You are on page 1of 40

FRANK CHENECCHI. Lucrezia Borgia. Introduzione. La storia segnata da un gran numero di punti interrogativi.

. Lo scopo dei GRANDI ENIGMI DEL TEMPO PASSATO quello di fare il punto su questi innumerevoli drammatici misteri e, se non proprio di spiegarli, almeno di porli in luce. Trattate sotto forma di inchieste storico-poliziesche, queste documentazioni permetteranno di capire meglio perch e come tali avvenimenti si siano svolti in quel modo. Nello stesso tempo vi saranno esaminate la nascita e la sopravvivenza di alcune leggende. La caratteristica di questa nuova collana sar la variet dei temi affrontati; ogni volume comprender parecchie documentazioni che costituiranno ciascuna un capitolo a s, e che non avranno legame tra loro. LUCREZIA, VITTIMA DEI BORGIA? Lucrezia Borgia nasce a Roma in un giorno di aprile del 1480. E' figlia di un cardinale, ma questo non stupisce nessuno. L'Italia del quindicesimo secolo aveva una concezione molto liberale della moralit degli uomini di Chiesa e del ruolo ch'essi devono esercitare. Gli alti dignitari del Vaticano e degli Stati Pontifici, i parenti dei papi e qualche volta i papi stessi, gran signori prima che principi della chiesa, conducevano una vita pi laica che religiosa. Se ne trova l'esempio gi da otto secoli: Gregorio il Grande, elevato al trono pontificio dal clero, ma anche dal popolo e dal Senato di Roma, ha posto le basi del potere temporale della Chiesa. I suoi successori hanno potuto accrescere la potenza dalla Santa Sede e moltiplicarne i possedimenti. Gli Stati Pontifici hanno i loro prelati, ma anche i loro uomini d'arme, i loro finanzieri, i loro amministratori; e gli uomini della Chiesa non limitano le loro ambizioni ai confini delle basiliche e delle sacrestie. I vescovi, in qualit di signori feudali, hanno il diritto di battere moneta, di esercitare la giustizia, di riscuotere le tasse e di esiliare i vassalli malcontenti. I palazzi episcopali, in ogni punto della penisola italiana, sono autentiche fortezze, dalle quali si insorge periodicamente in nome del papa, con le armi in mano, per difendere o estendere privilegi puramente materiali. Dall'ottavo secolo in poi molte volte sovrani stranieri sono venuti in soccorso agli eserciti della Santa Sede oppure li hanno combattuti. Questa vita politica implica una vera e propria laicizzazione della maggior parte degli uomini di Chiesa. Essi mantengono apertamente delle concubine nel lusso delle loro residenze, vi allevano la loro prole e provvedono al suo avvenire: le cariche religiose vengono vendute, l'onorabilit comperata. L'Italia pi corrotta degli altri paesi, osserver Machiavelli, noi italiani siamo profondamente irreligiosi e cattivi perch la Chiesa d l'esempio pi funesto nelle persone stesse dei suoi ministri... Si crea una nuova morale i cui eccessi sono gi denunciati: l'uomo del quattrocento pu essere crudele e malvagio senza perdere la sua rispettabilit, contrapponendosi a coloro che prima di lui predicavano la necessit di una bont totale. L'epoca appunto quella degli eccessi: non vi nulla in Italia di cui si faccia mercato tanto facilmente come della vita umana. Il delitto pu essere un atto nobile, la vendetta un'azione legittima riconosciuta come tale dai tribunali. Da un capo all'altro della penisola l'assassinio fa parte della vita quotidiana, che venga provocato da un'arma, dal veleno o da qualsiasi altro mezzo. Nessun dubbio: la soppressione di un nemico cosa normale. A Venezia se ne discute in pubblico. A Firenze vi si arriva per mano dei preti e se necessario perfino in chiesa. A Roma si contano molti sicari; i pi abili, si dice, sono monaci e preti che sfuggono facilmente ad ogni sorveglianza e beneficiano dell'immunit garantita alla gente di Chiesa. Padre don Nicol di Pelegati, uno di questi professionisti del delitto, dopo aver detto due volte la sua prima messa, commette con la massima naturalezza lo stesso giorno un assassinio dal quale viene subito assolto. In seguito ammazzer altre quattro persone, sposer due

donne, metter a sacco la regione di Ferrara e per finire sar rinchiuso in una gabbia di ferro, vittima di quelli che finalmente verranno riconosciuti come eccessi. La barbarie, l'empiet, la licenziosit hanno per corollario uno straordinario sviluppo delle arti. In quest'Italia in ebollizione da secoli, crescono Fra' Angelico e Raffaello, i Medici e il Petrarca, l'Ariosto e il Boccaccio. Ma un'epoca carnale e sanguinosa, e il genio del Rinascimento non pu essere freddo ed estraneo alla vita del secolo: Michelangelo dipinge il suo Giudizio Universale, ma illustra contemporaneamente i sonetti libertini dell'Aretino. Benvenuto Cellini, scrivendo le sue Memorie, si stupisce di aver raggiunto, nonostante le insidie della vita, l'et di cinquantotto anni e di procedere ancora pi felicemente di prima. L'Italiano, all'alba del XVI secolo, una sintesi incompiuta delle esortazioni alla saggezza di un Savonarola, della dolcezza di un Petrarca, della licenza di un Boccaccio e di un Bandello, della straordinaria fantasia dell'Ariosto, dello scetticismo del Machiavelli. I Borja, per chiamarli col loro nome spagnolo, si sono stabiliti a Roma verso la met del quattrocento. Venivano da Yativa, una borgata della provincia di Valenza, dove nel XII secolo i loro antenati si erano distinti contro i Mori. Giacomo, re d'Aragona, fece allora la fortuna di questi caballeros de la conquista, cavalieri della conquista, la cui residenza divenne un castello appollaiato su di un'altura dominante la fertile pianura aragonese. Il primo Borja la cui reputazione oltrepassi i confini della Spagna, con un colpo maestro riesce a diventare papa. Le armi pontificie sostituiranno lo stemma di famiglia di questi hidalgos campagnoli: otto decorazioni disposte a cerchio, che ad alcuni paiono corone, un toro dorato e dei covoni d'orzo. Questo personaggio Alonso, un uomo pi interessato agli studi che alla cavalleria. Prima di essere ordinato prete egli esercita il suo ingegno di giurista e di diplomatico con tanta abilit da diventare consigliere intimo del re d'Aragona e contemporaneamente vescovo di Valenza. Da questo momento il suo destino legato a quello del suo padrone. Per i Borgia si apre una nuova era e quando il sovrano di Aragona si stabilisce a Napoli anche il loro nome s'italianizza: Alonso, diventato Alfonso, vi trova un terreno degno delle ambizioni e dei meriti della famiglia. Il papa Eugenio IV loda la sua abilit diplomatica e consacra il suo talento facendolo cardinale nel 1444 quando, come consigliere del re d'Aragona, riesce a far riconciliare il suo padrone con la Santa Sede. Il profilo sottile del cardinale Borgia, il suo viso emaciato dai grandi occhi scuri sono presto ben noti a tutta Roma. Se ne apprezza il savoir-faire e viene giudicato uomo di alta virt, giusto e perfetto, severo verso se stesso, indulgente verso gli altri. Per combinazione in quel momento fra le potenze che si spartiscono la penisola regna la pace. Alfonso I a Napoli, Cosimo dei Medici a Firenze, Francesco Sforza a Milano, la repubblica Serenissima a Venezia, conservano una tregua cominciata sotto l'autorit morale di Eugenio IV Condulmero e che prosegue sotto il pontificato di Nicola V Sarzana. Nel 1454 questo ometto modesto, umanista tranquillo che si dedica all'arricchimento della biblioteca vaticana, si spegner rivolgendo al cielo una saggia preghiera: Da' alla nostra santa Chiesa un pastore che la conservi e la faccia crescere. Il 4 aprile, quindici cardinali sono riuniti in conclave per designare fra loro colui che sar il nuovo papa: quattro Spagnoli, due Francesi, due Greci e sette Italiani, questi ultimi divisi in partigiani degli Orsini e dei Colonna, due grandi famiglie romane rivali da secoli. Perch l'equilibrio resti ben suddiviso fra questi due partiti, si rende necessaria la nomina di uno straniero. Dopo quattro giorni di delibere l'assemblea dei cardinali designa un candidato di compromesso: Alfonso Borgia. Per coloro che lo fanno papa, la sua et di settantasette anni in quel momento la qualit principale. I suoi quattordici compagni vogliono che il cardinale di Valenza sia un pontefice di transizione. Ci che essi non prevedono, che questa transizione andr a vantaggio dei Catalani, cio di tutti i Borgia che

cominceranno a venire dalla Spagna dal momento in cui le campane delle chiese di Valenza avranno annunciato a tutto spiano che un figlio di Aragona diventato papa con il nome di Callisto III. Le sorelle di Alfonso, i nipoti, i cugini, i parenti di tutti i gradi si gettano su Roma, avidi come lo si pu essere quando si appartiene ad una famiglia che conosce il valore dei beni della terra, e che si trova improvvisamente libera di arricchirsi con la protezione del pontefice stesso. Certo il nepotismo una necessit per ogni sovrano dell'epoca. Il papa, anch'egli principe temporale, deve poter contare sui suoi parenti per opporsi agli intrighi dei baroni e alle influenze straniere i cui messaggeri sono numerosi perfino in seno al Sacro Collegio dei cardinali. Lorenzo de' Medici non esita a definire cos la linea di condotta di un pontefice illuminato: Un papa non pu contare altro che per quello che vuole contare. La sua eredit non consiste nella dignit del suo carattere: soltanto gli onori e i benefici coi quali ha gratificato i suoi possono essere considerati il suo patrimonio. Non sicuro che il primo dei papi della famiglia Borgia abbia avuto un figlio. Forse si tratta di Francesco, canonico di S. Pietro a Roma, pi tardi cardinale di Cosenza, ritratto in atto di preghiera da un allievo del Pinturicchio in uno dei quadri pi noti che si trovano negli appartamenti Borgia in Vaticano. Se questo giovane Borgia il figlio di Alfonso, egli ha il diritto di considerarsi offeso, poich il suo presunto padre lo lascia nell'ombra, mentre sostiene e protegge senza limiti nipoti che sono i suoi favoriti: Pier Luigi e Rodrigo. Sono figli di sua sorella Isabella, che passer alla storia come l'unica donna che abbia avuto come fratello un papa e per figlio un'altro papa. Pier Luigi accumula una sorprendente quantit di cariche e di impieghi remunerativi: capitano generale della Chiesa, governatore di Castel S. Angelo, ed anche duca di Spoleto, governatore di una quantit di altre citt, amministratore dei beni della Santa Sede e prefetto di Roma e gonfaloniere della Chiesa. Rodrigo studia diritto canonico a Bologna e spende sedici mesi per diventare dottore in questa materia invece che cinque anni. Ancora prima che venga ordinato prete, Callisto lo investe del cappello di principe della Chiesa e si comporta nello stesso modo con uno dei suoi parenti, Luigi di Mila, vescovo di Segovia. La cronaca dimenticher il Mila, ma non Rodrigo, futuro Alessandro VI, cardinale a ventisei anni. Un anno pi tardi, a dispetto dell'opposizione degli altri cardinali, Rodrigo diventa titolare del posto di vice-cancelliere: l'occhio destro del pontefice. Come tale egli responsabile dell'organizzazione interna del Vaticano e giuria di tutti i processi della cristianit. Ci in pochi anni costruisce la sua fortuna e gli crea numerose inimicizie poich i ricchi, i principi fiorentini, i borghesi romani, i commercianti veneziani non hanno visto di buon occhio l'invasione dei Catalani dall'ambizione senza limiti, la presa di potere degli Aragonesi nell'arte di sfruttare il prossimo. Quando il Papa, stanco per l'et, d i primi segni di debolezza fisica si manifestano i primi sintomi di ostilit contro i Borgia. Gli Orsini non hanno perdonato a Pier Luigi di aver preso loro Castel S. Angelo. Il nipote del papa sta a Civitavecchia grazie alla protezione di Rodrigo da un cardinale veneziano che gli debitore. Egli in esilio in una fortezza che si apprestava a difendere. Nella citt santa nel frattempo le vecchie Borgia fanno il possibile per passare inosservate nascondendosi sotto i loro veli neri. Rodrigo, di gran lunga il pi abile della famiglia, lascia che la plebaglia saccheggi il suo palazzo; non ne ha forse degli altri? Poi, con prudenza, nei corridoi del Vaticano si prepara la successione allo zio appoggiandosi ai Colonna, visto che per ora gli Orsini sono i pi accaniti contro i Catalani. Il 6 agosto Rodrigo solo al capezzale di Callisto, quando il papa muore. Alla fine la storia molto severa con papa Alfonso: Incapace nel pontificato, si preoccup soltanto di accumulare denaro e di allevare nipoti... ignorante negli studi, privo di ogni umanit... cos lo descrive il Liber Pontificalis all'indomani della sua morte. Rodrigo gli riconosce il merito di aver fondato la dinastia dei Borgia d'Italia, ed ha il

coraggio della riconoscenza quando lo zio lascia questo mondo. Semplicemente e coraggiosamente egli si occupa delle esequie di Callisto di cui i suoi pari vogliono soltanto dimenticare l'esistenza. Rodrigo supera con insolenza la difficolt del momento; riesce infatti a dare l'impressione di voler aiutare nella scelta del migliore papabile. Due fazioni si disputano la tiara: una raccomanda la scelta del cardinale francese d'Estouteville, che reputato il pi fortunato dei cardinali; l'altra sostiene che il papa deve essere italiano e che si deve scegliere il cardinale di Siena, il Piccolomini, o forse quello di Bologna. Dopo quattro giorni d'intrighi, il conclave decide di far precipitare l'elezione facendola per acclamazione, per accesso, invece che con scrutinio segreto. Il primo a parlare, nella sua qualit di vice cancelliere, Rodrigo Borgia. Il suo: Mi pongo dalla parte del cardinale di Siena, induce tutti gli Italiani a votare per Enea Silvio Piccolomini, eletto subito papa col nome di Pio II. Costui non dimenticher l'appoggio decisivo del cardinale Borgia, il quale conserver le sue cariche intatte e tutti i suoi privilegi per quattro pontificati. Quando nascer sua figlia Lucrezia nel 1480, le rendite annue dei suoi arcivescovadi di Valenza, Porto e Cartagine e delle abbazie spagnole e italiane di sua propriet saranno stimate nel valore di diciottomila fiorini d'oro. La fecondit di Rodrigo Borgia non si limita tuttavia al semplice concepimento di questa bimba incantevole... Il secolo corrotto e la Chiesa con lui. Pio II si deciso a prendere gli ordini soltanto dopo lunghe tergiversazioni, dichiarando senza falsi pudori che teme la continenza, che ha paura, una volta salito sul trono pontificio, di dover moderare insieme il suo amore per la vita e per le Romane. Rodrigo non ha gli stessi scrupoli. Gasparo da Verona cos descrive colui che stato suo allievo: bello, dal viso sorridente e l'aspetto gioioso, con un linguaggio dolce e fiorito. Le belle donne sulle quali cade il suo sguardo sono subito conquistate e s'innamorano di lui. Egli le attira in modo miracoloso, con pi forza di quanto una calamita non attiri il ferro. Grande e massiccio, il vice-cancelliere ha il portamento maestoso, lo spirito vivace, gli occhi ombrosi. E' largamente noto che ha per amante riconosciuta una giovane borghese proveniente da una famiglia di commercianti e di mercanti, Vannozza di Cattanei. Ella ha gi dato al cardinale due figli: Giovanni nel 1474 e Cesare nel 1476. Dopo Lucrezia, essa metter al mondo un altro Borgia, Goffredo, nato due anni dopo la bimba. Prima di conoscere Vannozza, Rodrigo ha gi avuto due figlie e un figlio. Oltre alla bellezza, la sua amante del momento possiede una forza di seduzione che le conserver l'amore del cardinale fino a quarant'anni passati, ci che in Italia e in quell'epoca, eccezionale. Per conferire una certa onorabilit alla sua concubina il cardinale Borgia ha fatto s che abitasse in un palazzo vicino al suo, in piazza Pizzo di Merlo. E' un edificio semplice e solido, come la maggior parte delle residenze romane dell'epoca. Rodrigo ha anche procurato un marito a Vannozza, il milanese Giorgio della Croce, che si mostrer di una discrezione estrema, e che non oser avere un bambino con la sua moglie legittima, se non quando ella sar stata lasciata dal suo protettore. Della Croce naturalmente riceve un salario per il suo saper vivere tutto particolare, che permette ai piccoli Borgia di essere dei bambini legittimi. Il quattrocento l'epoca dei bastardi. Pio II, in visita a Ferrara nel 1459, osserva che nessuno dei sette principi che lo ricevono figlio legittimo. I bastardi regnano dappertutto: Francesco Sforza a Milano, Ferrante d'Aragona a Napoli, Sigismondo Malatesta a Rimini, Borso d'Este a Ferrara. Quanto alla vita ecclesiastica, essa solleva sempre molte critiche per la sua licenziosit e la sua libert. Un cronista veronese se ne lamenta: Il buon esempio della fede cristiana va ovunque di male in peggio. All'epoca dell'Avvento tutti e dappertutto fanno un carnevale. La gente mascherata si traveste da monaco e da eremita, o da vescovo e da cardinale, ed cos che essi si presentano al papa, il quale, lungi dal rispettare quell'epoca dell'anno, e gli abiti sacerdotali, se ne diverte! Quale esempio! Le prostitute portano impunemente la tunica ecclesiastica sui loro vestiti, e ci davanti a tutti i prelati. Quale affronto!

Ci si pu domandare se queste tuniche non siano dei ricordi molto personali di amicizie passeggere... Venezia da sola conta undicimila prostitute dichiarate su una popolazione di trecentomila abitanti. E il gusto dell'antichit, sviluppato fino all'eccesso, fa s che questa societ dia alle pi colte delle donne leggere immunit inverosimili, confrontabili con quelle di cui godevano le cortigiane greche. Dopo la met del trecento la moda di avere delle schiave orientali si estesa. Lo testimoniano le pitture dell'epoca. Si raccomanda alle spose legittime di chiudere un occhio sopra le familiarit dei mariti con le loro schiave. Forse perch tutte possiedano lo stesso talento, Napoli ha appena inaugurato un'accademia che viene chiamata erotica dove cortigiane dalla lunga esperienza istruiscono le nuove allieve, future concorrenti. Quanto al teatro e alle arti, sono dei pi liberi. Le storie allegre dell'epoca rimarranno a lungo famose. La licenziosit si propaga fra le persone pi modeste e l'esempio viene dall'alto. Il doge di Venezia, di cui si conosce la potenza, nel 1475 si ammala per gli eccessi sessuali compiuti in compagnia di due belle prigioniere portate dalla Turchia. Il che non gli impedir qualche mese dopo di mostrarsi sdraiato sul suo letto con quattro fanciulle, questa volta veneziane, di cui la maggiore non ha pi di quattordici anni. Si pu quindi immaginare facilmente che Rodrigo Borgia, cardinale com', non si accontenti di una concubina accreditata. A Mantova nel 1459 mentre sta preparando una crociata contro i Turchi alla quale il papa tiene molto, egli si distingue per il suo buon umore durante quelle che i cronisti dell'epoca battezzano "Giochi sull'acqua", fatti in allegra compagnia. A Siena, citt natale di Pio II, l'anno dopo scoppia uno scandalo a dispetto della libert generale dei costumi. In occasione di un battesimo infatti, cerimonia pia, e critiche pubbliche relative alla festa successiva sono state cos vive, che Pio II si vede obbligato a richiamare il cardinale con una lettera lunga tre pagine: Caro figliolo, abbiamo saputo che quattro giorni fa, noncurante delle alte funzioni di cui sei rivestito, sei rimasto, dalla diciassettesima alla ventiduesima ora, nei giardini di Giovanni De Bischis in compagnia di numerose donne di Siena dedite a frivolezze mondane. Con te era uno dei tuoi colleghi, che avrebbe dovuto essere richiamato al dovere dalla sua et, se non dalla dignit delle sue funzioni. Abbiamo saputo che ivi ci si dati alle dame pi licenziose, che nessuna lusinga amorosa vi mancava, e che ti sei comportato come un uomo dimentico del suo stato. Il pudore impedisce di menzionare tutto quello che successo, poich non soltanto le cose in se stesse, ma anche le parole che le indicano sono indegne del rango che occupi. E perch i vostri piaceri licenziosi non subissero alcuna restrizione i mariti, i fratelli e i parenti delle giovani donne e delle fanciulle non sono stati ammessi in vostra compagnia. Non c'eravate che voi e qualche servitore a dirigere quest'orgia. A Siena, ora, non si parla che della tua vanit che oggetto dello scherno di tutti. E in questa stazione climatica dove si trovano molti ecclesiastici e molti laici tu sei la favola del giorno... Tu, caro figliolo, sei alla testa del vescovado di Valenza, che il pi importante della Spagna; sei inoltre vice-cancelliere della Chiesa e, ci che rende la tua condotta ancora pi riprovevole, siedi con il papa fra i cardinali, consiglieri della Santa Sede. Giudica tu stesso: conviene alla dignit di cui sei investito distogliere giovanette dal loro dovere, mandare dei regali e dei vini alle tue amanti e passare la vita ad esaudire ogni volutt? Bada dunque alla tua dignit e evita che fra le donne e la giovent ti si tratti da vizioso... Il compagno di piaceri di cui parla Pio II in questa predica, che mantiene un tono paterno, altri non che il cardinale Piccolomini che entro qualche anno diventer papa a sua volta. A Roma tuttavia la Vannozza, questo il nome che le si d pi spesso, resta la donna che il cardinale Borgia ama pi a lungo e pi teneramente. Vera sposa morganatica, ella rimane all'ombra di Rodrigo, dividendo il suo tempo fra il palazzo di piazza Pizzo di Merlo, dal quale vede la dimora del cardinale, e vari

possedimenti che appartengono alla famiglia Borgia, a Nepi o a Subiaco, dove certamente nata essa stessa. In quest'ultima borgata a cinque ore di cavallo da Roma, nel 1480 una casa vasta e sicura difende la piccola corte di Vannozza, quando la favorita aspetta il terzo figlio del cardinale, di cui l'amante da quattordici anni. Lucrezia vede la luce nel palazzo romano di sua madre. Rodrigo ama fin dalla nascita questa bimba dagli occhi di un indefinibile grigio azzurrino e con lo stesso mento sfuggente di suo padre, che i pittori pi tardi immortaleranno. I suoi capelli saranno tanto chiari quanto quelli del cardinale sono scuri, la sua figura sottile quanto quella di lui robusta. Il sangue spagnolo dei Borgia dar a Lucrezia una vita ardente, la porter ad una fiducia in se stessa che in pi d'una occasione le sar preziosa. Durante gli anni dell'infanzia, Lucrezia gioca e cresce con i fratelli il pi delle volte nella casa di piazza Pizzo di Merlo, nelle camere dai pavimenti rivestiti di marmo, dai muri imbiancati a calce adorni di arazzi, nelle stanze vicine ad una grande sala di ricevimento, dove risuonano le grida dei bambini, quando le bambinaie non li hanno portati in qualche abbazia o in qualche villa della campagna romana. Vannozza, vedova del suo primo marito, si risposata quando Lucrezia aveva pochi mesi. Sette anni pi tardi, nuovamente senza marito, sempre sotto gli auspici e con la benedizione del cardinale Borgia, va sposa ad un certo Carlo Canale, venuto da Mantova. Il cardinale non ha molto merito a mostrarsi distaccato, poich un po' stanco delle grazie della sua concubina. Dopo la nascita di un quarto figlio, Rodrigo dirada le sue visite a Madonna Cattanei. Insieme al terzo marito, Vannozza si trasferisce in una casa nuova, e Rodrigo decide di affidare i suoi bambini ad una nipote nella quale ha la massima fiducia e che gli sembra pi raffinata di quanto non lo sia la madre dei suoi figli. Si tratta di Adriana Mila, sposa e vedova di un Orsini, che d'ora in poi eserciter un'influenza decisiva nella formazione e nell'educazione di Lucrezia. Raffinata donna di mondo, Adriana assume dei professori di francese, di latino, di spagnolo e uno di musica, affida l'educazione religiosa della giovinetta alle suore di S. Sisto, la cui residenza si trova all'uscita della citt, sulla via Appia. A dieci anni, tutta esile, nei suoi primi vestiti di broccato, Lucrezia la gioia di suo padre; Cesare, il secondo figlio, il suo orgoglio, il suo successore. Adriana Orsini in quel periodo combina il matrimonio del proprio figlio con una giovanetta di quindici anni, che con soprannome elogiativo i romani chiamano la Bella. E' Giulia Farnese che passa per essere la pi deliziosa delle Romane di quel tempo e la cui bellezza ispira gi i pittori pi famosi. Non manca di destare l'attenzione anche del cardinale Borgia il quale, a cinquantotto anni, ritrova una seconda giovinezza e sottrae al marito la splendida Giulia. E' vero che Orso Orsini del tutto insignificante e che Adriana, prevedendo tutti i vantaggi che le possibile ricavare dalla sua complicit col cardinale, permette che il figlio sia esiliato in un castello di provincia dove si presume ch'egli dimenticher la sua sposa. Rodrigo non pi tuttavia l'amante focoso che sedusse Vannozza. E' ingrassato, ha perduto la sua chioma scura, sbuffa salendo i gradini del palazzo... Ma non si dice che egli sar presto pap? Giulia rimasta abbagliata dalla dimora del cardinale. In compagnia di Lucrezia, che ha sempre conosciuto, scopre il palazzo dei Borgia. Questo si trova a met strada fra l'imponente Castel S. Angelo sulla riva nord del Tevere e il meraviglioso Campo dei Fiori. I suoi immensi saloni sono tappezzati di scene istoriate, le sue finestre ricoperte di seta e i letti hanno dei baldacchini di satin cremisi. Un visitatore racconta che tutto ci di una magnificenza cos fastosa che sarebbe degna di un re o di un papa. Lucrezia e Giulia, la figlia e l'amante dell'uomo che sta diventando il pi potente della penisola, crescono oramai l'una vicino all'altra. La loro differenza di et di quattro anni. La figlia del cardinale, che ha quasi dodici anni, non si stupisce di questa situazione. Nei palazzi pontifici, le donne e le ragazze di casa del nuovo papa Innocente VIII, che si chiamano

Teodorina, Battistina e Peretta Cibo, sono considerate alla stessa stregua delle mogli e delle progenie di signori laici. La vita mondana di Roma animata dai figli di cardinali e dai bastardi di principi e duchi. Lucrezia al vertice della gerarchia sociale della fine del secolo, poich ha un papa fra i suoi ascendenti ed la figlia del vice cancelliere della Chiesa. Giulia diventa la sua dama d'onore. Cesare, fratello maggiore di Lucrezia, segue gli studi umanistici a Perugia. Giovanni diventato da poco duca di Grandia, un porto spagnolo vicino a Valenza, quando il cardinale Borgia pensa sia giunto il momento di trovare un pretendente a sua figlia. Cos giovane, Lucrezia diventa uno strumento politico e diplomatico nelle mani del padre e al servizio della famiglia. Adriana Mila Orsini lo capisce benissimo. Ha dimostrato di conoscere bene che cosa la ragion di stato (o la potenza del denaro) acconsentendo alla conquista di sua nuora da parte del cardinale. Vive in buona armonia con Giulia e continua ad essere la tutrice di Lucrezia. E dal momento che l'ha educata, aiuta Rodrigo a farla sposare. Si riteneva in quell'epoca che a dodici anni una figlia di nobili fosse pronta a prender marito. Tanto pi se il suo matrimonio era utile ai progetti della famiglia... Per quanto precoce possa essere Lucrezia, non ha per nessuna idea dell'avvenire che le si offre. E' ancora una bimba, ma al corrente dei problemi di tutti coloro che la circondano e ci le conferisce una inattesa maturit morale. La vita sentimentale delle due donne che le sono vicine per lei senza misteri. Giulia ha visto ingrandirsi la sua stella dal giorno in cui il papa, di cui i contemporanei dicono ch il pi carnale degli uomini, diventato apertamente il suo protettore. Adriana, un tempo sposata, non fa mistero delle avventure che infiorano la sua vita quotidiana e lascia intendere che Rodrigo Borgia ebbe un debole per lei prima di diventare papa. Sembra che una donna non sia dunque completa se non dal giorno in cui una parte della sua esistenza legata ad un uomo. La giovane allieva lo capisce. Ha seguito gli studi con diligenza, eccelle nella pittura e nella musica, perfettamente bilingue e inoltre conosce il latino. La religione lungi dall'esserle indifferente: Per merito di Adriana Orsini, dice un testimone, Lucrezia diventata un modello di virt praticante. La giovinetta spensierata come lo si pu essere alla sua et, e allegra come tutti i Borgia. Giovanni Boccaccio, vescovo di Modena, ambasciatore del duca di Ferrara presso la Santa Sede, ha sentito il riso cristallino che illumina i gesti di Lucrezia. Mai gentile creatura apparve pi lieta di vivere. Sembra una luminosa immagine della sua allegria, ma conserva al fondo del suo piccolo essere una leggera nebbia di malinconia e un gusto misterioso per la solitudine. Tale il grazioso atout di cui Rodrigo dispone. Il cardinale pensa dapprima al suo paese natale, dove sogna di piantare pi profondamente le radici della famiglia. Giovanni entrato in possesso di un ducato, Cesare sta per diventare vescovo di Pamplona. Perch non fidanzare Lucrezia con un giovincello catalano provvisto di qualche merito? Il 26 febbraio 1491 viene firmato un contratto in lingua valenziana, fra la Senora dona Lucrezia de Borja, donzella, ora abitante a Roma, figlia carnale del reverendissimo cardinale Rodrigo Borja, e il signore della valle d'Ayora, presso Valenza, il cui nome Don Juan Cherubino de Centelles. La dote viene fissata in moneta spagnola, trentatremila tymbros, ma Lucrezia dovrebbe essere condotta al di l del Mediterraneo solo un anno pi tardi, dal momento che il matrimonio deve essere consumato soltanto dopo sei mesi di attesa. La figlia del cardinale avrebbe allora compiuto i suoi tredici anni. Ma prima che raggiunga questa maturit molto relativa, Rodrigo Borgia cambia opinione, e trova per Lucrezia un partito che giudica pi seducente. Senza ancora rompere con i Centelles, rimasti in Spagna, egli annuncia ufficialmente il nuovo fidanzamento questa volta con don Gasparo da Procida. Il nuovo pretendente estende il suo dominio soltanto su (un'isoletta della baia di Napoli, ma figlio del conte d'Alversa, personaggio influente alla corte napoletana. Don Gasparo ha quindici anni ed studente in Spagna; il suo ingresso nella famiglia Borgia potrebbe facilitare le relazioni con Ferrante d'Aragona, re di Napoli, di cui Rodrigo diffida.

Lucrezia senza dubbio non viene consultata n sull'uno n sull'altro di questi due progetti di matrimoni. Perch chiedere la sua opinione? Non potrebbe nulla contro la potenza paterna, e poi non c' ancora niente di fatto. Ecco d'altra parte qualcosa che cambier il corso degli avvenimenti: da parecchi mesi Indecente VIII sta morendo. I medici cercano di opera una trasfusione di sangue, esperimento che non inedito ma che raramente riesce. Tre bambini di dieci anni ricevono un ducato ciascuno in cambio del loro sangue, ma muoiono qualche giorno dopo la trasfusione. Il 25 luglio 1492 anche il papa si spegne e Rodrigo Borgia, che ha portato sul trono tanti pontefici, all'et di sessantadue anni s'impadronisce finalmente delle chiavi di San Pietro. Ai primi di agosto ventitr cardinali, numero considerevole, si riuniscono in conclave nella cappella Sistina, decorata da affreschi di pittori umbri e fiorentini. Al primo giro dello scrutinio le posizioni sono ben definite: da una parte Ascanio Sforza che conta undici voti, quattro di meno dei due terzi richiesti per diventare papa; di fronte a lui Giuliano Della Rovere, candidato del partito francese, da lunga data, stabilito a Roma, pu contare su nove voti ma forte dell'appoggio di Carlo VIII di Francia, del re Ferrante di Napoli e della Repubblica di Genova. E poi gli indecisi... Al terzo giorno di delibera le posizioni dello Sforza e del Della Rovere si sono cristallizzate, ma nessuno dei due ha pi speranza di essere eletto. L'uno e l'altro vogliono almeno evitare la nomina del loro diretto avversario. A questo punto entra in lizza il Borgia. Il pi ricco e il pi potente dei cardinali ha saputo attendere pazientemente la sua ora. Al momento buono egli dispone di incomparabili vantaggi. Stefano Infessura, lettore all'Universit di Roma, nella sua cronaca del tempo, riferisce con ironia ci che, secondo lui, stato decisivo per il risultato del conclave: L'anno del Signore 1492, il sabato 11 agosto, la mattina presto, Rodrigo Borgia, nipote di Callisto III, vice cancelliere, fu nominato papa e prese il nome di Alessandro VI. Immediatamente dopo la sua elezione al papato, distribu i suoi beni ai poveri. Infatti egli diede al cardinale Orsini il suo palazzo, il castello di Monticelli e quello di Soriano. Nomin il cardinale Ascanio vice cancelliere della Santa Chiesa romana. Regal al cardinale Colonna l'abbazia di San Benedetto del Subiaco con tutti i suoi castelli. Diede al cardinale di Sant'Angelo il vescovado di Porto con la torre e il mobilio che vi si trovava, e comprendeva, fra l'altro, una cantina piena di vino. Diede al cardinale di Parma in propriet assoluta la citt di Nepi con diritto di patrocinio. Al cardinale di Genova, diede la chiesa di Santa Maria in via Lata. Al cardinale Savelli Civita Castellana e la chiesa di Santa Maria Maggiore. Si dice che abbia dato agli altri parecchie migliaia di ducati; in particolare ad Albo di Venezia, da poco elevato alla porpora cardinalizia, egli avrebbe dato cinquemila ducati in oro per avere il suo voto... Ci furono soltanto cinque cardinali che non vollero ricevere niente: i cardinali di Napoli, di Siena, di Lisbona, di San Pietro in Vincoli, di Santa Maria in Portico. Soltanto essi rifiutarono le gratifiche, sostenendo che i voti per l'elezione al papato dovevano essere dati gratuitamente e non comperati con dei regali. Si dice anche che prima di entrare nel conclave, il vice cancelliere per ottenere il suffragio di Ascan e degli altri avesse inviato alla casa di Ascanio quattro muli carichi di denaro, sostenendo che questo tesoro sarebbe stato pi sicuro presso di lui che nella propia casa... Si dice che questo denaro fu regalato ad Ascan per ottenere il suo suffragio. Ben prima di Rodrigo Borgia, non volle Simo il Mago comperare da San Pietro il diritto di conferire lo Spirito Santo?... Fare atto di simonia pu innalzare colui che vale poco, dice un vecchio detto popolare... In questo caso il valore propriamente di politico colui che diventa Alessandro VI non contestabile. Egli ha dato prova del suo talento di uomo di Stato durante trentasei anni di cardinalato all'ombra dei pontefici che si sono succeduti. Sul piano personale ha elevato in pochi decenni la propria famiglia al livello delle pi potenti d'Europa. Certamente molto spesso a detrimento della morale, ad ogni modo dei suoi doveri spirituali, perch egli non uomo di

Chiesa. Diventato papa dimenticher di dire la sua messa quotidiana e certi giorni l'ascolter e, con grande scandalo dei canonici di San Pietro, qualche volta permetter che i sui buffoni ne rallegrino lo svolgimento. Conosciamo inoltre la libert che contraddistingue il suo comportamento personale, ma nell'uso del tempo. Di fatto il papa Borgia non un pontefice, ma un principe, un politico. A questo titolo, in quest'epoca della sua storia, in apparenza egli l'uomo che ci vuole per la Chiesa. Ma a questo titolo soltanto, perch tutte le sue azioni saranno sospette. Se pronto a difendere l'omogeneit e l'unit della Chiesa, questo avviene pi per ragioni personali e politiche che spirituali. Eccomi diventato papa, sovrano pontefice, vicario di Cristo! esclama Rodrigo, quella mattina del 1492. Papa per lui l'essenziale. La possessio, la processione che va da San Pietro al palazzo del Laterano e l'incoronazione di Alessandro VI saranno le cerimonie pi brillanti che Roma abbia mai visto. Lo scrittore Michele Fermo ha seguito il corteo. Il nuovo papa era montato su di un corsiero candido come la neve. Il suo viso era sereno, la sua nobilt s'imponeva immediata. Egli si presenta al popolo. Benedice tutti quelli che lo circondano. Porta in alto i suoi. Riempie tutti di gioia. La sua vista per tutti di buon auspicio. Che serenit meravigliosa! Che generosit nel suo sguardo! La venerazione che egli ispira accentuata dallo splendore e dall'equilibrio di una bellezza naturale e dalla salute fiorente di cui gode! Non tutti i testimoni vedono la scena con gli stessi occhi: alcuni pensano che si eletto un papa che sar fra i pi dannosi per l'Italia e per l'intera cristianit. Altri sostengono che: la notizia dell'elezione del cardinale Borgia fu accolta con costernazione in tutta la penisola. Il 26 agosto lo splendore dello spettacolo per lo meno incontestabile. Le strade percorse dal corteo sono decorate a profusione con paramenti, altari, statue, cartelli dalle scritte pagane: Roma era grande sotto Cesare, ora pi grande! Ora regna Alessandro VI: Cesare era un uomo, questi un Dio. Il toro dello stemma dei Borgia rappresentato ovunque; davanti al palazzo di San Marco viene eretto un arco dove un toro di cartone versa acqua dalla bocca, mentre dalla fronte cola un getto ininterrotto di vino. Quando il papa raggiunge il Laterano, dopo lunghe ore di marcia sotto il sole di agosto, egli perde per un istante conoscenza. Sostenuto da due cardinali, viene portato fino al trono pontificio: impiega qualche minuto a rinvenire. E' la prima di una serie di sincopi che rallegreranno il cuore dei nemici del nuovo papa. Ogni pontefice salito sul trono di San Pietro si circonda presto di amici e di parenti. Callisto III, l'altro Borgia, lo aveva fatto prima di Alessandro VI, ma il nome di quest'ultimo diventer sinonimo di nepotismo. Si verifica di nuovo una vera invasione di Catalani, vista di cattivo occhio dai Romani e dagli Italiani in genere. Che cosa importa; Alessandro non intende essere lo schiavo dei propri baroni, si circonda di parenti che gli devono tutto, invece di dovere lui molto a persone estranee alla sua famiglia. Ma capace di rispettare abilmente le forme: Bench io sia spagnolo, dice, non amo l'Italia meno degli altri principi italiani. Al suo primissimo concistoro, il papa d in dono al figlio Cesare, gi vescovo di Pamplona, il proprio vescovado di Valenza, uno dei pi ricchi di tutta la cristianit. Prima che sia giunto alla maturit poco si conosce di questo giovane, cui toccher un destino straordinario. Per ora ha appena fatto il suo ingresso a Roma dopo gli anni di studio a Perugia. Era stato allontanato dalla madre assai presto; quando aveva quattro anni una bolla di Sisto IV lo dispensava dal provare la legittimit della sua nascita. A otto anni gi provvisto di numerose cariche, di dignit, di benefici che lo pongono in un rango altissimo, prima ancora che egli ne sia consapevole. A poco a poco Cesare si istruisce, diventa, si dice, un cavaliere impareggiabile, maestro fra i maestri nel maneggio delle armi. Alla Sapienza di Perugia, la prima scuola che frequenta, la fama della sua intelligenza si afferma rapidamente. I favori di cui suo padre lo circonda potrebbero inebriare questo bambino che a quindici

anni gi vescovo di Pamplona, mentre l'abito ecclesiastico non lo attira affatto. E' a Pisa quando suo padre viene eletto papa. Qui gli giunge notizia delle critiche espresse a Firenze dall'implacabile domenicano di nome Savonarola, il quale condanna la simonia, il nepotismo, la licenziosit del nuovo pontefice. Cesare sente allora il bisogno di combattere col filo della propria spada e di abbandonare la carriera ecclesiastica. A sedici anni, Alessandro lo invia a governare Spoleto. A diciassette anni, il figlio maggiore dei Borgia a Roma, maturo come potrebbe esserlo un uomo di trentacinque. Dopo pochi mesi si stabilisce in una casa di Trastevere, dove lo trova il suo amico Giovanni Boccaccio, vescovo di Modena: Cesare stava per andare a caccia ed indossava un abito elegantissimo, era vestito di seta, la spada al fianco, e solo una lieve ombra circolare ricordava la tonsura religiosa. Proseguimmo insieme a cavallo conversando. Io sono uno dei pi intimi fra coloro che lo frequentano. E' un personaggio dallo spirito nobile, di intelligenza superiore e dal carattere squisito; i suoi modi sono quelli di un figlio di potente, il suo umore sereno e allegro, sembra che egli respiri la gioia che lo circonda. La sua modestia grande, il suo comportamento molto pi nobile e piacevole di quello di suo fratello, il duca di Gandia, che pure non sprovvisto di qualit. L'arcivescovo di Valenza non ha mai avuto nessun trasporto verso il sacerdozio, ma non bisogna trascurare che il beneficio gli rende pi di sedicimila ducati. Ecco colui che servir da modello a Nicol Machiavelli per il suo Principe. Poco tempo dopo l'ascesa di Rodrigo al trono pontificio, la ragion di stato cancella i nomi dei due fidanzati di Lucrezia e detta quello del signore che finir per sposarla. Da quando diventato papa, Alessandro VI Borgia ha visto volgersi contro di lui i suoi nemici tradizionali: a Roma Giuliano Della Rovere e, a Napoli, gli Orsini e gli Aragona che non hanno perdonato ai loro antichi vassalli di essere riusciti ad introdursi tanto bene in Italia. L'idea dominante del nuovo papa quella di creare un'unit politica al centro della penisola, riunendo in uno stato centralizzato da una parte le signorie dipendenti dalla Santa Sede e dall'altra le citt e i feudi che si potrebbero sottrarre alle famiglie potenti che si oppongono al potere temporale del papa: i Savelli, i Gaetani, i Colonna e, sempre loro, gli Orsini. Ben inteso questa idea di unificazione ha per corollario il consolidamento del potere dei Borgia. Gli Orsini vi si oppongono per primi e per l'occasione si riconciliano con i Della Rovere. Una volta Virginio Orsini aveva promesso di portare in giro per Roma la testa del cardinale infilzata su una lancia... L'elezione di Alessandro VI ha fatto dei nemici di sempre dei nuovi alleati. Le loro carte sono buone: il Della Rovere possiede Ostia, la porta di Roma mirabilmente fortificata, che domina l'accesso al Tevere. Il cardinale pu ad ogni istante interrompere il commercio e l'approvvigionamento della citt santa. Virginio Orsini, con un movimento di accerchiamento, vuole comperare i territori di Anguillara e di Cerveteri, una larga fascia di terra circondata di fortezze, a nord di Roma. Come estrema provocazione la vendita ha luogo a Roma nel palazzo del cardinale Della Rovere, e circola voce che il denaro necessario per l'acquisto, quarantamila ducati, sia stato fornito agli Orsini dal re di Napoli. A Firenze, Savonarola annuncia che la guerra alle porte della penisola in preda a incessanti sussulti politici. Ludovico Sforza detto il Moro e il cardinale Ascanio Sforza, insieme con Venezia, Siena, Ferrara e Mantova, danno vita a una lega che porter aiuto al pontefice in attesa di chiamare alla riscossa Carlo VIII, il cristianissimo re di Francia. Sognando di cavalleria e di conquiste dall'alto dei suoi ventitr anni, Carlo VIII, a fianco del papa, vuole intraprendere una nuova crociata per togliere Costantinopoli agli infedeli. Come erede degli Anjou egli crede di poter togliere agli Aragona il regno di Napoli. Prima di intraprendere qualunque azione, necessario consolidare i legami fra la grande famiglia milanese degli Sforza e i Borgia. Alla fine dell'anno 1492, papa Alessandro prende la sua decisione: Giovanni Sforza, nipote di Ludovico, bastardo ma erede di Costanzo di Pesaro, giovane vedovo di ventisei anni,

sposer Lucrezia. Robusto, allegro e di buona cultura, modello dei condottieri del Rinascimento italiano, il promesso sposo arriva a Roma il 9 giugno del 1493. I suoi futuri cognati Giovanni e Cesare lo accolgono insieme agli ambasciatori della Curia. Lucrezia, da un balcone situato sul percorso del corteo, vede per la prima volta il suo nuovo fidanzato, che scorgendola s'inchina. Lucrezia gli risponde con un sorriso affascinante. Il patriarca della famiglia si intanto occupato di allontanare i due promessi sposi precedenti. Gasparo da Procida, venuto a Roma in compagnia del padre, minaccia i Borgia di uno scandalo, ma accetter di starsene tranquillo per tremila ducati. Quanto a Centelles, che non ha mai visto Lucrezia, lontano, dall'altra parte del Mediterraneo... II matrimonio si pu fare e Ascanio Sforza, che crede nell'astrologia, ritiene che il momento sia favorevole. La mattina di mercoled del 1 giugno 1493, le centocinquanta nobildonne romane invitate da Alessandro VI entrano per prime nella pi vasta sala del palazzo pontificio, riccamente decorato con arazzi, con velluti fiammeggianti, con stoffe preziose. La maggior parte delle invitate, certamente colpita dal grande sfoggio di lusso, dimentica d'inginocchiarsi davanti al papa, il che viene notato da Gianni Burckard, cerimoniere di corte, nel suo Liber Notari, testimonianza minuziosa se non proprio imparziale di tutto ci che avviene a Roma sotto il dominio dei Borgia. A Giovanni, duca di Gandla, tocca il privilegio di accompagnare la sposa. Vicino alla sorella egli ha un portamento fiero: indossa un costume straordinario detto: turco alla francese: un mantello d'oro di stoffa crespa, lungo fino a terra, con le maniche a sbuffo adorne di grosse perle e di ricami, il tutto coronato da un collier di rubini e di perle perfette e da un turbante all'orientale guarnito con un gioiello. Giovanni apre il corteo, Lucrezia lo segue procedendo con tanta maest che sembra immobile. Ha appena compiuto tredici anni, ed eccola vestita di broccato, coperta di gioielli, commovente giovinetta che gi sostiene la parte della gran dama. Bella, diafana, candida. Una negretta le sostiene lo strascico. Lella Orsini e l'impareggiabile Giulia Farnese la seguono. Entra poi una delegazione di prelati e tutta la baronia che accompagna Giovanni Sforza, maestoso in un vestito simile a quello del duca di Gandia, ma con ornamenti pi semplici. Il modesto abito ecclesiastico di Cesare Borgia contrasta con quello del fratello, che si mormora sia costato pi di millecinquecento ducati (ossia cinquecentomila lire di oggi). Tutti i membri del corteo baciano la pantofola del papa, impassibile, in rocchetto e mozzetta di seta cremisi. Il signore di Pesaro e Lucrezia s'inginocchiano su due cuscini di velluto davanti ad Alessandro. Si fa silenzio nel salone affollato quando il notaio Beneimbene si avvicina rivolgendosi prima allo sposo: Illustre Signore. Penso vi ricordiate il recente contratto stipulato fra l'illustre dama Lucrezia Borgia, qui presente, e mastro Nicola, vostro procuratore, agente in vostro nome. Ricordate il contratto di nozze, la dote e gli altri elementi del contratto... Acconsentite ad accettare questo contratto, a promettere di osservarlo e ad impegnarvi secondo il suo contenuto? Giovanni Sforza risponde: Mi ricordo perfettamente del contratto. Lo accetto, prometto di osservarlo e m'impegno secondo le modalit della sua stesura. I dettagli del contratto di matrimonio sono stati pubblicamente consegnati due mesi prima. Resta da pronunciare la formula di rito. Il notaio chiede ai cardinali e procede. Le ore passano, la festa diventa galante. Tutti i cronisti dell'epoca riferiscono come a poco a poco l'atmosfera della serata si vada modificando: Si recitano tragedie ed anche commedie lascive che provocano le risa del pubblico, dice Burckard. Infessura, un'altro testimone, racconta come il papa si diverta a buttare dei confetti nelle scollature delle signore. Alle sette la festa finisce, Alessandro accompagna gli sposi nella loro camera nuziale, nel palazzo di Santa Maria in Portico, che comunica con la cappella Sistina tramite un passaggio segreto. Per i matrimoni fra principi d'uso accertarsi che l'unione sia stata consumata. Le cameriere spogliano gli sposi, che si stendono sul letto nuziale. Entra poi la persona qualificata che deve testimoniare dell'effettivit del

legame carnale. Quando due anni prima il principe di Ferrara Alfonso d'Este spos Anna Sforza, un testimone oculare cos ha descritto la scena: Si fecero stendere lo sposo e la sposa, e noi ci avvicinammo scherzando. Dal lato di don Alfonso erano il marchese di Mantova ed altri signori che lo stuzzicavano, mentre egli si difendeva con un grosso bastone che aveva in mano. Donna Anna, la sposa, conservava il suo buon umore... Nessuna relazione precisa ci pervenuta su ci che avvenne la sera di questo 12 giugno. Alcuni sostengono che papa Borgia ha coronato questa festa notturna con una scena degna di lui: la sera delle nozze il papa stesso avrebbe esercitato un ruolo attivo... Altri, ed la versione pi verosimile, sostengono che la giovane Lucrezia non d prova di maturit sufficiente perch il matrimonio venga consumato. Per sei mesi circa, la figlia di Alessandro sar contessa Pesaro soltanto di nome. La fretta della celebrazione del matrimonio, voluta per ragioni politiche, accompagnata dall'attesa paziente di Giovanni Sforza. Abituata a subire l'autorit dei fratelli, del padre, della tutrice, Lucrezia Borgia impara lentamente a diventare contessa. Imita le dame del suo ambiente e comincia a servirsi della sua influenza sul padre. Il papa ama moltissimo la figlia, al di sopra di ogni cosa. Dopo qualche mese, tutta Roma sa che le tre donne che circondano il pontefice, Adriana, la vecchia complice, Giulia, la favorita incontestata, e Lucrezia, possono ottenere da lui qualunque favore, parzialit e privilegio. Un cronista ricorda, parlando della corte della giovane contessa, che la maggior parte di coloro che vogliono ottenere una grazia dal papa devono passare dalla sua porta. Meglio del suo sposo, questa bambina di tredici anni sa nascondere il turbamento e l'incertezza nella quale la lasciano il suo matrimonio bianco e la vita indiavolata della sua piccola corte. Ma alla scuola di Giulia Farnese la sua maturit sta per affermarsi. La situazione di Giovanni Sforza pi delicata: ha il doppio degli anni della sua sposa e sopporta con difficolt l'autoritarismo della famiglia Borgia di cui ospite. Nel bel mezzo dell'estate, dopo essersi affettuosamente separato da Lucrezia, ritorna a Pesaro. E lontano da Roma riesce a cancellare il suo complesso d'inferiorit nei confronti dei Borgia. Ma lontano anche da Milano, non sopporta il confronto con gli altri membri della sua famiglia, pi potenti di lui. Le nozze romane infatti, troppo fastose per la sua borsa di piccolo signore, hanno impoverito le sue casse. Dopo un lungo inventario dei suoi beni, finisce per rivolgere a suo suocero la richiesta di un prestito di cinquemila ducati. Alessandro risponde subito che altri trentamila lo aspettano a Roma, quelli della dote di Lucrezia, e che la sola condizione per averli ch'egli torni a Roma e che adempia ai doveri coniugali con la sua sposa. Lucrezia dovr aspettare ancora due mesi il ritorno del signore di Pesaro. Giovanni Sforza si decide a lasciare il suo feudo dell'Adriatico solo agli inizi del mese di novembre. A Santa Maria in Portico egli trova Lucrezia felice di sbocciare in mezzo alla sua corte. Le cure di bellezza occupano la maggior parte del suo tempo. Insieme con Giulia Farnese, Lucrezia si occupa dei capelli, si lava la testa varie volte al giorno, forse schiarisce le sue lunghe ciocche bionde. Inventa ciprie e unguenti nuovi. Si tinge le sopracciglia di nero, secondo la moda dell'epoca, e sottolinea cos il colore chiaro della sua carnagione. Il guardaroba delle due donne degno di due principesse. Lauta, la figlia che Giulia ha avuto dal papa pochi mesi prima e che assomiglia molto ad Alessandro, per Lucrezia un giocattolo vivente, che ella ama alla follia. Presa da tutto questo la giovane sposa non si quasi accorta del trascorrere dei giorni durante l'assenza del marito. E' dunque felice di ritrovarlo, di scoprirlo: oramai l'accordo fra Lucrezia e Giovanni sar perfetto. Non succede la stessa cosa tra Sforza e Borgia: i loro interessi diplomatici si sono trasformati; a Milano Ludovico parteggia per la venuta di Carlo VIII. Nel desiderio di spuntarla col re di Napoli, il pi grande degli Sforza intrattiene il sovrano francese sulle glorie d'Italia, dimostrandogli il suo diritto a quel bel regno di Napoli, eredit dei principi Angioini. Carlo VIII scrive al papa informandolo sulle sue intenzioni: presto le sue armate passeranno le Alpi e si accamperanno a Roma. Il re di Francia prender

stanza in Vaticano e da qui dar l'assalto a Napoli. Alessandro Borgia, assai poco entusiasta, si riavvicina immediatamente ai suoi vicini napoletani, e si allontana ipso facto dai Milanesi. Giovanni Sforza si spaventa nel vedere che le due famiglie degli Sforza e dei Borgia, avvicinate per un momento dal suo matrimonio, sono ora praticamente alla vigilia di una guerra. Egli confida le proprie inquietudini a Ludovico, capo della sua famiglia: Ieri sera il papa mi ha interpellato in presenza del cardinale Ascanio, vostro fratello. Giovanni Sforza, che cos' hai da dirmi? Santo Padre, tutti a Roma pensano che vi siate alleato con Alfonso II di Napoli, il nemico del duca di Milano. E' vero? In questo caso io mi troverei in una posizione imbarazzante; al servizio di vostra Santit, mi vedrei costretto a servire il napoletano contro il milanese. Grande sarebbe la mia angoscia. Napoli o Milano, a chi dovrei essere fedele? Il papa ha risposto: Vi occupate troppo dei miei affari. Restate al soldo di entrambi. Signore, se avessi potuto prevedere una simile situazione avrei preferito vedermi ridotto a mangiare la paglia su cui dormo... Il signore di Pesaro ci tiene dunque ad allontanarsi da Roma e dai Borgia prima che la situazione si aggravi. Nella primavera del 1494, un mese dopo che il papa venuto a conoscenza delle intenzioni di Carlo VIII, lo sposo di Lucrezia domanda al pontefice di poter presentare ai suoi sudditi la nuova contessa di Pesaro. Alessandro VI ne entusiasta, tanto pi che vede per Lucrezia l'occasione di sfuggire all'eventuale pericolo della malaria di cui imperversa un'epidemia in alcuni quartieri. E meglio ancora, il papa consiglia a Lucrezia di andare sull'Adriatico in compagnia di Adriana e di Giulia, che saranno cos anch'esse al sicuro. Alla fine di maggio una vera e propria carovana lascia il palazzo di Santa Maria in Portico per recarsi a Pesaro. Accompagnato da un seguito di gente d'armi e di servitori, il corteo avanza lentamente lungo la penisola. E' un lungo viaggio per quell'epoca. C' anche la Vannozza che viaggia su comode lettighe insieme con Adriana. Lucrezia e Giulia cavalcano a piccole tappe a fianco di Giovanni Sforza. Le cavalcature sono splendide e vengono ammirate dai contadini che al bordo delle strade osservano il passaggio del corteo principesco. In ogni borgata o paese importante i signori locali si fanno un dovere di accogliere la carovana e di offrire ospitalit alle dame, le cui lunghe chiome resteranno per molto tempo oggetto di ammirazione. Durante le tappe Giulia e Lucrezia curano i loro capelli d'oro; si porta loro acqua di fonte, le governanti stirano i vestiti preziosi. L'indomani, alla partenza, la popolazione acclama il lungo corteo di vetture che finisce per avvicinarsi a Pesaro. Ma ahim, il tempo si guasta, le acclamazioni dei contadini si perdono sotto una pioggia torrenziale; la dolce Lucrezia e la bella Giulia sono costrette ad affrontare le raffiche del vento dell'Adriatico. L'arrivo al castello di Pesaro fa tirare a tutti e a tutte un grosso sospiro di sollievo. Il castello un'alta costruzione che erge la sua facciata sulla riva destra del fiume Foglia. Tutt'intorno un frutteto e quindici citt di poca importanza, il tutto comperato dagli Sforza per mille fiorini d'oro soltanto cinquant'anni prima. Dal 1489 Giovanni il signore assoluto del possedimento. Come feudo della chiesa, la contea deve al papa una rendita annuale di 750 ducati. Per questo modico prezzo il signore pu esercitare il suo potere senza controlli. Pesaro, la capitale, popolata da una diecina di migliaia di abitanti; vanta le strade tracciate in linea retta, begli edifici gotici su piazze armoniose, molti conventi e chiese: questo il dominio di Lucrezia. Dagli appartamenti del castello che si affacciano sul mare aperto, la giovane scopre il suo nuovo regno. Nella grande costruzione terminata da poco, Lucrezia colloca una piccola corte, molto simile a quella di Santa Maria in Portico. Il mese dopo fa conoscenza con la campagna circostante, dove dispone di una piacevole villa perduta nel verde e nei giardini. La contessa di Pesaro scopre il fascino di una vita facile di cui pu tracciare

il corso a suo piacimento. Passeggiate a cavallo sulle spiagge e nelle foreste, abiti alla napoletana, ricevimenti di borghesi e di intellettuali del contado. Quale sogno si realizza cos, anche se si figlia di papa! A quattordici anni Lucrezia potrebbe continuare gli studi, ma preferisce perfezionarsi nella musica e nella pittura; per ci che riguarda quest'ultima attivit, Faenza non lontana, e gli artigiani di Pesaro sono esperti nell'arte della maiolica. La giovane contessa impara a dipingere su ceramica come si fa nelle botteghe del paese. La sera, al suono del liuto, alla corte si ascoltano i poeti venuti dall'Umbria e dalla Toscana, e si applaudono i giocolieri di Venezia. Il dominio piccolo, ma a Lucrezia sembra immenso. Anche Giulia nei primi tempi del suo soggiorno apprezza la dolcezza di questa vita che scorre senza scosse. Lo scrive al papa: Qui si continua a far festa, a danzare, a cantare, si recitano egloghe in latino e in volgare, come meglio a Roma non si potrebbe. La signora Lucrezia ed io andammo a ballare alla festa ed era bellissimo vedere tanta gente in un luogo simile. Eravamo tutt'e tre vestite magnificamente e si sarebbe detto che avevamo spogliato Firenze dei suoi broccati... Giulia tuttavia comincia a languire: Forse vostra santit, leggendo queste righe, creder che siamo tutta gioia e allegria. Ma falso, perch sono lontana da vostra santit da cui dipendono tutto il mio benessere e la mia felicit e non posso quindi gustare con piacere a mio agio tutte queste gioie e, anche se fossero pi grandi, le gusterei con dispiacere, perch l dove il mio tesoro si trova il mio cuore. State certo che conto i giorni che ci restano da passare qui, perch infine se non si ai piedi di vostra santit, tutto non che apparenza. Ci fu mai una lettera pi dolce scritta da una giovane di diciott'anni ad un signore che ha oltrepassato la sessantina? In realt sembra che Giulia, e Adriana con lei, si stanchino presto del fascino e dei piaceri di Pesaro. Le due signore sentono la mancanza dei fasti del Vaticano, dell'animazione dei suoi corridoi, dell'adulazione di coloro che domandano favori. Le verdi acque dell'Adriatico e i contrafforti dell'Appennino non riescono a sostituire lo scacchiere romano su cui esse amano fare e disfare le fortune. Per un caso fortunato, solo pi tardi si sapr che l'avvenimento volger al tragico, Alessandro, fratello di Giulia, pretende la sua presenza a Capodimonte, culla della famiglia Farnese. Un mattino di luglio l'amante del papa, accompagnata da Adriana che a Pesaro decisamente soffoca, lascia dunque Lucrezia. Giovanni Sforza, tutore morale della piccola corte non pu far altro che dar consigli di prudenza. Il papa viene a sapere di questa partenza soltanto alla fine del mese. Di sua propria mano scrive a Lucrezia: Donna Lucrezia, mia dilettissima figlia, da parecchi giorni non riceviamo lettere da te. Siamo molto sorpresi che tu trascuri di scriverci pi spesso dandoci notizie della tua salute e di quella del signor Giovanni, nostro carissimo figlio. Per l'avvenire pensa di pi a noi e sii pi diligente. Poi il tono cambia: Le signore Adriana e Giulia sono arrivate a Capodimonte. Vi hanno trovato che Angiolo morto. Alessandro Farnese in effetti non ha potuto salvare il fratello pi giovane da un'improvvisa malattia. Giulia arrivata troppo tardi al castello di famiglia per raccogliere l'ultimo respiro del fratellino. Questa morte inattesa ha turbato cos profondamente Giulia ch'ella ne ha avuto la febbre. Speriamo che, grazie a Dio e alla gloriosa Vergine, si ristabilisca presto. Ma in verit il signor Giovanni e tu stessa avete avuto ben poco riguardo per noi, alla partenza di Giulia, poich l'avete lasciata partire senza il nostro esplicito permesso. Avreste dovuto immaginare che un cos brusco allontanamento avvenuto a nostra insaputa ci avrebbe causato una viva preoccupazione. Forse obietterete che l'ha voluto lei su richiesta del giovane cardinale Farnese. A questo rispondo che avevate il dovere di chiederci se ci sarebbe piaciuto al papa. Ora fatta. Un'altra volta, saremo pi circospetti. Avremo cura di considerare a quali mani affidiamo i nostri affari. Quando si dei Borgia, bisogna sottomettersi al potere del patriarca. In quest'occasione il papa ha ragione, poich la partenza precipitosa di Giulia avr delle conseguenze spiacevoli. Ci vale per Giulia stessa e per il signor

Giovanni, che ha dimostrato di essere privo di intuizione e insieme di capacit diplomatica. L'estate del 1494 quella dei grandi sconvolgimenti. Finora l'Italia ha conosciuto soltanto la guerra tra signore e signore, il combattimento fra vicini. Machiavelli scrive che nei secoli passati: una battaglia non offriva alcun pericolo: si combatteva sempre a cavallo, coperti di armi e sicuri della vita quando ci si consegnava prigionieri. Si era sempre al riparo dalla morte... Una citt ha un bel sollevarsi venti volte, essa non viene mai distrutta. Gli abitanti conservano tutte le propriet. Tutto ci che han da temere di dover pagare un contributo. La guerra era dovunque una faccenda fra gente di buona compagnia e della stessa educazione; non la si intraprendeva che a ragion veduta, da persone accorte che ne conoscevano i pericoli. L'arrivo dei Francesi trasforma le abitudini e i costumi. Il milanese Ludovico Sforza non ha voluto ascoltare l'avvertimento del predicatore: Signore, non aprire la strada ai Francesi, te ne pentirai! Giuliano Della Rovere, messaggero di Ludovico, ha saputo invece convincere il giovane Carlo VIII: Milano riceve sontuosamente il piccolo re gracile, brutto, di cui si dice che abbia le membra cos sproporzionate da sembrare un mostro piuttosto che un uomo. Preceduto da stendardi di seta bianca con ricamate sopra le armi di Francia, il re alla testa di un esercito nel quale i suoi nemici vedono soltanto dei barbari. Persino Brantome, (Pierre de Bourdelles, abb et Seigneur de Brantome, un abile novellatore francese, nato il 1535 e morto il 1614) cos descriver quell'orda: spaventosa da vedere, piena di avanzi di galera, di cattivi soggetti sfuggiti alla giustizia e soprattutto di gente col marchio del giglio di Francia impresso sulla spalla... Compagnia gagliarda ma poco disciplinata. Gli Italiani del centro della penisola non hanno nulla da opporre se non le loro armature contro i trentasei grossi cannoni di bronzo che l'esercito francese ha issato sulle pendici del Monginevro prima di raggiungere la valle Padana. I Medici a Firenze, il re Alfonso a Napoli, la Repubblica di Genova si preparano al massacro. Alessandro VI, spaventato, moralmente al loro fianco. La prima battaglia conferma tutti i timori dei condottieri: a Rapallo, non lontano da Genova, non c' vita salva dopo il passaggio dei Francesi: tutti i vinti vengono massacrati. Il bagno di sangue continua nei borghi, dove i barbari saccheggiano e violentano le donne. Non sono abitudini da gentiluomini. Gli eredi dei Galli riprendono a saccheggiare Roma; il poeta vede tutta l'Italia a fuoco e fiamme, il cronista dipinge la disfatta, la sovversione di tutta l'Italia con un: tutto a bordello! Il timore di papa Borgia aumenta ogni giorno di pi. Della Rovere, a Milano, fa correre la voce che il primo gesto di Carlo VIII dopo la sua entrata al Vaticano sar quello di convocare un concilio per deporre il papa, accusato di simonia. A Firenze Savonarola, lo straordinario predicatore, raddoppia la propria violenza per stigmatizzare la licenziosit e l'empiet del clero, per condannare Alessandro VI: Un prete dorme con la sua concubina, un altro con un ragazzo e al mattino si alzano e dicono messa. Cosa te ne fai di questa messa? Anticamente i calici erano di legno e i prelati d'oro. Oggi, i calici sono d'oro e i prelati di legno... A Santa Maria del Fiore, i Fiorentini ascoltano sbigottiti. Filippo di Cummines segue, come storiografo dell'avvenimento, la campagna del suo re. Egli sente Fra' Savonarola: E' impossibile che il Signore mi abbia ingannato, questa luce la verit stessa. Un altro bastione cade: Piero de' Medici, contro l'opinione della folla, vuole che la sua citt, per tradizione filo-francese, combatta le truppe di Carlo VIII. Eccolo cacciato dai suoi concittadini e sostituito dalla dittatura mistica del Savonarola. Nel novembre del 1494, il re di Francia fa il suo ingresso a Firenze alla luce delle torce brandite dai Toscani. Il mosaico italiano fa crepe da tutte le parti. Suo malgrado il papa si riavvicina al regno di Napoli. Fortifica Castel Sant'Angelo, fa provviste di viveri e di munizioni e si arrischia a far sapere a Carlo VIII ch'egli preferirebbe non vederlo passare per Roma quando si recher a

Napoli. Infessura testimonia: Il papa fece dire al re di Francia di non venire, perch a Roma imperversava la peste (in realt era la malaria) ed egli temeva per la sua salute; e che oltre a ci a Roma regnava la fame e che ci si aspettava una carestia ancora pi grande... E il re gli fece rispondere che egli non si preoccupava per la peste, perch se avesse dovuto morire le sue pene sarebbero finite, n della fame perch egli veniva cos ben provvisto di alimenti che avrebbe dovuto prima preoccuparsi per l'abbondanza che per la carestia... Alessandro insiste, manda emissari su emissari, assicura a Carlo VIII che parteciper ad una Crociata al suo fianco... A questo punto interviene l'episodio che turba il papa al punto da farlo cedere, e in cui ritroviamo l'imprudente Giulia. I Francesi avanzano a sud di Firenze, con la velocit dei loro cavalli, senza incontrare nessuna resistenza degna di nota: la loro fama li precede e annienta ogni velleit di resistenza. La Bella Farnese, dopo aver sotterrato il giovane fratello, lascia Capodimonte per Viterbo, tappa obbligatoria per recarsi a Roma, quand'ecco che il suo piccolo corteo cade nelle mani di una pattuglia del re di Francia. Yves d'Allegra, che comanda questo drappello, si rende subito conto dell'importanza della sua conquista: Il cuore, Giulia, e gli occhi, Adriana, del papa! Alessandro, in Vaticano, venuto a conoscenza della sua sfortuna, per poco non muore di collera. Spedisce Ascanio Sforza, che rimasto al suo fianco, presso Carlo VIII per ottenere che si cancelli l'affronto. Carlo VIII scoppia a ridere, il Della Rovere tiene molto alle prigioniere, il d'Allegra vuole contrattare la sua conquista. Giulia sar liberata per tremila ducati. Il papa manda subito la somma, supera l'umiliazione subita e il primo giorno di dicembre, ritrova infine la sua favorita. Quattrocento Francesi l'accompagnano: la scorta di Giulia. Quando accoglie il corteo, alle porte di Roma, il papa vestito con un farsetto nero ricamato d'oro, una lunga sciarpa alla spagnola, il pugnale al fianco ha l'aspetto di un giovane. In un soffio con l'aria umile, egli dice: Che il re venga pure e faccia a modo suo. Dio sapr difendere la Sua Chiesa. Il papa sa che dovr essere pi diplomatico che mai. Egli si rende conto che, dovunque tuoni il cannone francese, gli edifici si affrettano a far la riverenza. La sera di San Silvestro, Carlo VIII fa il suo ingresso a Roma. L'uomo della strada sbeffeggia questo sovrano senza prestanza, di cui si dice che abbia dodici dita per ogni piede, il che lo obbliga a portare delle ridicole scarpe con la punta arrotondata... Ma tace quando vede sfilare il suo esercito nella via Lata, sul Corso: cinquemila fanti guasconi, duemila cavalieri col mantello di seta, ognuno seguito dal suo scudiero e da due valletti armati, cinquemila arcieri all'inglese, degli Scozzesi, degli Svizzeri, e i famosi cannoni di bronzo: Roma si rallegra di non aver opposto resistenza. Alessandro deve passare attraverso un lungo seguito di umiliazioni. Tanto per cominciare suo figlio Cesare ostaggio del re di Francia. Per salvare la faccia, il papa nomina il cardinale Borgia legato presso il sovrano. Poi costretto ad amnistiare i cardinali e i nobili che l'hanno tradito: i Colonna, i Savelli. Il pontefice deve anche passar sopra alla disinvoltura dei Francesi, i cui messaggeri, la notte di Natale, si sono ad esempio installati nella cappella Sistina nei posti riservati ai cardinali. Infine, deve aspettare il 16 gennaio per incontrarsi col re di Francia. Gli va incontro sulla soglia del Palazzo Apostolico. Non appena scorge il papa il re si ferma e s'inginocchia due volte. Alessandro finge di non vederlo, poi si avvicina, si scopre e si decide ad impedire a Carlo VIII di fare una terza genuflessione. I due uomini sono senza cappello, esitano. Il re non bacia n il piede n la mano del papa. Il papa non si copre. Improvvisamente, si rimettono il cappello e si abbracciano, da nemici che hanno entrambi giudicato l'avversario e soppesato il suo valore. Apparentemente il papa esce sconfitto dal suo colloquio con Carlo VIII, sembra aver ceduto su tutta la linea. Ma ha salvato la sua carica e la sua dignit: I'autorit del papa non viene contestata, non ci sar n concilio n una

riforma. I nemici tradizionali dei Borgia, i Della Rovere in testa, ne sono molto stupiti, ma Filippo di Commines parlando del re di Francia approva l'accaduto: Credo che abbia fatto meglio ad accordarsi, perch egli era giovane e mal consigliato per condurre una grande opera di riforma della Chiesa. Quando, il 28 gennaio, le armate del re di Francia se ne vanno, lasciano ai Romani dei brutti ricordi: hanno saccheggiato, si sono sistemati a proprio agio, hanno umiliato i cardinali e financo la Vannozza, la cui casa stata messa a sacco. Ma se ne vanno muniti di una bolla del papa che li autorizza a passare sulle terre della Chiesa; finalmente se ne vanno, la cosa essenziale... Cesare Borgia che dovrebbe prendere parte al viaggio, fin dalla partenza da Roma pianta in asso Carlo VIII e va a nascondersi in Vaticano. Con questa prodezza, a diciannove anni, Cesare diventa uno degli uomini pi popolari d'Italia. Suo padre per maggior sicurezza lo manda a Spoleto e contemporaneamente assicura i Francesi della propria innocenza per ci che riguarda la fuga del giovane cardinale. L'esercito venuto dal Nord prosegue il suo cammino verso Napoli senza difficolt. Ai Napoletani Carlo offre un nuovo re, un detto popolare afferma che Napoli adora ogni nuovo sovrano, e porta nei suoi bagagli il mal francese, la sifilide, da cui i Napoletani si libereranno molto pi difficilmente che di Carlo VIII stesso. Cos due secoli dopo il suo antenato Carlo d'Anjou, un nuovo Francese occupa la regione al sud di Roma. Ci rester poco tempo. Al Nord i malcontenti sono numerosi, dai nemici personali del papa, che aspettavano la sua deposizione, ai signori di Milano, che accusano il re di Francia di tradimento, al popolo stesso che aspira a ritrovare la pace. Si forma una lega che comprende l'ex re di Napoli, rifugiato in Sicilia, il doge di Venezia, Massimiliano di Germania il Genovese, Ludovico Sforza e il Santo Padre. Per spiegare come questi due ultimi si trovino dalla stessa parte dopo essersi tanto combattuti, i Romani di quell'epoca hanno inventato una parola che prende lo spunto dal nome del signore milanese: ludovicheggiare, che significa imbrogliare. Commines, l'osservatore di Carlo VIII, comincia a preoccuparsi della formazione di questa coalizione, e dopo parecchie settimane di un dolce far niente, di piaceri e d'inattivit a Napoli, riesce a convincere Carlo VIII della gravit della situazione. Aspettare ancora sarebbe compromettere la possibilit di un ritorno in Francia. Il solo alleato dei Francesi, oramai, il Savonarola. Il re si decide a ritornare e, al suo passaggio da Roma, chiede udienza al papa. Questa volta lui che deve aspettare; Alessandro si recato ad Orvieto per trascorrere l'inverno e fa il sordo, trincerato dietro a grosse mura. Pi a nord, a Fornovo, l'armata della Lega si scontrer coi Francesi. Per poco il re non sar fatto prigioniero, e lascer dietro di s i suoi bagagli: sigilli d'oro, arazzi, reliquie dell'altare mobile contenente un pezzo della vera croce, un pezzo del mantello della Vergine e un album di ritratti femminili, testimonianza delle conquiste galanti di Sua Maest. Rientrati in Francia i Francesi e allontanatosi il pericolo, Alessandro VI ritorna in Vaticano e pensa a rimettere ordine nei suoi affari e a riunire la famiglia, sconvolta dagli avvenimenti. Lucrezia, lontana dagli intrighi, ha vissuto mesi di ansia, per di pi separata dal marito, egli stesso attratto da correnti contrarie e abbandonato alle sorti dei combattimenti. Sola, lontana dalla famiglia e dai parenti, la contessa di Pesaro si ammalata e suo padre se ne molto preoccupato. Mia carissima figlia, le scrive, mi hai fatto trascorrere quattro o cinque giorni veramente dolorosi, colmi di angoscia, poich le cattive notizie che circolavano per Roma, annunciavano se non la tua morte, almeno una condizione che non lasciava speranza... Ringraziamo Dio che ti ha salvata dal pericolo e sii certa che non saremo contenti finch non ti avremo visto personalmente. Alla met di giugno del 1496, il voto di Alessandro si realizza; Lucrezia e il suo sposo, accompagnati da ottanta cavalieri, lasciano Pesaro per raggiungere il papa. A sedici anni, pi sicura di s, la dolce figlia del pontefice ritrova il suo

posto in Vaticano. Mai Roma ha conosciuto periodo pi brillante, mai la corte di un papa ha fatto tanto impallidire d'invidia tutti i sovrani d'Europa. Balli mascherati, carnevalate, tornei di tutti i tipi, piaceri della vita mondana si offrono a Lucrezia, nella cui vita la cronaca non ha ancora registrato un solo scandalo. La contessa di Pesaro tuttavia ad una buona scuola perch la licenziosit si insinua in tutti gli ambienti. Giulia Farnese regna come favorita e una nuova venuta alla corte fa parlare molto di s: si tratta di Sancia una giovane napoletana dalla pelle scura e dal naso aquilino, sfrontata e leggera, che ha appena sposato Goffredo, il terzo figlio del papa. Lucrezia l'ha accolta al suo arrivo a Roma, che segna il ritorno in Italia del fratello Giovanni, duca di Gandia, rimasto in Spagna durante il periodo burrascoso. Si attribuisce a Sancia una natura generosa e un appetito sessuale che il suo giovane marito non pu soddisfare. Fra i suoi amanti figurano ben presto suo cognato Cesare e parecchi altri cardinali. La condotta di Lucrezia continua ad essere esemplare. Quando il marito ne esprime il desiderio, essa lo accompagna a Pesaro, dove il conte ritorna per mettere ordine nei suoi affari e per avere il tempo di riflettere sulla propria situazione. I Borgia, riuniti al completo a Roma, hanno avuto tutto il tempo di studiare il loro schieramento sulla scacchiera politica della penisola. Ad Alessandro e a Cesare, che l'hanno visto all'opera, Giovanni Sforza non sembra pi essere uno sposo degno di Lucrezia. Giovanni di Gandia non vede di buon occhio la presenza di suo cognato al fianco della sorella ch'egli vezzeggia e che sembra anch'essa meno felice della sua unione. Un consiglio di famiglia decide che tempo di pensare ad un marito migliore per Lucrezia. Quest'ultima, come d'abitudine, non viene messa al corrente di un primo passo che Cesare effettua affinch Giovanni Sforza acconsenta allo scioglimento del matrimonio. Il conte di Pesaro, di ritorno a Roma con la sua sposa, fa orecchio da mercante. Senza indugio, cattivo diplomatico cos come mediocre capitano, chiede consiglio alla propria famiglia senza riuscire a decidersi. Dopo qualche giorno trascorso in Vaticano, in un'atmosfera che gli sempre meno favorevole, riparte per Pesaro e ne ritorna ancora incerto. Lucrezia ignorando ancora il pericolo che la minaccia, trova Giovanni nervoso e di cattivo umore. Lo accusa di non farle buona compagnia, formula che si prester ben presto a varie interpretazioni. Poi un giorno, un cronista di Pesaro che ce lo narra, ecco che la figlia del papa scopre che la sua famiglia vuole sopprimerle il marito. Una sera Giacomino, cameriere del signor Giovanni, allora a Roma, era nella camera di donna Lucrezia. Cesare entr. Per ordine della giovane signora, Giacomino si era accovacciato dietro una poltrona. Cesare credendosi solo con la sorella, parl liberamente. Era stato dato l'ordine di uccidere suo marito, Giovanni Sforza. Lucrezia pianse e supplic. Cesare usc alzando le spalle. Quando si fu allontanato la giovane disse a Giacomino: Hai sentito, va' e avvertilo... Il cameriere obbed subito. Senza neppure congedarsi da sua moglie, Giovanni si gett su un cavallo e, ventre a terra, in ventiquattro ore arriv a Pesaro, dove il nobile animale, sfinito, cadde morto. Il conte di Pesaro scrive allora al patriarca della famiglia Sforza, Ludovico il Moro: Aiutatemi! Mi butto nelle vostre braccia! Conservatemi la vostra benevolenza conservatemi il piccolo nido che mi hanno lasciato i miei antenati, e dove continuer, con i miei sudditi e i miei guerrieri, a servire fedelmente la Signoria Vostra. L'uomo agli estremi, ma d la misura del suo carattere. Partito di sua volont non torner pi al Vaticano. Ludovico il Moro non lo sostiene, perch ci tiene poco a mettersi in conflitto con i Borgia. Il cardinale Ascanio Sforza, a lungo protettore di Giovanni, non pu fare pi niente per lui, tanto mal messo dopo la venuta di Carlo VIII. Quanto ad Alessandro VI, se vero che abbia mai pensato a sopprimere il conte di Pesaro, esita a farlo. Egli manda a Giovanni Sforza un abile messaggero, famoso per la sua eloquenza e per la sua abilit nel persuadere, un frate di Genazzano. Minacce, suppliche; non si conoscono gli

argomenti decisivi del religioso. Quel che certo ch'egli ottiene dal marito di Lucrezia che riconosca... di non essersi unito fisicamente alla propria moglie. Nel frattempo Lucrezia si rifugia nel convento di San Sisto, dove soltanto qualche anno prima aveva studiato religione. Stanca dei litigi, ha intenzione di mostrare a suo padre che pu sventare i suoi piani, ritirandosi dalla vita pubblica. Tutta Roma parla del ritiro della giovane, ma il papa abbastanza furbo da far deviare l'episodio a proprio vantaggio: lascia intendere che egli stesso ha voluto che sua figlia vi si chiudesse. Infine, furioso di vedere che Lucrezia gli impedisce di realizzare la sua volont, una mattina manda a San Sisto una truppa di uomini fidati perch gli riportino la figlia in Vaticano. Sorella Pichi, superiora del convento, ha bisogno di tutta la sua autorit per impedire la profanazione di San Sisto. Otto giorni dopo il suo ingresso in convento, una notizia terribile sconvolge Lucrezia: suo fratello Giovanni stato assassinato. Il suo corpo, sgozzato e trapassato da nove pugnalate, viene ripescato nel Tevere. Dopo il ritorno dalla Spagna, Giovanni ha sostituito nel cuore del papa il posto di favorito, occupato fino a quel momento dal fratello minore Cesare. Durante tutte le cerimonie pontificie il suo posto sul gradino pi alto del trono. Affascinante, di alta statura, molto accurato nell'abbigliamento, mentre Cesare si veste semplicemente e si cura poco del protocollo, Giovanni molto notato in pubblico. Inoltre, quando si pone nuovamente la questione del trono di Napoli, Alessandro chiede per suo figlio Giovanni la sovranit sul ducato di Benevento, scambiandola con il riconoscimento della salita al trono del nuovo re di Napoli, Federico. E' un nuovo trionfo per il duca di Gandia. La poca cordialit fra i due fratelli nota a tutti, tanto che la loro madre, Vannozza Cattanei, li invita ad una cena di riconciliazione. I convitati si ritrovano il 14 giugno 1497 nella propriet di vigna dell'Esquilino, vicino a San Pietro in Vincoli. L'ex favorita del papa, a cinquantatre anni, appare qui per l'ultima volta nella storia pubblica dei Borgia. Con i due fratelli sono invitati anche Goffredo e sua moglie Sancia, di cui si pu pensare che sia l'amante di Cesare e di Giovanni, e un cugino Giovanni, cardinale di Monreale. Vannozza rimpiange l'assenza di Lucrezia, il cui ritiro oggetto dei commenti di tutti. La temperatura fresca, il vino leggero, i cibi ben scelti. Durante la cena, un giovanotto mascherato viene a mormorare qualche parola all'orecchio di Giovanni. Nessuno se ne stupisce, perch da tre mesi quest'uomo un compagno assiduo dei divertimenti del duca di Gandia. Meno di un'ora dopo i convitati si separano. Cesare, montato su di una semplice mula, Giovanni sul suo cavallo, si accompagnano per un breve tratto. Poi il duca di Gandia dice a suo fratello che va ad un appuntamento galante e si allontana in compagnia dell'uomo mascherato e di un servitore. Quest'ultimo riceve l'ordine di aspettare Giovanni e il suo compagno per un'ora in piazza degli Ebrei, e di raggiungere poi il palazzo del duca, se questi non ritornato. L'indomani mattina, nello stesso luogo dove avrebbe dovuto restare in attesa, si scopre il servitore gravemente ferito. Non sa dire nulla di coloro che poco dopo la mezzanotte l'hanno aggredito. Il duca non rientrato, l'uomo mascherato scomparso. Dopo un giorno di attesa, l'inchiesta della polizia porta ad un guardiano notturno. Schiavone, questo il suo nome, la notte nella quale Giovanni scomparso ha visto quattro uomini gettare nel Tevere un corpo umano. Un quinto uomo, al quale gli altri davano del messere, accompagnava il triste corteo. Perch il guardiano non ha detto nulla? Durante le sue veglie, egli ha visto gettare pi di cento corpi nel fiume, senza che nessuno se ne fosse fino ad allora preoccupato. Trecento battellieri e pescatori dragano allora il fiume e ritrovano il corpo del duca, ancora con i vestiti che indossava alla cena di sua madre, con le mani legate dietro la schiena, la borsa intatta. Alessandro VI, folle di dolore, furioso all'idea che il figlio tanto amato sia stato gettato, come immondizia, nel fiume, non sente le beffe che nascono, approfittando dell'occasione per insozzare il nome dei Borgia. Per mostrarci che sei un pescatore d'uomini, scrive al papa il napoletano Sannazaro, ecco che hai

pescato con le reti tuo figlio stesso. Chi l'ha ucciso? Il cronista Bracci commenta: L'uomo che ha fatto il colpo fornito d'intelligenza e di audacia. Questa l'opera di una mano maestra. L'inchiesta dir a chi appartiene questa mano, visto che il papa, dopo sette settimane fa interrompere le ricerche. Egli sa chi il colpevole, ma non lo dice. Si sospetta di Giovanni Sforza. Ma avrebbe egli osato? Anche di Goffredo Borgia, ma egli era indifferente alle infedelt della moglie Sancia. Ascanio Sforza, che aveva litigato con Giovanni in pieno pranzo, era stato sollevato da ogni sospetto, l'indomani del funerale, da Alessandro stesso. Gli Orsini, nemici tradizionali dei Borgia, avrebbero potuto concepire il progetto, ma non eseguirlo senza tradirsi. Resta Cesare, il fratello minore della vittima. Soltanto lui trae vantaggio dalla scomparsa del duca di Gandia: Giovanni vivo, il papa non avrebbe permesso a Cesare di riprendere la vita laica, cosa che ormai non tarder molto a fare. Morto Giovanni, il fratello minore riavr tutti i suoi diritti. Inoltre soltanto Cesare pu contare che l'affetto paterno e l'interesse della famiglia abbiano il sopravvento sul desiderio di giustizia che anima il papa. Da questo momento, Cesare domina il padre; i contemporanei notano che Alessandro cade sotto la sua influenza: Il papa amava molto il figlio Cesare, lo amava ed aveva contemporaneamente una grande paura di lui. Parecchi cronisti accusano il secondogenito del papa di fratricidio senza che li si faccia tacere. La disinvoltura del cardinale Borgia tale da lasciar sparlare di s pubblicamente; preferisce portare avanti gli affari sospesi: esiliare il fratello minore e la sua ingombrante moglie nella loro signoria di Squillace, da dove Goffredo non potr mai disturbare il fratello maggiore; portare a termine il procedimento del divorzio di Lucrezia, per poter proseguire con lei nelle sue nuove ambizioni politiche. Si presume che Lucrezia stessa abbia fatto domanda di annullamento di matrimonio. Secondo un decreto del tempo di Gregorio IX, qualsiasi donna pu chiedere il divorzio se dopo tre anni di vita in comune l'unione non stata consumata. Quando Cesare va a far visita a sua sorella al convento di San Sisto e le espone i progetti della famiglia Borgia, si dice che Lucrezia, udendo il motivo che verr addotto per renderla libera, sia scoppiata a ridere nervosamente. L'ipotesi dell'impotenza di Giovanni Sforza viene contemporaneamente smentita dagli stessi fratelli di Lucrezia, che si esprimono con parole severe nei riguardi del loro cognato e affermano che essi non acconsentiranno pi che Lucrezia appartenga al conte di Pesaro. Non ci si dimentichi inoltre che quest'ultimo vedovo e che la sua prima moglie morta di parto. Giovanni Sforza a Milano dichiara a Ludovico che il matrimonio stato consumato pi di mille volte. Ma il papa sempre pi potente. Abbiamo visto che dopo molte esitazioni, il giovane conte Sforza deve acconsentire allo scioglimento della sua unione. Forse vi spinto dalla indifferenza che gli testimonia Lucrezia, sempre a San Sisto, e di cui non ha pi notizie. Forse anche sensibile alla minaccia che gli viene trasmessa da un messaggero di Alessandro: senza scioglimento, in un modo o nell'altro, la contea di Pesaro non pu pi pretendere al beneficio della protezione del papa. Ludovico, patriarca degli Sforza, ride inoltre della sua avventura e non viene affatto in soccorso del parente: non arriver a proporgli di dare pubblicamente la prova della sua virilit, cosa che Giovanni Sforza rifiuta immediatamente. Il 18 novembre del 1497, il conte di Pesaro entra nel salone del suo palazzo e firma una lunga nota indirizzata ad Ascanio Sforza, la quale contiene il riconoscimento della sua pretesa carenza coniugale. I Borgia potranno cominciare la procedura di annullamento: e ci che meglio ancora, hanno ottenuto un motivo che permette loro di proporre una vergine ai bei partiti che si presenteranno. Le prime licenze di Lucrezia avvengono in quest'epoca. A San Sisto, un giovane messaggero spagnolo, Pedro Caldes, assicura il collegamento fra Lucrezia e il Vaticano. Questo Perotto vede la figlia del papa quasi tutti i giorni, e legami

d'amicizia dapprima, d'amore in seguito si annodano fra i due giovani, che hanno circa la stessa et. Avventura segreta che certamente la prima storia d'amore di Lucrezia. Ella tuttavia sa che un'unione duratura non possibile con quel servitore che la consola nel suo esilio. Il mattino del 14 febbraio 1498, come racconta Burckard, Pedro Calderon, detto Caldes o Perotto, che aveva un impiego nella camera di Sua Santit, fu trovato nel Tevere, dove nella notte dell'otto di quel mese era caduto suo malgrado. Varie cose si sono dette in citt a questo proposito. Accanto al disgraziato cameriere viene ripescato un altro corpo inerte: quello di una giovine donna, Pentesilea, damigella d'onore della Signora Lucrezia, figlia del papa. Tragica conclusione della storia d'amore fra un giovane paggio e la figlia del principe. Si accusa Cesare di essere stato clandestinamente l'istigatore del regolamento dei conti: il legame fra Lucrezia e Perotto, divenuto troppo noto, non poteva che ostacolare i progetti di risposare la graziosa rappresentante della famiglia Borgia. La morte di Pentesilea le impedisce di parlare, di rivelare che Lucrezia incinta per opera del giovane spagnolo. Il 18 marzo del 1498, i cronisti ricordano che: da Roma si assicura che la figlia del papa ha partorito. Per molto tempo non si parler pi di questo bimbo. Quando i cronisti cercheranno di ritrovare le sue tracce, si perderanno nel pelago della nascita dei figli di Cesare, dei figli di Alessandro e delle venticinque amanti circa ch'egli avr durante il suo pontificato... In cambio, il divorzio di Lucrezia e di Giovanni da Pesaro segna l'inizio della leggenda di Lucrezia Borgia, che il popolo descrive come la pi grande cortigiana che Roma abbia mai avuto. Giovanni Sforza ridicolizzato e amareggiato alimenta le dicerie che circolano in tutta la penisola; egli afferma che se il papa ha voluto il divorzio per conservare esclusivamente per s sua figlia. Anche i libelli dell'epoca scrivono nello stesso senso: In questa tomba giace una Lucrezia di nome, di fatto una Taide: figlia, moglie e nuora di Alessandro. O ancora: Sesto, il figlio di Tarquinio che oltraggi l'antica Lucrezia, ma anche sesto, Alessandro VI, ti desiderer dunque sempre, o Lucrezia! Triste destino! Egli gi tuo padre! L'affetto che il papa ha per sua figlia noto. Ma qualcosa d'altro che affetto? Il Savonarola, che verr scomunicato e processato e che salir sul rogo gridando: Ges, nella sua predica di quaresima, nel 1497, pu ancora esclamare: Arriva fin qui, Chiesa infame, ascolta ci che ti dice il Signore: ti ho dato dei bei vestiti e tu ne hai fatto degli idoli, con questi vasi preziosi hai nutrito il tuo orgoglio... La lussuria ha fatto di te una figlia della gioia sfigurata. Se i tuoi preti avevano dei figli, anticamente li definivano nipoti; ora non si hanno pi dei nipoti, si hanno dei figli, dei figli, e basta. Hai innalzato una casa di vizi, tu ti sei trasformato dall'alto al basso in una casa infame. Cosa fa la prostituta? Seduta sul trono di Salomone, fa segno a tutti i passanti. Chiunque abbia del denaro entra e fa ci che gli piace. E' cos, Chiesa prostituita, che hai scoperto la tua vergogna agli occhi dell'universo intero, e che dovunque si manifesta la tua inverecondia. Il clima carico d'obbrobrio non impedisce ai candidati al matrimonio di farsi avanti. C' anche qualche duca che non vuole per nuora quella che notoriamente ha dormito coi propri fratelli, qualche conte che si affretta a sposare suo figlio per evitare che i Borgia pensino a lui per dare a Lucrezia un marito. Ma alla fine la potenza della famiglia del papa e la bellezza di Lucrezia trionferanno: quello che unir la figlia del papa con Alfonso d'Aragona, duca di Biscaglia, sar contemporaneamente un matrimonio politico e un matrimonio d'amore. Da quando Alessandro VI si riconciliato con Napoli, egli pensa di dare una base sicura alle sue nuove relazioni politiche con gli Aragona. Prima pensa di far sposare Cesare, gi pronto a lasciare l'abito talare, con Carlotta d'Aragona, figlia di Federico I, re di Napoli. In dote i Borgia chiedono il principato di Taranto, uno dei porti importanti del regno. Federico esita, pensa a ragione che tale unione introduca in famiglia un genero troppo dinamico, che potrebbe in breve pensare di spogliare il suocero del suo stesso trono. Il re di Napoli trova un buon pretesto per rispondere ad Alessandro VI: Non posso far sposare mia figlia a un prete, figlio di prete; e

Cesare non cardinale, primate di Spagna? Cosa penserebbero i nostri sudditi? Per evitare un malinteso col Vaticano, Federico I propone di unire Lucrezia con un figlio naturale del proprio predecessore, il defunto Alfonso II. Per i Borgia un partito assai meno brillante. Ma bisogna decidersi, e nello stesso tempo accontentare Lucrezia, perch si dice che il promesso sposo, Alfonso, sia un principe azzurro. E' fratello della bella Sancia, che perora la sua causa presso Lucrezia, rientrata a Roma dopo un soggiorno a Perugia. Essa ha allora diciott'anni, un anno pi di Alfonso, che venuto alla corte Vaticana. Egli arrivato da Napoli senza apparato, con qualche amico che ha cavalcato al suo fianco. Eccolo: il pi bell'adolescente che si sia mai visto a Roma, dice di lui un contemporaneo. Un altro trova che ha tanto fascino e tanta intelligenza da non sembrare consapevole della propria bellezza. Lucrezia, sedotta, avr per suo marito una vera passione. Quest'ultimo invece prima di conoscere la sua futura moglie inquieto. La si dice bella ma corrotta e Alfonso pensa di essere stato sacrificato alla ragion di Stato. L'indomani del suo arrivo a Roma, il giovane va al palazzo di Santa Maria in Portico, che ancora la residenza delle signore Borgia. Vi trova Lucrezia splendida fra una corte di belle Romane, fra le quali c' sua sorella, tornata dall'esilio per la circostanza. Anche Alfonso conquistato, dimentica tutto ci che la voce pubblica riferisce, quell'orribile soprannome che si d a Lucrezia: gonfaloniera delle cortigiane di Roma. Col cuore pi leggero, si prepara al matrimonio. La cerimonia nuziale viene celebrata in relativa intimit, il 21 luglio 1498. Secondo l'uso, il comandante della gendarmeria pontificia tiene la spada sguainata sopra la testa degli sposi. Per Lucrezia non n la prima, n l'ultima volta che questo cerimoniale si ripete. L'indomani ha luogo la festa. Molto semplicemente si pranza, si ascoltano poesie e commedie leggere. Gli sposi sono incantevoli. Il papa arzillo si comporta come un giovanotto, e Cesare contentissimo: egli partir presto per la corte di Francia. La festa turbata, verso la fine, soltanto da un litigio fra alcuni seguaci della principessa di Squillace e degli amici di Cesare. Le libagioni troppo abbondanti del festino sono la causa dell'incidente durante il quale due degni vescovi, che vorrebbero intervenire, vengono bastonati. Regolato l'affare, si riprendono i divertimenti e si alza il sipario sulla prima felicit di Lucrezia. A Pesaro, bench circondata da tutte le attenzioni dei fedeli sudditi del suo primo marito, ella si sentiva esiliata. Questa volta Lucrezia ha ottenuto di rimanere a Roma, a Santa Maria in Portico, per parecchi anni. Alfonso, con lei, scopre le arti e i piaceri di una piccola corte di amici e di gente di cultura. Si dice che Lucrezia sia immensamente felice perch trova nel marito i suoi stessi gusti per il teatro, il liuto, i sonetti dell'Aretino, i canti dei trovatori venuti da tutti gli angoli della penisola. Persone che pi tardi diventeranno famose si succedono nei saloni del palazzo, dove si riceve tutti i pomeriggi della settimana. Gli attori pi noti, i giovani intellettuali sono i pi assidui ai ricevimenti di Lucrezia e di suo marito. Quest'ultimo si occupa poco di politica, ed anche in questo rassomiglia a sua moglie, ma ascolta con attenzione i messaggeri venuti da Napoli o i diplomatici che, come Ascanio Sforza, pi tardi formeranno il partito degli Aragonesi che si opporr a quello dei Francesi. Cesare, prima di lasciare Roma per la corte di Francia, dove gli conferiscono il titolo di duca del Valentinois, si occupato di formare questo nocciolo straniero in terra vaticana. Il papa, pi ammirato che mai di fronte a Lucrezia, ha rassicurato il figlio: parta tranquillo, sposi qualche bella Francese; sar la miglior garanzia contro la formazione di una fazione anti-papista. Carlotta d'Albret, figlia del re di Navarra e parente di Luigi XII sar la sposa dell'ex cardinale di Valenza. In cambio il papa lascer che il re di Francia divorzi da una figlia di Luigi XI per sposare Anna di Bretagna. La notizia dello stabilirsi in Francia di Cesare, inpensierisce tutta la penisola italiana. Si sa bene che cosa significhi una nuova unione fra il re di Francia e il papato. Lo stesso Della Rovere non si inganna e, dimentico del passato, si riavvicina a Cesare Borgia. Alessandro VI, vecchio diabolico, pensa di essere vicino alla

realizzazione dell'antico sogno di unit a favore della sua famiglia e a detrimento dei baroni e dei duchi. E forse anche dei re, pensano a Napoli... In questo periodo, tuttavia, alla corte di Lucrezia la vita scorre tranquilla. Al principio del 1499, un incidente interrompe una maternit della giovane signora: incinta di due mesi cade giocando nella propriet di campagna di un amico della coppia. Lucrezia sviene e, ricondotta al Vaticano, perde il suo bambino. Il Santo Padre ne molto rattristato: egli si sente ringiovanire vicino ai suoi figli, condivide le loro gioie e i loro dolori. La vita della duchessa di Biscaglia, se non fosse per il pericolo di un conflitto che si profila all'orizzonte, fatta, per fortuna, pi di gioie che di dolori. E' in quest'epoca che il Pinturicchio prende Lucrezia per modella non pi solamente del celebre affresco, dove si ritrovano i tratti della figlia del papa nel viso di Santa Caterina, ma di molti altri quadri degli appartamenti pontifici. Uno di questi quadri, nella chiesa di Santa Lucia, rappresenta il papa circondato da tutti i figli, in attitudine beata. Il Bramante, che comincer la ricostruzione di San Pietro e far il progetto del grande cortile del Vaticano, arrivato a Roma da poco e viene spesso a Santa Maria in Portico. Michelangelo, a Roma da due anni, lavora alla sua Piet, che Lucrezia viene a contemplare durante la modellazione. Il cielo si oscura per gli Aragonesi, quando arriva a Roma la notizia del matrimonio di Cesare. Il giovane cardinale stato prosciolto dai voti da suo padre, col prudente consenso del Sacro Collegio. Il 16 marzo del 1499, un uomo del seguito di colui che a Chinon stato fatto duca del Valentinois, arriva in gran fretta al palazzo pontificio. Viene dalla Francia a briglia sciolta, per dire al papa che suo figlio ha preso moglie. Charlotte d'Albret la dama pi leggiadra del suo paese; le nozze sono state celebrate a Blois, il 12 e il 13 maggio, con gran pompa. Il messaggero per sette ore descrive l'avvenimento ad Alessandro VI e risponde alle sue domande. Dopo di che il papa si fa portare alcuni scrigni e sceglie parecchi gioielli che mander alla nuora. Alessandro, soddisfatto, si ritira dando ordine che ci si rallegri della buona nuova. Egli ormai sa che Cesare, con i Francesi al suo fianco, intraprender la conquista della Romagna per impadronirsi di una corona; sa che egli deve, senza por tempo in mezzo, passare all'azione contro coloro che potrebbero opporsi a questo progetto: gli Orsini, i Gaetani, i Colonna e certamente anche gli Sforza. Quanto ai d'Aragona, i legami di sangue che li unisce al papa sono fragili, cos come fragile l'amicizia e la considerazione che Alessandro ha per i suoi vicini napoletani. La loro casa, egli dice, piena di bastardi e di bricconi... Alfonso di Biscaglia e Goffredo Borgia, un puro d'Aragona e un Borgia ispanizzato dalla moglie, fanno orecchie da mercante e preferiscono non sentire i ragionamenti del papa, fino al giorno in cui appare evidente che il conflitto aperto vicino. Ascanio Sforza, questo stupefacente cardinale guerriero, lascia allora Roma per raggiungere Milano, dove si batter con il fratello Ludovico contro i Francesi. Goffredo Borgia si mette in urto con i papisti, va di rissa in rissa, e per poco una sera non si ritrova in fondo al Tevere. Il peggioramento costante, sebbene il papa tratti con diplomazia i d'Aragona dicendo loro che i Francesi, questa volta, non sarebbero scesi tanto a sud nella penisola come avevano fatto ai tempi di Carlo VIII. Ma non questa l'opinione degli ambasciatori di Ferdinando V il Cattolico, re di Spagna e tutore del regno di Napoli, che partono per Madrid non senza aver sfrontatamente avvertito il papa delle disgrazie alle quali la sua condotta potrebbe condurlo: Santo Padre, dice uno di questi diplomatici, me ne vado e ritorno in Spagna. Spero che mi seguirete, non dico con una nave, non con una armata onorata, ma con una barchetta se potrete trovarne una... E' tempo: al principio del mese di agosto Alfonso lascia il palazzo del Vaticano per riparare presso i Colonna, in uno dei loro feudi, Gennazzano. Lucrezia, desolata, resta sola. Ella nuovamente incinta, di sei mesi. Eccola ancora una volta abbandonata da un marito per ragioni politiche: il suo sposo presso alcuni baroni di Ferdinando di Spagna, lei prigioniera del Vaticano. Il Signore di Pesaro ne rider ancora di pi, si mormora al palazzo.

Alessandro VI, furioso per la fuga di suo genero, caccia dal Vaticano Sancia: con ben poca grazia, minaccia di cacciarla fuori. Visto che i d'Aragona non vogliono restare da lui, egli non tollera la loro presenza sulle sue terre. Il marito di Lucrezia, nonostante il suo stato, le scrive varie lettere pressanti, perch ella lo raggiunga a Gennazzano. I messaggeri vengono intercettati dal papa, che ci tiene a tenere sua figlia a portata di mano. Per distrarla, e per lusingare il suo amor proprio, il pontefice decide di nominare Lucrezia governatore di Spoleto e di Foligno, carica riservata fino a quel momento a prelati, quasi sempre a cardinali. Spoleto a centocinquanta chilometri a nord di Roma, sar una prigione dorata per la figlia di Alessandro e per suo fratello Goffredo, costretto ad accompagnarla. Sei paggi veglieranno sul fratello e sulla sorella, per impedir loro di sbagliare la strada indicata dal papa. Alessandro sicuro almeno che non gli si rubino o sviino i figli. Questi ultimi sono meno soddisfatti di quanto egli immagini. Il corteo di Lucrezia e Goffredo splendido: in totale quarantatre carri di cui uno porta una lettiga di seta cremisi per Lucrezia. Il papa, dalla loggia delle benedizioni, saluta sorridente il lungo corteo che si allontana. I suoi due figli s'inchinano rispettosamente al passaggio. Uno degli ultimi fedeli dei d'Aragona, restato a Roma, cavalca al fianco di Lucrezia, prima di partire per Gennazzano, fino al ponte di Sant'Angelo, con un messaggio di speranza. Poi il poeta ha seguito lo strano corteo, e ne ricorda l'immagine durante i sei giorni di marcia: Sulla via di Spoleto, brillante nel sole d'agosto, lentamente cavalcava Donna Lucrezia in mezzo a un corteo splendente di preti e di gentiluomini. La fulva bellezza della sua abbondante capigliatura sottolineava lo splendore dei suoi occhi socchiusi. Molto piccolo, il senatore (il portatore dell'editto del Santo Padre che attestava la nuova carica di Lucrezia) stava in silenzio al fianco della duchessa, cos come l'ultimo dei figli della Vannozza. Accigliati, i preti pensavano alla frescura del Vaticano. Spoleto in quel tempo una delle rocche pi potenti della penisola. La massa quadrata della sua fortezza si rivela soltanto quando si ai piedi della citt, circondata da meravigliose distese di querce e di macchie. La popolazione festeggia Lucrezia al suo arrivo, il 14 agosto, fra gli stendardi e i fiori, i discorsi dei notabili, gli omaggi dei servitori, la gioia dei buffoni e degli istrioni mandati da Alessandro: ecco Lucrezia, a diciannove anni, diventata Governatore di Spoleto. Mentre suo fratello trascorre il suo tempo a caccia, ella si occupa degli affari del suo piccolo regno e si riposa un po': fra due mesi dar alla luce un figlio. Lucrezia attraversa un momento difficile della vita, lontana da colui che ama, dubitando di rivederlo mai pi. Ritrova la fede, che la sostiene in quei giorni tranquilli: nella sua stanza una Vergine con i Santi di Spagna, tutta dolcezza e grazia; come lettura favorita, gli Amori Mistici di San Francesco. I Francesi intanto passano una seconda volta le Alpi. La guerra contro i Milanesi cominciata. Ma Alessandro VI dar prova del suo amore paterno: il papa accredita presso il re di Napoli un messaggero spagnolo nel quale i suoi presunti nemici hanno completa fiducia. Alessandro chiede che Alfonso raggiunga sua moglie e garantisce la sua immunit. A met settembre Lucrezia ha la sorpresa di veder comparire a Spoleto colui che l'aveva lasciata due mesi prima. E' portatore di un editto del papa che d loro la citt di Nepi, fino ad allora possedimento di Ascanio Sforza, conquistata recentemente dalle truppe papali. Tutto ci pu passare per un ritorno di fortuna, ed vero che in quel momento tutto sorride al papa: Cesare, al nord, avanza rapidamente e caccia Ludovico Sforza, costretto a rifugiarsi in Austria. Il figlio di Borgia all'inizio di ottobre fa il suo ingresso a Milano al fianco di Luigi XII. Il 14 di quel mese, dopo un breve soggiorno a Nepi, Lucrezia e Alfonso arrivano a Roma. Il parto prossimo. Con grande gioia del papa, il 10 novembre viene alla luce un maschio. Il battesimo, celebrato immediatamente, riveste un significato che un cronista dell'epoca, Girolamo Priuli, mette bene in evidenza: Il sommo pontefice dopo la nascita del figlio di sua figlia, lo fece battezzare con molta pompa, nel palazzo pontificio. Di questo fatto si parla molto in tutta la cristianit e si dice che i pontefici, capi di tutte le religioni cristiane,

fanno sfoggio del loro amore ed affetto per la famiglia, e che il papa si dichiara ufficialmente padre dei suoi figli. Il nipote porta il suo nome: Rodrigo. L'anno 1500 segnato, al suo inizio, dal ritorno di Cesare Borgia a Roma. Il detto: O Cesare o niente, comincia ad essere conosciuto e temuto: durante l'inverno il figlio del papa ha riportato parecchie vittorie e si presa la piazzaforte di Forl. Il re di Francia, stupito dal valore guerriero di questo ex cardinale, gli ha conferito l'ordine di San Michele, il pi rispettato in tutta la Cristianit, decorazione che Cesare porta al collo quando entra a Roma, il 26 febbraio del 1500. Giubba di velluto nero, cappello nero con una piuma bianca, gi celebre, ecco l'uomo che rende nervoso e impensierisce il proprio padre. Da qualche giorno infatti, Alessandro, che ha ora settant'anni, in preda a crisi di depressione, scoppia a piangere per futili motivi, con grande spavento dei suoi intimi, che s'interrogano ancora pi seriamente sulle sincopi che colpiscono periodicamente il papa. I medici hanno per il momento concluso che si tratta di una larvata epilessia, ma potrebbe anche trattarsi di un'alterazione cerebrale di origine sifilitica. Gli attacchi sono pi frequenti nei momenti di nervosismo e il ritorno di Cesare rappresenta uno di questi. Il glorioso figlio di Alessandro VI realizza i sogni del padre, ma il papa lo aspetta con apprensione. Alessandro accoglie suo figlio nella loggia del palazzo, circondato da cinque cardinali. Lo stendardo di Cesare, toro dei Borgia pi giglio di Francia, sventola sul ponte di Sant'Angelo e segna la potenza del figlio del papa. Davanti al padre, il Valentino s'inginocchia, Alessandro lo solleva e lo prende fra le sue braccia. I due uomini si parlano a lungo in spagnolo, con gran dispiacere del cronista Burckard che non parla abbastanza bene questa lingua per capire cosa essi si dicano e per trascriverlo. Rapidamente Cesare diventa il padrone del Vaticano. Attivo, deciso, buon amministratore come buon capitano, egli sa inoltre quello che vuole e niente potrebbe fermarlo. L'anno 1500 quello della nascita del terrore. Gi molte persone moleste sono scomparse in condizioni misteriose, prima ancora che Cesare torni a Roma. I suoi sicari hanno soppresso uno Spagnolo che una volta era uno dei suoi pi intimi, e che ne sapeva troppo; si ritrovato il suo corpo nel Tevere, fossa comune per i colpevoli di delitti d'opinione o di crimini politici. Juan Cervillon, un altro capitano spagnolo, viene ucciso a colpi di sciabola nel momento in cui si appresta a ritornare a Napoli. In Romagna, all'accampamento di Cesare, un vescovo portoghese che aveva assistito Cesare nelle sue trattative di matrimonio, Ferdinando d'Almeida, muore misteriosamente e il suo corpo scompare. A Roma, senza chiasso, si seppellisce anche un membro della famiglia dei Borgia, il cardinale Giovanni, abbattuto da una febbre maligna di cui non si parler pi, poich si sa che tutti gli argomenti concernenti la morte, da qualche tempo, pregiudicano la salute del pontefice. Alessandro VI stato molto colpito da una satira pubblicata dai suoi nemici che s'intitolava: Dialogo del papa con la morte. Dopo di ci ancora pi inquieto del solito ma a torto, poich se un Borgia deve ora morire, questi non lui, ma suo genero. La stella ascendente di Cesare non si adatta alla concorrenza. Ha saputo agire contro il proprio fratello e non esita a sopprimere Alfonso di Biscaglia. Lucrezia e suo marito, durante il soggiorno di Cesare in Francia, hanno acquistato, ai suoi occhi, troppa importanza presso il papa. Ed vero che la tenerezza di Alessandro rivolta a sua figlia pi che al figlio. Cesare osserva tutti i fatti e tutti i gesti di Alfonso e degli Aragonesi che lo circondano. Una sera si verifica una circostanza favorevole al suo progetto: l'anno del Giubileo, segnato da numerose cerimonie. Una tempesta improvvisa il 29 giugno causa il crollo di uno dei soffitti del palazzo pontificio. Tre persone vengono uccise sopra la sala delle udienze dove il papa siede sul trono. Una trave passa attraverso il soffitto di questa sala e viene a colpire il baldacchino del papa: la cattedra va in pezzi ma la trave resta ancora attaccata al suo sostegno. Alessandro leggermente ferito alla fronte, lo portano a letto, gli lavano la ferita. Il giorno dopo la febbre gli sale. Il malato vuole al capezzale soltanto

i suoi familiari e, bench sia fuori pericolo, la convalescenza si prolunga. Lucrezia, costantemente a fianco del padre, dorme al Vaticano, mentre suo marito abita sempre nel palazzo vicino. Quella sera Alfonso venuto a pranzo al palazzo pontificio. Si parla del miracolo che ha salvato il papa e di quel Lutero che fra i pellegrini dell'anno giubilare d il cambio al Savonarola con le prediche riformatrici. Poi verso le una del mattino, Alfonso lascia Lucrezia per raggiungere la sua casa. Uno scudiero e un cameriere lo aspettano all'uscita del palazzo per accompagnarlo a Santa Maria in Portico, a due passi. I tre uomini avanzano sulla piazza di San Pietro quando un gruppo di mendicanti, che sembravano assopiti in un angolo della piazza, accerchiano il giovane duca e i suoi servi: Alfonso ferito alla testa, alle braccia e ad una gamba. Egli deve la salvezza alla sua spada e al coraggio dei due servitori, che mettono in fuga gli aggressori. Poi portano Alfonso al palazzo pontificio. Lucrezia vedendo suo marito coperto di sangue e credendolo morto, sviene. Il papa, che ha visto la morte da vicino e ne ancora sconvolto, manifesta il suo orrore di fronte all'attentato che indovina voluto da Cesare. Ed ecco Alfonso che ritorna in s: egli disse che era stato ferito e da chi, riferisce un testimonio. I medici di Alessandro VI esaminano il giovane e danno qualche speranza al papa e a sua figlia ed anche a Sancia, che fa parte delle dame che assistono Lucrezia al capezzale del padre. Alessandro decide di ricoverare Alfonso in una camera vicino alla sua e di tenerlo sotto buona scorta; sedici uomini armati si danno il cambio davanti alla porta del marito di Lucrezia. L'ambasciatore di Napoli avvertito, il papa lo autorizza a far venire al palazzo pontificio i medici del re Federico. L'indomani i commenti corrono veloci. Tutta la corte pontificia sospetta di Cesare e dei suoi uomini. Alcuni, fra i quali un certo Sanudo, scrivono: Non si sa chi sia l'assassino, ma si dice che sia lo stesso che uccise il conte di Gandia. Altri nominano Cesare senza usare perifrasi: Catanei dice che questo attentato, il Valentino lo ha fatto fare per gelosia. Poich non raro, a dispetto dell'amore che lega Lucrezia ad Alfonso, di sentir dire a Roma che Cesare l'amante della sorella. Lucrezia cura suo marito con passione, lo assiste ad ogni istante, si divide fra lui e suo padre. Alfonso collocato in una camera dell'appartamento dei Borgia che il Pinturicchio ha appena finito di decorare. Il papa vuole che il ferito non manchi di niente. Egli ha provato del dolore per le ferite di don Alfonso; forse disapprova Cesare altrettanto quanto lo teme! Ogni notte, Lucrezia e Sancia, si alternano al capezzale del malato. Esse gli preparano personalmente i pasti sopra un fornello di fortuna, perch temono che venga avvelenato. Un giorno Cesare va a far visita a suo cognato. Se si crede a un testimonio, i due uomini litigano, si accusano l'un l'altro di aver voluto attentare reciprocamente alla loro vita. Cesare se ne va affermando che ci che non succede al mattino pu benissimo essere fatto la sera. Usando l'arma della persuasione ed approfittando della paura che gli ispira, Cesare nel frattempo riuscito a influenzare il papa. A poco a poco Alessandro si stacca da sua figlia e non compiange pi il genero. Le cause politiche contano molto in questo cambiamento di attitudine. Il papa si rende conto che ormai Alfonso non pu pi essere che un d'Aragona opposto ai Borgia, di cui sa molto bene che il pi attivo ha voluto sopprimerlo. Ora il marito di Lucrezia dopo la morte di re Ferdinando potr aspirare al trono di Napoli. Il matrimonio di Lucrezia e di Alfonso, voluto dai Borgia, rischia di rivoltarsi contro le loro ambizioni. Nella sala delle Sibille il papa ospita un nemico. In pubblico, Alessandro cerca di scagionare Cesare dai sospetti che pesano su di lui. In privato, il papa arriva a dire che se Cesare che ha voluto la morte di Alfonso, non senza ragione. Dopo un mese di cure continue, il ferito si alza e fa qualche passo nella sua stanza. Il 15 agosto del 1500 avviene la conclusione del dramma, della quale si danno due versioni. Secondo la prima, Lucrezia e Sancia, rassicurate sullo stato di Alfonso e felici

di vedere che dopo tanti giorni nessuno ha cercato di attentare di nuovo alla sua vita, decidono di lasciarlo solo e di far visita a qualche amica in citt. Secondo altri, le due signore sono sempre all'erta. Il 15 agosto esse sono al capezzale di Alfonso quando Cesare fa irruzione nella camera ed esige che Lucrezia e Sancia lo lascino solo con il duca di Biscaglia. Questa versione sembra la pi verosimile: la sorella di Cesare sa di cosa egli sia capace. Deve tuttavia obbedire alla forza ed eccola cacciata dalla camera del malato. Di guardia alla porta della sala delle Sibille c' lo scudiero di Cesare, Michelotto Corella. Le due donne corrono subito verso l'appartamento del papa per chiedergli d'intervenire. Qualche minuto dopo, quando ritornano, senza fiato, trovano di guardia, alla porta della camera di Alfonso, Corella e vari altri uomini armati. Hanno gi capito: Corella ha pugnalato Alfonso sotto gli occhi di Cesare. Con calma lo scudiero annuncia: Il duca rimasto vittima di un'emorragia. Lucrezia e Sancia urlano il nome del loro sposo e fratello, si adirano, implorano... Esse non vedranno nemmeno il corpo dell'innocente Alfonso, giovane di diciannove anni ucciso dal cognato. Per evitare lo scandalo il papa d ordine che il funerale sia celebrato la sera stessa, con molta discrezione. Venti monaci accompagnano le spoglie del duca di Biscaglia fino ad una tomba modesta, senza iscrizione, nella chiesa di Santa Maria delle Febbri. Poi Roma stupita mormora e commenta l'assassinio. Il nome di Cesare su tutte le bocche, salvo su quella del papa. La cronaca dice che Alessandro, per paura, non parler mai di questo delitto: Si sa che tutta Roma ne parla; ma il papa non osava per paura. Per difendere le forme, i pi intimi compagni di Alfonso vengono arrestati e condotti a Castel Sant'Angelo, come se si volesse far credere che sono responsabili della morte del loro amico. Verranno poi rilasciati e l'inchiesta sar presto abbandonata. Lucrezia resta sola col suo dolore. I pianti della giovane donna sembrano esasperare il papa, sempre sotto l'influenza dell'implacabile Cesare. Al di fuori della famiglia Borgia, Lucrezia suscita la compassione di tutti; presso i suoi, ella non trova che incomprensione. Donna Lucrezia, nota un Veneziano, persona saggia e liberale, godeva una volta del favore del papa. Ora il papa non l'ama pi. Anche Cesare non risparmia il suo dolore: due giorni dopo il funerale di Alfonso, egli fa visita alla sorella, nel palazzo di Santa Maria, con un centinaio di alabardieri: maniera poco elegante di far vedere la sua forza e di dire che bisogner piegarsi alla volont della famiglia... Questa donna che non cessa di piangere, che si isola, solitaria, in lunghe e tristi passeggiate nella campagna romana, ancora una Borgia? Come pu Alessandro capire che a vent'anni una donna pianga cos a lungo e cos intensamente un marito che non era nemmeno un partito seducente? Che almeno Lucrezia nasconda lontano il suo dispiacere e non rattristi pi il Vaticano tutto intero. A Nepi, citt che le stata data l'anno prima, due settimane dopo la morte di Alfonso, Lucrezia trova la pace. In questa citt dell'Etruria, dove il figlio Rodrigo fa i primi passi, il tempo sar il suo unico medico. Il calcolo di Alessandro, di lasciare che la figlia si isoli per meglio dimenticare, si rivela esatto: nell'autunno di quello stesso anno 1500, Lucrezia rientra a Roma, che Cesare ha lasciato per dar battaglia ai d'Aragona. Soltanto un mese dopo il dramma della sala delle Sibille, Alessandro pensa a far risposare la figlia. Questa volta nessuna difficolt legale: ella vedova, perfettamente vedova. Al ritorno di Lucrezia vengono proposti alcuni nomi: Francesco Orsini, duca di Gravina; il conte di Ligny, favorito del re di Francia; Ottaviano Colonna, la cui famiglia vedrebbe di buon occhio un legame matrimoniale con i Borgia; infine un conte spagnolo, perch Alessandro ha fatto rinascere il vecchio sogno di rimettere la propria famiglia sulla terra natale... Per Lucrezia le cose sono cambiate: la solitudine l'ha portata alla riflessione. Ella non intende pi ormai lasciar dirigere dalla famiglia il corso della sua

vita. Salvo naturalmente un'azione violenta contro un marito o un pretendente che non pu, ahim, evitare... Una maniera cos violenta e cos funesta per renderla vedova la turb molto, riferisce Tomasi, ed ella manifest il suo risentimento all'intera corte. Alessandro se ne rende conto quando propone a Lucrezia questi nuovi partiti. Sua figlia risponde seccamente ogni volta in maniera negativa. Perch questi rifiuti? domanda infine Alessandro esasperato. Perch i miei mariti non hanno fortuna... Alessandro in realt non malcontento di questo mutato atteggiamento. Esso permette ad altri partiti di manifestarsi, e prova che sua figlia non si accontenta pi di essere bella e dolce. Il papa d prova di avere nuovamente fiducia in Lucrezia quando, nel 1501, in occasione di un suo viaggio, affida a sua figlia l'amministrazione degli affari pontifici. Burckard, stupito, nota che: Sua Santit affid il palazzo tutto intiero e il disbrigo degli affari di ordinaria amministrazione a Donna Lucrezia. Le diede il permesso di aprire le lettere che sarebbero arrivate per Sua Santit. Nei casi difficili, Donna Lucrezia avrebbe dovuto chiedere consiglio al cardinale di Lisbona. Per altre cose che non riguardino la Chiesa, Lucrezia non viene consultata. Da quando Cesare a Roma o nei dintorni, veleno e orge fanno parte della vita quotidiana. A partire dal 1500 le sparizioni misteriose si succedono per ragioni politiche, passionali o finanziarie. Aver bevuto, significa essere stati avvelenati dai Borgia. Tutti hanno paura di essere assassinati da Cesare, duca di Valentino, racconta la cronaca del tempo; quotidianamente a Roma si trovano persone assassinate, quattro o cinque ogni notte, anche vescovi, prelati ed altri... O ancora: Quell'ambasciatore spagnolo che era a Venezia al tempo della lega molto malato, e si suppone che abbia bevuto. Pure gli si era detto fin dal principio di non mangiare nulla fuori dalla sua casa... Dal Rinascimento in poi l'Italia non considerata come la classica terra del veleno? Alcuni celebri avvelenamenti a base di cantarella e di acqua tofana hanno valso alla penisola questa reputazione poco lusinghiera. Era l'epoca in cui parecchi vivevano della preparazione di misteriose acque di vedovanza e altre di polveri d'eternit. La cantarella che i Borgia utilizzavano era un veleno a base d'arsenico. Se ne faceva la prova sugli animali, e secondo alcuni contemporanei, su un gran numero d'innocenti. Era una polvere biancastra molto simile allo zucchero, che poteva essere mescolata al vino o agli alimenti senza alterarne il gusto originario. Dopo averla ingerita si moriva in meno di ventiquattro ore. I cardinali Orsini, Ferrari, Michele, per non citare che le pi illustri vittime della cantarella, soccombono dopo aver bevuto il famoso calice; il primo in una cella di castel Sant'Angelo, il secondo a tavola, essendo il suo valletto Pinzone complice dei Borgia; il terzo a casa sua per mano del domestico Coloredo, che pi tardi pagher il suo delitto sul rogo. I Borgia uccidono anche a distanza. Il principe Djem, ostaggio diventato ingombrante all'epoca della crociata del papa, ne ha fatto per primo l'esperienza. Il venenum atterminatum, era invece a base di uova secche, polverizzate con cenere e alcune polveri venute dall'Asia: Una dramma di questo preparato fa morire in un mese, mezza dramma in due mesi, due grosse in quindici giorni. Ma gli effetti del veleno a scadenza sono meno sicuri di quelli della cantarella, che resta l'arma favorita dei Borgia per mandare al diavolo i seccatori. Il tempo non ha calmato gli ardori di Alessandro che, a settant'anni, si ricorda d'altronde che prima di diventare papa era stato giudicato: l'uomo pi carnale di ogni altro. Dopo che si stancato di Giulia Farnese, il papa fa spesso visita a una ventina di signore che compongono il suo harem privato. I suoi figli lo riforniscono di nuove etere, fra le quali una delle preferite era quella procuratagli da Giovanni prima della sua morte, una bruna andalusa davanti alla quale si dice che Alessandro si estasiasse. Il papa si diverte soprattutto a veder ballare delle fanciulle coi vestiti molto corti. Durante il Carnevale tutte le sere nel palazzo pontificio si suona e si d spettacolo. Se Alessandro lascia le sue compagne, per il gioco d'azzardo. Giustiniano, un

altro cronista contemporaneo dice: Ho passato la serata con Sua Santit e fino all'alba prendemmo parte ai divertimenti abituali del pontefice; senza la partecipazione delle signore non si fanno pi, oggi, feste piacevoli. Si sono anche giocate alcune centinaia di ducati. Machiavelli ha la conferma di tutto ci da uno dei suoi corrispondenti romani: Il papa ha sempre il suo gregge illecito. Ogni sera dall'Ave Maria alla una di notte, venticinque signore vengono condotte al palazzo in groppa di qualcuno, al punto che chiaramente si fa del palazzo tutto intero un cattivo luogo di tutti i generi. Un buon numero di cardinali assiste ai divertimenti, qualche volta mascherato, qualche altra pi semplicemente in vestito color porpora. Quando Alessandro viaggia, porta con s una parte della sua compagnia, con grande stupore della gente di provincia. E' difficile dire in che misura Lucrezia abbia preso parte ad alcuni di questi divertimenti. Non vi dubbio ch'ella abbia assistito ad un episodio fortuito, che ebbe luogo in piazza San Pietro nel novembre del 1501. Un contadino attraversava la piazza conducendo due giumente cariche di legna. Alcuni palafrenieri della casa pontificia fermano il corteo, liberano le giumente dal loro carico e conducono loro vicino quattro stalloni usciti dalle scuderie del papa. Quest'ultimo ad una finestra, Lucrezia al suo fianco: Dopo essersi battuti a colpi di denti e di calci, racconta Burckard, essi (gli stalloni) montarono sulle giumente e le coprirono, scalpitando e ferendole gravemente. Il papa... e madonna Lucrezia contemplavano lo spettacolo, visibilmente allegri e facendo grandi risate. Non altrettanto sicuro che Lucrezia fosse presente al celebre Festino delle castagne della vigilia di Ognissanti di quello stesso anno. E' tuttavia uno degli episodi della storia scandalosa dei Borgia che hanno maggiormente contribuito a formare la sua reputazione di peccatrice. Quella sera, in presenza del papa, il duca Valentino, di ritorno da una campagna di guerra, offre la cena nei suoi saloni a cinquanta fra le pi quotate cortigiane di Roma. Prima vestite, poi nude, dopo il pranzo esse si danno ai servitori e a quelli fra i convitati che le vogliono. Poi vengono disposte sul pavimento delle candele accese e buttate delle castagne che le donne, svestite, devono raccogliere correndo a quattro gambe. Si pu immaginare come finisca la riunione. L'indomani, senza dubbio stanco, il papa non assiste alle cerimonie sacre. Qualche giorno pi tardi, arriva da Napoli uno dei libelli pi violenti che sia mai stato pubblicato contro i Borgia, la lettera al signor Silvio Savelli: pagine che resteranno la base di tutte le accuse portate contro i Borgia e contro la peste nata in seno a questo Stato (il Vaticano) per la sua rovina. Alessandro vuol fare la fortuna della figlia proponendole di sposare Alfonso d'Este, figlio del duca Ercole 1 di Ferrara, figlioccio del papa, cugino del defunto duca di Biscaglia per via della madre Eleonora d'Aragona. L'origine della potente famiglia d'Este si perde nella notte dei tempi. I suoi possedimenti, Ancona, Reggio, Modena oltre a Ferrara, sono ricchi, ma situati in posizione pericolosa nel cuore del mosaico degli Stati italiani, fra la Repubblica Serenissima di Venezia e la Romagna, dove oramai governa Cesare Borgia. E' questa situazione geografica che attira i Borgia, pi ancora della personalit del futuro sposo, d'altra parte interessante. A venticinque anni Alfonso d'Este gi vedovo. Anna Sforza morta due anni prima, senza lasciargli figli. In seguito, il duca di Ferrara ha pensato certamente a far sposare il figlio e, per sistemare la sua casa, ha pensato ad un'alleanza con la corte di Francia. Luisa di Savoia una giovane principessa vedova di Carlo d'Angouleme, madre di due figli in giovane et, uno dei quali diventer Francesco 1. Le et vanno bene, e se si vanta il carattere appassionato di Luisa d'Angouleme e la sua cupidigia, non si deve dimenticare la sua bellezza. Alfonso d'Este ha accettato l'idea di questa unione con una Francese di alto rango: l'ambasciatore di Ercole 1 alla corte di Luigi XII per cercar di convincere il re di Francia, quando Alessandro VI fa sapere a Ferrara quale interesse egli abbia verso il figlio del duca. La notizia, portata dal cardinale di Modena Giovan Battista Ferrari alla corte del duca d'Este, ha l'effetto di una bomba. La famiglia ha saputo, fino a quel

momento, destreggiarsi fra alleanze di livello molto alto, tirando in scena principesse nobili e virtuose. A dispetto della bellezza di Lucrezia Borgia, l'idea di sposare la sorella di Cesare, vedova d'Alfonso di Biscaglia assassinato dal cognato, sembra, a tutta prima, inconcepibile al giovane Alfonso. Lo dice ad alta voce e suo padre il duca, fa un sacco di difficolt, soprattutto col pretesto che il figlio gi fidanzato con Luisa di Savoia. Il papa passa sopra alle maggiori umiliazioni e capisce che la chiave del matrimonio si trova in Francia. Luigi XII, alleato del duca d'Este, in quel momento un personaggio molto potente e molto ambizioso, il cui orizzonte non si limita alle Alpi. Di nuovo un re di Francia pensa di sedere sul trono di Napoli. Luigi XII sa benissimo che ci possibile soltanto se il papa lo tollera. Per Alessandro, ci vale un matrimonio mancato in Francia e concesso ai Borgia. L'ambasciatore del papa presso il re di Francia ha presto aggiunto questo argomento sul piatto della bilancia. Luigi di Francia cambia idea e rifiuta il suo consenso al matrimonio progettato da Ercole d'Este. A quest'ultimo non resta che patteggiare nel modo pi favorevole il consenso che dar all'unione del figlio con Lucrezia. Il duca fa aprire un'indagine sui costumi della futura sposa di Alfonso e, sia che il papa intervenga presso gli inquirenti, sia che questi subiscano il fascino di Lucrezia, il loro rapporto lungi dall'essere sfavorevole. Sar un argomento importante per il giovane Alfonso, al quale la futura moglie viene descritta non come una vedova viziosa, ma come una dolce, gaia, fragile e virtuosa giovinetta. Quanto a Lucrezia, essa aspetta questo nuovo marito che le viene descritto come coraggioso, leale e molto equilibrato. Il matrimonio, dopo molti mesi di discussioni, infine deciso. Alessandro comincia col promettere, per sua figlia, una dote di centomila ducati. Ercole d'Este confronta questa somma con i quattrocentomila ducati dati da Ludovico Sforza a sua figlia Bianca, ci che induce il papa a raddoppiare la cifra. Oltre a ci, il duca d'Este chiede una riduzione del tributo che paga ogni anno al Vaticano, cosa che un concistoro concede dietro espressa domanda del papa. In cambio i feudi di cui Lucrezia ha l'amministrazione tornano alla Chiesa e non faranno parte del suo cofanetto nuziale. Venezia, Firenze, la maggior parte degli Stati della penisola sono intervenuti, poich non si vede di buon occhio un'alleanza fra due potenti. L'imperatore Massimiliano, ancora pi deciso, ha scritto al duca di Ferrara per dissuarderlo dal firmare il contratto che gli propone il papa. I Borgia non ignorano nulla di questi interventi e di queste difficolt; solo Lucrezia doveva soffrirne. Poi, il 26 agosto, l'accordo viene firmato. Per dare un contentino di pi, Alessandro ha accettato di nominare Ippolito d'Este, terzo figlio del duca, arciprete di San Pietro. Ma in privato egli si pu permettere di tacciare Ercole di mercante bottegaio. Il 4 settembre le prime feste pubbliche: preceduta da una fila di vescovi, accompagnata dai rappresentanti dei re di Spagna e di Francia e seguita da un sontuoso corteo di cinquecento persone, Lucrezia va a cavallo a Santa Maria del Popolo, per recitarvi una preghiera propiziatrice. Come vuole l'uso, alla fine della cerimonia, ella d il suo vestito ad uno dei suoi buffoni, che percorre la citt con un nuovo corteo, brandendo il vestito di velluto e gridando ai sette venti: Viva l'illustrissima duchessa di Ferrara! Alessandro VI, qualche giorno pi tardi, convoca un concistoro per vantare il pi grande e il pi saggio dei principi, Ercole d'Este, e suo figlio pi bello e pi potente persino di Cesare Borgia. E' facile valutare la portata del complimento. A Ferrara, l'entusiasmo minore. Grandi reticenze sussistono nella famiglia d'Este, e si dice persino che il duca abbia dovuto minacciare Alfonso: Se non ti decidi a questo matrimonio, Donna Lucrezia sar la mia sposa, e ne far l'erede di tutti i nostri beni! Ai baroni che dipendono da lui e ai suoi vicini Ercole 1 tenta di giustificare quello che molti ritengono un matrimonio male assortito. Egli scrive cosi al marchese di Mantova: Ci siamo decisi, in questi ultimi giorni, sotto la pressione degli intrighi ai quali eravamo sottoposti, ad acconsentire

all'alleanza matrimoniale che Sua Santit ci proponeva. Lo abbiamo fatto soltanto perch vi eravamo invitati in modo pressante da Sua Maest Cristianissima ed anche nella speranza di ottenere da Sua Santit alcune soddisfazioni. Poi, le settimane passano... Il duca d'Este, uomo prudente, vuole ricevere la dote prima di dare suo figlio. Alessandro, non meno prudente, non vuole mollare ducati e privilegi prima di avere collocato la figlia. Infine il 15 novembre, essendo stati pi o meno regolati gli affari, la scorta messa insieme dal duca d'Este si presenta al palazzo ducale, prima della partenza per Roma. Essa composta da non meno di cinquecento persone, comandate dal cardinale Ippolito d'Este, il pi giovane figlio di Ercole. Si deve credere che la cavalcata fosse volontariamente lenta, poich gli inviati del duca arrivano a Roma soltanto il 23 dicembre. Al Vaticano diciannove cardinali, il governatore di Roma, i senatori, duemila nobili, fanno un'accoglienza memorabile al corteo. In seguito Cesare, vestito in modo superbo, porge il benvenuto del Pontefice. L'artiglieria di Castel S. Angelo spara con tutti i suoi cannoni, al punto che alcuni cavalli del corteo esitano a passare il ponte che porta dall'altra parte del Tevere. Lucrezia stessa fa gli onori di casa. Vestita con un abito bianco intessuto con fili d'oro, la capigliatura coperta da un leggero velo di crepe verde, ricamato con fini perle, ella cos graziosa ed allo stesso tempo modesta, che i rapporti mandati la sera stessa a Ferrara non ne risparmiano gli elogi. I ricevimenti si succedono pi brillanti che mai. Gli inviati del duca d'Este sono abbagliati dal gran lusso ostentato e ne notano fino al minimo dettaglio: Soltanto un vestito di Donna Lucrezia vale quasi ventimila ducati, uno solo dei suoi cappelli diecimila. In sei mesi le gioiellerie di Napoli e di Roma hanno lavorato pi oro di quanto non facciano in due anni, in tempi normali. Nel pomeriggio del 30 dicembre si svolge al Vaticano la cerimonia nuziale, per procura, in presenza dei soli testimoni del marito, che sempre a Ferrara. Ferrando d'Este porta a Lucrezia l'anello nuziale che Alfonso le invia con suo pieno gradimento. La giovane donna non esita pi a rispondere, ed la terza volta: Lo accetto con mio pieno gradimento. Il 6 gennaio del 1502 arriva l'ora della partenza per Ferrara. Lucrezia, vestita di broccato e col mantello d'oro, si reca un'ultima volta dal padre e resta un'ora in sua compagnia. Poi, all'uscita dal palazzo pontificio, monta sulla sua mula, bardata di velluto d'oro e d'argento. Il corteo si mette in moto, Lucrezia si volta verso il padre, in piedi in una galleria del palazzo. Il papa si sposta varie volte per continuare a vedere la figlia il pi a lungo possibile. Infine ritorna nei suoi appartamenti. Lucrezia partita, faremo per lei ancora di pi di quanto non abbiamo mai fatto. egli dice. Si fa portare il piccolo Rodrigo di due anni, per il quale si convenuto che sarebbe rimasto col nonno e sarebbe stato allevato da una zia, Isabella d'Aragona. Fuori, alcuni fiocchi di neve cadono su San Pietro. Il lungo corteo partito. Lucrezia e suo padre non si rivedranno pi. Con poche varianti, la strada che segue la cavalcata nuziale, lunga parecchi chilometri, quella che Lucrezia ha percorso sette anni prima per andare a Pesaro, a fianco del suo primo marito. Le localit attraversate Civitacastellana, Narni, Spoleto, Foligno, Pesaro, Urbino, Rimini, Bologna sono tenute ad ospitare ed a nutrire il lungo seguito di Lucrezia. All'entrata dei borghi e delle citt, a dispetto del freddo dell'inverno, i responsabili comunali accolgono nuovamente la figlia del papa, sotto archi di trionfo sempre simili fra loro. Alcune citt attraversate fanno venire in mente a Lucrezia ricordi diversi. A Spoleto, la si festeggia. E' necessario per dissipare i ricordi malinconici che l'assalgono. A Foligno, che fu un altro dei suoi possedimenti, chiede di fermarsi pi a lungo del previsto. Lucrezia insiste perch non ci si affretti e manda a Ferrara una spiegazione: non arriver presto come era previsto poich Donna Lucrezia di costituzione delicata e poco abituata a montare a cavallo. Le sue dame lo sono ancora meno, e ci rendiamo conto che non amerebbero arrivare a Ferrara disfatte e sfinite dal viaggio. Il papa in pensiero e chiede

esplicitamente alla figlia di scrivergli ad ogni tappa. Un'altra sosta in una citt che fu sua: Pesaro. Ormai la contrada terra di Cesare che ne ha cacciato Giovanni Sforza. Cento bambini vestiti dei colori di Cesare, rosso e giallo, agitano rami di ulivo al passaggio della loro ex padrona. Le dame del corteo ballano con i borghesi e i nobili di Pesaro, ma Lucrezia trascorre le giornate delle soste in completa reclusione. A mano a mano che si avvicina a Ferrara, si sente pi maliconica, incerta dell'accoglienza che l'aspetta in una famiglia dove sa che non amata. Roma gi lontana e a ventidue anni questo lungo viaggio come il passaggio da una riva all'altra della vita. Il libertinaggio, i piaceri di una corte dissoluta sono dietro le sue spalle. Ferrara che l'attende ha la fama di uno Stato forte, dove regna il rigore sotto la dinastia altamente aristocratica della famiglia d'Este. Il 31 gennaio, dopo un'accoglienza trionfale a Bologna, il corteo arriva a Castel Bentivoglio, frontiera fra Bologna e Ferrara. Lucrezia prepara il suo ingresso presso gli Estensi, rimette in ordine con una dama di compagnia l'essenziale del suo corredo. Quella sera si lava i capelli, davanti ad un gran fuoco di legna che proietta la sua ombra sulle pareti della camera. Qualche istante di malinconia: Lucrezia sa ben poco del marito, che ha conosciuto otto anni prima, fra tanti altri gentiluomini, al palazzo di Santa Maria, senza che egli producesse su di lei un'impressione degna di nota. I fratelli dello sposo, che dal Vaticano hanno accompagnato Lucrezia, sono stati gentili, troppo forse... Ma di Alfonso, non dicono una parola. La giovane ha di lui soltanto un ritratto che le stato portato da Ferrara, e nemmeno una lettera: suo marito non le ha mai scritto. Lucrezia gi senza trucco, i capelli sciolti sulle spalle. Nei corridoi alcune grida... Lucrezia si stupisce; poich Giovanni Sforza ha minacciato a pi riprese di trovarsi sul passaggio della sua ex moglie, teme un tranello. Ma la porta della stanza si apre lentamente e appare un uomo di corporatura robusta con una fitta barba nera. Ha il naso degli Estensi che come uno stemma nel suo viso: Alfonso. Avanza verso la sposa, la squadra con attenzione, s'inchina togliendosi il cappello. Lucrezia l'ha riconosciuto ancora prima che egli parlasse. Nessuno assiste al colloquio, che dura due ore. Alcuni pensano che sia stata una visita galante e che la sola curiosit non fosse il motivo della visita inopinata di Alfonso. Altri pensano che sia stata soltanto una visita di cortesia, e che il giovane abbia scoperto una Lucrezia molto diversa da quella che temeva di trovare. Si possono immaginare le prime reticenze e le prevenzioni di Alfonso d'Este, unito a questa donna che arriva preceduta da una reputazione poco lusinghiera, mentre egli non voleva a nessun costo sposarla. Suo padre ha dovuto costringervelo ed egli ha dovuto piegarsi davanti all'importanza della somma offerta in dote dal papa. A poco a poco, di fronte al fascino ed alla grazia naturale di Lucrezia, le reticenze del giovane sfumano. Ella ha il grande merito di mostrarsi dolce e sottomessa: non nella posizione di una donna che ha pagato per ottenere un marito? I contabili di Ercole l'hanno fatto capire quando in Vaticano, prima della partenza, durante cinque giorni e cinque notti hanno pesato, contato verificato ad uno ad uno i ducati, prezzo del matrimonio prima di chiuderli in sacchi sigillati e di autorizzare la partenza del corteo. L'indomani dell'inatteso incontro con Alfonso, Lucrezia affronta una rivale: a Malapergo, Isabella d'Este, marchesa di Mantova, incaricata di fare gli onori delle prossime cerimonie, le d il benvenuto. Isabella teme molto che Lucrezia le rubi il posto di prima dama di Ferrara. Non bisogna dimenticare che Ercole 1 vedovo. Poi a Torre della Fossa avviene l'incontro fra il capo famiglia e la nuova venuta. Il duca imponente e solenne come sempre, ma quando la nuora s'inchina ai suoi piedi, la rialza senza aspettare, le prende la mano, la bacia paternamente. Tutto il corteo prende posto a bordo di un'imbarcazione di gala, una specie di Bucintoro ispirato alle grandi barche veneziane. Su di un canale riempito con le acque del Po, ci si dirige verso la villa di Belfiore alle porte della citt,

dove Lucrezia si riposer aspettando il solenne ricevimento. Esso sar degno degli Estensi e dei Borgia. E' vero che le feste di Ferrara sono note in tutta la penisola da molto tempo. Il duca d'Este per il matrimonio del figlio ha visto lontano. Lucrezia splendente, e tutti i cronisti all'unanimit ne descrivono la bellezza: occhi adorabili, pieni di vita e di allegria, come dolce e graziosa!, a giudizio di tutti ella riporta la palma della bellezza. Nel discorso ufficiale si confronta persino Alessandro VI a San Pietro: L'apostolo Pietro ebbe una graziosa figlia di nome Petronilla, Alessandro ha Lucrezia, risplendente di bellezza e di virt! Dopo il grande sfoggio di lusso della corte di Ferrara, gli sposi raggiungono da soli la camera nuziale. Il duca d'Este l'indomani scriver: Don Alfonso, nostro figlio, e donna Lucrezia hanno passato la notte insieme e crediamo che siano stati tutti e due soddisfatti. Pi tardi si aggiunger con galanteria che Lucrezia in tutto superiore a ci che si potuto scrivere su di lei, senza che si riesca a sapere se, a Ferrara, questo sia un complimento o un rimprovero. Abituati ai fasti degli Estensi, i centomila abitanti della citt hanno festeggiato le nozze di Alfonso e di Lucrezia per otto giorni interi. La giovane signora ha conquistato molta gente, ma ha anche molti nemici. Isabella d'Este non le perdona di essersi imposta cos rapidamente. Essa racconta al marito, il marchese di Mantova, le impressioni delle nozze, descrivendole molto fredde... e molto glaciali. Poi il duca Ercole, terminati i festeggiamenti, fa i suoi conti. Egli non intende dimenticare che il matrimonio deve essere vantaggioso. Lucrezia gli sembra troppo prodiga, abituata come a non rifiutare nulla ai suoi fedeli e a soddisfare i suoi capricci. Il duca chiede alla nuora di fare un bilancio anticipato. Non ancora mai successo a Lucrezia, di prevedere le spese di un intero anno. Tuttavia lo fa, di buon grado, fino al giorno in cui il duca respinge la cifra di dodicimila ducati ai quali i suoi calcoli l'hanno portata. Ercole vuole limitare le spese di sua nuora alla met di questa somma e per farlo comincia col rimandare a Roma la maggior parte delle dame del seguito di Lucrezia: Le Ferraresi del vostro seguito sono state scelte con cura, esse devono esservi sufficienti. Lucrezia protesta, scrive al padre, che si mostra arrabbiato di queste meschinerie e impone al duca d'Este di versare a sua figlia diecimila ducati all'anno. Una elemosina! esclama Lucrezia, che si ritira, imbronciata, nei suoi appartamenti di Castelvecchio, imponente fortezza quadrangolare dalle pesanti torri rossastre, circondate d'acqua, al centro di Ferrara. E' una costruzione poco accogliente, polverosa, dalle grandi stanze fredde. I domestici da molto tempo non vi fanno pi le faccende domestiche, le lenzuola sono bucate e non vengono mai accomodate, manca di mobili, di arazzi... Il necessario lavoro di organizzazione almeno occuper Lucrezia; che vede poco il marito, tanto egli preso dai giochi, dall'arte delle armi e... dalle amanti, che ha conservato dal tempo della vedovanza. A ventisette anni, Alfonso d'Este ricorda per molti aspetti Cesare Borgia. Grande, forte, col disprezzo della vita umana, egli soccombe ad accessi di collera e di fredda rabbia che spaventano amici e nemici. Divide il suo tempo fra le fonderie di cannoni che lo appassionano e le signorine di Ferrara. Lucrezia lo vede soltanto al calar del giorno. Ella sembra accontentarsene e non rimprovera al marito le sue avventure galanti. A poco a poco la sua collera contro il duca passa, e Lucrezia organizza a Ferrara un vita di corte, riunendo intorno a s artisti e uomini di lettere. Nicol da Correggio l'arbitro dell'eleganza e il difensore del teatro. Tito Strozzi, a dispetto dei suoi ventiquattro anni, canta nei suoi versi la nuova duchessa come aveva fatto per Eleonora d'Aragona. E Lucrezia per coronare la sua nascente potenza, porta via alla rivale Isabella d'Este il segretario Tebaldo, uomo di grande cultura ed esperto in medicina. Nella settimana santa dell'anno 1502, Lucrezia si ritira nel convento delle Clarisse. Aspetta un bimbo, ma in luglio si ammala. Alla fine del mese, ecco arrivare Cesare, che ha intrapreso una nuova campagna vittoriosa nella sua Romagna. Il fratello di Lucrezia al colmo della potenza; a Ferrara viene accolto bene, ma non vi resta che poche ore, sulla via per il campo di Pavia

dove aspettato dal re di Francia. All'indomani della visita di Cesare, Lucrezia sta malissimo. Si parla di veleno, e questa voce giunge fino in Vaticano. Alessandro VI, sempre inquieto sulla sorte della figlia, manda subito a Ferrara uno dei suoi medici personali. Gli Estensi hanno grande cura della salute di Lucrezia: una nuora preziosa che evita a Ferrara di subire la sorte di Urbino, conquistata dall'intraprendente Cesare. Poi il male passa; ma alla fine di settembre Lucrezia mette al mondo una figlia morta. La duchessa non crede di sopravvivere e redige il suo testamento. Una nuova visita di Cesare, contro ogni aspettativa la rassicura. Questa volta suo fratello resta due giorni al suo capezzale ed aiuta a curarla. Il 13 settembre Lucrezia molto grave. Si tasta il polso, e grida che sta morendo... Alla fine del mese, come per effetto di un miracolo, eccola alzata, guarita. Per ringraziare il cielo, si ritira di nuovo quindici giorni presso le Clarisse. A met ottobre, dopo qualche settimana di riposo, Lucrezia rientra a Ferrara, in una delle carrozze d'oro che suo suocero le ha offerto per le nozze. I Ferraresi sono contenti di vederla e le fanno festa. La duchessa, adottata dal popolo, illuminata dall'amore delle arti e da varie gioie d'amore, entra in un nuovo periodo della sua vita. Pietro Bembo arrivato da poco da Venezia. Figlio spirituale del patriarca, che Lucrezia apprezza molto, Bembo stato chiamato da Ercole d'Este, il quale pensa che il suo talento rallegrer Lucrezia. Il duca non pu prevedere che il poeta soppianter suo figlio nel cuore di Lucrezia. Pietro Bembo diventa presto la persona pi apprezzata fra i membri della corte. La sua passione si traduce nei versi: Se almeno avessi un cuore di cristallo, che trasparir lasciasse ci che io taccio, madonna, e che voi non vedete... Lucrezia non tarder a rispondere a Bembo che il cristallo del proprio cuore prova una simpatia sicura per quello del poeta. Questa confessione, aggiunge, resta come un eterno vangelo. Lo stile agile del poeta ha sedotto Lucrezia; la sua erudizione, le sue maniere dolci, l'autorit dei suoi trentadue anni, ne fanno un compagno piacevole e sicuro. Alfonso impallidisce al confronto, egli che non ha nessun gusto per la vita di corte, che preferisce i giochi della forza a quelli dello spirito. Lucrezia attaccata ad Alfonso, che ha mostrato della tenerezza durante la malattia della moglie. Ma il suo temperamento la spinge verso Pietro, che ella va a visitare nella sua residenza vicino a Ostellato. Nel gennaio del 1503, Bembo pu scrivere di aver ricevuto da Lucrezia onore e carezze assai. I due amanti devono essere prudenti. Tito Strozzi e suo figlio, un poeta zoppo che ha anche lui molte attrattive, sono gli abituali messaggeri di Lucrezia e di Pietro, cos come qualche Romana del seguito della duchessa. Quest'ultima firma le sue missive con le sigle F.F. che vogliono certamente dire Ferrarese Fedele. Bembo risponde in uno stile appassionato ispirato da Petrarca. Quando egli dovr partire per Venezia, dove suo fratello morente, Pietro raccomanda ancora la discrezione; Vi supplico di stare attenta che nessuno possa indovinare e scoprire i vostri pensieri, perch i sentieri che portano al nostro amore non rischino di diventare ancora meno numerosi, n di essere pi ostacolati di quanto non lo siano ora. Non fidatevi di nessuno, chiunque esso sia, fino al momento nel quale torner. Cosa che far dopo Pasqua, se sar ancora in vita. Pietro Bembo non torner pi a Ferrara. Senza dubbio il duca d'Este ha avuto sentore degli amori colpevoli di sua nuora; Bembo, pi tardi, sar mandato a Roma, dove diventer segretario del nuovo papa. Il papa Borgia arrivato alla fine della sua vita. Suo figlio ha fatto il vuoto intorno a lui: Alessandro un vecchio isolato che ha ormai vicino a s soltanto due bambini che egli predilige, uno dei quali il figlio di Lucrezia. Gli ultimi anni del patriarca dei Borgia sono segnati dalla paura e dal ritorno alla fede. La paura, egli la sente di fronte alle azioni di Cesare. Che guerreggi lontano o che sia presente a Roma, egli impiega tutti i mezzi per raggiungere i suoi fini: Cesare sopprime ricchi cardinali per impossessarsi dei loro beni, liquida col veleno nemici troppo pericolosi sul campo di battaglia; non esita a uccidere per

ragioni passionali. La sua sete di danaro diventata leggendaria, ma anche i poveri non sono al riparo dalle sue estorsioni. Il papa ne spaventato, ma non osa fare osservazione a suo figlio. La fede, Alessandro la trova come ultima forza, come se sperasse di compensare per suo tramite il turbine di licenziosit e di delitti imposti da Cesare. Il papa non pu tuttavia restaurare il potere spirituale della Chiesa: troppo tardi per lui, bench assista regolarmente alle funzioni, moltiplichi i richiami all'osservanza, preghi ogni giorno la Vergine. Mentre i suoi nemici continuano a divulgare le peggiori notizie sul suo conto, chi potrebbe ascoltarlo? Egli anticamente ha peccato, ma ormai rinuncia ai piaceri della carne. Quando, come a Piombino, guarda ancora ballare le giovani donne, sulla pubblica piazza, durante le feste popolari organizzate per la visita del pontefice. I festini e le orge, non foss'altro che per la sua et, sono per Alessandro ricordi del passato. Sabato 12 agosto del 1503, alle venti, il papa preso da un improvviso malessere. Egli doveva presiedere un concistoro e non lo far. Alessandro, quel giorno, ha pranzato con alcuni prelati nella vigna del cardinale Adriano di Corneto, a Monte Mario, che domina il Vaticano. L'indomani mattina si viene a sapere che Cesare, che era anche lui al pranzo, preso da conati di vomito. Gli altri convitati hanno per la maggior parte la febbre. Un cronista nota perplesso: Sono stato estremamente attento, ed ho cercato con ogni mezzo di sapere come sono andate le cose. Non si arriva a sapere la verit. Sembra, in definitiva, che il papa sia morto avvelenato dal proprio figlio, involontariamente, o dal cardinale Corneto. Cesare, sempre avido, aveva deciso di sopprimere il cardinale per impossessarsi della sua fortuna. Aveva mandato alla villa di Monte Mario un vino avvelenato che un servitore prezzolato avrebbe dovuto versare soltanto al cardinale Corneto. Errore o tradimento? Sia che il papa, arrivato presto ed assetato a Monte Mario, abbia voluto assaggiare il vino, sia che Corneto, avendo avuto sentore della macchinazione, gli abbia fatto servire il veleno di suo figlio, Alessandro VI, papa Borgia, il 18 agosto del 1503, si spegne. I racconti che in seguito fanno Burckard e Giustiniano confermano la versione dell'avvelenamento; se Cesare si salva perch ai primi sintomi egli fa uso di un antidoto; se gli altri convitati non hanno che un malessere, perch quando si mangia con un Borgia si beve e si mangia moderatamente, con tutta prudenza... Vediamo il papa composto sul suo letto di morte: Lo portammo nella sala del Pappagallo e lo posammo su una tavola ricoperta di velluto cremisi e di un tappeto. Egli rest tutta la notte fra due torce, senza nessuno intorno a lui, nemmeno i penitenzieri apostolici che erano stati chiamati per recitare l'ufficio dei morti. L'indomani il clero di San Pietro port il papa fino al centro della basilica... Durante questo periodo di tempo, gli uomini di Cesare, Micheletto in testa, si impadroniscono del tesoro del pontefice, esigono le chiavi delle casseforti, minacciando di morte i prelati che si oppongono al furto. Si chiude il coro di San Pietro perch si temono manifestazioni ostili. Non si ritrovano n le scarpe del papa con una croce d'oro, n il suo anello. Qualche ora dopo la morte di Alessandro, il suo viso diventa nero e brutto, la lingua cos gonfia, il naso fetido, la bocca talmente allargata che era orribile e spaventoso. La notte si confeziona una bara che risulter troppo piccola. I becchini pigeranno il corpo del papa perch possa entrare fra le pareti. Per qualche ora la folla potr vedere il corpo, a San Pietro. Poi il viso del defunto verr coperto, tanto diventato brutto: Fu il cadavere pi mostruoso e pi orribile che si sia mai visto... I Romani vedono in questa fine tragica e in questa maschera orribile la punizione del cielo. Si parla del patto che Alessandro aveva fatto col diavolo: dodici anni di regno, poi l'inferno. L'inferno comincia sulla terra, poich si racconta che sette diavoli siano venuti nella camera del papa, prima della sua morte, e che il corpo del defunto si sia messo a bollire subito dopo aver esalato l'ultimo respiro, gonfiandosi lentamente a tal punto da perdere ogni forma umana.

I funerali di Alessandro sono semplici e discreti. E Burckard, insensibile, annota nel Libro delle Cerimonie l'epigramma finale: Io, Alessandro VI, giaccio qui, Rallegrati, Roma liberata, Poich la mia morte significa la tua vita. Lucrezia, alla notizia della morte del padre, cade in una profonda prostrazione e per parecchi giorni si lamenta. Il Bembo e poi Alfonso cercano di consolarla. Gli Estensi non capiscono un cos grande dolore per un uomo come quello. Il duca si mostra persino soddisfatto della scomparsa di Alessandro: Per l'onore del nostro Signore Iddio e per l'universale utilit della cristianit, abbiamo spesso desiderato che la divina bont della provvidenza scegliesse un buon pastore esemplare, e che ogni scandalo scomparisse dalla Chiesa... La fine dei Borgia cominciata. Ma Lucrezia ha avuto la fortuna di sedurre i Ferraresi, la sua posizione personale non sar sensibilmente modificata dalla morte del padre; non pi, d'altra parte, che dalla caduta del fratello. Cesare a Roma si barricato a Castel Sant'Angelo. Con i suoi uomini ancora una potenza. Lo dimostra al conclave, facendo eleggere il cardinale Piccolomini, sul quale ha qualche ascendente. Ma i nemici dei Borgia, accettando di mettere sul trono colui che diventa Pio III, sanno bene che non si tratta che di un periodo di transizione. Il nuovo papa, assalito dal male della vecchiaia, abbattuto da vari mali, fra i quali una piaga aperta alla gamba, conferma con una bolla il potere di Cesare sugli Stati, lo nomina gonfaloniere della Chiesa, poi, dopo ventisei giorni di regno, si spegne. Per Cesare tutto da ricominciare. Il conclave seguente non pu volgere in suo favore, poich il Borgia ritrova sul suo cammino un nemico di sempre: il cardinale Giuliano Della Rovere. Quest'ultimo utilizza le armi dei suoi avversari, le stesse che quindici anni prima fecero il successo di Alessandro VI. Egli stesso dice: La necessit costringe gli uomini a fare ci che detestano di fare, quando dipendono dagli altri. Ma una volta liberi, essi agiscono diversamente. Poich bisogna, per far pesare il piatto della bilancia, comprare il voto di alcuni cardinali, il Della Rovere non esita: stipula un mercato doppiamente redditizio con Cesare e i prelati che lo seguono: i loro voti faranno papa Giuliano, e contemporaneamente si neutralizzeranno politicamente. Cesare trover in quest'uomo potente, dominatore, un padrone violento, altrettanto licenzioso di quanto poteva esserlo stato Alessandro, altrettanto despota, e anche lui imbevuto del culto della famiglia. Forse si potrebbe trovare nel nuovo papa, Giulio II, un difetto in pi che in papa Borgia: egli beve. E i Romani che non hanno la critica cortese affermano: Abbiamo il papa soltanto fino a mezzogiorno. Passata quest'ora, Sua Santit nelle vigne del Signore. Come pu Cesare Borgia credere che quest'uomo terr fede alla sua parola di rispettare i possedimenti dei Catalani e dei loro familiari? Il papa Giulio nomina, s, Cesare gonfaloniere, come il suo predecessore, ma l'ultimo dei Borgia non lo sente mormorare: Anche se gli abbiamo promesso qualcosa (a Cesare), non calcolavamo che la nostra promessa andasse al di l della conservazione della sua vita, del suo denaro, e di quanto ha rubato... Abbiamo intenzione che i suoi Stati tornino alla Chiesa, ed abbiamo intenzione di recuperare ci che, a torto, i nostri predecessori hanno alienato. Cesare afferma, da parte sua, che ha trovato in Giulio II un nuovo padre... Machiavelli che in questo periodo a Roma, osserva stupito quest'uomo ancora forte che, come si sa, gli serve da modello per il suo Principe, il quale non si accorge che lo si imbroglia: Si lascia trasportare da un'assoluta fiducia. Crede che la parola altrui debba essere pi sicura della sua... Alla fine del 1503, Giulio II non ha cambiato opinione: Il duca non avr nemmeno un merlo delle mie fortezze. Il pericolo di vedere Cesare riprendere forza molto diminuito. La Romagna minacciata dai Francesi, desiderata dagli Spagnoli e dai Veneziani. Cesare ha molta difficolt a vivere su ci che ha conquistato e a conservare intatti i suoi possedimenti. Chiede a Firenze il libero passaggio attraverso la Toscana per andare a combattere pi a nord, e se lo vede rifiutare. Giulio II, pi accomodante, invita il Valentino a passare sulla costa mediterranea, essendo Livorno raggiungibile da Ostia e da Civitavecchia. Cesare si vede gi a Pisa, pronto a riunire tutti i suoi amici, a firmare

trattati con chi vorr, per abbattere gli impudenti Fiorentini che si ergono sulla sua strada nel momento pi brutto della sua carriera. Per ora a Ostia, soltanto alle porte di Roma, ed ecco gi trova delle difficolt impreviste: il papa gli chiede di abbandonare i suoi presidii in Romagna, le sue ultime piazzeforti. Collera di Cesare, cosciente infine della doppiezza di Giulio II. Ma troppo tardi, il Valentino viene arrestato dai fedeli del papa e riportato a Roma. E' questo il primo dei due tranelli che segnano la caduta di Cesare, che Machiavelli osserva e definisce: scivolamento verso la tomba. Il principe stato: titubante, incerto, incapace di fermarsi di fronte a qualunque conclusione, sia per la natura del suo carattere, sia perch i ripetuti colpi l'abbiano stupito moltissimo, sia che non essendo abituato a sopportarli, non sappia come comportarsi. Ecco Cesare imprigionato al Vaticano nella torre che porta il nome della famiglia, la torre Borgia, dove in altri tempi fu assassinato Alfonso di Biscaglia. Giulio II vuole ancora giocare d'astuzia col prigioniero. Il rivale decaduto riuscito a unificare la Romagna, e sarebbe bene conservare unite le terre sotto la sua dipendenza, salvo pi tardi sopprimere l'ultimo dei Borgia. Cesare, nella torre, gioca agli scacchi, riceve gli ultimi amici che osano ancora mostrare la loro opinione. Qualcuno sostiene che la sera egli piange sul proprio amaro destino. Un giorno del 1504 uno spiraglio di speranza: le sorti della guerra hanno fatto della corte di Napoli un possibile alleato del papa. Quest'ultimo propone a Cesare di fargli da mediatore presso Gonzalve de Cordoba. Riavr la libert se riuscir a convincere lo Spagnolo di Napoli a unirsi al pontefice. Secondo tranello: a Napoli, Gonzalve accoglie degnamente Cesare, lo lusinga, lo elogia. Poi il 27 maggio, invocando la ragion di Stato, il bene della Spagna e dell'Italia, l'interesse del papato, Gonzalve fa imprigionare il Valentino a Ischia, in una prigione dell'isola della baia di Napoli, dalla quale non si pu evadere. Giulio II che forse all'origine dell'arresto, entra subito in corrispondenza col re di Spagna e di Francia perch si allontani per sempre questo tizzone ardente, questo scellerato, macellaio di uomini e flagello dell'Italia, che tramava nuove guerre a Napoli e metteva tutto il mondo a soqquadro. Da Ischia il prigioniero viene trasferito, d'accordo con Ferdinando di Spagna, a Valenza, dove egli rivede infine la citt di cui fu cardinale, poi al castello di Chinchill vicino ad Albacete, prima di essere rinchiuso nell'imponente fortezza di Medina del Campo. L, Cesare pensa a ricuperare la sua libert: guardie prezzolate, amici fedeli ad aspettarlo, il Valentino evade fratturandosi parecchie costole, poich la corda della libert di qualche metro troppo corta. Che importa! Ecco il Borgia libero, al fianco di suo cognato, Giovanni d'Albert, re di Navarra. Capitano generale del regno, Cesare, ridotto al rango di condottiero, si batte valorosamente e dimostra di meritare la sua reputazione di guerriero. I suoi nemici non lo dimenticheranno, e un giorno armeranno la mano di due suoi ex servitori, in una imboscata presso Lorono: Gli imboscati uscirono dal castello, ferirono il duca e uccisero il suo cavallo. Egli continu a battersi a piedi e fu tuttavia ucciso e tagliato in nove pezzi. Le membra sparse, la gola tagliata, gettato in un burrone, Cesare Borgia, duca di Romagna e di Valenza, gonfaloniere della Chiesa, fin cos la sua vita, a trent'anni, come capitano. Lucrezia, dopo la morte del padre, ha visto stranamente rinsaldarsi la sua posizione a Ferrara. Scomparso il papa tanto odiato, restava ai Ferraresi una duchessa graziosa e colta, di cui si tendeva a dimenticare l'origine. Le avventure galanti di Lucrezia restavano segrete e la sua reputazione di sposa paziente bench abbandonata non subiva colpi. Un artista ferrarese incide sotto il profilo di Lucrezia: per la virt e la bellezza il bene pi prezioso il pudore... Quando Pietro Bembo scompare dalla scena vi fa la sua apparizione il marchese di Mantova, Francesco Gonzaga, marito della gelosa Isabella. La tresca comincia nell'aprile del 1504: Lucrezia nota Francesco in occasione di un suo soggiorno con la moglie alla corte degli Estensi. Con la mediazione del sempre presente Strozzi la duchessa e il Gonzaga si scambiano delle lettere sempre pi

infiammate. Lucrezia prega Francesco di venire a provarle il suo amore... per poter gioire in sua compagnia e ricuperare i piaceri perduti, allusione al poco piacere che il Gonzaga deve provare con Isabella. Quest'ultima bella, celebre in tutta la penisola come tale, ma talmente imbevuta di se stessa, orgogliosa, superiore, che fa di suo marito un complessato, prima ancora dell'invenzione di questa parola. La corrispondenza fra il Gonzaga e Lucrezia resta segreta. Quella della giovane signora firmata con lo pseudonimo di Zilio, e consegnata da Ercole Strozzi con una puntualit dovuta senza dubbio ai benefici che l'intermediario riceve come ricompensa del suo servizio. Quanto alle esatte relazioni fra la duchessa e il Mantovano difficile poterle precisare. Si sa che il Gonzaga esita a lungo, che Lucrezia si compiace della sua riservatezza. Forse causata anche dalla ben nota crudelt di Alfonso d'Este, che alla morte del padre, nel gennaio del 1505, succede ad Ercole 1. Anche i segreti ben custoditi finiscono per essere conosciuti nelle piccole capitali d'Italia. Una mattina si scopre, all'angolo del palazzo, il corpo di Ercole Strozzi trapassato da ventidue pugnalate, i lunghi capelli strappati e sparpagliati intorno alle spoglie. Subito cade il silenzio sulla fine del poeta, che forse stato soppresso perch serviva da intermediario e a titolo di avvertimento per gli amanti segreti. Alfonso d prova della sua ferocia in molte altre occasioni. Un tale, autore di un complotto contro di lui ha un occhio strappato dalle mani stesse del duca, e finisce i suoi giorni in prigione; un altro vien fatto a pezzi sulla pubblica piazza e la sua testa viene conficcata su di un palo sopra la torre del Palazzo di Giustizia; un altro ancora resta sette giorni sospeso ad una gabbia esposta al sole, per venire poi strangolato, e il suo corpo gettato nel Po. Quando Cesare muore, Lucrezia a Ferrara. Ma appena rientrata dalla Spagna, dove andata coraggiosamente a perorare la causa del Valentino. Ha approfittato di un viaggio di suo marito per imbarcarsi a Brindisi per Barcellona e sollecitare presso Ferdinando di Spagna la liberazione del fratello. Non appena arrivata in Catalogna, ha saputo dell'evasione di Cesare e non ha fatto altro che invertire la marcia. Nel novembre del 1506 una lettera con lo stemma di Cesare le d qualche speranza: il fratello annuncia il suo arrivo a Pamplona e chiede quali possano essere le speranze per una sua restaurazione sul trono di Romagna. Ma qualche giorno dopo arriva a Ferrara la notizia del decesso. La si nasconde, a tutta prima, a Lucrezia, affermando che Cesare soltanto stato ferito in combattimento. Poi, nel convento dove si ritirata per pregare, la duchessa riceve la visita dello scudiero di suo fratello che non pu nasconderle la verit. I Borgia, prima di tutto. Lucrezia dimentica tutte le tragedie ch'ella deve a Cesare e lo piange sinceramente. Amaramente constata: Pi cerco di conformarmi alla volont di Dio, pi Egli mi colma di dolori... Da qualche mese infatti, come era accaduto al padre, Lucrezia ha ritrovato la fede. Sotto l'influenza di un monaco rinomato per la sua devozione, Fra' Raffaello, la duchessa raccomanda al suo prossimo frequenti devozioni e una relativa seriet nel vestire. Si sostituiscono gli impiastri che servono da belletto con un'acqua aromatica venuta da Venezia, si limita il trucco ad un semplice segno sotto gli occhi e ad un po' di rossetto sulle guance. Lucrezia decreta inoltre che i vestiti troppo scollati siano abbandonati, ed ogni bestemmia punita con un'ammenda. Ma questa donna di trentasei anni, ancora molto bella e piena di grazia, non pu permettersi di trascurare a lungo i vantaggi che le vengono offerti dalla moda. Il regno di Fra' Raffaello e la sua influenza moralizzatrice sulla piccola corte di breve durata. Gli anni passano senza ripetersi. All'anno della morte dell'ultimo grande Borgia, pu succedere quello degli amori con questo o quell'innamorato, o quello di un dramma, di una guerra o di un complotto. Nel 1507, Lucrezia passa l'estate col figlio Rodrigo, che ha sette anni. Costui giunge a Ferrara con colui che chiamano l'infante romano, figlio del papa Alessandro e della bella Giulia Farnese. Ma Alfonso non tollera che i due bambini restino a Ferrara oltre l'estate. Nel 1508, dopo vari incidenti di maternit, la duchessa d alla luce

un bambino, molto brutto, che regner pi tardi a Ferrara con il nome di Ercole 2. Qualche giorno dopo la nascita, Alfonso, felice di avere un erede, parte per far visita al re di Francia. E Lucrezia ne approfitta per raddoppiare l'ardore delle sue lettere a Francesco Gonzaga, che incontra raramente. Nell'anno seguente, 1509, nasce un nuovo bambino, Ippolito. Poi, nel 1510, il romanzo d'amore con il Gonzaga si complica: Mantova e Ferrara sono in due campi opposti, pro e contro il papa... Alfonso e Ferrara, fino alla morte di Giulio II, non conoscono pi la pace. Il papa si abbandona durante tutto il suo pontificato al furore e all'impeto del suo carattere... si cura assai poco dell'odio, pur di essere temuto e rispettato; con la paura che egli ispira, mette il mondo a soqquadro. Alfonso d'Este dimostra coraggio e carattere opponendosi a questo degno successore dei Borgia. Giulio II vorrebbe che il giovane duca, ch'egli ha nominato gonfaloniere, faccia atto di completa sottomissione, e gli consegni le terre. Alfonso rifiuta anche quando la sua situazione militare delle pi precarie. Lucrezia, sempre innamorata del Gonzaga, subisce i colpi della lotta. Il Mantovano prende per un momento in considerazione il progetto di fare prigioniera la duchessa, ci che semplificherebbe i problemi posti dal loro amore. Alfonso tuttavia contento di ritrovare una moglie che lo tranquillizza ad ogni pausa del conflitto e di potersene fidare per l'amministrazione del ducato. Lucrezia per parecchie volte nominata reggente di Ferrara, e vi fa mostra di ordine e di giustizia. Come tale, la moglie di Alfonso riceve, nel 1511, i Francesi alleati di suo marito. E' un ritorno di fiamma per il papa: quando era ancora cardinale egli aveva chiesto all'allora duca di Orlans di deporre dal trono papale Alessandro Borgia; ora il duca diventato Luigi XII e attacca il potere di colui che ora Giulio II e che si ispira ai metodi dei Borgia... Per cui i Francesi, e con loro Baiardo, il cavaliere senza macchia e senza paura, difendono Ferrara. La buona duchessa, che era una perla di questo mondo, fece ai Francesi un'accoglienza meravigliosa, e organizz ogni giorno feste e banchetti alla moda italiana. E' il Baiardo che parla: Oserei dire che n al suo tempo, n prima, si trovata una principessa pi trionfante, poich ella era bella, buona, dolce, cortese con tutti, e se c' una cosa sicura che sebbene suo marito fosse un principe saggio e valoroso, la suddetta dama gli ha reso, con la sua grazia, dei buoni e grandi servigi. Ma il papa persiste a volere le terre di Alfonso: Ferrara! Ferrara! Corpo di Dio, t'avr! diventa la sua esclamazione favorita. Egli non avr Ferrara, ed essa gli coster la suo potenza militare, poich a Ravenna il giorno di Pasqua dell'anno 1512 il re di Francia e il duca Alfonso battono le truppe pontificie e l'armata spagnola durante la battaglia, pi sanguinosa e pi terribile dell'epoca, simile a quelle che furono le pi grandi dell'antichit. Un anno dopo, Giulio II si spegne. Leone X dei Medici, che gli succede, ha orrore della guerra e sa fare la pace. Machiavelli fa un ritratto lucido di ci che in seguito costituisce l'Europa: Abbiamo un papa prudente, serio e rispettato; un imperatore leggero e mutevole; un re di Francia irritabile e timoroso; un re di Spagna confusionario e avaro... Abbiamo degli Svizzeri brutali, vittoriosi e insolenti; e quanto a noialtri Italiani siamo poveri, ambiziosi e avviliti. Ferrara respira di nuovo. Ma Lucrezia continua ad alternare periodi di gioia e di depressione. Quando al Palazzo, feste e balli si succedono in un turbine di allegria e di toilettes brillanti; sempre pi spesso tuttavia si rifugia presso il convento di San Bernardino, dove trascorre talora varie settimane consecutive. E' vero che anche nella sua cella ella si circonda di pietre e di metalli preziosi: i suoi rosari sono di madreperla o di giada, il suo libro di preghiere rilegato in velluto, ravvivato da fregi d'oro. Lucrezia cerca ancora il segreto della serenit. La vita non la risparmia: tutti quelli che ella ama, tutti i suoi fedeli la lasciano, e gravidanze dolorose la tengono a letto quasi tutti gli anni. Fra quelli di cui piange sono la libertina Sancia, poi Goffredo, suo fratello minore, morto nel 1517. Rodrigo, suo figlio, si spegne a tredici anni, lontano, senza che ella possa assisterlo nei suoi

ultimi istanti. Poi Vannozza Cattanei, sua madre, alla quale era legata da profonda tenerezza. Della stirpe dei Borgia, Lucrezia l'ultima in vita, si vedr sorgere soltanto pi tardi Francesco, nipote di papa Alessandro, che riscatter la famiglia e sar canonizzato... Nel marzo del 1509, Francesco Gonzaga, lascia questo mondo, vittima del mal francese. Le sue relazioni con Lucrezia erano da molto tempo platoniche. Pietro Bembo, diventato segretario di Leone X, personaggio importante nel campo delle arti e delle lettere, di nuovo l'amant de la plume della duchessa. Ma Lucrezia perde la sua spensieratezza, la sua gioia di vivere: a trentanove anni, ella s'impone di far penitenza, come se fosse cosciente dell'imminenza della sua fine. Ancora una volta la duchessa incinta. Ella teme che il parto finisca male: vuole una speciale benedizione del papa. Manda a Roma un cavaliere con una supplica: Arrivata a questo punto, cristiana bench peccatrice, vengo a supplicare Vostra Santit di volere, nella sua benevolenza, trarre un conforto per me dal suo tesoro spirituale, spargendo sulla mia anima la Sua santa benedizione. Leone X preferirebbe, anche in circostanze simili, non sentire pi parlare dei Borgia e accorda questa benedizione alla leggera. Alfonso passa allora le notti al suo capezzale, ordina una processione per le strade della citt. Tutta Ferrara prega e chiede a Dio la guarigione, ma Lucrezia si spegne la sera del 24 giugno. Il marito al suo fianco: E' piaciuto a Nostro Signore di richiamare a s l'anima della Molto Illustre Dama la Duchessa, mia amatissima sposa. Non posso scrivere senza piangere, tanto per me una disgrazia crudele perdere una compagna cos dolce e cos cara, poich tale ella fu per me con la sua condotta irreprensibile e coi tenero amore che regnava fra noi... E mi sarebbe molto pi prezioso di sapere che c' qualcuno che vuole mescolare le sue lagrime alle mie, piuttosto che tentare di consolarmi. Ferrara, 24 giugno 1509, quinta ora della notte. Alfonso, duca di Gonzaga. Il vero ritratto di Lucrezia Borgia appare quindi difficile da tracciare. I Ferraresi, che hanno conosciuto la loro buona duchessa pi da vicino e per pi tempo di qualsiasi altro popolo, la venerano e la piangono unanimamente. Sta di fatto che i diciassette anni della sua vita ferrarese sono, per quell'epoca, quasi esemplari, e che, dati i tempi, i primi ventidue anni di Lucrezia, se ella non fosse stata una Borgia, non avrebbero lasciato il ricordo di una cortigiana senza scrupoli e di una esistenza dissoluta. Troppo dolce, troppo piena di grazia, Lucrezia vittima delle sue origini. La sua passivit, la sua rassegnazione le impedirono in ogni tempo di opporsi alle volont di un padre immorale e di un fratello assassino. Il suo coraggio e quella stessa passivit di fronte alle disgrazie che la colmarono, le permisero di finire la vita degnamente. La sua bellezza era certo appassita, ma la sua sensualit e il suo romanticismo non si spensero mai. Che bella pianta in un triste terreno! L'Ariosto, nell'Orlando Furioso, riassume in questo verso il passaggio di Lucrezia attraverso questo secolo agitato. FINE.

You might also like