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cole des Beaux-Arts Parigi. Principale scuola d'arte francese.

Le sue origini risalgono al 1648, con la fondazione dell'Acadmie Royale de Peinture et de Sculpture (vedi accademia), ma divent una istituzione autonoma solo quando nel 1793 l'Acadmie fu sciolta nel quadro delle riforme amministrative della rivoluzione francese. Si insedi nella sede attuale, in rue Bonaparte, nel 1816. L'cole des Beaux-Arts costituiva la principale porta d'accesso al successo ufficiale grazie ai premi e alle commissioni di stato, in particolare al prestigioso Prix de Rome, e l'insegnamento rimase legato alla tradizione fin dopo la seconda guerra mondiale. La selezione era molto dura (tra gli artisti esclusi si annoverano Rodin e Vuillard), e gli studenti preferivano spesso frequentare accademie private. Molti artisti pi sperimentatori, tuttavia, si costruirono qui una solida base tecnica, come Degas, Manet, Matisse, Monet e Renoir. L'cole, la cui sede si trova in un complesso di edifici dei primi del XIX secolo, ospita una vasta e varia collezione di opere d'arte. Molte di esse sono soprattutto di interesse storico (tra cui un vasto numero di copie e ritratti degli insegnanti), ma la collezione dei disegni di alta qualit. Prix de Rome. Borsa di studio, istituita dall'Accademia francese a Roma (1666), che permetteva agli studenti prescelti dell' Acadmie Royale de Peinture et de Sculpture di Parigi di trascorrere un periodo (solitamente dai tre ai cinque anni) a Roma, spesati dallo stato, impegnandosi in studi artistici e creativi. Il premio acquis subito un enorme prestigio e fu considerato come un passo obbligato per arrivare ai pi alti onori. Le regole della competizione erano complesse e variarono nel corso degli anni, ma generalmente venivano scelti sei pittori e quattro scultori (il premio per architetti fu aggiunto nel XVIII secolo e per incisori e musicisti nel XIX secolo). In alcuni anni il premio non fu assegnato, poich nessuno dei partecipanti venne ritenuto meritevole. Le regole vennero a volte trasgredite; nel 1752 Fragonard si aggiudic la borsa di studio pur non essendo nemmeno uno studente dell'Acadmie. In pittura potevano concorrere al premio almeno un centinaio di studenti ogni anno, ma la quantit veniva scremata da test preliminari fino a un massimo di dieci finalisti che avrebbero partecipato alla competizione finale. Questi erano chiamati a realizzare uno schizzo a olio su un tema assegnato (sempre di carattere biblico e storico), dopo di che venivano concesse dieci settimane per la realizzazione dell'opera in grandezza naturale (le misure standard della tela erano circa 1 x 1, 5 metri). I contendenti dovevano lavorare in stanze individuali e sorvegliate, al fine di prevenire aiuti esterni e mantenere segreta l'opera ai rivali. Il vincitore veniva eletto dal voto di tutti i membri dell'Acadmie Royale. Chi falliva aveva diritto a partecipare nuovamente; Jacques-Louis David vinse al quinto tentativo (quarto come finalista) nel 1774.Dopo l'interruzione durante la rivoluzione francese, il Prix de Rome continu sotto il controllo dell'cole des Beaux-Arts, che rimpiazz l'Acadmie e mantenne il suo prestigio fino al XIX secolo. Tuttavia, nel XX secolo venne considerato superato e ci port alla sua abolizione nel 1968. Borse di studio simili furono istituite da altre accademie, tra cui la Royal Academy di Londra. Salon Esposizione ufficiale francese d'arte, la prima delle quali fu tenuta nel 1667, originariamente limitata ai membri dell' Acadmie Royale de Peinture et de Sculpture. Il nome deriva dal fatto che dal 1737 le esposizioni si tennero al Salon Carr del Louvre (in precedenza erano stati usati altri luoghi). Per molti anni la frequenza dei Salon fu irregolare (alcune volte annuali, altre biennali); dal 1831 furono prevalentemente annuali. Nel 1748 venne poi introdotta la giuria come sistema di selezione. Siccome queste erano le sole esposizioni pubbliche a Parigi, l'arte conservatrice e accademica ottenne un controllo assoluto sul pubblico; l'insoddisfazione nei riguardi di questa situazione port, nel 1863, alla "costituzione del Salon des Refuss. Nel 1881 l' cole des Beaux-Arts rinunci al controllo del Salon e un gruppo di artisti si organizz nella Socit des artistes franais, prese il comando del Salon e costitu una giuria eletta da ogni espositore dell'anno precedente. Il Salon rimase comunque ostile all'avanguardia, e da quel momento si costituirono altre esposizioni che ne insidiarono il residuo prestigio. Il Salon des Indpendants, per esempio, apparve nel 1884 e il Salon d'Automne nel 1903. Salon des Refuss Esposizione tenutasi a Parigi nel 1863 per mostrare le opere che erano state rifiutate dalla commissione selezionatrice del Salon ufficiale. In quell'anno ci furono forti proteste da parte degli artisti i cui lavori erano stati respinti, cos l'imperatore Napoleone III, "desiderando di permettere al pubblico di giudicare la legittimit della protesta", ordin l'apertura di questa speciale esposizione. Il Salon des Refuss attir un'immensa folla che venne principalmente per deridere i lavori esposti e Djeuner sur l'herbe di Manet fu oggetto di particolare scherno. Altri maggiori artisti esposti furono Cezanne, Camille Pissarro e Whistler. Nonostante la sfavorevole reazione ai lavori esposti, il Salon des Refuss fu di grande importanza in quanto scredit il prestigio del Salon ufficiale. Dopo questo evento gli artisti organizzarono le loro esposizioni (soprattutto gli impressionisti nel 1874) e crebbe l'importanza dei mercanti d'arte. Il Salon des Refuss cos considerato un punto di svolta nella storia dell'arte e il 1863 stato descritto come "l'anno pi probabile in cui far cominciare la storia della pittura moderna" (Alan Bowness, Arte moderna in Europa, 1972 Salon des Indpendants Esposizione annuale tenuta a Parigi dalla Socit des artistes indpendants, un'associazione costituita da Seurat e altri artisti nel 1884, in contrasto con il Salon ufficiale. Non c'era nessuna commissione selezionatrice e ognuno poteva esporre dietro pagamento di una quota. Questo comport una partecipazione delle opere d'avanguardia pi interessanti ma anche il rischio di essere sommersi da una marea di opere mediocri. Il Salon des Indpendants divenne il pi importante punto espositivo dei postimpressionisti (anche Henri Rousseau vi esponeva regolarmente) e fu il maggior evento d'arte a Parigi fino alla prima guerra mondiale. Da allora per entr in competizione con il pi piccolo ma pi severo Salon d'Automne. Salon d'Automne Esposizione annuale organizzata a Parigi nel 1903 come alternativa pi progressista rispetto al Salon ufficiale e ad altri spazi espositivi, compreso il Salon des Indpendants. Si teneva in autunno (ottobre o novembre) in modo da non interferire con le altre esposizioni che si svolgevano prevalentemente in primavera ed estate. I primi Salon d'Automne ebbero un ruolo fondamentale nel creare la reputazione di Czanne e Gauguin. Fu presentata una piccola esposizione di Gauguin nel 1903 (l'anno dell'inaugurazione del Salon) e una pi grande retrospettiva nel 1906; Czanne fu largamente esposto nel 1905 e nel 1907 venne allestita un'esposizione alla sua memoria. Il Salon d'Automne rimane assai famoso per il sensazionale lancio del fauvisme nell'esposizione del 1905.

GENERE : Termine che si usa per indicare nel loro insieme dipinti o altre opere rappresentanti scene di vita quotidiana, come per esempio quelle che furono tema preferito dagli artisti olandesi del XVII secolo. In un senso pi ampio il termine usato per intendere un particolare tipo o specializzazione artistica; paesaggio e ritratto, per esempio, sono generi di pittura, e il saggio o la storia breve sono generi della letteratura.

Nel corso del Cinquecento, la produzione pittorica conosce un aumento vertiginoso rispetto ai secoli precedenti. Ci dovuto a molteplici cause, quali laumento della ricchezza (quindi maggior committenza soprattutto privata) ma a nche la maggior bravura dei pittori in grado di soddisfare qualsiasi esigenza di rappresentazione. Inoltre, lintroduzione dei colori ad olio e della tela come supporto, ebbero la conseguenza di far aumentare la produzione di beni mobili (quadri da cavalletto) rispetto a quelli immobili (affreschi e mosaici), con la conseguenza che venne favorito il collezionismo e il mercato delle opere darte. In maniera pi o meno diretta, queste cause produssero un ulteriore effetto: aument la specializzazione dei soggetti delle opere darte. E con ci nacquero i cosiddetti generi, che altro non sono che un raggruppamento delle opere per soggetti omogenei. La consapevolezza che potessero esistere pi generi pittorici fu chiara quando presero autonomia i soggetti che raffiguravano i paesaggi e le nature morte. Precedentemente il paesaggio veniva utilizzato solo come sfondo di quadri che avevano altri soggetti principali: il ritratto, il racconto di una storia, e cos via. Lidea, poi, di fare quadri che rappresentassero solo composizione di oggetti inanimati non era mai stata considerata per mancanza di una reale motivazione. Quando il collezionismo cominci a far tesoro anche di disegni preparatori e studi di quadri, anche questo genere trov una sua possibilit di commercializzazione. In Italia, le prime opere di capostipiti di questi due nuovi generi, vengono fatte risalire ad Annibale Carracci e a Caravaggio. La Fuga in Egitto realizzata nel 1603 dal Carracci viene considerata come il primo quadro di paesaggio, mentre la Canestra di frutti del 1596 del Caravaggio considerata la prima natura morta dellarte italiana. Il Carracci anche considerato liniziatore della cosiddetta pittura di genere. Con questo termine vengono normalmente indicate le opere che raffigurano momenti ed episodi di vita quotidiana presi tra la gente comune. Tipici sono le sue opere quali La macelleria, del 1583, o Il mangiafagioli, dello stesso anno, in cui non sono narrati episodi n storici n religiosi n mitologici, ma rappresentata la vita comune, e spesso pittoresca, del popolo minuto. Nel corso del Seicento e Settecento, la specializzazione per generi della pittura ebbe largo seguito, e molte saranno le opere prodotte nei diversi ambiti. Particolare evoluzione ebbe soprattutto il genere vedutistico. Con questo termine intendiamo non solo la rappresentazione di paesaggio (che normalmente raffigura scorci di natura quali montagne, colline, laghi, cascate, vedute marine eccetera), ma un genere pi ampio che comprende anche le rappresentazioni di citt, in scorci a volte ampi (come dei paesaggi) a volte molto pi ristretti, quali un angolo di strada magari con qualche scena di pittoresca vita quotidiana. Questa divisione per generi della pittura produsse anche riflessioni e dibattiti su quali fossero i generi pi o meno nobili o pi o meno ardui da affrontare. A titolo di esempio riportiamo quanto scrisse il teorico francese Andr Flibien des Avaux (1619-95). Secondo Flibien quattro erano i principali generi che lui elencava secondo la seguente scala di difficolt: la natura morta, il paesaggio, il ritratto, le pitture di storia. Il genere pi semplice era quello della natura morta perch lartista rappresentava solo oggetti inanimati, che poteva controllare nelle composizioni e nel le luci che meglio preferiva, e quindi il compito gli risultava agevole. Pi difficile era rappresentare il paesaggio, perch qui il pittore non poteva spostare la composizione come voleva e la luce da rappresentare era quella naturale. Di difficolt maggiore risultava quindi il ritratto perch qui il pittore si doveva confrontare non con soggetti inanimati ma con persone vive, che doveva rappresentare cogliendone anche laspetto psicologico. Infine la pittura di storia (intendendo con questo termine opere di tipo narrativo sia nel campo prettamente storico, sia in quelli religioso o mitologico o favolistico in genere) rappresentava il grado di maggior difficolt che un pittore poteva affrontare. Innanzitutto perch nei quadri di storia vi erano tutti i generi precedenti (la natura morta, il paesaggio e il ritratto) ma in pi il pittore doveva anche rappresentare il movimento, cio dipingere i personaggi non in posizione statica, come nei ritratti, ma nellatto di muoversi compiendo unazione. In sintesi doveva cogliere il dinamismo aggiungendo pathos alla scena rappresentata. Ovviamente questa fu una idea espressa da Felibien, e non fu lunica riguardo alle progressive difficolt dei generi pittorici: altri scrittori proposero altre riflessioni, anche se lanalisi del teorico francese, probabilmente, fu quella che pi si avvicinava al comune sentire dei pittori, i quali per tutto il XVII e XVIII ebbero effettivamente la tendenza a specializzare il loro operato in base a questi generi.

NATURA MORTA (Treccani.it)


Genere pittorico diffusosi tra la fine del 16 e gli inizi del 17 sec., al quale si riconducono i dipinti che hanno come soggetto fiori, frutta, pesci, cacciagione, o vari oggetti d'uso. A seconda degli oggetti rappresentati, la n.m. racchiude significati simbolici o allegorici e spesso, quando la presenza del teschio, del fiore appassito, del frutto marcito rimanda esplicitamente alla fugacit del mondo, assume il nome di vanitas. Particolarmente diffusa in area fiamminga e olandese, in Italia ebbe apici assoluti con Caravaggio ed E. Baschenis, nonch con le coeve scuole lombarda e napoletana. La n.m. ha una parte importante nella pittura del 19 sec. (G. Courbet, P. Czanne, V. van Gogh) e, nel 20 sec., nelle ricerche formali del cubismo e del purismo. Alcuni pittori (G. Morandi) ne hanno fatto il tema quasi esclusivo della loro ricerca.

NATURA MORTA (Sapere.it) locuzione impropria (traduzione del secentesco termine olandese stil-leven, natura immota) con cui si usa indicare la pittura di genere che raffigura fiori, frutta, oggetti di uso quotidiano. Sviluppatasi come genere autonomo solo nel Seicento, tale raffigurazione gi presente, come elemento decorativo, nella pittura antica. L'arte funeraria egizia, infatti, rappresentava gi con abbondanza di particolari gli oggetti familiari o necessari al defunto; figurazioni analoghe sono nell'arte etrusca e, pi raramente, in quella greca. Le composizioni di frutta e generi commestibili sembrano risalire all'et ellenistica. La pittura pompeiana ed ercolanese ricca di quadri di natura morta in cui sono compresi anche i vasi con fiori. Dipinti con tali soggetti ricorrono anche nel repertorio decorativo delle catacombe. La natura morta ricompare poi nella pittura trecentesca (specialmente nelle miniature di ambiente francofiammingo) quale particolare narrativo e insieme preziosamente decorativo. Nel Quattrocento la rappresentazione di oggetti, caricati di significati simbolici, costitu un elemento fondamentale della figurazione fiamminga, che ambient nel quotidiano gli episodi religiosi. Il primo Rinascimento italiano, ideologicamente teso all'assoluto classico, generalmente escluse la ricerca naturalistica che non fosse applicata alla figura umana, e la svolta stilistica si ebbe solo dopo le prime conoscenze dell'arte fiamminga (Antonello da Messina, Ghirlandaio, Carpaccio). Gli antecedenti diretti della natura morta nel Cinquecento vanno ricercati sia nel genere della vanitas vanitatum, che nel contrapporre bellezza a simboli di morte segue il canone controriformistico della funzione mistico-emotiva della pittura, sia nei quadri illustrativi di flora, fauna e mineralogia diretti a studiosi e amatori. Nelle Fiandre furono assai diffusi anche i quadri religiosi con l'episodio relegato sullo sfondo e in primo piano mostre di oggetti, frutta, ecc. ( Aertsen, Beuckelaer), e le raffigurazioni allegoriche delle stagioni; in Italia ebbe fortuna il genere delle pollivendole, pescivendole, macellerie, ecc. (Campi). Come gi accennato, la natura morta come soggetto autonomo di un quadro si afferm soltanto nel Seicento, all'inizio con significati allegorici (ormai indecifrabili), verso la fine del secolo come pura decorazione d'interni, specializzandosi come gli altri tipi di pittura di genere. I centri maggiori si ebbero nelle Fiandre, in Olanda, in Spagna e in Italia, ma i viaggi frequenti degli artisti e i loro rapporti personali crearono una vasta e ricca rete di interdipendenze stilistiche. In generale, comunque, nelle Fiandre prevalse la natura morta caratterizzata dalla magniloquenza barocca di influenza rubensiana, esuberante nei colori e nelle forme (Snyders, Fyt); in Olanda la composizione sobria di pochi oggetti, caratterizzata dal luminismo sottile che esalta le trasparenze e le preziosit del colore ( Claesz, Heda, Kalf); in Spagna prevalse il gusto intellettuale per le armonie geometriche, con pochi oggetti allineati su fondi neri e illuminati da chiarori metafisici ( Cotn, Zurbarn, Velzquez). Di fronte all'arte ufficiale e accademica, che ostentava disprezzo per il genere minore, la natura morta divenne spesso occasione di pittura pura, come fu con tutta probabilit per Caravaggio, che determin gran parte della pittura di natura morta a Roma e fuori. In Italia gli altri due centri importanti, oltre a Roma, furono la Lombardia, dove dalle influenze dei fioranti fiamminghi agli inizi del secolo (Fede Galizia) si giunse al grande momento di Baschenis; e Napoli, dove dalle prime esperienze di influsso spagnolo e caravaggesco si giunse al pi lussureggiante barocco (Porpora, i Recco, i Ruoppolo). Nel Settecento il genere continu stancamente sui moduli ormai codificati, a opera di autori di mediocre livello artigianale, con l'eccezione per di pezzi stupendi di grandi artisti (G. M. Crespi, Chardin, Guardi, Goya). La pittura moderna poi, da Delacroix a Czanne, da Manet a Morandi e a Picasso, ha assunto spesso la natura morta come pretesto formale per giungere alla pi libera e pura espressio ne pittorica, al di fuori di ogni significato contingente.

vanitas vanitatum, et omnia vanitas (lat. vanit delle vanit, e tutte le cose vanit). Celebri parole con cui si apre il
libro biblico dellEcclesiaste (1, 2; ripetute poi in 12, 8), spesso citate per affermare la vanit dei beni terreni e linsipienza di coloro che saffannano a conseguirli.

Vanitas vanitatum et omnia vanitas (in italiano, "vanit delle vanit, tutto vanit") una locuzione latina. Come Nihil sub sole novum, la frase tratta dalla versione in latino del Qohelet (o Ecclesiaste), un libro sapienziale della Bibbia ebraica e cristiana - in cui ricorre per due volte (Ecclesiaste 1, 2; 12, 8). La costruzione ridondante vanitas vanitatum ("Vanit delle vanit") , in realt, un calco linguistico dall'ebraico havel havalim. Nella lingua biblica questo tipo di ripetizioni ha un valore superlativo, per cui la traduzione corretta della frase sarebbe la pi grande vanit (analogamente, il Cantico dei Cantici significherebbe il pi bel Cantico, e il Re dei Re starebbe per il Re pi potente).Con questa locuzione si apre e si chiude il lungo discorso di Qohelet, che occupa i dodici capitoli del libro omonimo. Qohelet, o Ecclesiaste, uomo saggio e maestro, dopo aver esplorato ogni aspetto della vita materiale, giunge alla conclusione (gi preannunciata all'inizio del testo) che tutto vanit. Il che non deve impedire all'uomo di riconoscere in Dio il creatore e di osservare i suoi comandamenti, come conclude il breve paragrafo finale ad opera di un commentatore posteriore. Nei secoli, per, non tutti i lettori hanno condiviso le conclusioni concilianti del commentatore, e il Qohelet diventato il simbolo di una pi radicale negazione del valore di ogni cosa. A reinterpretare l'Ecclesiaste in senso "nichilista" , per esempio, Giacomo Leopardi, che nel canto A se stesso traduce il Vanitas vanitatum con L'infinita vanit del tutto.L'Imitazione di Cristo, un testo letterario cattolico particolarmente noto e pubblicato per la prima volta nel 1418, riprende nella sua introduzione questa massima biblica, aggiungendovi la frase: praeter amare Deum et illi soli servire ("eccetto amare Dio e servire Lui solo").

BIOGRAFIA CHARDIN

Ci si serve dei colori, ma si dipinge con il sentimento. Con queste parole, Jean Simon Chardin (1699-1779), contrapponendosi alle regole accademiche allora in voga, sintetizzava il suo modo, allepoca rivoluzionario, di fare arte. A questo grande protagonista del Settecento, uno dei pi straordinari pittori di tutti i tempi, Ferrara Arte dedica dal 17 ottobre 2010 al 30 gennaio 2011 unimportante mostra, la prima mai consacrata allartista nel nostro paese. Lesposizione organizzata in collaborazione con il Museo del Prado di Madrid, che la ospiter dopo il de butto a Ferrara, ed curata da Pierre Rosenberg, massimo esperto di Chardin, Accademico di Francia e Presidente-direttore onorario del Muse du Louvre. Chardin stato uno dei pi originali artisti del suo tempo. Egli infatti rifiuta, sin da giovanissimo, i percorsi didattici accademici ed uno dei pochi a non aver mai effettuato il viaggio in Italia. Inoltre, tra tutti i generi pittorici evita proprio quelli che nella Francia del secolo dei lumi sancivano la fortuna degli artisti, e cio i dipinti di soggetto storico o mitologico. Nonostante ci, nel 1728 lAccademia reale di pittura e scultura alla quale Chardin aveva sottoposto la sua candidatura presentando le proprie prime impressionanti nature morte riconosce la sua qualit e lo accoglie nei suoi ranghi come pittore specializzato nella raffigurazione di animali e frutta. La scelta del genere della natura morta, allora considerato minore, non ne vincola il successo e Chardin si impone presto sulla competitiva scena parigina. Nel corso del decennio successivo, egli estende la propria ricerca anche alla figura, con esiti ancora una volta impressionanti. Infatti, ad una pittura dedita a rappresentare la contemporaneit attraverso la descrizione della vita di corte, Chardin oppone unaltra realt: scene di interni in cui i domestici e i rampolli della borghesia francese sono raffigurati nelle pi semplici attivit di tutti i giorni. Ogni dettaglio ornamentale bandito, la pittura diviene poesia del quotidiano, un mezzo per esaltare con sensibilit i gesti delle persone comuni che Chardin trasforma in grandi protagonisti della sua epoca. Nascono cos capolavori come Il garzone dosteria, La governante o Il giovane disegnatore ai quali si affiancano le toccanti raffigurazioni delle attivit ludiche dei giovani come le Bolle di sapone, la Bambina che gioca col volano o il Bambino con la trottola. In ciascuna di queste opere, attraverso una tecnica pittorica stupefacente, incentrata sul rapporto tra tono e colore e sulla variazione degli effetti di luce, lartista riesce a trasmettere allosservatore lemozione provata di volta in volta di fronte al soggetto. con questo spirito che Chardin continuer a dipingere, anche quando, tornato alla raffigurazione di nature morte, realizza capolavori come il Mazzo di garofani, tuberose e piselli odorosi di Edimburgo, riguardo alla quale Charles Sterling, uno dei pi grandi storici dellarte del secolo scorso, scrisse: Chardin con Poussin e Claude Lorrain lartista francese anteriore al XIX secolo che ha avuto la maggiore influenza sulla pittura moderna. Certe ricerche di Manet e di Czanne sono inconcepibili senza Chardin. Sarebbe difficile immaginare qualcosa di pi avanzato nella composizione e nel trattamento pittorico del Vaso di fiori di Edimburgo. Esso sorpassa tutto ci che dipingeranno in questo genere Delacroix, Millet Courbet, Degas e gli impressionisti. Solo in Czanne e nel suo seguito si pu pensare di trovare tanta forza in tanta semplicit. Il successo della pittura di Chardin sancito anche d alle reazioni del pubblico alle tele che lartista espone al Salon a partire dal 1737. Ad accoglierle con entusiasmo fu anche gran parte della critica, ad esempio una celebrit come Denis Diderot, che nel 1763 osanna pubblicamente il realismo delle nature morte del pittore. Chardin molto apprezzato anche dal re di Francia Luigi XV, al quale dona la Madre laboriosa e il Benedicite, ricevendo in cambio la stima del sovrano e, nel 1757, il grande privilegio di dimorare e lavorare al Louvre. Verso il 1770 i problemi di salute lo inducono a rallentare lattivit e ad abbandonare progressivamente la pittura ad olio. Tuttavia, senza perdersi danimo, lanziano maestro inaugura una nuova stagione della sua arte dando vita, con la delicata tecnica del pastello, a ritratti di straordinaria intensit psicologica. Con queste opere si conclude la lunga carriera di un artista che per tutta la vita aveva concepito la pittura come un mezzo per conoscere la realt e rappresentarla, e che, evitando i contenuti aneddotici, ha raggiunto unarte senza tempo che riflette unarmoniosa perfezione tra forma e sentimento. Laver elevato gli oggetti di uso quotidiano e i gesti delle persone comuni a materia di rappresentazione artistica e la sua straordinaria tecnica pittorica fanno di Chardin uno degli artisti pi amati da pittori moderni come Czanne, Matisse, Morandi e Paolini. Per non dire di Vincent Van Gogh che lo riteneva grande come Rembrandt. La mostra di Ferrara e Madrid offre loccasione di ripercorrere le tappe salient i del percorso artistico di Chardin attraverso unampia selezione di opere provenienti da musei e collezioni private di tutto il mondo tra le quali emerge, per numero e qualit dei dipinti concessi, ben dieci capolavori, leccezionale collaborazione con Lo uvre.

Jean Simon Chardin Biografia Jean Simon Chardin nasce a Parigi il 2 novembre 1699, da Jean Chardin, fabbricante di biliardi, e Jeanne-Franoise David. Attratto fin da giovane dallarte, Chardin entra presto come apprendista nello studio di un pittore di storia. La sua formazione si distingue per da quella dei suoi colleghi: solo parzialmente, infatti, seguir gli insegnamenti dellAccademia, ad esempio non compiendo mai il tradizionale viaggio distruzione in Italia, preferendo losservazione diretta della realt allo studio dei grandi maestri del passato. Dopo i primi tentativi con soggetti tradizionali, decide di seguire la propria vocazione per la natura morta, o pittura di caccia come veniva definita al tempo, un genere considerato minore nella rigida gerarchia figurativa dellepoca e che offriva possibilit di carriera pi limitate. Determinante,a quanto narrano le fonti, sembra essere stato per lartista lincontro con una lepre morta che Chardin voleva dipingere nel modo pi veritiero possibile e con uno stile nuovo, dimenticando, come affermava lo stesso pittore, quello che ho visto e anche le maniera in cui questi oggetti sono stati raffigurati da altri. Chardin viene ammesso allAccademia reale di pittura e scultura il 25 settembre 1728 come pittore specializzato nella raffigurazione di animali e frutta (dopo aver tentato gi nel 1719 lammissione alla prestigiosa istituzione). Uno dei biografi dellartista, Charles -Nicolas Cochin, racconta che il giovane pittore aveva sottoposto ad una parte della commissione i propri quadri senza dichiararne la paternit al fine di ricevere un giudizio il pi sincero possibile; gli accademici, ignari che fossero opere di Chardin, li scambiarono per dipinti fiamminghi del secolo precedente, elogiando il realismo, il raffinato colorismo e la straordinaria resa della luce che caratterizzavano le composizioni. Dopo un esordio difficile, tra il 1730-31 arrivano le prime commissioni ufficiali come il restauro degli affreschi della galleria Francesco I a Fontainebleau, progetto per cui collabora al fianco di Jean-Baptiste van Loo. Questo periodo per Chardin un momento di ricerca durante il quale il pittore amplia la gamma dei suoi soggetti e sperimenta nuove soluzioni compositive: inizia a dipingere quegli oggetti duso domestico di cui amava osservare e riprodurre le forme, la variet dei materiali, i colori cangianti e i riflessi di luce. Come afferma il curatore della mostra Pierre Rosenberg, nessuno prima di Chardin riuscito a svelare la bellezza dei semplici utensili quotidiani, comuni e familiari creando con la sua arte unica opere dalla quiete silenziosa e grave che ci induce a fantasticare. Allinizio degli anni Trenta, Chardin dipinge anche le sue prime composizioni con figure. Si tratta di una vera e propria svolta nella sua carriera che determiner a partire dal 1737, anno in cui comincia ad esporre al Salon del Louvre, la consacrazione definitiva presso il pubblico e la critica. Si tratta di un repertorio inedito e personale con cui lartista, rifuggendo ogni particolare pittoresco o aneddotico, crea deliziose scene di genere i cui protagonisti, domestici o rampolli della borghesia francese, sono ritratti nello svolgimento di semplici attivit quotidiane. Nascono cos alcuni dei suoi massimi capolavori quali il celebre Le bolle di sapone del 1734 circa, di cui Chardin realizzer pi versioni, la splendida Bambina col volano del 1737 o il Giovane disegnatore del 1738. Qualche anno dopo la morte della prima moglie Marguerite Saintard nel 1735, Chardin sposa, in seconde nozze, Franoise-Marguerite Pouget, di estrazione borghese, che lo introduce in un nuovo ambiente ricco di stimoli per la sua carriera. Chardin propone in questi anni una vera e propria alternativa allimperante pittura di storia, divenendo il cantore di unaltra Parigi, di un mondo, quello della piccola e media borghesia, lontano dai clamori della vita di corte. I suoi quadri rappresentano un vero e proprio caso nella Francia del tempo. A testimoniare lo stupore e il fascino che le sue composizioni esercitano sul pubblico vi sono le recensioni delle esposizioni al Salon: primo fra tutti Diderot, che definisce il pittore grande mago, scienziato del colore e dellarmonia. Alla stima degli intellettuali e dei critici si unisce ben presto anche quella del sovrano Luigi XV cui Chardin dona due dei suoi capolavori, la Madre laboriosa e il Benedicite il quale, nel 1757, gli concede il privilegio di risiedere e lavorare al Louvre. Laffermazione del pittore presso i circoli accademici segnata dallelezione a tesoriere dellAccademia reale nel 1755, seguita nel 1761 dalla prestigiosa nomina a responsabile degli allestimenti del Salon annuale del Louvre. Durante gli anni Sessanta le opere di Chardin varcano anche i confini nazionali e vengono riprodotte e diffuse da importanti riviste straniere come, ad esempio, il British Magazine. La notoriet di Chardin giunge fino in Russia dove Caterina II gli commissiona alcune opere per lAccademia di Belle Arti di San Pietroburgo ( Gli attributi delle artie le ricompense loro accordate, 1766). In questi anni alcune tristi vicende colpiscono la famiglia dellartista: nel 1762 il primogenito Jean Pierre, che aveva scelto di seguire le orme paterne, viene rapito da alcuni corsari a largo di Genova durante il viaggio di ritorno in patria a seguito del soggiorno romano presso lAccademia di Francia. Sopravvissuto al sequestro, nel 1767 il giovane Chardin si trasferisce a Venezia, al seguito dellAmbasciatore francese presso la Serenissima; qui, il 7 luglio del 1772, Jean-Pierre trova la morte affogando in un canale, forse intenzionalmente, come suggeriscono le cronache del tempo. Gli ultimi anni dellartista sono segnati da una grave malattia agli occhi, lamaurosi, che gli impedisce di proseguire a dipingere ad olio. Tuttavia, senza perdersi danimo, lanziano maestro inaugura una nuova stagione della sua arte e, dedicandosi alla delicata tecnica del pastello, d vita a ritratti e studi di teste a grandezza naturale connotati da una straordinaria intensit psicologica: Le mie infermit, scrive Chardin nel 1778 in una lunga lettera indirizzata al sovrintendente agli edifici della Corona, mhanno impedito di continuare a dipingere a olio; mi sono gettato sul pastello che mi ha fatto raccogliere ancora qualche fiore. Saranno questi ultimi, toccanti capolavori ad attirare lattenzione del pubblico e della critica del Salon, ma anche quella di una delle figlie del re, Madame Victoire, che far dono allartista di una scatola doro forse proprio per contraccambiare lofferta di un pastello. Allet di 80 anni, il 6 dicembre del 1779, Chardin si spegne nella sua abitazione al Louvre

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