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genza, o quella di chiunque, entrasse in comunione spirituale con essa, godrebbe immediatamente della gioia dei beati.

La morte non una condizione necessaria alla beatitudine. Conosci le differenti dottrine sulla vita dopo la morte. C' quella dei discepoli di Socrate: dopo la morte, le anime degli uomini compiuti ritornano alle loro stelle. Poi c' quella dei sostenitori di Pitagora, la reincarnazione, dottrina che Piatone stesso sembra aver sostenuto, riservando tuttavia questa transcorporatio a coloro che hanno rifiutato giustizia e piet, mentre gli altri sono liberati definitivamente dal peso del corpo. C' quella di Anassagora, che verr ripresa da alcuni filosofi arabi: dopo la morte, il nulla... nulla che la luce del primo intelletto, l'intelletto agente, causa unica e universale della generazione; la fusione, la scomparsa dell'anima in Dio. C' quella di Avicenna e di Algazel, che contempla lo stato del paradiso: una volta separata dal corpo, l'anima si volge verso la luce dell'intelligenza che le prodiga le sue forme intelligibili in una dilettazione suprema. Quanto a Isacco Israeli, riprende le tesi degli epicurei: dopo la morte, le anime dei giusti salgono al coro della cerchia suprema per lodare e seguire la giustizia, mentre quelle che hanno ceduto all'oscenit bruciano nel fuoco perenne. Il Cristianesimo molto tentato da quest'ultima idea, e molti credono all'inferno. Ma ecco ci che io propongo, seguendo il mio Maestro Alberto Magno: l'amore cos naturale all'anima che, senza di esso, l'anima si spezza in sofferenze intcriori tali da ucciderla. Dio ama talmente l'anima che, se si volesse impedirle di amare, le si toglierebbe la vita e l'essenza, la si annienterebbe. E questa la gioia naturale, che deriva dal coronamento dell'amore la cui funzione consiste nel fare l'essere, nel dinamizzarlo, nel superarlo. Il comandamento del l'amore per l'anima un inizio dell'essere. La conversione del l'intelletto, il moto con il quale l'anima si volge tramite il pr prio intelletto agente verso la luce increata del primo intcllcl
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to, non solo causa di conoscenza: attraverso questa stessa attivit intellettuale, questa conversione costituisce l'essere stesso dell'anima. Senza amore, l'anima non nulla; con l'amore, beata. L'amore l'esultanza dell'intelligenza nell'intelligenza divina. Hai conosciuto oggi il 'punto di conoscenza' di Alberto Magno: il castello intcriore, la vetta da cui la Deit crea l'essere, fabbrica l'universo. Questo punto unisce tutto ci che, nell'universo e nell'intelletto, si differenzia. Questo punto non altro che la luce dell'intelligenza nell"adesso', da cui trabocca verso l'esterno. Questa potenza dell'anima non coglie Dio solo nella sua bont e nella sua verit; essa cerca pi lontano, giunge sino al Fondo e coglie Dio nella sua unit e nella sua solitudine, coglie Dio nel suo deserto e nel suo stesso Fondo. Qual dunque lo scopo dell'anima?". "Non lo so". "Penso invece che tu lo sappia. Lo scopo dell'anima lo stesso del filosofo, lo stesso del sapiente, lo stesso dell'universo: l'unione con l'esuberanza dell'intelligenza e della gioia che si chiama Dio. Lo scopo dell'anima la volutt ultima della conoscenza di s, della conoscenza che Dio ha di se stesso. E questo, non solo per la persona individuale. Dante, che come saprai morto da poco, ha pronunciato una nuova parola d'ordine: la vita secondo l'intelletto il fine di ogni societ umana, di ogni civilt. E un'impresa che non pu compiere un solo individuo, n una sola famiglia, n un solo villaggio, n una sola citt, n un solo regno, n un ordine monastico, ma l'umanit nel suo insieme. Ovunque ci si volga, il frutto dell'amore la gioia di una conoscenza che cresce continuamente in se stessa". "Rivelatemi allora, Maestro, il segreto di questa conversione dell'intelletto umano nell'intelletto divino". "E l'umilt del silenzio, il vuoto. L'umilt non un'attitudine psicologica, lo stato naturale dell'universo convertitosi a I )io, che lo esalta e lo glorifica in tutte le sue stelle, in tutti i
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suoi mondi, in tutte le sue piante, i suoi animali e negli esseri umani. L'uomo umile riceve immediatamente il flusso delli grazia. In questo flusso di grazia, la luce dell'intelligenza si eleva immediatamente, e Dio scorre in una luce che non pu essere offuscata. Chi fosse avvolto da questa luce, sarebbe talmente pi nobile degli altri uomini da risultare ci che un uomo vivente rispetto a un uomo dipinto su un muro. L'umilt, cio il luogo in cui l'amore si ripiega su se stesso, il luogo in cui il pi-che-essere cresce nella propria origine, il centro stesso della Deit. Infatti, a partire da che cosa la creazione possibile? A partire dall'increato. A partire da che cosa l'essere possibile? A partire dal nulla. E questo nulla nel tutto l'umilt. il centro della Trinit e dell'universo. L'uomo nobile non cerca uno stato emotivo di estasi, ma la coscienza di essere ci che egli non ancora, e ci diventa superamento di se stesso. L'umilt lo stato dell'universo. Riconoscendosi, l'essere umano compie il suo scopo nella Deit: la conversione dell'amore e il superamento dell'essere. L'umilt l'unione con il centro della conversione. Nell'unione, Dio stesso che trova in se stesso il luogo del suo intervento sull'anima. In altri termini: in Dio che l'anima dell'uomo umile sente Dio e ne diventa beata". "Ma come arrivare a questa umilt?", chiesi spontaneamente. "Nell'uomo, l'umilt la povert, ovvero l'abbandono del punto divista parziale attraverso l'allargamento dell'intelligenza che abbraccia l'intelligenza divina. Perch l'essere si completi, la Deit deve scavare in s un punto vuoto di ogni essere, cos umile, cos povero che tutto il potere divino vi trovi la sua gloria. Un posto per l'espressione della vita attraverso la grazia. Luomo saggio riconosce di essere questo punto, e si bea di questa umilt come il luogo privilegiato in cui Dio si fa veramente Dio, Dio di esuberanza, di superamento, di effervescenza creatrice. Se spetta all'intelletto superare i pensieri per raggiungere l'anima nel pro178

l ' i i < Tondo, alla fine deve perdere se stesso". "Devo negarmi?". " I ,a vita si incarica di scavare un vuoto in ognuno di noi atli.ivcrso le delusioni, le sofferenze, i rovesci della fortuna, le umiliazioni...". "Tutte cose che sono precipitate nella vostra vita in un'et in cui si preferirebbe la tranquillit". "La vita buona, per questo vuole togliermi tutto, perfino la 11 ignita. Lasciando che si prenda tutto si far in me l'umilt, un vuoto, una profondit di vuoto, appunto ci che occorre perch l'intelligenza divina si rivolga in se stessa e produca la creazione. Cos sar testimone, io che non ho pi nulla, del fatto che l'universo un'esplosione di gioia e di intelligenza. Ecco il mio lascito: una spiritualit dell'intelligenza. Questa spiritualit deve proseguire il suo cammino costi quello che costi, malgrado Virnebourg, malgrado l'Inquisizione, malgrado la mia morte". "Ma che rester di voi su questa terra?". "L'approfondimento del sentimento umano costituisce il pi grande apporto dell'uomo a Dio. Quando l'uomo verr accolto dalla Trinit, il suo cuore sar perfettamente innalzato. Mentre l'uomo contempler in lacrime l'oggetto delle sue aspirazioni, dicendo: Alleluia, tu se il mio Tutto', anche Dio lo contempler dicendogli: 'Benedetto tu sia, figlio dell'uomo, poich nelle tue pupille contemplo una profondit che altrimenti mi rimarrebbe per sempre nascosta. Tu sei la mia fede, il mio coraggio e la mia gioia'. Luomo chiamato alla conquista della Deit mediante la fede, la scienza e la partecipazione. Questo sia detto, questo sia comunicato senza riserve. Affido anche a te questa missione, Corrado. Di me ti rester la gioia che mi da la coscienza di vivere in Dio, e questo pi che sufficiente. Trasforma la tua timidezza in umilt e predica questo annuncio straordinario che Ges venuto a dimostrare con la sua stessa vita". 179

"Quanto vi siete vendicato del vostro desiderio di semplicit affidando un incarico cos grave a uno spirito cos rozzo!". A queste mie parole mi sorrise con un tale sguardo di fiducia che, per un attimo, mi sentii degno del compito che mi aveva affidato.

Al'ITOLO 5

La posta in gioco
Bisognava diffidarne, Tommaso d'Aquino ci aveva avvertiti al riguardo: "II commercio, considerato in se stesso, ha un iniluhbio carattere vergognoso, in ragione del desiderio di guadagno, dell'amore per la ricchezza e per il fatto che permette al denaro di generare denaro". Il suo difetto comunque felicemente limitato dallo sforzo e dal lavoro necessari allo spostamento delle merci, mentre non si pu dire altrettanto dell'usura, proscritta in tutta la cristianit. Essa potrebbe favorire un gioco al rialzo senza altri limiti che la follia degli uomini. Un francescano mi forn un giorno quest'immagine. "Immagina", mi disse, "un nobile ricco ma pigro. Si traveste da mercante e sollecita i passanti, non per vendere qualcosa, ma per prestare loro cinquanta soldi d'oro sino alla fine del giorno seguente dietro compenso di cinque soldi di usura. Un primo curioso aderisce all'idea. Prende i cinquanta soldi, li sventola sotto il naso di un bottegaio che, credendolo ricco, accetta di vendergli abiti e stoffe posticipando il pagamento di un giorno. Ben vestito, l'uomo corre dal vescovo e lo persuade ad acquistare le stoffe a caro prezzo. Compiuta la transazione, che non era in fondo che una rapina, l'uomo paga il bottegaio come convenuto, ritorna dal mercante e gli restituisce, in tempo, i cinquanta soldi d'oro pi i cinque soldi di usura. Dall'affare, l'uomo ha ricavato venti soldi. Eindomani si apposta un po' pi lontano, lungo la stessa strada in cui il ricco fannullone continua il suo 180 181

comandamenti sono le mie delizie. I tuoi precetti sono eterna mente giusti. Dammi l'intelligenza, affinch io viva". Poi riconobbi un altro salmo. "Eamicizia dell'Eterno per coloro che lo temono, e la sua alleanza da loro insegnamento. Io volgo continuamente gli occhi all'Eterno poich liberer i miei piedi dalla rete. Guardami e abbi piet di me, poich sono abbandonato e triste. Le angosce del mio cuore aumentano, conducimi lontano dallo sconforto. Guarda la mia miseria e la mia pena, perdona i miei peccati. Guarda il numero dei miei nemici e con quale odio mi perseguitano. Fai che io non sia confuso". Quelle parole sembravano rivolte a me e, come se il Maestro e le donne lo sapessero, lasciavano al silenzio il tempo di ripetermele nell'anima, sperando che si radicassero donandomi pace. Ma la pace non giungeva. Disperato, mi posi davanti a lui e gli feci senza pudore una sciocca domanda. "Come posso sapere se Katrei si convertita, e se sia cosa buona che sfugga al giudizio della santa Inquisizione per il riscatto del suo crimine?". Fu essa stessa a rispondermi. "Non so che dire, padre Corrado, se non che ero chiusa in un pozzo profondo e che ora corro libera per i prati. Alla morte di mia madre mi sono rifugiata in una minuscola grotta e in seguito, quando sono stata offesa al monastero, mi sono rinchiusa in una minuscola tana in fondo al mio cuore. L ho costruito Dio molto pi di quanto l'abbia incontrato, ho costruito il mondo molto pi di quanto l'abbia conosciuto. In realt negavo me stessa, e negandomi negavo Dio e il mondo. Rifiutavo di nascere al mondo e rifiutavo di nascere in Dio. Ho trovato rifugio presso le beghine, non avevo altri posti in cui andare. Ero fragile, spaventata, angosciata, perduta, confusa; non riuscivo a capire. Della Chiesa non avevo conosciuto che violenza e contraddizioni, e ipocrisia soprattutto: castit tra198

. l i t i mata in perversione, carit trasformata in abuso di potere, M 1 1 1 1 diventate pura apparenza, ovunque una facciata comple1.1nicnte opposta a ci che succedeva in realt nelle cucine, nei i l u i mitori, nelle stalle, nei granai, nei campi, nei frutteti. Tra le beghine del Libero Spirito, invece, tutto corrispondeva alle uiir aspirazioni. Desideravo sparire: esse mi insegnarono che occorreva scomparire in Dio. Volevo distruggere il mio corpo, diventato un rifiuto mille volte insudiciato: esse mi dicevano rlie avevo tutte le probabilit di venire bruciata come molte altre sorelle. Soprattutto volevo negare l'amore umano, non continuare pi a perpetuare l'orrore del mondo aggiungendovi altre creature: esse mi ricordarono il sogno dei Catari di condurre tutti alla castit, per impedire la continuit di una specie che meritava pi di scomparire che di vivere. Mi hanno esposto il pensiero di Maestro Eckhart, ma in una versione totalmente deformata. Da quando l'ho incontrato mi ha trattata come una figlia, con dolcezza ma senza condiscendenza. Ha aperto il mio cuore a Dio. Mi sembrato di uscire a poco a poco da quel pozzo per entrare nella vita. Vedevo di nuovo i fiori, gli alberi, i bambini, gli uomini, le donne; vedevo di nuovo il fiume, le montagne, le citt, e ho capito come tutto ci sia bello e buono. Com' bello vivere! Solo respirare l'aria mi parso a un tratto un immenso piacere, un'immensa grazia. Ho capito che le sofferenze della vita sono come un piccolo forno in cui si cuoce del buon pane, da cui escono momenti di vittoria e di gioia. Ges non morto che nei nostri morti, non ha sofferto che nelle nostre sofferenze, non ha pianto che nelle nostre lacrime, non ha amato che nei nostri amori. Ho sentito che Dio questo, che tutto ci che e ancora di pi, e che la vita umana permette a Dio di trascendersi. Ero come morta, ma oggi ho ritrovato la gioia di vivere, di amare, di darmi interamente e senza riserve". Aveva pronunciato quelle parole con tanto candore e sem199

riusciva a prendere qualche respiro affannoso. Andavamo tutte le sere al battistero, in genere per trascorrere un periodo di silenzio; ma talvolta Suso, Tauler o io stesso lo assalivamo di domande con lo zelo dei pirati che svuotano una nave dei suoi tesori prima del naufragio. Ricordo una sera particolarmente fredda, in cui eravamo incollati gli uni agli altri e cos vicini alla candela che rischiavamo di prendere fuoco. Osai porre al Maestro una domanda cos banale che Tauler credette per un attimo che mi si fosse gelato il cervello. "Perch la sofferenza?", gli chiesi. Dopo aver riso a quel ritorno al catechismo dei bambini rispose, con la lentezza dovuta alla difficolt di respirazione, qualcosa che non avevamo mai letto n sentito. "Dio avrebbe potuto accontentarsi di essere Dio, ma non quello che ha fatto: ha scelto di divenire Dio. A questo serve il mondo, a far diventare Dio veramente Dio. Perch un dio che Dio molto meno Dio di un dio che lo diventa. Essere perfetto meno perfetto che diventare perfetto, essere buono meno buono che diventare buono; essere felice impossibile, bisogna diventarlo; essere compassionevole impossibile senza la fragilit; essere coraggioso impossibile senza prove e senza sofferenza. Chi pu conoscere la gioia se non ha conosciuto il dolore?". "Se Dio sperimenta i moti della gioia e della sofferenza, come pu essere eterno?". "Dio non pu semplicemente essere, non pu semplice mente riposare in eterno. Se fosse semplicemente esseri', 1.1 sua bont, la sua bellezza, la sua verit, la sua misericordia e il suo amore gli sarebbero imposti dal suo stesso essere, e i u n i ne avrebbe la libert, n la felicit, n la coscienza. Dio n"n pu esserlo gi, deve diventarlo, deve fare se stesso di se sti so. Per questo si avvolto in un grande mistero, al fine di < mi cedersi spazio per divenire ci che . Alberto Magno e I Moni r i 208

l'Areopagita avevano ragione a ritenere che Dio molto pi che essere. Dio un Sovra-essere che straripa nell'essere. Per questo ha dovuto ritirarsi nel suo mistero, in ci che ha prodotto il Verbo, e cos liberarsi dalla costrizione di essere immediatamente e totalmente se stesso. Se Dio non avesse deciso la propria identit nel Verbo, non potrebbe che essere immediatamente e assolutamente se stesso, e non vi sarebbe posto che per esso. Questo limiterebbe Dio, gli impedirebbe di conoscersi e superarsi. Dio non pu essere neppure semplicemente eterno, deve essere pi che eterno, e quindi, prima, deve essere meno che eterno. Dio doveva prendere il tempo che gli occorreva per superarsi, per questo cre un tempo eterno per un superamento eterno. Cos, Dio si fa pi che eterno facendosi al contempo temporale". "E l'uomo, che cos'?", chiesi. Il respiro stentato gli causava molta fatica nel parlare. "Io sono il tempo che Dio si dona per diventare veramente Dio, disse l'uomo". "Ma l'universo, lo spazio, il movimento appartengono solo al tempo!", esclam Tauler. "S, lo spazio un prodotto del tempo. Immagina una gemma che diventa una foglia, poi la foglia ingiallisce, si stacca e muore. Adesso immagina che questo processo si ripeta sempre pi velocemente, sino al punto in cui la gemma muore esattamente nello stesso momento in cui si apre. In altre paiole, non esiste perch non ha il tempo di esistere. Qualunque eosa non che il tempo che impiega per svilupparsi e morire. Senza il tempo non esiste, non ha il tempo di esistere. Ora Immagina le distanze, per esempio tra il monastero di Erfurt, <niello di Strasburgo e quello di Colonia. Essi formano un triangolo, e lo spazio ci che li separa. Un giorno decidi di visitarli e per miracolo cammini sempre pi veloce. Mediante queIto miracolo arriveresti al punto in cui passare da un menaste 209

ro all'altro avverrebbe cos rapidamente che giungeresti al secondo e al terzo monastero nello stesso istante in cui sei partito dal primo. Ci significherebbe che lo spazio completamente annullato. I tre monasteri sarebbero lo stesso luogo, lo spazio che li separa non esisterebbe pi. Lo spazio non cluil tempo, il tempo che si impiega per passare da un luogo all'altro. Se andare dalla terra al sole non richiedesse nessun tempo, non vi sarebbe nessuno spazio tra i due astri. Lo spazio solo tempo. Per questo dico che l'uomo il tempo che Dio si concede per conoscersi, amarsi, sfidarsi, superarsi e per farsi veramente Dio. Dio di bont, di compassione, di coraggio, di misericordia, di conoscenza... Per fare l'uomo, Dio si ritratto dalla conoscenza che aveva di se stesso, si ritirato nel mistero, lasciando il tempo e l'oscurit. Poi ha iniziato a far danzare l'oscurit perch diffondesse luce, e ha fatto danzare la luce perch diffonda vita. Tu e io siamo il ritardo che Dio ha deciso di prendere su se stesso per farsi scoppiare le viscere". "Non capisco pi", confessai. "Voglio dire", continu Eckhart, "che il tempo permette a Dio di sviluppare un sentimento di coraggio, un sentimento di gioia, un sentimento di felicit. La felicit non pu esistere senza sforzo, e lo sforzo richiede tempo. Dico quindi che io sono il ritardo che Dio ha deciso di darsi per farsi scoppiare le viscere. Ed ecco che cosa c' nel ventre di Dio: la neve, i campi imbiancati, le foreste, gli animali, la luna, il sole, le stelle. Egli ci riempie lo sguardo, e noi siamo gli occhi attraverso i quali Dio si compiace di contemplarsi, vedendosi riversato in cascate di luce e di splendore. Noi esistiamo finch Dio rimane ritirato in se stesso per darci il tempo di arrivare a lui. Durante questo tempo, egli si supera: un tempo eterno per un superamento eterno. Nel tempo, Dio attraversa l'essere per superare l'essere. Oh, Dio mio, che dolce tempo il tempo per amare, il tempo per conoscerti, il tempo per avere coraggio, il tempo 210

I >l< mire i riflessi che assumi in ognuno di noi e in tutte le < 'mile amo questo tempo! Oh, Dio mio, trattieniti anco' i u n | > ' , il tempo che io gioisca di questo momento. E se i ii I n t u i i il tempo su se stesso, sapr che non sar che per un i - n i p i i Poich hai deciso di donarti il tempo, e senza il tempo rn-sti di essere un vero Dio, non saresti che una massa .1,il ira e- infinitamente piccola perduta nell'inconsapevolezza li .r. No, tu sei un Dio della vita, ho la mia vita in te, e per tnpri-. Oggi attraverso strati di sofferenza e solitudine, ma al tornio di me stesso, nel profondo del mio essere, c' sempre e inpre un'onda di gioia che raccoglie i frutti di questa soffei en/a. Non posso darmi a te, perch io sono tuo, ma mi diletto nella coscienza di questo amore che ci unisce, tu e io, al tempo e all'eternit". I )iede un colpo di tosse, e un rivolo di saliva e di sangue gli usc dalla bocca. Lo aiutammo a raggiungere la sua cella; ma quando cercammo di entrare per vegliarlo, rifiut.

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"Voi state pensando al Figlio di Dio". "Naturalmente", conferm padre Eckhart. "Un Maesti i uh se: 'Poich Dio si fatto uomo, tutto il genere umano ne e i . i i n innalzato'. Quel Maestro ha parlato bene, ma a cosa mi s<-i \ rebbe un fratello ricco se io restassi povero? A cosa mi servii rl > be un fratello saggio se io restassi ignorante?". "E voi, che cosa pensate voi?", incalz ancora Suso. "Io dico qualcosa che va pi lontano: Dio ha assunto intn.i mente la natura umana. La beatitudine che il Figlio, la luce, ci ha portato era la nostra. L dove il Padre genera luce nel fondo della nostra anima, l si dispiega la nostra natura. Questa natura una e semplice. Per esistere senza intermediari nel demi damento di questa natura dobbiamo esserci liberati dall'egoismo al punto da amare coloro che abitano al di l dei mari alla stessa stregua dei nostri amici. L'universo intero ci riguarda. In secondo luogo, dobbiamo avere un cuore puro. In terzo luogo, bisogna che siamo privati del nulla". "Che cosa intendete con 'privati del nulla'?", domand Suso. "Supponiamo che io prenda in mano un tizzone ardente. Se accuso il tizzone di bruciarmi la mano, ho torto. il nulla che mi brucia. Il carbone ha in s qualcosa che la mia mano non ha. Se la mia mano avesse in s tutto ci che il carbone , avrebbe anch'essa la natura del fuoco e non si brucerebbe. Allo stesso modo, se avessi la natura di Dio, che non ha nulla, non potrei soffrire. Soffrirei senza soffrire. Come il Padre genera la luce in se stesso, cos la genera in seno alla nostra anima. Qui il fondo di Dio il mio fondo, e il mio fondo il fondo di Dio. Finch compi le tue opere per il regno dei cicli, per Dio o per la tua beatitudine, e quindi, propriamente parlando, dal di fuori, non sei veramente retto. Sono opere utili, ma non le migliori. Se pensi che attraverso l'interiorit, il raccoglimento e la dolcezza tu riceverai pi Dio di quanto non ne riceveresti in una cucina o in una stalla, come se tu prendessi Dio, gli

.i\i la testa in un telo e lo chiudessi in un armadio. Chi i Dio con un mezzo afferra il mezzo, ma dimentica Dio ' IH e nascosto sotto il mezzo". "Ma allora perch, padre Eckhart, cercate la verit e la santit?". "Se chiedeste per millenni alla vita: 'Perch vivi?', essa risponderebbe: 'Vivo perch vivo'. La vita trae la sua vita dal pioprio fondo e scaturisce da ci che le proprio: per questo vive senza chiedere il perch, perch non vive che di se stessa. ( >ra, se si chiedesse a un vero uomo, a un uomo che agisce dal suo fondo: 'Perch vivi? Perch compi le tue opere?', se volesse rispondere correttamente direbbe soltanto: 'Agisco perch agisco' ". Poi il Maestro si addorment quasi all'istante con la testa reclinata sulla tavola. Il pasto era stato consumato e la cucina si era dolcemente quietata nel tepore degli ultimi profumi. A compieta rimasi da solo vicino a lui e mi addormentai tranquillamente davanti al camino. Sotto la cupola dell'immensa cattedrale, Virnebourg splendeva di magnificenza; la sua mitra rossa e argento rifrangeva in tutte le direzioni le luci che gli lancia la magnifica vetrata del giudizio universale. Pietro Estate, in una tonaca di lana bianca, irradiava una luce cos pura che si sarebbe detto un sole allo zenit. La mano sinistra era levata al ciclo, mentre la destra puntava in direzione dell'angolo pi oscuro del coro. Mi avvicinai per vedere chi veniva additato in modo cos formale. Coperto di sudici cenci, incatenato mani e piedi, c'era padre Eckhart. Mi guard. I suoi occhi non avevano colore n vita, sembrava una statua di alabastro. Teneva nella destra un piccolo fiore bianco che fremeva sotto l'azione di una brezza misteriosa. Pietro Estate, dall'alto del pulpito, parlava con autorit. "Quest'uomo ha voluto offrire di nuovo al mondo il pomo

La chiesa era affollata. Aveva nevicato tutta la notte, e la luce mattutina aveva qualcosa di diafano e sovrannaturale. I raggi che entravano dalle vetrate monocrome conferivano alla pietra umida una brillantezza particolare. Faceva freddo, molto freddo. Il vapore che uscivano dalle bocche si univa agli incensi purificatori, formando una sorta di nebbia rosata in cui risaltavano l'altare, la tribuna preparata per la ritrattazione del Maestro e il pulpito da cui il generale avrebbe predicato. Virnebourg e i giudici dell'Inquisizione, eccetto Reinher Friso, sedevano su troni porpora portati appositamente dall'arcivescovado. Dopo aver chiesto piet per le nostre colpe, Barnaba di Gagnoli sal sul pulpito per arringare la folla. "Paolo, il padre di noi tutti, il primo predicatore e il pi perfetto, ha scritto, ed la parola di Dio: 'Cristo nostro Signore, da cui abbiamo ricevuto la grazia e l'apostolato per condurre in suo nome all'obbedienza della fede tutti i pagani'. Il fondamento della fede l'obbedienza. la disobbedienza di Adamo che ci ha perduti, l'obbedienza al Cristo che ci ha salvati. In quanto uomo, Cristo non poteva comprendere perch il Padre lo inviasse nel mondo per morire sulla croce al fine di salvarci. Questo amore sfuggir sempre alla ragione umana. K follia dal punto di vista dei filosofi. Ma Cristo stato abba stanza saggio da abbandonare la sua saggezza umana e tene i M all'obbedienza a Dio. Per questo San Paolo afferma con sin i rezza: 'Cos come, per una sola offesa, quella di Adamo, la r< >i i danna ha raggiunto tutti gli uomini, allo stesso modo, con un solo atto di giustizia, la salvezza che dona la vita abbraccia i n i ti gli uomini. Cos come, per la disobbedienza di un solo i m. molti sono stati resi peccatori, allo stesso modo, con 1'oNn dienza di uno solo, molti saranno resi giusti'. E pi oli M sapete che consegnandovi a qualcuno come schiavi pri n\<\ dirgli, voi diventate schiavi di colui cui obbedite, si.i < peccato che conduce alla morte o l'obbedienza clic rondili'!
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alla giustizia? Ma sia resa grazia a Dio che, dopo essere stati schiavi del peccato, voi avete obbedito con tutto il cuore alla regola della dottrina nella quale siete stati istruiti'. L'uomo costretto a obbedire: che obbedisca al peccato o che obbedisca alla dottrina della Chiesa. Non c' un sentiero per ognuno, c' un'unica strada, ed stretta; una sola, ed l'obbedienza. stretta perch vi un'infinit di modi per fare il male, ma uno solo per fare il bene. Se non fate il male e siete nel bene, obbedite e otterrete in ricompensa il paradiso. Non avventuratevi su ardue vie con ragionamenti complessi. Attenetevi all'essenziale. 'Infatti', dice ancora San Paolo, 'le armi con cui combattiamo non sono carnali; ma possono, con la grazia di Dio, abbattere le fortezze. Noi abbatteremo tutti i ragionamenti che si levino contro la conoscenza di Dio e renderemo ogni pensiero schiavo all'obbedienza di Cristo. Siamo pronti a punire ogni disobbedienza finch la vostra obbedienza non sar completa'. Padre Eckhart non ha voluto trarvi in errore, ma i tempi sono torbidi. I Mori non si sono accontentati di cacciarci da Gerusalemme, si sono insinuati tra di noi con i loro scritti sottili e difficili da combattere. Padre Eckhart si fatto trascinare malgrado la sua buona fede e oggi qui per giustificarsi pubblicamente affinch tutti sappiano che non eretico, anche se si sbagliato su diversi punti. Dobbiamo quindi essere misericordiosi. San Paolo stesso ci invita: 'Cos come voi avete un tempo disobbedito a Dio e della vostra disobbedienza ora avete ottenuto misericordia, anch'essi hanno disobbedito affinch, per la misericordia che vi stata concessa, ricevano anch'essi misericordia, poich Dio ha chiuso tutti gli uomini nella disobbedienza per concedere misericordia a tutti'. Per questo motivo padre Eckhart venuto a chiedere piet e misericordia all'arcivescovo". Il Maestro avanz a fatica davanti alla tribuna. Era stremato ut-I corpo e nello spirito. Lessi al suo posto, prima in latino e
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ropa. La cosa gli pareva offendesse la ragione, prima di ogni i so morale: gi nell'attraversare il ponte vecchio verso Olt aveva osservato alla sua sinistra, sotto i colli di San Giorgio i Miniato, le magnifiche torri e le dimore dei Bardi, che prc no denaro a tutti i re dell'impero e amministravano le risor papa, e alla sua destra, oltre i mulini ad acqua degli opif ponte di Santa Trinit, le case addossate alle case, senza ini co, vecchie e pericolanti, scalcinate, piene di crepe. Da un.i i te, aveva pensato, gente che per godersi interamente Ir pi ricchezze avrebbe avuto bisogno di migliaia di vite, dall'ali gliaia di vite cui mancavano le risorse per arrivare al ginn n Non s'era addentrato da solo nel borgo popolare, ma a't guidare da un suddiacono della chiesa dei cistercensi, i 1 1 versato un'offerta e chiesto della ragazza. S'erano quindi n nella fitta rete di viuzze senza luce che portavano alle mie avevano attraversato chiassi nauseabondi grommati di M ruderi decrepiti che la gente usava senza vergogna comi 1 \ Aveva visto il sedere nudo di una vecchia che deiccav.i tutti quelli che passavano, dei bambini che facevano lo d'una casa, e persine il cadavere d'un vecchio in < l< ne dentro un fossato, coperto di stracci logori e di ir sotto le nuove mura, si apriva uno spiazzo dove i maini razzolavano, e le case, fatte con sassi e calcina tenni i . 1 1 gno, erano addossate alla cinta alla bell'e meglio preciso, con tetti di legno ricoperti di strame, da mente pioveva, nei giorni di pioggia, un po' mrn< 1 1 Checca non era una brutta ragazza, ma gli lasi K una sgradevole impressione. Era magra come un i no, vestita da uomo. Era scura di capelli e cnrna> na adunco. Avrebbe potuto sembrare in asn.nn non fosse stato per quel broncio risentito chr U H I maschera fissa e l'espressione vuota come un l i l i non si leggeva l'ombra d'un sentimento, u p . u n 152

n rancore sordo e indifferenziato nei confronti di qualsiasi esi nnano. Una di quelle donne un po' indurite che non sembra1 l ' i n donne e, non essendo neanche uomini, potrebbero essere line di sale, cos ridotte forse da un'esperienza dolorosa, o solo 1 essere state travolte e sommerse troppo precocemente dalle 1 n/c del quotidiano. Stava aiutando suo padre, sua madre e alI i n a scardassare una partita di lana quando il suddiacono ' M Introdotto Giovanni nello stanzone buio e sporco in cui stai .indo. Il padre di Checca aveva reagito male alla visita i '' ' indo, aveva concesso una pausa solo per rispetto verso 1 Giovanni aveva assicurato che si trattava solo di un " domande, ma la ragazza, lanciandogli un'occhiata cattiva, 11111.11 a di rispondere a quelle su un pistoiese di nome TeriM voltata dall'altra parte, diretta di nuovo al suo lavoro. ntrato recentemente a Bologna, aveva mentito Gio| ( ilic-cca era tornata a voltarsi verso di lui. Ini perso di vista, aveva continuato, e ho saputo che tv ruscTc qui.... le i da tre anni, e non so dove sia, era stata la rispo1 1 1 .i^azza. Quella con lui una storia vecchia, finita | In, min c' ragione per cui possa essere tornato a Firen"Urlir dovesse rimettere piede in citt, non c' ragione i l i ) . l i , i venire da me.... Si era quindi voltata definitiva i " mi cenno a suo padre, avevano ripreso in silenzio 11 iso verso il ponte vecchio; un altro viaggio a i' i ''.Mebbe rimasto ancora poco a Firenze, se non 1 ' 'i M. Li citt da cui era stato esiliato senza esserci unta la nostalgia dell'esule, avrebbe saputo .1 ilj'jco. All'altezza della porta di San Friano |l H n aria, diede le spalle al ponte di Santa Triiii" ira le botteghe degli artigiani verso il cuore 1 ' 'i ' >. Giunse cos in una piazza con una chie153

sa e s'imbatt in un corteo formato da due condati da una dozzina di fanti armati che ovo guardia del corpo. Dalla bardatura degli animali, i u * zose che indossavano, dalla stessa presenza di quel i<gt to, Giovanni cap subito che i due personaggi ch< di lui dovevano essere molto importanti, due piv/l M l'economia o della politica, oppure di entrambe. I l rimbalz in gola quando riconobbe uno dei due . i Bonturo Dati, il vecchio capo dei guelfi neri di Luce* lio, quello che, finch era tra gli anziani di Santa Zi i .1, i li g, spostava ingenti somme di denaro, pagava i barj'.< III peva i gonfalonieri, si accaparrava gli appalti pi lue 11 patrigno e il fratellastro Filippo gli erano stati amici, < I si era rivolto con successo per far bandire da Lucca i I in fiorentini. Ecco dov'era adesso: tra i suoi amici pi stiviti, neri di Firenze. Giovanni abbass d'istinto lo sguardo, nascondersi. Se Bonturo l'avesse riconosciuto, sarebbe* guai. Ma uno storpio che suonava il liuto seduto a terra al boiilo( piazza, col cappello rovesciato davanti a s per raccogli* rei cominci a cantare una quartina, improvvisata al due signori:
// vostro nome viga imperituro nei versi che vi conia il menestrello, se date, messer Mone e ser Bonturo, di vostro conio a lui, come a un fratello.

i, messer Mone, i,///./ Ginestra e al fiordaliso; iti yi>da usucapione i <>\lra in Paradiso...

i l i . .1.1 smise di ridere e si ferm, e con lui Bonturo e Si chin a sussurrare qualcosa a una sua guardia ' n mati si avvicinarono al menestrello e comnciaI i K > u pugni e calci, con violenza inaudita, fino a lan. i .il margine della piazza. Poi ripresero posto nel sec cavalieri. Giovanni si avvicin subito al povero giuli - i i M j'Ji soccorso, e fu raggiunto da un'occhiataccia di Ir doveva essere messer Mone, che confabulava a voce I hnnturo. Questi si sporse un po' dalla sua cavalcatura i h i meglio e Giovanni capi con orrore che il nero di Luc I i\rva riconosciuto. I due signori con i loro sgherri s'al> parlottando, sollev la schiena e la testa del giullare svenuto, min i nom in s, gli chiese: Come vi sentite? ^Hcl, rispose l'altro sputando un dente. (tini M direbbe, gli disse Giovanni. i -plico il giullare, per un artista, anche per uno modefte me, va sempre bene se prende soldi o botte. Se ti danno li 11. -I dire che la tua opera piaciuta, se ti riempiono di botilunilna che le tue parole hanno centrato il bersaglio. Sono i posti sigilli del successo. Credetemi, buon uomo, la cosa > ci'i. .ir, per uno come me, l'indifferenza dei passanti a cui reilu li- mie improvvisazioni.... Sput saliva mista a sangue, e llnu: E siccome coi guelfi neri cos, se vuoi soldi da loro i ! .u e della tua lingua un nettaculo, prendere bastonate qui a |ff n/.e rimasto il pi alto riconoscimento per un artista, il pre|io letterario pi ambito. I migliori poeti erano tutti guelfi bianlii o ghibellini, e sono tutti in esilio, qui in citt non ce n' rimauno. Siete fiorentino voi, signore? 155

La compagnia stava passando oltre senza versare alcun olxiliJ due potenti signori s'erano anzi messi a scherzare sulla pmfll "fratello" detta da quel giullare nel complesso assai bruttino,! l'uno prendeva in giro l'altro su presunte somiglianze con lo -.im pio. vero, proprio tuo fratello, due gocce d'acqua! Bruii uguale, ih ih ih..., disse quello che non era Bonturo. Il cantini >l strada si mise allora a improvvisare, offeso, una seconda quai MIM 154

l'organismo ne risente... Altra spia negativa: ho vi- < re di denari, fermarsi in strada e far picchiare un i ceva il suo mestiere di satiro... Se un uomo ricco r | to dalla fortuna, si adira contro un povero poetn c< tdi mancanza di riguardi, verso la propria sorte e il I stina, prima che nei confronti del poeta... La tracoi forti nella storia non ha mai prodotto grandi cose, in cisioni azzardate, eccesso di sicumera, non rischio, picciolo in affari con gente simile. Consigliere al un di investire in terreni.... Non giudicate troppo in fretta, rispose messcr t che la satira deve accettare i suoi limiti, non mi pare i i sto prendere in giro i morti, e poi insinuare cose in#m donna come mia moglie, deceduta da tempo ahim ibile e, chiedete in giro, in odore di santit.... Di gusto assai pi discutibile, replic Giovanni, un poeta. La satira ha il sacro compito di rammentarci solo uomini, e smorza d'altra parte, come credevano ;:' l'invidia degli di... Scova i nostri difetti e ci mette in prendendoli in giro, dal pericolo che corriamo, di perdei i il tatto con la terra che ci nutre. Credo sia meglio tollerare itili qualche suo piccolo eccesso, piuttosto che intimidirla, e I-IM li cos di metterla a tacere per sempre.... Offendete mei, disse ser Mone, ma non mia moglie, la In i n'anima... Come quel poeta cacciato da Firenze che si dicevo i sere vostro padre.... Dante Alighieri. Dante Alighieri, s.... Si dice non l'abbiate in simpatia. Storia vecchia, niente d'importante.... Ser Mone si contempl le unghie della mano destra con un lui p di malinconia che presto domin. Guard subito fuori, < la finestra, la citt sotto di lui, che lo rassicur. 166

i" . . ripet, e superata da tempo. Pace alla sua nel Paradiso che ha descritto... Mi si dice che no .1 termine il poema ed un peccato. Anche se . i n , ero - a me non piace affatto, vi trapela troppo i M > rancore... Ha infangato il nome di famiglie riii pi nobili della sua, e non avrebbe dovuto, i l I M li-mo santi pontefici, insinuando il germe del '(.mando un'istituzione come la Chiesa, che ritengo 1 1 . < I H ili.no d'usura tutti noi che prestiamo denaro e sia' . l ' I l i lerra, una visione vecchia, ampiamente sorpassata noi prestiamo i nostri fiorini a gente che ne ha biso1.1 prendere attivit che producono ricchezza, niente >.IM c i ripaghiamo con parte di quella ricchezza. Senza di Hii II prodigioso sviluppo del secolo scorso sarebbe inconV.denti uomini di Chiesa hanno superato la vecchia rim.ilit che vietava il prestito a interesse, e proibiva di ili n i l lempo, merc divina... Nummus non parti nummos, "il " n. 'ti si riproduce", tuonavano quelli della vecchia scuola I i mlpiti. Ma qui a Firenze, quando ero giovane, c'era un . .li. .noi e straordinario, un francescano che capiva le cose, che HI IMI.iv.i teologia a Santa Croce, tanto rigoroso nel praticare la i quanto illuminato nel capire la ricchezza... un francese * .. 1 1 1 ' i l . in, in Linguadoca.... 1 1 e ( )Iieu, per caso? l'io|uio lui, Pietro di Giovanni Olivi!. Mu non forse quello di cui l'attuale pontefice Giovanni ha (llln condannare a morte pochi anni or sono l'eretico e orribilUtrnie decomposto cadavere? Si sa che al papa caorsino non piacciono molto gli spirituali Inuioescani.... Neanche a me, se in avanzato stato di putrefazione.... l'ero va detto che lo ha condannato per l'intransigenza di alcuni -.u dottrine di fede, non per il suo pensiero economico....

Come potete ricordare? Son passali . i l i i Erano settanta cavalieri armati con 1.1 < n < ni i < i lo... Fu quando i veneziani presero Cosi . 1 1 1 1 1 1 come se fosse ieri, ero molto giovane alloi.i Tacque per non indispettirlo. I casi e n n M > . I n . circa centocinquant'anni oppure sollriv.i I i l i " per la seconda soluzione quando, seduti su . I n . .c.i gli offr per cena funghi crudi e fave selvai i< I n . che gli aveva detto Spyros sulle fave allucino)',! n. . In no da quelle parti. Lui non mangi quasi n u l i . i -.In suo pane di segale e di funghi. Non assaggi li i giavano, chiss perch raccont al vecchio dell della sua vita che, se si voltava indietro, gli appai iv4 iNfl di fatti senza senso. Tutte le vite invece hanno senso, disse allou il M M I non detto che lo conosciamo: devi capire che an< In >IHM| lo frammento che tu rappresenti in rapporto col 1 1 te ne accorgi, ed questo l'errore: t'illudi che qucsi .1 in funzione del tuo "io", mentre piuttosto il tuo "io" i li* generato in funzione della vita del Tutto.... Bernard si guard intorno perplesso e annusava l'ariu p| re di capire se anche dietro il vecchio eremita s'annuii qualche oscuro nume. Ma sent solo la puzza del suo mi il Non lo dico io, questo: lo dice un filosofo antico, a^gti lora il vecchio, per tranquillizzarlo. La prospettiva sbagliata: c' una storia che si deve compiere e tu ne- sr mite pi o meno inconsapevole, questo il destino di 11 n 11 tutta la mia vita in funzione di quest'incontro. Domani i .. compleanno, ma quanti anni compia non lo so neanch'io. Su i che sono tanti, a un certo punto ho smesso di contare i In. Forse ho vissuto cos a lungo soltanto per poter incorni; ospitarti stanotte. Se fossi morto prima non mi avresti 111 wd qui, la grotta sarebbe coperta di rovi, avresti dormito all'ai -i 210

n u l o dai branchi di lupi che infestano queste in HI itvtvsti potuto portare a termine la tua missione... . n . i vivo, e domani potrai ripartire ben riposato i lie devo andare a Dodona? Ito, l che andarono i settanta cavalieri con la croce in i ni-lla grotta, tutti e tre, anche il mulo, che avrebbe .ildare l'ambiente. . I n o chiuse l'ingresso facendovi scorrere davanti una fi levigata a forma di ruota. n 1.1 pianura fiorita, la luce era bianca, Ahmed indossava u h raggi di sole tessuti al telaio da una fata africana. Coiiiu andava di fretta, doveva mostrare al suo Dio la sua oprrta. Sbrigati, Bernard, sono diversi anni che ti sto \l<i Ma io a dire il vero sto cercando il Paradiso dei crilio perso la strada. Che importa? C' un solo Dio, Berti lngue le conosce tutte, l'arabo, il volgare di s e la lingua ni,i conosce anche il linguaggio dei fiori, vuoi vedere? E per fglielo si chin a parlare con un grande asfodelo con le foMttlate. Il fiore rispose di s nel suo alfabeto di odori, aveva I iene cosa doveva fare: s'apr e lasci uscire l'aquila bianva tra gli artigli la testa mozza di una quindicenne. Volto lino alla terra dei massacri e gliela riconsegn, la ragazza ine i .i/.i e pot rimetterla al suo posto. A tutti i mali alla fine lrw/>i ci sar rimedio, disse sorridendo. Ma nessuno vide il .Di-riso, perch la testa era riattaccata al contrario, in.ud non sapeva pi dove andare, era molto incerto e tenniiva. Vide la chioma del vecchio eremita confusa tra le nuvoli) chiam e gli chiese la strada. La strada per dove?, domand i-Ilo. Non lo so, rispose lui. Non importa, vai sempre dritto i he non sentirai il bisogno impellente d'una svolta. E dove ar211

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