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Settecento Ottocento
estrazione aristocrazia clero borghesia
finalità critica Ancien Regime legittimazione borghesia
ideologia privilegio: sangue merito e talento
nascita
ruolo politicizzazione differenziazione
specializzazione
la scienza è l’unica forma di conoscenza valida, qualsiasi sapere che non sia
basato sul metodo scientifico è da escludere, in primo luogo la metafisica;
il metodo scientifico è l’unico valido e deve essere esteso allo studio di ogni
campo del sapere;
Le potenzialità della tecnica consentono di risolvere per la prima volta nella storia
umana il problema della penuria delle risorse in rapporto alla popolazione e il
problema della dipendenza dell’uomo dall’ambiente.
In questo senso il positivismo appare come la cultura tipica dell’età del trionfo
della borghesia in ogni ambito sociale: da quello politico “liberalismo”
a quello economico “capitalismo”
POSITIVISMO E ILLUMINISMO
1798 – 1857
4) la sociologia:
Tutte le scienze sono subordinate alla sociologia
Scopo di questa è evitare la dissoluzione della società
Condurre la società alla sua nuova e finale organizzazione
Per porsi alla guida della società la sociologia deve acquistare una forma scientifica
Statica sociale: ha come oggetto la determinazione delle parti che costituiscono la società e del
loro ordine;
Dinamica sociale: studia lo sviluppo dell'organizzazione sociale secondo la legge del progresso
continuo, graduale, necessario e positivo della civiltà umana.
Il positivismo evoluzionistico
Premesse teoriche
selezione artificiale condotta da allevatori - agricoltori
teoria di Malthus: popolazione cresce più velocemente delle
risorse
lotta per la sopravvivenza
Religione e Scienza
Assoluto
Incondizionato
Infinito
Realtà finita
Religione Scienza
Verità Oggetto
essere è un mistero manifestazioni fisiche assoluto
Scopo Limite
limiti uomo Verità prima
mistero causa prima spiega tutto
ma è in se inspiegabile
L’evoluzionismo come modello interpretativo della natura e della società nella filosofia
dell’ottocento
1. affermazione del concetto di storicità della natura: solo alla fine del ‘700 si afferma
una concezione alternativa a quella biblica tradizionale secondo la quale la natura
avrebbe una storia.
1.1. la scala naturae: le analogie tra organismi nelle parti e funzioni avevano
consentito a Linneo di ordinarli secondo il loro, maggiore o minore grado, di
perfezione in un sistema di classificazione fondato sulle forme degli organi
riproduttivi. Erano tuttavia rimaste inalterate le due istanze di fondo secondo
cui si guardava alla natura nel suo insieme:
1.1.1. creazionismo: di origine religiosa, secondo cui le specie erano create
direttamente da dio;
1.1.2. fissismo: secondo cui le specie restavano inalterate e non si aveva
derivazione dalle più semplici alle più complesse;
1.1.3. cronologia universale: di derivazione biblica che assumevano una
durata molto ridotta della natura, tale da ritenere inconcepibili
trasformazioni interspecifiche.
2. Il Trasformismo di Lamarck: dopo Maupertuis, Buffon e Erasmus Darwin - che
avevano teorizzato la possibilità di processi evolutivi morfogenetici, è con Lamarck
(Filosofia Zoologica, 1809) che viene avanzata la prima teoria evolutiva sistematica:
2.1. auto organizzazione della materia: evoluzione nasce dalla contrapposizione
tra una spontanea forza organizzatrice e una opposta forza disgregativa. La
vita nasce per generazione spontanea e successiva filiazione di forme sempre
più complesse che culminano nei mammiferi e nell’uomo;
2.2. uso e disuso organi: l’organismo per conservarsi di fronte alle sfide ambientali
agisce a livello di sviluppo e atrofia di determinati organi (giraffa, talpa);
2.3. ereditarietà dei caratteri acquisiti: i caratteri nuovi divengono ereditari e
peculiari della specie.
2.4. Il catastrofismo di Cuvier: fondatore della paleontologia e anatomia
comparata, respinse le ipotesi di Lamarck sostenendo che in natura non si
aveva uno sviluppo graduale e continuo che portava alla trasformazioen delle
specie, ma cambiamenti derivanti da fattori traumatici che portavano alla
scomparsa delle specie.
3. Darwin e il meccanismo dell’evoluzione: biogeografia, modello creazionistico e
viaggio scientifico tra il 1831-1836, costituirono le basi da cui parte nell’elaborazione
della teoria dell’evoluzione.
3.1. variazione delle specie in funzione dell’ambiente: l’osservazione di
variazioni continue tra organismi affini in corrispondenza delle variazioni
ambientali lo portarono a concludere sulla insostenibilità del creazionismo;
3.2. variazione continua nello spazio-tempo: le analogie con i fossili lo portarono
a concludere, seguendo Lyell e in opposizione al catastrofismo di Cuvier, che
le trasformazioni naturali avvengano gradualmente e in modo continuo.
3.3. La selezione naturale: la presenza di una grande differenziazione di flora e
fauna in condizioni ambientali simili (Galapagos) lo convinse che tali
variazioni non potevano essere attribuite al condizionamento dell’ambiente
esterno.
3.4. Le variazioni: in analogia a quanto avviene nell’allevamento della fauna e
flora domestica, dove l’allevatore seleziona e incrocia gli organismi “migliori”
scartando gli altri, Darwin si convinse dell’esistenza di un simile meccanismo
di selezione anche in “natura”;
3.4.1. Problema: in che modo, in base a quali criteri naturali poteva agire
tale selezione?
3.5. La legge naturale su cui si fondava il meccanismo della selezione naturale era
desunta dalla tesi di Malthus secondo cui esiste una sproporzione tra crescita
della popolazione e risorse. In natura si attua una lotta per l’esistenza, il cui
fine è la sopravvivenza che si consegue attraverso l’alimentazione e la
riproduzione e che nasce dalla scarsità delle risorse. Le variazioni favorevoli a
conseguire tale fine vengono conservate.
4. Darwin e la teoria dell’evoluzione: già elaborata nel 1844 Darwin rese pubblica la
sua teoria nel 1859 in “L’origine della specie”. Due sono le tesi su cui si fonda la
teoria:
4.1. Il principio della variazione casuale: secondo cui tra le popolazioni animali,
che interagiscono tra loro e con l’ambiente, si generano variazioni
morfologiche, comportamentali o fisiologiche casuali;
4.2. il principio della selezione naturale: le variazioni che garantiscono vantaggi
nella lotta per la vita hanno maggiori possibilità di essere ereditate e
accumulandosi producono la trasformazione delle specie.
4.3. Huxley e l’estensione all’uomo della teoria evoluzionistica: Huxley esplicitò
quanto già implicito nella posizione di Darwin: basandosi sulle affinità tra
l’uomo e i primati superiori affermò la discendenza di entrambi da un antenato
comune.
4.4. Darwin e ”L’origine dell’uomo per selezione sessuale” (1871): elimina ogni
discontinuità tra uomo e altri animali fondata su facoltà psichiche e morali. Tra
qualità psichiche umane e animali non esiste una differenza qualitativa ma
quantitativa. Le facoltà di ordine superiore sono il risultato di un’evoluzione a
partire da aspetti ambientali e naturali delle specie. Dopo Keplero si ha la più
grande ridefinizione del ruolo e posizione dell’uomo nella natura. L’uomo
perde la sua centralità ed eccezionalità.
Filosofia
Riferimento testuale: Abbagnano, cap. XII, par. 7.1, 7.2; cap. XIII, 1, 2, 3.1, 3.2, 3.3.