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Introduzione
L'utilizzo di elementi finiti di ordine elevato consente di ridurre il numero di elementi necessari per l'ottenimento di una soluzione sufficientemente precisa del problema in quanto meglio approssimano l'andamento della funzione incognita. Per poter assicurare che un numero ridotto di elementi sia in grado di descrivere forme complesse necessario che detti elementi siano in grado di descrivere anche profili curvi e quindi avere in generale lati e facce distorte e non gi solo rettilinee o piane. La difficolt di trattare con la formulazione diretta elementi definiti mediante linee e/o superfici curve ha portato allo sviluppo di una formulazione "parametrica" che svincola la rappresentazione del dominio di integrazione dalla effettiva geometria dell'elemento mediante una trasformazione del sistema di riferimento in cui si opera. Con questa tecnica possibile realizzare facilmente famiglie comprendenti elementi lineari, parabolici e cubici (nelle normali implementazioni). Con la formulazione parametrica viene abbandonato il dominio fisico definito dal riferimento cartesiano ortogonale, nel caso pi generale a 3 dimensioni xyz, in cui viene descritto l'elemento finito, per trasferirsi in un dominio regolare, definito da coordinate normalizzate, rst, nel quale le linee sono diritte, le superfici piane. La scelta della normalizzazione normalmente effettuata tra 0 ed 1 o tra -1 ed 1 a seconda della soluzione pi conveniente. Cos facendo gli elementi assumono forme che, definite indipendentemente dalla geometria effettiva di quelli originali, sono sempre le stesse e dipendono solo dalla tipologia base degli elementi: le forme si riducono quindi a quelle elementari di segmenti rettilinei, triangoli equilateri, quadrati a lati diritti, tetraedri o cubi a facce piane e spigoli costituiti da segmenti di retta. Questa trasformazione inoltre, non dipende dalla dimensione dello spazio di definizione dell'elemento ma solo dalla sua tipologia: per esempio un elemento bidimensionale di forma quadrangolare verr trasformato comunque in un quadrato anche se definito in uno spazio tridimensionale e caratterizzato da una geometria non regolare. L'operatore di interpolazione non modificato nella sua struttura dalla presenza di questa trasformazione, se non nel fatto che le singole funzioni di forma sono definite con polinomi nelle coordinate adimensionali. Al contrario le derivate di
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queste funzioni dovranno essere opportunamente trattate per tenere conto delle diverse metriche del riferimento fisico e adimensionale. Questa operazione viene detta con terminologia anglosassone mappatura (MAPPING) e , per poter essere certi della correttezza della trasformazione, occorre che essa sia tale da definire un rapporto biunivoco tra i punti omologhi appartenenti ai due spazi xyz e rst. Mediante questo tipo di rappresentazione possibile trattare elementi comunque distorti, sempre che tale distorsione non sia tanto forte da fare cadere la propriet di corrispondenza appena citata; il termine distorsione racchiude in realta diversi elementi quali: curvatura, torsione, allungamento, scorrimento. In generale le limitazioni sulle distorsioni ammissibili sono conseguenti alla necessit di ottenere un buon comportamento da parte dell'elemento e verranno discusse nel seguito e non soltanto mantenere un legame biunivoco tra i due domini.
Formulazione
Affrontiamo il problema della formulazione parametrica di un elemento con il caso piuu generale di un elemento solido che descrive uno stato tridimensionale di sforzo. La definizione delle regole di trasformazione tra il dominio fisico e quello adimensionale richiede, in realtaa, di stabilire una relazione tra le due geometrie; cio dobbiamo trovare due relazioni, che nel caso pi generale di elemento tridimensionale possiamo esprimere come: {xyz} f (rst ) ; {rst} g( xyz ) (1) Queste relazioni ci permettano di effettuare il passaggio da un sistema all'altro: esse ci forniscono, note le coordinate di un punto in uno dei due riferimenti, le coordinate del punto omologo nell'altro. In realt, come vedremo, la trasformazione esplicitamente utilizzata soltanto quella per la determinazione delle coordinate fisiche xyx assegnata una terna di valori delle coordinate normalizzate rst. La maniera pi conveniente e generale per definire questa trasformazione quella di attuare una forma di interpolazione delle quantit geometriche che definiscono l'elemento, vale a dire le coordinate nodali: si interpolano cio le coordinate fisiche x,y,z ,come se fossero una funzione qualsiasi, mediante un operatore del tutto analogo a quello utilizzato per effettuare la interpolazione dello spostamento; in questo caso le coordinate fisiche di un generico punto di coordinate normali rst vengono calcolate con le relazioni:
(2a) (2b) 2
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(2c)
ove i vettori {X},{Y} e {Z} contengono le coordinate xyz dei nodi dell'elemento; l'operatore [N'(r,s,t)] normalmente realizzato con formule di interpolazione che risultano particolarmente semplici da definire nel dominio normalizzato; infatti possibile sfruttare le simmetrie del campo oltre che la sua normalizzazione. Bench la struttura dell'operazione sia la stessa l'operatore di interpolazione della geometria stato contrassegnato con l'apice per mantenerlo, a priori, distinto da quello utilizzato per l'interpolazione degli spostamenti. In questo modo possibile che il numero di nodi utilizzati per le due interpolazioni, e quindi la forma delle funzioni ad essi associate, siano differenti; si possono presentare allora tre casi distinti descritti in figura:
Spostamenti Geometria
Sub-parametrico
Iso-parametrico
Super-parametrico
Elementi SUB-PARAMETRICI: in questo caso il numero di nodi in cui nota la geometria inferiore rispetto a quello che descrive la funzione incognita: una soluzione di questo genere pu essere adottata nel caso in cui la forma dell'elemento sia geometricamente semplice ma si desideri descrivere uno stato di deformazione e sforzo pi complesso. Una possibile applicazione quella di un infittimento automatico del modello: poich la geometria regolare, le coordinate del nodo centrale aggiuntivo possono essere facilmente calcolate a partire da quelle dei nodi di vertice. Elementi ISO-PARAMETRICI se il numero di nodi in cui sono note le funzioni spostamento e geometria sono uguali; il tipo di elemento pi diffuso in quanto semplice ed efficiente. Elementi SUPER-PARAMETRICI: in questo caso il numero di nodi in cui nota la funzione geometria supera quello che descrive lo spostamento; l'utilit pu essere riscontrata nel caso di elementi piuttosto distorti, per i quali si desideri una descrizione degli spostamenti di ordine limitato, per esempio per ottenere uno stato di sforzo costante. Si tratta peroo di una procedura quantomeno discutibile: se la geometria complessa, nulla autorizza a ritenere che lo stato di sforzo sia descrivibile con una funzione di ordine ridotto. La distinzione tra queste categorie di elementi in realt piuttosto accademica, infatti normalmente, per la semplicit della formulazione, per le caratteristiche di buon funzionamento ma soprattutto per la semplicit di utilizzo, data dalla univocit della definizione dei nodi, si tende ad implementare elementi di tipo isoparametrico: [ N ] = [ N' ] . In generale se {w} il vettore delle coordinate di un punto, definito come {w } = [ x , y , z ]T , e [W] la matrice in cui sono organizzate le coordinate degli n nodi dell'elemento avremo che:
(3)
ove le matrici [N'] e [W] potranno avere, per esempio, una struttura del tipo
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Come di solito accade, le diverse componenti nodali sono interpolate con la medesima funzione di forma. Si puoo anche pensare ad una organizzazione alternativa, con le coordinate x,y e z relative ad un nodo raggruppate vettore delle coordinate nodali:
LM N' [ N' ] = M 0 MN 0