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Luca Beltrami Gadola GIUNTA MILANESE. E DOPO L'EMERGENZA? Emanuele Ranci Ortigosa UNA RIFORMA DELLE POLITICHE SOCIALI SUBITO SENZA SE E SENZA MA Massimo Cingolani PER UN PD, PARTITO FORTE IN REGIONE E SENZA CORRENTI Federica Gomaz AREA EX PAOLO PINI: PER SALVARLA NON BASTANO 23.000 FIRME? Davide Branca USCIRE DALLA CRISI A MILANO: GIOVANI ASSOCIATI VERSO LAUTO-REDDITO E LIMPRESA Mario Rodriguez NUOVO PD: A CIASCUNO IL SUO. AI CIRCOLI COSA? Anita Sonego DONNE E PUBBLICIT: L'ANONIMO MILANESE Rita Bramante LAURA BOLDRINI, LA DONNA DEI PONTI Elena Grandi FORZA GENTILE, MA CHE FORZA SIA Fiorello Cortiana VERSO GREEN ITALIA
rubriche di attualit CINEMA - Anonimi milanesi MUSICA - a cura di Paolo Viola ARTE - a cura di Virginia Colombo LIBRI - a cura di Marilena Poletti Pasero SIPARIO E. Aldrovandi e D. G. Muscianisi
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UNA RIFORMA DELLE POLITICHE SOCIALI SUBITO SENZA SE E SENZA MA Emanuele Ranci Ortigosa*
Dal 2005 al 2012 a oggi il numero delle famiglie in condizione di povert assoluta (prive cio delle risorse necessarie a condurre una vita minimamente dignitosa) raddoppiato, coinvolgendo secondo lIstat 4.800.000 persone, 1 ogni 12. Fra questi ci sono sempre pi giovani e pi famiglie in cui ce qualcuno che non lavora. una delle ricadute sociali allarmanti della crisi, sul complesso delle quali lIstituto per la ricerca sociale, IRS, ha sviluppato unanalisi e formulato proposte per politiche atte a fronteggiarla. A due anni dal convegno che aveva impostato il tema, IRS ha infatti realizzato il 26 settembre, sempre a Milano, un secondo incontro per presentare concrete proposte, attuali e attuabili, per la riforma delle politiche e degli interventi sociali. La partecipazione di ben 600 amminin. 34 V 9 ottobre 2013 stratori locali, dirigenti e operatori professionali di organizzazioni e di servizi, provenienti da tutta Italia, evidenzia la gravit dei problemi sociali in atto e lattesa per proposte organiche di riforma delle corrispondenti politiche che vadano oltre le mere rivendicazioni di maggiori risorse. Un primo necessario passo stata la ricostruzione e riaggregazione delle politiche socio assistenziali, mai considerate n riformate nel loro insieme, e della spesa pubblica a esse dedicata, che abbiamo stimata in 67 miliardi di euro, 4,3% del PIL. Una spesa inferiore a quella media europea, che andrebbe quindi aumentata, una spesa che alimenta per anche interventi poco efficaci nel trattare i bisogni sociali e poco equi, a danno soprattutto dei giovani e delle giovani famiglie con figli. Difficilmente in tempo di crisi si potranno ottenere per questo settore maggiori risorse, data la platea dei bisogni e delle richieste in concorrenza. Per questo proponiamo riforme profonde che possono comunque essere effettuate gi con le risorse oggi assorbite dal settore, togliendo cos ai conservatori anche il facile alibi della mancanza di risorse aggiuntive. Le proposte assumono come criteri guida luniversalismo, la selettivit sul reddito ove appropriata e necessaria, il riequilibrio tra leccesso di erogazioni monetarie e la troppo modesta offerta di servizi, il decentramento delle funzioni e delle risorse a regioni e comuni o associazioni di comuni. Questo perch gli enti locali gestiscono oggi poco pi di un decimo di quei 67 miliardi, che per la grandissima parte sono assorbiti 2
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da detrazioni fiscali e erogazioni monetarie dellINPS, con misure rigide, gestite centralmente, senza specifico adattamento alle diverse situazioni di bisogno e quindi nel loro insieme poco efficaci, non integrabili con le azioni locali, pubbliche e private, in piena contraddizione con le strategie di reti territoriali e di comunit solidali sempre pi evocate per fronteggiare. Le riforme messe a punto dallIrs si concentrano su tre principali politiche, cui sono state dedicate le tre sessioni pomeridiane: il sostegno alle responsabilit familiari, ove si propone di sostituire le attuali detrazioni fiscali (che ignorano gli incapienti) e gli assegni familiari con un assegno unico per le famiglie con figli; il contrasto alla povert da sviluppare con un reddito minimo di inserimento (abbiamo partecipato al gruppo di esperti costituito sul tema dal ministro Giovannini e dalla viceministro Guerra, che ha prodotto una proposta nei contenuti assai prossima ai nostri, la cui attuazione condizionata al suo finanziamento in legge di stabilit); il sostegno alla non autosufficienza con una dote di cura sostitutiva delle attuali misure.
Sono proposte impostate su criteri fortemente redistributivi quanto ai beneficiari degli interventi pubblici da privilegiare. Tale scelta supportata da articolate analisi sui beneficiari delle attuali misure posti a confronto con le famiglie in situazioni di povert e fragilit sociale. Misurando con il nuovo indicatore, lIsee, che sta per essere introdotto con validit generale, la situazione economica delle famiglie, si stima che alla met pi ricca delle famiglie affluisca il 37% di tutta la spesa assistenziale nazionale, come pure della parte di questa (17 miliardi) dedicata specificamente a integrare redditi inadeguati, mentre milioni di famiglie in condizioni di grave povert o di altri gravi bisogni non beneficiano di alcun sostegno. Noi proponiamo allora di rendere pi efficace e pi equo il sistema assistenziale rivedendo lattuale uso delle risorse dedicate, alimentate dalla fiscalit generale, a favore delle famiglie in maggior bisogno, e per misure e interventi definiti in modo appropriato alle situazioni specifiche, e per questo efficaci sul bisogno. Nel corso del convegno, la viceministro Guerra, pur non nascondendo le resistenze e le difficolt
che pu incontrare, ha espresso apprezzamento e incoraggiamento per la strategia di riforma proposte, mentre il sindaco Pisapia ha dichiarato: Il riordino dellattuale sistema di welfare ha da noi ha assunto una urgenza e una gravit tale da rendere una riforma complessiva ormai non pi rimandabile. LIstituto per la Ricerca Sociale non solo ha indicato nella sua ricerca misure concrete, ma sottolinea il ruolo centrale degli enti locali nella predisposizione e gestione di un nuovo e pi efficiente sistema di welfare. Analogo lapprezzamento e la volont di portare avanti liniziativa espresso dallAssessore Majorino. *direttore scientifico dellIrs, direttore responsabile di Prospettive Sociali e Sanitarie Il testo completo della ricerca pubblicato nel fascicolo 8/10 del 2013 della rivista dellIRS Prospettive Sociali e Sanitarie, mentre materiali e rassegna stampa sono visibili sul sito dedicato al convegno.
www.arcipelagomilano.org verticale (le competenze tematiche, le passioni). la trama di una rete che sappia stare vicino, governare e cambiare la societ reale. Un partito regionale forte di competenze e progetti. Cos il Pd potr essere quel che deve: la casa di tutto il Centrosinistra, di tutti i progressisti. Se vogliamo che esperienza e passione possano essere utili per un partito che fai tu, lunica possibilit una struttura regionale. Non vogliamo un Pd nazionale frammentato, debole, spaccato. Vogliamo un Pd di coraggio, con un leader che guardi avanti, molli l'ammoina (confuso affaccendarsi) di oggi, faccia sintesi, squadra e consenso (perch vincere fondamentale), circondato e aiutato da otto segretari regionali veri. Cos si eliminano le correnti. Il documento continua chiedendo che nel partito sia valorizzata una rete di competenti nei vari settori dellattivit economica e sociale, pretende che a questa rete sia garantita la possibilit di un confronto diretto con i rappresentanti nelle Istituzioni. Esige, si esige, un luogo perm anente dincontro fra e con i portatori di progetti innovativi con lo scopo di fornire ai dirigenti politici gli elementi di conoscenza indispensabili per assumere decisioni, che si riflettano concretamente sulla linea del partito e dei suoi rappresentanti . necessario realizzare iniziative che diano ai cittadini la possibilit di impegnarsi in prima persona, di sentirsi utili e per coinvolgere un numero crescente di cittadini, di giovani anzitutto, dobbiamo utilizzare maggiormente le nuove tecnologie e i social network. Il modello prevalente per l'attivit politica regionale del Partito Democratico dovrebbe essere quello dei circoli tematici, da affiancare ai tradizionali circoli territoriali. Serve una organizzazione di base in cui possono partecipare, con pari dignit, iscritti ed elettori del Partito Democratico, che favorisca la libera ideazione e circolazione di progetti. Ritrovare lo spirito civico della libera scelta di organizzarsi e insieme dare un'indicazione e un contributo agli organi decisionali; ci poniamo il problema di non lasciare inascoltato il contributo di tanti democratici che hanno visto nel PD la nascita dellaorganizzazione riformista moderna, capace di saldare idealit e concretezza. Un partito finanziato dai cittadini e non dallo Stato. Come vedete idee e progetti non mancano, personalmente comincio a pensare che il PD questo entusiasmo se lo deve un po meritare.
AREA EX PAOLO PINI: PER SALVARLA NON BASTANO 23.000 FIRME? Federica Gomaz
Larea allinterno e intorno al parco dellex ospedale psichiatrico Paolo Pini ben servita dalla metropolitana, stata scelta dalla Provincia, proprietaria dei terreni, per edificare stabili di 9-12 piani (a edilizia residenziale di cui forse solo il 5% a housing sociale) sopra gli attuali prati, orti, frutteti e bosco, senza alcun rispetto per la funzione di servizio dellarea, al centro di progetti sociali, culturali e ambientali ormai da molti anni. Non si tenuto conto che larea, un tempo della famiglia Litta Modignani e poi dellex ospedale psichiatrico Paolo Pini, una delle poche rimaste a destinazione agricola per pi di un secolo, a Milano. Un polmone verde ad alta biodiversit, di circa 10 ettari e con 1500 alberi, vitale per la citt, anche solo per lossigeno prodotto allanno. Secondo gli ultimi progetti presentati gli edifici avrebbero snaturato o distrutto parte del bosco (rinominato parco POP), lunico frutteto (quindi indispensabile alla didattica) dellIstituto Agrario Pareto e gli orti comunitari del Giardino degli Aromi, uno dei primi e pi grandi orti partecipati dItalia, luogo dincontro e svago per centinaia di cittadini. Senza contare che qui, da anni, si tengono i tirocini di terapia orticolturale per persone con disagio sociale e psicologico e molti altri laboratori e corsi aperti a tutti. Gi nel luglio 2012 emersa la forte contrariet della cittadinanza e del Consiglio di Zona 9 a ogni ipotesi di edificazione. Subito daI Giardino degli aromi, dallIstituto Professionale dAgraria Pareto, dalla associazione Linda e dalla Cooperativa. Sociale Aromi a Tutto Campo stata promossa una campagna per dimostrare il valore ambientale dellarea e a dicembre stata richiesta una variante al PGT per arrivare alla non edificabilit dellarea didattica e degli orti comunitari. Una prima azione concreta stata la mappatura partecipata degli alberi e la successiva stima ambientale e paesaggistica. Oltre alla grande biodiversit vegetale emerso, grazie a uno studio della LIPU, che il parco e il bosco sono molto ricchi anche di avifauna e frequentati da: falchi, volpi e lepri, oltre che galline, pappagalli e conigli. In pi stata promossa uninchiesta volta a recensire le gi numerose case invendute, sfitte e attualmente in costruzione nei tre quartieri di Affori, Comasina e Bovisasca. Presentata in unassemblea cittadina ed risultato palese che edificare ex novo in questa zona totalmente inutile se non controproducente. Nel gennaio 2013 il gruppo dei Seminatori di urbanit ha promosso la raccolta firme in cui si chiede non solo di non costruire allinterno del parco dellex Ospedale Paolo Pini ma che tutto il comparto LittaModignani e larea del bosco oltre il pioppeto, sia salvaguardato e reso un parco fruibile da tutti. Dopo aver promosso varie assemblee e dibattiti la mobilitazione cresciuta cos tanto che nel giugno 2013 sono state consegnate 23.000 firme sia in Provincia che al Comune. Dopo la consegna delle firme, il Comune di Milano si espresso riconoscendo il grande valore ambientale e sociale dellarea. A luglio, durante un allegro corteo con in testa la banda degli ottoni, il bosco (tra via Assetta e Litta Modignani) stato colonizzato dalla gente di quartiere e battezzato il Parco POP (Pini Oltre il Pioppeto). Il 14 settembre in unassemblea aperta presso la Biblioteca Affori-Villa Litta, sono state portate testimonianze video e storie di vita di come erano e si sono trasformati quelli che un tempo erano il parco e i terreni agricoli dellex manicomio. Da una testimonianza in particolare emerso che lultimo erede dei Litta Modignani lasci alla provincia unarea ancora pi vasta (che comprendeva anche il parco della biblioteca Affori) solamente a patto che non ne fosse snaturata lidentit, allora un unicum a vocazione agricola. Una domanda sorge quindi spontanea: La Provincia legalmente ancora proprietaria dellarea, anche se non ha rispettato e non vuole rispettare le clausole del lascito? Per far capire a chi ci governa che quella area deve rimanere unitaria, a verde e a disposizione della citt stato lanciato un concorso di idee, per trasformarla in un nuovo parco partecipato: pensato, curato e vissuto da tutti.
www.arcipelagomilano.org Queste sono tra le prime proposte fatte: unarea faunistica protetta (t ipo oasi WWF) con percorsi per il bird-watching e per leducazione ambientale, zone di meditazionerelax con amache e spazi per la lettura, piste ciclabili e cos via. Si aspettano altre proposte: basta partecipare al concorso didee e mandare idee e progetti (consultando il sito www.parcopop.org). Se tutto sar inutile, non rester che incatenarsi agli alberi.
USCIRE DALLA CRISI A MILANO: GIOVANI ASSOCIATI VERSO LAUTO-REDDITO E LIMPRESA Davide Branca*
Il mondo dellassociazionismo giovanile milanese sta cambiando pelle. Negli ultimi anni, dal mio privilegiato punto di osservazione (lavoro da pi di sette anni in progetti e servizi di orientamento e supporto sia ad associazioni costituite sia a gruppi di giovani che vogliano formarne) ho toccato con mano una nuova tendenza: riguarda sopratutto le associazioni di cui ho seguito la costituzione (circa pi di 300 negli ultimi cinque anni. A parte il dato notevole e costante di nuove realt che si formano annualmente, laspetto pi rilevante sta nel cambio di prospettiva e aspettative con cui gruppi informali di piccole dimensioni (dai 3 ai 10 elementi) affrontano la strada della formalizzazione del proprio agire. Lapproccio quello di intendere lassociazione come un possibile modello organizzativo prodromo a una futura attivit imprenditoriale o meglio di auto-reddito. Il profilo delle persone mediamente il seguente: studenti universitari e laureati provenienti da diverse facolt, sopratutto quelle inerenti alla comunicazione e i media, la progettazione di eventi, il design, le scienze sociali e ambientali. Elementi interessanti e innovativi di questi progetti associativi sono la multidisciplinariet delle competenze dei propri fondatori/trici e la forte valenza dimpatto sociale delle attivit e dei servizi che vuole erogare. Questo positivo bacino di potenziali progetti e attivit innovative per la citt si scontra per per un verso con i limiti delle poche opportunit, che prioritariamente sono indirizzate alle associazioni giovanili tradizionali che si occupano di attivit sociali o culturali ma soprattutto lassociazione come soggetto giuridico ha grossi limiti a livello normativo e fiscale nel caso di una gestione votata alla commercializzazione di servizi e ad attivit finalizzata allautoreddito dei propri associati. Queste realt sono quindi costrette a muoversi in un ambito che non prettamente coerente con le proprie aspettative, non avendo quasi mai le risorse ed esperienze per tentare il salto pi deciso dello start-up imprenditoriale classico. Io ritengo molto importante affrontare istit uzionalmente questo paradosso; provare a gestire a livello normativo questanomalia molto importante per permettere la crescita e il supporto di questo che non faccio fatica a definire movimento urbano presente non solo nella citt di Milano. Tutto ci sicuramente non competenza diretta di unamministrazione comunale, ma una citt come Milano, che si candida a essere di nuovo laboratorio dinnovazione, non pu permettersi di perdere una simile potenzialit promuovendo anche altri interventi per facilitare il supporto e la crescita di questo particolare tessuto. Le leve che potrebbe attivare lamministrazione Milanese sono quella dellassegnazione agevolata di spazi (intesi come sedi operative) e quella economica attraverso il potenziamento di attivit di micro credito e azioni di lobbyng verso il sistema bancario e creditizio. Sul tema degli spazi sarebbe auspicabile la creazione di situazioni di coabitazione di pi realt associative, che prevedano la condivisione di attrezzature e competenze di supporto, come per gli incubatori dimpresa ma tenendo conto delle peculiarit di queste e del rilevante effetto di impatto sociale.
* Lautore si occupa da circa quindici anni di interventi innovativi nellambito delle politiche giovanili; da circa sette anni promuove e supporta lassocia-zionismo giovanile milanese attraverso la realizzazione di servizi e progetti in collaborazione con enti locali quali la Provincia di Milano (Progetto Grow Up) e il Comune di Milano (Progetto JoBoxConnaction, Azioni di sistema Piano delle Politiche Giovanili)
www.arcipelagomilano.org soprattutto ragionevoli e gli obiettivi devono essere realizzabili. Questo linsegnamento centrale del riformismo. E allora se il PD della nuova stagione, del dopo tonfo dei 101, vuole ripartire definendo una nuova modalit di rappresentanza adeguata al tempo che viviamo, deve con coraggio prospettare forme di organizzazione capaci di reggere, di funzionare davvero. Inutile promettere tanto potere se poi questo non potr mai essere reso esigibile! Il rischio che alla fine nulla cambi. O cambi molto poco! O che il cambiamento derivi soprattutto dalle conseguenze del taglio dei finanziamenti! Va allora affrontato con coraggio il problema della crisi della democrazia rappresentativa schiacciata da un lato dalla crescente complessit e difficolt dei processi di governo (o governance) e, dallaltro, dalle pressioni di unopinione pubblica sempre pi informata, insofferente, convinta di poter decidere meglio dei politici di professione. Si tratta di una sfida enorme che deve tenere insieme da un lato lapertura alle persone (pi movimento e pi ascolto) e, dallaltro, pi decisione, maggiore efficacia amministrativa / governativa. Viviamo in modo evidente la crisi della democrazia rappresentativa e il PD deve avanzare una risposta in primo luogo realistica, funzionante. Ci vuole pi apertura e movimento nei circoli (che devono essere centri di iniziativa politica, palestre di emersione delle nuove leadership) e pi governo con piena autonomia degli eletti. Va messo in pratica un processo di collaborazione competitiva tra chi raccoglie e seleziona le domande sociali e chi le deve saper trasformare in politiche pubbliche ai vari livelli istituzionali. Gli eletti devono riconoscere che senza il supporto delle presenze nel territorio (circoli e non solo) la loro possibilit di rappresentare ed essere eletti diminuirebbe drammaticamente. Ma le presenze sul territorio devono essere consapevoli del fatto che le loro istanze non diventeranno mai trasformazione reale se non troveranno uno sbocco a livello decisionale (amministrativo o governativo). Per questo credo che il nuovo PD debba riconoscere ai gruppi consiliari una capacit autonoma di iniziativa verso la citt non sempre e solo filtrata dai circoli. Anche in questo snodo delicatissimo sta quella svolta verso un partito basato sugli eletti, cio sulle persone che si sono misurate con la raccolta del consenso popolare. Ma definire un nuovo modo per rappresentare i cittadini significa anche affrontare il nodo delle competenze. N il voto e tanto meno la tessera attribuiscono competenza. La decisione pubblica avr sempre pi necessit di competenze specialistiche e dovr riconoscere la loro autonomia. I politici di professione non potranno pretendere una superiorit derivante dal consenso popolare. Come i voti non rendono nessuno sopra la legge nemmeno lo rendono specialista di qualcosa. La competenza del politico deve essere quella di rappresentare, negoziare e decidere dopo aver ascoltato i competenti e senza mai pretendere di sostituirsi a loro. Quindi, per un partito realmente democratico le competenze non possono essere (solo o esclusivamente) quelle iscritte o gravitanti attorno a s. Sono quelle che hanno conquistato legittimit nella societ, sono quelle che hanno voce in materia perch gli viene attribuita formalmente dalle istituzioni o materialmente dalla societ. Un partito (tutti i partiti democratici) deve connettersi alle competenze esistenti nella societ, inventare legami, link, tra istituzioni preposte alla ricerca e allo studio e i processi di decisione pubblica (i famosi think tank). anche questa la sfida dellapertura. Non che il circolo pu pretende di elaborare il piano urbanistico della piazza della sua zona perch c un architetto iscritto, o scrivere la riforma della scuola materna perch c un insegnante! Si parla dellassetto della citt e della funzione della scuola perch da l emergono le esigenze pi sentite dai cittadini e si affrontano quei problemi non per esporre le proprie idee ma per trovare soluzioni che rispondano alle esigenze della maggioranza (anche di quelli fuori dai confini della propria citt)!
www.arcipelagomilano.org grave fenomeno di mercificazione del corpo umano, anche attraverso la pubblicit, ha certamente spinto la giunta a stilare una delibera sugli Indirizzi fondamentali in materia di pubblicit discriminatorie e lesive della dignit della donna. Ripeto: Delibera di Giunta (e bastava leggere le firme in calce alla stessa) e non di Consiglio Comunale. Come Presidente della Commissione Pari Opportunit ho saputo di questa delibera come tutti e tutte, solo quando stata pubblicata. Non la conoscevo in tutti i suoi punti. Solo quando sono stata interpellata da Radio Popolare mi sono resa conto della pericolosit dei contenuti del punto 2) che voi giustamente stigmatizzate. Il testo che allude a le immagini devianti da quello che la Comunit percepisce come normale tali da ledere la sensibilit del pubblico mi ha fatto sobbalzare. Ho una storia di femminista e lesbica che ho rivendicato fin dal mio primo intervento in aula consigliare, forse anche per questo sia il termine normale che il termine Comunit mi evocano immagini regressive. Nel vocabolario Treccani, accanto a questo termine, si legge: Insieme di persone che hanno comunione di vita sociale, condividono gli stessi comportamenti e interessi. Nel dizionario Hoepli: Insieme di persone aventi in comune origini, tradizioni, lingua e rapporti sociali in modo da perseguire fini comuni. Una societ chiamata quindi comunit se i suoi componenti hanno gli stessi interessi e fini ma per me una societ democratica non una pappetta omogeneizzata: attraversata da interessi e visioni differenti che producono conflitti perch la sua ricchezza data proprio dalla sua capacit di tenere assieme le diversit. Appena letto il famigerato punto 2) ho manifestato le mie perplessit e dissenso. Forse quello che mi posso attribuire il fatto di aver accolto la risposta che mi stata data: Ma no, non una frase pericolosa, una formula giuridica che non ha lo scopo di discriminare le diversit. Ecco, forse avrei dovuto aprire un conflitto nei confronti di chi ha steso gli indirizzi. Ma ne apro ogni giorno e, come sapete, non n facile n leggero confliggere tra donne. Questo quanto. I conflitti (sani, sanissimi) sono il sale della democrazia e talvolta, con la preoccupazione di proteggere una giunta con cui condivido un percorso, ho sottratto un po di sale alla dialettica necessaria e utile affinch la nostra amministrazione diventi sempre pi democratica e sapida.
(1) L. BOLDRINI, Solo le montagne non si incontrano mai. Storia di Murayo e dei suoi padri, Milano, Rizzoli 2013
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www.arcipelagomilano.org vertici della Fondazione Museo delle Antichit Egizie stata quella di realizzare tutti i lavori mantenendo il museo sempre aperto, per non sottrarre neppure un giorno la fruibilit delle collezioni nonostante il pesante impatto del cantiere, le necessarie modifiche del percorso museale e i riallestimenti compatibili con gli spazi disponibili allinterno del palazzo, per evitare costosi e ancor pi complessi trasferimenti esterni. facile comprendere che chiudere il museo, fare i lavori e riaprire dopo alcuni anni sarebbe stato pi semplice ma non a favore di pubblico Questa decisione, ampiamente premiata dai visitatori che dal 2010 (inizio dei lavori) continuano fortunatamente ad affollare le nostre sale (pi di mezzo milione allanno!), ha comportato scelte allestitive funzi onali agli scopi che sicuramente prestano il fianco a critiche o perplessit. Le collezioni museali sono state selezionate secondo criteri cronologici per preservare larco temporale di 4000 anni di storia (come da lei giustamente sottolineato) che una peculiarit del museo torinese. A proposito del soffitto specchiato, va chiarito che lambiente ipogeo di fatto uno spazio progettato per laccoglienza e non come galleria museale: nel 2015, infatti, questa ampia sala ospiter i servizi museali (biglietteria, bookshop, ufficio prenotazioni, aule didattiche, guardaroba, noleggio audioguide e supporti multimediali, ecc..) ma in questa fase, la hall ipogea in questione era lunico ambiente disponibile e sufficientemente ampio per accogliere le collezioni delle sale storiche del 1 piano, attualmente chiuse per consentire lavanzamento dei lavori che coinvolgeranno anche il 2 piano (recentemente acquisito dal Museo Egizio grazie al trasferimento della Galleria Sabauda presso Palazzo Reale). Gli sforzi fatti per inaugurare lo scorso 1 agosto un nuovo percorso museale sono stati notevolissimi ma la soddisfazione per aver rispettato limpegno di non chiudere mai il Museo Egizio stato davvero grande e il successo di pubblico ne la conferma pi tangibile. Pu darsi sia opportuno rendere ancora pi evidente e chiaro il momento storico e di transizione che sta vivendo la nostra istituzione: oltre agli ampi pannelli che descrivono i lavori in corso e un video illustrativo posto allingresso, valuteremo se realizzare un depliant per il pubblico con informazioni pi dettagliate. * (Fondazione Museo delle Antichit Egizie di Torino)
MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Il Quartetto alla Scala
Ci sono dei casi in cui particolarmente difficile raccontare e commentare un concerto che non ci piaciuto; capita clamorosamente questa settimana a proposito del concerto inaugurale della stagione della Societ del Quartetto che si tenuto marted primo ottobre alla Scala, diretto da Daniele Gatti con la partecipazione del baritono Matthias Goerne. Difficile innanzitutto perch si trattato di un concerto molto importante e atteso, che celebrava un secolo e mezzo dalla nascita della nobilissima istituzione milanese (una Societ che esiste dal 1864, praticamente la stessa et della Nazione, che non ha mai saltato una stagione se non le due tragiche del 1944 e 1945), nella sala del Piermarini piena come raramente accade, un pubblico elegante quasi da 7 dicembre e allapparenza colto e competente, sul palcoscenico lorchestra Mahler (una delle figlie predilette di Claudio Abbado!) e un celeberrimo baritono, soprattutto un direttore di cui si dice essere uno dei possibili candidati al ruolo di direttore artistico del Teatro. Ma ancor pi difficile per lo straordinario successo di pubblico manifestatosi alla fine del concerto con lunghi applausi e urla di bravo pi da stadio che da teatro. Insomma un grande concerto, per giunta con un programma intrigantissimo, tutto giocato nel cuore tedesco-austriaco-boemo dellEuropa e del secolo doro della musica romantica, con i cinque Rckert Lieder di Mahler e la terza sinfonia di Beethoven (lEroica), eseguiti entrambi per la prima volta a Vienna, i primi nel 1905 e laltra esattamente cento anni prima, nel 1805; in apertura cera in pi lIdillio di Sigfrido, gioiello wagneriano scritto per piccola orchestra nel 1870, una delle rarissime musiche sinfoniche del grande compositore. Serata grandiosa, dunque, degna della pi antica Societ di concerti di Milano che - ricordiamo - pubblic due splendidi volumi in occasione del 100 e del 125 anniversario, introdotti dallindimenticabile Giulio Confalonieri, e che ora ne ha in allestimento uno nuovo per il 150. Come si fa allora a dire che non stato un buon concerto? Abbiamo interrogato molte persone alla fine, perch facevamo fatica a capire questa discrasia fra lentusiasmo di tanti e il nostro diverso sentire, e abbiamo ascoltato giudizi netti e opposti; soddisfazione totale di alcuni, delusione cocente di altri, senza vie di mezzo. Non proprio una novit, capita, ma in questa occasione cos speciale ci sembrato paradossale, ci sarebbe stata bene una grande discussione con voto finale! La prima nostra sensazione che non si sia creato il necessario feeling fra direttore e orchestra; fin dal pezzo introduttivo, nella commossa breve opera di Wagner che fu scritta per il risveglio natalizio della sua amata Cosima nel giorno del trentatreesimo compleanno (la figlia di Liszt era nata a Como la vigilia di Natale del 1837) - mancava proprio la commozione, e soprattutto la tenerezza del cinquantasettenne Richard che proprio in quei giorni stava scrivendo la seconda giornata dellAnello del Nibelungo e dunque descrivendo linnamoramento di Sigfrido e Brunilde (e aveva chiamato Siegfried il terzo figlio appena avuto da lei!). Un pezzo eseguito s delicatamente, giustamente un po sott otono, ma senza emozione e senza passione. Subito dopo il meraviglioso Mahler di cui dobbiamo dire che Goerne stato sicuramente un ottimo interprete (peccato che, in una serata cos, si sia presentato senza frac e con il collo della camicia sbottonata!) ma anche che lorchestra non cera, ha offerto un timido accompagnamento al baritono, totalmente
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www.arcipelagomilano.org privo del pathos e delle vibrazioni che sono alla base della liederistica mahleriana; non era pi una composizione per voce e orchestra, ma piuttosto per voce sola con un delicato sottofondo orchestrale. Non meglio accaduto nella seconda parte, con lEroica beethoveniana che di Beethoven aveva ahim poco, certamente non quel sotterraneo ed essenziale filo conduttore che fa della Terza la prima grande Sinfonia posthaydniana e dunque la prima sinfonia romantica, con la quale si apre il secolo nuovo. Senza quel filo conduttore lEroica diventa un susseguirsi di episodi musicali scarsamente tenuti insieme dalla tonalit e dal ritmo, ma riesce a seguire il pensiero che sta lavorando (Schur). Nella Marcia Funebre mancava il senso della grandezza dellEroe e della tragedia della sua morte. Mancavano, sopratutto, quegli ideali di universalismo umanitario e di redenzione spirituale (il finale!) raggiungibile attraverso la sacra fiamma dellarte che fanno di Beethoven il pi grande figlio di Kant, di Schiller e della Rivoluzione che Carli Ballola indica come il senso profondo della Sinfonia. A noi sembrata una lettura sostanzialmente distratta e poco curata nei dettagli, che non ha lasciato il segno. Ma, come dicevamo, il successo stato grandissimo. Vallo a capire P.S. Intanto, mentre andiamo in stampa, per la terza volta in pochi anni (era gi successo almeno nellagosto del 2009 e nel marzo del 2012) su Repubblica compare un attacco al presidente della Societ del Quartetto, nel suo diverso ruolo di presidente di Casa Verdi, accusato di essere mal tollerato sia dagli anziani artisti suoi amministrati che da alcuni colleghi del Consiglio di Amministrazione (secondo un consigliere della Provincia di Milano sarebbe incollato a quella sedia da ben 32 anni!). Lanno scorso gli avevamo offerto queste pagine per dare pubbliche risposte alle accuse, ma lavvocato Magnocavallo pare che preferisca il silenzio. Ovviamente gli rinnoviamo linvito.
ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Premio Acacia 2013
ACACIA, lassociazione dei collezionisti di arte contemporanea nata nel 2003, da dieci anni premia giovani e promettenti artisti del panorama artistico contemporaneo, con lintento di promuovere larte e il talento. ACACIA nasce per con uno scopo ancora pi importante: la volont di creare, in un futuro si spera vicino, un grande museo di arte contemporanea a Milano, grazie e con laiuto delle istituzioni civiche. ACACIA ha gi un consistente patrimonio di opere, donate dagli stessi collezionisti o dai loro artisti, con lintento di far diventare questa preziosa collezione un nucleo importante del futuro museo. Lo spirito dellassociazione quello di sponsorizzare un nuovo tipo di collezionista, attivo e aperto verso la comunit, che scelga e si esponga in prima persona per mostrare, tutelare e diffondere proprio larte contemporanea. Ecco quindi che attraverso conferenze, manifestazioni e premi ACACIA sta tentando di creare un terreno fertile a Milano affinch il pubblico e le autorit capiscano limportanza di un museo realmente dedicato allarte contemporanea di eccellenza. In particolare lassociazione legata ai giovani artisti italiani emergenti, tra cui, ogni anno, viene selezionato un giovane e assegnato un premio, del valore di 15.000 euro, come riconoscimento per il talento e linnovazione, allo scopo di sostenerne e promuoverne la creativit, anche grazie al suo inserimento in circuiti espositivi di rilievo. Per la decima edizione del Premio ACACIA questanno stato selezionato Gianni Caravaggio, con lopera Il mistero nascosto da una nuvola, 2013, scultura in marmo nero e zucchero a velo. Allievo di Luciano Fabro e riconosciuto protagonista della scena artistica italiana, le sue opere sono state esposte in prestigiose istituzioni nazionali ed estere. Gianni Caravaggio incarna il ruolo dell'artista demiurgo e tramite i suoi lavori sollecita il pubblico a essere altrettanto demiurgo con l'immaginazione, ovvero a sviluppare l'"occhio interiore", che condurr alla creazione di nuovi mondi. Nelle sue opere Caravaggio parte dallo studio rigoroso delle teorie scientifiche sull'origine dell'Universo, da cui nascono stupefacenti cosmogonie di zucchero, farina e lenticchie, messe in scena con un'estetica pura e rigorosa. La proclamazione ufficiale del Premio ACACIA 2013 avr luogo gioved 10 ottobre alle ore 18.30 presso la galleria Kaufmann Repetto dove in corso la personale di Gianni Caravaggio dal titolo "Cinque proposizioni per un mondo nuovo". Per l'occasione prevista una visita esclusiva alla mostra, durante la quale l'artista presenter l'opera, che verr generosamente donata all'associazione. In questi dieci anni di attivit, Gianni Caravaggio stato una presenza costante nelle mostre organizzate dall'associazione, fin dalla prima esposizione dellassociazione nel 2003. Gli artisti presenti nella collezione ACACIA sono: Mario Air, Rosa Barba, Vanessa Beecroft, Gianni Caravaggio, Maurizio Cattelan, Roberto Cuoghi, Lara Favaretto, Francesco Gennari, Sabrina Mezzaqui, Marzia Migliora, Adrian Paci, Paola Pivi, Luca Trevisani, Grazia Toderi, Marcella Vanzo, Nico Vascellari, Francesco Vezzoli.
PREMIO ACACIA 2013 Sede Galleria Kaufmann Repetto via di Porta Tenaglia, 7 - 20121 Milano Proclamazione ufficiale gioved 10 ottobre alle ore 18.30
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www.arcipelagomilano.org dallinizio del 900 ai (quasi) giorni nostri. Il ritratto una delle forme darte pi antiche della storia, il cui uso variato molto nel tempo, a seconda dellepoca e delle classi dominanti. Dallarte egizia al Rinascimento, dalla nascita della borghesia alla ritrattistica ufficiale, il ritratto stato veicolo di rappresentazione di mondi interi, ognuno col suo codice linguistico, di valori e di simboli. E nel '900? Il ritratto sembra essere giunto alla resa dei conti con la grande invenzione della fotografia:un confronto/scontro che se da una parte lo ha condotto allemarginazione dal punto di vista utilitario, dallaltra ne ha fatto riscoprire anche un nuovo utilizzo e un nuovo potenziale, come si resero conto anche gli stessi Impressionisti gi dalla fine dell'800. Il 900 stato il secolo difficil e, nella storia come nellarte. Gli artisti, t estimoni di guerre e genocidi, si sentono impossibilitati a esprimere il volto umano delle persone, ed ecco allora che ne rappresentano il volto tragico. La nascita della psicanalisi di Freud, lannientamento dellIo singolare a favore di un Io di massa portano a rivoluzionare il ritratto, che diventa non solo rappresentazione fisica ma anche e soprattutto rappresentazione intima e interiore del soggetto. Le avanguardie si scatenano: rovesciano tutti i canoni, lastrazione entra prepotente, i colori si allontanano dalla realt, i soggetti non sono pi seduti in posa nello studio dellartista ma vengono copiati da fotografie prese dai giornali, dando vita a opere fino a qualche anno prima impensabili, di grande rottura e scandalo. Picasso (in mostra con 3 lavori) docet. La mostra, curata da Jean-Michel Bouhours, conservatore del Centre Pompidou, presenta sei sezioni tematiche, incentrate su temi filosofici o estetici. I misteri dellanima, lautoritratto, il formalismo, il surrealismo, caos e disordine e infine larte dopo la fotografia coinvolgeranno il visitatore in questa galleria di opere che si snoda da sculture di eccezionale valore, come la Musa dormiente di Brancusi, e il Ritratto del fratello Diego, di Alberto Giacometti; passando per lautoritratto angosciante di Bacon e quello a cavallo tra futurismo e cubismo di Severini; senza dimenticare i dipinti stranianti di Magritte e Mir, e per poi concludere, con molti capolavori nel mezzo, con liperrealismo di Chuck Close e il Nouveau Realisme di Raysse. In un mondo in cui siamo bombardati di immagini e i nostri autoritratti impazzano sui social network, la mostra del Pompidou aiuta a contestualizzare e a comprendere perch questa fame di immagini ci , forse, scaturita. ll Volto del '900. Da Matisse a Bacon - I grandi Capolavori del Centre Pompidou Palazzo Reale Fino al 9 Febbraio 2014 Prezzi: Intero 11 euro, ridotto 9,5 euro. Luned 14.30-19.30; da Marted a Domenica 9.30-19.30; Gioved e Sabato: 9.30-22.30
Porto poetic Triennale di Milano fino al 27 ottobre Costi: 8,00 Euro, 6,50 Euro Orari di apertura Marted - Domenica 10.30 - 20.30 Gioved10.30 - 23.00
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www.arcipelagomilano.org Giuseppe Marinoni e Giuliana De Gregorio, con i suoi effetti datmosfera, esalta e valorizza i giganti di pietra di Viggi scolpiti da Melotti con un forte richiamo alla metafisica dechirichiani. I Sette Savi hanno una lunga e travagliata storia alle spalle. Lopera fu concepita infatti come un insieme di 12 gessi per la sala disegnata dagli architetti B.B.P.R. (Banfi, Belgiojoso, Peressutti, Rogers) e intitolata Coerenza delluomo della VI Triennale di Milano. Di queste sculture ne sopravvissero intatte solo sette e questo stesso numero port Melotti a non volere reintegrare le cinque perdute. Lopera infatti acquis un nuovo senso, facendo riferimento alla magia del sette che da sempre compare nella storia delluomo con significati filosofici e religiosi: nel Buddismo il numero della completezza, nel Cristianesimo sette sono i sacramenti e i doni dello Spirito Santo, nella religione islamica il sette identifica gli attributi fondamentali di Allah. Questo numero ha non solo nella religione, ma anche nella cultura - astronomica, storica, mitologica - un forte significato simbolico. Sette sono le arti liberali, le virt teologali, i peccati capitali, le meraviglie del mondo e i metalli della trasmutazione alchemica. Dovendone produrre altre versioni, lautore decise quindi di creare sempre e solo sette elementi. Ogni scultura simile ma differente dalle altre, creando un ritmo quasi musicale come era tipico della cultura astratta di Melotti. Lo scopo dei Savi sembra quello di far riflettere sulla compostezza e laspetto sacrale di coloro che dedicano la loro vita alla conoscenza, con profonda concentrazione e forza di volont. Al grande pubblico era per gi possibile vedere altri Savi di Melotti in un paio di versioni: quella in gesso, esposta al MART di Rovereto, eseguita nel 1960, e quella in marmo di Carrara creata nel 1981 ed esposta nel giardino del PAC di Milano, visibile anche dalla vetrata interna. Ma questi giganti di pietra, dove erano finiti per quasi cinquanta anni? I Sette Savi in questione vennero commissionati dal Comune di Milano allo scultore trentino per adornare, nel 1961, il giardino del Liceo Classico Giosu Carducci di via Beroldo, e lopera fu selezionata da una commissione composta dagli architetti Piero Portaluppi, Franco Albini e Renzo Gerla, allora consulenti del Comune. Fu pagata 5.805.000 lire, una cifra considerevole per i tempi anche se, visto il valore odierno, fu anche un lungimirante investimento economico. Nel 1964, due statue vennero danneggiate dagli studenti; e da allora, lopera giaceva in un deposito del Liceo, in attesa del suo recupero, dimenticata e acciaccata. Dopo un restauro costato 18.000 euro ecco che ora i Savi accoglieranno viaggiatori e passeggeri in transito per Milano, presentandosi come un interessante biglietto da visite della citt in vista dellExpo 2015
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www.arcipelagomilano.org nale che si preannuncia essere ricca di sorprese e meraviglie. Concentrare in un luogo solo tutto il sapere (artistico) del panorama contemporaneo, con i grandi di ieri e di oggi: una sfida per Gioni, accettata per dai 150 artisti provenienti da 38 Paesi diversi. Sviluppata come sempre tra il Padiglione Centrale, i Giardini e l'Arsenale, la Biennale concepita come un museo contemporaneo, e, spiega Gioni l'esposizione sviluppa un'indagine sui modi in cui le immagini sono utilizzate per organizzare la conoscenza e per dare forma alla nostra esperienza del mondo". Insomma quel sogno che da sempre rincorre luomo di poter arrivare al sapere sommo e totale, viene abbozzato da Gioni nella sua Biennale, chiamando gli artisti a contribuire con un pezzetto di arte, a questa utopia. Un percorso e un allestimento che si preannunciano in stile Wunderkammer, le celebri camere delle meraviglie in voga tra 1500 e 1600, destinato a suscitare stupore e sorpresa, ma anche a far riflettere sul senso dellarte oggi, secondo una progressione di forme naturali e artificiali, messe insieme per strabiliare lo spettatore. Il Palazzo Enciclopedico una mostra sulle ossessioni e sul potere trasformativo dellimmaginazione e si apre al Padiglione Centrale ai Giardini con una presentazione del Libro Rosso di Carl Gustav Jung dice Gioni, riferendosi al manoscritto illustrato al quale lo psicologo lavor per sedici anni, posto in apertura del Padiglione Centrale. Un lavoro che stimola la riflessione sulle immagini, soprattutto interiori e sui sogni in chiave psicanalitica, cancellando le distinzioni tra artisti professionisti e dilettanti, tra outsider e insider - dice ancora Gioni l'esposizione adotta un approccio antropologico allo studio delle immagini, concentrandoci in particolare sulle funzioni dell'immaginazione e sul dominio dell'immaginario". La Mostra sar affiancata da 88 partecipazioni nazionali negli storici Padiglioni ai Giardini, allArsenale e nel centro storico di Venezia, con ben dieci Paesi new entry: Angola, Bahamas, Regno del Bahrain, Costa dAvorio, Repubblica del Kosovo, Kuwait, Maldive, Paraguay, Tuvalu e Santa Sede. E la partecipazione di questultima forse la novit pi forte, con una mostra allestita nelle Sale dArmi, fortemente voluta dal cardinal Bagnasco. E il sempre chiacchieratissimo Padiglione Italia? Questanno il compito curatoriale toccato a Bartolomeo Pietromarchi, che ha deciso di lavorare sugli opposti, con Vice versa, titolo scelto riprendendo un concetto teorizzato da Giorgio Agamben nel volume Categorie italiane. Studi di Poetica (1996), in cui il filosofo sosteneva che per interpretare la cultura italiana fosse necessario individuare una "serie di concetti polarmente coniugati" capaci di descriverne le caratteristiche di fondo. Binomi quali tragedia /commedia o velocit/leggerezza divengono cos originali chiavi di lettura di opere e autori fondanti della nostra storia culturale. Una attitudine al doppio e alla dialettica che particolarmente cara alle dinamiche dellarte contemporanea italiana. Quattordici gli artisti invitati e ospitati in sette stanze: Francesco Arena, Massimo Bartolini Gianfranco Baruchello, Elisabetta Benassi, Flavio Favelli, Luigi Ghirri, Piero Golia, Francesca Grilli, Marcello Maloberti, Fabio Mauri, Giulio Paolini, Marco Tirelli, Luca Vitone, Sislej Xhafa. Gli artisti, in un dialogo di coppia, compongono un viaggio nellarte italiana di ieri e di oggi, letto per non come una contrapposizione di stili, forme o correnti, ma piuttosto come un atlante del tempo recente che racconta una storia tutta nazionale. Insieme ai tantissimi eventi collaterali sparsi per la citt, non resta che scoprire, vivendola dal vivo, questa promettente, e ricca di citazioni, Biennale. Per scoprire i vincitori, clicca qui.
Il Napoleone restaurato
Dal 1859 sorveglia lAccademia e la Pinacoteca di Brera. In un secolo e mezzo di vita ha visto passare artisti, personalit illustri, studenti e appassionati darte. Ora, finalmente, si concede un meritato restauro. Protagonista di un intervento che durer 12 mesi proprio il Napoleone come Marte Pacificatore di Antonio Canova, statua bronzea che troneggia al centro del grande cortile donore in omaggio a colui che, nel 1809, fond la Real Galleria di Brera. Dal prossimo giugno limponente scultura sar circondata da una teca di vetro, attraverso la quale si potranno seguire, passo dopo passo, i progressi compiuti sul grande bronzo, proprio come consuetudine per i restauri sui dipinti della Pinacoteca, esposti al centro del percorso museale in un laboratorio di vetro. Sistemati, ripuliti e messi a nuovo da abili restauratori che lavorano sotto gli occhi (curiosi) di tutti. Pannelli illustrativi e attivit didattiche per scuole e appassionati accompagneranno i restauri, sponsorizzati da Bank of America Merrill Lynch, dallAssociazione Amici di Brera e dei Musei Milanesi e dalla Soprintendenza per i beni storici artistici e etnoantropologici di Milano. Che fosse necessario un restauro era evidente da tempo: la superficie ha subito alterazioni causate da fattori metereologici e dall'inquinamento atmosferico, cos come sono visibili distacchi e cadute di frammenti e crepe nel marmo posizionato sotto il piedistallo della statua. Un Napoleone che ha avuto vita non facile, fin dallinizio. Lopera fu commissionata nel 1807 da Eugenio di Beauharnais, vicer del Regno dItalia, allo scultore Antonio Canova, ma non essendo ancora pronta, per problemi con la fusione, nel 1809, per linaugurazione della Pinacoteca di Brera, Beauharnais acquis a Padova il calco in gesso, da esporre in quella occasione. Il gesso, depositato in unaula dellAccademia, stato riesposto in uno dei saloni della stessa Pinacoteca, in concomitanza con le celebrazioni dei duecento anni dellistituzione museale, avvenuti nel 2009. Dopo il declino della fortuna e del comando di Napoleone, la statua in bronzo, che a Milano non aveva mai trovato collocazione in luogo pubblico, fu abbandonata nei depositi del palazzo di Brera. Riemerse alla luce allepoca dellarrivo in Lombardia di Napoleone III, a conclusione della seconda guerra di indipendenza italiana. Nel 1859 la statua fu eretta su un basamento temporaneo nel cortile principale di Brera. Solo nel 1864 fu inaugurato lattuale basamento in granito e in marmo di Carrara progettato da Luigi Bisi, docente di prospettiva allAccademia di Brera, ornato con aquile e fregi di bronzo. La statua in bronzo fu ottenuta con un'unica fusione (ad eccezione dell'asta e della vittoria alata) tenendo conto delle prescrizioni dettate dallo stesso Canova: l'asta tenuta nella mano sinistra composta da due elementi avvitati; la vittoria alata, che per fu rubata, stata allinizio degli anni 80 ricostruita basandosi su documentazione foto-
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www.arcipelagomilano.org grafica. Una curiosit: il bronzo utilizzato per la fusione proviene da cannoni in disuso di Castel Sant'Angelo a Roma. Un restauro iniziato in un momento non causale: il progetto parte del lavoro di valorizzazione che la Pinacoteca di Brera ha avviato in preparazione dellEXPO 2015, in cui giocher un ruolo fondamentale sulla scena culturale non solo milanese ma anche internazionale.
LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Diego Fusaro Essere senza tempo
Bombiani editore, Milano pag. 411, euro 12,90
In una lunga seduta spiritica, Diego Fusaro, appena trentenne, ricercatore del San Raffaele di Milano, invoca filosofi, storici, letterati dei secoli scorsi per documentarci, con unindagine pluristratificata e un excursus dettagliato, a volte ripetitivo, della grande malattia del secolo. la stessa sindrome che colpisce il topo di Kafka che corre a perdifiato in un moto di accelerazione inarrestabile, votato alla sconfitta, tra le fauci del gatto della nostra epoca. Sedotti dal fascino titanico di questa corsa, noi topi del ventunesimo ci avventiamo verso un traguardo che si sposta continuamente, come il miraggio di un orizzonte irraggiungibile e con una nota ancora pi drammatica rispetto alla felicit pascoliana, che appare al tramonto e con lieve stridore discende al silenzio infinito. La fretta nichilista e la distrazione sono le terribili malattie dello spirito post-moderno, dice lautore. Non abbiamo mai tempo sufficiente per tutto quello che dovremmo o vorremmo fare, ci sentiamo incalzati da una schiera di impegni e di eventi, che finiscono per farci sentire costantemente in ritardo e per farci vivere con il fiato corto. Questa schiavit del tempo troppo rapido che il mondo ci impone, la fobia che non d pace alluomo, diventata la principale sensazione del quotidiano, che genera ansia e depressione. Lo studio della genesi di tale ansia ci riporta al XVIII/XIX secolo, dopo la Rivoluzione industriale e la rivolu-
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zione Francese. Da quel momento, domin la passione per il futuro, in cui si configura il progresso, e con essa la fretta di raggiungerlo il prima possibile, nella persuasione che la storia stessa fosse impaziente di pervenire al proprio traguardo. La convinzione che si diffuse fu che la verit risiedesse nel domani e che occorresse velocizzare il tempo. In questo processo, la fabbrica capitalistica gioc un ruolo decisivo: luomo fu costretto a conformare i propri ritmi biologici con quelli accelerati della macchina, abbreviando gli intervalli che separano il presente dal futuro. E ci siamo riusciti, secondo Fusaro, al punto che laccelerazione dellepoca postmoderna non pi rivolta verso il futuro, ma ha come unica dimensio-
ne temporale il presente stesso, in uneclissi generale della speranza del domani. Il pessimismo sconcertante raggiunto dallautore, estremizzato nel concetto di desertificazione delle aspettative e di eternizzazione del presente, da considerarsi unoffesa per la scienza e per il progresso, che le scoperte tecnologiche alimentano, come lesplorazione spaziale, la ricerca di nuove fonti di energia, la riprogrammazione cellulare, la robotica. Lincantesimo temporale nel quale siamo sospesi , a parer mio, un wormhole che ci porter a uno stravolgimento evolutivo e tecnologico paragonabile a nuova creazione, in cui homo sapiens e homo technologicus si dovranno
confrontare. Questa deve diventare la nostra consapevolezza. A conclusione della diagnosi del male del nostro tempo, il dottor Diego Fusaro soluzioni non ne d, nemmeno nelle 46 pagine di bibliografia, che rappresentano lundici per cento del volume dellopera. E ci chiediamo se e dove, tra le dotte ma un po soffocanti citazioni, abbia declinato qualcosa del suo pensiero. Lunica citazione mancante quella dalla mia bisnonna, morta nel mese di gennaio del 1915 dopo aver lavato i panni al gelido lavatoio pubblico. Se avessi avuto una lavatrice disse, e spir. Cristina Bellon
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www.arcipelagomilano.org successo sul set?). La colonna sonora di Hans Zimmer infine ... purissimo Hans Zimmer! Magari non si tratta di un capolavoro che passer alla storia, ma Rush un film d'azione con un cuore e un cervello: di questi tempi, con quello che passa in sala, che volete di pi? Tom Doniphon
In sala a Milano: Plinius multisala, Colosseo, UCI Cinemas Bicocca / Certosa, Orfeo Multisala, The Space Cinema Milano Odeon
www.arcipelagomilano.org piacerebbe, anche se nelle esperienze che ho fatto mi sono un po annoiato, per i tempi di attesa che sono molto lunghi e per sono contento perch alla fine fra le due cose preferisco il teatro, pi vivo, c il contatto diretto con il pubblico. E comunque visto com andata con lElfo S, s, non mi lamento. Per quanto riguarda lElfo, appunto. Come teatro versatile, in quanto ogni anno ospita molti spettacoli diversi fra loro, ma rispetto ad altri teatri istituzionali altrettanto grandi, ha un suo stile e una sua estetica decisamente riconoscibili, soprattutto nelle vostre produzioni. Nellarte, secondo te, pi importante la versatilit oppure la riconoscibilit? Secondo me la riconoscibilit una cosa che si conquista malgrado. Nel senso che a noi ci hanno anche detto: C gente che passa met della vita a cercarsi uno stile e laltra met a cercare di mantenerlo, voi cambiate ogni spettacolo. Quindi sicuramente come dici tu c un imprinting, unimpronta, che alla fine deriva dal fatto che siamo noi, per ci piace sparigliare, frugare nei repertori e negli stili. Ultimamente abbiamo una coerenza, diciamo, di repertorio, per ad esempio fra Rosso e Alice Underground c una certa differenza per cui, s, secondo me la riconoscibilit una cosa che si conquista malgrado. un gusto che filtra attraverso i generi. Quando abbiamo aperto la sede attuale dellElfo la frase che presentava la stagione era il teatro ha molte facce, ed una cosa che penso. Non sopporto il massimalismo teatrale, cio: io faccio un tipo di teatro e quindi tutto il resto uno schifo. Che poi una noia mortale, perch il bello del teatro che puoi trovare cose magnifiche anche dove non te laspetti. Se lo vivi in un certo modo vitale, se lo vivi in un altro invece morto. Come un certo tipo di ricerca che continua a definire avanguardia cose che ormai si fanno da trentanni. S, sfondi una porta aperta, io credo che quel tipo di ricerca abbia fatto il suo tempo. Credo che non ci sia nessun bisogno di fare ricerca formale, adesso, e che il problema sia da unaltra parte. Cio, stata unesperienza di grande rilevanza, per ha esaurito la sua carica di innovazione. E anche di necessit. un genere. Da tempo. Come loperetta. C loperetta, dove canti, e c il teatro davanguardia, dove ti spogli, urli, rompi le cose, oppure stai un'ora fermo e muovi un orecchio, eccetera. Quelle cose hanno stancato. E secondo me sono anche pericolose, perch n.34 V 9 ottobre 2013 sono quelle per cui la gente non va pi a teatro. Ci vanno dodici critici e venticinque blogghisti che si dicono fra di loro bello, bello, e poi la cosa finisce l. Comunque a noi in un certo senso interessa la ricerca di nuove forme, ma ci deve essere dietro un senso, ti devi porre il problema che quello che fai lo vede qualcuno, devi raccontargli qualcosa. Bisogna rifondare il patto con il pubblico. Il teatro funziona su quello: io faccio una cosa e tu mi credi. Perch hai interesse a credermi, ti porto da unaltra parte, ti faccio pensare a qualcosa a cui non avevi pensato, ti faccio scoprire qualcosa di te. Per c un patto, e se non ti interessa niente di chi ti sta a guardare questo patto si rompe. O anche, ad esempio, se dai per scontato che ti guarda sappia certe cose. Per dire, sono stati fatti cinquantamila spettacoli su Amleto, va bene, per non vero che Amleto cos noto, che tutti lo conoscono. Soprattutto se uno ha quindici anni e non ha mai visto un Amleto in vita sua, ha diritto a vederselo rappresentato com e non, che ne so, uno che pesta una bistecca per venti minuti e dice che quello l Amleto. Poi magari uno che ne ha gi visti sedici guarda il modo in cui la bistecca viene pestata e capisce che una rilettura di Amleto. Per sono due linguaggi diversi. E sono due cose diverse. E soprattutto c una necessit diversa. un citazionismo post-moderno che arrivato agli sgoccioli. S, fare opere sulle opere. Secondo me in questa accezione il post-moderno morto ed bene che sia morto prima di far morire anche il resto. E come sar nominata, secondo te, la tendenza che prender che sta gi prendendo il posto di questo post-modernismo? Almeno in teatro, visto che se andassimo anche a parlare di questo argomento in arte, letteratura e filosofia S, non finiremmo pi. Beh, in arte comunque questo modo di fare opere sulle opere gi definitivamente superato da tempo. Il teatro un po pi lento, almeno in Italia. Comunque, per rispondere alla tua domanda, a noi hanno detto che facciamo teatro internazional popolare. Che una cosa che mi diverte molto e mi ci riconosco anche. una bella definizione. S, rende lidea, secondo me. Benissimo. Siete stati definiti anche la seconda generazione teatrale milanese, cio gli eredi di Paolo Grassi e Giorgio Strehler. S, il modello teatrale da cui veniamo quello. Abbiamo iniziato a fare spettacoli nei teatri di quartiere organizzati da Paolo Grassi e poi abbiamo personalizzato il suo modello. Abbiamo avuto anche altre influenze. Negli anni 70 il Theatre du Soleil ci ha dato delle dritte di tipo artistico e negli anni 80 la Schaubhne ci ha aiutato dal punto di vista della struttura organizzativa. E poi la compagnia di Pina Bausch ci ha dato lidea del repertorio. Una volta gli spettacoli si facevano una stagione sola e poi si buttavano via. Davvero? Io sono nato, probabilmente, che si faceva gi come oggi. Quindi in Italia lidea del repertorio lavete riportata voi? S. Cio, ovviamente si faceva gi tanti anni fa con la Commedia dellArte. Dopodich come pratica stata accantonata. Noi citavamo sempre il Teatro Stabile di Genova che faceva ogni anno uno spettacolo, una tourne di una stagione, massimo una stagione e mezzo, e poi bruciava le scenografie. Tenere un repertorio vuol dire avere magazzini, sartorie, eccetera, per vuol dire far vivere gli spettacoli anche per ventanni. Non di fila, per, magari riprendendoli. un po lidea dello stabile privato, di derivazione Grassiana, che abbiamo creato noi insieme al Franco Parenti e al Teatro Due di Parma. Secondo te esiste una terza generazione? Com la scena teatrale milanese odierna? Molto meglio di quello che era quindici anni fa. Siamo andati avanti per anni a dire che lunica cosa che nata nella scena milanese lATIR di Serena Sinigallia, che in effetti in quel periodo stata davvero lunica novit. Invece adesso la scena molto pi vivace e ben differenziata. Ci sono un po di teatri per, secondo me, che hanno perso per strada la loro direzione. Immagino che non mi dirai quali. (rido) Eh, no. (ride) Non durante lintervista. Per ce ne sono un paio che hanno proprio perso la bussola. Mentre altri che sono nati da meno tempo funzionano benissimo, tipo il Teatro I o lo Spazio Tertulliano. Ovviamente dipende soprattutto da chi i teatri li gestisce, se ha una visione artistica ma soprattutto esistenziale, se attento a quello che succede. Quindi secondo me una bella scena teatrale, unica in Italia. Cosa vorresti ci fosse fra dieci anni? Una cosa semplicissima: vorrei che ci fossero pi risorse. Questo fondamentale. Perch il risvolto di tutto questo ottimismo che in realt la situazione molto difficile, molto pesante, perch non si investe pi in cultura da ventanni. Questo un problema per noi e per altri ma anche un sintomo: quando lo stato decider di investire sulla cul18
www.arcipelagomilano.org tura vorr dire che sar uno stato che funziona meglio e ha una visione della societ pi europea, pi aperta, e anche pi intelligente. Ti ringrazio molto. Grazie a te
Emanuele Aldrovandi
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