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IL MOBBING IN MEDICINA GENERALE

RIASSUNTO

Il Mobbing si manifesta come unazione o una serie di azioni che si ripete per un lungo periodo di tempo, compiute dal cosiddetto mobber per danneggiare qualcuno (il soggetto mobbizzato) quasi sempre in modo sistematico e con uno scopo preciso. Il

mobbizzato viene letteralmente accerchiato e aggredito intenzionalmente dal mobber che mette in atto strategie comportamentali volte alla sua distruzione psicologica, sociale e professionale Il fenomeno, che investe una serie di settori, dalla psicologia del lavoro al diritto, dalla medicina del lavoro alla psichiatria, ha assunto unimportanza crescente fino a diventare la sindrome del momento. Gli attori che partecipano al mobbing sono i mobbizzati ed i mobbers: i primi sono le vittime del mobbing, i secondi sono coloro che mettono in atto le strategie persecutorie verso i primi. A questi, si aggiungono gli spettatori del mobbing: in alcuni casi infatti il mobber viene coadiuvato da dinamiche di gruppo complesse, intrecciate e gestite da un coro di colleghi che concorre in maniera pi o meno consapevole alla violenza psicologica, sia con atteggiamento di attiva partecipazione, sia come testimone passivo al progredire dellescalation del fenomeno. I colleghi di lavoro si dimostrano spesso incapaci di intervenire in favore del collega mobbizzato, per la paura di essere coinvolti nel conflitto, di schierarsi apertamente dalla parte del pi debole per il (fondato) timore di subire conseguenze dannose. La modalit pi osservata di mobbing consiste nelleccesso di provvedimenti

sanzionatori, spesso pretestuosi, mediante uso di strumenti quali visite fiscali o di idoneit, contestazioni disciplinari, minacce, trasferimenti in sedi lontane, rifiuto di permessi o di

ferie E importante considerare il mobbing come una patologia psicosociale Il mobbing non un problema medico, n psichiatrico, non una malattia della persona, ma, al limite, dellambiente di lavoro.Visite mediche e psicofarmaci servono a curare i sintomi, ma non il mobbing stesso . Fra i molteplici fattori eziologici corresponsabili si evidenziano: fattori soggettivi e fattori oggettivi. I fattori oggettivi sono legati alla nuova economia in cui il lavoratore conta in quanto produttore di beni e servizi, utili al raggiungimento di un elevato rendimento dellazienda. I fattori soggettivi sono: lo stress, i conflitti, la personalit del mobber. e del mobbizzato. La diagnosi esige particolare cautela poich si basa sulla autocertificazione dei danni subiti dal mobbizzato. Lindagine deve perci verificare il livello di attendibilit del soggetto, escludendo eventuali patologie psichiatriche e intenti simulatori. La diagnosi efficace si realizza grazie ad una quipe multidisciplinare di specialisti che operano, parallelamente e coordinatamente, basandosi su competenze sociologiche, psicologiche, mediche e legali. Il mobbing psicosociale rappresenta un importante fattore patogeno. Il lavoratore che ha subito comportamenti mobbizzanti, ha conseguenze di tre tipi: psicologiche, relazionali ed economiche. Quando i sintomi psico-fisici del mobbing iniziano a minare lequilibrio del soggetto e a limitare e disturbare la sua vita di relazione, quando lo stato di disagio diventa ingestibile, la prima figura professionale ad essere interpellata quasi sempre il medico di famiglia. Spetta a Lui, in primo luogo, accogliere con empatia e professionalit il bisogno del paziente di esprimere tutta la sua rabbia e frustrazione , dimostrandogli solidariet e aiutandolo ad acquisire consapevolezza della sua condizione sociopatologica. Al profondo disagio, acuito dallincomprensione che il

soggetto mobbizzato spesso percepisce anche dal suo entourage, pu allora subentrare sorpresa e

sollievo nel sentirsi finalmente compreso e non giudicato. E poi di fondamentale importanza linformazione corretta ed esauriente, che il medico deve saper fornire sulla sindrome,di cui soffrono altre persone come lui/lei in tutto il mondo. E questo un passo determinante nel sollevare il paziente da dannosi sensi di colpa e dalla sgradevole convinzione di essere lui solo ad aver subito lingiustizia. Il mobbing, non irreversibile, pu essere combattuto se ben individuato. Vi sono tanti modi di affrontare il problema, quanti sono i casi di mobbing, cio ogni caso di terrorismo psicologico necessita di una preventiva analisi strategica. Per combattere il mobbing, e vincerlo, necessario un approccio allargato e integrato, che sappia individuare ed eliminare conflitti e problemi nelle persone e negli ambienti. Viene riportata infine la testimonianza di una donna mobbizzata che, in prima istanza ha rivolto la sua richiesta di aiuto al suo medico di Medicina Generale.

IL FENOMENO MOBBING

Il Mobbing si manifesta come unazione o una serie di azioni che si ripete per un lungo periodo di tempo, compiute dal cosiddetto mobber per danneggiare qualcuno (il soggetto mobbizzato) quasi sempre in modo sistematico e con uno scopo preciso. Il

mobbizzato viene letteralmente accerchiato e aggredito intenzionalmente dal mobber che mette in atto strategie comportamentali volte alla sua distruzione psicologica, sociale e professionale. Il termine Mobbing, deriva dal verbo inglese to mob e significa assalire tumultuando, affollarsi attorno a qualcuno. Leymann (1993) ha cos definito il Mobbing: "In caso di conflitto sul lavoro, le azioni che hanno la funzione di manipolare la persona in senso non amichevole si possono distinguere in tre gruppi... Un gruppo di azioni verte sulla comunicazione con la persona attaccatacon lui/lei si urla, si rimprovera, si critica continuamente il lavoro o la vita privata, si compie terrorismo telefonico, non gli/le si rivolge pi la parola, si rifiuta il contatto, si fa come se non ci fosse, si mormora in sua presenza Un altro gruppo di comportamenti utilizza strategie per danneggiare la reputazione della persona con pettegolezzi, offese, prese in giro su handicap fisici, umiliazioni... Infine le azioni del terzo gruppo tendono a manipolare la prestazione della persona con atteggiamenti punitivi: non gli/le vengono affidate mansioni di responsabilit (Sindrome della scrivania vuota) o vengono imposti compiti senza senso, umilianti, pericolosi o impossibili da portare a termine ( Sindrome della scrivania piena).

Le prime ricerche sono state effettuate in Svezia negli anni 80, dal padre del mobbing, Heinz Leymann, e sono proseguite in Italia negli anni 90 da Herald Ege, psicologo del lavoro e dellorganizzazione, fondatore a Bologna nel 1996 di PRIMA, Associazione Italiana contro Mobbing e Stress Psicosociale, unorganizzazione che si occupa di ricerca, formazione e assistenza alle vittime del mobbing. Il fenomeno, che investe una serie di settori, dalla psicologia del lavoro al diritto, dalla medicina del lavoro alla psichiatria, ha assunto unimportanza crescente fino a diventare la sindrome del momento. Gli attori che partecipano al mobbing sono dunque i mobbizzati ed i mobbers: i primi sono le vittime del mobbing, i secondi sono coloro che mettono in atto le strategie persecutorie verso i primi. A questi, si aggiungono gli spettatori del mobbing: in alcuni casi infatti il mobber viene coadiuvato da dinamiche di gruppo complesse, intrecciate e gestite da un coro di colleghi che concorre in maniera pi o meno consapevole alla violenza psicologica, sia con atteggiamento di attiva partecipazione, sia come testimone passivo al progredire dellescalation del fenomeno. I colleghi di lavoro si dimostrano spesso incapaci di intervenire in favore del collega mobbizzato, per la paura di essere coinvolti nel conflitto, di schierarsi apertamente dalla parte del pi debole per il (fondato) timore di subire conseguenze dannose. La modalit pi osservata di mobbing consiste nelleccesso di provvedimenti

sanzionatori, spesso pretestuosi, mediante uso di strumenti quali visite fiscali o di idoneit, contestazioni disciplinari, minacce, trasferimenti in sedi lontane, rifiuto di permessi o di ferie.

Si distinguono genericamente tre tipologie di mobbing: strategico, emozionale, e non intenzionale.

Il mobbing strategico corrisponde ad un preciso disegno di esclusione di un lavoratore da parte dell azienda, seguendo una logica programmata di management aziendale, che riterrebbe utile e funzionale ridimensionare lattivit del dipendente o addirittura licenziarlo.

Il mobbing emozionale, o relazionale deriva, invece, da unalterazione delle relazioni interpersonali ed frutto dellesasperazione dei comuni sentimenti di ciascun individuo, come la rivalit, la gelosia, lantipatia, la diffidenza, la paura

Il mobbing non intenzionale: lazione viene esercitata da parte di un parigrado per eliminare eventuali ostacoli alle proprie ambizioni carrieristiche, o da parte di un superiore, al fine di tutelare la propria posizione gerarchica, giudicata in pericolo. Tecnicamente, da parte del management aziendale non vi dolo, ma colpa di omissione in quanto non in grado di riconoscere il fenomeno e quindi di intervenire per arginare e/o sanare il fenomeno stesso.

La letteratura sullargomento analizza il fenomeno anche sul piano giuridicosociologico, evidenziando il danno derivante al soggetto, allazienda, alla societ. Meno documentati sono invece laspetto clinico - diagnostico, la prevenzione, lapproccio terapeutico, il danno biologico, linvalidit derivata . Il fenomeno pu essere confuso con altri comportamenti e patologie relazionali descritti in letteratura quali il terrorismo psicologico, il bullismo, la molestia morale, le molestie sessuali, labuso lavorativo, lo spadroneggiamento, lostilit cronica sul lavoro e laggressione aziendale , la violenza tra parigrado, lamministrazione bruta, la

vittimizzazione , la violenza leggera , ed il nonnismo. Unulteriore difficolt consiste nel fatto che il termine non universalmente condiviso: ad esempio nei paesi anglosassoni, in Giappone ed in Norvegia si utilizza il termine bullying, in Francia harclement morale. Prima dellintroduzione in Italia del

termine mobbing, la definizione vulgata del fenomeno era molestia . E importante considerare il mobbing come una patologia psicosociale Il mobbing non un problema medico, n psichiatrico, non una malattia della persona, ma, al limite, dellambiente di lavoro.Visite mediche e psicofarmaci servono a curare i sintomi, ma non il mobbing stesso (Ege 2001). La vittima diventa un ricevente indiretto delle informazioni che circolano nei corridoi, non potendo partecipare in prima persona alle discussioni che si sviluppano quotidianamente. Lisolamento non fisico, ma avviene in compresenza di tutti gli attori. La quotidianit della vittima diventa terrificante perch lisolamento costringe il mobbizzato a subire unesclusione unilaterale da parte di ognuno. Ege elabora un modello di sviluppo del mobbing a sei fasi pi una pre-fase. La pre - fase, che predispone al mobbing, presente in Italia e sconosciuta alla cultura nordeuropea, costituita da una situazione di conflitto generalizzato non caratterizzato da una precisa volont di ledere ma che risponde all esigenza di dominare gli altri. La prima fase quella del conflitto mirato, in cui si individua la vittima come capro espiatorio. Il conflitto perde di oggettivit e sfora nel privato. Nella seconda fase si inaspriscono le relazioni, la vittima percepisce il mutamento e prova disagio e fastidio. Nella terza fase iniziano a manifestarsi problemi di salute: la vittima pu accusare sintomi quali irritabilit, calo del tono dellumore, insonnia, problemi digestivi e somatizzazioni varie La quarta fase riguarda gli errori e gli abusi dellamministrazione del personale, insospettita dalle frequenti assenze per malattia (sindrome da rientro al lavoro). Nella quinta fase si verifica un serio aggravamento della salute psicofisica della vittima:

i sintomi di depressione e ansia unitamente a sensi di colpa si possono aggravare al punto da richiedere luso di psicofarmaci La sesta fase comporta lallontanamento dal posto di lavoro, tramite licenziamento, dimissioni volontarie, prepensionamento, con esiti traumatici che possono manifestarsi anche in modo estremo con atteggiamenti fobico-ossessivi, suicidio, comportamenti vendicativi(Ege 1998).

Fra i molteplici fattori eziologici corresponsabili si evidenziano: fattori soggettivi e fattori oggettivi. I fattori oggettivi sono legati alla nuova economia in cui il lavoratore conta in quanto produttore di beni e servizi, utili al raggiungimento di un elevato rendimento dellazienda. Ad esempio una situazione di disagio che sfocia in mobbing il sistema di gestione per obiettivi, basato su budget costantemente aumentati e su ossessivi controlli chiamati monitoraggio dei dati.

I fattori soggettivi sono: lo stress, i conflitti, la personalit del mobber. e del mobbizzato.

LO STRESS: "SINDROME GENERALE DI ADATTAMENTO" Il termine stress, usato in ingegneria per indicare la tensione o sollecitazione cui viene sottoposto un materiale rigido per essere collaudato, stato traslato in medicina dal fisiologo tedesco Hans Selye che lo utilizz, per la prima volta nel 1936, per descrivere la reazione di animali da laboratorio sottoposti a diversi stimoli nocivi fisici, chimici e biologici che denomin stressors. Selye aveva notato che gli animali da esperimento, cui venivano inoculate sostanze diverse, reagivano in modo comune con una sindrome caratterizzata da

ipertrofia cortico-surrenale, atrofia del timo e delle ghiandole linfatiche e ulcera gastrica. La reazione di stress era inoltre aspecifica, cio indipendente dalle caratteristiche e dal tipo di stimolo .

STIMOLI FISICI STIMOLI CHIMICI ORGANISMO STIMOLI BIOLOGICI ALTRI STIMOLI ATTIVAZIONE BIOLOGICA ASPECIFICA ADATTAMENTO

STRESS

DIFESA MALATTIA

tratto da P. Pancheri -"TRATTATO ITALIANO DI PSICHIATRIA " -ed. MASSON (MI) 1993

La somma di tutte le reazioni sistemiche dell'organismo conseguenti ad una prolungata esposizione a stress sistemico vennero definite da Selye come Sindrome generale di adattamento. Questa organizzata in tre fasi successive: 1) allarme - vengono mobilizzate le difese dell'organismo (iperattivazione ipofisi corticosurrene) 2) resistenza - l'organismo impegnato a fronteggiare lo stressor (continua l'iperproduzione di cortisolo) 3) esaurimento - l'organismo non pu mantenere pi a lungo lo stato di resistenza allo stressor (la corteccia surrenale entra in uno stato di esaurimento funzionale). Le patologie d'organo che insorgono in questa fase sono difficilmente reversibili e possono addirittura condurre alla morte. Studi successivi dimostrarono che le modificazioni endocrine dello stress non coinvolgono solo lasse ipofisi-surrene, ma molti assi endocrini. Quindi esiste una risposta multiormonale nello stress. Pi recentemente si scopr che la suddetta attivazione ormonale non data dalla semplice esposizione allo stress di per s, ma innescata da una reazione emozionale indotta

dagli stimoli stessi. Si arricchisce cos il concetto di stress. Il sistema limbico (comparso nei mammiferi), connesso con il sistema ipotalamo-ipofisario, la sede del controllo e del coordinamento della reazione da stress. L'attivazione emozionale indotta dallo stimolo, organizzata dal sistema limbico, si manifesta quindi a livello biologico-somatico (modificazioni neurovegetative ed endocrine) e a livello psicologico-comportamentale (reazione di attacco e fuga). Successivamente R. Lazarus evidenzi l'importanza della valutazione cognitiva degli

stimoli quale fattore determinante l'innesco delle reazioni di stress. Studi sperimentali precedenti avevano dimostrato che la reazione di due individui allo stesso evento stressogeno assumeva connotazioni molto diverse, soprattutto quando la stimolazione era caratterizzata da una chiara valenza psico-sociale. Quindi l'elevata variabilit interindividuale rende insufficiente l'ipotesi di "reazione aspecifica". Sembra piuttosto che i diversi soggetti reagiscano allo stressor dopo averlo vagliato cognitivamente, filtrandolo attraverso i propri criteri e principi e dopo averne valutato l'intima risonanza.

CORRELATI BIOLOGICI

STIMOLI

VALUTAZIONE COGNITIVA

ATTIVAZIONE EMOZIONALE

STRESS
CORRELATI COMPORTAMENTALI

tratto da P. Pancheri - "TRATTATO ITALIANO DI PSICHIATRIA"- ed. MASSON (MI) 1993

La reazione di stress viene dunque suscitata dall'attivazione emozionale in risposta ad una situazione-stimolo cui segue una risposta biologico-somatica e psicologicocomportamentale. La valutazione soggettiva perci determinante nella definizione di ci che stressante da ci che non stressante. P. Pancheri propone un modello interpretativo della reazione di stress: esiste un "bilanciamento" ottimale tra reazioni comportamentali e reazioni biologiche .

COMPORTAMENTI FINALIZZATI A NEUTRALIZZARE LO STRESSOR

S T R E S S O R S
VALUTAZIONE COGNITIVA ATTIVAZIONE EMOZIONALE

PROGRAMMA PSICO COMPORTAMENTALE

REAZIONI SPECIFICHE E ASPECIFICHE

............

DISTURBO PSICHIATRICO

PROGRAMMA PSICO BIOLOGICO

REAZIONI SPECIFICHE E ASPECIFICHE

............

MALATTIA SOMATICA

MODIFICAZIONI SOMATICHE FINALIZZATE A COMPENSARE GLI EFFETTI BIOLOGICI DELLO STRESSOR

tratto da P. Pancheri - "TRATTATO ITALIANO DI PSICHIATRIA"- ed. MASSON (MI) 1993 Il programma psicobiologico innesca una serie di modificazioni somatiche utili a garantire il supporto metabolico necessario ad un comportamento di attacco o fuga finalizzato alla sopravvivenza o, quanto meno, alla limitazione dei danni. Lattivazione cortico e midollo surrenale aumenta il livello del cortisolo e delle catecolamine che, attivando il sistema cardiovascolare e il metabolismo, garantiscono una maggiore disponibilit di energia, euforia e minore sensibilit al dolore; in alcuni animali si realizza

anche una modificazione dellaspetto, tale da incutere terrore allavversario. Il programma psico comportamentale si realizza nella messa in moto di

sequenze motorie su schemi genetici e comportamenti appresi in analoghe circostanze. In particolare nelluomo lapprendimento e la costruzione di schemi interpretativi sono basilari nel determinare lestrema variabilit nelle risposte allo stress.

R. Sapolsky tenta una migliore e pi approfondita definizione della Sindrome Generale di Adattamento studiando le reazioni glucocorticoidali di animali sottoposto a stress. La prima e pi ovvia considerazione che gli organismi differiscono nella quantit di glucocorticoidi prodotti in funzione della quantit di eventi stressogeni cui sono sottoposti. E anche ovvio che, due organismi che percepiscono lo stesso stimolo, differiscano nellintensit e nella durata della risposta neuroendocrina allo stress. Quindi una volta

percepito lo stesso fattore di stress, come fanno gli organismi a differire nelle loro risposte? La risposta nel fatto che due organismi non percepiscono gli stessi eventi esterni in modo ugualmente stressante. Sapolsky inoltre ci informa del fatto che la risposta allo stress, provocata da perturbazioni omeostatiche, pu essere modulata dalle condizioni psicologiche del momento: stato dimostrato che la concentrazione di ormoni prodotta varia in concomitanza con il variare delle condizioni psico ambientali (perdita di familiari, compiti cognitivi gravosi, scelte, conflitti, mobbing,) Nella loro globalit gli studi di Sapolsky dimostrano che i fattori psicologici possono modulare la risposta allo stress o addirittura provocare una risposta in assenza di un evento stressogeno. Fattori critici che sembrano facilitare lo stress psicologico, indipendentemente dalla realt oggettiva, sono:

perdita di controllo

perdita della possibilit di prevedere gli eventi perdita degli sfoghi per frustrazione percezione di peggioramento delle cose

Tra il fenomeno del mobbing e lo stress intercorre un rapporto di causa-effetto: il mobbing provoca stress, che una volta sviluppato si amplifica ed incide sul mobbing, orientando il fenomeno verso una condizione sempre pi negativa. La forma di stress provocata dal mobbing peculiarmente caratterizzata da una condizione di pressione continua, dallannullamento totale dei momenti di tranquillit che consentono di rilassarsi e di ridurre la tensione. Ci stiamo qui riferendo al caso di una persona che subisce un forte isolamento, viene esclusa da ogni forma di socializzazione, e porta al di fuori dei cancelli del posto di lavoro il proprio disagio, influenzando cos i rapporti con i propri familiari ed amici. I problemi dellufficio o dellofficina coinvolgono le persone per molte ore al giorno, ed facile conseguenza che lascino delle tracce anche dopo la fine della giornata lavorativa. Harold Ege enuclea, in uninteressante ed esaustiva tabella, i fattori stressanti sul posto di lavoro (Ege 1996: 137):

FATTORI PSICHICI Paura di fallire Paura di essere criticato Paura di subire conseguenze negative per il proprio comportamento Paura di perdere il proprio posto di lavoro Conflitti privati e familiari Mancanza di riconoscimento Mancanza di riposo

Mancanza di autonomia Mancanza di informazioni Mancanza di concentrazione e attenzione

FATTORI AMBIENTALI Clima aziendale Conflitti con i superiori o con i colleghi Stanchezza lavorativa Pressione della concorrenza

FATTORI SOCIALI Lavoro individuale Lavoro in gruppo Densit sociale sul posto di lavoro (sovraoccupazione) Isolamento sociale (sottooccupazione) FATTORI FISICI Fatica del sistema muscolare Fatica dei singoli muscoli Carico statico dei muscoli FATTORI ORGANIZZATIVI Difficolt del lavoro Velocit del lavoro Quantit del lavoro Spazio a disposizione sul posto di lavoro Orario di lavoro flessibile Norme di prestazione Lavoro notturno Lavoro straordinario Distribuzione del lavoro quotidiano e settimanale

FATTORI OGGETTIVI Luce Temperatura Ergonomia degli attrezzi e degli accessori Rumore Inquinamento Equipaggiamento tecnico Materie prime

LA PERSONALITA DEI MOBBERS .

Nei mobbers, da un punto di vista psicologico si possono alternare e confondere due tendenze: da una parte lo scarso sentimento sociale, la mancanza di percezione dei bisogni altrui, e dallaltra la necessit di ipercompensare la scarsa autostima con atteggiamenti di superiorit e/o di aggressivit sadico-vessatoria Il mobber affetto da disturbo narcisistico di personalit esagera risultati e talenti, si aspetta di essere notato come superiore senza alcuna motivazione, fantastica di possedere illimitati poteri, crede fanaticamente nella propria capacit, approfitta degli altri per i propri scopi, ha lirragionevole aspettativa di trattamenti di favore, difetta di empatia, invidioso e crede di essere invidiato. Il mobber pu presentare inoltre disturbo paranoide di personalit, sfiducia e sospettosit nei confronti degli altri le cui motivazioni sono interpretate malevolmente: si aspetta di essere sfruttato o danneggiato, dubita della lealt o della fedelt dei colleghi (ma anche degli amici e del partner), interpreta negativamente comportamenti e significati, porta rancore e non perdona le offese, si sente continuamente attaccato e contraccambia con rabbia.

LA PERSONALITA DEI MOBBIZZATI

Sono potenziali bersagli: i lavoratori con elevato coinvolgimento nellattivit svolta, o con capacit innovative e creative; i soggetti con ridotte capacit lavorative o portatori di handicap collocati obbligatoriamente nel posto di lavoro, ma osteggiati dal datore di lavoro; i diversi per caratteristiche socio-culturali ( provenienza geografica, religione, abitudini di vita, preferenze sessuali); i lavoratori rimasti estranei a pratiche illecite di colleghi; i soggetti che hanno desiderio di successo, di apprezzamento, di valutazione positiva del proprio lavoro; i soggetti che hanno bisogno di conferme esterne; gli individui che hanno bassa propensione al conflitto; i soggetti dotati di scarsa

autostima, pessimisti e privi di autoironia; personalit rigide, incapaci di elaborare strategie di compenso di fronte ai cambiamenti.

LA DIAGNOSI La diagnosi esige particolare cautela poich si basa sulla autocertificazione dei danni subiti dal mobbizzato. Lindagine deve perci verificare il livello di attendibilit del soggetto, escludendo eventuali patologie psichiatriche e intenti simulatori. Leventuale condizione di preesistenza di disturbi neurocomportamentali non esclude comunque lesistenza di un nesso eziologico tra ambiente di lavoro e patologia derivata. Importante lanamnesi socio-occupazionale del soggetto, cio lindagine cronologica degli eventi traumatici occorsi negli anni precedenti la situazione mobbizzante. Leymann, il ricercatore che ha creato questo metodo diagnostico, ha comprovato che le

vittime degli atti vessatori presentavano il disturbo post-traumatico da stress (PostTraumatic Stress Disorder-PTSD) oppure il disturbo dansia generalizzato. La diagnosi efficace si realizza grazie ad una quipe multidisciplinare di specialisti che operano, parallelamente e coordinatamente, basandosi su competenze sociologiche, psicologiche, mediche e legali. Le figure del team di lavoro sono: il medico del lavoro, per lanamnesi lavorativa e lanalisi dellorganizzazione del lavoro; lo psicologo del lavoro, per lanalisi e la valutazione dei fattori di rischio trasversali, in particolare sociali e psicologici; il medico psichiatra, per la determinazione della tipologia reattiva allevento; lo psicologo clinico, per lanalisi e la valutazione delle manifestazioni psicopatologiche attuali e pregresse; il medico legale, per la valutazione analitica della sussistenza di un nesso di causalit e per lindividuazione di un eventuale danno biologico. Al medico del lavoro, chiamato in causa dal lavoratore vittima di mobbing, sono richiesti diversi tipi di impegno: un ascolto qualificato, cui seguir una diagnosi di una patologia che riconosca come causa o concausa loccasione di lavoro ( diagnosi di compatibilit causale); una certificazione medico-legale per fini risarcitori di danno subto; un indirizzo sanitario nella gestione e nel superamento dei disturbi; la certificazione allINAIL e le segnalazioni allOrgano di vigilanza ed alla Magistratura. Il medico dellazienda deve raccogliere tutti gli elementi necessari per una valutazione esaustiva delle condizioni lavorative che hanno consentito il realizzarsi del mobbing, ed tenuto a cercare di ridurre o eliminare lo stato di sofferenza, compito non facile, soprattutto se lazione mobbizzante esercitata dallo stesso datore di lavoro. previsto che il medico competente si renda disponibile a fungere da strumento principale di mediazione (D. Lgs 626/94, allart. 17, comma 1, lettera i), e ex D. Lgs. 626/1994, collabori con il datore di lavoro e con il servizio di prevenzione e protezione, per la tutela della salute, dellintegrit psicofisica e la dignit dei lavoratori, per evidenziare i fattori di

rischio meno tradizionali, per partecipare ai progetti dinformazione e di formazione, per costituire il riferimento del lavoratore vittima di mobbing. Se il lavoratore ritiene che il giudizio del medico competente sia stato condizionato, pu far ricorso allorgano territorialmente competente (Art. 17, comma 4 D. Lgs 626/'94).

LE CONSEGUENZE. Il mobbing psicosociale rappresenta un importante fattore patogeno. Il lavoratore che ha subito comportamenti mobbizzanti, ha conseguenze di tre tipi: psicologiche, relazionali ed economiche. Le conseguenze sulla salute che possono derivare dal mobbing dovrebbero essere comprese nelle reazioni ad eventi, includenti il Disturbo dellAdattamento (DA), il Disturbo Acuto da Stress (DAS), il Disturbo Post-Traumatico da Stress (DPTS), le malattie

professionali o correlate al lavoro (work-related). Nellindagine condotta dalla Clinica del Lavoro di Milano, il Disturbo dellAdattamento largamente prevalente, rappresenta oltre i 2/3 dei casi, mentre il Disturbo Post-Traumatico da Stress, considerato pi grave del Disturbo dellAdattamento, costituisce un evento meno frequente. Circa un terzo della casistica totale costituito da casi di patologia psichiatrica comune o di patologia fittizia. Al contrario, i dati della Clinica del Lavoro di Napoli, ancora in fase di elaborazione , evidenzierebbero una notevole quantit di casi di Disturbo Post-Traumatico da Stress (DPTS), mentre il 20% dei casi sarebbe costituito da reazioni ad eventi in ambito lavorativo, espressioni per lo pi di una condizione di conflitto aziendale senza valenze persecutorie intenzionali. Le patologie a rischio per i soggetti mobbizzati possono essere a carico

dellapparato digerente (gastrite, colite, ulcera), dellapparato respiratorio, dellapparato muscolo scheletrico (cefalea e cervicalgia muscolo-tensiva, lombalgia), dellapparato

cardio-circolatorio (cardiopalmo, tachicardia, infarto del miocardio), della pelle (dermatiti psicosomatiche), del sistema immunitario Inoltre possono emergere alterazioni di tipo socio-emotivo, cio depressione, ansia, stato di preallarme, ossessioni, attacchi di panico, isolamento, anestesia reattiva, sensazione di depersonalizzazione; disturbi del sonno, della sessualit; della sfera

alimentare (anoressia-bulimia), abuso di alcool, fumo, farmaci; possibili effetti patologici sulle capacit cognitive (perdita di memoria e concentrazione) e pratiche (errori manuali e incidenti). Essendo la maggior parte dei sintomi di natura psicosomatica, le indagini clinico diagnostiche forniranno risultati negativi. La difficolt di memoria e di concentrazione (dimenticare le chiavi di casa, il luogo in cui si posteggiata la macchina, stare per lungo tempo sulla medesima pagina da leggere o somma da computare ), sono segni di esaurimento psichico, per cui lunica cura il riposo, quel riposo che per un diritto non riconosciuto al mobbizzato Sintomi dovuti alla tensione (palpitazioni, bocca secca, difficolt respiratoria, tremore, nodo alla gola, pressione al petto, sudore improvviso, irrequietezza costante) colgono il mobbizzato al solo pensiero di ritornare in ufficio, di rivedere la faccia del suo aguzzino. La vittima che presenta questi sintomi tende a reagire eccessivamente, con aggressivit, creando situazioni imbarazzanti, e viene cos accusato di maleducazione, facile irritabilit, scarsa professionalit. Spesso a formulare laccusa non neppure il mobber, ma un superiore alloscuro di tutto, che tuttavia agir amplificando lazione persecutrice e distruttrice del mobber. Gli effetti del mobbing si ripercuotono in ambito sociale con conseguenze negative sulla vita relazionale e familiare. La perdita del ruolo lavorativo, vissuta come caduta della propria identit sociale, induce il soggetto ad isolarsi negandosi alla vita di relazione .

Il mobbing psicosociale ha effetti negativi anche sulle aziende: si riduce la capacit produttiva e lefficienza lavorativa, si raggiunge un elevato tasso di assenteismo per malattia, , aumentano i costi (per le assenze, le sostituzioni, i prepensionamenti).

IL RUOLO DEL MEDICO DI MEDICINA GENERALE Quando i sintomi psico-fisici del mobbing iniziano a minare lequilibrio del soggetto e a limitare e disturbare la sua vita di relazione, quando lo stato di disagio diventa ingestibile, la prima figura professionale ad essere interpellata quasi sempre il medico di famiglia. Spetta a Lui, in primo luogo, accogliere con empatia e professionalit il bisogno del paziente di esprimere tutta la sua rabbia e frustrazione , dimostrandogli solidariet e aiutandolo ad acquisire consapevolezza della sua condizione sociopatologica. Al profondo disagio, acuito dallincomprensione che il soggetto mobbizzato spesso percepisce anche dal suo entourage, pu allora subentrare sorpresa e sollievo nel sentirsi finalmente compreso e non giudicato. E poi di fondamentale importanza linformazione corretta ed esauriente, che il medico deve saper fornire sulla sindrome,di cui soffrono altre persone come lui/lei in tutto il mondo. E questo un passo determinante nel sollevare il paziente da dannosi sensi di colpa e dalla sgradevole convinzione di essere lui solo ad aver subito lingiustizia. E altres utile che il mobbizzato venga aiutato ad attuare, un processo di autocritica, cio ricerchi in s, nel proprio comportamento, nella propria storia, e nel proprio ruolo lavorativo gli eventuali elementi scatenanti dei comportamenti vessatori dei colleghi.

LA TERAPIA

Il mobbing, non irreversibile, pu essere combattuto se ben individuato. Vi sono tanti modi di affrontare il problema, quanti sono i casi di mobbing, cio ogni caso di terrorismo psicologico necessita di una preventiva analisi strategica. Sei sono le fasi operative secondo lapproccio strategico (Watzlawick-Nardone):

Definizione del problema Analisi dei tentativi di soluzione Definizione operativa del cambiamento Ipotesi sulle alternative possibili La scelta La valutazione finale Lapproccio strategico, che procede dalle soluzioni alle teorie non viceversa , offre un modello di intervento utile sia allo psicotearpeuta che allesperto di risorse umane, entrambi chiamati ad operare in favore del cambiamento. In Italia, le aziende, che tendono a sootovalutare il fenomeno, investono ancora poco nella ricerca sul mobbing. La lotta al mobbing invece a prevalente appannaggio di associazioni no-profit ed istituzioni private, ed centrata sul sostegno individuale medico, psicoterapeutico, legale alle vittime. Per combattere il mobbing, e vincerlo (cfr. Ege 2001), necessario un approccio allargato e integrato, che sappia individuare ed eliminare conflitti e problemi nelle persone e negli ambienti.

. LA PREVENZIONE La prevenzione gioca un ruolo fondamentale. Il mobbing coinvolge lindividuo, il suo sistema familiare, il gruppo di amici, lazienda, la societ pi ampia, e ad ognuno di questi livelli pu corrispondere un intervento preventivo

Lintervento preventivo in azienda non pu prescindere dalla partecipazione del Sindacato, che ha il compito di tutelare lambiente fisico e psicologico del lavoratore. Lintervento di prevenzione si attua attraverso corsi di formazione per i dirigenti, e colloqui con i lavoratori. In molti paesi europei la vessazione vietata dai contratti aziendali, ed prevista la presenza di uno sportello per le consulenze e le denunce; i provvedimenti disciplinari contemplano il licenziamento per il mobber Ege ha promosso nelle aziende linstaurazione della cultura del litigio (ted. chiara e

Streitkultur) una nuova arma preventiva che consentirebbe una visione

consapevole del conflitto in atto. Il conflitto, trasformato in confronto tra opinioni diverse, viene de-emozionato e sdrammatizzato. In presenza della Streitkultur, la dinamica del conflitto diventa visibile a tutti, discussa e cos si genera un ottimo clima organizzativo. LOrganizzazione PRIMA promuove dei corsi di formazione dove si possono apprendere tecniche e strategie di autodifesa verbale atte a limitare e risolvere le situazioni di conflitto: il modello disciplinare si rif alle tecniche orientali di autodifesa fisica come Judo, Aikido, Karate.. Saper rispondere adeguatamente, in modo assertivo, accresce la sicurezza nei rapporti interpersonali, impedisce che il conflitto sfugga al controllo, evita lesposizione a situazioni imbarazzanti, salvaguarda la dignit personale.

APPENDICE

IL CASO DELLA SIGNORA G. (Testimonianza raccolta in un ambulatorio di Medicina Generale)

Da circa sette anni sono impiegata a tempo pieno presso la pubblica amministrazione. Nel 1996 vinsi un concorso presso un comune come impiegata amministrativa, ma purtroppo, non ero pienamente soddisfatta del lavoro che svolgevo, in quanto, essendo diplomata in ragioneria, volevo lavorare negli uffici finanziari. Dopo quattro mesi di servizio, mi presentai e vinsi un concorso che mi permetteva di svolgere il lavoro auspicato. Decisi perci di trasferirmi presso questo nuovo ente locale. In quel periodo tale amministrazione costitu, con altri comuni vicini, un consorzio di servizi sociali, e cos, pur lavorando nel campo finanziario, mi ritrovai al servizio di un ente tutto da organizzare ed inventare. Il lavoro era tantissimo e mi ritrovai, con una sola collega a parttime, ad essere responsabile del servizio finanziario; si aggiungeva un consulente per due ore, due volte alla settimana, impiegato per sovente in incontri con il dirigente e i responsabili dei vari servizi. Spesso lavoravo dalle dieci alle dodici ore al giorno e, persino nelle due

giornate in cui non era previsto il rientro pomeridiano, ero costretta a fermarmi per portare avanti il lavoro. Ad un certo punto, presi la decisione di rifare lennesimo concorso per uscire da quella situazione, e cos, nel novembre 2000, ho preso servizio presso lamministrazione comunale ove attualmente lavoro. Le cose inizialmente andavano bene, anzi benissimo. Ero molto contenta della nuova occupazione, ed avevo tanta voglia di imparare cose nuove. La responsabile era molto contenta di me, anzi di noi (di me e della mia collega, dipendente da circa dieci anni), ed

occasionalmente lo comunicava sia allamministrazione che ai colleghi di altri comuni incontrati ai corsi di formazione. Al mattino si prendeva il caff insieme, si collaborava molto e, spesso e volentieri, si usciva tardi dallufficio, oltre le ore 19, per ultimare il lavoro. Anche i nostri utenti erano contenti quando venivano in ufficio per chiedere informazioni e/o per delle pratiche, e si complimentavano con noi. A ottobre 2001, quando la mia collega si sposata, le cose cominciarono a cambiare. Si iniziato con un saluto negato da parte del responsabile, poi non si prendeva pi il caff insieme, le battute erano divenute insulti, ed i colleghi mi ignoravano e mi guardavano male. La responsabile era insoddisfatta ed il lavoro non girava. Inizi lemarginazione, cui segu la diffusione di maldicenze, le continue critiche con i colleghi e gli utenti, la sistematica persecuzione, lassegnazione di compiti dequalificanti, la compromissione dellimmagine sociale nei confronti degli utenti e dellamministrazione (sindaco e assessori), fino ad arrivare addirittura al sabotaggio informatico del lavoro. Ero divenuta in qualche modo scomoda: lo scopo della responsabile era quello di eliminarmi, di distruggermi psicologicamente e socialmente in modo da provocare un trasferimento dufficio o di pubblica amministrazione. Cosa che poi ho fatto. Senza preavviso mi furono sottratti compiti prima svolti da me, mi furono inviate lettere nelle quali fui ripresa per mancanze inesistenti o del tutto trascurabili, ebbi contestazioni disciplinari senza motivo manifesto, senza possibilit di spiegazioni o giustificazioni. La responsabile criticava esageratamente il minimo errore, seminava zizzania, minacciava ingiustificatamente, non gratificava i successi, e con lo scopo di demoralizzarmi, calunniava e diffamava me e la mia famiglia; mi negava deliberatamente informazioni relative al lavoro, talvolta forniva informazioni non corrette a riguardo, sabotava in maniera deliberata lesecuzione del lavoro, controllava il mio operato a mia insaputa, proferiva insulti davanti ai colleghi, al segretario comunale, agli utenti.

Questo comportamento mi ha portato inevitabilmente ad avvilirmi per quanto mi stava accadendo, ad autocolpevolizzarmi, a mettermi da parte. Le mie frasi tipiche e ricorrenti con la mia collega erano: sono io che sbaglio, sono io che non capisco. Cos sono cominciati i disturbi, caratterizzati inizialmente da una ampia variabilit dellumore, irritabilit e aggressivit anche a casa, cosa che mi ha portato ad un isolamento allinterno della mia famiglia, ansia, depressione, attacchi di panico, facilit al pianto. Al mattino, prima di andare a lavorare, avevo nausea e vomito, arrivavo in ufficio con laria cupa, il mal di testa, lo stomaco contratto, uscivo dal lavoro nervosa, la notte soffrivo dinsonnia. Dopo unennesima critica e dopo avermi ulteriormente insultato davanti ad un utente, il giorno 13 maggio 2002, ho deciso di reagire presentando una relazione scritta allamministrazione (segretario comunale, sindaco e assessore al personale), sperando che prendessero dei provvedimenti. Avrei voluto denunciarla subito ai carabinieri, ma non lho fatto: quella donna sarebbe stata la mia responsabile fino alla richiesta di mobilit. Decisi quindi di rimanere a casa per un po, visto che dopo laccaduto mi sentivo agitata, arrabbiata e il cuore batteva forte. Ne parlai al mio medico di famiglia, cos rimasi a casa per tre settimane per mobbing. Ad oggi le cose non sono cambiate: cambiato lufficio, dal primo piano al piano terra, ma la mia responsabile sempre lei, al riparo da provvedimenti, perch secondo quanto dice il Direttore comunale, ha problemi familiari. Mi domando: corretto che la responsabile, che ha problemi familiari, si debba comportare in questo modo in ufficio nei confronti dei suoi subordinati e collaboratori? Penso proprio di no.

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