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INTRODUZIONE
Con il seguente lavoro tento di rispondere principalmente a tre domande: 1. Chi luomo 2. Cosa la societ 3. Cosa il mondo. La mia trattazione non ha carattere scientifico, non ha la pretesa di dire n da dove veniamo, n dove andiamo, ma soltanto il risultato di un tentativo di sintesi delle informazioni in mio possesso e non ha certo carattere rigoroso e definitivo. Mi auguro che le idee esposte possano costituire argomenti di dibattito per coloro che ricercano la verit, nella convinzione che tutto ci che facciamo relativo.
CAPITOLO 1 LUOMO
Non esiste una definizione delluomo universalmente riconosciuta, ma svariate definizioni corrispondenti ai punti di vista dei vari settori della societ, le pi importanti delle quali, ai fini del mio lavoro sono le seguenti: 1. Punto di vista della scienza: Biologico: luomo un essere vivente costituito da cellule, raggruppate in tessuti ed organi, ognuno dei quali svolge specifiche funzioni che ne assicurano la vita. Evoluzionista: luomo il risultato della evoluzione naturale, che, partendo da individui unicellulari, ha portato a forme sempre pi complesse, perch pi adatte a sopravvivere nellambiente terrestre, che, nel corso di tale evoluzione, continuamente cambiato. Sociologo: luomo un individuo superiore, dotato di cervello, avente capacit razionali ed irrazionali, capace di comunicare con i suoi simili, e che vive in societ organizzate delle quali occupa un gradino al quale associato un preciso comportamento. 2. Punto di vista delle religioni pi diffuse: luomo una creatura di Dio, dotato di libero arbitrio e posto sulla terra affinch usi di essa secondo le leggi che Dio stesso gli ha dato al fine di fare il Bene ed evitare il Male. 3. Punto di vista dello Stato di diritto: luomo una persona fisica dotata di diritti, tra i quali il diritto alla libert, alla giustizia, al lavoro, e di doveri, tra i quali il dovere di seguire le leggi civili, morali e penali dello Stato. Riflettendo su queste definizioni, in particolare quelle scientifiche, ma cercando di immaginare luomo al di fuori della societ in cui vive, sono giunto alle seguenti personali deduzioni: 1. Luomo la pi sofisticata macchina per la sopravvivenza costituitasi nella natura terrestre mediante un processo molto lento di evoluzione ed aggregazione della materia. 2. Luomo dotato di un computer biologico, dotato di unit logico aritmetiche e di unit di memorizzazione, atto alla elaborazione secondo schemi razionali e alla memorizzazione delle informazioni provenienti da apposite unit esterne di senso, ed alla attivazione ottimale dellorganismo, affinch esso compia le azioni pi utili a garantire la sopravvivenza dello stesso. 3. Luomo ha in s, al livello di integrazione immediatamente superiore, le caratteristiche fondamentali delle cellule. I primi due punti rendono conto del perch luomo, se non condizionato opportunamente dalla societ cui appartiene, cerca il massimo giovamento per s da ogni situazione,, non preoccupandosi minimamente degli effetti che le sue azioni generano sul mondo circostante, finch questi non lo toccano personalmente. In altre parole la sopravvivenza il bisogno fondamentale delluomo, mentre la felicit, la libert, il possesso, il successo, eccetera, sono delle grandezze con le quali viene valutato il raggiungimento ed in consolidamento della stessa.
Il terzo punto dovuto alle evidenti analogie che esistono con gli organismi unicellulari, documentate dal linguaggio corrente stesso che spesso attinge ad esse. Mediante esso cercher di spiegare i complessi rapporti che realizza luomo allinterno della societ. Esso suffragato dalle ultime scoperte della biologia, potendosi dire che: 1. Le cellule hanno una struttura, costituita da particolari sostanze organiche, raggruppate in vari organelli, fra i quali spicca il nucleo centrale. 2. Le cellule operano in seguito alle istruzioni codificate nel loro DNA. Tali istruzioni comprendono sia le informazioni per la sintesi delle sostanze necessarie alla vita della cellula, sia il programma con cui tali sintesi devono avvenire. 3. Le cellule possono vivere individualmente, oppure allinterno di colonie, in cui, pur con esempi di specializzazioni, mantengono pressoch inalterate le loro caratteristiche, oppure allinterno di individui viventi, dove assolvono solo a specifiche funzioni, mediante dei complessi meccanismi di stimolazione e di inibizione. Queste straordinarie affinit tra luomo e la cellula, non tanto per la loro costituzione interna o hardware, quanto per il loro funzionamento, o software e per le loro capacit di adattamento ai vari ambienti, mi hanno spinto a chiedermi se anche luomo abbia la capacit di vivere allinterno di organismi viventi. Vien da s che se la risposta a questa domanda fosse positiva, si renderebbe necessaria la rilettura della storia e la riformulazione delle teorie sociali ed economiche. Inoltre luomo dovrebbe essere collocato ancor pi alla periferia delluniverso: infatti se fosse vero che luomo fa parte di un essere vivente ancor pi complesso, luomo stesso non sarebbe pi il fine dellevoluzione naturale, perch si dovrebbe concludere che levoluzione stessa procede per cicli successivi. Si sarebbe, di conseguenza, tentati di ipotizzare una nuova cosmologia, basata, ad esempio, sui seguenti punti: 1. Esistono pi universi ognuno dei quali caratterizzato da cicli evolutivi. 2. Per ogni universo, i vari cicli evolutivi sono caratterizzati da una unit dotata di propriet analoghe a quelle della cellula. Tale unit si espande nellambiente ad essa accessibile, cambiandolo profondamente e generando molte forme di vita pi complesse. Il ciclo evolutivo concluso con la generazione di almeno una forma di vita avente le stesse caratteristiche dellunit che la compone. 3. Per un dato universo, ad ogni ciclo evolutivo non segue necessariamente un altro ciclo, ma il loro numero talmente elevato che sono ipotizzabili universi nei quali si ha una successione di cicli indefinita. Poich non ho sufficienti conoscenze sulle prime fasi di sviluppo del nostro universo (le varie teorie non sono sufficientemente provate) ha racchiuso in un primo ciclo il periodo della formazione delluniverso e della terra, della comparsa degli elementi chimici di base, della comparsa degli ammino acidi e delle sostanze organiche sempre pi complesse, fino alla comparsa delle prime forme di virus (che io chiamo protovirus) e alla comparsa della cellula.
Ho, poi, racchiuso in un secondo ciclo tutti gli esseri viventi formati, secondo le teorie evoluzionistiche, dalle cellule, compreso luomo. Ho, infine, ipotizzato un terzo ciclo che racchiuderebbe gli ipotetici esseri viventi aventi come unit di base luomo stesso. In ogni ciclo evolutivo si sarebbe avuta una completa trasformazione dellambiente terrestre: adatto ai protovirus nel 1 ciclo, agli animali e alle piante nel 2 ciclo, adatto alle societ umane nel 3 ciclo. Naturalmente, per poter dire se luomo ha la capacit di vivere allinterno di organismi viventi, occorre dare dei criteri generali che caratterizzino un essere vivente. Questi criteri sono riportati nei testi scientifici e sono riconducibili ai seguenti: 1. Un essere vivente ha origine da un altro essere vivente. Gli esseri viventi possono, cio, riprodursi, anche se sono possibili forme di vita che non hanno questa funzione (sono, per, inesorabilmente destinate alla estinzione). 2. Gli esseri viventi nascono, crescono, muoiono. Infatti essi hanno una struttura interna basata su unit raggruppate in tessuti ed in organi specializzati in particolari funzioni che sono: nutrizione ed organizzazione cellulare. Ci comporta un dispendio di energia che lorganismo attinge dallambiente circostante. 3. Un essere vivente presenta il fenomeno della irritabilit. Esso reagisce, infatti, agli stimoli dellambiente circostante, difendendo il suo spazio vitale dai corpi estranei, interni od esterni ad esso. Ci comporta che possiede unit atte a riconoscere i corpi estranei, ma anche tutte le altre unit interne ad esso. Devo subito precisare che tali criteri sono in grado di distinguere gli esseri viventi da quelli non viventi son con approssimazione. Infatti, volendo cavillare, anche le pietre hanno struttura interna, possono assorbire energia dallambiente circostante, reagiscono ai corpi estranei e, quando sar dimostrato che il protone decade, si potr dire anche che nascono, crescono e muoiono trasformandosi in altre entit. Questi criteri permettono, quindi, di riconoscere un sistema descrittibile come unica entit, da sistemi che non hanno tale caratteristica. Parlando nel seguito di esseri viventi intender indicare gli esseri che hanno le propriet sopra riportate, senza pretendere che siano viventi nel senso pi proprio del termine. Del resto ogni ciclo evolutivo presenta forme peculiari ed essendo noi esseri del secondo ciclo, abbiamo una particolare percezione degli esseri del 2 tipo. Ad esempio, quando la fisica moderna cerc di descrivere il microcosmo, si trov di fronte a strani comportamenti che la costrinsero a sviluppare una meccanica adatta alle particelle subatomiche. forse un caso che la meccanica quantistica abbia dovuto ricorrere alle funzioni probabilistiche? Ammettendo per assurdo che tali particelle siano forme di vita del 1 tipo, si dovrebbe ammettere la funzione nutrizione (assimilazione di corpi atti alla ricostituzione delle particelle ed espulsione successiva dei prodotti di rifiuto), ammettere la loro capacit di reazione agli stimoli circostanti, prevedibile solo con probabilit, ed ammettere la loro nascita, crescita morte, cio il loro decadimento. Va detto che tutto ci, pur essendo solo un azzardo, sorprendentemente vicino alla teoria pi riconosciuta. Nel seguito restringer la mia indagine alle societ umane, dopo aver fatto, per, una digressione in alcune specie animali, che ho ritenuto di particolare interesse per il mio lavoro.
CAPITOLO 2 LALVEARE
Tra tutti gli animali gli imenotteri presentano le caratteristiche pi simili alle societ umane: di dimensioni relativamente piccole essi vivono in societ organizzate delle quali lalveare un tipico esempio. Esso costituito da una struttura rigida che separa la parte di spazio occupato dalle api dallesterno. Al suo interno ogni ape svolge uno specifico compito, perfettamente coordinato con loperato delle altre api. Descrivendo lalveare nel suo complesso si rileva facilmente che esso possiede le funzioni vitali tipiche di un essere vivente: 1. Lalveare ha origine da un altro alveare. La riproduzione di un alveare simile alla riproduzione di una cellula, se si associa lape regina con il nucleo e le rimanenti api con il citoplasma della cellula. La sciamazione rappresenta quindi la scissione dellalveare. 2. Lalveare nasce, cresce e muore. La nutrizione e lorganizzazione dellalveare sono funzioni arcinote delle api operaie, svolte in modo mirabile. 3. Lalveare presenta il fenomeno della irritabilit. La reazione agli stimoli circostanti e la difesa dello spazio dellalveare un compito assolto dalle api guerriere. Lalveare va senzaltro visto come un essere vivente del 3 tipo. Unulteriore prova la circostanza che unape lontana dallalveare muore, cio che pi importante la sopravvivenza dellintero alveare rispetto alla sopravvivenza della singola ape. Lalveare una prova certa della esistenza delle forme di vita del 3 tipo ed una conferma della teoria dei cicli evolutivi, ma, data la sua struttura, anche una chiave di lettura delle societ umane. Entrando nel dettaglio della sua struttura, si nota che gli organi interni sono costituiti da classi di api, che si distinguono da api di altre classi per una diversa morfologia, a sua volta dovuta ad una particolare dieta alimentare. Le api usano, poi, un particolare linguaggio per lo scambio di informazioni, senza il quale sarebbe impossibile la vita associativa, culminante con la celeberrima danza nunziale. Il codice che determina la esatta comprensione dei segnali si tramanda da alveare ad alveare e non escluso che si modifichi nello scorrere delle generazioni di alveari. Lalveare modifica solo relativamente lambiente circostante, perch, date le sue dimensioni, in perfetto equilibrio con le forme di vita del 2 tipo. Ciononostante si notano spesso straordinarie forme di allevamento di altri esseri viventi al suo interno. Le analogie con le societ umane sono sorprendenti. Infatti lalveare stato oggetto di molti studi approfonditi da parte delluomo proprio per queste sue caratteristiche, ma sconcertante il fatto che non sia stato colto il suo stato di essere vivente. A mio avviso ci pu essere dovuto ad alcune differenze che sembrano avere le forme di vita del 3 tipo rispetto a quelle del 2 tipo, prima fra tutte il fatto che le loro unit sono libere di spostarsi sia allinterno che allesterno dello spazio vitale. Un altro aspetto sconcertante il fatto che le api hanno dato vita solo ad ununica forma di vita del 3 tipo e cio lalveare. Deve trattarsi di un evento veramente straordinario e particolarmente critico.
CAPITOLO 3 - IL BRANCO
La vita in comune nel branco la forma di sopravvivenza adottata dagli animali superiori, cio dalla quasi totalit dei mammiferi. Il termine branco riferito normalmente ai grandi mammiferi, ma io lo generalizzo a un qualsiasi gruppo di mammiferi organizzato. Infatti il ricercare i dati comuni a tali gruppi peraltro diversissimi tra loro sia per numero di individui che per abitudini, permette di individuare le caratteristiche del gruppo nel suo insieme, da quelle proprie della specie. Ammettendo valida la teoria dellevoluzione ipotizzabile, poi, che tali caratteristiche fossero comuni anche alle prime societ umane. Interessante anche vedere se la struttura interna del branco simile alla struttura dellalveare. Una prima importantissima analogia che anche il branco appare costituito da alcune classi di mammiferi, ognuno dei quali svolge un compito specifico. Le classi si costituiscono, per, in funzione essenzialmente della forza fisica in possesso dei singoli individui, mentre la morfologia gioca un ruolo marginale, avendosi solo differenze tra maschi e femmine, o presenza di alcuni elementi quali: corna, zanne o criniere. La forza fisica degli individui dipende dallet degli stessi, in che comporta che il singolo individuo passa, nel corso della sua vita, attraverso pi classi. Esprimo questo fatto dicendo che le classi non sono chiuse. Una seconda analogia che anche nel branco i singoli mammiferi si scambiano informazioni fra loro mediante dei particolari suoni o rumori, oppure attraverso gesti od odori. La natura fornisce delle capacit di base, ma lesperienza che seleziona le abilit affettive, attraverso il processo dellapprendimento il cui meccanismo il seguente: lindividuo, nel corso della sua vita, copia letteralmente le abilit possedute dai sui compagni, ma, dovendo passare per pi classi, accumula le informazioni relative ad ogni classe, le quali si trasmettono cos di generazione in generazione. Pi precisamente, vi un nucleo fondamentale di mammiferi, la famiglia, che possiede e si tramanda le informazioni fondamentali dellintero branco. Linsieme di tali informazioni rappresenta la cultura del branco. Una terza analogia che il branco possiede uno spazio vitale, cio un determinato territorio, spesso opportunamente circoscritto, allinterno del quale si dispone in modo razionale, con i piccoli al centro e le difese verso lesterno. In tale territorio ha luogo la nutrizione e la ricostituzione delle gerarchie del branco. Quindi ogni branco nasce, cresce, si riproduce attraverso la scissione di una o pi famiglie e presenta il fenomeno della irritabilit, quindi va ritenuto un forma di vita del 3 tipo. A suffragare ci posso ricordare le vicende dei mammiferi tenuti in stato di cattivit i cui comportamenti sono subito spiegati ritenendoli dovuti alla loro forzata scissione dal branco. Infine, come per lalveare, anche il branco modifica solo relativamente lambiente circostante, perch si formato in natura un equilibrio tra le varie specie, che mitiga i guasti causati dal singolo branco. Lequilibrio ha subito una lenta evoluzione nel tempo, finch stato drasticamente modificato dalle societ umane.
Tra le varie societ umane, la trib quella che presenta la struttura pi simile a quella del branco, conservandone le caratteristiche principali. Infatti, come nel branco, la distinzione tra le varie classi sociali avviene sulla differenza maschio femmina e sullet (quindi sulla forza) posseduta dai vari individui, per cui ogni individuo passa attraverso pi classi sociali nel corso della sua vita. Come nel branco, vi un nucleo fondamentale, la famiglia, o il clan, che possiede e si tramanda le informazioni necessarie alla sopravvivenza della trib. Come nel branco, essa possiede uno spazio vitale allinterno del quale ha luogo la nutrizione e la ricostituzione delle gerarchie della trib. Quindi la trib nasce, cresce e si riproduce attraverso la scissione di uno o pi clan. Poich, inoltre, tristemente noto il fenomeno della irritabilit, essa va ritenuta una forma di vita del 3 tipo. Rispetto al branco di mammiferi, la trib di cacciatori raccoglitori presenta schemi comportamentali notevolmente pi complessi, in accordo con la accresciuta potenzialit culturale delluomo rispetto agli altri mammiferi. Infatti, come per il branco, il comportamento che ogni individuo deve tenere nelle varie situazioni rigorosamente stabilito da regole che si tramandano di generazione in generazione. Queste regole prevedono, nel branco, praticamente solo segni di comando e di sottomissione, data la relativa capacit dei cervelli dei mammiferi (oltre ai segni di tipo fame, terrore, dolore, ecc.). il cervello umano prevede in pi il linguaggio articolato che permette una programmazione molto pi varia e completa. Le societ di cacciatori raccoglitori sono un esempio di programmazione del cervello delluomo (che nel capitolo 1 ho chiamato computer biologico) ai fini della realizzazione di una struttura biologica funzionale e competitiva. Analogamente al DNA delle cellule, permette il corretto funzionamento di ogni singolo individuo, essendo costituito da un insieme di chiavi che pongono lindividuo stesso in altrettanti stati caratteristici. Un prima chiave permette il riconoscimento dellindividuo e del posto da egli occupato nella societ ( vi sono segni caratteristici di vario tipo quali tatuaggi, abbigliamenti, oggetti e, cosa del tutto nuova, il nome). Altre chiavi regolano lo stato danimo dellindividuo, che, a seconda delle circostanze, prevede opportune gradazioni di odio-amore, coraggio-paura, felicit-tristezza, tranquillit-ansiet, gioia-dolore, eccetera. Queste societ umane controllano lattivit dellindividuo agendo sulla sfera emotiva del cervello. Ne risulta che lindividuo stesso agisce seguendo uno specifico rituale. Solo cos le sue azioni e quelle dei suoi compagni risultano regolari e, in un certo senso, appaiono anche logiche. Per contro, unazione che non segua il suo rituale irregolare e quindi pericolosa ed illogica. Come gi accennato, nei rituali sono compresi dei riti che coinvolgono lintero gruppo, in concomitanza di ogni evento importante per la trib, sia esso lieto, come la procreazione, la caccia riuscita, una guerra vinta, ecc., o triste, come la morte, una caccia non riuscita, ecc. La trib di cacciatori raccoglitori, grazie alle grandi possibilit di programmazione permesse dal cervello umano, sono risultate molto varie e competitive, tanto che, riproducendosi, hanno occupato ogni zona della terra. Anche per esse la modificazione dellambiente risultata relativa, ma le continue guerre dovute alla forte spinta riproduttiva, hanno determinato, per alcune aree geografiche, il sopravvento di una particolare razza sulle altre in competizione con essa su tale territorio.
Il meccanismo che ha portato alla nascita della trib di allevatori deve essere stato il seguente: 1. Abbondanza del branco in una certa regione. 2. Aumento della popolazione della trib di cacciatori raccoglitori e loro dipendenza alimentare dal branco. Questa la situazione che si era praticamente creata nel Nord America al momento della scoperta dellAmerica: infatti gli indigeni dipendevano per la loro alimentazione dai branchi di bisonti, dei quali conoscevano tutte le abitudini, pur senza averli addomesticati (ma deve essere stato molto pi agevole addomesticare gli ovini). La densit di popolazione era sicuramente superiore alla densit delle prime trib di cacciatori raccoglitori, e sarebbe aumentata ancora se il bisonte stesso fosse stato allevato. Lallevamento consente, infatti, una riserva costante di carne e di latte, che favorisce laumento di popolazione. Per contro laumento di popolazione spinge la trib alla pratica razionale dellallevamento. La trib di allevatori ha caratteristiche che la differenziano totalmente dalla trib di cacciatori raccoglitori. Si infatti sviluppato un nuovo programma che sostituisce alla chiave caccia la chiave allevamento, alla chiave territorio di caccia la chiave territorio di pascolo, alla chiave difesa del territorio di caccia, la chiave difesa del pascolo e del branco, sia esso un gregge, o una mandria, eccetera. Ne discende che la societ di allevatori una societ nomade, che segue da vicino il proprio branco, occupandosi della sua crescita e della sua difesa e cercando continuamente nuovi territori di pascolo. La guerra diventa per tali societ una pratica molto pi seguita, in quanto le malattie e le razzie possono ridurre la societ alla fame. Oltre ad una accentuata aggressivit esterna, essa presenta anche una marcata tensione interna tra le varie famiglie che la compongono, per il possesso della migliore parte del branco.
aumentare la probabilit della accettazione delle spiegazioni fornite da parte del sacerdote in nome della divinit al popolo. 3. Il ceto contadino Nelle trib di cacciatori raccoglitori la raccolta delle erbe era compito pressoch esclusivo delle donne. Con le prime coltivazioni anche il maschio coinvolto saltuariamente in opere quali la delimitazione del campo, il diserbo ed altre, ma soprattutto nel controllo delle varie fasi della produzione. Con laccrescersi della dipendenza della trib dal prodotto agricolo, il legame del maschio con la terra passa gradualmente da saltuario a permanente. Inoltre la differenza tra le classi sociali non avviene pi in base alla forza posseduta dai vari individui, ma avviene invece in base a diritti che le regole della societ riconoscono: i titoli, ereditati dalla famiglia. Le classi, venuta a mancare la necessit che un individuo debba passare per pi classi sociali, tendono a differenziarsi luna dallaltra proprio per le diverse funzioni che devono svolgere, fino a rendere praticamente impossibile il passaggio dalluna allaltra. Le classi della societ agricola sono, allora, classi chiuse, confrontabili con le classi delle societ degli imenotteri: le modificazioni morfologiche irreversibili che determinano, indipendentemente dalla volont dellape, a quale classe apparterr per lintera vita, hanno un perfetto equivalente nei titoli, i quali rappresentano, per luomo di una societ agricola, delle modificazioni morfologiche virtuali indipendenti dalla sua volont. Essendo, per, i titoli riconosciuti al ceto nobiliare e al ceto sacerdotale pi appetibili rispetto ai titoli riconosciuti al ceto contadino, perch comportanti in definitiva dei privilegi, si ha allinterno della societ agricola una forte tensione sociale, sconosciuta nelle societ degli imenotteri. Va anche considerato che la popolazione della citt stato agricola talmente elevata che praticamente impossibile che i vari individui si conoscano personalmente. Alla conoscenza diretta si sostituisce la conoscenza per segni, beni ed oggetti posseduti, dai quali si deduce il titolo a cui si ha diritto. I figli stessi non sono pi allevati in comune, ma ricevono differenti addestramenti, a seconda della classe di appartenenza, ai quali hanno diritto per nascita. Infine, a differenza della societ di cacciatori raccoglitori, la societ agricola presenta un sistema immunitario interno. Dato che il cervello umano pu essere riprogrammato con relativa facilit, nei momenti critici, le spinte irrazionali disgreganti sono neutralizzate con operazioni di polizia, allo scopo di mantenere lordine interno. A differenza delle altre classi, questo apparato non chiuso, prendendo elementi da tutte le altre classi, anche se con una gerarchia fissa. Esso diviso in vari organi specializzati che rappresentano il primo nucleo di esercito permanente con funzioni anche verso lesterno. Da esso si originerebbe, poi, lesercito professionista, che prende il posto dellesercito non professionista e saltuario che si costituiva nel momento del bisogno, come nella societ di cacciatori raccoglitori. La citt stato agricola si espande a macchia dolio espandendo il territorio coltivato, fino alla successiva creazione di una nuova citt stato. Unultima importante caratteristica della societ agricola la sua capacit di rigenerarsi, dopo essere stata smembrata in varie parti, da una qualsiasi di queste parti, purch contenga individui dei ceti fondamentali, un po come avviene per le piante.
cacciatori raccoglitori, eliminandole fisicamente, relegando invece le societ di allevatori nelle zone montane o semidesertiche, dalle quali, peraltro, sono costantemente minacciate. Ben presto le societ agricole devono affrontare due tipi di guerre: lun tipo contro le societ agricole con cui sono entrate in contatto, laltro contro le societ di allevatori. Le sorti di queste guerre dipendono fortemente dalle innovazioni tecnologiche che possono modificare radicalmente le tecniche di combattimento, basti pensare allimpiego del ferro, dei cavalli, dei carri da combattimento, delle navi, eccetera. Questi tre elementi (e altri?) fanno s che il commercio, inteso come trasporto e scambio di merci,, sia allinterno che allesterno della societ agricola, diventi pratica comune della stessa: esso, infatti, favorisce la razionale utilizzazione del territorio (mediante il trasporto e lo scambio delle materie prime), aumenta la differenziazione delle classi sociali (mediante lintroduzione di oggetti di prestigio come loro e largento), e consente il potenziamento dellesercito (mediante lacquisto di armi). Ci non significa che la societ agricola diventi necessariamente societ commerciale, finch lo scambio delle merci non acquista una rilevanza tale da modificare radicalmente le abitudini sociali e di conseguenza i rituali che tengono legati gli individui alle classi di appartenenza. Il meccanismo che ha portato allo sviluppo delle societ commerciali deve essere stato il seguente: 1. Presenza allinterno della societ agricola di almeno un prodotto molto apprezzato. 2. Presenza nella regione della societ agricola di una grande via di comunicazione. 3. Particolare rapporto tra dimensione della societ agricola e dimensione della via di comunicazione. La regolarit del commercio provoca accumulo di ricchezza nella societ agricola, nella quale aumenta la popolazione destinata alla produzione ed al commercio del prodotto apprezzato. Laumento di popolazione determina una dipendenza della societ agricola dal prodotto commercializzato, spingendola verso la sua razionale produzione e commercializzazione. La citt stato commerciale presenta le seguenti classi sociali: 1. Il ceto mercantile linsieme di coloro ai quali riconosciuta la propriet del prodotto, dei mezzi di produzione, trasformazione e commercializzazione dello stesso e della sua forma equivalente (il denaro). Esso di fatto la classe dirigente della citt stato commerciale ed il suo compito quello di determinare le condizioni per il mantenimento ed il rafforzamento della commerciabilit delle merci. In particolare favorita la ricerca di nuove merci, di nuovi metodi di trasformazione delle merci, di nuove vie commerciali. 2. Il ceto sacerdotale Poich la societ commerciale si sviluppa da una societ agricola ed attorno a societ agricole, il suo ceto sacerdotale ha la stessa struttura dei ceti sacerdotali delle societ agricole vicine, delle quali deve, per motivi di opportunit, riconoscere le divinit. Accanto a tale clero tradizionale, si sviluppa una casta di sapienti che studiano e migliorano le arti e le scienze, prime fra tutte lingegneria e la matematica. Esse rendono possibile levoluzione dei mezzi di produzione, di trasformazione e di trasporto delle merci, e luso razionale della merce equivalente. 3. Il ceto operaio linsieme di coloro che forniscono il lavoro necessario alla produzione e commercializzazione delle merci. A differenza dei contadini, gli operai non possono essere pagati con parte delle merci
prodotte, perch chiaramente non utilizzabili ai fini della sussistenza, per cui essi sono pagati con la forma equivalente di tali merci, cio con il salario. In un secondo momento il salario utilizzato per lacquisizione dei generi di prima necessit importati dalle societ agricole vicine. Come nella societ agricola, lappartenenza alle varie classi sociali subordinata al possesso dei rispettivi titoli, in particolare dei titoli attestanti il diritto alla attivit commerciale, cio le licenze, essendoci distinzione e per lattivit riconosciuta e per la ricchezza posseduta in assoluto. Ma, dato lestremo dinamismo delle societ commerciali, data la tendenza alla mercificazione di ogni cosa, anche i titoli finiscono col trovare un proprio mercato, cio possibile, in tali societ, acquistare le licenze per qualsivoglia attivit riconosciuta dalle stesse. Ne derivano classi meno chiuse di quelle della societ agricola, dove la scalata sociale, per quanto ostacolata dalle famiglie gi arricchite, possibile soprattutto per individui privi di scrupoli che riescono ad arricchirsi sfruttando al massimo le occasioni della vita. Nellantichit le societ commerciali sono citt stato come quelle fenice e quelle greche. La densit di popolazione di queste citt superiore a quella delle citt agricole. Il loro sviluppo legato allassenza di grandi pianure solcate da fiumi e dalla presenza del mare quale via di comunicazione ideale. Attraverso il mare costituiscono colonie che commerciano con le trib primitive, scambiando le materie prime con prodotti agricoli o di consumo, mentre con le societ di agricoltori vicine commerciano le materie prime lavorate con prodotti agricoli. Al loro interno fiorente lartigianato, mentre lagricoltura una delle tante attivit praticate. La loro popolazione complessiva legata al volume globale dei commerci che il Mar Mediterraneo consente ed inferiore alla popolazione complessiva delle societ agricole vicine. Infatti, pur godendo di un periodo di splendore (che coincide con periodi di appannamento delle societ agricole), esse finiscono con lessere conquistate dalle societ agricole stesse e private della autonomia necessaria alla loro sopravvivenza come societ commerciali, se non addirittura distrutte. Allinterno della societ agricola il commercio continua ad esistere, ma il ceto nobiliare preponderante sul ceto mercantile, che non ha modo di influire sulle scelte politiche che indirizzano la societ, ma anzi mantenuto al livello di necessit primaria. Esemplificativo il caso di Roma antica: nel momento storico di costituzione dellImpero, si registra un notevole aumento dei commerci attraverso il Mediterraneo e, di conseguenza, un notevole aumento della componente mercantile. Nel medesimo periodo si verifica una accesa lotta per il potere tra la fazione nobiliare e la fazione mercantile, la quale ha la peggio. Infatti lestensione del Mediterraneo piccola (non sufficientemente grande) rispetto allestensione dellImpero, n vi sono altre vie di traffico di grandi dimensioni, n vi dipendenza da un particolare prodotto non agricolo.
La via commerciale pu interrompersi almeno per i seguenti motivi: La domanda non riguarda prodotti di prima necessit e quindi vitali alla sopravvivenza come i prodotti agricoli. La domanda pu sostituire un prodotto con altri prodotti tecnologicamente pi validi e di costo inferiore. La domanda pu risentire dellazione, a parit di prodotto, della concorrenza internazionale. I paesi agricoli (ma anche quelli commerciali) si difendono dalla emorragia di ricchezza verso i paesi commerciali con la creazione di unindustria propria sostenuta mediante limposizione di barriere doganali verso le merci estere. Vi possono essere degli imprevisti, come le calamit naturali e le guerre, che incidono sulla accessibilit delle materie prime, ecc.
La difesa ed il mantenimento del canale commerciale avvengono attraverso i seguenti principali interventi: 1. Costituzione di scorte di esercizio. Questo intervento analogo, per certi versi, allo stivaggio dei prodotti agricoli eccedenti effettuato nelle societ agricole per fronteggiare i periodi di carestia. 2. Controllo dellofferta. Allinterno delle societ commerciali industriali, tendono a costituirsi dei monopoli, che controllano il numero totale delle unit di prodotto commercializzato, combattendo qualsiasi tentativo di costituzione di nuovi offerenti. 3. Controllo della domanda. La domanda viene mantenuta il pi possibile allo stato atomico e su di essa si agisce nei seguenti modi principali: - Controllo della liquidit della domanda: si aumenta la liquidit, cio la quantit di denaro disponibile, quando la domanda cala. - Controllo del valore duso che la domanda attribuisce al prodotto: esso aumenta quando aumentano i vantaggi sociali che il prodotto consente. Si afferma quella che io chiamo chiave dellinteresse: un oggetto tanto pi appetibile (quindi di alto valore duso) quanto pi produce dei vantaggi economici sociali, rispetto agli altri oggetti commercializzati (cio un affare). Un tipico elemento della societ commerciale industriale tende a provare per le varie merci interesse paragonabile allinteresse che prova per i generi di prima necessit, fino a ritenere indispensabile munirsi di essi. Ne consegue che aumenta il tenore di vita medio e che le societ commerciali industriali sviluppano forti mercati interni per le proprie merci. 4. Controllo della concorrenza internazionale. La societ commerciale industriale tende ad imporre la libera circolazione e commerciabilit delle sue merci nei vari paesi della terra, attraverso pressioni economico militari. La terra stessa viene presto divisa in zone di influenza controllate dalle varie societ commerciali industriali, mentre viene controllato le sviluppo dei paesi commercialmente non competitivi, adattandolo ai bisogni del paese dominante (neocolonialismo, egemonismo, ecc.). 5. Controllo della competitibilit. Si tende a sostituire nella produzione e nella commercializzazione i prodotti obsoleti con nuovi prodotti (flessibilit). Diviene essenziale la ricerca di essi e lo sviluppo di apparati capaci di produrli
in modo competitivo. Nelle societ commerciali industriali tutto viene analizzato con le stesse metodologie riservate per le merci (mercificazione). 6. Pianificazione. Le societ commerciali industriali tendono a sviluppare organi sensori che forniscono dati sulla commerciabilit delle merci, quindi sullo stato economico interno ed internazionale, di centri di elaborazione di tali dati capaci di dedurre gli interventi pi opportuni, e di organi motori capaci di tradurre le direttive dei centri di elaborazione in modifiche della produzione. Naturalmente vi sono diversi gradi di pianificazione a seconda del grado di libert di iniziativa concessa al privato. Dal punto di vista della pianificazione, gli individui sono delle particelle il cui grado di attivit va controllato (dallo stato) al fine di avere uno sviluppo armonioso e programmato (proprio come lattivit delle cellule controllata da complessi meccanismi automatici negli organismi viventi). Riguardo alla attivit economica, il controllo pu essere diretto, totale o parziale, quando il ceto dirigente dello stato si assume la propriet della totalit o della parzialit dei mezzi di produzione e delle merci. Il controllo , invece, indiretto, quando consentito al privato di costituire propriet, ma sono frapposti ostacoli di vario tipo e opportunamente modificabili a quelli che intraprendono attivit allinterno della societ (tasse, dogane, vincoli ambientali, ecc,). Riguardo alla attivit intellettuale, il controllo mira essenzialmente al conseguimento del consenso con le scelte della classe dirigente, di tutti gli individui. Nelle societ commerciali industriali, accanto alle religioni tradizionali, si afferma una nuova concezione delluomo di tipo materialistico. Essa basata sul concetto di interesse, di cui ho gi parlato, contrapposto al concetto di dovere: linteresse spinge gli individui alle azioni che creano giovamento di tipo materiale nella loro vita presente, mentre il dovere spinge lindividuo ad azioni che non creano tale giovamento per se stesso (lanima, lonore, ecc.). Le scienze, attraverso la sperimentazione diretta, diventano le depositarie delle conoscenze certe, a cui gli individui attingono per risolvere i loro problemi materiali, soppiantando progressivamente le religioni. Lo sviluppo delle scienze quindi sommamente incentivato e ad esse fa certamente riferimento il ceto dirigente per organizzare il consenso. Fra le altre diventano scienze la matematica, la fisica, lingegneria, la chimica, la medicina, la biologia, la psicologia e leconomia. In alcuni paesi tende a svilupparsi una scienza dellateismo da contrapporre alla religione, col proposito dichiarato di prenderne il posto (quasi fosse essa stessa una religione), anche se con risultati inferiori. Come risultato di tutto ci si ha la programmazione dellindividuo, o condizionamento, consistente in una cultura materialistica di base, sulla quale si sovrappongono tante culture diverse, corrispondenti ad altrettante specializzazioni che lindividuo stesso consegue dopo dure selezioni (criterio delluomo giusto al posto giusto). Ad ogni specializzazione si ha una diversa cultura complessiva ed un diverso grado di consenso.
La consistenza, invece, delle societ in competizione, ha subito rapide variazioni a seconda della situazione internazionale e dellingresso nella competizione di altre societ agricole, che sono spinte alla metamorfosi per esigenze di sopravvivenza. Il quadro dinsieme mostra il nostro pianeta (anni ottanta) colonizzato da una foresta di societ umane sempre pi del tipo a pi merci. Queste forme di vita sono identificabili dal tipo di programma di condizionamento impartito alle relative cellule umane, che, pur con le dovute sfumature, sono di due tipi: a regime capitalistico e a regime comunista. Le principali societ del primo tipo (USA, Europa occidentale, Giappone, ) hanno apparati talmente connessi tra loro da costituire in pratica ununica grande Megasociet a pi merci: essa considera la met circa del territorio terrestre come suo territorio interno. In esso le imprese si sviluppano in modo molto rapido, avendo ampi margini di autonomia, dato il loro indiretto controllo. Le principali societ del secondo tipo (URSS, Europa orientale, ) son anchesse talmente connesse da costituire una seconda Megasociet a pi merci: al loro interno, per, le imprese stentano a svilupparsi, avendo ridotti margini di autonomia, data la diretta pianificazione. La competizione internazionale fra queste due Megasociet determina una evoluzione delle loro organizzazioni interne, avvicinandole e selezionando un unico tipo di Megasociet. Infatti, pur essendo competitiva, la Megasociet occidentale deve ridurre lincidenza delle proprie crisi, quindi evitare la crescita incontrollata delle imprese, riducendo i loro margini di autonomia, cio aumentando i controlli. Invece, per essere pi competitiva, la Megasociet orientale deve permettere un maggior sviluppo delle proprie imprese, aumentando i loro margini di autonomia, cio diminuendo i controlli. Appare evidente che queste due Megasociet sono sbilanciate in sensi contrari, in accordo con la loro storia. curioso il fatto che lavvicinamento delle loro organizzazioni interne avviene senza unesplicita ammissione, ma mediante linserimento nel programma di condizionamento di particolari fraseologie che mascherano questo intento. N mancano forme di interazione fra queste due forme di vita, che tendono a modificare il condizionamento delle persone, al fine di convincerli che laltro sistema errato. Va, infine, notato che un pi efficace condizionamento ottenibile con i sistemi di propaganda moderni e, non ultimo, con lavvento dellinformatica.
FINE