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sanitario dei boschi: lefficienza del patrimonio forestale, nei confronti delle innumerevoli funzioni che esso svolge, dipende infatti fortemente anche dal suo stato di salute. Il Settore Politiche Forestali ha per tanto deciso di organizzare un primo sistema di monitoraggio specifico delle superfici boscate che permetta il rilevamento in tempo reale delle principali avversit che le colpiscono. Il metodo si avvale delle segnalazioni del personale presente sul territorio opportunamente istruito. Per lo studio della struttura e delle metodiche di rilevamento ed archiviazione dei dati, nonch per il supporto tecnico in campo e la formazione dei rilevatori, sono stati coinvolti lIstituto per le Piante da Legno e lAmbiente e lUniversit di Torino DIVAPRA, Settore di Patologia Vegetale. Con la pubblicazione di questa monografia di Quaderni della Regione Piemonte Montagna si intende offrire un primo resoconto sul lavoro sino ad ora svolto per la costituzione dellarchivio delle principali fitopatie presenti sul territorio forestale piemontese e presentare una prima serie di schede tematiche, nellintento di coinvolgere, non solo gli addetti ai lavori, ma chiunque dimostri sensibilit per la vita delle nostre foreste.
LA NECESSITA DI UN ARCHIVIO
Alcuni archivi sulla presenza e la diffusione delle fitopatie forestali sul territorio piemontese sono custoditi presso diverse Istituzioni: il Settore Fitosanitario Regionale, lUniversit di Torino - DIVAPRA, il Corpo Forestale dello Stato, i quali hanno per lavorato da sempre con differenti finalit e diverse metodologie. Attualmente perci, i dati disponibili risultano dispersi e scarsamente confrontabili, non uniformi n sistematicamente raccolti ed archiviati. Levoluzione temporale, con gli inevitabili cambiamenti allinterno delle strutture e lavvicendarsi delle persone, ha ulteriormente contribuito ad aumentare la disomogeneit rendendo difficile il recupero delle passate informazioni. Per contro, negli ultimi decenni, il ruolo delle foreste ha accresciuto la sua importanza sotto limpulso delle spinte e delle prese di coscienza ambientali, diventando consapevole lopinione pubblica della rilevanza e, quindi, dell'importanza di salvaguardare il patrimonio boschivo. Il Settore Politiche Forestali della Regione Piemonte ha deciso pertanto di organizzare un sistema di monitoraggio fitopatologico della superficie forestale che permetta la conoscenza in tempo reale delle avversit che la colpiscono, grazie alle segnalazioni effettuate da personale gi presente sul territorio ed opportunamente istruito. Per lo studio della struttura e della metodologia di rilevamento ed archiviazione dati, nonch per il supporto tecnico in campo e la formazione dei rilevatori, sono stati coinvolti lIstituto per le Piante da Legno e lAmbiente e lUniversit di Torino DIVAPRA - Patologia Vegetale.
GLI OBIETTIVI
Gli obiettivi di un inventario fitopatologico destinato a durare nel tempo sono ovviamente connessi direttamente alla quantit ed alla qualit dei dati raccolti anno per anno. Solo con laccrescersi delle informazioni sar quindi possibile formulare precise analisi, effettuare confronti con altre banche dati, esprimere valutazioni in merito allo stato di salute delle superfici boscate. E pertanto in fase di attivazione una banca dati forestali regionale che sar consultabile sul sito della Regione Piemonte http\\www.regione.piemonte.it ed accessibile anche dal sito http\\www.ipla.org. Larchivio fitopatologico diventer pertanto uno strumento di consultazione e di monitoraggio delle fitopatie biotiche e abiotiche che incidono sui boschi del Piemonte. I rilevamenti delle fitopatie potranno inoltre essere incrociati anche con i dati raccolti durante la stesura dei Piani Forestali Territoriali, attualmente in avanzata fase di studio, attingendo ad un patrimonio di conoscenze territoriali che spaziano dalla composizione specifica alle provvigioni, caratterizzabili a livello di singolo comune.
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Scheda di rilevamento adottata dall'Institute for Forest, Snow and landscape - WSL di Birmensdorf, per la registrazione delle patologie sui vegetali.
Esercitazioni pratiche di entomologia. Nella stazione sono state ritrovate vistose sete prodotte da lepidotteri del genere Hyponomeuta 5
TREE DOCTOR L'operatore seleziona a video l'organo sul quale ha individuato il sintomo. Nel caso illustrato sceglie la foglia e continua il percorso diagnostico sino a pervenire alla fitopatia osservata in natura (lamina fogliare perforata...). Infine individua l'agente patogeno (nel caso specifico Agelastica alni).
La scheda di rilevamento
E stata inoltre approntata unapposita scheda di rilevamento che unisce alla semplicit di compilazione lesattezza dei dati contenuti. In modo particolare si curata la corrispondenza con i Piani Forestali Territoriali e ladattamento alle Tipologie forestali piemontesi In estrema sintesi, i contenuti della scheda di rilevamento corrispondono alle seguenti informazioni: - colore della chioma - anomalie di accrescimento su foglie, fiori, germogli e rami - presenza di lesioni che manifestano una condizione anomala della pianta - necrosi di tessuti e di organi - presenza di cancri a livello degli organi legnosi - presenza di essudati (secrezioni resinose o gommose) - presenza di fruttificazioni fungine sulle parti malate della pianta (es. oidi e ruggini) - presenza di rosure, mine, uova, esuvie, galle e larve in relazione ad infestazioni di insetti
Esempio di percorso diagnostico. Prima parte:individuazione dei sintomi. Il rilevatore identifica le alterazioni della chioma ed osserva in particolare la presenza di fenomeni di rosure e di caduta prematura delle foglie; individua le codifiche attribuite a questi due sintomi, consultando l'elenco "sintomi e danni sulle foglie" (passaggi 1a e 1b). Infine, riporta nella seconda parte della scheda di rilevamento le codifiche relative alla sintomatologia osservata e le indicazioni relative alla diffusione e alla intensit media dell'anno.
Si sono inoltre definite le soglie di segnalazione ed una serie di altre indicazioni necessarie alla successiva elaborazione dei dati:
- la superficie di riferimento interessata dal fenomeno (minimo un ettaro per sintomi che interessano almeno il 25% dei soggetti presenti, intesi come complesso di tutte le specie; per attacchi su specie sporadiche la superficie si intende sempre superiore, segnalando comunque, se ricorrenti, danni su esemplari isolati sparsi) - la localizzazione geografica della zona di rilievo interessata (comune, localit, quota, coordinate U.T.M se riferibili a fenomeni puntuali) - la cenosi (robinieto, querceto, ecc.) - lassetto (ceduo, fustaia, bosco di neoformazione ecc.) - la specie vegetale colpita (abete rosso, abete bianco, faggeta ecc.) - la diffusione del danno inteso come percentuale di piante colpite della specie interessata - lintensit media del danno distinta in tre classi (bassa, media, elevata) Linterpretazione delle indicazioni richieste durante la compilazione delle schede facilitata e codificata da apposite istruzioni.
Archivio schede. L'archiviazione dei dati comporta la compilazione delle due videate riportate in figura; in particolare, la prima (scheda I) comprende i dati espressi sulla prima parte della scheda cartacea, la seconda (scheda II) contiene i dati relativi ai sintomi ed all'identificazione dell'agente di danno.
I primi risultati
Lapertura ufficiale della campagna di segnalazioni avvenuta nel periodo compreso tra maggio e settembre 2002 con la segnalazione delle prime fitopatie osservate soprattutto in tre aree piemontesi (il Verbano, lAlta Val Tanaro, le Valli di Lanzo). Pur non essendo ancora possibile giungere ad alcuna conclusione, si pu tuttavia gi osservare come la maggior percentuale delle segnalazioni fitopatologiche riguardi le basse quote ed, in particolare, i popolamenti di castagno e faggio.Tutte le segnalazioni pervenute sono risultate riferibili ad agenti di tipo biotico, attribuibili per il 29% dei casi ad attacchi di insetti e, per il restante 71%, a patologie di origine fungina.
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Ontano
Disseccamento delle chiome
Osservato a quote superiori ai 1500 m., il fenomeno interessa aree estese per alcuni ettari ed stato segnalato in Val Grana (CN) e in Val Sesia nei pressi di Alagna(VC), valli di Lanzo e valle Pellice (TO). Il sintomo si manifesta in maniera casuale su interi popolamenti. Le piante colpite presentano necrosi corticali sul fusto e sui rami. In corrispondenza di tali aree la corteccia arrossata Disseccamenti delle chiome di ontano. e depressa e in seguito, da essa, erompono numerosissime pustole nerastre. Le foglie avvizziscono e disseccano ma rimangono attaccate ai rami conferendo una colorazione bruno rossastra agli ontaneti colpiti. Analoghe segnalazioni sono giunte anche dalla Valle dAosta. Si tratta di un problema nuovo per gli ontani; le prime osservazioni della malattia sono state fatte in Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, nonch in Svizzera tra il 2000 ed il 2001. I funghi responsabili sembrano essere Cryptodiaporthe oxystoma e Melanconis alni anche se sono ancora in corso ulteriori analisi di conferma. Tra le cause scatenanti, sembra plausibile ipotizzare una concomitanza di fattori: landamento climatico degli ultimi anni ed in particolare la riduzione della copertura del manto nevoso, condizione che causerebbe un forte stress idrico durante la stagione invernale.
Dettaglio della zona del ramo secca e coperta dalle fruttificazioni del fungo (pustole nerastre sul lato sinistro del ramo).
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Ciliegio
Sono pervenute frequenti segnalazioni di arrossamento e defogliazione precoce dei ciliegi in zone collinari e di pianura, su ciliegi da frutto e anche in popolamenti misti in foresta. Si tratta dei danni causati da due patogeni fogliari che, complice landamento meteorologico del 2002, hanno avuto una recrudescenza, rispetto agli anni precedenti.
NOTE Le infezioni avvengono allinizio della primavera per mezzo delle spore, liberate dagli apoteci formatisi sulle foglie cadute a terra. Le estati umide favoriscono lo sviluppo di questa malattia.
Abete Bianco
Malattia degli scopazzi (Melampsorella caryophyllacearum)
SINTOMI Linfezione, nel punto attaccato, determina la formazione di germogli anomali, contorti, che nellinsieme danno origine ad uno scopazzo (detto anche scopa delle streghe). Gli scopazzi formatisi presentano aghi pi piccoli del normale e di vita pi breve in quanto cadono appena si sono formate le fruttificazioni del parassita. Questi rametti defogliati sono quindi facilmente distinguibili dai rami normali. Sugli aghi dei rami colpiti si possono notare vescicole biancastre che costituiscono la fruttificazione del parassita. Il tronco ed i rami, in corrispondenza della zona colpita, vanno incontro ad un ingrossamento che interessa la corteccia che si presenta profondamente screpolata.
NOTE Questa malattia presente su diverse specie del genere Abies ed molto comune sullabete bianco (Abies alba).
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SINTOMI Sulla pagina inferiore degli aghi di pi di due anni, ai bordi della nervatura, sono osservabili piccole pustole piatte, allungate, brunastre, costituite dai corpi fruttiferi del parassita. I rametti colpiti presentano un arrossamento dovuto al disseccamento degli aghi.
NOTE Questa malattia rilevabile soprattutto su piante senescenti o sofferenti ed favorita dai climi freddo-umidi dei versanti settentrionali.
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Larice
I larici di vaste aree piemontesi, in particolare nelle province di Cuneo e Torino, presentavano sin dal mese di luglio 2002 diffusi ingiallimenti della chioma anche se non particolarmente intensi. I danni agli aghi erano causati da un attacco blando di Coleophora laricella, una piccola farfalla le cui larve scavano gallerie allinterno degli aghi e ne causano il disseccamento totale o solamente dellapice. Questo problema stato segnalato su una vasta area in Val Tanaro, nei pressi di Upega, allinterno del Bosco delle Navette (CN) e nelle Valli di Lanzo (TO).
Popolamento di larice in Val Grande di Lanzo con diffusi arrossamenti delle chiome
Larici colpiti da Coleophora laricella e particolare con evidenti foderi prodotti dall'insetto
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Abete Rosso
Ruggine vescicolosa degli aghi (Chrysomyxa rhododendri e C. abietis)
SINTOMI In estate i getti dellanno di abete assumono una colorazione giallastra e su di essi dapprima compaiono delle bande giallastre trasversali seguite dalla formazione di vescicole allungate su entrambe le facce dellago (C. abietis) o di pustole biancastre o rosate sulla pagine inferiore degli aghi, di forma cilindrica, ben visibili ad occhio nudo (C. rhododendri). Gli aghi infetti ingialliscono e cadono dando luogo a intense defogliazioni. NOTE Gli attacchi sono favoriti da estati fresche e piovose; fattore condizionante lalta umidit. Come per la maggior parte delle ruggini, il ciclo vitale di Chrysomyxa rhododendri prevede lalternanza su due ospiti diversi: labete rosso e il rododendro (Rhododendrum ferrugineum e R. hirsutum), sul quale vengono prodotte le spore che, in primavera, vanno ad infettare gli aghi dellabete.
Pino
Arrossamento degli aghi (Lophodermium seditiosum)
SINTOMI Gli aghi, soprattutto quelli di pi di un anno, manifestano in primavera la comparsa di macchie irregolari, allinizio giallo brunastre, talvolta violacee che divengono poi bruno-rosso in tutto il loro insieme e conferiscono laspetto arrossato alle piante colpite. Sugli aghi si differenziano le fruttificazioni del fungo, sotto forma di piccole pustole nere allungate.
NOTE Questa malattia infierisce particolarmente con clima piovoso che favorisce la disseminazione delle spore. L. seditiosum riscontrabile su pressoch tutte le specie di pino e pu causare gravi defogliazioni soprattutto sul pino silvestre (Pinus sylvestris).
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SINTOMI In primavera, solitamente sulla vegetazione bassa che durante linverno rimane ricoperta dalla neve, gli aghi mostrano una colorazione prima clorotica e poi biancastra. Nel periodo estivo compaiono delle maculature nerastre che tra ottobre e novembre si lacerano mettendo a nudo i corpi fruttiferi del parassita. Gli aghi morti rimangono attaccati ai rami. NOTE La presenza della copertura da parte del manto nevoso necessaria affinch le spore possano essere in grado di infettare e colonizzare gli aghi sani in primavera. Nei vuoti che si vengono a formare attorno alla chioma coperta dalla neve infatti si instaurano condizioni di umidit elevata e di temperature superiori a 0 C, favorevoli al parassita. Questa malattia riscontrata anche sul pino silvestre.
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Acero
Malattia delle croste nere (Rhytisma acerinum)
SINTOMI La malattia facilmente rilevabile a fine estate per la presenza di macchie crostose nere sulla pagina superiore delle foglie di acero di 1-2 cm di diametro e con fessurazioni raggiate. Sulle foglie cadute a terra si differenziano le strutture che produrranno nella primavera successiva le spore (ascospore) che, trasportate dal vento, raggiungeranno la nuova vegetazione infettando le foglie a partire dalla pagina inferiore con penetrazione stomatica. NOTE Le specie pi colpite risultano essere Acer campestre , A. pseudoplatanus , A. platanoides e A. rubrum. Il danno riscontrato pi che altro di natura estetica, ma nei casi pi gravi si pu avere la caduta anticipata delle foglie.
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Betulla
Ticchiolatura (Marssonina betulae; Gloeosporium betulae; Discula betulina)
SINTOMI Le foglie della betulla presentano numerose macchie circolari o di forma irregolare, di colore bruno rossastro che possono raggiungere i 6 mm di diametro. Tali aree possono presentare il margine dentato. In realt altri funghi determinano la comparsa di sintomi molto simili, come Mycosphaerella maculiformis , Gloeosporium betulae, Discula betulina, per cui si rende necessaria unosservazione microscopica.
Discula betulina
Faggio
Antracnosi del faggio (Apiognomonia errabunda)
SINTOMI Le foglie di faggio presentano aree imbrunite, necrotiche, situate spesso lungo le nervature, di forma irregolare. Le giovani foglie, attaccate durante la fase di espansione, si accartocciano. Possono essere colpiti anche i giovani getti, che disseccano, mentre sui rametti pi grossi si pu assistere alla formazione di cancri. NOTE Questa malattia spesso presente in concomitanza di attacchi dellafide del faggio (Phyllaphis fagi).
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Salice
Ruggine (Melampsora spp.)
SINTOMI I sintomi di questa malattia sono molto evidenti per la presenza, sulla pagina inferiore delle foglie, di pustole polverulente gialloaranciate. In corrispondenza di tali strutture si possono osservare, sulla pagina superiore, delle macchie giallastre. Queste formazioni colorate altro non sono che gli organi riproduttivi di questo tipo di funghi. Le foglie molto colpite cadono prematuramente. NOTE Tutte le ruggini osservabili sulle foglie di diverse specie di salici appartengono al genere Melampsora e manifestano gli stessi sintomi. Le ruggini sono caratterizzate da un ciclo biologico estremamente complesso, che vede generalmente lalternarsi di ospiti vegetali differenti: Melampsora caprearum, ad esempio, presente sul salicone (Salix caprea) e sul larice (Larix decidua), sugli aghi del quale si possono riscontrare pustole arancioni.
Sorbo
Ruggine (Gymnosporangium tremelloides)
SINTOMI Nei mesi estivi le foglie del sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia) presentano sulla pagina superiore delle maculature giallo rossastre, del diametro di 4-5 mm, alle quali corrispondono, sulla pagina inferiore, delle escrescenze arancioni. Tali strutture, di forma cilindrica, si presentano a gruppi e possono raggiungere 5 mm di lunghezza. Le foglie fortemente colpite cadono precocemente. NOTE Come tutte le ruggini, anche il Gymnosporangium presenta un ciclo biologico molto complesso: dalle strutture presenti sul sorbo vengono infatti liberati i conidi che andranno ad infettare piante appartenenti al genere Juniperus. Nella primavera sul fusto di queste conifere si formano delle protuberanze arancioni, mucillaginose in caso di elevata umidit, dalle quali vengono emesse le spore che infetteranno le foglie del sorbo. Il genere Gymnosporangium presente su altre specie di sorbi.
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Quercia
Antracnosi (Apiognomonia quercina)
SINTOMI Le foglie colpite presentano macchie dapprima piccole (1-2 mm) e circolari, poi grandi e irregolari, di colore bruno-ocraceo chiaro, a contorno sinuoso e nettamente delineate da un sottile orlo bruno-rossiccio, di solito abbastanza numerose sulla stessa foglia. Sulle foglie giovani spesso le macchie confluiscono fino ad occupare notevoli porzioni del lembo. Le foglie molto colpite sono anche deformate. Col passare del tempo le macchie si disseccano e spesso si lacerano. NOTE Questa malattia provoca la caduta anticipata delle foglie, ma generalmente ci avviene tardivamente per cui i danni sono modesti.
NOTE Le foglie molto invase possono cadere prematuramente. Tutte le specie nostrane di quercia sono colpite, ma quelle a foglia caduca (farnia, rovere, roverella) sono nettamente pi sensibili rispetto a quelle sempreverdi (leccio), che risultano poco attaccate.
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Phytophthora ramorum
corso studi al riguardo. I sintomi possono essere a carico degli organi legnosi (rami, fusto, eccezionalmente radici) e/o dellapparato fogliare. P. ramorum sulle querce autoctone del Nord America produce cancri corticali localizzati sul fusto al di sopra della superficie del suolo [foto 1], estendentisi in profondit anche al cambio e ai primi anelli di legno, demarcati marginalmente da linee nere [foto 2] e gementi un liquido viscoso di colore da nero ad ambra [foto 3]. Quando i cancri circondano lintero fusto, la pianta muore (generalmente alcuni anni dopo linfezione). Sulla chioma si pu presentare un improvviso disseccamento (immediatamente antecedente la morte) [foto 4] oppure una graduale perdita di foglie nel corso degli anni. Sintomi simili erano gi noti (anche sulle querce europee) per infezioni da P. cinnamomi e P. cambivora. In questi casi per lorigine radicale. Sui rododendri causa maculature fogliari brune a margine diffuso e necrosi dei germogli e Foto 3: Emissione di guttule dei giovani rami che, interessando successivadi liquido dalla corteccia mente i rami maggiori ed il fusto, possono portare a morte le piante. Sui viburni invece linfezione inizia per lo pi alla base del fusto, estendendosi poi verso lalto con conseguente appassimento della chioma e morte delle piante. Su Vaccinium produce macchie fogliari e necrosi rameali. Di recente il fungo stato segnalato in Europa anche su Pieris, Kalmia e Camellia. Su Pieris produce macchie fogliari e necrosi rameali, mentre su Camellia e Kalmia solo sintomi fogliari. La diffusione del fungo avviene presumibilmente ad opera degli spruzzi di pioggia e del vento che ne disseminano i propaguli (sporangi e clamidospore). P. ramorum si avvantaggia di una elevata umidit ambientale, mentre il tenore di umidit del suolo pare sostanzialmente ininfluente. METODI DI LOTTA Sono in corso sperimentazioni di principi attivi da utilizzare sia in via preventiva che curativa. In attesa degli esiti della sperimentazione, ci si pu avvalere comunque dei prodotti registrati per limpiego sulle specifiche colture contro Phytophthora spp. La lotta chimica non tuttavia ipotizzabile in ambito forestale, ove risulta invece di fondamentale importanza una attenta attivit di monitoraggio per individuare tempestivamente eventuali focolai della malattia e tentarne leradicazione mediante leliminazione delle piante colpite e di quelle ad esse contigue. Cautele dovranno inoltre essere osservate nella movimentazione ed utilizzazione del legname infetto.
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CONCLUSIONI Non attualmente ben chiaro quale pericolo questo fungo possa rappresentare, soprattutto con i ceppi americani, per i boschi europei di querce, sui quali non risulta fino ad ora segnalato. Il fatto che la UE abbia imposto nei suoi confronti ladozione di specifiche misure di profilassi testimonia una preoccupaFoto 4: Aspetto di pianta improvvisamente disseccata. zione che parrebbe travalicare la salvaguardia delle produzioni vivaistiche di viburni e rododendri, per le quali P. ramorum si riveler probabilmente non pi dannosa di molti altri patogeni segnalati da tempo e nei cui confronti non sono mai stati adottati provvedimenti ufficiali. Nel dubbio, appare della massima importanza mettere in atto senza indugio le misure previste dal decreto, tra le quali il monitoraggio della situazione a livello forestale. Come gi accennato, i sintomi osservati sulle querce in America sembrerebbero confondibili quasi esclusivamente con quelli causati da P. cinnamomi e P. cambivora, pertanto dovrebbe risultare abbastanza agevole per gli operatori forestali incaricati dellaccertamento dello stato di salute del patrimonio boschivo individuare per tempo eventuali casi sospetti di insorgenze della malattia nei querceti, da confermare comunque in ogni caso mediante analisi di laboratorio finalizzate a differenziare P. ramorum dalle due specie congeneri. La Regione Piemonte, in applicazione del D.M. 28.11.02, ha, quindi, intrapreso una serie di iniziative volte a: controllare lattivit vivaistica; informare gli operatori del settore ornamentale e forestale; individuare gli eventuali focolai forestali.
Chiunque individui piante di quercia con sintomi sospetti di infezione da P. ramorum pregato di segnalarlo, tramite la scheda pubblicata a fianco, a: Regione Piemonte, Direzione Sviluppo dellAgricoltura, Settore Fitosanitario: Dr. Giannetto Gianetti tel.011/4323729; Dr.ssa Clotilde Gullino tel. 011/4324361; e-mail: fitosanitario@regione.piemonte.it; Regione Piemonte, Direzione Economia Montana e Foreste, Settore Politiche Forestali: Franca De Ferrari tel: 011/432.2965, e-mail: franca.deferrari@regione.piemonte.it.
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Tipologia di formazione
Bosco Impianto di arboricoltura Verde ornamentale: Alberata Parco/giardino
Specie ospite
Rovere Farnia Roverella Cerro altro
Distribuzione
Pianta singola Sporadica (poche piante sparse) Gruppi circoscritti di piante Intera formazione estensione/gruppo____________ estensione totale ____________
Sintomatologia osservata
____________________________________________________________________________ ____________________________________________________________________________ ____________________________________________________________________________ ____________________________________________________________________________ Note: _______________________________________________________________________ ____________________________________________________________________________ ____________________________________________________________________________ Segnalazione effettuata da : Cognome__________________________________Nome______________________________ tel.___________________________ e-mail__________________________________________ Data__________________
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Figura 1 Le fruttificazione della malattia del cancro si presentano come piccole pustole arancioni che fuoriescono dalla corteccia.
celli, da molluschi etc. Le ascospore sono invece trasportate con facilit dal vento anche a notevoli distanze. Pure luomo, con le operazioni colturali e con il trasporto di legname infetto, pu contribuire alla diffusione passiva della malattia. Si tratta comunque di un patogeno da ferita, per cui sinsedia attraverso lesioni presenti nei tessuti corticali. Questo genera una serie di problemi non indifferenti nella cura stessa dei castagneti: basti pensare a come, per esempio, le potature creino inevitabilmente dei potenziali punti di penetrazione, cos come i punti dinnesto. I primi attacchi compaiono sulle piante innestate a livello del punto dinserzione delle marze attraverso le ferite effettuate con linnesto stesso.
I TIPI DI CANCRO
In natura i cancri si presentano sotto forme diverse e non solo in quella tipica dei cancri letali. Questo dovuto al fenomeno dellipovirulenza che determina una minore aggressivit del patogeno, tale da renderlo incapace di uccidere gli organi infettati. Si possono sommariamente individuare tre tipi di cancri:
Figura 2 Aspetto tipico di cancro virulento con sfilacciamento della corteccia e ricacci alla base del cancro.
cancri intermedi:
presentano le stesse manifestazioni del cancro virulento ma con la parte superiore del ramo viva;
cancri cicatrizzanti:
a) b) c) d) vegetazione normale sopra la parte infetta; fessurazioni della corteccia superficiali che non mettono a nudo il legno sottostante mancata emissione di rametti epicormici; scarsa produzione di pustole che inoltre sono tendenzialmente di colore meno vivace rispetto a quelle della forma virulenta.
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LOTTA
Interventi selvicolturali Prima della scoperta dei ceppi ipovirulenti e del loro impiego nella lotta biologica, fu dimostrata lefficacia, nel contenimento della malattia, della conversione della fustaia in ceduo. Il taglio ripetuto a brevi intervalli di tempo portava ad una crescente attenuazione della malattia, attribuibile ad unacquisizione di maggiore tolleranza nei confronti del patogeno da parte dei giovani polloni. Il taglio selettivo di polloni o branche affetti da cancri virulenti ed il mantenimento in bosco dei cancri intermedi ed ipovirulenti, riduce la pressione dinoculo nel castagneto e pu favorire una pi rapida evoluzione della popolazione del fungo verso forme meno aggressive. Il taglio di materiale infetto, se finalizzato alla lotta al patogeno, dovrebbe poi prevedere lesbosco del materiale di risulta in quanto il fungo in grado di sopravvivere e fruttificare anche su legno morto in catasta.
Lotta chimica Nel tempo, molti rimedi sono stati proposti per la cura diretta dei cancri, con metodi anche del tutto naturali, come lapplicazione di torba o argilla o di altri prodotti sulle lesioni. Oggi alcuni preparati chimici sono invece utilizzati convenientemente con funzione preventiva nelle operazioni dinnesto, nonch per la protezione di zone di legno messe in luce in seguito a tagli curativi o di ordinaria potatura. Alcuni metodi prevedono luso di sostanze ad azione tossica nei confronti del patogeno (ad es. prodotti a base di zolfo, acido formico e suoi sali). evidente che lapplicazione di fitofarmaci per la lotta su larga scala risulta improponibile anche per la loro natura esclusivamente curativa e non preventiva. Il loro impiego pertanto limitato al frutteto o al vivaio.
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Figura 3 Il cancro intermedio simile a quello virulento ma non uccide la pianta e la corteccia meno lacerata.
Lotta genetica Un altro tentativo di lotta, fatto nel recente passato, si basa sullintroduzione di variet di Castagno cinese (C. mollissima) e giapponese (C. crenata) e degli ibridi euro-giapponesi tolleranti la malattia. Per, a causa delle loro esigenze pedo-climatiche e della scarsa produttivit, esse non si dimostrarono idonee a sostituire la specie nostrana. Lotta biologica Si basa sullimpiego di ceppi ipovirulenti del fungo che vengono applicati sotto forma di pomate e che sono in grado di trasmettere il carattere dellipovirulenza ai ceppi aggressivi del patogeno, riducendone la pericolosit. Prima della loro somministrazione occorre per verificarne in laboratorio la compatibilit vegetativa con i ceppi naturalmente presenti nel bosco in cui sintende effettuare lapplicazione. La lotta biologica pu essere finalizzata al risanamento di singole piante di particolare valore con interventi localizzati su singoli cancri o Figura 4 Cancro ipovirulento con buona alla diffusione di ceppi ipovicicatrizzazione dei tessuti corticali. rulenti nellecosistema per facilitare la conversione delle popolazioni del fungo da letali a ipovirulente, facendo ricorso ad interventi su vaste aree castanicole.
subiti dai castagneti, riportati da varie documentazioni tanto in Italia quanto in Spagna, nei primi decenni del XVIII secolo; il primo reperto inequivocabile per solo del 1859 (Fenaroli, 1945). Uninteressante testimonianza della preoccupazione, che dest fin dallinizio la malattia nella nostra regioni, ci viene offerta da una eloquente lettera scritta nel 1868 da un certo M. Selva e pubblicata lo Figura 5 Aspetto della chioma di un castagno colpito da stesso anno su mal dellinchiostro (a sinistra) e dettaglio degli Leconomia rurale imbrunimenti causati dallinfezione alla base della pianta di Torino. Nella letcolpita (dettaglio a destra). tera si legge che attorno a quegli anni la malattia cresceva in proporzione straordinaria, che nellanno 1868 nel comune di Graglia (nel Biellese), almeno 500 Castagni erano morti e che, dal 1842 a tutto il 1867, la malattia ne aveva uccisi non
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meno di 4.000. Vengono poi fatti i nomi di altri paesi toccati dalla malattia quali quello di Muzzano, Camburzano, Mongrando, Netro e Pollone. Il mal dellinchiostro ebbe in Italia grandi riflessi economici, tant che si resero necessari dei provvedimenti legislativi per il suo contenimento e la sua lotta. Alle disposizioni di carattere generale, gi in vigore per la Legge n 888 del 26 Giugno 1913 recante Provvedimenti diretti a prevenire e a combattere le malattie delle piante, si aggiunsero il D.M. del 28 Settembre 1919 e il D.M. del 2 Ottobre 1923 che proibivano lesportazione di piante di castagno e terra dalle aree dichiarate infette da mal dellinchiostro. Recentemente unaltra specie di Phytophthora (P. cinnamomi Rands.), riscontrata in Italia per la prima volta nella primavera del 1985 su un castagneto ceduo in Provincia di Latina, ha manifestato la capacit di indurre lo stesso tipo di malattia nel castagno. P. cinnamomi risulta essere potenzialmente anche pi pericolosa di P. cambivora per la vasta gamma di ospiti di interesse forestale ed agrario che pu attaccare. Essa si inoltre dimostrata pi virulenta su alcune cultivar di castagno. SINTOMI Il mal dellinchiostro si manifesta dapprima con un improvviso illanguidimento della pianta, un ingiallimento fogliare in piena stagione vegetativa e il disseccamento di alcuni rametti apicali. Il raccolto diminuisce per fioritura ed allegagione ridotte e per larresto dello sviluppo dei frutti. La defogliazione risulta anticipata (anche di un mese) ed un numero di frutti rimangono rinsecchiti attaccati ai rami. In alcuni giovani polloni non si ha neppure il germogliamento, o si assiste al disseccamento improvviso della fronda poco dopo il risveglio vegetativo (Figura 5).I sintomi possono interessare o tutta la pianta nel suo complesso o parte di essa, in corrispondenza del punto dinfezione della malattia. Nei casi estremi, lintera pianta deperisce e dissecca. A livello anatomico, il sintomo pi caratteristico della malattia la presenza di unalterazione dei tessuti del cambio, della corteccia e dei primi strati di legno sottostante che si rende manifesta esternamente con depressione e imbrunimento della corteccia, solo nei giovani alberi a corteccia liscia, con lemissione di fluidi nerastri, color inchiostro (da cui il nome popolare della malattia), ed internamente con macchie a base larga verso il basso e rastremate verso lalto (fiammature) che si spingono fino anche allaltezza di un metro o pi dal terreno (Figura 5). Tali alterazioni sono rilevabili sulle grosse radici e sulla base del tronco. La colorazione nera dei fluidi e delle macchie dovuta allossidazione delle sostanze tanniche da parte degli enzimi secreti dal fungo. Le zone annerite emanano un forte odore di sostanze tanniche fermentate. Il legno delle piante ammalate assume rapidamente laspetto del legno stagionato. La reazione della pianta e levoluzione della malattia dipendono molto anche dallandamento delle temperature invernali che, se sufficientemente basse, riescono ad arrestare lo sviluppo del parassita consentendo alla pianta di reagire. Sono suscettibili alla malattia sia piante secolari sia giovani piantine. La crescita del fungo allinterno della pianta praticamente ininterrotta durante tutto lanno e solo temperature molto basse riescono ad arrestarla. Il fungo si moltiplica principalmente per sporangi da cui si originano zoospore cigliate capaci di spostarsi nel terreno in presenza di veli liquidi. In natura, la formazione degli sporangi molto abbondante nellhumus alla superficie del terreno nei punti in cui si sofferma lacqua. Sporangi e zoospore subiscono spostamenti passivi legati al ruscellamento dellacqua, fenomeno comune dopo le piogge, tanto pi su terreno declive.
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LOTTA
Essa pu essere condotta con misure a carattere preventivo, curativo o estintivo. La lotta preventiva si basa soprattutto sullimpiego di specie geneticamente resistenti alla malattia. stato dimostrato che Castanea crenata Sieb &. Zucc., originaria del Giappone, seppure non immune, altamente resistente. Essa reagisce energicamente con la creazione di barriere sugherose, che riescono quasi sempre a contenere e a circoscrivere linfezione. La resistenza genetica pu essere utilizzata innestando il Castagno europeo su piede giapponese o coltivando variet pregiate giapponesi franche di piede o innestate su C. crenata da seme. La prima soluzione non ha dato in Italia risultati incoraggianti per la diversa velocit di accrescimento delle due specie; la seconda trova alcuni limiti sia nelle caratteristiche merceologiche dei frutti che nella adattabilit al nostro ambiente del Castagno esotico. La lotta curativa sfrutta la caratteristica sensibilit del parassita ai freddo e consiste essenzialmente nello scalzamento degli alberi malati per mettere allo scoperto la base del fusto, il colletto e le grosse radici presentanti infezioni, in modo che su di essi possa agire il freddo invernale. Questo metodo, noto come metodo Gandolfo dal nome del suo ideatore, pu essere applicato a piante con infezioni iniziali e circoscritte ad aree di limitata estensione delle grosse radici e del colletto. Esso offre una certa garanzia di successo solo in zone a inverno sufficientemente rigido ed e attuabile solo per boschi di limitata estensione. La lotta curativa contro i patogeni agenti del mal dellinchiostro pu essere attuata anche con limpiego di fungicidi quali il phosetil-Al, ma per il castagno, al contrario di quanto gi fatto per alcune altre specie arboree, la tecnica di applicazione (dosi e tempi di intervento) deve essere messa a punto. La lotta estintiva tende a distruggere i primi focolai dinfezione, intervenendo appena in un castagneto si sia constatata la presenza di qualche albero ammalato. Gli individui infetti morti o morenti e quelli vicini, vengono abbattuti eseguendo il taglio raso e provvedendo, dove possibile, allasportazione delle ceppaie e delle grosse radici (operazione spesso trascurata). Lasportazione delle ceppaie pu essere sostituita con la disinfezione con anticrittogamici a base di sali di rame o, meglio, di fungicidi organici attivi contro gli oomiceti. altres consigliabile irrorare con fungicidi organici le radure dove si trovavano gli alberi e il terreno attorno agli alberi ancora sani presenti nella zona adiacente a quella disboscata. La lotta estintiva deve essere attuata su tutto il castagneto, se il 70-80% degli alberi ammalato. Il reimpianto consigliato solo dopo 8-10 anni.
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