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Accademia Editoriale

L'ultimo viaggio di Odisseo. Una lettura pascoliana (e omerica) Author(s): Oddone Longo Source: Quaderni Urbinati di Cultura Classica, New Series, Vol. 53, No. 2 (1996), pp. 165-179 Published by: Fabrizio Serra editore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20547348 . Accessed: 30/12/2013 06:27
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L'ultimo
Una lettura

viaggio
pascoliana

di Odisseo.
(e omerica)

Oddone Longo

Per

nove

giorni,

e notte

e di,

la nave

?era filo, che la portava il vento e il timoniere, e ne reggeva accorta la grande mano d'Odisseo le scotte; n?, lasso, ad altri le cedea, ch? verso la cara patria lo portava il vento. di fu, l'ultimo viaggio awenturoso in che Odisseo, periplo a da Troia all'isola Itaca. Per dieci anni lo doveva natia, riportare nove e nove notti Odisseo il corso della nave, infaticabile regge giorni senza mai concedersi al sonno. Ma non c'? solo da tendere le scotte, Avrebbe cosi Peroe che le vele siano l'occhio sempre ripiene di vento: assiduo la linea dell'orizzonte, fruga insaziato del essere questo, ma potuto tratto del laborioso, Pestremo non

navigatore

cercando Pis?la rupestre tra il cilestrino tremolio del mare. Itaca, la sua Itaca, i dieci dell'assedio anni, di ritorno. viaggio AIP alba del d?cimo da cui lo divide un distacco lungo di venti e ancora dieci dell'interminabile

di Troia,

dieci giorni come die giorno di navigazione, sulla linea lontana che crede di intravedere, ci anni, l'occhio dell'eroe un mare "non che ?ero", qual il dal all'orizzonte cielo, sapea separa o sogno, essere realt? ma anche cosa che poteva "un non miraggio, o terra?". ?ero che / nuvola sapea Se terra, questa non puo essere che Itaca, perch? ? verso di essa da sempre, la rotta della nave ?era che Paccorto drizzava, navigatore che non ? gi? pi? il mare Un mare greco, "per il viol?ceo mare". di non vedere di rado accade dove terra, linea di costa o quell'Egeo

isola, una delle innumerevoli isole di cui quel mare ? costellato: ? il

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mare

O. Longo

un deserto e di cielo, e ancora ac d'occidente questo, d'acque distesa sull'estremo limite cielo. Da questa sconfinata, que e ancora ? o o una bruna "nuvola dell'orizzonte, par sorgere sorge, montagna che illude le stanche palpebre terra"? Se non ? un miraggio dell'eroe, non essere oramai che Itaca, PItaca cosi a ed ago pu? lungo sognata
gnata.

stesso in cui sarebbe stato dato all'eroe nell'attimo riconosce sua i si la cui contorni di via via pi? facevano re, pur terra, lontano, con in della fiaccato distinti nave, istante, quel preciso Pappressarsi senza pausa per dieci e dieci notti, Odis da una veglia durata giorni un mare seo cade in un sonno affonda profondo, quasi negli abissi di e d'oblio: di tenebra Ma E gli balen? vinto dall'alba dolce il grave occhio: e lontano il cuore d'Odisseo nel sonno. s'immerse La nave viene ora culmini e viaggio, e dai Albeggia, tenue filo fuochi, quel con la immedesimato il suo

tuttavia

costeggiando delle case sparse esce il fumo dei primi e nel si era come che nel ricordo, rimpianto se terra nat?a, per Odisseo in / balzarne prima di morir vedesse "pago aria i vortici del fumo". E Palba, forse anche Palba dell'ultimo gior no, e questa attesa protratta per venti lunghi anni ? quasi esaudita... rende Peroe cieco e sordo a No, non lo ?, perch? un destino impietoso un sonno in lo che ? come un mare di circonda, quanto immergendolo Era Palba, silenzio. e qua e l? sbalzava ilmattutino v?rtice del fumo, d'Itaca, alfine: ma non gi? lo vide il cuore d'Odisseo nel sonno. notando

prosegue, quasi m?gicamente, le rive dell' "isola rupestre".

Passano mentre per venire

ai nostri occhi, come in sogno, i davanti luoghi ben noti, la nave costa all'isola, ma senza mai fare in veleggia approdo la lontananza in cui ? immersa immemore la mente dell'eroe.

Sfioriamo da presso questi luoghi, il recinto di Eumeo da cui si sente


"un grufolare e con esso si confondono altri fragile di verri", i sta ben del ritmati e che la alzando rumori, porcaro colpi palizzata, cento altri suoni e rumori familiari, sonoro della vita il tessuto d'ogni giorno,

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li udiva nel sonno. e i luoghi che furono i luoghi di un sonno di milla invincibile, preda e oltre la accanto ignaro patria agogna l'isola

ma non gi? cuore ato tuff il d'Odisseo La nave Odisseo; pu? vedere ta, anche allontana, ma corre, rasentando cosi come Peroe, n? udire, e passa nessuno

indovina che quella "nave ?era" che si e senza un timoniere dai venti che la risospinta quasi pi? nave del re, la nave che una ancora ? la volta lontano, porta governi, e dieci il re perduto... dopo dieci anni giorni di navigazione, Nessuno? Gi? nel canto antico il solo, No, non proprio nessuno. a sotto il travestimento fra tutti, indovinare il suo padro del mendico ne, era stato il vecchio ma fedele e non dimentico Argo1: Cosi dicean tra lor, quando Argo, il cane ch'ivi giacea del paz?ente Ulisse, la testa ed ambo sollev? gli orecchi. Com'egli e bench? vide il suo signor pi? presso, tra que' cenci, il riconobbe, la coda festeggiando, ed ambe squasso le orecchie, che drizzate avea da prima,
lasci?...

sull'isola

cader

il fido Argo ? il solo essere vi vente che rico questa volta di quel vascello fantasma che ? diventata nosce, al fiuto, il passeggero la nave dell'eroe: Anche E il cane dalle volte irrequ?ete sost?, con gli occhi alPinfinito mare; e com'ebbe le salse orme fiutate, ululo dietro la fuggente nave: suo cane: ma non Argo, il gi? Pudiva tuff ato il cuore d'Odisseo nel sonno. forse sonno, ma forse anche nel sogno: perch? noi dobbiamo che ci le che sembra successive vedere, quel inquadratu immaginare re del non sono le scene della vita mattutina paesaggio, d'ogni giorno e non nave aveva in che la che quadri del sogno realt? d'Odisseo, Nel

Od. 17, 291 ss. La traduzione ? quella di I. Pindemonte.

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affatto tato ? rasentata

O. Longo

e disabi isolotto Itaca, ma un qualunque selvaggio di terra, e non di puro miraggio si trattava. infine la nave, tratta dal vento che ? il suo vero nocchie Quando senza ritorno da terra ? se fu terra ?, ? ro, si allontana quella quando ? se Pis?la nat?a isola fu allora riconoscere alfine tardi ?, per troppo se anche si ridesta, e subito apri gli occhi l'eroe, rapidi apri gli occhi a vedere sbalzar dalla sognata Itaca il fumo
guard?: ma vide non sapea che ?ero

Odisseo

fuggire per il viol?ceo mare, nuvola o terra? e dileguar lontano, emerso il cuore d'Odisseo dal sonno. fu sogno, fu sonno e sogno insieme? sonno, Fu, forse, un il ricordo di un passato, di uno spazio e di un tempo trascor riandare se non come evocazione si e non pi? pensabili della memoria. Un una meta il diretto ad che ha inane, perch? tempo spogliato "viaggio" un come una delle tappe di un che ci appare di consistenza; viaggio a tendere dove ? si Odisseo le scotte, finch? il interminabile, percorso Fu sonno pilota PItacese non ? forse e il vero lo colga, ma non vediamo chi regga il timone, i venti ? Pinsondabile il vento, destino che trascina con la sua nave. volante
* * *

Ma all'isola scadere stos

altro Odisseo.

o la storia di un storia di Odisseo, ? un'altra viaggio tornato altro Odisseo ? da Questo tempo ad Itaca, gi? dei padri. Nove anni son? trascorsi si dice nove, ma sta per (e il d?cimo) da quando l'eroe ? tornato, da quando il suo no Pultimo di navigatore errabondo sembra

e il suo destino si ? compiuto, esaurito per sempre. E per nove anni al di sua casa, PEroe che pi? non gli era dal fato ingiunto e Nove anni, quasi dio che reca a ciascuno focolar

sedeva,

navigatore: alcuno error marino alcuno error terrestre. al focolare giunto nell'attesa dell'infi del

dieci, passati la sua fine,

presso perch?

al termine

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viaggio

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nito viaggio di ritorno vita che raggiungendo

non ha una pi? ragione di procrastinare il suo scopo aveva perso ogni scopo. La tetra / a poco a poco"; il suo remo d'un vecchiaia lemembra "gli ammollia o la con nave cui governava la fra i flutti tempo, quello spingeva remo oramai avanti remando insieme ai compagni, inutile egli lo quel aveva confitto in terra, lontano dalla riva, e il timone aveva sospeso al focolare. presso Peroe ora vivea E il Laertiade solingo, fuori del mare, corne il vecchio remo scabro di salsa gromma, che piantato avea dalle salse aure nel suolo. lungi Il remo stessa d'uno e l'eroe che lo aveva corne d'una portato, compenetrati entrambi dai segni del tempo, vacillanti

incrostati essenza, stesso pencolio:

E il grigio capo dell'Eroe tremava, della fiamma, avanti al mormorare corne l?, nella valle solitaria, remo al soffio della tramontana. quel Vecchiezza, solo desiderio dimenticare. inanizione del corpo e torpore delPanima. senilit?, come in un son forse: sprofondare nell'oblio lungo Cibarsi del cibo del loto,

Un no,

? pago, il dolce loto, cui chi mangia, n? altro chiede che brucar del loto. e furono dimentichi i compagni d'Odisseo, gustato al ritorno. n? il resto, anche della patria lontana, pi? anelanti Vultimo alla fine? Non ci sar? ancora un viaggio, Siamo dunque e non ancora compiuto? 0 invece Odisseo mo viaggio preannunziato li presso che ? la fine naturale rir? spento dalla vecchiaia degli umani, di una morte cosiffatta? Puo un eroe morir? al focolare? anno ? ed ? Palba del primo giorno dell'undecimo Un mattino, ? un d'un tratto, la morte" "in aspettar mattino, dopo i dieci passati dal mare arrivano di il forse ed ? improwise primavera, primo giorno con "devi? e Puna d'esse, quasi presaga, al vedere Odisseo le rondini, alia vita il suo, e uno strillo". L'eroe ? come un ridestarsi si riscuote, Ne avevano di tutto abbandona senza far rumore la grande camera nuziale, Pantico tala

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mo costrutto Penelope Ma
molto

O. Longo intorno al tronco del del pluricentenario ulivo, n? Pinconsa suo mattutino uscire dalla stanza.

pevole

si awede

lei teneva un sonno alto, divino,


soave, simile alla morte.

eroe si allontana, e il vecchio caricato sul Circospetto guardingo e per vie e per sentieri al focolare, che pendeva il timone le spalle di mille dove la sua nave d'un tempo, alia superstite spiaggia giunge secco tratta in il del venture, ritorno, n? mai riposa immobile, giorno mare. Ad antichi in ogni alba, gli compagni pi? da allora risospinta ob i compagni dell'ultimo quasi nella ripetizione viaggio, in riva al mare, sulla spiaggia, cia scendevano rituale, bligata e attendevano scuno col suo remo pronto, fino a sera l'arrivo dell'eroe in secco, come per salpare con lui ancora intorno alla nave raccolti una volta verso meta qualche ignota. d'Odisseo, d'un Sedean come per uso i longiremi vecchi compagni d'Odisseo sul lido, e da dieci anni Pattendean sul mare
col tempo bello e con la nuova aurora.

suo remo, presso Ciascun alia nave compagno gi? il stringe ancora carena. della alia fresca Ora Odisseo ? pece spalmata pronta, e la nave col timone, il largo; si, salpare, giunto pu? prendere perch? il ritorno che ? stato non sar? per sempre.
Tornare, ei volle; terminar, non vuole.

O se c'? un termine, che questo termine sia quello che noi stessi ? se ci imponiamo, decidendo cosi si pu? dire ? la nostra sorte. Come la nave, sui a la che fermano tuttavia terra, puntelli agile squassata dal vento del mare, e al lento erodere si rifiuta all'inerzia del tarlo e e nell'antico e vuoi il cosi fasciame, vento, "Pondata, Puragano", non esser pago di vedere Odisseo il fumo ch'esce alia casa, "che pu? se non esce / la pi? gente dice che la casa ? vuota". Non basta pi? a tanto n? la fiamma o la del focolare, fumo, pur quel lungo desiato, casa ben costrutta, e la e d'anni di neppure grande sposa, provetta casa che accortamente sapere, quella governa: Anch'io il vento, la nube voglio, e non il fumo; e non il sibilo del fuso,

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viaggio

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non Pod?oso fuoco che sornacchia, ma il cielo e ilmare che risplende Col via via memoria trascorrer? smorzandosi degli del tempo, e sbiadendo,

e canta.

sono ?ndate le passate gesta dell'eroe sia nel suo proprio ricordo che nella

uomini: lo vedo del vero2.

che ci? che feci ? gi? minor

E la nave salper?, non in un vol? che la porti ad esplorare mondi non mai ma in un gente prima visitati da alcuno, inseguimento e vero e che i rifar che fu un tempo, del passato, per rivivere quello e dieci anni di inerzia e di silenzio trascorsi sull'isola hanno offuscato senza in senso inverso L'eroe navigatore le tappe del ripercorrer? suo nostos, awenturosa cantata ed eroica dal l'impresa pi? grande e aedi e cantori. da tutti i rapsodi Il ritorno da dei poeti e ricantata lo ripeter? Troia ad Itaca ora Odisseo ricalcando la rotta da Itaca e verso Troia, il tempo ? reversibile, itinerario pu? perch? qualunque essere rovesciato; la meta non sar? pi? la cara patria, P "isola rupe che lo stesso eroe ignora, o appena confusamente stre", ma qualcosa
presente.

corroso.

Ogni giuoco tutte ogni

stazione volta

spesso meno fortunati di lui. ILestrigoni,

era stata una prova, di quel periplo in ed erano e la vita dell'eroe suoi dei troppo quelle corhpagni,

i Ciclopi, Scilla e Cariddi, e

o con Puna e con la forza o con l'astuzia le altre sfide sup?rate Pa?tra insieme. Ma vi erano state anche altre prove ritor lungo Pinterminabile e donne o dee o semidee tentato che avevano no, prove d'amore, aveva e con le i giochi e gli inganni d'amo Odisseo, quali egli giocato le Sirene... re; Circe, Calipso, e incantatrice, e cantatrice dai potenti la maga tessitrice Circe, con cui i trasformava di filtri e dalla prodigiosa verga compagni sua e in uomini alla isola, Odisseo, approdassero lupi, in quant'altri leoni dalle lunghe zampe, ma anche nei pi? umili e domestici verri, trascorso Un anno intero aveva irti di setole e dal frag?e grufolio. che risuonava della sua sull'isola della dea, nell'alto Odisseo palazzo voce canora e del rassicurante battito delle spole; non tesseva la sua

"Ci?

che

feci",

cio?

quello

che

gli

altri

sanno

e narrano

delle

mi?

gesta.

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tela anche Penelope, nella

O. Longo

un anno, in quell'isola patria remota? Per cessato il tripudio di un banchetto che durava incantata, ogni giorno, si ritiravano al tramonto, nei si pu? dire dall'alba l'eroe e la maga e dal tramonto all'alba si concedevano alie lusin recessi del t?lamo, ghe seo sar? nove, dalla pare cido, e ai d'amore. piaceri ora Realt?, sogno, fantasia? Ma se fu sogno, questo sogno Odis e la suo nostos del lo vuole ritentare, stazione rovesciato prima e ancora nove e l'isola di Circe. altri Per nove, appunto giorni, ora ora nave dalla la forza dei remi, ora dalla vela, fila, sospinta furia della tempesta, finch? nell'ultima luce del crepuscolo ap una cala un che la costa, una spiaggia, promette pla tranquilla ricetto all'eroe non immemore del t?lamo della dea: confortante A quella spinse il vecchio Eroe la nave, in un seno tranquillo come un letto. o Odisseo l'isola di Circe... crede che sia. Realt?, parvenza, non fu un Ma un'altra volta sogno? sogno l'isola stessa, e il palaz gi? che a lungo vi zo, e la dea, e il tempo ivi trascorso? Un sogno Pamore, trattenne il riluttante al sempre procrasti eroe, pur sempre anelante nato ritorno? Ma se Circe ? li, presente, non non udire la sua pu? E
voce:

Ora Odisseo parlava: Odimi: il sogno ecco io dolce e dimenticato risogno!


Era Pamore; ch'ora mi sommuove,

come procella

ormai

finita,

il cuore.

rando,

E per l'isola deserta se mai dal culmine s'illude di essere e i connotati, traspare

tore che done


te.

semai risuoni il canto della dea o il battito del telaio. Come il viaggia
i segni Nulla e va rawisan giunto al luogo che cercava, ma ? un riconoscimento deluden faticoso, andiamo cercando. Chi sa dove siamo.

va er che ?, forse, Pis?la di Circe, Odisseo della casa si levi da lontano un tenue fumo,

di quanto

E non vide la casa, n? i leoni dormir col muso su le lunghe zampe,


n? la sua dea...

Forse inganno,

? meglio un lungo

cosi. Perch? inganno

non era stato che un quello di Circe e ci? che la dea vietava all'eroe d'amore,

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L'ultimo

viaggio

di Odisseo

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non

di pi? alto conoscenza

ma quanto e la sposa e il la patria lontana, figlio giovinetto, e essere ? riserbato cui meriti di la vissuto: all'uomo, per non poteva se non del vero, e Odisseo attingerla porgendo al canto delle Sirene, che sanno tutto ci? che ? sulla terra e Porecchio e conoscono le storie degli dei e le gesta degli eroi. sul mare,

era

Dimentico di ogni altra meta, e dei Lotofagi e dei Ciclopi e dell'I

ancora aderisca e di il ricordo delle ogni altro luogo cui nave verso non la Odisseo quello che imprese passate, potr? sospinge verso essere che l'ultimo l'isola delle Sirene. Solo dalle Sire tragitto: ne suo la al venire all'eroe Vero. sul risposta potr? interrogarsi una la nave, ma ? piuttosto Odisseo Dicevamo, spinge avanti una corrente e soave sem lo attira forza estranea, che r?pida quella in un pre pi? vicino alla scoglio dove le due Sirene, come pietrificate con lo stanno fisso nel sole, o indecifrabile immote, silenzio, sguardo aveva sfiora forse negli occhi dell'eroe. Altra volta la nave di Odisseo era incatenato e il to si all'albero maestro, per capitano quegli scogli, del figlio oltre3: uno dei consueti poter udire e passare stratagemmi ma di cui ora deve rendere di Laerte, celebrato per la sua scaltrezza, sola dei venti, conto sun alle due incantatrici. di Gli era riuscita altro uomo prima e non restare Sirene lui aveva cosi un'impresa che nes canto il udire delle compiuto:

forza di quella dalla che verit?, soggiogato a suo il cammino. tolto lui mortale avrebbe ogni ragione di proseguir? a chiedere alle due dee che quella verit? che Ora egli ? ritornato, a solo fuggevolmente, intento com'era Pa?tra volta aveva percepito a suo il volta svelata questa portare compimento raggiro, gli venga e anche fino in fondo, quale che sia il prezzo da pagare, la pena da scontare Ma la le Sirene hanno un'arma per passata trasgressione. mare e ancora canto: il silenzio4. Fra cielo sola risuo pi? terribile del na la voce di Odisseo: interrogante
Sirene, che io sono ancora ma non quel pot? mortale sostare...

v'ascolt?,

Son io, son io, che torno per sapere! Ma dite un vero, un solo a me, tra il tutto,

3 per

Vuole

una

variante

ingannare

pensavano 4

meglio che a un

con la cera, le orecchie si fosse anche che Odisseo tappato non forse perch? le Sirene le Sirene; d'altronde cantavano, il silenzio Das si addicesse solo tale awersario (F. Kafka,

Schweigen der Sirenen, ottobre 1917).


Kafka, loe. cit.

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a ci? ch'io sia vissuto! prima ch'io muoia, Ditemi almeno chi son io! chi ero! Forse sua ansia stan bene mente Odisseo ha osato ci? che non

O. Longo

di conoscenza

il limite

il silenzio delle Sirene ? la pena che aveva con scontare per la colpa trascorsa, deve tentato, quando egli senza danni della veri di appropriarsi dei suoi stratagemmi, Pastuzia ave vano offerto. t? che le tentatrici gli esse im Le labbra delle Sirene non si dissuggellano, rimangono nave corrente E la la nel loro intanto attira sempre segreto. pietrate simili pi? avanti, verso gli scogli...
* * *

attenti a mantenere a loro stessi. E forse

osare, ha violato nella umani da quegli d?i che posto agli le distanze dai mortali, cosi pericolosa

? dato

di ritorno da Troia, Pultima il viaggio stazione visitata da Lungo tra Feaci che di all'isola dei lo avrebbero Odisseo, approdare prima sua apparente ad Itaca, era stata l'isola di Calipso. Nella ghettato decisivo del innocenza, segna in realt? un momento questo episodio una di una scelte che si destino dell'eroe, volta sola presentano quelle nella vita di un uomo. fra le pagine dea dimenticata dei libri di piccola sua solitaria senza nome, in la dimora un'isola quasi mitolog?a, o nelle nostre mappe, che invano cercheremmo negli antichi portola come narra Eustazio, essa fu ni del Mediterr?neo, tardi, perch? pi? mare come Atlantide. era remota A questa dal isoletta inghiottita sue navi, percossa l'eroe l'ultima delle dalla quando approdato folgo re di Posidone, e lui solo era scampato si era inabissata al naufragio. con Circe una contro Per un anno, come gi? era accaduto (Calipso ? tenuamente della maga), l'eroe era rimasto tratteggiata figura pi? e insieme della che voleva farne il suo dea, piccola ospite, prigioniero, e un anno nutre che pur l'eroe riluttante, sposo; per Calipso accoglie non il letto della ninfa, non sa risolversi accettarne ad le disdegnando Calipso, ha Per tutto quel profferte. tavola della dea, Odisseo stessa pur sedendo ogni giorno alla a cibarsi badato solo del cibo degli e toccare nettare rifiutando di del che delPambrosia uomini, gli veni e che Pavrebbero reso immortale. vano offerti, e con essa Peterna era ci? E appunto Pimmortalit?, giovinezza e non offriva all'eroe. Una scelta decisiva, solo per il che Calipso tempo, aveva una

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L'ultimo

viaggio di Odisseo, imari

di Odisseo

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n? pi? avreb pi? tomato, stessa dell'e Pessenza per si stabili inevitabilmente

futuro

be solcato

con

che a Itaca non sarebbe la sua nave: decisiva che sempre, finir?

roe, di ogni eroe, nel rapporto s?e fra l'eroe e la morte. Triste, nell'inanizione indegno della per un

eroe

i suoi

nell'attesa vecchiezza, affrontata nella quella battaglia, ma contro i mostri, invece la conclusione batiendo di un lento ma e inarrestabile di del anche della mente; processo corpo degradazione sua morte ? questa la la natura dell'uomo, "na eppure ? ben questa tante volte

e giorni nell'inazione di una morte che non ? o nell'awentura, o com

di morte naturale? turale". Ma ? concesso all'eroe morir? Conoscia mo in di nell'alba la cui risuon? da presso che Odisseo, risposta gi? gli aveva lo strido della prima rondine lasciato la casa e la sposa e la awentura. patria per Pultima non L'eroe di vecchiaia; chi soccombe alla morte pu? morir? o un son? a i che termini morbo abbrevia della naturale, vita, gli altri, non l'eroe. La morte coronamento che ? il "naturale" della dell'eroe, sua vita, Pistante "che per la prima volta svela e per Pultima confer come che essa arrivi, il valore del prode sul campo, ma" , ? la morte o per nello scontro a viso aperto come per Ettore, qualche imprevedi

bile insidia (Achille, Sigfrido).


A questo punto si pone un'altra alia prima: domanda, speculare se un non ? Odisseo morir?? E allora, eroe, pu? egli accet pu? l'eroe e non per motivi tare l'immortalit? che in via del tutto eccezionale, una un da dea ad mortale? offerta viene "eroici", che per sfuggire mare alla ricerca il re della citt? di Uruk, in un tempo lontano, un aveva per intrapreso lungo viaggio "una pianta delPerba della giovinezza, che cresce avr? nelle sue mani ci? che rida che chi riesce a prenderla sott'acqua, a a un uomo il la giovent? Impresa vana, perch? perduta". Gilgames aveva concesso stesso bensi la sovranit? Enlil, d?i, padre sugli degli in eterno non era il suo destino"6. uomini, ma "una vita che durasse Un altro c'era stato alla morte Gilgames, dove ti affretti? Non troverai mai la vita che cerchi.

5
6

Thuc.
Stando

II 44 (dall'epitafio di Pericle).
al catalogo non dei re di Sumer, mai i 30 Gilgames anni di aveva comunque regnato per

126 anni; ma il regno del padre Lugalbanda


denti di Gilgames superarono

era durato 1200 anni, mentre


regno.

i discen

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Quando
tennero

O. Longo crearono gli d?i


la vita per s?.

Puomo,

gli diedero

in destino

la morte,

Varcati fondo valoroso nell'estremo Perba

il mare della

e i fiumi, giovinezza, deve

riesce Gilgames ma non trascorre e noi stessa:

sul alfine a ghermire un istante che il ser

pente marino gliela strappa di mano. Gilgames,


degli eroi, duello, dunque morir?, con la morte quello

il re di Uruk,
lo vediamo

il pi?

dibattersi

Che cosa faro [...] Dove andr?? Gi? il ladro nella notte ha gher lamorte abita nella mia camera; ovunque posi mito lemi? membra, ilmio piede, li trovo la morte. suo letto, Come pesce preso all'amo Gilgames giace disteso sul
come gazzella presa al laccio.

l'eroe deve morir?. a Odisseo, che abbiamo lasciato sull'isola di Ca un con fra alia scelta ritorno davanti che s? il portava lipso, posto e a un un'immortalit? che lo avrebbe destino di morte, condannato L'eroe Ma muore, ritorniamo esilio perpetuo II dilemma della piccola dea. non tanto fra essere e non essere eroe Odisseo ? per ? pur concepibile, immortale anche se di s?lito immortali si Si tratta posta di optare alle Sirene, se essere e rimasta uomo, o altro senza rispo sull'isola

(un eroe solo 'post mortem'). diventa e pi? che uomo. La domanda sta, era proprio Ditemi questa: almeno

chi son io, chi ero?

eroe Chi sei tu, Odisseo, Uomo, navigatore? pi? che uomo? Mor Gli aveva risposto il silenzio delle Sirene. Ma come, tale, immortale? ti viene offerto di restare eternamente di sfuggire per sempre giovane, comune e alla morte, destino questo dono? Ab degli umani, respingi e bella, e che sar? eternamente una dea e e bandoni giovane giovane e da cui sei amato alla tua sposa, bella, desiderato, per ritornare e fedele si, ma il cui volto ? oramai solcato dai saggia segni impietosi

del tempo?
Gli

"se tu sapessi nel cuore quante pene Calipso7: e con dovrai in patria, sopportare prima di giungere qui rimarresti me vivresti tanto rivedere in questa casa, tu che desideri immortale la detto 7

aveva

Od. 5, 206 ss. (trad, di M. G. Ciani).

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L'ultimo

viaggio

di Odisseo

177

la brami. Non credo di essere a lei infe sempre, sposa, e ogni giorno, le donne mortali, riore nel corpo, nella figura: non possono, compete era stata: "So bene anch'io re con le dee per bellezza". La risposta nella figura". Ma subito ? a te inferiore nell'aspetto, che Penelope cuore della sua scelta e del suo rifiuto: "lei ? andava al Odisseo dopo e vo e E tu tuttavia io desidero immortale mortale, sempre. giovane tornare a casa e vedere il giorno del mio ritorno". glio una scelta lucida e coerente: fra ? la scelta di Odisseo, Questa e essere uomo, mor e immortalit?, Odisseo mortalit? perci? sceglie di senza che fine la vita rifiutando tale, Calipso ignara che gli offriva, ma dalla dalla lontana vita interminabile, sposa, dal patria, quella non stata stesso consorzio sarebbe l'eroe umano, vita, per figlio, dallo ma morte sotto le mentite Tutti gli uomini dell'immortalit?8. spoglie essere e Odisseo sono mortali; Non schivare ? uomo... pi? mortale, come per Socrate o stato per Odisseo, la morte, sarebbe comechessia chi altri, non essere pi? uomo. erano condensati nelle parole domande, Queste questi dilemmi a e la con cui Odisseo le Sirene, risposta quelle domande interrogava e lo schiantarsi la fatale della nave contro fu il silenzio delle Sirene, rape: r?pida e soave nave. avanti pi? sempre sospingea la E s'ergean su la nave alte le fronti, con gli occhi fisi, delle due Sirene. "Solo mi resta un attimo. Vi prego! Ditemi almeno chi son io! chi ero!" E tra i due scogli si spezz? la nave. E la corrente "Chi son io? chi ero?". Il silenzio ? una risposta: delle Sirene mortale che troppo ha voluto, ora in balia dei flutti.

sei tu", tat tvam asi, questo "Questo il cui corpo senza pi? vita galleggia
* * *

Ma

c'era

per Odisseo

un

destino

anche

dopo

la morte,

quella

8
ditrice" seo non

Se ? vera la lettura di H. Guentert, Kalypso, Halle 1921, e Calipso "la nascon


? in realt? era una una eterna dea della giovinezza, morte, ma l'immortalit? la vita al di che l? della essa ad Odis prometteva morte in sorte che tocca

agli spiriti beati che abitano l'Eliso. Ma Odisseo era "ein solcher Fuchs"
la cosa non poteva sfuggirgli.

(Kafka) che

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178
morte che lo colse non

O. Longo

sua Itaca, presso nella pace della "Podioso ma mare sorte lo i fra flutti di cui la sornacchia", quel un destino di di ritorno all'a Ed ? tuttavia ritorno, prescelto. e more la vita, dea che gli aveva offerto della piccola che egli aveva un di nove Lo attende anche dopo la morte, rifiutato. ancora, viaggio e nove notti: giorni fuoco aveva che E ilmare che Pam?, pi? oltre e notti, nove spinse Odisseo, per giorni e lo sospinse all'isola lontana, all'isola deserta che frondeggia
dell'eterno mare.

azzurro

nell'ombelico

C'? un amore anche oltre la morte? uno stridio d'uccelli suono inatteso, un dalla presentimento, sua tratto d'un fuori dalla selva richiama vicina grotta, dubi Calipso nuovo e terribile che sia accaduto o stia per acca tosa di di qualcosa si frange. ? tornato. dere sulla riva dove Ponda Si, Odisseo Un in terra, fuori Giaceva al pi? della spelonca, un uomo, ancor dall'ultima onda: e il bianco
di poco... saper quell'antro, un

del mare, sommosso


capo tremando

accennava

Si, della mortale

l'eroe

? tornato

piccola

dea, quasi rifiutata: giovent?

e per sempre, alla grotta per l'ultima volta, a chieder dell'amore dell'im perdono negato,

Nudo tornava le vesti eterne


bianco

chi rig? di pianto che la dea gli dava;


nella morte ancora,

e tremante

chi l'immortale

giovent?

non voile.

Ed ella awolse Puomo nella nube dei suoi capelli; ed ululo sul flutto sterile, dove non Pudia nessuno:
? ma Non meno esser mai, non che esser non mai! esser pi? pi?9! nulla,

morte,

9 "non

II sofocleo esser mai"

uy| <p\Mxi x?v ? appunto

?bravea

il uf|

vix?i Xoyov. Ma <pirvai, il "non essere

una

chiosa

? forse

necessaria: pi? ricco

il di

venuto

al mondo",

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L'ultimo

viaggio

di Odisseo

179

Era Odisseo. Universit?

questo,

forse,

il messaggio

ehe

le Sirene

avevano

taciuto

di Padova

quel nulla,

"nulla" quello

cui della

la ninfa morte

e che soprattutto anela, "Che di chi ha vissuto.

allontana '1 me' sarebbe

un

altro

non

e pi? esser mai

terribile nato".

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