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Apicoltura - Cura delle api con prodotti naturali

Post aggiunto da Luciano il 6 Settembre 2013 alle 0:54 Invia messaggio Visualizza blog
Sono lieto che, con l'accettazione della mia iscrizione a "Bionieri", mi sia data la possibilit di presentare la relazione che riguarda un esperimento realizzato poco tempo fa circa la lotta a "varroa destructor" con una sostanza del tutto naturale: il succo di limone (acido citrico). L'esperimento grazie al Cielo ha avuto pieno successo e gli alveari che sono stati e continuano ad essere trattati con i preparati e le metodologie di somministrazione indicati nella relazione, godono di ottima salute. Poich "varroa destructor" stata ed , purtroppo, tuttora una delle cause principali della diffusa moria delle api, d'accordo con l'altro firmatario della relazione Sig. Francesco Mussi, al quale va il merito di aver ideato i prodotti e le procedure e suggerito l'esperimento, pongo il contenuto della relazione a disposizione di quanti siano interessati a conoscere questa iniziativa, nell'esclusivo interesse della salute di questi indispensabili, meravigliosi insetti. APICOLTURA NUOVE INIZIATIVE NELLA LOTTA A VARROA DESTRUCTOR Non molti, anche tra la massa di estranei al mondo dellapicoltura, ignorano oggi le allarmanti notizie che riferiscono del permanere ed anzi del diffondersi e dellaggravarsi del fenomeno della mortalit delle api che si riscontra in quasi tutte le aree del mondo, con percentuali anche altissime di perdita delle colonie. Sollecitata dalle organizzazioni degli apicoltori , che si sono attivati nello spirito della strategia per la salute degli animali adottata nel 2007 dalla UE per il periodo 2007-2013, anche la Commissione Europea si mossa ed ha posto allo studio il problema, focalizzandolo in tutti i suoi aspetti. I risultati dellapprofondita indagine sono stati oggetto di una dettagliata Comunicazione che la stessa Commissione ha presentato al Parlamento Europeo. Quello che colpisce particolarmente in detta Comunicazione laffermazione che si legge allinizio del Capitolo III intitolato FATTORI CHE INCIDONO SULLA SALUTE DELLE API , affermazione che viene posta a presupposto di partenza di tutta lindagine e che cos recita: omissis.laumento della mortalit delle api.omissisha sollevato grande preoccupazione in tutto il mondo, MA GLI STUDI SCIENTIFICI NON SONO STATI IN GRADO DI DETERMINARE NE LE CAUSE PRECISE, NE LA PORTATA DI QUESTO INCREMENTO DI MORTALITA. Unaffermazione simile, per di pi autorevolmente pronunciata da un organismo di cos alto livello, tanto stupefacente quanto sconfortante perch la constatazione di un vero e proprio fallimento della ricerca scientifica in questo importante settore, ricerca che, con non trascurabile apparato, ha anche assorbito rilevanti risorse finanziarie (la montagna non ha partorito neppure un topolino!). Questo dato di fatto, conclamato, dovrebbe indurre i responsabili ad una doverosa riflessione e largomento meriterebbe di essere affrontato urgentemente ed approfonditamente nelle sedi opportune; uno spunto per questa riflessione potrebbe essere colto dalla situazione di partenza, quando furono avviati gli studi e le ricerche che fin dallinizio furono concentrate sullacaro Jacobsoni. Circa 20 anni dopo che la varroa aveva invaso lEuropa, un ricercatore australiano fece notare che non si trattava dellacaro Jacobsoni (che non arreca danni allalveare), ma che ci trovavamo di fronte allaggressiva VARROA DESTRUCTOR,; nostra convinzione che i risultati deludenti della ricerca trovino ragione proprio in questa basilare differenza che probabile sia sfuggita alle valutazioni propedeutiche ai programmi di studio o che, comunque, non sia stata soppesata sufficientemente. Nel nostro quasi quotidiano rapporto con le api constatiamo direttamente questa preoccupante situazione e vediamo quanto pesi in questa emergenza, tra tutti gli altri fattori, il diffondersi dellacaro varroa destructor, divenuto un problema drammatico per la sua imponenza; quindi, con lo spirito dimpegno che contraddistingue chiunque abbia a che fare, con seria e corretta intenzione, con laffascinante mondo delle api, abbiamo sentito vivo e alimentato dallesperienza pratica accumulata in tanti anni di osservazione di quel mondo, il desiderio di poterlo tutelare attraverso la ricerca di nuove strade, di nuovi metodi di lotta contro questo acaro tanto misconosciuto (per molti aspetti), quanto letale. Ci siamo proposti, innanzitutto, di scartare senza indugi tutte le profilassi suggerite dalla suddetta ricerca e che sono state finora propinate, talvolta inopinatamente e con scarso criterio, alle colonie; e questo anche- e forse soprattutto - in

considerazione che i prodotti da tempo in voga, oltre al fatto di aver via via perduto di efficacia, hanno per mantenuto inalterata la loro deleteria propriet di inquinamento dellalveare e dei suoi prodotti. Con questa convinzione si riflettuto sulla possibilit di utilizzare componenti di sostanze presenti in natura che potessero svolgere unazione di contrasto letale o comunque quanto pi possibile inibitoria a danno del ciclo biologico dellacaro o almeno di contenimento di questo flagello. E venuto cos costituendosi, intorno ad unidea inizialmente concepita da alcuni, un gruppo di volenterosi sperimentatori che si man mano incrementato per concatenazione di rapporti di amicizia e di confidenza. Lidea su cui basato lavvio della sperimentazione che stiamo conducendo, riguarda luso, con appositi preparati, dellACIDO CITRICO che, una volta assunto dallape ed entrato in circolo, appare letale per la varroa che si nutre dellemolinfa che lo contiene. Lesperimento iniziato con la fine di Settembre 2010 e viene tuttora portato avanti con formulazioni diverse: QUANTO A PREPARATI - succo di limone diluito in sciroppo (acqua + zucchero in proporzione 1:1), gocciolato a volont sui portafavi del nido e direttamente sulle api; il trattamento pu essere ripetuto anche due o tre volte nella stessa giornata; - zucchero a velo con acido citrico in polvere , spolverato (anche questo a volont) sempre sui portafavi del nido e direttamente sulle api e/o introdotto sul pavimento dellarnia su apposito fondo di compensato. QUANTO A CONCENTRAZIONE DI ACIDO CITRICO NEI PREPARATI Si iniziato con basse concentrazioni a 3 o 5 per mille, salendo poi gradualmente al 10, 15 ed anche 30 per mille. Per fornire qualche dato che dia unidea dellazione svolta e dei risultati registrati, riportiamo in sintesi quanto osservato in 5 mesi di trattamenti in uno degli alveari di una nostra postazione sul Monte Argentario, Provincia di Grosseto (Italy) PERIODO DURATA IN GIORNI CONCENTRAZIONI DI A.C. N.VARROE CADUTE MEDIA CADUTE AL GIORNO 29/9/2010 16/11/2010 17/11/2010 5/2/2011 6/2/2011 28/2/2011 22 30 per mille 460 3750 21 Totale varroe cadute nel periodo 80 10-15 per mille 2270 28 47 3-5 per mille 1020 22

NOTA Sospeso il trattamento con acido citrico, il 26/10 stato fatto un trattamento con acido ossalico; nei successivi sette giorni sono state contate circa 950 varroe abbattute (pari ad una media di 134 cadute al giorno) che, aggiunte a quelle eliminate dallacido citrico, elevano il conteggio a ben 4700 acari morti nel periodo di 5 mesi. CONSIDERAZIONI ED ANNOTAZIONI SU QUESTI PRIMI DATI Non sembra, allo stato, che sia strettamente determinante per lefficacia la maggiore o minore concentrazione di acido citrico; Nessuna delle concentrazioni usate ha provocato danno alle api; Tra gli acari caduti stato notato quasi costantemente un misto di varroe adulte (scure), di varroe pi giovani (chiare) e varroe giovanissime (bianche e bianchissime) e tra queste anche acari molto piccoli). Terminato leffetto dellacido ossalico e ripresa, 7 giorni dopo, la somministrazione di acido citrico, le cadute giornaliere sono continuate allo stesso ritmo di prima!

Alcune volte, nel periodo, tra un trattamento e laltro sono intercorsi anche molti giorni, ma gli acari hanno continuato a cadere, circa nella stessa misura media giornaliera, anche in questi intervalli. La somministrazione dei preparati con acido citrico ha richiesto finora un impegno quasi giornaliero; quindi, allo scopo di alleggerire questimpegno, riteniamo che sia utile anche sperimentare una distribuzione tramite i nutritori ovvero, l dove ne sia invalso luso, con i canditi. Siamo convinti, infatti, che utilizzare questo prodotto ogni volta che ne abbiamo la possibilit ed anche quando si devono integrare le scorte della colonia, potrebbe consentirci: a) di raggiungere pi agevolmente lobbiettivo di far assumere acido citrico al maggior numero di api possibile; b) di tenere, cos, sotto controllo, insieme allacaro, anche le vecchie e nuove patologie che sappiamo dallo stesso veicolate. NOTA Nellesaminare i dati suesposti va tenuto conto, che godendo la zona del Monte Argentario di un microclima che lavvicina pi alle regioni del sud Italia - durante tutto il periodo sperimentale, nellalveare preso ad esempio non si mai verificata assenza di covata; ad es., il giorno del trattamento con acido ossalico (26/10) nellalveare abbiamo constatato la presenza di covata compatta e opercolata su 3 telaini e di covata nuova su 1 telaino. La presenza di covata, sia pure un po ridotta, continua tuttora e gi d segni di crescita primaverile. Per completezza di informazione aggiungiamo che, oltre che con l acido citrico, gli alveari sono stati trattati,saltuariamente, con polvere di aglio + zucchero nella proporzione di 1:1 in volume e/o con aceto di vino + zucchero nella stessa proporzione di 1:1 per in peso.

INTERROGATIVI -Quale accorgimento adottare (oltre allutilizzo dei nutritori e/ dei canditi) per essere certi che lacido citrico sia assunto da tutte o comunque dalla quasi totalit delle api? -Come interagisce lacido citrico con la struttura fisio-chimica della varroa? E plausibile che agisca come sistemico? -Per quanti giorni dal trattamento lacido citrico continua a svolgere il suo effetto letale sulla varroa? -Quante varroe cerano allinizio e quante ce ne sono ora nellalveare? -Perch, dopo questo non breve periodo di trattamento, nonostante la caduta complessiva di ben 4700 acari ne continua ancora lo stillicidio? -Quelle che cadono in un giorno, perch non sono cadute con i trattamenti precedenti? Perch non cadono tutte insieme? Sono troppo blande le concentrazioni usate finora? -Dove si trovano gli acari che non risentono subito del trattamento? -Sono ipotesi plausibili: a) che la varroa abbia un ciclo biologico pi lungo di quanto creduto finora e che la sua vita sia caratterizzata da periodi di riposo, da lunghi intervalli tra una deposizione e laltra? b) che, perci, in questi intervalli, il suo ciclo vitale sia rallentato e non abbia bisogno di nutrirsi se non raramente? c) che quindi, in questi periodi di riposo, trovi rifugio sotto i tergiti e/o gli sterniti che sono le uniche parti del corpo dellape dove sta pi protetta? NOTA Questultima ipotesi (che per noi quasi una certezza) spiegherebbe il perch nella colonia restano sempre troppe varroe nonostante i numerosi interventi operati dalluomo per cercare di ridurre al minimo linfestazione con luso di una molteplicit di sostanze e prodotti molto differenziati fra loro anche per composizione chimica di sintesi e/o pseudonaturale. QUALCHE CONFERMA Nel corso dellesperimento abbiamo appreso, da un sito internet, che analoga iniziativa stata messa in atto per brevissimo periodo da ricercatori dellAlto Egitto; i risultati pubblicati confermano, a grandi linee, i dati che abbiamo registrato noi; lunica difformit sta nel fatto che loro avrebbero constatato che con luso delle concentrazioni di a.c. al 20, 25 e 30 per mille rispetto alle concentrazioni al 5 ed al 10 per mille si ha una concreta maggiore efficacia, incremento

che invece noi non abbiamo registrato finora. Riteniamo importante evidenziare che anche gli sperimentatori egiziani hanno constatato che nessuna delle concentrazioni di a.c. da loro usate ha recato danni alle api; ne prova il fatto che la moria registrata nelle arnie trattate stata addirittura inferiore, in media, a quella riscontrata nelle arnie non trattate. Comunque, forse anche in ragione del fatto che lesperimento durato molto poco (26 giorni), la relazione presenta conclusioni tuttaltro che certe e definitive per cui rimangono aperti tutti gli interrogativi che sopra ci siamo posti. CONCLUSIONE Anche noi non possiamo, per ora, giungere a conclusioni certe e definitive perch non sappiamo quanto tempo ci vorr ancora per rispondere a tutti gli interrogativi suscitati dallesperienza pratica che stiamo conducendo. Tuttavia, ad oggi, riteniamo di poter senzaltro esprimere la nostra piena soddisfazione per i risultati fin qui ottenuti perch negli anni precedenti, in questo periodo, abbiamo sempre assistito, impotenti, al collasso di molti alveari e/o allindebolimento di molte colonie mentre in questi giorni, a seguito dei trattamenti fatti con lacido citrico, non solo non dobbiamo registrare n perdite n indebolimenti, ma constatiamo con gioia che le colonie con cui ci stiamo avvicinando alla imminente primavera, sono in splendida forma e promettono un altrettanto splendido svolgersi della loro preziosa attivit. Riteniamo che questo importante dato di fatto, concreto ed incontrovertibile, ci autorizzi a coltivare la speranza (molto pi che vaga) che non sia lontano il giorno in cui potremo dire di aver del tutto sconfitto il terribile parassita. Pariana, 1 marzo 2011 Francesco Mussi AGGIORNAMENTO Dal 1 Marzo abbiamo proseguito nella nostra iniziativa e, sulla base dellulteriore esperienza acquisita, riteniamo utile integrare ed allargare il quadro delle prime osservazioni con alcune altre considerazioni e valutazioni. Ci sembra, infatti, che i dati numerici registrati in questa seconda fase, insieme allosservazione dellandamento dellattivit delle colonie, rivestano interesse per il fine che ci siamo proposti e possano fornire elementi ed informazioni utili per la ricerca di soddisfacenti risposte agli interrogativi rimasti in sospeso. Per chiarezza di esposizione riprendiamo ed integriamo il prospetto dei dati relativi allarnia pilota del Monte Argentario, Provincia di Grosseto (Italy): PERIODO DURATA IN GIORNI CONCENTRAZIONI DI A.C. N.VARROE CADUTE MEDIA CADUTE AL GIORNO 29/9/2010 16/11/2010 17/11/2010 5/2/2011 6/2/2011 28/2/2011 1/3/2011 30/4/2011 61 ============ 7030 10780 115 Totale varroe cadute in 7 mesi 22 30 per mille 460 3750 21 Totale varroe cadute nel periodo 80 10-15 per mille 2270 28 47 3-5 per mille 1020 22 Luciano Crocini

Un attento confronto fra le quantit di acari caduti , in rapporto al calendario, mette in chiara evidenza che: nel periodo di Marzo/Aprile il loro numero quasi il doppio di quello registrato nei 5 mesi precedenti; la media giornaliera di cadute si praticamente sestuplicata; il notevole incremento coincide con il periodo di ripresa e di rapida crescita della covata.

E tutto questo appare ancor pi interessante se consideriamo che: dallinizio dellesperimento e fino al 6/2/2011 (131 giorni) i trattamenti con succo di limone sono stati quasi giornalieri e spesso ripetuti due volte nella stessa giornata; dal 6/2 in poi, invece, larnia in esame (cos come tutte le altre) non ha pi ricevuto alcun trattamento, n con il succo di limone, n, ovviamente, con qualsivoglia altra sostanza.

Per completezza di informazione precisiamo che: confermato che in ogni periodico conteggio sono stati notati acari di varie colorazioni e sfumature (dal marrone scuro al marrone chiaro e chiarissimo, al bianco ed al candido) nonch di dimensioni diverse (dal normale per le varroe scure al piccolissimo per quelle candide e anche con dimensioni intermedie fra queste); nel quadro descritto rientrano anche le altre arnie che hanno ricevuto lo stesso trattamento, con la differenza che in 2 di esse stiamo registrando nei primi giorni di Maggio una drastica riduzione delle cadute pur in presenza di covata estesa e compatta distribuita su 6, 7 ed anche 8 telaini; tutte le colonie in osservazione continuano ad essere in splendida forma e stanno svolgendo unattivit molto intensa ed altamente produttiva. Infatti a tuttoggi, durante ogni fase del trattamento protrattosi per oltre 7 mesi, non abbiamo mai notato danni apparenti alle api; riteniamo per che non si debba abbassare il livello di attenzione perch ancora resta da accertare con sicurezza che, nel lungo periodo, il prodotto acido citrico non possa in qualche modo risultare nocivo per il super organismo colonia. 0 0 Presupposto dellesperimento che stiamo conducendo stata la convinzione che lacido citrico avrebbe abbassato notevolmente il PH tanto allinterno dellalveare quanto nellemolinfa dellape e che di conseguenza avrebbe potuto danneggiare lacaro per ingestione, con una concreta, maggiore efficacia rispetto agli altri prodotti utilizzati abitualmente la cui azione si svolge per contatto. I risultati esposti ci sembra abbiano consolidato questa ipotesi e siamo convinti che ci orientino verso una deduzione logico-pratico-funzionale che cos articoliamo: lape regina viene nutrita sempre con pappa reale (sostanza molto acida) e si ritiene che sia per questo che essa non viene parassitata dalla varroa; il ciclo biologico dellape operaia di circa 21 giorni cos ripartiti: 0

. 3 giorni per la schiusa delluovo; . 3 giorni di nutrimento con pappa reale; . 3 giorni di nutrimento con un composto di nettare, polline e forse ancora una piccola dose di pappa reale, fino allopercolatura; . 12 giorni nella cella opercolata per la formazione dellinsetto adulto pronto a sfarfallare; dal 4 al 6 giorno, quindi, la larva dellape operaia mantiene nellemolinfa una elevata acidit; fra il 7 ed il 9 giorno, essendo mutata la composizione del nutrimento, tale acidit diminuisce gradatamente;

com noto, proprio in questa fase di calo dellacidit e pi precisamente tra la fine dell8 e durante il 9 giorno, la varroa, captando il feromone emesso dalla larva giunta a quello stadio di sviluppo, sente giunto il momento favorevole per penetrare nella cella prima dellopercolatura; stessa cosa per i fuchi, con losservazione che la varroa predilige queste larve essenzialmente per due ragioni:

a) il ciclo larvale maschile si prolunga fino al 10 giorno prima dellopercolatura per cui la varroa dispone di un giorno in pi per penetrare nella cella e per di pi trova una larva ancor meno acida di quella delle api operaie per aver ricevuto il composto nutrizionale diverso dalla pappa reale per 4 giorni anzich per 3; b) di preferenza le colonie posizionano le celle maschili nelle zone pi periferiche dei favi che per la varroa sono pi gradite perch meno calde.

CONCLUSIONE Se le cose stanno cos, riteniamo che la conclusione sia una sola: occorrer cercare e mettere a punto un sistema di somministrazione dellacido citrico che assicuri una diffusione nella colonia , la pi ampia possibile. Siamo infatti convinti che raggiungendo il massimo livello di diffusione dellacido anche il nutrimento che le api forniscono alle larve tra l8 ed il 9 giorno (9 e 10 per i fuchi) pu mantenere nellemolinfa larvale un tasso di acidit tale da mettere in seria difficolt lacaro e ci domandiamo: E plausibilmente ipotizzabile che negli ultimi giorni del suo ciclo biologico ogni larva, nutrita con un composto pi acido, emetta un feromone diverso e, quindi, non riconoscibile dalla varroa?? Pariana, 12 maggio 2011 Francesco Mussi SECONDO AGGIORNAMENTO I dati salienti, riguardanti lalveare in osservazione, contenuti nel primo aggiornamento datato 12 maggio 2011, sono, in sintesi, i seguenti: 1. 2. 3. dallinizio dellesperimento fino al 30 aprile 2011 sono stati conteggiati 10.780 acari caduti; di questi, 7.030 sono caduti in soli due mesi (Marzo-Aprile) con la covata al massimo dellespansione; dal 6 febbraio sono stati sospesi i trattamenti con acido citrico. Luciano Crocini

Riprendiamo da qui per illustrare lulteriore azione svolta nei trascorsi 8 mesi e le osservazioni ed i risultati che ne sono scaturiti. Per brevit e chiarezza di esposizione suddividiamo il periodo in 3 fasi. 1 fase (30/4/2011 31/8/2011) In questi 4 mesi nellalveare (con il melario), pur in assenza di trattamenti, continuato lo st illicidio di cadute di varroe e siamo arrivati a conteggiarne molte altre per un totale di ben 5.030 acari. Il numero di parassiti eliminati dallinizio dellesperimento salito cos a 15.810. Le cadute sono cessate a partire dal 5/8 (lultima stata di 45 acari il 4/8). Naturalmente ci siamo domandati: perch sono cessate? E finito leffetto dellacido citrico, visto che non lo abbiamo pi distribuito dal 6/2? Oppure: non ce ne sono pi nellalveare? Per avere una risposta attendibile, abbiamo messo in atto una controprova e cio: 1. il 6/8 abbiamo suddiviso la colonia, estraendo 4 telaini con scorte, covata e regina, creando cos un nuovo nucleo e lasciando nellarnia 5 telaini con sole api, scorte, vasta covata opercolata e covata fresca; 1. il 28/8, accertato che tutta la covata fosse sfarfallata, abbiamo fatto un trattamento con acido ossalico gocciolato;

1.

al 31/8 non abbiamo riscontrato alcuna caduta di varroe.

2a fase (1/9/2011 30/11/2011) In tutto il mese di settembre, essendoci ancora i melari, ci siamo astenuti da qualsiasi intervento. Dal 1/10, tolti i melari, abbiamo ripreso il trattamento con acido citrico con criterio di mantenimento e cio ad intervalli pi lunghi ed abbiamo stabilizzato al 3,5% la concentrazione dellacido citrico nello sciroppo, perch, sulla base dellesperienza acquisita, riteniamo che sia la pi efficace. Anche in questo periodo non abbiamo registrato cadute di acari. 3 fase (30/11/2011 10/1/2012) Il 30/11, con covata di ridotte dimensioni, abbiamo effettuato un secondo trattamento con acido ossalico gocciolato. In un mese, cio fino a tutto il 31/12/2011, abbiamo constatato la caduta di 16 acari. IL 4 gennaio 2012 abbiamo sgocciolato sciroppo con concentrazione di acido citrico al 5% e fino al 10 gennaio abbiamo visto nel cassettino 6 acari. NOTE Confermiamo che qualsiasi concentrazione di acido citrico abbiamo usato, nessun danno mai derivato alle api. Siamo sempre pi certi che per giungere ad un risultato positivo occorra insistere nei trattamenti fino a che non si sia ragionevolmente sicuri che lacido citrico abbia saturato lalveare, sia cio presente nellemolinfa dellape, nellemolinfa delle larve e nelle scorte di cibo. Una volta raggiunto questo obbiettivo si potranno fare interventi pi intervallati nel tempo seguendo un criterio di mantenimento.

O O CONCLUSIONE A questo punto riteniamo che, sulla base di tutti i dati esposti, si possa concludere, con ragionevole certezza, che un cos lungo periodo di assenza di cadute o comunque di cadute estremamente ridotte sia una sicura indicazione che lalveare stato liberato dal parassita e che se anche qualche varroa fosse rimasta non avrebbe certamente influenza sulla salute delle api. O

APPENDICE Prendendo spunto proprio da questultima affermazione, dobbiamo considerare che, al di l della nostra dichiarata certezza, rimangono ancora insoluti molti interrogativi, alcuni gi formulati nella prima parte di questa relazione ed altri che ora se ne aggiungono:

1.

Quante varroe rimangono nellalveare dopo gli interventi con lacido citrico?

Allinizio non avevamo alcuna idea di quante varroe fossero presenti nellalveare e con gl i ultimissimi risultati dellesperimento siamo certi che ora ve ne siano (se ce ne sono) molto poche, ma non abbiamo strumenti per una sicura verifica; 1. Quante varroe rimangono nellalveare dopo gli interventi con acido ossalico?

Si sempre ritenuto che lacido ossalico fosse efficace in elevata percentuale (80-90%), ma i nostri dati indicano che, terminata in non molte ore lazione di questo prodotto (che, si dice, agisce per contatto), le cadute per lazione dellacido citrico (che agisce come sistemico) continuano, e per quantit molto superiori. Perch tante varroe sfuggono allazione dellacido ossalico (cos come sfuggono a tutti gli altri prodotti che agiscono per contatto)? Noi siamo convinti, come abbiamo gi scritto nella prima parte della relazione, che esse trovino rifugio sotto i tergiti e/o gli sterniti delle api.

1.

Perch lacido citrico fa cadere le varroe? Come interagisce con la struttura bio-chimico-mineralogica della varroa?

Si sa che nella varroa la funzione respiratoria supportata da una molecola di rame che trasporta ossigeno e pensiamo che lacido citrico aggredisca quella molecola. Abbiamo pi volte svolto indagini per conoscere lesatta composizione della suddetta struttura, ma senza risultato. 1. Perch durante tutto il periodo del nostro esperimento le varroe sono cadute con un lunghissimo stillicidio? Perch non sono cadute pi massicciamente?

E questo interrogativo ne provoca altri: 1. Quanto tempo dura il ciclo biologico della varroa? Cio quanto tempo vive?

8. Con quale frequenza si nutre? 9. Con quale ritmo si riproduce? Noi non siamo scienziati ed il nostro esperimento non pu che definirsi empirico e quindi, pur e ssendo testimoni di dati certi sullesito dellesperimento, non siamo in grado di rispondere a tutti gli interrogativi che ci siamo posti in quan to non ne abbiamo gli strumenti. Noi non c erchiamo n visibilit, n, tanto meno, riconoscimenti: a noi sta a cuore solo la salute delle api. Esprimiamo, perci, lauspicio che la ricerca scientifica voglia stendere un mirato progetto di indagine, sottoponendo a verifica i dati che la nostra attivit pratica ha messo in evidenza, al fine di controllarli e, se confermati, dare loro veste ufficiale affinch possano assumere pubblica validit con valenza erga omnes. Posto che il nostro auspicio venga accolto, siamo certi che da un tale progetto di ricerca potranno anche scaturire utili suggerimenti ed indicazioni per un affinamento degli interventi e per una pi snella metodologia della loro applicazione. Pariana, 15 gennaio 2012 Francesco Mussi e-mail: gigliola43@live.it Gruppo A.R.L.E.E.A. Luciano Crocini e-mail: luciano.crocini@tin.it

FORMULAZIONI DEI PREPARATI SULLA BASE DELLE ULTIME ESPERIENZE

ACIDO CITRICO (Formula per concentrazione di A.C. all 1%). 1 lt di acqua, possibilmente non depurata; Portare a circa 40 e sciogliervi accuratamente 15 gr di sale grosso (possibilmente quello integrale che contenga particelle di minerali e di alghe che si trova in erboristeria); Raggiunti circa 50 sciogliervi 1 Kg di zucchero e quindi versarvi 17 o 18 gr di A.C. e portare a limpidezza; (si prescrivono 17/18 gr di A.C. perch con un lt di acqua ed un kg di zucchero si ottengono circa 1700 cc di sciroppo e 17 o 18 gr di A.C. ne rappresentano l1% circa). Aggiornamento Insieme con altri apicoltori abbiamo constatato che anche con una concentrazione di Acido Citrico allo 0,8%, anzich all1%, lefficacia del preparato rimane invariata o addirittura superiore in quanto le api gradiscono ancora di pi lo sciroppo (od il candito) perch cos meno acido. Di conseguenza ne assumono una maggiore quantit e lacido citrico pu cos diffondersi pi rapidamente in tutto lalveare. NOTA LA. citrico si pu acquistare in farmacia come integratore alimentare in polvere di cristalli chiedendo ACIDO CITRICO MONOIDRATO. Qualora, invece, si volesse usare il puro succo di limone occorre tenere presente che in un litro di succo ci sono circa 60/70 gr di acido citrico. Quindi nella formula sopra indicata i 1700 cc. di sciroppo devono essere integrati con circa 275 gr di succo. Siccome, per, il succo stesso contiene anche il 90% circa di acqua la formula va corretta sciogliendo nei 275 cc. di succo prima di versarlo nello sciroppo 250 gr. di zucchero per mantenere il livello zuccherino che altrimenti, a causa dellacqua contenuta nel succo, si abbasserebbe rendendo il preparato meno gradito alle api. A questo punto, per completare la preparazione dello sciroppo, lasciare raffreddare ed aggiungere 35/40 cc (1/2 bicchiere) di puro aceto di vino. Qualora si avesse tempo e voglia di prepararselo, ancora pi consigliabile sarebbe utilizzare un aceto di vino nel quale siano state fatte macerare per 7 giorni (in un recipiente di vetro da tenere esposto al sole) sostanze vegetali secondo la seguente formula denominata Aceto amico o balsamico o dei quattro ladri: PER OGNI LITRO DI ACETO PURO DI VINO

1 cucchiaio di salvia fresca tritata 1 cucchiaio di foglie di alloro fresco tritate 1 cucchiaio di rosmarino fresco tritato 1 cucchiaio di timo tritato 1 cucchiaio di fiori di lavanda 2 spicchi d'aglio 7-8 cm di stecca di cannella (schiacciata) 10-15 chiodi di garofano 1 noce moscata macinata 1 cucchiaio di bacche di ginepro (possibilmente mischiate con un trito di ramoscelli della stessa pianta)

Il ginepro conferisce al composto un sapore un po pi intenso. Noi lo abbiamo usato senza riscontrare una reazione negativa delle api; qualora per questa fosse evidente si pu anche evitare di usare questo ingrediente. Ove fosse possibile reperirle, aggiungere anche:

1 cucchiaio di foglie di noce 1 cucchiaio di carlina 1 cucchiaio di lichene islandico

Procedimento In un barattolo dal collo largo si inseriscono tutte le erbe, si aggiunge l'aceto e si lascia macerare ben chiuso al sole per 78 giorni. Trascorso questo tempo si filtra bene e si consuma entro due anni. Questa formula risale ad alcuni secoli fa e si afferma che contenga ben 7 antibiotici naturali. Cliccando in internet su Aceto dei 4 ladri se ne scopre lorigine e luso che se ne pu fare anche per la salute umana, scopo originario per il quale fu inventato. Il preparato descritto (acqua + sale + zucchero + acido citico + aceto amico) in funzione antivarroa, ma la presenza della dose di aceto esplica anche un'efficace azione di cura e/o prevenzione contro il nosema ceranae eventualmente presente nell'intestino delle api. DURATA E METODI DEL TRATTAMENTO Come gi detto nella nota di pag. 8 della relazione, si deve insistere nelle somministrazioni fino a che si sia ragionevolmente sicuri che lo sciroppo sia stato ingerito dal maggior numero di api possibile e possa trovarsi cos, oltre che nellemolinfa delle api, anche in quella delle larve e nelle scorte di cibo; in una parola che si sia raggiunta la saturazione dellalveare. Per la somministrazione possibile: Distribuire lo sciroppo gocciolato sul dorso dei telaini e anche negli interspazi fra telaino e telaino (e cio direttamente sulle api) senza un preciso limite quantitativo se non quello di evitare che il troppo cada sul cassettino e quindi si perda. Non si pongono limiti particolari perch le api non hanno mai subito alcun danno da queste somministrazioni; oppure Erogare lo sciroppo tramite i nutritori; oppure Alzare semplicemente il coperchio dellarnia e distribuire a volont lo sciroppo sul piano del coprifavo, lasciando ovviamente aperto del tutto il foro per consentire alle api di salire ad assumerlo; oppure Amalgamare lA.C., nella percentuale suddetta, al candito. ULTERIORE USO DELL ACETO AMICO Per la profilassi preventiva e/o curativa antinosema nell'ambiente "alveare" efficace impregnare con dosi dai 20 ai 50 cc (a seconda della"forza" della famiglia) un panno spugna, di quelli che si adoperano in cucina per la rigovernatura delle stoviglie (cm 18X16 o 20X18) da posare sopra i telaini nella parte posteriore dell'arnia. In questo modo i saprofiti dell'aceto, insieme alle particelle delle piante aromatiche e alle altre sostanze, si diffondono gradualmente nell'ambiente spinti anche dalla ventilazione che le api producono quando ne "sentono" la sublimazione. A questo proposito importante valutare la quantit di aceto immessa in rapporto alla consistenza della famiglia perch stato riscontrato che una quantit eccessiva pu "bruciare" la covata non opercolata. 3 dicembre 2012

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