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L'Origine del Sistema Solare

Una visione d'insieme Scorrendo le tappe fondamentali della Storia dell'Astronomia, appare evidente come il
quadro complessivo del Sistema Solare si sia gradualmente modificato e ampliato man mano che la ricerca e la tecnologia mettevano a disposizione strumenti di indagine pi adeguati. Alla fine del XVII secolo tale quadro era gi sufficientemente complesso, tanto che si riconosceva, oltre alla evidente presenza del Sole e della erra con la !una, anche quella di "ercurio, Venere, "arte, #iove e Saturno$ erano inoltre noti % satelliti di #iove &i cosiddetti #alileiani' e ( di Saturno, e cominciava a prender corpo l'idea che le comete fossero a pieno titolo corpi appartenenti al Sistema Solare &)alle* + ,-./'. 0el XVIII secolo si aggiunge al gruppo 1rano con 2 suoi satelliti, mentre salgono a / quelli di Saturno. 1n ulteriore passo in avanti viene compiuto nel secolo scorso3 0ettuno, i due satelliti di "arte, 2 ulteriori satelliti di Saturno, altri 2 di 1rano ed uno di #iove. 4' inevita5ile, parlando di 0ettuno, sottolineare come la scoperta di questo pianeta rappresenti uno dei momenti storici della "eccanica 6eleste$ grazie agli studi accurati delle pertur5azioni dell'or5ita di 1rano compiuti, indipendentemente, da Adams e !e Verrier, 7.#. #alle di 8erlino il 29 settem5re ,.%- &tre mesi dopo la pu55licazione dei calcoli di !e Verrier' identific: in cielo il nuovo pianeta3 carta e penna avevano preceduto il telescopio e gli avevano indicato la strada. 4' del ,.;, la scoperta di 6erere, il primo degli asteroidi e su di essa approfondiremo il discorso in seguito. <er completare il quadro dei pianeti 5isogner attendere il ,. fe55raio ,=9; con la scoperta di <lutone, avvenuta in modo apparentemente simile a quella di 0ettuno3 i calcoli erano stati fatti da !o>ell e la scoperta fu opera di om5augh. In quella circostanza, per:, la fortuna diede proprio un aiuto decisivo3 gli elementi or5itali calcolati teoricamente, infatti, erano a55astanza diversi da quelli reali determinati in seguito, e <lutone si trovava in quella posizione quasi per caso... 4? opportuno, sempre parlando di <lutone, segnalare fin d?ora che, oggi, non @ pi cosA unanimemente condivisa la sua classificazione come pianeta, ed a tal proposito occorre aprire una piccola parentesi.

E vero che la necessit di definire un corpo quale BpianetaB @ puramente speculativa e


deriva pi dal nostro 5isogno di classificare i corpi celesti che non da effettive e nette distinzioni presenti in natura, ma @ altrettanto vero che il codificare alcuni criteri identificativi potre55e talvolta aiutare la nostra comprensione. 1n dato innega5ile @ che non esiste alcuna definizione ufficiale di cosa possa essere considerato un pianeta, ma @ comunque possi5ile tentare di costruire una accetta5ile definizione di lavoro, e lo facciamo seguendo i suggerimenti di A. Stern &,==2'. 4? ragionevole supporre che un corpo celeste per essere considerato un pianeta de55a soddisfare questi tre criteri3 1. 0on deve essere di massa talmente elevata da riuscire ad innescare reazioni nucleari al suo interno, trasformandosi in tal modo in una stella.

2. Ceve possedere una massa sufficientemente elevata da fargli assumere una forma sferica
grazie all?azione della sua stessa gravit$ la transizione tra una forma irregolare ed una forma sferica assicurata dalla gravit si verifica per oggetti di 2;;+%;; Dm di diametro. 3. Ceve percorrere un?or5ita che si snoda direttamente intorno al Sole e non attorno ad un altro corpo celeste. Euesti criteri sono sufficientemente chiari, facilmente comprensi5ili e, penso, condivisi5ili da tutti. !a loro applicazione, per:, mostra evidenti segni di pro5lematicit$ non si capisce, infatti, perch@ venga classificato come pianeta <lutone e non lo siano i maggiori asteroidi &6erere, <allade, Vesta...'. 6ertamente hanno giocato in questa direzione le contingenze storiche, riconduci5ili, in modo molto sintetico, alla scoperta a cascata degli asteroidi ed alla quasi immediata ela5orazione della teoria del Bpianeta distruttoB, con il conseguente declassamento di questi corpi celesti al ruolo secondario di frammenti. <er <lutone, invece, le circostanze hanno operato in senso contrario, favorendo la maggiore considerazione di cui gode3 non solo si trattava di un nuovo e concreto risultato di quel lavoro di analisi delle pertur5azioni del moto che, ottanta anni prima, aveva egregiamente portato alla scoperta del pianeta 0ettuno, ma, soprattutto, questo nuovo oggetto, posto agli estremi confini della zona planetaria del Sistema Solare, non condivideva la sua or5ita con altri corpi celesti, dunque il classificarlo come pianeta era la scelta pi logica... Fagionando con il senno di poi, emerge, evidente, il diverso metro usato nel caso di 6erere e <lutone$ se, poi, si tiene conto delle recenti scoperte nella zona trans+nettuniana non si pu: non riflettere sul carattere talvolta am5iguo e fuorviante che possono assumere le nostre classificazioni se si considerano come parametri assoluti ed indiscuti5ili. 0on intendo, comunque, n@ indire crociate per l?inclusione di 6erere nel novero dei pianeti n@ 5attermi perch@ si giunga all?ostracismo nei confronti di <lutone3 non siamo certamente di fronte, come talvolta capita di leggere, alla necessit di Brimediare a delle ingiustizieB... 4 poi, anche se questa argomentazione pu: sem5rare 5anale, forse che la diversa etichetta che potremmo mettere su questi corpi celesti potre55e fornirci nuove verit circa la loro naturaG Fitengo, in ogni caso, che il terzo criterio necessiti di una appendice. Euesta potre55ere essere la valutazione della forma dell?or5ita e della sua sta5ilit nel tempo3 lo studio del valore dell?eccentricit e dell?inclinazione dell?or5ita di un corpo potre55ero rivelare or5ite caratterizzate nel passato da forti pertur5azioni gravitazionali o da impatti e tale esperienza potre55e ancora influenzare l?evoluzione dinamica di quel corpo. Il punto cui voglio arrivare @ introdurre il criterio della sta5ilit or5itale su tempi compara5ili all?et del Sistema Solare3 questo criterio comporta che un pianeta sia destinato a mantenere la sua collocazione or5itale e non venga distur5ato in modo catastrofico dagli altri pianeti. !a verifica operativa di questo fatto non @ comunque semplice ed @ possi5ile solamente ricorrendo all?integrazione delle or5ite su lunghi periodi per mezzo di programmi di calcolo e simulazioni computerizzate. 6hiudiamo 5ruscamente questa parentesi e torniamo al quadro generale del Sistema Solare. !a situazione dei componenti la famiglia del Sole ottenuta grazie alle osservazioni effettuate con i mezzi attuali, soprattutto grazie al contri5uto delle sonde spaziali, pu: essere riassunta in questa ta5ella3 0umero Cist. media dal satelliti Sole &1.A.' ; ;.9./ ; ;./29 <eriodo &anni' ;.2%;.%2 ;.-,(,./ "assa &" ' &H' ;.;((= ;..,(; Faggio &F ' &H' ;.9.2 ;.=%=

<ianeta "4F61FII V404F4

4FFA "AF 4 #IIV4 SA 1F0I 1FA0I 04 10I <!1 I04 &HHH'

, 2 ,,. &HH' ,/ . ,

,.;;; ,.(2% (.2;9 =.(29 ,=.,-% 2=.=./ 9=.%%;

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&H' " J (.=/ K ,;2% Dg F J -9/. Dm &HH' Si hanno concrete indicazioni &IA16 -(,(' che attorno a Saturno vi siano molti altri satelliti di piccole dimensioni$ la parola definitiva spetter, forse, alla missione spaziale 6assini, che ha iniziato il suo viaggio verso il pianeta degli anelli il ,( otto5re ,==/. &HHH' <lutone @ mantenuto nell'elenco per le ragioni storiche sopra citate.

Ma, come si @ gi avuto modo di notare, non vi sono solamente pianeti &con i rispettivi
satelliti' a danzare intorno al Sole. ra "arte e #iove, in una regione di spazio compresa tra circa ,.. e 9.( 1.A., si colloca la Lascia<rincipale degli Asteroidi, formata da circa il =/M degli oltre %;.;;; &finora scoperti' corpi celesti cosA chiamati per il loro aspetto Bquasi stellareB, /;;; dei quali ha or5ite determinate in modo accurato. Il quadro @ ulteriormente arricchito dalla presenza delle 6omete &corpi celesti per i quali non @ possi5ile trovare una Bcollocazione spazialeB 5en definita in quanto caratterizzati da un'ampia gamma di parametri or5itali' e dalla recente introduzione di una nuova classe di oggetti celesti, indicati genericamente con il termine di Nuiper+8elt I5Oects &ma ai quali talvolta ci si riferisce con il termine di Iggetti rans+0ettuniani' la cui scoperta ha reso non pi solamente ipotetica l'esistenza della Lascia di Nuiper. Anche agli occhi dei non addetti ai lavori appare sempre pi evidente il cam5iamento radicale cui si sta avviando la nostra visione del Sistema Solare, e non solo grazie alla scoperta dell?esistenza di numerosi corpi celesti all?estrema periferia della zona planetaria, ma anche grazie alla crescente presa di coscienza che lo stesso spazio interplanetario @ tutt?altro che vuoto. 1na popolazione in continuo aumento, dunque, quella che compone il Sistema Solare, e questo pu: forse giustificare il crescente 5isogno di rivedere classificazioni che, fino a ieri, avevano egregiamente svolto il loro compito. !a stessa definizione di 6orpi "inori presenta alcuni aspetti pro5lematici3 solitamente con questo termine si @ sempre inteso comprendere i corpi del Sistema Solare con l?esclusione dei pianeti e del Sole, intendendo distinguere tra tutti i corpi &ed il termine BminoriB @ in tal senso molto eloquente' gli oggetti pi grandi da quelli di dimensioni inferiori$ ma come non puntualizzare che vi sono almeno due satelliti &#animede e itano' pi grandi di "ercurio e 5en / con diametro equatoriale maggiore di quello di <lutoneG Si veda, a tale proposito, la ta5ella seguente3 Oggetto #A0I"4C4 I A0I "4F61FII 6A!!IS I II !10A Satellite di #IIV4 SA 1F0I J #IIV4 #IIV4 4FFA Diametro (2-2 Dm (,(; Dm %./. Dm %.;; Dm 9-9; Dm 9%/- Dm

41FI<A FI I04 <!1 I04

#IIV4 04 10I J

9,9. Dm 2/;; Dm 29;; Dm

In questo li5ro, comunque, utilizzer: il termine 6orpi "inori del Sistema Solare in una accezione ancora pi ristretta, vale a dire escludendo tutti i satelliti3 verranno perci: analizzati gli ASTEROIDI, le COMETE ed i UI!ER"#ELT O#$ECTS, cercando anche di verificare, dove possi5ile, come le conoscenze che possediamo in merito a questi corpi si adattano a quanto conosciamo della formazione dell?intero Sistema Solare. Lorse la scelta pu: apparire drastica, ma la stupefacente variet di caratteristiche rileva5ili nei satelliti portere55e l?analisi troppo lontano$ se @ vero, infatti, che il meccanismo della genesi satellitare @ strettamente collegato al processo di accumulazione planetaria, @ altrettanto vero che i risultati cui giunge sono tutt?altro che uniformi, anche nel caso di due pianeti sufficientemente simili tra loro quali sono #iove e Saturno. Igni satellite @ veramente un Bmondo a s@B e sare55e veramente arduo riuscire a dare di questi corpi una visione di sintesi. !a stessa distinzione in Asteroidi, 6omete e N8I &Nuiper+8elt I5Oects' @ mantenuta unicamente con una finalit BdidatticaB in quanto offre elementi significativi per inquadrare i corpi descritti$ il rovescio della medaglia @ che, in realt, non tiene conto del fatto che @ veramente impossi5ile tracciare un confine netto tra le varie classi. 4 non si tratta solamente di gestire le varie eccezioni che confermano la regolaP !e comete e gli asteroidi, nelle loro accezioni pi comuni, possiamo pensarli come i rappresentanti estremi di un insieme molto variegato di oggetti celesti, nel quale trovano evidentemente posto anche molteplici corpi che presentano caratteristiche intermedie. 8asti pensare, infatti, ai numerosi nuclei di comete ormai BspentiB, praticamente indistingui5ili da un asteroide$ o all?oggetto ,==- <Q &scoperto il = agosto ,==-', caratterizzato da un?or5ita fortemente eccentrica, dunque di tipo cometario, ma che non mostra alcun segno di attivit cometaria$ oppure alla cometa <R,==- 02 &scoperta annunciata il / agosto ,==-' che associa un?or5ita tipicamente asteroidale alla presenza di una 5ella coda. 4 come non sospettare che in questo insieme cosA multiforme possano trovare sta5ile collocazione anche gli oggetti trans+nettuniani e gli enigmatici 6entauriG Copo queste precisazioni e prima di iniziare una analisi dettagliata, ritengo sia necessario presentare un 5reve quadro descrittivo della nascita e dell'evoluzione del Sistema Solare3 sar questo il quadro di riferimento nel quale collocare i vari corpi sopra menzionati.

L'origine e l'evol%&ione del Sistema Solare La teoria ormai accettata circa l'origine e l'evoluzione del Sistema Solare @ sostanzialmente
&come idea di partenza' quella di Nant &,/((' e !aplace &,/=-'3 una nu5e di gas e polveri che, sotto l'azione della gravit, tende a condensarsi. 4? importante sottolineare &6oradini et al.,,=.;' il duplice aspetto della teoria che deve spiegare la nascita del Sistema Solare3 da una parte vi @ un problema astrofisico &correlato alla formazione della stella Sole, da risolvere alla luce delle teorie e dei modelli stellari' e dall'altra parte un problema planetologico &da risolvere alla luce dello studio dei meteoriti, delle superfici e degli interni dei pianeti'.

4? significativo anche porre in evidenza due difficolt di fondo, vale a dire il fatto di avere a disposizione solamente il nostro Sistema Solare quale fonte di informazioni ed il fatto che ci @ quasi del tutto sconosciuto il suo stato iniziale. Eueste due difficolt ci pongono in una situazione profondamente diversa e pi complicata di quella che si incontra nell?analisi dell'evoluzione stellare. !o studio dell'evoluzione stellare ha la possi5ilit di guardare sia nel passato sia nel futuro3 si possono, cio@, osservare stelle in diverse fasi della loro evoluzione ed in tal modo verificare le ipotesi formulate. 0el caso dell?analisi dell'evoluzione planetaria, invece, si ha a disposizione soltanto il nostro sistema planetario, ed in esso, inoltre, @ possi5ile individuare pochi relitti delle epoche passate. "a vi sono anche due importanti evidenze relative all?origine comune del Sole e dei pianeti3 1. il Sistema Solare @ sostanzialmente isolato, dato che la distanza della stella pi vicina @ maggiore di un fattore (K,;% rispetto alle dimensioni della zona planetaria. 2. la maggioranza dei corpi maggiori che compongono il Sistema Solare ha or5ite che giacciono su un 'iano (om%ne e le percorre nello stesso senso. 0ella ta5ella che segue sono riportati i valori dell?inclinazione delle or5ite planetarie rispetto al piano dell?eclittica, che, per definizione, @ il piano su cui giace l?or5ita della erra3 In(lina&ione !ianeta "4F61FII V404F4 "AF 4 #IIV4 / ;;? 9 2%? , (,? , ,.? !ianeta SA 1F0I 1FA0I 04 10I <!1 I04 &H' In(lina&ione 2 2=? ; %-? , %/? ,/ ;.?

&H' <er la classificazione di <lutone vale quanto gi detto.

Calle considerazioni fatte, appare evidente il fatto che la genesi di un sistema planetario e la sua evoluzione dipendano in modo sostanziale dalle fasi evolutive della stella ad esso associato. 1n dato ormai condiviso da tutti @ che il processo di formazione stellare avvenga all'interno delle nu5i molecolari giganti &prevalentemente composte da )2 per decine di migliaia o anche milioni di masse solari a temperature di pochi gradi Nelvin'3 le parti pi dense di queste strutture si suddividono in nu5i pi ridotte, di massa compresa tra ;.;, e ,;; masse solari, che cominciano a contrarsi per autogravitazione &!amzin, ,==('. 0on @ ancora stato identificato con certezza, a questo proposito, il meccanismo che rompe il sostanziale equili5rio della nu5e e innesca il processo di collasso, anche se @ ormai unanimemente accettata l'ipotesi di !in delle Bonde di densitB associate alla struttura a spirale della #alassia &#ratton, ,=/.' ed @ riconosciuto il ruolo determinante delle esplosioni di supernova &6oradini et al., ,=.; + Schramm e 6la*ton, ,=.2'. In ogni caso, con il sopravvento della gravit &fisicamente garantito solo se la massa coinvolta supera il valore critico dato dalla massa di 7eans', la materia BcadeB verso il centro della nu5e in un tempo dell'ordine di ,;( anni. Si origina cosA una protostella3 un corpo dotato di luminosit decine di volte superiore a quella solare, la cui presenza pu:, per:, essere rilevata solamente da osservazioni IF. !a radiazione emessa, infatti, viene rapidamente assor5ita dall'involucro di polveri che ancora circonda la protostella e riemessa nella zona IF dello spettro. Stando ad un recente lavoro di "annings ed 4merson &,==%', le osservazioni nel dominio millimetrico, oltre che rivelarci stelle nelle fasi iniziali, potre55ero anche darci la prova dell?esistenza di strutture a disco attorno a queste protostelle, possi5ili sedi del meccanismo di formazione di un sistema planetario. Associata

alla fase di protostella, infatti, se la materia in caduta @ dotata di un moto di rotazione vi @ la formazione di un disco nel quale gli attriti facilitano lo smaltimento del momento angolare in eccesso e si attiva un processo di aggregazione tra le polveri. Alcuni attri5uiscono proprio all'interazione tra un disco di accrescimento ed il campo magnetico di una protostella tutti i fenomeni tipicamente collegati alle + auri, fenomeni che precedenti teorie non erano riusciti a spiegare in modo completo &!amzin, ,==('. Il primo riscontro osservativo della teoria del disco di polvere attorno ad una stella quale primo passo di una possi5ile formazione planetaria @ la scoperta &nel ,=.%' del disco di polvere attorno a +<ictoris, stella di sequenza principale distante da noi circa (; anni luce. Il disco si estende per oltre 2;; 1.A. dalla stella centrale e le sue parti pi interne contengono poca polvere, che, pro5a5ilmente, si @ gi aggregata sotto forma di pianeti. !a pi recente evidenza osservativa della presenza di un disco di polvere attorno ad una stella si @ avuta per )! auri &6lose et al., ,==/' ed il diametro della struttura @ stato stimato in circa ,(; 1.A. !a stella centrale dovre55e avere un?et di circa 9;; mila anni ed una massa di ;,/ " 3 i ricercatori responsa5ili della scoperta suggeriscono che il disco di )! auri sia un ottimo esempio di ci: che fu il nostro Sistema Solare in formazione. Attualmente, comunque, la presenza di dischi protoplanetari attorno a giovani stelle @ ormai un dato di fatto, confermato da diverse osservazioni tra cui, ad esempio, quattro giovani stelle della 0e5ulosa di Irione.
SI!

Il processo di formazione di un disco sfocere55e gradualmente nella formazione di varie


masse sferiche &'lanetesimali'3 si ipotizza che per giungere a formare oggetti con dimensioni dell'ordine di , Dm sia necessario un tempo di circa ,;% anni & a*lor, ,==2'. Il gradiente termico giochere55e in questa fase un ruolo importantissimo concentrando nei corpi pi prossimi alla stella i materiali con densit pi elevata e relegando in quelli pi lontani i materiali volatili. Il passo successivo pu: essere identificato con alcuni dei fenomeni osservati nelle stelle di tipo T"Ta%ri3 per cause ancora ignote si arresta l'accrescimento di materia sulla protostella e si sviluppa un potente Bvento stellareB &con velocit dell'ordine di alcune centinaia di DmRsec e portata di miliardi di tonnellateRsec' in grado di spazzare le polveri residue della ne5ulosa iniziale. !'origine di questo vento stellare @ pro5a5ilmente da ricercarsi nella accensione del deuterio3 si attivano, cio@, le reazioni nucleari tipiche delle stelle. Si devono associare a questa fase dell?evoluzione stellare anche gli oggetti di )er*ig")aro, caratterizzati dall?emissione di intensi getti di gas dalle regioni polari, e le stelle di tipo +U" Orionis, che presentano in modo molto pi accentuato i violenti fenomeni eruttivi tipici delle stelle + auri. !o scenario finale, dunque, @ quello di una stella all'inizio della sua evoluzione &fase zero del diagramma )+F o, se si preferisce, stadio finale dell'evoluzione di pre+sequenza principale' attorno alla quale gravitano dei corpi celesti di dimensioni diverse3 tra questi planetesimali inizia un complesso processo di accrezione e collisione nel quale giocano un ruolo fondamentale le pertur5azioni gravitazionali generate dai corpi con massa maggiore. Sempre tenendo 5en presenti le precauzioni gi evidenziate allorch@ si operino delle schematizzazioni, il processo di formazione del Sistema Solare pu: essere riassunto nelle seguenti fasi3 +ASE ,-EROB Inizio delladdensamento gravitazionale3 si parte da una nu5e interstellare &composta per il /;M di ), il 2/M di )e e per il restante 9M di elementi pi pesanti' la cui situazione di equili5rio viene pertur5ata da un fattore esterno. 0on @ certamente azzardato a*lor &,==2'

quando afferma che la ne5ulosa primordiale non doveva essere di grande massa e neppure dotata di moto rotazionale elevato$ queste due caratteristiche, infatti, resero possi5ile il fenomeno di addensamento centrale, impedendo, cio@, quel frazionamento della ne5ulosa che sare55e sfociato nella nascita di un sistema stellare 5inario. A proposito della causa pertur5atrice responsa5ile dell?innesco del meccanismo di autogravitazione, gi si @ avuto modo di dire che, oltre l'onda di densit di !in, si pu: ragionevolmente ipotizzare una vicina esplosione di supernova3 con tale ipotesi si potre55e giustificare la presenza di alcuni isotopi la cui sintesi difficilmente si potre55e spiegare in altro modo. Ad ogni 5uon conto ha inizio il collasso gravitazionale, assicurato dalla presenza di materia in quantit sufficiente a garantire la massa di 7eans. +ASE 1 Collasso della materia della primordiale ne5ulosa solare &gas e polvere' in un disco rotante &dissipazione di momento angolare' e conseguente condensazione di piccole particelle &formazione dei granuli'. Fipetuti episodi di condensazione ed evaporazione possono spiegare le inclusioni refrattarie di 6AI &calcio-alluminio intrusion' rilevate in alcune meteoriti. Sono queste inclusioni gli oggetti pi antichi dei quali @ stato possi5ile sta5ilire una datazione &meteorite Allende', stimata in circa %(-; milioni di anni$ ed @ a tale epoca cui, solitamente, ci si riferisce quale istante o per il Sistema Solare. 6onsiderando la composizione attuale del Sistema Solare interno, sem5ra che gli elementi condensatisi per primi siano Lerro, 0icDel e silicati di Lerro e "agnesio$ nelle regioni pi esterne della ne5ulosa, a temperature inferiori, il nocciolo della condensazione era costituito da ghiaccio d?acqua e ghiacci di acquaRammoniaca. Il ritmo di crescita @ quantificato &#oldreich e Qard, ,=/9' nell?ordine di centimetri per anno per i minerali pi a55ondanti$ considerando la condensazione del Lerro nella regione terrestre viene suggerita la condensazione di granuli con raggio di alcuni centimetri in tempi di una decina d?anni. +ASE 2 6ontemporaneamente alla fase di condensazione in granuli inizia la caduta delle particelle verso il piano mediano della ne5ulosa con la conseguente formazione di un sottile e denso disco di polveri. 4? in questo disco di materia formatosi nel piano centrale durante la fase di condensazione che si sviluppano le insta5ilit gravitazionali responsa5ili dei fenomeni successivi$ i valori dei parametri fisici caratteristici sono, indicativamente, di /;; SN per la temperatura e /.(K,;+,; gRcm9 per la densit del gas &#oldreich e Qard, ,=/9'. Si verificano episodi di fusioni che coinvolgono metalli e silicati e che possono spiegare la formazione di condruli$ con questo termine si indicano le inclusioni sferoidali, tipicamente di circa ;.(+,.( mm, presenti nei meteoriti condritici e composti in genere di olivina &silicato di Le e "g'. Il modello ritenuto pi plausi5ile per la formazione di tali strutture &!ev* e AraDi, ,=.=' prevede la presenza di flares ne5ulari, analoghi alle protu5eranze normalmente osservate sul Sole. Euesti eventi altamente energetici avre55ero caratterizzato le zone situate al di fuori del piano mediano della ne5ulosa con rilascio praticamente istantaneo di enormi quantitativi di energia &circa ,;92 erg' immagazzinata nelle linee di campo magnetico sottoposte a distorsione. !a rapidit del fenomeno &i tempi ipotizzati sono dell?ordine di ;., sec' e le alte temperature associate sare55ero in grado di spiegare efficacemente sia la formazione dei condruli sia le loro ridotte dimensioni. Il fatto che i condruli siano cosA comuni @ una prova che in quel periodo la ne5ulosa solare era caratterizzata da rimescolamenti violenti, riconduci5ili alla necessit di dissipare

considerevoli quantit di energia. +ASE 3 Aggregazione delle polveri in planetesimali per mezzo di collisioni a 5assa velocit. Inizia in questa fase il bruciamento dell'H ed il proto+Sole inizia la fase T-Tauri e FU-Orionis che ha una durata di circa ,;- anni. Ad una distanza di circa % 1.A. si pu: situare la snow-line, la linea immaginaria in corrispondenza della quale avviene la condensazione del ghiaccio d?acqua, fenomeno in grado di accrescere la densit locale della ne5ulosa planetaria incrementando notevolmente il ritmo di accrezione. 0on @ ancora certo se il meccanismo della sno>+line sia stato attivo solamente per la formazione planetaria nella regione di #iove oppure se vi siano stati altri siti in cui meccanismi analoghi a55iano fatto da catalizzatore della fase di accrezione. 6erto @, invece, che tale meccanismo operante nella regione posta a circa % 1.A. dal Sole e che porter alla formazione di #iove ha influenzato pesantemente &e lo vedremo in seguito' l?evoluzione successiva di tutto il Sistema Solare. 1n secondo dato certo @ che questi primi stadi della formazione dei pianeti si sono svolti sullo sfondo di una luminosit molto pi elevata di quella attuale, quantificata da )o*le &,=/=' in circa ,(; ! . utto il gas presente &), )e ed altri' viene rimosso dalla regione interna &vento + auri' lasciando solamente i planetesimali di una certa massa gi formati. !a massa originaria della ne5ulosa @ stima5ile &)o*le, ,=/=' in almeno ,/(; masse terrestri, delle quali circa ,9;; costituite da ) ed )e sono in qualche modo andate perdute.
SI!

+ASE . 0ella zona dove il ghiaccio d'acqua diventa sta5ile, a circa ( 1.A. dal Sole, si colloca l'accrezione di iove che raccoglie anche parte dei gas espulsi dalla zona interna. !'accrezione del nucleo del proto+#iove deve essere avvenuta in un tempo di ,;(+,;- anni ed altrettanto tempo @ servito per la sua formazione definitiva3 l?intero processo, comunque, si deve essere svolto prima che il gas venisse completamente dissipato. Cunque #iove @ un vero e proprio pianeta e non una stella mancata3 la sua origine @ da ricercarsi in meccanismi di accrezione e non direttamente dal frazionamento della ne5ulosa originaria. 4? importante ancora una volta evidenziare che la formazione rapida di #iove @ certamente stato l?evento pi importante per il Sistema Solare in formazione, un evento in grado di condizionare pesantemente le successive fasi evolutive. 4' riconduci5ile a questa fase anche la formazione dei nuclei di !aturno" Urano e #ettuno, la cui formazione, per:, avviene molto pi lentamente. !aturno impiega un tempo due volte pi lungo di #iove3 a differenza di #iove, inoltre, ha un asse di rotazione inclinato rispetto al piano dell'or5ita, chiara indicazione che si deve essere condensato da pi di un corpo di grandezza considerevole. Urano completa l'accrezione in circa ,;/ anni e #ettuno nel doppio di questo tempo$ la formazione di questi due pianeti deve certamente essere avvenuta quando ormai 5uona parte di ) ed )e erano sfuggiti dal Sistema Solare. !a formazione di 1rano e 0ettuno assomiglia a quella dei pianeti di tipo terrestre, dunque @ profondamente differente da quella di #iove e Saturno, formatisi in presenza di un grande quantitativo di ) ed )e. Lernandez e Ip &,=.9' collocano in questa fase l?origine di planetesimali che, immessi in or5ite molto eccentriche dall?azione dei nuclei iniziali di 0ettuno e 1rano, avre55ero poi costituito sia la 0u5e di Iort sia una fascia cometaria trans+nettuniana &seguendo in ci: le teorie avanzate negli anni T(; da 4dge>orth e Nuiper'. !?analisi numerica dei processi di accrezione dei planetesimali associati alla formazione di

1rano e 0ettuno porta Lernandez e Ip a concludere che3 1. Il principale responsa5ile dell?immissione di oggetti nel ser5atoio cometario @ con molta pro5a5ilit 0ettuno, in quanto l?influenza di 1rano @ largamente ini5ita dall?azione gravitazionale di #iove e Saturno. Euesti ultimi, inoltre, sono caratterizzati da scarsa efficienza nel lanciare corpi nella regione di Iort, mentre sono pi efficienti nell?immissione di BcometesimaliB in or5ite iper5oliche. 2. 1n significativo numero di corpi &per una massa complessiva dell?ordine di alcune " 4F' potre55e essere stato immesso in questa fase nella regione dei pianeti interni. !e comete cosA come le osserviamo sono pertanto una caratteristica di un sistema planetario gi formato, chiaro indizio che gi si sono verificati due fatti significativi, vale a dire la condensazione dei ghiacci all?interno della ne5ulosa e la presenza di corpi in grado di lanciare questi oggetti su vaste or5ite intorno alla stella centrale. A proposito ancora della formazione di #iove @ significativo riportare un recente studio di L. "arzari e S. 7. Qeidenschilling &"arzari, ,==/' che intende spiegare l?evidenza osservativa di pianeti di massa elevata posti a piccola distanza dalla rispettiva stella, situazione difficilmente comprensi5ile ricorrendo allo scenario delle sno>+lines non solo per le temperature elevate &circa ,;;; SN ad , 1.A.', ma anche per la carenza di materiale a disposizione &si tenga conto, a questo proposito, che i cosiddetti giganti gassosi sono costituiti per l?.;+=;M da ) ed )e'. 0ella ta5ella seguente sono riportate le scoperte di pianeti eKtrasolari le cui strutture e composizioni chimiche dovre55ero essere molto simili a quelle di #iove e Saturno, sono associati a stelle di tipo spettrale molto simile al nostro Sole ma hanno un?or5ita molto vicina alla loro stella3

0ome Stella
%/ 1ma ,- 6*g 8 !alande 2,,.( (, <eg (( 6nc 8oo And /; Vir )C ,,%/-2
&H' 4? una possi5ile nana 5runa.

ipo spettrale
#; nana rossa #2 #. L/ #(

"assa pianeta &" Semiasse or5ita


gioviane' 2.% ,./ , ;.%/ ;..% 9.. ;.-. -.,; &H' &1.A.' 2., ,.. 2.9 ;.2 ;.9 ;.2 ;.2 ;.( ;.(

!?ipotesi avanzata @ che tali pianeti si siano formati nelle regioni pi esterne delle ne5ulose di origine e siano poi stati dirottati in or5ite pi interne da meccanismi dinamici estremamente efficienti riconduci5ili alle interazioni tra pi oggetti massicci. Ipotizzando la formazione contemporanea di pi planetesimali giganti collocati a distanze reciproche di 2+9 1.A. si avre55e come immediata conseguenza lo scatenarsi nel sistema di forti pertur5azioni gravitazionali, operanti su tempi dell?ordine del milione di anni, che rendere55ero veramente caotica l?evoluzione or5itale rendendo possi5ile sia la collocazione di pianeti giganti in or5ite prossime alla stella centrale sia fenomeni di espulsione su or5ite iper5oliche. 1n aspetto da non sottovalutare @ che una evoluzione dinamica di questo tipo portere55e con se quale inevita5ile conseguenza uno BsvuotamentoB del sistema planetario in formazione con

l?ini5izione alla formazione di pianeti dotati di massa terrestre. +ASE / Lormazione dei pianeti di tipo terrestre $%ercurio" &enere" Terra e %arte' in tempi di ,;/+,;. anni. 4' ragionevole ipotizzare, tra questi, la situazione BdisagiataB di "ercurio e "arte3 il primo risente della vicinanza del Sole ed il suo accrescimento si sviluppa in una zona molto povera di materiale$ il secondo risente dell'azione di svuotamento esercitata da #iove nella zona della Lascia <rincipale degli asteroidi. ale azione di svuotamento era duplice3 da un lato l'acquisizione e l'inglo5amento di planetesimali qui sviluppatisi, dall'altro lato la loro espulsione dalla suddetta zona. +ASE 0 Lormazione dei sistemi satellitari e dei sistemi di anelli attraverso meccanismi secondari di accrezione, cattura di planetesimali gi formati ed episodi collisionali. alvolta, in una concezione quasi frattale del nostro Sistema Solare cara anche allo stesso #alileo, si pu: essere indotti a considerare i sistemi satellitari come dei sistemi solari in miniatura, quasi una sorta di inevita5ile conseguenza dei meccanismi evolutivi di un pianeta. 4? certamente vero che la formazione dei satelliti pu: essere considerata quasi un sottoprodotto della genesi planetaria, ma @ altrettanto vero ed evidente che le possi5ili varianti alla formazione satellitare sono davvero molteplici, paradossalmente una per ogni satellite. Si colloca in questa fase anche la formazione della !una riconduci5ile ad un impatto con un planetesimo di dimensioni paragona5ili a quelle di "arte, evento data5ile %.% miliardi di anni fa. 4pisodi analoghi hanno coinvolto anche altri pianeti3 a seguito di un impatto Venere potre55e aver invertito il senso di rotazione e, sempre per un impatto violento, "ercurio potre55e essere stato privato del mantello di silicati. !e collisioni hanno inoltre caratterizzato e continuano a caratterizzare l'evoluzione dei corpi della fascia asteroidale. A ,;. anni dalla separazione iniziale della ne5ulosa, il Sistema Solare aveva completato il suo processo formativo ed iniziava per i corpi che si erano formati la lenta modificazione superficiale ad opera sia degli episodi impattivi anche estremamente violenti, sia di cause endogene. Si innescava anche quel processo di formazione+distruzione delle atmosfere planetarie$ quelle attuali, infatti, non sono le atmosfere originarie &almeno nei pianeti di tipo terrestre' ed @ molto pro5a5ile che drastiche variazioni della composizione atmosferica siano stati episodi frequenti nell?evoluzione planetaria, proprio quali conseguenze di eventi impattivi giganti. Il periodo di queste drastiche modificazioni atmosferiche va collocato circa 9.. miliardi di anni fa, in coincidenza con il momento di maggiore 5om5ardamento$ in seguito le atmosfere dei pianeti terrestri sono state sufficientemente sta5ili e non hanno pi risentito di massicci fenomeni di rimozione, ma hanno, ciascuna per conto suo, seguito percorsi evolutivi indipendenti risultando in tal modo uniche. <er quanto riguarda la erra, un aspetto correlato alla costruzione dell?attuale atmosfera @ quello dell?identificazione dell?origine dell?acqua presente sulla superficie del nostro pianeta$ e su questo aspetto le comete avre55ero potuto giocare un ruolo decisivo &6h*5a, ,=./ e ,==;'.

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