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L'Espresso 17 agosto 2000

SuperNietzsche
Fu amato dalla destra. Poi dalla sinistra. Oggi, a cent'anni dalla morte, c' una new wave inaspettata che riscopre il suo pensiero pi radicale. Lo spiega un suo grande studioso
Non solo questione di cente-nario, anche se questo aiuta la ripresa di un interesse che, negli ultimi anni, sembrava alquanto appannato, dopo il periodo della vera e propria "Nietzsche Renaissance" degli anni Sessanta e Settanta. Questa era stata motivata anzitutto dal proposito di "denazificare" Nietzsche, togliendogli, per quanto possibile, le incrostazioni derivate dalla utilizzazione che ne avevano fatto i nazisti. questo proposito era ispirata, prima di tutto, l!edificazione critica delle opere di Nietzsche iniziata nei primi anni Sessanta da "iorgio #olli e $azzino $ontinari %quest!ultimo comunista militante&, i quali pensavano che si trattasse di ristabilire la verit' dei testi nietzschiani anzitutto sul piano filologico. (!edizione critica dell!enorme massa di manoscritti inediti avrebbe dovuto mostrare a tutti che il Nietzsche teorico di un superomismo di tipo biologico-razziale era un!invenzione fondata anche sulle vere e proprie falsificazioni dei testi operata dagli editori delle opere postume, prima fra tutte "(a volont' di potenza". lmeno in $ontinari, il proposito di ristabilire l!autenticit' dei testi era anche collegato a un intento di ridimensionamento dell!influenza di Nietzsche sulla cultura e la filosofia del nostro secolo) Nietzsche non era l!antesignano del nazismo che si era voluto far credere, ma non era nemmeno quella figura di pensatore epocale che altri, sia nella cultura di destra sia in quella di sinistra vi volevano riconoscere. *ppure sarebbe difficile spiegare la rinascita degli studi nietzschiani negli anni Sessanta solo in base a un interesse filosofico o di politica culturale. #apire che cosa avesse veramente detto Nietzsche importa tanto non solo per liquidare un finto maestro, ma perch+, nonostante il nazismo, ancora molta gente percepiva nelle sue opere uno spessore filosofico carico di futuro. #hi leggeva dorno e la sua critica spietata dell!industria culturale non poteva non sentirvi anche l!eco di scritti nietzschiani come "Sull!utilit' e il danno della storia per la vita", che metteva in discussione in termini radicali il falso illuminismo delle moderne societ' occidentali. #os,, accanto all!edizione critica #olli-$ontinari, svilupp-, non di rado in polemica con i suoi intenti puramente filologici e, in fondo, di ridimensionamento terapeutico,

l!influsso delle grandi letture filosofiche dell!opera di Nietzsche che segnarono tutta la cultura di quei decenni) il libro di .eidegger e quello di "illes /eleuze %"Nietzsche e la filosofia"&, usciti rispettivamente nel 0120 e nel 0123. .eidegger vedeva in Nietzsche il pensatore della fine e del trionfo della razionalizzazione tecnologica del mondo4 /eleuze lo leggeva soprattutto in funzione antidialettica - e dunque anche antimar5ista e antifreudiana - cio come il maestro di una visione "affermativa" del mondo, che insegnava a diffidare delle troppo facili conciliazioni che sia il comunismo sia la psicoanalisi offrivano come soluzione alla alienazione dell!uomo moderno. Si trattava insomma, in entrambi i casi, di una radicalizzazione estrema della critica alla democrazia capitalista che aveva i suoi rappresentanti nella scuola di 6rancoforte) dorno, .or7heimer, 8en9amin. *, non ultimo, $arcuse. (a Nietzsche Renaissance si sald- ben presto, negli anni Sessanta, con lo spirito della contestazione che rifiutava da sinistra il comunismo sovietico. /omandarsi che senso ha oggi riparlare di Nietzsche significa dunque anzitutto riproporre il problema di ci- che vivo e ci- che morto di quella cultura radicale degli anni Sessanta) la teoria critica francofortese, la scoperta del cosiddetto "secondo" .eidegger, l!utopia di una societ' rinnovata mediante una trasformazione radicale delle forme del potere e della soggettivit', fino a $arcuse e la sua idea di un riscatto estetico dell!esistenza. Quella cultura radicale e utopica stata demonizzata nei decenni recenti, in quanto vi si vista una minaccia totalitaria, leninista, nemica della creativit' individuale. $a la ripresa di interesse per Nietzsche forse proprio l!espressione di una nostalgia ben pi: che superficiale per il radicalismo anni Sessanta, che proprio in quanto ascoltava anche Nietzsche aveva in s+ abbastanza individualismo da soddisfare i discepoli di ;opper e di .a<e7 che oggi imperversano. Non solo questo. (a fine dei grandi metaracconti, come li ha chiamati (<otard, cio delle ideologie globali, totalitarie e insieme rassicuranti come una paternit' %e anche la popolarit' del Santo ;adre ne forse solo un succedaneo&, stata anche determinata da una consapevolezza di cui Nietzsche fu il massimo annunciatore) non ci sono fatti, solo interpretazioni. #i- che, del resto con buone ragioni, chiamiamo il reale un gioco di interpretazioni che si incrociano e danno luogo a interpretazioni condivise e stabili, sempre tuttavia legate al sussistere di paradigmi e aspettative comuni. =l nostro mondo reale quello a cui accediamo attraverso i mezzi di informazione, che sono agenzie interpretative ormai non pi: rivestite della sacralit' di cui si sono ammantate nel passato, quando il vero era ci- che diceva il papa, o l!imperatore, o pi: di recente il partito e il suo comitato centrale. =l mondo di Nietzsche il mondo della pluralit' delle interpretazioni divenuta esplicita) tutti oggi, non solo gli intellettuali e gli smaliziati, sanno che "la tv mente"4 o che per capire quel che succede bisogna leggere pi: di un giornale, attingere a pi: fonti. GIANNI VATTIMO

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