You are on page 1of 6

8

segue dalla prima pagina vero e proprio delirio quando incontra Odette, una donna frivola e di facili costumi che da subito lo tormenta e lo tradisce, manovrandolo come una marionetta, a suo piacimento. Lamore tra i due emblema di tutti i rapporti amorosi della Recherche: storie torbide e negative, che limano i sentimenti e fanno ammalare, si consumano dietro le ombre del pensiero, mai contengono in s qualcosa di luminoso e sano. La vita di molti personaggi snoda le sue vicende nella Notte parigina, uno fra tutti il barone di Charlus. Il primo incontro che il giovane Marcel ha con lui avviene dopo cena, nello studio del barone: tutta lambiguit della scena sottolineata dai gesti violenti e dalla rabbia di Charlus, furibondo perch il protagonista declina il suo interesse sessuale, a tal punto da cacciarlo quasi fisicamente per strada. E poi i duelli notturni (finti) per riconquistare lamore del giovinetto violinista o i litigi a tarda ora nel salotto dei Verdurin, che ne mineranno per sempre lamicizia. La Notte anche sinonimo di morte. La nonna del protagonista, (una delle poche figure femminili, insieme con la madre, a essere persona piena di grazia e bellezza) ormai vecchia e malata, muore allimprovviso, a sera tardi, dopo una passeggiata insieme con il nipote. Muore nel suo letto, quando ormai le tenebre invadono completamente la stanza, allimprovviso, esalando lultimo respiro in movimento: tutta un tratto si tira su a met, fa un gesto violento come a voler trattenere qualcosa e poi si affloscia di nuovo sul cuscino e smette di respirare. I suoi occhi, prima spenti, ora sembrano riflettere loscurit duna visione organica e duna sofferenza interiore. Muore altrettanto tragicamente anche Albertine, la ragazza conosciuta a Balbec e amata gelosamente da Marcel. Unaccidentale caduta da cavallo segna il destino della donna e, per sempre, anche la vita delluomo che la ama. Ma, per assurdo, lamore perdura in assenza. Come se la morte non fosse mai avvenuta, come se fosse soltanto sera e Albertine fosse l, nella stanza accanto. Spesso il pensiero arriva al punto di credere di averla sentita bussare alla porta, o di averla vista passare da una stanza allaltra. Lamore un sentimento forte e reale soltanto adesso che Albertine scomparsa, non prima, quando lei era in vita, perch tormentato dai dubbi, dalle gelosie, da continui abbandoni e bugie.

Critica letteraria
La casa di Charles
di Isabella Tedesco Vergano

Dove era situata la casa di Charles nella cascata di pini marittimi, protesi a raccogliere luci e ombre fra le rocce sottostanti adagiate sul mare fra Lerici e Tellaro? La mia domanda retorica, non attende una risposta topograficamente precisa, perch preferisce quella ricca di vibrazioni contenuta nella poesia di Paolo Bertolani, intitolata La casa di Charles: "Adesso pu sembrare una rotonda dal punto della strada in cui si ferma gi nel primo mattino un autobus colore aragosta e dei bambini sciamano verso la spiaggia sotto il ponte di legno tra una spalliera di agavi incise - Cinzia ama Dino, e molti per sempre, tanti segni di amori di passo che vogliono durare nella polpa verde, nelle fibre bianche e compatte della pianta e dei sambuchi in una loro timida puntata dal fresco dei canali. Di l da questo tenero ristagno del tempo, oltre la pozza d'acqua marcia in cui si muovono a scatti nell'afa vermi accesi, il guscio la casa di un'estate italiana del poeta Charles Tomlinson". (P. Bertolani, Incertezza dei bersagli, Parma, Guanda, 1976, poi 2002). Dentro un paesaggio concretamente attualizzato, addolcito da agavi intenerite e da sambuchi equorei, "di l da questo / tenero ristagno del tempo..." emergeva la casa di Charles definita "guscio" a indicare forse la sua piccola dimensione, ma anche il suo calore protettivo. Nell'autunno del 1951 Tomlinson, ventiquattrenne poeta inglese, accompagnato dalla moglie, giunse a Lerici per recarsi nella villa "Gli Scafari", come segretario dello scrittore inglese Percy Lubbock. In una intervista rilasciata a Maria Luisa Eguez, intitolata La luce italiana mi ha fatto poeta. Si rinnova il magico rapporto tra il Golfo dei Poeti e la poesia inglese ("Le Muse", supplemento culturale de "Il Golfo", anno I, N.7, 17 settembre 1991), Charles, rispondendo alla domanda "Personalmente come era Lubbock?", cos si esprime: "Un po' distante, uno snob per dire la verit, ma immaginava di essere un buon socialista e ogni settimana gli arrivava 'The New Statesman', organo della sinistra inglese." E poi racconta di essere stato licenziato dopo tre settimane dal suo arrivo in villa e cos spiega il motivo: "Malgrado il suo socialismo

smo non ha potuto tollerare il mio accento - non assolutamente proletario, ma del mezzo dell'Inghilterra. Non era possibile non intuire questo quando alludeva con forza alla pronuncia della 'a', qualcosa che ossessiona quelli del sud". Nel suo libro intitolato In Italia (Garzanti, 1995) Tomlinson racconta che, dopo il licenziamento, la "figlia adottiva" (nell'intervista sopra citata indicata come "figliastra") di Lubbock, la scrittrice Iris Origo, gli diede la possibilit di spostarsi "nel villino aggiunto alla casa del giardiniere", dove lui e la moglie rimasero fino al maggio successivo. In quel periodo, aggiunge, "scrissi la maggior parte delle poesie contenute in The Necklace; inoltre iniziai a visitare e a disegnare le grotte marine situate al termine di quella lunga punta rocciosa da cui 'Gli Scafari' derivavano il loro nome". L'incontro con il ventenne Paolo Bertolani avvenne poco prima della partenza di Tomlinson e solo negli anni Settanta i due poeti ripresero i contatti. Nel libro In Italia Charles ricorda la presentazione a Vicenza, da parte di Vittorio Sereni, della silloge di Paolo Incertezza dei bersagli e cita la poesia La casa di Charles, i cui versi si riferiscono a quel "villino" dove si incontrarono la prima volta nel 1952; quel piccolo "guscio", che Paolo poeticamente evoca per l'amico lontano, restituendo vita, filtrata "dalle finestre aperte nella sera", alle creature marine vicino alla riva, con infinito amore per i granchi, l'acqua, le alghe, i ricci, che corrispondono in bellezza. Dalle finestre aperte nella sera potevi spiare l'infinita cautela dei granchi, e tutto il lungo discorso dell'acqua, e banchi d'alghe pi in l, acquette guadabili dove i ricci si illuminano al passo delle correnti, costellano calanche baie in micro.
ERRATA CORRIGE Sul numero 6, allinterno dellInserto a pagina 4, appare per errore la parola capace al posto di incapace, nella poesia di Giancarlo Micheli. Ce ne scusiamo con lAutore e con i lettori.

Anno 2013

Numero 7

LIBERE LUCI
Periodico dellAssociazione Culturale Arthena
editoriale
di Angelo Tonelli Intorno a noi imperversa il kaliyuga della politica: per dirla con Yeats di The Second Coming, i peggiori sono pieni di fervore appassionato e, salvo rare e mirabili eccezioni (penso a Mandela, Aung San Suu Kyi, il Dalai lama) governano la res publica con spiriti canditi dalla frequentazione di consessi in cui tutto circola fuorch la saggezza illuminata e compassionevole. La classe dei politici, come quella degli economici e dei militari, non sa liberarsi dal Machiavellismo e dalla ignoranza (nel senso della avidya degli Orientali: mancanza di consapevolezza), e malgoverna la civitas globale dimostrandosi non allaltezza della missione sacra di guidare lumanit verso sempre pi elevati traguardi di pace, uguaglianza, rispetto, libert, benessere condiviso. Perch questa premessa? Perch lunico antidoto al degrado politico del Paese la cultura, e una cultura che sappia nutrire e modificare in positivo lanimo dei cittadini e dunque dei governanti da essi eletti, e stimoli a diventare cittadini del mondo degni di questo nome: libere luci. Buona lettura, in questo spirito, del settimo numero della rivista. Oltre alle consuete rubriche, curate da Enrico Bardellini, Alessandro Cucurnia, Anna Ferrari, Solange Passalacqua, Francesco Pelillo, Isabella Tedesco Vergano, segnalo un articolo del noto giornalista Gino Ragnetti intorno alle vestigia romane nel Golfo: siamo in una zona di notevole pregnanza archeologica, a ridosso dellaera di Luni, una delle pi importanti dItalia, e bene che gli Enti Pubblici ne prendano consapevolezza. Lospite di questo numero il Professor Antonio Zollino, originario di Spezia, Docente di Letteratura Italiana presso lUniversit Cattolica di Milano, con un articolo su DAnnunzio, di cui uno dei massimi esperti viventi, e la sua relazione con il Golfo dei Poeti. Un ampio inserto a cura di Davide Borghini, dedicato a Andrea Segre, uno dei massimi esponenti del cinema e del documentario dAutore contemporanei, impegnato a fare della cinematografia uno strumento di emancipazione e liberazione.

Letteratura
La notte lunga dellIo - Marcel Proust (I)
di Solange Passalacqua

L ospite
DAnnunzio a Spezia e dinorni
di Antonio Zollino Le biografie dannunziane non registrano il breve soggiorno dell11 febbraio 1901, allorch Gabriele venne a Spezia al seguito della Duse e della sua Gioconda. La rappresentazione dellopera, tenutasi al Politeama Duca di Genova, and abbastanza bene, anche se le cronache dellepoca registrano che lattrice cui era affidato il ruolo della protagonista (la Galliani), proprio nel momento culminante che la opponeva sulla scena a Silvia (la Duse) cadde in deliquio; linfortunio non ebbe altre conseguenze che la sospensione dello spettacolo per qualche minuto. DAnnunzio si trattenne a Spezia anche il giorno seguente, nel quale trov il tempo per visitare lArsenale e la nave Stella Polare, reduce dalla recente spedizione artica, e per promettere sia una sua conferenza in occasione del varo imminente (30 maggio) della regia nave Regina Margherita sia, su invito di Luigi dIsengard, una sua collaborazione alla Rivista della Lega Navale: si tratt peraltro, in entrambi i casi, di impegni disattesi. DIsengard, letterato e patriota spezzino amico di Pascoli, diversi anni dopo, consegnando alla stampa le proprie memorie, ricord piuttosto negativamente lincontro con quello che definisce non senza ironia un superuomo. Queste notazioni biografiche, anche se non contengono dati di eccezionale rilevanza, sono tuttavia necessarie per aggiornare la mappa dei tragitti dannunziani durante la stagione delle Laudi; unintegrazione di una qualche utilit, se si pensa alla Canzone di Umberto Cagni, leroe appunto della spedizione artica della Stella Polare, che diversi anni dopo trover accoglienza fra i versi di Merope, e se si considera che La Spezia compare in ciascuno dei tre primi libri ovvero Segue a pagina 7

La Notte proustiana interminabile. Al suo incedere, solitamente insieme con lincombere di una serata di gala, di una cena tra aristocratici snob o di un incontro tra innamorati, buio e luce (quella artificiale dei salotti o quella pi lieve dei lampioni gi in strada) divengono un tuttuno, e poco importa se sarebbe meglio rincasare o se il clima rigido potrebbe far ammalare, c tempo ancora, ancora un po, per incontrarsi, discutere, attendere. Sembra che il giorno nuovo, la luce del mattino, non debbano mai arrivare. La Notte linvolucro ovattato di cui si riveste il protagonista, nel quale si nasconde o nasconde altri accanto a s, nel quale canta il proprio soliloquio interiore, o impazzisce dietro alle sue nevrosi, alle sue ossessioni. Spesso non distinguiamo pi se notte o sogno o morte. Fin dalle prime battute della Recherche siamo proiettati in questa dimensione notturno/onirica: il protagonista bambino attende nel suo letto, poco prima delle tenebre pi nere, il bacio della madre. Senza questo gesto materno, il bambino non riesce a addormentarsi, tormentato da una gelosia che lo rode fin nei pi intimi recessi del suo corpo. Alternativamente, la madre verr da lui o sar trattenuta dal padre (che considera queste svenevolezze infantili e femminee) o impossibilitata a salire dalletichetta che non consente alla padrona di casa di alzarsi da tavola prima degli ospiti. In ogni caso, lattesa snervante e il bisogno del bacio tanto intenso da impedire al bambino non solo di prendere sonno, ma anzi da lasciarlo preda dei suoi pensieri nevrotici per tutta la durata della notte. Lamore di Swann e Odette, malato e tormentato, si consuma nel salotto della signora Verdurin, durante la Notte. Swann, uomo brillante e intelligente, preda di un vero e p Segue a pagina 8

I Giovani e lArte
Sebastian Grassi
di Anna Ferrari

Segue dalla prima pagina i pi importanti delle stesse. In Maya, Laus vitae, la citt ligure viene menzionata per il suo arsenale: E laspra virtude apuana/ sembra guatar per i fri/ le navi sul mar di Liguria/ e noverare le forze/ dellarsen che travaglia/ il patrio ferro dellElba/ dietro il promontorio lunense (XX, vv. 25-31). In Elettra, Al Re giovine, Spezia era invece nominata direttamente con il suo nome, in vista dellAlpe e coronata di baleni (come peraltro, pochi versi prima, Genova). Anche in Alcyone, nel Commiato, Spezia Citt Forte presente con il suo arsenale militare, dietro il Caprione o Capo Corvo, nella prospettiva versiliana in cui la considera DAnnunzio: O Tirreno, Mare Infero, saccende/ sul tuo specchio linsonne occhio del Faro;/ ti veglia e ti guarda con le sue tremende/ navi dacciaro/ la Citt Forte dietro il Caprione/ sacro agli Itali come ai Greci il Sunio (vv. 93-8). Oltre a ci il territorio spezzino registrato in Alcyone, sempre nel Commiato, ai vv.13-6, allorch il Poeta esprime questo desiderio: Dal Capo Corvo ricco di viburni /i pini vedessio della Palmaria/ che col lutto de marmi suoi notturni/ sta solitaria. Dove, incidentalmente, si pu notare che linformazione sullabbondanza dei viburni a Capo Corvo proviene dal Prodromo della flora toscana di Caruel (si tratta dunque di un altro fiore di carta, da aggiungere a quelli gi schedati da Pietro Gibellini), e dove bisogna registrare la precisa intenzione del Poeta di rivolgersi, fra tutto il paesaggio disponibile, proprio alla Palmaria e al suo marmo nero, il portoro, variegato da venature gialle, bianche e rossastre. Di questo materiale lapideo, anzi, DAnnunzio sottolinea proprio laspetto luttuoso (col lutto de marmi suoi notturni) in accordo con lintonazione funerea di tutta la prima parte del Commiato, che serve a preparare per contrasto, nella seconda e conclusiva parte, lincontro con Pascoli alla sommit di un Monte invisibile, e quindi di un monte che per le sue accezioni dantesche e purgatoriali (gi anticipate nei Pastori alcionii) simboleggia leternit della poesia. Infine, nello straordinario resoconto che in Feria dagosto riassume la complessiva geografia dAlcyone, si legge: Espero sgorga, e tremola sul lento/ vapor che fuma dalla val di Magra./ Un vertice laggi, nel cielo spento,/ ultimo flagra./ Emulo della stella e della vetta,/ arde il Faro nellisola del Tino./ Dppiano il Capo Corvo una goletta/ e un brigantino (vv. 1-6); e fra le fresche delizie di un simile Baedecker in versi, non pu mancare: l'uva sugosa delle Cinque Terre/ e nera e bionda (vv. 35-6), e, quasi un invito ai turisti: Infra l'ombrna e il dntice la triglia/ grassa di scoglio veggan rosseggiare,/ e il vino di Vernazza e di Corniglia/ nelle inguistare (vv. 41-4). Versi che si fanno ricordare sempre e che, certo con i molti di altri grandissimi autori, sarebbero ancora oggi utili e istruttivi se urlati nelle orecchie ignare di chi pu bellamente affermare: S, va b, il nostro era il Golfo dei Poeti, ma mille anni fa .

Musica
Alle porte di Sapienza dOriente
di Alessandro Arturo Cucurnia La Sapienza dEgitto in un certo senso madre di quella greca. Sappiamo che Thot in un tempo remoto divenne consapevole del rapporto tra armonia universale, suono e natura, ma le origini storiche del sapere nilotico sono perdute e la conoscenza musicale ha avuto un'Et dell'Oro che tramontata velocemente, sfumata come un'eco. Certe ombre di conoscenza esoterica sono ve l a t a me n t e sopravvissute attraverso Pitagora. In Egitto il suono era chiamato herw, voce. La forza evocativa nelle pratiche esoteriche spesso determinata dalla voce umana. Senza scomodare cosmogonie e teogonie di tutto il mondo, dove troviamo sempre il concetto di creazione legata al suono o al canto-parola, possiamo affermare che la connessione tra emissione vocale e invocazione antica quanto lidea di magia e di sentimento spirituale. La voce giusta nei rituali dellantica magia egizia una precisione di canto e dizione, di timbro vocale capace di animare il testo dellinvocazione, un cantare-incantare. In quei riti, e in quelli dellIndia, si volevano imitare le voci degli Dei zoomorfi con la massima aspirazione di realismo. Limitazione dei suoni, come quello della pioggia o di un serpente, permette, attraverso il sacrificio sonoro, unidentificazione e unappropriazione di archetipi magici legati a tali essenze. Ci presente nelle culture sciamaniche e totemiche di tutto il mondo. In quasi tutti i riti vi una funzione vocale che cerca di realizzare analogie con la musica della creazione: si cerca di far tornare la primavera, la pioggia, il benessere, di celebrare lequilibrio cosmico, di entrare in sintonia con il suono creatore, di riconciliare. Nella pi antica tradizione tibetana, quella sciamanica del Bn, ma anche in quella buddhista, presente un rituale nominato Chd. Gli officianti, anche attraverso il canto, il tamburo e una trombetta di femore umano, attirano una moltitudine di esseri invisibili e sacrificano se stessi attraverso la visualizzazione del proprio corpo offerto.
Ristorante

Non chiudo gli occhi quando dormo Ho 23 anni. Sono nato a Sarzana, ma da irriducibile apolide. Da bambino il mio mondo interiore era fatto di viaggi interdimensionali, storie immaginifiche e avventure continue. Passavo gran parte del mio tempo da solo nella mia cameretta. Non cambiato molto da allora, su quel fronte. Nondimeno la mia anima ha attraversato molte guerre, terribilmente concrete. Ma sono arrivato all'Amore; quell'Amore che apre e muove l'Universo a tutti i suoi miracoli. Quello che mi spinge a fare ci che faccio una necessit e un desiderio, un istinto di fondo che preme verso la luce, anche quando questa luce fa male agli occhi. Scrivo testi, poesie, faccio fotografie e elaborazioni grafiche digitali e non, registrazioni audio con voce recitante e cantante, a cui applico effetti sonori come l'eco, videoart ecc., performances in cui unisco tutto questo. Una forte componente teatrale e una spiccata inclinazione estatica sono caratteristiche connaturate della mia personalit, che mi portano in generale a vivere tutta la mia esistenza in maniera poco ortodossa. Amo la quiete e la contemplazione. Amo il calore e il colore, oggi pi che mai dissipati e inflazionati, sostituiti da scadente merce industriale, da moti esiste

Paratade, elaborazione digitale, 67x38, 2013

stenziali totalmente artefatti e superficializzanti. Il pi grave male di oggi , a mio avviso, la carenza di sguardo verso l'interno, verso la propria interiorit, che l'unico veicolo con il quale si possa avere un autentico e profondo interscambio tra noi e ci di cui il mondo intimamente composto. L'uomo pare non possa pi esistere senza computer, automobili, cellulari. L'inflazione governa i paesi e le menti, muove i cuori opprimendoli e incatenandoli a desideri effimeri e indotti, mete illusorie che mai saranno raggiunte, ambienti insani, tecnologie intossicanti, e routine annichilenti. Ma tutto questo solo il mio punto di vista, e sono dell'idea che la verit sia un fatto soggettivo. Per me la verit un punto estremo. La mia sensibilit mi fa dire che il mondo non si muove su di una linea retta, ma su di un cerchio. Mare Magnum il titolo che ho dato all'insieme di tutti i miei brani audio, in cui recito e canto. A breve dovrebbe essere attivo il mio sito www.sebd.it in cui si troveranno alcuni brani, testi e elaborazioni grafiche digitali.

Caduta da un alambicco, di cerchi continua a immaginare come un astronave di sangue caduta da un alambicco, di cerchi rigirato in mani polvere di quiete continua a immaginare come contemplazione immobile come monitoraggio silente abbarbicato al lenzuolo d'arabia fenice discese dai petali e schiuse ancelle deprecarono sonniferi e piante continua a immaginare come cometa caduta frettolosa ascesa di pianeti continua a immaginare nei silenzi invernali nel freddo atomizzato dell'industriale gelide gemme sbocciano sul lastricato e le mandibole quasi si staccano per lo stupore

In questo modo prendono le distanze dallattaccamento e dallego, compiendo un atto di compassione nei confronti di esseri che custodiscono luoghi spesso offesi dall'uomo, riscattando cos il karma di un individuo o di un'intera comunit. Nel Buddhismo il suono una rappresentazione vibratoria del cosmo e agisce come costituente attraverso la vibrazione, la quale come nella tradizione vedica, il seme del mondo. Nellinduismo il suono primordiale rappresentato da Om e esso permane nel Buddhismo tibetano. Il termine vibrazione (spanda), si rivela pi indicato a rappresentare lidea di movimento o energia come fonte di creazione e dissoluzione. Il cosmo, secondo la dottrina buddhista, un aggregato di energie interdipendenti; ogni manifestazione impermanente e interdipendente e nessuna di queste, in ogni sua forma, esiste di per s. Ancor prima della vibrazione c il vuoto, il quale tuttavia non corrisponde affatto al concetto di nulla ma piuttosto a una sorta di potenzialit relativamente indeterminata. Il simbolo cosmico visivo rappresentato nel Mandala e quello sonoro nel Mantra. Attraverso il mantra il potere del suono permette di influenzare le energie del mondo e di tutte le cose; diviene quindi di fondamentale importanza lintenzione di chi la sorgente dello stesso canto, nonch i significati delle stesse sillabe, secondo la regola della coordinazione creativa tra idea e realt. Abbiamo la stessa coordinazione magica ovunque: cambiano solo culture e finalit; le tecniche che Natura ama nascondere sono le stesse ovunque.
Da unidea di Anna Ferrari Direzione artistica: Angelo Tonelli Coordinamento: Anna Ferrari Redazione: Solange Passalacqua Tipografia: GD Baudone, stampe digitali, Sarzana Sito Internet: Ettore Callegari, Jacopo Giovenale Logo copertina: Giuliano Diofili, pittore A questo numero hanno collaborato: Enrico Bardellini, architetto, storico dellarte Davide Borghini, cinefilo Alessandro Arturo Cucurnia, musicista Sebastian Grassi, artista Francesco Pelillo, umanista scientifico Gino Ragnetti, storico, giornalista Andrea Segre, regista cinematografico Isabella Tedesco Vergano, poeta, critico letterario Antonio Zollino, docente di Letteratura Italiana allUniversit Cattolica di Milano Per l inserto di cinema il regista Andrea Segre Foto di Anna Ferrari Siti internet: www.libereluci.weebly.com www.arthenaweb.org Ufficio Stampa: sole.passa@gmail.com

Fregni Lerici
Via Gerini, 37 Lerici SP Tel.+39 0187 96 74 00 info@hoteldelgolfo.com

Di Alberto Ascari

orologi - gioielli - argenti


Via Roma - Lerici - Tel. 0187 968653

Localit Carbognano

Lerici - La Spezia

Tel. 0187. 964033


www.frantoiodilerici.it

Via Mazzini 4 - Lerici [SP] tel. +39 0187 967143 la.calata@libero.it

Architettura Crimini estetici del modernismo architettonico (II): modernit e falsificazione


di Enrico Bardellini Esiste una relazione tra le periferie degradate delle nostre citt e il Movimento Modernista? I maestri del Modernismo possono non essere ritenuti responsabili di una eventuale cattiva qualit di applicazione dei loro principi: tuttavia quali effetti causarono le loro scelte estreme? Per dare una risposta esauriente necessario indagare un altro soggetto: la Modernit. Secondo Jean Baudrillard, nel momento in cui l'Occidente entra nella Modernit inizia un processo di alterazione del significato dei segni. Nasce insieme con la moda la contraffazione del segno, a causa della destrutturazione dell'ordine feudale del Medioevo da parte della classe borghese. Il segno perde il suo significato, diventa arbitrario e si concretizza nella teatralizzazione di ogni aspetto della vita della societ borghese. Nuovi attori entrano in scena.

Falsificazione della realt L'iperrealismo del sistema mediatico della Modernit, per Baudrillard, il trionfo del simulacro, della forma-segno dotata di una Falsificazione del ruolo dell'architetto finalit senza un fine. Alla fine del '700 appare il concetto di Nella Modernit il fascino estetico ovunque. Arte per l'Arte, l'arte fine a se stessa, "Cos l'arte ovunque, poich l'artificio al autoreferenziale, atemporale, che nega il centro della realt. Cos l'arte morte, perch passato e la tradizione. L'architettura subinon soltanto la sua trascendenza critica sce un radicale cambiamento. Il concetto morta, ma perch la stessa realt, interamenviene applicato da Claude-Nicolas Ledoux te impregnata d'una estetica che dipende dalnel suo "Progetto per una casa delle guarla sua stessa strutturalit, s' confusa con la die campestri": una pura utopia, un edifipropria immagine." Il principio di simulazione annichilisce completamente la realt e l'universo dei significati. Le opere dei pionieri del Modernismo, sono servite come simulacri Falsificazione dei di riferimento materiali per intere geneAppaiono i nuovi marazioni di architeriali moderni, amortetti e imitatori. fi, omogenei e senza Dalle opere qualit. Il precursore autoreferenziali lo stucco, ma solo con dei maestri sol'industrializzazione, no derivate le raggiungendo il massiattuali periferie mo dell'illusionismo, composte da si arriva a una materia tante cattive artificiale in grado di copie: nasce il imitare la materia nafalso moderturale, replicare ogni no. Intere parforma e concretizzare ti della citt si ogni idea: il cemento trasformano in armato; l'acciaio con il luoghi senza vetro; la plastica; tutti materiali che modifi- 1956, Le Corbusier, Case popolari "Corbusierhaus", Berlino 1972, Mario Fiorentino e altri, Case popolari "Nuovo Corviale, Roma identit, nonluoghi, come cano radicalmente la virus nei nostri nuclei storici, che, per un instruttura del costruire e aprono la strada a cio mai realizzato di forma sferica appogganno ideologico, sono talvolta chiamati a una hbris di illimitate forme e possibilit. giato direttamente sul suolo, privato delle assumere un valore artistico. componenti di tutta l'architettura tradizioFalsificazione estetica nale e in contrasto con le leggi della natuModernit e Modernismo, complici, in conLa comparsa della macchina e la produziora. Ma solo nel '900 si mettono in pratica trasto con il reale, utilizzando principi ideolone in serie avviano un processo: le macchile anticipazioni teoriche di Ledoux in virt gici e dogmatici, hanno compiuto il crimine ne proliferano, luomo si circonda di una delle nuove possibilit tecnologiche. L'ardi falsificazione, snaturato l'architettura, perrealt fatta di repliche e assume lo statuto chitettura si libera dai vincoli della natura messo la diffusione del "falso moderno" e di macchina. Lestetica della macchina si e della storia, acquisisce una libert nuova, giustificato il degrado delle citt. insinua in architettura e nasce la macchina ma illusoria. La continua ricerca del nuovo e l'impossibilit di rapportarsi al reale imprigionano l'architetto e lo costringono a giocare tutta l'estetica sull'articolazione di volumi ridotti a pura forma geometrica. Questo sforzo creativo porta l'architetto a considerarsi Artista, e trasformarsi in

per abitare di Le Corbusier e la sua Unit abitativa, un complesso di case popolari assemblate a immagine di un transatlantico. La nuova estetica esige l'abbandono delle articolazioni complesse della tradizione e impone un fondamentalismo geometrico: l'utilizzo esclusivo della pura geometria. L'architettura si volge verso il mondo dell'inorganico, dell'inanimato e della replicazione meccanica: non pi espressione dell'uomo e della natura organica, diventa espressione di morte.

uno scultore, anteponendo le valenze formali a quelle utilitaristico-funzionali. Caso emblematico la Ville Savoy di Le Corbusier, dove evidente il fallimento sul piano funzionale dell'edificio, che, inabitabile, viene trasformato in un monumento aperto alle sole visite, in una scultura. Le Corbusier stesso sugger questa soluzione, senza aver l'umilt di riconoscere il suo fallimento.

La coscienza coincide con il cervello? di Angelo Tonelli


Per Cartesio la coscienza, in quanto res cogitans, era immortale, a differenza della res extensa soggetta a disfacimento, ma restava il problema di come congiungere le due sostanze, e la soluzione di collocare la loro unione nella ghiandola pineale non ha goduto di grande successo. Per Spinoza mente e corpo sono forme di una sostanza unica, che il trans-immanente Deus sive Natura: in ogni caso la mente non viene riduzionisticamente ricondotta alla materia cerebrale. Pi a ritroso nel tempo, gi lo sciamanesimo originario di tutte le latitudini postulava lesistenza di un principio disincarnato, sia esso spirito o anima, e in questa direzione muoveva, in Grecia, lOrfismo (si pensi alle Lamine doro orfiche), a sua volta collegato alla tradizione reincarnazionistica orientale; in Egitto troviamo la credenza in Ba, Ka e Akh, la parte spirituale della personalit, che sopravvive dopo la morte, trasformandosi in divinit. Emblematico, nella tradizione cristiana, il tragitto post mortem dellanima nella Commedia di Dante. La scienza come si affermata a partire da Galileo, Bacone e poi nel Novecento, riduzionistica: la mentecoscienza frutto del cervello; morto il cervello, morta la mente-coscienza. Per L. Smolin, che pure non il pi ottuso degli scientisti, Dodici particelle e quattro forze sono tutto ci di cui abbiamo bisogno per spiegare ogni cosa del mondo conosciuto. R. Sheldrake, biologo sperimentale con aperture junghiane e critico della scienza riduzionistica, rilancia la questione della autonomia della mente-coscienza dal cervello, citando gli studi di Benjamin Libet e della sua quipe di San Francisco, secondo il quale esiste un Conscious Mental Field, emergente dalle attivit cerebrali ma non determinato fisicamente da esse. Il CMF agirebbe sulle attivit del cervello, forse influenzando eventi altrimenti casuali o indeterminati nelle cellule nervose. Questo campo contribuirebbe anche a integrare le attivit di parti diverse del cervello e avrebbe la propriet di riportare indietro le esperienze soggettive e perci opererebbe a ritroso nel tempo (R. Sheldrake, Le illusioni della scienza, p. 98) Un esempio sperimentale di questa sfasatura temporale significativa in direzione dellesistenza di una coscienza extracerebrale, consiste nel misurare lattivit elettrica del cervello mediante un elettroencefalogramma (EEG), con piccoli elettrodi collocati sulla superficie del cranio. I soggetti stavano tranquillamente seduti e dovevano piegare un dito oppure premere un pulsante ogni volta che ne avevano voglia. Dovevano anche notare quando avevano deciso o sentito la voglia di farlo. La decisone cosciente si verificava circa 200 millisecondi prima del movimento del dito, il che sembra del tutto scontato: la scelta precede lazione. La cosa notevole per era che i cambiamenti elettrici cominciavano nel cervello circa 300 millesecondi prima che venisse presa una qualsiasi decisione conscia.

Questi cambiamenti erano definiti potenziale di prontezza[Bereitschaftpotential]. (Ibidem, p. 97) Il CMF unificherebbe lesperienza generata dalle molte unit neurali. Sarebbe anche in grado di influenzare certe attivit neurali e di costituire una base per la volont cosciente. Il CMF sarebbe un nuovo campo naturale. Sarebbe un campo non fisico, nel senso che non potrebbe essere osservato direttamente con strumenti fisici esterni. Questa propriet, ovviamente, la ben nota caratteristica dellesperienza soggettiva cosciente, che accessibile solo allindividuo che ha quellesperienza. (B. Libet, Can Conscious Experience Affect Brain Activity?, in Journal of Consciousness Studies 10, 2003, p. 27) La mente strettamente connessa a campi che si estendono al di fuori del cervello nello spazio e anche al di l del cervello nel tempo, collegati al passato dalla risonanza morfica e ai futuri virtuali dagli attrattori. (R. Sheldrake, Le illusioni della scienza, p. 205) La mente estesa implicita nel nostro linguaggio. Le parole attenzione e intenzione vengono dal latino tendere: ad + tendere, tendere verso, e in + tendere, tendere dentro. (Ibidem, p. 189) Altrettanto significativo in relazione alla esistenza di una coscienza o campo di coscienza extracerebrale, il fatto che non esistono in nessuna parte del cervello le tracce mnestiche, ovvero un magazzino dei ricordi, come dimostrano gli esperimenti di Lashey, che verific la sopravvivenza di engrammi mnestici in animali anche dopo lasportazione (gli dei lo perdonino! n.d.A) di grandi quantit di tessuto cerebrale. Il neurologo John Lorber, osservando forme di idrocefalia estrema (cervello quasi totalmente riempito di liquido cefalorachidiano) si chiesto se il cervello sia davvero necessario: Un ragazzo con un QI di 126 e una laurea in matematica a pieni voti, studente della Sheffield University, praticamente non aveva cervello. (Ibidem) La mente-coscienza degli individui non coincide con il cervello chiuso nella scatola cranica: un campo dentro-fuori, e il cervello rappresenta il visibile fisico-materiale di un invisibile metasomatopsichico. Quantistico? Subquantistico? Spirituale? Informativo? Metamateriale? Questo il punto di vista della scienza non meccanicistica n riduzionistica contemporanea. Da un punto di vista esperienziale, posso aggiungere un evento significativo: una trentina di anni fa, mentre correvo lungo la spiaggia e mi tuffavo di testa nelle onde alte, inghiottii una grande quantit dacqua, e persi i sensi per un tot di tempo. Ma non la coscienza: vidi me stesso, e chi mi soccorreva, dallalto, da almeno quaranta metri di altezza dal suolo. Scherzi del cervello? Esiste inoltre una vastissima letteratura sullOBE (Out Body Experience), a partire dagli studi di Moody, che ha raccolto numerosissime testimonianze di persone in coma o sottoposte a intervento chirurgico con anestesia totale: hanno raccontato, una volta ripresa coscienza

scienza, di avere visto cose (per esempio lesterno dellospedale, o scene, e udito discorsi pronunciati durante lintervento chirurgico) che non avrebbero mai potuto vedere con gli occhi fisici. I settori pi preclusivi dellapparato scientistico tendono a ridurre anche questo genere di esperienze a processi neurali e sinaptici: per esempio, alle stimolazioni artificiali del giro angolare destro, oppure a lesioni della giunzione temporo-parietale. evidente che, in presenza di OBE oggettive, vale a dire fondate sulla percezione di elementi di realt fuori portata sensoriale, siamo obbligati, per amore di scienza, a ipotizzare una estensione extracranica del cervello: o si nega la realt dei dati, o si deve ammettere che il cervello magico, metaspaziale e, nel caso di fenomeni di preveggenza, meta temporale: dunque, in qualche modo, extracerebrale. Per chi sia aperto a percepirlo il cosi detto paranormale normale, e cos le esperienze di coscienza separata dal corpo. A questa realt non si accede con gli stati ordinari della mente (che al massimo possono dedurne lesistenza, nel caso di un uso raffinato di essi), bens in stati alternativi di coscienza: La coscienza in ordinario stato di veglia tende a reprimere le informazioni che non rientrano nella nostra concezione del mondo. Il risultato che la maggior parte delle persone crescono e diventano individui dotati di senso comune per i quali ogni cosa che non va daccordo con il concetto corrente sulla natura del mondo e della mente viene repressa e ignorata. Ma quando una persona entra in uno stato alterato di coscienza per esempio, durante la meditazione profonda, durante la preghiera, sotto linfluenza della musica e della danza (e, ahim, anche di droghe psichedeliche) questi censori non funzionano. Strani elementi dinformazione entrano nella coscienza di una persona, e non tutto ci che entra pu essere puramente immaginario. Labilit degli stati alterati di fornire informazioni sul mondo era nota ai popoli tradizionali che apprezzavano e coltivavano questi dove stati per il potere che conferivano. Le culture semitiche facevano uso degli stati (alterati, n.d.r.) di coscienza nella Cabala, gli antichi Egiziani nelle iniziazioni al culto di Isis e Osiride, e i Greci classici nei Baccanali e nei riti di Attis e Adonis, come anche nei Misteri Eleusini. Le culture indigene dellAmerica precolombiana e dellAfrica impiegavano gli stati alterati nelle procedure sciamaniche, nelle cerimonie di guarigione e nei riti di passaggio, e le altre culture dellAsia le applicavano nei vari sistemi di yoga, Vipassana o Buddhismo Zen, Vajrayana tibetano, Taoismo e Sufismo. In Africa, membri della stessa trib, come i boscimani Kung nel deserto del Kalahari, potevano e tuttora possono entrare in stati alterati tutti allo stesso tempo . (E. Laszlo, Olos, Milano 2002, pp.104-105)

Libere Luci:

Giorgio Lupi
Lerici Via Roma, 45 - SP

Tel. 0187/967331
www.illice.it info@illice.it

GD Baudone
info@baudone.com

STAMPE DIGITALI
Via Var. Cisa - Sarzana (SP) Tel. 0187 626239

Illice Caffetteria Pasticceria Wine Bar

4
uniscrizione. Procedendo nel nostro viaggio saltiamo per ora la regione di San Vidi Gino Ragnetti to, senza alcun dubbio la pi ricca di reperti romani, e arriviamo al Piano Artigli Quando si parla di presenza romana nel terdel Fezzano. ritorio spezzino il pensiero va a Luni, com Qui nel maggio del 1920 dunaturale che sia: prima colonia agricola, poi rante degli sbancamenti fu bella e ricca citt grazie al commercio dei portato alla luce un antichissimarmi, e infine decadente feudo vescovile mo complesso di edifici che sballottato dai marosi della storia, in balia lonnipresente Mazzini giudidelle orde barbare sciamate dallEst, dei pic essere stati magazzini anrati islamici venuti dal Sud, e degli scorridononari navali costrutti dai Rori normanni calati dal Nord. Restando dalle mani per il rifornimento delle parti del Magra, oltre a Luni possiamo citaflotte militari che avevano nel re, come simboli della lontana occupazione Portus Lunae la loro base. quirita, vaghe tracce riconducibili forse alle Lasciato il Fezzano, eccoci al fattorie sorte qua e l nella valle dopo la deVarignano (foto 2) dove ci duzione della colonia, e la villa di Bocca di attendono i resti di una grande Magra. Queste, e solo queste, sono le testivilla-fattoria frequentata dal monianze della romanit piantate nella piasecondo secolo a.C. al sesto nura solcata dal grande fiume. Ben diversa d.C.. Limpianto originario la situazione che possiamo riscontrare nel Le Grazie (SP), villa romana, cisterna per rifornimento navi. datato dagli esperti attorno al Golfo della Spezia: una bella passeggiata da togata, frammenti dintonaco dipinti a fre- 110-100 a.C., per di esso sono giunti levante a ponente ci dischiude infatti a ogni sco, una Venere effigiata su un mattone. fino a noi, a causa degli interventi edilizi passo scrigni colmi di antichi tesori. Comin- Lasciato il Muggiano, ci trasferiamo alla effettuati nel tempo, solo un porticato, un ciamo dalla Caletta di Fiascherino dal fon- Pieve di San Venerio dove secondo parecchi pavimento decorato e pochi altri oggetti. do della quale nel 1991 furono recuperati studiosi duemila anni fa cera Boron, la mi- Dal Varignano transitiamo per lansa frammenti di una nave oneraria quali chiodi, steriosa stazione di posta collocata nella Ta- dellOlivo, deposito di parecchio materiagrappe a coda di rondine in bronzo e lamine bula Peutingeriana fra Luni e in alpe Pen- le andato purtroppo disperso, fra cui anfodi piombo, ma soprattutto una colonna di nino, identificabile nel Bracco. re del primo secolo a.C., e arriviamo nel marmo apuano di imponenti dimensioni: 4 L negli ultimi anni Ottanta si rinvennero canale di Porto Venere dove nel 1962 metri e mezzo di altezza, con un diametro frammenti ceramici di et preromana e resti Nino Lamboglia scopr il relitto di una alla base di oltre 2 metri, e un peso di ben 39 edilizi di epoca romana. nave dal quale vennero prelevati oggetti tonnellate. Ci spostiamo ora nella databili al terzo secolo a.C.. Dopo attente A Carbognano, inzona di Limone-Melara ricerche larcheologo imperiese port allo vece, nel corso di dove negli anni Cinquanta scoperto dalla melma che la nascondeva lavori edilizi sono dello scorso secolo fu in- una distesa irregolare ma compatta di venuti alla luce madividuata una necropoli tegoli di tipo romano, materiale risalente teriali di ceramica, romana composta da una alla Roma repubblicana. Finalmente giuncirca 300 pezzi, tra cinquantina di tombe a ti alle colonne dErcole del Golfo, torniacui frammenti a verincinerazione con accesso- mo come promesso alla Spezia per andare nice nera prodotta ri in ceramica e in bronzo, alla ricerca di altri tesori nascosti. Il primo dal IV al I secolo unguentari e vasetti, usata in cui ci imbattiamo il ponte di pietra a.C.. Varcata la bocfin dalla prima Et impe- che si trova nel sottosuolo di via Biassa. ca della diga ci sofriale. Ne rivelarono lesistenza nel 1901 i lavori fermiamo un poco Unaltra scoperta molto di costruzione del palazzo comunale poi nel seno del Muginteressante fu fatta alla distrutto dalle bombe nel 43. Di esso Ugiano, uno dei giafine degli anni Venti men- baldo Mazzini, battezzandolo di fabbricacimenti archeologici tre si costruiva il Palazzo zione romana, ci dava questa descrizione: pi interessanti del di Governo. Come raccon- Era 2,40 metri sotto il piano di corso Golfo. Sulle collita Ubaldo Formentini, si Cavour, e poggiava da una parte e nette che acquapenrinvennero due grandi dallaltra contro due forti spalle di parecdono sul mare ai mosaici pavimentali a tes- chi metri di spessore, fasciate dalla parte primi del 900 furosere marmoree policrome volta al mare di belle bozze del nostro no scoperti molti che furono lasciati nel po- calcare nero, accu-ratamente lavorate. oggetti appartenuti a sto e ricoperti. Perduti Larco aveva una luce di 12 metri, mentre Lerici (SP), Caletta, colonna romana. una o pi ville patridunque, come perduta an(attualmente nel sito Archeologico di Luni. zie. Di quei ritrovad lara romana che fino al menti dava ampio resoconto Ubaldo Mazzini 1869 si trovava a Vivera. Era scolpita in Via Provinciale, 386 nel Giornale storico della Lunigiana parlan- bianco marmo lunense, cilindrica, con un Romito Magra (SP) do di muri antichi con tracce dintonaco, diametro di 48 centimetri, alta allincirca Tel. 0187 988010 poi un pavimento a mosaico bianco e nero, mezzo metro, infissa nel terreno per una www. calevo.it una mezza colonna spezzata in due di mar- trentina di centimetri, decorata da una serie E-mail: info@calevo.it mo lunense, la met di un mascherone mar- di buccari sorreggenti festoni di rose, con moreo da fontana a testa di leone, diversi GRUPPO CALEVO frammenti di cofanetti pure in marmo, fordal 1888 melle a losanga di pavimento di marmo colorato, parecchi mattoni centati per colonne, INDUSTRIA E COMMERCIO due formelle di cotto, una con parte della MATERIALE DA COSTURZIONE figura in mezzo rilievo duna danzatrice, ESPERIENZA E TECNOLOGIA laltra un putto nudo mancante del capo, ruSISTEMI TINTOMETRICI
E-mail: golfodei.poeti@alice.it

5 Archeologia Romani a Luni


deri duna villa romana al buon tempo di Luni. Poi si sono trovati tubi di cotto, un candelabro in bronzo, un grande frammento del busto dun drappeggio di toga di statua le spalle misuravano 11 metri ciascuna. sione di grosse piogge e di lavori, si sfonIl manufatto era pertanto lungo 34 metri. dato quel terreno, si sono trovati tre lastriQuel ponte si chi di ditrovava dunque versa sorta, nel bel mezzo cio uno di della pista che, pietrucce venendo dal di marmo, colle dei Capaltre bianpuccini, conduche, altre ceva da un lato nere, quasu per il vallone dre e lardi Biassa, e ghe meno dallaltro nel dun palmo ponente del e altre meGolfo. Ecco, no di giustappunto unoncia, e qui, nella zona con altro di di San Vito, si mattoni trovava la base quadri alti Luni (SP), anfiteatro romano. navale usata tre once per tre secoli dai consoli di Roma per le circa e larghi pi dun palmo. Gli scavi in loro spedizioni militari. Oltre che dagli scaArsenale furono solo sterri generalizzati, vi, le prove della sua esistenza il primo eppure, via via negli anni si rinvennero qua arsenale nella storia del Golfo! ci vengoe l molte anfore vinarie, capitelli, un cenno anche dalla letteratura. Per esempio, don tinaio di monete romane dei tempi della Gasparo Massa, un erudito del XVII secolo Repubblica e dellImpero, pezzi di tubi di raccontava: Non sono centanni che si piombo, un lume di terracotta, una fistula vedeva le vestiggia dun ampio arsenale di di piombo, vasetti, una piccola testa di donmolti archi, e volte, reliquia di fabbrica na in marmo bianco, una bottiglia verde antica che gettata a terra avea servito per chiaro, anfore varie, frammenti di pavimateria di quelle muraglie che quasi mento, due sarcofaghi di et bizantina, un trecentanni orsobel busto no si fecero alla marmoreo Spetie. Dal candi Auguto suo Giacomo s t o . Bracelli alludeva Daltronde, a un abitato vicinon certo no alla citt che pochi erasecondo alcuni no gli stupoteva essere la diosi conmitica Tigullia, vinti che mentre tale Franproprio a cesco Curletti San Vito ci asseriva di avere fosse, privisto nella zona ma ancora numerose standella fonzette allinterno dazione delle quali della colocerano mucchi Lerici (SP), Loc. Redarca, antica cisterna romana. nia di Ludi carbone e frammenti di vaso di vetro. E ni, la base militare romana. Ubaldo Forancora: il sacerdote Claudio Gerolamo Mamentini e Francesco Corazzini si dicevano ria Torriani riferendosi allantica chiesa di certi della presenza di un considerevole San Vito scriveva: Nelle terre di questa abitato; Ubaldo Mazzini sospirava: Basta chiesa che sono al di l del canale in luogo scavare e qualcosa si trova; Gaetano Pogdetto la Castagnola, quando si fabbric il gi supponeva che la Marina dei Romani ponte sopra detto canale, e quandanche, in teneva nel Golfo un arsenale a servizio delle flotte; Alfredo Poggiolini affermava che proprio nel nostro Golfo sorse un vasto arsenale romano; e Carlo Caselli scriveva che essendo ignoto il nome di quel vasto abitato, si sarebbe potuto battezzare Marola romana. In realt si chiamava Luna, ma questa unaltra storia. LERICI
TEL. 0187. 952253

Umanesimo scientifico
Come la coscienza prodotta dal nostro cervello di Francesco Pelillo Grazie alle scoperte delle neuroscienze ormai accertato che l'attivit psichica discende dall'attivit biologica neuronale e che, sulla base delle specifiche conoscenze scientifiche, retrocedendo nell'evoluzione universale, quella biologica discende da quella chimica, quella chimica da quella molecolare, quella molecolare da quella atomica, quella atomica da quella quantistica e quella quantistica da quella energetica ondulatoria. Partendo da questa posizione, quindi, una volta entrata in funzione la "macchina" psichica che in grado di interpretare e memorizzare i dati provenienti dagli apparati sensoriali, di seguito cerco di dimostrare con un esempio come la coscienza sia un suo prodotto: Puntura di spillo, la prima volta in un neonato: 1. Visione di una entit sconosciuta (una lineetta lucente) > Parte limpulso neuronale dalla retina; 2. Tatto dalla parte appuntita > Parte limpulso neuronale dallepidermide; 3. Arrivo degli impulsi nelle aree del cervello dedicate; 4. Sensazione negativa per lo squilibrio biochimico che gli impulsi procurano allo stato di equilibrio dellarea cerebrale dedicata; 5. Associazione dello squilibrio biochimico con l'esperienza tattile e visiva acquisita; 6. Conseguente attribuzione di caratteristiche visive e tattili all'oggetto spillo, associate alle sue potenzialit. 7. Stabilizzazione di percorsi sinaptici dedicati; 8. In memoria lo spillo diventa unentit essente di una data dimensione, forma, durezza, colore, lucentezza, etc., e pungente; 9. Aggiunta di questi dati a altri che verranno acquisiti, per la costruzione di una rete di percorsi sinaptici che, confermando la CAUSALIT dei rapporti tra s e ci che esiste fuori di s, definiscono in modo sempre pi ampio e articolato i propri confini esistenziali e la collocazione di quel s nel mondo. Si delinea cos, la formazione della coscienza di s come risultato continuamente attuato dalla continua Ricerca Dell'Equilibrio (RDE) biochimico tra gli effetti mentali che derivano dai dati in ingresso dai sensi e gli effetti (sempre attualizzati biochimicamente) dei dati registrati nei circuiti neuronali della memoria. Dalla possibilit di interpolazione, in funzione della propria affermazione, dei molteplici dati che sono frutto di questo continuo feedback deriver quello che chiamiamo pensiero con il corollario di quella che chiamiamo coscienza.

dove Libere Luci:


Lerici Associazione Culturale Arthena Lerici Biblioteca A. Doria Lerici Caffetteria Pasticceria Illice Lerici Bar Il Pontile Lerici Gelateria Lungomare Lerici Ortofrutta bio Da Vi.&Pa. San Terenzo Bar Bernardi & Oriani San Terenzo Bar Art Caf Romito Magra (Arcola) Gruppo Calevo Sarzana Grafica e Stampa GD Baudone Castelnuovo Magra Museo CaLunae Lucca Residenza Centro storico Modena Libreria Feltrinelli Genova Fondazione M. Novaro Genova Biblioteca internazionale E. De Amicis Milano Libreria Azalai Morbegno Biblioteca Civica Ezio Vanoni (SO) Mendrisio Bib. dellAccademia di Architettura, Heidelberg Istituto Italiano Studi Filosofici,

Via Gerini, 40

Via Colombo 99, LA SPEZIA

Conversazione con Andrea Segre


di Davide Borghini Lei nato e cresciuto in Veneto: questo suo interesse per il tema dellimmigrazione viene anche da un sentimento di opposizione a una mentalit diffusa in quella zona? Quando ero giovane non esistevano gli stranieri a casa mia, nella mia zona, esistevano solo nelle grandi citt. Il mio interesse verso di loro nato dal bisogno naturale di capire cosa succedeva alle loro vite, che cosa succedeva al nostro paese. In seguito diventato anche un modo per costruire unalternativa culturale alla paura, che alcuni personaggi hanno utilizzato per fare crescere piccoli e grandi poteri e potentati, in modo pi efficace di una legge xenofoba. Dietro lurgenza con cui Lei affronta queste tematiche c un chiaro sentimento di indignazione, raro nellItalia di oggi, anche presso intellettuali e artisti. Cosa significa per Lei essere indignato? Essere indignato per me significa non accettare che ci siano violazioni della dignit umana. Credo che sia un concetto poco sfruttato nella storia dei movimenti liberali o progressisti. Il concetto di dignit stato sacrificato a altri concetti come quello della libert. In realt, la dignit umana forse ci che stiamo perdendo pi di vista. La dignit non ha a che fare soltanto con le condizioni di vita materiali, ma anche con il consentire a una vita di svolgersi in una direzione pi profonda, pi intensa e pi degna della parola Vita. E questo una cosa che ho trovato molto lavorando con chi emigra, che certo cerca lavoro, cerca da mangiare, ma soprattutto cerca il rispetto di se stesso, nella possibilit di sviluppare se stesso non come immigrato ma come Andrea, Giovanni, Antonio. InFotogramma da La prima neve somma come singola persona nella sua integrit: non solo libert ma anche dignit. Il razzismo schiaccia la dignit, prima di tutto, uno degli strumenti pi forti per schiacciarla. Considera larte, in questo caso il cinema, uno strumento che permette di scuotere le coscienze o addirittura di cambiare il corso degli eventi storici? Il cinema come linguaggio artistico e non come mezzo di comunicazione di massa, capace di raggiungere migliaia di persone una occasione di conoscenza, per quanto virtuale, di singole vite e di singole esperienze e quindi pu contribuire a ascoltare e valorizzare la dignit umana. Io non penso certo che il cinema possa cambiare il mondo, piuttosto forse contribuire a portare attenzione e riflessione su alcune dinamiche umane importanti. Personalmente, le affronto attraverso il tema dellimmigrazione, ma non sono relative solo al tema dellimmigrazione, sono relative a tante questioni che quel tema e quelle storie ci permettono di affrontare e di capire perch costituiscono una delle sfide inevitabili dellumanit oggi: dopo aver sancito che il mondo governato da un sistema di disuguaglianza, in cui la disuguaglianza la differenza di opportunit economiche, la base e il motore stesso delleconomia globale, dobbiamo avere a che fare con tutti quelli che sono tagliati fuori. Cosa ne facciamo? Questo significa interrogarci su quale valore ha la dignit umana nel nostro sistema di vita. Ma questo potrei farlo occupandomi dellambiente o di altre macrotematiche. Io mi muovo in questa perch ho avuto loccasione di confrontarmi con varie storie, perch stata quella che mi ha portato a fare cinema. Io non ho studiato cinema e poi mi sono occupato di immigrazione: ho iniziato a conoscere queste storie e poi ho deciso che il cinema era un

modo per raccontarle. Credo che la domanda da porsi oggi sia, una volta che abbiamo deciso che il mercato ci guida, perch questo hanno deciso le grandi forze politiche del mondo e non c una grande alternativa a questo una volta deciso questo cosa facciamo di tutto ci che il mercato schiaccia, e che ha a che fare con la dignit umana, che ha a che fare con la qualit della vita, con la felicit, con il senso della vita? Dove mettiamo questa cosa? Due registi nati con il documentario, Vittorio De Seta e Ermanno Olmi, hanno sentito lesigenza di affrontare in tarda et il tema dellimmigrazione (Lettere dal Sahara, Il villaggio di cartone). Crede che ci sia un nesso tra il tema e questo modo di fare cinema? Io credo che ci sia una parte della storia del cinema e in particolare della storia del cinema italiano che non capace di esimersi dallinterrogarsi su dinamiche reali, sociali, attuali del proprio tempo, che costringono a porre domande sulla vita umana e sullumanit. E questa parte della storia del cinema, interagendo con la realt, incontrandola e cercando di capirla, utilizza anche lo sguardo documentario. Questo significa che io-regista non solo guardo ma anche mi faccio guardare, e ascolto quando gli altri guardano; non soltanto impongo il punto di vista naturale dellessere autore (nel momento in cui sono autore decido che io posso dire qualcosa sul mondo), ma ascolto anche quello che dicono gli altri per poter contaminare il mio punto di vista con quello che gli altri dicono. E questo lo sguardo documentario di un regista. Lo sguardo documentario pu poi declinarsi nella realizzazione di un film documentario o di finzione ma comunque entrer in entrambi. A proposito di Olmi, Io sono Li e La prima neve hanno gli stessi toni pacati tipici del regista bergamasco pur raccontando storie molto dure. Olmi tra i suoi autori di riferimento? Non ho una formazione strettamente cinematografica, non essendo stato un grande patito del cinema, che ha studiato o vissuto il proprio rapporto con il cinema in maniera viscerale, e avendo scelto il cinema solo come strumento per raggiungere migliaia di persone raccontando delle storie e non facendo spettacolo. Storie che condividevo per interesse umano e, in parte, per ricerca universitaria e, diciamo anche, per militanza civile, culturale, sociale. Non ho formato il mio cinema pensando a grandi maestri. Le posso dire quali sono i registi che a me piacciono: il vecchio cinema di Olmi, anni 60-70, mi piace molto; mi piacciono molto i documentari di De Seta; mi piace moltissimo la nuova generazione di cinema neo realista italiano, o cinema documentario italiano, dentro la quale mi colloco e nella quale ho tanti amici: Leonardo Di Costanzo, Gianfranco Rosi, Pietro Marcello, Alice Rorwacher, Michelangelo Frammartino e Claudio Giovannesi. Sono persone con cui mi confronto su come sia difficile, ma nello stesso tempo, ricco di soddisfazione, vivere oggi la sfida di fare questo tipo di cinema in unItalia la cui industria cinematografica ha pesantemente abdicato verso la direzione del commercio, della spettacolarizzazione che poco hanno a che fare con la storia del cinema. Quando scrive la sceneggiatura dei film di finzione, consulta persone che hanno vissuto storie analoghe a quelle dei personaggi? Tutti i film scaturiscono da un confronto con persone che hanno vissuto storie simili o tangenti a quelle che poi diventano, nel film,

storie metaforiche, ispirate a realt universali. Per me fare un film esperienza di conoscenza. Mi muovo, vado a conoscere le persone, poi magari ne conosco dieci e di quelle dieci una mi ispira un pezzo di una storia o un personaggio, ma tutte quelle dieci che ho conosciuto sono importanti per mettere insieme sensazioni, suggestioni e, al di l dellaspetto produttivo, per conoscere quelle vite: questo avvenuto con i cinesi, con i pescatori, con i bambini di montagna, con i profughi di origine africana nei paesi di montagna e con tanti altri con cui ho lavorato e che ho conosciuto prima di fare il film. Come affronta la scelta degli attori? In che modo essi si misurano con i personaggi che devono interpretare? Sono consapevoli di dover rappresentare tutto il disagio, tutta langoscia di un momento storico loro contemporaneo? Io chiedo agli attori, quelli che hanno ruoli pi importanti, di stare nella realt in cui lavoriamo, di frequentarla, di conoscerla, di passare del tempo con chi vive in quella realt: non soltanto lavorare sopra un personaggio e confrontarsi con gli altri per creare un nuovo personaggio ma trascorrere del tempo, sedersi con persone del luogo dove stiamo lavorando e vivendo per alcune settimane, al fine di ispirarsi a un modo di essere, di vedere la realt che poi devono mettere in scena. Lavorare con persone reali li aiuta a interagire con quella realt che stiamo mettendo in scena e che stiamo in qualche modo universalizzando. Perch ha scelto di ambientare i suoi film di finzione in realt di provincia e non in realt cittadine pi care alla cronaca e alla pubblica opinione? Non so se vero che sono pi care alla cronaca e alla pubblica opinione, sono forse pi mediatizzate e rappresentate, perch c pi gente che ci abita, ma credo che una parte importante dellidentit italiana sia legata alla provincia e, in fondo ci fa male il fatto Fotogramma da Io sono Li che stiamo perdendo quellidentit culturale a favore di una omologazione urbana pi impersonale; questo fa male come fa male che invece il recupero di quelle identit sia legato soltanto a implicazioni di chiusura e campanilismo che non ha nessun senso, come invece lo ha il piacere di avere unidentit; lidentit pi bella la si ha nel momento in cui si pi aperti a conoscere laltro, e si pi aperti a conoscere laltro nel momento in cui si sa meglio chi si : quando la nostra identit si lega alla chiusura nei confronti dellaltro perch si ha paura di perderla. Nel suo primo lungometraggio, Io sono Li, la ragazza cinese cerca di ricongiungersi con la famiglia. Nel secondo, La prima neve, il ragazzo africano una parte della famiglia la perde nel tentativo di raggiungere lItalia. Gli eventi sono destinati a peggiorare? Ho pensato che se noi vediamo una donna cinese come una madre o un ragazzo africano come un padre, capiamo meglio chi sono quelle persone perch il rapporto di genitorialit, il cercare di dare un futuro al proprio figlio rischiando tutto, o non sapere come dare futuro al proprio figlio perch si perso tutto, una cosa che possiamo comprendere anche se non siamo cinesi o africani. Penso che il motivo per cui Io sono Li e La prima neve stanno raccogliendo buoni risultati di pubblico perch parlano di relazioni che scopri che anche gli stranieri hanno! E triste doverlo scoprire cos, ma in questo periodo di retorica xenofoba che ha schiacciato molti orizzonti di conoscenza nellEuropa di oggi, forse c bisogno che qualcuno te lo faccia scoprire. Con Il sangue verde, Lei si occupa di quegli immigrati costretti a vendere la propria fatica per una manciata di euro al giorno nel-

le riprese di questo film e di altri documentari come Mare chiuso? Il modo migliore in Italia per porre degli ostacoli non dare risposte. C stato qualcuno che non ha partecipato a quei progetti perch era scomodo parteciparvi, c stato qualcuno che non ne ha voluto sapere, parlare, che non ha voluto appoggiarli perch era scomodo farlo. Per contro, c stato qualcun altro che invece lo ha fatto, il film stato finanziato da Rai 3, andato alla Mostra di Venezia, Mare chiuso ha avuto moltissimi premi. In Italia il meccanismo pi pesante di censura lautocensura: quelli che hanno paura di fare delle cose perch poi qualcun altro gli dice che non dovevano farle e che non si prendono rischi. In questo Paese ci sono situazioni del genere. Dopodich sarei stato ingenuo io a pensare che film di questo tipo possano avere facile appoggio di tipo economico e commerciale; ma li ho fatti perch andavano fatti, perch era urgente farli e lasciare questa testimonianza nella memoria storica di questo Paese, la testimonianza di chi ha vissuto quelle situazioni. Se li avessi fatti per interesse economico o commerciale sarei stato un idiota. Nel suo blog Lei sollecita commenti sulla distribuzione cinematografica in Italia. Qual il Suo punto di vista in merito? Penso che stia succedendo una cosa molto grave: si deciso di considerare il film un prodotto, una merce della grande distribuzione, affidandolo a luoghi che sono essenzialmente dei supermercati. Questo ha rovinato il rapporto tra il prodotto e il pubblico, se si intende il primo come qualcosa non da consumare ma da ascoltare, elaborare e gestire culturalmente. Ci sono poi altri fattori, la crescita della televisione e la crescita di internet; ma anche in Francia c internet e c la televisione ma il pubblico continua a andare al cinema, in Germania anche; chiaramente c una differenziazione del mercato cinematografico negli anni, ma lerrore principale dellItalia stato questo. Le sale e i distributori che hanno invece saputo costruire un rapporto con il pubblico, soprattutto i cinema che hanno saputo farlo con il pubblico del proprio territorio, ascoltando i gusti delle persone in quel territorio e in quella citt, rendendo il cinema uno spazio di azione culturale e non soltanto di consumo di spettacolo, producono servizio e hanno anche sostenibilit e attirano molto pubblico. Per lesistenza e il mantenimento in vita di queste sale ci vuole una scelta politica, ci vuole unazione di sostegno a quel tipo di cinema, altrimenti lesercente vecchio stile finisce per chiudere e per cedere al potere del centro commerciale che per, daltra parte, incassa sempre meno perch il pubblico sempre meno numeroso, anche se ogni tanto arriva Zalone e risolve il problema; per, se un solo film a risolvere il problema il mercato un po drogato, no? Io vado avanti nel mio percorso passo dopo passo, i miei film continuano a conquistare qualche migliaio di persone in pi, per fa male sapere che tante persone non possono neanche arrivare a vederli. Ma ci sono delle sale che hanno saputo resistere nel loro territorio: perch 10-12mila persone vanno a vedere La prima neve a Treviso? Perch un film del Nord, perch c Battiston? Non vero: perch a Treviso c una sala che sa lavorare con il proprio pubblico. E cos in altre citt che potrei citare. In altre invece non c una sala che abbia saputo costruire un rapporto con il pubblico e la gente non pu andarli a vedere questi film poich non arrivano, perch ovviamente le decisioni prese sono altre. Riproduzione riservata

Si ma allora, come si fa? Possiamo mica prenderli tutti qui, no?


di Andrea Segre Pubblichiamo per gentile concessione dellautore, il seguente intervento apparso il 4 ottobre 2013 sul blog andreasegre.blogspot.it Leggo nel Corriere della Sera di oggi (4 ottobre 2013, NdR) l'articolo sui "miliziani dei barconi" di Fiorenza Sarzanini: "Tantissimi [potenziali migranti] vengono "avvicinati" dai trafficanti, pronti a tutto pur di avere "merce" umana da imbarcare, che li convincono a seguirli". E ancora, qualche riga dopo: "Altre migliaia di stranieri aspettano di intraprendere lo stesso viaggio. Merce umana inconsapevole del reale pericolo di essere mandati a morire, o forse pronti a tutto pur di cercare un'altra vita." Sono frasi che si rifanno con coerenza a un punto di vista che si talmente consolidato nell'opinione pubblica europea, da non permetterci pi di capire perch sia stato creato e quali posizioni di politica internazionale sostenga. Un punto di vista che trionfa nella stragrande maggioranza dei giornali e dei commenti di oggi dopo la tragedia di Lampedusa e che pu essere sintetizzato con le seguenti parole d'ordine: "La tratta di esseri umani nelle acque del Mediterraneo un crimine contro l'umanit che va fermato con tutti i mezzi e l'Europa non ci pu lasciare da soli". Sono parole che potrebbero essere pronunciate da personalit politiche o morali di qualsiasi schieramento e appartenenza. Ebbene a mio avviso questa frase fuorviante e scorretta e conduce a strategie politiche e operazioni militari incapaci di affrontare il fenomeno migratorio mettendo davvero al centro la dignit e la vita degli esseri umani che emigrano. Da almeno quindici anni i Paesi Europei, sia singolarmente che insieme, sviluppano, con plauso di tutte le forze politiche, "misure di contrasto all'immigrazione clandestina e alle organizzazioni criminali che la controllano" e da almeno quindici anni il numero di vittime continua a crescere. Come mai? Il motivo per me semplice e quasi banale.

muri che l'Europa ha creato intorno alla sua fortezza. Il termine "merce umana" utilizzato dalla Sarzanini corretto solo se diamo per scontato il punto di vista europeo, cio di chi continua a volere il consolidamento della Fortezza facendo finta che tale strategia non produca vittime e tragedie. I migranti sono "merce umana" s, ma creata dalle nostre politiche e poi utilizzata da chi sfrutta l'occasione per fare business. Cambiando punto di vista i migranti sono invece persone a cui stato negato un diritto fondamentale non per una loro colpa, ma per una discriminazione su pura base etnica, in base cio a dove il destino li ha fatti nascere. Il Presidente Napolitano ha chiesto ieri, e tutti si sono accodati, di rafforzare Frontex, l'agenzia europea che dovrebbe coordinare gli interventi degli Stati Membri nel controllo delle frontiere esterne e che gestisce varie operazioni marittime, terrestri e aeree per fermare le entrate dei migranti illegali. Bene, caro Presidente, se rafforziamo Frontex e la strategia che Frontex rappresenta, noi otterremo due immediati risultati: l'aumento delle vittime tra coloro che chiedono protezione e l'aumento dei costi dei viaggi illegali e quindi dei ricavi per coloro che li gestiscono. Poi per potremo presentare meravigliosi report in cui ci vanteremo di aver ridotto gli sbarchi e gli arrivi illegali nel territorio europeo. Ma ci siamo mai chiesti una cosa semplicissima: quando si riducono gli arrivi illegali nel territorio europeo dove finiscono le persone che abbiamo fermato e respinto? Pensiamo davvero che tornano a casa e rinunciano al viaggio perch hanno scoperto che illegale? No, si rimettono in viaggio, se riescono a sopravvivere alle prigioni e alle torture dei Paesi extra-europei (Libia, Tunisia, Egitto,Turchia, Ucraina, Bielorussia e altri) a cui le nostre polizie li affidano, pagando salatamente il servizio.

foto di Valentina Cugusi, tratta da andreasegre.blogspot.it

Anna Ferrari

Si ma allora? Come si fa? Si spostano i finanziamenti dal contrasto all'immigrazione illegale alla creazione di canali di emigrazione legale. Si creano servizi e agenzie che danno informazioni su come e dove emigrare o su come e dove fuggire. Il problema sta nel fatto che esistono persone al Ma cos vengono tutti qui? mondo che hanno necessit di viaggiare, o per Non vero. La maggior parte di chi deve salvarsi la pelle o per cercare una vita migliore, scappare da regimi e guerre, cerca rifugio vima non hanno il diritto di farlo perch altre persocino casa per sperare di tornarci quando le ne, la cui pelle e la cui vita sono tendenzialmente guerre finiscono o i regimi cadono. molto pi al sicuro della loro, hanno deciso di Altri, i 20-30enni, cercano di andare pi lonnegarglielo. Queste persone non stanno ferme a tano per mandare soldi alle famiglie che incasa a rispettare l'ordine di quelli che stanno bene. tanto aspettano vicino a casa. E quelli vanno Cercano di raggiungere le terre dove stanno quelli aiutati. Chi invece si muove per motivi ecoche vorrebbero impedirglielo. E poich in mezzo Locandina del film Mare chiuso, 2012 nomici se sa che un tot possono farlo legalal viaggio trovano ostacoli naturali e soprattutto mente si organizzer per mandare quel tot e ricavare guadagno dalla militari (le operazioni di contrasto all'immigrazione clandestina di cui loro emigrazione attraverso le loro rimesse. sopra) allora si fanno aiutare da gente che d a loro qualche sgangherato Ma per rendere ci possibile bisogna costruire sistemi di informazioe pericoloso mezzo per superare quegli ostacoli e che per farlo si fa pane e di organizzazione delle vie legali di emigrazione: aprire uffici ad gare caro puntando sulla loro disperazione e sulla corruttibilit di buona hoc, usare mediatori culturali e comunitari, finanziare le agenzie UN parte degli operatori coinvolti nei controlli delle frontiere. Attraversare preposte a ci, utilizzare le sedi diplomatiche per questi scopi e altro mare, deserto, steppe, montagne per noi europei costa 5-10-20 volte di ancora. meno che per migranti non europei: perch per noi legale quindi sicuE dove si trovano i soldi? Beh da quelli che possiamo risparmiare ro, per loro no quindi insicuro. riducendo le follie e smantellando le inefficienze del sistema securiSe davvero vogliamo salvare la pelle delle persone che hanno necessit tario fatto di operazioni di respingimento, di rimpatrio forzato, di di viaggiare, la prima cosa da fare garantire loro il diritto di poterlo espulsione, di detenzione e simili. fare in modo sicuro e umano. Invece poich questo non lo vogliamo faE' una direzione rivoluzionaria e complessa, ma che l'unica che pu re, allora facciamo finta di occuparci di loro attaccando i trafficanti e la permetterci di non essere ipocriti quando ci scandalizziamo per le loro disumanit. I trafficanti di esseri umani esistono, ma sono quelli tragedie e quando diciamo di voler rispettare le vite e la dignit dei che reclutano a forza altri esseri umani per venderli contro la loro volonmigranti. t. Coloro che lucrano sui migranti per farli attraversare le frontiere che Altrimenti l'unica cosa che ci rimarr la vergogna. i migranti stessi vogliono attraversare sono, per usare un termine caro A noi la scelta. alla democrazia italiana, utilizzatori finali del sistema di frontiere e

In altri tempi lo si sarebbe definito un regista di impegno civile. Oggi che questa formula tocca raramente lambito artistico, dove collocare lopera di Andrea Segre (Dolo, Venezia, 1976)? Oltre dieci anni di carriera, una produzione oscillante tra documentario e cinema narrativo, prevalentemente incentrata sul tema dellimmigrazione. Ma ci che meglio connota il cinema di Segre nel panorama italiano degli anni 2000 lurgenza di informare lo spettatore, di portarlo a conoscenza di realt a lui prossime e tuttavia misconosciute, poco importa se attraverso le sgranate e concitate immagini di Mare chiuso o i toni grigi e pacati di Io sono Li. Di formazione classica, una laurea in scienze della comunicazione a Bologna, Segre ravvisa ben presto nel mezzo cinematografico quelle prerogative di immediatezza che sembrano non interessare pi da tempo anche i colleghi pi anziani. Non per niente, la poliedrica attivit di ZaLab, casa di produzione cui Segre legato, si ispira dichiaratamente a Cesare Zavattini, esponente di spicco del neorealismo, teorico del pedinamento della realt e oggi figura perlopi rimossa dalla cultura contemporanea. Dopo alcuni mediometraggi prodotti da Rai 3, con Marghera canale Nord (2003) incontra per la prima volta il pubblico della Mostra di Venezia. E la storia di otto marinai, quattro indonesiani e quattro egiziani, abbandonati in una motonave da un armatore in fuga; il film mostra le precarie condizioni di vita sullimbarcazione, le preoccupazioni quotidiane dei marinai rivolte non solo alla propria condizione ma anche a quella delle famiglie rimaste nei paesi dorigine senza alcun sostentamento. Come un uomo sulla terra (2008), tocca per la prima volta efficacemente il tema dellimmigrazione, dando voce a chi ha affrontato il viaggio della speranza tra Africa e Europa. Il film, candidato nel 2009 al David di Donatello come miglior documentario, parte dallesperienza di Dag che, giunto a Lampedusa nel 2006 da Addis Abeba, decide di raccogliere le testimonianze di altri profughi: porter cos alla luce le brutalit che la polizia libica mette in atto anche grazie ai finanziamenti destinati da Italia e Europa al controllo dei flussi migratori. Nel gennaio 2010 la cittadina calabrese di Rosarno viene sconvolta da manifestazioni di rivolta dei braccianti africani contro le condizioni di degrado cui sono costretti.

Ne nasce Il sangue verde, realizzato non solo con lobiettivo di informare lo spettatore sulla cronaca degli eventi, ma con lidea di entrare nella profondit umana di chi vive e pensa questa situazione (A. Segre). Lanno successivo segna lincontro del regista veneto con il cinema narrativo: Io sono Li incontra i favori della critica (viene presentato con successo alla Mostra di Venezia) e del pubblico (per oltre un anno il film circoler costantemente nelle sale italiane prima di essere venduto in molti altri paesi). Si rafforza il sodalizio con Luca Bigazzi, tra i massimi direttori della fotografia del cinema italiano contemporaneo, della cui collaborazione Segre si avvale per i lavori successivi: Mare chiuso (2012) realizzato allindomani dello scoppio della guerra in Libia, raccoglie le testimonianze di coloro che, intercettati in mare nel tentativo di raggiungere lItalia, sono stati oggetto delle famigerate politiche di respingimento scaturite dallaccordo BerlusconiGheddafi; La prima neve, seconda opera di finzione girata in Trentino (Valle dei Mocheni), narra dellincontro e dellamicizia tra un uomo africano appena giunto in Italia e un bambino rimasto orfano del padre; Indebito, viaggio nella Grecia afflitta dalla crisi economica che cerca di reagire sulle note del Rebetiko (musica nata negli anni Trenta dalla disperazione di chi fu costretto a fuggire da Smirne). (Davide Borghini) Filmografia: Lo sterminio dei popoli zingari, 1998, documentario Berlino '89-'99 - Il Muro nella testa, 1999, documentario Ka Drita?, 2001, documentario A met Storie tra Italia e Albania, 2001, documentario Dalle tre alle tre Il Nord-Est e il Mare, 2001, Marghera Canale Nord, 2003, documentario Dio era un musicista, 2004, lungometraggio 1 kg di Internet, 2005, documentario Kerchaou..., 2006, documentario PIP49, 2006, documentario La Mal'ombra, 2007, documentario Come un uomo sulla terra, 2008, documentario Magari le cose cambiano, 2009, documentario Il sangue verde, 2010, documentario Io sono Li, 2011 Mare chiuso, 2012, doc. co-regista Stefano Liberti La prima neve, 2013 Indebito, 2013, documentario

You might also like