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L'Aeroporto della Promessa

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A partire dal 1911, gli aeroplani iniziarono ad essere impiegati sempre pi frequentemente durante le grandi manovre militari nella brughiera: centinaia di uomini erano impegnati in finti combattimenti e gli aeroplani, insieme ai dirigibili, furono utilizzati con compiti di ricognizione e per dirigere il tiro delle artiglierie, dimostrando fin dal loro primo impiego le enormi potenzialit belliche che il mezzo aereo poteva offrire in caso di conflitto. Fra queste esercitazione militari da ricordare quella svoltasi nel novembre 1912, che vide la presenza di alti ufficiali del Regio Esercito Italiano e degli Stati Uniti d'America, mentre a Lonate Pozzolo era accasermato il 6 Reggimento "Savoia". Intanto nel settembre 1913 venne inaugurato un altro campo d'aviazione militare, quello di Busto Arsizio, sede della V Squadriglia, a conferma dell'enorme interesse strategico che rivestiva per le autorit militari quest'area geografica, divenuta di fatto una delle zone con la pi alta densit di campi d'aviazione, piloti ed apparecchi in tutta l'Italia. Questo campo d'aviazione era destinato a diventare lo hub della Grande Malpensa. Nella primavera del 1918 venne iniziata la costruzione degli hangar del "Campo Scuola Aviazione" militare di Lonate Pozzolo, con la collaborazione di tecnici inglesi per le strutture in cemento armato. All'apertura del nostro Campo Scuola, di quello di Malpensa e di quello di Cascina Costa si accompagn la nascita dell'industria aeronautica varesina, dapprima con la Caproni, poi con la Macchi e l'Agusta. Pur non esistendo statistiche attendibili, si pu affermare che, tra il 1915 e il 1945, non meno di 500 lonatesi lavorarono in queste industrie. Altro lavoro venne offerto nel 1917 dal livellamento del tratto di Fossato del Panperduto che venne incluso nell'area del Campo di Aviazione lonatese e, dieci anni dopo, dalla costruzione del suo "casermone". Nell'autunno dello stesso anno 1918 incominciarono i primi voli. Pi tardi le imprese A. Soldavini di Ferno ed E. Bollazzi di Lonate fabbricarono le caserme per gli avieri e gli ufficiali, mentre G. D'Annunzio, in occasione di una sua visita nel 1926, battezz "Campo della Promessa" l'aeroporto lonatese. Per tutti gli anni trenta esso fu sede di vari gruppi di aerei da caccia e da bombardamento della Regia Aeronautica. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale al Campo della Promessa prestavano servizio oltre 900 militari e vi lavoravano una quarantina di dipendenti dell'Aeronautica Macchi e circa 50 civili, addetti questi ultimi alle pulizie e alla manutenzione ordinaria degli edifici. Gli hangar erano suddivisi in due blocchi e di fronte ad essi si stendeva il Campo di volo: a nord gli hangar degli Stormi da Bombardamento Terrestre, a sud quelli del Gruppo Caccia (soprannominati "la repubblica", poich gli aviatori del Gruppo godevano di qualche autonomia). Alle spalle degli hangar si trovavano il "casermone" degli avieri, le casermette degli ufficiali e dei sottufficiali, le piscine, i campi da gioco e tutte le altre strutture aeroportuali. Per ospitare alcune famiglie degli ufficiali, nell'angolo tra via XXIV Maggio e la provinciale Tornavento-Castano Primo furono edificate quattro palazzine, due delle quali esistono tuttora.

Hangar del Campo della Promessa, inverno 1940-41


. Per l'addestramento del Gruppo da Bombardamento Terrestre nel 1927 era stato realizzato il cosiddetto "Campo da Bombardamento", requisendo un'area di circa 250 ettari di brughiera nei comuni di Lonate Pozzolo e Ferno, compresa tra la strada di Gaggio e la strada comunale che da Santa Maria di Ferno conduceva a Vizzola Ticino. Va ricordato che i primi bombardieri tipo S.81 e BR.20 furono assegnati allo stormo di base a Lonate, rispettivamente negli anni 1935 e 1936. I decolli avvenivano verso nord sulla pista erbosa lunga 1.200 metri e larga 150, parallela agli hangar e da essi distante circa 200 metri poich in zona i venti spirano quasi sempre da settentrione. Lo conferma la stessa posizione della "rosa dei venti", che veniva utilizzata dal piloti per registrare la bussola di bordo; essa e

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ancora visibile oggi a sud del Campo, nei pressi dell'estremo inferiore della base geodetica. Pure a sud dell'ultimo hangar era posta la cosiddetta "parapalle" (simile ad un piccolo paraschegge e formata da cortine di terra alte sei metri), dove gli aerei provavano le armi di bordo. All'inizio degli anni Trenta la pista venne munita di illuminazione elettrica, per rendere possibili gli addestramenti al volo e al bombardamento che, per la prima volta in Italia, vi si svolgevano di notte. Fu appunto alla ripresa del ciclo di addestramento notturno che, il 10 aprile 1936, alla testa dei suoi stormi su un Caproni Ca.100, il generale dl brigata aerea Gian Mario Beltrami perse la vita. Gi prima dell'8 settembre 1943 era stata costruita una seconda pista in terra battuta parallela alla prima, di uguale lunghezza ma spostata ad ovest di altri 300 metri, che arrivava fino alla strada campestre detta dal Mal. Dal 1937 al giugno 1944 le Costruzioni Aeronautiche Macchi di Varese utilizzarono l'aeroporto lonatese per i collaudi dei caccia. Da Varese ne giungevano al Campo su autocarri circa quattro ogni settimana fino al 1939, poi sette o otto dal 1940 all'aprile 1944: il motore e gli accessori sulla motrice, le ali e la fusoliera sul lungo rimorchio. Come ricorda Francesco Sacconaghi, negli ultimi due hangar circa quaranta dipendenti della Macchi (tra essi una decina di lonatesi) lavorarono all'assemblaggio dei velivoli, alla messa a punto e prova dei motori, dei carrelli, delle radio e dell'armamento. Il tutto avveniva sotto la supervisione dell'Ufficio Sorveglianza Tecnica della Regia Aeronautica e, dall'autunno del 1943, di un ufficiale della Luftwaffe. A Lonate avvenne il collaudo dei prototipi degli ultimi caccia dell'Aeronautica Macchi: del C.200 il 24 dicembre 1937, ad opera di Giuseppe Burei; del C.202 il 10 agosto 1940 e del C.205 il 19 aprile 1942, entrambi da parte di Guido Carestiato. Si ricorda che Carestiato, a conclusione di ogni collaudo, si portava in quota ed effettuava una picchiata, con passaggio sul Campo a pochi metri d'altezza, tanto che l'erba sottostante veniva visibilmente sollecitata! A collaudo effettuato, i caccia venivano subito assegnati ai piloti dei vari stormi e avviati alle diverse zone di operazione. A seguito dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, l'attivit dell'aeroporto divenne frenetica: stormi e squadriglie vennero qui trasferiti o da qui destinati ad altri aeroporti e poi inviati al fronte. Arrivarono nuovi tipi di aerei, alcuni di fabbricazione tedesca, e aumentarono notevolmente gli incidenti di volo durante gli addestramenti, specie con gli aerei a tuffo: dapprima con il bimotore Breda Ba.88, soprannominato dai piloti "bara volante", poi con lo Ju.87 "Picchiatello" (la 208a squadriglia era parte del 101 Gruppo autonomo, formato a Lonate nel marzo 1941).

Il bombardamento del Ponte sul Ticino, per gentile concessione di Maurizio Zaro (in alto, il fiume Ticino e il Naviglio Grande; al centro, l'abitato di Tornavento; in

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basso, le piste costruite dalla Todt nella brughiera lonatese; vedi anche questa pagina) Ecco la didascalia originale della foto, cortesemente fornitami dal sig. Franco Bertoni:
An Original and Authentic 8 x 10 Inch HUGE SMOKE Fire From LONATE POZZOLO ITALY 310th Bomb Group USAAF Bombing Attack IDed Period Official News Captioned SHARP Aerial Photograph

The smoke is covering a bombing mission on a railroad bridge (which appears to have been thoroughly destroyed). This is a very busy straight sections of road used as makeshift runways. There are also a number of AAA flak emplacements (many in the lower center).

photograph, with a lot of great reconnaissance value. Note there are several (about a dozen) revetments with fighter planes in place next to

The 310th Bomb Group was assigned to the 12th Air Force. They flew North American B-25 Mitchell bombers and they were the FIRST group to complete 500 missions in the ETO, and by the end of the war, they had flown 989 missions -- more than any other medium bomber group in Europe.

. Avuta notizia della firma dell'Armistizio e in assenza di disposizioni di ordine superiore, la notte dell'8 settembre 1943 e il mattino seguente tutto il personale (avieri e piloti di ogni parte d'Italia e i civili che vi lavoravano) abbandon il Campo e gli aerei. Nella precipitosa fuga verso le proprie case, molti militari riuscirono a procurarsi abiti borghesi a Lonate e nei paesi prossimi all'aeroporto per cercare di sfuggire ai rastrellamenti dei tedeschi. Il 10 settembre un plotone della Wehrmacht gi aveva occupato l'aeroporto e sequestrato gli aerei. Vi giunsero all'incirca trenta soldati con armamento leggero, su camionette; al traino un'unica mitragliera, da 20 mm, che venne posta a poca distanza dalla Trattoria "Lucia" sul ciglio della strada provinciale, verso Tornavento. Da quel momento i lonatesi vissero i giorni pi difficili della guerra, che avrebbero potuto essere ben pi drammatici se i partigiani non si fossero limitati ad attaccare i militari della Repubblica Sociale Italiana e, soprattutto, se i tedeschi non si fossero arresi nell'aprile 1945. Disponendo di ben maggiori risorse economiche, i tedeschi subito diedero avvio alla realizzazione di nuove strutture esterne all'aeroporto, per aumentarne la sicurezza e la funzionalit. Tramite la propria organizzazione paramilitare "Todt", nel novembre 1943 iniziarono a far costruire le piste sterrate e in cemento, larghe 16 metri, per collegare l'aeroporto alle piazzole di decentramento degli aerei (chiamate in loco paraschg, ne furono costruite con terreno di riporto ben 39!). Fu inoltre realizzata una grande "pista di lancio" cementata, lunga all'incirca 2.500 metri e larga 60 metri, affiancata sui lati da 30 metri di radura. Era orientata da est ad ovest, con decolli previsti sulla valle del Ticino e atterraggi da ovest. Imprese affidatarie dei lavori disposti dalla "Todt", la cui direzione fu posta presso la Cooperativa "Agricola" in via Molinelli, furono le ditte Peduzzi e Rancilio (le maggiori), la Torno e, seppur piccola, la lonatese Locati. Per la "Todt" lavorarono circa 3.000 uomini, la maggior parte residenti a Lonate e nei dintorni, ma anche provenienti da diverse localit della Lombardia (soprattutto bergamaschi) e da altre regioni italiane. Numerose baracche di legno, ad uso dormitorio e mensa, furono costruite in prossimit delle due "cucine" (la prima in via Gaggio, l'altra, seminterrata, in via Molinelli) e nei pressi dello stabilimento Gagliardi, nella valle del Ticino; per saperne di pi, cliccate qui. Pur disponendo le imprese di camion, ruspe con lama e rulli schiacciasassi, gran parte dei lavori venne svolta manualmente, con l'aiuto di alcuni cavalli; una cinquantina di cavalli, di propriet delle ditte, erano alloggiati alla Fornace. Anche diversi contadini lonatesi prestarono la loro opera con carri e cavalli, soprattutto nel taglio dei boschi, nello sradicamento dei ceppi e nel trasporto del cemento, fornito dalla ditta Rossini di Ferno. Si ricorda che la maggior parte del cemento giunse per via ferrovia dal Trentino, e che i lavori per conto della "Todt" si interruppero solo pochi giorni prima del 25 aprile 1945. Il testimone oculare Gianfranco Ferrario rammenta che le ditte fornivano ai lavoratori il vitto e cinque sigarette al giorno e corrispondevano loro la decade, di entit uguale a quella pagata ai soldati. Ogni lavoratore disponeva di uno speciale lasciapassare, che valeva anche come "esonero dal servizio militare". Come, allo scoppio della guerra, i dipendenti della Caproni e dell'Agusta (presso quest'ultima venivano revisionati gli aerei BR.20, CR.42 e Ba.88) furono esentati dal richiamo alle armi, cos, dopo l'8 settembre, le migliaia di uomini che lavorarono alla costruzione delle piste e dei paraschegge per conto della "Todt" evitarono l'internamento in Germania, oppure, in alternativa, l'arruolamento nelle truppe della Repubblica Sociale Italiana. La pista in terra battuta dal Mal permetteva il diradamento degli aerei nei paraschegge posti a sud-est di Lonate, mentre due nuove piste in cemento attraversanti la strada provinciale per il Ticino consentivano agli aerei di raggiungere i paraschegge posti a nordovest del paese, nonch la "pista di lancio" e, infine, di raccordarsi con la pista in cemento dell'aeroporto militate della Malpensa. La "Todt" aveva anche progettato di collegare l'aeroporto alle Ferrovie dello Stato, a Gallarate, tramite la tramvia Lonate-Gallarate: la stazione di arrivo era prevista di fronte all'ingresso del Campo. Gia si erano intrapresi i primi lavori di sradicamento, iniziando dalla stazione tramviaria di Lonate, ma quasi subito furono interrotti.

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A met novembre 1943 al Campo della Promessa si stabili l'Aviazione Nazionale Repubblicana con il 1 Gruppo Caccia, mentre il Gruppo Autonomo Aerosiluranti "Buscaglia" venne qui trasferito da Venegono Inferiore solo il 19 marzo 1944. Riferisce Cesare Barzaghi che il comando e gli avieri del 1 Gruppo Caccia vennero alloggiati nelle scuole elementari di via Dante, mentre i loro ufficiali trovarono sistemazione a Villa Riva, in via XX Settembre. II comando del Gruppo Aerosiluranti "Buscaglia" fu posto nella Villa Rusconi, a Castano Primo, mentre gli uffici del Gruppo furono sistemati ai piani superiori del Caff Impero, allora in via Roma. La Wehrmacht gi aveva posto il comando all'Asilo Sormani; il centro trasmissioni fu posto in Filanda e la decina di soldati tedeschi che vi erano addetti si presero l'alloggio presto le famiglie ivi residenti. Oltre all'Aviazione Repubblicana, all'aeroporto lonatese oper anche la Luftwaffe, dapprima con alcuni C.205 requisiti alla Regia e poi, nel 1945, con il bireattore Arado Ar.234. Della presenza a Lonate di questi ultimi, rari e avanzatissimi aerei da ricognizione che avrebbero dovuto costituire l'asso della manica del Terzo Reich, si certi grazie alla citazione di questo sito, segnalatami dall'inarrivabile amico ingegnere Sandro Degiani: Gli Arado 234 entrarono in servizio nel settembre del 1944, ed in Italia ne furono inviati tre esemplari alla fine del febbraio 1945, ritenuta urgente ed indispensabile la necessit di disporre di accurate ricognizione aeree sulle posizioni occupate dagli Alleati. I tre velivoli, posti al comando del capitano Erich K. Sommer, che giunse in sede il 14 marzo del 1945, vennero basati a Campoformido (Friuli) ma potevano servirsi anche dei campi di Osoppo, di Lonate Pozzolo, di Villafranca di Vicenza e di altri ancora a seconda delle esigenze. Gli altri due piloti erano il sottotenente Gnther Gniesmer ed il marescialloWalter Arnold. La prima missione operativa di un Arado, fu un volo di 2 ore e 10 minuti, su Ancona e S.Benedetto del Tronto, eseguito dallo stesso Sommer il 15 marzo 1945. Il 9 aprile decollava il sottotenente Gnther Gniesmer con lArado T9+DH cui erano state applicate delle fotocamere. Ma questo suo primo volo si interruppe dopo unora per la presenza di caccia nemici. La mattina dell11 aprile lo stesso Gniesmer si portava a Lonate Pozzolo, da dove iniziava un volo sugli Appennini. Intercettato da due Mustang su Bologna venne colpito gravemente ma riusc a fuggire per poi cadere nella zona di Comacchio in territorio tedesco. Il pilota si lanci prima dell'impatto ma urt il timone e mori due giorni dopo in ospedale per le ferite riportate. .

Anno 1944: un caccia tedesco Bf. 109G in dotazione all'Aviazione della Repubblica di Sal, tra i gelsi dei campi intorno all'aeroporto
. Rammenta Luigi Simontacchi che, in previsione di attacchi aerei al Campo, la SRAM costru a Sant'Antonino alcune baracche di legno nei boschi adiacenti al torrente Arno e un grande capannone a lato del vecchio cimitero (ora Parco delle Rimembranze); materiali e pezzi di ricambio vi affluivano dal Deposito Centrale dell'Aeronautica di Gallarate. Gli aerei vi venivano trainati con piccoli trattori ed anche con cavalli. Nei pressi del vecchio cimitero venne costruito il deposito dei siluri degli S.79; assieme alla polveriera esistente alle Quattro Strade costituiva il secondo deposito di esplosivi esterno all'aeroporto. Azione a lungo rimasta nella memoria dei lonatesi, per l'audacia e l'effetto psicologico, fu l'attacco di dieci S.79 del Gruppo Aerosiluranti alle navi alla fonda nella base navale di Gibilterra. Il 3 giugno 1944 partirono da Lonate dodici aerosiluranti, agli ordini del capitano Marino Marini. Compiuta una sosta per il rifornimento di carburante e ulteriori verifiche a Istres, in Francia, nelle prime ore del 5 giugno dieci S.79 colpirono sei nave mercantili (quattro affondarono, le altre due furono danneggiate). Il 6 giugno otto velivoli ritornarono indenni al Campo, mentre gli altri furono costretti ad atterraggi di emergenza. All'attacco partecip anche il pilota Irnerio Bertuzzi, poi tragicamente scomparso nel dopoguerra, pilotando l'aereo col quale riportava Enrico Mattei a Milano.

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L'aeroporto fu naturalmente bombardato pi volte perch sede di un comando degli occupanti germanici, e ci and di mezzo anche Lonate: mia mamma era bambina ma ricorda ancora il fischio delle sirene di allarme. Nel 1944 diversi furono gli attacchi dei caccia bombardieri P47 Thunderbolt al Campo e, soprattutto, ai paraschegge, ove venivano decentrati gli aerei. Tra il 29 luglio e il 4 agosto i P-47 distrussero nei paraschegge sei S.79. Tuttavia l'attacco pi rovinoso fu quello del 26 dicembre. In un limpido mattino, provenendo da levante e mitragliando con ripetuti passaggi, quattro Thunderbolt distrussero al suolo 12 aerosiluranti S.79. Il cielo per alcune ore venne oscurato da dense colonne di fumo nero degli incendi. Al contrario, tutti gli aerei "civetta" di legno posti nei paraschegge rimasero intatti. Il compianto Cesare Barzaghi mi ha raccontato che, in tale occasione, il 1 aviere Mario Bignolin del Gruppo "Faggioni", appostato sul tetto del Caff Impero (allora in Via Roma), riusc a colpire un Thunderbolt con un fucile modello 91, provocandone la caduta nei pressi di Pavia. Incredibilmente, un proiettile di fucile era riuscito a forare il serbatoio dell'olio dell'aereo! Lo stesso Cesare Barzaghi ha assistito all'evento dal campanile della Chiesa di Santa Maria. Anche il ponte sul Ticino, sotto Tornavento, sub pesanti bombardamenti (il primo in un pomeriggio del mese di luglio, un altro il 20 ottobre 1944) che, tuttavia, non riuscirono a distruggerlo, come invece avvenne per quelli di Sesto Calende e di Turbigo. Nell'estate e nell'autunno 1944 modesti risultati ebbero le azioni dei partigiani contro gli aerei dell'Aviazione Nazionale Repubblicana (ANR), sia sul Campo che nei paraschegge: furono danneggiati una decina di velivoli, inserendo la sabbia nei serbatoi dell'olio, e vennero asportate alcune mitragliatrici. Poich dal settembre 1944 la Luftwaffe aveva abbandonato l'Italia settentrionale, all'inizio di dicembre l'ANR trasfer al Campo della Promessa parte del 2 Gruppo Caccia, cui furono assegnati i primi Messerschmitt Bf.109/G, per tentare di contrastare l'aviazione alleata nei cieli della Lombardia. Ma fu una lotta del tetto impari, poich gli alleati avevano ormai conquistato il dominio dei cieli. Giuseppe Marziali ricorda che, alla fine del 1944, i tedeschi disponevano al Campo d'Aviazione di una guarnigione di circa 300 militari, provvisti di camionette ed anche di cavalli: i giovani appartenevano alle SS, cui era riservato il comando del presidio, mentre gli anziani erano costituiti da collaborazionisti polacchi, inquadrati nella Wehrmacht. A difesa del Campo erano posizionate quattro mitragliere da 20 mm, a quattro canne: una alla Cascina Caldarona, la seconda a ponente della Trattoria "Lucia", le restanti due a sud dell'aeroporto. Per la cronaca, va ricordato che nel corso degli attacchi al Campo di Aviazione lonatese caddero solamente due aerei alleati.

Il gen. Tessari in visita, nel 1944, al Gruppo Aerosiluranti dell'A.N.R., dotato di trimotori S. 79
. Il 1 marzo 1945 la "pista di lancio" venne colpita con otto bombe sganciate da quattro Thunderbolt, che ne impedirono l'utilizzo per alcuni giorni. Fu in tale occasione che un bireattore Ar.234 della Luftwaffe venne occultato per pochi giorni in un paraschegge nei pressi della Cascina Gelata.

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Ed arriviamo cos alla resa dei Nazisti. Quanto rimaneva dell'Aviazione Repubblicana gi il 23 aprile si era trasferito da Lonate Pozzolo alla Malpensa, cosicch il 25 aprile 1945 al Campo restava il solo presidio tedesco. In giornata i tedeschi distrussero la "pista di lancio", facendo brillare le mine che erano state collocate al centro della pista, alla distanza di 50 metri l'una dall'altra, per renderla inagibile; tutte le altre piste in cemento, compresa quella della Malpensa, seppure minate, non vennero fatte saltare, e nel 1948 quella in direzione dell'aeroporto della Malpensa sarebbe stata utilizzata per aprire l'"Aeroporto di Busto Arsizio". Nella stessa serata del 25 il comandante del presidio tedesco abbandon il Campo. Giorno cruciale per Lonate fu il 28 aprile. Afferma Ettore Gatti, testimone oculare degli eventi, che don Antonio Tagliabue, parroco di Lonate Pozzolo, avvertito dell'approssimarsi dell'avanguardia delle truppe alleate, di primo mattino si incontr per le strade del paese con Cino Moscatelli, capo della divisione partigiana "Valsesia", in viaggio per Milano, e gli rifer che al Campo d'Aviazione ancora permaneva una consistente e ben armata guarnigione tedesca. Ottenuta l'assicurazione che, in caso di resa, i partigiani avrebbero consegnato tutti i tedeschi agli Alleati, don Antonio accolse l'invito di Moscatelli di intervenire personalmente per chiedere ai tedeschi di arrendersi. A don Antonio premeva soprattutto evitare combattimenti tra Alleati e Tedeschi, con inutili perdite di vite umane e pericoli per la stessa popolazione lonatese. Qualche ora dopo, indossate la cotta e la stola e impugnata una bandiera bianca, accompagnato da tre lonatesi (Ambrogio Sala, residente alla Cascina Caldarona, Celeste Ferrario e il giovane Hermann Maeran, con funzione di interprete), al suono della "campana a martello", quale pressante invito ai lonatesi a rimanere chiusi nelle loro case, si rec in macchina al Campo per convincere la guarnigione alla resa. Fortunatamente la richiesta trov favorevole accoglienza. Deposte le armi, i soldati della Wehrmacht, in maggior parte polacchi unitamente alla cinquantina di prigionieri russi e francesi internati all'aeroporto, si diressero a piedi a Lonate, lungo via XXIV Maggio, incolonnati e scortati da alcuni partigiani. Percorse le vie Novara, Roma e Cavour, prima di mezzogiorno furono riuniti all'interno del campo sportivo di via Molinelli. Finalmente il 29 aprile giunse a Lonate su jeep l'avanguardia degli Alleati, festosamente accolta dalla popolazione. Dopo un paio di giorni arrivarono altri soldati (in maggioranza neozelandesi e sudafricani), i cui carri armati vennero parcheggiati nei cortili del Municipio e delle scuole elementari. Abbandonato dal tedeschi, al Campo rimasero alcuni partigiani fino al giugno 1945, allorquando gli avieri della Regia Aeronautica tornarono a presidiare l'aeroporto. Nell'autunno dello stesso anno iniziarono i complessi lavori di sminamento delle piste in cemento e la bonifica della polveriera e dei residuati bellici sparsi sul Campo e nei paraschegge. Fu un'operazione complessa, che richiese molto tempo e notevole fatica e caus diversi ferimenti e una vittima. Solo nel 1948, sotto le direttive del maresciallo Mario Angelino, fu completato lo sminamento della pista e dell'area della Malpensa.

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Piste e paraschegge del campo di aviazione di Lonate Pozzolo (disegno dell'ing. B.Simonelli, 1946)
. Nel luglio 1946 l'allora sindaco ing. Pietro Giulio Bosisio inoltr al Governo la richiesta di riparazione dei danni di guerra, accompagnandola con la relazione che qui viene riprodotta per sintesi: Durante il periodo dell'occupazione tedesca L'Organizzazione "Todt" ha costruito nel territorio del Comune di Lonate Pozzolo una serie di opere a sussidio e ad estensione del Campo d'Aviazione. Si tratta di: - piste da 16 m di larghezza, parte in semplice massicciata cilindrata di ciottoli, ghiaia e sabbia e parte con sovrapposto uno strato di calcestruzzo ad alto tenore di legante, per il decentramento degli apparecchi nei boschi e nelle campagne; - una grande pista di lancio cementata, larga 60 m e lunga 1.100 m, per il decollo degli apparecchi con rimorchio di alianti; - numerosi paraschegge giganti, grandiosi rilevati trapezoidali con pianta a C, destinati a proteggere i singoli apparecchi decentrati dal campo. Tutte queste opere sono state eseguite indifferentemente in brughiera e nei campi: mentre le piste sono prevalentemente in brughiera, i paraschegge si trovano per lo pi nei boschi e tra i coltivi e circondano il capoluogo e la frazione di Sant'Antonino T. In questo anno che intercorre dalla Liberazione parte delle piste e dei paraschegge posti nei campi sono stati spianati ad opera degli agricoltori lonatesi i quali, ovunque hanno potuto, hanno ripristinato i loro coltivi. Per la maggior parte delle opere, rivestendo un carattere permanente, richiede una massa di lavoro e attrezzature (martelli perforatori, decauvilles, ecc.) che superano le possibilit sia manuali che tecniche ed economiche degli agricoltori locali, nella grande maggioranza piccoli proprietari e coltivatori diretti. Tali opere saranno destinate a rimanere permanentemente allo stato attuale se alla loro rimozione non interverr un Ente di grande potenzialit. Quale sia il danno cagionato dalle opere ancora esistenti facile vedere dal fatto che le piste occupano una superficie di 1.166.000 mq e

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che i 39 paraschegge, con le relative cave di prestito da riempire, occupano all'incirca altri 156.000 mq. In totale quindi circa 132 ha, dei quali circa la met sottratta alla coltivazione cerealicola e il rimanente prima occupato da pinete, boschi e brughiere. L'Agro Lonatese, a seguito delle opere realizzate durante la seconda guerra mondiale, stato quasi completamente disboscato; ai margini della brughiera e lungo i cigli della valle del Ticino prima esistevano folti boschi di pini, mentre ora vi sono lande sterili, incapaci di dare nutrimento alle greggi transumanti in primavera e in autunno. L'Amministrazione Comunale, desiderosa di sanare al pi presto le ferite materiali della guerra e di provvedere al rimboschimento richiesto a gran voce dai lonatesi, ha stimato in circa 150.000 giornate lavorative la quantit di mano d'opera necessaria per il ripristino del territorio comunale. Sempre nel 1946 incominciarono ad atterrare sulla pista erbosa dell'aeroporto lonatese i primi aerei civili americani, soprattutto i bimotori Douglas DC-3, recando i viveri e i sussidi del "Piano Marshall". Nel ritorno, gli aerei riportavano in patria le salme dei soldati americani caduti in Italia. Ancora vivo tra gli appassionati delle due ruote il ricordo del trasferimento con un aereo inglese di piloti, tecnici e moto della squadra della Guzzi, per una gara disputata nell'isola di Man. Nel 1948 la superficie del dismesso Campo della Promessa, il cui territorio aveva un diametro di oltre sei chilometri, venne prescelta per realizzarvi l'"Aeroporto Lombardo", il cui progetto venne approntato dal prof. F.A. Jelmoni del Politecnico di Milano e dagli ingegneri T. Ibba e F.M. Macchi. Nella "valutazione dei coefficienti di favore" esso aveva infatti riportato un punteggio di 80 punti, a fronte dei 70 attribuiti a Malpensa, in quanto consentiva la "costruzione di piste lunghe ciascuna fino a tre chilometri e larghe 300 metri, distribuite in due gruppi di piste parallele", rispettivamente orientate a nord e ad ovest. Ma, come tutti sanno, le cose andarono diversamente: il progetto rimase sulla carta per mancanza di finanziamenti statali e, ad iniziativa di industriali bustesi, venne aperto in sua vece l'aeroporto della Malpensa.

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