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Bozza di capitolo su non profit e comunicazione Comunicare solidariet 1.1 Il dovere e il diritto di comunicare 1.2 La visibilit 1.

3 Perch c' un interesse oggi verso la comunicazione 2.1 na strategia comune !er la comunicazione nel "o !ro#it 2.2

Non profit e comunicazione


Comunicare solidariet 1.1 La dimensione della solidariet strutturalmente discorsiva, tende a dare la parola, a garantire la voce, a rendere possibile l'ascolto; e in una societ dove le agor assumono un ruolo sempre pi determinante per la costruzione di societ civile, le associazioni dei volontari per prime hanno fatto crescere insieme comunicazione e solidariet. Il volontariato ha molto da dare in esperienza e capacit di mettere in rete una cultura della solidariet, che il presupposto stesso di una societ civile. na rete di solidariet attiva il senso del comunicare la solidariet, una rete che toglie la societ civile dalla strettoia che la vorrebbe ridotta all'alternativa tra rappresentanza istituzionale o terra di nessuno degli interessi privati . L"efficacia dell"intervento delle organizzazioni operanti nelle nuove aree di disagio, in stretta relazione con le competenze relazionali e comunicative messe in campo dai gruppi e dalle organizzazioni di volontariato. #artecipazione, formazione del cittadino, aiuto agli esclusi, ma anche tentativo di far sentire agli inclusi le voci, i bisogni, le problematiche degli altri, degli esclusi. In tutti gli interventi degli addetti al lavoro di comunicazione nel $erzo %ettore si sostiene che il volontariato non solo
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&fr. '. (. 'artini, %viluppo della comunicazione di massa e crescita di una responsabilit solidale, in )L'informazione del volontariato, a cura di &. $isselli, *ranco +ngeli, !,,,, pp. !- e sgg.. 1
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denuncia il degrado, ma cerca di coinvolgere nella costruzione di una giustizia per tutti, svolge )una funzione culturale nel proporre e diffondere stili di vita e valori caratterizzati dal senso della responsabilit, dell"accoglienza e della solidariet, in modo che diventino patrimonio comune di coloro che vivono sul territorio.). Il dovere e il diritto di comunicare 1.2 na specifica esigenza di comunicare stata riconosciuta nel !,,/ nel convegno organizzato dal &entro Nazionale per il 0olontariato a 1ologna, dove si parlato di )dovere e diritto di comunicare2. La priorit assegnata al tema della comunicazione stata determinata dall"evoluzione sociale e culturale degli strumenti di informazione, come pure dall"avvento massiccio delle nuove tecnologie; ma anche dall"accresciuta consapevolezza da parte del mondo del volontariato del proprio ruolo all"interno della societ civile. Il mondo del volontariato, infatti, presente in maniera capillare in tutto il territorio nazionale e molteplici sono gli interessi e i settori che lo vedono protagonista 3la sanit, i servizi sociali, i servizi educatici e culturali, la protezione civile etc.4. %e in 5uesti anni il volontariato, per far sentire la propria voce, si servito di canali di diffusione 6ad personam2, del rapporto faccia a faccia, adesso deve uscire dal ristretto ambito della comunicazione personale, per far sentire la propria eco su un numero di persone sempre pi vasto e mettere in luce una realt, spesso trascurata dai media. 7uesta realt che parte integrante della societ civile, senza lo sforzo del volontariato teso a darle voce, semplicemente non esisterebbe, o meglio non ne sapremmo nulla. ( comunicare significa anche costruire il presupposto di 5uella 6responsabilit solidale2 che il principio originario del fare volontariato. &omunicare 5uindi soprattutto un dovere, rispetto al 5uale necessario da parte del
&fr. l'art., della &arta dei valori del volontariato, *ondazione Italiana per il 0olontariato 0ia Nazionale, 8, //!9: ;oma < $el. /- :=:9!.-8 < : e<mail> carta.valori?tiscalinet.it
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mondo del volontariato un adeguamento, anche tecnologico, alle dinamiche massmediatiche. @"altra parte, nel gi citato convegno di 1ologna, emersa l"esigenza, condivisa dagli operatori del terzo settore, di un mutato atteggiamento da parte dei professionisti dell"informazione nei confronti della galassia del volontariato. Innanzitutto i media dovrebbero concedere maggiore spazio alle piccole con5uiste 5uotidiane che i volontari ottengono, ma soprattutto dovrebbero riconsiderare i modi e le forme dell"informazione di cui sono produttori> 6Il mito della notizia destinato ad essere pensato criticamente per lasciare spazio ad un rapporto con gli avvenimenti pi rispettoso della loro naturale complessit23. In altre parole bisognerebbe stringere una proficua collaborazione tra i mezzi di comunicazione di massa e il terzo settore nella sua globalit. @on 0inicio +lbanesi, presidente del &N&+, durante il convegno ha rilevato 5uanto sia marginale l"attenzione prestata, dai media e in generale da tutta la societ civile, all"universo volontario. (d proprio 5uesta ristrettezza di spazi, ma soprattutto di vedute, che rappresenta il pi grosso limite ad una comunicazione sociale di ampio respiro. +lbanesi ha inoltre sottolineato come spesso i media, trattando i casi del volontariato, ricerchino lo scoop, l"evento che fa notizia, spettacolarizzino il caso umano senza porre la giusta attenzione alla complessit delle situazioni di cui si occupano. ( tutto ciA, secondo +lbanesi, determinato proprio dalla sottostima di cui gode il mondo dell"associazionismo. La soluzione che +lbanesi propone 5uindi 5uella del dialogo, in termini di correttezza, tra il terzo settore e i professionisti della notizia. @ialogo che deve cominciare dai piccoli operatori dell"informazione, magari educando in 5uesto senso gli studenti delle scuole di giornalismo o i giovani redattori. 1isognerebbe formare 5uindi dei veri e propri operatori della comunicazione sociale che siano capaci di trattare adeguatamente i casi
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'aria (letta 'artini, in L'informazione del volontariato, op. cit., pp. != e sgg. 3

umani, e nello stesso tempo rispondere a 5uelle esigenze di chiarezza e di semplicit che il trattamento della notizia richiede. In risposta alle opinioni espresse da +lbanesi, +ldo 1alzanelli, responsabile della redazione emiliana de 6La ;epubblica2, ha constatato il sostanziale disinteresse dei media nei confronti del mondo del volontariato, definendo il rapporto media<terzosettore 6carsico2 e sottolineando anche come siano episodici i momenti in cui il mondo dell"associazionismo con5uista le prime pagine di un giornale. &iA dovuto perA, secondo 1alzanelli, ai meccanismi stessi della produzione di informazione, come la rapidit nel dovere confezionare il pezzo, la cancellazione della )buona) notizia, 5uella positiva, perchB non attira l"attenzione del pubblico; sottolinea d"altra parte che, se i media provano disinteresse nei confronti del mondo del volontariato, 5uesto a sua volta mostra una certa diffidenza nei confronti dei mezzi di informazione. Cli operatori del settore temono una troppo scoperta enfasi nel trattamento della notizia e di conseguenza la spettacolarizzazione e drammatizzazione del caso umano :; inoltre difficilmente ammettono 5uelle semplificazioni, che pure sono necessarie per far sD che il grande pubblico si interessi alle situazioni trattate. (" necessario 5uindi convenire ad un accordo> i media dovrebbero riservare un pi ampio spazio alle piccole con5uiste 5uotidiane dei volontari ma nello stesso tempo gli operatori del terzo settore dovrebbero conoscere le regole che sottostanno alla produzione di informazione e utilizzarle per avere accesso ai giornali. Inoltre, sempre su suggerimento di 1alzanelli, bisognerebbe incentivare la cosiddetta 6comunicazione di settore2, 5uella cio che mette in relazione tutti i protagonisti del terzo settore, magari servendosi di internet e delle nuove tecnologie. Le associazioni di volontariato hanno sentito la necessit di farsi rete, netEorF, costruendo un collante che unisce oggi nove milioni circa di cittadini, che non fruiscono passivamente i messaggi, ma cercano di
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%edi oltre il !aragra#o 1.3 sulla visibilit. $

rielaborarli da punti di vista a volte dimenticati, perchB minoritari, marginali, diversi .


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La visibilit 1.3 Le associazioni non profit italiane, lo lamentano gli operatori, sono poco visibili sui principali mezzi di informazione nazionali; lavorano ai margini ma su temi 3l'accoglienza, l'esclusione e il disagio sociale, la salute, l'handicap..4 di importanza vitale per la societ; ciononostante gli operatori si sentono poco ascoltati, poco rappresentati, pur consapevoli che farsi conoscere ed essere visibili oggi per le associazioni del $erzo %ettore una priorit e un aspetto fondamentale della loro funzione; come pure diffondere la propria immagine aldil della cerchia ristretta di 5uanti hanno da anni trovato nell'esercito dei volontari un punto di riferimento per uscire da ghetti altrimenti inviolabili. Hggi i volontari avvertono il bisogno di andare oltre 5uella cerchia, non pi cosD ristretta ma comun5ue limitata, di persone dedite al prossimo, per non rivolgersi soltanto a 5uanti sono disposti a vivere l'azione solidale come impegno forte di tempo ed affetti. %e si vuole costruire
< 'olte delle considerazioni riprese e sviluppate in 5uesto capitolo hanno preso spunto, oltre che dai lavori citati di volta in volta, dal convegno 7 +L( &H' NI&+IIHN( @+L NHN #;H*I$J tenutosi a ;oma, il != giugno !,,,, nella %ala )K. $obagi) della *.N.%.I. e organizzato dal *orum nazionale dei responsabili delle associazioni del volontariato e del $erzo settore. Cli +tti non sono ancora stati pubblicati , mentre su Internet sono disponibili i resoconti degli interventi, a cui ci siamo rifatti. ;iproduco 5ui il calendario del convegno e le aree tematiche, per rappresentare l'agenda e le priorit del $erzo %ettore sul tema della comunicazione.
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#;HC;+''+> ,.// +pertura dei lavori < ;elazione introduttiva 3a cura del &oordinamento uffici stampa del non profit4 L %tefano $rasatti 3Hbiettivi della giornata L Il rapporto dei leader< responsabili delle associazioni con il mondo dell"informazione e della comunicazione < L"importanza culturale di un forte investimento del non profit verso una comunicazione efficiente < I rapporti degli addetti stampa con i responsabili delle loro associazioni L Cli strumenti per una possibile strategia comune> un"+genzia di stampa per l"Informazione %ociale; l"editoria del )sociale); la formazione dei 5uadri sulla comunicazione; l"attivazione di osservatori sui mass media... < M4 Intervento di #aolo %erventi Longhi L %egretario della *.N.%.I. !/.// Interventi dei responsabili delle associazioni !..// Intervento di Cad Lerner L (ditorialista de La ;epubblica !..8/ @ibattito !G.8/ @iscussione sulle prospettive organizzative del &oordinamento e sulle disponibilit dei componenti &

cultura della solidariet l"autoreferenzialit.

si

deve

superare

l"isolamento

7uesto comporta la scelta di rivolgersi al pubblico non in termini di ricezione passiva, ma piuttosto come a un insieme di soggetti capaci di scelte e portatori di motivazioni estremamente differenziate. &omprendendo perA tra 5uanti possono essere raggiunti dalle associazioni anche 5uanti hanno poco tempo, sono distratti, o comun5ue per varie cause non disponibili ad un impegno in prima persona. $utti costoro sono i potenziali destinatari di una cultura della solidariet che puA esprimersi in mille modi, senza dover necessariamente sposare la causa di una associazione. #er 5uesto necessario comunicare agli esclusi, intendendo con 5uesto termine non solo i tradizionali beneficiari delle azioni dei volontari, ma anche la cosiddetta 3e bistrattata4 )gente comune), ovverosia coloro che del volontariato e della solidariet non hanno ancora nessuna percezione, che hanno paura dell"impegno totalizzante, ma che vivono la loro vita 5uotidiana fatta anche di gesti di solidariet. Il problema che per coinvolgere gli indifferenti spesso bisogna fornire il caso umano, )l'invocazione al pianto), si deve )essere violento, devi portare una minore possibilmente straniera, violentata e venduta) '. 7uesto tema ha alimentato dibattiti e convegni fino a diventare un tormentone> la realt dell'esclusione sociale non fa notizia, se non genera mostri, vicende intrise di lacrime e sangue, torbide storie di violenza e sesso . I media ignorano gli approfondimenti e la dura ma opaca 5uotidianit del lavoro delle associazioni, e se approfittano delle
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@on 0inicio +lbanesi, 'arginalit della comunicazione del volontariato> riflessioni e proposte, in )L'informazione del volontariato), op. cit., pp..8 e sgg..
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)&osD, le regole che lo governano sono sempre le stesse> la ricerca dello scoop, la spettacolarizzazione, la gara contro il tempo per arrivare primi, la tendenza a relegare in spazi od orari ghettizzanti l'informazione sugli esclusi e sui loro problemi. @i conseguenza anche i vari codici etici < compresa la &arta di $reviso per 5uel che riguarda l' informazione sui minori < che i giornalisti si sono dati, vengono regolarmente smentiti nel momento in cui Nscoppia il casoO 'aria $eresa ;osito e #aola %pringhetti, 0HLHN$+;I+$H ( &H' NI&+IIHN(> '($$(;%I IN &I;&HLH, EEE.fivol.it
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conoscenze dei volontari 3su molti temi sono loro la fonte pi autorevole4 relegano i temi a loro cari in fasce orarie )ghetto). &iononostante oggi molti passi avanti si sono fatti e c' un'informazione di buona 5ualit sui temi del disagio giovanile, l'accoglienza, i diritti del malato, la marginalit, ecc. che ospita stabilmente una 5uota di informazione sociale, affidandosi per gli aggiornamenti alle associazioni del $erzo %ettore. ;imane il muro dell'audience, che vieta a 5uesta informazione le prime pagine o la prima serata, ma complessivamente si passati dal piangersi addosso al trovare strade percorribili. Hggi non c' pi all'interno del volontariato sociale, una demonizzazione dei media, ma la consapevolezza di un rapporto difficile ma necessario.

Perch c' un interesse oggi verso la comunicazione 2.1 #uA essere interessante chiedersi da dove provengano gli stimoli ad affrontare oggi il tema della comunicazione come prioritario all'interno delle organizzazioni di volontariato. (' cresciuto il numero delle associazioni e dei volontari. (' cresciuta una consapevolezza> le associazioni, tutto 5uel fitto reticolo di cooperative sociali, gruppi di volontariato, self help e 5uant'altro, sono probabilmente la parte pi viva e pi attiva della societ; e le associazioni sono attive e sono importanti proprio perchB comunicano, mettono in circolo le esperienze. &omunicare non profit sembra essenziale ad una cittadinanza attiva che utilizza tutti i mezzi di comunicazione oggi a disposizione. Hggi pi di ieri. ( cosD anche il boom delle nuove tecnologie 3si pensi ad Internet4 per usi commerciali, pubblici e privati, fornisce una spinta ulteriore a chi ha da sempre fatto del comunicare la propria scelta fondamentale. n'altra ragione di un rinnovato interesse ai temi della comunicazione stata pragmatica; proprio la gi rilevata crescita delle associazioni e la necessit di interlo5uire con attori nuovi su scala nazionale impongono di andare aldil dei confini materiali dell'azione solidale in se stessa; il destinatario dei messaggi non pi solo il soggetto marginale, a cui rivolgersi con le attivit tradizionali 3gli sportelli, i bollettini, i centri d'ascolto..4 ma enti pubblici 3ai 5uali fornire ipotesi progettuali
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d'intervento4 e media 3da utilizzare come strumento di una diffusione 5uantitativa delle associazioni e 5ualitativa per la cultura della solidariet4. %ono 5uesti ultimi i nuovi referenti del volontariato, i destinatari di messaggi che amplificano le azioni solidali, le rendono compatibili con le politiche sociali e le fanno arrivare ad una platea prima estranea e disinformata, adesso attenta e consapevole. + livello di dibattito, l"attenzione si spostata dall"informazione < come processo di trasmissione unidirezionale della notizia < alla comunicazione9, dove l"interlocutore non pi soltanto il lettore, ma anche il cittadino, il giornalista, il collega dell"ufficio stampa accanto. #oco si invece riflettuto sulla comunicazione istituzionale, e cio 5uella con gli enti pubblici, la ( e l'impresa. n dato certo che le associazioni, da parte loro, sembrano determinate a superare la tradizionale frattura che rendeva impossibile ogni forma di dialogo tra i gruppi. #ertanto, le varie organizzazioni hanno imparato a guardare al di l del loro raggio di azione, per scoprire che esiste un ambito, assai pi vasto, dove possibile incontrarsi e dove le diverse specificit e identit diventano un fattore di ricchezza nel perseguimento di obiettivi comuni. na strategia comune per la comunicazione nel No profit ... %emplificando, potremmo dire che l'azione delle associazioni sul terreno della comunicazione ha cercato di produrre> una maggiore unit d'azione, una capillare diffusione, la costruzione di un punto di vista comune. #er raggiungere 5uesti obiettivi nel !,,,, si ipotizzavano degli strumenti gestiti in proprio dalle associazioni> il &oordinamento ffici %tampa del Non #rofit, l'+genzia dell"informazione sociale, l'Hsservatorio sull"informazione. %i sono create strutture di coordinamento, organizzati convegni tematici, promosse ricerche e diffusi 5uestionari. Innanzitutto necessario mettere in evidenza come le associazioni hanno cercato di affrontare la 5uestione )comunicazione) insieme, cercando di trovare risposte valide e generali. 7uesto ha prodotto nel passato recente forme nuove di comunicazione rispetto a 5uelle pi tradizionali
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C#r. )

3l'assemblea dei soci, il bollettino, il comunicato stampa4 partendo sempre dalla consapevolezza della necessit di dar voce a chi non mai stato ascoltato, gli oltre sette milioni di poveri, i disoccupati, gli svantaggiati fisici o psichici, i pi deboli economicamente e socialmente. #er portare un po" d'ordine in un tema che ha visto un notevole sviluppo, ma anche una certa frammentariet, disomogeneit di iniziative, diversi soggetti promotori, opportuno ripercorrere le tappe di un dibattito e i suoi esiti propositivi, analizzando, in modo certo parziale, i primi risultati. Il Forum Permanente del Terzo Settore 2.2.1 Nel giugno del !,,= si costituito il *orum #ermanente del $erzo %ettore, associazione di secondo livello, che riuniva e riunisce al suo interno le principali realt del mondo del 0olontariato, dell"+ssociazionismo, della &ooperazione %ociale, della %olidariet Internazionale, della 'utualit Integrativa 0olontaria e delle *ondazioni del nostro #aese. +lla primavera del .//! sono circa un centinaio le associazioni aderenti> ciascuna di esse conta a sua volta numerose sedi locali, regionali, provinciali e all"estero, una rete multiforme ed attiva, composta da oltre , milioni di cittadine e cittadini. Nell'ispirazione dei fondatori del *orum troviamo un'idea semplice> perseguire collettivamente il bene comune, con la convinzione che 5uesto non un obiettivo irrealizzabile e per di pi contribuisce a generare altri beni preziosi> la socialit e la solidariet. @al punto di vista pratico gli obiettivi erano il coordinamento e la rappresentanza dell'universo del volontariato per renderne maggiormente visibile il ruolo sociale, politico ed economico e per renderne pi efficace l"azione.

< Le organizzazioni di primo livello sono 5uelle realmente operanti con una rete di volontari e professionisti impegnati sul campo; il secondo livello, comunemente inteso, 5uello del coordinamento, delle strutture organizzative che rappresentano interessi particolari e si propongono il raggiungimento di determinati fini comuni.
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$roviamo negli ideatori del *orum una volont di costituzione di un soggetto sociale e politico, che si d rappresentanza e diviene interlocutore di Coverno ed Istituzioni; nel manifesto del *orum 3reperibile sul sito Internet4 troviamo anche un programma> far crescere una nuova forma di partecipazione democratica; rinnovare i sistemi di Eelfare in risposta ad una pi vasta gamma di bisogni sociali e di diritti di cittadinanza; creare nuova occupazione; riformare le istituzioni. Il *orum privilegia, limitando ad esse la possibilit di associazione, le organizzazioni di $erzo %ettore presenti, con strutture stabili e organizzate, in almeno sei ;egioni italiane, e con una base associativa formata da almeno duemila persone fisiche ovvero da almeno G/ organizzazioni di primo livello. %i trattava di una scelta strategica> puntare su un coordinamento che non si riferisse a frammenti localistici e poco numerosi, ma a strutture gi di per sB rappresentative e diffuse a livello nazionale. In sostanza il *orum riunisce associazioni gi consistenti ma settoriali!/, per rendere le tante voci una sola, pi forte e persuasiva nei confronti di interlocutori istituzionali. (d su 5uesto terreno che il *orum ha lavorato ottenendo risultati anche significativi. Il *orum ha contribuito all'elaborazione di disegni di legge per l'Istituzione di un servizio civile nazionale, ha promosso la ;iforma della legge per il collocamento obbligatorio per i disabili, una Legge 5uadro sull"associazionismo, una ;iforma della legge sulla cooperazione allo
< Le associazioni aderenti> +&LI, +@I&HN% ',+C(%&I, +i.1i., +I&%, +NHL*, +N#+%, +N%I, +N$(+, +;&I, +;&I ;+C+III, +ssociazione +mbiente e Lavoro, +ssociazione per la #ace, +ssociazione Nazionale &entri %ociali &omitati +nziani e Hrti, + #$(L, + %(;, +0I%, &IL+#, &I#%I, &I%#, &N&+, &N0, &H&I%, &omitato per il $elefono +zzurro, &omunit (mmanuel, &omunit di &apodarco, &onferenza dei #residenti delle +ssociazioni e delle *ederazioni di 0olontariato, &%I, &$C, &$', &$'<'+C, &$%, (''+ % I$+LI+, (N@+%, (0+N, *ederazione &ompagnia delle Hpere non profit, *edersolidariet<&onfcooperative, *I+1, *I'I0, *I#(& *I$(L, *I$ %, *I0HL, 0olontari nel mondo < *H&%I0, *ondazione &esar, *ondazione (Podus, I&%, Legambiente, LIL+, '+NI $(%(, '*@, 'H.@.+.0.I., 'H0I, 'ovimento di @ifesa del &ittadino, 'H0I'HN@H, #C%, %&%<&NH%, %ettore &ooperative %ociali +N&%$<Legacoop, I%#, .%. +&LI, 0I%. In 5uanto osservatori> +Ce, +genzia 'editerranea, +I'#+, +N%@I##, +ssociazione per i diritti del pedone e utenti trasporto pubblico, &(%0H$, &C@(%, &N(%&, &NH%, &oordinamento (nti Italiani +utorizzati +ll"+dozione Internazionale, (I%%, )(%#(;+N$H) radiFala asocio, *ederconsumatori, *I&$, Cruppo +bele, L+0, naterra, '+C . *inance, %H% ;+III%'H.
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sviluppo. In pi ha ottenuto una nuova normativa fiscale per il $erzo %ettore 3HNL %4 , l'istituzione di un tavolo di confronto permanente con i #arlamentari, cui aderivano oltre !:/ tra deputati e senatori di diversi gruppi politici, l'avvio di un confronto con i sindacati, il movimento cooperativo, la &onfindustria e le altre parti sociali. Qa organizzato una &onvention della %olidariet a #adova, il !9 aprile !,,9, nel corso della 5uale stato siglato un #atto per la solidariet, con precisi impegni che il Coverno aveva inteso assumere e mantenere nel corso della passata legislatura nei confronti del $erzo %ettore e dell"intero #aese, nel 5uadro di lotta all"esclusione sociale ed alla povert. Il risultato pi recente stato poi un #rotocollo d"intesa aggiuntivo al #atto %ociale per lo sviluppo e l"occupazione> firmato il !. febbraio !,,, con l'allora #residente del &onsiglio 'assimo @'+lema e l'eP ministro per la solidariet sociale Livia $urco. La strada seguita dal *orum #ermanente stata sostanzialmente 5uella della ricerca di interlocutori governativi, per accelerare le riforme e stimolare la sensibilit politica. Il *orum si costituito come un'associazione delle associazioni 3appunto di II livello4 per contare di pi ed avere voce su un piano di comunicazione con soggetti rappresentativi.

Il Coordinamento Uffici stampa del non profit 2.2.2 .Il &oordinamento ffici stampa del non profit 11 si costituito nell'estate !,,9 su iniziativa, di una decina di organizzazioni, tra le 5uali +&LI, +;&I, + %(;, &C', &N&+, *I0HL, *H; ' del $erzo
#arlano del &oordinamento ffici %tampa del Non #rofit> Ciulia +moruso, Il delfino, n.!R.//! , )&oordinamento ffici %tampa N/<profit < 7uale futuro per i comunicatoriJ), #aola %pringhetti, +vvenire, -R!/R,,,)( il 5uarto potere scoprD il terzo settore), &laudio ;againi *amiglia &ristiana,n.8/R,,, Inchiesta> )Il volontariato attira sempre pi l'interesse dei media. &on nuovi pericoli), @aniela &amboni, nit,.9R,R,,, )&oordinamento ffici %tampa del non profit,Non profit, prima regola> imparare a parlare).
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%ettore e 'H0I. Le idee alla base del suo operare sono state finora le seguenti> realizzare una rete efficace di informazioni sulle attivit dell'addetto stampa, creare un luogo permanente di confronto e di formazione sulle strategie comunicative del non profit. (" da chiarire che il &oordinamento degli .%. 3uffici stampa4 < nonostante sia stato )adottato) dalla *.N.%.I. 3federaziona nazionale della stampa italiana4 < non aveva assolutamente tra i suoi obiettivi rivendicazioni sindacali di alcun genere, nB velleit di fare da )patronato) per i pi sfortunati. Non intendeva inoltre costituire una nuova struttura sovra<associativa del non profit, ancorchB specializzata in un settore. (" per 5uesto che stata scelta una informalit organizzativa che si avvicina pi che altro a un movimento culturale. I motivi che animano il &oordinamento sono> la messa in rete delle associazioni; promuovere la comunicazione interassociativa di settore, spesso lacunosa perchB non si conosce chi, nelle varie realt, addetto alla diffusione delle notizie; la condivisione e lo scambio delle esperienze lavorativo<professionali, sia in funzione di un possibile aiuto reciproco, sia per superare 5uella che viene da molti degli operatori avvertita come una certa solitudine; l"attivazione di una maggiore conoscenza e di un dibattito pi approfondito sulla )comunicazione sociale); la volont di favorire la crescita degli uffici di comunicazione L o semplicemente delle competenze comunicative < nelle associazioni meno strutturate; la volont di definire insieme un possibile ordine del giorno, su cui far avviare ai responsabili delle associazioni una riflessione 3oggi mancante4 sulla comunicazione. 'a il fatto che le organizzazioni si siano dotate di un ufficio stampa significativo non solo perchB esprime la crescita della consapevolezza dell'importanza della comunicazione, ma anche perchB risponde al desiderio di offrire un contributo positivo ai media, tentando di NcondizionarliO positivamente nel momento in cui si occupano di informazione sul sociale. n ufficio stampa, infatti, non serve solo all'organizzazione per diffondere le proprie notizie> ben costruito e seriamente gestito
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diventa anche una fonte di informazioni per i giornalisti, sempre alla ricerca di dati, storie, documenti. +ttrezzarsi in 5uesto senso, dun5ue, puA essere letto come una conseguenza del fatto che le organizzazioni hanno cominciato a pensarsi NfontiO di notizie !.Sins. Nota CiacomarraT, oltre che realt che chiedono di essere oggetto di informazione. L'A enzia dell!informazione sociale 2.2." L'+genzia dell"informazione sociale stata messa in cantiere nel ',, con la convinzione che la ricchezza di contenuti e di persone di cui sono espressione le migliaia di testate dell"editoria 6sociale2 sia estremamente rilevante; 5uesto capitale potrebbe essere la base e la 6fonte2 per la costituzione di una nuova +genzia di stampa di 5ualit, condotta da giornalisti professionisti e dotata potenzialmente di una rete formidabile di 6corrispondenti2 e collaboratori, appunto gli operatori del settore; l"+genzia dovrebbe avere due caratteristiche fondamentali> nascere 6da dentro2 il non profit che ne l"(ditore; in secondo luogo, l'agenzia dovrebbe rimanere rigorosamente senza fini di lucro. In 5uesta prospettiva si muove la neonata agenzia 5uotidiana di informazione N;edattore %ocialeO, che promossa dalla comunit di &apodarco, ma ha come ambito di riferimento l'intero mondo del non profit italiano, laico e religioso, a prescindere dagli eventuali orientamenti politici. *ornisce informazioni e conoscenze su tutto il non profit e sui temi e i fenomeni sociali su cui prevalentemente impegnato. L"agenzia di &apodarco nata da poco ma ha un duplice obiettivo> il primo di diventare l'antenna grazie alla 5uale osservare la consistenza e lo sviluppo di fenomeni sociali che erroneamente vengono circoscritti a minoranze di popolazioni in difficolt e che invece interessano l'intera collettivit. Il secondo di funzionare da collettore di 5uanto prodotto, scritto, fatto dal non profit per renderlo pi facilmente accessibile.

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L'#sser$atorio sull!informazione 2.2.% n 6Hsservatorio sull"informazione2, proposto nella primavera del ',9, avrebbe dovuto essere un organismo indipendente e autonomo di monitoraggio sulla 5ualit della produzione informativa. In Italia un simile osservatorio su tutte le produzioni informative non esiste, una delle pochissime componenti della societ civile che potrebbe animare un 6Hsservatorio2 di 5uesto genere proprio il non profit; la sua credibilit sarebbe forte in 5uanto non ancora sottoposto < se non in piccola parte < alle logiche di scambio che sottendono oggi la maggior parte dei rapporti tra informatori e fonti; nonostante l"alta disponibilit di risorse economiche che il progetto richiederebbe, il non profit dovrebbe fin d"ora avviarsi su 5uesta strada, innanzitutto studiando le esperienze esistenti all"estero 3%tati niti4. L'Hsservatorio rimasto una bella idea sulla carta, rimanendo in piedi perA il principio di una )comunicazione etica) ad esso collegato.

Un'inda ine sul campo. La $oce del $olontariato. " Nel !,,,, la *ondazione Italiana per il 0olontariato, insieme ai &entri di %ervizio per il 0olontariato di , regioni 3#iemonte, Lombardia, Liguria, 0eneto, (milia ;omagna, $oscana, Lazio, 1asilicata, %ardegna4, ha promosso una indagine sulle organizzazioni di volontariato e la comunicazione!8. 7uest'inchiesta ha mostrato un'evoluzione nel rapporto tra media e $erzo settore, e una crescita della capacit di comunicazione delle organizzazioni di volontariato. La ricerca, pubblicata nel novembre ./// dalla *I0HL, stata fatta su un campione di organizzazioni che risultavano avere una 5ualche dimestichezza con il tema della comunicazione, 5uasi tutte
< ;ientrano in 5uesta accezione di $erzo %ettore le realt laiche e religiose del volontariato 6puro2, del 6privato sociale2 ,dell"ambientalismo, della difesa dei consumatori, del pacifismo, dell"economia e della cooperazione sociale, della cooperazione internazionale ecc..
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< I risultati dell'indagine sono stati pubblicati, a cura di ;. *risanco, %. $rasatti, e +. 0olterrani, nel volume )La voce del volontariato), edito dalla *I0HL, ;oma, nel .///.

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organizzazioni medio<grandi. $ra 5ueste, 5uattro su dieci pongono la comunicazione tra le tre attivit ritenute pi importanti> una percentuale significativa e testimonianza di un cambiamento in atto. &ambiamento peraltro confermato anche da un 5uestionario proposto agli addetti alla comunicazione delle oltre !// organizzazioni che fanno parte del N&oordinamento degli ffici stampa del non profitO i cui risultati sono stati presentati nel corso di un seminario tenutosi a &attolica nel maggio del .///. (" emersa, tra l'altro, la tendenza a dotare 5uesti uffici stampa di professionalit specifiche, l'esperto in comunicazione sociale, liberando la comunicazione dalla precariet e, spesso, dall'improvvisazione dell"impegno puramente volontario. +nche in 5uesto caso, la ricerca riferita alle organizzazioni pi strutturate fra 5uelle del volontariato, ma conferma una tendenza in atto. +ltra tendenza positiva che )si comincia a far entrare nelle voci organizzative dei gruppi di volontariato anche la figura dell"addetto alla comunicazione)!:, si vivacizzano gli strumenti comunicativi, dall"editoria stampata ai comunicati, agli opuscoli; cresce la 5ualificazione del personale destinato a gestire la comunicazione. Infine ci si abitua a giudicare gli effetti della propria comunicazione con un certo spirito di critica e di autocritica, e non in base a preconcetti. ;imangono limiti, aspetti negativi> ) in primo luogo, la difficolt a far assumere agli strumenti di comunicazione esterna la piena )cittadinanza) tra le azioni basilari del volontariato, come forme irrinunciabili per il dialogo con l"opinione pubblica che si vorrebbeRdovrebbe sensibilizzare. In seconda battuta, la consapevolezza ancora troppo poco presente che la conoscenza dei meccanismi di fondo dei media va coltivata esattamente come 5uelle competenze 3tecniche, giuridiche, relazionali4 per la cui formazione non sono lesinate risorse temporali ed economiche)!G. Il problema, messo in luce dalla ricerca della *I0HL, che, se vero che c' una maggiore attenzione per la comunicazione, vero anche che i risultati non sono sempre all'altezza delle intenzioni. #ermangono atteggiamenti contraddittori> la comunicazione interna
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all'organizzazione, per esempio, viene sottovalutata, 5uasi non si trattasse di vera comunicazione; oppure viene condotta con mezzi tradizionali 3bollettini, opuscoli, comunicazioni di servizio4 spesso inefficaci al punto da chiedersi se i costi siano giustificati dalla platea a cui si arriva, spesso inferiore allo stesso numero dei volontari. (venti esterni come convegni e seminari non vengono vissuti nella loro dimensione comunicativa, non sono considerati strumenti che NesportanoO un'immagine dell'organizzazione in 5uestione; c' una scarsa consapevolezza della necessit di apprendere regole, tecniche e linguaggi dei media; sembra esserci poca capacit critica nei confronti dei prodotti comunicativi dei media, ferma restando una istintiva diffidenza, ma soprattutto nei confronti dei propri. + fronte di tutto 5uesto c' una forte domanda di formazione; se perA si vanno a vedere i dati, si scopre che ogni organizzazione investe molto sulla formazione del personale volontario, ma poco in 5uella formazione specifica per la comunicazione. ( 5uesto vale anche per coloro che sono specificamente addetti ad essa> prevale ancora l'atteggiamento empirico di chi crede che la migliore formazione sia 5uella che si fa sul campo, accumulando esperienza. L"impressione, dun5ue, che oggi anche il volontariato riconosca l'importanza della comunicazione, ma nel momento di farla si fidi ancora del fai<da<te e della convinzione di poter fare molto con il minimo investimento 3che poi non cosD irrilevante, rispetto ai risicati bilanci di molte organizzazioni4. ;imane la difficolt a far assumere agli strumenti di comunicazione esterna la piena )cittadinanza) tra le azioni basilari del volontariato, come forme irrinunciabili per il dialogo con l"opinione pubblica che si vorrebbeRdovrebbe sensibilizzare.

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