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1.

LE TRAVATURE

1. AZIONI SULLA STRUTTURA Le strutture sono generalmente assoggettate a forze applicate dallesterno. Tali forze esterne sono in parte note (attive), mentre altre (reattive) sono costituite dalle reazioni che nascono nei punti ove gli spostamenti sono impediti dai vincoli. La struttura pu poi essere assoggettata a variazioni termiche, oppure a deformazioni impresse o ancora ad altri fattori diversi (es. reazioni chimiche, ecc.). Per determinare lo stato di deformazione e di sollecitazione di una struttura necessario dapprima analizzare le azioni prodotte su di essa dallesterno. Forze esterne ed interne Si definiscono forze esterne le forze scambiate sulle superfici di separazione della struttura dallo spazio circostante (sono considerate forze esterne anche le forze distribuite sul volume, quali forza peso e forza dinerzia). Il sistema complessivo di forze che agisce su una parte di struttura deve ovviamente soddisfare le condizioni di equilibrio affinch il corpo mantenga uno stato di quiete (nel caso sia in movimento, lequilibrio sussiste qualora si considerino anche le forze dinerzia). Consideriamo una struttura generica assoggettata ad un sistema di forze esterne in equilibrio come quella mostrata in figura 1. Immaginando di dividere la struttura in due parti mediante una sezione, sulla superficie di separazione agiscono due azioni risultanti che, per ragioni di equilibrio, sono ovviamente uguali e contrarie, e che non compaiono nel sistema equilibrato complessivo. Se invece immaginiamo di separare le due parti ottenute con la sezione anzidetta, si evidenziano due forze che prendono il nome di forze interne. Tali forze interne R, uguali e contrarie, agiscono in ogni sezione, e possono variare a seconda della superficie di separazione considerata. Quando una delle due porzioni di struttura viene presa in esame separatamente, occorre considerare lazione delle forze interne, ed il valore della forza e del momento risultante devono essere tali da rispettare le condizioni di equilibrio di tutte le forze agenti sulla sezione considerata. Deformazione Tutte le strutture sono deformabili; cio, a seconda del materiale di cui sono composte, della forma e dei carichi ai quali sono assoggettate, subiscono delle modifiche di forma, ed i loro punti si spostano. Rappresentando la deformazione mediante un modello matematico, si dice che una struttura soggetta ad una deformazione congruente se tutte le particelle che prima della deformazione erano a contatto tra di loro continuano ad essere in contato tra di loro a deformazione avvenuta.
1

Figura 1 - Forze interne R agenti su una sezione generica


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2. SCHEMI STRUTTURALI Lanalisi delle strutture aerospaziali pu essere fatta adottando schemi strutturali, anche detti modelli di calcolo, molteplici. Luso di uno schema rispetto ad un altro dipende dalla sua capacit di saper cogliere gli aspetti salienti del problema in esame. Labilit dellanalista consiste nellintuire se le ipotesi su cui fondato lo schema strutturale siano o no accettabili. Una possibile classificazione di modelli strutturali la seguente.

1. Schemi strutturali tridimensionali.


Il modello strutturale assegna uguale valore alle variabili nelle tre direzioni di un riferimento ortogonale.

2. Schemi strutturali bidimensionali.


Fissata una terna ortogonale su una struttura, possibile sviluppare un modello bidimensionale se una delle dimensioni della struttura in una delle direzioni fissate almeno un ordine di grandezza inferiore rispetto alle altre due, relative alle altre due direzioni. Esempi di possibili elementi bidimensionali sono i pannelli.

3. Schemi strutturali unidimensionali.


In questo caso esiste una direzione lungo il corpo, la cui dimensione almeno un ordine di grandezza superiore rispetto alle dimensioni misurate in piani ortogonali ad essa ortogonali. E questo il caso dei correnti o dei longheroni. Per ognuno di questi tre schemi esistono diversissime possibilit circa il tipo di teoria da adottare. La pratica aerospaziale porta a concludere che in un problema reale, anche riferendosi a procedimenti di calcolo automatico, il calcolo della struttura viene affrontato con una combinazione ragionata dei diversi schemi strutturali. Lo schema strutturale tuttavia un modello approssimato e semplificato della realt fisica: labilit del progettista proprio quella di saper scegliere uno schema che rappresenti con ragionevole approssimazione la struttura reale ma che sia anche il pi possibile semplice. Definito quindi lo schema strutturale, possibile passare al calcolo dello stato di sollecitazione e delle deformazioni. 3. LA TRAVE La trave un elemento strutturale monodimensionale, definito come un solido generato da una figura piana che si sposta mantenendosi perpendicolare alla traiettoria del suo baricentro e pu variare gradualmente mantenendo per dimensioni piccole rispetto al raggio di curvatura ed allo sviluppo della traiettoria. La figura piana che genera il solido detta generatrice, e la traiettoria del baricentro detta direttrice. Dunque ogni trave (figura 2) caratterizzata dalla linea dasse (che pu esse3

re piana o sghemba) che coincide con la direttrice e dalle sezioni, cio le posizioni successive della figura piana generatrice. Nei casi di strutture reali pu risultare complicato individuare una linea dasse che soddisfi le condizioni richieste dalle ipotesi: tuttavia importante verificare che lo sviluppo della linea dasse e la sua curvatura siano grandi rispetto alle dimensioni della sezione trasversale.

Figura 2

Unanalisi con lutilizzo di travi pratica comune negli studi di fattibilit delle strutture aerospaziali: come mostrato in figura 3, la struttura completa di un velivolo pu essere idealizzata con un insieme di travi. In altre situazioni, sono modellati come travi altri elementi: nella figura 4, gli alberi di un turbogetto o di un turbofan.

Figura 3
4

Figura 4

4. LE CARATTERISTICHE DI SOLLECITAZIONE Una possibile metodologia per la soluzione approssimata di un problema reale rappresentata dalla teoria delle travi. Questa teoria fornisce ovviamente risultati accettabili solo se lelemento strutturale considerato si pu considerare trave, in base alle definizioni prima esposte. Queste definizioni non fissano dei limiti netti allo schema strutturale trave: pertanto i calcoli saranno tanto pi precisi quanto pi la forma dellelemento considerato si avvicina a quella di un solido cilindrico con raggio di curvatura della linea dasse grande rispetto alle dimensioni della sezione trasversale e sezione trasversale eventualmente variabile con gradualit. Altro limite alla precisione dei calcoli pu discendere dalla distribuzione delle forze esterne: la teoria delle travi impone che la distribuzione delle forze che, in una data sezione, una parte della trave esercita sullaltra, dipenda unicamente dallazione risultante a cui la sezione sottoposta. Lazione risultante definita da una forza R agente nel baricentro G della sezione e da un momento M (vedi figura 5). Assumendo un sistema di riferimento cartesiano ortogonale con origine nel baricentro G e con lasse z normale al piano della sezione, si definiscono caratteristiche di sollecitazione le componenti di R e M nel suddetto sistema. In base alla teoria delle
5

F F 1

R M
z

B
F 3

Figura 5

travi, nei punti della sezione considerata, la distribuzione delle forze che le particelle del tronco B esercitano su quelle opposte del tronco A dipende unicamente dalle caratteristiche di sollecitazione, e non dalla configurazione delle forze agenti su B. Pertanto, quando si adotta la teoria della trave, per conoscere le sollecitazioni in un qualsiasi punto di una trave componente la travatura, sufficiente determinare, per ciascun punto della linea dasse, i valori delle sei caratteristiche di sollecitazione (le tre componenti di R lungo gli assi x, y, z e le tre componenti di M attorno agli assi x, y, z).
F S
a)
l/4 3l/4

2F S
b)
5l/8

2F S
c)

5Fl/4

Figura 6

In figura 6 raffigurato un esempio di quanto sopra riportato: in base alla


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teoria della trave, la distribuzione delle forze nei punti della sezione S la stessa nei due casi a) e b): i due diversi sistemi di forze originano le stesse risultanti rappresentate in c). Inoltre la struttura, soggetta ad un sistema di forze esterne, si deforma: variano cio le posizioni relative delle sezioni, ed anche la forma delle sezioni risulta modificata. Nella teoria delle travi sono per trascurabili gli effetti della deformazione della sezione, che viene considerata indeformabile. Nel piano della sezione, con origine nel baricentro, viene fissato il sistema di riferimento cartesiano ortogonale x, y, mentre lasse z si dispone lungo lasse della trave (vedi figure 2, 5, 7).

Z Z
x

Y
y

Figura 7

In particolare, in figura 7, si notano il sistema di riferimento locale x, y, z, il sistema di riferimento globale X, Y, Z, e lascissa curvilinea Z. Il sistema di riferimento locale generalmente vale per il calcolo relativo alla sezione in cui esso ha origine, e pu variare a seconda del tratto di trave esaminato; il sistema di riferimento globale invece unico per lintera travatura. Z lascissa curvilinea, cio la coordinata misurata lungo lasse della trave: se questa composta da pi rami, si possono scegliere a piacere lorigine ed il verso di Z lungo i diversi rami: in base al verso della coordinata Z, per ogni sezione si individua una faccia positiva ed una faccia negativa: per convenzione si definisce positiva la faccia dalla quale esce lasse Z, negativa quella opposta (vedi figura 8).

+ Z
x

Figura 8

Le componenti sugli assi x, y, z della forza risultante R agente sulla sezione sono, nella teoria della trave, generalmente indicate rispettivamente con Tx, Ty, N. Queste sono considerate positive se agiscono, sulla faccia positiva,

Mx
x

Mz

+ N
z

Tx

My Ty
y

N Mz Tx M x

My Ty Ty My

Mx Tx
x

Mz

Mz

Mx
x

Tx

My Ty
y

Figura 9

concordemente al verso positivo degli assi; sulla faccia negativa sono positive se agiscono nel verso contrario (figura 9). Le componenti Tx e Ty sono chiamate sforzi taglianti (o taglio), la componente N sforzo normale. Mx, My, Mz sono i momenti rispetto ai tre assi locali: Mx e My sono chiamati momenti flettenti, Mz detto momento torcente baricentrico. Nella convenzione di segno comunemente usata nelle travature Mx positivo se le forze agenti sulla faccia positiva della sezione agiscono nel senso che porta +y su +z; Mz positivo nel senso che porta +x su +y (convenzioni corrispondenti al verso ciclico xyz); invece per My si usa comunemente la convenzione contraria, considerandolo positivo se le forze sulla faccia positiva della sezione agiscono nel senso che porta +x su +z. Sulla faccia negativa i momenti Mx, My, Mz hanno versi opposti.

2.

LE TRAVATURE PIANE

1. DEFINIZIONI Viene definita geometricamente piana una travatura la cui linea dasse interamente contenuta in un piano ed composta da travi simmetriche rispetto al piano suddetto. Si definiscono allora travature piane quelle travature che, oltre ad essere geometricamente piane, sono anche caricate unicamente da forze agenti nel piano di simmetria o simmetriche rispetto ad esso. 2. CARATTERISTICHE DI SOLLECITAZIONE DELLA TRAVATURA PIANA Si consideri la travatura piana di figura 10, e si assuma come sistema di riferimento una terna destra, disponendo lorigine nel baricentro G della sezione generica S, lasse y avente direzione coincidente con lintersezione del piano di simmetria con il piano della sezione S, lasse x normale a y nel piano della sezione e lasse z ortogonale alla sezione e tangente alla linea dasse. Tagliando la trave in corrispondenza della sezione generica S, si definisce faccia positiva quella da cui lasse z uscente, e negativa quella opposta.

S G A y z R x G y

S G

M N
z

T
y
Figura 10

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Come conseguenza dellipotesi che tutte le forze esterne agiscano nel piano di simmetria yz, lazione risultante sulla faccia positiva della generica sezione S sempre una forza R o una coppia giacenti nel piano di simmetria. Ovviamente sulla faccia negativa agiranno una forza o una coppia uguale ed opposta, in modo da soddisfare le condizioni di equilibrio. Riferendoci ancora alla figura 10, supponiamo che la risultante delle forze esterne R agisca, sulla faccia positiva della sezione S con baricentro G, in un punto generico A: possiamo sostituire ad R linsieme della forza stessa R traslata nel baricentro G (con componenti N e T) pi il momento di trasporto M intorno allasse x. Pertanto N, T e M sono le componenti di sollecitazione nel caso della travatura piana. Queste sono le uniche caratteristiche di sollecitazione presenti, e corrispondono rispettivamente a N, Ty e Mx, mentre Tx, My e Mz sono nulli in quanto abbiamo ipotizzato che lo stato di sollecitazione sia simmetrico rispetto al piano di simmetria della travatura piana. Le convenzioni di segno sono ovviamente le stesse adottate nel caso tridimensionale. Lo sforzo normale N, componente di R lungo lasse z, positivo se agisce, sulla faccia positiva, nel verso di z, ed in verso opposto sulla faccia negativa: pertanto N positivo su entrambe le facce quando uscente. In questo caso viene denominato trazione, mentre, quando i versi sono negativi, la sollecitazione detta compressione. Lo sforzo di taglio Ty, componente di R lungo lasse y, viene semplicemente indicato con T (in quanto la componente Tx nulla) ed positivo quando, sulla faccia positiva, ha il verso concorde a quello di y (opposto sulla faccia negativa). Il momento flettente Mx viene indicato semplicemente con M (essendo My nullo) ed il momento rispetto allasse baricentrico x delle forze agenti sulla sezione. E positivo se, sulla faccia positiva, ha verso concorde con quello che porta +y su +z, e, sulla faccia negativa, se ha verso opposto. Pertanto positivo su entrambe le facce se produce trazione nelle fibre longitudinali della trave dalla parte +y, e compressione sulle fibre dalla parte y. 3. DEFINIZIONE DI CORPO LIBERO Si definisce libero un corpo che in grado di compiere, senza impedimenti, spostamenti e rotazioni nello spazio e nel piano. Corpo libero nello spazio. Se il corpo si trova nello spazio, con riferimento ad una terna di assi cartesiani ortogonali x, y, z, si dice libero se in grado di spostarsi senza impedimento lungo gli assi x, y e z e di compiere rotazioni attorno ad essi. Corpo libero nel piano. Se il corpo si trova nel piano, con riferimento ad una terna di assi cartesiani ortogonali x, y, si dice libero se in grado di spostarsi senza impedimento lungo gli assi x, y e di compiere una rotazione perpendicolare al piano.
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4. DEFINIZIONE DI GRADO DI LIBERT Si definisce grado di libert di un corpo ogni movimento, sia esso spostamento sia rotazione, che il corpo pu compiere liberamente. Gradi di libert di un corpo libero nello spazio. Un corpo che si trova libero nello spazio possiede 6 gradi di libert, 3 spostamenti lungo gli assi x, y e z, e 3 rotazioni attorno agli stessi assi. Gradi di libert di un corpo libero nel piano. Un corpo che si trova libero nel piano possiede 3 gradi di libert, 2 spostamenti, lungo gli assi x ed y, ed una rotazione attorno allasse perpendicolare al piano xy. 5. DEFINIZIONE DI VINCOLO Si definisce vincolo qualunque entit fisica che sia in grado di impedire un movimento di un corpo. Tipi di vincolo nel piano Con riferimento al caso piano si possono definire i seguenti tipi di vincolo. A) appoggio semplice o carrello, pendolino (vedi figura 11) Questo vincolo impedisce lo spostamento del corpo nella direzione perpendicolare al piano di scorrimento dellappoggio semplice o carrello e parallela a quella del pendolino. Nella figura, viene impedito lo spostamento lungo lasse y. Pertanto il vincolo di appoggio semplice o carrello o pendolino toglie al corpo solo un grado di libert e viene detto vincolo semplice.

Figura 11: appoggio semplice o carrello, pendolino

B) cerniera piana o appoggio fisso, doppio pendolo (vedi figura 12) La cerniera piana o appoggio fisso impedisce gli spostamenti lungo gli assi x
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ed y (parte a di Fig. 12). Il doppio pendolo impedisce lo spostamento del corpo nella direzione dei pendoli e la rotazione (parte b di figura 12). Pertanto il vincolo di cerniera piana o appoggio fisso e il doppio pendolo tolgono al corpo due gradi di libert e vengono detti vincoli doppi.

Figura 12: cerniera piana o appoggio fisso (a), doppio pendolo (b)

C) incastro (vedi figura 13) Questo vincolo impedisce i due spostamenti e la rotazione del corpo. Nella figura 13, vengono impediti gli spostamenti lungo gli assi y e z e la rotazione attorno allasse x. Pertanto il vincolo di incastro toglie al corpo tre gradi di libert e viene detto vincolo triplo.

Figura 13: incastro

Da un punto di vista statico la retta dazione della reazione di un appoggio semplice o carrello passa per il punto di appoggio ed ortogonale al piano di scorrimento del carrello. In modo equivalente la retta dazione della reazione di un pendolino coincide con lasse del pendolino stesso. Si deduce da quanto
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detto che la retta dazione della reazione di un vincolo semplice sempre univocamente determinata (figura 14).

Figura 14: reazioni esplicate dai vincoli semplici

La retta dazione della reazione di una cerniera esterna (di un appoggio fisso) invece una delle infinite rette della stella di rette passanti per il baricentro della cerniera (per il punto di appoggio). Pertanto la reazione pu sempre decomporsi nella somma di due componenti secondo due direzioni non parallele. La retta dazione di un doppio pendolo una delle infinite rette parallele alla direzione dei pendoli (ortogonale ai piatti del pattino). La reazione pu allora decomporsi nella somma di una forza avente la direzione dei pendoli e di una coppia. Quindi un vincolo esterno doppio non definisce univocamente la retta dazione della reazione ma impone ad essa di passare per un punto del piano. (figura 15)

Figura 15: reazioni esplicate dai vincoli doppi

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La reazione di un incastro (vincolo triplo) pu invece avere come retta dazione una qualsiasi retta del piano. La reazione pu allora decomporsi nella somma di due forze in direzioni non parallele tra loro e di una coppia (figura 16).

Figura 16: reazioni esplicate dallincastro

6. DEFINIZIONE DI CORPO VINCOLATO Si definisce dunque vincolato un corpo al quale sono applicati dei vincoli. I vincoli applicati al corpo possono essere: insufficienti a bloccare tutti i movimenti che il corpo pu compiere, nel piano o nello spazio; strettamente sufficienti a bloccare tutti i movimenti che il corpo pu compiere nel piano o nello spazio; in numero superiore a quello strettamente necessario a bloccare tutti i movimenti che il corpo pu compiere nel piano o nello spazio. 7. DEFINIZIONE DI CORPO LABILE, ISOSTATICO ED IPERSTATICO Un corpo si dice : labile: se il numero di vincoli ad esso applicato insufficiente a bloccare tutti i movimenti che il corpo pu compiere, nel piano o nello spazio. isostatico: se il numero di vincoli ad esso applicato strettamente sufficiente a bloccare tutti i movimenti che il corpo pu compiere, nel piano o nello spazio. iperstatico: se il numero di vincoli ad esso applicato superiore a quello strettamente sufficiente a bloccare tutti i movimenti che il corpo pu compiere, nel piano o nello spazio.

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8. CALCOLO DEI GRADI DI LIBERT RESIDUI DOPO LAPPLICAZIONE DEI VINCOLI Il numero di gradi di libert che rimangono ad un corpo dopo che ad esso vengono applicati dei vincoli si calcola applicando la seguente regola:

Gdl = N c p 1N A 2 N Ce 3 N I
Dove:

[1]

Gdl = numero di libert residui per il corpo (o linsieme dei corpi) NC = numero di corpi costituente linsieme p = gradi di libert posseduti da ogni corpo costituente linsieme NA = numero dei vincoli di appoggio semplice applicati allinsieme NCe = numero di cerniere effettive applicate allinsieme. Nel caso di cerniere interne, il numero di cerniere effettive da considerare pari al numero di corpi che arrivano alla cerniera interna meno uno NI = numero di incastri applicati allinsieme

Nelle figure 17, 18, 19 vengono mostrati degli esempi di calcolo: esempio di corpo labile (figura 17): p NC NCea NCeb NCed NCec = = = = = = 3 5 2 3 3 2 (gradi di libert di ogni corpo nel piano) corpi corpi corpi corpi (1 (1 (3 (2 5) 1 2 3) 4 5) 4) 1 = = 1 1=2 1=2 1 (cerniere (cerniere (cerniere (cerniere effettive effettive effettive effettive nel nel nel nel punto punto punto punto a) b) d) c)

NCe= NCea+NCeb+NCec+NCed+Nc= 7 (numero di cerniere applicate al corpo) NA = 0 (numero di appoggi semplici applicati al corpo) NI = 0 (numero di incastri applicati al corpo) Il numero di gradi di libert residui per linsieme di corpi uguale a :

Gdl = N c p 1N A 2 N Ce 3 N I = 53 10 27 30 = 1
Linsieme dei corpi mantiene un numero di gradi di libert pari al numero ottenuto con lespressione precedente. In questo caso il corpo quindi mantiene 1 grado di libert ed esso quindi pu compiere liberamente un movimento
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(nellesempio di figura 17, questo movimento una rotazione attorno al punto c). Pertanto il corpo (o linsieme dei corpi) risulta essere labile una volta.

Figura 17: corpo labile

esempio di corpo isostatico o vincolato isostaticamente (figura 18):

p NC NCea NCeb NCed NCec

= = = = = =

3 5 2 3 3 2

(gradi di libert di ogni corpo nel piano) corpi corpi corpi corpi (1 (1 (3 (2 5) 1 2 3) 4 5) 4) 1 = = 1 1=2 1=2 1 (cerniere (cerniere (cerniere (cerniere effettive effettive effettive effettive nel nel nel nel punto punto punto punto a) b) d) c)

NCe= NCea+NCeb+NCec+NCed+Nc= 7 (numero di cerniere applicate al corpo) NA = 1 (numero di appoggi semplici applicati al corpo) NI = 0 (numero di incastri applicati al corpo)

Gdl = N c p 1N A 2 N Ce 3 N I = 53 11 27 30 = 0

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Linsieme dei corpi non mantiene alcun grado di libert, e quindi non pu compiere alcun movimento. Pertanto il corpo (o linsieme dei corpi) risulta essere vincolato isostaticamente.

Figura 18: corpo isostatico

esempio di corpo iperstatico o vincolato iperstaticamente (figura 19): p NC NCea NCeb NCed NCec = = = = = = 3 5 2 3 3 2 (gradi di libert di ogni corpo nel piano) corpi corpi corpi corpi (1 (1 (3 (2 5) 1 2 3) 4 5) 4) 1 = = 1 1=2 1=2 1 (cerniere (cerniere (cerniere (cerniere effettive effettive effettive effettive nel nel nel nel punto punto punto punto a) b) d) c)

NCe= NCea+NCeb+NCec+NCed+Nc= 7 (numero di cerniere applicate al corpo) NA = 2 (numero di appoggi semplici applicati al corpo) NI = 0 (numero di incastri applicati al corpo) Il numero di gradi di libert residui per linsieme di corpi uguale a :

Gdl = N c p 1N A 2 N Ce 3 N I = 53 12 27 30 = 1
Linsieme dei corpi presenta un grado di libert residuo negativo. Questo vuol dire che i vincoli tolgono un numero di gradi di libert superiore a quello strettamente necessario. Pertanto linsieme dei corpi risulta essere vincolato iperstaticamente. Si pu definire il grado di iperstaticit dellinsieme
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dei corpi. Esso uguale al numero di gradi di libert in pi, rispetto a quello strettamente necessario per rendere il corpo isostatico, che i vincoli tolgono ed pari al valore assoluto del numero negativo che si ottiene con la relazione [1]. In questo caso si ha che il grado di iperstaticit del corpo uguale a 1.

Figura 19: corpo iperstatico

9. EQUAZIONI CARDINALI DELLA STATICA Un corpo nello spazio pu compiere 6 movimenti e cio tre traslazioni secondo gli assi x, y e z (di una terna cartesiana ortogonale) e tre rotazioni rispetto ad un punto qualsiasi, detto polo, attorno agli assi x, y e z. Nel piano i movimenti possibili sono due traslazioni attorno agli assi z ed y ed una rotazione attorno ad una direzione perpendicolare al piano. I movimenti di un corpo sono resi possibili dalle forze e dai momenti che agiscono su di esso. Pertanto si pu affermare che : affinch un corpo risulti essere in equilibrio, partendo da una situazione di equilibrio, necessario che le risultanti delle forze ad esso applicate, secondo le direzioni x, y e z, e le risultanti dei momenti ad esso applicati, derivanti dalle forze applicate ed eventualmente dai momenti concentrati applicati al corpo, siano nulle ". Questo enunciato alla base delle equazioni cardinali della statica. Pertanto, affinch un corpo risulti essere in equilibrio nello spazio, devono essere soddisfatte le seguenti 6 equazioni cardinali della statica: - Equazioni di equilibrio alla traslazione secondo gli assi x, y e z:
N N N

Fx = Fix = 0
i =1

Fy = Fiy = 0
i =1

Fz = Fiz = 0
i =1

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- Equazione di equilibrio alla rotazione attorno allasse x, y e z:


N N N

M x = M ix = 0
i =1

M y = M iy = 0
i =1

M z = M iz = 0
i =1

10. PRINCIPIO DI SOVRAPPOSIZIONE DEGLI EFFETTI Il principio di sovrapposizione degli effetti stabilisce che : "se un fenomeno avviene in campo di relazione lineare tra causa ed effetto, allora leffetto prodotto da un insieme di cause che agiscono contemporaneamente uguale alla somma degli effetti prodotti da ciascuna causa, agente separatamente dalle altre ". In figura 20 si vede che, dal momento che le reazioni vincolari dipendono linearmente dallintensit delle forze esterne applicate ad una trave, le reazioni vincolari generate dalle due forze P1 e P2 agenti contemporaneamente sulla trave, possono calcolarsi come somma delle reazioni vincolari generate da ciascuna forza, considerata agente separatamente.

Figura 20: Principio di sovrapposizione degli effetti

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11. I DIAGRAMMI DI SOLLECITAZIONE NELLE TRAVI RETTILINEE Le caratteristiche di sollecitazione N, T, M in una sezione generica corrispondono alle reazioni vincolari di un vincolo di incastro interno. Possono essere direttamente calcolate se si trova una linea di distacco che tagli la sezione e non tronchi la struttura in altre sezioni o vincoli. In questo modo le tre equazioni di equilibrio disponibili consentono il calcolo immediato delle tre incognite. Generalmente occorre eseguire come primo passo il calcolo di alcune reazioni vincolari esterne e, nel caso in cui la linea d'asse della travatura si richiuda su se stessa, anche le reazioni vincolari interne. Si possono costruire i diagrammi che rappresentano la legge di variazione delle caratteristiche di sollecitazione lungo la linea d'asse della struttura tenendo presenti alcuni concetti e metodi atti a renderne pi spedito il calcolo. Per ottenere ci deduciamo le equazioni differenziali che regolano l'equilibrio di una trave rettilinea: consideriamo il tratto di trave di lunghezza dz di figura 21 su cui agisce una forza distribuita per unit di lunghezza p [es. N/m]

Figura 21: Equilibrio di un concio elementare di trave inflessa

le condizioni di equilibrio forniscono: Equilibrio alla traslazione: -T + (T+dT) + pdz = 0 Equilibrio alla rotazione: -M + (M+dM) Tdz + pdz2/2 = 0 Dalle quali discendono le equazioni indefinite di equilibrio (trascurando gli infinitesimi di ordine superiore):
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dT ---- = - p(z) dz le quali a loro volta implicano d2M dT ----- = ---- = - p(z) dz2 dz

dM ---- = T(z) dz

L'integrazione delle equazioni differenziali precedenti presuppone la conoscenza di p = p(z) che di solito un dato del problema e delle condizioni al contorno riguardanti le funzioni M e T, ossia le condizioni al contorno di tipo statico. Da queste espressioni si deduce la pendenza dei diagrammi. Si ha che: la pendenza del diagramma del taglio T data da -p; quella del diagramma del momento flettente da T. Come prima e immediata conseguenza delle precedenti equazioni si deduce che: sui tratti di trave rettilinea su cui non agiscono carichi il taglio costante ed il momento varia linearmente. Inoltre, nei punti in cui sono applicate forze concentrate, i diagrammi di taglio e di sforzo normale hanno una discontinuit con un salto uguale alla componente, rispettivamente in direzione y e z, della forza applicata. Agli estremi il salto uguale alla reazione vincolare. Il diagramma di momento viceversa presenta un salto in corrispondenza di coppie esterne applicate. Queste propriet consentono spesso di tracciare rapidamente i diagrammi delle sollecitazioni.

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12. VINCOLI - CLASSIFICAZIONE CINEMATICA E STATICA Strutture che possono spostarsi e strutture che si spostano. Limitando per il momento lattenzione ai vincoli fissi (vale a dire che impongono spostamenti nulli ai punti dei corpi o rotazioni nulle ai corpi cui sono applicati), si consideri la trave in Figura 22(a), vincolata con due appoggi ad asse verticale alle estremit A e B, soggetta alla forza inclinata F applicata in mezzeria. La struttura, considerato il modo in cui vincolata, pu traslare orizzontalmente. Quando una struttura o una sua parte pu subire un campo di spostamento che la conduce in una nuova configurazione senza violare alcun vincolo (spostamento congruente) detta cinematicamente labile (o indeterminata).

Figura 22: Trave cinematicamente labile: staticamente impossibile (a) e staticamente determinata (b).

Considerando poi il sistema di forze cui la struttura soggetta, altres evidente che sotto la componente orizzontale di F lequilibrio non sar possibile, poich non esiste alcuna reazione vincolare che vi si possa opporre. Quando lequilibrio non possibile si dice che la struttura staticamente impossibile. Gli stati cinematico e statico sono fra loro per certi versi indipendenti: il primo infatti considera la possibilit di spostamento, non detto poi che se una simile possibilit esiste questa necessariamente si realizzi. Non per detto che una struttura labile non possa essere in equilibrio: se, infatti, la forza F fosse verticale (vedi Figura 22(b)) la trave sarebbe in equilibrio statico. Si pu allora concludere che una struttura cinematicamente labile in equilibrio soltanto sotto alcuni sistemi di forze.

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La trave di figura 23(a) ha tre gradi di vincolo, per cui si ha uguaglianza tra gradi di vincolo e gradi di libert.

Figura 23: Trave cinematicamente e staticamente determinata, o isostatica.

In questo caso la struttura cinematicamente determinata, poich nessuno spostamento possibile e la struttura obbligata a conservare la sua configurazione. In questo caso qualunque sistema di forze (vedi figura 23(b)) pu essere equilibrato dalle reazioni vincolari. Per una simile struttura le equazioni cardinali della statica sono sufficienti a determinare tutte le reazioni vincolari, pertanto la struttura si dice staticamente determinata. Un sistema cinematicamente e staticamente determinato detto isostatico. bene rilevare che il solo confronto fra gradi di vincolo e gradi di libert non sufficiente a stabilire se una struttura cinematicamente e staticamente determinata. Ne un esempio la trave di figura 24(a), vincolata da tre appoggi con assi fra loro paralleli. , infatti, evidente che, bench i gradi di vincolo siano tre, quanti i gradi di libert, nessuna reazione vincolare si oppone alla componente orizzontale della forza F.

Figura 24: Trave cinematicamente labile e staticamente: (a) impossibile, (b) indeterminata.

Si pu allora concludere che luguaglianza fra gradi di vincolo e gradi di libert una condizione necessaria ma non sufficiente perch una struttura sia isostatica. Nel caso di figura 24 (b) si osserva invece che se la forza F verticale vi equilibrio, ma le equazioni di equilibrio alla traslazione verticale e alla rotazione non sono sufficienti a determinare le reazioni vincolari dei tre appoggi.
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Quando una struttura cinematicamente labile e i gradi di vincolo uguagliano i gradi di libert, la struttura allora staticamente indeterminata (o iperdeterminata): cio possibile lequilibrio sotto alcuni sistemi di forze, ma le equazioni cardinali della statica non sono sufficienti a determinare tutte le reazioni vincolari. Daltro canto la struttura detta iperdeterminata perch esiste uno o pi vincoli non strettamente necessari per lequilibrio, quando questo esiste. Si dice anche che una simile struttura ha uno o pi vincoli mal disposti, inefficaci, o mal condizionati: se, infatti, lappoggio in B avesse asse orizzontale, la struttura diverrebbe staticamente e cinematicamente determinata. cio sufficiente modificare la disposizione dei vincoli, senza aggiungerne di nuovi, perch la struttura divenga cinematicamente determinata. Altri esempi di strutture con tanti gradi di vincolo quanti di libert, e tuttavia cinematicamente labili, sono quelli in figura 25. In (a), poich gli assi degli appoggi convergono tutti nel punto K, non possibile lequilibrio alla rotazione rispetto a K (tutte e tre le reazioni passano per il polo), a meno che anche il risultante delle forze esterne passi per lo stesso punto e non ci siano coppie. In (b), poich lasse dellappoggio converge nella cerniera, non possibile lequilibrio alla rotazione rispetto a questultima, a meno che anche la risultante delle forze esterne non passi per A e non ci siano coppie.

Figura 25: Travi cinematicamente labili e staticamente impossibili

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La trave di figura 26(a) ha quattro gradi di vincolo ma soltanto tre gradi di libert. Poich tutti i vincoli sono efficaci, la struttura cinematicamente iperdeterminata e staticamente indeterminata (o iperstatica). Ci significa che, come una trave isostatica, essa non subir alcuno spostamento e sar in equilibrio sotto qualunque sistema di forze (vedi figura 26(b)) ma, contrariamente a una trave isostatica, le sole equazioni cardinali della statica, ossia le sole considerazioni di equilibrio, non sono sufficienti a determinare le reazioni vincolari. Questi sistemi possono essere risolti soltanto mettendo in conto la deformabilit della struttura e introducendo cos nuove equazioni.

Figura 26: Trave cinematicamente determinata e staticamente indeterminata, ossia iperstatica, sotto due diversi sistemi di forze.

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