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PER UNA LETTURA CONTINGENTISTA DELLA LEZIONE STORICA MARXISTA

Ci fa sorgere la questione se Marx volesse spiegare secondo un modello unitario e nel senso di una eguale motivazione tutti i passaggi storici tra le formazioni (in quanto geneticamente collegati), ed in particolare se si tratti teleologicamente di procurare il massimo dell'energia produttiva e di porre le forme di ordinamento sociale sempre al servizio di questo compito. Noi riteniamo che questa non fosse l'intenzione di Marx. Ci che egli ha formalmente descritto era essenzialmente il superamento, da parte della societ !orghese dei limiti dell'ordinamento feudale a "stati# e l'imminente superamento, da parte delle moderne forze produttive, dei limiti dei rapporti di propriet capitalistici. Ma nulla poteva costringerlo a interpretare secondo lo stesso schema il passaggio caratteristico dalla societ romana$antica a quella medievale$feudale% o anche dedurre l'origine della societ di classe dai "!isogni di sviluppo# delle forze produttive. Cos&, la determinazione e la modificazione storica delle strutture sociali rappresenta un processo in ogni caso singolare. 'o schema a fasi ha solamente un significato descrittivo, e non strettamente nomologico$costitutivo.# (elmut )leischer, Marxismo e storia, il Mulino, pag. *+$*,

-) Introduzione: Hegel e Darwin, due opposti paradigmi della teoria evolutiva .l pensiero di /arl Marx si inserisce nella tradizione di pensiero ottocentesca che potremmo chiamare evolutiva o, meglio, evoluzionistica, che considera la 0erit non come un qualcosa di statico e fisso, !ens& come qualcosa di dinamico e in costante evoluzione. Verit come processo, potremmo dire, in contrasto con l1idea aristotelica della non$contraddizione, secondo la quale il 0ero non pu che essere identico a se stesso e quindi, per definizione, immo!ile. 0i sono, tra gli altri e oltre allo stesso Marx, due grandi esponenti all'interno di tale tradizione2 Hegel per quel che riguarda la filosofia (la cui ricerca e!!e la storia umana come oggetto principale) e Darwin per ci che riguarda la tradizione scientifica, e in particolare la scienza naturale (ovvero lo studio dell1evoluzione della vita sulla 3erra). 4enza entrare nel merito dei due diversi pensieri, notiamo qui che quella di (egel 5 una teoria evoluzionistica di stampo idealista cos& come quella di 6ar7in lo 5 di stampo scientifico e materialista. $ .n che senso (egel 5 un pensatore idealista8 Nel senso, essenzialmente, di porre la realt dell1.dea (nella sua evoluzione logica) al di sopra della Materia (concettualmente intesa, oltre che come mero fatto fisico (res extensa), come disordine e passivit , come realt priva di una coscienza raziocinante e ordinatrice). Nella sua visione, l1.dea 5 il regno della necessit e della logica, ed 5 dotata di una propria logica evolutiva (dialettica) intrinseca, la quale si svolge nel corso del tempo realizzandosi nella Materia, senza esserne tuttavia minimamente modificata e influenzata dall1interno. 9rdine e 6isordine quindi, sono in questa visione due realt che, pur convivendo, non si toccano se non esteriormente, poich: la Materia 5 il mero mezzo fisico in cui ha luogo il dramma logico dell1.dea, la quale per se stessa non 5 influenzata in alcun modo dalla sua controparte. .n due sensi possiamo dunque definire "idealista# il pensiero di (egel2 nel senso che esso pone la sfera ideale al di sopra di quella materiale (come causa della sua continua evoluzione, oltre ; e prima di tutto ; che della sua propria)% e nel senso che contrappone tra loro questi due ordini in

modo rigido, cosicch: la 'ogica si sviluppa secondo una sua necessit pura, intrinseca, senza essere toccata dal disordine della Materia, intesa come pura contingenza o caos. $ <assiamo ora a 6ar7in e chiediamoci in che senso egli possa essere considerato un pensatore scientifico, non idealista. 'a risposta a questa domanda verte essenzialmente, in questa sede, sul fatto che egli misconosce la rigida separazione tra .dea e Materia propria di (egel e di quasi tutta la tradizione filosofica occidentale (alla quale difatti, come scienziato, 6ar7in non appartiene). -nche la sua concezione della 4toria si !asa infatti, similmente a quella di (egel, sull1idea di un1evoluzione progressiva (che porta gli organismi viventi a svilupparsi in forme sempre pi= differenziate tra loro, sulla !ase della competizione per la vita). Ma una tale evoluzione delle forme viventi 5 ; e qui sta la differenza tra i due ; priva di uno svolgimento necessario, puramente logico, e come tale gi implicito nelle premesse iniziali. '1idea di evoluzione individuata da 6ar7in, ha insomma una natura stocastica, essendo !asata su tentativi (modificazioni casuali della struttura dell1organismo) ed errori>successi2 essa 5 dunque un qualcosa che, pur dotato di una propria logica e razionalit , sorge dal caso e dalla contingenza, sua risorsa e motore ultimo ; e ci contrariamente alla logica di (egel che prescinde totalmente dal caso. <er questa ragione, la visione scientifica dar7iniana non pu in nessun modo dirsi "idealista#2 poich: appunto essa non scinde l1?voluzione, come fatto strategico e adattativo (@e quindi logico) dalla Materia o dal caso. N: quindi separa l1a$priori logico dall1empiria, dalla realt fisica contingente. 0i 5 poi un secondo aspetto, gi peraltro implicito in quanto detto, che separa nettamente il pensiero di (egel da quello di 6ar7in2 per (egel la 4toria, in quanto movimento logico puro, che nelle proprie premesse contiene gi tutto il proprio svolgimento, possiede una natura intrinsecamente finalistica o teleologica2 la fine di tale processo 5 infatti gi implicita nel suo inizio, in modo che il termine di tale processo corrisponde al fine (scopo) verso cui esso tende intrinsecamente. 'a visione hegeliana 5 perci una visione finalisticaA 'a concezione di 6ar7in, al contrario, facendo dipendere il processo evolutivo, in tutti i suoi momenti, da premesse in gran parte casuali (i mutamenti accidentali che hanno luogo nella struttura ereditaria degli organismi), esclude che esso possa tendere intrinsecamente verso alcun fine, considerando l1?voluzione, in ultima analisi, come un sotto$prodotto del Caso. -!!iamo cos& delineato due visioni evolutive o evoluzionistiche che, pur correndo parallele tra loro, sono anche per molti versi radicalmente opposte2 una metafisica e filosofica, di stampo idealista% l1altra scientifica e materialista. B) Il pensiero di Karl Marx 6al momento che l1argomento precipuo di questo scritto 5 l1opera di Marx, sorge a questo punto spontanea una domanda2 in uale di queste due tradizioni o scuole di pensiero do!!iamo inserire il pensiero filosofico e storico di /arl Marx8 Cisponder su!ito sinteticamente2 io penso che esistano "due# Marx, uno di matrice ancora hegeliana e uno di matrice pi= scientifica, e per molti aspetti quindi ; a modo suo ; "dar7iniana#. <enso inoltre che il secondo Marx sia, sul piano dell1eredit storica, molto pi= significativo del primo. <enso infine che questi due Marx corrispondano in massima parte rispettivamente alla fase pi= giovanile del suo pensiero e della sua vita, e a quella pi= matura e criticamente avanzata. N: ci deve sorprendere, poich: il pensiero di Marx nasce come una prosecuzione, seppure in veste di un superamento rivoluzionario, di quello di (egel. <erci, pur dichiarandosi sin dall1inizio un

pensatore materialista e aspirando quindi a una maggiore scientificit rispetto al suo maestro, Marx conserver sempre (seppure col tempo, come vedremo, in modo sempre pi= attenuato) alcuni aspetti essenziali del pensiero di (egel. .n sostanza, secondo me, di (egel egli riprende la fede "ingenua# nel fatto che la storia segua (quantomeno nei suoi momenti determinanti e centrali) una sua logica evolutiva "inarresta!ile#, aprioristica e predeterminata. ?gli pensa cio5 la logica alla !ase del processo storico come qualcosa di determinato da ragioni intrinseche, inscritte al proprio interno e non influenzate (quantomeno, non in modo sostanziale) da fattori contingenti. -nche per Marx insomma, la storia sare!!e qui un processo astratto, che si realizza nella Materia ma senza il concorso di essa, senza cio5 esserne modificata in modo sostanziale (ovvero nei suoi snodi essenziali). -nche sul piano teleologico, tra questi due pensieri vi 5 una forte affinit , laddove anche secondo Marx la storia tendere!!e per sua natura verso un fine presta!ilito, che nella sua filosofia sare!!e costituito dalla li!erazione dell"uomo, ovvero dalla li!era espressione di tutte le sue potenzialit , fino ad allora costrette e compresse nella logica alienante delle societ classiste !asate sullo sfruttamento. 3uttavia, nonostante ci, sappiamo anche che Marx, rinnegando l1idealismo !orghese del maestro, sin dall1inizio dichiar il suo essere un pensiero materialista. In c#e senso o su che !asi egli collocava se stesso in questa diversa tradizione di pensiero8 Nel senso che, contrariamente a (egel, Marx non considerava la sfera ideale (@o ideativa o spirituale, che dir si voglia) della storia umana come la !ase, nella sua evoluzione, dell1evoluzione della sfera materiale, ovvero dell1organizzazione sociale ed economica della vita associata, !ens& tutto al contrario considerava la seconda come la causa reale della primaA Come noto, difatti, 5 secondo Marx la sfera materiale, e innanzitutto quella produttiva (che col suo livello di avanzamento tecnico determina in massima parte l1organizzazione sociale della comunit a essa corrispondente) a determinare la sfera ideale nei suoi molteplici aspetti (essenzialmente cio5, nei suoi aspetti politico$giuridici ed ideologici), e non l1opposto. - partire da quanto detto, non si pu negare che Marx sia stato il fondatore di una nuova e rivoluzionaria concezione della dialettica storica, di natura appunto materialista e anti$idealista ; e ci anche se il suo "materialismo# ci pare impregnato, per alcuni versi, di quello stesso idealismo che egli voleva com!attere e lasciarsi alle spalle. Ma fu davvero, questo che a!!iamo fin qui descritto, l1impianto concettuale alla !ase di tutta l1opera di Marx8 .o penso di no. ? questo non solo considerando che (come gi accennato) gradualmente, senza che peraltro si possa individuare un momento di cesura tra i due periodi, Marx si rese conto della parziale inconsistenza e dell1unilateralit di una posizione come quella appena descritta, ma anche qualora ci si soffermi sulla natura duplice della sua opera2 da una parte analisi oggettiva e scientifica della realt , impietosa anche nei confronti delle sue stesse aspettative rivoluzionarie (legate essenzialmente all1idea di una instaurazione necessaria e inevita!ile della fase comunista della storia umana, da egli definita come il compimento della storia)% dall1altra opera di propaganda politica a favore di una trasformazione rivoluzionaria della societ mondiale. Mentre infatti, per ci che riguarda questo secondo aspetto (esemplificato dal Manifesto), egli continu sempre per ragioni utilitaristiche ad assumere un atteggiamento "hegeliano#, affermando appunto che la societ capitalista dovesse a un certo punto (per ragioni storicamente necessarie) culminare nella rivoluzione socialista>comunista% per quanto concerne il primo aspetto, quello cio5 pi= specificamente critico e filosofico, sono molti gli indizi di un1evoluzione del suo pensiero in direzione di una visione meno deterministica e ingenua della storia.

3anto per dare un1idea di quanto sto dicendo, ricorder il fatto che, pur affermando Marx pi= di una volta nei suoi scritti, che nella storia umana si susseguono necessariamente alcune fasi o stadi fondamentali2 quello asiatico, quello sc#iavista, quello feudale, quello capitalista e quello (futuro) comunista, egli non si perit mai (se si esclude la transazione dal capitalismo al comunismo, ancora a venire) di definire con esattezza le motivazioni alla !ase della necessit di tali passaggi storici. Ci induce a pensare che egli, in realt , non avesse del tutto c#iara, o peggio non fosse affatto convinto dell1esistenza di una dinamica storica necessaria alla !ase di tali transizioni (e ci se si esclude il passaggio dalla fase tri!ale a quelle asiatica e schiavista, opportunamente descrivi!ile, mi pare, nei termini di una dinamica progressiva e logicamente autosussistente). 6el resto, se dovessimo affidarci ai !ilanci della tradizione storicistica attuale (ma anche credo, dei tempi di Marx) apparire!!e chiaro che le ragioni che determinarono il collasso e il declino del sistema schiavista non furono affatto a esso intrinsec#e, cos& come non lo furono quelle che determinarono la fine del sistema servile. 4ulla !ase di tali ricerche infatti, possiamo dire che lo schiavismo antico collass sotto il peso dell1.mpero romano, la cui estensione oramai eccessiva non permise pi= da un certo momento in poi un ulteriore allargamento dei confini, rendendo perci sempre pi= difficile il continuo approvvigionamento di nuovi schiavi (gran parte dei quali derivavano infatti dalle guerre di conquista). 4tando perci a questa spiegazione, la penuria di forza$lavoro schiavile e il conseguente collasso di quel tipo di sistema economico e produttivo deriv da motivazioni politiche e militari contingenti, e non da una tara insita nel sistema stesso. 6el pari, la fine del sistema servile fu legata essenzialmente alla fuga dei servi dalle campagne feudali, fattore dovuto a condizioni di vita sempre pi= dure dovute anche a un lungo trend di crescita della popolazione e quindi a risorse alimentari sempre pi= scarse2 tutto ci con il conseguente e graduale ripopolamento ur!ano e quindi con la rinascita di un1economia di mercato che fin& nel corso dei secoli per rimpiazzare quella ; fino a allora prevalente ; di stampo agricolo e feudale. .n entram!e queste analisi, fino a prova contraria non smentite da alcuna interpretazione marxiana, le ragioni del passaggio da un fase o periodo a quello seguente, non risiedono all"interno del sistema che viene superato, nella sua intrinseca natura, ma in fattori (per quanto di lunga portata) a esso estrinseci, che ne minano dall1esterno le fondamenta. Dueste analisi, in altri termini, dimostrano come tali passaggi strutturali siano dovuti a fattori contingenti ed estrinseci rispetto alla logica che vanno a scardinare e non a motivazioni ad essa strutturali. 3utto questo, del resto, ci dimostra il ruolo inelimina!ile della contingenza e del "caso# nell1evoluzione della storia umana, nella sua logica immanente. Cos& come il fatto che Marx non a!!ia mai avanzato una esplicita formulazione teorica in merito al passaggio da ognuna di queste fasi storico$economiche a quella successiva, ci porta a sospettare che lui stesso non credesse fino in fondo all1esistenza di una tale necessit . )acciamo ora un passo indietro. -!!iamo gi detto in c#e senso il pensiero di Marx fu un pensiero materialista, o quantomeno a!!iamo gi spiegato il primo dei due sensi o accezioni in !ase alle quali lo si pu definire tale (che 5 poi il senso che lui stesso, suppongo, avre!!e dato a tale definizione). Ma do!!iamo anche chiederci se una mente critica e spregiudicata come la sua potesse essere davvero incapace di du!itare di un1affermazione come quella alla !ase di un tale atteggiamento. '1affermazione cio5, secondo la quale i fattori materiali (cio5, in ultima analisi, i fattori produttivi) de!!ano sempre e necessariamente essere causa di quelli, non a caso da lui definiti sovrastrutturali, d1am!ito ideale o comunque non strettamente produttivo e sociale (@vale a dire i fattori giuridici, politici, ideologici). Non vi 5 difatti, mi pare, nessuna ragione necessaria e incontroverti!ile per credere che le cose de!!ano sempre andare cos&. Certo, Marx fa notare (da !uon materialista) che la vita associata ha come scopo primario quello di favorire la sopravvivenza dei suoi mem!ri, e che quindi i fattori

primari alla !ase della societ devono essere in realt di natura materiale e produttiva (economica) anzich: "spirituale#. Cagione per cui dovre!!ero essere, a rigor di logica, sempre questi ultimi a determinare la societ nel suo complesso, e non ; come si tende di solito a credere, e (egel non fece certo eccezione@ ; i fattori spirituali e ideativi. Ma questa osservazione di massima, pur indiscuti!ilmente ragionevole, non pu escludere per se stessa l1eventualit che anche i cosiddetti fattori "sovrastrutturali# possano alle volte divenire strutturali rispetto a quelli che di solito sono tali. N: infatti Marx escluse mai una tale eventualit , anche se la ritenne comunque una possi!ilit liminare, un qualcosa di impro!a!ile e comunque di secondario rispetto allo svolgimento della 4toria nei suoi aspetti e nei suoi momenti centrali. ?ppure, in questa ammissione (se cos& vogliamo chiamarla) possiamo scorgere, almeno a mio avviso, i semi di un nuovo e pi$ radicale sviluppo del pensiero di Marx in senso "materialista#. <remetto innanzitutto che questa affermazione 5 molto discuti!ile. Molti studiosi infatti, vedono piuttosto in tale ammissione un1attenuazione della sua originaria impostazione materialistica e quindi un parziale riavvicinamento alla tradizione idealistica hegeliana (la quale, come si 5 pi= volte ricordato, conferiva ai fattori spirituali una assoluta preminenza su quelli materiali, socio$ produttivi). <er parte mia, non nego assolutamente che una tale considerazione sia lecita e sensata, ma credo in ogni caso che non vada a cogliere le implicazioni pi$ profonde della questione. 6u!itando infatti (seppure in modo marginale) dei presupposti materialistici ed economici del suo pensiero, Marx du!itava implicitamente della stessa logica che vi era a !ase, dando cos& un1ulteriore spallata all1idea (di matrice hegeliana) che la 4toria fosse caratterizzata da una logica evolutiva coerente e lineare. '1ammissione della capacit di fattori di natura non strettamente materiale (quali ad esempio, l1affermarsi di una determinata corrente di idee, di determinate scelte di carattere politico@) di influenzare l1evoluzione di una determinata societ in tutti i suoi aspetti, compresi quelli economici e "strutturali#, implicava insomma l1entrata in gioco come fattori determinanti dell1evoluzione storica di fattori materiali di un tipo nuovo2 fattori cio5 che possiamo definire materiali, non in quanto aventi un carattere economico$produttivo, ma in quanto sostanzialmente estranei a quella logica o dialettica, di natura appunto economico$produttiva, che Marx aveva individuato come la !ase stessa dell1evoluzione storica. -nche l1ammissione della possi!ilit di un1inversione di quelli che sono i termini usuali del rapporto tra struttura e sovrastruttura lascia intravedere quindi l1esistenza di un Marx molto diverso da quello che usualmente conosciamo, di impronta tanto materialista nella forma quanto (almeno per alcuni versi) idealista nella sostanza del suo pensiero. ?1 peraltro innega!ile il fatto che Marx non svilupp mai oltre un certo limite, questo secondo aspetto del suo pensiero, che io amo definire a sua volta "materialista# (nella misura in cui il termine Materia, nella filosofia occidentale, sta spesso a indicare ci che 5 contingente, casuale, illogico e imprevedi!ile ; in contrasto con la natura razionale di tutto ci che 5 4pirito o .dea). En tale gravoso compito infatti fu portato avanti in modo approfondito da altri pensatori, a lui successivi, quali ad esempio (e innanzitutto) il grande sociologo Max %e!er, il quale si sofferm a lungo nelle sue ricerche sul ruolo causale svolto dalla sfera ideale o ideologica (vista per in un1ottica "contingentista#, cio5 come fattore non determina!ile a priori in !ase a qualsivoglia logica evolutiva assoluta, di stampo hegelianoAAA) rispetto a quella sociale e materiale, superando in tal modo l1ingenuo e unilaterale materialismo di cui, nonostante alcuni impliciti ripensamenti, fu sempre impregnata la filosofia marxiana. C) &onsiderazioni finali: uel c#e di Marx ' ancora attuale in una visione storica moderna .n sintesi, credo si possa affermare che la grande lezione marxista sulla storia, ovvero l1impatto positivo che il suo pensiero ha avuto sul pensiero storico attuale, consista nel suo tentativo di

rinnovare in senso scientifico e materialistico la visione evolutiva inaugurata da (egel. Ci che ; come si 5 mostrato ; egli fece su due fronti2 F) 6a una parte infatti, egli inaugur una visione materialistica della dialettica hegeliana, sottolineando la radice materiale e produttiva (quindi essenzialmente economica) delle societ umane, in contrapposizione a una visione idealistica (per la verit non solo hegeliana) che considerava gli aspetti socio$economici come un prodotto secondario dell1evoluzione spirituale del genere umano. .n questo senso appunto, egli non solo fu un materialista "duro e puro#, ma forn& anche una chiave di lettura della storia umana che per l1epoca, decisamente impregnata di idealismo, era davvero rivoluzionaria e che ; nonostante, come lui stesso ricono!!e, non possa essere considerata sempre e invaria!ilmente valida ; ancora oggi 5 tendenzialmente alla !ase del metodo della ricerca storica. Nessuno infatti, si sognere!!e pi= ormai di dare ai cosiddetti fattori "spirituali# una priorit eziologica assoluta su quelli materiali, e ci a prescindere da quale che sia il suo personale orientamento storiografico e ideologico. -l contrario, prevale oggi indiscuti!ilmente ; e a ragione ; la tendenza a conferire ai fattori materiali (socio$economici) una sostanziale preminenza sui fattori di carattere spirituale o ideale (e ci anche se, come si 5 gi detto, un tale orientamento materialista non deve essere considerato valido per partito preso, ancor prima cio5 di avere considerato le specifiche dinamiche storiche che caratterizzano l1oggetto particolare della ricerca storicaA) G) 6all1altra parte, Marx pare essere andato per certi versi oltre gli stessi aspetti pi= radicali dell1idealismo hegeliano, aspetti ai quali complessivamente 5 tuttavia rimasto legato2 oltre cio5 l1idea di una dialettica storica fondamentalmente autosufficiente, non influenzata (almeno nei suoi aspetti cruciali) dal peso della contingenza storica. ?1 possi!ile intravedere infatti nei suoi scritti (anche se raramente egli ne fa menzione esplicita) la consapevolezza che fattori di tipo contingente, non previsti cio5 all1interno del suo "sistema# di pensiero dialettico materialista, possano influenzare in modo sostanziale gli sviluppi della storia, modificandone per cos& dire dall1esterno la logica, un po1 come un granello di sa!!ia che si insinui in un ingranaggio meccanico, facendone saltare gli automatismiA 3ali fattori di Contingenza storica peraltro, non hanno sempre e necessariamente un carattere materiale, laddove quantomeno con tale termine si intenda qualcosa di fisico, di corporeo@ ?ssi possono infatti anche essere fattori "spirituali#, in quanto prodotto (li!ero e imprevedi!ile) della mente e dello spirito umani2 sia di un singolo individuo o comunque di una ristretta comunit (una decisione politica, la formulazione di un1idea@) sia di una massa (una corrente religiosa o di pensiero, una mentalit diffusa@) ?d 5 appunto in questo senso, di contingenza storica, che i fattori spirituali vengono ria!ilitati come possi!ili cause attive del divenire storico nella moderna concezione storica, che dello storicismo materialista di Marx, con tutte le sue am!iguit , 5 senza du!!io per molti versi erede e, pur nelle differenze anche radicali che spesso le separano, prosecuzione. .n questo senso sare!!e a mio avviso errato, almeno oltre un certo limite, vedere in un pensatore quale Max %e!er un implaca!ile avversario di Marx e del suo materialismo storico. ?gli fu infatti tanto un avversario (soprattutto sul piano politico) quanto, per altri aspetti, un prosecutore e un "radicalizzatore# della sua visione materialista, e ci dato l1accento che pose nelle sue ricerche sui fattori di "materialit #, ovvero di intrinseca casualit e in(deduci!ilit, insiti in quel grande processo evolutivo che 5 la 4toria. Ena tale rivalutazione della materialit o contingenza storica tuttavia, non deve farci credere che i pensatori post$marxisti siano tornati a una visione, per cos& dire, non evolutiva della storia2 la 4toria intesa cio5 come una somma di fatti ed eventi essenzialmente casuali o solo de!olmente interconnessi tra di loro, espressione magari nei suoi momenti salienti dell1"eroismo# di alcuni

individui eccezionali, piuttosto che mossa da una )rovvidenza esterna e superiore quale quella di cui parlano le religioni monoteistiche. -l contrario infatti, gli studiosi moderni concepiscono oramai (al pari per esempio dei 6ar7inisti in am!ito naturalistico) l1evoluzione storica come un divenire e un processo che ha in se stesso la propria origine e la propria logica, che 5 dotato cio5 di una propria razionalit intrinseca, la quale per ; per dirla con *ei!niz, il quale, pur non avendo mai tentato di comprendere la storia umana come un unico processo, e!!e in questo campo valide intuizioni ; possiamo s& definire come una ragion sufficiente, ma mai e poi mai come una ragione necessaria. P.S: *e considerazioni contenute in uesto scritto sono state occasionate dalla lettura di due saggi: ( Helmut +leisc#er, Marxismo e storia, Il Mulino, ,-./0 ( 1ic#ard Daw2ins, .l gene egoista, Mondadori, ,--34 5on #o ritenuto necessario inserire note di rimando alle fonti primarie e6o secondarie c#e mi #anno ispirato e a cui implicitamente mi riferisco, come senza du!!io avre!!e fatto un eminente studioso 7c#e tuttavia io non sono84 9 uesto perc#:, essenzialmente, le mie sono 7e si dic#iarano8 considerazioni a ruota li!era;, alla !ase delle uali non vi sono anni e anni di studio della vastissima 7pressoc#: infinita<8 !i!liografia legata ai molti argomenti ui implicati4 *o dico per onest verso il lettore4 5on me ne voglia per uesto e cerc#i piuttosto il !uono c#e pu= trovare in ueste rig#e4

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