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GENOVESI (o GENOVESE), ANTONIO. Filosofo ed economista, n. a Castiglione (Salerno) l1 nov. 1713, m. a Napoli il 12 sett. 1769. SOMMARIO: I Vita e scritti.

. - II. Il pensiero filosofico: 1. Sua caratterizzazione. - 2. La critica dei dati dellesperienza. - 3. Lorigine delle idee. - III. Il pensiero economico. I. VITA E SCRITTI. Ordinato sacerdote nel 1737, lanno seguente si trasfer a Napoli, ove ascolt le ultime lezioni del Vico. Per circa un triennio insegn privatamente filosofia, acquistandosi fama, sicch ebbe nel 1741 lincarico dinsegnare alluniversit metafisica, e poi nel 1745 etica. In seguito alla pubblicazione degli Elementa metaphysicae mathematicum in morem adornata. Pars Prior. Ontosophia (Neapoli 1743) corse il rischio di essere denunciato per razionalismo e ateismo al SantUffizio, e dovette chiarire le sue idee sulla libert di filosofare in una Appendix (ivi 1744). Pubblic poi gli Elementorum artis logico-criticae ll. V (ivi 1745) e la Disputatio physico-historica de rerum corporearum origine et constitutione (ivi 1748; a cura di S. Bonechi e M. Torrini, Firenze 2001). Seguirono le altre tre parti della metafisica: Principia psychosophiae; Principia theosophiae naturalis; De principiis legis naturalis (ivi 1747, 1751-52). Caduta la speranza (1748) di ottenere la cattedra di teologia per lopposizione di chi lo accusava di eresia, si volse ad altro genere di studi, grazie allautorevole amicizia di Bartolomeo Intieri*, il quale volle istituire a sue spese una cattedra di economia civile (lattuale economia politica) nelluniversit di Napoli (la prima sorta non solo in Italia, ma in Europa; la seconda fu istituita a Stoccolma nel 1758; la terza a Milano, affidata a C. Beccaria), a patto che ne fosse titolare Genovesi: il re accett e l1 novembre 1754 Genovesi inizi il suo corso (in lingua italiana), destando il pi vivo interesse nel pubblico.
__________________ *B. Intieri fu amministratore del feudo del marchese G. Cavaniglia a San Marco dei Cavoti (BN) e precettore dei figli. Poi amministrer anche il feudo del marchese Rinuccini a Baselice (BN), arrichendosi notevolmente.

Altre opere: Discorso sopra il vero fine delle lettere e delle scienze, Napoli 1753; Ragionamento del commercio in universale e Alcune annotazioni riguardanti leconomia del nostro regno, aggiunti alla Storia del commercio della Gran Brettagna di John Cary, ivi 1757 (in collaborazione col fratello Pietro); Meditazioni filosofiche sulla religione e sulla morale, ivi 1758 (sintesi organica di tutto il suo pensiero); Lettere filosofiche ad un amico provinciale per servire di rischiaramento agli Elementi metafisici, ivi 1759; Institutiones Logicae in usum tironum scriptae, ivi 1759; Institutiones metaphysicae in usum tironum aptatae, ivi 1768; Lettere accademiche sulla questione se siano pi felici glignoranti che gli scienziati [contro Rousseau], ivi 1764 (a cura di G. Gaspari, Carnago 1993); Delle lezioni di commercio o sia di economia civile, ivi 1765-67 e Milano 1768 (riproduzione Varese 1977; a cura di M.L. Perna, Napoli 1998); La logica per li giovanetti, Napoli 1766; Delle scienze metafisiche per li giovanetti, ivi 1766; Della diceosina o sia della filosofia del giusto e dellonesto, ivi 1766-77, 2 voll. (a cura di F. Arata, Milano 1973). Genovesi ebbe anche parte nella traduzione e nel commento dellEsprit des Lois di Montesquieu, Napoli 1751. Opere postume: Universae christianae theologiae elementa dogmatica, historica, critica, Venetiis 1771 (sono i lineamenti di teologia che, manoscritti, erano stati incriminati nel 1748); Lettere familiari, ivi 1775 (Napoli 1778 e 1788, Venezia 1787). II. IL PENSIERO FILOSOFICO. 1. Sua caratterizzazione. Alcuni studiosi, fondandosi sulle Lettere familiari, hanno voluto vedere in Genovesi un fenomenista puro, altri lo hanno detto un empirista lockiano; ma va ricordato che Genovesi ripete pi volte che non si sente lanimo di risolvere definitivamente il problema dellorigine delle idee, approfondendo il quale, anzi, critica pure la soluzione datane da Locke, e inoltre che afferma pi volte la profonda diffe-

renza fra senso e intelletto (cfr. Meditazioni filosofiche, Meditazione II, 5, p. 67). da ricordare anche la sua propensione per il monadismo leibniziano, che egli accetta in metafisica pur con qualche modificazione: Genovesi ammette lesistenza delle monadi, ma respinge larmonia prestabilita e lincomunicabilit delle monadi, perch tali tesi non possono dar ragione della differenza che passa tra rappresentazioni di oggetti possibili e rappresentazioni di oggetti reali, esistenti nel mondo spaziotemporale; infatti, se le rappresentazioni della monade (anima) si svolgessero per una forza intrinseca ad essa e non per azione esterna, verrebbe meno la possibilit di distinguere le rappresentazioni relative a enti soltanto possibili da quelle relative a enti reali, poich il mondo degli esistenti sarebbe sempre un prodotto della forza rappresentativa della monade-anima (cfr. Lettere familiari, lettera II, 10 e 18-22). Lorientamento di Genovesi si pu dunque definire una filosofia dellesperienza a sfondo eclettico, in quanto egli sostiene che la filosofia muove dallesperienza e si riferisce allesperienza, e ammette una critica dei dati empirici per mezzo della ragione. In etica, seguendo lindirizzo del tempo, Genovesi sostiene leudemonismo, con alcune tendenze pragmatistiche: le nostre conoscenze sono tanto pi chiare, quanto pi i loro oggetti si collegano con il nostro benessere e coi nostri bisogni pratici. 2. La critica dei dati dellesperienza. La ragione si pronuncia sulla realt o non realt delle cose, sulla corrispondenza degli oggetti alle nostre rappresentazioni, ma essa pu sbagliare. Come determinare dunque il criterio della verit? La verit si ha quando i nostri giudizi corrispondono alla realt; e la falsit nel caso contrario. Ma la realt fuori del nostro pensiero, e noi non possiamo uscire fuori di noi stessi per paragonare i nostri pensieri con la realt quale esiste fuori di noi. Possiamo per fondarci sulle idee, sui loro caratteri e sui loro collegamenti nel giudizio, per decidere se esse corrispondano a qualcosa di reale. Ora, noi conosciamo la realt attraverso quattro categorie di idee: 1) idee di oggetti sensibili; 2) idee di enti astratti (matematici); 3) idee suggerite dallesperienza, ma relative a oggetti che non si possono percepire coi sensi (cause non sperimentabili, Dio ecc.); 4) idee storiche, corrispondenti a fatti che non possiamo percepire, ma che ci sono noti mediante la testimonianza

di chi ne ha avuto esperienza. Le idee di oggetti sensibili sono soggette spesso a errori (illusioni dei sensi, allucinazioni); tuttavia si presentano dei casi in cui noi siamo sicuri delle nostre percezioni: per esempio, non possiamo dubitare della nostra esistenza nello spazio e nel tempo; del pari, se ci limitiamo a descrivere le nostre percezioni senza cercare dinterpretarle, siamo inconfutabili. Anche rispetto alle idee astratte possiamo pronunziare giudizi certi: per esempio, tutti i raggi di un cerchio sono eguali, due quantit eguali a una terza sono eguali fra loro. Pure le idee suggerite dallesperienza, ma relative a oggetti o enti che non si possono percepire coi sensi, ci danno modo di pronunciare giudizi sicuri: osserviamo dei cambiamenti, e siamo sicuri che abbiano una causa; osserviamo lordine della natura, e giudichiamo che ci devessere un autore di esso; tuttavia tali giudizi non hanno quella certezza e necessit che si riscontrano nelle due prime classi, poich possibile concepire il loro contrario. La certezza ancora minore riguardo alle idee storiche, poich ci dobbiamo fondare su quanto attestano gli altri. Ora, qual il carattere per cui in certi casi possiamo essere sicuri dei nostri giudizi? Questo carattere levidenza di alcuni giudizi, il vedere chiaramente e distintamente che essi non possono essere diversi da quel che sono. Riguardo ai primi due gruppi di idee possiamo pronunciare giudizi che escludono la loro negazione; nel primo di essi si ha per una necessit di fatto, nel secondo invece una necessit di ragione, che esclude il suo contraddittorio. Negli altri due gruppi si pu avere solo un grado minore di certezza; per esempio, si pu pensare che lordine sia il prodotto del caso. Ora, ogni volta che possiamo porre i giudizi che pronunciamo in relazione con giudizi evidenti, possiamo essere sicuri della loro verit, e dare ad essi il nostro assenso; altrimenti dobbiamo sospenderlo (cfr. Meditazioni filosofiche, Meditazione II, 10-20). 3. Lorigine delle idee. Circa lorigine delle idee, la lettera ad Antonio Conti (1746, ristampa in Lettere familiari, Venezia 1787, I, lettera II, pp. 3-28) contiene una critica alle principali teorie gnoseologiche, ma non giunge a una conclusione. Esaminando la posizione di Hobbes, Genovesi dimostra che non si pu dare una spiegazione materialistica della percezione dei rapporti, poich nel cervello vi debbono essere vari movimenti, corrispondenti alla per-

cezione dei termini dei rapporti, alla percezione dei rapporti stessi ecc.; e questi movimenti sono una molteplicit di modificazioni organiche, non un atto unico, come quello dello spirito che percepisce i rapporti. Locke e Newton hanno sostenuto che lanima risiede in tutto il cervello; ma, nota Genovesi, in questo caso essa non toccher mai il corpo in modo tale che qualcosa di corporeo passi in essa dal sistema nervoso. Genovesi critica anche la dottrina di coloro (come Averro) per i quali lanima nella conoscenza passiva, in quanto le sue idee sarebbero prodotte da un principio esterno. Ma allora lanima sarebbe come una macchina puramente recettiva; e come si spiegherebbero le differenze che si riscontrano tra i pensieri dei singoli individui? Il conoscere dunque azione. La percezione unazione perenne della mente, la quale, applicata a vari oggetti per vari rapporti, si chiama varia e diversa (ibi, 21, p. 25). Quanto a Leibniz e Wolff, essi si trovano nellimpossibilit di spiegare la differenza tra possibile e reale, tra idee prodotte dal nostro interno e idee suscitate dallesterno (ibi, pp. 10-11 e 22-26). Perci Genovesi dichiara: Tra le infinite cose chio so dignorare, ella senza dubbio la natura e lorigine delle percezioni e delle idee nostre; ma questa non , per quel che penso, che una conseguenza della natura dellanima. Come io non ho alcuna idea chiara, distinta, adequata dellessenza dellanima, trovo vane tutte le ricerche su la natura della percezione. Anzi osservando le discordie de maggiori filosofi di ogni secolo, le sconcezze delle loro opinioni, le assurdit poste in chiaro su tale materia, ardisco affermare che come molte altre cose in filosofia naturale, cos questa sia sopra tutta la capacit degli uomini (ibi, pp. 4-5). III. IL PENSIERO ECONOMICO. Il pensiero economico di Genovesi affidato soprattutto alle Lezioni di commercio, ove sostiene un protezionismo moderato, auspicando la massima libert di commercio allinterno dello stato e limitazioni varie nei rapporti con lestero. Egli rileva inoltre la necessit da parte dello stato di incrementare le industrie e i commerci, abolendo i privilegi e le immunit e diminuendo il numero e lestensione delle propriet degli ecclesiastici. Insieme con i suggerimenti tecnici Genovesi si preoccupa di offrire indicazioni per un rinnovamento generale dello stato, con un programma di sostegno delle classi popolari, non solo mediante una pi equa riparti-

zione delle propriet fondiarie, ma anche, e soprattutto, attraverso listruzione.


G. Capone Braga BIBL.: edizioni: Illuministi italiani, vol. V: Riformatori napoletani, a cura di F. Venturi, Napoli-Milano 1962, pp. 43-330; Autobiografia, lettere e altri scritti, a cura di G. Savarese, Milano 1962 (1963); Scritti, a cura di F. Venturi, Torino 1977; Scritti economici, a cura di M.L. Perna, Napoli 1984; Dialoghi e altri scritti. Intorno alle Lezioni di commercio, a cura di E. Pii, Napoli 1998. Su Genovesi: M.L. PERNA, s. v., in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. LIII, pp. 148-153; O. NUCCIO, Un grande riformatore napoletano: Antonio Genovesi, Roma 1966; P. ADDANTE, Antonio Genovesi e la polemica antibayliana nella filosofia del Settecento, Bari 1971; P. ZAMBELLI, La formazione filosofica di Antonio Genovesi, Napoli 1972; F. ARATA, Antonio Genovesi: una proposta di morale illuminista, Padova 1978; G. PIAIA, in G. SANTINELLO (a cura di), Storia delle storie generali della filosofia, vol. II: Dallet cartesiana a Brucker, Brescia 1979, passim; E. PII, Antonio Genovesi: dalla politica economica alla politica civile, Firenze 1984; M.T. MARCIALIS, Genovesi tra Wolff e Locke. Metafisica ed empirismo nella Ontosophia genovesiana, Cagliari 1984; M.T. MARCIALIS, Natura e sensibilit nellopera manualistica di Antonio Genovesi, Cagliari 1987; E. GARIN, Antonio Genovesi storico della scienza, in E. GARIN, Dal Rinascimento allIlluminismo, Firenze 19932, pp. 231-247; A. MONTARIELLO, Le Lettere accademiche su la questione se sieno pi felici glignoranti che gli scienziati di Antonio Genovesi: varianti dautore, contesto storico, ricezione dellopera, Napoli 2004.

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