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A I
Urbanista
R N
Architetto
D C Ingegnere
O I
Figura 1. Autoritratto conservato nella Biblioteca Reale di Torino
Leonardo Da Vinci – Urbanista, Architetto, Ingegnere
Il Rinascimento ........................................................................................................................... 3
Leonardo Pittore.......................................................................................................................... 7
I Codici ....................................................................................................................................... 7
LE CHIESE............................................................................................................................. 8
PONTE DI GALATA............................................................................................................ 13
APPROFONDIMENTI ............................................................................................................. 26
Il Rinascimento vide l'affermarsi di un nuovo ideale di vita e il rifiorire degli studi umanistici e
delle belle arti, con la fine di una società frammentata di tipo feudale basata soprattutto
sull'economia agricola e su una vita intellettuale e culturale ispirata al pensiero religioso. Tale
struttura politica decentralizzata si trasformò in una società dominata da istituzioni politiche
controllate da una capitale, che privilegiava un'economia di tipo urbano e il patrocinio laico
nell'arte e nella letteratura.
La potenza della RAGIONE prevalse sulla FEDE ed alla tradizione dogmatica fu sostituita la
ricerca sperimentale: si vide così la nascita della SCIENZA MODERNA.
All’uomo del Rinascimento la natura appare come equilibrio ed armonia; nell’arte non
mancarono i richiami realistici, a volte un po’ crudi ma conciliati dalla poesia con un’atmosfera
magica che rievoca la mitica “età dell’oro”.
Lo studio degli antichi doveva fornire un modello di vita e d’arte. Questo atteggiamento
mentale culminò nel culto del bello e nella ricerca della purezza della forma.
L’uomo del Rinascimento sentiva di poter forgiare la propria storia, forzando il corso degli
eventi, sotto l’impulso delle passioni e degli interessi umani, dopo aver relegato sullo sfondo la
potenza divina e trovando un limite nel concetto di “fortuna” che in parte era il concatenarsi
fatale degli eventi, ed in parte manifestazione dell’imperscrutabile volontà divina.
L’uomo, infatti, non si era creato un sistema morale avulso da presupposti religiosi e quindi
dovette affrontare il dissidio tra la riscoperta della propria individualità e libertà, le
imprescindibili leggi della natura e la volontà divina. Pertanto emerse quel bisogno di
rinnovamento cristiano e morale che aprì la via della Riforma.
Il tramonto del Rinascimento iniziò con la decadenza politica ed economica in Italia, quando si
spensero quelle forze creative che gli avevano dato vigore. Con le sventurate vicende politiche della
penisola scemò la fede nelle capacità dell’uomo, riaffiorarono il miracoloso, il senso della
L’architettura nel Rinascimento
In Italia nasce, per poi diffondersi in tutti i paesi d’Europa, lo stile rinascimentale.
L’architettura del Rinascimento ha origine a Firenze agli inizi del Quattrocento in rapporto
all’operato di alcuni artisti ed intellettuali fiorentini come Filippo Brunelleschi e Leon Battista
Alberti.
Lo stile non dipende più dalle possibilità tecniche, come nel periodo gotico, ma da principi
estetici:
· SIMMETRIA (sia in pianta sia in alzato);
· PROPORZIONE;
· SISTEMA DEGLI ORDINI (con la reintroduzione dei capitelli dorico, ionico, corinzio,
tuscanico e composito );
Si identifica la bellezza col rispetto assoluto di tali principi, e soprattutto proscrivendo l’arco
acuto a vantaggio dell’arco a tutto sesto.
L’architettura rinascimentale rinuncia ai virtuosismi tecnici medioevali; vieta ogni arditezza
come l’eccessiva verticalizzazione dei volumi, l’alleggerimento delle pareti e l’apertura alla luce.
Gli architetti del Rinascimento studiano i monumenti dell’età classica, con il conseguente uso
del regolo, squadra e compasso per disegnare le piante degli edifici, come avveniva in epoca
romana.
Durante il periodo rinascimentale, però, si pensano anche nuove tipologie costruttive come la
villa suburbana e il palazzo signorile.
Un’arte complessa con l’utilizzo sistematico di proporzioni e simmetrie richiede una cultura; è
per questo che si prende a modello l’unico trattato architettonico dell’età classica, il “de
Architectura” di Vitruvio, con la conseguente produzione di trattati per rendere l’arte classica
più attuale, quindi rinascimentale.
Per questo la figura del mastro muratore medievale viene sostituita da quella di un artista che
riprende, significativamente, il nome greco di “architetto”.
Questo concetto, con elementi innovativi, fu ripreso all’inizio del XIX secolo e portò alla nascita
del Neo-Classicismo.
Leonardo Da Vinci – La Vita
Fu un celebre pittore, inventore, ingegnere ed architetto italiano del Rinascimento.
Nel mio approfondimento prenderò in considerazione Leonardo Da Vinci solo in qualità di
architetto e ingegnere.
15 aprile 1452: Nasce a Vinci, presso Firenze. Il padre, Ser Piero Da Vinci, era un possidente o
forse un notaio; la madre una contadina di nome Caterina. Poiché Leonardo nacque prima
dell’introduzione dei moderni cognomi europei, il suo nome completo era “Leonardo di Ser Piero
Da Vinci”. Può essere considerato un archetipo dell’uomo rinascimentale ed è stato spesso
definito un genio, a causa della sua eccellenza in tutte le arti, per le sue scoperte scientifiche e le
invenzioni tecniche, che appaiono molto in anticipo rispetto al suo tempo.
1469: Leonardo, grazie all’aiuto del padre, diventa apprendista nella bottega fiorentina di
Andrea del Verrocchio, già frequentata da artisti come Botticelli, Ghirlandaio, Perugino, ecc…
1472: Entra nella corporazione di San Luca dei pittori fiorentini
1499: Leonardo quindi, insieme al suo amico e inventore Luca Pacioli, lascia Milano per
Mantova, spostandosi due mesi dopo a Venezia (1500) e quindi di nuovo a Firenze.
1502: A Firenze, Leonardo entra al servizio di Cesare Borgia
(noto anche come “Duca Valentino” e figlio di papa
Alessandro VI) [cfr.pg.26] come ingegnere militare e
architetto.
1502: per incarico del Valentino, studiò le strutture del
porto-canale di Cesenatico e, dopo averne eseguita
un’attenta ricognizione, disegnò una serie di migliorie e
varianti che, successivamente adottate, fecero di quel porto
un rifugio sicuro, anche sotto il profilo strategico-militare,
come fu dimostrato durante il periodo napoleonico.
1503: Disegna mappe topografiche. [cfr.pg.23]
Figura 4. Veduta a volo d'uccello del
1504: Dipinge la Gioconda. Porto-Canale e del Borgo della città
Leonardo Pittore
L’attività di pittore di Leonardo è forse la più nota della vita poliedrica del genio, ma questa è
forse l’attività più esigua, solo pochi quadri di Leonardo sono arrivati ai nostri giorni
(soprattutto per l’uso da parte di Leonardo di continue innovazioni riguardanti il colore e la
tecnica pittorica).
I Codici
Amplissimo, invece, fu il campo d’azione della sua attività speculativa che si incentrò
soprattutto sul rapporto tra le diverse arti e sull’indagine della causa dei fenomeni naturali.
L’approccio alla scienza di Leonardo era di tipo osservativo: cercava di capire i fenomeni
descrivendoli e raffigurandoli fin nei minimi dettagli in un misto combinatorio di arte e scienza.
Questo tipo di indagine, perseguita attraverso innumerevoli studi e disegni, ora raccolti e ben
divisi in dieci Codici:
· CODICE ARUNDEL: conservato al British Museum di Londra;
· CODICE ASHBURNHAM: conservato all’Institut de France di Parigi;
· CODICE ATLANTICO: (il più vasto dei codici di Leonardo) conservato nella Biblioteca
Ambrosiana di Milano;
· CODICE FORSTER: conservato presso il Victoria and Albert Museum di Londra;
· CODICE DELL’ISTITUTO DI FRANCIA: anch’esso conservato all’Institut de France di
Parigi;
· CODICE LEICESTER: conosciuto anche come codice Hammer è oggi conservato a Seattle,
nella collezione privata di Bill Gates;
· CODICI MADRID: conservato nella Biblioteca Nazionale di Madrid;
· CODICE TRIVULZIANO: conservato nella Biblioteca del Castello Sforzesco di Milano;
· CODICE WINDSOR: conservato Presso il castello Reale di Windsor, in Inghilterra;
· CODICE SUL VOLO DEGLI UCCELLI: conservato presso la Biblioteca Reale di Torino
Questa enorme massa di scritti, sicuramente più consistente del periodo rinascimentale, ha
subito, dopo la morte di Leonardo, molte vicissitudini. Furono gli eredi del Melzi, dopo la sua
morte nel 1570, a dare inizio alla dispersione di questo immenso materiale; addirittura, non
avendone compreso l'importanza, inizialmente lasciarono gli scritti in un sottotetto per poi
regalarli o cederli a poco prezzo ad amici o collezionisti.
Grandi responsabilità del rimescolamento delle carte ha lo scultore seicentesco Pompeo Leoni,
che con l'intenzione di separare i disegni artistici da quelli tecnologici e di unificare le pagine
scientifiche, smembra parte dei manoscritti originali, tagliando e spostando le pagine cosi' da
formare due grandi raccolte: il Codice Atlantico [cfr. pg. 7] e la Raccolta di Windsor [cfr. pg. 7],
che conta circa seicento disegni. Proseguendo con lo stesso sistema Leoni compone almeno altri
quattro fascicoli. Dal 1637 al 1796 parte dei manoscritti è ospitata nella Biblioteca Ambrosiana,
trafugata da Napoleone al suo arrivo a Milano. Nel 1851 solo una parte degli scritti torna a
Milano; altri restano a Parigi, e altri ancora in Spagna, dove alcuni verranno ritrovati solo nel
1966. Ecco il perchè della grande dispersione degli scritti di Leonardo.
PRODUZIONE ARCHITETTONICA – INGEGNERISTICA DI
LEONARDO
LE CHIESE
Attratto dalle forme classiche, Leonardo elaborò bozzetti di chiese a pianta centrale, nelle quali
si intravedevano simmetrie architettoniche ottenute con complesse strutture di absidi, nicchie,
tabernacoli o loggiati. Tra i numerosi schizzi ne ho scelte due che reputo le più interessanti dal
punto di vista rispettivamente dalle soluzioni proposte e dal modello di elaborazione utilizzato
da Leonardo.
Chiesa Gemmata
CHIESA A PIANTA CENTRALE O A DUE
LIVELLI:
L'obiettivo di tale struttura è quello di poter organizzare per fasi successive una serie di tiri
radenti che colpiscano gli assalitori nei punti dove e' difficile avanzare: l'argine, il fosso, la
cortina, il camminamento superiore.
l’angolo di rocca
RIVELLINO O BASTIONE TRIANGOLARE
Il disegno di questo rivellino, ispirato probabilmente a un'architettura già esistente, risale al
periodo in cui Leonardo si trovava in Romagna a sovrintendere alle fortificazioni militari di
Cesare Borgia [cfr.pg.26]. Il periodo in cui Leonardo lavora per Il Duca è uno dei più prolifici
per il genio dal punto di vista ingegneristico-cartografico. Infatti Leonardo viaggiò, per quasi un
anno, attraverso i territori conquistati dal condottiero: compiendo esami e rilevazioni,
delineando alcune delle piante delle città e le mappe topografiche [cfr.pg.23](un punto di
partenza per la cartografia moderna), edificando fortezze, realizzando per il porto di Cesenatico
una struttura di protezione dai flutti e costruendo macchine da guerra.
Un esempio: si occupa del fortilizio di Imola, danneggiato dal precedente assedio, e che quindi
aveva necessità di essere rafforzato. Leonardo si interessa al problema, e cominciando col
disegnare la nuova sistemazione interna della rocca, finisce per tracciare l'intera pianta della
città.
Il plastico rappresenta un avamposto, o rivellino, per la difesa dell'entrata di una fortezza.
raffigurante il Rivellino
PONTE DI GALATA
Il ponte è quindi costituito da un’unica campata lunga 240 metri, con spalle a terra di 60 metri,
23 metri di larghezza e 40 sul livello dell’acqua. Quindi una lunghezza totale di 360 metri.
Il disegno è completo di schizzo di nave alberata che passa agevolmente sotto la campata
centrale.
I PONTI AD ARCO, la cui struttura è tale da tradurre i carichi verticali in azioni che
provocano sugli appoggi spinte verso l’esterno, denotano spesso cedimenti delle fondazioni,
poste sugli argini, con il consecutivo cedimento dell’intera struttura.
Per ovviare a questo Leonardo pensa ad un doppio sostegno delle teste del ponte a forma di code
di rondine, per reggere meglio le spinte trasversali.
Leonardo capisce che per farlo reggere
doveva rinforzarlo senza appesantirlo,
quindi costruì, oltre all’arco del ponte,
altri due elementi ad arco obliqui che
servivano a rinforzare la struttura, ma
erano molto sottili al centro, quindi il
loro peso si distribuiva sulle due sponde.
IL RISULTATO:
Un ponte di tre archi combinati insieme.
LEONARDO SAREBBE RIUSCITO A
COSTRUIRE QUESTO PONTE ?
(non di Leonardo)
ü Costruire fondamenta molto
robuste;
ü E per far questo bisogna compiere
calcoli molto complicati.
Per questo si dubita che Leonardo, seppur fosse un genio, con le tecniche antiquate disponibili
all’epoca, potesse esserne in grado.
Analizzando il disegno si può osservare che Leonardo, come in altre occasioni, ci ha lasciato
un'immagine carica di intuizioni, ma anche tanto approssimativa e confusa da rendere difficile
la comprensione della stessa. Infatti mentre risulta evidente la presenza delle due spalle a forma
di coda di rondine per meglio reggere le spinte trasversali, non appare chiara la posizione del
piano stradale, indicato solo nell'alzato e non in pianta, tanto da far supporre ai realizzatori del
modello conservato al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, la possibilità di una doppia
rampa viabile alle estremità del ponte.
Figura 13. Modello del Ponte di Galata conservato al Museo Della Scienza di Milano
L’ipotesi di un progetto
leonardesco da proporre al
Sultano pare trovare conferma
nella traduzione in turco di una
lettera , in cui Leonardo offriva
i propri servizi al Sultano
Ottomano, mettendo in gioco Figura 17. Il Ponte di Galata oggi ricostruito dopo un incendio
Il disegno di Leonardo è un simbolo, che non influenzò l’arte figurativa rinascimentale, in quanto
rimase pressochè sconosciuto fino all’inizio del XIX secolo, ma che fu alla base dell’arte moderna
Fre i miti tipicamente rinascimentali, vi è quello della città ideale. Si tratta di una città perfetta,
ordinata e razionale, progettata con i canoni tipici dell’architettura del Rinascimento, concepita
per manifestare visivamente la potenza del signore, la città ideale stenta tuttavia a tradursi in
realtà; costi imponenti e la lunghezza dei tempi di realizzazione rendono la costruzione di
insediamenti ex novo un fenomeno estremamente sporadico, facendo preferire interventi
settoriali sul tessuto urbano preesistente, limitati alla risistemazione dei quartieri attorno al
palazzo del principe.
Una città quindi tutta intellettualistica e teorica, che ritorna frequentemente nei trattatisti
dell’epoca, da Leon Battista Alberti fino ad arrivare ai grandi architetti del Cinquecento.
Il tema della città ideale affascina anche Leonardo che comincia ad occuparsene a Milano
intorno all’anno 1480 [cfr.pg.5]. A differenza dei trattatisti contemporanei, egli ricerca una
organizzazione dello spazio non tanto geometrica quanto funzionale, in modo da dar soluzione ai
problemi della vita quotidiana:
· Il traffico;
· Gli approvigionamenti;
· Le esigenze igenico-sanitarie;
Questi problemi hanno un ruolo primario nella progettazione vinciana.
Non è un caso che i suoi studi per la città ideale si collochino all’indomani di una grave epidemia
di peste, abbattutasi sulla capitale sforzesca nel 1485-1486 (con eventi sporadici prottattasi fino al
1490).
Infatti, Milano, città medievale, ha una struttura favorevole al propagarsi dei contagi:
ü Vie strette e tortuose;
ü Alta densità abitativa (soprattutto nei
quartieri più poveeri);
ü Scarichi fognari a cielo aperto;
ü Grande diffusione di topi e parassiti;
Per ovviare a questa situazione esplosiva
sotto il profilo sanitario, Leonardo pensa
ad un tessuto urbano molto più aperto
con:
· Strade ampie e rettilinee, col diffuso
utilizzo dei porticati, specialemente
lungo vie dove si affacciano gli edifici
signorili;
Figura 20. Schizzo di Leonardo raffigurante un canale nelle
Questi livelli sono collegati tra loro da una rete di passaggi sopraelevati e di sentieri pedonali che
siano separati dalle aree di traffico pesante.
La città, quindi, sui 2 livelli superiori, era divisa secondo un criterio di rigida separazione tra
attività produttiva e occupazioni gentilizie, che si riflette nella stessa strutturazione del palazzo
signorile.
I moduli degli edifici e degli elementi architettonici sono definiti in conseguenza ai suoi studi
sulle proporzioni del corpo umano. [cfr.pg.16]
La città ideale vinciana si presenta però come una serie di schizzi (edifici e particolari) inseriti in
un filone comune evidenziato dalle note riportate dal maestro.
TORRE MILITARE
di quattro
piani a pianta
quadrata, nella
quale Leonardo
separa il flusso di
persone in salita ed
in discesa ideando
un sistema di scale
a quattro rampe
indipendenti le une
dalle altre.
Particolare delle strade che dovevano essere Nella breve nota posta in alto a destra,
larghe quasi quanto l'altezza del palazzo Leonardo chiarisce che le strade sottostanti il
signorile qui ricostruito. I palazzi porticati palazzo devono essere larghe quanto l'altezza
erano riservati agli uomini "gentili" mentre le dei palazzi che qui vengono disegnati porticati
strade basse al commercio e al trasporto delle e muniti di ampie finestre presenti in tutti i
merci. Ampie e ben arieggiate erano anche le piani.
strade sottostanti il palazzo, destinate al
traffico degli animali e del commercio.
canale navigabile
Il particolare del plastico riproduce l'idea
di Leonardo sulla struttura e
l'organizzazione di una stalla per cavalli.
Tale struttura era ritenuta importante al
fine di garantire un idoneo ambiente per
gli animali che venivano utilizzati per
scopi militari e civili, e il cui ruolo era
importante per la vita stessa della città.
Tre arcate determinano la ripartizione
della larghezza in tre parti uguali. Il
primo piano superiore è diviso in tre
parti con i muri che poggiano sulla
ripartizione delle arcate inferiori. Per
assicurare il necessario ricambio d'aria, il
muro esterno ha delle aperture ad arco di
dimensioni notevoli. Figura 26. Particolare del plastico: stalla per cavalli
Il classicismo che traspare da questa impostazione della città ideale non deve però meravigliare:
non dobbiamo infatti dimenticare che Leonardo è pur sempre un uomo del suo tempo [cfr.pg.3]
e la sua città, con le eleganti architetture, le strade porticate, i palazzi adorni di attici e terrazzi,
è comunque progettata secondo un’ottica gentilizia, comune a tutti i progetti analoghi
dell’epoca.
La città ideale di Leonardo era un concetto interamente innovativo, il primo tentativo di
rilevare e organizzare le forze naturali di una regione intera [cfr.pg.21] in modo tale da servire
scopi umani.
Il progetto leonardiano, non è concretamente realizzabile, e verrà infatti abbandonato allorchè,
alcuni anni più tardi, si porrà in concreto il problema della risistemazione urbanistica di Milano.
IL NAVIGLIO DELLA MARTESANA
NAVIGLIO: canale artificiale, navigabile. E’ derivato da un fiume ed è utilizzato pure per
l’irrigazione.
Nel 1457 Francesco Sforza affidò a
Bertola da Novate la costruzione
del Naviglio della Martesana. In
soli 35 anni, dal 1439 al 1475, nel
territorio milanese furono
costruiti ben 90 chilometri di
canali resi navigabili dalla
presenza di 25 conche. Lo
sviluppo del sistema, però, non si
fermò solo a questo punto, anzi,
con l"arrivo di Leonardo nel 1482
[cfr.pg.5], fu perfezionato il
Martesana e si cominciò ad
impostare un nuovo sistema di
canali che permettessero la
navigazione dalla Valtellina fino
a Milano.
Leonardo da Vinci, appena
giunto a Milano, fu incaricato da
Ludovico il Moro di studiare un
sistema per permettere la
navigazione dal lago di Como fino
a Milano. Una soluzione a questo
problema è rintracciabile
all"interno di alcuni disegni del
Codice Atlantico [cfr.pg.7] dove si
ipotizza un grande sbarramento sul Figura 28. Percorso approssimativo del Naviglio della Martesana
Il foglio contiene tre disegni sul progetto di un canale e sono databili agli anni 1482/3 [cfr.pg.5],
con riferimento a quanto riportato nella famosa lettera a Ludovico il Moro nella quale Leonardo
fa menzione del suo saper "conducer le acque da un loco ad un altro”.
Cesare Borgia, nato a Roma il 13 settembre 1475, è stato un politico italiano del Rinascimento.
Gli storici concordano nell'identificare in lui un'esperienza politica importantissima: all’epoca
per la mancanza dello stato, nelle romagne
c'era una situazione di anarchia, Cesare
Borgia grazie all'istituzione di tribunali
riuscì a riportare l'ordine nel territorio del
suo dominio. Per questo, forse, la sua
personalità ispirò a Machiavelli la figura
de Il Principe. Figlio dell'allora cardinale
Rodrigo Borgia, futuro papa Alessandro
VI (1492-1503) e di Vannozza Cattanei,
era secondo di quattro figli : Joan, Cesare,
Lucrezia e Jofrè. Già dalla nascita era
stato destinato dal padre alla carriera
ecclesiastica, grazie alla quale la famiglia
aveva preso saldamente piede in Italia. I
Borgia infatti, catalani di origine, erano
arrivati a Roma una trentina di anni
Figura 36. Un ritratto di Cesare Borgia che si trova
prima al seguito del cardinale Alfons, papa
presso l'Accademia Carrara di Bergamo
col nome di Callisto III, a caccia di cariche
e di fortuna. Cesare, a diciassette anni, il 31 agosto del 1492, fu nominato arcivescovo di
Valencia (ma non si recò in Spagna e non prese i sacramenti dell'ordine), poi cardinale il 20
settembre del 1493, e nel 1495 governatore generale e legato di Orvieto. Ottenuto il nuovo
incarico di comandante dell'esercito pontificio, il 10 maggio 1499, Cesare sposa Carlotta
d'Albret, sorella del re di Navarra (regione a nord della Catalunya) e nipote di Luigi XII,
stabilendo una alleanza con la Francia - per la futura conquista della Romagna -, ottenendo il
titolo di pari di Francia, e il ducato di Valentinois che da allora avrebbe fornito ai suoi
contemporanei e agli storici un paio di soprannomi: il Duca, e il Valentino. Tornando in Italia, il
Duca incomincia la graduale conquista della Romagna conclusasi il 25 aprile 1501, con la
capitolazione di Faenza. Nel 1502 Cesare Borgia si avvalse della collaborazione di Leonardo Da
Vinci [cfr.pg.5] come architetto militare e ingegnere capo. Questi viaggiò per dieci mesi
attraverso i territori conquistati dal condottiero: compiendo esami e rilevazioni, delineando
alcune delle piante delle città e le mappe topografiche [cfr.pg.23](un punto di partenza per la
cartografia moderna), edificando fortezze [cfr.pg.10], realizzando per il porto di Cesenatico una
struttura di protezione dai flutti, costruendo macchine da guerra.
Il fortilizio di Imola, danneggiato dal precedente assedio, aveva necessità di essere rafforzato.
Leonardo si interessa al problema, e cominciando col disegnare la nuova sistemazione interna
della rocca, finisce per tracciare l'intera pianta della città.
Era il momento di più alta potenza del Duca, i cui successi ormai facevano venire gli incubi ad
altri stati nella penisola italiana: Venezia guardando la costa adriatica italiana ormai vedeva
quasi soltanto domini pontifici; Firenze doveva considerare la eventualità che il Valentino
puntasse a conquistare, in modo sistematico, la Toscana. Eventualità molto probabile, in
quanto il piano d’ampliamento del Borgia prevedeva, infatti, la conquista del Granducato di
Toscana, il papa padre iniziò trattative segrete con la repubblica di Venezia e con la Francia per
preparare il terreno politico e militare. Ma improvvisamente il papa Alessandro VI muore il 18
agosto 1503 in circostanze misteriose. Così il Valentino entra in conflitto con i Cardinali riuniti
in conclave, questi vennero a patto con il Borgia, offrendogli un salvacondotto pur di toglierselo
di torno ed eleggere il nuovo papa. Cesare accettò e si trasferì a Nemi, poi il nuovo papa Pio III,
acconsentì di farlo tornare a Roma, ma non fu accolto bene dai romani e si rifugiò a Castel S.
Angelo. Il nuovo pontefice però rimase in Vaticano per poco meno di un mese. Con il nuovo
papa Cesare Borgia ebbe un diverbio e fu esiliato, prima a Napoli, poi di nuovo in Spagna dove
re Ferdinando lo fa rinchiudere nella rocca di Medina del Campo. Di li riesce ad evadere il 25
ottobre 1506, rifugiandosi a Pamplona sperando nella protezione di un cognato fino ad allora
mai visto ne conosciuto. Questi lo aiutò e lo mise a capo di mille cavalieri e lo inviò contro Luis
de Beaumont ribellatosi nel castello di Viana. Qui fu ferito mortalmente, il 12 marzo 1507
durante un’imboscata tesagli dagli assediati. Una fine poco gloriosa per un uomo d’azione come
lui.