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12/04/2004 Cenni sullanalisi dimensionale e sulla similitudine 44

9. Cenni sullanalisi dimensionale e sulla similitudine


In questa parte vengono illustrati elementi di base dellanalisi dimensionale e della similitudine,
sviluppando in particolare i punti seguenti:
impiego dei numeri adimensionati nello sviluppo di correlazioni empiriche sul moto dei
fluidi e sullo scambio termico;
deduzione dei numeri adimensionati mediante adimensionalizzazione delle equazioni
differenziali di conservazione;
significato fisico dei numeri adimensionati;
deduzione dei numeri adimensionati mediante il teorema di Buckingham
realizzazione di modelli fisici in scala in condizioni di similitudine.
Nello sviluppo dei punti precedenti si fa riferimento ad alcuni casi esempio, i cui risultati sono
indicativi anche per moto dei fluidi e scambio termico in differenti condizioni geometriche e
operative.
9.1 Impiego dei numeri adimensionati nello sviluppo di correlazioni empiriche sul moto dei
fluidi e sullo scambio termico.
Con riferimento allesempio della figura seguente, si vogliono mettere in evidenza i vantaggi
derivanti dallimpiego dei numeri adimensionati in problemi che non possono essere affrontati
in via teorica mediante risoluzione analitica delle equazioni e che vengono affrontati mediante il
metodo empirico.
Si evidenzia in particolare che limpiego dei numeri adimensionati consente sia di ridurre
notevolmente il numero di rilievi sperimentali da effettuare, che di agevolare lo svolgimento
delle esperienze, le quali possono essere effettuate in laboratorio con modelli in scala e in
condizioni pi favorevoli di quelle reali.
Lesempio a cui si fa riferimento quello della figura seguente, in cui un cilindro di lunghezza L
viene investito da una corrente la cui velocit, ad una sufficiente distanza dallostacolo,
uniforme e pari a

V . Si suppone che la densit

e la viscosit

del fluido siano costanti e


si vuole mettere in relazione la forza F applicata dal fluido allostacolo cilindrico nella
direzione del moto.

D

V
densit


viscosit



forza F
(il cilindro ha lunghezza L nella direzione
perpendicolare al disegno)
Nellipotesi che il problema possa essere descritto in due dimensioni, trascurando le eventuali
disuniformit lungo lasse del cilindro, si suppone che la forza per unit di lunghezza sia costante
e pari a
L
F
.
Le grandezze che descrivono il fenomeno in esame, nellipotesi che le propriet fisiche siano
costanti in tutto il campo di moto del fluido, sono riportate nella tabella seguente:
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velocit del fluido

V
densit

viscosit

diametro D
forza per unit di lunghezza F/L
La forza per unit di lunghezza F /L la variabile dipendente, mentre le altre grandezze sono le
variabili indipendenti. Per il calcolo della variabile dipendente occorre conoscere il legame
funzionale tra di essa e le variabili indipendenti. Conoscendo la natura del fluido, la sua
pressione e la sua temperatura possibile determinare la viscosit e la densit; conoscendo anche
il diametro del cilindro e la velocit del fluido possibile, utilizzando il suddetto legame
funzionale, determinare la forza per unit di lunghezza applicata dalla corrente al cilindro.
Nellipotesi che il legame funzionale non possa essere determinato in modo analitico mediante la
risoluzione delle equazioni che descrivono linterazione tra la corrente e il cilindro, si vuole
determinare tale legame per via empirica mediante lo svolgimento di prove di laboratorio.
A questo scopo occorre definire quella che viene chiamata matrice sperimentale; essa consiste
in una tabella data dallinsieme delle condizioni di prova che si ritiene opportuno effettuare per
caratterizzare adeguatamente il fenomeno in esame.
A titolo puramente indicativo dei problemi che si potrebbero presentare nella determinazione
empirica del legame funzionale, si suppone che per la definizione della matrice sperimentale
occorra realizzare almeno quattro differenti valori per ciascuna delle variabili indipendenti. Il
numero totale di prove da effettuare sotto questa ipotesi pu essere valutato come qui di seguito
indicato. Per ogni velocit del fluido si realizzano 4 differenti valori della densit, per un totale
di 16 prove; per ognuna delle 16 prove si realizzano 4 differenti valori della viscosit, per un
totale di 64 prove; per ognuna delle 64 prove si utilizzano 4 differenti valori del diametro,
per un totale di 256 prove.
Il numero totale delle prove, pari a 256, appare pertanto elevato; non inoltre ugualmente
agevole per tutte le variabile realizzare quattro differenti valori scelti in un intervallo ritenuto
significativo. Mentre infatti facile realizzare quattro cilindri di differente diametro e quattro
correnti fluide con differenti velocit, non altrettanto agevole realizzare quattro differenti valori
della densit e della viscosit che coprano un ampio intervallo.
Considerate le dipendenze delle propriet fisiche dalla temperatura e dalla pressione, si osserva
infatti che, per un dato fluido, possibile ottenere differenti densit e viscosit con differenti
valori della temperatura e della pressione, cosa non sempre compatibile con le attrezzature
sperimentali a disposizione. Se poi la dipendenza delle propriet fisiche dalla temperatura o
dalla pressione debole, lintervallo di variazione richiesto per la temperatura e per la pressione
pu risultare troppo ampio e difficilmente realizzabile, o realizzabile con costi eccessivi. Si pu,
in alternativa, ricorrere a fluidi differenti, ma non sempre la cosa praticamente realizzabile in
quanto, ad esempio, unapparecchiatura progettata per operare con acqua non pu normalmente
operare con aria e viceversa.
Alle difficolt di tipo operativo si aggiungono quelle derivanti dallesigenza di produrre
rappresentazioni grafiche o analitiche dei punti sperimentali e del legame tra la variabile
dipendente e le variabili indipendenti. La rappresentazione grafica nel piano, ad esempio,
consente di mettere in evidenza la dipendenza di una variabile dipendente da sole due variabili
indipendenti, come illustrato nella figura seguente nella quale la variabile dipendente z
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riportata in funzione delle variabili indipendenti x ed y (gli andamenti sono puramente
indicativi e non hanno alcun riferimento ai legami funzionali dello specifico problema in esame).

z
x
y = y
1

y = y
2

y = y
3

y = y
4

valori sperimentali
della variabile z

Nella rappresentazione in figura la variabile y viene utilizzata come parametro delle quattro
curve, che si immaginano ottenute mediante il metodo dei minimi quadrati, avendo assunto
legami funzionali adatti a rappresentare landamento dei dati sperimentali.
E evidente la difficolt di rappresentazione dei legami funzionali, che cresce al crescere del
numero delle variabili indipendenti. Nel caso in esame esse sono quattro e richiederebbero
quindi sedici rappresentazioni del tipo in figura, che consente di rappresentare leffetto di sole
due variabili indipendenti.
Dopo aver messo in evidenza le difficolt proprie di un approccio empirico non basato
sullanalisi dimensionale, si mettono ora in evidenza i vantaggi derivanti dallimpiego dei numeri
adimensionati. Lanalisi dimensionale ha consentito, per il problema in esame, una notevole
semplificazione sia nella definizione della matrice sperimentale che nelle modalit di
rappresentazione. Risulta infatti possibile rappresentare linterazione tra la corrente e il cilindro
mediante due soli parametri adimensionati, di cui uno svolge il ruolo di variabile indipendente e
laltro di variabile dipendente. I due numeri adimensionati sono riportati nella tabella seguente:
numero di Reynolds (variabile indipendente)

=

D V
Re
D
coefficiente di drag (variabile dipendente)
L D V
2
1
F
C
2
D

=
Il parametro geometrico del numero di Reynolds il diametro del cilindro; il coefficiente C
D

definito come rapporto tra la forza, il gruppo
2
V
2
1

(che rappresenta lenergia cinetica


dellunit di volume del fluido indisturbato) e larea (D L), che rappresenta larea della
proiezione del cilindro su di un piano perpendicolare al vettore della velocit indisturbata.
I risultati sperimentali sono presentati in forma grafica nella figura seguente, dove in ascissa e in
ordinata sono riportati i due numeri adimensionati, calcolati sulla base dei valori sperimentali.
La figura mostra che il legame funzionale ha un andamento complesso e non facilmente
rappresentabile dal punto di vista analitico (per lo meno con una sola formulazione); tuttavia
rappresentata la correlazione in forma grafica, mediante una linea che descrive landamento dei
punti sperimentali. Oltre ai punti sperimentali, la figura mostra anche landamento di un
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modello teorico, elaborato da Lamb, che copre il solo intervallo dei numeri di Reynolds minori
dellunit, mentre i punti sperimentali raggiungono il valore di 10
6
.
La dispersione dei punti sperimentali, molto contenuta rispetto alla linea che ne rappresenta
landamento medio, conferma che i due gruppi adimensionati sono idonei e sufficienti per
fornire unadeguata rappresentazione dellinterazione tra la corrente e il cilindro.
Occorre ancora osservare che i due gruppi adimensionati non risultano in realt sufficienti per
unadeguata rappresentazione del legame funzionale se la velocit del fluido molto elevata,
cio superiore a circa la met della velocit del suono. In tali condizioni stata infatti
individuata una seconda variabile indipendente, costituita dal numero di Mach, definito come
rapporto tra la velocit del fluido indisturbato e quella del suono. In tal caso la rappresentazione
pu essere fatta da un diagramma del tipo del precedente, ma con differenti curve corrispondenti
a differenti numeri di Mach.
Si accenna infine alle modalit di rappresentazione dellandamento dei dati sperimentali
mediante una formulazione matematica. Si pu utilizzare il metodo dei minimi quadrati, dopo
aver assunto una relazione analitica adatta a rappresentare landamento dei punti sperimentali.
Nella figura seguente rappresentato in modo qualitativo, a titolo di esempio, un insieme di
punti sperimentali;
1
e
2
sono rispettivamente le variabili adimensionate indipendente e
dipendente.

1
punti sperimentali
retta interpolante
Landamento dei punti si presta ad essere rappresentato da una retta del tipo b a
1 2
+ = e le
costanti a e b possono essere determinate con il metodo dei minimi quadrati, mediante il quale
viene minimizzata la somma dei quadrati degli scarti tra i valori sperimentali e quelli calcolati
con lequazione della retta.
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A titolo di esempio, si citano ancora le seguenti relazioni funzionali molto utilizzate nella
rappresentazione dei dati sperimentali nei problemi di moto dei fluidi e scambio termico:
b
2
1
a = ,
c
3
b
2
1
a =
La prima stata utilizzata nellespressione del fattore di attrito di Blasius f per il moto
turbolento in tubi, in funzione del numero di Reynolds:
4 / 1
Re 079 . 0 f

= . La seconda stata
utilizzata nel calcolo del coefficiente di scambio termico in convezione forzata con moto
turbolento, esprimendo il numero di Nusselt in funzione dei numeri di Reynolds e di Prandtl,
come nella correlazione di Dittus Boelter:
n 8 . 0
Pr Re 023 . 0 Nu = , dove lesponente n vale 0.4
o 0.3 a seconda che il fluido sia riscaldato o raffreddato.
Si pu osservare che le precedenti relazioni possono essere linearizzate calcolando il logaritmo
del primo e del secondo membro. Si ha infatti: ( ) ( )
1 2
ln b a ln + = ; pertanto possibile,
anche in questo caso, ricavare le costanti a e b mediante il metodo dei minimi quadrati,
determinando la retta di ordinata ( )
2
ln e di ascissa ( )
1
ln .
Il problema che si pone nellapproccio empirico basato sullimpiego di numeri adimensionati
naturalmente quello di individuare i numeri adimensionati stessi. Con riferimento al precedente
esempio si illustrano due tecniche per lindividuazione dei suddetti numeri, di cui la prima basata
sullanalisi delle equazioni differenziali che descrivono il fenomeno e la seconda sul teorema di
Buckingham.
9.2 Determinazione dei numeri adimensionati mediante adimensionalizzazione delle equazioni
Con riferimento allesempio precedente, si individuano innanzitutto le equazioni da utilizzare per
una risoluzione teorica del problema, indipendentemente dal fatto che sia agevole, o comunque
possibile, risolverle dal punto di vista matematico.

D

V
densit
viscosit

forza F
(il cilindro ha lunghezza L nella direzione
perpendicolare al disegno)
asse x
a
s
s
e


y

Le equazioni sono quelle della conservazione della massa e di Navier Stokes, la cui risoluzione
consentirebbe il calcolo degli sforzi normali e tangenziali applicati dal fluido alla parete del
cilindro. Dopo aver calcolato gli sforzi normali e tangenziali, sarebbe possibile calcolare le
corrispondenti forze applicate dal fluido al cilindro e determinarne la risultante F nella
direzione dellasse x.
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Con riferimento alle coordinate cartesiane x ed y, si hanno le seguenti espressioni delle
equazioni differenziali di conservazione della massa e di Naviers - Stokes:
0
y
v
x
u

,
_

,
_

2
2
2
2
y
u
x
u
x
p
y
u
v
x
u
u

,
_

,
_

2
2
2
2
y
v
x
v
y
p
y
v
v
x
v
u
Le precedenti equazioni sono valide in regime stazionario, per valori costanti della densit e
della viscosit, trascurando la forza peso.
Esse possono essere rese adimensionate, introducendo le seguenti variabili adimensionate:

V
u
u
*
,

V
v
v
*
,
D
x
x
*
,
D
y
y
*
,
2
*
V
p
p

Si pu verificare che il gruppo


2
V

ha le dimensioni di una pressione; esso rappresenta, a


meno del fattore
2
1
, lenergia cinetica del fluido di velocit

V per unit di volume.


Sostituendo nellequazione di conservazione della massa si ha
( )
( )
( )
( )
0
D y
V v
D x
V u
*
*
*
*


, da cui si
ottiene: 0
y
v
x
u
*
*
*
*

.
Sostituendo nellequazione di Navier Stokes relativa alla direzione x si ha:
( )
( )
( )
( )
( )
( )
( )
( )
( )
( ) 1
1
]
1



1
]
1

2
*
* 2
2
*
* 2
*
2 *
*
*
*
*
*
*
D y
V u
D x
V u
D x
V p
D y
V u
V v
D x
V u
V u ; dividendo per la
densit e moltiplicando per
2
V
D

si ottiene:

,
_

2 *
* 2
2 *
* 2
*
*
*
*
*
*
*
y
u
x
u
D V x
p
y
u
v
x
u
u .
Il gruppo
D V

il reciproco del numero di Reynolds Re; procedendo in modo analogo per


lequazione relativa alla direzione y, si hanno infine le equazioni nella seguente forma
adimensionata:
0
y
v
x
u
*
*
*
*

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,
_

2 *
* 2
2 *
* 2
*
*
*
*
*
*
*
y
u
x
u
Re
1
x
p
y
u
v
x
u
u

,
_

2 *
* 2
2 *
* 2
*
*
*
*
*
*
*
y
v
x
v
Re
1
y
p
y
v
v
x
v
u
Con riferimento alle equazioni precedenti, si pu osservare che nella forma normale delle
equazioni le componenti della velocit u e v e la pressione p sono funzione delle seguenti
cinque variabili: x, y, , , V

. Nella forma adimensionata le variabili adimensionate u*, v* e


p* sono invece funzioni delle sole tre variabili x*, y* e Re. Si ha pertanto:
( ) Re , y , x u u
* * * *
, ( ) Re , y , x v v
* * * *
, ( ) Re , y , x p p
* * * *

Con riferimento ai precedenti legami funzionali, pur senza conoscerne lespressione analitica, si
pu ricavare il coefficiente di drag come illustrato qui di seguito, considerando le forze dovute
alla pressione e allo sforzo di taglio. A questo scopo per pi agevole utilizzare le coordinate
cilindriche r e , anzich le coordinate cartesiane:

r, r* = r / (D/2)

V
forza F

u


u
r

con riferimento a queste ultime coordinate e alle corrispondenti componenti della velocit
indicate in figura, procedendo come per le coordinate cartesiane e utilizzando la coordinata
radiale adimensionata r* = r / (D/2) (la coordinata angolare , gi adimensionata), si ottiene:
( ) Re , r , u u
* * *


, ( ) Re , r , u u
* *
r
*
r
, ( ) Re , r , p p
* * *

lo sforzo di taglio sul contorno del cilindro dato da:
2 / D r
w
r
u

,
_

. Ponendo
2
w *
w
V


e introducendo la velocit e la coordinata radiale adimensionate, si ottiene:
( )
( )
1
]
1

2 / D r
V u
V
*
*
2 *
w
e quindi
1 r
*
*
1 r
*
*
*
w
* *
r
u
Re
1
2
r
u
D V
2

,
_

,
_

.
Poich sul contorno del cilindro la coordinata radiale adimensionata costante e pari allunit, lo
sforzo di taglio adimensionato sul contorno del cilindro solamente funzione dellangolo e del
numero di Reynolds; analoga dipendenza, sul contorno del cilindro, si ha per la pressione
adimensionata. Si ha pertanto, indicando con
w
p la pressione sul contorno del cilindro e con
*
w
p la corrispondente pressione adimensionata:
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( ) Re ,
*
w
*
w
= , ( ) Re , p p
*
w
*
w
=
Si esprimono ora le componenti della forza per unit di lunghezza
w
L
F

e
w
p
L
F

rispettivamente dovute allo sforzo di taglio e alla pressione, come integrale delle forze
infinitesime applicate allelemento di superficie del contorno (D / 2) d , che rappresenta larea
di un elemento della superficie del cilindro infinitesimo e di lunghezza unitaria. Considerando
simmetrico landamento sia della pressione che dello sforzo di taglio rispetto ad un asse
orizzontale passante per il centro del cilindro, si ha:

0
w
d
2
D
sen 2
L
F
w
,

0
w
p
d
2
D
cos p 2
L
F
w
La presenza del seno e del coseno dovuta alla proiezione delle forze nella direzione
orizzontale, come indicato nella figura seguente:

V
forza F

d
p
w
cos D/2
d

w
sen D/2 d

Passando anche alle grandezze adimensionate nei precedenti integrali, si ottiene:

= =

0
*
w
2
0
2 *
w
d sen V D d
2
D
sen V 2
L
F
w
Essendo ( ) Re ,
*
w
*
w
= , lintegrale


0
*
w
d sen funzione del solo Re, in quanto la
dipendenza da viene eliminata dal calcolo dellintegrale. Si ha pertanto:
( ) Re f d sen
V DL
F
V D
L
F
w
w
w
0
*
w 2 2

= =

dove
w
f

indica il legame funzionale tra il primo membro e il numero di Reynolds, non noto in
forma analitica.
Considerando la forza dovuta alla pressione, si ottiene in modo analogo:
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( ) Re f d cos p
V DL
F
p
0
*
w
p
2
= =

Sommando le due forze e introducendo il fattore


2
1
al denominatore del primo membro, si
ottiene:
( ) Re f
L D V
2
1
F
2
=


Poich il primo membro della precedente equazione il coefficiente C
D
precedentemente
definito, risulta confermato che linterazione tra la corrente e il cilindro decritta dai due numeri
adimensionati C
D
e Re.
Allo stesso risultato si perviene, come illustrato pi oltre, mediante il teorema di Buckingham.
9.3 Determinazione dei numeri adimensionati mediante il teorema di Buckingham
Con riferimento ad unequazione tra le m di variabili dimensionate da cui dipende un
fenomeno:
f
1
(x
1
, x
2
, x
3
, .., x
m
) = 0
il teorema di Buckingham (che viene qui solamente enunciato) afferma che possibile trovare
una relazione tra gruppi adimensionati, che coinvolge un numero di variabili minore e
rappresenta completamente lequazione precedente. Le variabili di questa seconda equazione,
che vengono indicate con il simbolo , sono in numero di n, con n < m:
f
2
(
1
,
2
,
3
, ..,
n
) = 0
Sussiste la relazione
n = m k
dove k il pi grande numero di variabili dellequazione f
1
= 0 che non si combina in un
gruppo adimensionato.
Il fattore k minore o uguale al numero i di dimensioni fondamentali in gioco; nella maggior
parte dei casi si ha k = i. Nei problemi di moto dei fluidi in cui non appare la temperatura le
dimensioni fondamentali sono la massa, la lunghezza e il tempo e si ha quindi k = i = 3; in
presenza di scambio termico interviene anche la temperatura e si ha quindi k = i = 4.
La procedura per individuare i gruppi si basa sulla scelta di un numero di variabili
dimensionate pari a k (che vengono scelte tra le m variabili che descrivono il fenomeno); tali
variabili vengono ripetute negli n gruppi , elevate a esponenti da determinare; le rimanenti
(m k) variabili vengono inserite ciascuna in un gruppo con esponente unitario. Gli
esponenti incogniti vengono determinati imponendo che i gruppi siano adimensionati.
12/04/2004 Cenni sullanalisi dimensionale e sulla similitudine 53
La procedura illustrata con riferimento allesempio del cilindro investito da una corrente, gi
trattato nei punti precedenti, per il quale si ha:
0 , , D V ,
L
F
f
, 1
=

Il numero di variabili dimensionate che descrivono il fenomeno n = 5. Le dimensioni


fondamentali in esse contenute sono la massa, la lunghezza e il tempo; si ha pertanto k = 3. Il
numero n di gruppi adimensionati pertanto pari a n = m k = 5 3 = 2 e la relazione tra
gruppi adimensionati del tipo:
( ) 0 , f
2 1 2
=
Quali grandezze ripetute nei due gruppi si scelgono la velocit V

, la densit e il diametro D,
costruendo quindi i due gruppi adimensionati come segue:
=

c b a
1
D V
L
F
D V
f e d
2
=

Indicando ora con m, l, t la massa, la lunghezza e il tempo, si esprimono le dimensioni dei due
gruppi:
[ ] ( )
t l
m
l
l
m
t
l
c
b
3
a
1

=
[ ] ( )
l t
l
m l
l
m
t
l
2
1
f
e
3
d
2

=
Si determinano ora i valori degli esponenti a, b, c, d, e ed f che rendono adimensionati
1
e

2
. Dal primo gruppo si ottiene:
[ ]
-1 -a
t m l
1 b 1 c b 3 a
1
+ +
=
Imponendo che il gruppo sia adimensionato, cio che gli esponenti di m, l e t siano nulli, si
ottiene il seguente sistema di equazioni:
a - 3b + c - 1 = 0
b + 1 = 0
-a - 1 = 0
da cui si ha: a = -1 , b = -1, c = 1 a + 3b = 1 + 1 3 = -1
Sostituendo si ha:
Re
1
D V
D V
c b a
1
=

= =

Dal secondo gruppo si ha:


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[ ]
2 - -d f 3e - d
t m l
1 e
2
+ +
=
d - 3e + f = 0
e + 1 = 0
-d - 2 = 0
si ottiene d = -2, e = - 1, f = - d + 3e = +2 3 = -1.
Sostituendo si ottiene:
2
f e d
2
V L D
F
L
F
D V

= = che, a meno di un fattore 2, coincide con il


gruppo adimensionato C
D
.
Circa la scelta delle variabili ripetute, si pu osservare che, prescindendo dagli esponenti
incogniti, possibile raggruppare le variabili dimensionate
L
F
, , D , V
,

a gruppi di quattro
nei seguenti cinque differenti modi:


L
F
, , D , ,

L
F
, , D , V ,

L
F
, , V
,
,

L
F
, D , V
,
, ( )

, D , V
,
I precedenti gruppi sono stati ottenuti eliminando una alla volta le cinque variabili. Si pu
utilizzare la formula seguente
( ) ( )! 1 k m ! 1 k
! m
+
, che fornisce il numero di gruppi che
possibile realizzare combinando m variabili in gruppi di 1 k + ciascuno; nel caso in esame si
ha:
( ) ( )
5
2 3 4
2 3 4 5
! 1 3 5 ! 1 3
! 5
= =
+
.
La scelta delle variabili ripetute nei vari gruppi arbitraria. E tuttavia conveniente non inserire
la variabile dipendente tra quelle ripetute, perch essa potrebbe cos apparire in pi gruppi
adimensionati e diventerebbe difficile esplicitare la variabile dipendente in funzione delle
variabili indipendenti.
Pu essere inoltre opportuno scegliere le variabili ripetute in relazione ai numeri adimensionati
che prevedibilmente dovranno essere ottenuti; a questo scopo utile mettere in relazione il
fenomeno in esame con il significato fisico dei numeri adimensionati di cui si fa cenno pi oltre.
9.4 Risultati dellapplicazione dei precedenti metodi allo scambio termico convettivo
Si accenna ora ai risultati ottenuti applicando i metodi precedentemente illustrati a deflussi di
fluido caratterizzati da scambio termico convettivo. Si considera ancora il deflusso della
corrente a velocit V

sullostacolo cilindrico di diametro D, supponendo ora che il fluido si


trovi alla temperatura T

, mentre la superficie del cilindro mantenuta alla temperatura T


w
.
12/04/2004 Cenni sullanalisi dimensionale e sulla similitudine 55

D

V
densit
viscosit

(il cilindro ha lunghezza L nella direzione
perpendicolare al disegno)
asse x
a
s
s
e


y

T


T
w
Per questo problema si definisce la seguente temperatura adimensionata:

=
T T
T T
T
w
*
e, per
maggiore generalit, si considerano le equazioni del moto per fluido comprimibile, aggiungendo
inoltre lequazione differenziale di conservazione dellenergia.
Nelle equazioni di conservazione della quantit di moto vengono incluse, sempre per maggiore
generalit, termini che le rendono atte a descrivere il moto del fluido in presenza dei fenomeni di
convezione naturale.
Si tratta di termini che tengono conto delle forze che promuovono, nel campo di gravit, il moto
del fluido a causa delle differenze di densit dovute alle differenze di temperatura tra il fluido
adiacente alla parete e quello indisturbato, lontano dalla parete.
Considerate le limitate variazioni della pressione proprie dei fenomeni di convezione naturale, la
dipendenza della densit dalla temperatura viene rappresentata mediante il coefficiente di
espansione termica
te tan cos p
T
1
=

= e pu essere linearizzata nel modo seguente:

=
T T
1
, supponendo costante il coefficiente ; si ha pertanto ( )

= T T ;
la forza per unit di volume che promuove la circolazione naturale si ottiene moltiplicando la
differenza di densit cos espressa per la componente dellaccelerazione di gravit nella
direzione considerata.
Lequazione di conservazione dellenergia viene scritta includendo la funzione che esprime
la dissipazione viscosa di energia. La risoluzione delle equazioni porterebbe ad esprimere, oltre
alla velocit e alla pressione, anche la temperatura, la cui conoscenza permetterebbe di
determinare il flusso termico scambiato tra il fluido e la parete del cilindro e di esprimere il
coefficiente di scambio termico h.
Introducendo anche la definizione del coefficiente di scambio termico convettivo ed esprimendo
le equazioni in forma adimensionata, possibile individuare i seguenti cinque numeri
adimensionati, quali parametri rappresentativi dello scambio termico convettivo:
12/04/2004 Cenni sullanalisi dimensionale e sulla similitudine 56
numero di Reynolds Re


D V
numero di Grashof Gr
( )
( )
2
3
w
/
D T T g



numero di Prandtl Pr
k
c
p

numero di Eckert Ek
( )

T T c
V
w p
2
numero di Nusselt Nu
k
D h
Lanalisi delle equazioni e la definizione del coefficiente di scambio termico mostrano che il
numero di Nusselt pu essere espresso in funzione degli altri quattro numeri adimensionati:
Nu = Nu(Re, Gr, Pr, Ek)
Il numero di Grashof tiene conto dei fenomeni di convezione naturale (oltre al numero di
Grashof, anche utilizzato il numero di Rayleigh, dato dal prodotto del numero di Grashof per il
numero di Prandtl: Pr Gr Ra = ). Quando il moto del fluido dovuto sia a alla convezione
naturale che ad una velocit imposta quale la V

del presente esempio, si ha la convezione mista.


Se non vi una velocit imposta , la convezione puramente naturale e nelle correlazioni non
appare il numero di Reynolds; se viceversa i fenomeni di convezione naturale sono trascurabili
non appare il numero di Grashof.
Il numero di Eckert importante nella descrizione degli effetti di compressione e di dissipazione
viscosa, che non sono normalmente rilevanti in molte condizioni di impiego dei fluidi
termovettori.
Nelle correlazioni per il calcolo del coefficiente di scambio termico in convezione forzata
utilizzabili per i fluidi termovettori nelle condizioni operative tipiche degli scambiatori di calore,
caratterizzate da velocit dei fluidi relativamente basse, si ha tipicamente Nu = Nu(Re, Pr).
Questo risultato pu anche essere ottenuto applicando il metodo di Buckingham, sempre con
riferimento allostacolo cilindrico investito dalla corrente a velocit V

, nellipotesi che il
coefficiente di scambio termico h sia funzione di , , k, c
p
, D, V

.
In questa ipotesi si hanno sette grandezze dimensionate e quattro dimensioni fondamentali
(lunghezza, massa, tempo e temperatura) e quindi il numero di gruppi pari a tre.
Scegliendo come variabili ripetute nei tre gruppi , , D, k si pone:
p
d c b a
1
c k D =

= V k D
h g f e
2

= V k D
l k j i
3
Procedendo come precedentemente indicato, si determinano i valori delle costanti per cui i tre
gruppi sono adimensionati, ottenendo
12/04/2004 Cenni sullanalisi dimensionale e sulla similitudine 57
Nu
k
D h
Re


D V
Nu
k
D h
Occorre osservare che, non essendo stati introdotti il coefficiente e la differenza di
temperatura T
w
- T

, non possono in ogni caso essere dedotti i numeri di Grashof e di Eckert;


questo fatto mette in evidenza che la corretta applicazione del metodo di Buckingham richiede la
conoscenza di tutte le grandezze da cui dipende il fenomeno in esame, nei limiti delle
approssimazioni che si intende adottare.
9.5 Applicazione del metodo di Buckingham alle perdite di pressione per attrito in un tubo.
Si riporta ora un esempio di applicazione del metodo di Buckingham al calcolo delle perdite di
pressione per attrito viscoso in un condotto cilindrico di sezione costante, avente diametro D,
lunghezza L, e rugosit assoluta , percorso da un fluido con densit e viscosit costanti, alla
velocit V (media sulla sezione retta del tubo).

V
L
D
La differenza di pressione per attrito p funzione delle seguenti grandezze:
p = f
1
(, , V, D, L, )
Le grandezze dimensionate sono sette, le dimensioni fondamentali tre e quindi i gruppi sono
in numero di quattro. Scegliendo come variabili ripetute la densit, la velocit e il diametro, si
ha:
p D V
c b a
1
=
L D V
f e d
2
=
=
i h g
3
D V
=
n m l
4
D V
Determinando i valori degli esponenti per cui i gruppi sono adimensionati, si ottiene:
12/04/2004 Cenni sullanalisi dimensionale e sulla similitudine 58
2 1
V
p

=
numero di Eulero
D
L
2
=
lunghezza
adimensionata
Re
1
3
=
reciproco del numero
di Reynolds
D
4

=
rugosit relativa
Si pu quindi porre:

D
,
D
L
Re, f
V
p
2 2
Circa il risultato ottenuto, si ricorda che il teorema di Buckingam non fornisce il legame
funzionale f
2
.
Si riporta, per confronto, la formulazione di usuale impiego per il calcolo delle cadute di
pressione per attrito:
2
B
V
2
1
D
L
f p =
Nella precedente relazione f
B
il fattore dattrito di Blasius; ponendo questultima relazione
nella forma
D
L
f
2
1
V
p
B 2
=

si ottiene, per confronto con gli argomenti della funzione


D
,
D
L
Re, f
2
, la dipendenza funzionale


=
D
Re, f f
B B
, che trova riscontro nelle usuali
correlazioni per il calcolo del fattore dattrito in tubi rugosi riportate pi oltre.
9.5 Significato fisico dei numeri adimensionati
Il metodo di Buckingham non mette in evidenza il significato fisico dei numeri adimensionati.
Si pu invece osservare che nel metodo basato sulladimensionalizzazione delle equazioni
differenziali di conservazione, il numero di Reynolds viene ad apparire come fattore
moltiplicativo di uno dei termini dellequazione di Navier Stokes. Poich ciascun addendo
dellequazione ha un suo particolare significato fisico, si pu associare anche un significato
fisico al numero di Reynolds.
Si fa allo scopo riferimento allequazione di Navier Stokes lungo la direzione dellasse x nella
forma non adimensionata, utilizzata nellapplicazione al moto di una corrente sullostacolo
cilindrico:

2
2
2
2
y
u
x
u
x
p
y
u
v
x
u
u
12/04/2004 Cenni sullanalisi dimensionale e sulla similitudine 59
Il primo membro rappresenta la forza dinerzia, mentre il primo e i secondo addendo al secondo
membro rappresentano rispettivamente le forze di pressione e viscose; poich tutti gli addendi
hanno le stesse dimensioni, dal rapporto tra due di essi si ottiene un numero adimensionato.
Assumendo che le velocit siano proporzionali ad una velocit di riferimento V del sistema
considerato e che le coordinate siano proporzionali ad una lunghezza di riferimento L, il primo
membro dellequazione risulta proporzionale a
L
V
V , mentre il termine delle forze viscose
proporzionale a
2
L
V
(a giustificazione della presenza di L
2
, si ricorda che la derivata seconda
ottenuta come limite del rapporto incrementale tra la derivata prima della velocit rispetto alla
lunghezza e la lunghezza stessa). Dal rapporto tra il termine rappresentativo delle forze dinerzia
e quello rappresentativo delle forze viscose, si ottiene il gruppo adimensionato

L V
V
L
L
V
2 2
, che ha la struttura del numero di Reynolds. Se in modo analogo si fa il
rapporto tra il termine delle forze di pressione e quello delle forse dinerzia, si ottiene il gruppo
adimensionato
2 2
V
p
V
L
L
p

, che il numero di Eulero.


A seconda dei numeri adimensionati, il significato fisico pu essere dedotto nel modo appena
illustrato, o in modo differente, facendo riferimento ad altre equazioni. Il significato fisico del
numero di Nusselt si ottiene ad esempio dalla definizione del coefficiente di scambio termico e
dallespressione del flusso termico per conduzione nel fluido a contatto con la parete; con
riferimento allo scambio termico in un tubo, si ottiene che il numero di Nusselt il rapporto tra il
gradiente di temperatura alla parete e il gradiente medio nel tubo, cio tra la resistenza termica
nello strato limite e una resistenza termica media nel fluido, espressa dal rapporto tra la
differenza di temperatura
b w
T T e il diametro del tubo (T
w
e T
b
sono rispettivamente la
temperatura del fluido a contatto con la parete e la temperatura media del fluido).
Quale ulteriore esempio si cita il numero di Prandtl, che pu essere rappresentato come rapporto
tra la viscosit cinematica (o diffusivit molecolare della quantit di moto)

= e la
diffusivit molecolare del calore
p
c
k

= ; si ha infatti Pr
k
c
k
c
p p
=

.
Nella tabella seguente indicato il significato fisico dei numeri adimensionati utilizzati
nellambito della meccanica dei fluidi e dello scambio termico.
12/04/2004 Cenni sullanalisi dimensionale e sulla similitudine 60
12/04/2004 Cenni sullanalisi dimensionale e sulla similitudine 61
Circa il significato fisico dei numeri adimensionati, occorre osservare che esso non va inteso in
senso strettamente quantitativo, come si pu dedurre a titolo di esempio considerando il numero
di Reynolds; innanzitutto, il valore numerico del numero di Reynolds arbitrario, in quanto esso
dipende da una scelta arbitraria del parametro geometrico; inoltre se si considera per esempio il
moto laminare sviluppato di un fluido incomprimibile in un condotto orizzontale, si pu
osservare che in esso le forze viscose sono equilibrate dalle forze di pressione e le forze di
inerzia sono nulle, in quanto il profilo di velocit non varia al variare della coordinata assiale. In
tal caso il numero di Reynolds assume un valore non nullo e ben definito, mentre leffettivo
rapporto tra le forze dinerzia e le forze viscose nullo. Questo esempio mostra che il rapporto
tra le forze dinerzia e le forze viscose non uguale al valore numerico del numero di Reynolds,
pur in presenza del significato fisico precedentemente individuato.
9.6 Gruppi adimensionati presenti nelle correlazioni empiriche.
Negli esempi dei punti precedenti si fatto riferimento a casi particolari, ma i numeri
adimensionati ottenuti hanno validit generale e possono essere applicati a condizioni differenti,
con differenti valori dei parametri geometrici, fluidodinamica e termici.
12/04/2004 Cenni sullanalisi dimensionale e sulla similitudine 62
Ad esempio, il parametro geometrico del numero di Reynolds nel moto di una corrente che
lambisce una piastra la lunghezza della piastra stessa; la velocit da inserire nel numero di
Reynolds relativo al deflusso in un tubo quella media sulla sezione retta del tubo.
Oltre ai gruppi adimensionati ricavati negli esempi precedenti e, pi in generale, a quelli riportati
nella tabella, nelle correlazioni empiriche relative al moto dei fluidi e allo scambio termico
possono essere presenti altri parametri adimensionati. E il caso ad esempio dei parametri
adimensionati necessari per descrivere la configurazione geometrica dei corpi solidi, come ad
esempio il rapporto
D
L
tra la lunghezza e il diametro che interviene nelle correlazioni di
scambio termico per la regione di ingresso di un tubo. Altro caso , ad esempio, quello di un
tubo alettato investito da una corrente fluida perpendicolarmente allasse del tubo; nelle
correlazioni di scambio termico per tubi con alettatura cilindrica compaiono, ad esempio, i
rapporti tra i parametri geometrici che caratterizzano lalettatura (diametri, spessore e passo) e
uno dei parametri scelto come riferimento.
Altri parametri adimensionati possono essere introdotti per rappresentare la dipendenza delle
propriet fisiche dalla temperatura; il caso ad esempio del rapporto
w
b

tra le viscosit del


fluido alla temperatura media e alla temperatura della parete, che interviene (con un opportuno
esponente determinato empiricamente) in talune correlazioni per il calcolo del coefficiente di
scambio termico.
9.7 Cenni sulla similitudine.
Come noto, spesso richiesta la realizzazione di esperimenti per acquisire informazioni utili per
la realizzazione di prototipi di macchine o componenti di impianti; talvolta non sempre
possibile, o comunque difficile, realizzare gli esperimenti con un modello fisico in piena scala
operante nelle medesime condizioni dellimpianto. Limpossibilit o la difficolt possono
derivare dal costo eccessivo dellesperimento in piena scala e nelle reali condizioni operative;
possono inoltre non essere disponibili o realizzabili le apparecchiature necessarie per la
sperimentazione in piena scala.
In tali casi quindi opportuno o necessario realizzare lesperimento su un modello del prototipo,
possibilmente in condizioni operative pi adatte di quelle reali alla sperimentazione in
laboratorio; occorre poi trasferire i risultati acquisiti in laboratorio al prototipo nelle condizioni
di funzionamento reali. La realizzazione dellesperimento e il trasferimento dei risultati
sperimentali sono possibili se il modello realizzato ed opera in condizioni di similitudine
rispetto al prototipo.
Normalmente le dimensioni geometriche del modello sono minori di quelle del prototipo; pu
per talvolta capitare il contrario.
Per poter applicare i risultati del modello al prototipo, occorre che il modello e il prototipo siano
descritti dallo stesso insieme di equazioni e condizioni al contorno e che i valori di tutti i
parametri delle equazioni e delle condizioni al contorno siano resi uguali; in tali ipotesi il loro
comportamento simile, a condizione che linsieme delle equazioni ammetta ununica soluzione.
Le precedenti condizioni sono verificate se le equazioni, espresse in forma adimensionata, sono
uguali e se i numeri adimensionati che vi compaiono sono resi uguali mediante opportuna scelta
del fluido del modello e delle sue condizioni operative; debbono essere inoltre simili i confini
geometrici del modello e del prototipo.
12/04/2004 Cenni sullanalisi dimensionale e sulla similitudine 63
La teoria della similitudine applicata a problemi di moto dei fluidi e di scambio termico porta a
definire i seguenti tre tipi di similitudine: la similitudine termica, la similitudine cinematica e
quella dinamica.
La similitudine termica di due deflussi si realizza quando la temperatura assoluta in due punti
corrispondenti del modello e del prototipo mantiene una rapporto costante.
Due deflussi sono invece simili dal punto di vista cinematico se i due insiemi di linee di corrente
che caratterizzano il deflusso nel modello e nel prototipo sono tra di loro geometricamente simili
(le linee di corrente sono linee tangenti al vettore velocit); debbono esser simili anche i confini
solidi dei due deflussi.
Si parla infine di similitudine dinamica quando tutte le variabili fisiche, espresse in forma
adimensionata, hanno lo stesso valore in punti corrispondenti del modello e del prototipo. In
questo tipo di similitudine ciascuna forza (ad esempio viscosa o dinerzia) nel deflusso del
modello mantiene un rapporto costante con lo stesso tipo di forza nel punto corrispondente del
prototipo e le due forze sono tra di loro parallele. Conoscendo il rapporto delle forze cos
possibile risalire, dalla forza misurata sul modello, alla corrispondente forza che sar applicata al
prototipo.
Ad esempio misurando la forza di drag applicata al modello del cilindro dellesempio
considerato possibile risalire alla corrispondente forza applicata al prototipo; occorre a questo
scopo che il modello e il prototipo operino in condizioni caratterizzate dallo stesso valore del
numero di Reynolds; questa condizione pu essere realizzata con un fattore di scala geometrico
minore dellunit, con unopportuna scelta del fluido del modello (che non necessariamente lo
stesso fluido del prototipo), delle sue condizioni operative e della sua velocit.
Se il fluido del modello un gas, agendo sulla pressione possibile modificarne ad esempio la
densit, che una delle grandezze che intervengono nel numero di Reynolds.
Nellipotesi che linterazione tra la corrente e il cilindro sia descritta da un legame funzionale tra
il coefficiente di drag e il solo numero di Reynolds, ad uguali valori del numero di Reynolds
debbono corrispondere uguali valori del coefficiente di drag.
Si impone perci che il coefficiente di drag del prototipo sia uguale a quello del modello e si
introducono nella corrispondente equazione la densit, la velocit e larea proiettata del modello
e del prototipo e la forza di drag applicata al modello; lunica incognita dellequazione la forza
di drag applicata al prototipo, che viene cos calcolata.
I rapporti tra le grandezze che compaiono nei numeri adimensionati del prototipo e del modello
vengono chiamati fattori di scala e sono, in generale, diversi dallunit e diversi per le varie
grandezze, nonostante che i numeri adimensionati assumano lo stesso valore. Ad esempio, come
gi stato messo in evidenza, il numero di Reynolds del deflusso contro lostacolo cilindrico
deve assumere lo stesso valore nel modello e nel prototipo. Il diametro del modello pu per
essere minore di quello del prototipo, mentre la velocit nel modello pu essere pi elevata di
quella del prototipo.
La similitudine tra il modello e il prototipo completa se tutti i gruppi adimensionati che
rappresentano il fenomeno in esame assumono lo stesso valore nel modello e nel prototipo. Se il
legame funzionale rappresentativo del fenomeno del tipo seguente:
( )
n 3 2 1 1
......... , , =
12/04/2004 Cenni sullanalisi dimensionale e sulla similitudine 64
indicando con i pedici p e m il prototipo e il modello, per realizzare luguaglianza della
variabile dipendente dovr essere realizzata luguaglianza di tutte le variabili indipendenti;
dovranno essere cio realizzate le condizioni:
( ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( )
p n m n p 3 m 3 p 2 m 2
....... .......... ; = = =
se tali condizioni sono verificate, pure assicurata luguaglianza ( ) ( )
p 1 m 1
= .
In pratica spesso impossibile realizzare modelli in grado di rendere uguali tutti i gruppi
adimensionati dai quali, in misura maggiore o minore, dipende il fenomeno in esame. In tali
condizioni occorre individuare i gruppi adimensionati pi rilevanti e limitare ad essi la
simulazione. Ad esempio, nello scambio termico convettivo tra una parete ed un fluido in moto
con gli usuali valori delle velocit, si pu generalmente trascurare il contributo alla convezione
naturale; in tal caso pu essere ipotizzata luguaglianza dei numeri di Nusselt del modello e del
prototipo in corrispondenza ad uguali valori dei numeri di Prandtl e di Reynolds, pur con
differenti valori del numero di Grashof (che rappresenta i fenomeni di convezione naturale).
La possibilit di rendere uguali i numeri adimensionati del modello e del prototipo dipende
anche dalle propriet fisiche dei fluidi considerati.
Per problemi di moto del fluido, dove sono rilevanti i numeri di Reynolds e di Eulero e il fattore
di attrito, ad esempio possibile simulare un prototipo operante con sodio liquido utilizzando
acqua liquida a temperatura ambiente quale fluido del modello (adottando un opportuno valore
del fattore di scala geometrico). Questo reso possibile dal fatto che la viscosit e la densit del
sodio liquido e dellacqua sono caratterizzate dagli stessi ordini di grandezza, come risulta dalla
tabella seguente:
sodio liquido
a 400 C
acqua a 1 bar e
20 C
acqua a 5 bar
e 100 C
densit [kg/m
3
]
854 998 959
viscosit cinematica [m
2
/s]
3,30E-07 1,00E-06 2,95E-07
viscosit dinamica [kg/(m s)] 2,82E-04 1,00E-03 2,82E-04
La tabella mostra infatti che lacqua a 1 bar e a 20 C ha una densit non molto diversa da quella
del sodio liquido, mentre la viscosit dinamica pi elevata di un fattore pari a circa 3. In tabella
sono state anche riportate, a titolo puramente indicativo, la densit e la viscosit dellacqua a 5
bar e a 100 C; come si pu osservare, in queste condizioni la viscosit dellacqua esattamente
uguale a quella del sodio liquido.
Per la simulazione dei fenomeni di scambio termico occorre introdurre anche il numero di
Prandtl, riportato nella tabella seguente:
sodio liquido
a 400 C
acqua a 1 bar e
20 C
acqua a 5 bar
e 100 C
densit [kg/m
3
]
854 998 959
calore specifico a pressione
costante [J/(kg C)]
1273 4183 4216
viscosit dinamica [kg/(m s)] 2,82E-04 1,00E-03 2,82E-04
conducibilit termica [W/(m C)] 63,9 0,60 0,68
numero di Prandtl 0,0056 7,01 1,75
12/04/2004 Cenni sullanalisi dimensionale e sulla similitudine 65
La tabella mostra che, mentre il numero di Prandtl dellacqua dellordine di qualche unit,
quello del sodio liquido inferiore al centesimo ed di ben tre ordini di grandezza inferiore a
quello dellacqua in condizioni ambiente. La grande differenza essenzialmente dovuta ai
differenti ordini di grandezza della conducibilit termica. Se ne deduce che non possibile
realizzare con acqua un modello per lo studio dello scambio termico col sodio liquido; occorre a
tale scopo utilizzare il sodio anche per il modello, o un altro metallo liquido il cui numero di
Prandtl si avvicini a quello del sodio almeno come ordine di grandezza.
Pu essere talvolta possibile, ma non opportuno, realizzare luguaglianza di tutti i numeri
adimensionati, in quanto potrebbero manifestarsi fenomeni che non sono oggetto della
silumazione e che potrebbero alterare la simulazione stessa. E il caso, ad esempio, dei modelli
idraulici dei fiumi e dei porti; adottando un unico fattore di scala per tutti i parametri geometrici,
le profondit dellacqua nel modello rispetto al pelo libero potrebbero diventare cos piccola da
esaltare gli effetti della tensione superficiale; in tal caso pu essere opportuno distorcere
deliberatamente il fattore della scala geometrica verticale.
Si riporta ora un esempio di studio del modello in scala di uno scambiatore di calore, nellipotesi
che si voglia prevedere il valore della caduta di pressione subita da uno dei due fluidi che lo
percorre. La configurazione geometrica dello scambiatore molto pi semplice di quella della
maggior parte degli scambiatori di calore di uso industriale, ma la procedura per la simulazione
di questo caso particolare si pu ritenere indicativa anche per scambiatori di conformazione
geometrica complessa.
Circa lesempio che segue, occorre ancora osservare che la necessit di realizzare una prova
sperimentale su di un modello si pu attualmente presentare nei casi in cui non siano disponibili
in letteratura specifiche correlazioni per il calcolo del fattore dattrito e delle perdite di pressione
localizzate. Pu essere ad esempio il caso di tubi dotati di nuove rugosit artificiali finalizzate al
miglioramento dello scambio termico, per le quali non risultino disponibili dati sulle cadute di
pressione.
9.8 Esempio di simulazione mediante realizzazione di un modello fisico in scala.
Si fa riferimento allo scambiatore di calore rappresentato in figura, costituito da due tubi
coassiali:
d
te
d
b
d
b
L
d
m
1
2
Nelle sue condizioni di funzionamento nominali lo scambiatore di calore percorso da due
fluidi, di cui luno scorre allinterno del tubo interno e laltro scorre nellintercapedine anulare
tra il tubo centrale e il tubo esterno.
12/04/2004 Cenni sullanalisi dimensionale e sulla similitudine 66
Si suppone di non avere a disposizione le correlazioni per il calcolo della caduta di pressione
subita dal fluido che percorre lintercapedine anulare (il problema nella realt non si pone per
scambiatori realizzati con normali tubi lisci, mentre si potrebbe porre, come precedentemente
accennato, per condotti dotati di rugosit artificiali di nuovo tipo). Si vuole pertanto realizzare
un modello fisico in scala da testare in laboratorio, caratterizzato da dimensioni geometriche
inferiori a quelle dello scambiatore prototipo ed eventualmente alimentato con un differente
fluido.
Come specificato pi oltre, nel caso in esame possibile realizzare un modello in scala
alimentato con aria, le cui dimensioni geometriche stanno in un rapporto 1 a 10 rispetto a quelle
del prototipo, mentre il prototipo alimentato con acqua; dalla misura della caduta di pressione
che si verifica nel modello si pu risalire a quella che si verificher nel prototipo.
Occorre precisare che, pur trattandosi di uno scambiatore, la simulazione non riguarda lo
scambio termico ma unicamente il deflusso di uno dei fluidi e la corrispondente caduta di
pressione (per poter rappresentare i fenomeni di scambio termico, nellipotesi di convezione
forzata, occorrerebbe considerare i numeri di Prandtl e i numeri di Nusselt o di Stanton, che
contengono il coefficiente di scambio termico).
Occorre infine osservare che nel funzionamento reale dello scambiatore entrambi i fluidi nel
percorrere lo scambiatore sono soggetti ad una variazione di temperatura pi o meno rilevante,
che dipende dalle portate in gioco, dal calore specifico dei fluidi e dalla potenza scambiata. Il
fluido di cui si vuole determinare la caduta di pressione mediante la sperimentazione sul modello
non sar quindi isotermo, ma sar soggetto ad una variazione di temperatura lungo lo
scambiatore. Ai fini della realizzazione del modello, si fa nel seguito lipotesi che sia sufficiente
rappresentare il fluido come isotermo, con una temperatura pari a quella media. Lentit
dellapprossimazione cos introdotta dipende dalla variazione della viscosit e della densit
nellintervallo di variazione della temperatura dello scambiatore.
Con riferimento alla rappresentazione schematica dello scambiatore di calore della figura
precedente, d
b
e

d
m
rappresentano i diametri interni dei bocchelli di ingresso e di uscita e del tubo
esterno; d
te
il diametro esterno del tubo interno. L la lunghezza. E' inoltre nota la rugosit
assoluta delle superficie.
Come gi accennato, si vuole determinare sperimentalmente la caduta di pressione per attrito e
localizzata nel condotto anulare dello scambiatore, tra le sezioni di ingresso del fluido (1) e di
uscita (2), realizzando un modello dello scambiatore in scala 1:10, su cui effettuare in laboratorio
la misura della caduta di pressione.
Il condotto anulare dello scambiatore percorso da acqua alla pressione media di 10 bar e alla
temperatura media di 49 C. Tali condizioni sono rappresentative dei valori medi della pressione
e della temperatura nelle condizioni di funzionamento nominali dello scambiatore. Date le
disponibilit del laboratorio in cui si effettua la sperimentazione, si intende alimentare il
modello con aria alla temperatura di 20 C e alla pressione di ingresso necessaria per avere una
pressione di uscita pari a quella atmosferica.
La portata in volume dell' acqua nello scambiatore, riferita al diametro del bocchello d
b
, pari a
Q
s
= 0.0150 m
3
/s.
Si vuole determinare la portata dell' aria nel modello (indicata nel seguito con Q
m
) che assicura
condizioni di similitudine,

per risalire poi alla caduta di pressione nello scambiatore, sulla base
della corrispondente caduta di pressione misurata tra le sezioni (1) e (2) del modello.
12/04/2004 Cenni sullanalisi dimensionale e sulla similitudine 67
Per realizzare le condizioni di similitudine, occorre individuare innanzitutto i numeri
adimensionati che mettono in relazione le cadute di pressione con le velocit, le propriet fisiche
dei fluidi e le caratteristiche geometriche dello scambiatore e del modello.
Si impone quindi l' uguaglianza di tali numeri adimensionati tra lo scambiatore di calore e il
modello.
Dall' uguaglianza dei numeri adimensionati si risale alla velocit che deve essere imposta al
fluido nel modello e dalla corrispondente caduta di pressione misurata nel modello si ricava
infine quella dello scambiatore.
9.8.1 Determinazione dei numeri adimensionati.
La caduta di pressione p dipende dalle seguenti grandezze dimensionate:
d
b
, d
te
, d
m
, L, , , , u
dove u la velocit media del fluido nella sezione retta dei bocchelli; e sono
rispettivamente la densit e la viscosit del fluido.
Si ha un numero totale di 9 grandezze dimensionate, che nel seguito sono indicate col pedice "s"
o "m", rispettivamente per lo scambiatore e per il modello.
Poich le precedenti grandezze si possono esprimere in funzione della lunghezza l, della massa
m e del tempo t, sulla base del teorema di Buckingham, la relazione tra la variabile dipendente
p e le 8 variabili indipendenti pu essere espressa in funzione di 9 - 3 = 6 numeri
adimensionati.
La velocit u stata introdotta perch compare nei numeri adimensionati di normale impiego.
Essa legata alla portata in volume dalla relazione seguente:
Q
d
u
b
=

2
4
Applicando la tipica procedura per la determinazione dei gruppi adimensionati, si pone:


1
1 1 1
2
2 2 2
3
3 3 3
4
4 4 4
5
5 5 5
6
6 6 6
=
=
=
=
=
=






a b
b
c
te
a b
b
c
m
a b
b
c
a b
b
c
a b
b
c
a b
b
c
d d
d d
d L
d
d u
d p
Si impone ora che i gruppi siano adimensionati.
Gruppo
1
:

( ) [ ]
1 3
1 1
1
=

m
l
m
lt
l l
a b
c
massa m a1 + b1 = 0
lunghezza l -3 a1 - b1 + c1 + 1 = 0
12/04/2004 Cenni sullanalisi dimensionale e sulla similitudine 68
tempo t -b1 = 0
da cui si ottiene b1 = 0, a1 = 0, c1 = -1 e
1
=
d
d
te
b
gruppi
2
,
3
,
4
:

le equazioni sono analoghe a quelle del calcolo precedente; si ottiene:

2 3 4
= = =
d
d
L
d d
m
b b b
, ,

gruppo
5
:

( ) [ ]
5 3
5 5
5
=

m
l
m
lt
l
l
t
a b
c
massa m a5 + b5 = 0
lunghezza l -3 a5 - b5 + c5 + 1 = 0
tempo t -b5 - 1 = 0
da cui si ottiene b5 = -1, a5 =1, c5 = 1 e
5
1
= = =

d u
ud
b
b
Re , numero di Reynolds
riferito al diametro del bocchello d
b
.
gruppo
6
:

( ) [ ]
6 3
6 6
6
2 2
1
=

m
l
m
lt
l m
l
t l
a b
c
massa m a6 + b6 + 1 = 0
lunghezza l -3 a6 - b6 + c6 + 1 - 2 = 0
tempo t -b6 - 2 = 0
da cui si ottiene b6 = -2, a6 =1, c6 = 2 e

6
2 2
2
2
= =

d p
d p
b
b
.
Poich il numero adimensionato
6
non si identifica con nessuno di quelli usualmente
impiegati e caratterizzati da un preciso significato fisico, lo si sostituisce con il seguente numero
adimensionato:


6
6
2
2
2
2
2 2 2 2
'
Re
= = = =


d p
u d
p
u
Eu
b
b
, numero di Eulero.
Ad una assegnata coppia di valori numerici di
6
e Re corrisponde un' unica coppia di valori
di Eu e Re. Si pu pertanto sostituire
6
con Eu.
I numeri adimensionati che rappresentano la relazione tra la caduta di pressione e le altre
grandezze sono pertanto:


1 2 3 4 2
= = = = = =
d
d
d
d
L
d d
ud
Eu
p
u
te
b
m
b b b
b
, , , , Re , .


9.8.2 Uguaglianza dei numeri adimensionati.
Il legame funzionale f
1
che esprime il numero di Eulero in funzione degli altri numeri
adimensionati:
12/04/2004 Cenni sullanalisi dimensionale e sulla similitudine 69
Eu = f
1
(
1
,
2
,
3
,
4
, Re)
equivalente al legame funzionale f
2
tra le variabili dimensionate:
p = f
2
(d
b
, d
te
, d
m
, L, , , , u).
A uguali valori dei numeri adimensionati
1
,
2
,
3
,
4
, Re tra il modello e lo scambiatore
devono pertanto corrispondere uguali valori del numero di Eulero Eu.
Occorre osservare che lo svolgimento del problema in esame non richiede la conoscenza dei
legami funzionali f
1
ed f
2
, ma unicamente l' uguaglianza dei numeri adimensionati.
Il fattore di scala 1:10, applicato a tutti i parametri geometrici, assicura l' uguaglianza dei numeri
adimensionati
1
,
2
,
3
e
4
.
Imponendo l' uguaglianza dei numeri di Reynolds dello scambiatore e del modello si determina la
portata del modello. Esprimendo a tale scopo il numero di Reynolds in funzione della portata in
volume, si ha:
u
Q
d
u
Q
d
u d Q
d
u d Q
d
s
s
bs
m
m
bm
s
s s bs
s
s s
bs s
m
m m bm
m
m m
bm m
= = = = = =
4 4 4 4
2 2


, , Re , Re .
Ponendo Re
m
= Re
s
e introducendo il fattore di scala, si ottiene:

m m
bm m
s s
bs s
m s
s
m
m
s
bm
bs
s
s
m
m
s
Q
d
Q
d
Q Q
d
d
Q = = = ,
1
10
Si indica con p
m
la caduta di pressione misurata nel modello, alimentato con la portata Q
m
.

La
caduta di pressione dello scambiatore p
s
viene ricavata imponendo l' uguaglianza dei numeri di
Eulero; esprimendo a tale scopo anche il numero di Eulero in funzione della portata, si ha:
Eu
p
u
p d
Q
Eu
p
u
p d
Q
m
m
m m
m
m
m
m
s
s
s s
s
s
s
s
= = = =

2
2 4
2 2
2 4
2
16 16
, .
Ponendo Eu
s
= Eu
m
e introducendo il fattore di scala si ricava:


p d
Q
p d
Q
p p
Q
Q
d
d
p
Q
Q
s
s
s
s
m
m
m
m
s m
s
m
s
m
m
s
m
s
m
s
m

4
2
4
2
2 4 2
4
1
10
= =

, .
9.8.3 Calcoli numerici.
Dalla relazione Q Q
m s
s
m
m
s
=

1
10
, con Q
s
= 0.015 m
3
/s,
s
= 998 kg/m
3
,
m
= 1.21 kg/m
3
,

s
= 547 10
-6
kg/(m s) e
m
= 18.1 10
-6
kg/(m s), si ottiene Q
m
= 0.0409 m
3
/s.
12/04/2004 Cenni sullanalisi dimensionale e sulla similitudine 70
Dalla relazione p p
Q
Q
s m
s
m
s
m
=

2
4
1
10
, nellipotesi che il valore della caduta di
pressione misurato sul modello sia p
m
= 7475 Pa, si ottiene infine p
s
= 83 Pa.
Nello svolgimento del calcolo si assunta la densit dell' aria a pressione atmosferica, mentre in
realt la pressione media effettiva dell' aria dipende dalla caduta di pressione nel modello, non
nota a priori. Con i dati del presente problema la pressione media dell' aria, ottenuta dalla media
aritmetica tra l' ingresso e l' uscita, pari a 101300 + 7475 / 2 Pa = 105038 Pa, a cui corrisponde
una densit di 1.25 kg/m
3
, superiore del 3.3 % a quella adottata nel calcolo.

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