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APOSTROFO ITALIANO

L'apostrofo si usa in italiano per segnalare: 1) l'elisione (ovvero la vocale finale di una parola che viene eliminata quando la parola successiva comincia con vocale). con l'articolo femminile LA l'uso dell'apostrofo facoltativo. Nel parlato siamo soliti elidere la vocale finale dell'articolo, ma talora non lo facciamo per motivi di enfasi o di sottolineatura di determinati nomi. Nello scritto stato notato che in particolare se la parola dopo l'articolo comincia con la vocale i- l'elisine viene fatta nel 50% dei casi Attenzione: davanti a parole maschili che cominciano con vocale l'articolo LO necessariamente deve elidere la vocale -o e prendere l'apostrofo L'uso dell'apostrofo con sostantivi plurali rarissimo. Anche la forma gl'italiani - che corretta - oggi e sentita come arcaica L'articolo indeterminativo UNA pu prendere l'apostrofo davanti a nomi femminili in vocale ed sostanzialmente nella stessa situazione del determinativo LA. Attenzione al fatto che l'articolo indeterminativo maschile UN non porta mai l'apostrofo (perch non c' fenomeno di elisione) Il dimostrativo quello (come del resto tutte le preposizioni articolate) funziona come l'articolo determinativo Elisione segnalata da apostrofo Elisione segnalata da apostrofo Elisione segnalata da apostrofo. QUAL non si apostrofa (perch come nel caso di UN articolo maschile, non soggetto a fenomeno di elisione, tant' vero che si pu usare qual anche davanti a parole che cominciano con consonante come in espressioni tipo qual buon vento)

la amica - l'amica

lo uomo - l'uomo

gli italiani - gl'italiani

una infermiera - un'infermiera

quella estate - quell'estate questo albero - quest'albero povero uomo - pover'uomo alla buona ora - alla buon'ora

ATTENZIONE QUAL qual qual era

2) L'apostrofo si usa anche in una serie di imperativi in cui si persa la vocale finale: dare - da' fare - fa' stare - sta' andare - va'

Si usa l'apostrofo anche per l'imperativo del verbo dire: di' (latino dic) per differenziare questa forma dalla preposizione di e dal sostantivi il d (= il giorno)

3) L'apostrofo marca il troncamento in alcune formule standardizzate un poco va bene un po' va be' (ma troviamo anche vabb, vabbe' e va beh) ca' (solo in formule cristallizzate come Ca' d'oro)

casa

4) L'apostrofo segnala anche una riduzione della parola quando manca la prima vocale o la riduzione di un numero quando la prima parte sia facilmente intuibile zio 'Ntonio il '68 zio Antonio il 1968

Note: a) l'apostrofo precede nomi plurali solo in formule cristallizzate ( gl'italiani, la roba d'altri) b) la preposizione di si pu apostrofare davanti a parole che cominciano per vocale (d'un tratto, d'oro); la preposizione da si apostrofa solo in espressioni cristallizzate (d'altra parte) c) i pronomi diretti singolari lo e la possono avere l'apostrofo (l'ho visto, l'hanno comprata); i pronomi diretti le e li, essendo plurali, non portano solitamente l'apostrofo (li ho visti, le hanno comprate). I pronomi mi, ti, ci e vi, che nel parlato facilmente perdono la vocale finale (m'hanno incastrato, t'ho visto, c'invidiano, v'accorgete) nella lingua scritta sono in genere riportati senza apostrofo (mi hanno incastrato, ti ho visto, ci invidiano, vi accorgete). Il pronome ci comunque sempre apostrofato davanti al verbo essere (c', c'erano, c'eravamo). Anche il pronome ne, davanti a forme del verbo essere porta facilmente l'apostrofo (non ce n', se n' andato). d) nella scrittura moderna si presa l'abitudine di lasciare l'apostrofo a fine riga e continuare con l'altra parola a capo. Pi frequentemente per (e la scrittura automatica del computer fa cos) si preferisce scrivere a capo l'intera parola. oggi considerato scorretto eliminare l'elisione davanti a parole che la esigono (scrivere per esempio lo, e poi a capo, uomo assolutamente sconsigliabile)

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