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Tiberio - Wikipedia

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Tiberio
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Tiberio Giulio Cesare Augusto (in latino: Tiberius Iulius Caesar Augustus; Roma, 16 novembre 42 a.C. Miseno, 16 marzo 37) fu il secondo imperatore romano, appartenente alla dinastia giulioclaudia, e govern dal 14 al 37. Discendente della gens Claudia, alla nascita ebbe il nome di Tiberio Claudio Nerone (Tiberius Claudius Nero). Fu adottato da Augusto nel 4, ed il suo nome mut in Tiberio Giulio Cesare (Tiberius Iulius Caesar); alla morte del padre adottivo, il 19 agosto 14, ottenne il nome di Tiberio Giulio Cesare Augusto (Tiberius Iulius Caesar Augustus) e pot succedergli ufficialmente nel ruolo di princeps, sebbene gi dall'anno 12 fosse stato associato nel governo dell'impero. In giovent Tiberio si distinse per il suo talento militare conducendo brillantemente numerose campagne lungo i confini settentrionali dell'Impero e in Illirico. Dopo un periodo di volontario esilio sull'isola di Rodi, rientr a Roma nel 2 e condusse altre spedizioni in Illirico e in Germania, dove pose rimedio alle conseguenze della battaglia di Teutoburgo. Asceso al trono, oper alcune importanti riforme in ambito economico e politico, e pose fine alla politica di espansione militare, limitandosi a mantenere sicuri i confini grazie anche all'opera del nipote Germanico Giulio Cesare. Dopo la morte di quest'ultimo, Tiberio favor sempre pi l'ascesa del prefetto del pretorio Seiano, allontanandosi da Roma per ritirarsi nell'isola di Capri. Quando il prefetto mostr di volersi impadronire del potere assoluto, Tiberio lo fece destituire e uccidere, ma evit ugualmente di rientrare nella capitale. Tiberio fu duramente criticato dagli storici antichi, quali Tacito e Svetonio, ma la sua figura stata rivalutata dalla storiografia moderna come quella di un politico abile e attento.
Indice 1 Biografia 1.1 Origini familiari e giovinezza 1.2 Carriera militare (25 - 6 a.C.) 1.2.1 Incarichi in Spagna ed Oriente (25 - 16 a.C.) 1.2.2 Rezia, Illirico e Germania (16 - 7 a.C.) 1.2.2.1 Rezia e Vindelicia 1.2.2.2 Dall'Illirico alla Macedonia, alla Tracia 1.2.2.3 Germania 1.3 Allontanamento dalla vita politica (6 a.C. - 4 d.C.) 1.4 Nuovi successi militari (4 - 12) 1.4.1 In Germania (4 - 6) 1.4.2 Nell'Illirico (6 - 9) 1.4.3 Ancora in Germania (9 - 12) 1.5 La successione (12 - 14) 1.6 Il principato (14-37) 1.6.1 Il princeps e Germanico (14-19)

Tiberio

Busto di Tiberio.

Imperatore romano In carica 14 16 marzo 37 Predecessore Augusto Successore Caligola Nome Tiberius Claudius Nero completo Tiberius Iulius Caesar Tiberius Caesar Augustus Nascita Roma[1], 16 novembre 42 a.C.[2] Morte Miseno, 16 marzo 37 Sepoltura mausoleo di Augusto[3] Dinastia giulio-claudia Padre Tiberio Claudio Nerone Madre Livia Drusilla Coniugi Vipsania Agrippina (20 a.C.-12 a.C.)[4] Giulia maggiore (12 a.C.2 a.C.)[4] Figli Giulio Cesare Druso (da Vipsania); un figlio morto infante (da Giulia); Adottivi: Germanico Giulio Cesare (figlio del fratello Druso maggiore)[4] Gaio Cesare "Caligola"

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1.6.2 Successione di Druso (19-23) 1.6.3 Dopo Druso: il ritiro a Capri e l'ascesa di Seiano (23-31) 1.6.4 Gli ultimi anni: un nuovo esilio (31-37) 1.6.5 Politica interna 1.6.6 Amministrazione finanziaria e provinciale 1.6.7 Politica estera e militare 1.6.7.1 In Germania 1.6.7.2 In Oriente 1.6.7.3 In Africa 1.6.7.4 In Gallia 1.6.7.5 Nell'area Illirico-balcanica 2 Titolatura imperiale 3 Tiberio nella storiografia 3.1 Nella storiografia antica 3.2 Nel Vangelo e nella tradizione religiosa 3.3 Nella storiografia moderna e contemporanea 4 Note 5 Voci correlate 6 Bibliografia 6.1 Fonti primarie 6.2 Letteratura storiografica 7 Altri progetti

Biografia
Origini familiari e giovinezza
Per approfondire, vedi Albero genealogico giulio-claudio, Gens Claudia e Dinastia giulio-claudia.

Tiberio nacque a Roma[1] il 16 novembre del 42 a.C.[2] dall'omonimo Tiberio Claudio Nerone, cesariano, pretore nello stesso anno, e da Livia Drusilla, di circa trent'anni pi giovane del marito. Tanto dal ramo paterno che da quello materno apparteneva alla gens Claudia, un'antica famiglia patrizia giunta a Roma nei primi anni dell'et repubblicana e distintasi nel corso dei secoli per il raggiungimento di numerosi onori e alte magistrature.[5] Fin dall'origine, la gens Claudia si era divisa in numerose famiglie, tra le quali si distinse quella che assunse il cognomen Nero (Nerone, che in lingua sabina significa "forte e valoroso"),[5] a cui apparteneva Tiberio. Egli poteva dunque dirsi membro di una stirpe che aveva dato alla luce personalit di altissimo rilievo,[6] come Appio Claudio Cieco,[7] e che annoverava tra i pi grandi assertori della superiorit del patriziato.[8] Il padre era stato tra i pi ferventi sostenitori di Gaio Giulio Cesare e, dopo la sua morte, si era schierato dalla parte di Marco Antonio, luogotenente di Cesare in Gallia, entrando in contrasto con Ottaviano, erede designato dallo stesso Cesare. Dopo la costituzione del secondo triumvirato tra Ottaviano, Antonio e Marco Emilio Lepido e le conseguenti proscrizioni, i contrasti tra i sostenitori di Ottaviano e quelli di Antonio si concretizzarono in una situazione di conflitto, ma il padre di Tiberio continu ad appoggiare l'ex luogotenente di Cesare. Allo scoppio del bellum Perusinum, suscitato dal console Lucio Antonio e da Fulvia, moglie di Marco Antonio, il padre di Tiberio si un dunque agli antoniani, fomentando il malcontento che stava nascendo in molte regioni d'Italia. Dopo la vittoria di Ottaviano, che riusc a sconfiggere Fulvia asserragliata a Perugia e a restaurare il proprio controllo su tutta la penisola italica, egli fu costretto a fuggire, portando assieme a s la moglie e il figlio omonimo. La famiglia si rifugi dunque a Napoli, e part poi alla volta della Sicilia, controllata da Sesto Pompeo. I tre furono poi costretti a raggiungere l'Acaia, dove si stavano radunando le truppe antoniane che avevano lasciato l'Italia. Il piccolo Tiberio, costretto a prendere parte alla fuga e a patire le insicurezze del viaggio, ebbe dunque un'infanzia disagevole e agitata,[9] fino a quando gli accordi di Brindisi, che ristabilivano una pace precaria, permisero agli antoniani fuoriusciti di fare ritorno in Italia. Nel 39 a.C. Ottaviano decise di divorziare da sua moglie Scribonia, dalla quale aveva avuto la figlia Giulia, per

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prendere in sposa la madre del piccolo Tiberio, Livia Drusilla, della quale era sinceramente innamorato.[10] Il triumviro chiese per le nozze l'autorizzazione del collegio dei pontefici, dal momento che Livia aveva gi un figlio ed era in attesa di un secondo. I sacerdoti acconsentirono al matrimonio tra i due, ponendo, come unica clausola, che fosse accertata la paternit del nascituro. Il 17 gennaio del 38 a.C., dunque, Ottaviano spos Livia, la quale dopo tre mesi partor un figlio a cui fu imposto il nome di Druso. La questione della paternit, in realt, rimase incerta: alcuni sostenevano che Druso fosse nato da un rapporto adulterino tra Livia e Ottaviano, mentre altri lodavano il fatto che il neonato fosse stato generato nei soli novanta giorni che erano intercorsi tra il La genealogia della gens giulio-claudia. matrimonio e la sua nascita.[11][12] Si pot in un secondo momento accertare come la paternit di Druso dovesse spettare al padre di Tiberio, poich Livia e Ottaviano non si erano ancora incontrati nel momento in cui il bambino fu concepito.[12] Mentre Druso fu allevato dalla madre nella casa di Ottaviano, Tiberio rimase presso l'anziano padre fino all'et di nove anni: nel 33 a.C. quest'ultimo mor e fu il giovanissimo figlio a pronunciarne la laudatio funebris dai rostri[13] del Foro.[9] Tiberio si trasfer dunque nella casa di Ottaviano assieme alla madre e al fratello, proprio mentre le tensioni tra Ottaviano e Antonio sfociavano in un nuovo conflitto, che si concluse nel 31 a.C. con lo scontro decisivo di Azio. Nel 29 a.C., durante la cerimonia del trionfo di Ottaviano dopo la definitiva vittoria su Antonio ad Azio, fu Tiberio a precedere il carro del vincitore, conducendo il cavallo interno di sinistra, mentre Marcello, nipote di Ottaviano, montava quello esterno di destra, trovandosi dunque al posto d'onore.[9] Diresse in seguito anche i giochi urbani e prese parte a quelli troiani, tenuti nel circo, come capo della squadra dei fanciulli pi grandi.[9] All'et di quindici anni fu vestito della toga virile, e fu dunque iniziato alla vita civile: si distinse come difensore ed accusatore in numerosi processi giudiziari,[14] e si dedic contemporaneamente all'apprendimento dell'arte Busto di Tiberio conservato alla Gliptoteca di Monaco di Baviera. militare, distinguendosi in particolare per la sua abilit nell'equitazione.[15] Si dedic inoltre, con grande interesse, a studi di oratoria latina, retorica greca e diritto; frequentava i circoli culturali legati ad Augusto, dove si parlava tanto in greco quanto in latino: conobbe dunque Gaio Cilnio Mecenate e gli artisti che egli finanziava, come Quinto Orazio Flacco, Publio Virgilio Marone e Sesto Properzio. Si dedic con altrettanta passione alla composizione di testi poetici, a imitazione del poeta greco Euforione di Calcide, su soggetti mitologici, in uno stile tortuoso e arcaizzante, con grande uso di vocaboli rari e desueti.[16][17]

Carriera militare (25 - 6 a.C.)


Se Tiberio dovette molto della sua ascesa politica alla madre Livia Drusilla, terza moglie di Augusto, restano indubbie le sue capacit militari di comandante e stratega: egli rimase imbattuto nel corso di tutte le sue lunghe e frequenti campagne, tanto da divenire, nel corso degli anni, uno dei migliori luogotenenti del patrigno.

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Incarichi in Spagna ed Oriente (25 - 16 a.C.)


Per approfondire, vedi Guerre cantabriche e Politica orientale augustea.

Data la mancanza di vere e proprie scuole militari che permettessero di fare esperienza, nel 25 a.C. Augusto decise di inviare in Spagna i sedicenni Tiberio e Marcello, in qualit di tribuni militari.[19] L i due giovani, che Augusto vedeva come suoi possibili successori, parteciparono alle fasi iniziali della guerra cantabrica, iniziata dallo stesso Augusto nell'anno precedente, e portata a termine, nel 19 a.C., dal generale Marco Vipsanio Agrippa.[4][20][21] Due anni pi tardi, nel 23 a.C., all'et di diciotto o diciannove anni, Tiberio fu nominato questore dell'annona, in anticipo di cinque anni rispetto al tradizionale cursus honorum delle magistrature.[14][22] Si trattava di un incarico particolarmente delicato, a cui spettava garantire l'approvvigionamento di frumento per l'intera citt di Roma, che contava allora oltre un milione di abitanti, duecentomila dei quali potevano sopravvivere solo grazie alle distribuzioni gratuite di grano da parte dello Stato; l'Urbe, inoltre, si trovava ad attraversare un periodo di carestia dovuta a una piena del Tevere che aveva distrutto buona parte dei raccolti nelle campagne laziali, impedendo anche alle navi onerarie di giungere fino a Roma con le loro le derrate alimentari.[21] Tiberio affront la situazione con vigore: acquist a sue spese il grano che gli speculatori ammassavano nei loro depositi e lo distribu gratuitamente, tanto da essere salutato come benefattore di Roma.[21] Fu dunque incaricato di condurre le ispezioni negli ergastula, prigioni sotterranee in cui venivano rinchiusi gli schiavi, i viaggiatori e coloro che chiedevano rifugio per evitare il servizio militare.[14][21] Si trattava, questa volta, di un compito non particolarmente prestigioso, ma ugualmente delicato,[21] poich i padroni degli ergastula si erano resi odiosi a tutta la popolazione dell'Italia, creando cos una situazione di tensione.[14]

L'Augusto loricato o "di Prima Porta", statua dell'imperatore Augusto, ritratto in tenuta militare da parata. Il rilievo sulla corazza rappresenta la scena della consegna delle insegne legionarie di Marco Licinio Crasso da parte del re dei Parti, Fraate IV, a un generale romano, probabilmente Tiberio, accompagnato da un cane. Le figure ai lati rappresenterebbero quindi le province di Germania e Pannonia, conquistate dallo stesso Tiberio tra il 12 e l'8 a.C.[18]

Nell'inverno del 21-20 a.C. Augusto ordin al ventunenne Tiberio di condurre un esercito legionario, reclutato in Macedonia ed Illirico, e di muovere in Oriente, verso l'Armenia.[23][4] Essa era, infatti, una regione di fondamentale importanza per l'equilibrio politico di tutta l'area orientale: svolgeva un ruolo di cuscinetto tra l'impero romano ad ovest e quello dei Parti ad est, ed entrambi volevano farne un proprio stato vassallo, che assicurasse la protezione dei confini dai nemici.[24][25] Dopo la sconfitta di Marco Antonio e la caduta del sistema che egli aveva imposto in Oriente, l'Armenia era tornata sotto l'influenza dei Parti, che favorirono l'ascesa al trono di Artaxias II. Augusto ordin dunque a Tiberio di scacciare Artaxias, di cui gli Armeni filoromani chiedevano la deposizione, e imporre sul trono il fratello minore Tigrane, di tendenze filoromane. I Parti, spaventati dall'avanzata delle legioni romane, scesero a compromessi e sottoscrissero una pace con lo stesso Augusto, giunto intanto in Oriente da Samo, restituendo le insegne e i prigionieri di cui si erano impossessati dopo la vittoria su Marco Licinio Crasso nella battaglia di Carre del 53 a.C.[26] Ugualmente, anche la situazione armena si risolse prima dell'arrivo di Tiberio e del suo esercito grazie al trattato di pace tra Augusto e il sovrano partico Fraate IV: il partito filoromano pot prendere il sopravvento e alcuni agenti inviati da Augusto eliminarono Artaxias. Al suo arrivo, dunque, Tiberio non dovette far altro che incoronare Tigrane, che prese il nome di Tigrane III, come re cliente, in una cerimonia pacifica e solenne, tenutasi davanti agli occhi delle legioni romane.[24] Al suo ritorno a Roma, il giovane generale fu celebrato con grandi feste e con la costruzione di monumenti in suo onore, mentre Ovidio, Orazio e Properzio scrissero composizioni in versi per celebrarne l'impresa.[27] Il merito della vittoria spett comunque ad Augusto, quale comandante in capo dell'esercito:[27] egli

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fu infatti proclamato imperator per la nona volta,[28] pot annunciare in senato il vassallaggio dell'Armenia senza tuttavia decretarne l'annessione[29] e scrisse infine nelle sue Res Gestae Divi Augusti:
(LA) Armeniam maiorum, interfecto rege eius Artaxe, c[u]m possem facere provinciam, malui maiorum nostrorum exemplo regn[u]m id Tigrani, regis Artavasdis filio, nepoti autem Tigranis regis, per T[i. Ne]ronem trad[er]e, qui tum mihi priv[ig]nus erat. (Augusto, Res Gestae Divi Augusti , 27.) (IT) Pur potendo fare dell'Armenia maggiore una provincia dopo l'uccisione del suo re Artasse, preferii, sull'esempio dei nostri antenati, affidare quel regno a Tigrane, figlio del re Artavaside e nipote di re Tigrane, per mezzo di Tiberio Nerone, che allora era mio figliastro.

Nel 19 a.C. fu conferito a Tiberio il rango di ex-pretore, ovvero gli ornamenta praetoria, ed egli pot dunque sedere in Senato, tra gli ex-praetores.[30] Rezia, Illirico e Germania (16 - 7 a.C.)
Rezia e Vindelicia

Per approfondire, vedi Conquista di Rezia ed arco alpino sotto Augusto.

Nel 15 a.C. Tiberio, insieme al fratello Druso, condusse una campagna contro le popolazioni di Reti, stanziati tra il Norico e la Gallia,[33] e Vindelici.[34] Druso aveva gi in precedenza scacciato dal territorio italico i Reti, resisi colpevoli di numerose scorrerie, ma Augusto decise di inviare anche Tiberio affinch la situazione fosse definitivamente risolta.[35] I due, nel tentativo di accerchiare il nemico attaccandolo su due fronti senza lasciargli vie di fuga, progettarono una grande "operazione a tenaglia" che misero in pratica anche grazie all'aiuto dei loro luogotenenti:[36] Tiberio mosse dall'Elvezia, mentre il fratello minore da Aquileia e Tridentum, percorrendo la valle dell'Adige e dell'Isarco (alla cui confluenza costru il Pons Drusi, presso l'attuale Bolzano), e risalendo infine l'Inn. Tiberio, che avanzava da ovest, sconfisse i Vindelici nei pressi di Basilea e del lago di Costanza; in quel luogo i due eserciti poterono riunirsi e prepararsi a invadere la Baviera. L'azione congiunta permise ai due fratelli di avanzare fino alle sorgenti del Danubio, dove ottennero l'ultima e definitiva vittoria sui Vindelici.[37] Questi successi permisero ad Augusto di sottomettere le popolazioni dell'arco alpino fino al Danubio, e gli valsero una nuova acclamazione imperatoria,[38] mentre Druso, figliastro prediletto di Augusto, per questa ed altre vittorie, pot pi tardi ottenere il trionfo. Su una montagna vicino a Monaco, presso l'attuale La Turbie, venne eretto un trofeo di Augusto, per commemorare la pacificazione delle Alpi da un estremo all'altro e per ricordare i nomi di tutte le trib sottomesse.
Dall'Illirico alla Macedonia, alla Tracia

Busto di Tiberio (Roma, Museo dell'Ara Pacis, calco dell'originale di et augustea conservato alla Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen).

Sebbene Augusto, dopo la campagna in Oriente, avesse ufficialmente dichiarato in senato che avrebbe abbandonato la politica di espansione, ben sapendo che un'estensione territoriale eccessiva sarebbe stata letale per l'imperium romano, decise comunque di attuare altre campagne per rendere sicuri i confini. Nel 16 a.C. Tiberio, appena nominato pretore, accompagn Augusto in Gallia, dove trascorse i tre anni successivi, fino al 13 a.C., per assisterlo nell'organizzazione e governo delle province galliche.[4][31] Il princeps fu accompagnato dal figliastro anche in una campagna punitiva oltre il Reno, contro le trib dei Sigambri e dei loro alleati, Tencteri ed Usipeti, che nell'inverno del 17-16 a.C. avevano causato la sconfitta del proconsole Marco Lollio e la parziale distruzione della legio V Alaudae e la perdita delle insegne legionarie.[32]

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Per approfondire, vedi Campagne dalmato-illiriche (13-9 a.C.).

Nel 13 a.C., guadagnatosi ormai la reputazione di ottimo comandante,[37] fu nominato console[20][39] ed inviato da Augusto nell'Illirico:[40] il valoroso Agrippa, infatti, che aveva a lungo combattuto contro le popolazioni ribelli della Pannonia, mor appena tornato in Italia.[41] La notizia della morte del generale provoc una nuova ondata di ribellioni tra le genti sconfitte da Agrippa,[42] in particolare Dalmati e Breuci, ed Augusto assegn al figliastro il compito di pacificarle. Tiberio, assunto il comando dell'esercito nel 12 a.C., sgomin le forze nemiche e attu una politica di durissima repressione contro gli sconfitti;[20] grazie alla sua abilit strategica e all'astuzia che dimostr[39] pot ottenere una vittoria totale nel giro di soli quattro anni, avvalendosi dell'aiuto di generali esperti come Marco Vinicio, governatore della Macedonia e Lucio Calpurnio Pisone. Nel 12 a.C. sottomise i pannoni Breuci, avvalendosi dell'aiuto fornitogli dalla trib degli Scordisci, sottomessa poco tempo prima dal proconsole Marco Vinicio:[43] Priv i suoi nemici delle armi e vendette come schiavi la maggior parte dei loro giovani, dopo averli deportati. Contemporaneamente, lungo il fronte orientale, il governatore di Galazia e Panfilia Lucio Calpurnio Pisone era stato costretto ad intervenire in Tracia, poich le genti del luogo, in particolare i Bessi, minacciavano il sovrano trace Remetalce I, alleato di Roma. L'11 a.C. vide Tiberio impegnato prima contro i Dalmati, che si erano nuovamente ribellati, e poco dopo ancora contro i Pannoni che avevano approfittato della sua assenza per cospirare nuovamente. Il giovane generale fu dunque notevolemente impegnato nel combattere contemporaneamente contro pi popoli nemici e fu costretto pi volte a spostarsi da un fronte all'altro. Nel 10 a.C. i Daci si spinsero oltre il Danubio, effettuando gravi razzie nei territori di Pannoni e Dalmati. Questi ultimi, dunque, vessati anche dai tributi imposti loro da Roma, si ribellarono nuovamente. Tiberio, che si era recato in Gallia insieme ad Augusto al principio dell'anno, fu cos costretto a far ritorno sul fronte illirico, per affrontarli e batterli ancora una volta. Al termine dell'anno pot finalmente fare ritorno a Roma insieme al fratello Druso e ad Augusto. Conclusasi la lunga campagna, anche la Dalmazia, ormai definitivamente inglobata nello Stato romano e avviata al processo di romanizzazione, fu affidata come provincia imperiale al diretto controllo di Augusto: era infatti necessario che vi fosse stanziato permanentemente un esercito pronto a respingere eventuali assalti lungo i confini e a reprimere possibili nuove Busto di Druso maggiore, fratello di rivolte.[39] Augusto, tuttavia, evit in un primo momento di ufficializzare la Tiberio (Roma, Museo dell'Ara salutatio imperatoria che i legionari avevano tributato a Tiberio e si rifiut Pacis, calco dell'originale di et di tributare al figliastro anche la cerimonia del trionfo, contro il parere che il tiberiana conservato ai Musei senato aveva espresso.[44] A Tiberio fu comunque concesso di percorrere la Capitolini di Roma. via Sacra su di un carro ornato delle insegne trionfali e di celebrare un'ovazione:[44] si tratt di un uso del tutto nuovo che, sebbene inferiore al festeggiamento del trionfo vero e proprio, costituiva comunque un notevole onore.[20][45] Nel 9 a.C. Tiberio si dedic interamente alla riorganizzazione della nuova provincia dell'Illirico. Mentre da Roma, dove aveva festeggiato la sua vittoriosa campagna, tornava ai confini orientali, Tiberio fu avvisato che il fratello Druso, mentre si trovava sulle rive dell'Elba a combattere contro le popolazioni germaniche,[46] era caduto da cavallo fratturandosi il femore.[45] L'incidente sembr di poco conto e fu dunque trascurato; le condizioni di Druso, tuttavia, peggiorarono repentinamente nel settembre. Tiberio lo raggiunse a Mogontiacum per portargli conforto, dopo aver percorso, in un giorno solo, oltre duecento miglia.[47] Druso, alla notizia dell'arrivo del fratello, ordin che le legioni lo accogliessero degnamente, e spir pi tardi tra le sue braccia.[48] Fu dunque lo stesso Tiberio condurre il corteo funebre che riport la salma di Druso a Roma, precedendo tutti a piedi.[47][49] A Roma, pronunci una laudatio funebris per il fratello defunto nel Foro, mentre Augusto pronunci la sua nel Circo Flaminio; il corpo di Druso fu poi cremato nel Campo Marzio e deposto nel Mausoleo di Augusto.[50]

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Germania

Per approfondire, vedi la voce Occupazione romana della Germania sotto Augusto: campagne di Tiberio (8-7 a.C.).

Negli anni 8 - 7 a.C. Tiberio si rec nuovamente, mandato da Augusto, in Germania per continuare l'opera iniziata dal fratello Druso e combattere le popolazioni germaniche, dopo la sua prematura scomparsa. Attravers dunque il Reno[51] e le trib dei barbari, spaventate, ad eccezione dei Sigambri, avanzarono proposte di pace, ma ricevettero tuttavia un netto rifiuto, in quanto sarebbe stato inutile concludere una pace senza l'adesione dei pericolosi Sigambri stessi; quando anch'essi inviarono degli uomini, Tiberio li fece massacrare e deportare.[52] Per i risultati ottenuti in Germania, Tiberio ed Augusto guadagnarono nuovamente l'acclamazione ad imperator[53] e Tiberio fu designato console per il 7 a.C.[54] Pot dunque portare a termine l'opera di consolidamento del potere romano sulla regione costruendo numerosi forti, tra cui quelli di Oberaden e Haltern,[55] ed espandendo dunque l'influenza romana fino al fiume Weser.

Allontanamento dalla vita politica (6 a.C. - 4 d.C.)


Perseguendo gli interessi politici della famiglia, Tiberio nel 12 a.C. era stato costretto da Augusto a divorziare dalla prima moglie, Vipsania Agrippina, figlia di Marco Vipsanio Agrippa, che aveva sposato nel 16 a.C. e da cui aveva avuto un figlio, Druso minore. L'anno successivo spos dunque Giulia maggiore, figlia dello stesso Augusto e quindi sua sorellastra, vedova di Agrippa.[56][57][58] Tiberio era sinceramente innamorato della prima moglie Vipsania e se ne allontan con grande rammarico;[59] il sodalizio con Giulia, poi, vissuto dapprima con concordia e amore,[49] si guast ben presto, dopo la morte del figlio ancora infante che era nato loro ad Aquileia.[49] Il carattere di Tiberio, particolarmente riservato, si contrapponeva inoltre a quello licenzioso di Giulia, circondata da numerosi amanti.[60] Nel 6 a.C. Augusto decise di conferire a Tiberio la tribunicia potestas (potest tribunizia) per 5 anni:[20][61][62] essa rendeva sacra e inviolabile la persona di Tiberio, e conferiva inoltre il diritto di veto. In questo modo Augusto sembrava voler avvicinare a s il figliastro e poteva inoltre porre un freno all'esuberanza dei giovani nipoti, Gaio e Lucio Cesare, figli di Agrippa e Giulia, che aveva adottato e che apparivano come i favoriti nella

Un busto di Tiberio conservato a Parigi, nel Museo del Louvre.

successione.[63] Malgrado questo onore, Tiberio decise di ritirarsi dalla vita politica e abbandonare la citt di Roma, per andarsene in un volontario esilio sull'isola di Rodi, che lo aveva affascinato fin dai giorni in cui vi era approdato, di ritorno dall'Armenia.[4][64] Alcuni, come il Grant, sostengono che fosse indignato e sconcertato dalla situazione,[58] altri che sentiva la scarsa considerazione di Augusto nei suoi confronti per essere stato usato quale tutore dei suoi due nipoti, Gaio e Lucio Cesare, gli eredi designati, oltre ad un crescente disagio e disgusto nei confronti della nuova moglie.[65] Si trattava di una scelta strana e improvvisa, che Tiberio prese proprio nel momento in cui stava ottenendo numerosi successi, mentre si trovava nel mezzo della giovinezza ed in piena salute.[66] Augusto e Livia tentarono inutilmente di trattenerlo; il princeps arriv addirittura a parlare della questione in senato. Tiberio, in risposta, decise di smettere di mangiare e rimase a digiuno per quattro giorni, fino a quando non gli fu concesso di lasciare l'Urbe per recarsi dove desiderava.[66] Gli storici antichi non seppero dare un'interpretazione univoca della vicenda, che appariva, in effetti, abbastanza strana. Svetonio riassunse tutte le motivazioni che potevano aver portato Tiberio a lasciare Roma:
(LA) (IT)

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[...] dubium uxorisne taedio, quam neque criminari aut dimittere auderet neque ultra perferre posset, an ut uitato assiduitatis fastidio auctoritatem absentia tueretur atque etiam augeret, si quando indiguisset sui res p. Quidam existimant, adultis iam Augusti liberis, loco et quasi possessione usurpati a se diu secundi gradus sponte cessisse exemplo M. Agrippae, qui M. Marcello ad munera publica admoto Mytilenas abierit, ne aut obstare aut obtrectare praesens uideretur. Quam causam et ipse, sed postea, reddidit. Tunc autem honorum satietatem ac requiem laborum praetendens commeatum petit; [...]

[...] dubbio se per disgusto di sua moglie, che non osava n ripudiare n incriminare, ma che non poteva sopportare pi oltre, o se, invece, per affermare o anche accrescere, con la lontananza, la sua autorit, nel caso che lo stato avesse bisogno di lui, evitando di stancare con la sua continua presenza. Certi stimano che, essendo allora adulti i figli di Augusto,[67] cedette loro il passo spontaneamente, come se il secondo rango fosse stato un patrimonio a lungo usurpato, seguendo cos l'esempio di Marco Agrippa che, quando aveva visto Marco Marcello chiamato a incarichi pubblici, si era ritirato a Mitilene per non sembrare, con la sua presenza in Roma, atteggiarsi a suo concorrente o a suo censore. Questa , del resto, la versione che diede egli stesso, ma solo pi tardi. In quell'epoca egli chiese un congedo motivandolo con il fatto che era sazio di onori e che voleva trovare riposo [...] (Svetonio, Tiberio, 10; trad. di Felice Dess, Le vite dei Cesari , BUR.)

Cassio Dione ci dice invece:


[Augusto] poich volle in qualche modo frenare le intemperanze di Lucio e di Gaio, confer a Tiberio la potest tribunizia per cinque anni, e gli assegn l'Armenia, che dopo la morte di Tigrane era diventata ostile. Gli tocc per entrare inutilmente in urto sia con i nipoti che con Tiberio, con i primi perch ritennero di essere stati declassati, con il secondo perch inizi a temere il risentimento di loro. In ogni caso Tiberio fu mandato a Rodi con la scusa di aver bisogno di un periodo di insegnamento, [...] affinch fosse lontano da Lucio e da Gaio, sia dalla loro vista sia dalla loro portata. [...] Questa la ragione pi vera del suo allontanamento, anche se c' una versione in base alla quale fu anche la moglie Giulia il motivo per cui aveva fatto ci, dato che non riusciva pi a sopportarla. [...] Altri dissero che Tiberio era indispettito per il fatto che non aveva ricevuto anche il titolo di Cesare, mentre secondo altri ancora era stato cacciato da Augusto stesso sulla base del fatto che stava ordendo un complotto contro i suoi figli [Gaio e Lucio]. (Cassio Dione, Storia romana, LV,9,4-5 e 7.)

Per tutto il periodo della sua permanenza a Rodi (per quasi otto anni[4]), Tiberio mantenne un atteggiamento sobrio e defilato, evitando di porsi al centro dell'attenzione o di prender parte alle vicende politiche dell'isola: se non in un unico caso, infatti, non fece mai uso dei poteri che gli derivavano dalla tribunicia potestas di cui era stato investito.[64] Quando, tuttavia, nell'1 a.C. smise di goderne, decise di chiedere il permesso di rivedere i suoi parenti: stimava infatti che, seppure partecipe delle vicende politiche, non avrebbe pi potuto in alcun modo mettere a repentaglio il primato di Gaio e Lucio Cesare. Ricevette tuttavia un rifiuto.[64] Decise allora di fare appello alla madre, che tuttavia non pot ottenere altro che Tiberio venisse nominato legato di Augusto a Rodi, e che dunque la sua disgrazia fosse almeno in parte celata.[68] Si rassegn cos a continuare a vivere come un privato cittadino, timoroso e sospetto, evitando tutti coloro che venivano a fargli visita sull'isola. Nel 2 a.C. la moglie Giulia fu condannata all'esilio sull'isola di Ventotene e il suo matrimonio con lei fu di conseguenza annullato da Augusto: Tiberio, per quanto contento della notizia, cerc di dimostrarsi magnanimo nei confronti della lussuriosa Giulia, nel tentativo di riconquistare la stima di Augusto.[64] Nell'1 a.C. decise di far visita a Gaio Cesare che era appena giunto a Samo, dopo che Augusto gli aveva conferito l'imperium proconsolare e lo aveva incaricato di compiere una missione in Oriente dove, morto Tigrane III, il problema armeno si era riaperto. Tiberio lo onor mettendo da parte ogni rivalit ed umiliandosi ma Gaio, spinto

Busto di Gaio Cesare da bambino (Roma, Museo dell'Ara Pacis, calco dell'originale di et augustea conservato al Museo Oliveriano di Pesaro).

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dall'amico Marco Lollio, fermo oppositore di Tiberio, lo tratt con distacco.[68] Soltanto nel 1 d.C., dopo sette anni dalla sua partenza, a Tiberio fu concesso di fare ritorno a Roma, grazie anche all'intercessione della madre Livia, ponendo fine a quello che aveva smesso di essere un esilio volontario. Gaio Cesare, che, infatti, si era allontanato da Lollio, decise di acconsentire al ritorno; Augusto, che aveva rimesso la questione nelle mani del nipote, lo richiam cos in patria, facendogli per giurare che non si sarebbe interessato in alcun modo al governo dello Stato.[69] A Roma, intanto, i giovani nobiles che sostenevano i due Cesari avevano sviluppato un forte sentimento di odio verso Tiberio e continuavano a vederlo come un ostacolo all'ascesa di Gaio Cesare. Qualcuno, durante un banchetto, aveva promesso a Gaio Cesare che, se l'ordinava, sarebbe andato a Rodi ad uccidere Tiberio,[69] e molti altri nutrivano lo stesso proposito.[70] Al suo ritorno nell'Urbe Tiberio dovette dunque agire con grande cautela, senza mai abbandonare il proposito di riacquisire il prestigio e l'influenza che aveva perduto nell'esilio di Rodi.[4][71][72] Proprio quando la loro popolarit aveva raggiunto i massimi livelli, Lucio e Gaio Cesare morirono, rispettivamente nel 2 e nel 4, non senza che si sospettasse che Livia Drusilla avesse avuto qualche ruolo nella loro morte: il primo si era misteriosamente ammalato, mentre il secondo era stato colpito a tradimento in Armenia, mentre discuteva con i nemici una proposta di pace.[73] Tiberio, che al suo ritorno aveva lasciato la sua vecchia casa per trasferirsi nei giardini di Mecenate (dei quali resta oggi il cosiddetto Auditorium, fatto forse decorare con pitture di giardino proprio da Tiberio) e aveva evitato in ogni modo di partecipare alla vita pubblica,[74] fu adottato da Augusto insieme all'ultimo figlio di Giulia maggiore, Agrippa Postumo. Il princeps lo costrinse per ad adottare a sua volta il nipote Germanico Giulio Cesare, figlio del fratello Druso Maggiore, sebbene Tiberio avesse gi un figlio, concepito dalla prima moglie, Vipsania, di nome Druso minore e pi giovane di un anno soltanto.[58][75] L'adozione di Tiberio, che prese il nome di Tiberio Giulio Cesare, fu celebrata il 26 giugno del 4 con grandi festeggiamenti e Augusto ordin che si distribuisse alle truppe oltre un milione di sesterzi. [74][76][77] Il ritorno di Tiberio al potere supremo dava, infatti, non solo al Principato una naturale stabilit, continuit e una concordia interna, ma nuovo slancio alla politica augustea di conquista e gloria all'esterno dei confini imperiali.[78]

Nuovi successi militari (4 - 12)


In Germania (4 - 6)
Per approfondire, vedi Occupazione romana della Germania sotto Augusto: campagne di Tiberio (4-5) e campagne di Tiberio (6).

Subito dopo la sua adozione, Tiberio fu nuovamente investito dell'imperium proconsolare e della tribunicia potestas quinquennale[79] o decennale[77] e inviato da Augusto in Germania, poich i precedenti generali (Lucio Domizio Enobarbo, legato dal 3 all'1 a.C., e Marco Vinicio dall'1 al 3) non erano riusciti a espandere ulteriormente la zona d'influenza romana rispetto alle conquiste che Druso maggiore aveva portato a termine tra il 12 e il 9 a.C. Tiberio desiderava inoltre riacquistare il favore delle truppe dopo un decennio di assenza.[80] Dopo un trionfale viaggio durante il quale fu pi volte festeggiato dalle legioni che gi aveva comandato in Le campagne di Tiberio e del suo legato, Gaio Senzio precedenza, Tiberio giunse in Germania, dove, nel corso di Saturnino, in Germania nel 4 - 6. due campagne svolte tra il 4 e il 5, occup in modo permanente, con nuove azioni militari, tutte le terre della zona settentrionale e centrale comprese tra i fiumi Reno ed Elba.[81] Nel 4 sottomise Canninefati, Cattuari e

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Bructeri, e riport sotto il dominio romano i Cherusci, che se ne erano sottratti. Assieme al legato Gaio Senzio Saturnino, decise di avanzare ancora di pi nel territorio germanico per superare il fiume Weser, e organizz nel 5 una grande operazione che prevedeva l'impiego delle forze terrestri e della flotta proveniente dal Mare del Nord: pot cos stringere in una morsa letale i temibili Longobardi assieme a Cimbri, Cauci e Senoni, che furono costretti a deporre le armi e ad arrendersi al potere di Roma.[82][83] L'ultimo atto necessario era quello di occupare anche la parte meridionale della Germania, ovvero la Boemia dei Marcomanni di Maroboduo, al fine di completare il progetto di annessione e portare il confine dal fiume Reno all'Elba.[78][84] Tiberio aveva progettato un complesso piano d'attacco che prevedeva l'impiego di numerose legioni, quando scoppi una grande rivolta in Dalmazia e Pannonia, che ferm dunque l'avanzata di Tiberio e del suo legato Senzio Saturnino in Moravia. La campagna, progettata come una "manovra a tenaglia", costituiva infatti una grande operazione strategica in cui gli eserciti di Germania (2-3 legioni), Rezia (2 legioni) ed Illirico (4-5 legioni) dovevano riunirsi in un punto convenuto e sferrare l'ultimo attacco.[85] Lo scoppio della rivolta dalmato-pannonica, per, impediva che le legioni dell'Illirico raggiungessero la Germania, e c'era inoltre il rischio che Maroboduo si alleasse ai ribelli per marciare contro Roma: Tiberio, dunque, quando era a pochi giorni di marcia dal territorio nemico, concluse in fretta un trattato di pace con il capo marcomanno, e si diresse al pi presto in Illirico.[79][85] Nell'Illirico (6 - 9)
Per approfondire, vedi Rivolta dalmato-pannonica del 6-9.

Dopo un quindicennio di relativa tranquillit, nel 6 l'intero settore dalmato-pannonico riprese le armi contro il potere di Roma:[78] la causa della nuova insurrezione era il malgoverno dei magistrati inviati da Roma a gestire le province, che erano state vessate mediante l'imposizione di gravosi tributi.[86] L'insurrezione ebbe inizio nella zona sudorientale dell'Illirico, fra il popolo dei dalmati Desiziati, comandati da un certo Batone,[87] a cui si unirono le trib dei pannoni Breuci, sotto il comando di un certo Pinnes e di un secondo Batone.[88] Con il timore di altre ribellioni ovunque nell'Impero, il reperimento delle reclute divent problematico, tanto da dover essere utilizzata la "ferma" obbligatoria e nuove tassazioni per far fronte a una simile emergenza.[78] Le forze messe in campo dai Romani furono tanto ingenti, come dai tempi delle guerre annibaliche o cimbriche di Gaio Mario non si ricordava: dieci legioni ed oltre ottanta unit ausiliarie, pari a circa cento/centoventimila armati.[89] Tiberio mand avanti i suoi luogotenenti perch sbarrassero la strada ai nemici nel caso avessero deciso di marciare contro l'Italia:[90] Marco Valerio Messalla Messallino riusc a sconfiggere un esercito di 20 000 uomini e si asserragli a Siscia, mentre Aulo Cecina Severo difese la citt di Sirmium (Sirmio) evitandone la caduta, e respinse Batone il Pannone presso il fiume Drava.[91] Tiberio giunse sul teatro della guerra sul finire dell'anno, quando gran parte del territorio, ad eccezione di poche piazzeforti, era nelle mani dei ribelli, e anche la Tracia era scesa in guerra a fianco dei Romani. Poich a Roma si temeva che Tiberio indugiasse nella risoluzione del conflitto,[92] nel 7 Augusto invi presso di lui Germanico Giulio Cesare in qualit di questore;[93] il generale, intanto, meditava di riunire gli eserciti romani impegnati della regione lungo il fiume Sava, in modo tale da poter disporre di oltre dieci legioni. Da Sirmio, dunque, Cecina e Marco Plauzio Silvano condussero l'esercito verso Siscia, sconfiggendo le forze congiunte dei ribelli nella battaglia delle paludi Volcee.[94] Ricongiunte le forze, Tiberio inflisse ripetute sconfitte ai nemici, ristabilendo l'egemonia romana sulla valle del Sava e consolidando le conquiste ottenute mediante la costruzione di alcuni forti. In previsione dell'inverno, dunque, separ nuovamente le legioni, inviandole a presidiare i confini, e trattenendone cinque con s a Siscia.[94] Nell'8 Tiberio riprese le manovre militari e sconfisse in agosto un nuovo esercito pannone; a seguito della sconfitta, Batone il Pannone trad Pinnes consegnandolo ai Romani, ma fu poi catturato e giustiziato per ordine di Batone il Dalmata, che prese il comando anche delle forze dei Pannoni.[95] Tuttavia Silvano, poco pi tardi,

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riusc a sconfiggere gli stessi pannoni Breuci, che erano stati tra i primi popoli a ribellarsi.[96] Iniziata ormai la penetrazione romana in Dalmazia, Tiberio dispose le truppe in modo tale da poter sferrare l'attacco finale nell'anno successivo. Nel 9 Tiberio riprese le ostilit suddividendo in tre colonne l'esercito e ponendosi assieme a Germanico alla guida di una di esse. Mentre i suoi luogotenenti spegnevano gli ultimi residui focolari di ribellione, egli si addentr nel territorio dalmata alla ricerca del capo ribelle Batone il Dalmata:[97] ricongiuntosi con la colonna guidata dal nuovo legato Marco Emilio Lepido, lo raggiunse nella citt di Andretium, dove il ribelle si arrese ponendo fine, dopo quattro anni, al

La campagna di Tiberio in Illirico nel 9.

conflitto.[98] Per la vittoria, Tiberio fu insiginito ancora una volta del titolo di imperator e ottenne il trionfo, che celebr tuttavia solo pi tardi,[99] mentre a Germanico furono concessi gli ornamenta triumphalia.[100] Ancora in Germania (9 - 12) Nel 9, dopo che Tiberio aveva brillantemente sconfitto i ribelli dalmati, l'esercito romano di stanza in Germania, guidato da Publio Quintilio Varo,[101] fu attaccato e sconfitto in un'imboscata da un esercito germanico guidato da Arminio mentre attraversava la selva di Teutoburgo. Tre legioni, costituite dagli uomini pi esperti e addestrati, furono totalmente annientate,[102] e le conquiste romane oltre il Reno andarono perdute, poich rimasero del tutto prive di un esercito di guarnigione che le custodisse. Augusto, inoltre, temeva che dopo una simile disfatta romana Galli e Germani, alleatisi, marciassero contro l'Italia; fondamentale perch questo timore potesse risultare vano fu l'apporto del sovrano dei Marcomanni Maroboduo, che tenne fede ai patti stipulati con Tiberio nel 6 e rifiut l'alleanza con Arminio.

Tiberio, pacificato l'Illirico, torn a Roma, dove decise di posticipare la celebrazione del trionfo che gli era stato tributato in modo tale da rispettare il lutto imposto per la disfatta di Varo.[103] Il popolo avrebbe comunque desiderato che prendesse un soprannome, come Pannonico, Invitto o Pio, che ricordasse le sue grandi imprese; Augusto, tuttavia, respinse le richieste rispondendo che un giorno avrebbe preso anch'egli l'appellativo di Augusto,[103] e poi lo invi sul Reno, per evitare che il nemico germanico attaccasse la Gallia e che le province appena pacificate potessero rivoltarsi nuovamente ancora una volta in cerca dell'indipendenza. Giunto in Germania, Tiberio pot constatare la gravit della disfatta di Varo e delle sue conseguenze, che impedivano di progettare una nuova riconquista delle terre che andavano fino all'Elba.[104][105] Adott, dunque, una condotta particolarmente prudente, prendendo ogni decisione assieme al consiglio di guerra ed evitando di far ricorso, per la trasmissione di messaggi, a uomini del luogo come interpreti; sceglieva allo stesso modo con cura i luoghi in cui erigere gli accampamenti, in modo tale da fugare qualsiasi pericolo di rimanere vittima di una nuova imboscata;[104] mantenne, infine, tra i legionari una disciplina ferrea, punendo in modo estremamente rigoroso tutti coloro che trasgredivano i suoi rigidi ordini.[106] In questo modo pot ottenere numerose vittorie e confermare il confine lungo il fiume Reno, mantenendo fedeli a Roma i popoli germanici, tra cui Batavi, Frisoni e

Campagne di Tiberio del 10-12 d.C.. In rosa la coalizione germanica, anti-romana. In verde scuro, i territori mantenuti sotto il "diretto" controllo romano, in giallo quelli "clienti" (come i Marcomanni di Maroboduo).

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Cauci, che abitavano quei luoghi.[106]

La successione (12 - 14)


La successione fu una delle pi grandi preoccupazioni della vita di Augusto, spesso affetto da malattie che avevano fatto pi volte temere una sua morte prematura. Il princeps aveva sposato nel 42 a.C. Clodia Pulcra, figliastra di Antonio, ma l'aveva poi ripudiata l'anno successivo (41 a.C.), per sposare prima Scribonia e, poco dopo, Livia Drusilla. Per alcuni anni Augusto sper di avere come erede il nipote Marco Claudio Marcello, figlio di sua sorella Ottavia, che fece sposare con sua figlia Giulia, nel 25 La processione della famiglia di Augusto sul lato sud a.C.[56] Marcello fu cos adottato, ma mor ancora in dell'Ara Pacis. giovanissima et due anni pi tardi. Augusto costrinse allora Agrippa a sposare la giovanissima Giulia, scegliendo dunque come successore il fidato amico, cui attribu l'imperium proconsolare e la tribunicia potestas.[56] Tuttavia anche Agrippa mor prima di Augusto, nel 12 a.C., mentre si distinguevano per le loro imprese Druso, favorito dello stesso Augusto, e Tiberio.[107] Dopo la prematura morte di Druso, il princeps diede la figlia Giulia in sposa a Tiberio,[56] ma adott i figli di Agrippa, Gaio e Lucio Cesare:[108] anch'essi morirono per in giovane et, non senza che si sospettasse un coinvolgimento di Livia. Augusto, dunque, non pot che adottare Tiberio, poich l'unico altro discendente diretto di sesso maschile ancora in vita, il figlio di Agrippa, Agrippa Postumo, appariva brutale e del tutto privo di buone qualit, ed era stato mandato al confino nell'isola di Pianosa.[109] Secondo Svetonio,[110] tuttavia, Augusto, per quanto affezionato al figliastro, ne biasimava spesso alcuni aspetti, ma scelse comunque di adottarlo per pi motivi:
(LA) [...] Ne illud quidem ignoro aliquos tradidisse [...] expugnatum precibus uxoris adoptionem non abnuisse, uel etiam ambitione tractum, ut tali successore desiderabilior ipse quandoque fieret. Adduci tamen nequeo quin existimem, circumspectissimum et prudentissimum principem in tanto praesertim negotio nihil temere fecisse; sed uitiis Tiberi[i] uirtutibusque perpensis potiores duxisse uirtutes, praesertim cum et rei p. causa adoptare se eum pro contione iurauerit et epistulis aliquot ut peritissimum rei militaris utque unicum p. R. praesidium prosequatur. [...] (IT) [...] E non ignoro nemmeno che, secondo alcuni, [...] acconsent ad adottarlo solo per le preghiere di sua moglie, e anche spinto dal desiderio di farsi maggiormente rimpiangere, dandosi un simile successore. Non posso per credere che quel principe tanto circospetto e prudente abbia agito alla leggera in un caso di cos grande importanza; credo piuttosto che abbia accuratamente pesato le virt e i vizi di Tiberio e trovato maggiori le virt, soprattutto tenendo conto che aveva giurato in assemblea di adottarlo nell'interesse dello stato, e che in molte sue lettere lo celebr come un grande comandante militare e l'unico sostegno del popolo romano. [...]

(Svetonio, Tiberio, 21; trad. di Felice Dess, Vite dei Cesare, BUR.)

Tiberio, dunque, dopo aver portato a termine le operazioni in Germania, celebr in Roma il trionfo per la campagna in Dalmazia e Pannonia nell'ottobre del 12,[111] in occasione del quale si prostr pubblicamente di fronte ad Augusto,[112] e ottenne nel 13 il rinnovo della tribunicia potestas e l'imperium proconsulare maius, titoli che ne completavano di fatto la successione, elevandolo al rango effettivo di coreggente, insieme allo stesso Augusto:[58][113] poteva, dunque, amministrare le province, comandare gli eserciti, ed esercitare pienamente il potere esecutivo. Tuttavia gi dal momento della sua adozione Tiberio aveva iniziato a prendere parte attiva al governo dello Stato, coadiuvando il patrigno nella promulgazione delle leggi e nell'amministrazione.[114]

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Nel 14, Augusto, ormai prossimo alla morte, chiam con s Tiberio sull'isola di Capri: l'erede, che non ci era mai stato, ne rimase profondamente affascinato. L si decise che Tiberio si sarebbe nuovamente recato in Illirico per dedicarsi alla riorganizzazione amministrativa della provincia; i due ripartirono assieme per Roma, ma Augusto, colto da un improvviso malore, fu costretto a fermarsi nella sua villa di Nola, l'Octavianum, mentre Tiberio prosegu per l'Urbe e part poi per l'Illirico, com'era stato concordato.[115] Proprio mentre si avvicinava alla provincia Tiberio fu urgentemente richiamato indietro perch il patrigno, che non si era pi potuto spostare da Nola, era ormai in fin di vita.[110] L'erede pot giungere da Augusto e i due tennero assieme ancora un ultimo colloquio, prima che il principe morisse.[110] Secondo altre versioni, invece, Tiberio giunse a Nola quando Augusto era gi morto.[116] Tiberio annunci dunque la morte di Augusto, mentre sopraggiungeva anche la notizia del misterioso assassinio di Agrippa Postumo da parte del centurione addetto alla sua custodia.[117] Temendo inoltre eventuali attentati alla sua persona, Tiberio si attribu una scorta militare, e convoc il senato per il 17 settembre perch si discutesse delle onoranze funebri da rendere ad Augusto e se ne leggesse il testamento: egli lasciava come eredi del suo patrimonio Tiberio e Livia (che assumeva il nome di Augusta), ma assegnava numerosi donativi anche al popolo di Roma e ai legionari che militavano negli eserciti.[118] I senatori decisero allora di tributare solenni onoranze funebri al princeps defunto, il cui corpo fu cremato nel Campo Marzio,[119] e iniziarono poi a rivolgere preghiere a Tiberio perch assumesse il ruolo e il titolo che era stato di suo padre, e guidasse dunque lo Stato romano; Tiberio inizialmente rifiut, secondo Tacito[120] e Svetonio[121] volendo in realt essere supplicato dai senatori, perch non sembrasse che il governo dello Stato subisse svolte in senso autocratico e perch il sistema repubblicano rimanesse almeno formalmente intatto. Alla fine Tiberio accett l'offerta dei senatori, prima di irritarne gli stessi animi,[111] probabilmente essendosi reso conto che vi era l'assoluta necessit di un'autorit centrale: il corpo (l'Impero) aveva bisogno di una testa (Tiberio). Risulta, pertanto, pi probabile la tesi sostenuta dagli autori filotiberiani, che raccontano che le esitazioni di Tiberio nell'assumere la guida dello Stato furono dettate da una reale modestia, pi che da una premeditata strategia, forse suggerita dallo stesso Augusto.[122][123]

Il principato (14-37)
Il princeps e Germanico (14-19)
Per approfondire, vedi Spedizione germanica di Germanico.

Tiberio, Germanico e Druso: asse[124]

Dopo la seduta del Senato del 17 settembre del 14, dunque, Tiberio divenne il successore di Augusto alla guida dello Stato romano, mantenendo la tribunicia potestas e l'imperium proconsulare maius insieme agli altri poteri di cui aveva usufruito Augusto, e assumendo il titolo di princeps. Rimase imperatore per quasi ventitr anni, fino alla sua morte, nel 37. Il suo primo atto fu quello ratificare la divinizzazione di suo padre adottivo, Augusto (divus Augustus), come in precedenza era stato fatto con Gaio Giulio Cesare, confermandone inoltre il lascito ai soldati.[113][125]

PERM DIVI AVG COL ROM, testa laureata di Tiberio;

GERMANICVS CAESAR DRVSVS CAESAR, teste di

Germanico e Druso Fin dall'inizio del suo principato, Tiberio si trov a dover convivere con che si guardano. l'incredibile prestigio che Germanico, il figlio di suo fratello, Druso maggiore, che egli stesso aveva adottato per ordine di Augusto, andava 30 mm, 14.80 g, coniato tra il 14 ed il 19 (?) acquisendo presso tutto il popolo di Roma.[126] Quando questi ebbe (morte di Germanico). portato a termine le sue campagne sul fronte settentrionale, dove si era guadagnato la stima dei suoi collaboratori e dei legionari, riuscendo a recuperare due delle tre Aquile legionarie perdute nella battaglia di Teutoburgo,[127] la sua popolarit era tale da consentirgli, se avesse voluto, di prendere il potere scacciando il padre adottivo, che in alcuni contesti era gi malvisto poich la sua ascesa al principato era stata segnata dalla morte di tutti gli altri parenti che Augusto aveva indicato come eredi.[128] Il risentimento[129] spinse quindi Tiberio ad affidare al figlio adottivo uno speciale compito in Oriente, in modo da allontanarlo ulteriormente da Roma; il Senato decise di conseguenza di conferire al giovane l'imperium proconsulare maius

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su tutte le province orientali.[130] Tiberio, tuttavia, non aveva fiducia in Germanico, che in Oriente si sarebbe trovato lontano da qualsiasi controllo ed esposto alle influenze dell'intraprendente moglie Agrippina maggiore, e decise dunque di affiancargli un uomo di sua fiducia:[131] la scelta di Tiberio ricadde su Gneo Calpurnio Pisone, che era stato collega nel consolato dello stesso Tiberio nel 7 a.C., aspro ed inflessibile. Germanico, dunque, part nel 18 verso l'Oriente assieme a Pisone, che fu nominato governatore della provincia di Siria.[132] Germanico, tornato in Siria nel 19 dopo aver soggiornato in Egitto durante l'inverno, entr in aperto conflitto con Pisone, che aveva annullato tutti i provvedimenti che il giovane figliastro di Tiberio aveva preso;[133] Pisone, in risposta, decise di lasciare la provincia per fare ritorno a Roma. Poco dopo la partenza di Pisone, Germanico cadde malato ad Antiochia e mor il 10 ottobre dopo lunghe sofferenze;[128] prima di spirare, lo stesso Germanico confess la propria convinzione di essere stato avvelenato da Pisone, e rivolse un'ultima preghiera ad Agrippina affinch vendicasse la sua morte.[134] Officiati i funerali, dunque, Agrippina torn con le ceneri del marito a Roma, dove grandissimo era il compianto di tutto il popolo per il defunto.[135] Tiberio, tuttavia, evit di manifestare pubblicamente i suoi sentimenti, e non partecip neppure alla cerimonia in cui le ceneri di Germanico furono riposte nel mausoleo di Augusto.[136] In effetti Germanico potrebbe essere deceduto di morte naturale, ma la popolarit crescente enfatizz molto l'avvenimento, che comunque anche ingigantito dallo storico Tacito.[125]

Busto di Agrippina maggiore realizzato nel I secolo d.C.(Istanbul, Museo archeologico).

Subito, per, si manifest il sospetto, alimentato dalle parole pronunciate da Germanico morente, che fosse stato Pisone a causarne la morte avvelenandolo. Si diffuse dunque anche la voce di un coinvolgimento dello stesso Tiberio, quasi fosse il mandante del delitto di Germanico, avendo lo stesso scelto personalmente di inviare Pisone in Siria:[127][137][138] quando dunque lo stesso Pisone fu processato, accusato anche di aver commesso numerosi reati in precedenza, l'imperatore tenne un discorso particolarmente moderato, in cui evit di schierarsi a favore o contro la condanna del governatore.[139] A Pisone non pot comunque essere imputata l'accusa di veneficio, che appariva, anche agli accusatori, impossibile da dimostrare; il governatore, tuttavia, certo di dover essere condannato per gli altri reati che aveva commesso, decise di suicidarsi prima che venisse emesso un verdetto.[127][140][141] La popolarit di Tiberio, dunque, usc danneggiata dall'episodio, proprio perch Germanico era molto amato. Tacito scrisse cos di lui, decenni dopo la sua morte:
[Germanico] ...giovane, aveva sentimenti liberali ed una straordinaria affabilit, che contrastava con il linguaggio e l'atteggiamento di Tiberio, sempre arroganti e misteriosi... (Tacito, Annales, I, 33)

I due, infatti, avevano modi di fare particolarmente contrastanti: Tiberio si distingueva per la freddezza, la riservatezza e pragmatismo, Germanico per la sua popolarit, la semplicit ed il fascino.[128] Il Syme sostiene che sia indubbiamente vero che Tiberio scelse Pisone quale suo confidente, conferendogli un secreta mandata per evitare che la giovane et dell'erede al trono potesse portare Germanico ad una inutile e dispendiosa guerra contro i Parti. La situazione, per, sfugg di mano a Pisone, forse anche a causa degli attriti tra le mogli del legato imperiale e del detentore dell'imperium proconsolare, tanto che l'inimicizia tra i due degener in un conflitto aperto. E la successiva morte di Germanico, non fece altro che determinare ripercussioni negative sulla figura del princeps nella storiografia successiva[142] Successione di Druso (19-23) La morte di Germanico apr la strada per la successione all'unico figlio naturale di Tiberio, Druso, che aveva, fino

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a quel momento, accettato un ruolo secondario rispetto al cugino Germanico.[143] Egli era soltanto di un anno pi giovane del defunto, ma ugualmente abile, come risulta dal modo con cui fronteggi la rivolta in Pannonia. Intanto, Lucio Elio Seiano, nominato prefetto del Pretorio insieme al padre nel 16, riusc presto a conquistarsi la fiducia di Tiberio. Accanto a Druso, dunque, favorito per la successione, si and a collocare anche la figura di Seiano, che acquis un grande influsso sull'opera di Tiberio: il prefetto del Pretorio, infatti, che mostrava nel carattere una riservatezza del tutto simile a quella dell'imperatore, era invece animato da un forte desiderio di potere, e ambiva lui stesso a divenire il successore di Tiberio.[144] Seiano vide inoltre crescere enormemente il suo potere quando le nove coorti pretoriane furono raggruppate nella stessa citt di Roma, presso la Porta La villa di Tiberio nei pressi di Sperlonga. Viminalis.[145] Tra Druso e Seiano si venne quindi a creare [146] una situazione di aperta rivalit; il prefetto, allora, inizi a meditare l'ipotesi di assassinare Druso e gli altri possibili successori di Tiberio,[147] sedusse la moglie dello stesso Druso, Claudia Livilla e intraprese con lei una relazione.[148] Poco tempo dopo, nel 23, lo stesso Druso mor avvelenato; l'opinione pubblica arriv a sospettare, pur senza alcun fondamento, che potesse essere stato Tiberio a ordinare l'assassinio di Druso, ma appariva pi verosimile che vi fosse stata coinvolta Claudia Livilla.[149] Otto anni pi tardi Tiberio venne a sapere che ad uccidere il figlio era stata proprio la nuora Livilla, insieme al suo pi fidato consigliere, Seiano.[150][151] Dopo Druso: il ritiro a Capri e l'ascesa di Seiano (23-31) Tiberio, dunque, si trov ancora una volta, all'et di 64 anni, privo di un erede, perch i gemelli di Druso, nati nel 19, erano troppo giovani, ed uno di loro era morto poco dopo il padre. Scelse allora di proporre come suoi successori i giovani figli di Germanico, che erano stati adottati da Druso e che Tiberio pose sotto la tutela dei senatori. Seiano ebbe, allora, un potere sempre maggiore, tanto da poter sperare di divenire imperatore egli stesso dopo la morte di Tiberio, e inizi una serie di persecuzioni prima contro i figli e la moglie di Germanico, Agrippina,[152] poi verso gli amici dello stesso Germanico; molti di loro furono infatti costretti all'esilio, o scelsero di darsi la morte per evitare una condanna.[153] Tiberio, addolorato per la morte del figlio ed esasperato per l'ostilit del popolo di Roma, nel 26 decise di ritirarsi prima in Campania e l'anno successivo a Capri su consiglio dello stesso Seiano, per non fare mai pi ritorno nell'Urbe.[150][154] Egli aveva gi sessantasette anni e sembra che il piano di allontanarsi da Roma lo accarezzasse gi da diverso tempo. Si racconta che dopo aver visto il figlio morire agonizzante, avesse parlato di dimettersi. Non poteva pi sopportare di vedere intorno a s gente che gli ricordava Druso, senza dimenticare che la vicinanza della madre Livia era divenuta per lui insopportabile. Una malattia che gli sfigurava il viso ne aveva, infine, aumentato la sucettibilit e l'ombrosit del carattere. Ma il suo ritiro fu un errore molto grave, sebbene Tiberio non avesse diminuito la cura con cui affrontava i

Scena antica (pittura di un certo Corinaldo), forse ispirata alla corte di Tiberio presso l'isola di Capri.

problemi dell'Impero dalla villa di Capri.[155] Il prefetto del pretorio, intanto, godendo della totale fiducia dell'imperatore,[156] prese il controllo di tutte le attivit politiche, divenendo rappresentante incontrastato del potere imperiale.[150] Egli era riuscito, inoltre, a

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convincere il princeps a concentrare tutte le nove coorti pretorie, in precedenza distribuite tra Roma ed altre citt italiche, nell'Urbe (presso il Castro Pretorio) a sua totale disposizione, ora che Tiberio aveva lasciato Roma.[157] Tiberio, invece, si impegn a mantenersi informato sulla vita politica di Roma, e riceveva regolarmente missive che lo informavano delle discussioni intraprese in senato; egli stesso, grazie all'istituzione di un vero e proprio servizio postale, poteva esprimere il proprio parere, ed era anche in grado di impartire ordini ai suoi emissari nell'Urbe.[158] L'allontanamento di Tiberio da Roma port, comunque, a una progressiva esautorazione del senato, a tutto vantaggio dell'imperatore stesso e di Seiano.[158] Il prefetto del pretorio, infatti, inizi a perseguitare i proprio oppositori accusandoli di lesa maest ed eliminandoli, dunque, dalla scena politica; grande credito acquisirono i delatori, ovvero coloro che fungevano da accusatori, e permettevano la condanna dell'imputato.[159] Una tale situazione port alla creazione di un clima di generale sospetto, che, a sua volta, foment ulteriormente le voci sul coinvolgimenti dell'imperatore nei numerosi processi politici intentati da Seiano e dai suoi collaboratori.[160] Nel 29, quando Livia Drusilla, che con il suo carattere autoritario aveva sempre influenzato il governo,[161] mor all'et di ottantasei anni, il figlio si rifiut di far ritorno a Roma per le esequie e proib la sua divinizzazione.[150][162] Seiano, allora, pot procedere indisturbato[163] in una serie di azioni contro Agrippina maggiore e il suo figlio primogenito Nerone:[164] contro il giovane furono riversate numerose accuse infamanti, tra cui quella di tentata sovversione, ed egli fu dunque condannato al confino sull'isola di Ponza, dove mor nel 30 patendo la fame.[165] Agrippina, invece, accusata di adulterio, fu deportata nell'isola Pandataria dove mor nel 33.[150][166] Nei progetti di Seiano rientrava appunto il proposito di assicurarsi la successione nel ruolo di imperatore. Eliminati i discendenti diretti di Tiberio, il prefetto era ormai l'unico candidato alla successione: dopo aver gi tentato inutilmente di imparentarsi con l'imperatore sposando la vedova di Druso minore Claudia Livilla,[167] inizi ad aspirare al conferimento della tribunicia potestas, che avrebbe formalmente sancito la sua successiva nomina ad imperatore, rendendo la sua persona sacra e inviolabile, e ottenne, intanto, nel 31 il consolato assieme allo stesso Tiberio.[150][168] Contemporaneamente, per, la vedova di Druso maggiore, Antonia minore, facendosi portavoce dei sentimenti di gran parte della classe senatoriale, comunic in una lettera a Tiberio tutti gli intrighi e i fatti di sangue di cui Seiano, che stava ordendo una cospirazione ai danni dello stesso imperatore, era responsabile;[169] Tiberio, allertato decise allora di destituire il potente prefetto, e organizz un'abile manovra con l'aiuto del prefetto dell'Urbe Macrone.[150]

Per non destare sospetti, l'imperatore nomin Seiano pontefice, promettendo di conferirgli al pi presto la tribunicia potestas; contemporaneamente, per, lasci anticipatamente la carica di console, costringendo cos anche il collega a rinunciarvi. Il 17 ottobre del 31, infine, Tiberio, nominato segretamente prefetto del pretorio il prefetto dell'Urbe e capo delle coorti urbane Macrone, lo invi a Roma con l'ordine di accordarsi con Grecinio Lacone, prefetto dei Vigiles, e col nuovo console designato Publio Memmio Regolo, affinch convocasse per il giorno successivo il senato nel tempio di Apollo, sul Palatino. In tal modo Tiberio, garantendosi il sostegno delle coorti urbane e dei vigili, si era premunito contro un'eventuale reazione dei pretoriani in favore di Seiano. Quando Seiano giunse in Senato, venne informato da Macrone dell'arrivo di una lettera di Tiberio annunciante il conferimento della potest tribunizia.[170] Cos, mentre questi prendeva giubilante il proprio posto tra i senatori, Macrone, rimasto fuori dal tempio, allontan i pretoriani di guardia facendoli sostituire dai vigili di Lacone. Poi, consegnata la lettera di Tiberio al console perch la leggesse al Senato, raggiunse i castra praetoria per annunciare la propria nomina a prefetto del pretorio.[170] Nella lettera, volutamente molto lunga e vaga, Tiberio

Moneta di Tiberio recante sul rovescio una legenda da cui stato abraso il nome di Seiano, colpito da damnatio memoriae. La moneta risale al quinto consolato di Tiberio e reca la dicitura: TI CAESAR DIVI AVGVSTI F AVGVSTVS e MVN AGVSTA BILBILIS TI CAESARE V L. AELIO SEIANO COS, cio "Tiberio Cesare Augusto figlio del Divo Augusto" e "[Coniata] nel Municipio di Augusta Bilbilis [essendo] consoli Tiberio Cesare [per la] V [volta] e Lucio Elio Seiano".

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trattava di vari argomenti, di tanto in tanto intessendo le lodi di Seiano, a volte muovendogli qualche critica; solo alla fine, l'imperatore accusava all'improvviso il prefetto di tradimento, ordinandone la destituzione e l'arresto.[170] Seiano, sbigottito per l'inatteso voltafaccia venne immediatamente condotto via in catene dai vigiles e poco dopo sommariamente processato dal Senato riunito nel tempio della Concordia: fu condannato a morte[170][171] e alla damnatio memoriae.[172][173] La sentenza venne eseguita nella stessa notte nel Carcere Mamertino per strangolamento, e il corpo esanime del prefetto fu poi lasciato al popolo, che ne fece scempio trascinandolo per le strade dell'Urbe.[173] A seguito dei provvedimenti che Seiano aveva preso contro Agrippina e la famiglia di Germanico, infatti, la plebe aveva sviluppato una forte avversione nei confronti del prefetto.[174] Il Senato dichiar il 18 ottobre festa pubblica, ordinando l'innalzamento di una statua alla Libert con la seguente dedica:
(LA) Saluti perpetuae Augustae Libertatique populi romani Providentia Ti. Caesaris Augusti nati ad aeternitatem romani nominis, sublato hoste perniciosissimo (Dedica del Senato a Tiberio.) (IT) Alla salute perpetua di Augusto e alla Libert del popolo romano, per la Provvidenza di Tiberio Cesare, figlio di Augusto, per l'eternit della gloria di Roma, [essendo stato] eliminato il pericolosissimo nemico.

Pochi giorni pi tardi furono brutalmente strangolati nel Carcere Mamertino i tre giovani figli del prefetto;[173] la sua ex-moglie, Apicata, si suicid, dopo aver inviato una lettera a Tiberio rivelando le colpe di Seiano e Claudia Livilla in occasione della morte di Druso minore.[175] Livilla fu dunque processata, e, per evitare una sicura condanna, si lasci morire di fame.[175] Alla morte di Seiano e dei suoi familiari seguirono poi una serie di processi contro gli amici e i collaboratori del defunto prefetto, che furono condannati a morte o costretti al suicidio.[176] Gli ultimi anni: un nuovo esilio (31-37) Tiberio, intanto, trascorse l'ultima parte del suo regno sull'isola di Capri, circondato da uomini di studio, giuristi, letterati ed anche astrologi:[177] l fece costruire dodici ville, per poi risiedere in quella che preferiva, la Villa Jovis. Tacito e Svetonio raccontano che a Capri Tiberio pot lasciare libero sfogo ai suoi inenarrabili vizi, abbandonandosi alla gola e alla sfrenata libidine; sembra tuttavia pi verosimile che Tiberio abbia mantenuto la sua consueta riservatezza, evitando gli eccessi come aveva sempre fatto,[178] non trascurando i propri doveri nei confronti dello Stato e continuando a lavorare nel suo interesse.[177]

Morte di Tiberio, Jean Paul Laurens.

Dopo la caduta di Seiano si riapr la questione della successione, e nel 33 anche Druso Cesare, il maggiore dei figli di Germanico rimasti in vita, mor di inedia dopo essere stato condannato al confino nel 30 con l'accusa di aver cospirato contro Tiberio.[179] Quando Tiberio, nel 35, deposit il suo testamento, potendo scegliere fra tre possibili eredi, incluse nel testamento il nipote Tiberio Gemello, figlio di Druso minore, e il nipote collaterale Gaio, figlio di Germanico. Rest dunque escluso dal testamento il fratello dello stesso Germanico, Claudio, che era considerato del tutto inadatto al ruolo di princeps, in quanto debole di corpo e di dubbia sanit mentale.[179] Il favorito nella successione apparve subito il giovane Gaio di venticinque anni, meglio noto come Caligola, poich Tiberio Gemello, peraltro sospettato di essere in realt figlio di Seiano (per le relazioni adulterine con la moglie di Druso minore, Claudia Livilla[180]), aveva dieci anni di meno: due ragioni sufficienti per non lasciargli il Principato.[3] Il prefetto del pretorio Macrone, infatti, dimostr subito la sua simpatia per Gaio, guadagnandosene con ogni mezzo la fiducia.[180]

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Nel 37, Tiberio lasci Capri, come aveva gi fatto in precedenza, forse con l'idea di rientrare finalmente in Roma per trascorrervi i suoi ultimi giorni; intimorito per dalle reazioni che il popolo avrebbe avuto, si ferm a sole sette miglia dall'Urbe, e decise di tornare indietro verso la Campania.[180] Qui fu colto da malore, e trasportato nella villa di Lucullo a Miseno; dopo un iniziale miglioramento, il 16 marzo cadde in uno stato di delirio e fu creduto morto. Mentre molti gi si apprestavano a festeggiare l'ascesa di Caligola, Tiberio si riprese ancora una volta, suscitando scompiglio tra coloro che avevano gi acclamato il nuovo imperatore; il prefetto Macrone, tuttavia, mantenendo la lucidit, ordin che Tiberio fosse soffocato tra le coperte.[181][182] Il vecchio imperatore, debole e incapace di reagire, spir all'et di settantasette anni.[3] La plebe romana reag con grande gioia alla notizia della morte di Tiberio, festeggiandone la scomparsa. Molti monumenti che celebravano le imprese dell'imperatore furono distrutti, cos come numerose statue che lo raffiguravano. In molti tentarono di far cremare il corpo di Tiberio a Miseno, ma fu comunque possibile trasportarlo a Roma, dove fu cremato nel Campo Marzio e sepolto, tra le ingiurie, nel Mausoleo di Augusto il 4 aprile, presidiato dai pretoriani.[3][183] Mentre l'imperatore defunto riceveva queste modeste onoranze funebri il 29 marzo, Caligola era gi stato acclamato princeps dal senato. Politica interna Tiberio non si distinse mai per nessuna tendenza al rinnovamento. Durante il suo regno dimostr, anzi, un rigido rispetto per la tradizione augustea, cercando di osservare tutte le istruzioni di Augusto. Suo scopo era quello di salvaguardare l'Impero, assicurandone la tranquillit interna ed esterna, oltre a consolidare il nuovo ordinamento evitando, tuttavia, che esso assumesse le caratteristiche di un dominato.[184][185] Per mettere in atto questo suo piano utilizz quali collaboratori e consiglieri personali molti di quegli ufficiali che lo avevano seguito nel corso delle lunghe e numerose campagne militari, durate quasi quarant'anni.[80] Vi da aggiungere che l'amministrazione dello Stato durante i primi anni di principato fu riconosciuta da tutti ottima per buon senso e moderazione. Lo stesso Tacito apprezz le capacit del nuovo princeps almeno fino alla morte del figlio Druso avvenuta nel 23.[186]

La Curia Iulia nel Foro Romano, dove si riuniva abitualmente il senato.

La stessa cosa dicasi nelle relazioni tra Tiberio e la nobilitas senatoriale, che furono, tuttavia, diverse da quelle instauratesi con Augusto.[184] Il nuovo imperatore, infatti, appariva, per meriti ed ascendenze, diverso dal patrigno, che aveva posto fine alle guerre civili, riportato la pace all'impero, e ottenuto di conseguenza una grandissima autorevolezza.[187] Tiberio dovette quindi basare il rapporto tra princeps e nobilt senatoriale su una moderatio che accresceva il potere di entrambi, sovrapponendolo a quello del tradizionale ordine gerarchico;[188] stabil, inoltre, una netta distinzione tra gli onori che andavano tributati agli imperatori viventi e il culto di quelli defunti divinizzati.[188] Nonostante questi provvedimenti, che contribuivano a mantenere in vita la "finzione repubblicana",[189] non mancarono, accanto agli adulatori, esponenti della classe senatoriale che osteggiarono fortemente l'opera di Tiberio.[188] Tuttavia nei primi anni Tiberio, seguendo il modello augusteo, cerc sinceramente una cooperazione con il senato, partecipando sovente alle sue sedute e rispettandone la libert di discussione, consuldandolo anche su questioni che era in grado di risolvere da solo ed ampliandone le stesse funzioni amministrative. Egli sostenava infatti che il buon princeps deve servire il senato (bonum et salutarme principem senatui servire debere).[190] Le magistrature conservarono, comunque, la loro dignit, e il senato, che Tiberio consultava spesso prima di prendere decisioni in qualsiasi ambito, fu favorito mediante pi provvedimenti:[191] sebbene fosse consuetudine che l'imperatore segnalasse alcuni candidati alle magistrature, le elezioni avevano continuato a svolgersi, almeno formalmente, nell'assemblea dei comizi centuriati. Tiberio decise di

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porre fine alla consuetudine, e assegn ai senatori il compito di eleggere i magistrati;[192] allo stesso modo, Tiberio decise di assegnare ai senatori il compito di giudicare i senatori stessi o i cavalieri di alto rango che si fossero macchiati di reati particolarmente gravi, come l'omicidio o il tradimento;[193] i senatori furono anche incaricati di giudicare, senza l'intervento dell'imperatore, l'operato dei governatori di provincia;[193] al senato, infine, fu assegnata la giurisdizione in campo religioso e sociale su tutta l'Italia.[194] Durante il periodo della sua permanenza a Capri, tuttavia, Tiberio, per evitare che il senato prendesse provvedimenti a lui non graditi, soprattutto nell'ambito dei numerosi processi di lesa maest condotti da Seiano, stabil che ogni decisione approvata dal senato dovesse essere applicata soltanto dieci giorni pi tardi, in modo da avere egli stesso la possibilit di controllare, nonostante la lontananza da Roma, l'attivit dei senatori.[195] Il principe si consultava spesso con il senato tramite i senatus consulta, talvolta su questioni fuori della sua competenza, ad esempio sulle questioni di carattere religioso, ambito nel quale Tiberio mostr una particolare avversione per i culti orientali: nel 19 furono infatti resi illegali i culti caldei e giudaici, e coloro che li professavano furono costretti all'arruolamento o espulsi dall'Italia.[194] Ordin di bruciare ogni paramento e oggetto sacro adoperato per i culti in questione, e, mediante l'arruolamento, pot inviare i giovani di religione ebraica nelle regioni pi lontane e malsane, in modo da infliggere un duro colpo alla diffusione del culto.[196] Tiberio riform almeno in parte l'ordinamento augusteo contro il celibato, incentrato sulla lex Papia Poppea: egli, pur senza abolire le disposizioni del patrigno, nomin una commissione che si occup di riformare l'ordinamento e di rendere meno severe le pene da comminare ai celibi, o a coloro che, pur sposati, non avevano figli;[197] furono, tuttavia, ugualmente presi dei provvedimenti che tenessero a freno il lusso e garantissero la moralit dei costumi.[198] Tra i provvedimenti pi importanti rientra, poi, l'approvazione della lex de maiestate, che prevedeva che fossero perseguibili e passibili di condanna tutti coloro che avessero recato offesa alla maest del popolo romano. Sulla base di una legge tanto vaga poteva ritenersi colpevole sia chi si fosse reso responsabile di una sconfitta militare o di una sedizione, sia chi avesse male amministrato lo Stato. La legge, che tornava in vigore dopo essere stata abrogata, divenne presto uno strumento nelle mani dell'imperatore, del senato, e soprattutto del prefetto Seiano, per incriminare gli oppositori politici.[199] Tiberio, tuttavia, si mostr pi volte contrario alle sentenze politiche, evitando che i processi fossero determinati da raccomandazioni e incitando pi volte i magistrati ad agire in totale onest.[200] Amministrazione finanziaria e provinciale Tiberio risult eccellente nella gestione finanziaria, tanto da lasciare alla sua morte un avanzo memorabile nelle casse dello Stato: per fare solo pochi esempi, i beni del re Archelao di Cappadocia divennero propriet imperiale, come pure alcune miniere della Gallia della moglie Giulia, una miniera d'argento tra i Ruteni, una d'oro di un certo Sesto Mario in Spagna confiscata nel 33, ed altre ancora.[201] Affid l'amministrazione del patrimonio dello Stato a funzionari particolarmente oculati, il cui incarico durava spesso fino alla vecchiaia;[202] fu sempre pronto e generoso nell'intervento in ogni circostanza interna difficile, come durante le carestie che la plebe urbana pat o come quando nel 36 costitu un sussidio, in seguito ad un incendio sull'Aventino, di cento milioni

L'impero di Tiberio (14-37).

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di sesterzi. Nel 33, dopo aver preso alcuni provvedimenti contro l'usura, riusc ad attenuare una grave crisi agraria e finanziaria provocata da una riduzione della circolazione monetaria, istituendo con il proprio patrimonio personale un fondo di prestito di altri cento milioni di sesterzi, dal quale i debitori potevano attingere per tre anni senza interessi, purch possedessero, a garanzia, terreni di valore doppio rispetto alla somma chiesta in prestito. [203][204][205] Egli, appena possibile, cerc di razionalizzare la spesa pubblica per gli spettacoli riducendo le paghe degli attori e diminuendo il numero delle coppie di gladiatori che partecipavano ai giochi;[206] ridusse di conseguenza dall'1% allo 0,5% l'impopolare tassa sulle vendite, e lasci, alla sua morte, 2.700 milioni di sesterzi nelle casse del Tesoro. Ai governatori provinciali che lo invitavano a imporre nuove imposte, egli si oppose fermamente, rispondendo che compito del buon pastore tosare le pecore, non scorticarle.[207] Seppe scegliere, inoltre, degli amministratori competenti e cur in modo particolare il governo delle province. I governatori che avevano ottenuto buoni risultati e che si erano dunque distinti per onest e abilit poterono, infatti, spesso ricevere delle proroghe al mandato. Tacito, tuttavia, vide in quest'uso la volont da parte dell'indeciso Tiberio di allontanare da s la preoccupazione del governo delle province e di evitare che pi persone potessero godere dei benefici che derivavano dall'aver ricoperto un'alta magistratura.[208] La riscossione delle imposte nelle province fu affidata ai cavalieri, che si organizzavano in apposite societ d'appalto; Tiberio evit in ogni modo l'imposizione di nuove tasse ai provinciali, e scongiur in questo modo il pericolo di rivolte. [202][209] Fece, infine, costruire strade in Africa, in Spagna soprattutto nella parte nord-ovest, in Dalmazia e Mesia fino alle Porte di ferro lungo il Danubio, ed altre furono riparate come in Gallia Narbonense.[210] Politica estera e militare Tiberio si mantenne fedele al consilium coercendi intra terminos imperii di Augusto, ovvero alla decisione di mantenere i confini dell'impero invariati, cercando di salvaguardare i territori interni e di assicurarne la tranquillit ed oper soltanto i cambiamenti necessari per la sicurezza.[211] Egli riusc ad evitare guerre o spedizioni militari inutili, con le conseguenti spese, riponendo una fiducia maggiore nella diplomazia. Allontan i re clienti e i governatori che si erano rivelati inadatti al loro ruolo, e cerc di garantire un sistema amministrativo pi efficiente. Le uniche modifiche territoriali interessarono, infatti, il solo Oriente, quando alla morte dei re clienti, Cappadocia, Cilicia e Commagene furono incorporate nei confini imperiali.[212] Tutte le rivolte che si susseguirono nel suo lungo principato, durato 23 anni, furono soffocate nel sangue dai suoi generali, come quella di Tacfarinas e dei suoi Musulami dal 17 al 24, o in Gallia di Giulio Floro e Giulio Sacroviro nel 21, o in Tracia tra i re clienti degli Odrisi attorno al 21.[213]
Testa bronzea di Tiberio, Museo Durante l'impero di Tiberio, le forze militari erano dislocate con la archeologico nazionale di Firenze seguente disposizione: la tutela dell'Italia era affidata a due flotte, quella di Ravenna (classis Ravennatis) e quella di Capo Miseno (classis Misenensis), e Roma, in particolare, era difesa dalle nove coorti pretorie, che Seiano fece riunire in un accampamento alle porte dell'Urbe, e da tre coorti urbane. Il nordovest dell'Italia era invece presidiato da un'ulteriore flotta, all'ancora sulle coste della Gallia, costituita dalle navi rostrate che Augusto aveva catturato ad Azio. Le restanti forze erano stanziate nelle province, con l'obiettivo di salvaguardare i confini e reprimere eventuali rivolte interne: otto legioni erano schierate nella zona del Reno a protezione dalle invasioni germaniche e dalle rivolte galliche, tre legioni si trovavano in Spagna, e due tra le province dell'Egitto e dell'Africa, dove Roma poteva anche contare sull'aiuto del regno di Mauretania. Ad Oriente, quattro legioni erano stanziate tra la Siria e il fiume Eufrate. Nell'Europa orientale, infine, due legioni erano stanziate in Pannonia, due in Mesia, a protezione del confine danubiano, e due in Dalmazia. Dislocati ovunque sul territorio, in modo da poter intervenire dove ce ne fosse bisogno, erano altre piccole flotte di triremi, battaglioni di cavalleria e gruppi di ausiliari reclutati tra gli abitanti delle province.[214]
In Germania

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Per approfondire, vedi Spedizione germanica di Germanico.

Riguardo alla politica estera lungo i confini settentrionali, Tiberio segu il principio di mantenere e consolidare una barriera contro i Germani lungo la linea del Reno, ponendo fine dopo pochi anni dalla salita al trono alle operazioni militari improduttive e pericolose che Germanico aveva intraprese negli anni 14-16.[211] Tacito che ammirava Germanico, ed aveva poca simpatia per Tiberio, imput la decisione del princeps alla sola invidia per i successi raggiunti dal nipote. Tiberio che gli riconosceva il merito di aver ridato lustro al prestigio romano tra i Germani, ritenne al contrario ed a ragione, che un nuovo tentativo di stabilire il confine sull'Elba avrebbe implicato un allontanamento dalla politica di Augusto, considerata da Tiberio come un praeceptum, oltre a comportare un notevole aumento della spesa militare e l'obbligo di condurre poi una successiva campagna in Boemia contro Maroboduo, re dei Marcomanni. Tiberio, inoltre, non lo reputava n utile n necessario. I dissensi interi delle trib germaniche produssero di l a poco una guerra tra Catti e Cherusci, una successiva tra Arminio e Maroboduo, fino a quando quest'ultimo fu esiliato nel 19, mentre il primo assassinato (nel 21).[185] Scullard ritiene, infatti, che tale decisione fu motivata oltrech saggia.[215] Nel 14, mentre era in corso la rivolta delle legioni in Pannonia,[216] anche gli uomini stanziati lungo il confine germanico si ribellarono ai loro comandanti, dando inizio ad un'efferata serie di violenze e massacri. Germanico, allora, che era a capo dell'esercito stanziato in Germania e godeva di grande prestigio,[217] si incaric di riportare alla calma la situazione, confrontandosi personalmente con i soldati in rivolta. Essi chiedevano, come i loro compagni Pannoni, la riduzione della durata del servizio militare e l'aumento della paga: Germanico decise di concedere loro il congedo dopo venti anni di servizio e di inserire nella riserva tutti i soldati che avevano combattuto per oltre sedici anni, esonerandoli cos da ogni obbligo ad eccezione di quello di respingere gli assalti nemici; raddoppi allo stesso tempo i lasciti a cui, secondo i testamento di Augusto, i militari avevano diritto.[218] Le legioni, che avevano da poco appreso della recente morte di Augusto, arrivarono addirittura a garantire il proprio appoggio al generale se avesse desiderato impadronirsi del potere con la forza, ma egli rifiut dimostrando allo stesso tempo grande rispetto per il padre adottivo Tiberio e una grande fermezza.[219] La rivolta, che aveva attecchito tra molte delle legioni di stanza in Germania, risult comunque difficile da reprimere, e si concluse con la strage di molti legionari ribelli.[220] I provvedimenti presi da Germanico per soddisfare le esigenze delle legioni furono poi ufficializzati in un secondo momento da Tiberio, che assegn le stesse indennit anche ai legionari pannoni.[221] Ripreso il controllo della situazione, Germanico decise di organizzare una spedizione contro le popolazioni germaniche che, venute a conoscenza delle notizie della morte di Augusto e della ribellione delle legioni, avrebbero potuto decidere di lanciare un nuovo attacco contro l'impero. Assegnata, dunque, parte delle legioni al luogotenente Aulo Cecina Severo, attacc le trib di Bructeri, Tubanti e Usipeti, sconfiggendole nettamente e compiendo numerose stragi;[222] attacc, poi, i Marsi, ottenendo nuove vittorie e pacificando cos la regione ad ovest del Reno: pot in questo modo progettare per il 15 una spedizione ad est del grande fiume, con la quale avrebbe potuto vendicare Varo e frenare ogni volont espansionistica dei Germani.[223]
La spedizione del 15 di Germanico in Germania.

Nel 15, dunque, Germanico attravers il Reno assieme al luogotenente Cecina Severo, che sconfisse nuovamente i Marsi,[224] mentre il generale ottenne una netta vittoria sui Catti.[225] Il principe dei Cherusci Arminio, che aveva sconfitto Varo a Teutoburgo, incit allora tutte le popolazioni germaniche alla rivolta, invitandole a combattere contro gli invasori romani;[226] si form, tuttavia, anche un piccolo partito filoromano, guidato dal suocero di Arminio, Segeste, che offr il proprio aiuto a Germanico.[227] Questi si diresse verso Teutoburgo, dove pot ritrovare una delle aquile legionarie perdute nella battaglia di sei anni prima, e rese gli onori funebri ai caduti le cui ossa erano rimaste insepolte.[228] Decise, poi, di inseguire Arminio per affrontarlo in battaglia; il principe

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germanico, per, attacc gli squadroni di cavalleria che Germanico aveva mandato in avanscoperta sicuro di poter cogliere il nemico impreparato, e fu dunque necessario che l'intero esercito legionario intervenisse per evitare una nuova disastrosa sconfitta.[229] Germanico, allora, decise di tornare ad ovest del Reno assieme ai suoi uomini; mentre si trovava sulla strada del ritorno presso i cosiddetti pontes longi, Cecina fu attaccato e sconfitto da Arminio, che lo costrinse a retrocedere all'interno dell'accampamento. I Germani, allora, convinti di poter avere la meglio sulle legioni, assaltarono l'accampamento stesso, ma furono a loro volta duramente sconfitti, e Cecina pot condurre le legioni sane e salve ad ovest del Reno.[230] Nonostante avesse riportato una sostanziale vittoria, Germanico era cosciente che i Germani erano ancora in grado di riorganizzarsi, e decise, nel 16, di condurre una nuova campagna che avesse l'obiettivo di annientare definitivamente le popolazioni tra il Reno e l'Elba.[231] Per giungere indisturbato nelle terre dei nemici, decise di approntare una flotta che conducesse le legioni fino alla foce del fiume Amisia: in tempi rapidi furono approntate oltre mille navi agili e veloci, in grado di trasportare numerosi uomini ma dotate anche di macchine da guerra per la difesa.[232] Non appena i Romani sbarcarono in Germania, le trib del luogo, riunite sotto il comando di Arminio, si prepararono a fronteggiare gli invasori e si riunirono a battaglia presso Idistaviso;[233] gli uomini di Germanico, ben pi preparati dei loro nemici,[234] fronteggiarono allora i Germani, e riportarono una schiacciante vittoria.[235] Arminio e i suoi si ritirarono presso il Vallo Angirvariano, ma subirono un'altra durissima sconfitta da parte dei legionari romani:[236] le genti che abitavano tra il Reno e l'Elba erano cos state debellate.[237] Germanico ricondusse dunque i suoi in Gallia, ma, sulla strada del ritorno, la flotta romana fu dispersa da una tempesta e costretta a subire notevoli perdite;[238] l'inconveniente occorso ai Romani diede nuovamente ai Germani la speranza di poter ribaltare le sorti della guerra, ma i luogotenenti di Germanico poterono facilmente avere la meglio sui loro nemici.[239] Sebbene Roma non fosse dunque riuscita ad espandere la sua area d'influenza, il confine stabilito dal Reno era, cos, protetto da altre eventuali rivolte germaniche; a segnare in modo ancora pi netto la fine delle ribellioni delle genti del luogo intervenne, nel 19, la morte di Arminio, che, dopo aver sconfitto in guerra il re filoromano dei Marcomanni, Maroboduo, fu tradito e ucciso dai suoi compagni quando aspirava ormai al regno.[240]
In Oriente

Ad Oriente la situazione politica, dopo un periodo di relativa tranquillit successivo agli accordi tra Augusto e i sovrani partici, torn a farsi conflittuale: a causa delle lotte intestine, Fraate IV e i suoi figli morirono mentre a Roma regnava ancora Augusto, e i Parti chiesero dunque che Vonone, figlio di Fraate inviato tempo prima come ostaggio, potesse tornare in Oriente, per salire al trono in qualit di unico membro ancora in vita della dinastia arsacide.[241] Il nuovo sovrano, per, estraneo alle tradizioni locali, risult inviso ai Parti stessi, e fu quindi sconfitto e scacciato da Artabano II, e costretto a rifugiarsi in Armenia. Qui i re imposti sul trono da Roma erano morti, e Vonone fu dunque scelto come nuovo sovrano; tuttavia, ben presto Artabano fece pressione su Roma perch Tiberio destituisse il nuovo re armeno, e l'imperatore, per evitare di dover intraprendere una nuova guerra contro i Parti, fece arrestare Vonone dal governatore romano di Siria.[242] A turbare la situazione orientale intervennero anche le morti del re della Cappadocia Archelao, che era venuto a Roma a rendere omaggio a Tiberio, di Antioco III, re di Commagene, e di Filopatore, re di Cilicia: i tre stati, che erano vassalli di Roma, si trovavano in una situazione di instabilit politica, e si acuivano i contrasti tra il partito filoromano e i fautori dell'autonomia.[243]

La difficile situazione orientale rendeva necessario un intervento romano, e Tiberio nel 18 invi il figlio adottivo, Germanico, che fu nominato console e insignito dell'imperium proconsolaris maius su tutte le province orientali. Contemporaneamente l'imperatore nomin un nuovo governatore per la provincia di Siria, Gneo Calpurnio Pisone, che era stato suo collega durante

Busto di Germanico (copia romana in marmo di un busto realizzato nel 4 in occasione dell'adozione di Germanico da parte di Tiberio, Parigi, Museo del Louvre.

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il consolato del 7 a.C.[244] Giunto in Oriente, Germanico, con il consenso dei Parti, incoron ad Artaxata un nuovo sovrano d'Armenia: il regno, infatti, dopo la deposizione di Vonone era rimasto privo di una guida, e Germanico confer la carica di re al giovane Zenone, figlio del sovrano del Ponto Polemone I.[245] Stabil, inoltre, che Commagene ricadesse sotto la giurisdizione di un pretore, pur mantenendo la propria formale autonomia, che la Cappadocia fosse istituita come provincia a s stante, e che la Cilicia entrasse invece a far parte della provincia di Siria.[246] Germanico aveva cos brillantemente risolto tutti i problemi che avrebbero potuto far temere l'accendersi di nuove situazioni di conflitto nella regione orientale. Ricevette, intanto, un'ambasceria da parte del re dei Parti Artabano, che era intenzionato a confermare e rinnovare l'amicizia e l'alleanza dei due imperi: in segno di omaggio alla potenza romana Artabano decise di recarsi in visita da Germanico in riva al fiume Eufrate, e chiese che in cambio Vonone fosse scacciato dalla Siria, dov'era rimasto dal momento del suo arresto, poich fomentava nuove discordie;[247] Germanico accett di rinnovare l'amicizia con i Parti, e acconsent dunque all'allontanamento dalla Siria di Vonone, che aveva stretto un legame di amicizia con il governatore Pisone.[248] L'ex-re dell'Armenia fu dunque confinato nella citt di Pompeiopoli in Cilicia, e mor poco tempo dopo, ucciso da alcuni cavalieri romani mentre tentava la fuga.[249] Nel 19 anche Germanico mor,[250] dopo aver evitato con oculati provvedimenti che una carestia sviluppatasi in Egitto avesse conseguenze catastrofiche per la provincia stessa.[251] La sistemazione dell'Oriente approntata da Germanico garant la pace fino al 34: in quell'anno il re Artabano II di Partia, convinto che Tiberio, ormai vecchio, non avrebbe opposto resistenza da Capri, pose il figlio Arsace sul trono di Armenia dopo la morte di Artaxias.[252] Tiberio, allora, decise di inviare Tiridate, discendente della dinastia arsacide tenuto in ostaggio a Roma, a contendere il trono partico ad Artabano, e sostenne l'insediamento di Mitridate, fratello del re di Iberia, sul trono di Armenia.[212][253] Mitridate, con l'aiuto del fratello Farasmane, riusc ad impossessarsi del trono di Armenia: i servi di Arsace, corrotti, uccisero il loro padrone, gli Iberi invasero il regno e sconfissero, alleatisi con i popoli locali, l'esercito dei Parti guidato da Orode, figlio di Artabano.[254] Artabano, temendo un nuovo massiccio intervento da parte dei Romani, rifiut di inviare altre truppe contro Mitridate, e abbandon le proprie pretese sul regno di Armenia.[255] Contemporaneamente, gli odi che Roma fomentava tra i Parti contro Artabano costrinsero il re a lasciare il trono e a ritirarsi, mentre il controllo del regno passava all'arsacide Tiridate.[256] Poco tempo pi tardi, tuttavia, quando Tiridate era sul trono da circa un anno, Artabano, radunato un grosso esercito, marci contro di lui; l'arsacide inviato da Roma, impaurito, fu costretto a ritirarsi, e Tiberio dovette accettare che lo stato dei Parti continuasse ad essere governato da un sovrano ostile ai Romani.[257]
In Africa

Nel 17, il numida Tacfarinas, che aveva servito come ausiliario nell'esercito romano, inizi a raccogliere attorno a s numerosi briganti, ma divenne poi guida dell'intero popolo dei Musulami, nomadi che abitavano le zone vicine al deserto del Sahara. Organizzato un esercito con il quale compiere razzie e tentare di intaccare il dominio romano, Tacfarinas attir dalla sua parte i Mauri guidati da Mazippa; il proconsole d'Africa Marco Furio Camillo, allora, si affrett a marciare contro Tacfarinas e i suoi alleati, nel timore che i ribelli rifiutassero di ingaggiare battaglia, e li sconfisse nettamente, meritandosi anche le insegne trionfali.[258] L'anno successivo, Tacfarinas riprese le ostilit, iniziando una serie di attacchi e razzie contro villaggi e accumulando un grosso bottino; cinse infine d'assedio una coorte dell'esercito romano, e riusc a sconfiggerla duramente.[259] Allora, il nuovo proconsole, che era succeduto a Camillo, invi il corpo dei veterani contro Tacfarinas, che fu sconfitto. Il numida, allora, intraprese una tattica di guerriglia contro i Romani, ma, dopo alcuni successi iniziali, fu nuovamente sconfitto, e ricacciato nel deserto.[260] Dopo alcuni anni di pace, nel 22 Tacfarinas invi ambasciatori presso Tiberio a Roma, affinch chiedessero per lui e per i suoi uomini la possibilit di risiedere stabilmente all'interno dei territori romani; se Tiberio non avesse accettato le condizioni, il numida minacciava di scatenare una nuova guerra che avrebbe protratto ad oltranza. L'imperatore, tuttavia, consider la minaccia di Tacfarinas come un oltraggio al potere di Roma, e ordin di condurre una nuova offensiva contro i ribelli numidi.[261] Il comandante dell'esercito romano, Bleso, decise di adottare una strategia simile a quella che Tacfarinas aveva a sua volta adottato nel 18: egli divise il suo esercito in

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tre colonne, con le quali pot attaccare ripetutamente i nemici e costringerli alla ritirata. Il successo sembr essere definitivo, tanto che Tiberio acconsent alla proclamazione ad imperator di Bleso.[262] La guerra contro Tacfarinas ebbe fine soltanto nel 24: nonostante le sconfitte sofferte fino ad allora, il ribelle numida continuava a resistere, e decise di condurre ancora un'offensiva contro i Romani.[263] Cinse dunque d'assedio una piccola cittadina, ma fu subito attaccato dall'esercito romano e costretto a retrocedere; molti capi ribelli, tuttavia, furono catturati e uccisi. All'inseguimento dei fuggiaschi si lanciarono i battaglioni di cavalleria e le coorti leggere, rinforzate anche dagli uomini inviati dal re Tolomeo di Mauretania, che alleato dei Romani, aveva deciso di scendere in guerra contro Tacfarinas, che aveva danneggiato anche il suo regno.[264] Raggiunti, i ribelli numidi diedere nuovamente battaglia, ma furono duramente sconfitti; Tacfarinas, certo dell'inevitabilit di una sconfitta definitiva, si gett nel mezzo delle schiere nemiche, e cadde trafitto dai colpi. Con la morte dell'uomo che l'aveva saputa organizzare, la rivolta ebbe fine.[265]
In Gallia

Nel 21 gli abitanti della Gallia, oppressi dalla richiesta di esosi tributi ed imposte, si ribellarono spinti da Giulio Floro e Giulio Sacroviro. I due organizzatori della rivolta, uno membro della trib dei Treviri, l'altro di quella degli Edui, godevano della cittadinanza romana, che i loro antenati avevano ricevuto per i servigi prestati allo Stato, e conoscevano il sistema politico e militare romano.[266] Per avere maggiori speranze di successo, decisero di estendere la ribellione a tutte le trib della Gallia, e intrapresero dunque numerosi viaggi, guadagnando alla propria causa anche i Belgi.[267] Tiberio tent di evitare un intervento diretto di Roma, ma quando i Galli arruolati nelle milizie ausiliarie iniziarono a defezionare, le legioni marciarono contro Floro e lo sconfissero presso la selva Arduenna.[268] Il capo dei Treviri, vedendo che per il suo esercito non v'era alcuna via di fuga, decise di uccidersi; per i suoi, rimasti senza una guida autorevole, ebbe dunque fine la ribellione.[269] Sacroviro assunse allora il comando generale della ribellione, radunando attorno a s tutte le trib ancora disposte a combattere contro Roma;[270] presso Augustodunum fu attaccato dall'esercito romano e, dopo aver dato prova di notevole valore, fu sconfitto.[271] Anch'egli, per non finire nelle mani dei nemici, decise di togliersi la vita assieme ai suoi pi fedeli collaboratori;[272] morti coloro che l'avevano saputa organizzare, la ribellione delle Gallie fin, senza che si fosse ottenuta nessuna riduzione delle gravose imposte che gli abitanti del territorio dovevano pagare.[273]
Nell'area Illirico-balcanica

Nel 14, non appena le legioni stanziate nella regione dell'Illirico vennero a conoscenza della notizia della morte di Augusto, scoppi una rivolta fomentata dai legionari Percennio e Vibuleno.[274] Essi speravano infatti di poter scatenare una nuova guerra civile da cui trarre notevoli guadagni e, allo stesso tempo, intendevano migliorare le condizioni in cui si trovavano tutti i militari: chiedevano infatti che si riducessero gli anni di servizio militare, e che il loro salario giornaliero venisse portato ad un denario.[275] Tiberio, da poco salito al potere, rifiut di intervenire personalmente, e invi presso le legioni il figlio Druso assieme ad alcuni cittadini romani e due coorti pretorie assieme a Lucio Elio Seiano, figlio del prefetto del pretorio Seio Strabone.[276] Druso pose fine alla rivolta uccidendo i capi Percennio e Vibuleno[277] e attuando ulteriori repressioni contro i ribelli;[278] ai legionari non furono fatte sul momento particolari concessioni, ma essi poterono poi beneficiare delle stesse indennit che Germanico concesse pi tardi alle legioni di Germania.[221] Nell'area dell'ex-Illirico, Tiberio dispose nel 15 che le province senatorie di Acaia e Macedonia fossero unite alla provincia imperiale di Mesia, prorogando l'incarico del governatore Gaio Poppeo Sabino (che rimase in carica 21 anni dal 15 al 36[279][280]) e dei suoi successori.[281] Anche in Tracia la situazione di tranquillit dell'epoca augustea si ruppe alla morte del re Remetalce I, alleato di Roma: il regno fu diviso in due parti, che furono assegnate al figlio e al fratello del re defunto, Cotys V e Rescuporide. A Cotys spett la regione vicina alla costa e alle colonie greche, a Rescuporide quella selvaggia e incolta dell'interno, esposta agli attacchi degli ostili popoli confinanti.[282] Rescuporide, allora, deciso a impossessarsi delle terre spettate al nipote, inizi a condurre contro il suo regno una serie di azioni violente;[283]

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nel 19, Tiberio, nel tentativo di evitare lo scoppio di una nuova guerra che avrebbe probabilmente richiesto l'intervento di truppe romane, invi emissari ai due re traci, favorendo l'avvio delle trattative di pace.[284] Rescuporide, tuttavia, non desistette dal suo proposito, ma fece anzi imprigionare Cotys impossessandosi del suo regno,[285] e chiese poi che Roma riconoscesse la sua sovranit su tutta la Tracia. Tiberio invit allora lo stesso Rescuporide a raggiungere l'Urbe per giustificare l'arresto di Cotys,[286] ma il re trace si rifiut e uccise il nipote.[287] Tiberio invi allora da Rescuporide il governatore della Mesia Pomponio Flacco, che, vecchio amico del re trace, lo convinse a recarsi a Roma;[288] ivi Rescuporide fu processato e condannato al confino per l'uccisione di Cotys, e mor pi tardi mentre si trovava ad Alessandria.[289] Il regno di Tracia fu diviso tra Remetalce III, figlio di Rescuporide che aveva apertamente osteggiato i piani del padre, e i giovanissimi figli di Cotys, in nome dei quali fu nominato reggente l'ex-pretore Trebelleno Rufo.[290]

Titolatura imperiale
Per approfondire, vedi Monetazione dei Giulio-Claudii.

Titolatura imperiale Tribunicia potestas

Numero di volte 38 anni:

Datazione evento la tribunicia potestas per 38 anni:[291] dal 26 giugno del 6 a.C. al 25 giugno dell'1 a.C.,[4][20][61][62] e poi dal 26 giugno del 4 d.C. al 37.[4][62] nel 13 a.C.,[20] 7 a.C.,[54] 18 d.C. (insieme a Germanico),[292] 21 (con il figlio Druso) e 31 (con Seiano[4]); nel 9 a.C. la prima,[44][293] poi nell'8 a.C.,[53] 6 d.C., 8,[99] 9,[99][103] 11, 13,[294] e 16;[295] Pontifex Maximus nel marzo del 15, ma rifiutando per ben due volte quello di Pater Patriae.[199][296]

Consolato Salutatio imperatoria Altri titoli

5 volte: 8 volte:

Tiberio nella storiografia


La tradizione storiografica antica, rappresentata in primo luogo da Svetonio e Tacito, fin spesso per dimenticare le imprese militari che Tiberio aveva compiuto sotto Augusto e i provvedimenti politici che prese nel primo periodo del suo principato, registrando invece tutte le critiche e le calunnie che i nemici riversarono su Tiberio, e fornendone dunque una descrizione fondamentalmente negativa. Tiberio, d'altro canto, non si adoper per allontanare da lui critiche e sospetti, probabilmente infondati, a causa della sua personalit Moneta raffigurante Tiberio e sul retro la chiusa, malinconica e sospettosa. Egli, tuttavia, riusc ad impedire, madre Livia Drusilla. con il suo governo fermo, ordinato e rispettoso delle regole poste da Augusto, che l'opera di quest'ultimo avesse un carattere di provvisoriet ed andasse perduta. Egli, infatti, riusc nel corso del suo regno a dare quella continuit indispensabile al sistema del principato, ed evitare che la situazione degenerasse in nuove guerre civili, rimettendo ancora tutto in discussione e modificando nuovamente il modo di governare Roma e le sue province, come era accaduto ai tempi delle guerre civili tra Mario e Silla, Cesare e Pompeo e Antonio ed Ottaviano.

Nella storiografia antica


Tiberio viene descritto da Publio Cornelio Tacito (Annales) come un tiranno che incoraggiava la delazione come sistema, e ricompensava i delatori, anche se si erano impegnati a sostenere il falso, con favori di ogni genere. Gli ultimi anni del governo di Tiberio vengono descritti da Tacito come anni bui, in cui si poteva finire sotto processo

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anche semplicemente per aver parlato male dell'imperatore persino in casa propria, se in presenza di qualcuno che potesse testimoniarlo. Ancora a livello politico, Tacito critica fortemente l'indolenza che caratterizz la politica estera degli ultimi anni dell'impero di Tiberio: l'imperatore, infatti, accett a suo parere l'affronto recatogli dai Parti, e si rifiut di espandere l'autorit di Roma sul grande impero orientale.[297] Questo il giudizio complessivo che Tacito pronuncia dopo il racconto della morte di Tiberio:
(LA) [...] morum quoque tempora illi diversa: egregium vita famaque quoad privatus vel in imperiis sub Augusto fuit; occultum ac subdolum fingendis virtutibus donec Germanicus ac Drusus superfuere; idem inter bona malaque mixtus incolumi matre; intestabilis saevitia sed obtectis libidinibus dum Seianum dilexit timuitve: postremo in scelera simul ac dedecora prorupit, postquam remoto pudore et metu suo tantum ingenio utebatur. (IT) Anche i suoi costumi mutarono nel tempo: finch rimase un privato cittadino o fu agli ordini di Augusto fu esemplare per il suo stile di vita, e guadagn una bella fama; finch furono in vita Germanico e Druso si comport in modo subdolo e ipocrita, simulando virt; allo stesso modo, fino alla morte della madre, la sua vita fu una mescolanza di bene e di male; fu detestato per la crudelt ma si preoccup di mantenere nascoste le proprie passioni fino a quando predilesse e temette Seiano. Infine, abbandonato il pudore assieme ad ogni paura, si lasci andare a delitti ed atti infamanti.

Busto di Tiberio conservato alla Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen.

(Tacito, Annales, VI, 51.)

Il giudizio di Tacito su Tiberio comunque considerato poco affidabile:[298] lo storico sente il bisogno di spiegare ogni azione dell'imperatore mediante la voglia di dissimulare le proprie intenzioni, e attribuisce il merito delle abili azioni di Tiberio ai suoi collaboratori.[298] Quello di Tacito d'altronde lo spirito dello scrittore che denuncia il sistema del principato[299] tornando a rimpiangere il defunto sistema repubblicano. A Tacito si deve, comunque, anche un icastico ritratto fisico di Tiberio nell'et della vecchiaia: nel denunciare la dissolutezza dell'imperatore, che si abbandona alla libidine sfrenata, lo storico ne delinea brevemente l'aspetto:
(LA) [...] erant qui crederent in senectute corporis quoque habitum pudori fuisse: quippe illi praegracilis et incurva proceritas, nudus capillo vertex, ulcerosa facies ac plerumque medicaminibus interstincta; [...] (Tacito, Annales, IV, 57.) (IT) C'era anche chi credeva che nella vecchiezza del corpo [Tiberio] si vergognasse del suo aspetto: era infatti di alta statura, curvo ed esilissimo, calvo; il suo volto, ricoperto di pustole, era il pi delle volte cosparso di medicamenti.

Anche Gaio Svetonio Tranquillo fornisce, nel libro terzo delle sue Vite dei Cesari, un ampio ritratto di Tiberio, che viene complessivamente giudicato in modo negativo. Poco spazio si dedica alle sue imprese giovanili, che vengono riassunte in pochi capitoli, mentre grande rilievo acquisice la narrazione del periodo che va dall'ascesa al potere fino alla morte di Tiberio. Svetonio, come di consueto, analizza minuziosamente il comportamento dell'imperatore, e ne riferisce prima le virt:
(LA) [27] Adulationes adeo auersatus est, ut neminem senatorum aut officii aut negotii causa ad lecticam suam admiserit; [...] atque etiam, si quid in sermone uel in continua oratione blandius de se diceretur, (IT) [27] Fu a tal punto avverso alle adulazioni da non permettere mai a nessun senatore di avvicinarsi alla sua lettiga n perch gli rendesse omaggio, n perch trattasse di qualche affare; e se in un

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non dubitaret interpellare ac reprehendere et commutare continuo. [...] [28] Sed et aduersus conuicia malosque rumores et famosa de se ac suis carmina firmus ac patiens subinde iactabat in ciuitate libera linguam mentemque liberas esse debere; [...]

discorso o in un'orazione ufficiale si diceva qualcosa su di lui in modo troppo lusinghiero, non esitava ad interromperlo e rimproverarlo, facendogli cambiare immediatamente discorso. [...] [28] Si dimostr particolarmente paziente nella sopportazione di voci, testi satirici e infamanti accuse che venivano rivolte a lui e ai suoi, ripetendo pi volte che in una citt libera dovevano essere parimenti libere la lingua e l'intelletto. [...]

(Svetonio, Vite dei Cesari , Tiberio.)

Ben pi numerosi appaiono, tuttavia, i difetti che il biografo imputa a Tiberio:


(LA) [42] Ceterum secreti licentiam nanctus et quasi ciuitatis oculis remotis, cuncta simul uitia male diu dissimulata tandem profudit: de quibus singillatim ab exordio referam. In castris tiro etiam tum propter nimiam uini auiditatem pro Tiberio "Biberius," pro Claudio "Caldius," pro Nerone "Mero" uocabatur. [...] [43] Secessu uero Caprensi etiam sellaria excogitauit, sedem arcanarum libidinum, in quam undique conquisiti puellarum et exoletorum greges monstrosique concubitus repertores, quos spintrias appellabat, triplici serie conexi, in uicem incestarent coram ipso, ut aspectu deficientis libidines excitaret. [...] [44] Maiore adhuc ac turpiore infamia flagrauit, uix ut referri audiriue, nedum credi fas sit. [...] [46] Pecuniae parcus ac tenax comites peregrinationum expeditionumque numquam salario, cibariis tantum sustentauit. [...] [57] Saeua ac lenta natura ne in puero quidem latuit; [...] [61] Mox in omne genus crudelitatis erupit numquam deficiente materia, cum primo matris, deinde nepotum et nurus, postremo Seiani familiares atque etiam notos persequeretur; post cuius interitum uel saeuissimus extitit. Quo maxime apparuit, non tam ipsum ab Seiano concitari solitum, quam Seianum quaerenti occasiones sumministrasse. [...] (IT) Nel segreto dell'isolamento, lontano dagli sguardi del popolo, [Tiberio] si abbandon contemporaneamente a tutti quei vizi che fino a quel momento aveva tentato di dissimulare: parler di ognuno di essi nella sua interezza. Da giovane, durante il servizio militare, era chiamato Biberio invece che Tiberio, Caldio piuttosto che Claudio e Merone[300] al posto di Nerone a causa del suo smodato amore per il vino. [...] [43] Durante il periodo del suo ritiro a Capri fece arredare con divani una stanza apposita, che divenne il luogo dove dava sfogo alla sua segreta libidine. L, infatti, requisiti da ogni dove gruppi di ragazze e invertiti, assieme a quelli che lui chiamava "spintrie", che inventavano mostruose forme di accoppiamento, li costringeva ad unirsi a tre a tre e a prostituirsi tra loro in ogni modo, per eccitare la sua virilit di uomo ormai in declino. [...] [44] Si rese colpevole anche di azioni ancora pi turpi e infamanti, che a mala pena si possono riferire e ascoltare, o addirittura credere. [...] [46] Fu parco e avaro nell'elargire denaro, e non assegn mai un salario a coloro che lo accompagnavano in viaggi e spedizioni, ma soltanto il cibo necessario al loro sostentamento. [...] [57] Non nascose la sua natura tenace e crudele neppure nell'infanzia; [...] [61] In seguito, per, si lasci andare a qualsiasi genere di crudelt, e non gli mancarono le persone da colpire: perseguit dapprima i familiari e gli amici di sua madre, poi quelli dei nipoti e della nuora, infine quelli di Seiano. Dopo la morte di quest'ultimo divenne ancora pi crudele; in questo modo, dunque, apparve chiaro che non era stato spinto verso la crudelt da Seiano, ma che il prefetto gli aveva soltanto fornito le occasioni che Tiberio cercava. [...]

(Svetonio, Vite dei Cesare, Tiberio.)

La crudelt e i vizi di Tiberio furono stigmatizzati in alcuni versi satirici particolarmente diffusi a Roma.[301] Sulla crudelt di Tiberio si mormorava: Crudele e violento, vuoi che lo dica in breve?/Che io muoia, se tua madre ti pu amare; sui numerosi fatti di sangue in cui si sospettava l'intervento di Tiberio: Hai messo fine al secolo d'oro di Saturno, o Cesare:[302] /finch tu sarai in vita, vivremo sempre nell'et del ferro; sullo stesso argomento: Ora non gradisce pi il vino, perch ormai ha sete solo di sangue:/infatti ne beve con avidit, nella misura in cui prima beveva il vino senza mescerlo. Svetonio fornisce anche un ritratto fisico di Tiberio, simile a quello di

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Tacito, ma pi ampio e dettagliato:


(LA) Corpore fuit amplo atque robusto, statura quae iustam excederet; latus ab umeris et pectore, ceteris quoque membris usque ad imos pedes aequalis et congruens; sinistra manu agiliore ac ualidiore, articulis ita firmis, ut recens et integrum malum digito terebraret, caput pueri uel etiam adulescentis talitro uulneraret. Colore erat candido, capillo pone occipitium summissiore ut ceruicem etiam obtegeret, quod gentile in illo uidebatur; facie honesta, in qua tamen crebri et subiti tumores, cum praegrandibus oculis et qui, quod mirum esset, noctu etiam et in tenebris uiderent, sed ad breue et cum primum e somno patuissent; deinde rursum hebescebant. Incedebat ceruice rigida et obstipa, adducto fere uultu, plerumque tacitus, nullo aut rarissimo etiam cum proximis sermone eoque tardissimo, nec sine molli quadam digitorum gesticulatione. [...] Ualitudine prosperrima usus est, tempore quidem principatus paene toto prope inlaesa, quamuis a tricesimo aetatis anno arbitratu eam suo rexerit sine adiumento consilioue medicorum. (Svetonio, Tiberio, 68.) (IT) Era di corporatura grande e robusta, e la sua statura superava quella normale; le spalle ed il torace erano larghi, e tutte le altre membra erano ben proporzionate tra loro, fino ai piedi; la sua mano sinistra era particolarmente agile e forte, e il dito cos robusto che poteva con esso tagliare una mela intera appena colta o ferire alla testa un bambino o un giovane solo toccandolo. Era di carnagione candida, e i capelli, come succedeva anche nei suoi antenati, gli scendevano dalla testa fino a coprirgli il collo; il suo volto era di nobile aspetto, ma tuttavia vi comparivano improvvisamente foruncoli e pustole; i suoi occhi erano molto grandi, e, cosa da notare, capaci di vedere anche di notte e al buio, ma per breve tempo e solo nel momento in cui lui si destava dal sonno; poi tutto tornava normale. Camminava con il collo rigido e dritto, e con il volto teso; il pi delle volte taceva o parlava pochissimo con chi gli stava vicino, con estrema lentezza e gesticolando mollemente con le dita. [...]

Mentre anche Cassio Dione fornisce di Tiberio un quadro complessivamente negativo, altri autori, tra cui Velleio Patercolo, Flavio Giuseppe, Plinio il Giovane, Valerio Massimo, Seneca, Filone, Strabone e Tertulliano, ne danno un giudizio positivo, o non accennano comunque alle scelleratezze a cui l'imperatore si sarebbe lasciato andare durante il ritiro di Capri.[303]

Nel Vangelo e nella tradizione religiosa


Nel Nuovo Testamento, Tiberio menzionato solo una volta, al capitolo 3,1 (http://www.laparola.net /wiki.php?riferimento=Lc3%2C1&formato_rif=vp) del Vangelo secondo Luca, in cui si afferma che Giovanni Battista cominci la sua predicazione pubblica nel quindicesimo anno del regno di Tiberio; tuttavia nei Vangeli ci si riferisce a Cesare (o all'Imperatore), senza ulteriori specificazioni, per indicare l'imperatore romano regnante. Il rapporto tra Tiberio e la religione cristiana per oggetto di una recente indagine storiografica: alcune fonti, infatti (in particolare Giustino e Tertulliano), riferiscono di un presunto messaggio inviato da Ponzio Pilato a Tiberio nel 35, riguardo alla crocifissione di Ges. L'imperatore avrebbe di seguito presentato al Senato una proposta tesa ad ottenere il riconoscimento del Cristianesimo come religio licita e, avendo per ricevuto un rifiuto, avrebbe comunque posto il veto ad accuse e persecuzioni nei confronti dei seguaci di Ges.[304] Il dibattito sull'esistenza di questo senatoconsulto ancora in corso.[305] Sebbene non esistano fonti dell'epoca che provino queste teorie, l'invio di un messaggio a Tiberio da parte di Pilato e una conseguente discussione in senato possono sembrare plausibili;[304] tuttavia non si sa nulla di certo sull'atteggiamento dell'imperatore verso i cristiani: al riguardo non fu preso alcun provvedimento ufficiale, ma certo che i seguaci di Ges non furono mai perseguitati sotto l'impero di Tiberio.[304] Un elemento che confermerebbe l'atteggiamento favorevole di Tiberio verso i cristiani, e che si inquadra con la politica di pacificazione che egli conduceva verso una provincia difficile come la Giudea, sarebbe la destituzione del sommo sacerdote Caifa da parte di Lucio Vitellio, legato di Siria inviato da Tiberio, nel 36 o 37, ossia subito dopo l'esecuzione, ritenuta illegale, del diacono Stefano su iniziativa proprio di Caifa, e solo un anno dopo la presunta relazione di Pilato.[306] Tiberio, comunque, tollerante verso tutti i culti ad eccezione di quelli caldei e giudaici, non ebbe mai fiducia nella religione, mentre si dedic pi volte all'astrologia e alla previsione del futuro.[304] A proposito Svetonio scrive:

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(LA) Circa deos ac religiones neglegentior, quippe addictus mathematicae plenusque persuasionis cuncta fato agi [...] (Svetonio, Tiberio, 69.)

(IT) Riguardo agli dei e alla religione si comport in modo indifferente, poich, dedito agli studi di astrologia, riteneva che tutto dipendesse dal destino. [...]

Nella storiografia moderna e contemporanea


La storiografia moderna ha riabilitato la figura di Tiberio, denigrata dai principali storici a lui contemporanei, mancando di quella comunicativa propria del suo predecessore Augusto, e pur essendo di indole torva, tenebrosa e sospettosa.[307] Questo suo riserbo, unitamente all'innata timidezza, certamente non gli giovarono. E cos pure il costante disagio provato dal disinteresse dimostrato da Augusto nei suoi confronti fino agli ultimi anni della sua vita, gli diedero l'impressione di essere stato adottato solo quale ripiego. E cos quando divenne Princeps, era ormai disincantato, inasprito e deluso.[113]

Busto del giovane generale e figliastro di Augusto, Tiberio (Museo Chiaramonti).

Incoronazione di spine, opera di Tiziano (conservata a Parigi, Museo del Louvre). A destra, in alto, visibile il busto di Tiberio e l'iscrizione TIBERIVS CAESAR, a memoria del fatto che l'arresto e la crocifissione di Ges avvennero sotto il regno dell'imperatore.

All'imperatore si riconosce la grande abilit dimostrata in giovent al servizio di Augusto: Tiberio mostr di possedere una grande intelligenza politica nella risoluzione di molti conflitti, e riusc ad ottenere numerosi successi in campo militare, dimostrando parimenti una notevole abilit strategica.[303] Allo stesso modo, si riconosce la validit delle scelte che prese nei primi anni del suo impero, fino al momento del ritiro a Capri e della successiva morte di Seiano. Tiberio seppe evitare di impegnare le forze romane in guerre dall'esito incerto oltre i confini, ma riusc ugualmente a creare un sistema di stati vassalli che garantissero la sicurezza del limes da pressioni esterne.[303] In politica economica, seppe attuare una saggia politica di contenimento delle spese che port al risanamento del deficit dello Stato senza che si rendesse necessaria l'imposizione di nuove tasse ai provinciali. Egli diede, pertanto, prova di essere anche un abile amministratore con indubbie capacit organizzative, aderendo perfettamente ed in modo quasi maniacale alla politica del suo predecessore. Il suo dramma fu quello di essere stato trascinato a ricoprire un ruolo a lui inadatto, per quel suo innato senso del dovere, in una situazione che probabilmente non aveva cercato e che, al contrario, esigeva doti differenti dalle sue. La sua tragedia fu quella di essersene reso conto ormai troppo tardi.[308][309] Pi controversa resta l'analisi del comportamento di Tiberio durante il lungo ritiro a Capri, e non esiste ancora al riguardo una linea universalmente condivisa:[310] le notizie riportate da Tacito e Svetonio appaiono generalmente come distorte, o comunque non corrispondenti alla realt.[157][311] Resta possibile che l'imperatore abbia dato sfogo ai suoi vizi durante la permanenza sull'isola, ma tuttavia improbabile che, dopo essersi a lungo distinto per il comportamento morigerato,[312] si sia poi abbandonato agli eccessi descritti dagli storici.[313] Vi accordo nel ritenere che la demonizzazione di Tiberio, la cui figura acquisisce in Svetonio e Tacito una connotazione mostruosa tanto a livello comportamentale quanto puramente fisico, sia determinata in primo luogo dalla scarsa adesione alla realt da parte dei due storici: l'uno, Svetonio, mosso dalla volont di raccontare ogni dettaglio

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scabroso, l'altro, Tacito, dal rimpianto del sistema repubblicano.[303] anche possibile che Tiberio, nei suoi ultimi anni, fosse malato di saturnismo, intossicazione da piombo, dovuta al fatto di bere vino addolcito in otri di piombo, consuetudine dei ricchi romani.[314] Tra gli studiosi che nelle loro opere hanno riabilitato la figura di Tiberio si segnalano Amedeo Maiuri, Santo Mazzarino, Antonio Spinosa, Lidia Storoni Mazzolani, Axel Munthe, Paolo Monelli, Giovanni Papini e Maxime Du Camp. Anche il filosofo Voltaire comment in modo positivo l'opera dell'imperatore.[303]

Note
1. ^ A lungo si creduto che Tiberio fosse nato nella citt aurunca di Fondi, dove la nonna possedeva una villa. Nacque in realt, come testimoniano i Fasti e gli atti ufficiali, a Roma sul Palatino, nell'antica casa degli avi (Svetonio, Tiberio, 5; Antonio Spinosa, Tiberio, p. 16). 2. ^ a b Svetonio (Tiberio, 5) riferisce che alcuni autori, contraddicendo i documenti ufficiali, raccontarono che Tiberio fosse nato nel 43 o nel 41 a.C. 3. ^ a b c d C.Scarre, Chronicle of the roman emperors, p.35. 4. ^ a b c d e f g h i j k l C.Scarre, Chronicle of the roman emperors, p.29. 5. ^ a b Svetonio, Tiberio, 1. 6. ^ Svetonio, Tiberio, 2. 7. ^ Console e censore nella prima met del III secolo a.C., diede, tra l'altro, inizio alla costruzione della via Appia e dell'omonimo acquedotto. 8. ^ Svetonio, Tiberio, 3. Lo stesso Svetonio fa notare che l'unico Claudio a non appartenere alla fazione aristocratica fu il tribuno della plebe Publio Clodio Pulcro, cesariano, che mut infatti il suo nomen da Claudio in Clodio. 9. ^ a b c d Svetonio, Tiberio, 6. 10. ^ Le nozze ebbero tuttavia un notevole significato politico: Ottaviano sperava cos di riavvicinarsi alla fazione degli antoniani, mentre l'anziano padre di Tiberio intendeva, concedendo sua moglie a Ottaviano, allontanare sempre pi il rivale da Sesto Pompeo, che era lo zio di Scribonia (Antonio Spinosa, Tiberio, p.
ab

11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18.

19. 20. 21. 22. 23.

24. 25. 26.

22-23). ^ Svetonio, Claudio, 1. ^ a b Antonio Spinosa, Tiberio, p. 22. ^ Erano le tribune da cui parlavano gli oratori. ^ a b c d Svetonio, Tiberio, 8. ^ Antonio Spinosa, Tiberio, p. 28. ^ Svetonio, Augusto, 86. ^ Antonio Spinosa, Tiberio, p. 29. ^ Mazzarino, L'impero romano, p. 80; Kohl, Klio, 1938, p.269. ^ R. Syme, L'aristocrazia augustea, pp.92 e 147. ^ a b c d e f g Svetonio, Tiberio, 9. ^ a b c d e Antonio Spinosa, Tiberio, p. 38. ^ R. Syme, L'aristocrazia augustea, p. 464. ^ Strabone, Geografia, XVII, 821; Cassio Dione, LIV, 9, 4-5; Velleio Patercolo, Storia di Roma, II, 94; Svetonio, Tiberio, 9,1. ^ a b Antonio Spinosa, Tiberio, p. 39. ^ R.Syme, L'Aristocrazia augustea, pp.128 e 147. ^ Augusto, Res Gestae Divi Augusti, 29: (LA) (IT) Parthos Costrinsi trium i Parti a exercitum restituirmi Romanorum spoglie e spolia et insegne di signa tre eserciti re[ddere] romani e a mihi chiedere supplicesque supplici amicitiam l'amicizia populi del popolo Romani romano. petere coegi.

27. ^ a b Antonio Spinosa, Tiberio, p. 40. 28. ^ Cassio Dione, Storia di Roma LIV, 8, 1; Velleio Patercolo Storia di Roma, II, 91; Tito Livio, Ab Urbe condita, Epitome, 141 Svetonio, Augusto, 21; Tiberio, 9. 29. ^ Floro, Epitome di storia romana, 2.34. 30. ^ R. Syme, L'aristocrazia augustea, pp. 587 seguenti 31. ^ R.Syme, L'Aristocrazia augustea, p.587. 32. ^ Floro, Epitome di storia romana, II, 30, 23-25; Cassio Dione, Storia romana, LIV, 20; Velleio Patercolo, Storia di Roma, II, 97; Svetonio, Augusto, 23; Tacito, Annales, I, 10. 33. ^ Cassio Dione, Storia romana, LIV, 22, 1. 34. ^ Svetonio, Tiberio, 9; Claudio, 1. 35. ^ Cassio Dione, Storia romana, LIV, 22, 2. 36. ^ Cassio Dione, Storia romana, LIV, 22, 4. 37. ^ a b Antonio Spinosa, Tiberio, p. 41. 38. ^ CIL III, 3117 (http://db.edcs.eu/epigr /epi_einzel_it.php?p_belegstelle=CIL+03% r_sortierung=Belegstelle). 39. ^ a b c Antonio Spinosa, Tiberio, p. 42. 40. ^ Cassio Dione, Storia romana, LIV, 31, 1-2. 41. ^ Cassio Dione, Storia romana, LIV, 28. 42. ^ Cassio Dione, Storia romana, LIV, 31, 2. 43. ^ Velleio Patercolo, Storia di Roma, II, 39, 3; Cassio Dione, Storia di Roma, LIV, 31, 3.

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44. ^ a b c Cassio Dione, Storia romana, LIV, 31, 4. 45. ^ a b Antonio Spinosa, Tiberio, p. 43. 46. ^ Cassio Dione, Storia romana, LV, 1. 47. ^ a b Cassio Dione, Storia romana, LV, 2, 1. 48. ^ Antonio Spinosa, Tiberio, p. 44. 49. ^ a b c Svetonio, Tiberio, 7. 50. ^ Cassio Dione, Storia romana, LV, 2, 2. 51. ^ Cassio Dione, Storia romana, LV, 6, 1. 52. ^ Cassio Dione, Storia romana, LV, 6, 3. 53. ^ a b Cassio Dione, Storia romana, LV, 6, 4. 54. ^ a b Cassio Dione, Storia romana, LV, 6, 5. 55. ^ Secondo Cassio Dione (Storia romana, LIV, 33) i due castra furono fondati da Druso nell'11 a.C. 56. ^ a b c d Svetonio, Augusto, 63. 57. ^ R.Syme, L'Aristocrazia augustea, pp.204 e 473. 58. ^ a b c d M.Grant, Gli imperatori romani, p.23. 59. ^ Svetonio, Tiberio, 7. Svetonio racconta che, incontrando Vipsania dopo la separazione, Tiberio rimase commosso:

(LA) Sed Agrippinam et abegisse post diuortium doluit et semel omnino ex occursu uisam adeo contentis et [t]umentibus oculis prosecutus est, ut custoditum sit ne umquam in conspectum ei posthac ueniret.

(IT) Per quanto concerne Agrippina, non soltanto soffr all'atto della separazione ma, dopo il divorzio, avendola vista una sola volta per caso, la segu con uno sguardo tanto felice e tanto commosso che si ebbe cura di non farla pi venire in sua presenza.

(Trad. di Felice Dess, Vite dei Cesari, BUR.)

60. ^ Antonio Spinosa, Tiberio, p. 48. 61. ^ a b Cassio Dione, Storia romana, LV, 9, 4. 62. ^ a b c Mazzarino, L'impero romano, p.79. 63. ^ Cassio Dione, Storia romana, LV, 9,1-4. 64. ^ a b c d Svetonio, Tiberio, 11. 65. ^ Howard H. Scullard, Storia del mondo romano, p.323. 66. ^ a b Svetonio, Tiberio, 10. 67. ^ Si tratta di Gaio e Lucio Cesare. 68. ^ a b Svetonio, Tiberio, 12. 69. ^ a b Svetonio, Tiberio, 13. 70. ^ Antonio Spinosa, Tiberio, p. 61. 71. ^ Svetonio (Tiberio, 14) racconta che Tiberio pot tornare a Roma nell'agosto del 2, sicuro di poter raggiungere il supremo potere grazie ad una serie di presagi che gli si presentarono. 72. ^ Antonio Spinosa, Tiberio, p. 66. 73. ^ Antonio Spinosa, Tiberio, p. 67. 74. ^ a b Svetonio, Tiberio, 15. 75. ^ R.Syme, L'Aristocrazia

augustea, p.146. 76. ^ Cassio Dione, Storia romana, LV, 13. 77. ^ a b Antonio Spinosa, Tiberio, p. 68. 78. ^ a b c d R.Syme, L'Aristocrazia augustea, p.156. 79. ^ a b Svetonio, Tiberio, 16. 80. ^ a b R.Syme, L'Aristocrazia augustea, p.155. 81. ^ Antonio Spinosa, Tiberio, p. 69. 82. ^ Velleio Patercolo, Storia di Roma, II, 107, 2-3. 83. ^ Antonio Spinosa, Tiberio, pp. 69-70. 84. ^ Velleio Patercolo, Storia di Roma, II, 108, 1. 85. ^ a b Antonio Spinosa, Tiberio, p. 70. 86. ^ Cassio Dione, Storia romana, LVI, 16, 3. 87. ^ Cassio Dione, Storia romana, LV, 29, 2. 88. ^ Cassio Dione, Storia romana, LV, 29, 3. 89. ^ Cambridge Ancient History, L'impero romano da Augusto agli Antonini, p.180. 90. ^ Cassio Dione, Storia romana, LV, 30, 1. 91. ^ Cassio Dione, Storia romana, LV, 30, 4. 92. ^ Antonio Spinosa, Tiberio, p. 71. 93. ^ Cassio Dione, Storia romana, LV, 31, 1. 94. ^ a b Cassio Dione, Storia romana, LV, 32, 3. 95. ^ Cassio Dione, Storia romana, LV, 34, 4. 96. ^ Cassio Dione, Storia romana, LV, 34, 7. 97. ^ Cassio Dione, Storia romana, LVI, 12, 2. 98. ^ Cassio Dione, Storia romana, LVI, 16. 99. ^ a b c Cassio Dione, Storia romana, LVI, 17, 1. 100. ^ Cassio Dione, Storia romana, LVI, 17, 2. 101. ^ Velleio Patercolo, Storia di Roma, II, 119, 4. 102. ^ Velleio Patercolo, Storia di Roma, II, 119. 103. ^ a b c Svetonio, Tiberio, 17. 104. ^ a b Svetonio, Tiberio, 18. 105. ^ Cassio Dione, Storia romana, LVI, 24, 6. 106. ^ a b Svetonio, Tiberio, 19.

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107. ^ Cassio Dione, Storia romana, LIV, 33, 5; 34, 3. 108. ^ Svetonio, Augusto, 64. 109. ^ Tacito, Annales, I, 3, 4; Svetonio, Augusto, 19; 65. 110. ^ a b c Svetonio, Tiberio, 21. 111. ^ a b C.Scarre, Chronicle of the roman emperors, p.30. 112. ^ Svetonio, Tiberio, 20. 113. ^ a b c Howard H. Scullard, Storia del mondo romano, p.324. 114. ^ Antonio Spinosa, Tiberio, p. 77. 115. ^ Antonio Spinosa, Tiberio, p. 79. 116. ^ Cassio Dione (Storia romana, LVI, 30-33) racconta che fu Livia a causare la morte del marito avvelenandolo, e che Tiberio giunse a Nola quando Augusto era gi morto. Tacito (Annales, I, 5) racconta che fu Livia a far uccidere Augusto, che si era recentemente riavvicinato al nipote Agrippa Postumo, temendo che la successione di Tiberio potesse esser messa in discussione. 117. ^ Tacito (Annales, I, 7, 1-2) riferisce che l'assassinio fu commissionato da Tiberio o da Livia; Svetonio (Tiberio, 22) racconta che non si sa se l'ordine dell'assassinio fu dato da Augusto morente o da altri, e che Tiberio sostenne la sua totale estraneit. 118. ^ Tacito, Annales, I, 8, 1; Svetonio, Augusto, 101. 119. ^ Tacito, Annales, I, 8, 3-6. 120. ^ Tacito, Annales, I, 11-13. 121. ^ Svetonio, Tiberio, 24. 122. ^ Santo Mazzarino, L'impero romano, p. 136 123. ^ R.Syme, L'Aristocrazia augustea, pp.660-661. 124. ^ RPC I 74; SNG Copenhagen; Burgos 1588. 125. ^ a b M.Grant, Gli imperatori romani, p.24. 126. ^ Svetonio, Caligola, 4. 127. ^ a b c C.Scarre, Chronicle of the roman emperors, p.31. 128. ^ a b c Svetonio, Caligola, 1. 129. ^ Svetonio, Caligola, 6. 130. ^ Antonio Spinosa, Tiberio, p. 100-101. 131. ^ Antonio Spinosa, Tiberio, p. 104.

132. 133. 134. 135. 136. 137. 138. 139. 140. 141.

142. 143. 144. 145. 146. 147. 148. 149. 150.

151. 152. 153. 154. 155.

156. 157. 158. 159. 160. 161. 162. 163. 164. 165. 166. 167. 168. 169.

^ Tacito, Annales, II, 43, 2-6. ^ Tacito, Annales, II, 69. ^ Tacito, Annales, II, 72. ^ Tacito, Annales, II, 82. ^ Tacito, Annales, III, 3. ^ Tacito, Annales, III, 10; 12. ^ Howard H.Scullard, Storia del mondo romano, p.327. ^ Tacito, Annales, III, 11. ^ Tacito, Annales, III, 15. ^ Svetonio (Caligola, 2) racconta che, a causa della sospetta implicazione nella morte di Germanico, Pisone fu quasi linciato dalla folla e condannato a morte dal senato. ^ R.Syme, L'Aristocrazia augustea, pp.551-554. ^ Antonio Spinosa, Tiberio, p. 114. ^ Tacito, Annales, IV, 1. ^ Tacito, Annales, IV, 2. ^ Antonio Spinosa, Tiberio, p. 130. ^ Tacito, Annales, IV, 3. ^ Tacito, Annales, IV, 3, 4. ^ Tacito, Annales, IV, 10. ^ a b c d e f g C.Scarre, Chronicle of the roman emperors, p.32. ^ Howard H.Scullard, Storia del mondo romano, p.334. ^ Tacito, Annales, IV, 12. ^ Tacito, Annales, IV, 18-20. ^ Tacito, Annales, IV, 67. ^ Cambridge Ancient History, L'impero romano da Augusto agli Antonini, p.300. ^ Antonio Spinosa, Tiberio, p. 134. ^ a b M.Grant, Gli imperatori romani, p.26. ^ a b Antonio Spinosa, Tiberio, p. 146 ^ Antonio Spinosa, Tiberio, p. 153. ^ Antonio Spinosa, Tiberio, p. 152. ^ Antonio Spinosa, Tiberio, p. 165-167. ^ Tacito, Annales, V, 1. ^ Tacito, Annales, V, 3. ^ Tacito, Annales, IV, 59. ^ Antonio Spinosa, Tiberio, p. 169. ^ Antonio Spinosa, Tiberio, p. 168. ^ Tacito, Annales, IV, 39-40. ^ Antonio Spinosa, Tiberio, p. 174; ^ Antonio Spinosa, Tiberio, p.

170. 171. 172. 173. 174. 175. 176. 177. 178. 179. 180. 181. 182. 183. 184. 185.

186.

187. 188. 189. 190. 191. 192. 193. 194. 195. 196. 197. 198. 199. 200. 201.

172; Giuseppe Flavio, Antichit giudaiche, XVII,6; Cassio Dione, Storia romana, LXVI,14. ^ a b c d Antonio Spinosa, Tiberio, p. 175. ^ C.Scarre, Chronicle of the roman emperors, pp. 32-33. ^ Tacito, Annales, V, 9. ^ a b c Antonio Spinosa, Tiberio, p. 177. ^ Tacito, Annales, V, 4. ^ a b Antonio Spinosa, Tiberio, p. 179. ^ Howard H.Scullard, Storia del mondo romano, pp.330. ^ a b Howard H.Scullard, Storia del mondo romano, p.335. ^ Antonio Spinosa, Tiberio, p. 186. ^ a b Antonio Spinosa, Tiberio, p. 213. ^ a b c Antonio Spinosa, Tiberio, p. 214. ^ Tacito, Annales, VI, 50. ^ Antonio Spinosa, Tiberio, p. 217. ^ Antonio Spinosa, 'Tiberio, p. 220. ^ a b Santo Mazzarino, L'impero romano, p. 134. ^ a b Cambridge Ancient History, L'impero romano da Augusto agli Antonini, p.310. ^ Howard H.Scullard, Storia del mondo romano, pp.327 e 330; Tacito, Annales, IV, 6. ^ Santo Mazzarino, L'impero romano, p. 135. ^ a b c Santo Mazzarino, L'impero romano, p. 144. ^ Tacito, Annales, III, 60. ^ Howard H.Scullard, Storia del mondo romano, p.328. ^ Tacito, Annales, IV, 6, 2. ^ Tacito, Annales, I, 15. ^ a b Si veda, a tal proposito, il suddetto processo a Pisone. ^ a b Tacito, Annales, II, 85, 4. ^ Antonio Spinosa, Tiberio, p. 160. ^ Svetonio, Tiberio, 36. ^ Tacito, Annales, III, 28. ^ Tacito, Annales, II, 85, 1-3; Svetonio, Tiberio, 33. ^ a b Tacito, Annales, I, 72. ^ Svetonio, Tiberio, 33. ^ Cambridge Ancient History, L'impero romano da Augusto agli Antonini, pp.313-314.

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Tiberio - Wikipedia

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evidenzia la differenza tra il comportamento di Druso minore, che viene descritto come dedito a una vita molle e

spesso oziosa, e quello del morigerato Tiberio. 313. ^ Antonio Spinosa, Tiberio, p. 186-188.

314. ^ Link (http://galilei2d.altervista.org /wordpress/?tag=saturnismo)

Voci correlate
Principali personaggi contemporanei Le gens Claudia e le parentele di Tiberio Augusto Agrippa Caligola Claudio Dinastia giulioclaudia Druso maggiore Druso minore Gaio Cesare Germanico Giulia maggiore Gens Iulia Livia Lucio Cesare Marcello Principali personaggi romani dell'Impero (30 a.C.-14 d.C.) (in ordine di Gens) Aulo Cecina Severo Lucio Elio Seiano Marco Lollio Publio Quintilio Varo Gaio Senzio Saturnino Publio Silio Nerva Personaggi stranieri: principi e re Arminio Fraate IV Fraate V Maroboduo Carriera politica e campagne militari Campagne militari: Occupazione della Germania Magna (12 a.C. - 9 d.C.) (Battaglia della foresta di Teutoburgo) Rivolta dalmato-pannonica del 6-9 Spedizione germanica di Germanico

Bibliografia
Fonti primarie
Cassio Dione, Storia romana, libri LIII-LIX. Floro, Epitome di storia romana. Strabone, Geografia. Svetonio, De vita Caesarum (testo latino), Augusto, Tiberio, Caligola e Claudio Tacito, Annales (testo latino), libri I-X . Tito Livio, Ab Urbe condita libri, Epitome. Velleio Patercolo, Storia di Roma.

Letteratura storiografica
AA.VV., Cambridge Ancient History. L'impero romano da Augusto agli Antonini, Milano, 1975, Vol. VIII. Charles Ernest Beul, Tibre et l'hritage d'Auguste (http://archive.org/stream /tibreetlhritage00beulgoog#page/n9/mode/2up) (in francese), Parigi, Michel Lvy Frres, 1868. Marie-Joseph Chnier, Tibre (in francese), Parigi, 1817. Augusto Fraschetti, Roma e il Principe, Bari, Laterza, 1990. ISBN 88-420-3695-1 Albino Garzetti, L'Impero da Tiberio agli Antonini, Bologna, Cappelli, 1960 (v. pp. 1 ss.: Tiberio) Michael Grant, Gli imperatori romani, Roma, Newton Compton, 1984 Santo Mazzarino, L'Impero romano, Bari, Laterza, 1973, Vol. I. ISBN 88-420-2401-5 Mario Pani, Lotte per il potere e vicende dinastiche. Il principato fra Tiberio e Nerone, in Aldo Schiavone e Arnaldo Momigliano (a cura di), Storia di Roma, Torino, Einaudi, 1990, vol. II, tomo 2; ripubblicata anche come Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, Ediz. de Il Sole 24 ORE, Milano, 2008 (v. il vol. 16) Chris Scarre, Chronicle of the Roman Emperors (in inglese), Londra, 1995. ISBN 0-500-05077-5 Howard Scullard, Storia del mondo romano, Milano, Rizzoli, 1992. ISBN 88-17-11903-2 Antonio Spinosa, Augusto. Il grande baro, Milano, Mondadori, 1996. ISBN 88-04-41041-8 Antonio Spinosa, Tiberio. L'imperatore che non amava Roma, Milano, Mondadori, 1991. ISBN 88-04-43115-6 Lidia Storoni Mazzolani, Tiberio o la spirale del potere, Milano, Rizzoli, 1992. ISBN 88-17-12554-7 Ronald Syme, L'aristocrazia augustea, Milano, Rizzoli, 1992. ISBN 88-17-11607-6 Ronald Syme, La rivoluzione romana, Torino, Einaudi, 1962; rist. 1974. ISBN 978-88-06-39933-7 Colin M. Wells, L'impero romano, Bologna, Il Mulino, 1995. ISBN 88-15-04756-5

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Altri progetti
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Predecessore
Augusto

Imperatore romano
14 - 37

Successore
Caligola

Predecessore
Marco Licinio Crasso Frugi, Gneo Cornelio Lentulo l'Augure Gaio Marcio Censorino, Gaio Asinio Gallo Lucio Pomponio Flacco, Gaio Celio Rufo Marco Valerio Messalla, Marco Aurelio Cotta Massimo Messalino Marco Vinicio, Gaio Cassio Longino

Console romano
13 a.C. con Publio Quintilio Varo 7 a.C. con Gneo Calpurnio Pisone 18 con Gaio Giulio Cesare Claudiano Germanico II 21 con Druso Giulio Cesare II 31 con Lucio Elio Seiano

Successore
Marco Valerio Messalla Barbato Appiano, Publio Sulpicio Quirinio Decimo Lelio Balbo, Gaio Antistio Vetere Marco Giunio Silano Torquato, Lucio Norbano Balbo Decimo Aterio Agrippa, Gaio Sulpicio Galba Gneo Domizio Enobarbo, Lucio Arrunzio Camillo Scriboniano I II III IV

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Categorie: Nati nel 42 a.C. Morti nel 37 Nati il 16 novembre Morti il 16 marzo Nati a Roma Morti a Miseno (Bacoli) Claudii Generali romani Imperatori romani Personalit legate a Capri Personalit legate ai Campi Flegrei Persone morte assassinate | [altre] Questa pagina stata modificata per l'ultima volta il 26 ago 2013 alle 06:19. Il testo disponibile secondo la licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo; possono applicarsi condizioni ulteriori. Vedi le Condizioni d'uso per i dettagli. Wikipedia un marchio registrato della Wikimedia Foundation, Inc.

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