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I quaderni di Hodos

Fabio Guidi

Nietzsche e la postmodernit

La morte di Dio e lavvento del nichilismo Leclissi della metafisica nella tarda modernit Il relativismo dei giochi linguistici La Postmodernit come tramonto delle metanarrazioni

La morte di Dio e lavvento del nichilismo


Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: Cerco Dio! Cerco Dio! Cos Friedrich Nietzsche nel celebre aforisma 125 de La Gaia Scienza, lo stesso in cui annunciata la morte di Dio. Ritengo che la nostra condizione di tarda modernit inizia a partire da qui, da questo annuncio. Luomo folle, che altrove identificato con Zarathustra, emerge in una luce paradossale, cio incomprensibile per gli interlocutori, accecati dalla luce chiara dellIlluminismo. proprio il bagliore di questa luce che nasconde il buio pi fitto, tanto che luomo folle costretto ad accendere una lanterna. Eppure, gli interlocutori, forti di questo bagliore, si fanno beffe di lui, e di Dio, al punto che gridavano e ridevano in una gran confusione. Essi non sono ancora in grado di comprendere il tremendo annuncio: Dio morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di pi sacro e di pi possente il mondo possedeva fino ad oggi, si dissanguato sotto i nostri coltelli; chi deterger da noi questo sangue? A distanza di pi di un secolo dallannuncio della morte di Dio, forse oggi luomo contemporaneo in grado di coglierne il significato. Nietzsche lo aveva detto chiaramente: Finalmente gett in terra la sua lanterna che and in frantumi e si spense. Vengo troppo presto - prosegu - non ancora il mio tempo. Questo enorme avvenimento ancora per strada e sta facendo il suo cammino: non ancora arrivato fino alle orecchie degli uomini. Questo cammino giunto ormai al suo epilogo. Oggi siamo sempre pi consapevoli degli interrogativi che la morte di Dio ha, drammaticamente, posto alla nostra attenzione: Che mai facemmo, a sciogliere questa terra dalla catena del sole? Dov che si muove ora? Dov che ci muoviamo noi? Via da tutti i soli? Non il nostro un eterno precipitare? E allindietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? Non si fatto pi freddo? Non seguita a venire notte, sempre pi notte? Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Per Nietzsche, la morte di Dio il dramma esistenziale della modernit, la perdita del fondamento (grund) su cui riposano le nostre certezze, lavvento del nichilismo.

Nietzsche si presenta come il primo, vero nichilista: Descrivo ci che verr: l'avvento del nichilismo...Quella che racconto la storia dei prossimi due secoli (Fr. 11,119), durante la quale il 'mondo vero' finisce per diventare 'favola'. Ma cosa indica propriamente il termine nichilismo? Nietzsche stesso afferma che ambiguo (cfr. Fr. 9,35), e distingue tra una forma passiva ed una attiva: cio il nichilismo come declino e regresso della potenza dello spirito, dal nichilismo come segno della cresciuta potenza dello spirito. In comune hanno il fatto che manca il fine; manca la risposta al perch; che cosa significa nichilismo?-che i valori supremi si svalorizzano. Ma nel primo caso indice di debolezza, disgregazione, stanchezza, mentre nel secondo caso indice di relativa forza, eminentemente distruttiva, che aggredisce ogni fede, ogni valore, ogni autorit, ma, nello stesso tempo, ancora non sufficiente per porsi ora nuovamente, in maniera creativa, un fine, un perch, una fede (Fr. 9,35). Agli occhi di Nietzsche, il nichilismo appare cos uno stadio intermedio, patologico nella sua estrema generalizzazione: Il superamento del nichilismo avviene quando si ha la forza di trasfondere nelle cose la propria volont; in questo modo, si riesce a vivere in un mondo privo di senso: perch se ne organizza un pezzetto (Fr. 9,60).

Leclissi della metafisica nella tarda modernit


Ma qual il presupposto dell'avvento del nichilismo? Nient'altro che lo sgretolamento del mondo metafisico: che non ci sia una verit; che non ci sia una costituzione assoluta delle cose, una cosa in s; - ci stesso un nichilismo, anzi il nichilismo estremo" (Fr.9,35). I grandi sistemi filosofici della modernit appaiono come il tentativo di ridurre il reale ad un unico principio, a unit, fino ad arrivare alla concezione di Nietzsche, che vede l'essere come volont di potenza.1

Parlare di metafisica equivale a riflettere sulle sorti dell'Essere. Possiamo ripercorrere brevemente le tappe principali della sua storia. Nel pensiero greco, l'alfa privativo di a-lteia indicava che l'essere (la verit) implica un cooriginario non-essere (non-verit): viene s-coperto solo ci che coperto. Ma gi in Platone il vero il visibile (l'idea, cio l'ente in quanto intellegibile, definibile in una forma) e ci che conta nell'essere lo svelarsi, l'apparire nella presenza, dimenticando l'oscuro e il nascosto da cui l'apparire viene.
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La figura di Nietzsche , quindi, singolare ed enigmatica: da una parte appare come l'ultimo metafisico, dall'altra come il dissolutore della tradizione metafisica greco-cristiana. Secondo Martin Heidegger, con Nietzsche "la filosofia compiuta. Ci vuol dire che essa ha compiuto tutto l'arco delle possibilit che le erano assegnate". Per Nietzsche, la verit non altro che il senso dato alle cose dalla volont di potenza di singoli e gruppi, di coloro che in qualche modo sono riusciti ad imporre il proprio dominio: "La verit pertanto non qualcosa che esista o che sia da trovare, da scoprire, - ma qualcosa che da creare e che d il nome a un processo, anzi a una volont di soggiogamento, che di per s non ha mai fine: introdurre la verit come un 'processus in infinitum', un attivo determinare, non un prendere coscienza di qualcosa che sia 'in s' fisso e determinato. una parola per la volont di potenza" (Fr. 9;91). L'uomo proietta il suo scopo fuori di s come 'mondo dell'essere', metafisico, come 'cosa in s'. La critica di Nietzsche radicale: ai princpi della razionalit, alla libera volont, al binomio soggetto/oggetto e al concetto di sostanza. La demolizione della metafisica classica conduce Nietzsche ad un ripensamento radicale delle tre dicotomie fondamentali di vero/falso, bello/brutto, buono/cattivo. Non esiste un Vero come un Falso, in quanto non esiste un fondamento assoluto (cfr. Fr. 9,41) attraverso il quale stabilire il confronto con i nostri atti conoscitivi; non possiamo uscire dal prospettivismo e "ci vediamo in certo modo irretiti nell'errore, necessitati all'errore: per quanto si sia intimamente certi sulla base di una rigorosa verifica in noi stessi, che qui sta l'errore" (Crepuscolo degli idoli, p.60). L'esito nichilistico (cfr. Fr. 11,99,p.391).

Aristotele concepisce l'essere in due sensi: come che cosa (eidos=essenza) e come che (ousa=esistenza effettiva, che per lui enrgheia, essere in atto) al quale attribuisce in modo primario l'essere. Ormai l'eidos esplicitamente distinta dalla ousa, e l'essere si avvia a venir identificato con la presenza effettiva, come nel Medio Evo latino. Per Cartesio il carattere costitutivo dell'essere la certezza, l'evidenza di ci che indubitabile: salta in primo piano la consapevolezza che il 'soggetto' ha dell'ente attraverso l'applicazione rigorosa del metodo. Cos, il termine latino sibjectum non viene pi ad indicare il fondamento, la base di un ente qualunque (substantia ne un sinonimo): nella filosofia moderna soggetto viene ad indicare l'io dell'uomo, che diventa il fondamento assoluto della realt (di fronte al quale sta l'oggetto, la realt obiettiva, costituita tale dalla certezza del soggetto). I grandi sistemi idealistici dell'800, e in primo luogo Hegel, non sarebbero concepibili senza questo soggetto animato dalla volont di ridurre tutto a s: la forma stessa del sistema appare come il tentativo di ridurre il reale ad un unico principio, a unit, a partire dalla soggettivit. Fino allo sviluppo della concezione di Nietzsche, in cui l'essere si afferma come volont di potenza.
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Non esiste un Bello come un Brutto, in quanto giudizi del genere rispecchiano ci che un individuo avverte come favorevole o contrario all'esistenza: se utile, benefico, vivificante, o, al contrario, nocivo, pericoloso, che merita diffidenza. E giudizi del genere cambiano dall'uomo gregario all'uomo d'eccezione, l'oltreuomo: "E' questione di forza (di un individuo o di un popolo) se e dove si pronunci il giudizio 'bello'" (cfr. Fr. 10,168). Il bello e il brutto -che quindi in s non esistono- appaiono legati "ai nostri pi bassi valori di conservazione" (cfr. Fr.10,167; cfr. anche Crepuscolo degli idoli, p.98). Non esiste un Buono come un Cattivo, in quanto non esistono pi valori in s cui commisurare un'azione: "Ci che viene detto una 'buona azione' un mero equivoco; azioni del genere non sono affatto possibili" (cfr. Fr. 11,83): ovunque troviamo all'opera la volont di potenza, che si manifesta come volont di 'libert', negli oppressi di ogni genere; come volont di 'giustizia' - ma in realt di predominio - in una specie pi forte; come volont di 'amore' - ma in realt di soggiogamento "nei pi forti, pi ricchi, pi indipendenti, pi coraggiosi" (cfr. Fr. 9,145). Complessivamente, quindi, Nietzsche si propone "la deduzione di tutti gli affetti dall'unica volont di potenza: uguali nell'essenza" (Fr.10,57); il che conduce ad affermare che "non ci sono n azioni morali, n azioni immorali" (cfr. Fr.10, 57,p.302). 2

Questa tesi di Nietzsche si accompagna alla critica feroce della morale tradizionale (cristiana) che trarrebbe origine dal fatto che "la specie inferiore, gregge, massa, societ, disimpara la modestia e gonfia i suoi bisogni fino a farne valori cosmici e metafisici. Tutta l'esistenza ne viene volgarizzata; dominando, la massa tiranneggia le eccezioni, sicch quest'ultime perdono la fede in s e diventano nichilisti" (Fr.9,44). L'epoca moderna caratterizzata dal prevalere degli istinti del gregge, della mediocrit (cfr. LAnticristo, p.167 e il Fr.11,31), e il suo 'tempo' il 'prestissimo' dove manca la capacit di "accogliere in s qualcosa, accoglierlo profondamente, di 'digerirlo'" (cfr. Fr. 10,18). L'uomo moderno ormai stanco, decadente, e tuttavia "il dolore, i sintomi di decadenza fanno parte delle epoche di enorme avanzamento; ogni fruttuoso e potente movimento dell'umanit ha creato contemporaneamente anche un movimento nichilistico" (Fr. 10,22):per cui la tarda modernit presenta un carattere ambiguo in quanto "gli stessi sintomi potrebbero significare decadenza e forza. E i contrassegni della forza, della raggiunta maturit, potrebbero, in base alla valutazione tradizionale (arretrata) del sentimento, venir fraintesi come debolezza" (Fr. 10,23). Nietzsche, si sa, profila per l'avvenire l'avvento di un uomo pi forte, l'oltreuomo (cfr. Fr. 9,153), l'uomo pervaso da un senso di pienezza, di "ebbrezza", dovuto a un di pi di forza; la forza accresciuta produce "abbellimento", grazia, fascino, carisma; produce una "semplificazione logica e geometrica", tale da permettere "l'estensione dello sguardo su maggiori moltitudini e vastit" e, nello stesso tempo, "la percezione di molte cose piccolissime e fuggevolissime". "Lo stato di piacere che si chiama ebbrezza esattamente un alto senso di potenza" (cfr. Fr. 14,117). Solo uomini di questo tipo possono essere definiti propriamente 'persone': "Non si deve in genere presupporre che molti uomini siano persone" (cfr. Fr. 10,59), sono semplicemente dei 'gregari' 5

Cos, alla fine dell'itinerario di smascheramento della metafisica, rimangono a Nietzsche semplici criteri di tipo fisiologico: forza/debolezza, salute/malattia... La prospettiva nietzschiana una preferenza fisiologica per la salute e la forza. In questo orizzonte s'innesta la sua "nuova via verso il s", che sfocia nella "affermazione dionisiaca del mondo cos com': fino al desiderio del suo assoluto ritorno e della sua eternit", anche nei suoi "lati terribili e problematici" (cfr. Fr. 10,3). la teoria 'metafisica' dell'eterno ritorno: e quindi anch'essa una prospettiva, una interpretazione. Nietzsche ne consapevole - sa fin troppo bene che "non ci sono fatti, bens solo interpretazioni (Fr. 7,60) -, e di fronte ad un'obiezione del genere si affretterebbe a rispondere: "Ammesso poi anche che ci sia solo un'interpretazione... ebbene, tanto meglio" (Al di l del bene del male, af. 22). Quindi, seguendo le suggestioni nietzschiane, la tarda modernit appare come lepoca in cui lontologia, il discorso sullEssere, che contrassegna la ricerca metafisica, giunge al suo epilogo. Se cos stanno le cose, quali scenari si aprono, in questera post-metafisica, per orientare il pensiero e lazione delluomo?

Il relativismo dei giochi linguistici


Ci che, in definitiva, appare superato il concetto classico di verit, cio ladaequatio rei et intellectus, ladeguamento della nostra conoscenza alla realt delle cose. Appare assodato, nel dibattito epistemologico contemporaneo, che la scienza non in grado di cogliere la natura della realt. Una pagina di Thomas Kuhn, tratta da La struttura delle rivoluzioni scientifiche, pu essere utile per comprendere come stanno le cose.
Si ritiene di solito che una teoria scientifica sia migliore di quelle che lhanno preceduta non solo nel senso che essa costituisce uno strumento migliore per la scoperta e la soluzione di rompicapo, ma anche perch in un certo modo essa fornisce una migliore rappresentazione di ci che la natura realmente. Si sente spesso affermare che teorie successive si avvicinano sempre di pi, o rappresentano approssimazioni sempre migliori, alla verit. Apparentemente generalizzazioni di questo tipo fanno riferimento non alle soluzioni di rompicapo e alle previsioni concrete derivate da una teoria, ma piuttosto alla sua ontologia, ossia allaccordo

l'opposto dei 'solitari'- nella scala gerarchica. La differenza gerarchica tra gli uomini impedisce di accettare qualsiasi criterio di 'giustizia egualitaria' e impone all'oltreuomo il criterio opposto:
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tra le entit con cui la teoria popola la natura, e ci che c realmente. Vi forse qualche altro modo di salvare la nozione di verit cos da renderla applicabile a intere teorie, ma non certamente questo. A mio giudizio, non v nessun modo, indipendentemente da teorie, di ricostruire espressioni come esservi realmente; la nozione di un accordo tra lontologia di una teoria e la sua reale controparte nella natura mi sembra ora, in linea di principio, ingannevole. [...] Non metto in dubbio, ad esempio, che la meccanica di Newton costituisce un miglioramento rispetto a quella di Aristotele, e che quella di Einstein lo sia rispetto a quella di Newton, se le consideriamo come strumenti per risolvere rompicapo. Ma non riesco a vedere nella loro successione nessuna direzione coerente di uno sviluppo ontologico. Al contrario, sotto alcuni aspetti importanti, anche se non sotto tutti gli aspetti, la teoria generale della relativit di Einstein pi vicina alla teoria aristotelica di quanto luna o laltra delle due sia vicina alla teoria di Newton (KUHN, 1962 e 1969, p.246s).

Altrove, lo stesso Kuhn afferma che per essere pi precisi, possiamo vederci costretti ad abbandonare la convinzione, esplicita o implicita, che mutamenti di paradigma portino gli scienziati, e coloro che ne seguono gli ammaestramenti, sempre pi vicino alla verit (p.204). Pertanto, si pu parlare di un progresso scientifico solo nel senso di una maggiore accuratezza della previsione e di un pi elevato numero di problemi, di rompicapo risolti allinterno di una teoria o di un paradigma. Anche secondo uno dei maggiori epistemologi contemporanei, Karl Popper, la nostra scienza non sapere (nel senso di una conoscenza del Vero) e, in qualche misura, contiene sempre degli aspetti fideistici, metafisici, potremmo dire. Infatti, egli sostiene che la scoperta scientifica impossibile senza la fede in idee che hanno una natura puramente speculativa [...], fede questa che completamente priva di garanzie dal punto di vista della scienza e che pertanto, entro quel limite, metafisica. In definitiva, si affaccia alla coscienza della tarda modernit la convinzione che il sapere della scienza non altro che un gioco particolare, dotato di proprie regole, e finalizzato al potere, sulla natura e sugli uomini. il gioco performativo della tecnoscienza, di cui tra poco parleremo. Accanto a questo tipo di sapere, ne appaiono altri, diversamente finalizzati e ugualmente indipendenti nel loro spazio operativo. Si pu dire, quindi, che il sapere, nella post-modernit, appare frammentato nella molteplicit dei giochi linguistici. Questa espressione stata introdotta in

"qualcosa che io faccio non potrebbe n dovrebbe venir fatto da un altro" (cfr. Fr. 11,127).
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filosofia da Ludwig Wittgenstein per indicare la pluralit e lincommensurabilit dei linguaggi. Un gioco linguistico agire in accordo con certe regole, cos come avviene nella matematica o nel gioco degli scacchi. Ogni gioco linguistico obbedisce ad un must dal quale non pu derogare, ma che pu non avere alcun senso allinterno di un diverso gioco linguistico: approdiamo nel porto del relativismo. La situazione rappresentata dalla seguente tabella:

GIOCO LINGUISTICO denotativo

CRITERIO verit

DOMANDE APERTE Il discorso intorno allessere, lontologia, appare definitivamente tramontato?

prescrittivo

giustizia

Quali basi antropologiche ci consentono, oggi, la valutazione etica di un atto?

estetico

bellezza

Che ne , oggi, del discorso sullarte o, in generale, sul gusto?

Oggi, il sapere stabilito in base a criteri di performativit, ad ogni livello. Ad esempio, attualmente bello, attraente, ci che riesce ad ottenere un determinato status ad opera di pubblicitari, esperti e critici che hanno laccesso ai mass-media. Al termine di questo processo, bello ci che riuscito a vendere di pi, vale a dire ci che si imposto con maggior forza alla massa dei consumatori.

GIOCO LINGUISTICO performativo

CRITERIO efficienza

DOMANDE APERTE Su quale modello sociologico dobbiamo vagliare il formidabile sviluppo della tecnologia?

A questi giochi linguistici primari fanno seguito innumerevoli altri giochi secondari, che nascono da assunti indimostrati e considerati ovvi, scontati, ma che spesso non lo sono. Ad esempio, il gioco psicoterapico spesso definisce lobiettivo del suo operare in termini di adattamento dellindividuo al suo ambiente, anche se lambiente esso stesso malato. Ma questo non viene messo in discussione. Pertanto, il gioco psicoterapico si scinde in ulteriori giochi, a seconda se il criterio costituito dal sostegno alla persona disturbata, dal tentativo di adattamento sociale, oppure dalla sensibilit al processo di autorealizzazione. E ci che vero allinterno di un gioco pu non essere tale in un altro.

In definitiva, ogni proposizione fa riferimento ad un criterio, cio ad un particolare sguardo prospettico, ed in base a questo criterio che deve essere valutata. Lo smascheramento come metodo euristico consiste, allora, nel ricondurre le proposizioni al loro particolare gioco, messo in atto consapevolmente o meno. Si tratterebbe di cogliere lintenzione ultima che sta alla base di ogni proposizione. Le domande che dobbiamo porci, a questo punto, sono le seguenti: esiste una gerarchia dei giochi linguistici? vale a dire, possiamo assegnare ad un gioco linguistico una priorit rispetto ad altri? E ancora: possiamo ipotizzare un oltrepassamento della frammentariet dei giochi linguistici, tipica della

postmodernit, per approdare ad una nuova unit dei saperi? La risposta alla prima domanda no. Alla seconda domanda cercher di rispondere in seguito. Ad ogni modo, appare evidente che ogni singola scienza, nel futuro, non potr continuare a cullare sogni solipsistici e dovr confrontarsi con tutte le altre discipline, che la aiuteranno a superare lo specifico prospettivismo, a individuare programmi di ricerca appropriati, a porre degli argini agli sviluppi della tecnologia, ad usare un linguaggio pi condiviso, e cos via.

La Postmodernit come tramonto delle metanarrazioni


Il prefisso /post/ appare quando la parola viene a mancare: quando cio appaiono fenomeni nuovi, che non siamo ancora in grado di definire con precisione; o, detto in altri termini, quando assistiamo al tramonto, alla dissoluzione, alla crisi di una determinata realt (indicata dopo il prefisso). Lattuale clima culturale celebra il trionfo del prefisso in questione - si dice che la nostra societ sia post-industriale, post-metafisica, post-marxista, post-cristiana... e lespressione che sembra

raccogliere insieme tutte le precedenti , appunto, /post-modernit/. noto che viviamo una fase di trapasso culturale, di transizione, di crisi epocale. Tutto coinvolto in questa crisi: la religione, la politica, la morale, la scienza, la filosofia, larte... Il post-moderno la presa datto del tramonto della modernit. Semplificando al massimo, possiamo considerare post-moderna

lincredulit nei confronti delle metanarrazioni (J.-F. Lyotard, La condizione postmoderna, 1979, p.6). Quali sono queste narrazioni ultime della modernit, cio quei modelli capaci di costituire uno schema di orientamento unitario alla coscienza dellindividuo? Sono le dottrine religiose del Cattolicesimo e del Protestantesimo, le
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teorie politiche del Marxismo e del Capitalismo, i sistemi filosofici dellIlluminismo e del Positivismo, e cos via. Il progetto che queste metanarrazioni portano avanti non raccoglie pi credibilit. Ci che accomuna le metanarrazioni lidea di progresso. Tuttavia, oggi lidea che il progresso delle scienze, delle tecniche, delle arti e delle libert politiche affrancher lumanit intera dallignoranza, dalla povert, dallincultura, dal dispotismo e former non soltanto degli uomini felici, ma [...] anche dei cittadini illuminati, padroni del loro destino (Lyotard, 1986, p.95) , semplicemente, diventato una favola.

Bibliografia essenziale
M. HEIDEGGER, La dottrina di Platone sulla verit, S.E.I. F. NIETZSCHE, Scelta di frammenti postumi (1887-88), contenuti in un unico volume insieme a Il caso Wagner, Crepuscolo degli idoli, L'Anticristo, ed. Mondadori. J.-F. LYOTARD, La condizione postmoderna, Feltrinelli.

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