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marzo/maggio 2014

Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n 46) art. 1, comma 1, DCB (Bologna) - Bimestrale n.2/2014 anno XXIII/BO - 2,00

Primavera di stelle con il klezmer della Mahler, la Russia di Bashmet e il pianoforte di Lupu e Volodos

Musica Insieme COntemporanea fra Schoenberg, Maderna e nove prime esecuzioni

Viaggio musicale attraverso lEuropa con il violino di Janine Jansen

Musica a Bologna - I programmi di Musica Insieme


Editoriale
Parole, parole, parole di Fabrizio Festa

SOMMARIO n. 2 marzo - maggio 2014


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Fra Russia e Germania di Elisabetta Collina Le mille voci delloggi di Fulvia de Colle Jaan Bossier di Anastasia Miro Itamar Golan di Cristina Fossati Arcadi Volodos di Alessandro Di Marco

Musica Insieme in Ateneo

MICO - Musica Insieme COntemporanea

Interviste

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Il profilo

Leo Janc ek di Fabrizio Festa Dalla scena al dipinto di Maria Pace Marzocchi I concerti marzo / maggio 2014

I luoghi della musica

Il calendario

Per leggere
di Chiara Sirk

Musica in catalogo: Berio, Beacco, Murakami

Lintellettuale leggerezza di Jansen, Volodos, Lupu e Romanovsky di Lucio Mazzi


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Da ascoltare

MI

MUSICA INSIEME

In copertina: Janine Jansen

EDITORIALE

PAROLE, PAROLE, PAROLE


davvero singolare osservare la disparit che esiste tra la centralit del dibattito sulle vicende culturali (cittadine e nazionali) e la marginalit che le medesime rivestono dal punto di vista dellimpegno delle risorse. Prendiamolo come un dato di fatto. Cos si discute anche con una certa quale durezza su una mostra-grande evento, ma in un contesto in cui parrebbe proprio che nessuno in realt voglia sfruttare tale evento per le potenzialit che potrebbe avere. Certo, che Bologna non riesca a valorizzare i suoi tesori (tanti e importanti), e si sia costretti a importare un quadro celebre per attrarre visitatori non pu non lasciare una qualche perplessit. Si tratta, per, di un dej-vu. Quante volte, infatti, su queste stesse pagine abbiamo scritto che la programmazione musicale bolognese non ha nulla da invidiare a quella delle altre capitali europee della musica, e che anzi, considerando il rapporto tra il numero degli abitanti (e quindi della possibile utenza) e la qualit/quantit della programmazione medesima, Bologna primeggia in Europa (e non solo). Dunque, quel dibattere sembra non voler andare al punto: valorizzare al meglio le risorse in campo. E ora che anche la nostra ventisettesima stagione volge verso la sua conclusione, vorremmo richiamare lattenzione su un semplice, ma signicativo dato: chi sar di scena al Manzoni da marzo a maggio. Ovvero chi saranno i nostri ospiti. Si comincia coi Solisti della Mahler Chamber Orchestra, poi Yuri Bashmet con il suo ensemble, il violino di Janine Jansen accanto alla tastiera di Itamar Golan, ed inne due straordinari pianisti: Radu Lupu e Arcadi Volodos. Si tratta di alcuni tra i maggiori protagonisti della scena musicale internazionale, che Musica Insieme mette a disposizione della citt, inserendoli in un quadro di attivit formative e informative articolato e coerente. Ed proprio tale coerenza e tale articolazione a sostenere la nostra affermazione: cio che mettiamo a disposizione della citt il nostro impegno di operatori culturali. Abbiamo coinvolto il pubblico dei comuni della provincia e gli studenti degli istituti secondari superiori. Quelli dellUniversit, anche, e quelli che amano la contemporanea. Sempre tenendoli informati grazie proprio a questa rivista, le cui pagine sono state pi volte offerte a chi opera come noi nella musica, ma senza ottenere risposta. Che il nostro modo di procedere, le nostre scelte programmatiche e persino il nostro tipo di comunicazione spesso vengano copiati non lo consideriamo un titolo di merito. Al contrario, preferiremmo, e senza neppur pensare alla tanto invocata cabina di regia, che ci si accingesse tutti a collaborare animati dal medesimo spirito: valorizzare concretamente il frutto di tanto impegno.

Foto Francesco Mammarella

Fabrizio Festa

MI

MUSICA INSIEME

MUSICA INSIEME IN ATENEO

Si conclude il viaggio di Musica Insieme in Ateneo con uno straordinario talento pianistico al suo debutto a Bologna, e con un trio di esperti cameristi, ospiti di un ideale salotto in casa Schumann di Elisabetta Collina
cento in cui il pianoforte viene portato ancora oltre i limiti. Lultimo degli appuntamenti di Musica Insieme in Ateneo, realizzato luned 7 aprile in collaborazione con il Centro la Soffitta, braccio produttivo del Dipartimento delle Arti dellUniversit di Bologna, vedr invece in scena tre esperti cameristi, in un programma dal titolo Nel salotto di Clara Schumann: il clarinettista Andrea Massimo Grassi, il violoncellista Michael Flaksman e la pianista Anna Quaranta. Una formazione la loro che ha trovato nellOttocento riscontri importanti, e che seguendo il fil rouge di questedizione di Musica Insieme in Ateneo rivolger le sue attenzioni al repertorio tedesco. Concluder la loro esibizione lintenso Trio in la minore op. 114, frutto di un Brahms nel pieno di quella straordinaria maturit, in cui videro la luce molti tra i suoi capolavori. Del compositore di Amburgo anche la pagina che verr presentata in apertura di concerto, tratta sempre da quella splendida maturit. Si tratta, infatti, della Sonata in mi bemolle maggiore op. 120 n. 2 per clariLingresso a tutte le manifestazioni della rassegna gratuito per gli studenti ed il personale docente e tecnico amministrativo dellUniversit di Bologna; gli inviti possono essere ritirati presso la sede dellURP in Largo Trombetti n. 1 la settimana precedente ciascun concerto (Luned, Marted, Mercoled e Venerd dalle 9 alle 12,30; Marted e Gioved dalle 14,30 alle16,30). Il giorno del concerto, tutti i cittadini potranno ritirare gli inviti ancora disponibili, recandosi allURP negli orari di apertura.

Fra Russia e Germania

incere una, o magari pi, importanti competizioni internazionali a tuttoggi la maniera di acquisire la chiave daccesso per una signicativa carriera internazionale. Leonardo Colafelice, oggi poco pi che diciottenne, ha gi collezionato un palmars di tutto rispetto. Marta Argerich lo ha premiato alla YAMAHA USASU Piano Competition. Dal Giappone agli Stati Uniti, dove vince lo Hilton Head. Ed inne per il momento eccolo tornare nel vecchio continente, in Danimarca per lesattezza dove conquista il primo premio al Concorso di Aarhus. Dunque, Leonardo Colafelice approda a Musica Insieme in Ateneo gi forte di un riconoscimento oseremmo dire planetario, che ci fa credere sia solo linizio di una brillantissima carriera. Che sia un virtuoso, e cio ami presentare in pubblico brani impegnativi, attraverso i quali mettere in luce tutto il suo talento, lo dimostra il programma, sotto il segno della musica russa, che ha scelto per questo suo recital bolognese, che lo vedr esibirsi allAuditorium dei Laboratori delle Arti gioved 20 marzo. In apertura troviamo quel vero e proprio tour de force pianistico che sono le Variazioni su un Tema di Corelli op. 42 composte da Sergej Rachmaninov. Il tema in oggetto quello della celebre Follia (nella dodicesima tra le Sonate di Corelli), danza che peraltro si avvale di un altrettanto celebre basso ostinato. Rachmaninov ormai nel pieno della sua maturit quando porta al debutto questa, che diverr presto una delle sue pagine pi eseguite ed amate dal pubblico. A seguire Prokof ev, le Visions Fugitives op. 22, e quella che da molti considerata tra le pi impervie pagine pianistiche dellintero repertorio: i Tre Movimenti da Petruka di Igor Stravinskij. Dunque Novecento russo, un Nove-

2014 gioved 20 marzo Leonardo Colafelice pianoforte

Laboratori delle Arti /Auditorium (Piazzetta Pier Paolo Pasolini 5/b) ore 20,30

CALENDARIO MARZO - APRILE 2014

2014 luned 7 aprile Andrea Massimo Grassi clarinetto

Musiche di Rachmaninov, Prokofev, Stravinskij

Michael Flaksman violoncello Anna Quaranta pianoforte

Musiche di Schumann, Brahms in collaborazione con Centro La Soffitta Dipartimento delle Arti

netto e pianoforte. Tre anni allincirca separano queste due opere: il Trio data 1891, nel 1894 debutta invece la Sonata. Che il clarinetto sia il filo conduttore tra questi due pezzi pi che una singolare coincidenza. Brahms gi nellestate del 1890, dopo aver portato a termine il Quartetto op. 111, sembrava deciso a chiudere la sua carriera. A fargli cambiare idea un incontro casuale: quello col clarinettista Richard Mhlfeld, che ovviamente cerc di convincerlo a comporre per il suo strumento, quel clarinetto che proprio nel contesto della musica tedesca ed austriaca aveva conquistato uno spazio di primo piano. Ecco allora il Trio, poi il Quartetto op. 115 e le due Sonate op. 120. Coerentemente tra le due opere brahmsiane troviamo lomaggio a chi Brahms lo aveva scoperto e lanciato sulla scena: Robert Schumann. Suoi i Fantasiestcke op. 73, originariamente composti (nel 1849) proprio per clarinetto e pianoforte, e dei quali poi Schumann stesso prepar una versione per violoncello; ed appunto questultima che ascolteremo.

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MUSICA INSIEME

MICO - Musica Insieme COntemporanea 2014

Si completa con numerose prime esecuzioni e col Pierrot Lunaire di cui ci parla Marco Angius il progetto Paesaggio Voce di Musica Insieme COntemporanea, per concludere il cartellone sulle note gioiose di Bruno Maderna di Fulvia de Colle

Le mille voci delloggi


T
re concerti in tre mesi completeranno la nona edizione di Musica Insieme COntemporanea, nellormai pi che rodata e ideale sede dellOratorio di San Filippo Neri, sotto i riettori quello che oggi a tutti gli effetti lensemble residente della rassegna: il FontanaMIX. Scorrendo dunque i tre appuntamenti conclusivi, troviamo il completamento di quel Paesaggio Voce che si aperto lo scorso febbraio con il concerto dedicato a due capolavori della vocalit popolare come Folk Songs di Berio e Kantrimusik di Kagel. Il 25 marzo, afdato al soprano Livia Rado e sotto la direzione di uno specialista riconosciuto della contemporanea qual Marco Angius, ecco proposto infatti per Paesaggio Voce II quel Pierrot Lunaire di Arnold Schoenberg, stravolgente opera pionieristica della vocalit da camera del Novecento; accanto al Pierrot, ascolteremo poi la prima esecuzione italiana di abroad (per voce, strumenti ed elettronica, su testi di Pessoa) del giovane compositore Daniele Ghisi, il cui lavoro si gi fatto strada nei teatri di tutta Europa. Su questo impaginato torneremo fra poche righe, raccogliendo le riessioni dello stesso Angius, mentre ricordiamo per il terzo appuntamento dellitinerario Paesaggio Voce, il 16 aprile, le prime esecuzioni assolute di opere di Nicola Evangelisti e Andrea Sarto, e le prime italiane di Stefano Gervasoni e Francesco La Licata, tutti brani caratterizzati dal rapporto fra la voce e un particolare strumento solista. Sar invece dedicata a Bruno Maderna, di cui ricorrevano nel 2013 i quarantanni dalla morte, la serata conclusiva del 16 maggio, che vedr il FontanaMIX afancato allensemble Accroche Note di Strasburgo, dove il progetto ha visto la luce. Tornando per cos dire alle origini della vocalit contemporanea, abbiamo chiesto a Marco Angius di parlarci del capolavoro di Schoenberg che ascolteremo il 25 marzo, e le sue parole si sono estese ad una pi ampia ed esaustiva panoramica sulla contemporaneit.
Proprio lo scorso ottobre uscita per Stradivarius una sua incisione del Pierrot Lunaire di Schoenberg, con la stessa Livia Rado nel ruolo di voce narrante/cantante: su quali elementi in particolare si concentrato per questa nuova lettura?

Marco Angius

Con Livia abbiamo lavorato su questa straordinaria partitura maturando delle scelte speciche per ciascun brano. Ogni volta che si presenta loccasione di dirigere il Pierrot lunaire, mi trovo a scoprire aspetti e dettagli sempre nuovi e sorprendenti. Per questo sono felice di affrontarlo ora con FontanaMIX, un ensemble che conosco da tempo per limpegno nella musica contemporanea ma con cui non avevo mai collaborato prima. Sono dunque particolarmente entusiasta di immergermi in questa nuova avventura, nonch onorato dellinvito dellamico Francesco La Licata. Le mie scelte di lettura si basano sul rovesciamento del rapporto tra voce ed ensemble e sulla riscoperta di un diverso modo di materializzare musicalmente le visioni contenute nei testi, ispirandomi peraltro a quanto Schoenberg stesso immaginava. Ho voluto evidenziare come siano gli strumenti a parlare, urlare, sussurrare

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MUSICA INSIEME

quelle stesse immagini poetiche evocate dalla voce in una logica discorsiva che non la pone al centro degli eventi ma a lato di essi (anche sicamente) ovvero la fagocita in una rete implacabile tessuta dal gruppo strumentale. Senza dubbio la forza comunicativa del Pierrot risiede anche nella ghirlanda di forme brevi e talvolta aforistiche in cui articolato, quasi degli incipit piuttosto che pezzi veri e propri, miniature da cui scaturisce unenergia emotiva (e sonora) deagrante. Il usso di coscienza della Sprechstimme (voce parlante), schizofrenico o allucinato che sia, segue una traiettoria imprevedibile e di fatto dissociata dallensemble. Da un lato abbiamo questo gruppo agguerrito di cinque esecutori (con cambi strumentali di volta in volta diversicati) e dallaltro il corpo assente della voce, lo Sprechgesang (canto parlato), come se i brani fossero il risultato di un montaggio ttizio tra due dimensioni distinte, la cui collisione genera una materia rappresentativa di grande impatto psicologico, dalle innite implicazioni sonore. una partitura irrinunciabile per chiunque voglia accostarsi alle avanguardie artistiche del Novecento e al senso pi autentico del comporre. In fondo laneddoto di Puccini che ascolta il Pierrot a Firenze nel 1924 risulta in tal senso emblematico e quasi fatale (per Puccini, intendo).
Alla voce di Livia Rado afdata una delle novit pi sconvolgenti della scrittura di Schoenberg: lo Sprechgesang, appunto, sul quale lautore era assai preciso e prescrittivo: come lo spiegherebbe ad un ascoltatore non tecnico?

Musica Insieme COntemporanea CALENDARIO


marzo - maggio 2014
Oratorio di San Filippo Neri (Via Manzoni 5) ore 20,30

Lei ha pubblicato anche unimportante monograa su Salvatore Sciarrino e numerosi saggi ed articoli su compositori viventi o vissuti nel secolo scorso. Quanto importante secondo lei ancora oggi far conoscere lopera dei musicisti del XX e XXI secolo?

25 FONTANAMIX ENSEMBLE
marzo 2014 marted

Livia Rado soprano Valentino Corvino violino Marco Angius direttore

16 FONTANAMIX/Solisti
aprile 2014 mercoled

PAESAGGIO VOCE II Musiche di Ghisi, Maderna, Schoenberg

Iris Lichtinger voce e flauti dolci Chiara Telleri oboe Eva Zahn violoncello Walter Zanetti chitarra
PAESAGGIO VOCE III Musiche di Evangelisti, Maderna, Sarto, Gervasoni, La Licata

16 ENSEMBLE ACCROCHE NOTE


maggio 2014 venerd

FONTANAMIX ENSEMBLE Franoise Kubler voce Giovanni Hoffer corno Francesco La Licata direttore

MADERNA SRNADE Musiche di Maderna, Aralla, Perez Ramirez, Cappelli, Ballereau

Schoenberg stato preciso e prescrittivo su ci che non va eseguito spiegandolo nella celebre prefazione alla partitura. Egli ricorre a una X su ogni gambo di nota dello Sprechgesang, come se volesse cancellarne il contenuto e la consistenza. Si fa spesso riferimento allo stile da cabaret che avrebbe ispirato in qualche modo le intuizioni di Schoenberg per un recitar cantando cos deformato e anti-natura-

listico. Le note cantate sono infatti rarissime in tutta lopera e la novit risiede proprio qui. La dissociazione tra voce e strumenti di cui parlavo avviene in funzione dello Sprechgesang in quanto questa modalit recitativa tronca il legame armonico in modo surreale o drammatico. Penso allultimo numero, O alter Duft, in cui il profumo di unarmonia trapassata percepibile nel mi maggiore mancato dellinizio sembra attraversato dalla voce in un abbraccio impossibile perch appunto privo dintonazione ssa. Le relazioni melodiche tra linea vocale ed ensemble sopravvivono per come imitazione astratta quando gli strumenti fanno il verso alla voce tentando grottescamente di recitare al suo posto.

Nel mio caso una ragione di ricerca artistica ed esistenziale strettamente connessa ai miei interessi di interprete e studioso. La musica contemporanea, inoltre, ha una forte valenza didattica e formativa ancora sottovalutata; se vero, citando Bloch, che nel far musica cerchiamo noi stessi, un repertorio che si evolve e rinnova continuamente pu offrire spunti di studio e maturazione inesauribili. Ne prova che chi dirige Boulez pu affrontare il repertorio classico ma non cos scontato il contrario, se non a prezzo di cadere nellorrida e perniciosa routine. Il discorso in realt pi ampio e complesso perch riguarda anche la coscienza di saper comprendere e trasmettere un repertorio che solo in apparenza si presenta ostico. Di recente ho proposto, proprio con Livia Rado, un programma Bach/Ferneyhough nella stessa serata constatando come prevedevo che esistono troppi preconcetti sugli orientamenti e i gusti del pubblico. Che il pubblico cerchi o non cerchi questo tipo di esperienze dascolto non riguarda lessenza delle opere contemporanee (o del Novecento storico) ma aspetti pi inerenti alla societ e al tempo presente, di cui non compete certo a noi artisti farci carico. Il nostro compito, da un punto di vista etico e morale, semmai quello di far conoscere questo genere di produzione musicale rendendola interessante e signicativa, ma anche esprimendo attraverso di essa convinzioni e idee che possono cambiare o migliorare la societ stessa in modo pi o meno indiretto.
Lei un direttore di riferimento per la musica contemporanea, come nata la sua passione per questo repertorio?

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MUSICA INSIEME

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MICO - Musica Insieme COntemporanea 2014

Livia Rado

meta-dimensione elettronica e una acustica strettamente correlate pu accostare abroad agli affascinanti deliri acustici del Pierrot lunaire. Comunque le sapr rispondere meglio dopo aver effettivamente concertato e diretto il brano di Ghisi, in quanto tra una partitura e la sua realizzazione corrono molti altri stadi intermedi. Quando si analizza una composizione non bisogna dimenticare che ci si occupa di un sistema di segni e non di suoni, la

Lattitudine subito emersa da quando mi occupo di musica, cio da sempre. La maturit interpretativa invece altra cosa, richiede applicazione costante e occasioni continuative di esperienze sul campo. Faccio qualche esempio: lopera Die Schachtel di Franco Evangelisti, contenuta nello stesso cd del Pierrot lunaire cui lei faceva riferimento sopra, lho scoperta quando avevo quindici anni ma lho incisa solo venticinque anni dopo. Cos per la musica di Sciarrino che ho cominciato a studiare intorno ai diciottanni ma che ho diretto per la prima volta a trenta: quando Sciarrino mi ha proposto di dirigere al suo posto Studi per lintonazione del mare (2000), si presentata unopportunit salvica e decisiva per dare una svolta ad anni di apprendistato e gavetta e di ci gli sono senzaltro grato.
Il programma del 25 marzo si completa con una prima esecuzione italiana di Daniele Ghisi, dove una sorta di contrappunto fra acustico ed elettronica rappresenterebbe lalternarsi di realt e altrove: c un particolare motivo per cui a suo avviso il brano di Ghisi ben si sposa al Pierrot di Schoenberg?

FontanaMIXensemble

cui esegesi ci saluta ai margini dellevento musicale in senso stretto. Le note sono segni immobili e muti mentre i suoni sono corpi che vibrano e in tal senso credo che la partitura rappresenti un progetto che attende letture a oltranza. Ogni partitura incompiuta nch un interprete non prova a offrirne una possibile, ulteriore messa in opera (per completarla solo momentaneamente, diciamo).
Il concerto del 25 marzo si inserisce in un trittico di appuntamenti che MICO dedica al Paesaggio Voce. Come denirebbe, in sintesi, il nuovo utilizzo della voce nella musica contemporanea?

tuale e necessaria unopera? Penso che vada fatta una distinzione specica per la produzione di teatro musicale, che costituisce un luogo elettivo dinvenzione intorno alle possibilit espressive della voce. Inoltre le potenzialit di trattamento elettronico in tempo reale hanno profondamente inciso sul modo di percepire il canto e i fenomeni vocali rispetto, per esempio, allepoca di Schoenberg. Secondo me linnovazione non pi insita nelluso vecchio o nuovo della voce ma si misura su altri livelli e parametri (e men che meno a livello di scrittura): nel rapporto col testo, con la drammaturgia, in un lavoro di concertazione che agisca sul suono, sullo spazio e sul tempo di emissione/percezione. La vocalit di Monteverdi, ad esempio, antica o sempre attuale? Voglio riferirmi a un caso per me signicativo: recentemente ho ascoltato lOrfeo orchestrato da Respighi (1934) e sono rimasto sconcertato non solo dal risultato musicale, di una bellezza dirompente, mai retorica o scontata, ma soprattutto da una carica inventiva che mi ha fatto scoprire un Monteverdi a colori come nessuna stitica ricostruzione lologica avrebbe mai potuto. Dico questo perch non si tratta di rifugiarsi in un passato ormai inesistente e irraggiungibile (Respighi mantiene intatti gli unici reperti rimasti: il canto e la linea del basso), ma di reinventarlo di sana pianta per arricchire il presente reagendo allimperante inutilit estetica che ci accerchia. Del futuro, per, non parlo proprio.

ACQUISTO BIGLIETTI
www.musicainsiemebologna.it o www.vivaticket.it e nei punti vendita del Circuito Vivaticket. Il giorno del concerto inoltre

Trovo che sia un ottimo accostamento per la scelta della programmazione e loriginalit della proposta. Il dato comune pi esterno il numero sette di cui si compongono entrambi i lavori (nel caso di Schoenberg una connotazione esoterica di ventuno componimenti raggruppati in tre volte sette poesie di Giraud, cos come il primo motivo musicale che si compone di sette diverse note). Forse anche laspetto onirico, di memoria subliminale che nella composizione di Ghisi viene suggerito dallinterazione tra una
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I biglietti per i concerti di MICO si possono acquistare online collegandosi al sito:

una domanda che richiederebbe molteplici risposte vista la situazione attuale estremamente differenziata e al tempo stesso globalizzata. Dalla voce possiamo aspettarci ancora molte sorprese e scoperte ma sul concetto di nuovo cos come su quello di contemporaneo che dobbiamo intenderci. Cos che rende at-

i biglietti saranno in vendita a partire dalle 19 presso lORATORIO DI SAN FILIPPO NERI (Via Manzoni, 5). PREZZI: Posto unico 10. Abbonati Musica Insieme, studenti Universit e Conservatorio 7.

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MUSICA INSIEME

LINTERVISTA

JAAN BOSSIER - MAHLER CHAMBER SOLOISTS

Lanima della musica


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Con un affascinante programma dalla classica al klezmer, debutta a Musica Insieme lensemble formato dalle prime parti della Mahler Chamber Orchestra di Anastasia Miro
La Mahler Chamber Orchestra ha lavorato, e lavora tanto in Italia: come percepite il pubblico italiano e il panorama musicale in generale del nostro paese?

Mahler Chamber Soloists, i cui membri provengono da quattro paesi diversi, hanno fatto del dialogo interculturale uno dei loro scopi principali. Jaan Bossier, arrangiatore e clarinettista, ci racconta del suo rapporto con il pubblico, dellinteresse per la musica klezmer e delle attivit della Mahler Chamber Orchestra, in seno alla quale si formato lensemble.

La Mahler Chamber Orchestra stata fondata sotto gli auspici di un grande Maestro come Claudio Abbado, recentemente scomparso: come, e a quale scopo, nata lOrchestra?

Tutti i fondatori della Mahler Chamber Orchestra erano membri della Gustav Mahler Jugend Orchester. Questa era, ed ancora, un luogo in cui i giovani musicisti provenienti da tutta Europa, durante il periodo di studio, hanno la grandissima opportunit di lavorare con i principali direttori dorchestra del mondo. Io ero uno di quei fortunati. Nel 1997 alcuni di noi presero liniziativa di formare unorchestra da camera e di continuare a fare musica insieme. Cos nata la Mahler Chamber Orchestra, con il grande supporto di Claudio Abbado.
Quanto inuenzato il vostro modo di lavorare dal fatto che i membri dellensemble provengono da diversi paesi europei?

Sono convinto che accostare varie culture, grazie alle inuenze reciproche, sia un arricchimento della societ e che porti la nostra musica ad un livello differente! Questo uno dei nostri pilastri. Nei nostri programmi voglio presentare i diversi background dei musicisti, mostrare come si integrano passioni ed opinioni diverse, e come questo sia un grande contributo per la creativit e lispirazione.
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vero, io personalmente ho suonato molto in Italia, e ho davvero avuto esperienze notevoli. Ovunque abbia suonato, ho notato un grande interesse per andare ai concerti, per vivere la musica. A Ferrara, la citt in cui ho sicuramente suonato di pi in Italia, il pubblico un po speciale. Ricordo situazioni in cui persone che non avevo mai visto prima (ad esempio una signora che lavora in una biblioteca, i gestori di un ristorante, il proprietario di un negozio) hanno cominciato a parlarmi di uno degli ultimi concerti in cui ho suonato, o di una prova aperta a cui hanno assistito. Questo dimostra che le nostre facce sono conosciute in citt, che le persone vengono spesso a teatro e ci ascoltano! Il che ovviamente crea un contatto con il pubblico anche da parte nostra. Noi cominciamo a conoscere le persone e poco alla volta ci sentiamo a casa nelle citt del Nord Italia. Lasciatemelo dire, questo non succede ovunque! Naturalmente allestero sentiamo anche parlare del disastro politico nei confronti della cultura in Italia (ma non solo in Italia)! Credo che la cultura sia sempre stata il fondamento di ogni societ. Sottrarre poco alla volta ogni pietra da questo muro, alla ne distrugger lintera societ.
La Mahler Chamber Orchestra ha ricevuto numerosi riconoscimenti per il suo impegno nel sociale e soprattutto per leducazione. Ci parla del progetto MCO Landings?

di suonare nelle scuole o rendere accessibile una prova ai giovani. la responsabilit di ogni singolo musicista di prendersi cura della prossima generazione. Sul palcoscenico voglio rivoltare i cuori dei giovani ancora alla ricerca di se stessi. Voglio mostrar loro come le emozioni siano per me la linea guida nella vita. Non dobbiamo essere spaventati dalle emozioni, al contrario, dobbiamo aprirci completamente agli altri e volare in libert, persi nella musica. So che questo non possibile per tutti, ma credo di dover mostrare alle persone che cos accade a me. I nostri programmi educativi con la Mahler Chamber Orchestra sono troppo vari per essere descritti qui brevemente. Posso dire che landings signica che siamo sempre unorchestra in viaggio. Ovunque noi ci fermiamo proviamo a offrire qualcosa di pi di un concerto. Veniamo a contatto con gli studenti del luogo in tanti modi. Lavoriamo insieme alle giovani orchestre, seguiamo progetti di musica da camera, diamo lezioni individuali, facciamo prove aperte per le classi, ecc. Ma abbiamo anche un progetto in tutto il mondo che coinvolge i bambini non udenti! A Ferrara cooperiamo anche con un ospedale che utilizza la musica come terapia.
Come avete concepito il programma del concerto per Musica Insieme e perch avete deciso di suonare la musica klezmer alternata al repertorio cameristico?

Penso che leducazione sia una delle nostre attivit principali. Non si tratta solo

Come dicevo, il mio obiettivo mostrare i diversi background e le diverse culture dei musicisti, proprio come accadr nel concerto per Musica Insieme. Essendoci incontrati tutti allinterno della Mahler Chamber Orchestra, io e il gruppo che ascolterete a Bologna suo-

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MUSICA INSIEME

navamo insieme musica classica, ma avevamo tutti una passione per il klezmer. La nostra sarmonicista ed io suoniamo anche molta musica contemporanea. Io uso nella mia musica klezmer questi suoni provenienti da differenti scenari musicali. A volte si presentano come melodie arrangiate o come suoni inseriti nelle improvvisazioni. Il pubblico pu comprendere queste connessioni musicali proprio grazie allinserimento di musica classica e moderna nel programma. Prima dellintervallo suoneremo un Trio di Mozart e uno di Max Bruch, un repertorio classico ovviamente adatto ai due strumenti melodici del nostro ensemble: il clarinetto e la viola. Non sono inoltre il tipo di persona che fa solo una cosa nella vita. Non sopravvivrei solo suonando in unorchestra, o insegnando, o qualunque altra cosa. Ho bisogno di una combinazione di tutto amo la musica, amo suonare in orchestra e fare musica da camera! Sento il bisogno di aiutare i giovani, per questo insegno. Lo stesso avviene con il klezmer. una cosa che cresciuta negli anni. Ho sempre avuto in qualche modo bisogno di esprimere me stesso in questa musica, cos ho cominciato a studiarla. In un concerto

del genere, infatti, mostro le molte passioni che condivido con gli altri.
Secondo lei in che modo le opere di Stravinskij e Bruch sono state inuenzate dalla musica popolare?

Penso che ad un certo punto quasi ogni compositore mostri interesse per la musica popolare, come alla ricerca delle origini della musica. Il popolare stato integrato in cos tante composizioni classiche da Mozart, Schubert, Dvok, Brahms, Bartk Un esempio relativo a Bruch possiamo trovarlo nel quinto dei suoi Otto Studi op. 83, dove integra nella musica un canto popolare rumeno. La composizione forse pi nota di Stravinskij, Le Sacre du Printemps, proviene da semplici elementi etnici e rurali, trascritti in puro ritmo. Questo chiaramente visibile nella sua coreograa originale del 1913. Un altro esempio sono le sue Liriche giapponesi, sempre del 1913. Nel 1917, insieme a Ferdinand Ramuz, Stravinskij lavor su un concetto, una performance essibile, con meno mezzi possibili, da realizzare in luoghi diversi, senza la necessit di una grande sala da concerto. Dopo la ne della guerra i due elaborarono unopera da camera, basata su una combinazione di elementi etnici,

e concettualmente senza tempo: Histoire du Soldat. Il testo, una aba popolare, basato su un racconto di Afanasev. Le inuenze musicali derivano da melodie popolari russe, dal tango, dal valzer, dal ragtime Essendo questa opera da camera concepita per essere rappresentata ovunque, egli port la musica alle persone, al popolo. Come un dono al clarinettista Werner Reinhard, che collabor con Stravinskij per Histoire, egli scrisse questi brevi pezzi solistici [Tre pezzi per clarinetto solo, ndr], di cui il primo movimento basato su una melodia popolare russa.
Come descriverebbe il Kegelstatt Trio di Mozart?

Non ci sono testimonianze sulle circostanze in cui Mozart ha scritto il suo Trio. Possiamo leggere molte spiegazioni e tentativi di ricostruzione, ma nessuno sa realmente perch questopera abbia quel sottotitolo (che in italiano suona come Trio dei birilli). Sappiamo che Mozart compose un duo per due corni (forse di bassetto?) mentre giocava una partita a birilli. Cos gli appassionati di musica amano ipotizzare e seguire la stessa teoria per il Trio. Ma non siamo sicuri, e, a conti fatti, per me non ha nessuna importanza. Direi che sono un amante della musica poco concreto, nel senso che amo semplicemente questo brano, cui poi pu far seguito un qualsiasi altro brano che amo. Questo approccio potrebbe dare luogo a una lunga discussione a proposito della prassi storica, dei dettagli della partitura e di ci che veramente conta in una performance e sul modo in cui assemblo il programma per un concerto. Ma forse ne parleremo la prossima volta!.
Che cosa rappresenta il klezmer per Jaan Bossier?

Gli arrangiamenti che eseguiremo per Musica Insieme sono nati da una passione che da sempre mi anima nel fare musica. Anche nellambito della musica classica sono sempre alla ricerca della libert allinterno di una cornice stilistica. Ho allargato i conni di questa libert raccogliendo e rielaborando io stesso i canti ebraici e lasciando che le diverse provenienze dei vari musicisti dellensemble si fondessero insieme in una musica klezmer molto individuale.
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MUSICA INSIEME

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LINTERVISTA

ITAMAR GOLAN
Il partner pi richiesto dai migliori solisti internazionali Musica Insieme lo ospiter accanto a Janine Jansen il 14 aprile si racconta, svelando una vera e propria passione per il nostro Paese di Cristina Fossati
viamente. Insomma, siamo on the road. Ebbene, per poter esserlo senza problemi, oltre alla passione ci devessere unamicizia vera. Tra Itamar e me, e mi ritengo perci davvero fortunato, esiste questamicizia, e influisce positivamente sul nostro modo di suonare assieme. Ormai, potrei dire che anche durante le prove non abbiamo pi bisogno delle parole: cresciamo insieme, sentiamo assieme, respiriamo assieme.
Da solista richiesto e apprezzato dalle pi prestigiose orchestre a livello internazionale, passato a dedicarsi esclusivamente alla cameristica. A cosa dovuta questa scelta?

Un pianista per amico

ituano di nascita, ma israeliano di adozione, Itamar Golan giovanissimo viene ripetutamente premiato dallAmerican-Israel Cultural Foundation con borse di studio che gli consentono di studiare con il Maestro Emmanuel Krasovsky. Trasferitosi al New England Conservatory of Music di Boston, esordisce come solista, arrivando a esibirsi con la Israel Philharmonic Orchestra e i Berliner Philharmoniker, sotto la direzione di Zubin Mehta, oltre che con lOrchestra Sinfonica del Teatro alla Scala, sotto la direzione di Riccardo Muti. Pianista fra i pi seguiti della sua generazione, calca i principali palcoscenici del mondo, ma ben presto si consacra letteralmente alla cameristica, per divenire uno dei pianisti pi ricercati da colleghi come Mischa Maisky, Vadim Repin, o Shlomo Mintz, fino a Janine Jansen, che accompagner nel suo debutto a Bologna per Musica Insieme il prossimo 14 aprile. Cosi parlava di lui Julian Rachlin, in unintervista concessa al nostro magazine in occasione di un concerto per la Stagione 2007/08 di Musica Insieme: Potrei dire che Golan una sorta di Bruno Canino da giovane. A lui non interessa fare il solista, pur avendolo fatto e con successo. Itamar si specializzato nella cameristica, e di conseguenza si dedica a questa con una passione davvero profonda. Inoltre, passiamo insieme molta parte dellanno. Viaggiamo moltissimo insieme, e stiamo negli stessi alberghi ov-

tuttavia la carriera solistica, la solitudine sul palco richiedono doti particolari. Cos mi capitato di suonare assieme a molti diversi strumenti, accaduto in maniera del tutto naturale; ma non la definirei una scelta decisa, piuttosto una debolezza.
Lei oggi senza dubbio il pianista da camera pi richiesto dai migliori solisti; quale il segreto di questo successo?

La scelta si profilata come una vera e propria svolta esistenziale. Da giovanissimo studiavo ovviamente il repertorio solistico, tenevo concerti e recital, ma in seguito attraversai una crisi, non posso certo definirla di mezza et, ma piuttosto di giovent: smisi del tutto di suonare per un lungo periodo, e quando fui pronto a ritrovare me stesso, la mia vocazione, incontrai i miei compagni dinfanzia e cominciammo a fare musica da camera, con violini, violoncelli e clarinetti cos in qualche modo ho intrapreso quel percorso, e da allora ho trovato sempre pi difficile affrontare ancora il repertorio solistico. Sentivo che esso non mi apparteneva completamente, non possedendo fra laltro quel che si dice cuore e nervi saldi. Certo, sono qualit necessarie a qualsiasi interprete, in qualsiasi genere si cimenti;

Semplicemente il fatto che sono stato davvero fortunato negli anni a lavorare con artisti incredibili. I miei incontri sono solitamente dettati dal caso e non programmati; mi piace andare incontro a quello che decide il destino nel prendere molte decisioni e spero di continuare a suscitare linteresse degli artisti anche negli anni a venire.
Suonare i pi grandi repertori con colleghi diversi, la porta in qualche modo a cambiare la sua interpretazione di ciascun pezzo in maniera consistente? O meglio, come si accosta alle differenti idee dei suoi differenti partner?

Con ogni partner il tipo di lavoro che faccio differente, con alcuni pi spontaneo e istintivo, con altri un lavoro pi preciso e attento ai dettagli. Ci sono quindi tanti modi e percorsi di fare musica e ricercare la verit artistica. Anche il mio ruolo cambia da un momento allaltro, a volte mi ritrovo nel ruolo di colui che guida, altre volte in quello di chi segue. Si tratta di una co-

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Sono felice di ritornare a Bologna con la mia amica Janine Jansen, una musicista unica, oltre che un'artista fra le pi versatili
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stante rotazione dei ruoli in cui il proprio ego non deve preoccuparsi del ruolo che riveste, ma mirare a raggiungere il miglior risultato possibile.
Lanno scorso ha suonato per i Concerti di Musica Insieme al anco di Vadim Repin. Che ricordo ha di quel concerto?

Ho un ricordo molto bello di Bologna dal momento che ho suonato spesso nella vostra citt, lultima volta fu appunto lanno scorso con Repin. Sono dunque molto contento di ritornarci con la mia amica Janine Jansen, che, secondo il mio punto di vista, una musicista unica, oltre che una delle artiste pi versatili nella sua abilit di affrontare sempre nuove sde artistiche e mettere a confronto compositori diversi con stili differenti. Davvero pochi artisti sono in grado di farlo. Siamo inoltre molto contenti che Bologna sia parte di un lungo tour italiano, dal momento che lItalia ha da sempre un posto speciale nel nostro cuore; la nostra passione per il cibo, i paesaggi e la cultura italiana davvero immensa.
ek ha elaborato la Sonata Janc per violino J 7/7 allinizio della prima guerra mondiale, e di questa opera disse: Guizzavano nella mia mente i bagliori dellacciaio aflato. Quanto importante conoscere la storia compositiva di unopera per suonarla al meglio?

Sicuramente da una parte importante sapere quando e perch unopera stata composta, dal momento che la conoscenza di questi particolari cultura e coscienza artistica; dallaltra parte la sola conoscenza intesa come possedere certi tipi di informazioni una cosa di poco conto; tu puoi essere intelligente e colto ma essere povero come interprete e non avere certe abilit artistiche. A volte inoltre anche bello imbattersi in una nuova opera lavorando come se si avesse davanti una pagina bianca, quindi senza alcun tipo di pregiudizio che possa inuenzare la tua visione artistica e il tuo sentire il brano. Quindi, in conclusione, secondo me lideale sarebbe la combinazione della conoscenza e della ricerca dellanima della musica.
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LINTERVISTA

ARCADI VOLODOS

Una profonda passione


rcadi Volodos, ovvero del pianismo brillante, ma profondo. Di quel pianismo capace, cio, di farci provare il brivido del trapezista, ed al tempo stesso di far risuonare le corde pi intime del nostro animo. Musica Insieme lieta di tornare ad ospitarlo sul suo palcoscenico, tanto pi che lo ascolteremo in un programma impegnativo e ricco di suggestioni. Basterebbe leggere i nomi dei compositori: Schubert, Schumann, Brahms. Come a dire il cuore pulsante della produzione pianistica, il nucleo anche emotivo di quella passione romantica che far proprio del pianoforte e del pianista naturalmente il suo motore pi efciente ed efcace. Di tutto questo Volodos epigono modernissimo, come lui stesso del resto ci racconta nellintervista che segue. Dalle sue parole apprendiamo la fatica degli esordi e limportanza di un incontro, che gli ha cambiato la vita. E apprendiamo anche giudizi interessanti, la voce di Volodos emergendo qua e l, il caso di dirlo, fuori dal coro.
Quali sono stati i suoi pi importanti maestri (non soltanto in ambito musicale)?

Chiare, mature, meditate le opinioni e le posizioni estetiche del pianista russo che debutt a Bologna per Musica Insieme nel 2001, protagonista in questi anni di una carriera strepitosa di Alessandro Di Marco
carriera come virtuoso. Nella scuola dove ho incominciato cera un corso di pianoforte complementare. Quindi non un corso principale, perch in quella scuola gli studi erano concentrati sulla direzione corale. Molti mi dicevano che era troppo tardi, che mi sarebbero mancate le basi per suonare professionalmente il pianoforte. Ed in questo ambiente che lincontro con Galina stato determinante: mi ha aiutato non solo a formarmi come pianista, ma anche come persona e come musicista. Non mi ha insegnato soltanto la tecnica. La sua era educazione nel senso pi ampio del termine. Mi faceva ascoltare, ad esempio, le sinfonie di Beethoven e di Mahler e ne discutevamo a lungo. I suoi giudizi erano importanti per me allora come lo sono adesso, anche se non sempre siamo stati daccordo su tutto.
I suoi primi ricordi musicali?

mia disciplina preferita. In pi nella scuola che ho frequentato studiavamo principalmente direzione corale, ma non la tecnica vocale vera e propria. Certo ho cantato nel coro, ma stato molto noioso, perch, oltre al repertorio classico corale, dovevamo studiare molte canzoni sovietiche di qualit musicale mediocre. Insomma non posso dire che il canto abbia avuto un ruolo principale nel mio avvicinamento al pianoforte. Quello che mi ha aiutato sono da un lato gli studi musicali interdisciplinari che mi sono stati impartiti in quella scuola, e dallaltro latmosfera generale che vi regnava, i musicisti che vi lavoravano e i miei compagni appassionati di musica.
Quali sono, fra i tanti premi e riconoscimenti (anche personali) ricevuti nella sua carriera, quelli che considera i pi signicativi?

Galina Egiazarova, la mia insegnante di pianoforte, stata per me anche una guida spirituale. stata la prima persona che mi ha fatto credere in me stesso come musicista in generale, e nello specico come pianista. Ho cominciato ad interessarmi al pianoforte allet di 15 anni, davvero assai tardi per poter anche solo immaginare di intraprendere una

Il mio patrigno un grande intenditore di musica e un collezionista di dischi. In casa avevamo anche incisioni rare di pianisti del passato. Rachmaninov cos stato il mio grande maestro. Ammiravo il suo modo di suonare, la sua personalit musicale. Adoravo pure Sofronitski, Cortot, Feinberg.
Entrambi i suoi genitori erano cantanti, e lei stesso ha iniziato come ci diceva frequentando una scuola corale: che importanza ha nella sua attivit la capacit di far cantare il pianoforte?

Mi fanno spesso questa domanda. Ma devo dire che il canto non mai stato la

Con let si d meno importanza ai giudizi, alle critiche, ai premi. Per me persino gli applausi e le lodi del pubblico dopo un concerto non sono molto signicativi, perch queste manifestazioni sono spesso dovute ad abitudini culturali, piuttosto che ad un vero e consapevole apprezzamento. C un pubblico caloroso e un altro piuttosto freddo, ma questo non ha niente a che vedere con limpatto che la musica ha avuto su di loro. Quello che conta per me la qualit di ascolto nella sala durante il recital, il silenzio, il feedback immediato che ricevo dal pubblico, quellenergia che si sente quando si comunica con la gente attraverso la musica.

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Per me conta la qualit di ascolto nella sala, il silenzio, quellenergia che si sente quando si comunica con la gente attraverso la musica
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C un compositore del passato (o del presente) che meriterebbe di essere scoperto, o rivalutato?

Attualmente suono molta musica di Federico Mompou. Lanno scorso ho inciso un cd interamente dedicato a questo grande compositore catalano [il lettore lo trover recensito nella rubrica Da ascoltare di questo numero, ndr]. Mi dispiace di non ascoltare la sua musica piu spesso nelle sale. Certo questa musica non di facile reperibilit. Devo dire che io stesso ho impiegato molto tempo a scoprire la sua immensa dimensione metasica. Per sono rimasto subito affascinato dalle sue armonie, dalle sue sonorit nostalgiche. Per Mompou il silenzio tanto importante quanto i suoni, il che richiede una speciale concentrazione nellascolto. Forse per questa ragione difcile suonare questa musica nelle grandi sale. Ma una volta percepito, questo silenzio nella musica di Mompou ci rimanda a noi stessi, ci fa vivere in maniera acuta la nostra solitudine, le nostre vibrazioni interiori, ci fa perdere la nozione del tempo.
Come ha scelto il programma che eseguir per Musica Insieme?

Sotto lurgenza di un bisogno creativo di comunicare qualcosa al pubblico in un dato momento. Devo essere innamorato di un compositore, conoscere la totalit delle sue opere (per pianoforte, musica da camera e pezzi orchestrali) e il suo linguaggio musicale. Per esempio, suono a casa tutte le sonate di Schubert, i suoi Lieder, i pezzi da camera, le sinfonie, sebbene in recital presenti solo poche delle sue opere. Bisogna essere sicuri di poter dare qualcosa di speciale al pubblico, altrimenti non vale la pena dedicare cos tanto impegno a questo nostro mestiere.
Che cosa lega le due composizioni di Schubert che eseguir nel suo recital bolognese?

sono dedicate alla stessa persona, ossia Clara Schumann. A suo avviso, c in queste opere qualche relazione con la personalit, o con il pianismo di Clara, di cui abbiamo numerose testimonianze dellepoca?

Non conosco la personalit di Clara Schumann n il suo modo di suonare il pianoforte. Penso che questi pezzi non abbiano relazioni tra di loro, a parte appunto il fatto, come lei ha rilevato, che sono dedicate alla stessa persona....
Oggi la musica classica come la cultura in generale soffre di una diffusa mancanza di supporto economico, e daltro canto sempre pi difcile conquistare i giovani alla frequentazione regolare dei concerti: quali operazioni promozionali o educative si potrebbero intraprendere per migliorare la situazione?

Semplicemente, la Sonata D 279, come molte opere giovanili di Schubert, incompleta, manca il finale. Di conseguenza, lAllegretto in do maggiore, composto pi tardi, la completa perfettamente.
Parlando ancora del suo programma: sia i Sei Pezzi op. 118 di Brahms che le Kinderszenen di Schumann

cono le sovvenzioni per la cultura e leducazione. Un grande sbaglio! Nel lungo periodo, lesito sar privare dellavvenire uomini e nazioni. Degradare il livello culturale della popolazione facile, ma per rieducarla occorreranno generazioni. Certo, la musica classica, come larte in generale, non mai stata patrimonio del grande pubblico. La sua fruibilit richiede un certo livello di educazione. Ma il sogno dei musicisti classici proprio quello di condividere la loro arte con il un pubblico il pi vasto possibile. Credo che sia possibile rendere popolare la musica classica, cos come ogni arte in generale.
Parlando di giovani, che suggerimenti darebbe a chi si appresta ora ad intraprendere la difcile carriera di musicista classico?

Credo che il problema sia la mancanza di volont politica. Con la crisi si ridu-

Non credo di poter dare consigli. Ognuno cerca la propria strada e deve imparare dai propri errori....
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IL PROFILO

EK LEO JANC
Tra i pi sensibili interpreti della modernit, il compositore moravo sempre stato legato alle tradizioni popolari della sua terra, che risuonano fra laltro nella Sonata per violino in cartellone per Musica Insieme il 14 aprile di Fabrizio Festa
raltro terminer in tempi moderni, il 12 agosto del 1928, quando la sua Moravia gi non sar pi asburgica, essendosi formata dopo la ne della prima guerra mondiale la Repubblica Cecoslovacca. Inoltre, che Janc ek abbia dimostrato un interesse particolare per le tradizioni musicali popolari della sua terra un fatto acclarato. Per molti anni si dedicato agli studi musicologici, focalizzati sulla tradizione folklorica morava, e certamente tali studi che lo portarono nel 1906 a pubblicare unampia silloge dei Canti nazionali cechi in Slesia e in Moravia hanno avuto una specica inuenza sulla sua estetica compositiva. Ma accanto a questi andrebbero considerati altri elementi, altrettanto importanti. Come lincontro con Dvor k negli anni della formazione praghese (1874-1875). Gli anni trascorsi in seguito a specializzarsi presso il Conservatorio di Vienna. E poi gli studi di psico- e sioacustica, che Janc ek approfond in quel medesimo periodo, affrontando le ricerche di Wundt e Helmholtz. Inne, da non sottovalutare la sua adesione al movimento politico fondato dal losofo Tomas Masaryk, gura centrale nella vita politica non solo morava prima e cecoslovacca poi, ma pi in generale europea proprio nei cruciali primi trentanni del Novecento. Un movimento dispirazione socialista, con forti venature progressiste, nel quale trova ampio spazio una delle variazioni sul tema del popolo, architrave del pensiero losoco (ed estetico) romantico. Insomma, pi che di scuole nazionali, si dovrebbe parlare di variazioni sul tema di popolo. In questo Janc ek tra i pi originali. Il popolare nella sua musica non presentato come un mero contributo coloristico. Anzi, spesso riletto e ltrato attraverso la sua personalissima concezione non solo della composizione, ma anche dellarmonia, di cui troviamo puntuale ed illuminante descrizione nel Trattato completo di armonia, dato alle stampe nel 1913. Dunque, Janc ek seguendo quella linea che quasi un secolo prima era stata tracciata da Schiller costruisce il suo pensiero musicale intrecciandolo con riessioni di tipo estetico, politico, ideologico, la cui somma trova esito concreto nelle sue partiture. Basterebbe pensare alla matura Messa Glagolitica. Oppure, allopera satirica Il viaggio del signor Bruc ek sulla Luna, pagine che, pur nel loro porsi ai due estremi dellesperienza artistica di Janc ek, ben ne esemplicano la sostanza ideologica. Peraltro, da sincero epigono del romanticismo, Janc ek convinto che le forme musicali vadano piegate alle esigenze dellespressione e del sentimento. Ecco il secondo Quartetto darchi Lettere Intime. E naturalmente lopera lirica: Jenu fa, Kta Kabanov, LAffare Makropulos, dove Janc ek non esita ad omaggiare persino il gotico, che del romanticismo venatura intensa e potente. Insomma, i temi patriottici, lelemento popolare, non sono pertinenza di una presunta (ma inesistente) scuola nazionale, ma sinseriscono nel contesto di quella lunga onda romantica, la cui schiuma ancora bagna persino i nostri giorni. In questa prospettiva, Janc ek tra i pi sensibili interpreti della modernit, qui intesa come la transizione tra Otto- e Novecento. Il suo un contributo fortemente innovativo, pur innestandosi nelle robuste radici di quanto era venuto sviluppandosi nei primi cinquantanni del XIX secolo. Potremmo inserirlo in quel novero di innovatori, i Mahler, i Korsakov, i Respighi, il cui contributo poi trover eco nella seconda met del XX secolo, magari in ambiti del tutto o in parte diversi, come quello della musica per lm.

Tra folklore e ideologia

uando ci si avvicina a compositori come Leo Janc ek si comprende immediatamente come la storiograa della musica cio le basi teoriche sulle quali poi si fondata linterpretazione della storia dellarte dei suoni contenga troppo spesso elementi di natura ideologica fortemente fuorvianti. La mia personale esperienza di studente rimanda alle tesine di storia della musica (la vertiginosa lista che caratterizzava lesame di storia della musica in Conservatorio), nelle quali si alludeva alla formazione di mai ben delineate scuole nazionali. Queste avrebbero preso vita nel secondo Ottocento, per poi conuire nel mare magnum della ne dellepoca romantica allincirca allinizio del XX secolo. In questa cornice, tra i protagonisti stava Leo Janc ek. Vuoi perch vide la luce in Moravia, allepoca, insieme alla Boemia, parte integrante dellImpero Asburgico, in quella Brno che ancora oggi ne la citt capoluogo; vuoi perch nacque nel 1854 (il 3 di luglio), quindi a met del secolo, e la sua vita pe-

Leos Jana cek (1854-1928)


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I LUOGHI DELLA MUSICA

Dalla scena al dipinto


11 novembre 1834 al Teatro Comunale di Bologna and in scena Anna Bolena, tragedia lirica di Felice Romani musicata da Gaetano Donizetti. Una serata trionfale anche per leccellenza della primadonna Giuditta Pasta, che rinnov il successo del 1830 alla prima di Santo Stefano al Teatro Carcano di Milano. Il giovane Donizetti, nellottobre di quellanno ospite della cantante nella villa di Blesio sul lago di Como, in poco pi di un mese ultim lo spartito, tracciando un ruolo appositamente ritagliato sulle doti vocali del soprano, e ad un tempo perfettamente consequenziale con il nuovo libretto di Romani, che per la storia dellinfelice moglie di Enrico VIII aveva attinto soprattutto allomonima tragedia del conte bolognese Alessandro Pepoli edita a Venezia nel 1778, fondata sulla tematica della tirannide a quel tempo molto in voga. Tra gli spettatori del Teatro Comunale vi era anche il pittore russo Karl Brjullov allora ospite dello scultore Cincinnato Baruzzi che rest folgorato dallinterpretazione della cantante. Ne sort il Ritratto di Giuditta Pasta nella scena della pazzia dellAnna Bolena di Donizetti: unimmagine a grandezza naturale che a Bologna fece molta impressione, contribuendo alla nomina di Accademico donore del pittore pietroburghese. Solo dopo qualche anno il ritratto fu consegnato a Giuditta Pasta, che lo conserv nella villa di Blesio no alla morte nel 1865, destinandolo poi al Teatro alla Scala nel cui museo si trova tuttora. Ma quello di Brjullov non fu lunico dipinto bolognese dedicato alla tragica eroina donizettiana. Nel 1843 Alessandro Guardassoni vinse il Piccolo premio Curlandese di pittura (riservato agli allievi dellAccademia bolognese) con la tela Anna Bolena forsennata sentendosi priva del diadema reale, organizzata privilegiando un punto di vista fortemente ravvicinato e ssando, come in uno scatto fotograco avanti lettera, il momento in cui la regina, rinchiusa nella torre di Londra prima della condanna a morte, vaneggia sulla sua sorte. Privata dellemblema regale, ma ancora regalmente abbigliata come indicano labito arabescato doro, la sopravveste di velluto rosso bordata di ermellino e la collana con il ritratto del re, Anna Bolena preda di un turbamento estremo, tradotto nel gesto esasperato e negli occhi sbarrati, che ssano lo spettatore senza vederlo. I colori sono accesi, quasi violenti, accentuati da quel fascio di luce che investe la regina. Rispetto al dipinto di Brjullov, che lascia spazio alla messinscena della prigione e allimpeto dellazione, Guardassoni ha inquadrato lei sola: buio tuttintorno, se non fosse per il poco lume che ltra dalla stretta nestra Vera primadonna da melodramma, lAnna Bolena di Guardassoni concentra il gesto della follia bloccandolo in unistantanea che per sempre la scena XII del secondo atto, quando lazione precipita verso la catastrofe tragica secondo la poetica manzo26

Nellambito della mostra dedicata ai dipinti dellOttocento a Bologna, ospitata presso la Pinacoteca Nazionale fino al 27 aprile, spicca il ritratto della tragica eroina donizettiana

di Maria Pace Marzocchi

Alessandro Guardassoni (1819-1888), Anna Bolena forsennata (1843)

niana, e leroina appare nel delirio e nel vaneggiamento tra un sogno ingannevole di felicit e limprovvisa coscienza della realt: questo giorno di nozze. Il re maspetta manca a compiere il delitto dAnna il sangue, e versato sar. La tela, di propriet dellIstituzione Galleria dArte Moderna di Bologna, ora esposta in Pinacoteca, insieme ad altri dipinti ottocenteschi scelti da un corpus di parecchie centinaia, per permettere la visione, seppur temporanea, di una parte delle opere delle raccolte statali e civiche che sono ancora in attesa di quel Museo dellOttocento da collocare in un luogo che verr
LOttocento a Bologna nelle collezioni del MAMbo e della Pinacoteca Nazionale

Pinacoteca Nazionale Bologna, via delle Belle Arti 56 fino al 27 aprile 2014

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I CONCERTI marzo/maggio 2014


Luned 10 marzo 2014 AUDITORIUM MANZONI ore 20.30

MAHLER CHAMBER SOLOISTS


JAAN BOSSIER................................................clarinetto ANNA PUIG TORN......................................viola ULRICH ZELLER...............................................contrabbasso AN RASKIN.........................................................fisarmonica SIMON CRAWFORD-PHILLIPS...........pianoforte
Musiche di Mozart, Bruch, Stravinskij, tradizionale/Jaan Bossier
Il concerto fa parte degli abbonamenti: I Concerti di Musica Insieme e Invito alla Musica per i Comuni della provincia di Bologna

Luned 17 marzo 2014 AUDITORIUM MANZONI ore 20.30

I SOLISTI DI MOSCA YURI BASHMET..........................................viola e direttore


ajkovskij Musiche di Britten, Paganini, C
Il concerto fa parte degli abbonamenti: I Concerti di Musica Insieme e Musica per le Scuole

Marted 8 aprile 2014 AUDITORIUM MANZONI ore 20.30

RADU LUPU.....................................................pianoforte
Musiche di Schumann, Schubert
Il concerto fa parte degli abbonamenti: I Concerti di Musica Insieme e Invito alla Musica per i Comuni della provincia di Bologna

Luned 14 aprile 2014 AUDITORIUM MANZONI ore 20.30

JANINE JANSEN........................................violino ITAMAR GOLAN...........................................pianoforte


Musiche di Chausson, Janc ek, Schubert, Ravel
Il concerto fa parte degli abbonamenti: I Concerti di Musica Insieme e Musica per le Scuole

Luned 12 maggio 2014 AUDITORIUM MANZONI ore 20.30

ARCADI VOLODOS...................................pianoforte
Musiche di Schubert, Brahms, Schumann
Il concerto fa parte degli abbonamenti: I Concerti di Musica Insieme e Invito alla Musica per i Comuni della provincia di Bologna

Per ulteriori informazioni rivolgersi alla Segreteria di Musica Insieme: Galleria Cavour, 2 - 40124 Bologna - tel. 051.271932 - fax 051.279278 info@musicainsiemebologna.it - www.musicainsiemebologna.it

Luned 10 marzo 2014

Da Mozart alla musica klezmer: questo loriginale percorso dei Mahler Chamber Soloists, lensemble che ha fatto del dialogo interculturale uno dei suoi principali obiettivi
di Luca Baccolini

Rarit sonore

An Raskin

ncrociare le date dei compositori regala sempre sorprese. E do come un abuso. In fondo, persino lottantaseienne Vaughan fa sembrare la storia della musica, in apparenza cos dilata- Williams, in Inghilterra, scrive ancora la sua Nona Sinfonia quanta, un salotto dalla genealogia ristretta. Max Bruch (1838- do i futuri Beatles si stringono la mano per le presentazioni, al 1920) segnalato compositore di sicuro avvenire da Ignaz Mo- tramonto degli anni Cinquanta. Quella di Bruch, per, unespescheles (1794-1870), a sua volta allievo di Salieri, il cui coevo rienza da non sacricare frettolosamente al totem del modernismo. quasi offensivo specicare. Mentre il placido e barbuto tedesco E chi lo ricorda solo per il suo Concerto per violino op. 26 (mencompone i suoi Otto Studi op. 83 per clarinetto, viola e pianoforte, delssohniano no al parossismo) gli rende cattiva giustizia quaIgor Stravinskij ha gi compiuto 28 anni: sembrano pochi, ma si come se lo dimenticasse del tutto. La sua musica onestamente a quellet ha appena lasciato la Russia per la priromantica dallinizio alla ne: non ha un pema volta. Destinazione fatale: Parigi. il 1910. riodo pre, n un periodo post, n una fase di Dalle parti di Berlino si fa musica intima e cretransizione. Il suo conservatorismo legato a puscolare, dallaltra fermentano idee che di l a Mendelssohn e Schumann, unito alla lontapochi mesi daranno tre manrovesci alle abitunanza antipode da Liszt e Wagner, pu sugdini musicali del vecchio continente ormai prongerirci in apparenza il ritratto di quel sinfonito alla guerra: Loiseau de feu, Petruka e Sacre du smo tedesco involuto e stantio che, dopo Beeprintemps. Mondi reciprocamente alieni battothoven e Schumann, non seppe trovare no a no la stessa terra, respirano la medesima aria, si Brahms un nuovo e altrettanto valido epigoguardano, si voltano le spalle, ma convivono. no. Quella generazione, tra gli anni Venti e i il destino dei longevi trovarsi prima o poi proTrenta del XIX secolo, crebbe una lunga e diaiettati nel futuro, forse vivendolo loro malgra- Simon Crawford-Phillips fana nomea: Gernsheim, Fuchs, Draeseke, DieMI
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Foto Deniz Saylan

LUNED 10 MARZO 2014 AUDITORIUM MANZONI ORE 20.30

JAAN BOSSIER clarinetto ANNA PUIG TORN viola ULRICH ZELLER contrabbasso AN RASKIN fisarmonica SIMON CRAWFORD-PHILLIPS

MAHLER CHAMBER SOLOISTS

pianoforte

Wolfgang Amadeus Mozart Kegelstatt Trio in mi bemolle maggiore KV 498 per clarinetto, viola e pianoforte Max Bruch Otto Studi op. 83 per clarinetto, viola e pianoforte Igor Stravinskij Tre Pezzi per clarinetto solo Tradizionale/Jaan Bossier arrangiamenti per ensemble klezmer

Anna Puig Torn

Introduce Giuseppe Fausto Modugno, concertista e docente di pianoforte principale presso lIstituto Orazio Vecchi di Modena

trich, Goetz, Bronsart. Virtuosi alcuni, ma spesso compositori di terzordine. Bruch, invece, se ne stacca vistosamente ancor oggi, perch illuminato da una vena melodica genuina, subito riconoscibile, come ebbe in dono leuropeizzato Anton Rubinstein in Russia. Quello Bruch, si potr dire dopo averne ascoltato i tre concerti per violino, le tre sinfonie (magistralmente incise da Kurt Masur), la Scottish Fantasy o il celebre Kol Nidrei ebraico per violoncello e orchestra. O ancora, la musica corale e certe forme cameristiche talmente desuete gi ai loro tempi (un Settimino del 1849 e un Ottetto del 1920!) da ispirare tenerezza. Non meno inconsueto lorganico degli Otto Studi in programma. La formazione per clarinetto, viola e pianoforte appare di rado nella storia della musica, bench percorra trasversalmente i secoli da Mozart (che sar in programma con il Kegelstatt Trio) a Franaix. Ci che importa, allascoltatore, limpasto timbrico molto pi morbido e levigato rispetto ai trii con la tradizionale presenza del violino primadonna. E questo insolito amalgama regala nezze espressive inaspettate, oltre che un suono generalmente pi pastoso, che appaga il palato senza mai pungerlo.

Il modello degli Otto Studi, per quanto raro, non tuttavia nuovo, e giunge a Bruch dalle Mrchenerzhlungen op. 132 di Schumann, scritte per lo stesso organico e capaci di ispirare in epoca contemporanea lHommage Robert Schumann op. 15 di Kurtg, ancora con clarinetto, viola e pianoforte. Si ascolter dunUlrich Zeller que una pagina intima e calda, segnata da tinte crepuscolari (tutti gli otto pezzi, tranne il settimo, sono in tono minore), come un momento di cantabile riessione di un compositore di 72 anni che, saltata la parabola wagneriana, rimane inevitabilmente immune anche al dibattito post-wagneriano. Verrebbe persino da assemblare un quadro di famiglia, pensando che il glio di Bruch, Max Felix, era

Lensemble costituito dalle prime parti della Mahler Chamber Orchestra, nata su iniziativa di Abbado nel 1997 e formata da 45 membri provenienti da 20 paesi diversi. Lorchestra si prefigge fra i suoi scopi la promozione del dialogo interculturale e la mobilit delle arti e della musica attraverso le frontiere, e, grazie allorigine plurinazionale dei suoi membri, nel 2011 stata nominata Ambasciatrice Culturale dellUnione Europea. I musicisti della Mahler Chamber Orchestra si riuniscono regolarmente in diverse formazioni cameristiche tutte note con il nome di Mahler Chamber Soloists per intensificare, nella pratica della musica da camera, quello che considerano lelemento fondamentale della loro orchestra: il reciproco ascolto e la comunicazione allinterno di un gruppo di personalit musicali consapevoli e autonome. Nel concerto per Musica Insieme saranno impegnati Jaan Bossier, clarinettista e arrangiatore belga, nella Mahler Chamber Orchestra fin dalla fondazione, la spagnola Anna Puig Torn alla viola, che collabora con le principali compagini europee, e il pianista Simon Crawford-Phillips. Negli arrangiamenti klezmer si uniranno a loro il tedesco Ulrich Zeller al contrabbasso e la belga An Raskin alla fisarmonica.

I protagonisti

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Luned 10 marzo 2014


un brillante clarinettista e fu, come il padre che insegn al bolognese Ottorino Respighi, un brillante docente di composizione. In questo romanticismo schietto e schierato, si colgono tutte le fascinazioni etniche che ispirarono altri e pi ascoltati brani bruchiani: dalla Fantasia Scozzese alla Suite su temi russi, passando per le sette Danze Svedesi, composte in origine proprio per clarinetto (con pianoforte) e solo successivamente orchestrate. Negli Otto Studi per, il lone nordico vira a meridione, per concedere echi della musica popolare balcanica, forse suggeriti dalla principessa Sophie zu Wied, futura regina dAlbania, nonch dedicataria dellopera. C invece un altro dedicatario con meno sangue blu in corpo, ma ben pi ingombrante per la storia della musica. La sua ombra si staglia nei Tre Pezzi per clarinetto solo di Igor Stravinskij, che piace immaginare come prodromi di Preghiera per unombra di Giacinto Scelsi. Sembra incredibile che queste brevi pagine siano state scritte nel 1919, solo nove anni dopo gli Studi di Bruch. Ma la loro contiguit cronologica rientra volutamente nel suggestivo accostamento di questo programma. Il clarinetto di Stravinskij, ora ombroso ora acutissimo, ora serrato ora meditativo, nasce da Werner Reinhart, lamico clarinettista dilettante, fondamentale nel nanziare la prima esecuzione de LHistoire du soldat diretta a Losanna da Ernest Ansermet. per gratitudine, forse non disinteressata, che lautore occhieggia cos il suo mecenate arricchito dal commercio di cotone e caff: Volevo ringraziarvi per tutto quello che avete fatto per me. Perci ho scritto questi pezzi, sapendo che voi volentieri suonate lo strumento per la vostra cerchia di amici. Sono pensieri musicali in libert in cui vengono convogliati richiami di canzoni dellepoca prebellica e sonorit giapponesi, ma anche schizzi di tango e di jazz. Un concentrato di suoni in meno di cinque minuti di ascolto, che nel programma di Musica Insieme presenter unoriginale serie di interludi con improvvisazioni klezmer. Le stesse, poi, che ispirarono Stravinskij nella locanda Der Golem, a Winterthur, in Svizzera, dove Reinhart aveva allestito anche una libreria musicale stravinskiana. Storie tra mecenatismo e amicizia il clarinetto ne ha fornite parecchie, forse per la sua capacit innata di legare e sedurre. E anche il Kegelstatt Trio di Mozart, con lo stesso organico bruchiano, nasce da unamicizia prima ancora che da una committenza. Lagiograa mozartiana sostiene che le note siano state scritte durante una partita estiva a birilli (da qui il nome dellopera, che in tedesco suona appunto come Trio dei birilli). Pi prosaicamente, sono i primi dagosto a Vienna in un anno, il 1786, che per Mozart segna linizio della ne sul piano economico, poi morale e inne sico. In quellanno turbolento, dopo il contrastato debutto delle Nozze, e con introiti sempre pi magri dallattivit concertistica, Mozart trova un momento di pace in compagnia di qualche amico dato. Tra questi, in particolare, vi Anton Stadler, che si ripresenter no allultimo, e non senza chiacchiericcio postumo, nella vita di Mozart. In quella partita di bowling

DA ASCOLTARE
Dopo unincisione per Sony Classical del Primo e del Terzo Concerto di Beethoven, solista e direttore Leif Ove Andsnes, che ha fatto incetta di premi (Prix Caecilia 2013, Gramophone Awards 2013, iTunes Best of 2012), la Mahler Chamber Orchestra ha appena concluso la seconda, attesissima tappa del suo Beethoven Journey, uscita nel febbraio di questanno e contenente il Secondo e il Quarto dei suoi Concerti. Fra le sue ultime fatiche discografiche va poi segnalata quella che stata definita la pi emozionante interpretazione dinsieme degli ultimi anni: ossia il sodalizio con Steven Isserlis e quello rodatissimo con Daniel Harding (che la MCO lha per cos dire ricevuta direttamente dalle mani di Abbado), impegnati nei Concerti per violoncello di Dvok. Se il Sunday Times ha paragonato lesecuzione di Isserlis ai pi audaci abbandoni di Jacqueline du Pr con in pi la maturit e la saggezza dellesperienza, lultima registrazione della MCO (Nimbus Records 2013) stata acclamata come unincisione-guida verso lopera del futuro: si trattava della prima mondiale di Written on Skin, scritta e diretta da George Benjamin e vincitrice dellInternational Opera Award 2013.

ante litteram lui il clarinettista che suggerisce di comporre le prime note in giardino. E cinque anni dopo sar il dedicatario di quel miracolo musicale che il Concerto per clarinetto KV 622. Ma la sua presenza non si esaurisce alle intestazioni sullo spartito, alle quali saggiunge quella del Quintetto KV 581 e di una parte concertante per clarinetto nella Clemenza di Tito. Anton Stadler, fratello massone, anche il discusso depositario di alcune partiture mozartiane. Avute per gretto opportunismo, si legge in qualche letteratura: spartiti in cambio di soldi, giri di cambiali tra affratellati della stessa loggia, debiti non onorati, commerci sottobanco. Ma la scena bucolica ispirata dal Trio dei birilli fa pensare ad altro. C una malinconica serenit campestre in questo lavoro, privo di forzature esterne, che abdica ai doveri del virtuosismo salottiero e ai contrasti espressivi, in favore di un immediato uire domestico. Singolare lorganico, ma pure la struttura, con lAndante che dal centro si sposta allinizio, per lasciare il campo al Minuetto e allAllegro nale; e limpasto sonoro che rifugge il contrasto dei solisti, cercandone la fratellanza. Cos nacque questo divertimento estivo, e Stadler stesso si accinse a suonarlo al clarinetto, mentre lautore attaccava alla viola. Di quella partita a birilli non sapremo mai il risultato, ma sappiamo che fu uno degli ultimi squarci non angosciosi nella vita di Mozart. Per questo facile scorgere nel clarinetto il timbro caldo e dolente di una nostalgia mal curata nel passato, eppure gi impellente nel futuro. Presaga ma sorridente. La consapevolezza malinconica della nitezza del mondo. Quindi, perch strepitare ancora?

Lo sapevate che... Priva di una sede fissa, la Mahler pu definirsi unorchestra nomade, i cui membri, provenienti da diverse nazionalit, ne fanno unambasciatrice del dialogo interculturale
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Luned 17 marzo 2014

Ricordi dItalia
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elegata ad un ruolo subalterno rispetto al violino, pi adatto, per le sue caratteristiche timbriche e la maggiore estensione verso il registro acuto, a sostenere le parti solistiche in orchestra, la viola trov la sua piena realizzazione solo a partire dal XIX secolo. Fu nel Novecento, per, che linteresse per le sue potenzialit espressive e drammatiche contribu a dare vita ad un vero e proprio repertorio dedicato allo strumento, grazie anche a virtuosi del calibro di Primerose, Tertis e Paul Hindemith, il quale dedic alla viola quattro concerti e varie sonate, che eseguiva egli stesso come solista. E violista era stato anche Benjamin Britten, di cui Bashmet e i Solisti di Mosca eseguiranno una delle pi intime e intense partiture dedicate allo strumento: Lachrymae Reections on a Song of John Dowland. La genesi compositiva di Lachrymae risale al

Il violista pi apprezzato sulla scena internazionale, legato a Musica Insieme da un duraturo sodalizio, guida i suoi Solisti di Mosca in un omaggio allItalia di Daniele Follero

1949, quando Britten, per convincere il celebre violista e amico William Primerose a partecipare al festival di Aldeburgh, promise di scrivere un pezzo appositamente per lui. La prima esecuzione, infatti, avvenne esattamente un anno dopo, il 20 giugno 1950, con Primerose alla viola e lo stesso Britten al pianoforte. Scritte originariamente per pianoforte e viola, queste variazioni su un song di John Dowland, furono poi riarrangiate per orchestra darchi dal compositore inglese nel 1976, poco prima di morire, per un altro illustre violista, Cecil Aronowitz. Prima ancora che il carattere compositivo di Britten, Lachrymae mette in risalto due caratteristiche del suo universo musicale: il forte interesse per i compositori del Cinque-Seicento inglese e lamore per la viola, suo primo strumento, che qui diviene indiscussa protagonista. Le undici parti di cui si compone la partitura sono intese come riessioni, pi che variazioni, sulla melodia di If my complaints could passion move, lirica scritta da Dowland nel 1597. Fatta eccezione per lultima, in cui la linea melodica del brano compare per intero, lelaborazione del tema principale riguarda solo alcune note, in particolare le prime quattro. Questo tetracordo ascendente, lamento languido e doloroso come una ferita damore, rappresenta le fondamenta di tutta la composizione e il suo utilizzo ne determina il prolo sia armonico che melodico. Britten lo utilizza per costruire frammenti musicali alla base dei quali il timbro della viola infonde un carattere scuro, malinconico ma anche spettrale, come le atmosfere rarefatte del Lento iniziale, in cui il tema compare per la prima volta

LOrchestra dei Solisti di Mosca stata fondata da Bashmet nel 1984, ed composta da strumentisti che sono tutti vincitori di concorsi internazionali. Riconosciuta dalla critica come una delle migliori formazioni cameristiche del momento, ha tenuto tournes in tutto il mondo ed stata protagonista delle celebrazioni per il centenario del Concertgebouw di Amsterdam e della Carnegie Hall di New York. Con un repertorio molto ampio, che si estende dal barocco ai contemporanei, spesso dedicataria di nuove opere per viola e orchestra di importanti compositori, tra cui va ricordato Alfred Schnittke. La strepitosa carriera internazionale di Yuri Bashmet inizia nel 1976, dopo la vittoria del Primo Premio al Concorso internazionale di Monaco. La prodigiosa sonorit e il magistrale dominio dellarco ne fanno uno dei solisti pi apprezzati al mondo. Ha collaborato con i nomi pi prestigiosi del panorama internazionale, tra cui Sviatoslav Richter, Natalia Gutman, Gidon Kremer, Mstislav Rostropovi, Viktor Tretiakov, il Quartetto Borodin. Dal 1997 direttore artistico del Festival internazionale Elba Isola Musicale dEuropa, e dal 2000 sua la direzione artistica della Stagione Musicale a Villa Abamelek,residenzaitalianadellAmbasciatoreRusso.Dal2003ricoprelincarico di direttore principale ed artistico dellOrchestra Sinfonica Nuova Russia.

I protagonisti

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con valori molto lunghi, per poi perdersi nel dialogo tra il solista e il resto degli archi. I riferimenti alla melodia principale diventano sempre pi opachi e si disperdono nella materia musicale, no a riaggregarsi nel movimento nale. Presentare il tema per intero solo alla ne capovolge la struttura classica del Tema con variazioni. In questo caso, la presentazione della melodia principale non pi un punto di partenza, ma diventa il momento della ricostruzione di tutti i frammenti, delle riessioni presentate in precedenza. Tra le quali non mancano citazioni da altre opere dello stesso Dowland, come nel caso della sesta variazione, in cui compare un accenno ad unaltra sua lirica, Lachrymae (Flow my tears) che d il titolo alla composizione. Se Britten sfrutta la cupezza timbrica

I SOLISTI DI MOSCA YURI BASHMET viola e direttore


Benjamin Britten Lachrymae op. 48a per viola e archi Niccol Paganini Concertino in la minore per viola e archi ajkovskij Ptr Ilic C Souvenir de Florence in re minore op. 70 per archi

LUNED 17 MARZO 2014 AUDITORIUM MANZONI ORE 20.30

Introduce Marco Beghelli, docente nel Dipartimento delle Arti dellUniversit di Bologna, dove coordina lArchivio del Canto

ajdella viola, in Souvenir de Florence C kovskij ne esalta le potenzialit melodiche. Al di l, infatti, di uno stile inconfondibilmente russo, nel suo esplicito omaggio al Bel Paese proprio con le melodie ariose e cantabili che il compositore russo identica il ricordo dellItalia e, in particolare, di Firenze, citt dove soggiorn pi volte. Per nulla preoccupato di apparire anacronistico agli occhi (e, soprattutto, alle orecchie) di chi, negli stessi anni, tentava di affrancarsi dallo stereotipo che associa la musica italiana unicamente al belcanto e alle melodie ajkovskij chiar la sua poorecchiabili, C sizione in poche righe: Non mi piace che Busoni faccia violenza alla propria natura e che si sforzi di apparire tedesco ad ogni costo. Qualcosa di simile appare anche in Sgambati. Entrambi si verMI
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gognano di essere italiani e hanno paura che nelle loro composizioni appaia qualcosa che possa anche solo somigliare ad una melodia. I quattro movimenti del sestetto darchi Souvenir de Florence potrebbero considerarsi la traduzione in ajkovskij musica dello stesso concetto. C arriv per la prima volta in Italia il 20 novembre 1887, ospite di Nadeda von Meck, sua ammiratrice e benefattrice. Sar lei la fonte dispirazione del sestetto, la cui idea e i primi abbozzi nacquero proprio in quel primo soggiorno italiano, sebbene per una vera e propria stesura il compositore attendesse poi tre anni. Pensato per unesecuzione in casa della von Meck, Souvenir de Florence esord s in forma privata, ma allHotel de Russie di Pietroburgo, durante le prove della Dama di Picche. La prima esecuzione pubblica, invece, si tenne nel novembre del 1892, sempre a San Pietroburgo, presso la Societ di Musica da Camera, cui il sestetto fu dedicato. Pi che nel prolo dei temi, inconfondibilmente legati allo stile del compositore russo, luso della melodia, nel Souvenir, ad essere tipicamente italiano. Gi nel primo movimento, Allegro con spirito, in forma-sonata, il tema dalle reminiscenze popolari, energico e molto marcato ritmicamente, che si impone allinizio, lascia il posto ad un secondo motivo melodico cantabile, quasi operistico. Unarmoniosit che si ritrova anche nel successivo Adagio cantabile e con moto, in cui la viola e il violoncello si abbandonano a un dolce duetto, accompagnato dal pizzicato degli altri archi e interrotto da una breve sezione centrale, totalmente contrastante, in cui gli strumenti si spostano, vibranti, ansiosi, sul registro alto. NellAllegretto moderato le melodie di ispirazione popolare riaforano, sostenute da un ritmo di danza e dalla viola solista, piombata in un malinconico registro grave, seguito da un elegante Trio, che rievoca pi da vicino certe soluzioni strumentali dello Schiaccianoci. Il nale

DA ASCOLTARE
Fra le ultime uscite del foltissimo catalogo discografico di Yuri Bashmet insieme ai Solisti di Mosca, va annoverato il cd Onyx del 2007 dedicato a Stravinskij e Prokofev, e vincitore di un Grammy Award, cui ha fatto seguito nel 2008 lincisione di unantologia cinematografica di autori estremorientali come Tan Dun (il Premio Oscar La Tigre e il Dragone) e Toru Takemitsu, in uno struggente omaggio (intitolato appunto Nostalghia) al regista russo Tarkovskij. Dalla sovietica Melodija alla Deutsche Grammophon, sembra proprio che tutte le major abbiano da sempre corteggiato quello che ormai da decenni il violista pi celebre della classica. Per restringere dunque il campo al programma del concerto per Musica Insieme, da ricordare il remastering del 2000 dellincisione che vedeva Bashmet a fianco del leggendario Sviatoslav Richter, e che riuniva quelli che sono con ogni probabilit i tre capolavori novecenteschi per viola e piano: le Sonate di ostakovi e Hindemith, e Lachrymae di Britten. Era il 1993, letichetta era la mitica Melodija, appunto, declinata per lesportazione extra-URSS come MK, ossia Mezhdunarodnaja Kniga (letteralmente Libro Internazionale).

ha un carattere spiccatamente polifonico e al suo interno contiene anche una breve fuga, senza che ci intacchi lampio respiro delle melodie. Il repertorio da camera di Paganini presenta esattamente laltra faccia del musicista avvezzo alla dimensione concertistica, acclamato e osannato genio del violino e domatore di grandi platee. Nelle partiture per piccoli ensemble emerge il lato pi intimo del musicista, una maggiore attenzione per una musica dinsieme che non per musica da consumare e da mettere in un canto; musica dintrattenimento, certo, ma non doccasione, e scritta con unattenzione per i particolari che rivela come Paganini la tenesse in alta considerazione (Prefumo). Se la fama di eccellente violinista attribuita a Paganini conclamata ed ha rappresentato, nel tempo, uno degli elementi che pi hanno contribuito ad accrescere il suo mito, meno noto che il compositore ligure fu anche un virtuoso di altri strumenti, tra i quali la chitarra e la viola, che trovarono grande e importante spazio proprio nelle sue partiture cameristiche. Tra queste spiccano i quindici Quartetti, scritti tra il 1818 e il 1820, nei quali la chitarra sostituisce il secondo violino, dando vita ad una formazione

inedita rispetto al classico quartetto darchi. Il Quindicesimo Quartetto in la minore, che i Solisti di Mosca eseguiranno in una trascrizione per soli archi (denominata Concertino in la minore per viola e archi), si distingue dagli altri poich la parte del solista non afdata al violino, bens alla viola. Una scelta, questa, che conferisce al colore di tutta la composizione un tono scuro, drammatico. In equilibrio tra stile concertato e sonatistico, il Quartetto si apre con un Maestoso dominato da un primo tema vigoroso, energico, il cui sviluppo si impone sulla dolcezza del secondo motivo, spaziando nei diversi ambiti tonali dei quattro strumenti e sfruttandone sia le potenzialit timbriche sia quelle virtuosistiche. Al primo movimento segue un Minuetto a canone in cui, nella versione originale, il Trio afdato alla sola chitarra. Lespressivit della viola torna protagonista nel successivo, intensissimo Recitativo (Andante sostenuto con sentimento), seguito dallo spiccato lirismo dellAdagio cantabile. Il nale, afdato a un Rond (Allegretto) dai tratti popolareggianti e molto lontano dalle atmosfere drammatiche dei precedenti movimenti, sembra rompere un incantesimo, riportando lascoltatore dal sogno alla realt del quotidiano.

Lo sapevate che... Bashmet il direttore artistico del Festival che si tiene in occasione delle Olimpiadi di Sochi, con numerosi concerti e 9 prime assolute di opere per viola a lui dedicate
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Marted 8 aprile 2014

Sonata vs miniatura

una vera gara dialettica ed estetica quella tra i compositori dellOttocento e le grandi forme ereditate dalla tradizione del classicismo: la sonata, la sinfonia, il concerto Secondo la concezione estetica romantica, che affondava le sue radici negli scritti dei grandi loso apparsi sulla rivista berlinese Athenum, la forma prestrutturata doveva essere infatti sostituita dal frammento che, come dice Schlegel, simile a una piccola opera darte, deve essere completamente separato dal mondo circostante e perfetto in se medesimo, come un riccio. Piccolo capolavoro essenziale ed autosufciente, il frammento (che in musica ci piace chiamare foglio dalbum), prescindendo dallapparente contraddizione che ce lo fa immaginare come parte di qualche cosa, racchiude invece completo il mondo espressivo dellautore, non deve rispondere a nessuna forma precostituita, si adatta ogni volta alle necessit espressive

Un raffinato programma ottocentesco, fra Schumann e Schubert, per latteso ritorno nel cartellone di Musica Insieme del pianista rumeno di Maria Chiara Mazzi
e concretizza listantaneit dellispirazione esaurendosi nello spazio di poche pagine o, a volte, anche solo di poche battute. Se nei casi migliori (ad esempio in Chopin) il frammento era stato sublimato e idealizzato in un ambito quasi totalmente astratto, Schumann, che aveva tra le sue letture preferite proprio i testi dei letterati tedeschi dei primi decenni del secolo, compie un passo ulteriore e risolve il problema dellapparente frammentariet inserendo ogni brano allinterno di un pensiero di ben pi ampio respiro. Da un lato, attraverso linvenzione del ciclo, pagine di diversa natura e di diversa struttura e ampiezza raggiungono proprio nel loro accostamento una superiore unit, una logica e un senso, proponendoci la visione di mondi poetici lontanissimi dove ogni piccolo brano nella sua originalit parte di un pi vasto universo. Nel ciclo, infatti, pagine di semplice forma bipartita o tripartita, con strutture rigide o in di-

Nato in Romania nel 1945, Radu Lupu ha debuttato a soli dodici anni in un concerto con un programma interamente costituito da musiche da lui stesso composte. Dopo la vittoria in tre importanti concorsi internazionali, il Van Cliburn nel 1966, lEnescu nel 1967 ed il Concorso di Leeds nel 1969, ha dato inizio a una lunga e straordinaria carriera che da oltre cinquantanni lo vede esibirsi regolarmente nelle sale pi rinomate e con le pi prestigiose orchestre europee ed americane, tra cui Berliner Philharmoniker, Royal Concertgebouw Orchestra, Wiener Philharmoniker, London Philharmonic Orchestra, Chicago Symphony Orchestra e Orchestre de Paris. Ha collaborato con direttori del calibro di Daniel Barenboim, Riccardo Muti, Carlo Maria Giulini, Herbert von Karajan, Claudio Abbado. Si esibisce in tutti i pi importanti festival e rassegne musicali ed ospite regolare dei Festival di Salisburgo e di Lucerna. Ha ricevuto il Premio Arturo Benedetti Michelangeli e, per ben due volte, il prestigioso Premio Abbiati, assegnato dallAssociazione dei Critici italiani.

Radu Lupu

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Foto Mary Roberts

RADU LUPU

MARTED 8 APRILE 2014 AUDITORIUM MANZONI ORE 20.30


pianoforte

Introduce Maria Chiara Mazzi, docente al Conservatorio di Pesaro e autrice di libri di educazione e storia musicale

Robert Schumann Bunte Bltter op. 99 Franz Schubert Sonata in la maggiore D 959

suso (come scherzi o minuetti) o di singolarit senza antecedenti n eredi, vivono ciascuna di una perfetta autonomia, ma acquistano senso solo collegate insieme, con uno sguardo allargato di esplicito intento descrittivo o narrativo, per raccontare storie (come accade ad esempio in Carnaval o in Kinderszenen) o per dare suono a contenuti letterari e losoci (come in Davidsbndlertnze o in Kreisleriana). Dallaltro lato stanno le raccolte, dove il compositore afanca brani spesso preparati in epoche e con motivazioni diverse, come accade nei Bunte Bltter (composti da Schumann per ragioni e in momenti diversi tra il 1836 e il 1849 e pubblicati nel 1852; Fogli multicolori perch inizialmente era sua intenzione far pubblicare ogni brano su pagine di colori diversi), che pur non pensati organicamente sono trasformati in pura espressione poetica coerente dal fatto di essere stati riuniti proprio in quel modo dallautore stesso. Quattordici pezzi, di forma varia, i primi otto pi brevi, gli ultimi sei pi vasti, costituiscono la raccolta alla quale con una buona quota di falsa modestia lautore voleva inizialmente dare il nome di Spreu, letteralmente pula del grano, o, metaforicamente, come le nugae catulliane, cianfrusaglie, inezie, cose di poco conto. Tuttavia, come i letterati non rinunciano al romanzo, i musicisti non rinunciano alla sonata, che pure esteriormente appartiene alla categoria delle forme precostituite e rigidamente strutturate. La affrontano a modo loro, non solo e non tanto allontanandosi dai modelli (a quelli aveva gi rinunciato Beethoven!), ma trasferendovi le stesse istanze che trovavano fulminea attuazione nel frammento. Come scrive Rattalino proprio a proposito di Schubert, la sonata non esprime pi la volont di trasformare il mondo, cio la tendenza ad esercitare una pressione psicologica nei confronti dellascoltatore. Il tempo della musica non simbolizza pi il tempo della coscienza: un tempo onirico nel quale lattimo si dilata e si riempie di una innit di contenuti psicologici senza condurre alla catarsi. Paradossalmente, proprio Schumann, cio colui che fa della forma-frammento ridotta alla sua originaria unit il suo caMI
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Marted 8 aprile 2014

DA ASCOLTARE
Riassumere in poche righe limpegno discografico di un artista come Radu Lupu pressoch impossibile. Il suo percorso in vinile comincia negli anni Settanta del secolo scorso ed ovviamente arriva ai file audio dei nostri giorni. Dunque, pi o meno quarantanni di lavoro in studio, nei quali certi elementi sono per sempre presenti. Beethoven, ad esempio. Ma anche e soprattutto Schubert. Per la Decca incide una scelta delle Sonate gi nel 75 e nel 77. Poi ancora nel 91 e nel 93 eccolo incidere unantologia liederistica con Barbara Hendricks. Nel mezzo, molto Beethoven, abbastanza Brahms, qualche Mozart (inclusa la registrazione dei concerti per due e tre pianoforti realizzata assieme a Murray Perahia per la Sony ancora nel 1991). Scavalcato il millennio, Schubert continua a trovare ampio spazio nella discografia di Lupu, mentre di Franck e Debussy troviamo solo lincisione delle Sonate per violino e pianoforte proposta nel 1988 in una compilation di cd. Fedele alla Decca, la casa discografica inglese lo omaggia nel 2010 e nel 2011 di due fondamentali antologiche: The Complete Decca Solo Recordings e The Complete Decca Concerto Recordings.

vallo di battaglia, ad apprezzare e a capire forse per la prima volta la grandezza e il coraggio delle sonate di Schubert. Schubert che con gli ultimi capolavori del 1828 (D 958, 959 e 960) aveva tentato invano di conquistare una Vienna ostile alla sua arte e che di lui aveva saputo apprezzare unicamente quei fogli dalbum che il compositore preparava quasi solo per garantire la propria sopravvivenza. Eppure proprio in queste ultime composizioni, pubblicate postume da Diabelli nel 1839, che prende il via una nuova strada per questa forma che dopo Beethoven sembrava non avere quasi pi nulla di nuovo da dire. Queste sonate mi sembrano spiccatamente differenti dalle altre sue scrive Schumann proprio riferendosi ai tre ultimi capolavori, specialmente per una molto pi grande semplicit dinvenzione, per una volontaria rinuncia a brillanti novit in cui egli altra volta si compiaceva, per lo sviluppo di certe generali idee musicali, mentre altra volta sovrapponeva periodo su periodo. Come se ci non potesse aver mai ne, non fosse mai in imbarazzo per proseguire, corre avanti di pagina in pagina sempre musicale e ricco di canto, interrotto qua e l da singoli sentimenti violenti, ma che presto si calmano nuovamente. E continua: Se volessimo dimostrare nei particolari perch le sue

opere debbano essere dichiarate composizioni di altissimo valore occorrerebbero dei volumi, cosi multiformi sono i pensieri e le azioni delluomo, altrettanto molteplice la musica di Schubert. Ci che egli vede con locchio e tocca con mano, si trasforma in musica. Queste composizioni costituiscono quindi unalternativa alla funzione della musica per pianoforte nellepoca della Restaurazione, della quale le Sonate di Beethoven sembrano totalmente dimenticarsi. Unipotesi alternativa, ma anche una possibilit di futuro di una forma che il romanticismo non avrebbe riutato, nonostante i proclami sulla libera ispirazione. In esse Schubert si libera del fantasma di Beethoven e mostra al futuro come questa forma avesse le potenzialit per esprimere la nuova poetica, divenendo la migliore risposta a chi si chiedeva quale stile sonatistico fosse possibile utilizzare dopo gli ultimi capolavori beethoveniani in questo campo. La risposta schubertiana chiarissima, frutto di una genialit diversa da quella del grande tedesco a lui contemporaneo: in un clima culturale e artistico mutato, con uno strumento dalle possibilit espressive pi avanzate, si pu scrivere qualsiasi cosa, considerando Beethoven non come punto di partenza, ma come esempio di una fase della storia ormai conclusa. Il sonatismo di Schubert

non lo specchio di unidealit eroica e non possiede i messaggi di fratellanza universale e di impegno verso lumanit della musica beethoveniana, poich questi ideali erano crollati col Congresso di Vienna. Esso il ritratto dellambiente culturale di una citt stanca, in cui il messaggio si fa personale ed rivolto ai pochi amici del salotto o del circolo. Tuttavia questa concezione musicale, lungi dallessere di basso prolo e di poco impegno, possiede una ricchezza e unoriginalit dalle quali assente il virtuosismo ne a se stesso, e che pone Schubert oltre Beethoven, a costruire lesempio di un mondo ideale che vivr per tutto lOttocento. Le ultime sonate per pianoforte, poi, sono come parole che il compositore non rivolge pi a nessun altro che a se stesso. E in particolare proprio questa Sonata in la maggiore sembra attingere a una serenit lontana dalla quotidianit, quasi nella consapevolezza dellimminente distacco. In questo modo si spiega lenergia, ma anche il vagare fantastico del primo movimento, afancati alla lancinante tristezza del secondo, da alcuni critici denito una berceuse del dolore. A questa pagina si contrappone lo Scherzo, che ha la semplicit danzante del mondo viennese, prima del conclusivo Allegretto, apoteosi di quella divina lunghezza tanto apprezzata da Schumann. Si tratta di un rond dalla chiarezza e dalla luminosit quasi arcadica e che, pur velato a momenti di una strana inquietudine, si chiude con un vigore e una positivit che ricorda le decise affermazioni del movimento iniziale. Finisce, la Sonata (per leggere ancora Schumann) di buon umore, leggero e gentile, come se lindomani potesse di nuovo cominciare. E se sul suo epitafo sta scritto che l giacciono sotterrate un prezioso possesso, ma ancor pi belle speranze, noi vogliamo ricordarci riconoscenti soltanto del suo prezioso possesso. Arrovellarsi su che cosa egli avrebbe potuto ancor raggiungere non conduce a nulla. Egli ha fatto abbastanza e sia venerato chi come lui ha vagheggiato e portato a compimento tante cose.

Lo sapevate che... Radu Lupu inizia a studiare il pianoforte a 6 anni nella nativa Romania e debutta in pubblico a soli 12 anni, con un intero programma di musiche da lui stesso composte
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Luned 14 aprile 2014

Padri e figli
Al suo debutto nel nostro cartellone, la straordinaria violinista olandese sceglie un programma che attraversa lEuropa fra Otto e Novecento
di Valentina De Ieso

habrier, Colette, Cortot, Debussy, dIndy, Faur, Mallarm, Monet. Potrebbe sembrare lindice dei nomi in calce ad un volume sulla cultura francese del tardo Ottocento, ma potrebbe anche verosimilmente essere la lista degli invitati nelle mani del maggiordomo di casa Chausson, a Parigi, in una sera qualunque. Nel suo salotto si riunivano infatti artisti, compositori, poeti, che in lui trovavano un amico e un mecenate colto e generoso. Come segretario della Societ Nationale de Musique infatti, circondato dalle menti pi brillanti del suo tempo, Chausson ricre un mondo ideale, dove contemplare opere darte, o ascoltare musica, sfuggendo alla depressione che lo tormentava gi dalla pi tenera et. Nato nel 1855, unico sopravvissuto di tre fratelli, Amde-Ernest Chausson si port addosso il fardello delle angosce materne, crescendo in un ambiente isolato, nelle mani di severi precettori che ne fecero un uomo di rara cultura e di ancor pi rara insicurezza e fragilit (il destino avrebbe poi dato ragione alla madre, quando una caduta in bicicletta lo avrebbe ucciso quarantaquattrenne). Il padre, collaboratore del Barone Haussmann, sognava per lui la carriera politica, che Ernest non intraprese mai. Studi invece al Conservatorio di Parigi con Massenet e Franck, ma il momento decisivo per la sua formazione musicale fu il viaggio a Bayreuth, insieme a dIndy, per assistere alla prima di Parsifal, da cui fu completa-

mente folgorato. Fece della diffusione delle idee wagneriane una vera e propria missione, applicandole soprattutto nella sua produzione teatrale. Insicuro e fortemente critico verso se stesso, Chausson dubitava delle proprie abilit compositive, e a conti fatti anche Pome op. 25 la storia di una rinuncia. Nel 1896 il celebre violinista Eugne Ysae gli commission un concerto per violino, ma Chausson, sostenendo di non sapere affrontare una forma cos complessa, propose un brano in forma libera. Vi lavor per pochi mesi, ma non senza continui ripensamenti, tanto che lopera ha cambiato titolo per ben tre volte: Le Chant de lamour triumphant, Pome symphonique ed inne solo Pome. Il canto dellamore trionfante era un racconto di Turgenev, che Chausson stimava profondamente. Si vociferava che largomento dellopera, un triangolo amoroso nella Ferrara cinquecentesca, fosse ispirato alla relazione di Gabriel Faur con la giovane glia dei mecenati di Turgenev. Chausson, che conosceva tutti gli implicati nella vicenda, aveva deciso di metterla in musica, per poi rinunciarvi. Aveva approntata una versione con accompagnamento pianistico, ma fu nella veste orchestrale che lopera fu presentata prima a Nancy e poi a Parigi da Ysae, nellaprile del 1897, con un tale apprezzamento del pubblico da sconcertare lo stesso compositore. I cupi accordi iniziali del pianoforte lasciano spazio allintervento del tema del violino: una melodia struggente, sentimentale, poi

ripresa dal pianoforte. I due strumenti continuano ad alternarsi: brevi interventi del pianoforte interrompono lunghe frasi appassionate del violino, sino al nale, un climax di struggimento ed esasperazione. La forma estremamente libera lascia uire un sentimento debordante, ora doloroso, ora pieno di passione: il mondo interiore turbato di un gentiluomo allapparenza elegante e posato, che ha combattuto tutta la vita contro i suoi fantasmi infantili. Chausson era appena nato quando Joseph Ravel, dal collegio svizzero in cui studiava, scriveva alla madre chiedendole il permesso di imparare a suonare la tromba. A quanto pare lautorizzazione non arriv mai ed egli divenne uno stimato ingegnere. La passione per la musica rimase per intatta tanto che suo glio Maurice sosteneva di aver ereditato da lui quellinclinazione che lo avrebbe portato a diventare uno dei compositori pi importanti della modernit. E proprio mentre Pome incantava Parigi, Ravel si approcciava per la prima volta alla composizione di una sonata per violino. Lopera non piacque, troppo inuenzata dallo stile del suo maestro Faur (si diceva), troppo leziosa, completamente diversa dalla Sonata in sol maggiore che trentanni dopo, eseguita al pianoforte dallautore stesso e da George Enescu, fu presentata al pubblico della Sala rard. La stesura dellopera era iniziata nel 1923, ma fu completata solo nel 1927. Il compositore descrisse la genesi della sonata dicendo: Gi ave-

LUNED 14 APRILE 2014 AUDITORIUM MANZONI ORE 20.30

JANINE JANSEN ITAMAR GOLAN

violino pianoforte

Introduce Giordano Montecchi. Saggista e critico musicale per quotidiani e riviste, insegna Storia della musica al Conservatorio di Parma

Leo Janc ek Sonata JW 7/7 Franz Schubert Fantasia in do maggiore D 934 Amde-Ernest Chausson Pome op. 25 Maurice Ravel Sonata in sol maggiore

vo in mente la forma assai singolare, la scrittura strumentale e persino il carattere dei temi di ciascuna delle tre parti ancor prima che lispirazione mavesse suggerito uno solo di questi temi. LAllegretto iniziale, dal carattere gentile e arioso, introdotto da un grazioso tema al pianoforte che prelude a quello del violino. Il secondo movimento, Blues, introdotto dai pizzicati del violino solo, che alludono al timbro del banjo, giocando sulle possibilit timbriche e riproponendo stilemi ritmici tipici del jazz. La sonata conclusa dal Perpetuum mobile che si snoda tra scale vorticose, doppie note e glissandi, che termina improvvisamente nello straniamento dei due strumenti ormai sovrapposti senza alcuna fusione, a dimostrare quella che Ravel considerava la inconfu-

Dopo il debutto a Londra con la Philharmonia Orchestra diretta da Vladimir Ashkenazy nel 2002, Janine Jansen ha dato inizio ad una brillantissima carriera che la vede collaborare con i pi celebrati direttori quali Mehta, Maazel, Jurowski, Harding, Pappano, Jansons. Viene regolarmente invitata ad esibirsi con le pi prestigiose compagini, tra cui Royal Concertgebouw Orchestra, Berliner Philharmoniker, London Symphony Orchestra, Orchestre de Paris e New York Philharmonic. Molto attiva anche nella musica da camera, cura lannuale International Chamber Music Festival di Utrecht, ed membro degli Spectrum Concerts di Berlino. Suona un meraviglioso strumento Barrere di Antonio Stradivari (1727) messole a disposizione dalla Elise Mathilde Foundation. Nato a Vilnius, ma emigrato giovanissimo in Israele, Itamar Golan oggi uno dei pianisti pi richiesti sulla scena internazionale: in pi di ventanni di carriera ha suonato con le maggiori orchestre, quali Israel Philharmonic e Berliner Philharmoniker diretti da Zubin Mehta, Royal Philharmonic con Daniele Gatti, Orchestra Filarmonica della Scala e Wiener Philharmoniker diretti da Riccardo Muti, oltre ad aver accompagnato solisti come Vadim Repin, Julian Rachlin, Mischa Maisky, Shlomo Mintz, MaximVengerov, Martin Frost.

Janine Jansen

Itamar Golan

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tabile incompatibilit tra i due. Un secolo esatto prima della Sonata di Ravel, veniva data alle stampe la Fantasia in do maggiore per violino e pianoforte D 934 di Franz Schubert. lultimo anno della breve vita di questo giovane, che era divenuto un musicista quasi per caso, avviato alla musica dal padre, un maestro elementare di origini morave. Schubert ricomincia a comporre per il violino dopo nove anni di silenzio dalle Sonate del 1816 e del 1817. su richiesta dellamico e virtuoso Joseph Slawyk che scriver il Rond brillante in si minore D 895 e a seguire la Fantasia. In forma libera, e senza soluzione di continuit, costituita da episodi isolabili, a partire dallAndante molto dove si manifesta il tema principale, di grande lirismo, afdato al violino. Dopo lAllegretto, si presenta il Tema con variazioni, costruito sul tema di un Lied di Schubert, Sei mir gegrsst D 741. Inne il Presto ripropone il trema iniziale. La Fantasia, oggi considerata il suo capolavoro per violino, venne stroncata dalla stampa viennese. La Fantasia del Signor Schubert riporta un quotidiano dellepoca supera il tempo che i viennesi sono disposti a dedicare ai loro piaceri estetici. La sala si progressivamente svuotata, e il nostro corrispondente vi confessa che anchegli non saprebbe dirvi come si sia concluso questo pezzo di musica. Proprio negli anni in cui il padre di Chausson nella sua elegante dimora parigina prendeva atto, suo malgrado, che il fragile glio quindicenne non sarebbe mai divenuto un importante uomo politico, nel suo piccolo villaggio, un altro maestro elementare moravo, Jir Janc ek, scopriva che il talento musicale di suo glio Leo poteva rivelarsi una risorsa per sfamare la numerosa famiglia. E se per Chausson la fanciullezza fu una prigione solitaria, nello scritto autobiograco Senza timpani, Janc ek ricorda una vita chiassosa e felice, tra i versi degli animali della fattoria e la musica che si faceva in casa, col padre organista e il coro dei nove fratelli. Il padre lo invi in un convento a Brno af-

DA ASCOLTARE
La discografia di questa strepitosa artista olandese davvero ricca, e tutta nel segno della Decca. A partire dal 2003 sono ben oltre la decina i cd pubblicati, che le hanno procurato numerosi premi, e rispecchiano la sua attivit sia nella musica da camera, sia come solista con le pi grandi orchestre. Con Chailly nel 2006 ha inciso due Concerti di Bruch e lop. 64 di Mendelssohn, mentre al 2008 risale la registrazione del Concerto per violino e orchestra di ajkovskij con la Mahler Chamber Orchestra diretta da Daniel Harding. Dellanno successivo il cd con la London Symphony Orchestra, diretta da Paavo Jrvi, con Britten e Beethoven, terzo disco pi venduto in Olanda nellambito della classica. Con Jurowski e la London Philharmonic Orchestra ha registrato nel 2012 il Concerto per violino n. 2 di Prokofev. Altrettante fatiche riguardano il versante cameristico, con il Quintetto per archi di Schubert e Verklrte Nacht di Schoenberg, sempre del 2012. Al fianco di Golan, suo partner nel concerto per Musica Insieme, ha inciso Beau soir (2010), una raccolta di celebri pagine francesi per violino, da Debussy, a Faur e Ravel, terzo cd pi venduto in Olanda nel campo della classica.

nch fosse istruito alla musica, che sperava potesse divenire una remunerativa professione. Egli mor per quando Leo aveva appena dodici anni. Janc ek vagheggi quegli anni felici per il resto dei suoi giorni, e proprio alle voci della sua gente si ispir per i suoi importanti studi sul linguaggio. Come Bartk e Kodly, Janc ek raccolse canti popolari che per non riutilizz nelle sue opere, ma ne apprese e adott la struttura sintattica, applicandola alla musica colta. Divenne un compositore di fama europea e, una cinquantina di anni dopo, quando stava per scoppiare il primo, tragico, conitto mondiale era ormai una gura di riferimento. A questepoca risale la Sonata per violino J 7/7. In una Moravia ancora austroungarica, Janc ek guarda allingresso

della Russia in guerra come unica possibile via alla liberazione del suo popolo. E come un omaggio a questa nazione spesso stato letto quellocchieggiare della Sonata al folklore russo. Scriver che questi pensieri lo avevano ispirato a comporre: guizzavano nella mia mente i bagliori dellacciaio aflato, la mia mente eccitata ne percepiva i clangori. Il movimento iniziale, Con moto, si apre con unampia frase cantabile del violino, accompagnata dal tremolo del pianoforte, che lascia subito spazio a brevissimi motivi quasi singhiozzati. Su questa alternanza costruito tutto il movimento. Segue la Balada, intensa e vibrante, dal sapore folklorico, probabilmente il primo nucleo composto da Janc ek, ben prima dello scoppio della guerra. Il brevissimo Allegretto prelude allAdagio nale dalla forma rapsodica: dopo una pensosa introduzione, seguita da passaggi energici, quasi violenti, termina nella desolazione, con una forma che rimanda ad un corale, una sorta di compianto. E proprio a Brno, la citt dove fu costretto a trasferirsi ancora bambino, la Sonata fu eseguita nel 1922. Applaudito come il pi grande compositore moravo, Janc ek coronava cos le aspettative del padre che lo aveva mandato in quella citt quasi sessantanni prima per regalargli un futuro.

Lo sapevate che... Nel 2003 Janine Jansen ha ricevuto il prestigioso Premio per la Musica conferito dal Ministero della Cultura olandese, la pi alta onorificenza per gli artisti dei Paesi Bassi
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Luned 12 maggio 2014

Il sipario della ventisettesima stagione di Musica Insieme si chiude con un recital del pianista russo, da quasi ventanni protagonista indiscusso dei palcoscenici pi prestigiosi
di Mariateresa Storino

Oltre la forma
oi siamo abituati, dal nome che porta una cosa, a concludere su questa cosa stessa, scrive Robert Schumann nelle prime righe della sua visionaria recensione sulla Symphonie fantastique di Berlioz: una constatazione sulle modalit di organizzazione del nostro mondo percettivo, tanto pi vera nellarte sonora, che perde la sua concretezza in uno svolgersi temporale privo di rewind. Per una fantasia abbiamo delle esigenze, altre per una sonata, prosegue Schumann. Siamo nel 1835, il compositore sta combattendo con i problemi della grande forma, con lineMI
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vitabile riferimento allopera di Beethoven. La produzione strumentale del colosso di Bonn la pietra di paragone che tutti i compositori romantici devono affrontare, lo scoglio che pu essere approdo sicuro o divenire luogo di perdizione. Forte fu linflusso di Beethoven su Franz Schubert, la cui contemporaneit fu causa di notevole disagio, ma, allo stesso tempo, di impulso alla creazione di una scrittura idiomatica e foriera dello sviluppo del linguaggio musicale. I primi tentativi di questo confronto, particolarmente intenso tra il 1815 e il 1817, sfociano in un gruppo di sonate

per pianoforte, tra cui la Sonata in do maggiore D 279. Schubert in cerca del proprio stile pianistico; sono anni di esperimento di cui resta traccia in manoscritti incompleti e in sonate dallarticolazione singolare dal punto di vista della scelta dei movimenti. Come nella prima Sonata D 157, Schubert conclude la Sonata D 279 con un Minuetto. Come spiegare la presenza di un Minuetto nellarchitettura di una sonata? Il suo luogo, da sempre, quello del penultimo movimento; il pubblico si aspetta un Allegro, magari in forma-sonata o in forma di rond, certo non questantico ricordo di dan-

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LUNED 12 MAGGIO 2014 AUDITORIUM MANZONI ORE 20.30

ARCADI VOLODOS

pianoforte

Introduce Fabrizio Festa, compositore, docente di Conservatorio e saggista

Franz Schubert Sonata in do maggiore D 279 Allegretto in do maggiore D 346 Johannes Brahms Sei Pezzi op. 118 Robert Schumann Kinderszenen op.15 Fantasie in do maggiore op.17

za settecentesca. Lo stato frammentario del manoscritto della Sonata per lungo tempo ha lasciato incerti sullesistenza di un possibile quarto movimento; nel 1927 Walter Rehberg promosse lAllegretto D 346 a questa funzione, ma i rilievi lologici successivi gettano ombra sulla plausibilit di questa scelta. Lapprodo di Schumann al modello beethoveniano passa attraverso lesperienza di Schubert, Mendelssohn e Weber, predecessori che hanno dissodato il terreno della tradizione e reso meno pressante leredit ma, certo, non meno incisiva. La Fantasie in do maggiore op. 17 un omaggio a Beethoven, ma anche un omaggio a Clara Wieck ed a Franz Liszt, cos come un riesso del mondo poetico del romanticismo letterario: un crocevia in cui conuiscono esperienze personali e tipologie formali. La genesi della Fantasie intricata. Nel 1835, in occasione del 65 anniversario della nascita di Beethoven, un comitato presieduto da August Wilhelm von Schlegel promuove una raccolta fondi per ledicazione di un monumento alla memoria del compositore, da erigere a Bonn. Lanno successivo Schumann pubblicizza levento sulla Neue Zeitschrift fr Musik con un saggio in quattro parti dal titolo Monument fr Beethoven. Parallelamente, a diversi editori propone il progetto di una Grosse Sonate dal titolo Obolen auf Beethovens Monument: Ruinen, Trophen, Palmen (Oboli per il monumento di Beethoven: rovine, trofei, palme), i cui proventi saranno in parte destinati alla raccolta fondi di Schlegel. Lomaggio non solo esteriore; nel movimento Palmen il compositore inserir una citazione dallAllegretto della Settima Sinfonia. Nel 1837 il brano ancora in fase di gestazione, ma ecco affacciarsi un primo cambiamento: il titolo sar Phantasie. Completata lopera nel 1838, il progetto viene ancora una volta modicato: in una lettera a Clara, Schumann descrive il primo movimento come il pi appassionato che abbia mai scritto, un profondo lamento che si leva verso di te. Alla lode a Beethoven si associa dunque una dichiarazione damore a Clara. Sulla traccia di questa nuova dedica il compositore riformula il

Per la sua tecnica prodigiosa, unita ad una altrettanto rara espressivit, Arcadi Volodos si guadagnato fra i tanti titoli anche quello di genio della tastiera. Formatosi con Galina Egiazarowa e Dimitri Bashkirov, da quasi ventanni calca i palcoscenici pi prestigiosi di tutto il mondo, sia in recital pianistici che come solista con compagini quali i Berliner Philharmoniker, lOrchestra del Concertgebouw di Amsterdam, la London Philharmonic Orchestra, o ancora le Filarmoniche di Chicago e New York, o lOrchestra del Gewandhaus di Lipsia. Ha collaborato con i pi importantidirettori,comeLorinMaazel,ValeryGergiev,Myung-Whun Chung, James Levine, Zubin Mehta, Seiji Ozawa e Riccardo Chailly. Autore di funamboliche trascrizioni pianistiche di brani orchestrali, i suoi numerosi cd (tutti pubblicati da Sony Classical), dal live del suo debutto alla Carnegie Hall (1999) allultima incisione dedicata ai brani pianistici del catalano Federico Mompou, hanno ricevuto i principali riconoscimenti della critica e della stampa specializzata, dal Preis der Deutschen Schallplattenkritik al Gramophone Award, dallEcho Klassik al Diapason dOr.

Arcadi Volodos

titolo in Dichtungen. Ruinen, Siegesbogen und Sternbild (Poema. Rovine, arco di trionfo e costellazione). Nel 1839 la casa editrice Breitkopf & Hrtel pubblica la partitura con il titolo Fantasie, la dedica a Franz Liszt e un motto posto in epigrafe tratto dalla poesia Die Gebsche (I cespugli) di Friedrich Schlegel: Attraverso tutti i suoni, nel variopinto sogno della terra, se ne leva uno sommesso per colui che ascolta in segreto. Quel suono sommesso s destinato a Clara, ma riconoscibile da tutti, o meglio doveva esserlo: una citazione dallultimo Lied del ciclo di Beethoven An die ferne Geliebte (Allamata lontana). Questo messaggio inMI
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timo riporta i due innamorati, ormai prossimi al coronamento del loro sogno damore, ai tempi della prima stesura della Fantasie, a quel 1836 in cui il padre di Clara si opponeva allamore dei due giovani. Sembra plausibile che allannuncio della sottoscrizione promossa da Schlegel, Schumann decida di completare la Fantasie (inizialmente quindi composta per Clara) aggiungendo due movimenti; a lavoro ultimato, il compositore non pu certo far passare inosservato il grande contributo dato da Liszt alla causa di Beethoven (senza la generosit del virtuoso non ci sarebbe stato alcun monumento), cos gli tributa un doveroso segno di gratitudine dedicandogli lopera. Il messaggio intimo alla sua amata Clara sintreccia con un omaggio pubblico in unopera che Charles Rosen valuta come la prova pi riuscita e originale delle grandi forme di Schumann. Nel primo movimento, da eseguirsi in modo assolutamente fantastico e appassionato, annota il compositore, in alternanza al tono di leggenda dellepisodio centrale, colpisce la forza del rinvio al Lied beethoveniano; come scrive con limpidezza adamantina Rosen: la frase si presenta come una scheggia della memoria anche a coloro che non hanno mai udito il ciclo di Beethoven: essa suonata nella sua forma originaria solo alla ne, ma richiama, ora sciolte e stabilizzate, tutta leccitazione e la tensione precedenti. il trionfo del frammento musicale, forma romantica per eccellenza, di cui Schumann un fulgido seguace. La poetica del frammento, forma compiuta dalle innite interpretazioni, si incarna in ambito musicale in miniature, pezzi brevi, quadri di genere, per lo pi destinati al pianoforte. Il frammento musicale pu essere autonomo, o divenire elemento tematico di grandi forme, come nella Fantasie op. 17, o ancora nucleo originario di cicli, come nelle Kinderszenen (Scene infantili) op. 15 di Schumann. Inevitabile laccostamento

DA ASCOLTARE
Che Volodos si sia voluto imporre fin dai suoi esordi come brillante virtuoso della tastiera ce lo dimostrano proprio le sue incisioni discografiche di quegli anni. Siamo alla fine del XX secolo, decennio Novanta. Volodos un ventenne che ha incontrato sulla sua strada Thomas Frost, gi produttore discografico al fianco di Vladimir Horowitz. Sar Frost, che lavora per la Sony, a portarlo in cima alle classifiche discografiche, tant che nel 1999 vince il Grammy Award per la miglior registrazione strumentale con un live: quello registrato alla Carnegie Hall. Risultato che si ripeter nel 2010, e ancora con un live: Volodos in Vienna. Che poi in questa discografia trionfino i compositori russi non certo motivo di sorpresa. Abbonda Rachmaninov (piano solo e concerti), non manca ajkovskij, e poi Liszt e Schubert. Non mancano neppure le antologie, come appunto il recital viennese dove accanto ad una scelta di brani di Skrjabin troviamo i Valse nobles et sentimentales di Ravel e poi Bach e Liszt.

delle Kinderszenen allAlbum fr die Jugend (Album per la giovent) dello stesso autore, ma si tratta di composizioni con diversa destinazione. Le Kinderszenen sono immagini retrospettive di un vecchio, per i vecchi, precisa Schumann; sono reminiscenze del mondo dellinfanzia, immagini che let adulta elegge a simbolo di una felicit perduta. Articolato in tredici quadri, ciascuno introdotto da un titolo evocativo di un momento particolare dello scenario domestico del bambino, la funzione di ricordo del ciclo si comprende solo con lultimo brano Der Dichter spricht (Il poeta parla), quando ormai il bambino si addormentato, stanco della mosca cieca, del cavallo a dondolo, di sognare. Un motivo si cela in tutte le scene, quel motivo che il poeta non ancora svelatosi intona malinconicamente con una sesta minore nel primo quadro Von fremden Lndern und Menschen (Da paesi ed uomini stranieri). La poetica del frammento suggella altres il catalogo delle opere per pianoforte solo di Brahms con le quattro raccolte opp. 116-119, composte tra il 1892 e il 1893. I sei Klavierstcke op. 118, quattro Intermezzi intrecciati a una Ballata (n. 3) e a una Romanza (n. 5), vagano nel paesaggio formale della miniatura pianistica: dalla breve forma-sonata

(n. 1), alla forma ternaria (n. 2, 3, 6), al tema con variazioni (n. 5). La variet armonica, quanto quella espressiva, sorprendente: al delicato lirismo del secondo Intermezzo in la maggiore e alla Romanza in fa maggiore dal sapore arcaico (quasi empndsam, rievocando lo stile di Carl Philipp Emanuel Bach) fanno da contraltare il luminoso e appassionato Intermezzo n. 1 in la minore e la Ballata in sol minore. In questo ventaglio di forme, armonie e caratteri si nasconde per un elemento connettivo: alla base di ciascun brano risiede uno stesso nucleo di tre suoni, ripreso dalla Sonata op. 5. LIntermezzo che chiude la raccolta la pagina pianistica forse pi dolorosa di tutta lopera di Brahms, scrive il musicologo Maurizio Giani: il primo tema un lamento di chi non ha pi voce per esprimere la propria sofferenza. La sezione centrale in sol bemolle maggiore imperversa con una scrittura a mo di fanfara, dal tono ero e deciso, che smorza lopprimente desolazione della prima parte, ma solo unillusione, leroismo del Brahms giovane si ormai afevolito. La visione del mondo in et matura perde lo slancio verso il futuro: malinconicamente lanima si ripiega, e quel vago sentore di un mondo altro riprende la forma del nostalgico canto in tonalit minore.

Lo sapevate che... Volodos, seguendo le orme dei genitori, inizia da bambino a studiare canto. Si dedica allo studio del pianoforte solo quindicenne, presso il Conservatorio di San Pietroburgo
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PER LEGGERE
Luciano Berio
Scritti sulla musica

(a cura di Angela Ida De Benedictis, Einaudi, 2013)

MUSICA

di Chiara Sirk

A dieci anni dalla morte di Luciano Berio vede la luce la raccolta pressoch completa dei suoi scritti editi ed inediti (Einaudi, pagine 569). Inquadrati in un ambito cronologico compreso tra il 1952 e il 2003, questi testi accompagnano il lettore nella vastit degli interessi umani e artistici che abitavano le riessioni del compositore. Il volume si divide in quattro sezioni: conferenze e relazioni tenute a convegni o in prestigiose istituzioni internazionali (tra queste due lezioni a Harvard, del 1967, nora inedite), saggi e articoli inerenti la musica propria e altrui, il lavoro nello Studio elettronico, il teatro, il rock, la musica popolare e tanto altro. Inoltre: note di sala, voci enciclopediche, ricordi e omaggi a compagni di strada, proli non solo di musicisti, ma anche di pittori e scrittori da festeggiare o da commemorare. Conclude la raccolta il capitolo Discutere, con reazioni alimentate da letture o dibattiti. Il volume degli Scritti sulla musica, a cura di Angela Ida De Benedictis, introduzione di Giorgio Pestelli, offre idee, dati, testimonianze indispensabili per conoscere Berio, compositore che si rivela anche nella pagina scritta, e la sua opera.

IN CATALOGO
Una primavera di letture con la prima raccolta completa degli scritti di Luciano Berio, una storia della musica in 144 opere, e una serie di ritratti in cui protagonista il jazz

Murakami Haruki
Ritratti in jazz

(Einaudi, 2013)

Il catalogo di Murakami Haruki, scrittore nato a Kyoto nel 1949 e cresciuto a Kobe, si arricchisce di un altro titolo, pubblicato in Italia da Einaudi. Ritratti in jazz la storia di una passione sconnata per il jazz, come gi testimoniato in altri libri dello stesso autore. In cinquantacinque racconti si snoda la storia di un rapporto intimo, profondo con questa musica e di una crescita, in cui il gusto cambia, si afna, seguendo le stagioni della vita. Da Chet Baker a Fats Waller, da Ella Fitzgerald a Eric Dolphy, da Miles Davis a Stan Getz, ci sono i protagonisti di un genere che trova innumerevoli appassionati anche in Giappone. Il tono condenziale, caldo, privo di specialismi e ricco dinformazioni, curiosit, aneddoti. Ad ogni cantante o musicista sono dedicate appena tre pagine, che certo non esauriscono la carriera di tanti grandi artisti, eppure, da frasi brevi, con un tono lieve, dai ricordi (Murakami ha gestito per diversi anni un jazz club prima di dedicarsi alla scrittura) nascono ritratti illuminanti. Il testo, che fa sempre riferimento ad un disco storico, accompagnato dalle illustrazioni di Wada Makoto.
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Signori, il catalogo questo: lo ha deciso e compilato Enzo Beacco nel volume Offerta musicale. La musica dalle origini ai nostri giorni (Il Saggiatore, 953 pagine). Limpressionante lavoro dellautore, saggista, giornalista e critico, ha comportato, come primo passo, lindividuazione di un corpus di 144 opere. Beacco le ha scelte dalla storia della musica occidentale, dalle origini (Epitafo di Seikilos, il primo brano musicale che ci resta, di datazione incerta, 100 d.C., pare) ai giorni nostri, con un brano emblematico, Tierkreis di Karlheinz Stockhausen, di cui a pagina 866 si dice: Scrivere musica per carillon come inciderla su pietra. Qui il cerchio si chiude, perch anche lantichissima melodia greca era ssata su pietra e Tierkreis, lo zodiaco in tedesco, rimanda alle stelle, le stelle al cosmo, di cui la musica per i loso, come bene spiega nel primo capitolo il volume, era metafora. Non nisce qui: nel 2006 lAccademia Filarmonica di Bologna commissiona a Stockhausen una nuova composizione. Lui decide di completare la versione orchestrale di Tierkreis, ma non riesce ad arrivare alla ne, mancando il 5 dicembre 2007. Forse sono coincidenze, forse. Lautore ci spiega come ha scelto le 144 opere: Ognuna scelta non solo perch vive nella sua epoca e contribuisce a modicarla, ma perch supera lesame del tempo ed

tuttora in repertorio, disponibile ad un ascolto libero e immediato, a casa, in rete. parte di un sistema di stelle sse e segna una tappa in un percorso per denizione vago e confuso. E ancora: Le composizioni sono autonome, per consentire letture discontinue. Sono da immaginare come tessere squadrate di un antico mosaico bizantino e macchie diffuse di una modesta tela di Jackson Pollock o di Robert Rauschenberg. Suggeriscono connessioni con ci che sta intorno, ma non impongono mappe denitive. Nel catalogo troviamo i grandi che tutti conoscono (Bach, Mozart, Liszt, Brahms), gli operisti (Verdi, Bellini, Wagner), e i grandi che purtroppo non sono ancora patrimonio di un pubblico esteso (Frescobaldi, Cavalli, Lully, Purcell, per esempio). Un catalogo tanto include e altrettanto esclude, non potrebbe essere altrimenti, eppure quello di Beacco riesce pi a soddisfare la voglia di conoscenza e a far nascere ulteriori curiosit, piuttosto che a creare malumori per le inevitabili assenze. I riferimenti ad incisioni discograche, oculate indicazioni bibliograche e minuziosi indici sono unulteriore prova di quanto questo lavoro si metta a disposizione del potenziale lettore.
Enzo Beacco
Offerta musicale. La musica dalle origini ai nostri giorni

(Il Saggiatore, 2013)

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DA ASCOLTARE

di Lucio Mazzi

INTELLETTUALE LEGGEREZZA
Alla nuova edizione bachiana che vede protagonista Janine Jansen fanno da corteggio le splendide rarit tastieristiche di Lupu, Volodos e Romanovsky

Arcadi Volodos
Volodos plays Mompou

(Sony, 2013)

Il nuovo Horowitz, il nuovo Michelangeli, il nuovo Richter c questo malvezzo di afbbiare etichette e paragoni a qualsiasi astro nascente (non solo della musica). successo anche a Volodos, al suo apparire ormai ventanni fa, e di queste etichette (che lui giustamente respinge: A cosa servirebbe mai un nuovo Horovitz?) non si ancora liberato. E dire che il suo genio assoluto, il suo talento straordinario non merita di essere paragonato, ma di essere apprezzato per quello che , ossequiando lo stile incredibile che miscela immenso virtuosismo e immensa musicalit. Questo album dedicato a un compositore atipico, perch lontano da ogni scuola (seppure profondamente iberico), come il catalano Federico Mompou, ne solo lennesima conferma: il naso fuori da un repertorio eseguito, inciso e ascoltato migliaia di volte, alla ricerca di qualcosa di sconosciuto ai pi, ma che egli ritiene di qualit eccezionale e in grado di aprire nuovi mondi. Ma non si pensi a un estemporaneo ghiribizzo: sono alcuni anni che il pianista esplora il repertorio di Mompou, del quale, per questo cd, ha scelto alcuni pezzi dai cicli Scnes denfants (1915-18), Charmes (192021) e Msica Callada (1959-67), che erano tra i favoriti dello stesso compositore.
Radu Lupu
Grieg, Schumann: Piano Concertos

(Decca, 1973)

Edizione Blu-Ray Audio di questo album pubblicato come lp nel 1973 e come cd nel 2000. In effetti sono 40 anni che questa incredibile interpretazione di Lupu dei Concerti in la minore di Grieg e Schumann (assistito splendidamente dalla London Symphony Orchestra, diretta da Andr Previn) fa scuola. Ma grazie al progresso tecnico, ogni nuova release rivela cose nuove. successo con ledizione in cd rispetto al vinile, e succede col Blue-Ray rispetto al cd. Merito di unottima registrazione originale, ma, ovviamente, soprattutto di uninterpretazione rimasta nei decenni quasi insuperata.
Alexander Romanovsky
Rachmaninov: Russian Faust

(Decca, 2014)

Lidea di Rachmaninov era di realizzare una grande opera ispirata al Faust di Goethe. Rinunci quasi subito, ma intanto la Prima Sonata op. 28 era composta. Al suo apparire non fu un trionfo, anzi, e da allora stata decisamente trascurata, pur entrando nel repertorio, anche discograco, di grandi come Ashkenazy, Weissenberg o Lugansky. E ora di Romanovsky, che la propone con la consueta brillantezza ed espressivit, accanto alla n. 2 op. 36, per la quale adotta la lezione di Horowitz, combinando elementi della versione originale (secondo e terzo movimento) e di quella riveduta (primo movimento).

Se lavori con chi conosci bene, nella musica le cose funzionano molto meglio. Questo deve aver pensato Janine Jansen convocando per queste registrazioni alcuni eccezionali musicisti che, appunto, sono anche suoi amici. Cos nel Doppio Concerto per violino e oboe, BWV 1060, troviamo il pluripremiato Ramon Ortega Quero alloboe, nelle due Sonate n. 3 e n. 4 addirittura il padre, il clavicembalista Jan, e nel piccolo, ma vigoroso ensemble che laccompagna nei Concerti per violino n. 1 e n. 2, il fratello violoncellista Maarten. E che le cose funzionino benissimo lo sentiamo n da subito percependo come la violinista cerchi unassoluta consonanza con lensemble, piuttosto che imporsi come solista. Un buon servizio alla musica, ma una cosa che ti viene di fare se senti di avere un intento, un animo e un sentore comune con chi ti suona accanto. Ma se anche il violino della Jansen non si impone mai, impossibile non apprezzare la sensibilit con cui lartista riesce a donare a questo repertorio una meravigliosa leggerezza senza tradirne in nulla il suo peso intellettuale. A ci si unisce una tecnica perfetta che fa sembrare semplice anche il passaggio pi complesso, ma questo proprio dei grandi strumentisti, un po meno comune, se vogliamo, coniugare correttezza tecnica e grande espressivit. E questo proprio dei musicisti eccezionali. Quale Janine Jansen, 300.000 copie vendute dal suo esordio discograco nel 2004 per la Decca, e il domicilio stabile nei primi posti delle classiche specializzate mondiali. Ottima la registrazione e quindi il suono. Facilmente avrete gi incisioni di questi brani, ma lascolto di questo disco potrebbe riservarvi qualche sorpresa.
Janine Jansen
Bach Concertos

(Decca, 2013)
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