosa. lore nello spazio. E luce e spazio, liberi da re- zione di un evento in progress.
gole di fisica scientificità, appaiono essere i nu-
Jean Blanchaert meri guida che accompagnano questo affasci- Roberta Fiorini
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La spirale del gusto opere per una collezione
a cura di Adalberto Borioli

4 Riccardo Pezzoli, Il rosso e il nero


2006, collage su tempera
cm 26,5 x 20,5 € 450
1 Paola Scialpi, Troppo presto donna, 2006
acrilico su tela, cm 50 x 40 € 1.000
3 Camillo Franciskelli, Classico dei 3 caratteri
1999, pastello a olio su cartone
2 Giovanni Compagni, Scheggia blu, 2005 cm 60 x 35 € 2.000
tecnica mista su tavola, cm 70 x 50 € 800

7 Piero Vezzi, Talblickweg, 2005, cartella di 7 litografie


di cm 50 x 70, tiratura 35 es. € 1.000

6 Antimo Mascaretti, Le amiche, 1992, tecnica mista su tela


5 Maria Serena Olivari, Kahvè n° 4, 2003 cm 100 x 120 € 2.200
tecnica mista su gesso e juta,cm 90 x 70 € 2.200

10 Graziella Bertante, Rinoceronte, 2005


terracotta policroma, cm 37 x 20 x 60, es. unico € 4.500

1 Paola Scialpi tel. 0832.347359 - cell. 340.4951799


2 Giovanni Compagni tel. 0323.516045
www.gicoarte.it
8 Lorenzo Piemonti,Cromoplastico 960,2006 e-mail: giocom@alice.it
rilievi, cm 40 x 40 € 2.400 3 Camillo Franciskelli cell. 335.7364562 -
e-mail: c.franciskelli@guna.it
4 Riccardo Pezzoli tel. 030.311389
e-mail: riccardopezzoli@libero.it
9 Giorgio Vicentini, Colore crudo, 2006
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e-mail: formagroup1@ libero.it
6 Antimo Mascaretti cell. 347.7118710
e-mail: antimomask @tiscali.it
7 Piero Vezzi tel. 0571.42177 - cell. 340.9480865
8 Lorenzo Piemonti tel.0362.901209 - www.arsvalue.com
e-mail: lorenzo.piemonti@virgilio.it
9 Giorgio Vicentini cell. 348.6729806
www.giorgiovicentini.it
e-mail: info@giorgiovicentini.it
10 Graziella Bertante tel. 0523.338409
11 Salvatore Sebaste tel. 0835.543248 - cell. 338.9875131
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12 Roberto Origgi tel. 02.55210627 - cell. 339.3753854

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ENRICO MONTICELLI a cura di
Franco Tarantino
cato da raffinati equilibri cromatici e formali, ne stilistica astratta. Sfere evanescenti, bianchi refatto, complesso e misterioso.
tensioni luminose e complesse metafore visi- quadrati e altri elementi geometrici sono en- Occasionalmente, alla ricerca di un contatto
ve. La ricerca di Enrico Monticelli rievoca tut- trati a far parte di questo nuovo alfabeto arti- con una dimensione più tattile e materiale,
to questo e la materia pittorica sembra in- stico. Singole e marcate lettere hanno iniziato compaiono anche oggetti emersi dal flusso del-
staurare un contatto simbiotico e profondo a fare il loro ingresso sulle tele, simboli evidenti la vita quotidiana: brandelli di iuta e granelli di
con l’osservatore, assecondando armonica- della necessità di dare un ordine e una classi- sabbia, catturati direttamente dal sottobosco
mente le diverse modalità stilistiche. ficazione a questa nuova fase.Accanto alle let- saturo di concretezza dell’Arte Povera, come
Nella serie di opere degli anni ’90, sulla super- tere, hanno iniziato a lasciare il proprio “segno” se fossero frammenti integrati con inaspetta-
ficie delle tele prendevano vita dimensioni oni- anche brevi frasi, a volte spezzate, a volte qua- ta eleganza in un più ampio brano musicale.
riche e claustrofobiche a volte attraversate da si epigrammatiche: una vera e propria irruzio- Infine, le opere più recenti necessitano di un’at-
attori quasi incorporei, avvolti da un’aura no- ne del verbale all’interno di questa “sinfonia” tenta lettura per via delle nuove suggestioni di
stalgica e apparentemente distaccata. visiva. Una svolta che, a prima vista, può appa- cui si carica l’intervento dell’artista. Geometrici
Tuttavia nel corso degli anni, l’espressività del- rire brusca ma che appare perfettamente na- spazi bianchi diventano, in queste ultime, il tra-
l’artista si è notevolmente evoluta e modifica- turale all’interno di questo percorso di speri- mite espressivo di un inedito alfabeto artisti-
ta, rivelando inediti linguaggi pittorici, con al mentazione, dove il significato, la dimensione co: i titoli che personalizzano i diversi lavori si
centro la costante esigenza di equilibrio for- del concetto, si incarna nella realtà tangibile del- ritrovano quasi come degli anagrammi o dei
male. I colori si sono stemperati e raffreddati la pittura e la geometria che permea sottil- giochi mentali tra le pieghe della materia cro-
Calm Worry, 2006
e la materia cromatica si è come liberata dal- mente le opere, quasi come una levigata epi- matica e delle sue innumerevoli declinazioni.
Un universo cristallizzato che si autoalimenta l’urgenza del “gesto”, lasciando il posto a una dermide, diventa generatrice di un ordine ra- Una sorta di gioco intellettuale con lo spetta-
e rivive in continuazione la sua personale, me- sintassi più matematica e riflessiva, quasi un “ri- K, 2006
tore, sfidato a leggere dietro le apparenze per
tamorfica memoria. Un istante sospeso, vivifi- torno all’ordine” all’interno di quest’evoluzio- scoprire, a volte, proprio l’essenziale.
Una possibile chiave di lettura per compren-
dere questa svolta può essere rintracciata nel-
Tutto nuovo
DANIEL TARONDO niente di nuovo
l’inaspettata osmosi tra gli echi raffinati e gli
equilibri cromatici, presenti nelle opere di Burri,
e un certo tipo di Concettuale, interiorizzato
ed espresso da Enrico Monticelli tramite il lin-
attraversare il tempo; umilmente ha osserva- guaggio a lui più congegnale, quello della pit-
to, religiosamente. Ascoltandolo parlare mi è tura. Un Concettuale dove la presenza di ele-
facile immaginarlo percorrere quella galleria menti verbali così autoreferenziali riporta alla
luminosissima che raccoglie il frutto della vi- mente anche alcune tracce del multiforme uni-
ta dei molti artisti prima di lui e dove assimi- verso della corrente verbo-visuale, presentan-
la il segno, la pennellata, le forme, i colori, E do affinità con artisti come, solo per restare
gli occhi, gli sguardi, i ritratti. E, sempre se- nell’ambito italiano,Vincenzo Ferrari. Un per-
guendo il pensiero di Daniel artista, all’im- corso individuale, ma che sembra raccogliere
provviso scende il buio: l’arte diventa lo spec- in sé gli echi e il fluido patrimonio “genetico”
chio di un tempo in cui è persa la leggerez- di gran parte delle avanguardie del secolo scor-
za, il contatto con l’ambiente circostante, la so in un’originale e intima rielaborazione.
perdita del senso del sacro, così strattamen-
te legato al bisogno dell’uomo. E in quella vir- Viola Monticelli
tuale galleria, lentamente, la luce si affievoli-
sce, fino a diventare priva di colore, una rac-

Neoclassico, 2006
colta capricciosa di chi vuole sminuire il gu-
sto naturale del bello.
Daniel Tarondo. Dicevamo: tutto nuovo, nien-
te di nuovo. Ci troviamo di fronte ad una pit-
ALEJANDRO FERNANDEZ
“Tutto ciò che è bello, è tura legata al gesto del disegno, dove i segni na tra paura e amore e biso-
bello di per sé; ha il termine della sua bellezza di pigmento si incrociano e danno forma a gno di attraversare sempre
dentro di sé; né annovera tra le sue parti la lode; volti spesso monocromatici, intensi. questa porta suprema.
e lodato non diventa né peggiore né migliore”. Rivive il segno del disegno del quattrocento Parole, vibrazioni che da echi
Marco Aurelio, I ricordi IV, 19 ma senza essere fuori tempo. Una pittura fre- si fanno pittura. La necessità
sca, allegra, positiva, che entra in simbiosi con di reinventare la scrittura è per
La cosa che più mi ha colpita di Daniel è la l’osservatore trasmettendogli la sensazione riallacciarsi ad una tradizione
straordinaria tenacia che gli ha permesso di che ogni cosa sia al proprio posto. Perché, si storica orale ormai quasi per-
non farsi soffocare da quella invisibile pre- chiede spesso Daniel, che senso ha dividere duta, è rievocazione di un mi-
senza che attraversa la vita di molti artisti: di i propri spazi con immagini che creano an- to passato, cancellato con una
arte non si vive. L’artista è diverso, vive nel goscia, tristezza, mancanza di luce? sofferenza collettiva che per
suo mondo, non ha voglia di lavorare, vive di secoli fu lotta silenziosa ad ar-
notte, non ha regole. Qualcuno sopravvive e Loredana Perrone mi impari. I numeri raffigurati
si rovescia l’immagine: quell’artista è superio- sono semi gettati verso un fu-
re, ha avuto il coraggio delle proprie idee, la- turo misterioso e migliore. Gli
vora ininterrottamente anche di notte, riesce SpazioBoccainGalleria archetipi solari, o meglio di
a vivere senza farsi sopraffare dalle regole. mercoledì 31 gennaio 2007 - ore 18,30 contrapposizione e compe-
Perché l’arte, per nascere dall’anima dell’arti- netrazione Sole/Luna, emer-
sta, ha prima subito centinaia di processi fuo- Angelo, 2006
gono nelle scelte cromatiche:
ri e dentro di lui. Daniel Horizonte marino, 2006 i gialli, i rossi, i blu, i bianchi.Al-
ha coltivato il proprio so- la ricerca rappresentativa di
gno senza mai vacillare, La porta delle stelle altre percepite dimensioni e ci invia questo ul-
è stato capace di far vi- timo supremo messaggio: venite, guardate vi
vere la propria vocazio- L’arte di Alejandro Fernandez assale e cattura mostro la mia anima.
ne pienamente. Ognuno, con un impatto che è allo stesso tempo, dia-
certo, vive secondo la
Alberto E. Cantù
logo e percorso. L’essenza primaria: pensie-
propria verità. Gli arche- ro/parola/opera, si stabilisce in un pulsare ener-
tipi che segnano il giusto getico dal “fuori” al ”dentro” e viceversa. SpazioBoccainGalleria
cammino sono di pochi, Le sue opere, schematizzate dalla “finestra/si- mercoledì 10 gennaio 2007 - ore 18,30
è impegnativo aguzzare pario”, si fanno veicolo di condivise emozioni: fino al 23 gennaio 2007
la vista dell’anima per far- ricevere e dare, tuttavia nella scelta quotidia-
si consigliare.Conoscendo
l’artista Daniel mi ralle-
gro al pensiero che an-
che lui non sia rimasto
contaminato da verità
che appartengono al si-
stema solare di altri.
Uscire dalla ruota, para-
frasando i buddisti, per
l’artista è questo. Daniel
ha percoso a lungo quel-
la ricca galleria capace di Totorita, 2006

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Le città
MARCO TAMBURRO Invisibili
te nei nostri sogni più reconditi, teatri, scac-
chiere e pedane da gioco che diventano tanti
campi di battaglia o vie di fuga dove l’uomo
mette in gioco la sua ultima carta e prova a ti-
comunicativa delle im-
magini, attraverso una
varietà di passaggi e sfu-
mature tonali di bianco
Tamburro. Le città che egli rappresenta sono rare l’ultimo dado che segnerà la sua sorte. Il e nero, interrotte spes-
l’espressione più tangibile del caos umano e senso di instabilità e di ansia convulsiva che so da violenti squarci di
del vuoto esistenziale che attanaglia l’uomo prorompe da queste tele si percepisce so- rosso. A dare ancora
moderno, un vuoto questo che va dilatando- prattutto dalle linee-forza dinamiche che si più forza al senso di fin-
si sempre più e che rischia di aprire un solco spezzano, si scontrano, si intersecano tra loro, zione scenica e alla ri-
sotto ai nostri piedi, per poi ingogliarci defini- segnando traiettorie labili e sfuggenti che petitività delle cose che
tivamente nel buio insondabile delle sue vi- confondono i passanti nel loro cammino, un si manifestano all’uomo,
scere infernali. labirinto di sensazioni e di stati d’animo che si negli ultimi lavori l’arti-
In questi dipinti la figura umana è una sempli- perdono nel vuoto dell’esistenza. La propen- sta mette in scena sem-
ce comparsa, un’ombra, uno spettro consu- sione verso gli ampi spazi scenici che l’artista plici oggetti, scelti e de-
mato dal tempo che insegue incessantemen- matura con l’esperienza scenografica insieme contestualizzati secon-
te le traiettorie infinite della città, attraversan- alla passione per la fotografia, assolvono un do un criterio di ripeti-
do lunghe strisce pedonali, salendo in alto a ruolo fondamentale nella realizzazione dei suoi tività multipla:puzzle,da-
vertiginosi e monumentali grattacieli. L’esistenza quadri: il rapporto architettura-spazio diviene di, orologi, biglie, se-
dell’uomo si riduce a un repentino passaggio sempre più articolato e mutevole, amalga- mafori, obbiettivi, nien-
sulla terra, un segno transitorio che indica il mandosi con i vortici delle pennellate dinami- te altro che un pretesto
termine del suo breve viaggio, un viaggio che che, con i segni graffianti che rendono l’opera per rafforzare il valore
Attesa, 2006
all’andata è sempre bello, ma al suo ritorno ci sempre più vicina a un graffito metropolitano dell’immagine stessa,per
lascia a metà strada. e con le dinamiche inquadrature prospettiche, avvalorare l’esistenza
“…le esalazioni che ristagnano sui tetti delle me- Con la sua acuta e visionaria fantasia Marco prese dall’alto, dal basso, di sbieco, che sem- materiale che li con-
tropoli, il fumo opaco che non si disperde, la cap- riesce ad andare oltre alla semplice percezio- brano evocare la pittura aereo-futurista. Que- nota. Come un regista,
pa di miasmi che pesa sulle vie bituminose. Non ne del reale, riesce a trascendere questa mi- sto costante senso di mobilità che ritroviamo Tamburro si diverte ad
le labili nebbie della memoria né l’asciutta tra- sera e triste realtà che ci circonda, per con- nelle sue opere serve a rendere la realtà stes- assemblare i suoi pez- Particolare
sparenza, ma il bruciaticcio delle vite bruciate che durci con il solo ausilio dei suoi sensi e della sa del quadro effettivamente mobile, attraver- zi e le sue pedine die-
forma una crosta sulle città, la spugna gonfia di sua immaginazione verso un viaggio dove il var- so segni e pennellate labili e sfuggenti che sem- tro alle quinte sceniche di quel “teatro della
materia vitale che non scorre più, l’ingorgo di pas- co è un orizzonte infinito aperto a tutti, dove brano percorrere la tela all’infinito, inarresta- vita” che per lui non è altro che la rappre-
sato presente futuro che blocca le esistenze cal- c’è spazio per i sogni e per i desideri più arca- bilmente. Le immagini che dipinge sono spes- sentazione simbolica di un’umanità trasfor-
cificate nell’illusione del movimento: questo tro- ni: prospettive traballanti, fatiscenti e avveniri- so sgranate ed evanescenti, solcate da ombre mata in tristi burattini manipolati da un con-
vavi al termine del viaggio”. stici grattacieli, uomini-clown sospesi su fili in- spettrali che assumono forme diverse secon- gegno infinito di fili, tra i quali si rivede im-
Questo frammento di brano tratto da Le città stabili, volti simbolici come quello indemonia- do la definizione dei contorni e dell’intensità potente anche lui.
invisibili di Italo Calvino evoca in me alcune im- to di Jack Nicholson in Shining o quello malin- del timbro cromatico. Il mezzo cromatico
magini delle famose città-metropoli di Marco conico di Charlot che entrano silenziosamen- rafforza maggiormente la potenza e la sintesi Barbara Tamburro

Die Emotion
ERIO CARNEVALI der farbe
what you see, i riverberi profondi di una poe-
sia del luogo fondamentale: quella, per inten-
derci, che rastrema sapori di natura entro to-
ni e rapporti in consonanza, che spreme tra-
È una pittura che echeggia una tradizione li- sparenze e liquidità sino a produrle in brividi
rica, fatta di orizzonti slontanati. emotivi: senza che ciò comporti altro che co-
Astratta, certo, ma per sintesi tesa di pulsa- lore, colore solo. Quanto è diverso, questo
zioni emotive in comportamenti primari: del scriver pittura alla prima, dai rigorismi meto-
colore, delle sue temperature, dei gesti sem- dologici e dagli alibi gestaltici sui quali pure s’è
plificati, ma quasi intensivi, che gli danno luo- ritenuto di proiettare, in decenni d’equivoco,
go. Erio Carnevali persegue con limpida one- ogni esperienza di pittura senza oggetti.
stà intellettuale — merce rara, in questi tem- Quanto, soprattutto, è figlio non della messa
pi di blague visiva — un percorso che rimonta in distanza del naturale fatto oggetto, e anzi
alle radici meno clamorose del moderno, quel del Raccorciamento estremo, sino al punto di
districarsi dei fondamenti del pittorico dalla confondersi, per osmosi sentimentale, del-
cultura di simbolo, che pure ha significato, del l’artista con la sua visione. Questo il punto sul
Il segreto, 2006
simbolo, ritenere e amplificare umori, e spes- quale Carnevali, sereno inflessibile, lavora per
sori, in una sorta di nudità essenziale della vi- scavo metodologico, elidendo ogni traccia che Identificazione senza premesse, o aggettivi, o
sione. Così, dopo la stagione fondamentale lo possa far riferire a un dover essere pitto- regole. Identificazione definitiva, nitida, sonante.
dei ripensamenti kandinskijani, primi Novanta, rico fatto di tradizione e modalità, e invece Pittura che dice se stessa, e forse ancora un
egli ha percorso il crinale sottile della tradi- scandendo le tappe, verrebbe da dire le gior- mondo.
zione nuova statunitense, l’hard edge soprat- nate, di un processo lucido di identificazione
Leçon de morale, 2006 tutto, ma come liberando, sotto l’icasticità del del flusso emotivo con il colore, con la luce. Flaminio Gualdoni

ANTONIO NOIA Terre comuni


come la padronanza perfetta dei linguaggi da
parte di Noia, costituisca la base della riusci-
ta di questi lavori. La tecnica è tutto, anche la
casualità va aiutata, e questo proprio il su ci-
Nella linea evolutiva del disegno nel XX se- sto, perché non bisogna rinunciare né al la- tato Duchamp lo aveva ben insegnato. Così
colo, certamente vi sono dei momenti parti- voro artistico, quindi alle sue ineccepibili questi fotodisegni oppure opere grafiche fo-
colarmente estremi e significativi. Se si pren- caratteristiche formali, né al mettere a nu- tografiche riescono soprattutto non solo a
de il lavoro di Duchamp Con la lingua nella do processi di pensiero e d’esecuzione che convincere sulla chiarezza intellettuale dell’o-
mia bocca si vede come l’artista abbia sapu- spesso restano in secondo piano, cioè pre- perazione, ma anche a risultare un fattore di
to accostare la scultura con il disegno, in al- supposti in quella sintesi che semiotica- novità da tenere in considerazione. L’effetto
Confine, 2006
tre parole due fasi (preliminare e finale) del- mente si chiama extratestuale. Credo che estetico è indubbio perché tra il bianco e ne-
la stessa operazione artistica. L’opera assume i recenti lavori di Antonio Noia abbiano la ca- espressive sono molteplici. In questo modo ro della grafite e i toni alti delle fotografie, si
così un valore concettuale perché fa riflette- ratteristica illuminante d’essere figli della ma- la manualità diventa non solo il contrappun- crea una sospensione poetica veramente no-
re su se stessa. Ma questo comporta anche no e del pensiero concettuale. Un artista co- to della meccanica fotografica, ma se ne ap- tevole. L’effetto di sorpresa, lo ripeto carat-
una riflessione sull’arte in generale e sul suo sì polimorfo, nel senso autenticamente freu- propria in quanto progettualità. L’indecisione terizzato soprattutto dalla qualità dei lavori,
modo di procedere. E certamente ci voglio- diano, ha raggiunto esiti importanti in una se- del fruitore, quell’ambiguità alla base del “pia- probabilmente consiste nel cogliere impre-
no artisti sensibili e intelligenti per fare que- rie di lavori in cui tra fotografia e disegno si cere del teso” per dirla con Roland Barthes, parata l’immaginazione dello spettatore e nel
determina un’osmosi perfetta. Quello che ac- consiste non sapere mai quale dei due mez- lasciare un effetto di positivo straniamento.
cade è che la ricerca fotografica per lo più di- zi sia prioritario, almeno dal punto di vista […]
retta verso paesaggi con caratteristiche in- temporale. Foto o disegno? In un certo sen- Valerio Dehò
determinate, venga coniugata con la preci- so il problema è pseudologico, però porlo
sione e la grafia del disegno a grafite.Tra i due può servire a dipanare la lettura dell’opera. Il
mezzi si determina un equilibrio di tensione disegno completa, reintegra, quasi in una for-
e pertanto portatore di piacere e novità. La ma di restauro, l’opera fotografica o piutto-
fusione non distribuisce il lavoro in una me- sto l’opera fotografica risulta la realizzazione
dia uniforme, piuttosto crea dei campi di for- di quanto è visibilmente disegnato?
za reciprocamente coesi. Antonio Noia con La questione si pone perché è l’artista stes-
sapienza e precisione sa giocare su più fron- so a lasciare un magico alone di ambiguità. E
ti percettivi. del resto non potrebbe essere diversamen-
Dall’inserimento del disegno tra due foto- te in una prospettiva coscientemente con-
grafie ad una giustapposizione diretta in for- cettuale, perché non esiste nessun lavoro che
ma di dittico, per esempio, le sue possibilità si spieghi da solo. Piuttosto risulta evidente Spazio memoria, 2006
Spazialità definita quanto indefinibile, 2006
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Sul filo dell’arte
a cura di Stefano Soddu

GEOGRAFIA EMOZIONALE Stefano Soddu intervista Lucio Perna


GEOGRAFIA EMOZIONALE ED prire le proprie geografie”.
APPUNTI DI VIAGGIO Il viaggiare è “KINEMA”, che in greco signifi-
ca movimento ed emozione, da cui deriva la
Quali e quante sono per te le motivazioni parola italiana “CINEMA”. La Bruno sostiene,
del viaggiare? e io condivido, che i concetti di “vedere e viag-
Le ragioni sono, evidentemente le più varie e giare“ siano inseparabili e lo dimostra attra-
talvolta singolari. verso un sistema evocativo di parole ed
Si viaggia per vedere, si viaggia per comprare immagini, ad esempio: motion (movimento)
o per vendere, si viaggia per evadere, per fin- ed emotion (emozione).
gere di smarrirsi, per occupare il tempo. Si Muovendosi attraverso lo spazio geografico
viaggia per conoscere, per arricchire il proprio si raccolgono un’infinita sequenza di visioni
bagaglio culturale, per imparare le lingue e- che si sovrappongono, si intrecciano con per-
stere e, talvolta, anche per pensare e fare arte. cezioni captate attraverso altri sensi: il tatto,
Immagino che quest’ultima sia la tua moti- l’olfatto, l’udito. La mescolanza senza un cri-
vazione prevalente terio prestabilito, ma solo casuale e sponta-
L’esperienza del viaggiare ha sempre stimo- nea, genera sensazioni ed emozioni che il
lato la mia immaginazione oltre il visto, fino cervello registra prontamente, incamera per
al punto di condurmi ad identificare il viaggio poi filtrare e riproporre attraverso il ricordo.
con gli “appunti di viaggio”, che arrivano E il ricordo, per una serie di combinazioni chi-
dopo. miche e fisiche, ripropone il viaggio ma da
Gli appunti di viaggio sono un risultato concre- fermi e recupera: visioni, sensazioni ed emo-
to, spontaneo ma non scontato. Nel senso che zioni da cui emergono non più le immagini ori-
durante lo svolgersi del viaggio non so mai cosa ginarie ma quelle nuove costruite e mixate
mi resterà dentro di questo avvenimento del- dalle soggettive pulsioni.
l’avventura che sto vivendo. Le visioni, le imma- Accade che le immagini incamerate si distor-
gini richiedono tempo per sedimentare, per cano, si deformino o che un particolare pre-
decantare. Solo dopo, talvolta molto tempo varichino tutto il resto e rimangano motivo Lucio Perna
dopo, riaffiora l’urgenza di fermare una sen- centrale e dominante del ricordo. inconsapevolmente modificate e ci fornisco-
sazione un’emozione che dallo spazio geo- Queste visioni alterate, modificate generano i individuare e conquistare. no una rappresentazione molto personale,
grafico attraversato durante il viaggio trae miei “appunti di viaggio” che io chiamo Come? dove ciò che prevale è sempre il particolare
motivo ma che si è disegnata col tempo. “miraggi”. Una realtà a sé che in effetti non Attraverso un percorso lento di riflessione e sensazionale. Fra le sequenze di immagini di
Quale rapporto c’è tra il viaggiare e il tuo esiste ma che proviene ed è costruita dalla meditazione. Attraverso un più attento e me- cui disponiamo il ricordo seleziona sempre
fare arte? precisa visione di luoghi geografici e di ciò di todico dialogo con noi stessi. Che poi vuol dire quelle per noi più sensazionali, quelle più vici-
Succede che le immagini archiviate nella cui questi luoghi-spazio sono composti (colo- anche scoprirsi, conoscersi meglio e forse an- ne al nostro “KINEMA”.
memoria dopo un lungo percorso, durante il ri, odori, sapori, rumori-suoni, atmosfere che volersi più bene.Ti parlo della scoperta e Il “miraggio” è dunque il risultato di questo
quale si contaminano con altre suggestioni, si soprattutto). Con i miei appunti tento di fer- del grande valore, anche terapeutico, del silen- percorso. Ma allo stesso tempo è la rap-
rivelano ma non sono più le visioni del pae- mare queste visioni e ricreare, suggestiva- zio, del grande valore dello spazio vuoto, della presentazione emozionale di personali e-
capacità di vivere il poco o tanto tempo libe- sperienze, di viaggi attraverso luoghi non
ro come dimensione della quale disporre in solo fisici ma anche e forse soprattutto, in-
modo più proficuo. Con ritmi totalmente diver- teriori. Ogni opera che realizzo è sempre
si da quelli della consuetudine di noi occiden- frutto di un pensiero che ho il bisogno di
tali. E guarda che non ti sto dicendo nulla di comunicare e che si crea sempre attraverso
nuovo o di inedito. Questi concetti sono già lo stesso percorso.
delle filosofie “new age”. Ecco dunque perchè quasi sempre lo stesso
Il titolo che dai ai tuoi lavori è quasi sempre titolo. Miraggio come visione, molto sogget-
lo stesso: “miraggio”. Mi spieghi perché? tiva, di un mondo visto “dal lato della vita”
Tutti noi, quando pensiamo, pensiamo solo come ricorda Vichi Vendola commentando
per immagini, quelle incamerate e archiviate i propri versi e che per primo, in Italia, ha
che sotto lo stimolo del ricordo riaffiorano, parlato di “geografia emozionale”.

Emma Vitti

saggio osservato, ma altro. Un qualcosa oltre mente, certe atmosfere.


il visto. Non solo ricordo per immagini ma Per capire meglio, puoi parlarmi di espe-
ricordo emozionale, ricordo quasi visionario. rienze o di luoghi da cui hai tratto”appun-
Ricordo di un “viaggio sentimentale” che si è ti di viaggio”?
evoluto attraverso un percorso interiore. Per anni ho viaggiato lungo i paesi sahariani,
Ed il viaggio talvolta ricomincia senza fisico dall’Egitto al Marocco, dalla Mauritania al-
spostamento, da fermo. Un viaggio di rincor- l’Algeria. Per anni il deserto ha alimentato e
se, di sensazioni già vissute che si confondo- ancora alimenta la mia voglia descrittiva.
no con armonie nuove in un giro stravagante E dal momento che amo dipingere la mia
di visioni nelle quali luoghi, volti, personaggi, descrizione avviene attraverso la pittura.
rumori, odori, oggetti si ricreano suggestiva- Ciò che prepotentemente emerge dai viaggi
mente in percorsi non più reali, in geografie nel deserto e che compone, se vuoi, il fattore
solo soggettive. estetico dei miei lavori, è il senso e la sco-
È questo il tuo concetto di “GEOGRAFIA perta di nuove ricchezze. Quelle, per inten-
EMOZIONALE” ? derci, che non hanno una quotazione di mer-
Giuliana Bruno, che di viaggio sentimentale cato e che non si possono comprare. Quelle
parla nel suo “Atlas of emotion”, ricorda una che, paradossalmente e potenzialmente, tutti
frase di Walter Benjamin “si viaggia per sco- saremmo in grado di possedere se capaci di Enrico Cattaneo, paesaggio

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CLAUDIO BUSO L’iper...marcato
santottino: ancora una volta il
Realismo italiano aveva tutta-
via connotazioni diverse da
quello americano. Mentre gli
si può comunque non leggervi un preciso statunitensi Richard Estes e
messaggio di omologazione, appartenenza ad Don Eddy esibiscono una stu-
una società che fa dell’equazione Arte = Vita diata maestria nel costruire una
un ossessivo istinto di protagonismo, di cieca spiazzante tensione spaziale nei
fede nei principi di un ostentato consumismo, riflessi di vetrine e carrozzerie
vistosa asserzione di presenza. di automobili, cancellando la
Così lattine di Coca Cola e di zuppe presenza umana, quasi impri-
Campbell, automobili e oggetti di massa as- gionando ogni emozione al di
surgono a propaganda di un sistema di vita, fuori di una raggelante ogget-
fabbrica (Factory) di una felicità fragile e illu- tività, i Realisti italiani affronta-
soria : gli stessi successivi ritratti di personag- no altri orizzonti: Gianfranco
gi famosi sembrano trasformarsi in fotogra- Ferroni proietta scenari urbani
fie formato tessera scattate in diverse condi- già esistenzialmente deforma-
zioni di luce, ma segnate dalla stessa allucina- ti, Banchieri disegna periferie
ta, algida assenza di emozioni, assorti repli- dove l’uomo è un semplice ma-
canti del vuoto. In Italia la Pop Art ha anno- nichino di passaggio. Il succes-
verato esponenti di più esplicita e tormenta- sivo Iperrealismo (nome coniato dopo la VII Cronogramma n. 23: De signo medio, 2006
ta ironia: dalla caotica e convulsa simbologia Biennale di Parigi nel 1971) sembra voler ri-
me prezioso incantesimo. È questo che co-
del grande Schifano, nutrita di insaziabile cu- qualificare, quasi con un ingannevole “ritorno
Cronogramma n. 1: De curru mali, 2006 municano le opere di Buso, il traguardo di una
riosità e avidità di bruciare emozioni, allo scon- all’ordine”, questo progetto di progressiva alie-
nuova luce, l’emozione di una “prima visio-
Mi avevano sempre parlato di Claudio Buso certante visionismo capitalistico e capitolino nazione, recuperando le immagini nitide di
ne”: i soggetti e gli scenari prendono forma
(Padova 1955) come di un artista rappre- del tragico Franco Angeli. La Pop Art era già una realtà di cui siamo disorientati spettato-
da immagini fotografiche scattate in prece-
sentante di una certa Pop Art italiana, desi- degenerata in denuncia di autodistruzione e ri, ormai rinsaviti dall’ubriacatura della stagio-
denza e accuratamente selezionate secondo
deroso di iconizzare città e luoghi, a denun- si avviava a rifugiarsi nel Realismo e nel con- ne Pop, consapevoli di un negato protagoni-
un criterio di protagonismo emotivo, quasi a
ciarne quasi un’assuefazione consumistica. seguente Iperrealismo, il fascino chiassoso del smo, di un fluire della vita fine a sé stessa, co-
impressionare un’altra pellicola, quella del ri-
Quando ebbi occasione di vederne un’ope- consumismo rivelava tutta la sua inconsisten- me il caricatore di un proiettore di diapositi-
cordo, ottenendo un magico effetto evocati-
ra cominciai a dubitare della mia stessa ca- za e il boom economico segnava la stessa fles- ve. Ecco allora che l’Iperrealismo vuole addi-
vo e associativo. Nasce così il soggetto dei
pacità critica, mi accorsi che nulla era più di- sione del ripensamento ideologico post ses- rittura superare la realtà, mettendone a fuo-
taxi gialli, i mitici yellow cabs simbolo di New
stante da una sensibilità Pop di quella com- co, fotograficamente, det-
York, bagliori luminescenti di una metropoli
posta e luminosa Piazza Cordusio di Milano, tagli ancor più inconsueti,
che ne fa elemento connotativo del suo dna:
crocevia simbolico di uno stile di vita, mira- ma non per drogarci di
ancora un preciso profilo e impianto archi-
colo futurista che si arresta e diventa sogno miti consumistici, quanto
tettonico contraddistingue le Piazze di
rubato alla velocità, permeato della stessa ve- per renderci coscienti del-
Bologna, Bergamo e Milano, ciascuna con la
lata e malinconica dolcezza di una cartolina l’umana capacità di indagi-
propria luce, non quella piatta e metafisica
ricordo. La Pop Art nasce in America negli an- ne, riconoscerci almeno
delle Piazze d’Italia di De Chirico, tutte so-
ni Cinquanta opponendosi al dominio del- nel ruolo di estasiati nar-
spese nello stesso scultoreo silenzio, ma un
l’Arte Astratta e sostenendo un’autentica li- ratori di una favola lucida
taglio luminoso che apre la ferita della me-
turgia celebrativa di immagini e oggetti della e ambigua. È proprio la ri-
moria, scolpendo un’inquadratura indelebile
realtà quotidiana, accreditandone il ruolo di produzione fotografica a
che sintetizza spazio e colori. E qui veniamo
mito, feticcio da elevare agli altari dell’Arte fornirci particolari irrile-
ad un altro carattere distintivo delle opere di
cancellando il confine tra Arte e vita. vanti su cui generalmente
Buso, la consuetudine, che si rivela intima esi-
Questa rivalutazione dell’oggetto è un tenta- non ci soffermiamo ad ali-
genza, di identificare univocamente, quasi con
tivo limite di esaltare la materialità, quasi a far- mentare una curiosità
un moderno codice a barre, ciascun sogget-
ne un laico culto di sopravvivenza, un pre- istintiva che il vivere quo-
to, rivendicandone i natali e le peculiarità.
zioso quanto vistoso viatico di salvezza alla tidiano soffoca, svelando-
Ogni opera è vissuta come la nascita di una
consapevole disgregazione di un mondo ar- ci impensabili capolavori
nuova creatura, attimo da catalogare e regi-
tificiale e inconsistente. di perfezione: non più
strare attribuendogli un “codice vitale”, del
Andy Warhol ha stigmatizzato questa ango- dunque esaltazione di ido-
tutto analogo a quello fiscale, ricavato da un
scia attraverso una ripetitiva sequenza di ope- li pubblicitari, ma sguardo
algoritmo che tiene conto del luogo, del sog-
re che appaiono testimonianze di un’epoca, stupito di chi ogni giorno
getto ritratto e dell’ora: questa caratteristica,
affrancate da qualsiasi apparente interpreta- si apre alla vita, di chi ne
che può apparire fredda archiviazione, è in ef-
zione ideologica, pura “segnaletica” di vita: non Cronogramma n. 31: De curru mali, 2006 custodisce ogni istante co-
fetti desiderio di assorbire ogni singolo istan-
te di vita, rendendone inalienabile l’esperien-
Il ritratto? za. Si può sintetizzare come una “ipermarca-

BRUNO CERBONI BAJARDI Un giallo napoletano


tura” messa ad arte in rilievo, che richiama
volutamente la funzione dell’opera, non un
barocco iperrealismo, ma l’esplicito invito a
decifrare il ripensamento della visione ogget-
facile, universale e semplificata; piuttosto è
tiva, la tranquillante certezza di non clonabi-
percorrere una strada sulla quale sono dis-
lità e di irripetibile emozione. Buso si pone
seminate sparse parti di un progetto che si
dunque come otturatore di un processo fo-
compone passo a passo in un’unità di am-
tografico che filtra ogni virtuosismo pura-
pio respiro fatta di elementi moventesi su li-
mente estetizzante per concentrarsi sul con-
velli diversi accanto ad altri che invece si coa-
tenuto di un messaggio, su quella purezza di
gulano attorno a nuclei che possiamo ten-
immagini e colori che ci insegna a percepire
tare di pescare entro le trame di una rete.
come un‘autentica firma di Dio.Vengono al-
Da una parte vi sono i pretesti, le occasio-
la mente le parole semplici, ma coinvolgenti
ni; dall’altra i contesti, la materia pittorica che
di quella stupenda canzone dei Beatles che ci
organizza un motivo di riflessione.
invitava a bordo di un sommergibile giallo
Sarebbe perciò illusorio assegnare ai suoi la-
Sans Georges, 1999 (Yellow submarine), alla ricerca di una bellez-
vori una potestà esemplare e additarli co-
za e di un contatto umano che ritroviamo ri-
me sintesi del lavoro di un artista. Non è al- rirsi e chiedersi: dove trovare quell’ogget- flessi sulle lucide superfici dei taxi di Buso.
trettanto ingannevole cercare tra questi to quando ironicamente proprio il titolo
frammenti un’unità tematica; meno illusorio del Sans Georges (1999) ci avvisa dell’as-
Aldo Benedetti
(prendendo a prestito ad uso di metafora il senza del soggetto? Dove, sempre quel sot-
titolo di un’opera di un maestro quale fu tinteso, spicca nell’apparente sotto tono de
Alberto Giacometti, cui Bruno spesso fa ri- Il barone rampante (1998) o nel Ritratto di
ferimento come esempio di reductio e pu- vecchio (2001)?
lizia) cercare tra le righe l’oggetto invisibile, Per capirne di più, invece di inseguire il sog-
quel minimo comune denominatore che può getto, dovremmo cercare la materia ogget-
contribuire a vivificare un dibattito sul ri- to del ritratto e quindi percorrere a ritroso
tratto, genere che secondo Bruno ha anco- il tempo per scoprire quanto degli antichi
ra molto da dire. maestri sia voce viva in Bruno e quanto sia
Il Rinascimento italiano, cui pure, controcor- importante il lavoro di imprimitura che per
rente, nel secolo scorso faceva riferimento lui è “temperatura, atmosfera, aria che ruota
Pietro Annigoni, rinnovò il genere con l’ap- in tutti gli angoli, rimbalza in tutto il quadro e
porto di nuovi contenuti vivificati dal ricor- diventa pensiero, silenzio che ordisce le occa-
Ritratto di vecchio, 2006 so ad un apparato tecnico di forte matrice sioni. La tonalità dominante è funzionale ad un
Seguire il percorso degli studi di Bruno artigianale che però non rinunciava mai al respiro più ampio”. […]
Cerboni Bajardi sul ritratto non significa tro- rapporto diretto col soggetto.
vare il grimaldello che apra ad una lettura A questo punto il lettore potrebbe smar- Roberto Peruzzi Cronogramma n. 28: De tabula media, 2006

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Tra Oriente
BEPPE BOLCHI Città senza tempo LEO-NILDE CARABBA e Occidente
servare. La fotografia a foro stenopeico, pur nosce leggi ed imbrigliamenti, ma tra-
non restituendo i minimi dettagli consentiti duce materialmente dei componi-
dagli obiettivi sempre più tecnologici, riesce menti astrali per i quali è interprete
nell’intento di rendere l’atmosfera, unitamen- e segreta traduttrice di linguaggi a noi
te a una assoluta leggibilità dei luoghi; una vi- sconosciuti. Le soluzioni composte
sione quasi onirica, ma comunque reale, così non accompagnano solo la matema-
come tutti i lavori dell’Autore, che pur scate- tica ma l’esistenza. I colori sono gialli
nando approcci creativi diversificati, riesce accesi, verdi, rossi, arancioni, e il blu
sempre a rendere efficacemente la realtà, of- notte, materializzati con le polveri del
frendo nuovi spunti di visione e di analisi. Il sole. Possiamo immaginare queste
percorso di questo progetto si snoda attra- opere collocate nell’immenso Orien-
verso paesi e città diversi fra loro, accomu- te immerso nel fiume di colori degli
nati, però, dalla notazione autobiografica del- abiti delle donne che si adagiano e
l’autore. Infatti si tratta di un viaggio a ritroso s’intingono nel Sacro Fiume. L’Occi-
nel tempo, rivisitando tutti i luoghi più cari o dente è assorbito, trasformato, spia-
che in qualche modo hanno segnato la sua nato dai ricordi di un’America lonta-
vita. Luoghi in cui ha trascorso momenti o an- na, lasciata negli anni Ottanta, oltre
ni, però tutti significativi del percorso stesso l’Oceano e con l’orizzonte ormai in
della sua esperienza, dei successi, delle diffi- Polittico DAU, lampada wood, 2006 chiaroscuro. Le donne lasciano spes-
coltà, delle sfide. Un tragitto che non è an- ,lL’aria, l’acqua, la terra, il fuoco, al di là della in- so i loro difficili riconoscimenti e intraprendo-
cora terminato e quindi in qualche modo un dubbia scelta assunziale, sono protagonisti istin- no viaggi per ricominciare da un a capo senza
work-in-progress, seppur celebrativo dei cin- tuali delle opere di LeoNilde Carabba, poten- limiti e senza storie che si portano in valigie la-
quanta anni trascorsi a stretto contatto con ze vitali allo stato puro che hanno trovato nel- sciate alla stazione. È questo che le arricchisce,
la Fotografia, dalla prima Bencini agli attuali le sue opere una possibilità d’espressione e di saper lasciare la materialità delle cose, a volte
Città senza tempo è un progetto di Beppe apparecchi digitali. Italia, Germania, Inghilter- coagulo fino a dare corpo a un’immaterilità il tutto, per ricostruire altrove.
Bolchi che affronta il tema del paesaggio ur- ra, Stati Uniti, Francia, Scozia, un viaggio nel energetica vestita di colore. Le opere di Carabba trasportano lo spettato-
bano con l’apparecchio a foro stenopeico. Il mondo Occidentale pilotato dalle esperien- La pittura è una passione intensa che danna re in compensazioni siderali dove il passaggio
risultato che se ne ottiene sono immagini che ze familiari e professionali che sono sempre ed esalta la vita, Carabba vi si immerge come metacomunicativo è senza peso corporeo. La
uniscono, alla fissità dei luoghi e delle archi- diventate anche esperienze di vita.[…] in una catarsi da teatro tragico greco ed espri- proiezione prospettica travalica le leggi degli
tetture, la traccia del passaggio delle perso- La morbidezza delle immagini dovuta alla tec- me potenzialità cosmiche in sequenze pittori- spazi considerati e ingarbuglia la lucidità dei
ne, quindi la percezione della loro presenza, nica di ripresa, ben si presta a rappresentare che che avvolgono e travolgono. Il fruitore ten- luoghi architettonici in fibre luminose. C’è un
ma non la loro figura. La città rappresentata la memoria; l’assenza del colore, pur nelle pa- de a scomparire magicamente nel buio della ordine nascosto nella successione delle tesse-
in questo modo restituisce la valenza di case, stose tonalità dei grigi, restituisce questi ri- sala, a essere sommerso da visioni notturne at- re che gravitano attorno al grande centro mo-
edifici, arredi, quasi fini a se stessi, pur se di- cordi senza altre emozioni, fermando il tem- traversate da impercettibili luci gialloidi che ri- tore, punto di partenza e arrivo, dove i segni
segnati e realizzati in funzione dell’uomo. Una po e, allo stesso momento, rappresentando- mangono intrise negli occhi e che restituisco- sono ribellamente liberi nel rigore di una com-
rivincita che l’antica tecnica del foro steno- lo pienamente con le lunghe pose necessa- no una dimensione quasi extrasensoriale. posizione decisamente progettata.
peico, con i suoi lunghi tempi di posa, con le rie per impressionare propriamente la pelli- Cercare di scoprire quali formule utilizza è dif-
sue visioni pensate e non rubate, fa in modo cola.[…] ficile saperlo, è come un magma che non co- Donatella Airoldi
che sia la città stessa a entrare nell’immagine,
a specchiarsi, ad aprirsi e rappresentarsi nel- Teresio Nocent
nuovi percorsi di
la sua realtà, semplice o complessa, piacevo-
le o meno bella, con prospettive assoluta-
mente naturali, non falsate da obiettivi che
vogliono codificare, stringere, allargare e quin-
ELIO MAZZELLA Pittoscultura
di, in qualche modo, falsificare i luoghi stessi. L’universo pittorico si ammanta di continui ri-
Gli abitanti, le persone, gli animali, sono solo svolti emotivi e nell’arte contemporanea cap-
fantasmi, tracce di un passaggio che c’è oggi tiamo immagini che sono il risultato di un per-
e che c’era ieri e ci auguriamo ci sarà doma- corso intrinseco che l’artista ha operato su se
ni. Quello che viene impressionato stabilmente stesso. Dall’inconscio emergono mondi incon-
sulla pellicola sono invece le strutture che l’uo- taminati che vivono nel cosmo dei ricordi o
mo ha costruito e che l’uomo può sì di- della fantasia e con abilità divengono riflessi pit-
struggere, ma che normalmente gli sopravvi- torici,pronti a risvegliare l’io bambino,dormiente
vono, testimoni di vite presenti e passate, con- dentro ogni anima. L’arte ha la capacità di far
tenitori di esistenze, di passioni, di dolori, di affiorare sommerse immaginazioni che si ma-
entusiasmi che via via si dissolvono lasciando terializzano, divenendo immagini cariche di vi-
il posto ai ricordi e alla storia. La città rimane talità, provenienti da una realtà misteriosa: quel-
in silenzio, ascolta, avvolge, protegge, a volte la intrinseca dell’anima. Assistiamo al travaglio,
schiaccia e stritola chi non riesce ad adeguarsi sulla superficie, di un colore, a volte solo appe-
ai ritmi imposti dai suoi simili, non certo da na accennato, che si armonizza con la materia
mura e cancelli erti per proteggere e con- Milano, 2006 plasmabile e a rilievo della malta a cemento. Il
concretarsi di forme che emergono dalla lun-
ga preparazione stratificata di cemento e che
ora il sapiente dosaggio dell’arte del levare, di
Le Segrete di Bocca michelangiolesca memoria, ha reso oggettive,
sono figlie della pitto-scultura. Non un sempli-
via molino delle armi 5/3 20132 milano ce dipinto che col gioco chiaroscurale rende
tridimensionale la composizione, né un rilievo
scultoreo… «c’è ancora un confine tra le due ar-
La Libreria Bocca in collaborazione con la Galleria Poleschi di ti?», si chiede Argan; bensì un creare contem- elabora un antro di sole napoletano a Milano
Milano hanno il piacere di invitarla alla personale di poraneo e istantaneo di malta e colore. Ele- in via Canonica al 41 dove il geometrismo del-
menti scanditi in uno spazio dinamico che si ag- le scacchiere irregolari, i mondi geografici e le
grovigliano e si stendono con l’ausilio di stru- figure antropomorfe stilizzate e alterate prefi-

Aldo Mondino menti dentati,quasi distillati in percorsi visivi che


conducono lungo le scie dell’orizzonte. È que-
sta l’operazione che conduce nelle sue opere
gurano esiti futuristi e aeropittorici. In Elio Maz-
zella, infine, quei miscugli fluorescenti per ela-
borazioni scalfite nel cemento che ora ha ab-
in esposizione opere dal 2000 al 2004 Elio Mazzella, vivendo la sintesi di un’idea ela- bandonato il suo grigiore di fondo, raggiungo-
borata mentalmente e solo ora concepita sen- no abbaglianti dimensioni cromatiche, vivide e
za precognizione. L’esecuzione non è altro che fulgide. È qui che in nuce si prefigurano nuove
intellettualmente ed emotivamente dipenden- atmosfere, le stesse che nell’immediato futuro,
giovedì 22 marzo 2007 ore 18,30 te dai gesti e dai movimenti delle figure quan-
do si esteriorizzano. Le sue immagini parlano
prima ancora che l’opera sia finita e un’altra
venga abbozzata, scandiscono, nelle sperimen-
dal 23 marzo al 20 aprile 2007 ‘dei riti di passaggio’subiti nello stadio della trac- tazioni di Mazzella, un’armonica dimensione tri-
cia graffiata sulla superficie; impronta compiu- dimensionale delle arti sorelle, le medesime va-
ta con armonia e leggerezza, nonostante la pe- gliate da Benedetto Varchi nel Rinascimento.
santezza della materia cementizia. Gli anni ’70 Architettura pittura e scultura in Mazzella vali-
sono per Mazzella il formidabile «recupero del- cano i sentimenti del reale per raggiungere nuo-
visite per appuntamento telefonico la poetica del muro, tanto diffusa nel periodo d’o- vi equilibri di pitto-scultura.
Lunedì-Venerdì ro dell’informale»; timbro tecnico e stilistico che Dal catalogo della mostra
non abbandonerà mai, facendone un suo pre- Nuovi percorsi di pitto-scultura
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ciso tratto distintivo incomparabile. Nell’ambi- Milano, via Canonica, 41
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IL TEATRO PITTORICO DI GORSENIO
Achille Bonito Oliva*
… Giancarlo Gorsenio opera mediante gli strumenti della pittura, impiegati come modi di rappresentazione di immagini interiori che trovano nello
spazio visivo la loro capacità di apparizione.
… Lo spazio si apre duttilmente per accogliere il sistema di segni che si organizzano e si definiscono sincronicamente col proprio supporto, con un
impatto diretto, senza più alcuna gerarchia, senza direttive precostituite. Su questa zona fluida Gorsenio propone una griglia segnica di forme orga-
niche, aperte e direttamente collegate con le pulsioni elementari della vita sensoriale.
… Gorsenio produce immagini che volta per volta seguono forme diverse, si aprono e si chiudono su strutture formali differenziate. Quello che han-
no di persistente è semmai l’ambigua capacità di comprendere dentro il loro alveo una pluralità di rimandi e di rinvii, tracce di un sentire complesso
e articolato. Una sorta di panteismo guida la formazione e la crescita
di queste immagini, un senso laico della vita che trova in ogni micro-
cosmo la prova del divenire e della trasformazione della vita. Un sen-
so che si sviluppa sotto la pelle della materia e che trova poi la sua
affermazione nel suo affiorare nella forma.
… In definitiva le opere pittoriche di Gorsenio sono il diagramma di
una condizione esistenziale che trova nel linguaggio dell’arte e del-
l’immagine in particolare la pos-
sibilità di parlare, di esprimere
una tensione che altrimenti non
troverebbe parole possibili.

* tratto dal testo di Achille Bo-


nito Oliva, In Gorsenio la natu-
ra diventa teatro di una rap-
presentazione particolre

G. Gorsenio, Lisippo, olio su tela, 1982

CERCASI
CURATORE D’IMMAGINE
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WONDERFUL sembra sfidare il creato, sovvertendo para-
dossalmente l’ordine che lo governa, utiliz-
zando in diretta la natura – pesci, uccelli – al
posto dei media convenzionali. Una sorta di
MARC FERROUD Fili sospesi
neo-barocco, già evocato vent’anni fa da illu- Fili di ferro sospe- sce il rischio alla sicurezza che presiede alla ap-
stri studiosi, come Omar Calabrese e Gillo si, costruzioni in plicazione delle leggi”.
Dorfles, un barocco aggiornato all’era tecno- equilibrio nell’aria, Deve essere sulla base di questa convinzione
logica, che non si esaurisce nello splendore del disegni scolpiti che, dopo anni passati ad occuparsi di infor-
decoro ma investe le ardue tematiche del no- che si auto-gene- matica, Ferroud ha deciso di dedicarsi intera-
stro tempo. Undici artisti tra la magia di una rano: questo è il mente all’arte. Le sue sculture non hanno mai
Serra ottocentesca convertita a spazio espo- linguaggio delle un titolo, solo la data in cui sono state create,
sitivo nella triestina Villa Revoltella e la galleria sculture dell’arti- quasi che attribuir loro un nome rischierebbe
LipanjePuntin; tra l’arte tout court e i percorsi sta francese Marc di fissarle/agganciarle ad un senso che non gli
della moda — è presente anche Roberto Cap- Ferroud. è proprio, accostarle ad un simbolo rischie-
pucci con i sui abiti/scultura — perché i cri- Nato a Parigi nel rebbe di ingabbiarle. I disegni scolpiti di Fer-
nali tra i due versanti sono spesso oltrepassa- 1954, Ferroud ha roud sono, invece, lasciati liberi di fluttuare nel-
Arlette Vermeiren ti in una reciproca proficua invasività. Gli altri alle spalle una for- lo spazio fisico e nell’universo di senso; sono
artisti a proporre svariate “meraviglie” sono mazione non solo aperti al molteplice e al diverso che caratte-
Wonderful* o della “meraviglia”. Una mostra Alessandro Amaducci, Giuliana Balbi, Lore Bert, poetica e lettera- rizza il mondo d’oggi.
internazionale promossa dal Gruppo 78 di Lucia Flego, Robert Longo, Anna Pontel, Am- ria, ma anche in-
Trieste, incentrata sul recupero di una bellez- paro Sard, Carole Solvay, Arlette Vermeiren. formatica e scientifica che insieme si ritrovano Alessandra de Bigontina
za accantonata, che enfatizza la visibilità del- Il catalogo si arricchisce dei contributi critici e sono sintetizzate nelle sue sculture aeree.
l’arte, il suo concreto disvelamento, al contra- di Luciano Panella e di Paola Goretti, oltre a Con una scrittura tutta personale, questo ar-
rio di concettuali minimalismi in voga non tan- quello introduttivo della curatrice: tista lavora il filo di ferro galvanizzato creando
to tempo fa. Rinnovo di un vestimento sun- delle architetture che si muovono nell’aria in
tuoso e spericolati incroci linguistici; un de- Maria Campitelli un incontro fra leggerezza e complessità. La
bordare nella forma come nei contenuti. L’o- * Catalogo della mostra omonima svolta a Trieste leggerezza quasi spirituale delle forme flessuose
pera H2O di Robert Gkligorov, ad esempio, alla Serra di Villa Revoltella e alla Galleria LipanjePuntin che possono arrivare fino a tre metri di altez-
za e la complessità matematica degli equilibri
plastici che le sostengono e le reggono, ma non
impediscono loro di muoversi. Un gioco, sen-
za contraddizioni, fra il rigore della razionalità
cartesiana e scientifica da un lato e il fluttuare
dell’emotività e dell’interiorità dall’altro. L’uni-
verso che Ferroud mette in scena attraverso
le sue opere è abitato, come dice Alain Jouf-
froy nel libro Ferroud - L’invention de Marc Fer-
roud,“da un uomo che, nonostante tutto, preferi-

Il mistero
CAMILLA SOLYAGUA delle piccole cose
Se è vero che è lo sguardo il vero mezzo artisti- Three Seahorses, 1998
co del fotografo e che è appunto il modo in cui
vede il mondo a fare la differenza, senza dubbio
Anna Pontel Camille Solyagua è un’artista inconfondibile e ori-
ginale. I soggetti delle sue opere, appartenenti al
mondo degli esseri viventi — fiori, farfalle, uccelli,

ALDO PAVAN Human Being


meduse — provengono spesso dalle sue escur-
sioni nella natura per raccogliere materiale, che
colleziona, conserva e successivamente fotogra-
fa. C’è qualcosa di antico in questo modo di pro-
cedere, che ricorda le catalogazioni di fine ‘800 ,
ma nelle sue opere i soggetti assumono un ca-
rattere del tutto nuovo e sorprendente.Vengono
stabilite nuove connessioni tra gli esseri e l’arte
percorrendo sentieri preclusi alla scienza. Così, i
cavallucci marini volano davanti alla luna piena e
le meduse (fotografate nell’acquario di Monterey)
sono navicelle spaziali che fluttuano in un cielo
stellato. Quasi tutte le fotografie di Camille Solyagua sono still life realizzati in studio. Il risultato di
lunghe ore trascorse in una sorta di laboratorio studiando fiori, farfalle, insetti. Un approccio che
rende evidente il fascino che — da sempre — esercita sull’artista la connessione tra arte e scien-
Australia, pesca aborigena, 2006 tografia. Pavan rincorre il presente in giro per za. Seppur drasticamente divergenti nell’approccio e nel metodo, artisti e scienziati trovano in-
il mondo. Le sue fotografie sono vive, perché fatti nella natura la fonte primaria di esplorazione e scoperta. Entrambi sono mossi dal desiderio
Aldo Pavan è un Artista al di fuori del tempo evocano le stesse emozioni di chi le ha scat- di comprendere e rivelare i misteri della natura, ma dal lavoro di Camille Solyagua emerge il de-
e dello spazio. Le sue opere scaturiscono da tate. Così il figurativo assume connotazioni siderio di stabilire una connessione tra le infinite forme di vita, nella ricerca di un’armonia che le
uno scatto fotografico, per poi essere da lui astratte e l’astratto diviene figura e materia. opere ci restituiscono. Dal punto di vista stilistico appare evidente la vicinanza dell’artista ameri-
ripensate attraverso gli occhi della mente. Le sue fotografie escono dal proprio confine cana alla pittura. Componendo immagini che sembrano spesso quadri più che fotografie, rivela
Lo scatto fotografico è la scintilla iniziale, in di istante isolato e sospeso. Ciò in quanto gli proprio nella libera giustapposizione un gusto vicino ai surrealisti e nelle sfumature una qualità
quanto la fotografia è il mezzo espressivo pre- occhi attivano un’esperienza che coinvolge tut- della fotografia pittorialista, seppure in una declinazione del tutto diversa e originale. E se c’era bi-
scelto per catturare le immagini. L’attimo del ti i sensi. Le sue foto appagano le nostre ne- sogno di dimostrare che il modo in cui si guarda al mondo ha il potere di cambiarne il senso, i
clic fa la differenza tra quanto è già irrepara- cessità sensoriali e ci emozionano. Il suo sen- campioni (specimen) fotografati al Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi sfidano il tempo
bilmente svanito un attimo prima e quanto ne so estetico ci fa sentire il caldo, il sudore sulla e la morte. Esseri preservati nel loro ultimo istante di vita, fluttuanti in provette e isolati in scuri
potrà conseguire. Ciò presuppone una scelta. pelle, il gelo alle mani, le spezie e gli aromi, la laboratori di cui l’artista afferma “credo che questa collezione dovrebbe essere vista da un pubblico
Ma l’Arte di Pavan non si esaurisce in una fo- fame e la sete, la musica ed il rumore, la di- più ampio, e spero che queste provette possa-
gnità e la speranza. Riusciamo perfino no essere guardate con compassione e un sin-
ad intravedere ciò che è avvenuto pri- cero desiderio di comprendere cosa rappre-
ma e ad immaginare come andrà a fi- sentano, cosa che può essere diversa per ognu-
nire. Il suo sguardo diviene una mano no di noi”. Nelle opere della Solyagua è quin-
che cattura immagini; la sua mente fil- di spesso la bellezza dei suoi soggetti a invi-
tra luce, buio, forme e colori e ci re- tare alla riflessione. Due sono le parole che
stituisce storie, miti e leggende che ci ci sono venute in mente guardando le sue
trasportano lontano. In un tempo che bellissime opere: esplorazione e scoperta, che
ancora deve venire. Così una singola senza dubbio hanno segnato i primi tre an-
immagine acquista il medesimo pote- ni di vita di MiCamera e che ci guideranno
re evocativo di un film. Il lavoro di Aldo in questa nuova avventura. In fondo è signi-
Pavan si inserisce nel progetto artisti- ficativo che “Il mistero delle piccole cose” se-
co Avvenirismo 3535, che riunisce Artisti gni il passaggio di MiCamera a una nuova,
che hanno fatto della propria Vita più grande realtà.
un’Arte.
Giulia Zorzi
alm fraschetti Wing Study, 1998 www.micamera.com
Kenya,Watamu, 2006
30
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