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Per unanalisi dei sogni di Nietzche

Cos sogn Zarathustra


Domenico M. Fazio1

Introduzione Tutta la nostra cosiddetta coscienza un pi o meno fantastico commento di un testo inconscio, forse inconoscibile, e tuttavia sentito []2. Chi ha scritto queste parole non Sigmund Freud, ma Friedrich Nietzsche, il filosofo le cui intuizioni e scoperte coincidono spesso, in modo sorprendente, con i risultati faticosamente raggiunti dalla psicoanalisi3. Si sa che Freud ha affermato di essersi deliberatamente privato dellalto godimento delle opere di Nietzsche per non essere ostacolato da nessun tipo di rappresentazione anticipatoria nella [] elaborazione delle impressioni psicoanalitiche4. Ma ci non vuol dire che egli non abbia affatto conosciuto Nietzsche. Ad Aldo Venturelli si deve, infatti, laver ripercorso le vie, non sempre rettilinee, attraverso le quali Freud entr in contatto con le idee del filosofo di Zarathustra. E non si tratta del tramite di Lou Salom, come spesso si supposto, poich ella non volle mai parlare di Nietzsche a Freud, bens di Joseph Paneth, lamico Josef dellInterpretazione dei sogni5, il quale aveva avuto modo di conoscere personalmente il filosofo nellinverno del 1884 e ne aveva scritto lungamente a Freud. Nel 1908, poi, la Societ Psicoanalitica di Vienna dedic a Nietzsche e ad Ecce homo due delle sue discussioni periodiche 6. Nel dicembre del 1922, infine, e cio dopo aver adottato a sua volta questa stessa denominazione dellinconscio7, Freud
Storia della Storiografia Filosofica, Universit di Lecce. F. NIETZSCHE, Aurora, trad. it. di F. Masini in Opere, edizione condotta su testo critico stabilito da G. Colli e M. Montinari, Milano 1964 e sgg., vol. V, tomo 1, af. 119, pp. 91-92.
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S. FREUD, Autobiografia, in Opere, edizione diretta da C. L. Musatti, 12 voll., Torino 1967-1980, vol. X, p. 127.
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S. FREUD, Storia del movimento psicoanalitico , in Opere, cit., vol. VII, p. 389. Cfr. S. FREUD, Linterpretazione dei sogni , in Opere, cit., vol. III, p. 441.

Cfr. A. VENTURELLI, Nietzsche in Berggasse 19, Urbino 1983, pp. 77-118, che riporta la testimonianza dello stesso Freud: Nella mia giovinezza egli [Nietzsche] significava per me una elevatezza a me inaccessibile; un mio amico, il dr. Paneth, lo aveva conosciuto in Engadina e mi aveva scritto molto di lui (p. 113).
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Cfr. S. FREUD, LIo e lEs [1922], in Opere, cit., vol. IX.

I CONTRIBUTI

FAZIO
scrisse allautore del Libro dellEs, il medico Georg Groddeck8: Io credo che lEs (in senso letterario, non associativo) Lei labbia preso da Nietzsche9. A differenza di Freud, Carl Gustav Jung non ha mai cercato di minimizzare il ruolo svolto dal pensiero di Nietzsche nella propria formazione intellettuale. Nei suoi Sogni, ricordi e riflessioni, egli ha narrato il suo primo incontro con Cos parl Zarathustra, avvenuto nel 1898, definendolo unesperienza terribile10, e ancora nei celebri seminari zurighesi dedicati al capolavoro di Nietzsche tra il 1934 ed il 1939 ha affermato: Il pensiero di Nietzsche fu una delle principali influenze spirituali che io abbia mai sperimentato11. Nella Psicologia dellinconscio, poi, ha dichiarato apertamente il suo debito teorico nei confronti del filosofo di Zarathustra: Io ho avuto, rispetto a Freud e ad Adler, il grande vantaggio di non essere cresciuto nellambito della psicologia delle nevrosi con tutta la sua unilateralit. Io provengo invece dalla psichiatria, e la conoscenza di Nietzsche mi ha ben preparato ai fini della psicologia moderna12. Nietzsche, per lui, non solo il filosofo che nello Zarathustra ha portato alla luce i contenuti dellinconscio collettivo della nostra epoca13, ma soprattutto il pensatore che, con la sua teorizzazione della volont di potenza, gli ha consentito di superare lunilateralit della teoria pulsionale di Freud. Non esiste soltanto una pulsione di conservazione della specie - ha scritto Jung - ma anche la pulsione di autoconservazione. Nietzsche parla esplicitamente di questa seconda pulsione, cio della volont di potenza14. Nietzsche e il sogno Ma, quale che sia il ruolo effettivamente svolto dalle idee di Nietzsche nella genesi e nellevoluzione della psicologia del profondo, un punto in cui la filosofia di Nietzsche e le ricerche psicologiche di Freud e di Jung sembrano convergere in

Cfr. G. GRODDECK, Das Buch vom Es, Wien 1923.

Carteggio Freud-Groddeck , trad. it. di L. Schwarz, Milano 1979, pp. 72-73: lettera di Freud a Groddeck, Natale 1922.
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Cfr. C. G. JUNG, Sogni, ricordi e riflessioni , Milano 1965, p. 128. Su Jung e Nietzsche cfr. M. INNAMORATI, La presenza dello Zarathustra di Nietzsche nelle opere di Jung , in Giornale Storico di Psicologia Dinamica, 1991, pp. 73-93.
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C. G. JUNG, Nietzsches Zarathustra, a cura di J.L. Jarret, 2 voll., Princeton 1988, p. 1301.

C. G. JUNG, Psicologia dellinconscio, in Opere edizione diretta da L. Aurigemma, Torino 1970 e sgg., vol. VII, p. 118.
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C. G. JUNG,Tipi psicologici , in Opere, cit., vol. VI, p. 197. C. G. JUNG, Psicologia dellinconscio, cit., p.32.

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SOGNI DI NIETZCHE
modo davvero sorprendente, come proprio Jung ha riconosciuto15, la teoria del sogno 16. Lou Andreas-Salom, che aveva avuto modo di conoscere Nietzsche intimamente e di discutere intensamente con lui, nel suo Nietzsche in seinen Werken ha affermato che i sogni ebbero sempre un ruolo importante nella sua vita e nel suo pensiero ed ha sottolineato come egli avesse cominciato presto a interessarsi a questo tema17. In effetti, la tematica del sogno presente gi in alcuni frammenti la cui stesura precede la Nascita della tragedia. In uno di essi, risalente al periodo compreso tra la fine del 1870 e laprile del 1871, Nietzsche scrive: La causalit del sogno analoga alla causalit della veglia - e inoltre alla causalit del sogno intenso che dura pochi secondi. In una met dellesistenza noi siamo artisti - come persone che sognano. Tutto questo mondo attivo ci necessario18. Si tratta di pensieri che Nietzsche svilupper molti anni dopo nel secondo Umano, troppo umano, cos come in Aurora riprender lidea, che appare gi in un altro frammento coevo del precedente, secondo la quale il sogno da mettersi in rapporto simbolico con gli istinti. Scrive Nietzsche in quel frammento: Tutto il nostro mondo dellapparenza un simbolo dellistinto. E quindi anche il sogno19. Nella sua prima opera, La nascita della tragedia, Nietzsche si sofferma a lungo sul sogno, contrapponendolo allebbrezza: Fra questi fenomeni fisiologici - egli scrive - si pu notare un contrasto corrispondente a quello tra apollineo e dionisiaco. Infatti, mentre attraverso lebbrezza dionisiaca si esprimono i dolori e le atrocit dellesistenza, il sogno rappresenta la bella parvenza. Ed anche quando dinanzi al sognatore passano le cose serie, cupe, tristi, tetre, gli impedimenti improvvisi, le beffe del caso, le attese angosciose, nondimeno permane in lui quel fuggevole senso dellillusione che guarisce e aiuta. Nietzsche si sofferma a descrivere questo meccanismo psicologico: Forse pi duno ricorda, come me, di essersi talvolta detto, nei pericoli e nei terrori del sogno, per incoraggiarsi, e con successo: un sogno! Voglio continuare a sognarlo!. Come
Cfr. C. G. JUNG, Simboli della trasformazione, in Opere, cit., vol. V, p. 37, dove Jung ha accostato le idee di Nietzsche sul sogno alle osservazioni fatte da Freud sulla base dellanalisi del materiale onirico.
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Sul rapporto Nietzsche-Freud, in particolare a proposito del sogno cfr. C. M. LISSMANN, Der Traum bei Nietzsche und Freud , in Von Nietzsche zu Freud: bereinstimmungen und Differenzen von Denkmotiven, hrsg. von J. Figl, Wien 1996, pp. 97-112. Su Nietzsche e il sogno cfr. anche G. PARKES, Nietzsche on the fabrication of experience, in Journal of Nietzsche studies, 9/10, 1994, pp. 7-35.
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L. ANDREAS-SALOM, Vita di Nietzsche, a cura di E. Donaggio e D. M. Fazio, Roma 1998, p. 220.

F. NIETZSCHE, Frammenti postumi 1869-1874 , trad. it. di M. Carpitella, in Opere, cit., vol. III, tomo 3, parte I, frammento 7 [195], p. 195. Cfr. F. NIETZSCHE, Umano, troppo umano II, Il viandante e la sua ombra, trad. it. di S. Giametta, in Opere, cit., vol. IV, tomo 3, af. 194. Altri riferimenti alla tematica del sogno in frammenti della stessa epoca si trovano in: 3 [58], 7 [106], 7 [175], 7 [188].
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Ivi, frammento 8 [41], p. 244. Cfr. F. NIETZSCHE, Aurora, cit., af. 119.

I CONTRIBUTI

FAZIO
pure mi stato raccontato di persone che erano in grado di proseguire per tre e pi notti successive la concatenazione di uno stesso, identico sogno: fatti che attestano chiaramente come il nostro essere intimo, il sostrato comune di tutti noi, sperimenti in s il sogno con profondo piacere e gioiosa necessit. Il sogno svolge perci una funzione non dissimile a quella che, nel suo periodo romantico, Nietzsche attribuisce allarte, da cui la vita viene resa possibile e degna di essere vissuta20. Sul tema dei sogni ricorrenti Nietzsche ritorna ancora in uno scritto del 1873, intitolato Su verit e menzogna in senso extramorale, nel quale afferma che la verit una metafora della quale si dimenticata la natura metaforica. Ci avviene perch le stesse metafore si presentano con regolarit, finendo col diventare canoniche e vincolanti. Accade cos che esse vengano scambiate per verit, cos come ad una persona che sognasse sempre lo stesso sogno accadrebbe di scambiarlo per la realt: Pascal ha ragione quando sostiene che, se ogni notte ci si presentasse il medesimo sogno, noi ci occuperemmo altrettanto di esso quanto delle cose che vediamo ogni giorno: se un artigiano fosse sicuro di sognare ogni notte, per dodici ore filate, di essere re, io credo allora dice Pascal che egli sarebbe altrettanto felice quanto un re che sognasse tutte le notti, per dodici ore, di essere un artigiano21. Al sogno sono dedicati, poi, tre aforismi del primo Umano, troppo umano, lopera con la quale Nietzsche inaugura quella che stata definita la fase illuministica del suo pensiero. Nellaforisma intitolato Fraintendimento del sogno, Nietzsche attribuisce al sogno lorigine del pensiero metafisico: Nelle epoche di civilt rozza e primordiale luomo credette di conoscere nel sogno un secondo mondo reale; questa lorigine di ogni metafisica. Senza il sogno non si sarebbe trovato alcun motivo di scindere il mondo. Anche la scomposizione in anima e corpo si connette con la pi antica concezione del sogno, e cos pure lammissione di una forma corporea dellanima, cio dellorigine di ogni credenza degli spiriti e

F. NIETZSCHE, La nascita della tragedia, trad. it. di S. Giametta, in Opere, cit., vol. III, tomo 1, pp. 21-23. da notare come, sin dalla Nascita della tragedia, Nietzsche non segua la tesi di Schopenhauer secondo la quale il sogno sarebbe da mettersi in rapporto direttamente con l essenza metafisica della realt, la volont. Nella Nascita della tragedia, infatti, la volont si esprime piuttosto attraverso lebbrezza dionisiaca. Rispetto ad essa, il sogno, elemento apollineo, svolge il ruolo consolatorio dellapparenza. Cfr. A. SCHOPENHAUER, Saggio sulle visioni di spiriti e su quanto vi connesso, in Parerga e paralipomena, a cura di G. Colli e M. Carpitella, 2 voll., Milano 1981-1983, vol. I, pp. 309-420: 360-362. E, in effetti, le fonti di Nietzsche a proposito della tematica del sogno sono altre, come mostrato in H. TREIBER, Zur Logik des Traumes bei Nietzsche, in Nietzsche-Studien, 23, 1994, pp. 1 -41. Tra esse, un ruolo particolare spetta allo Handbuch der physiologischen Optik di Hermann von Helmholtz.
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F. NIETZSCHE, Su verit e menzogna in senso extramorale, in La filosofia dellepoca tragica dei greci e Scritti dal 1870 al 1873 , trad. it. di G. Colli, in Opere, cit., vol. III, tomo 2, p. 369. Cfr. B. PASCAL, Pensieri, A questo testo sono collegati alcuni frammenti dedicati al rapporto tra il sogno e lillusione: cfr. F. NIETZSCHE, Frammenti postumi 1869-1874 , trad. it. di G. Colli e C. Colli Staude, in Opere, cit., vol. III, tomo 3, parte II, frammenti 19 [183], 19 [225], 19 [228], 19 [243]. Per le fonti di questi testi di Nietzsche cfr. G. UNGEHEUER, Nietzsche ber Sprache und Sprechen, ber Wahrheit und Traum, in Nietzsche-Studien, 12, 1983, pp. 134-213.
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SOGNI DI NIETZCHE
probabilmente anche della credenza negli di. Il morto continua a vivere, perch appare in sogno al vivo: cos si concluse allora, per molti millenni22. Ed una tesi analoga a quella delloperetta kantiana I sogni di un visionario chiariti con i sogni della metafisica. Pi interessanti sono le osservazioni contenute nellaforisma intitolato Sogno e civilt, dove Nietzsche paragona il pensiero onirico al pensiero vigile dellumanit ai suoi primordi. Il sogno, infatti, confonde la nostra memoria e fa s che noi scambiamo le cose e i loro significati con la stessa arbitrariet con cui i popoli poetarono le loro mitologie. Perci, il sogno paragonabile quasi ad uno stato di allucinazione: Nel sogno noi rassomigliamo tutti a questo selvaggio; il cattivo riconoscere e lerroneo identificare sono il motivo delle cattive conclusioni di cui ci rendiamo colpevoli nel sogno; sicch, rappresentandoci chiaramente un sogno, ci spaventiamo di noi stessi, per il fatto di albergare in noi tanta follia. La perfetta chiarezza di tutte le rappresentazioni del sogno, che ha come presupposto lincondizionata fede nella loro realt, ci riporta alla memoria stati passati dellumanit in cui lallucinazione era straordinariamente frequente e afferrava intere comunit, interi popoli contemporaneamente. Dunque: nel sonno e nel sogno espletiamo ancora una volta il compito di unumanit primitiva23. La stessa tesi, ribadita da Nietzsche nellaforisma dal titolo Logica del sogno: Nel sogno continua ad agire in noi questa antichissima parte di umanit, poich questa la base sulla quale si svilupp e ancora si sviluppa in ogni uomo la superiore ragione; il sogno ci riporta indietro in remoti stadi di civilt umana e fornisce il mezzo per comprenderli meglio. Il pensare in sogno ci diventa ora cos facile, perch per estesissimi tratti dellevoluzione umana siamo stati cos bene addestrati in questa forma fantastica e grossolana di spiegare in base alla prima idea venuta in mente. In questo senso anche il sogno un riposo per il cervello, che deve soddisfare durante il giorno alle esigenze di pensiero che vengono poste dalla pi alta civilt24. Commentando questi passi di Umano, troppo umano, Freud ha scritto: Si intuisce lesattezza delle parole di Nietzsche [] e si indotti a sperare di arrivare, con lanalisi dei sogni, a conoscere leredit arcaica delluomo, a riconoscere ci che in lui psichicamente innato25. Dal canto proprio, sulla base di questi due aforismi, Jung ha sostenuto che Nietzsche ha conosciuto il concetto di archetipo26, ed

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F. NIETZSCHE, Umano, troppo umano I, trad. it. di S. Giametta, in Opere, cit., vol. IV, tomo 2, af. 5, p. 18. Id., af. 12, pp. 21-22. Id., af. 13, p. 23. S. FREUD, Linterpretazione dei sogni , cit., p. 501.

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C. G. JUNG, Psicologia e religione, in Opere, cit., vol. XI, p. 59, dove Jung scrive: La teoria delle idee originarie preconsce non affatto una mia invenzione, come mostra la parola archetipo, che
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I CONTRIBUTI

FAZIO
altrove ha osservato che, mentre Freud ha considerato i residui arcaici dellinconscio come semplici relitti, Nietzsche, prima di lui, vi aveva scorto dei regolatori sempre presenti, e biologicamente indispensabili, della sfera istintuale, la cui attivit si estende a tutto lambito della psiche27. Nello stesso aforisma di Umano, troppo umano Nietzsche presenta una sorta di fenomenologia dei procedimenti logici del pensiero onirico. La sua tesi che il sogno la ricerca e la rappresentazione delle cause [], ossia delle presunte cause delle eccitazioni e degli stimoli che colpiscono il sistema nervoso, sia dal suo interno che dallesterno, durante il sonno. Cos accade che scambiamo gli effetti per cause, e cos una successione pu apparire come una contemporaneit e perfino come una successione invertita. I rapporti di causa-effetto e di successione temporale non valgono, dunque, nella logica del sogno. Perci, conclude Nietzsche, da questi fatti possiamo rilevare quanto tardi si sia sviluppata una maggior acutezza del pensiero logico e la rigorosa determinazione di causa ed effetto, visto che le funzioni della nostra ragione ancora oggi retrocedono involontariamente a quelle primitive forme di ragionamento28. Ma Nietzsche non ha soltanto descritto alcuni dei meccanismi del lavoro onirico. In un frammento della primavera-estate del 1877, infatti, ha considerato il sogno come qualche cosa di reale, che accresce effettivamente la nostra esperienza: Allargare lesperienza. Vi sono casi nei quali i sogni arricchiscono realmente lmbito della nostra esperienza: chi potrebbe sapere senza i sogni che cosa prova uno che sia librato nellaria?29. Anche il sogno appartiene, insomma, alla sfera di quello che, con linguaggio attinto dalla fenomenologia, si chiamerebbe il vissuto. Ed al vissuto di Nietzsche appartiene il riferimento al sogno di volare, un sogno tipico sul quale dovremo soffermarci. Nietzsche torna a riflettere sul sogno nelle due appendici di Umano, troppo umano: le Opinioni e sentenze diverse e Il viandante e la sua ombra. Qui i sogni non sono pi considerati solamente in rapporto con gli stimoli che colpiscono il dormiente, bens sono messi in relazione con la sua vita cosciente, della quale costituiscono una sorta di prosecuzione e di commento simbolico. Cos, nellaforisma 73 delle Opinioni e sentenze diverse Nietzsche osserva: Interpretare il sogno. Su ci che talvolta nella veglia non si sa e non si sente esattamente - se verso una persona si ha una buona o una cattiva coscienza - istruisce in modo del tutto inequivocabile il sogno30. E, nel

appartiene ai primi secoli della nostra era. Con particolare riguardo alla psicologia troviamo questa teoria nelle opere di Adolf Bastian e poi ancora in Nietzsche.
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C. G. JUNG, La dinamica dellinconscio, in Opere, cit., vol. VIII, pp. 218-219. F. NIETZSCHE,Umano, troppo umano I, cit., af. 13, p. 24.

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F. NIETZSCHE, Frammenti postumi 1876-1878 , trad. it. di M. Montinari, in Opere, cit., vol. IV, tomo 2, frammento 23 [20], p. 404.
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SOGNI DI NIETZCHE
Viandante e la sua ombra, riprendendo e approfondendo le sue osservazioni sul linguaggio e sulla logica del sogno, afferma: Il sogno. I nostri sogni, quando eccezionalmente riescono e divengono perfetti - di solito il sogno un lavoro da acciarponi - sono simboliche catene di scene e di immagini in luogo di un linguaggio poetico di narrazione; essi parafrasano le nostre vicende o aspettative o relazioni con artistica arditezza e determinatezza, al punto che poi la mattina stupiamo di noi stessi, se ci ricordiamo dei nostri sogni. Noi consumiamo nel sogno troppa arte - e ne siamo perci di giorno pi poveri31. Ma in una pagina di Aurora, dove il sogno viene interpretato come una sorta di soddisfazione simbolica di un istinto, che Nietzsche si spinge sino ad un passo dalle scoperte della psicoanalisi freudiana. Scrive Nietzsche: Per quanto uno faccia progredire la sua conoscenza di s, nessuna cosa potr mai essere pi incompleta del quadro di tutti quanti gli istinti (Triebe) che costituiscono la sua natura. Difficilmente potr dare un nome ai pi grossolani di essi: il loro numero e la loro forza, il loro flusso e riflusso, il giuoco alterno delluno con laltro e soprattutto le leggi del loro nutrimento gli resteranno sconosciuti. Alcuni istinti, come ad esempio la fame, non si appagano di vivande sognate; ma la maggior parte degli istinti [] si appagano proprio di questo. Ne deriva, secondo Nietzsche, la supposizione che il significato e il valore dei nostri sogni proprio quello di compensare - fino a un certo grado - quella casuale mancanza di nutrimento durante il giorno. Questa supposizione, prosegue Nietzsche, vale forse anche a spiegare perch i medesimi stimoli e le medesime tracce mnestiche, che costituiscono come gi sappiamo la materia del sogno, vengano trasposte in modi cos variegati: Perch il sogno di ieri fu pieno di dolcezza e di lacrime, quello dellaltro ieri scherzoso e tracotante, quello prima ancora fu tutto unavventura e una continua cupa ricerca? Perch godo, in questo, le inenarrabili bellezze della musica, perch mi libro lass a volo, in questaltro, con lestasi dellaquila, verso lontani vertici di monti?. Dipende, ipotizza Nietzsche, da quale istinto voleva appagarsi, attivizzarsi, esercitarsi, ristorarsi, sfogarsi. Listinto che cerca appagamento nel sogno infatti il suggeritore che detta le interpretazioni assai libere, assai arbitrarie degli stimoli sensoriali e delle tracce mnestiche. Ma, prosegue Nietzsche, la vita allo stato di veglia non ha questa libert dinterpretazione come quella del sogno, meno poetica e sfrenata - tuttavia non dovr forse concludere col dire che i nostri istinti nella veglia non fanno egualmente nientaltro che interpretare le eccitazioni nervose e disporre le cause di queste sulla base della loro esigenza? che tra veglia e sogno non v sostanzialmente alcuna

F. NIETZSCHE, Umano, troppo umano II. cit., Opinioni e sentenze diverse, af. 76, p. 33. Cfr. [P. RE], Psychologische Bobachtungen, Berlin 1875, p. 102, dove Re scrive: I fatti che sognamo sono immaginari, ma i sentimenti che vi sono alla base hanno cura di essere esattamente adeguati al nostro vero stato danimo. Il sogno manifesta il nostro carattere. Lopera di Re tra le letture di Nietzsche in questa fase della sua operosit filosofica.
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Id., Il viandante e la sua ombra, af. 194, p. 215.

I CONTRIBUTI

FAZIO
differenza? [] che tutta la nostra cosiddetta coscienza un pi o meno fantastico commento di un testo inconscio, forse inconoscibile, e tuttavia sentito?32. Sogni di Nietzsche Oltre alle sue idee sul sogno, conosciamo anche alcuni dei sogni di Nietzsche. Essi, sebbene non ci permettano certo, come gi Freud avvertiva, di risolvere il caso Nietzsche33, n ci autorizzano a tentare lennesima interpretazione psicopatologica del suo pensiero 34, che risulterebbe giocoforza fuorviante, nondimeno consentono, forse, di intravedere qualche cosa della personalit pi intima di questo filosofo, che Jung nella sua casistica di tipi psicologici ha classificato come un introverso35, e che uno dei suoi maggiori interpreti, Mazzino Montinari, ha descritto in questi termini: Nietzsche un esempio raro di concentrazione mentale, di esercizio crudele e continuo dellintelletto, di interiorizzazione e sublimazione di esperienze personali, dalle pi vistose alle pi insignificanti, di riduzione di ci che si chiama vita a spirito36. Il pi antico dei sogni di Nietzsche del quale siamo a conoscenza risale allepoca della sua infanzia e precisamente al gennaio 1850. Nietzsche aveva appena cinque anni quando suo padre, il pastore Karl Ludwig Nietzsche, si era ammalato, probabilmente di tumore al cervello, era morto ed era stato sepolto nel camposanto presso la canonica di Rcken dove la famiglia abitava. Qualche mese dopo Nietzsche fece quello che, in un frammento autobiografico del 1858, ci presenta come un sogno premonitore: In quei giorni sognai una volta di udire in chiesa il suono dellorgano, come per una sepoltura. Mentre ne ricercavo la causa, dimprovviso vidi spalancarsi una tomba, dalla quale usc mio padre avvolto nel sudario. Egli corre in chiesa e poco dopo ne ritorna con un bimbo in braccio. Il tumulo si apre, mio padre vi rientra e il coperchio si chiude sul sepolcro. Tosto il suono dorgano cessa e io mi sveglio. - Il

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F. NIETZSCHE, Aurora, cit., af. 119, pp. 89-92. Cfr. S. FREUD-A. ZWEIG, Briefwechsel, Frankfurt a. M. 1968, p. 96.

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Cfr. M. NORDAU, Degenerazione, trad. it. di G. Oberosler, 2 voll., Torino 1896, vol. II, pp. 447-504; P. J. MOEBIUS, Ueber das Pathologische bei Nietzsche, Wiesbaden 1902; W. LANGE - EICHBAUM, Nietzsche: Krankheit und Wirkung , Hamburg 1946; E. F. PODACH, Nietzsches Werke des Zusammenbruchs, Heidelberg 1961.
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Cfr. C. G. JUNG,Tipi psicologici , cit., p. 388: Si potrebbe prendere Darwin come esempio del normale tipo di pensiero estroverso, e Kant come esempio dellopposto tipo normale introverso. Come il primo parla il linguaggio dei fatti, cos il secondo si richiama al fattore soggettivo. Darwin spazia nel vasto campo della realt obbiettiva, mentre Kant si riserva soprattutto alla critica della conoscenza. Se prendessimo un Cuvier e gli contrapponessimo un Nietzsche, lantitesi sarebbe ancora pi netta.
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M. MONTINARI, Che cosa ha veramente detto Nietzsche, Roma 1975, p. 13.

SOGNI DI NIETZCHE
giorno seguente, il piccolo Joseph improvvisamente si sente male, cade in preda a convulsioni e muore poche ore dopo. [] Il mio sogno si era completamente avverato. E la piccola salma venne deposta davvero tra le braccia del padre37. Se vero che, come diceva Freud, i sogni non permettono mai la premonizione del futuro, bens solo la conoscenza del passato, poich dal passato che deriva il sogno, in ogni senso38, si pu forse azzardare uninterpretazione di questo sogno diversa da quella prospettata da Nietzsche. Infatti, il bimbo trasportato nel sepolcro tra le braccia del padre, che del resto Nietzsche non ha visto, potrebbe non essere il fratellino Joseph, bens Nietzsche stesso. Il sogno rappresenterebbe, dunque, da parte del bambino Nietzsche, la presa di coscienza della realt della morte, successiva alla prematura scomparsa di suo padre. Un sogno di Nietzsche quindicenne, quello che Jung ha chiamato il sogno di Wotan39 ed ha riferito sulla base della biografia nietzscheana di Elisabeth Frster-Nietzsche 40. Nietzsche lo ha sognato nel collegio di Pforta nellagosto del 1859, la notte prima delle vacanze estive, e lo ha narrato in un frammento autobiografico che oggi si pu leggere nel primo volume dei suoi scritti giovanili. Scrive Nietzsche: Il sole era gi tramontato quando uscimmo dalla cupa Halle. Ben presto ci lasciammo alle spalle questa citt, che non mi fa unimpressione piacevole nonostante la sua animazione, sopra il capo il cielo inondato doro, dove ancora ardeva una vampa trasfigurata in color di rosa, accanto a noi i seminati su cui posava il dolce alito della sera. O Wilhelm, esclamai, c pi gran piacere dellandar vagando cos insieme per il mondo? Lamicizia, la fedelt! Il respiro della splendida notte estiva, il profumo dei fiori e il crepuscolo vermiglio! Non si levano i tuoi pensieri come lallodola esultante, per assidersi in trono sulle nuvole circonfuse doro? La mia vita mi si dispiega innanzi come un mirabile paesaggio serotino. Come si raggruppano i giorni davanti ai miei occhi, ora in una luce fosca, ora trionfalmente decantati!- - Qui un grido acuto mi lacer le orecchie; veniva dal vicino manicomio. Le nostre mani si tennero pi strette; era come se uno spirito maligno ci sfiorasse con ali dangoscia. No, nulla ci potr separare, soltanto il dio della morte. Sparite, potenze maligne! - Anche in questo mondo cos bello ci sono degli infelici. Ma che cos linfelicit? Si era fatto pi scuro, le nuvole si erano addensate fino a formare una massa grigia e notturna. Affrettammo un poco il passo, senza parlare. I campi si facevano sempre pi bui, e quando alla fine ci trovammo in un bosco cominciammo a sentirci

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F. NIETZSCHE, Scritti giovanili 1856-1864 , a cura di M. Carpitella in Opere, cit., vol. I, tomo 1, p. 20. S. FREUD, Linterpretazione dei sogni , cit., p. 565. C. G. JUNG, Sur linterprtation des Rves, par A. Tondat, Paris 1998, p. 118. Cfr. E. FRSTER-NIETZSCHE, Nietzsches Leben, 3 Bde., Leipzig 1895-1903, vol. I, pp. 151-153.

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FAZIO
a disagio. Fu quindi con molto piacere, ma anche con un po di paura, che vedemmo una luce venir da lontano verso di noi. Ma ci facemmo coraggio e le corremmo incontro. Ben presto scorgemmo una nera figura; un cacciatore, a quel che sembrava. Portava infatti sulle spalle uno schioppo, ed era seguito da un cane che abbaiava a tutto spiano. Ma quando fummo pi vicini e potemmo distinguere i tratti selvaggi e inquietanti del suo volto, il coraggio ci venne meno di nuovo e gli demmo la buona sera con voce fioca. Una voce di basso profondo ci rese il saluto; lo straniero ci gett un fascio di luce in faccia ed esclam, calmando il cane che voleva gettarsi su di noi: Che fate a questora nel bosco, ragazzi?. Non sapevamo che cosa rispondere e replicammo: Andiamo a Eisleben e speravamo di raggiungerla entro stanotte. Ma la notte non amica di nessuno, e andare in giro cos da soli, per dei ragazzi cos giovani. Qui si ferm, e noi lo guardammo in viso ansiosi. Ma lui esclam ridendo: Via, non abbiate paura: vi accompagner io. Sebbene al principio accettassimo il suo invito con un certo timore, pure il suo ruvido volto ci divenne pi familiare, e acquistammo fiducia in lui. Era ormai notte fonda, anche la luna era coperta da fitte nubi e la lanterna gettava la sua luce vacillante sugli antichi alberi giganteschi. Mi venne quasi lidea di dirigerci a Teutschental per farvi sosta. In questo paese avevo uno zio, ma sapevo che non mi avrebbe lasciato ripartire tanto presto. Infine, chiesi sue notizie come per caso, e luomo mi guard e disse: Ah, il signore lo conosce?. Risposi: S, un poco ma poi, quando mi chiese perch non volessi andare a trovarlo, replicai: Ci sar tempo al ritorno. Ma il vecchio rispose stupito: Avete delle conoscenze da queste parti e preferite andare in giro di notte per strade pericolose?. Pericolose? chiesi, e volsi ancora gli occhi in giro, inquieto; ma tuttattorno non cera che la notte, profonda e tenebrosa. E non avete mai sentito le storie di spiriti di questo bosco? E per di pi, da queste parti sono solite accamparsi delle bande di zingari. - Lo pregai di non parlare di quelle cose e continuammo la nostra strada in un silenzio di tomba. Alla fine giungemmo in una valle, circondata tuttintorno da sterpaglia incolta. Dimprovviso il nostro accompagnatore port alla bocca un fischietto e fece risuonare un sibilo acuto. Ci guardammo sconcertati; ma dun tratto il bosco si anim, qua e l brillarono delle fiaccole, fummo circondati da gente bizzarramente mascherata, io persi i sensi e non vidi quanto mi stava accadendo. Quando rinvenni, quelle immagini di terrore mi si agitavano ancora intorno, ma ben presto prese il sopravvento una sensazione che mi rianim e mi rasseren mi trovavo di nuovo a Pforta, era lultima mattina, tra due ore sarei stato nuovamente a Naumburg. Il sole mattutino penetrava coi suoi raggi attraverso la finestra e io salutavo con gioia la luce celeste, che scacciava le cupe fantasie della notte. - 41. Secondo linterpretazione che di questo sogno ha dettato Carl Gustav Jung, il cacciatore sognato da Nietzsche altri non se non il dio Wotan, l antico dio della tempesta e dellebbrezza dellimmaginario archetipico germanico. Difatti, ha osservato Jung, nel corso dei secoli Wotan, linstancabile viandante, il mettimale
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F. NIETZSCHE, Scritti giovanili 1856-1864 , cit., pp. 107-110.

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che va suscitando qua e l litigi e operando magie, fu trasformato dal cristianesimo in un demonio; non era pi che un fuoco fatuo nelle notti di tempesta, un cacciatore spettrale accompagnato dal suo seguito. Nel sogno di Nietzsche, sempre secondo Jung, significativo che il dormiente, che voleva andare a Eisleben, la citt di Lutero, discuta con il cacciatore se andare invece a Teutschental [valle dei Germani]. Ed quasi impossibile confondere lacuto fischio del dio della tempesta nel bosco notturno42. Limmagine archetipica di Wotan, emersa dalla foresta dellinconscio del giovane Nietzsche, sarebbe poi stata trasfigurata, dal Nietzsche filologo classico, in quella della divinit greca di Dioniso. Nello stesso frammento del giovane Nietzsche si trova, tuttavia, una traccia che sembra suggerire una diversa interpretazione di questo sogno. Siamo alla vigilia delle vacanze, ed egli esprime cos il proprio stato danimo: Non con pianti e sospiri ci strappiamo alle braccia della nostra Alma Mater: no, al contrario, ci sentiamo cos liberi e allegri, come unallodola che sale nelletere fiammeggiante e tuffa le sue ali nel purpureo, fluttuante ardore. Ma la vera libert? Solo per cinque settimane possiamo batter le ali per monti e per valli, per infinite distese; ma poi una parola imperiosa ci richiama tra le antiche mura tenebrose43. Nietzsche si apprestava alle vacanze, che per lui volevano dire anche il sospirato ritorno a casa, con questo stato danimo ambivalente. Ed lo stesso stato danimo che si riflette nel sogno, dove egli gi in vacanza, insieme con lamico Wilhelm Pinder, e la sua vita gli appare come un mirabile paesaggio serotino. Ma subito interviene lelemento perturbante: il grido proveniente dal manicomio e i due amici si sentono sfiorati con ali dangoscia. Scende improvvisamente la notte e i due viandanti si trovano in un bosco in mezzo al quale un cacciatore si fa loro incontro. Contrariamente a quanto farebbe presagire il suo aspetto inquietante, questi si rivolge ai due amici in tono paterno, li rassicura e si offre di accompagnarli. Conosce anche uno zio di Nietzsche che abita l nei paraggi - il cugino della madre Jeronimus Burckhardt, presso il quale Nietzsche ha gi trascorso una volta le vacanze nel 1854 - ma Nietzsche si rifiuta di recarvicisi. Proseguono cos in silenzio nella notte, finch la scena non viene interrotta dal fischio del cacciatore e dallapparizione delle persone bizzarramente mascherate. Nietzsche conosceva per esperienza diretta le sofferenze dei malati di mente: erano i patimenti indicibili44 di suo padre sofferente di tumore al cervello. Il grido acuto che gli aveva lacerato il cervello potrebbe perci stare a simboleggiare la presenza del padre, della cui guida sicura egli avvertiva il bisogno nel suo viaggio, metafora della vita. Ancora in un frammento dellepoca dello Zarathustra, Nietzsche avrebbe descritto se stesso con queste parole: E come di solito un giovane

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C. G. JUNG,Wotan, in Opere, cit., vol. X, tomo 1, pp. 280-283. F. NIETZSCHE, Scritti giovanili 1856-1864 , cit., p. 106. Id., p. 19.

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FAZIO
desidera, pregando, che una donna lo ami, cos quello desiderava, pregando, lamore di un padre45. Ma il cacciatore dal volto familiare che gli si rivolge con tono paterno non suo padre - lo si capisce alla fine del sogno, dove si svela che tutta una finzione -; come non suo padre neppure lo zio Burckhardt, dal quale infatti Nietzsche non vuole andare. Ci sar tempo al ritorno. Per adesso, di uno zio non sa che farsene. Il cacciatore, che si comporta come un padre severo e benevolo, potrebbe essere invece uno dei professori di Pforta, ossia soltanto il surrogato di quel padre di cui, al momento di tornare in famiglia per le vacanze, il Nietzsche quindicenne sembra avvertire quanto mai lassenza. In un altro frammento autobiografico, quasi dieci anni dopo il sogno di Pforta, il Nietzsche ventiquattrenne ha scritto: Gli aspetti pi importanti della mia educazione rimasero affidati a me stesso. Mio padre, pastore protestante di campagna in Turingia, mor troppo presto; mi venne a mancare la guida severa e superiore di un intelletto virile. Quando, fattomi ragazzo, andai alla scuola di Pforta, conobbi soltanto un surrogato delleducazione paterna, la disciplina uniformatrice di una scuola ben organizzata46. Tra i frammenti giovanili di Nietzsche ve n uno, risalente al dicembre 1864, intitolato Sogno di una notte di San Silvestro. Nietzsche ventenne, ormai studente universitario a Bonn, vi descrive lanno che ormai volge al termine attribuendogli le sembianze di un moribondo rantolante: Nella mia stanza tutto silenzio, di quando in quando crepitano i carboni della stufa, ho abbassato la luce della lampada e nella camera non c altro chiarore che quello di alcune larghe strisce color rosso fuoco che dalla stufa percorrono vacillando il pavimento fino al mogano del mio pianino. Sono le ore che precedono immediatamente la mezzanotte; ho frugato finora le mie lettere e i miei manoscritti, ho bevuto ponce caldo e poi suonato il requiem del Manfredi di Schumann. Adesso ho voglia di abbandonare ogni interesse estraneo e di pensare soltanto a me stesso. Perci attizzo ancora una volta il fuoco, reclino la testa sulla mano sinistra appoggiata sullo spigolo del sof, chiudo gli occhi e rifletto. Il mio spirito trascorre rapido a volo per i luoghi a lui cari e si posa a Naumburg, poi a Pforta e a Plauen - e infine fa ritorno nella mia camera. Nella mia camera? Ma cosa vedo sul mio letto? C sdraiato qualcuno - si lamenta piano, rantola - un moribondo! E non solo! Tuttattorno come delle ombre, ritte e sospese a mezzaria. Anzi, queste ombre parlano. Anno cattivo, che cosa mi hai promesso e che cosa hai mantenuto? Sono pi infelice che mai, e tu mi avevi assicurato che avrei avuto fortuna. Sii maledetto!.

F. NIETZSCHE, Frammenti postumi 1882-1884 , trad. it. di M. Carpitella e M. Montinari in Opere, cit., vol. VII, tomo 1, parte II, frammento 23 [1], p. 301.
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F. NIETZSCHE, La mia vita. Scritti autobiografici 1856-1869 , trad. it. di M. Carpitella, Milano 1977, p. 183.
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SOGNI DI NIETZCHE
Caro anno, in principio mi guardavi cos tetro, ma il tuo maggio mi ha consolato, e il tuo autunno stato leco melanconica del maggio. Sii benedetto!. Vecchio anno, mi hai causato molta fatica, ma mi hai anche ricompensato. Non ci dobbiamo nulla, addio!. Ho aspettato, ho spiato con impazienza il momento che avresti appagato i miei desideri. Fallo adesso, nella tua ultima ora, aiutami!. Non si udiva un suono. Il vecchio anno rantolava piano, a intervalli regolari. Sembrava di udire un sospiro. Dimprovviso si fece una gran luce. Le pareti della stanza si ritrassero, il soffitto vol in alto. Guardai verso il letto. Era vuoto. Udii una voce: O pazzi e zimbelli del tempo, che non esiste se non nelle vostre teste! Io vi domando, che cosa avete fatto? Se volete essere, se volete avere ci che sperate, ci che aspettate, fate quel che gli di vi hanno imposto come prova prima dellagone. Il frutto cadr quando sarete maturi, non prima!. A questo punto lorologio sopra il mio capo si apprest a suonare, ogni cosa scomparve, batterono le dodici e nelle strade si sent gridare: Evviva il nuovo anno!- 47. La troppa chiarezza e la scarsa originalit della metafora dellanno che muore, la strutturazione del racconto, con i quattro personaggi che intervengono luno dopo laltro, e ancor pi la citazione da Byron con la quale il frammento si chiude, inducono a pensare che in questo caso non siamo di fronte ad un sogno di Nietzsche, bens ad una sua fantasia letteraria o, al massimo, ad una rverie. Fra gli appunti di Nietzsche, a partire dalla primavera-estate del 1877, si trova, invece, un enigmatico riferimento ad un sogno ricorrente, che torner altre cinque volte fino al 1882, quando Nietzsche gli dar forma poetica. Si tratta del sogno del rospo48. Conosciamo il contenuto di questo sogno da una tradizione orale risalente agli anni dellinsegnamento di Nietzsche a Basilea. Stando a questa tradizione, Nietzsche lo aveva raccontato durante una cena alla sua vicina di tavola. Costei ne aveva riso, mentre Nietzsche si era fatto di colpo serio e, fissandola con sguardo mezzo interrogativo e mezzo triste, le aveva domandato: Perch ridete?. Ecco il contenuto del sogno come ci stato tramandato: Ho sognato che la mia mano, che avevo appoggiato sul tavolo, aveva improvvisamente assunto unepidermide vitrea, trasparente; potevo vederne chiaramente lossatura, i tessuti e il giuoco dei muscoli. Dun tratto scorsi un grasso rospo seduto sulla mia mano e

F. NIETZSCHE, Scritti giovanili 1856-1864 , cit., pp. 461-462. Limmagine degli zimbelli del tempo una citazione del Manfred (atto II, scena II, Monologo di Manfredi, v. 164) di Byron. Cfr. G. CAMPIONI M. CARPITELLA, Notizie e note a F. NIETZSCHE, Scritti giovanili 1856-1864 , cit., p. 538.
47

Cfr. F. NIETZSCHE, Frammenti postumi 1876-1878 , cit., frammento 21 [21], p. 376. Altri riferimenti allo stesso sogno si trovano anche in Frammenti postumi 1878-1879 , trad. it. di M. Montinari, in Opere, cit., vol. IV, tomo 3, frammento 28 [42], p. 289; Frammenti postumi 1880-1881 , trad. it. di M. Montinari, in Opere, cit., vol. V, tomo 1, frammento 10 [B 26], p. 605; Frammenti postumi 1881-1882 , trad. it. di F. Masini, in Opere, cit., vol. V, tomo 1, frammenti 12 [210], p. 495, 16 [20], p. 555.
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I CONTRIBUTI

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FAZIO
provai contemporaneamente una suggestione irresistibile ad inghiottire la bestia. Superai la mia atroce ripugnanza e lingollai a forza49. Leco di questo sogno si ritrova nei versi intitolati Balsamo per il pessimista, che Nietzsche pubblic nella sezione Scherzo, malizia e vendetta della Gaia scienza. Scrive Nietzsche: Ti lagni tu che niente ti dia gusto? Sempre le vecchie fisime, o amico? Ti sento che bestemmi e sbraiti e sputi E mi si spezza il cuore e la pazienza. Amico, credi a me! Se ti risolvi, Liberamente, ad ingollar dun fiato Un rospettino grasso, non sbirciando! Ti aiuter contro la dispepsia!50. Che cosera il boccone orripilante che Nietzsche, spinto da un impulso irrefrenabile, aveva dovuto trangugiare? Mazzino Montinari, ha interpretato il sogno del rospo basandosi sui versi della Gaia scienza, ed ha ipotizzato che la cura contro il pessimismo consiste nella decisione di ingoiare il rospo, che la negativit dellesistenza51. Tuttavia, il ripetersi di questo sogno ricorrente anche a distanza di anni, ed ancor pi il fatto che Nietzsche avesse sentito il bisogno di raccontarlo, indurrebbe piuttosto a pensare che vi fosse in ballo qualche cosa di molto pi urgente, intimo e personale. Carl Gustav Jung ha interpretato il sogno del rospo ricollegandolo alla famosa infezione luetica dalla quale Nietzsche sarebbe stato affetto: noto che Nietzsche era giovanissimo quando giunse a Basilea; era allora nellet in cui tutti gli altri giovani pensano al matrimonio. Siede accanto a una donna giovane alla quale racconta che qualcosa di terribile e di ripugnante era accaduta al suo membro trasparente, qualcosa che egli era stato costretto ad assorbire in tutto il corpo. Sappiamo quale fu la malattia causa della fine prematura di Nietzsche. Ed proprio questo chegli voleva confidare alla giovane signora, il cui riso era veramente fuor di luogo52. Ma, che la lue sia stata la causa della fine prematura di Nietzsche precisamente quello che non sappiamo e che forse non sapremo mai con certezza.

C. A. BERNOULLI, Franz Overbeck und Friedrich Nietzsche. Eine Freundschaft, 2 Bde., Jena 1908, Bd. I, p. 72.
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F. NIETZSCHE, Balsamo per il pessimista , in La gaia scienza, Scherzo, malizia e vendetta. Preludio in rime tedesche, trad. it. di F. Masini in Opere, cit., vol. V, tomo 2, pp. 27-28.
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M. MONTINARI, Che cosa ha veramente detto Nietzsche, cit., p. 76. C. G. JUNG, Simboli della trasformazione, cit., p. 47.

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N forse sapremo mai se corrisponde al vero lannotazione che compare nel giornale clinico del manicomio di Jena dove si legge: 1866 infezione sifilitica. Gli stessi medici che ebbero in cura Nietzsche dopo il crollo psichico di Torino, il professor Wille di Basilea e il professor Binswanger e il dottor Gutjahr di Jena, manifestarono seri dubbi in proposito53. Ed anche se si dovesse prestar fede alla tesi della lue, non si capirebbe perch il sogno del rospo compaia solo negli anni Settanta e non al momento della presunta infezione. Purtroppo non sappiamo con esattezza quando Nietzsche ha sognato del rospo per la prima volta e quando ha raccontato il suo sogno alla sua vicina di tavola. Ma se il sogno del rospo fosse comparso veramente attorno al 1877 potremmo avanzare qualche supposizione sulla natura dellorrendo boccone che egli si apprestava a trangugiare. Dal racconto del sogno sembra quasi che sia la mano di Nietzsche a trasformarsi in rospo. Ci potrebbe significare che il boccone da ingoiare a forza avesse a che fare con qualche cosa che egli aveva fatto con la propria mano. E Nietzsche, nel 1877, con quella mano aveva scritto lopera del suo distacco da Wagner, Umano, troppo umano. Il rospo potrebbe rappresentare, allora, il timore delle conseguenze sul piano personale che la imminente pubblicazione di quello scritto avrebbe inevitabilmente comportato; e la decisione di ingoiare comunque quel boccone amaro potrebbe simboleggiare il fatto che Nietzsche era comunque risoluto a sforzarsi di accettarle fino in fondo. Se cos fosse, il ripetersi del sogno del rospo sino al 1882 sarebbe una ulteriore spia di quanto profondamente Nietzsche abbia sofferto a causa della rottura con Wagner. E noi sappiamo che, dopo la rottura, Wagner sar materia dei suoi sogni ricorrenti 54, sappiamo del suo pianto dinanzi alla casa di Tribschen dove Wagner un tempo aveva abitato55, sappiamo che le commosse parole di un aforisma della Gaia scienza intitolato non a caso Amicizia stellare saranno dedicate proprio a Richard Wagner56.

Cfr. K. HILDEBRANDT, Gesundheit und Krankheit in Nietzsches Leben und Werk, Berlin 1926, pp. 109-111 che riporta le dichiarazioni dei tre medici. Wille: Segni corporali di un precedente processo sifilitico non erano, che io ricordi, dimostrabili; Binswanger: La natura del decorso come pure la durata della malattia portano a un senso n negativo n positivo per la soluzione del problema; Gutjahr: Ho visitato Nietzsche per trovare segni e residui di una lue e non ho trovato niente.
53

Cfr. F. NIETZSCHE, Briefwechsel, Kritische Gesamtausgabe hrsg. von G. Colli u. M. Montinari, Berlin 1975 e sgg., vol. III, tomo 1, Briefe von Nietzsche 1880-1884 , lettera n. 49, An Heinrich Kselitz in Venedig, Marienbad, 20. August 1880, p. 36: Quanto a me, soffro tremendamente se mi viene a mancare la simpatia e niente pu compensarmi, ad esempio, di avere perso negli ultimi anni la simpatia di Wagner. Quante volte sogno di lui, e sempre mi appare comera allora, quando stavamo insieme in piena confidenza. Tra di noi non c stata mai una parola cattiva, neppure nei miei sogni, ma tante parole incoraggianti e allegre, e forse non ho mai riso tanto con nessuno come con lui.
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Cfr. L. ANDREAS-SALOM,Vita di Nietzsche, cit., pp. 109-110.

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Un altro sogno ricorrente di Nietzsche il sogno di volare. Nietzsche vi fa riferimento una prima volta in un frammento della primavera-estate del 187757. Il sogno del volo ritorna poi in due frammenti, rispettivamente dellautunno 1881 e della primavera del 1884, per trovare infine la definitiva forma letteraria in un aforisma di Al di l del bene e del male. Seguiamo le sue diverse rielaborazioni. Nel frammento 15 [60] dellautunno 1881 Nietzsche ha scritto: Inoltre ci vedo male e la mia fantasia (nel sogno e nella veglia) abituata a ritenere possibili certe cose, che non sempre sarebbero a disposizione degli altri. - Io volo in sogno; so che un mio privilegio; quando ho questo sogno, mi sembra di aver sempre saputo volare. Realizzare con un leggero impulso ogni tipo di arco e di angolo, una geometria volante - una felicit cos peculiare, che certamente ha finito per permeare il mio sentimento della felicit. Quando sto per sentirmi veramente bene, sono sempre liberamente librato verso lalto, verso il basso, a mio arbitrio, senza tensione la prima cosa, e senza degnazione o umiliazione la seconda. Lo slancio - cos come molti lo descrivono, per me una cosa troppo muscolosa e violenta. - Mi sembra che i coribanti e lessenza stessa del dionisiaco si possano interpretare nel modo migliore come tentativi di animali senzali di immaginarsi le ali e di elevarsi al disopra della terra. Un rumore di violentissimo movimento, come unimmane batter dali - da ultimo, quasi come se fossero in alto58. Il riferimento al sogno del volo ritorna nel frammento 25 [147] della primavera del 1884. Scrive Nietzsche: Mi si dir che discorro di cose che non ho mai vissuto, ma solo sognato: al che potrei rispondere che una bella cosa, sognare cos! E, del resto, i nostri sogni sono molto pi esperienze nostre di quanto non si creda - bisogna imparare da capo sui sogni! Se io ho sognato migliaia di volte di volare - non credere che anche nella

Cfr. F. NIETZSCHE, La gaia scienza, cit., af. 279, p. 189: Amicizia stellare. Eravamo amici e ci siamo diventati estranei. Ma giusto cos e non vogliamo dissimularci e mettere in ombra questo come se dovessimo vergognarcene. Noi siamo due navi, ognuna delle quali ha la sua meta e la sua rotta; possiamo benissimo incrociarci e celebrare una festa tra di noi, come abbiamo fatto - allora i due bravi vascelli se ne stavano cos placidamente allncora in uno stesso porto e sotto uno stesso sole, che avevano tutta laria di essere gi alla meta, una meta che era stata la stessa per tutti e due. Ma proprio allora lonnipossente violenza del nostro compito ci spinse di nuovo luno lontano dallaltro, in diversi mari e zone di sole e forse non ci rivedremo mai - forse potr anche darsi che ci si veda, ma senza riconoscersi: i diversi mari e i soli di hanno mutati! Che ci dovessimo diventare estranei la legge incombente su noi: ma appunto per questo dobbiamo ispirarci una maggiore venerazione! Appunto per questo il pensiero della nostra trascorsa amicizia deve diventare pi sacro. Esiste verosimilmente unimmensa invisibile curva e orbita siderale, in cui le nostre diverse vie e mete potrebbero essere intese quali esigui tratti di strada, innalziamoci a questo pensiero! Ma la nostra vita troppo breve, troppo scarsa la nostra facolt visiva per poter essere qualcosa di pi che amici nel senso di quella elevata possibilit. - E cos vogliamo credere alla nostra amicizia stellare, anche se dovessimo essere terrestri nemici lun laltro.
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Cfr. F. NIETZSCHE, Frammenti postumi 1876-1878 , cit., frammento 23 [20], p. 404, cit. F. NIETZSCHE, Frammenti postumi 1881-1882 , cit., frammento 15 [60], p. 545.

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veglia avr il privilegio di un sentimento e di un bisogno rispetto alla maggior parte degli uomini?59. Al sogno del volo dedicato, infine, laforisma 193 di Al di l del bene e del male, dove Nietzsche scrive: Quidquid luce fuit, tenebris agit: ma anche viceversa. Quel che noi viviamo nel sogno, ammesso che facciamo spesso questa esperienza, appartiene in ultima istanza alleconomia complessiva della nostra anima, come qualsiasi altra esperienza realmente vissuta: in virt del nostro sogno noi siamo pi ricchi o pi poveri, abbiamo un bisogno in pi o in meno e infine, nella intensa chiarit del giorno, e anche negli attimi pi sereni del nostro spirito quando desto, cadiamo un po in bala delle abitudini dei nostri sogni. Posto che qualcuno sogni spesso di volare e finalmente, non appena si mette a sognare, diventi cosciente della sua forza e della sua arte del volo come di una prerogativa sua propria e di una sua particolarissima invidiabile fortuna: supposto che un tale individuo creda di poter effettuare con un leggerissimo impulso ogni genere di curve e di angoli e conosca la sensazione di una certa divina levit, un innalzarsi senza tensione e senza sforzo e un abbassarsi senza cedimento e avvilimento - senza gravit! - come non dovrebbe un uomo capace nel sogno di tali esperienze e abitudini trovare infine intonata a un diverso colore e diversamente definita, anche nel suo giorno di veglia, la parola felicit! Come non dovrebbe esigere una felicit diversa? Lelevazione dello spirito - come la descrivono i poeti - deve sembrargli, in confronto a quel volare, gi qualcosa di troppo terrestre, di troppo muscolare e violento, qualcosa di troppo pesante60. Che Nietzsche parli di s stesso e del suo sogno ricorrente di volare risulta dal manoscritto per la stampa che egli, allultimo momento, ha corretto, anzi si potrebbe dire censurato. Nella sua versione originaria, infatti, laforisma suonava: Cos nei miei sogni spesso mi sono levato in volo e non appena mi metto a sognare, divento cosciente della capacit di volare come di un privilegio e anche come di una mia propria invidiabile fortuna. Poter effettuare ogni genere di curve e di angoli con un leggerissimo impulso, poter essere una geometria volante, con la sensazione di una divina levit, questo innalzarsi senza tensione e senza sforzo, questo abbassarsi senza cedimento e avvilimento - senza gravit! - come non dovrebbe questo genere di esperienze intonare alla fine a un diverso colore e determinare diversamente, anche nel mio giorno di veglia, la parola felicit - come non dovrei io esigere una felicit - diversa da quella degli altri! Lelevazione dello spirito, come la descrivono i poeti, per me, in confronto a quel volare, qualcosa di troppo muscoloso, di troppo violento, di troppo pesante61.
F. NIETZSCHE, Frammenti postumi 1884, trad. it. di M. Montinari, in Opere, cit., vol. VII, tomo 2, frammento 25 [147], p. 44.
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F. NIETZSCHE, Al di l del bene e del male, trad. it. di F. Masini, in Opere, cit., vol. VI, tomo 2, af. 193, pp. 91-92.
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FAZIO
Sigmund Freud, nellInterpretazione dei sogni, ha classificato il sogno di volare tra i sogni tipici, associandolo ad una componente erotica62 e, in Un ricordo dinfanzia di Leonardo, ha visto nei sogni di volare dei bambini laspirazione ad essere capaci di prestazioni sessuali63. Ma il sogno di Nietzsche di essere una geometria volante, con la sua divina levit, con la sua leggerezza, con la sua assenza di sforzo, di peso e di gravit, con la sua felicit, potrebbe forse essere classificato meglio come un sogno di onnipotenza. Alla base del sogno di volare potrebbe esserci, insomma, un meccanismo psicologico analogo a quello descritto da Lou Andreas-Salom per spiegare la scaturigine segreta dellultima filosofia di Nietzsche: il fatto, cio, che a suo parere essa nasca dal bisogno di una redenzione di se stesso, dallanelito di fornire alla propria interiorit dolente e inquieta quel sostegno che il credente trova nel suo Dio. Questo desiderio e questa aspirazione violenti ottengono infine, a forza, il loro soddisfacimento: si crea il Dio, o comunque una divina entit superiore in cui viene proiettato e trasfigurato il rovescio della propria immagine64. Un sogno di angoscia sembra essere, invece, quello narrato nel capitolo intitolato Lindovino di Cos parl Zarathustra. Che si tratti effettivamente di un sogno di Nietzsche e non di una finzione letteraria lo testimonia Lou Andreas-Salom, la quale ne ha parlato come di un sogno che egli aveva fatto a Lipsia nellautunno del 1882 e che non si stancava mai di rimuginare e di interpretare65. Scrive Nietzsche: Ho sognato di avere rinunciato in tutto e per tutto alla vita. Ero diventato un guardiano notturno e di sepolcri, lass, sulla montana rocca solitaria della morte. E l ero il custode delle sue bare: le volte cupe erano piene di questi trofei. Da bare vitree sentivo su di me lo sguardo della vita vinta. Respiravo lodore di eternit fatta polvere: la mia anima giaceva intorpidita e fatta polvere. E chi mai lass avrebbe potuto far respirare lanima. Lucore di mezza notte era sempre intorno a me, la solitudine mi si era accovacciata accanto; e, per terzo, un rantolante silenzio di morte, il peggiore di tutta
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G. COLLI - M. MONTINARI, Notizie e note a F. NIETZSCHE, Al di l del bene e del male, cit., p. 193. Cfr. S. FREUD, Linterpretazione dei sogni , cit., pp. 360-361. S. FREUD, Un ricordo dinfanzia di Leonardo, in Opere, cit., vol. VI, p. 265. L. ANDREAS-SALOM,Vita di Nietzsche, cit., p. 199. Ivi, p. 220.

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la compagnia. Chiavi portavo con me, le pi rugginose delle chiavi; e con esse potevo aprire la pi rugginosa delle porte. Simile al gracchiare maligno di cornacchie, echeggiava quel rumore nei lunghi androni, quando i battenti della porta si aprivano: come un uccello che non voleva essere svegliato, starnazzava ostilmente. Ma ancor pi spaventoso, da strangolare il cuore, era, quando tutto taceva intorno e si faceva silenzioso, e io stavo seduto solo, in mezzo a quel silenzio di perfidia. Cos per me se ne andava il tempo, lento e sguisciante; se vera ancora tempo: io non lo so! Ma, infine, accadde ci che mi fece svegliare. Per tre volte furon battuti colpi alla porta, come tuoni, e per tre volte leco ne rison ululante sotto le volte: e io andai alla porta. Alpa! gridai, chi porta la sua cenere sul monte? Alpa! Alpa! Chi porta la sua cenere sul monte? E premetti la chiave nella porta cercando con fatica di smuoverla. Ma si era appena aperta un dito: Ed ecco un vento mugghiante ne sbatacchi i battenti: con fischi, strida e sibili mi gett un feretro nero. E mugghiando e fischiando e stridendo il feretro si spacc, vomitando risate in mille forme. E, da mille smorfie di bambini, angeli, gufi, pagliacci e farfalle grosse come infanti, qualcosa rise e derise e mugghi contro di me. Uno spavento orrido mi colse: e mi schiant. Urlai dorrore, come mai avevo urlato. Ma il mio urlo stesso mi svegli - e tornai in me66. Il sogno di Nietzsche viene interpretato in questi termini da uno dei discepoli di Zarathustra: La tua vita stessa interpreta il tuo sogno per noi, Zarathustra! Non sei tu forse il vento dagli striduli fischi, che spalanca le porte delle rocche della morte? Non sei tu stesso la bara piena di cattiverie multicolori e di angeliche smorfie della vita?

F. NIETZSCHE, Cos parl Zarathustra, trad. it. di M. Montinari, in Opere, cit., vol. VI, tomo 1, Lindovino, pp. 164-165.
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Davvero simile alla risata infantile dalle mille forme, penetra Zarathustra in tutte le camere di morte, irridendo i guardiani notturni e dei sepolcri e di tutti quelli che sferragliano con chiavi tenebrose. Tu li spaventerai e li schianterai con la tua risata; perdita e recupero dei sensi attesteranno il tuo potere su di loro. E anche quando verr il lungo crepuscolo e la stanchezza mortale, tu non tramonterai dal nostro firmamento, tu che sei lavvocato della vita! Nuovi astri tu ci hai fatto scorgere e nuove magnificenze notturne; davvero, come una tenda multicolore, hai alzato e teso al di sopra di noi la tua risata. E ora dai feretri scroscer sempre riso di fanciulli; ora un vento gagliardo verr sempre vittorioso su ogni stanchezza mortale: di ci tu sei per noi garanzia e profeta! In verit, tu hai sognato proprio di loro, dei tuoi nemici: e questo fu il tuo sogno pi terribile! Ma, come tu ti sei risvegliato lasciandoli e tornando in te stesso, cos anche loro debbono risvegliarsi lasciando se stessi e tornando - in te!67 La narrazione del sogno di Lipsia contenuta nello Zarathustra risulta, con ogni probabilit, dalla sovrapposizione di due diversi sogni di Nietzsche. Giorgio Colli e Mazzino Montinari hanno notato, infatti, che lesclamazione Alpa! Alpa! chi porta la sua cenere sul monte? da ricollegarsi ad un sogno fatto dal filosofo nellestate del 1877, al quale Nietzsche accenna in due frammenti rispettivamente dellepoca di Umano, troppo umano e dellepoca di Aurora. Conosciamo il contenuto di questo sogno dal racconto che ne ha fatto un amico di Nietzsche, il pittore e scrittore Reinhard von Seydlitz: Nietzsche raccont ridendo di aver dovuto salire in sogno un sentiero di montagna che non finiva mai; in alto, sotto la vetta della montagna, mentre voleva passare davanti a una caverna, una voce gli grid dal fondo delle tenebre: Alpa, Alpa - chi porta la sua cenere sul monte?68. Nietzsche, in sostanza,

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Id., pp. 165-166.

Cfr. G. COLLI-M. MONTINARI, Note al testo di Cos parl Zarathustra, in F. NIETZSCHE, Opere, vol. VI, tomo 1, cit., p. 456. I frammenti nei quali Nietzsche fa riferimento a questo sogno sono: Frammenti postumi 1876-1878 , cit., frammento 25 [10], estate 1877, p. 470; Frammnti postumi 1880-1881 , cit., frammento 10 [B 26], inizio 1881, p. 605, nel quale Nietzsche ha annotato: Sogni : mangiare il rospo. Alpa Alpa, chi porta la sua cenere sul monte?. La luna insanguinata. Limmagine della luna insanguinata, che evidentemente rimanda ad un ulteriore sogno di Nietzsche, non ricorre pi nelle sue opere. La testimonianza di von Seydlitz in R. VON SEYDLITZ, Wann, warum, was und wie ich schrieb, Gotha 1900, p. 36.
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potrebbe aver inserito nellordito del sogno di Lipsia la frase misteriosa che nel sogno del 1877 veniva enunciata dalla voce nellombra, facendola pronunziare da Zarathustra. Oltre che dal fatto che Lou Salom non abbia parlato del sogno di Lipsia come di un sogno ricorrente, questimpressione sembra confermata dalla lettura delle stesure preparatorie dellIndovino. Nella prima di esse, infatti, Nietzsche ha scritto: Avevo rinunciato alla vita: ero diventato un guardiano notturno e di sepolcri sulla montana rocca della morte. Lass ero il custode delle sue bare in volte cupe: esse erano piene di questi trofei: da bare vitree sentivo su di me lo sguardo della vita vinta. Io stesso sono il vento che scardina le porte delle camere mortuarie. Io stesso sono la bara piena di cattiverie multicolori e di angeliche smorfie della vita, io stesso sono la risata della vita nella camera mortuaria di mezzanotte69. Questo potrebbe essere il contenuto del sogno di Lipsia. Nella seconda stesura preparatoria, forse la continuazione del frammento precedente, Nietzsche ha poi aggiunto il riferimento al grido misterioso sognato nel 1877: Cos mi accadde una volta: io sognai il mio sogno pi terribile, e creai nel sogno il mio enigma pi tenebroso. Ma ecco, la mia vita stessa interpret questo sogno. Ecco, il mio oggi sciolse il mio ieri ed il senso in esso prigioniero. E cos infine pure accadde: tre volte il tuono romb nella notte verso di me, per tre volte ulul la volta. Alpa, gridai, Alpa, Alpa. Chi porta la sua cenere sul monte? Quale vita vinta viene a me, guardiano notturno di sepolcri? Quando vi sognai, io sognai il mio sogno pi terribile70. Ma, comunque stiano effettivamente le cose, certo che nella versione letteraria di Cos parl Zarathustra il sogno di Lipsia risulta profondamente rielaborato. Linterpretazione che Nietzsche ne ha dato per bocca del discepolo, peraltro, sembra essere stata formulata pi in funzione della coerenza con le esigenze della narrazione e della propria dottrina filosofica che non della ricerca di una sua effettiva spiegazione. Carl Gustav Jung ha citato anche questo sogno, attribuendolo a Zarathustra e non a Nietzsche, e lo ha interpretato alla luce dellarchetipo di Wotan. Wotan , infatti, un dio dimpeto e di bufera e Zarathustra stesso, come afferma anche il discepolo, indovino, incantatore e vento di burrasca71.

F. NIETZSCHE, Frammenti postumi 1882-1884 , trad. it. di L. Amoroso e M. Montinari, in Opere, cit., vol. VII, tomo 1, parte II, frammento 18 [8], p. 25.
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Ivi, frammento 10 [10], p. 26. Il grido misterioso ricorre ancora, in contesti differenti, in altre due stesure preparatorie: Alpa! gridai, ordunque parla voce. Alpa! fu il mio grido di paura e desiderio. Una voce degli uomini, come la porta un vento o un uccello (frammento 10 [12], p. 27); Ma cera solo il silenzio, tremendo e duplice. Ah! Voi non lo conoscete, il duplice silenzio che strangola il cuore! Alpa! gridai. Alpa! Alpa! La paura del duplice silenzio grid dalla mia bocca (frammento 10 [15], p. 27).
70 71

C. G. JUNG,Wotan, cit., pp. 281-282.

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Ma, forse, proprio unaltra pagina del libro su Nietzsche di Lou Salom a fornirci involontariamente un indizio per una possibile interpretazione del sogno di Lipsia. Nel suo libro, infatti, Lou ha riportato una frase pronunziata da Nietzsche proprio nel 1882, e cio allepoca della loro breve, ma intensa amicizia. Secondo la testimonianza di Lou, Nietzsche avrebbe detto di s: Somiglio a una vecchia fortezza, resistente alle intemperie, con molte cantine e sotterranei nascosti; non mi sono ancora insinuato fino al fondo dei miei cunicoli bui, non sono ancora giunto alle mie cavit sotterranee. Non dovrebbero reggere il peso dellintero edificio? Non dovrei potermi arrampicare dalle mie profondit sino a tutte le superfici della terra? Non potremmo fare ritorno a noi stessi attraverso ogni cunicolo buio?72. Lou ci ha poi informati che il sogno di Lipsia era stato sognato nellottobre del 1882, quando lei e Nietzsche si erano incontrati per lultima volta. Perci la montana rocca solitaria potrebbe essere Nietzsche stesso e la bara piena di cattiverie multicolori e di angeliche smorfie della vita potrebbe rappresentare la stessa Lou Salom, che con i suoi ventunanni aveva portato lo scompiglio nella vita solitaria del custode di bare. Infatti, non sono forse i filosofi altrettanti scrutatori e custodi di morti?
Abstract Freud defined Nietzsche as the philosopher whose intuitions and discoveries often coincide in a surprising manner with the laboriously attained results of psychoanalysis and Jung paralleled Nietzsches ideas on dreaming to the observations made by Freud on the ground of a thoroul analysis of the oneiric material. In fact, Nietzsche considered the dream as an essential part of lived experience, attributing to it an importance similar to that of wakefulness; he compared the oneiric thinking with the thought of humanity in its primordial state, discerning the permanence of those archaic residues that Jung called archetypes; moreover, he observed in oneiric thinking some logical processes analogous to those later studied by Freud (displacement, condensation, causal and temporal inversion); he dealt with dreams as symbolic compensations of instincts ( Triebe) and he went as far as to assert that all our so called consciousness is a more or less fantastical commentary to an unconscious text. But, besides the ideas of Nietzsche about dreaming, we also know some of Nietzsches own dreams: the dream of his dead father, the dream that Jung called dream of Wotan, the dream of the toad, the recurrent dream of flying, finally the dream told in the chapterThe diviner from Zarathustra. These dreams, even if they authorize no psychologic or psychopathologic interpretation of Nietzsches philosophy, may allow to cast a glance into the complex personality of this thinker that Jung classified as an introvert. Rsum Freud a parl de Nietzsche comme du philosophe dont les intuitions et les dcouvertes concident souvent, dune faon surprenante, avec les rsultats pniblement atteints par la

L. ANDREAS-SALOM,Vita di Nietzsche, cit., p. 68. Nel diario scritto a Tautenburg nellagosto 1882, nel quale sono annotati i suoi colloqui con Nietzsche, Lou aveva scritto: Vi sono, nel carattere di Nietzsche, come in una vecchia fortezza, molti sotterranei oscuri e molti trabocchetti segreti che sfuggono allosservatore superficiale e tuttavia costituiscono la sua vera natura; cfr. Friedrich Nietzsche, Paul Re, Lou Salom. Die Dokumente ihrer Begegnung , hrsg. von E. Pfeiffer, Frankfurt, 1970, p. 185.
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psychanalyse; et Jung a approch les ides de Nietzsche sur le rve des observations faites par Freud daprs lanalyse du matriel onirique. En effet, Nietzsche a considr le rve, auquel il attribue la mme importance qu la veille comme une partie essentielle de lexprience de la vie. Il a compar la pense onirique avec la pense de lhumanit son origine, en y apercevant la permanence des restes archaques que Jung a appels plus tard archtypes. En outre il a observ dans la pense onirique des procdures logiques pareilles celles que Freud a ensuite tudies (dplacement, condensation, inversion causale et temporelle). Il a trait les rves comme sils taient des compensations symboliques dinstincts (Triebe) et il est arriv mme affirmer que toute notre soi-disant conscience est un commentaire plus ou moins fantastique dun texte inconscient. Nous connaissons non seulement les ides que Nietzsche a du rve, nous connaissons aussi quelques-uns de ses rves, tels que le rve du pre mort, le rve que Jung appelle rve de Wotan, le rve du crapaud, le rve (qui se rptait souvent) de slever vers le ciel, et enfin le rve dont il parle dans le chapitre Le devin de Zarathustra. Mme si ces rves nautorisent pas une interprtation psychologique ou psychopathologique de la philosophie de Nietzsche, peut-tre permettent-ils de jeter un regard sur la personnalit complexe de ce penseur considr par Jung un introverti. Riassunto Freud ha parlato di Nietzsche come del filosofo le cui intuizioni e scoperte coincidono spesso, in modo sorprendente, con i risultati faticosamente raggiunti dalla psicoanalisi e Jung ha accostato le idee di Nietzsche sul sogno alle osservazioni fatte da Freud sulla base dellanalisi del materiale onirico. In effetti, Nietzsche ha considerato il sogno come una parte essenziale del vissuto, attribuendovi unimportanza pari a quella della veglia; ha paragonato il pensiero onirico al pensiero dellumanit ai suoi primordi, scorgendo la permanenza di quei residui arcaici che Jung avrebbe poi considerato come archetipi; inoltre, ha osservato nel pensiero onirico procedimenti logici analoghi a quelli poi studiati da Freud (spostamento, condensazione, inversione spaziale e temporale); ha trattato i sogni come compensazioni simboliche di istinti (Triebe) e si spinto sino ad affermare che tutta la nostra cosiddetta coscienza un pi o meno fantastico commento di un testo inconscio. Ma, oltre alle idee di Nietzsche sul sogno, conosciamo anche alcuni dei sogni di Nietzsche: il sogno del padre morto, quello che Jung ha chiamato il sogno di Wotan, il sogno del rospo, il sogno ricorrente di volare, il sogno, infine, narrato nel capitolo Lindovino dello Zarathustra. Questi sogni, sebbene non autorizzino uninterpretazione psicologica o psicopatologica del filosofare di Nietzsche, consentono forse di gettare uno sguardo nella complessa personalit di questo pensatore che Jung ha classificato come un introverso.

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