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*Quarta 16.2.

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Lezione*

VITTORIO risponde a una domanda sul toilet-training. Si vede soprattutto negli Ossessivi; negli altri bambini, in genere, non molto problematico. Il bambino ossessivo, nel toilet-training, viene sottoposto ad una serie di regole rigidissime, che lui stesso deve prevedere. Il genitore dell'Ossessivo si comporta come se il bambino fosse un piccolo adulto. Il fatto pi tipico in un'educazione ossessiva la pratica d'umiliazione per cui molto facile, in un bambino rigido, perfetto, in cui le uniche sbavature che pu avere sono nel campo che controlla di meno, quello motorio- sensoriale, trovare un terreno fertile. Se il controllo degli sfinteri fosse una questione di pensiero, non avrebbe problemi, invece richiede una coordinazione motoria e sensoriale che aldil della sua portata. Questo l'unico punto dove, effettivamente, non pu corrispondere alle aspettative, rigorose ed esigenti, dei genitori. Il risultato che ogni situazione di questo tipo accompagnata a disgusto, schifo e umiliazione. Diventa un fattore critico per molti bambini ossessivi. Nei fobici, invece, in cui il fatto sensoriale permesso, anzi primario, accade il contrario: acquistano il controllo degli sfinteri in tardissima et, e possono essere enuretici fino a 15 anni. Nonostante let non si hanno conseguenze di alcun tipo allinterno della famiglia, anzi, se il ragazzo bagna ancora il letto la madre molto pi affettuosa, la mattina gli porta la colazione in camera. Negli ossessivi, invece, esattamente l'opposto, poich una cosa che va aldil delle possibilit di controllo del bambino: anche se sveglio, impiega un maggior lasso di tempo ("maggiore" relativamente alle abitudini ossessive) a coordinare gli sfinteri, ed una pratica connessa direttamente con la contaminazione e il disgusto. Nella famiglia ossessiva non accade come in certe culture, in cui i genitori sono orgogliosi di sporcarsi con le feci del figlio, come fosse un gesto di contatto. Il genitore ossessivo comunica un gesto di disgusto, ribrezzo nel momento in cui deve occuparsi del bambino. Ho visto molte fobiche enuretiche fino al momento del matrimonio. Poi, con il matrimonio, passava tutto. Una, ricordo, stata enuretica fino a 10 anni dopo il matrimonio, ha smesso solo con il divorzio. Era chiaramente una messa alla prova del marito che, per andare a dormire, si doveva vestire come un palombaro. Influenza dellAttaccamento sullo Sviluppo L'Attaccamento ci interessa sia dal punto di vista della Psicologia infantile, poich essenziale per comprendere lauto-organizzazione di significato (essendo uno dei fattori che maggiormente linfluenza), sia per quanto riguarda la Psicopatologia adulta, poich non c' differenza tra Attaccamento maturativo e Attaccamento dell'et adulta. Oggi l'Attaccamento viene visto come un sistema unitario. L'Attaccamento rimane costante nel corso della vita, anche se va incontro ad articolazioni, a maggiore astrazione, e cambiano i contenuti in base ai temi che lindividuo progressivamente sviluppa. La modalit generale del costruire, mantenere e rompere una relazione rimane costante. La modalit pu articolarsi, ma non cambia il modo di dare senso alla esperienza in corso: queste sono le coordinate invarianti del senso di s.
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Non c' un'et pi sensibile, uno sviluppo epigenetico, come una pallina che scende da un pendio in cui, all'inizio, ha le massime potenzialit, deve ancora percorrere la strada quindi, teoricamente, tutti i percorsi compatibili con la gravit vanno bene, ma ad ogni piccolo passaggio che fa, diminuiscono drasticamente le potenzialit che ha. Fra tutti i possibili sentieri inizia a strutturarsene uno e ogni passo, in qualche modo, determina il successivo. Il discorso epigenetico lo faceva Worthington, con l'immagine della pallina che scende da un pendio. Sebbene le possibilit siano inizialmente molte, ogni passaggio diventa determinante perch, se la pallina viene spostata di poco, di un centimetro, in quel centimetro vi pu essere un grano di polvere che lha deviata sensibilmente verso destra, e tutto un intero range di passaggi che deviavano verso sinistra sono perduti. Si gioca tutto su questa traccia dove, a sua volta, anche un piccolo passaggio pu determinare nuovamente un'esclusione. Quello che incredibile dello sviluppo come minuscoli cambi, che possono apparirci accidentali sul percorso evolutivo, possono determinare grandi variazioni in et adulta. E questa la caratteristica pi tipica: quando la palla in pieno percorso, una piccola variazione, all'inizio, produce un cambio d'itinerario completo. Alcuni periodi sono particolarmente sensibili. Ogni fase dello sviluppo ha il suo problema, il suo tema per cui, in ognuna di queste, il bambino deve cimentarsi con difficolt che, successivamente, definiranno pi chiaramente il percorso, a seconda che siano o meno alla sua portata. Questo fattore una variante che cambia tutto, perch dipende dal tipo di situazione emotiva che il bambino ha in casa. La sua difficolt non pu essere definita oggettivamente: se un bambino ha un attaccamento poco supportante in casa, anche una difficolt banale pu non essere alla sua portata, mentre un altro, che ha un attaccamento diverso, sicuro, pu cimentarsi con difficolt grandissime, che non sarebbero oggettivamente alla sua portata. I danni pi grossi vengono fatti negli anni prescolari, perch il bambino pi indifeso, e soprattutto non ha una buona demarcazione tra s e gli altri. Questo chiaro dall'atteggiamento dei genitori che vogliono ridefinire le emozioni del bambino: ci riescono fino a che il bambino non ha acquisito la distinzione interno - esterno, che avviene attorno ai 4-5 anni. L'attaccamento si stabilisce fino a questa tappa. E' anche la prima parte del pendio pi generico, dove minime variazioni della partenza della pallina determinano traiettorie intere: una tappa, questa, importante anche per l'influenza che avr sulle successive, determinando persino il range di possibilit cognitive dove ci si dirotter nella fanciullezza. Superati i 4-5 anni det, con l'emergere del pensiero concreto, estremamente strutturante, che consente al bambino la classificazione totale del mondo (gioco dei perch), lattaccamento patogeno produce una circuitazione delle capacit cognitive come reazione ad un problema. Un bambino che ha un grosso stress emotivo deve utilizzare tutte le capacit cognitive che ha per controllarlo e, quindi, non le pu impiegare nell'articolare o esplorare altri domini conoscitivi. Per questo, poi, rimane molto concreto: non un problema d'intelligenza e, purtroppo, influenza anche la fanciullezza. Non necessariamente un bambino evitante, ad esempio, diverr un depresso o svilupper un qualsiasi tipo di patologia; queste sono principalmente determinanti di personalit in termini di Significato Personale. Le modalit con cui questo viene elaborato - in forma normale, nevrotica o psicotica - dipendono dal tipo di capacit di sequenzializzazione che si sviluppata, dal livello di astrazione o concretezza, ma di per s non dipendono dal tipo d'attaccamento. L'esempio pi tipico rappresentato da Beethoven, che consideriamo geniale, il quale ha avuto un tipo d'attaccamento distorto: aveva un pap ubriacone che non lo guardava, la mamma che non lo ha mai considerato per 5 anni, aveva sicuramente un attaccamento altamente patogeno. Questo non ha limitato la sua espressivit, anche se dal punto di vista affettivo non era affatto funzionale: non ha mai avuto una vita sentimentale. Per, considerando il punto di partenza, considerando il livello patogeno del suo attaccamento, questo poteva essere compatibile con lo sviluppo di un individuo
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affetto da depressione endogena ricoverato per 20 anni in manicomio. Beethoven stato un bambino che a 5 anni non aveva nessuno che si prendesse cura di lui. Quindi, da questo punto di vista, non c' una correlazione. La correlazione esiste sui temi di significato che poi si andranno a sviluppare, come fossero dei marca passi. Le emozioni che si differenziano in pattern d'attaccamento come questi, che chiamiamo evitanti, sono emozioni che si stagliano sulle altre, diventano catalizzatori che influenzano il differenziarsi delle altre. Organizzazione unitaria del dominio emotivo Si detto che l'attaccamento dovrebbe essere inteso in senso esplicativo, come un sistema autoreferenziale per la costruzione di un senso di s, con una intercorrelazione tra attaccamento e costruzione del s. Nell'et adulta ci sar, poi, una intercorrelazione tra attaccamento e mantenimento del senso di s che si strutturato. Questa una spiegazione di tipo ontologico, basata sulla modalit di organizzazione dell'individualit, ma, da un certo punto di vista, l'attaccamento pu essere concepito anche in senso epistemologico, conoscitivo, come se l'attaccamento fosse lo spazio epistemico in cui vivono animali con un livello d'intersoggettivit molto complessa come la nostra. L'attaccamento definisce uno spazio, una dimensione emozionale che si struttura in un continuum d'avvicinamento-allontanamento, intendendoli non soltanto in termini fisici ma, pi tipicamente, in termini emotivi di uno spazio intersoggettivo, visto che questo uno spazio in cui i membri sono in una coordinazione consensuale reciproca. Da questo punto di vista le emozioni possono essere viste come dei modulatori dell'attaccamento. Se considerate l'attaccamento come uno spazio epistemico che ha, da una parte avvicinamento attaccamento e dall'altra allontanamento - separazione, lo spazio un continuum che riunisce tutte le emozioni. Vi sono emozioni, come la paura, che promuovono l'avvicinamento; altre, come la rabbia, promuovono la separazione; tutte quelle intermedie, come la curiosit e la tristezza (questultima facilita lattaccamento), sono una via di mezzo. Vi sono emozioni che, dal punto di vista generativo, sono poco attivanti, producono un rallentamento e quindi come se fosse necessaria la presenza di una base sicura. La paura, la disperazione e la tristezza, facilitano molto l'attaccamento: il bambino pi attaccato alla madre quello impaurito. Questa, nelle famiglie fobiche, la regola; infatti, i bambini pi che essere protetti, vengono spaventati: il miglior modo di proteggerli. E' uno dei modi con cui pi difficilmente il bambino si allontana, di sua iniziativa, dalla base sicura. Ma anche un bambino triste, disperato, limita il suo raggio d'azione, e cerca di mantenersi vicino. Tutte le altre emozioni come la rabbia, il disgusto, la curiosit, sono attivanti e modulano verso lallontanamento, la separazione. La rabbia unemozione che gli A4, i bambini con attaccamento compiacente (con organizzazione DAP), difficilmente hanno, perch la rabbia il massimo di separazione emotiva che si pu avere con una persona: nel momento in cui si prova rabbia per una persona, con l'intenzione di colpirla, per il piacere di farlo, la coordinazione consensuale si praticamente interrotta; il momento massimo di separazione. E' interessante vedere come, nei bambini A4, la rabbia poco sviluppata; un'emozione che non prende mai spazio, coincide con il sentirsi completamente non sintonizzati sulle aspettative dell'altro, portando quasi ad un senso di confusione, ad un senso di non sentirsi. La paura, invece, ha un'attivazione incompatibile con la rabbia. La rabbia l'emozione pi attivante che ci sia, una delle emozioni pi energizzanti. Un attacco d'ira vero e proprio, in quanto tale non molto frequente, va distinto da altre emozioni; spesso viene presa per rabbia, ad esempio, la protesta, ma una reazione di protesta pi sul piano della disperazione. Quelli che dicono: "Piango per rabbia", piangono come il bambino separato dalla madre che all'ospedale (Spitz, Bowlby). Il

bambino che piange, urla e sbatte i giocattoli per terra quando non glieli danno, non prova rabbia ma esibisce un comportamento aggressivo, retto da una emozione di disperazione e protesta. Un comportamento aggressivo retto da un'attivazione di rabbia incompatibile con la paura, si vede nettamente (una delle cose che faremo qui, all'inizio, proprio la ricostruzione del nostro stile aggressivo). L'attivazione della rabbia e quella della paura sono incompatibili, o c' l'una o c' l'altra, mai simultaneamente; possono essere presenti in sequenza se c' la condizione per cui alla paura si tolga qualsiasi possibilit d'evitamento. Ogni emozione si accompagna ad una disposizione corporea, oltre che ad un pattern d'attivazione. La disposizione corporea della paura caratterizzata da uno stato d'allarme interno con ipertensione e tachicardia, e tutta l'energia orientata verso due direzioni: la prima la fuga, ma se questa impossibilitata si deve attaccare per forza; in questo senso la rabbia sequenziale, si pu attaccare soltanto se viene bloccata ogni possibilit d'evitamento. DOM: "Ci possono essere situazioni in cui n la fuga n l'attacco sono possibili, in questo caso si possono avere malattie anche psicosomatiche? VITTORIO: Certo, per l'attivazione la vedi subito, uno che ha paura si vede. Una persona pu dire: "Oggi mi sono preso un'arrabbiatura con mia moglie!" Bisogna vedere come era arrabbiato, se aveva il groppo in gola, gli batteva il cuore, le gambe gli tremavano, questo uno stato d'allarme, mentre la rabbia un'emozione vicinissima ad un eccitamento maniacale: si espansivi, non si sente pi la fatica, fame, sete, come se ci si fosse fatti due grammi di cocaina in una volta; le forze sono centuplicate, la lucidit maggiore, tutto per pochi secondi, nell'acme dello scoppio di rabbia, ma sono inconfondibili. Un mio paziente, in un attacco di rabbia, riusc a sollevare un motorino con una mano, mentre parlava, spaventando chi lo stava a guardare, e il paziente se ne accorse solo dall'espressione facciale che l'altro aveva. La rabbia ha un'attivazione completamente diversa dalla paura, come non sentirsi il corpo. I pazienti che si sentono la gola strozzata, hanno delle rappresentazioni di paura: "Adesso che succede? Va a finire male!". Grosso modo si arrabbiano tutti, quelli che si arrabbiano meno, nel senso di provare rabbia, sono i DAP, ma provare rabbia diverso da avere un comportamento aggressivo, perch quest'ultimo pu essere anche retto da altre emozioni, non necessariamente dalla rabbia. Una anoressica, per esempio, molto aggressiva, per prova molto poca rabbia. La sua aggressivit fatta per mettere alla prova il partner, ed molto attenta, anche per modificare la tensione, diminuirla, altrimenti la reazione che pu produrre non pi significativa perch diventa una reazione di esasperazione dell'altro e basta. Quindi attenta a passare da momenti di aggressivit a momenti di accudimento, per poi riprendere, per cui non c' rabbia. L'attaccamento, in realt, andrebbe visto, come diceva Bowlby, come una teoria integrativa dellintero sviluppo, come una cornice integrativa. L'attaccamento mette insieme un po' tutto: la costruzione del senso di s, orienta i processi cognitivi e la differenziazione dello sviluppo emotivo; proprio una teoria integrativa dello sviluppo, che prende in considerazione i vari livelli simultanei in cui lo sviluppo si svolge. Attaccamento e sistema del Self L'attaccamento lo abbiamo considerato come fosse l'elemento che caratterizzava il medium in cui il bambino veniva a differenziarsi e ad organizzarsi. E importante rivolgere l'attenzione al sistema bambino, partendo dall'inizio, per tratteggiare in generale come fatto l'emergere del sistema Self. Abbiamo visto che la condizione necessaria perch il sistema Self emerga, un pattern di attaccamento, qualunque esso sia. E il requisito indispensabile perch emerga un senso di s strutturato. Vediamo i vari aspetti che definiscono il sistema del s. Il Self stato un argomento sempre molto controverso. Lo stato all'epoca della rivoluzione cognitiva in cui veniva assimilato al self-concept, una teoria su di s dove veniva equiparato agli
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aspetti del pensiero logico; non si diceva perch non veniva preso in considerazione lo sviluppo, ma sostanzialmente significava che, perlomeno fino all'emergenza del pensiero concreto, era come se non ci fosse un possibile senso di s, come se un bambino, fino a 5-6 anni di et, ne fosse sprovvisto. Era una specie di insieme di corollari ed assiomi che un individuo si era ricavato su di s. Si trova ancora scritto cos e connota l'aspetto squisitamente razionalista, come se il s, come teoria, come self-concept, fosse il programma di base che gestisce il computer, che permette poi l'accesso a tutte le altre attivit; in genere visto in questo modo. La situazione non migliora dopo la fase razionalista pi rigida, cio in quella chiamata postmoderna in assoluto, in cui domina l'aspetto decostruzionista, per il quale il Self non esiste, semplicemente un'illusione dell'individuo. Quello che noi chiamiamo Self un intreccio di conversazioni, un nodo conversazionale, sia quando l'individuo incontra altra gente, sia quando parla con se stesso; il punto d'intersezione di questa conversazione quello che io ritengo essere me. Altri arrivano ad ammettere il Self, ma dicono che se esiste sicuramente frammentato, fatto da un insieme di cose distinte: il senso di s, l'immagine di s e cos via. Non sanno spiegare come mai questo insieme di cose frammentate abbia, nel tempo e nello sviluppo, la tendenza a comportarsi unitariamente. Questo perch vi difficolt a considerare la processualit. Bisogna scegliere se intendere il metodo scientifico come descrizione delle apparenze fenomeniche, o intenderlo come spiegazione del perch quelle apparenze fenomeniche capitano in quel modo l. Di fatto, coloro che hanno la tendenza a vedere il Self come non esistente o frammentato fanno coincidere quasi tutto con il metodo di tipo descrittivo in cui, se uno si ferma alle apparenze fenomeniche, vede soltanto quelli che James chiamava: gli aspetti sostantivi della coscienza, grappoletti di pensieri, d'immagini, ricordi, un fluire di cose frammentate, sparse. Non vede mai gli aspetti transitivi che si mantengono sempre costanti malgrado questa variabilit d'immagini e pensieri che si susseguono (il senso di permanenza, di continuit del s), nel tempo e nello spazio. Quelli, all'osservazione momentanea, non appaiono mai. Soprattutto se non estendiamo l'osservazione del soggetto per un tempo apprezzabile, longitudinale. Sono sempre aspetti che non possono essere colti con la stessa pregnanza con cui si coglie un grappolo di pensieri, perch sono aspetti in movimento, processuali, che si muovono nel tempo, la cui caratteristica proprio il modo in cui si muovono, per cui se si cerca di fermarli non si vedono pi. Questo sempre stato il problema fondamentale, il problema di base della psicologia. Quando si parlava dell'approccio epistemologico avanzato da Von Wright, menzionavo la differenza tra spiegazione (understanding) e come le spiegazioni, a loro volta, possono essere aristoteliche o galileiane. Il piano descrittivo ha trasformato la psicologia prevalentemente in un insieme di spiegazioni galileiane, che sono essenzialmente descrittive, dell'andamento dei fenomeni. Questo stato fondamentale. La scienza cambia completamente quando ci si pone nell'atteggiamento descrittivo di Galileo; fino ad allora c'era stato l'atteggiamento esplicativo, metafisico, del perch aristotelico, il quale si era gi accorto della gravit dei corpi, ma si chiedeva anche il perch i corpi cadevano. Mentre Galileo non era interessato al perch, ma al come. Nasce cos la fisica moderna e noi abbiamo trasportato, in questo secolo, la metodologia galileiana descrittiva nel campo psicologico che un campo evidentemente processuale. Non si differenziano i prodotti dal processo che li produce. Identificare Self e conversazione significa non distinguere il soggetto ordinante dall'esperienza ordinata, equipararle allo stesso modo. La conversazione un'esperienza ordinata, non identica al soggetto che la ordina, n logicamente n epistemologicamente. Questo era per fare un preambolo sul problema del Self; lo trovate ancora oggi in quelle che si chiamano psicoterapie costruttiviste. Da una parte vi un gruppo di autori che considera il Self come un processo organizzato, dotato d'unitariet, continuit, ecc. e dall'altra un gruppo che lo considera semplicemente un resoconto narrativo, con il tema dell'identit tra Self e storia, come se la storia fosse l'identit della persona, non distinguendo tra soggetto ordinante e esperienza ordinata. Il Self, come lo vediamo oggi nell'uomo, il risultato di un lungo processo evolutivo all'interno di una specie definita, i primati, che vive in un mondo intersoggettivo in cui il mentalismo nasce
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proprio come modalit di aumentare la coordinazione consensuale reciproca; nasce con la finalit di manipolare pi efficacemente la relazione con gli altri in modo che sia pi efficiente la coordinazione. Ci assume le forme che conosciamo nel primate uomo, grazie all'emergenza del linguaggio, che d forma alla coscienza come l'intendiamo, il linguaggio tematico e coscienza tematica. A sua volta i cambiamenti del linguaggio, e il passaggio dall'oralit alla scritturalit, rendono pi complessa l'articolazione della coscienza, fino ad assumere le caratteristiche che hanno portato alla coscienza contemporanea. Il Self un processo, un sistema multimodale, che convoglia diverse dimensioni conoscitive. Non soltanto dimensioni conoscitive esplicite, quindi legate al pensiero o direttamente legate all'intervento della coscienza propriamente detta, ma anche tutte le forme conoscitive implicite, cosiddette non soltanto perch motorie, sensoriali, emotive, neurovegetative, ma anche perch non richiedono, per il loro svolgersi, l'intervento della coscienza, conoscenza tacita o procedurale. S Narratore e S Protagonista Il Self multimodale e multilivellare. Multimodale perch la conoscenza non solo cognitiva, ma anche emotiva, sensoriale, percettiva, cenestesica e procedurale. E multilivellare perch l'emergenza del linguaggio, e l'articolazione che ha avuto, fa s che per noi l'esperienza si svolga costantemente e simultaneamente su un doppio livello: quello dell'esperienza immediata e quello dell'immagine cosciente che abbiamo di noi, con la differenza che l'esperienza immediata non legata all'intenzionalit, fluisce per conto suo, in maniera continua e incessante; mentre l'immagine cosciente di noi sempre un passo indietro rispetto all'esperienza immediata, perch deve continuamente riordinare il momento attuale che intanto gi andato avanti. Come diceva George Herbert Mead, questo aspetto del doppio livello, che caratterizza il sistema del Self, credo che sia una prerogativa specificamente umana e ha vantaggi e svantaggi. Una delle cose che l'evoluzione ci ha insegnato, come processo che porta la vita sulla terra, che non c' stata mai nessuna emergenza evolutiva che abbia coinciso solo con vantaggi, ogni emergenza di una forma nuova ha avuto vantaggi e svantaggi. Il primo vantaggio sicuramente la capacit di coscienza riflessiva, che consiste nella capacit, che ognuno di noi ha, di potersi vedere dal di fuori. E' quella che si connota nella dialettica tra il S Narratore e il S Protagonista. Il S Protagonista quello che esperisce, quello che sente le cose, l'esperienza immediata; il S Narratore quello che ordina tutto ci: per es., il S Protagonista quello che si sta arrabbiando in presa diretta con un amico, e il S Narratore quello che, un secondo dopo, comincia a spiegarsi perch si sta arrabbiando, cosa successo, che gli ha fatto che non doveva fare. Questo fenomeno si verifica di continuo, c' uno splitting tra S Protagonista e S Narratore, non ci sono pause del tipo mezzora l'uno e mezzora l'altro ma si verifica nel mentre si vive qualcosa. Facciamo sempre questo spostamento, anche per correggere il tiro, per renderci conto di ci che sta accadendo. Tutto ci produce insieme un notevole senso di coscienza di s e di controllo per, allo stesso tempo, consente di sperimentare una divisione al centro di noi, una separazione. Tanto pi riusciamo a farlo, tanto pi siamo un passo al di fuori di noi che ci vediamo mentre sentiamo. Non ci vediamo dopo aver sentito ma mentre stiamo sentendo, riusciamo a vedere come siamo mentre sentiamo. Qui gli svantaggi e i vantaggi sono quasi inscindibili, perch, al tempo stesso in cui io mi vedo dal di fuori mentre sto sentendo, ho il senso di avere un controllo su di me e una capacit di comprensione su di me che mi d un senso di pienezza ma anche di peso, di carico, di separazione da me. Questa coscienza bipartita stata sempre la gloria e la condanna, la gloria e la croce. Il senso d'estraneit da noi stessi non ci sarebbe senza questo continuo processo.
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Gran parte del senso di inutilit, oggi, dipende da questa grande e complessa capacit di splitting, dove il S Protagonista e il S Narratore continuamente svuotano di significato le cose. Anche di fronte alla banalit pi grossa, tipo cosa fare stasera, se andare al cinema o stare a casa da protagonista, quindi a livello d'esperienza immediata -, tutto vissuto in senso di necessit per cui tale decisione, nel modo in cui la sento, vitale ma, appena passo a spiegarmela, a raccontarmela, a vederla, quella necessit diventa gratuita, nel senso che posso farlo, non farlo, rimandarlo. Questo uno splitting, un'oscillazione continua che abbiamo, che molto forte. Spesso il senso di pienezza d un consistente strascico di peso da doversi gestire. Conoscenza Procedurale e Conoscenza Esplicita C' un'altra cosa importante: il disavanzo tra i due, in termini quantitativi (fra il livello del fluire dell'esperienza e l'immagine cosciente di s), un disavanzo molto grosso, nel senso che la parte di conoscenza tacita, procedurale, quella che non richiede l'intervento della coscienza molto pi grande, in quantit, di quella di cui siamo direttamente coscienti. Facciamo un esempio banale: il processo di pensare. Si pensa continuamente, anche se non si coscienti di tale processo, ma solo dei suoi prodotti. Lo stesso vale per i processi che riguardano le emozioni: si completamente non coscienti del modo di emotioning, si coscienti dell'emozione prodotta quando emerge in coscienza. Anche sulle attivit quotidiane, quelle che ci sembrano pi coscienti (pensiero ed emozionalit), si sempre coscienti dei prodotti, mai di come si svolge il processo. Nessuno sa perch, per esempio, una persona partita alle 4 pensando una cosa, e alle 7 si trova da un'altra parte. Si ha un sentiero fatto di prodotti, di segnali da seguire, ma il perch non lo sapr mai. E' lo stesso per quanto riguarda l'attivazione delle immagini delle singole emozioni, dall'emozionalit. Non parliamo, poi, di tutto quello che meno presenta l'attenzione selettiva parlavo del pensiero e delle emozioni, tutto ci che si svolge costantemente nello sfondo, nel retrobottega. Oggi sappiamo, da tutti gli studi sull'immaginazione, che c' sempre un processo di ricombinazioni di immagini sullo sfondo, su quello che si chiama sogno ad occhi aperti, di cui diventiamo pi consapevoli quando siamo immersi in attivit automatiche, che richiedono solo il 30% della nostra attenzione. L diveniamo consapevoli di questo sfondo, di cose che vanno, vengono, c' un miscuglio di ricordi, di scenari fantastici. Maggiormente siamo immersi in un compito, pi queste ricombinazioni di immagini sullo sfondo scompaiono completamente anche se continuano, come attivit di fondo, a riverberare. La conoscenza procedurale, invece, associata all'abilit motoria, agli skills, per esempio la conoscenza legata all'abilit motoria di uno sciatore, che non la potrebbe mai descrivere perch non spiegabile: non possibile descrivere il modo in cui riesce a fare una curva, bilanciando peso, baricentro, velocit, inclinazione, pu solo farlo vedere e lindividuo impara soltanto imitando le sue posizioni. Sono gli esempi pi tipici di conoscenza procedurale. Finch li vediamo su fatti, tipo abilit motorie tecniche, sembrano ancora plausibili, ma la cosa interessante che anche la maggior parte di attivit emotive importanti, che non richiedono abilit tecniche particolari come lo sciare ma sono semplicemente aspetti emotivi, rilevanti ma che non raggiungono una soglia tale da richiedere che uno si metta a tavolino ad affrontarli, vengono generalmente affrontati e gestiti in termini di conoscenza procedurale, senza che uno sappia minimamente come lo ha fatto. Di questo abbastanza difficile parlare se nessuno abbandona i terreni del linguaggio tecnico, di conoscenza procedurale e di conoscenza legata agli skills. E' molto di pi, conoscenza che ci porta ad affrontare anche situazioni emotive di una certa rilevanza, senza che esse raggiungono un'intensit che richiede, per esempio, un cambiamento dell'organizzazione della nostra settimana. Vi posso fare un esempio personale che mi ha molto colpito, ed recente. Mi sono accorto dopo un anno e mezzo di ci che ho fatto, e questo l'altro elemento misterioso della conoscenza

procedurale e di tutta la conoscenza tacita: che lindividuo impiega molto tempo a realizzarlo, deve essere passato un sufficiente lasso di tempo dall'episodio per poterlo leggere dal di fuori. E stata l'occasione in cui abbiamo traslocato in questo studio nel '95. C'era una sindrome quasi da lutto: abbandonare via degli Scipioni, che sta a 50 metri, per venire qua. Era un lutto perch stavamo l da 20 anni e ovviamente cera un enorme difficolt nello staccarsi affettivamente da un posto. Quello che mi ha colpito, e che ho capito dopo, quello che ho fatto: noi abbiamo traslocato a Maggio, e a Dicembre, sei mesi prima, mi hanno dato le chiavi di questo posto. Io avevo gi scelto la mia stanza ma solo sulla piantina, lappartamento non l'avevo mai visto. Dovevo venirlo a vedere per decidere come andava ristrutturato, come lo volevo. Sono riuscito, per sei mesi, a non venirci mai: sono stato fino al giorno del trasloco senza avere l'immagine del posto in cui sarei andato. Non sapevo dove andavo, non c'era l'alternativa, quindi rimanevo nell'altro posto. E per una coincidenza di fatti, senza accorgermi, ho fatto s che, proprio il 1 Maggio, venissero a trovarmi il mio amico elettricista e il mio amico falegname, e ho fatto tutto in due ore, lasciando tutti i miei colleghi di l, cos non ho visto mai l'altro posto vuoto. Mentre gli altri colleghi mi dicevano: "Che tristezza vedere l'altra sede vuota!", io me la ricordo piena, l'ho lasciata che tutti gli altri lavoravano. Ho ridotto il distacco al minimo essenziale, alle tre ore del trasloco. Il tutto senza accorgermi, anzi, fatto prendendomela con me stesso, nel senso che avevo queste chiavi, e magari pur avendo un'ora vuota mi dicevo: "Ma che ci vado a fare, con una sola ora di tempo ci vado domenica mattina, con calma". La domenica ci andavo ma, casualmente dimenticavo il metro e me la prendevo con me stesso perch mentivo ai colleghi dicendo che avevo visto il posto, che era bello, e mi rimproveravo di prenderli in giro. Negli ultimi tempi non mi piacevo come persona: incurante di tutto, mentre i colleghi avevano fatto la loro parte io non ero stato neanche a vedere il posto. Mi sono accorto un anno e mezzo dopo, parlandone con M., una mia collega, mi ha fatto notare che cos io non avevo mai visto la nuova sede, non avevo visto la vecchia vuota quindi il distacco stato di tre ore. In termini di economia, di adattabilit, stato ideale e, se ci avessi pensato, non l'avrei mai fatto, non sarei mai riuscito a farlo. Questo rientra nella gestione di aspetti emotivi rilevanti, anche se non raggiungono una intensit tale che vi si debba dedicare come fosse un distacco affettivo nei confronti di una persona. E quello che si vede che, quando si funziona come conoscenza procedurale, si funziona sempre meglio: nello scendere il pendio, si prende il percorso di minor attrito della pallina, si prende proprio quello pi naturale. Questo esempio che faccio d veramente il senso di coabitare con un'altra persona, di avere un doppio senso di noi - uno che vive le cose, uno che le spiega -, tanto da dare l'impressione di vivere con uno sconosciuto, abitare con una persona che si conosce entro certi limiti. C' una buona tollerabilit, se non altro non c' alternativa, non c' divorzio possibile. Un'altra considerazione importante da fare riguarda il problema della conoscenza tacita, o conoscenza implicita o procedurale. E' un modo anche per abbandonare il riferimento all'inconscio psicanalitico che sottolinea una differenza nella concezione di fondo della mente e riguarda anche il discorso epistemologico. Il concetto di inconscio psicanalitico un concetto di inconscio energetico, dove il gioco quello delle forze contrapposte. E' un inconscio di cariche energetiche, mentre noi parliamo di un tema conoscitivo, di una dimensione non energetica ma informatica che ha un modello di funzionamento della mente fondamentalmente diverso. E' diverso anche il ruolo, perch l'inconscio psicanalitico ha un contenuto che non arrivato ancora a maturazione, a completa espressione. Questo un punto essenziale, come se il destino di tutto ci che inconscio o procedurale, fosse quello di arrivare a fine maturazione e diventare conscio ed esplicito. Questa una fallacia razionalista: l'unica dimensione in cui esiste la conoscenza la conoscenza piena, logica, mentre tutte le altre forme di conoscenza sono ignoranza, finch non arrivano a questa. E' una concezione unilaterale, univoca della conoscenza, vista unicamente come conoscenza logica. Il tema per noi un altro, e si basa sulla considerazione del livello logico come di tipo sottoordinato, mentre il livello del pensiero implicito, procedurale, tacito il livello di pensiero superordinato.
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Hayek ha descritto il seguente tema: il primato nel funzionamento mentale, e ci che permette l'elaborazione di astrazione, non del pensiero logico ma della trama di riferimento che gli data dal pensiero sensoriale, motorio. Questi danno le coordinate di base, dello spazio, del tempo, le coordinate di dimensioni culturali e sociali in cui uno vive. Proprio grazie a questa rete, o cornice, fornita costantemente da questo tipo di pensiero, detto anche pensiero narrativo nella forma pi ampia, il pensiero logico pu concentrarsi nello studio delle varianti. Come se uno desse una trama di riferimento di fondo e su quella trama l il pensiero logico pu specializzarsi nel riconoscere le regolarit, le correlazioni, le distinzioni, quelle che rimangono, quelle che cambiano. In altre parole, i prodotti della conoscenza oggettiva, o esplicita, sono prodotti dei processi taciti che sono in continuo svolgimento. Tornando all'esempio personale che vi ho raccontato poco fa, all'inizio me la prendevo con me stesso pensando di essere impossibile perch mentivo agli amici, poi seguito un periodo di sconcerto, e alla fine ho capito. Tutti i procedimenti logici sono stati, volta per volta, l'espressione del piano che andava in simultanea e che, di fatto, era quello che mi ha guidato a fronteggiare la situazione di distacco. Quello che ho potuto vedere che ho cambiato vari modi di riferirmelo a livello logico ed era su questo livello che esprimevo il modo in cui cercavo di appropriarmi, di dirmi quello che stava succedendo in me stesso; ci che io comunque sentivo che si stava svolgendo, non riuscivo bene a riferirmelo ma si svolgeva. Se la conoscenza logica, il pensiero logico un prodotto della cornice di riferimento che d costantemente l'elaborazione procedurale, i processi taciti non potranno mai raggiungere un livello di coscienza esplicita perch come se essa stessa ne fosse il prodotto. Il massimo che i pensieri taciti potranno raggiungere a livello di coscienza esplicita sar sempre a livello di conoscenza paradigmatica, saranno sempre inferenze su ci che uno ha provato, su ci che uno poteva aspettarsi, su come poteva avvertire quella fase della sua vita, ma comunque inferenze, costruzioni, teorie. Il livello dell'immediatezza, a parte il viverla momento per momento, non entra mai a far parte logicamente del nostro livello di coscienza logico-astratta. A questo livello arriveranno sempre teorie, inferenze su quello che abbiamo sperimentato. Lo stesso discorso vale per quanto riguarda unemozione di cui lindividuo parli a se stesso; lo stesso parlarsene non pone a livello logico, ma traduce in equivalenti logici, concettuali, le sensazioni viscerali, sensoriali o di tonalit emotiva che si avvertono. A livello logico compariranno descrizioni concettuali, anche fondamentali, di quelle sensazioni viscerali, per cui si imparer a distinguerle da altre simili ma si continueranno a sentire. A livello logico quello che appare sono le spiegazioni su come quel sentire di quella volta stato diverso da una volta precedente, analoga, ma quel sentire l rimane al momento in cui lo si vive e basta. A volte si pensa, per influenza psicanalitica, che un'emozione diventa un'altra cosa semplicemente perch come se la si portasse a completa maturazione e da tacita diventa esplicita. Tutto il livello d'immediatezza rimane sempre implicito. Su questo punto ha fatto la rivoluzione, in questo secolo, Heidegger, con la sua distinzione tra ontico e ontologico. A partire dal periodo post-kantiano fino ai giorni nostri, abbiamo sempre confuso l'ontico con l'ontologico. Con ontologico s'intende l'esperienza diretta, mentre con ontico s'intende il parlarne. Noi ci siamo comportati, da dopo Kant in poi, come se il mondo fosse pieno di oggetti ontici, sparita l'ontologia che questa irripetibilit dell'essere, dove conoscere esistere e, in quanto tale, solo una piccola parte pu essere verbalizzata. Tutta la rivoluzione di Heidegger stata quella di richiamare la distinzione irriducibile tra ontologico e ontico; certo, il linguaggio lo strumento di trasformazione ontica per eccellenza perch, per sua natura, separa il contenuto affettivo dall'informazione e rende l'affettivit stessa una informazione. E' lo strumento per eccellenza con cui tutto viene trasformato alla stregua di concetti che possono essere trattati come oggetti nel mondo esterno.

I modi che abbiamo di spiegarci e riferirci l'immediatezza del nostro vivere ci consentono di articolarla di pi, non che la trasformiamo e che l'immediatezza diventa appartenente ad un altro livello, che diventa conoscenza oggettiva; sono due livelli intercorrelati ma distinti. La conoscenza tacita stata la conoscenza di base del regno animale fino alla nascita del primate parlante; fino ad allora tutto il mondo animale stato conoscenza procedurale anche complessa. I nostri cugini non parlanti non sono diversi, lo scimpanz ha una capacit di mentalismo pari ad un milionesimo della nostra, quindi va avanti con il 99.9% di conoscenza procedurale, per non parlare degli altri animali che, pure, hanno comportamenti molto complessi. Per questo il termine istinto sempre stato un concetto che non ha spiegato nulla. Si pensi al ciclo riproduttivo dei salmoni, che percorrono migliaia di chilometri per andarsi a riprodurre nello stesso fiume in cui sono nati. Un istinto che possa reggere un intero ciclo di vita diventa "buffo". La storia della conoscenza stata sempre questa; impossibile che noi l'abbiamo completamente cancellata e che sia diventata solo conoscenza esplicita. La conoscenza esplicita sicuramente la componente minore del nostro bagaglio. Come la macchina in cui il volante, l'acceleratore e il pedale sono parti importanti per il controllo, ma sono la parte minoritaria rispetto a tutta l'organizzazione dell'auto. Noi tendiamo a perdere di vista questo aspetto. L'altro punto importante : quande che inizia a comparire, quando possiamo attribuire un s ad un bambino? Questa una cosa molto controversa, occorre mettere dei paletti distintivi. Vi sono molti studiosi del Self che lo considerano proprio un elemento basico. Quando possiamo attribuire ad un bambino le capacit di uno che ha un senso di s, e che quindi agisce con un minimo di quella che in inglese si chiama agency, il sentirsi agente, il sentire che esiste una connessione fra il suo comportamento e lo svolgersi della sua intenzionalit? La distinzione non chiara: per alcuni il S apparirebbe fin dalla nascita, per altri sembrerebbe apparire addirittura con il pensiero. Se lo poniamo dal punto di vista evolutivo, che il terreno che ci permette di dirimere le cose, credo che il senso di s ad un bambino si pu attribuire quando emergono, per la prima volta, le caratteristiche di quello che chiamiamo immagine cosciente di s. Quando c' una prima distinzione tra s e l'altro, appena si differenzia un abbozzo di immagine di s in contrapposizione o in riferimento, invece, all'esperienza immediata di s. Questo si verifica verso la fine del primo anno, prima met del secondo anno. Abbastanza precoce, di poco seguente alla fase di permanenza dell'oggetto. Fino a prima di quel momento, come dice Michael Lewis, uno dei pi grandi studiosi del S, quello che vediamo sono i processi specie-specifici che portano all'emergere di un senso di s soggettivo in cui tutti i processi iniziano a far stagliare, per il bambino, l'esperienza immediata di s, l'aspetto puramente soggettivo. L'aver unimmagine di s d la possibilit di vedersi dal di fuori, pi una conoscenza esplicita, pi oggettivata. Lewis parla di questa prima parte, del senso soggettivo di s, in un articolo del '94, ne parla in termini inglesi come the machinery of self, il macchinario del s, quello che comunque appare in qualsiasi bambino a prescindere dalle condizioni in cui si trova. Sono meccanismi interni invarianti che appartengono al differenziarsi del sistema Self. Con l'inizio del secondo anno, in cui inizia ad esserci la distinzione tra s e gli altri, un bambino maneggia molto bene il riconoscimento di s allo specchio; qui possiamo iniziare a datare l'emergere di un senso di s strutturato. Infatti, dopo la fine del secondo anno, inizio del terzo, che cominciano a differenziarsi le selfconscious emotions, le emozioni che richiedono un senso di s pi oggettivato: colpa, vergogna, disgusto.

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SAMENESS e SELFHOOD Il Self va inteso come un sistema, un processo che ha come caratteristiche principali quelle di costruire dei confini e poi di mantenerli. Il Self ha due confini essenziali: uno all'interno e uno all'esterno. Il confine interno, come dicevo, esiste perch abbiamo un'esperienza che accade a un doppio livello, un'esperienza immediata di noi e un'immagine cosciente di noi. Vi quindi una prima distinzione all'interno, quella che si chiama distinzione tra interno ed esterno. La divisione tra interno ed esterno ha due caratteristiche di identit: la prima il senso di continuit, o sameness o idem-identity; la seconda il senso dell'accadere, nel senso che lindividuo persistente nel tempo, tant' che sempre lui e nello stesso tempo accade, provando cose che continuamente lo fanno anche sentire diverso dal suo senso di permanenza, detto anche selfhood o ipse-identity. La dialettica tra sameness e selfhood la trovate spiegata bene nel libro "S come un altro", di Paul Ricoeur, in cui vi una parte centrale sulla dialettica dell'identit narrativa, dove sameness chiamata medesimezza e selfhood viene chiamata ipseit. Tutto ci che riguarda il sameness distingue i cosiddetti tratti emotivi della persona che tendono ad essere abbastanza ricorrenti e uguali, mentre il selfhood riguarda gli episodi emotivi. Gli episodi emotivi possono essere anche imprevedibili per la persona, quindi la portano a sperimentare cose che non si sarebbe aspettata di sperimentare. Queste due variabili d'identit, la continuit e l'accadere, sono generalmente sempre bilanciate, si ha sempre un senso di continuit che aiuta a riferirsi quello di non ordinario che accaduto. Un episodio emotivo non ordinario, in questo modo, elaborato ed entra a far parte di un nostro tratto emotivo. Se questo equilibrio si altera, per varie ragioni e, per esempio, si abolisce completamente il senso dell'accadere e viene ad intensificarsi in maniera totale il sameness, la continuit, si favorisce l'esordio di un quadro come la paranoia, quella lucida, in cui non c' pi accadere: tutto l'accadere mera facciata che, semplicemente, conferma la continuit che diventa quadridimensionale. Mentre, al contrario, il classico ebefrenico tutto selfhood, tutto frammentato, solo accadere, non ha pi alcun tipo di continuit. Quello che abbiamo spiegato il versante, il confine verso l'interno, che definirebbe l'atteggiamento verso se stessi. Ma l'individuo vive nel medium, che interpersonale, affettivo, culturale, quindi c' un altro mondo all'esterno, e il rapporto, l'atteggiamento verso la realt, ha due aspetti fondamentali: lappartenenza e la demarcazione. Tutti dobbiamo avere un senso d'appartenenza al contesto in cui esistiamo e ci organizziamo, non solo di appartenenza affettiva ma anche di condivisione di norme, di regole culturali, di abiti, di tradizioni. Nello stesso tempo in cui si sente di appartenere al contesto si deve, anche, avere un senso di demarcazione, di individuazione dal contesto a cui si appartiene. E' un'altra dialettica di questo tipo: appartenenza belonging to, appartenenza-a, e demarking from unicit. Questo implica un senso di alterit (chi siano gli altri, e come si possa appartenere al contesto degli altri rimanendo sempre se stessi) e implica, anche, un senso della realt, di unicit (cosa sia la realt reale).

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TAVOLA 1

NOI Confine all'interno Atteggiamento verso noi stessi Sameness Senso di continuit Idem-identity Selfhood Senso dell'accadere Ipse-identity

REALT Confine all'esterno Atteggiamento verso la realt Belonging to Senso dell'alterit Demarking from Senso di unicit

La distinzione tra sameness e selfhood si instaura nella seconda met del primo anno ed semplicemente la distinzione tra s e non s, il senso di permanenza nel tempo che, all'inizio, il senso di durata. In inglese si chiama Self - Non-Self Distinction, in cui non c' alcuna implicazione di alterit, solo il distinguersi dal resto e dalla propria permanenza nel tempo. Vi un senso di stabilit rispetto al fluire degli eventi in cui ci si sente permanenti nel tempo, con un senso di ubicazione; il bambino si identifica come oggetto che permane nel tempo (corrisponde grosso modo alla permanenza dell'oggetto di Piaget). Nel periodo in cui emerge, verso la fine del 2 trimestre del primo anno, vi sono molte nuove combinazioni e il bambino inizia a fare qualche tentativo di gattona mento; come se una nuova collocazione nello spazio rispetto a prima gli favorisse la possibilit di mettere maggiormente a fuoco un senso di permanenza nel tempo. C' l'attribuzione di questo sentirsi oggetto stabile nel tempo anche come modo di intendere il rapporto con gli altri e come modalit di generalizzarlo agli altri, e questo porta all'elaborazione dell'alterit, di chi l'altro. Siamo all'inizio della distinzione tra s e altri. La distinzione tra belonging-to e demarking-from inizia nella prima parte del secondo anno, e rappresenta l'inizio della differenziazione tra s e altri. Il bambino inizia a identificare anche gli altri come oggetti che permangono nel tempo, cos come lui e gli altri diventano oggetti di cui si possono ricostruire le intenzioni, le predisposizioni, gli atteggiamenti, ecc. Entrambi i confini vanno avanti tutta la vita, quello ora descritto solo il loro primo emergere. Vi sono almeno due possibilit nel modo di emergere di questi confini, per entrambi le parti, e dipende molto dal contesto familiare. Se il contesto familiare non ha una buona sincronia di ritmi con il bambino, nel corso del primo anno, diventa molto pi difficile, per lui, poter differenziare i ritmi psicofisiologici dai ritmi emotivi, perch la fonte di sintonizzazione imprevedibile. In questo caso il bambino riuscir ad avere un senso di permanenza nel tempo mettendo maggiormente a fuoco il selfhood che non il sameness. Si pu costruire la permanenza mettendo a fuoco la variabilit, oppure per riconoscere la variabilit si mette a fuoco la permanenza. Se i genitori si occupano del bambino in maniera tale da non consentire una buona differenziazione dei ritmi psicofisiologici ed emotivi, per il livello di ambiguit esibito nella loro modalit di accudimento, essendo a volte pi attenti e altre meno, all'interno del bambino non si stagliano nettamente dei pattern ricorrenti di esperienza immediata. Rimarr molto pi vero il singolo
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accadere, l'accadere momento per momento e, mettendo a fuoco la continua variabilit, il bambino si pu rendere conto che tale variabilit la differenzia ugualmente, ma arriva alla continuit, al sameness, dalla messa a fuoco del selfhood. Una famiglia che, all'opposto, ha dei margini emotivi definiti, non importa se in negativo o positivo, far s che i profili dei ritmi psicofisiologici ed emotivi si staglieranno in maniera abbastanza precoce e in modo rilevante per cui nel bambino il senso di continuit apparir per primo e da questo metter a fuoco la variabilit, cio il modo in cui un individuo, pur essendo lo stesso, pu accadere giorno per giorno. Outward e Inward Outward sono quei bambini che mettono a fuoco il sameness attraverso il selfhood: attraverso la variabilit acquistano la permanenza nel tempo, si mettono a fuoco da fuori. Inward sono quei bambini che, invece, arrivano alla variabilit passando per la permanenza. Questa una cosa nuova che abbiamo studiato quest'anno, e che vi far capire meglio le organizzazioni. I termini outward e inward definiscono pattern dell'atteggiamento verso se stessi: l'inward quello che parte da dentro, internalizzato, sintonizza l'esterno all'interno, controlla l'esterno ed esclude eventi, fatti che non sono in accordo con quello che sente; quindi un processo in cui si sintonizza l'esterno all'interno. Gli outward fanno il contrario: sono loro a sintonizzarsi all'esterno, quindi escludono emozioni o pensieri che non sono in accordo con la corrispondenza che loro chiamano esterno. Gli inward sono i Fobici e i Depressi, mentre gli outward sono i DAP e gli Ossessivi. Gli inward non dubitano mai di quello che sentono, neanche se giusto o non giusto; sia per i Fobici che per i Depressi, anche se con modi diversi, il sentire irreversibile e non hanno mai il dubbio di essere agenti di quello che sentono. Gli outward, DAP e Ossessivi, hanno costantemente questo dubbio, sempre e perenne, su quello che sentono. Quello che sentono non mai primario, hanno maggiormente messo a fuoco l'esterno e poi l'interno, anzi, l'interno si definito sull'esterno. L'Ossessivo ha questo costante dubbio su ci che prova e lo chiede a voi quello che pu provare. Il problema per i DAP la difficolt di essere certi che stanno sentendo ci che sentono, e in genere vi chiedono di dirgli quello che sentono. Una mia paziente anoressica, dopo aver parlato lei, per tre sedute, del suo rapporto con il marito, mi ha detto: Dottore, ma io sono innamorata o no? A me lo chiede! Negli inward non c' mai questo dubbio, non importa se il sentire sensoriale come nei fobici. Negli outward c' un atteggiamento verso di s che come se uno stesse sempre dall'esterno; anche le emozioni si stagliano relativamente meno, hanno una minore presa sensoriale. Questo secondo aspetto importante, perch il grado di differenziazione definisce a quale livello un individuo deve sintonizzarsi sul contesto esterno (ci sono, infatti, molti livelli possibili), ed anche quello che permette, semplicemente, il contesto di appartenenza in cui una persona si trova. Lo vedete, per esempio, in una famiglia ambigua o che abbia una intermittenza di attaccamento (ambiguo in questo senso anche un genitore fobico ch imprevedibile, per il bambino, come base sicura), oppure ambigua nel vero senso della parola, dove le manifestazioni verbali o non verbali affettive, nello svolgersi dell'attaccamento emotivo, hanno sempre mille significati possibili. Il primo tipo di contesto questo: una famiglia che, non dando chiare indicazioni sulle quali il bambino si pu regolare, vincola il bambino, per esempio, a controllare da vicino, momento per momento, l'andamento per lui critico. Un bambino fobico sar vincolato a controllare, momento per momento, l'avvicinamento/ allontanamento dei genitori, anche i piccoli dettagli, anche quando mamma volta la faccia. Invece un bambino DAP, per regolarsi, dovr tenere a fuoco momento per momento la faccia della madre e del padre, la mimica, perch, preso nel suo insieme, il comportamento del padre e della
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madre sarebbe inconsistente, contraddittorio, mentre se ogni singolo fotogramma viene preso attimo per attimo si ha esattamente limmagine a cui ci si deve riferire. Field-Dependent e Field-Independent Sono due dimensioni distinte: c' il sameness e il selfhood; poi c' un modo di definire la permanenza outward, sull'esterno, e c' un modo di definire la permanenza inward, sull'interno. Il livello di sintonia sul contesto un'altra dimensione in cui i DAP e i Fobici, che devono centrarsi sul momento (non tanto sulla configurazione ma proprio sulla successione), sviluppano una campodipendenza: sono dipendenti dal momento percettivo del campo perch sono legati ai segnali emotivi che appartengono all'accadere momento per momento, al contesto, e vengono chiamati field-dependent. Gli Ossessivi e i Depressi hanno un altro contesto familiare, che li sollecita molto di pi cognitivamente; il bambino Ossessivo deve comportarsi, gi a 3 anni, come un piccolo filosofo e quello Depresso deve sviluppare, per sopravvivere, tutto un sistema di spiegazioni che gli servono per gestire sia il carico emotivo interno, sia la condotta dei genitori. Sono due tipi di bambini che sono maggiormente sintonizzati sugli aspetti cognitivi del contesto e meno sugli aspetti immediati, pi sulla configurazione degli eventi e non sulla singola espressione; sono field-independent, dipendono meno dal campo. Avremo questi tipi di combinazioni: 1. una combinazione fra continuit definita sull'esterno, outward, ma field-independent: Ossessivi; 2. una polarit sempre outward, ma field-dependent: DAP; 3. una inward field-dependent: Fobico; 4. una inward field-independent: Depresso. A livello di field-dependent, tutto il discorso di appartenere e individuarsi a livello prettamente interpersonale ed emotivo, il campo l. Mentre a livello di field-independent, il campo di appartenenza e demarcazione di tipo cognitivo. I DAP, in cui il senso di s si basa sul corrispondere ad ogni momento a quello degli altri, se non si opponessero attimo per attimo, con demarcazione a volte anche plateale, avrebbero un senso di annullamento; c' il fatto che all'essere compiacenti si associa in simultanea un elemento oppositivo, mentre c' appartenenza ed stabile si deve differenziare un attimo. Ci che definisce il field-dependent o il field-independent, il livello in cui il tema di belonging to/demarking from viene giocato. Il tema di belonging to/demarking from, per l'Ossessivo, si gioca a livello di certezza, il modo in cui si sente di appartenere ad un gruppo consiste nel fatto che lui possiede le certezze delle quali il gruppo ha bisogno, lui quello che pu dare verit assolute a moglie, figli, amici, sorella, madre ecc., questo che gli d un senso di appartenenza e allo stesso tempo di individuazione, distinzione.

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TAVOLA 2 FIELD-DEPENDENT DAP FOBICO

OUTWARD

INWARD

OSSESSIVO

DEPRESSO

FIELD-INDEPENDENT

La dipendenza/indipendenza dal campo una misura psicologica che ha una lunga storia: iniziata negli anni '40, per opera di un autore che si chiamava Witkin, morto da parecchi anni. All'inizio nacque come una misurazione di funzionalit percettiva. Fu la prima differenziazione che apparve, in senso sperimentale, fra field-indepedency e field-dependency. Utilizzava un procedimento particolare, messo a punto da Witkin, costituito da una sedia girevole su cui una persona veniva sdraiata, in una stanza oscura nel cui soffitto c'erano dei disegni. In genere, i field-independent riconoscevano il disegno nella sua configurazione d'insieme, il disegno in generale, da qualsiasi posizione venivano messi, facendo riferimento all'asse corporeo; i field-dependent, invece, facevano riferimento al disegno in quanto tale, all'esterno, e quindi il disegno variava ogni volta che variava la posizione della sedia. Sono seguiti 30 anni di studi e di lavori e si visto che, effettivamente, field-dependent e fieldindependent non corrispondono tanto a stili percettivi diversi ma a stili cognitivi ed emotivi diversi. Sono dimensioni trasversali di tipi di personalit, dimensioni bipolari, non sono associate alla performance o al successo, sono semplicemente dimensioni dell'esperienza. Ognuno, nel contesto adatto, pu esprimere il massimo della creativit e dell'espressivit umana. Ogni sistema conoscitivo sempre situato in un contesto; ci che determina l'efficacia o meno della performance il tipo d'interazione che si ha con il contesto, non l'orientamento. Sia i field-dependent che i field-independent hanno caratteristiche e talenti particolari: i primi sono molto esperti in tutto ci che riguarda l'interpersonalit e l'emotivit, hanno veramente talento, sono originali e creativi in questo campo, mentre i secondi sono esperti in ci che ristrutturazione cognitiva, la loro specialit tra tutte le altre capacit analitiche e quindi, messi in un contesto che richiede un'elaborazione interpersonale, hanno performance fallimentari, e viceversa. E' come se ognuno avesse il suo settore, messi nel proprio contesto entrambi sono capaci di esprimere le massime potenzialit, intelligenza ed espressivit umane.

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Le dimensioni di questo tipo sono sempre dimensioni non valutative ma danno la direzionalit preferenziale nel modo di organizzare l'esperienza, mentre l'efficacia dipender dal tipo particolare di contesto, che quello che rende sempre la cosa meno prevedibile. Nei Fobici e nei DAP si vede molto bene, ad occhio nudo. Il Fobico adulto esperto nell'avvicinarsi/ allontanarsi da tutto, anche a livello di piccole modificazioni che intercorrono in 20 cm, sono le uniche cose che percepisce Il DAP un esperto di facce, capace di costruire le variazioni di un possibile sorriso in un gamma che tutti gli altri non sarebbero assolutamente in grado di percepire; per il DAP, una singola espressione come il bianco per gli eschimesi, di cui conoscono 25 tonalit diverse, e l si vede l'aspetto della sintonizzazione momento per momento, cosa nella quale sono completamente desintonizzati gli Ossessivi e i Depressi i quali si sintonizzano sul livello delle spiegazioni, magari fanno gran belle chiacchierate ma non si accorgono dell'espressione dell'altro. Una persona di grande espressivit stata, per esempio, il filosofo S., che era un fobico puro, anche nel suo stile di vita, ed vissuto fino alla fine praticamente sempre in casa con la madre. La moglie viveva fuori casa, ed era lei, tra l'altro, che gli presentava le studentesse. Lui stato il tipico scapolo con mamma a carico, ed stato un uomo prevalentemente di pensiero, un pensiero particolare in cui lo stile rimane interpersonale anche quando fa un lavoro prevalentemente cognitivo. Se si pensa al panorama degli esistenzialisti del tempo, dove il problema era affrontare il senso dell'assurdo dell'esistenza, la ricetta per lui era l'azione. S. fa la filosofia dell'azione politica, sociale. E' stato capace di dare un senso a tutta la rivoluzione giovanile del '68. Gli skills in cui emergeva di pi erano quelli interpersonali. Quando si dice che una dimensione di personalit, essendo una dimensione bipolare, non va intesa in senso valutativo, vuol dire che ogni polarit ha tutti i requisiti per una funzione adattiva massimale. Ogni polarit, in s, ha il potenziale per avere un'espressivit massimale, per questo dico che non valutativa. Con la valutazione si scende ad un livello pi basso che quello di valutare l'azione di una performance, la quale dipende molto dal contesto in cui si sta. Gli Outward sono i migliori gestori del dominio personale, anche in situazioni difficilissime. Ho un amico DAP che un manager di una ditta che, al tempo della guerra del Golfo, aveva una postazione di otto ingegneri a Riyad i quali avevano chiesto, tutti, il rimpatrio immediato, con le rispettive famiglie che li aspettavano a Fiumicino. Per la ditta, ci rappresentava una perdita di 6 milioni di dollari al giorno. Lui riuscito a farli rimanere tutti, solo contro otto; una cosa che pu riuscire a pochi. Inoltre, nessuno di loro se ne pentito e anche questa una notevole capacit. Gli otto che sono rimasti tre mesi l hanno, poi, avuto avanzamenti di carriera a fine guerra e anche lui ha avuto successo. I field-dependent sono pi capaci nelle dimensioni interpersonali, hanno un atteggiamento verso la realt come dimensione interpersonale, mentre i field-independent hanno una dimensione pi impersonale, hanno un rapporto conoscitivo con la realt, sono meno attenti agli aspetti analogici, non verbali, direttamente emotivi, quindi hanno altri compiti. L'asse Outward-Inward, che riguarda latteggiamento verso di s, quello che si definisce per primo, si inizia a definire con la permanenza nel tempo. Le differenze tra inconscio psicanalitico e la conoscenza tacita del cognitivismo sono due: 1. Il modello mentale di riferimento: l'inconscio psicanalitico prevalentemente energetico, fatto di forze contrapposte, un inconscio che funziona con il "principio dello sciacquone", cio quando si raggiunge una certa pressione, indipendentemente dal contenuto, una questione di quantit, intensit energetica, quello che regola la vita interna. Sottolineo il fatto che non solo questione di vocaboli - energia invece che informazione -, perch, per l'inconscio psicanalitico, non importa il contenuto, importa l'intensit che raggiunge una certa pulsione. Nel concetto di conoscenza tacita, l'aspetto conoscitivo , invece, informatico, vettore d'informazioni, un punto di riferimento completamente diverso. Inoltre, il modello psicanalitico si riferisce ad un momento diverso dell'evoluzione scientifica: Freud lavorava alla fine dell'800 in cui il modello fisico di riferimento era quello energetico, e questa una
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differenza importante perch l'inconscio psicanalitico libidinale, mentre la conoscenza tacita conoscitiva, d informazioni procedurali, un modo di ordinare l'esperienza. 2. Il livello: nella formazione psicanalitica l'inconscio come se fosse un prodotto rimasto a met, e la sua completa maturazione diventare esplicitato. Questo ci su cui si basa anche tutto il metodo catartico: sotto il livello conscio e il suo naturale destino quello di diventare conscio. La conoscenza tacita non potr mai divenire conscia, quello che pu diventare conscio sono soltanto le teorie, le inferenze, le opinioni che il soggetto ha sul suo modo di procedere in maniera tacita ma non diverr mai esplicitamente tradotta in altrettanti concetti logici ed espliciti. Rimarr ad un livello fortemente ancorato alla dimensione dell'immediatezza del vivere. Durante il nostro lavoro terapeutico, pi che rendere conosciuto il livello di conoscenza tacita, si cerca di articolarlo di pi. La possibilit di avere pi articolazioni, che possano far distinguere meglio al paziente gli aspetti della sua trama narrativa, cio fare pi inferenze, notare le similarit e correlazioni, lo porta ad aver un maggiore riferimento della qualit emotiva critica. Anche se questa rimane la stessa, non viene tradotta, si aumentano le possibilit di distinzioni e di collegamenti. Uno stato d'animo fatto di una tonalit emotiva viscerale, sensoriale, neurovegetativa, che ha correlazioni con la memoria, l'immaginazione, la percezione, il pensiero, ecc. Quello che si pu fare aumentare a dismisura queste correlazioni. Su una tonalit emotiva, per esempio, si possono aumentare le correlazioni con la memoria episodica, andando a prendere altri episodi analoghi e collegarli alla memoria semantica, riordinando le spiegazioni. Si possono riordinare anche altri collegamenti con la percezione. Una volta riordinati gli episodi di memoria semantica, la persona riesce maggiormente a riconoscerli, anche nella vita ordinaria, di tutti i giorni. Si possono collegare anche in maniera di pensiero paradigmatico, cos che ne riesca a vedere meglio le conseguenze ma la tonalit emotiva di fondo non cambia ed su quella che si fonda il senso di sameness, di continuit, quella con cui si riconosce il proprio modo di sentire, per esempio: paura, tristezza, nostalgia ecc. Si possono fare delle distinzioni ulteriori dentro, si maneggiano meglio le cose, ma il feeling non diventa un concetto, rimane sempre lo stesso. Lo si pu riconoscere, individuare e collegare meglio, ed molto in ambito psicoterapeutico. Il cambio, sostanzialmente, appartiene a ci, non cambia la qualit del feeling n il tema di significato personale. Non riescono a cambiare neanche quelli che definiscono una continuit dall'esterno, che hanno un interno pi malleabile. Questo fatto lo pu provare ognuno di noi se si mette a riflettere o a lavorare su uno stato d'animo che lo ha intrigato: lo continuer ad intrigare, poi si riesce a controllarlo e a farlo proprio per le articolazioni e i contesti in cui lo si valutato ma l'attivazione non cambiata di molto, al limite diventata pi riferibile a noi stessi. A livello emotivo proprio netto, appena arriva una cosa e si inizia a dirsela gi finita. C' una diversit che definisce la dimensione Inward e Outward, che dipende sostanzialmente dal tipo di differenziazione emotiva. 1. Vi sono gli Inward che prima mettono a fuoco il senso di continuit, di costanza nel tempo, e poi mettono a fuoco l'accadere, la variabilit: i Depressi e i Fobici che hanno uno sviluppo emotivo che inizia da tonalit emotive di base. I Fobici, per il loro tema di pericolo, protezione, vincolo, hanno due tonalit emotive di base che si stagliano in maniera netta fin dai primi mesi di vita: da una parte la paura, che porterebbe all'avvicinamento e all'attaccamento, e dall'altra la spinta alla curiosit. I Depressi hanno un tema di perdita affettiva e quindi hanno due tonalit emotive di base che si stagliano, e sono la tristezza o disperazione e la rabbia. Queste tonalit emotive di base sono fra le emozioni che si chiamano non-self-conscious-emotions, le emozioni che possono apparire in coscienza senza la necessit che vi sia una coscienza di s. Esse non richiedono la coscienza per essere esperite, e possono essere attivate direttamente anche da
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stimoli subliminali dell'ambiente esterno; si attivano indipendentemente dalla riflessione del soggetto. Per questo sono emozioni che danno un grosso senso d'internalit, il soggetto non le pu controllare, se le trova attivate a partire da quelli che sono anche stimoli subliminali dell'ambiente. Come dato di fatto del suo sentirsi, il soggetto si trova, con lo stagliarsi continuo di queste emozioni che vanno avanti in maniera ritmica, una spinta ad andarsene e una spinta a rimanere, una spinta a ritirarsi nella disperazione e una spinta ad aggredire. Questo d un senso particolarmente forte della proprio costanza, dell'essere costanti nel tempo, nel senso di mettere prima a fuoco il sameness e poi l'accadere. 2. Gli Outward hanno una situazione diversa. Hanno una famiglia che ambigua, come i DAP, o ambivalente, come gli Ossessivi. Comunque, per il bambino, molto difficile che alcune delle tonalit emotive di base si staglino in maniera decisa, saliente. E' molto pi facile che questi bambini differenzino in un secondo momento, quando emersa la differenziazione S/Altri, le self-conscious-emotions: emozioni come la colpa, la vergogna, il disgusto, le quali richiedono l'intervento della coscienza. Non sono attivate da stimoli esterni subliminali ma richiedono sempre un minimo di riflessione, una coscienza negativa di s, mentre, invece, non la richiedono n rabbia, n curiosit, n disperazione e n paura. Questa la differenza fondamentale in termini emotivi. Quelli che hanno un ambiente esterno che non d loro segnali emotivi precisi, anche negativi (come invece pu essere un rifiuto nella famiglia di un depresso, dove il rifiuto chiaro segno di non accesso: se ti avvicini sei respinto, non c' possibilit di dubbio in questo), a questi si stagliano molto poco i ritmi, i pattern ricorrenti di attivazione interna; al primo anno / primo anno e mezzo, quando c' la differenziazione S/Altri, si stagliano molto poco, non c' nessuna emozione che abbia potuto differenziarsi bene proprio per questa tonalit indistinta. Quindi, non appena compare la differenziazione S/Altri, si pu cogliere il punto di vista degli altri; sono le self-consciousemotions a diventare regolatrici. Gli Outward, i quali si organizzano sulle emozioni tipo colpa, vergogna, disgusto, sono bambini che hanno come tema, per avere un senso di s stabile e definito, quello di dover corrispondere a standard esterni, con la differenza che, mentre per il DAP lo standard esterno l'aspettativa, momento per momento, del genitore, per l'Ossessivo lo standard esterno astratto e ideologico, non pu essere ricavato attimo per attimo dalle espressioni facciali degli altri: uno standard a cui ci si pu riferire da soli anche senza la presenza di altri, un sistema di parametri fortemente astratti che possono essere religiosi, conoscitivi, morali, di giustizia, ecc., dipende dal particolare codice che si sviluppa all'interno della famiglia dell'Ossessivo. Si pu, cos, vedere bene il discorso sulla dipendenza e la non dipendenza dal campo. Il bambino Outward DAP si sintonizza in modo campo-dipendente sulle espressioni mimiche emotive momento per momento; il bambino Outward Ossessivo ha una sintonizzazione pi cognitiva, sintonizzato sugli standard di riferimento di spiegazione, di codice di spiegazione morale del mondo e di s e a quelli cerca di uniformarsi. Anche se entrambi hanno caratteristiche simili, perch si sono differenziati sull'esterno, ed entrambi hanno questa ricerca di aderire agli standard esterni scelti ed aderire sempre in modo formale. Per un DAP significa aderire proprio concretamente all'aspettativa del momento dell'altro, soprattutto formalmente, non importa se la cosa a cui aderisce la vuol fare o non la vuol fare, contraria ai propri principi o non lo ; per l'Ossessivo la forma l'aderenza alle forme della logica, della deduzione, quindi ad un livello maggiormente orientato sulla sintonizzazione cognitiva. Per esempio, il ragazzo ossessivo che ha impulsi a dire bestemmie e mentre sta studiando gli viene in mente la frase: "Dio non esiste", ci mette il punto interrogativo e sta tranquillo. Senza il punto interrogativo quella frase un'affermazione ed , quindi, gravissima, mentre con il punto interrogativo diventa una domanda legittima anche perch risponder "S". Il contenuto non disturbante se la forma la si pu cambiare, e c' una differenza tra una domanda e un'affermazione, la si formula in domanda ed tutto a posto. Quella poi l'essenza di molti rituali, ogni volta che viene loro in mente una frase oscena o blasfema cercano di trasformarla in interrogativo; c'
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l'aspetto formale ma non pi quello compiacente, momento per momento, del DAP; l'essere, in termini di formalit logica, non in disaccordo con i parametri di standard scelti. E' interessante vedere gli aspetti differenziati che si hanno, come atteggiamento verso di s o verso la realt, a seconda che siamo in una definizione sull'esterno o dall'interno, Outward o Inward, e poi rispetto agli aspetti di campo-dipendenza. Gli Inward hanno sostanzialmente questo tema qui: essendo legati a tonalit emotive di base che vengono attivate indipendentemente da loro, hanno come elemento basico l'irriducibilit del sentire. Il sentire si staglia in maniera molto netta, e l'unico loro problema mantenere stabile l'attivazione interna, non la possono modificare, quella va per conto suo, l'unica possibilit che hanno mantenerla stabile, che non vada oltre certi limiti, che non oltrepassi certe soglie che diventerebbero incontrollabili e destabilizzanti. Per mantenerla stabile devono controllare l'esterno, devono filtrare, per quanto possibile, l'afferenza, quello che arriva. In genere, infatti, i Fobici e i Depressi, che sono i due Inward, sono specialisti in questo, nel filtrare l'esterno, e lo fanno in maniera abbastanza ben strutturata nel senso che, per esempio, o lo stimolo critico non viene avvertito, non viene percepito o, se viene percepito, viene disconnesso dalla reazione che ha avuto. Una cosa molto tipica nei Fobici e nei Depressi quella che si chiama disconnessione cognitiva tra stimolo esterno e risposta interna che si d. Sono specialisti nel filtrare l'afferenza, quindi l'intento degli Inward quello di modificare l'esterno perch sia consono all'attivazione interna. Hanno questo aspetto fondamentale dell'irriducibilit del sentire e le qualit emotive non sono trasformabili, si possono manipolare le connessioni di queste qualit emotive ma di per s non sono trasformabili. Inoltre non hanno mai dubbi sul loro sentire e si sentono sempre agenti di tutti gli elementi che sono presenti in coscienza. Non hanno mai il dubbio di appartenenza, possono avere il dubbio di attribuzione. Gli Outward hanno un atteggiamento completamente antitetico: per loro il problema non tanto il controllo dell'esterno quanto il controllo dell'interno, che rivolto a smussare tutte le attivazioni interne (sia in termini sensoriali che emotivi o cognitivi) che possano disturbare o interferire con questa corrispondenza con gli standard esterni che hanno "scelto". Costantemente si cerca di modificare l'interno perch combaci con l'esterno, sia che l'esterno siano le aspettative degli altri, sia che siano categorie logico-astratte. C' una ripercussione: diverso il rapporto verso s stessi sull'interno che considerato riducibile; l'interno, l'immediatezza, considerata riducibile al pensare, alla riflessione. Infatti, per l'individuo, la qualit della connotazione emotiva che accompagna un'esperienza "X" pu, di fatto, essere cambiabile, pu cambiare, dipende dal livello di sintonizzazione e dalla conseguente valutazione che ha dell'altro, che ha da parte dell'altro. Qui si ha un costante dubbio sul sentire che accomuna DAP e Ossessivi. Mentre per i DAP il dubbio sul sentire sempre nella vaghezza pi totale, il loro dubbio sempre oscillante tra un infinito numero di possibili stati emotivi, per esempio, "non so se lo amo, se lo disprezzo, se ho bisogno di proteggerlo", ecc., gli Ossessivi, al contrario, hanno sempre il dubbio tra due poli antitetici, non sanno mai se sono persone spregevoli o lodevoli, se amano o odiano, il dubbio sempre tra categorie completamente antitetiche di stati d'animo, ma il dubbio sussiste sempre. Sono le due categorie che hanno i cambi pi repentini del senso di s. I DAP hanno le reazioni bifasiche. Per esempio: la bulimica che va arrabbiata a parlare con la madre, con l'intenzione di fare una scenata, e si sente avente diritto di questo stato danimo. Quando arriva l dice due parole, la madre la guarda con una faccia un po' contrita e, di colpo, lei si mette a piangere, si sente inadeguata, che ha sbagliato tutto. Tanto era giusta un attimo prima, poi la mamma l'ha guardata in faccia e lei crollata, sentendosi la peggiore figlia del mondo, quella ingrata, ecc.. Ha avuto un cambio del senso di s di 360 gradi in due secondi, un cambio dipendente dalla faccia dell'altro.

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L'Ossessivo ha un cambio del tipo tutto o nulla: o lui quello mistico, astratto, che ha raggiunto la pace dei sensi o, se non cos, un pervertito, pedofilo ecc., ma non sa mai bene chi dei due, ha un cambio repentino del senso di s che non si trova mai negli Inward, che non hanno mai reazioni bifasiche o di tutto o nulla cos grosse. Gli Outward possono sentirsi non agenti di items, di elementi che sono presenti in coscienza, hanno una specie di splitting della coscienza. La cosa pi tipica, per esempio, una signora DAP che vi dice che preferirebbe non approfondire molto la storia del suo matrimonio perch ha paura di scoprire che non ama suo marito, cio l'item presente in coscienza ma uno pu sentirsi non agente, non agente delle tonalit emotive coscienti presenti in coscienza. Questo normale, se si chiede: Lei ha avuto mai interazioni con suo padre?, la risposta sar: Ho sempre evitato, dottore, di interagire con mio padre per non scoprire che non ero la sua preferita. E' una propriet di coscienza molto particolare, pu portare a possibilit di induzione, di essere pi facilmente indotti da altri, o di indursi, per esempio, false memorie. Il carico sensoriale connesso all'emotivit molto pi basso rispetto agli Inward che hanno, invece, un'emotivit primaria e pi centrale, perch hanno tonalit emotive basiche fin dall'inizio, fortemente associate a cariche sensoriali, motorie, cenestesiche; non ci sono molte possibilit di aggirarle. Il modo con cui un Fobico si sente non protetto, non c' niente al mondo che glielo possa togliere. I Fobici sono quelli che, da questo punto di vista, danno una primariet a quello che sentono per cui si disinteressano a tutto il resto, al giudizio degli altri. Ho avuto un paziente fobico che ha fatto fermare un aereo rullante, sulla pista, che stava decollando, ha fatto il "diavolo a quattro"; quello che sentiva era immodificabile, non c'era niente che poteva modificarlo. Io non ho mai visto nessuno che riesce a far fermare un equipaggio, gi in pista da rullio, chiamare l'ambulanza, farsi portare via, con il volo che ha perso un'ora e mezzo. Un Depresso non molto diverso, si vede dall'uso di sostanze auto-anestetizzanti che fa; la disperazione un emozione che, se sentita con un'intensit che non ammette molte variazioni, non gestibile se non con l'intervento di sostanze, per cui si hanno met dei depressi che si ubriacano e l'altra met che si ubriacano di farmaci. E' un modo di anestetizzarsi. Negli Outward le emozioni sono pi cangianti, hanno meno questa primariet, sono meno legate al bagaglio sensoriale, motorio, ecc., per questo molto pi facile indurre o indursi false memorie. Se si hanno emozioni che si stagliano poco sul piano motorio, sensoriale, ecc., il confine tra la realt e l'immaginazione molto poco demarcato. La differenza tra l'emozione immaginata e quella vissuta il carico sensoriale, la corporeit che il veicolo entro il quale si svolge l'emozionalit. Se questo aspetto poco evidenziato non molto ben tracciabile il confine tra emozioni vissute ed emozioni immaginate. Tipico dell'infanzia di molti DAP che, fino a 6-7 anni, non sanno mai dirvi se una cosa gli successa veramente o gliela hanno raccontata, hanno difficolt a distinguere le esperienze direttamente fatte da quelle che gli hanno raccontato. Questo atteggiamento degli Outward, di definirsi attraverso l'esterno, di definire la propria costanza attraverso l'esterno, ha conseguenze abbastanza importanti in generale anche sull'atteggiamento verso la realt. L'atteggiamento Outward consiste quasi nell'appianare quella che l'immediatezza, la vivenza del soggetto, l'aspetto pi ontologico, e tendono a ontologizzare la realt. La realt esterna come fosse senza i confini della loro intenzionalit. L'Ossessivo, che ha un atteggiamento pi astratto, vive in un mondo in cui la realt esterna un ordine univoco in cui Dio ha messo delle cose, e lui l'unico che lo sa; quellordine di realt esterna giustifica tutto ci che lui fa e pensa. Il senso di s, dell'intenzionalit, viene dato dal mondo esterno che acquista valori quasi di certezza, di verit. Il DAP, ancora peggio, vive in un mondo sognante in cui la realt come andare al ballo delle debuttanti, quando entri sei promosso a ranocchio o principe, non hai altre possibilit, lo decidono da fuori, il massimo che puoi fare metterti un bel vestito.

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I Depressi e i Fobici hanno, invece, la caratteristica di deontologizzare la realt, non se ne fidano mai molto. Pensate agli esternalizzati o Outward, DAP e Ossessivi, al peso che danno alla norma, alla normativit: ci che normale e giusto continuamente enfatizzato, anche a livello semantico. In questo senso la realt diventa come ontologizzata, ci che canonico diventa sinonimo di giustezza, verit, non mai contestualizzato o relativizzato. Gli internalizzati, o Inward, sono diversissimi: il Fobico ha una diffidenza nella realt esterna totale, il mondo dell'incomprensibile di cui non ci si pu fidare, e la canonicit una serie di norme che vanno condivise perch attraverso di esse ci si pu procacciare quello che serve come protezione, ma sono strumentali, non hanno un valore epistemico in s. Per il Depresso la realt irreale e inconsistente, una specie di palco delle marionette, in cui le regole canoniche sono un accordo tra gli umani che hanno deciso come comportarsi, definiscono semplicemente l'uso, non assumono un valore epistemico, non definiscono ci che verit, ci che certo. Le differenze che si riferiscono a field-dependence e field-independence sono quelle che vengono evidenziate in maniera pi netta. I field-dependent, che sono maggiormente sintonizzati sui segnali emotivi o interpersonali, sono quelli che hanno un orientamento interpersonale; sono particolarmente capaci se posti di fronte a situazioni ambigue. Di fronte a situazioni chiare non c' una netta differenziazione tra campo-dipendenti e campoindipendenti, si comportano grosso modo in maniera uguale. La differenziazione compare quando si devono fronteggiare situazioni ambigue, non chiare. In questo caso i field-dependent cercano soprattutto dagli altri informazioni che gli consentano di strutturare la situazione ambigua in modo pi comprensibile; hanno molta pi attenzione ai punti di vista degli altri, agli atteggiamenti degli altri, un'attenzione subliminale a tutti i segnali verbali e non verbali. Hanno, inoltre, molti pi skills interpersonali per ottenere informazioni dagli altri, non solo per far s che gli altri si aprano di pi, ma anche per sfruttare tutti gli atteggiamenti degli altri. I field-independent, invece, in una situazione ambigua diventano ancora pi insensibili agli stimoli sociali, ai segnali sociali, e danno ancora meno attenzione ai punti di vista e agli atteggiamenti degli altri; fanno appello al loro bagaglio cognitivo per avviare una ristrutturazione della situazione ambigua, facendo leva sull'esperienza avuta fino a quel momento, anzi, pi la situazione ambigua, pi si perdono i possibili punti di vista degli altri, anche di altri significativi. Rispetto ai campo-dipendenti, questa attivit di strutturazione cognitiva, che l'elemento distintivo, fa s che elaborino un'ipotesi e poi inizino a verificarla: il tipico atteggiamento scientifico, non si procede mai a caso ma verificando un'ipotesi che si posta. I campo-dipendenti sono molto pi attenti allesterno, come se il fuoco delle cose, l'oggetto delle cose, si svolgesse fuori di loro e la massima attenzione rivolta ad essere spettatori attentissimi per cogliere, dagli eventi e dagli altri, i segnali, i dati che possano risolvere l'ambiguit della situazione. Sono, per questo, grandi ascoltatori, cosa che non sono i campo-indipendenti che, anzi, nelle situazioni di maggiore ambiguit, possono arrivare alla completa frattura delle interazioni con gli altri perch ne ignorano tutto, ne ignorano i punti di vista, gli atteggiamenti, e tendono a imporre la loro ristrutturazione della situazione ambigua agli altri, tout-court. I field-dependent e i field-independent sono stati osservati in terapia, e i field-independent sono quelli che danno risposte pi lunghe, mentre i field-dependent pi brevi. Questo perch il fielddependent sempre legato al contesto, non riesce ad avere una visione di configurazione d'insieme, per cui richiede domande molto contestualizzate, come ad esempio: "In quella circostanza lei cosa poteva fare: questo o quello?", la risposta sar "quello"; mentre l'altro ti incoraggia pi a fargli domande ampiamente decontestualizzate: "che ne dice della sua parabola lavorativa negli ultimi 10 anni?", ti parler per mezzora. Se si fa la stessa domanda ad un field-dependent risponder: "Beh Boh Bene". Bisogna ricostruirgli il contesto ed in quello risponder: "S", "No". All'altro, anche senza contesto, si pu chiedere una parabola intera della sua carriera scolastica, dalla prima elementare fino ad oggi che ha 50 anni, sul settore lavoro, studio, scuola ti fa tutte le tappe.
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Nel field-dependent va tutto ricostruito e quindi la conversazione pi spezzettata. Sono due polarit, ognuna delle quali, con il suo contesto adeguato, pu portare al massimo dell'espressivit e della creativit, nessuna di queste legata ad una dimensione di performance particolare. DOM: "Cosa succede nelle situazioni miste?". Ci sono molti punti di frontiera, dal grafico precedente si pu vedere come molti punti di frontiera possono essere abbastanza favoriti. Si vedono abbastanza spesso i DAP-Agora che sono accomunati dalla campo-dipendenza, infatti, in molti DAP-Agora, il tema che d loro un senso di costrizione il giudizio degli altri, si sentono costretti quando sono nell'impossibilit di evitare il giudizio degli altri, con una vera e propria reazione di panico. Il Fobico puro non tanto attento agli aspetti verbali della conoscenza, pi attento agli aspetti non verbali, cio, per esempio, se la moglie gli dice che non gliene frega niente di lui, l'importante che la moglie sia orientata fisicamente verso di lui. Si vede tipicamente in terapia, dopo 4 o 5 sedute con il paziente, la moglie ti vuole parlare, si siede e, generalmente, ha un elenco di recriminazioni, spesso anche insulti verso di lui: "Questo un ragazzino si comporta cos io sono stanca ho 4 figli e con lui il 5", e lui niente finch lei rivolta verso di lui, ma se, nel parlare, un attimo lei gli volta le spalle, lui si anima subito: "Non hai le gocce nella borsetta?", finch non si orienta di nuovo verso di lui. E' tutto basato sull'avvicinamento-allontanamento, non perde niente, anche ogni dettaglio non verbale, ma anche posturale. Mentre il DAP-Agora, che ha un senso di costrizione al giudizio degli altri, pi attento anche al contenuto, pi attento al fatto che, davanti ad una persona significativa, non pu in nessun modo sfuggire alla cosa, anche se l'evitasse sa che questa persona prenderebbe male il suo evitamento, per cui ha un evitamento bloccato. E' uno che ha sviluppato il tema di libert-costrizione maggiormente rispetto al sentirsi libero dal giudizio degli altri, non rispetto ai vincoli di un mondo pericoloso. AllOutward field-dependent si deve ricostruire il contesto altrimenti non dice una parola, o per fargli dire due parole devi tirare fuori le tenaglie, perch sempre immerso nel contesto per cui non riesce a vederlo, e vi sintonizzato in ogni momento, non gli si pu dire mai, per esempio: "Scusi, mi pu dire, a volo d'angelo, la sua vita affettiva? che valutazione le d?", perch ti d una risposta del tipo: "Normale." Gli si deve ricostruire il contesto. Se lo si fa con il field-independent, si pu avere una situazione in cui perdi i colpi, perch lui sopravanza, ti d i contesti, i punti basici, le fasi basiche, i passaggi da una all'altra. Mentre con i DAP e i Fobici si fa una fatica enorme se non si tiene in considerazione questo: il contesto va ricostruito ex-novo. Altro esempio: una field-dependent pu dire di essere stata male ieri alle 11, ma non sa dire il perch; bisogna ricostruire chi c'era a casa alle 11, e si viene a sapere che c'era il padre, e che l'aveva squalificata. Un field-independent direbbe che alle 11 stato male perch il padre aveva detto una certa cosa, poi per non saprebbe dire il perch c' rimasto male, perch ha reagito in un certo modo. Comunque ognuno ha le sue difficolt tecniche particolari; forse quelli pi difficili sono quelli che, in uno studio come questo, si vedono di meno perch difficile agganciarli, e sono i Depressi che se non li agganci emotivamente nelle prime sedute, ti salutano e non li vedi pi. Hanno il senso della inaiutabilit, bisogna essere attenti sin dalla prima volta che vengono, altrimenti neanche protestano, non tornano pi direttamente, quindi sono pi difficili. Mentre con un DAP o un Fobico ve la potete ancora giocare nelle successive sedute, nel senso che potete iniziare dal come mai non si ricordano niente e tralasciare laspetto emotivo, almeno inizialmente, e possono venire fuori elementi che indirettamente aiutano a costruire un setting. Anche gli Ossessivi sono sfiancanti. Con tutti i pazienti gli aspetti emotivi della relazione terapeutica sono importanti, solo che possono esserlo in modo diverso: con i field-dependent si deve dare una sintonia momento per momento,
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mentre con i field-independent la si deve dare a pause, quando te la richiedono loro, perch poi vanno avanti da soli, non vorrebbero neanche che gli si desse la sintonia ogni momento. La difficolt grande della psicoterapia la gestione degli aspetti relazionali ed emotivi perch, da un punto di vista tecnico, pi si ha un modello di riferimento che d la strategia, pi la cosa abbordabile, mentre il problema che la psicoterapia un rapporto reale: ha in carica tutti gli aspetti emotivi e relazionali dei rapporti reali e questo cambia la strategia fatta a tavolino che, applicata di per s sarebbe c' il fatto che la si applica in vivo, su una persona. Non saprei dire, per, chi il pi facile o il meno difficile, ognuno ha le sue difficolt, l'unica cosa che pu fare uno psicoterapeuta conoscerle in maniera differenziata, cio dov' l'aspetto pi probabile che in un paziente deve andare a sollecitare. DOM: "Dove possiamo collocare l'isteria?". Queste sono categorie trasversali, che appartengono a tutti. L'isteria, io credo che sia, semplicemente, una modalit di rappresentazione, di impersonazione di un tema di vita dove si ha poco controllo sull'aspetto della coordinazione e condivisione sociale, l'aspetto della teatralit e della non consistenza tra quello che si sente e quello che si dice. Sono i due aspetti pi tipici da sempre, dell'isteria, la teatralit e la belle indifference. Queste due caratteristiche le ho viste in tutti, anche nei personaggi meno immaginabili, come gli Ossessivi, che sembrano puro pensiero; eppure molti di questi esprimono un modo di ritualizzare in cui sono decisamente teatrali, caricaturali, e molti, che hanno gli aspetti di belle indifference, sono incredibili. Mi ricordo un mio amico che, in certi momenti, si assentava un attimo e, se gli chiedevo che cosa stava accadendo, mi rispondeva che stava controllando l'infarto. Qui vi sono entrambi gli aspetti, sia quello teatrale, sia la belle indifference. L'ho visto anche nei Depressi, nel modo in cui hanno di agire la loro disperazione, il loro astio verso la realt da cui si sentono rifiutati, ed fatto in modo super-teatrale, con sceneggiate del tipo buttarsi per terra, strapparsi i capelli e con un cambio di umore al momento quando, magari, arriva una persona dall'esterno che pu essere una possibile fonte di conforto. In casa fobica, poi, ci si incazza sempre, tutto tragico, niente serio. Si possono fare grandi litigate, insulti, ma dopo due minuti ci si abbraccia tutti. Anche i disturbi psicosomatici sono distribuiti in tutte le categorie. I DAP hanno molte malattie cutanee, delle quali molte sono quasi patognomoniche di questa organizzazione, come la psoriasi e alcune forme di alopecia; in molti pazienti, prima di un confronto, la psoriasi aumenta a tali livelli che diventano quasi squamosi. Mi ricordo che, all'universit, alla facolt di medicina, c'era un mio collega che mi colp perch allora non sapevo cosa fosse. Aveva 30 anni e, prima di ogni esame, gli si notava una chiazza di alopecia poi, dopo una settimana dall'esame, gli ricrescevano i capelli. L'ho visto accadere 30 volte. Anche l'apparato gastroenterico coinvolto e, per molti di loro, lo stomaco un modo di sentirsi, quasi una specie di coscienza; in tutte le situazioni di confronto hanno crampi allo stomaco, non possono mangiare niente, hanno i conati di vomito. Una cosa tipica, per loro, l'ulcera, specialmente quella duodenale, e coliti di vario genere. Mentre la colite ulcerosa tipica dei Fobici quando hanno dovuto distaccarsi repentinamente da una base sicura in modo da sentirsi alla merc dei pericoli. Una paziente, a causa di un cambiamento di lavoro del marito, aveva dovuto seguirlo a New York da Roma e, dopo quattro mesi, sanguinava. Il marito ha dovuto licenziarsi perch guarita solo quando tornata a Roma vicino alla madre. Gli Ossessivi hanno molto spesso l'emicrania, quella con l'aura, cefalea pulsante, mezza testa colpita e la poliuria dopo, spesso associata a situazioni di attivazione di rabbia non riconosciuta. Tutte le popolazioni che hanno un livello di scritturalit meno sofisticato hanno molti pi disturbi somatici e psicosomatici. In uno degli ultimi studi si correlava la parte nord del bacino mediterraneo con l'Africa del nord e si vedeva che, rispetto agli stessi eventi di vita, nel nord se ne parlava pi in termini di stati d'animo, mentre nel sud se ne parlava in termini di disturbi corporei, somatici. E' un
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fatto che chiaramente evidenzia che se non si ha un buon sviluppo del metalinguaggio, associato alla scritturalit, non si riesce a visualizzare l'interno e lo si vive sul corpo. Ognuna delle quattro organizzazioni di personalit pu sviluppare male il metalinguaggio dei significati connesso alla scritturalit. Non tanto un fatto culturale, riguarda il linguaggio interno, la capacit che la persona ha sviluppato di potersi riferire le cose. Non sempre c' una correlazione con la cultura e si vede a volte che, plurilaureati, hanno una capacit nulla di visualizzare l'interno e tutto il bagaglio culturale gli servito, lo usano prevalentemente, come scusa per non leggersi; mentre si possono trovare dei completi analfabeti che hanno una capacit enorme di leggere l'interno e di sintonizzarsi con gli altri. Le popolazioni scritturali hanno maggior tendenza a parlare in termini di stati d'animo, mentre le popolazioni legate ad un livello di cultura orale hanno la tendenza ad esprimersi in termini di stati corporei e stati somatici. La cultura correla di meno; ci che correla di pi, secondo me, ma difficilmente misurabile, l'atteggiamento della persona, indipendentemente dalla cultura, a non prendersi come scontato, a considerarsi facente parte del campo d'indagine, a non mettersi fuori. Questo meno collegabile con la cultura anzi, a volte, si vede che la cultura viene usata per non leggersi. Combinazioni Dep-Ossessivi non ne ho visti molti e, secondo me, dipende dal fatto che sono due modi di campo-indipendenza abbastanza inconciliabili tra loro, non possono coesistere. Tutto l'atteggiamento pi cognitivo dei Depressi rivolto alla modalit di gestire il sentire, mentre negli Ossessivi pi rivolto Per esempio, come nel romanzo di Herman Hesse, "Narciso e Boccadoro", c' l'ossessivo della situazione, Narciso, che un teologo, pensiero puro, e il Depresso della situazione Boccadoro, che aveva perso anche la madre ed un mistico, in cui la conoscenza lo porta ad uno stato di esaltazione, ma la gestiva lui. Nell'Ossessivo la conoscenza tutta Outward mentre nel Depresso tutta rivolta all'interno. Si direbbe quasi che l'aspetto cognitivo una conseguenza non voluta del gestirsi. Il primo punto gestire questa intenzionalit di attivazione disperante e, per gestirla, "scappa" il pensare, ma non come intenzione. Sono due stili abbastanza incompatibili. Sono pi frequenti i Depressi con componente Fobica. Abbastanza frequenti sono anche i DAPOssessivi, dove il tema della certezza fa perdere il giudizio critico dell'altro. I Fobici-Ossessivi sono pi difficilmente differenziabili perch, entrambi, hanno un problema di controllo. Per esempio i rubo-fobici, quelli che si lavano, sono ossessivi purissimi; anche l'Ossessivo ha un problema di controllo e di non perdere il controllo che, per, non gli d un attacco di panico ma un cambio del senso di s in maniera tutto o nulla. L'Ossessivo ha un problema di controllo netto, anche nelle stupidaggini: per esempio, se deve andare a pranzo fuori il sabato, lui, la moglie e la figlioletta, deve prima prevedere tutto quello che pu succedere, gli inconvenienti, il traffico, il tempo ecc, deve essere tutto previsto in anticipo e lui deve avere la soluzione. Se gli capita anche la cosa pi imprevista e lui non l'aveva prevista, si sente come se avesse perso il controllo e quindi spregevole, ma se l'aveva previsto a posto. Quella che si vede pi frequentemente lorganizzazione DAP-Agora; al secondo posto c' la DAPOssessiva e poi la Depressa con componente Fobica; le altre sono una rarit. Un DAP-Dep si vede ma, anche qui, bisogna fare una distinzione . Un giudizio critico a un vero Fobico produce un attacco di panico e, secondo me, non neanche il caso di dire che ha una componente DAP perch, oggigiorno, tutti hanno una sensibilit al giudizio altrui. Nel mondo post-moderno, in cui siamo oggi, l'immagine pi importante della persona, per cui quello che pensano gli altri pi importante di quello che pensi tu; uno che non ha sensibilit al giudizio degli altri un Neandertal. Per, per un Fobico, un giudizio critico della moglie significa che la moglie non pi protettiva, gli pu venire un attacco di panico al momento, si sente male, sbanda, ma c' una chiusura fobica, il giudizio critico gli d un senso di vulnerabilit. In un Ossessivo, un giudizio critico della moglie lo fa sentire messo in dubbio nella certezza, gli vengono i rituali, le ruminazioni, eppure un ossessivo puro.
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Pu capitare anche con un Depresso che, di fronte ad un giudizio critico di un amico o amica, ha una reazione di lutto, come fosse una perdita. Il DAP vero quello in cui il giudizio dell'altro cambia il senso di s in accordo al giudizio che laltro ha di lui, quello il punto focale. Ognuno reagisce nella sua dimensione di significato emotivo, non che uno insensibile al fatto che una persona importante gli dica: "Sei scemo!". La risposta DAP quella per cui, anche per un momento, lui si sente scemo, lui diventa come laltro lo vede. Il DAP pu cambiare il senso di s in unora, a seconda delle 5 persone diverse con cui parla. Secondo me vediamo molti pi DAP di quanti ce ne sono in realt perch facciamo affidamento su parametri che sono aspecifici: la semplice sensibilit al giudizio non discrimina niente ma va visto l'effetto, come chiude, qual l'effetto sulla persona. Poich siamo sul sistema Self, far alcune considerazioni su un aspetto abbastanza importante, cio sul modo di considerare le emozioni come parte integrante dell'esperienza immediata. Uno dei problemi grossi tutto il tema dei modelli di riferimento che ci sono stati fino ad oggi sulle emozioni. Fino ad oggi c' stato prevalentemente (e lo trovate ancora, non cambiato) un modello di riferimento dell'emozione come appraisal, percezione (in inglese appraisal una percezione un po' pi elaborata rispetto alla nostra semplice percezione, perch vi implicita anche una valutazione, in termini di avvicinamento ed evitamento). Esistono anche teorie che hanno cercato di inquadrare le emozioni in termini di motivazione, soprattutto per la loro funzione discrepante, cio il fatto che le emozioni sono momenti di discontinuit, di discrepanza, che spingono l'organismo a dover elaborare aspetti pi integrati di s. Questi sono stati i due aspetti prevalenti nel mondo anglosassone: emozioni intese come appraisal, quindi non differenziabili, sostanzialmente, dalla percezione, oppure intese come motivatori, agenti indirettamente attraverso le discrepanze che producevano. Si ammetteva, per principio, che l'emozione di per s fosse una forza disgregante e, quindi, tutta la spinta all'organizzazione che successivamente l'individuo sviluppava era dovuta ad un arginare e assimilare questa spinta disorganizzante che avevano le emozioni. E' inutile sottolineare l'aspetto completamente razionalista dove il campo emotivo visto, essenzialmente, come un campo disorganizzante e con un unica funzione possibile nella disorganizzazione che impone una riorganizzazione. Non sono mai state viste, fino a poco tempo fa, le emozioni come aventi una loro funzione specifica; non c' dubbio che le emozioni siano attivatori, modulatori, motivatori, ma forse non questa la funzione specifica che hanno, la funzione che poi assumono, anche secondariamente, in virt del loro accadere nell'organismo. Forse la funzione primaria che hanno le emozioni quella di fornire un senso di continuit, in termini di unicit e di unitariet del proprio senso di s per tutta la vita. Questa una linea di pensiero che fa capo ad un gruppo, abbastanza rilevante, di studiosi di emozioni fin dagli anni '30, la scuola che fa capo a Silvan Tomkins, che stato il caposcuola e che vede il sistema emotivo come un sistema primario, dove la funzione basica delle emozioni dare un collante a tutti gli aspetti che sarebbero stati frammentati, una specie di tessuto connettivo, di collante in trasversale e collante in longitudinale, ci che d un senso di s integrato e continuo nel tempo come funzione basica. Ora c' Izard e la generazione pi attuale di questi si chiama "functionalist and discrete-state theorists, e ammette che le emozioni siano differenziate tra loro, siano di tonalit emotive discrete e ognuna specifica; sarebbero quelle che chiamiamo tonalit emotive di base. Una volta c'era questa controversia, da cui rimasto il nome "discrete": si negava l'esistenza di tonalit emotive di base; si diceva che l'attivazione emotiva era una soltanto e che le differenziazioni dipendevano dall'etichettamento cognitivo. Ekman ha dimostrato che ogni tonalit emotiva di base ha il suo pattern specifico di attivazione neurovegetativa, motoria e sensoriale; quindi ognuna specifica, e a questo si riferisce il termine "discrete".
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"Funzionale" si riferisce al fatto che vi dicevo prima, quale sia l'aspetto funzionale specifico che le emozioni svolgono all'interno della coerenza dell'organismo; la funzione specificatamente loro, in cui non possono essere sostituite, quella della continuit trasversale e longitudinale. Le emozioni sono le maggiori responsabili del senso di continuit e di discontinuit, tutti i grossi sensi di discontinuit nel ciclo di vita sono dovuti a improvvise emergenze emotive, attivazioni emotive che, per lo meno per un tempo pi o meno lungo, producono al soggetto questo senso di interruzione della sua storia di vita che pu evolvere in forme patologiche o in forme di riorganizzazione della propria vita. Un dato molto caratteristico la discontinuit con grosse riorganizzazioni che produce l'essere stato, incidentalmente, oggetto di incidenti, assalti, rapine; questi eventi inducono reazioni molto grosse, una crisi d'identit del soggetto, una grossa discontinuit che si pu accompagnare, per vari mesi, ad una vera reazione depressiva, che porta sempre a grandi riorganizzazioni e ristrutturazioni di vita. Emerge, cos, nel senso del Selfhood, un senso di s che sarebbe stato inimmaginabile per la persona. Immaginate una persona di successo, che si sente al centro della sua vita, che controlla ogni cosa, che si trova di colpo alla merc di un ragazzino di 14 anni che gli punta un coltello alla gola, che magari lo ferisce anche e finisce in ospedale. Questo non un semplice incidente, quello che uno ha sperimentato un capovolgimento del senso di s che uno, poi, impiegher tempo a recuperare. Il senso di controllo, di essere al centro della propria vita, pu essere soltanto un'illusione in cui vissuto per tanti anni senza accorgersi, mentre la vita reale che lui come una foglia in balia del vento, che la sua vita meno di uno starnuto dell'universo. E' la cosa pi frequente degli ultimi anni in cui, da una parte, c' un incremento della complessit, del senso di s e, dall'altra, aumentata un tipo di violenza pi casuale. In America queste cose sono denominate sotto la voce: "crisi d'identit". E' uno degli aspetti pi rilevanti di discontinuit, significa una emergenza improvvisa di un senso di s che sarebbe stato inimmaginabile per l'individuo: immaginare che sono vulnerabile possibile, sentirlo il problema. Un altro prototipo delle discontinuit emotive, che vanno ancora sotto l'aspetto della normalit, la conversione religiosa che, ormai, una eccezione visto che viviamo in un mondo desacralizzato. Questa il tipico prototipo di discontinuit del senso di s che pu durare pochissimo tempo e con una riemergenza totale completamente riorganizzata e ristrutturata. Oggi si hanno, per alcuni individui, cambiamenti ideologici che per sono meno intensi di quelli che una volta erano le conversioni religiose. Le altre discontinuit appartengono alla patologia, tutti gli episodi di emergenza psicopatologica si possono ricondurre a una discontinuit dovuta all'attivazione di un senso di s forte, perturbante, che la persona non riesce n ad assimilare n a fare proprio e per cui lindividuo rimane estraneo, come una cosa che gli limita la vita ma non gli appartiene, qualcosa di alieno. Fino ad oggi le emozioni sono state viste prendendo alla lettera la loro durata limitata, infatti sono attivazioni che hanno una brevissima durata, non hanno minimamente la costanza e continuit dei pensieri, specialmente se sono intense. La loro attivazione sempre a grappoli con degli spazi vuoti in mezzo e, da questo punto di vista, ci che ha sempre colpito delle emozioni proprio questo: il loro accadere in termini di transitoriet pi o meno accentuata. A suo tempo il termine "discrete" si riferiva anche a questo, perci le emozioni hanno avuto sempre poca considerazione, per questa loro bizzarria, sia nell'accadere sia nella transitoriet con cui accadevano. Oggi, senza negare questo aspetto, si sa che sono molto pi stabili anche se accadono ogni volta in maniera brusca e transitoria, ma come se si innescasse una reazione a catena in cui permane e riverbera uno stato d'animo provato per molto tempo. Questa caratteristica la riprenderemo altre volte perch ha una rilevanza enorme anche per la psicoterapia. Un gruppo di belgi si sono dedicati a studiare questo aspetto delle emozioni, e hanno visto che anche le emozioni di tipo quotidiano, che non hanno una particolare rilevanza sia per intensit sia

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per qualit, tendono a permanere una media di 7-10 giorni e che l'emozione, nel momento in cui si produce, accade a grappolo ed transitoria ma si accompagna a due aspetti: 1. la cosiddetta ruminazione mentale, in cui si ripensa all'accaduto e ogni volta che ci si ripensa si attivano altre qualit di emozioni, non quella originaria, ma si riattivano emozioni che si riferiscono a che effetto fa adesso vedersi dopo aver passato quella situazione di prima; 2. e la condivisione sociale come, ad esempio, se capita una discussione brevissima, con scambio di battute taglienti con il posteggiatore che voleva 2000 lire in pi e il soggetto non gliele d per ripicca. Questo continuer a rimbalzargli in mente, non tanto l'episodio ma, man mano che il tempo passa, la persona si rivede come era nella situazione e il primo amico che incontra glielo dice e ci mantiene l'emozione attiva, non quella originaria, ma tutte le sfumature successive che vengono date dalla riflessione su se stessi, sull'episodio, sul commento che fa l'amico che riporta episodi analoghi successi anche a lui. Se unemozione ordinaria pu arrivare a riverberare in media 7-10 giorni, andando affievolendosi (i primi due giorni sono quelli in cui uno ci pensa, ci rumina, ne parla di pi e si pu arrivare a parlarne quasi senza riferimento alla situazione originaria, diventa un caso sociale, una discussione sociale), pensiamo ad una emozione basica, ad una scena nucleare di base che si interconnessa in questa differenziazione! Pensate ad un bambino Depresso che ha le emozioni di disperazione e rabbia che si stagliano non da sole, ma connesse a scene nucleari, che sono quelle che avviano la trama narrativa; sono scene che semplificano ci che successe: rifiuti, indifferenza, castighi, solitudine. Se quelle ordinarie riverberano 7-8 giorni, queste qui di base riverberano sempre, continuamente, lungo l'intero arco di vita di una persona. Infatti le trovate addirittura nei contenuti dei sintomi della gente. Un mio paziente Fobico, che vidi una ventina d'anni fa, era uno con un atteggiamento di noncuranza del giudizio degli altri, e quando gli facevo ricostruire cosa lo terrorizzasse di pi nel perdere il controllo, aveva i classici temi di infarto, e si era cominciato a scompensare a 45 anni, appena sposato, perch si sentiva costretto; il massimo del terrore, per lui, sarebbe stato avere un infarto che lo avesse colto mentre stava chiuso in bagno a defecare. Quello che mi colpiva era che ai Fobici, di solito, non interessa del giudizio degli altri, ma lui aveva difficolt in bagno perch il primo evento costrittivo della sua vita era stato quando, a tre anni, mentre stava sul vasetto in giardino, la sorella, molto pi grande di lui, con il cognato gli fanno una fotografia e lui, che stava defecando, imbarazzato cerca di alzarsi e di andarsene senza riuscirci, rimanendo incastrato nel vasetto. Il riverbero di questa scena nucleare gli rimane praticamente tutta la vita e il suo tema pi terrorizzante era di avere un attacco di panico seduto in bagno. Questo episodio gli riverberava da 40 anni! Dopo aver fatto un excursus generale sul sistema del Self, prenderemo in considerazione lo sviluppo del bambino, torneremo a vedere alcuni argomenti soprattutto da parte del bambino, cosa succede a 2-3 anni, i cambiamenti nelle varie fasi di passaggio, e poi, fatto lo sviluppo negli anni prescolari e la fanciullezza in generale, partiremo a ricostruirci una per una le organizzazioni di significato.

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Testi citati

HAYEK

Nuovi Studi sulle Idee I Cap. Il Primato dellAstratto Ed. Rusconi

HESSE Herman

Narciso e Boccadoro

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