You are on page 1of 82

BIBLIOTECA STORICO

CRITICA

TfTl^O,

DIRETTA DA

I.

BOLOGNA
DITTA NICOLA ZANICHELLI
1902.

rJlIHAl IO

VEHONLSL DLLLA CONTESSA MAITLDE

MATEIvDA
STUDIO DANTESCO

GIUSEPPE PLCCILA

BOLOGNA
DITTA NICOLA ZANICHELLI
I

go2.

Propriet letteraria

BOLOGNA, TIPI DELLA DITTA ZANICHELLI 1902.

Bologna DITTA ZANICHELLI Bologna


-

Sono

lieto

di

riprendere

la

pubblicazione della BIBLIO-

TECA STORICO-CRITICA DELLA LETTERATURA DANTESCA,


affidata
alle

cure

del

Prof.

Pasquale Papa,

e nutro fiducia

che
sta

gli

studiosi del

Sommo

Poeta vorranno continuare a quela

seconda serie della mia collezione,

benevolenza

di cui

furono larghi alla prima.


11

lungo intervallo

di

tempo trascorso

fra la

stampa

del-

l'

una

e dell' altra serie sar, spero,


la

compensato dalla maggiore


in
il

frequenza con

quale verranno d'ora


mole, conserveranno

pubblicati

fa-

scicoli, che, vari di

medesimo formato

e la

medesima accuratezza ed eleganza

di tipi e di carta. di

Ciascun fascicolo sar inoltre corredato


bibliografico, nel quale

un bollettino
i

verranno annunziati

tutti

libri

di ar-

gomento dantesco
lognese, Firenze.

inviati al prof.

Pasquale Papa,

44,

Via Bo-

Per quanto riguarda l'Amministrazione della Biblioteca,


indirizzare lettere e cartoline-vaglia alla

Libreria Zanichelli in

Bologna.

CESARE ZANICHELLL

Biblioteca Storico-critica

della Letteratura Dantesca

pubblicato

il

primo fascicolo della

2* serie

Picciola

MATELDA.

Studio dantesco
*

L.

Il

secondo fascicolo conterr:

Toynbee

RICERCHE E NOTE DANTESCHE

Serie se-

conda.

Sono
prezzo
di

disponibili
1..

alcune

copie della

1* serie

completa

al

20

75.

BIBLIOTECA STORICO - CRITICA DELLA LETTERATURA DANTESCA

(i) In

questo bollettino

verranno annunziate
al

tutte le pubbli(fazioni dante-

sche, delle quali sar inviato un esemplare

Prof. P.

PAPA,

Via Bolognese,

44, Firenze.

1.

Koch.

(Theodorp: W. (Catalogne of the Dante CoUection presented bv Willard F'iske. Ithaca. New York. i8g8-igoo. 2 voli, in 4".
)

Il

Signor Willaril Fiske, dopo


di Ithaca negli

ziosa collezione di opere dantesche, ne ha fatto


versit Cornell

munificenza

di;l
il

donatore,
dr.

si

somma cura una predono alla Biblioteca dell' UniStali Uniti. In due splendidi volumi, degni della pubblicato non molto il catalogo di questa
di

aver raccolto con

collezione, che

Koch ha compilato con


due

arte e dottrina bibliografica vera-

mente
di

magistrali. L" opera divisa in

parti. Nella

prima
le

si

registrano in or-

dine cronologico, descrivendole con esattezza scrupolosa

edizioni delle opere

Dante,

e le
gli

traduzioni

di

esse

nella seconda

sono disposti con successione

alfabetica

scitti

su Dante, con
di ciascun'
1'

largo ed opportuno corredo di rimandi e di

notizie sul contenuto


indici,

opera. Segue un primo supplemento e quindi due

uno per

soggetti,

altro dei passi della


In line

Commedia, con

gli

autori che

li

hanno
:

rispettivamente
Ritratti di
illusti\:ti'a

illustrati.
;

una

bibliografia iconografica divisa in sezioni


;

Dante
della

Monumenti e statue Sculture relative a Dante ; Arte italiana divina Commedia; Riprodu-^ioni da manoscritti ; Pitture che
le

illustrano la vita e

opere di Dante. Questo catalogo

di capitale

importanza
agevolata

per
la

gli

studiosi

del

sommo

Poeta,

quali avranno
i

d'

ora innanzi

supplementi ad esso, pubblicati e da pubblicarsi gli impediranno d' invecchiare, facendone sempre una fonte preziosa e, per quanto possibile, compiuta, d' informazioni bibliografiche nello sconfinato
via nelle loro ricerche, tanto pi

che

campo

della letteratura dantesca.

2.

Codice diplomatico dantesco: I documenti della l'ila e della famiglia di Dante Alighieri
riprodotti in facsimile, trascritti e illustrati

con note critiche, monumenti d' arte e figure da Guido Biagi e da G. L. Passerini Sesta dispensa Dicembre 1900.

Il

sesto fascicolo di questa sontuosa pubblicazione, sapientemente


e

condotta

dai dottori Biagi

Passerini, contiene

documenti che

si

riferiscono alla ra-

gunata, che nel giugno del [302


di S.
l'

Bianclii, ita

quali Dante, fecero nella Chiesa


si

Godenzo

in

Mugello. Vi riprodotto l'atto famoso, che


quale
i

conserva Delgli

Arch.

di St. fiorentino, col

Bianchi

si

obbligano a rifare

Ubaldini

dei danni che la guerra fosse per cagionare ai loro possedimenti niugellani.

Im-

portanti sono

poi

le-

i"_w_,;ioni fototipiche, alcune riprodotte direttamente dai

luoghi a cui il documento si riferisce, come le vedute di S. Godenzo, della Chiesa nella quale convennero i fuorusciti bianchi, e di Gaville altre ricavate dalle miniature onde ricchissimo il cod. Chigiano L. Vili. 296, che contiene le cronache del Villani. poi riprodotta qui per la prima volta fotograficamente anche la famosa iscrizione degli Ubaldini, la cui falsit il prof Rajna dimostra dihnitivamente e inoppu^abiimente in una sua breve ma succosa noticina inserita in questo fascicolo.
;

3.

Tozer
Di'iia

H. F.

An

ligiish

Commentary

oti

Dante'

Coimedia

Oxford, iqoi.

Da quella benemerita officina editrice che , per gli studi danteschi, 'la Clarendon Press di Oxford, e che ha gi dato ai cultori di Dante opere egregie, quali gli Studi del Moore, e il Dizionario del Ti.ynbee, si pubblicato questo nuovo commento alla D. C. che certamente sar utilissimo aiuto agli inglesi che vogliono penetrare nel pensiero del Poeta, n sar consultato indarno dagli italiani. Il volume, stampato con nitidezza ed eleganza severa, contiene il solo commentario senza alcun testo; ma il T. avverte che il test da lui seguito quello del Moore (Oxford igoo)j non senza aver riguardo peri anche alle varianti di altre edizioni. Le note sobrie e chiare hanno soprattutto carattere esegetico molti sono i richiami ed altri luoghi danteschi della Commedia e delle opere minori, che possano avere attinenza col passo di illustrare, perch il T. riconosce come fondamentale il canone, che Dante debba spiegarsi con Dante; inoltre data importanza speciale agli autori da cui positivo che il Poeta
,

abbia attinto

fatti
il

e dottrine.
via fa

11

contenuto di ciascun canto esposto


al

negli

ar-

gomenti che
retto

T. via

precedere

commentario; mentre qua

e l alcune

note introduttive svolgono qualche questione particolare ed importante

per

il

intendimento del Poema.

4.

Bassermann
Italia.

(Alfredo).

Orme

di

Dante

in

Opera

trad. sulla

seconda

edi^. tedesca

da

Egidio Gorra. Bologna. Zanichelli, iqo2.


Bassermann meritava di essere difluso in Italia in veste pochi potevano adempiere questo ufficio con la scrupolosit e con chiarezza del prof Gorra. Quest'opera che, come scrive il traduttore, si
Il

bel libro del

italiana, e
la

propone d' indagare e messo e pu mettersi


erudito dantofilo,

di
in

esporre quello che nella natura e nell' arte italiana fu

rapporto con Dante


di

ma

altres

non soltanto un animo appassionato e ricco

il

libro di

un

d'

entusiasmo

per r

Italia e pel

suo Poeta.


5-

Studi e diporti danteschi.

Federzoni
La materia
Tra
gli

(Ciiovanni).

Bologna, Zanichelli, iqo2.


di questo volume, in parte gi divulgata per le stampe dall' aunuova, distribuita in tre divisioni gli Studi, Diporti, le Posi pubblicano per la prima volta LMa nuova can:^one di Studi stille. Dante Alighieri {Ben aggia l'amoroso e dolce core, che il F. ritiene opera giovanile di D.); La poesia degli occhi da G. Guini\elli a D. Alligiieri I primi

tore, in parte

-.

germi
circa

della

D. C.

nella Vita

Gli studiosi di

Nuova. D. vedranno di buon grado


scritti

raccolti

in

un

bel
di

500 pagine questi


Vita nuova.,

danteschi del prof. Federzoni, pieni


rileggeranno con piacere
le

volume acume,

di
di

gusto e di garbata
alla

italianit, e
il

belle pagine intorno

che

F. ha fatto specialmente oggetto

di

lunga ed amorosa

meditazione.

6.

Torraca

(Francesco)

Studi

sulla

lirica

ita-

liana del duecento


Riveduti, modificati qua e
in

l.,
i

Bologna, Zanichelli, u)02.


accresciuti di note e di appendici

ricom-

pariscono raccolti

un volume
:

cinque poderosi studi

sulla nostra lirica del

il prof. Torraca aveva gi stampati nella iV. Antologia e nel // notaro Giacomo da Lentini; La scuola poeFederico II e la poesia provengale ; Attorno alla scuola siciliana; Il giudice Guido delle Colonne di Messina. In questi scritti sono qua e l trattati importanti problemi di critica dantesca, nei quali il T. porta da par suo

duecento, clie
tica siciliana;

Giornale dantesco. Essi sono

chiarezza, dottrina^ novit di vedute,

e,

soprattutto,

buon senso.

7.

Davidsolin.
ron Floreni

(Robert) Forschungen
Dritter Theil
(
i

{tir

Geschichte

und 14 Jahrhundert) I. Regesten unedirter Urkunden zar Geschichte von Handel, Gewerbe und Zunftwesen II. Die Schwarzen und die Weissen Berlin, 1901.
3
Questo volume di ricerche, che, come gli altri due precedenti, raccoglie documenti importantissimi, messi dall' A. a fondamento della Storia di Firenze., che e^li va con laboriosa dottrina pubblicando a Berlino, presso la solerte casa editrice Mittler und Sohn., molto notevole per gli studiosi di Dante, come quello che si riferisce tutto alle condizioni econoiniche e politiche di Firenze nei secoli XIU e XIV. Nella prima parte: Regesten ^ur Geschichte des Handels, des Gcverbes und regesti di un gran nudes Zunflwesens, abbiamo, ordinati cronologicamente,
notizie e
i

mero

di

documenti che riguardono

la

storia del

commercio, dell'industria
;

1209 ^1 133 '.Copiose e notevolissime sono le notizie d' indole politiche che da questi regesti vengon fuori ma soprattutto essi danno un' idea della vasta e mirabile rete commerciale che i
delle corporazioni di artefici di Firenze, dal


fiorentini

il

avevano saputo stendere


Corso Donati e

in tutto

mondo. La seconda parte

si

rife-

risce alle fazioni dei


i

titoli:

I.

Bianchi e dei Neri, ed divisa in 5 capitoli dei quali ecco 2. Caendiil processo contro la sua suocera

inSggio ijioo 4- Rela\ioni di Bonifacio Vili con 3. // Priorato di Dante famiglie fiorentine 5. Rapporti dai legati pontifici Gugl. Duranti e Piliforte abate Liimberiense spediti a Clemente l', dalla Toscana, dalla Marca d' An-

cona, da Spoleto, dalla


Gli indici accurati,
facilitano le ricerche in

Romagna
che
1'

ecc.

A. ha fatto

questo volume

precedere e seguire ai documenti, che non soltanto una nuda raccolta

di fatti, ma anche un ricco e luminoso contributo alla critica storica, intorno ad uno dei pi agitati e singolari periodi della vita fiorentina.

8.

Flamini

Lettura dantesca

(Francesco) // trionfo di Beatrice. Padova, 1902.

Quest'opuscolo del valente professore dell'Ateneo padovano un altro e di quel volume che egli va preparando, e sar presto il benvenuto, suir allegoria generale e sulla interpetrazione del Poema dantesco. Beanotevole saggio
trice per'

Flamini o la verit soprannaturale rivelata dallo Spirito Questo significato simbolico della donna divina, il F. attinge da Dante stesso, nell' ultimo capitolo del de Monarchia, e la dimostrazione acura e convincente corroborata di quella sana e soda dottrina, che
il

prof.

Santo

agli

uomini.

tutti

riconoscono ed ammirano

in

Francesco Flamini.

9.

La Divina Commedia
{ione del cod.
teca

di D. A. Rprodu-

Teinpiano maggiore della R. BiblioLaiiren:^iana

Mediceo

Inferno, canti I-XIV

Firenze,

1902.

Questa splendida riproduzione in tricromia e fototipia del famoso codice della D. C. fuori di commercio, ed destinata dalla Commissione fiorentina per la lettura di Dante in Orsanmlchele ad essere donata ai soci primi 14 canti della Societ dantesca ital. residenti in Firenze. Sono per ora

Tempiano

con la bella miniatura iniziale il resto sar dato negli anni successivi, per modo da formare un raro ed elegantissimo volumetto. Il prof. Vandelli ha aggiunto importanza a questa pubblicazione con la notizia che egli ha compilata del Codice Tempiano maggiore, uno dei pi autorevoli della Commedia, che conservino nella biblioteca Laurenziana. Questa descrizione del codice si
dell' Inf.
:

stampata

in

un

foglietto a parte.

10.

Solerti (Angelo)
da contemporanei
Con opportuno
pensiero
il

Autobiograjc e vite dei magXVIII narrate


in

giori scrittori italiani fino al secolo

Milano, 1903.
ha raccolto

prof. Solerti
di

un volume per

la

scuola queste autobiografie e biografie

grandi scrittori narrate da contempo-

ranei. Noi ci limitiamo ad additare ci che in esso si riferisce a Dante. Il prof. S. ha riprodotto ed illustrato il breve necrologio che del P. ci lasci nella sua Cronica Giov. Villani* riportando in nota anche il ricordo che ne scrisse nella sua Marchionne di Coppo Stefani, e quello che si legge in una Cronica generale

dal i^sr al i4jo della


del

Comunale
la

di

Ferrara. Ristampa

quindi

di

su

1'

ediz.

Gamba (Venezia 1825)

Vita

di

Dante

scritta dal

Boccaccio, con brevi


dell'egregio compi-

note esplicative. Rileviamo


gli

solo una piccola dimenticanza

latore: nella notizia preliminare che dell'operetta boccaccesca egli d a pag. 8, sfuggita 1' edizione critica che della Viia di Dante pubblic il prof. Enrico

Rostagno nei

fase. 11-111 della

prima

serie di ijuesta Biblioteca.

1.

Dantisti e Dantofili dei secoli

XVIII

e XIX.

Contribuzione alla storia della fartuna di


1901-190-2.

Dante. Firenze,

Questa pubblicazione, diretta

dal

studi intorno a Dante, giunta al 4. fascicolo ed

Conte Passerini, cosi benemerito degli ha date gi oltre a 40 bioad opera

grafie, nelle quali specialmente curata la parte bibliografica, che,

com-

piuta, sar di grandissima utilit

ai

ricercatori di scritti e di questioni dantesche.

Le

biografie sono stampale in fogli separati e senza numerazione, per


in

modo

che potranno

ultimo essere ordinate alfabelicamente a mo'

di

schedario.

l'i.

Giornale dantesco,
rini.

diretto

da G. L. Passe-

Anno X. Quaderni

I-\'I]1.

Notiamo in questi quaderni del Giornale dantesco^ che, alquanto trasformato dal primitivo, continua regolarmente le sue pubblicazioni per l' infaticata
diligenza
del

Direttore

G. L. Passerini,
di
1.

dell'

Editore
Il,

Cav. Olschki,
)

fra

gli

altri scritti:

Chiose dantesche

del

Lungo

(Inf.

inglese di
di F.

A che ora D. sale al cielo di D. e di G. del Virgilio di E.- G. Parodi; .4 che ora D. sale al cielo d'Ovidio L' epistola a Can Grande non e opera dell' Alighieri di F. P. Luiso; e una necrologia del compianto dantista F. S. Kraus scritta da A. Bassermann.
(Purg. XIX, 103-114);
;

G. Brognoligo' N. Scarano; Un' edizione


61
e di

13.

Lamma (Krnksio)
Zanichelli 1903.
Il

Questioni dantesche. Bcjlogna,

Lamma ha raccolto in volume suoi scritti di argomento dantesco sparsamente in giornali e riviste, ad eccezione di uno. Madonna Lisa e la Donna gentile. Nel primo studio. Dante Alighieri e Giov. Qiiirini, il L. esamina il cod. Ambrosiano O sup, 6^, che contiene sonetti di Dante o a Dante attribuiti, lo dimostra di scarsa attendibilit, e viene quindi alla queprof.
i

pubblicati

stione

principale

dell'amicizia

fra

il

Quirini

l'Alighieri e

dell'autenticit

della corrispondenza

med. cod. 11 L. nega 1' una cosa e secondo studio, La rimenata di Guido, mira a confutare l'opinione del d'Ovidio, che cio il son. del Cavalcanti /' veglio il giunto a te infinite volte contenga rimproveri a Dante per la sua amicizia con Forese Donati, Seguono poi questi altri scritti nel voi.: Sulle forme Ancora scliematiclie dei sonetti danteschi; Il primo son. della Vita nuova n Madonna Lisa e la Donna gentile. (Il L. sul primo son. della l'/fa nuova u nega l'identificazione della Lisetta con la Donna gentile, proposta dal Barbi ed accettata dai pi, e sostiene che nel son. Per quella via, scritto, secondo lui certamente nel 1292, ricordata non la Donna gentile, ma una di quelle geneJ agli amori del Poeta e a lui richietili donne, che s'interessavano all'arte sero parole rimate); Intorno alla Vita nuova dannazione secondo il ; La
poetica

contenuta nel
11

altra

con buoni argomenti.

>

concetto dantesco.

P.

Papa.

AGLI AMICI

AUGUSTO TAMBURINI

NABORRE CAMPANINI
DEI

PER AMOR

QUALI

CON

PI

ACUTO DESIDERIO VAGHEGGIO


DI

LA MATILDICA ROCCA
IL

CANOSSA

BEL MAURIZIANO ARIOSTESCO

IL

DOLCE SOGGIORNO REGGIANO


G. P.

Questo tenue lavoretto fu da

me mandato
e,

nel luglio

del igoo al Ministero della Istruzione pubblica pel noto

concorso dantesco. L' avevo preparato


scritto, nella

in parte,

anche
Cacui
bal-

primavera del 1898, dopo una


ancora m' dolce
la

gita a e di

nossa, onde

memoria,

cercai di fermare certe immagini matildiche in


late che pubblicai
il

due

giorno due di maggio di quell' anno

neW Italia

centrale di
il

Reggio nell'Emilia. Le ricordo,


di tutto

perch in esse era

germe

questo mio studio.

Xeir inverno seguente, invitato dal comm. Augusto


Franchetti a tenere a Firenze una conferenza dantesca,
detti

compimento

al

mio lavoro,
di

assottigliandolo in
e

una

forma che a
intrattenere

me

parve pi

agile

meglio adatta a

una accolta
usci

Signore.

sulla

fine di

quell'anno, se non erro; prima, dunque, ch'io tenessi


il

mio discorso;
a

il

volume Con Dante


Societ
la

per Dante,
italiana

pubblicato

cura

della

dantesca

{Hoepli, i8q8), e in esso


L. Rocca,
il

bella conferenza del prof.


le

quale, percorrendo in parte

vie

da

me

percorse, in

parte

altre vie,

giungeva

alla

medesima
io voglio

meta.

Chi primo? Non importa saperlo; n


spetti
:

usurpare un posto che non mi

certo

che mi

compiacqui

dello

spontaneo

unanime accordo che

4
appariva, non
nella

pure nella sostanza,

ma

alle

volte fin

forma

del nostro ragionamento.

Ed

ora la mia conferenza, cos


di

come mi

ritorna dal
poli'e, se

Ministero, aspersa

molta polvere [dotta

quella della Minerva!), data alle stampe


liane per la cortese

zanichel-

premura

del prof. Pasquale Papa,

che

me

1'

ha

chiesta. Potrei ringiovanirla e rassettarla,


ai

valendomi de' nuovi lavori (fino


toldi e del

pi recenti del BersuU' argomento,

Mancini) che sono

stati fatti

e dandole

pi aperto atteggiamento

polemico; potrei

sfruttare, se

non

altro,

il

lavoro del Rocca, trasfonden-

done

nel

mio

la miglior parte.

Ma
di

penso che
Cesare.
I

meglio
studi,

lasciare a Cesare quel

che
il

due

quello
stare

del
s
:

Rocca

mio. debbono, o

m' inganno,

da

la assoluta
all'

indipendenza nella quale sono

r uno rispetto
di autorit

altro,

pu

conferire

maggior

forza

di

persuasione alle argomentazioni cone spero.


resto,

cordi. Cosi

auguro

Nelle note, del


ultimi
dibattiti
s'

dimostro di non ignorare


questione,

gli

sulla

importante

de' quali

qualche eco
nel discorso.

pur dovuta ripercotere qua


i

e l

anche

Ma

ritocchi
si

nel testo

sono lievissimi e

rarissime

le

aggiunte:

vi

ho introdotto qualche panelle

gina che prima era confinata

note, e

ne ho

le-

vata qualche

altra che alle

Signore pot forse piacere,


di certo.

ma

ai critici

non piacerebbe
aprile 1902.

Ancona, 25

G. P.

MATELDA

M ATHlLDlsl.uCcvs.'|>Kcroahocc^| <^^vcUuYrc?v
"'""-----=-"

RITRATTO DELLA CONTESSA MATILDE SECONDO LA MINIATVRA DEL COD. VATICANO 4922 (DALLA RIPRODUZIONE DEL PERTZ, XII. TAV.

I)

Le prime quattordici
gatorio

terzine
il

del canto

ventottesimo del Purche ha


il

compiono quasi
al

medesimo

ufficio

preludio

sinfonico innanzi

dramma
seguace

musicato; e sono temprate a una

intonazione pastorale di meravigliosa bellezza. Dante


di avvincere

ama
l'

talvolta

cosi
e

il
il

intelletto

de' lettori

con

incanto
alla

molle de' suoni

puro

fiore delle

immagini, per disporlo

rivelazione di qualche
operi sempre per

prodigio. In

quest'arte, che
del

non

si

sa se

meditato proposito
il

Poeta o per spontaneo

miracolo, Dante raggiunger

pi alto grado di potenza descrila

vendo r apparir
ragone
:

di

Beatrice.

Annunzia

sua donna con un pade' consueti

ma non
si

legato

dalla

rispondenza

Termini
de' pi

grammaticali;

libero nella evocazione

immediata
del

di

uno
i

sereni spettacoli della


rosati d' oriente.

Natura

il

sorgere

giorno tra
suoni
sfiori
i

vapori
cantini

Pare che un
le

soffio di esili

degli archi;
altre

ma
e
i

arpe co' tintinni crescenti risvegliano


de' clarini
e

le voci di

corde

sospiri
i

de' flauti;

gi

un fremito
un inno
saluta
il

corre per tutti


in

concavi legni e penetra negli ottoni a suscitarne,


l'orchestra

tumulto,

gli squilli; e tutta

prorompe

in

clamoroso

di gioia

e di gloria.

Cosi
del

Riccardo

Wagner
1'

portentoso arrivo

del

Cavaliere

Cigno; cosi

Alighieri

ac-

coglie Beatrice nel Paradiso terrestre:

Io vidi gi nel

cominciar del giorno

La parte

orientai tutta rosata,

E
E
Si

altro ciel di bel sereno

adorno,

la faccia del sol

nascere ombrata,
di

che per temperanza


la

vapori
;

L'occhio

sostenea lunga tata

Cosi dentro una nuvola di

fiori,

Che

dalle

mani angeliche

saliva,

ricadea in gi dentro e di fuori,


d' oliva

Sopra candido vel cinta

Donna m' apparve,


Vestita di color di

sotto verde

manto,

fiamma

viva.

lo spirito

mio, che gi cotanto


era stato che alla sua presenza

Tempo
Non

era di stupor tremando affranto.

Senza degli occhi aver pi conoscenza,

Per occulta virt che da


D' antico amor senti
la

lei

mosse,

gran potenza.

Minor fremito

di passione,

ma non minor
viaggio
del

grado

di dolcezza

neir annunziazione di Matelda.

Com'
guerra
si

era
del

stato

faticoso
e
i

il

Poeta

Come
le

dura

la
i

cammino

si

della

pietate

attraverso
!

lande e
i

botri infernali e su per

dirupi del Purgatorio

Poich, se

comnon

mentatori hanno fatto particolare

attenzione

al

tormento patito
cornice,
la

da Dante

nell'

oltrepassare

le

fiamme dell'ultima
pene
il

men
tutte

vero che di molte altre


e

egli

dov sentire
(').

rancura

nell'animo
le

sul

debole
la

corpo

flagello

Non sempre: ma
luoghi
pe' quali ne' regni

volte

che
a

naturai

condizione

dei

pass

lo

costrinse

sopportarle. Dante
la

infatti

port

d' oltretomba,
le

non pure

vita e le passioni

mondane, ma anche

forme

e le linee de' paesaggi terrestri; e,

immaginando

s pel-

legrino per vie aspre

ed oltre monti

e fiumi e foreste,
la

cre epiattraente

sodi e incidenti e ostacoli, che

non sono

parte

meno
il

e viva della

Commedia;

riusci a rappresentare

paesaggio in-

fernale con tanta evidenza, da farcelo

apparire

quasi

luminoso:

dobbiamo costringere
rere luoghi

la nostra

immaginazione a uno sforzo, per


costretto a percor-

figurarcelo buio. Egli era


difficili

come un viandante

e selvaggi e a superare
s'

fossi,

fiumi e paludi;
i

dove

la via era

piana e stagliata, dove

inarcavano

ponti, dove

lo soccorrevano gli aiuti celesti, passava franco e sicuro;

ma

dove

erano ronchi o gore o burelle,


meglio, procedendo con
la

s'

aiutava

si

faceva aiutare alla

lena del

polmone

assai

munta. Chi

lo

ripar dalla grandine grossa e dall' acqua tinta e dalla neve, onde


erano adonati
i

cui vanit egli fu


il

golosi

del

terzo cerchio, sulla

costretto a porre le piante (-)?

chi, se soffio

non per un momento


che saliva dal baratro

coperchio

d'

un

avello, dal fetido

al

cerchio degli eresiarchi?

N doverono

esalar dolci

profumi dalla
vero,

bolgia seconda. Sull' argine

del Flegetonte

non scendeva,

perch spenta da' vapori,

la

pioggia di fuoco;

ma

tutta l'aria, in

quel divampare di fiamme, dovea scottare orribilmente, anche per

Dante, che aveva

con
de'

s, si

rammenti,
e
gli

di

quel di

Adamo. E
i

la-

sciamo

il

terrore
i

demoni,

orrori della via, e


i

lampeg-

giamenti, e

rombi, e

le folgori, e tutti

pericoli, e gli spettacoli

ributtanti e dolorosi, pietosi e

crudeli

della

peregrinazione
fu

nel-

r abisso;

ma

anche

la

salita

dell' alto

monte non
pia^:;a.
11

per

lui,

come

direbbe l'Ariosto, un

far

vedersi
il

in

fumo

degli ira-

condi
di via

gli f sentire

aspramente

suo pelo, cosi che per un tratto


sorta
egli

non parve

fosse divario

di

tra

il

Poeta

veri pe-

nitenti; e gi

due cerchi pi sotto

avea dovuto coi superbi

chinare
spada.

la fronte, sette

volte incisa dall'


tanti affanni
e

Angelo

col

punton della

E
e

quando, dopo

tante lagrime,

dopo

tanti

strazi e tanti terrori, varcate, pel

desiderio di Beatrice, le ultime


il

fiamme

1'

ultimo

martirio, egli, vetta


di
fiori

Poeta,

si

trov, libero, leg-

gero, ringiovanito, sulla


foresta, tutta fragrante

del
e

monte,

all'

ingresso della folta


uccelli: che

trillante

di

vigor

nuovo

senti

nell' agile

spirito, che

fresca

ondata di poesia sul-

l'anima,

rifatta

finalmente serena!

E
di

tutta questa riposata letizia,


il

tutta questa rorida frescura di vertice alpino, tutto

verdeggiante
e
gli

ondeggiante

mormorante mistero
e de' fiori
il

un bosco montano,
il

aromi

de'

muschi
e

silvestri, e
il

gorgogliare delle

pure

acque correnti,

frullar dell'ali, e

fremito delle fronde, tutto

ci reso ne" musicali versi di queste prime terzine! C', di pi,


la trepida

attesa

di

qualche

misteriosa

apparizione, di

qualche

grande avvenimento:

Vago

gi di cercar dentro e dintorno

La divina foresta spessa e Che agli occhi temperava

viva,
il

nuovo giorno,

Senza pi aspettar

lasciai la riva,

Prendendo

la

campagna
che

lento lento

Su per
Avere

lo suol

d' ogni parte oliva.

Un' aura dolce, senza mutamento


in s,

mi

feria per la fronte


;

Non
Per cui U"

di
le

pi colpo che soave vento


fronde, tremolando pronte,
alla parte
il

Tutte quante piegavano


la

prim' ombra

gitta

santo monte:

Non per

dal lor esser dritto sparte


gli

Tanto, che

augelletti per le cim.e


;

Lasciasser d' operare ogni lor arte

Ma

con piena

letizia

1"

re prime.
intra le fog'lie,

Cantando, ricevino

Che tenevan bordone alle sue rime, Tal, qual di ramo in ramo si raccoglie
Per
la pineta in sul
lito di

Chiassi,
discioglie.

Quand' Eolo Scirocco fuor


Gi m' avean trasportato
i

lenti passi

Dentro

alla selva antica tanto, eh' io


io

Non Ed ecco Che

potea rivedere ond'


pi andar

m'

entrassi

mi

tolse

un

rio.

inver sinistra con sue picciole onde


1'

Piegava

erba che in sua ripa uscio.


di

Tutte r acque che son

qua pi monde,

Parrieno avere in s mistura alcuna,

Verso

di

quella che nulla nasconde;

Avvegna che si muova bruna bruna Sotto r ombra perpetua che mai Raggiar non lascia sole ivi n luna.
Coi pie Di
ristetti

e con gli occhi passai

l dal fiumicello,

per mirare
freschi
egli

La gran variazion de' E l m' apparve { si com'


Per maraviglia

mai

appare

Subitamente cosa che disvia


tutt' altro

pensare)

Una donna

soletta,

che

si

gi
fior

Cantando, ed iscegliendo

da tore,

Ond' era

pinta tutta la sua via.

Eccoci dinanzi

alla bella

Donna che
ai

si

scalda

a'

raggi

d'amore:

Deh, bella donna, che


Ti scaldi,
s' io

raggi d'
ai

amore

vo' credere

sembianti,

Che

soglion esser testimon del core.

Vegnati voglia d! trarret avanti


(

Diss' io a lei) verso questa riviera,


io

Tanto eh'

possa intender che tu canti.


e qual' era

Tu mi

fai

rimembrar dove
lei^

Proserpina nel tempo che perdette

La madre

ed

ella

primavera.

L'immagine
qui
alla
si

perfetta.

Una donna
luce, d'

trapassa soletta in ombra,


e

direbbe

meglio in

amore,

coglie fiori: richiama

mente Proserpina

nella valle dell'

Enna:

dum

Proserpina luco
lilla

Ludit, et aut violas aut candida

carpii (^),

La giovine donna amorosa


Cantava
ribus

s'

avvicina a Dante e

si

ferma, diritta

sull'altra riva, a tre soli passi


il

da

lui,

pronta

alle

sue domande.
et in

salmo: Delectasti me, Domine, in factitra tua,


exultabo
;

ope-

manuum tuarum
d' altre notizie

e
la

le

divine bellezze largamente

profuse in quella mitica selva cosi

consigliavano al sorriso.

Ma

Dante

curioso:
la

Donde ha

origine l'acqua del

rivoletto?

E, se

oltre

porta del Purgatorio non hanno luogo

perturbazioni atmosferiche, che vento


foresta

cotesto che trae dalla viva

un murmure dolce ed eguale?


e la

La Donna

cortese ri-

sponde;

risposta

occupa tutte
il

le

rimanenti terzine del canto.


e

Ed
mente

ora chiudiamo
la

libro, e

raccogliamo

fermiamo
(^),

nella

figura
e

bellissima.

Violette e Pargolette

che colgano

fiori su' prati

ne intessano ghirlande, se ne

trovano

qua

nella lirica dantesca:

ma non hanno
invece

nessuna ideale o allegorica


vive
nella

relazione con questa. Balzano

memoria
:

le

fat-

tezze di Lia, apparsa poco dianzi in sogno al Poeta


Neil' ora, credo, che dell' oriente

Prima raggi

nel

monte

Citerea,

Che

di

fuoco d'

amor

par sempre ardente,

Giovane e bella

in sogno mi parca Donna vedere andar per una landa Cogliendo fiori. E cantando dicea Sappia, qualunque il mio nome dimanda, Ch' io mi son Lia, e vo movendo intorno
:

Le

belle

mani

farmi una ghirlanda.

Per piacermi

allo

specchio qui m" adorno


si

Ma mia

suora Rachel mai non

smaga

Dal suo miraglio, e siede tutto giorno.

EU' de' suoi

begli occhi

veder vaga,
le

Com'

io

dell'adornarmi con

mani;

Lei lo vedere, e

me

1'

ovrare appaga.

Lia e

la

Donna
della

soletta

sembrano pi
1'

che sorelle

sembrano

due figurazioni
annunziatrice

medesima persona;
e

una, fantasma di sogno,

dell' altra, viva

operante

nella realt di

una

vita,
//

che non

meno
ci

di

visione e di sogno.
'/

Con
sa

le le

espressioni:

sonno che sovente, An:;i che


scrive
il

fatto

sia,

novelle, Dante,

Lubin,
i

volle

avvertili

che questa visione doveva avle

verarsi.

N
n
il

lettori di

Dante ne faranno

meraviglie; ohe questo

non

solo n

il

primo sonno che


vero
(^j
.

in

questo viaggio abbia

annunciato a Dante

il

Siamo
il

cosi sulla via

che

ci

confin-

durr a determinare sicuramente


che ogni velo
sia trapassato

bel

simbolo: seguiamola,
e

o strappato;

poi

moveremo

passi

dalla allegoria alla realt della storia.

Che
la

cosa

dunque rappresenta

la

Donna

soletta
a'

Risponde Lia:
chiosatori

Vita

attiva.

Semplice scoperta, che


("),
i

risale

primi

della

Commedia

quali, interpreti

immediati della dottrina,

esposta da Dante nel Corivivio e nel trattalo

sapevano che,

se la
la

beatitudme spirituale
felicit

dell'

De Monarchia ("), uomo tutta nella


si

contemplazione,

temporale del Paradiso terreno


in vita perfetta.

rag-

giunge invece operando secondo virt

La

solitaria

Donna
porge,

trae infatti dal danzare suU' erbe e dal cantare e dallo scefiore

gliere fiore da
si,

argomento

di gioia; e la selva delle delizie le


i

dalle siepi e dagli arbusti, tutti


a

suoi

fiori,

ma

a patto
ella

che

ella

muova,

raccoglierli, le bianche

mani operose. Cosi


attivit della

esulta, perch

effonde

in opere belle la vivace

sua

fresca giovinezza.

Ma

si

pu dimostrare con semplice ragionamento


la

che, per la

fondamentale costruzione del Poema dantesco,


trice della

solitaria abita-

selva paradisiaca

non pu non

essere la Vita attiva.


(

Se

si

potesse dimostrare che fosse altra cosa


dall'

che non

si

debba

allontanarsi

antica

interpretazione

sono

pi che sutlciente

indizio le

almeno quindici

differenti

significazioni che
in lei, e tutti

una quinsi-

dicina di moderni
curezza, ravvisate

interpreti
(*)),
si

hanno

con eguale

dimostrerebbe insieme un grave difetto,


nella

una inammissibile deformit


meraviglioso edificio.

simmetrica conformazione del

Dal limite della

selva

selvaggia

fino

alla

soglia del Paradiso

terrestre, duca, signore e

maestro

di

Dante
allo

Virgilio; cosi

come

dal_ vertice

estremo

dell'Eden sino

splendore della candida


nel

rosa guida del Poeta Beatrice

E come
fa

Paradiso

terrestre

conducitrice de' passi

di lui

si

la

Donna

soletta, che, toltolo


i

quasi dalle mani del Savio gentile e mostratigli

grandi

misteri

della selva. Io affida alla custodia e all'autorit di a

Beatrice; cosi

terminare
e,

lo

desiro di Dante scende dall'alto suo seggio S. Ber-

nardo,
gi

accolto con benigna letizia e atto pio lo smarrito Poeta,


lo

abbandonato dalla beatissima donna,

conduce

alla
1'

suprema
che

visione di Dio. Beatrice compie

nel Paradiso celeste


delle pene, e a S.

ufficio

adempie Virgilio

ne'

due regni
l'

Bernardo

com-

messo neir Empireo

ufficio
i

medesimo che

alla

ignota vergine
lo Scartazzini,
il

neir Eden. Ora, se tutti

commentatori, compreso

doverono riconoscere

in

S Bernardo {quel contemplante)

sim-

bolo della contemplazione,


logia strettissima

come mai non


insieme
il

s'

accorsero
di

dell'

anala

che

lega

santo

Chiaravalle e

Donna
che
che, se

soletta, colui che dottore di

Dante

nell'

Empireo,

e colei

gli scorta
1'

sulla
la

vetta

del

monte?.
l'

Come non
altra

s'accorsero
cosi

uno

vita

contemplativa,

deve, perch
attiva? Se

vuole

il

freno dell' arte dantesca, essere


di

la vita

abbiamo
della

da fare gran conto

coteste analogie nell'interpretazione

Commedia, perch vorremo


luminose?
Virgilio fu, rispetto
all'

lasciarci sfuggire le pi evidenti e pi

uomo

cristiano e

moderno, quello che


l'Impero:

rispetto al Cristianesimo erano stati

Roma

La quale e '1 quale, Fur siabiliti per


U' siede
il

a voler dir lo vero,


lo loco santo

successor del maggior Piero.


Come Roma

'4

prepar degna sede alla religione di Cristo, cosi

l'autore dell'Eneide, raffigurante in s tutta l'antica civilt latina,


disposta a provveduto fine
Si

come cocca
le

in

suo segno
degli

diretta,

illumin e prepar
del vero Dio:

coscienze

uomini

ricevere

il

culto

come
Che
porta
il

quei che va di notte


retro e a s non giova.

lume

Ma dopo
Virgilio

s fa le persone dotte.

dunque

nella

Commedia
1'

la

diritta ragione che,

ad-

dottrinata di sapienza, mette

uomo
a'

sulla via della Fede, e gli fa


a' giusti

scorgere tutta la felicit

che
la

buoni e

conceduto

di

godere nel mondo, tutta


fragranze nel Paradiso

gioia

che freme in murmuri, canti e

terrestre.

Ma

goderla

a interamente

possederla non bastano gli ammaestramenti


ciente la dottrina del bene;
tiva, la
si

filosofici,
la

non
vita

suffi-

necessaria, oltre

specula

vita attiva:

ed ecco

la bella

Donna che
con
1'

rileva

Dante dalla
fiso

istituzione di Virgilio.

basta

varcare,

occhio

nella

scienza divina,

nove

cieli,

che

sono velo
la

insieme e rivelazione

dello splendore di Dio, per

godere

beatifica visione dell'

Ente

supremo; non basta conoscerlo; bisogna amarlo, contemplarlo,


adorarlo: ed ecco Bernardo,
il

quale, mentre

Beatrice

gi

si

fa

corona
Riflettendo da s gli eterni
rai,

innalza alla Vergine, in


sia

favore

di

Dante,

la

prece

pi alta che
a Matelda,

mai scaturita da cuore


la felicit

cristiano.

Virgilio

conduce
a

e
il

Matelda d

terrena; Beatrice conduce


l'

Bernardo, e
tutti
i

Santo contemplante appropinqua

uomo

alfine di

disii,

lo appressa alla fonte che saziet tutta la sua sete.

Il

nome

di

Matelda

sfuggi, quasi

per

caso, dalle

labbra

Beatrice, poco prima che Dante fosse

immerso da quella pia donna

nella ravvivatrice

acqua

di

Euno. Ed fortuna che ad

identifi-

care Matelda nella storia

non

ci

sia

venuto

meno questo

princi-

palissimo argomento:
telda fu,

il

suo nome. Poich non

dubbio che

Ma-

prima

d' essere idealizzata a

simbolo, donna viva e reale.

Ma

dove e quando visse? Quale


All'ultima di queste

fu la sua vita?
si

Come

ebbe

nome?

domande
se al

risponde facilmente:
di lei

Si

chiam Matelda, o Matilde;

nome

Dante ebbe

rispetto

come

quello di Virgilio, di Catone, di Stazio, di Beatrice e di tutti


suoi personaggi.

gli altri

anche
sola
;

alle altre

domande
:

rispon-

derei semplicemente, con


la

una

compendiosa risposta

Fu

contessa

Matilde, di
i

Toscana

ma non

senza

ragionare

cosi:

Tutti

chiosatori del Trecento furono concordi in questa

indiscussa
gine,

interpretazione, alla
il

quale

evidentemente dettero ori-

non pure
il

retto e meditato criterio di quegli

uomini

savi,

ma
D.

ancora

consenso

unanime
diffusa

di

tutti gli

antichi lettori della


della

C,

e pi

ancora

la

tradizione
nel

che

signora

di

Canossa dovea essere sempre viva


pi viva di
lei

Trecento in Toscana, e

accendersi, e a

lei

impulsivamente accennare solo


dall' autorit di

che

il

nome

di

Matelda

fosse
<i

pronunziato

uno

storico o di

un poeta.
la

L' autore, scrive

Iacopo

della

Lana,

pone qui a figurare


fue

vita

attiva la contessa

Matelda, la quale

una donna savia

e possente e polita in virtudiosi costumi, ed


si

ebbe secondo fama quelle proprietadi, che


perfezione di vita attiva
.

convegnono secondo

Se non che contro

la

pugnace Contessa molti uomini


si

del

no-

stro secolo e de' giorni nostri

levarono in arme per discacciarla

dal

luogo

di

delizie:
e,

primo
di lui,
il

fu

(mi

rimetto
il

allo

Scartazzini)
il

Paolo Costa,
Lubin,
ciari,
rillo,
il il

dopo
il

Goeschel,
lo

Minich,

Caetani,
il

il

Preger,

Boehmer, ed esso
il

Scartazzini, e

Forna-

Borgognoni,
Mancini, ed
!

D" Ovidio,

il

Clan, lo Zingarelli, lo Sche-

il

altri

ancora. Troppi uomini, veramente, contro

una donna
in

Ma

vero altres
di

che

contro

Matilde furono

poste

campo non meno

nove donne: una regina tedesca del secolo


tedesche, del
le agili e

decimo, due monache, pure

secolo decimoterzo, la
soavi figure della
^

Maddalena penitente

cinque tra

ita


Nuova. Delle
lentemente nel
Scartazzini,
di esecutore,
il

i6

un
po' viof giustizia lo

tre tedesche, che a^-ean tentato d' introdursi

mondo
in

tutto latino e biblico di Dante,

quale, con quella sua acerbit di giudice insieme e


facile

mise

fuga

anche
la

tutte le

compagne

della
Il

giovinezza di Beatrice: salvo una sola,


Fornaciari invece, sostenne
gentile, per la
il

donna
i

dello schermo.
della
se

valorosamente

diritti
(^);

donna

prima volta indicata dal Goeschel

non che

Borgognoni volle invece dimostrare un'altra

delle

donne dan-

tesche esser degna dell'alto soggiorno, quella

cio

che nel paradegli

grafo XVIII della Vita A'^ora, rimproverando


antichi dubbi ed affanni, e

Dante l'oblio

rialzandolo e rafforzandolo, lo inizia a

una nuova

vita di dolci visioni e di gioia serena; tutte le altre sba-

ragli inesorabilmente
Io, se

lungo
tra
le

il

lito

per

la

pineta di

Chiassi

('").

potessi

scegliere

gentili della

Vita Nuova, moverei

con

cenno

d'assenso

incontro
verso

monna Vanna,
donna
di

all'amica

di

Guido: ....

io vidi venire

me una

gentil donna, la quale

era di famosa beltade, e fu gi molto

questo mio primo

amico.
la

lo

nome

di

questa donna era


ch'altri

Giovanna, salvo che per


l'era

sua beltade, secondo


e cosi

crede, imposto

nome
di

Pri-

mavera:

era chiamata.

appresso

lei

guardando,

vidi ve-

nire la mirabile Beatrice. Queste

donne andato presso

me

cosi

r una appresso
e

l'

altra, e

parvemi che amore mi parlasse nel core

dicesse: Quella prima


d'

nominata Primavera

solo

per questa
a chiamarla
si

venuta
cosi:

oggi

che io mossi lo impositore del


Io di

nome

Primavera, cio prima verr


del suo fedele.

che Beatrice

mostrer

dopo r imaginazione
lo

E
lo

se

anco vuoli considerare

primo nome nome Giovanna

suo, tanto quanto dire Primavera, perch lo suo

da quel Giovanni,

quale

precedette

la

ve-

race luce, dicendo:

Ego vox clamantis


Matelda
?

in deserto: parate
la

viam

Domini
trice nel
tale

(").

E non
nome
di

colei che prepara


la la

via a Beai

Paradiso terrestre

Non
che

precede cogliendo
lingua, per se

fiori

con

atteggiamento di grazia
il

stessa mossa,

pronunzia

Primavera?
lo

Ma

Giovanna non

Matelda:
arbitraria-

Dante, bene osserva

Scartazzini,

non cambia mai


mente
luogo
i

17

nella

nomi

dei suoi personaggi, n


('-).

Divina

Commedia
dott.

fa

ai

pseudonimi

Per questa ragione

del

nome non mi
il

persuade
la

il

Car-

melo Cazzato,

il

quale nella Matelda vede

Maddalena

pentita.

Come Catone
dal peccato,
lena,

simboleggia

sentimento delle anime, che, uscite


libert, cosi, pel

vanno cercando
fiumi
di
le

Cazzato,

la

Maddacorpo di

che vers

lagrime
colpe
ricorda
,

d' la

unguenti

sul
il

Ges

e n' ebbe perdonate

Maddalena,

cui

nome
moneterno
:

la

tradizione

ecclesiastica

riconoscente, ove
le

trattasi di

acque

lustrali e di

perdono

rappresenterebbe

anime, che,
dell'

date dalla penitenza,

risorgono per divenire amanzie

amante

(").

Non

si

pu negare che
e bella e

la

congettura sia attraente


di

qual donna fu pi innamorata


dala?

luminosa

Maria

di

Magmezzo

quale pi di

lei

penitente e perdonata?

quale dunque

pi degna di stare nel luogo del perdono e delle delizie, in


al

profumo

dei fiori, ond' ella still


il

balsami
il

ai

piedi di
di

Ges?

Ma quando
Magdiel,
il

valente

autore, a giustificare

nome
la

Matelda,

vuol dimostrare che Dante pu averlo derivato da Magdal, Magdael,


dolce incanto per

me
la

sparisce e

anche

Maddalena

dilegua inesorabilmente dalla divina foresta. Dove, a ogni modo,

non potrebbe dimorare senza


Maria Salome,
le

compagnia

di

Maria lacobi
il

e di

quali

andarono per trovare

Salvatore al

monimento,

quello

non trovarono, ma trovarono un

giovane

vestito di bianco, che disse loro:

Voi domandate

il

Salvatore,

e io vi dico che

non

qui: e per non abbiate temenza;


li

ma

ite

dite alli discepoli suoi e a Pietro, che elio

preceder in Galilea;
tre
gli

e quivi lo vedrete,

siccome

vi

disse.

Per queste

donne

si

possono intendere
gli

le tre stte

della vita attiva, cio

Epicurei,
cio
al

Stoici

li

Peripatetici,

che

vanno
di

al

monimento,
cose, e

mondo
dano
il

presente, eh'

ricettacolo

corruttibili

doman-

Salvatore, cio la Beatitudine, e


dalla

non
dell'

la

trovano,
!

etc. ('^).

Quanto siamo lontani


Gli argomenti

Matelda

Eden

che

tutti

(non per l'acutissimo D'Ovidio)


della

mettono innanzi per dichiarare Matelda donna


sono questi: che
PlCClOLA.
il

Vita

Nuova,
sol2

nome

di

lei

pronunziato

da

Beatrice


tanto nell'ultimo canto del

i8

che, se

Purgatorio;
il

Dante
fa

non

lo

chiede prima, deve saperlo; che intine


di

Poeta non
la

atto alcuno
volta.

maraviglia quando l'ode pronunziare per

prima

Veramente quando Dante accenna,


Utica, a Catone; o

col ricordo di Marzia e di


e e

quando nomina
e

Virgilio
e

Stazio,
la

Ulisse

Farinata,

Gerione
i

Minosse,

Lia

Lucia,
il

Sirena
fa

che
di

dismaga

marinari col piacere del canto e

Gorgone che

smalto chi

lo riguardi, sa di risvegliare nel lettore precise

de-

terminate immagini di persone o di forme gi vive

nella

storia

o nella credula fantasia de' popoli. Egli

ha

sempre
questa

salvo na-

turalmente che nelle misteriose


d'essere
inteso

profezie

sollecitudine

senza

ambagi, d'essere

corrisposto

dall'assenso

immediato del
aguzza
de' versi
egli

lettore, al quale,
gli

quando
alla

esso gli paia

meno

attento,
il

stesso

occhi
o,

verit,

squarciando
di

velo

meno

perspicui,

se

gli

sembri
in

piccolo
('^).

ingegno,

consiglia addirittura di
bile

non mettersi

pelago

Ed

possilo

che Dante, poeta lucido

e chiaro,

come adamante che

sol

ferisca, gitti a' posteri questo

nome

di

Matelda come un enigma


altissimo

insolubile?

possibile che

egli

collochi,

simbolo,

nel

Paradiso terrestre, pi su dunque di Virgilio,

come Bernardo

pi su di Beatrice, una di quelle anonime amiche o compagne o

coetanee della sua donna,


se

le

quali

non hanno

altra

importanza

non quella

di dare a lei pi spiccato rilievo, pi mirabile bel-

lezza, splendore pi

puro? Potrebbe ammettersi;

ma

due conla

dizioni:
scelta
si

che

sopra
e

una

sola

di

coteste

compagne cadesse
e

spontanea
i

concorde degli interpreti,

che a questa sola


la

addicessero

nobili attributi

onde

adorna

Matelda del
no-

terrestre Paradiso, cosi


stra

come

a Beatrice, che, vivendo, rendea di


di

fede e guidava nel


si

grembo

Dio

contemplatori della sua


1'

bellezza,

conviene, per semplice e naturale trapasso,

ufficio di

figurare nella

seconda

vita

la

scienza
il

teologica.

che importa

che,

quando Beatrice pronunzia

nome

di Matelda,

Dante non

sene meravigli? Segno

che

al

dolce simbolo conviene per virt

d'intima connessione quello

storico

nome; segno
non
e

che la bella

donna operosa, cantante

salmi

tra' fiori,

non pu

essere

wia Maielda, incontrata per caso


tutti

nella

vita,
il

ma

la

Matelda, che

sanno. Poich, appena

pronunziato

nome

di lei,

deve es-

sere

immediato
da
parte

il

riconoscimento,
de' lettori.

come da

parte di Dante, cosi


perplessit,

anche

Nessun

indugio, nessuna

nessun equivoco: altrimenti


ridisce,

quanta freschezza dell'episodio maperde!


Il

quanta bellezza,

sfiorita, si

D'Ovidio,

il

quale,

oltre
l'

ad un singolare acume critico, ha anche un vivo senso del-

arte,

ben s'accorse del danno che pur da un dubbio sulla iden-

tit di

Matelda poteva derivare

alla

poetica bellezza della scena


la

paradisiaca, e

non

esit

ad attribuirne
convenir

colpa al Poeta.

<

Bi-

sogna ad ogni modo,


dantesca, bench

egli scrive,

d'

una cosa:

la

creazione

abbia un mirabile profumo di poesia,

non

in

tutto felice. Se davvero Matelda la Contessa, perch

Dante non

seguit qui tutti


a tanti

suoi soliti accorgimenti, e lasci

la

aperta la via
il

dubbi? Se non

Contessa,
lei

come non previde che


il

nome

di

Matelda avrebbe rivolto a


di Beatrice,

pensiero

dei

contempo-

ranei? Se un'amica

come non pens, poich non


fuori

l'aveva

mai cantata

nelle

sue liriche, che

d'una

ristretta

cerchia di luogo e di

il

tempo nessuno l'avrebbe riconosciuta? Egli


certezza erronea

vero colpevole cosi della


("').

come
egli

dei fondati
sa se fare

dubbi

molto dubita

il

D'Ovidio, tanto eh'

non

pi salutevol cenno alla Santa Matilde dello Scherillo

('"),

o alla
d' es-

Maria

di

Magdala

del dott. Cazzato.


l'

Sono

lieto

ad ogni

modo
io

sere d' accordo

con

illustre Professore

almeno

in questo: che
;

Ma-

telda

non pu

essere

una donna

della Vita

Nuova

onde

credo

che

ai

sostenitori dell'

una o

dell' altra delle

giovani amiche di Bea-

trice

non rimanga

altro partito che, o di gettar via le armi, o di

sperare in un grande miracolo:


il

che
delle

si

possa un giorno scoprire

sirventese dantesco

in

lode

sessanta pi belle

donne

di

Firenze, e che tra

esse la ottava o la

decima

(o

sia

pure anche

una pi lontana
d'

dal

numero nove)
essi

si

chiami col rivelatore


1'

nome

Matelda. Allora soltanto


di

potranno riaprire

animo

qualche

speranza

vittoria

Certamente noi
parlato anche pi

saremmo
esplicito:

pi

grati
di

al

Poeta, se egli avesse


io

non

meno

non

Io

credo cos

grande colpevole. Da prima

egli

non mostra
le

di

conoscere

la

gio-

vine donna; poich, mentre a tutte


s'affretta

anime
che

gi vedute nel

mondo
celate

incontro

salutarle, salvo

non

gli

siano

da' troppo acuti

tormenti, o dalla
la

soverchiante luce di grazia, a


a

questa
sciuta:

invece

volge

parola

come
a'

persona

affatto

scono-

Deh, bella donna, che


Ti scaldi,
s"

raggi

d'amore
a'

io vo'

credere

sembianti
.

Che

soglion esser lestimon del core...

Una
si

sola
a'

cosa
raggi

dicono a

lui

sembianti
gli

di

Matelda: che

ella

scalda

d'amore; non
infingimenti,

ridestano
le

memorie
i

di soavi

affetti
l'

o di timidi

non

passioni e

treqjori delegli

et (giovanile

C). Se

la riconoscesse, la di

chiamerebbe
da

Ma-

telda, poi,
di
la

non aspetterebbe

udirla chiamare cosi


il

Beatrice.

Ma
atto

quando questa pronunzia


Toscana avea

dolce nome, Dante


il

non

fa

meraviglia e non ne deve fare

lettore; poich quel

nome, che
s'

Contessa

di

reso

famoso nel mondo,

addice

perfettamente alla persona gentile che autore e lettore hanno in-

nanzi a s nel Paradiso terrestre.

Immaginiamo
che rigano

di rivivere nel secolo

XIV
pi
e,

in

una

citt

di

Toe

scana, o della vasta pianura che da Vercelli a


1'

Marcato dichina
e

.4dige e
la

il

Po, dove cio

continua

pi
il

viva

dov

fiorire

memoria

della Contessa;

risalito cosi

corso

de' secoli, e

abbandonato nel lungo viaggio tutto T


le

artificioso cor-

redo della critica e

faticose

congetture

de'

moderni, immagi-

niamo

di rileggere

canti del Paradiso terrestre con

animo scevro

d'ingombri

eruditi, e d'essere condotti da' versi del sacro

Poema

dinanzi a una donna che

muova
laude

le

mani

cogliere
e sia

fiori delle

opere

belle,

canti

inni
de'

di

al

Signore,

dispensatrice
felicit,

all'uomo

purificato

supremi godimenti della terrena

dimostrandogli

quasi

nel fulgore di

un sogno miracoloso Chiesa


di

ed Impero congiunti insieme e rinnovellati

novelle frondi; dicol

nanzi

una donna che

altri

Beatrice

chiami

semplice

nome

di

Matelda, non mai altrove, o con diverso intendimento,


nelle

celebrato

opere

del Poeta.

Potremo noi pensare ad

altra

donna che non

sia

1'

unica,
i

la

grande,

la

quasi divina
figlia della

Matelda

della storia, quella che


cella di

Poeti chiamarono

Chiesa, an-

Ges

e di Pietro,

palma

fiorente,

lampada fiammeggiante,
Marta
una

fulgida stella Diana, sussidio della fede, custode di giustizia,

operosa?

(^)

O
si,

immagineremo ministra

di cosi

alto

ufficio

delle eleganti,

ma

vacue, ma, sopra tutto, impersonali damigelle,

che ridono maliziose e

cinguettano argute ne' capitoli della

l'ita

Xuova?
Eppure
lo Scartazzini,

con l'atteggiamento

di

un Minosse meil

lodrammatico, intima:
rubino colla spada

No, contessa

di

Toscana, ecco

Che-

fiammeggiante, esci

per sempre dal Paradiso


dell'

terrestre, vattene gi nella

nona bolgia
sacro
sei

ottavo cerchio infera

nale,

il

tuo posto
ti

nel

Poema
tu

sia

accanto

Bertrarn del
si

Bornio; quivi
di te
lari
.
11

sta,

che
e
il

ben punita: nessuno

curi pi

D'Ovidio

Fornaciari, nei
allegati, e

due

studi,

non partico-

a Matelda, che
di giudizi e

ho gi

che sono pregevolissimi per


si

acume

profondit

di

dottrina,

dimostrano, pure
severi nel-

sentenziando con miglior garbo, non

meno rigidamente
e

r escludere

la

signora

di

Canossa dagli ombrosi penetrali della


ripigliano

divina foresta. Tre

argomenti

confortano

di

vigor

nuovo;
i."

sono:
devozione della Contessa
a

la

Gregorio VII

la

parte da

lei

avuta nella umiliazione di Arrigo IV Imperatore;


2." la

donazione di

tutti

suoi beni alla Chiesa;

3. la

tarda et alla quale ella giunse e che contrasta


la

troppo
{-").

rudemente con

gioconda giovinezza della Matelda dantesca

Innanzi tutto

mi

si

conceda

di

osservare che Dante non mai,


le

ben raramente, reca nelle condanne o nelle beatificazioni


avversioni o
d' indole
le

sue

sue adorazioni politiche; anzi, obbedendo a criteri


cosi
alti

morale e religiosa
a

che

noi, pi

di

una

volta,

per ficcar lo viso

fondo,
l'

non

vi

discerniamo
affetti,

alcuna cosa, sa
delle

reprimere, oso dire, fino


patie, delle sue amicizie.

impulso de' suoi


ricorder
il

sue simfigura di

Non

la

innamorata

Francesca:
zelli e

ma

chi

pu

dire perche
la

Poeta salvi Guido Guini-

condanni

inesorabilmente

cara

immagine paterna

di


ser Brunetto,
sulla via di redenzione,

22

s'

mentre potrebbe, per una sola lagrimetta, collocarlo


dove l'uomo veramente
eterna?
('')

Pri-

sciano e Francesco d' Accorso,


che fur cherci

letterati

grandi e di gran fama,

sono gi nell'inferno;
Farinata e
il

giti

tra le

anime nere
s
il

Tegghiaio, che fur

degni,

Iacopo Rusticucci, Arrigo e

Mosca
g'

E
e,

gli

altri

che a ben

far

poser

ingegni

consunto nella mobile fiamma,

il

nobilissimo

nostro
i

Latino

Guido Montefeltrano
larono
le

che pure era stato di coloro


operazioni

qq^li

ca-

vele delle
si

mondane

nella loro lunga


e

et a religione

render, ogni
II,
l'

mondano
eroe
,

diletto

opera dipo

nendo
degno

Federico
giace,

illustre

anch'
in

egli

d'

onor

si

non lontano

dall' Uberti,

una

delle arche indi

focate del sesto cerchio; mentre

Carlo

d'Angi, che accor


lui
si

sua mala signoria

popoli soggetti, onde ancora di


il

dolgono
antiche

Puglia e Provenza;
e delle

Re
f'

guelfo che

per

ammenda

delle

nuove colpe
a gridar

vittima di Corradino
nella
il

giovinetto, e

mosse

Palermo

mora mora, canta


del

fragrante

valletta le
alle

preci della redenzione eterna! Spesso

Poeta sommette cosi

necessit

simboliche

Poema, o

ai

suoi sillogismi e alle sue

superstizioni di cattolico, o, infine, all'unanime giudizio dei con-

temporanei,

le sorti

dei personaggi
a

pi nobili e grandi.
Stazio
il

Con una
savio

ingenua
voglia

finzione

rende

libert

poeta e sospende, Dio


il

non senza speme!,


Maestro,
tra
gli
il

nel

Limbo
il

suo verace Duca,

e cortese

dolce Pedagogo,

dolcissimo Padre, ^'irgilio;

confina

spiriti

tristi

lieti

Cesare armato con occhi


Paradiso, e ne trae

grifagni, le cui

lodi canter

Giustiniano nel
di
il

per sempre
a s,

il

fiero avversario

lui,

Catone, forse perch

non

ma

alla

patria e a tutto

mondo
e di

nato essere credea;


ella

cosi esigila nel dolce Paradiso terrestre

Matelda, mentre
i

do-

vrebbe raggiare, pi alta


s:andida rosa.

di

Raab

Cunizza, tra

fulgori della

tanto ardore di religione e di fede accende, vorrei

quasi dire abbaglia,

il

Poeta, e Tanto in

lui

1'

ossequio alla Chiesa


egli piega le

e tanta la riverenza delle

somme

chiavi, che

ginoc-

chia dinanzi a un papa avaro, ad Adriano

(per vostra dignitate

Mia coscienza

dritta

mi rimorse

e,

pure avvolgendo
il

nell'ombra

dell'odio
Farisei,
la
il

piti

implacabile Boni-

facio N'IIl.

principe de' nuovi

gran Prete a cui mal

prenda,

il

capo reo che ha giunta

spada col pastorale, l'adule

tero che tolse a

inganno

la

bella

donna
che

poi ne fece strazio cosi


e

da

ridurla

femmina

sciolta,

colui

siede

che

traligna, e

toglie
or qui or quivi

Lo pan che
quello infine

il

pio Padre a nessun serra,

che, usurpando

in

terra

la

cattedra di S.

Pietro,

r ha fatta cloaca del sangue e della puzza; pure, dico, raccogliendo su quest'

uomo

tutti

vituperi e tutte le maledizioni, sente orrore

e terrore e quasi piet della cattura d'

Anagni
e
il

Perch

men

paia

il

mal futuro

fatto

Veggio

in

Alagna entrar

lo fiordaliso
{'-).

nel vicario suo Cristo esser catto

Non mi
Poeta,
litici,

par

dunque

sia

lecito a noi

imporre

criteri

nostri al

al

cui giudizio
e
a'

conferirono troppi elementi religiosi e poe

teologici

filosofici, tradizionali

passionali
alle

ed

artistici,

che sfuggono
gini

nostri sistemi e classificazioni,

nostre

inda-

storiche e critiche.
d' altra

N
abbia

parte

agevole

asserire

che

Matilde

di

Toscana

ella

voluto o potuto in nessun

modo
poeti,

contribuire alla

umi-

liazione di Canossa; poich

non

sotto
i

questo aspetto n in tale


i

atto ce la rappresentano
al

cronisti e
n'

quali, o assisterono

grande avvenimento, o
fatti

ebbero informazione diretta.

Non

ri-

corder

notissimi, se
ci

non

in

quanto

ci

schiudano

la via a

quello che pi
11

preme
il

di aver vivace e presente nella


e
l'

memoria.

conlliito

tra

Papato

Impero

per

l'

ardua questione

delle investiture

avea avuto soste brevi, e lunghe accanite rccru-


descenze;
gorio VII,
cile
a'

24

al

ma non mai
il

avea dato tregua


egli

fiero

animo

di

Gre-

quale voleva, unico


cenni
le

ministro di Dio, tener, do-

suoi

l'autorit

dell'Imperatore, sottrarre
l'

ad

ogni

ingerenza laica

cose

spirituali, uccidere

idra

della simonia,

por fine alla condotta immorale del clero. Alla condanna contro
i

principi temporali, rei di investitura, pronunziata

dal Pontefice

nella

quaresima del 1075, presenti


e

al

Concilio cinquanta tra aril

civescovi

vescovi, abati

chierici, presenti

marchese

Azzo
ri-

d' Este, e Gisulfo,

principe di

Salerno,

e la

Contessa Matilde,

spose nel

medesimo anno

l'oltraggio di Cencio, che ardi far vio-

lenza alla persona dei Vicario di Dio, celebrante la solenne messa


di

Natale nella Chiesa

di

Santa

IVIaria
dell'

Maggiore; rispose

1'

Im-

peratore,
dieta di

convocando

nel

gennaio
egli,

anno seguente la famosa


la

neva, nel

Worms, nella quale nome anco de' suoi


secoli.

Re per

grafia

di Dio,
e lo

depo-

vescovi,

Papa Gregorio

condan-

nava ne'
l'

Ma

dopo

la

tremenda scomunica fulminata dal-

indomito Ildebrando contro Arrigo IV; dopo l'interdetto, onde


da
lui

furono

colpiti e atterriti

tutti
il

vescovi simoniaci, niuno

os presentarsi alla nuova dieta che

Principe tedesco avea con-

vocata frettolosamente
tore rimase
fu costretto
solo, alla

Worms

per

la

seconda volta: l'Impera-

mercede del grande avversario, del quale


misericordia. Gli avvenimenti

a implorare

che

suc-

cessero, incalzando tragici e fatali, invoglierebbero


gine, alle quali
la vita: se
f' la

a scrivere

pa-

non

lo stile e
ci

non

1'

arte,

ma

la

materia darebbe

non che

bisogna
nel

affrettare a

Canossa, dove Arrigo

dura penitenza

nevoso gennaio del 1077. " Campanini


di storico,
1'

narr l'episodio, rettificandone, con precisione accurata


i

particolari

('^)

io,

che non

a'

due colossi cozzanti,

ma

ho

animo
prosa

tutto a Matelda, preferisco

ravvivare,

come

so

meglio, in

moderna

il

vecchio, inelegante,

ma

efficace

latino di due chierci

medievali: di Donizone,
biografo
di
lei; di

monaco

canossino, devoto di Matelda e


descrisse
in
distici
la
vit-a
(-*).

Rangerio che
fidi

di

Santo Anselmo, uno de' pi

consiglieri della Conlessa

Erano adunati
avea tenuto
l'

nel castello matildico


al

Ugo, abate

di

Cluny, che
di

Imperatore

fonte battesimale, Adelaide

Susa,

suocera di Arrigo, e molti vescovi e abati e dignitari


sastici.

laici e

chie-

Ma, mancata, dopo


il

tre giorni

di

vani discorsi, ogni spein

ranza di conciliazione,
vicini,

Re, che

attendeva

uno

de' castelli

volendo tornare

a dietro, si rec (lascio la parola a

Doni-

zone)
l'abate

nella cappella di S. Nicol, nella quale preg

lagrimando

Ugo

si

volesse

fare
e,

egli

mallevadore di pace.
a

Non
pur

posso

rispose

l'abate;
:

volto

Matilde, che

insisteva

essa nelle preghiere


le

Nessuno potr ottener


le

ci, se

non tu
il

Re

soggiunse.

Piegate allora

ginocchia innanzi a Matilde,

la

supplic:

Se tu molto ora non m'aiuti, non potr infranil

gere pi scudo, perch


valente, e
fa

Papa mi ha condannato. Va, o cugina


ribenedica.
alla

che

egli

mi
fino

S'alz ella e promise;


il

usci dalla chiesa e sali


al

rocca, mentre

Re rimase gi
l'

basso, e parl al Papa, scongiurandolo di tregua per arrese


il

imperadella

tore. Si

venerando
che

Pontefice
il

alle

sincere

parole

donna,
essere

ma

a condizione
alla
e

Re

gli

prestasse giuramento di
il

fedele

romana

Sede. Promise

Re ogni
Papa
i

cosa.
il

Neve

pi dell'usato
alla cui
il

gran freddo avea recato quell'anno


sette giorni,

gennaio,

fine

mancavano

quando

il

assenti che

Re

venisse alia sua presenza.


si

Arrigo,

nudo

piedi e asside-

rato,

prostr innanzi

al

Pontefice, supplicandolo pi e pi volte:


pio, a
lui

Perdonami, o beato padre, perdona, o

me
messa,

che

t' irii-

ploro umilmente.
benedisse,
gli
f'

f"'^).

Il

Papa ebbe
di

piet di

che piangeva, lo
gli

segno

pace,

e,

celebrata

la

porse

r ostia di Dio

Pi eloquente, pi passionato, pi

colorito
fra

il

racconto di

Rangerio:

Canossa, che

luogo

candidi monti, giunge


presso Gregorio.

r Imperatore, e chiede

d' essere

introdotto

Tre

giorni egli attende, ritto nell' imperversare dell'inverno, versando

lacrime

di

vergogna. Chi
e

non avr compassione


alto
d'

di

lui,

veden-

dolo in

pianto

da cosi

grado ruinato

tanta abiezione?
e dolce,
il

Da Ciunv
Re

venuto un

uomo

animo mansueto
il

vec-

chio Ugo, abate degli abati supremo,


e lacrimoso,

quale, intenerito presso al

vede ora in
(-'").

lui soltanto la
il

carne
di

doma

e la regia

dignit avvilita

Egli

accusa

Papa

durezza

soverchia e


la

26

il

lo supplica d' essere misericorde verso

colpevole

non volerne
il

morte:

Si

rammenti

del padre che accolse benigno


al

figliuol

prodigo, tornato bisognoso


Pontefice, che tiene
le

suo

tetto.

E
il

chi, prosegue, pi del


il

veci di Pietro, dee avere paterno


fin

cuore?
bast

Peccatori
eh'
all'
e'

siam

tutti:

Pietro rinneg
il

Salvatore:
fallo e fosse

ma

piangesse perch avesse espiato


antico. Perch

suo

rivocato
e difficile

amore

vorremo noi immaginar duro


si

Iddio?

Tale

gli

parla; e a lui
tutti gli

associa Matilde e implora con

cosi feminile piet, che


il

altri

ne
nelle

sono commossi.

Come

Papa vede

il

vecchio
e

Ugo mancar
pure
a

lagrime, lo consola di
dolersi;

buone parole;

quegli

gemere

e a

ma quando
il

vede Marta desolata quasi per lutto


stento.

paterno, frena leJacrime a


si

Marta

fa

quel che
dal

Marta
alla

conviene,
Il

ma

defunto
lacrime

non vuol sorgere


del Re,

tumulo

vita.

Papa vede
gli

le

ma non

prorompenti dal cuore,


se

volge
le

occhi a Cristo

per

averne

consiglio e cenno;

non che

assidue

preghiere

degli astanti lo

muovono

infine
l'

ad assolverlo

ad

appressarlo a
nel

Dio. Prestato
della Chiesa,

il

giuramento,

Imperatore

riammesso
al soglio

grembo
.

ma non
('^)

ancora allo scettro ed


la

(")
in

Matilde Marta: cosi

chiama Rangerio,

non

questo

luogo soltanto;
piaccio che
il

cosi la

chiama Donizone
attiva,

("'');

ed io mi
le

compagine
altra

simbolo della Vita


ci

anche attraverso

degli antichi,

guidi direttamente, senza forse bisogno

di

dimostrazione, alla Matilde di Canossa. La quale dunque non fu n acerba n superba, poich soltanto
a tenerezza
il

ma

pia e gentile

ed

efficace

pacificatrice;
di

le

sue feminee lagrime ebbero virt

sciogliere

rigido

animo

di

Gregorio:

e agli ospiti di

Canossa

e air Italia ella fece per un


la

momento
Impero

balenare innanzi agli occhi


riconciliati.
alla
Il

visione della Chiesa

e
lei

dell'

bene Dante

volle essere guidato

da

nell'

Eden

contemplazione del portrionfai

tentoso mistero. Chi

non

lo

ricorda?

veicolo

della

Chiesa, tirato da Cristo sotto

forma
e

di

grifone,
S.

annunziato dai
(le

precursori, sorretto da S. Francesco


i-iiote

da

Domenico
e

due

della biga) ("), circondato dalle sette Virt

dai simboli

degli Evangeli, seguito dagli scrittori del

Testamento nuovo, s'av-


vicina
all'

27
al

albero dell' Impero,


si

quale Cristo lo lega e lo affida


e
s'

e r albero

avviva tutto di fronde novelle


il

accende di

fiori

vermigli.

Poco dura

fulgore del miracolo,


la

come poco dur

la

tregua di Canossa:

ma

colpa non fu di Matilde.

Grave colpa

di lei, cosi

almeno

si

afferma, fu
usarle

la

donazione dei

suoi beni alla Chiesa: n Dante

pot

indulgenza. Infelice
e

donazione! Matilde visse tanto, da vedere Pisa

Lucca, francate

dal suo dominio, dilaniarsi a vicenda in guerre fratricide, e tutte


le

grandi citt de' suoi


al

stati

comporsi a reggimento comunale. Che


pur dopo
la

rimase
beni
l'

Papa? Ella

stessa,

cessione, dispose di quei

come signora

assoluta, e

don ampie

estensioni

di

terre al-

abate di Cluny, alla Chiesa di Canossa,


altri

all'

Abbazia

di S.
il

BeneTosti,

detto in Polirone e ad

monasteri.
la

Matilde, scrive

non poteva pi impugnare

bandiera

della
e

Chiesa; questa era


le

piantata sul Carroccio, che gi


lava le politiche instituzioni di
i

muoveva

con

sue ruote strito-

un tempo.

(^')

io

penso che

Pontefici ne avessero rincrescimento, poco

dovendo loro imporsignoria


loro,

tare che quelle citt fossero sotto la

dubbia

si

reggessero libere,

quando erano ad ogni modo baluardo


I

della

Chiesa contro l'Impero.

Papi

infatti

non esercitarono
la

forse

mai

una vera ed

efficace signoria sulF eredit matildica,

quale pi

e pi volte f' parte del

dominio imperiale,

talora
si

non senza

r assenso dello stesso Pontefice, che, rassegnato,


investirne l'Imperatore;

contentava di

come non
dimostr

oserei affermare che nello stato


il

pontificio, formatosi (cosi

Ficker (')) gradualmente,


un' epoca qualsiasi,
della

non per rivendicazioni


a'

di diritti ottenuti in

apparissero

tempi

di

Dante

vestigi

troppo

visibili

grande

e ricca donazione.

Questa, del resto, fu per tutto, quasi,

il

Medio Evo
i

la sorte

dei Pontefici quali principi temporali: di vedere, cio,


allargarsi, restringersi, ribellarsi, darsi

loro stati

ad

altrui,

risottomettersi e

disgregarsi o essere
la

nuovamente

disgregati, contro, direbbe Dante,


e
si

difensione del loro senno. Gi, di una vera


il

propria domina-

zione territoriale, dice

Duchesne
voglia

(^'),

non
conto

pu
di

far

parola

prima del 754;

se

non

si

tener

quell'autorit

temporale che naturalmente


il

il

Papa era venuto acquistando dopo


Poich anche quando Ste-

trasferimento
a
11

dell'

Impero

a Costantinopoli, sostituendosi egli a

poco
fano

poco
si

al 2g'j^ 'Ptirr^; bizantino.

rec nell'ottobre del 753 a Pavia, per ottenere da Astolfo

la restituzione di

Ravenna

all'

Imperatore, egli obbediva

ai

cenni

di

Costantino Copronimo e difendeva,


gli interessi

d'accordo col silenziario

Giovanni,
fitto

dell'Impero d'oriente. Nel 754, dopo scon-

Astolfo, re Pipino

don

1'

esarcato, e gi gi altre terre fino


risultava

a Iesi e a

Gubbio,

al

Papa: la qual donazione, che

da

un documento redatto
mente da Carlo Magno
Esarcato e Pentapoli!
e di

a Kiersy sull' Oise, fu confermata solenneil

d'aprile

di

quell'anno. Altro che


i

Il

dono comprendeva
la Corsica, la e

ducati di
e
l'

Spoleto
Istria,
e,

Benevento,

la

Toscana,

Venezia

ad aumento

dell' esarcato,

Parma

Reggio, Mantova e Monselice:

mezza, insomma,

l'Italia!

Ma

era

una vera

propria cessione? o

non
il

piuttosto

il

Re

voleva sostenuto dall'autorit morale del Papa

materiale dominio franco su tutte coteste terre?

buon conto

duchi di Spoleto e di Benevento


n
poi,
alla

non

s'

adattarono facilmente,
pontificia; e
oltre

n allora

dominazione franca o
meglio
di

Papa
al

Adriano, gi nel 780, pens ducato


tributo.
di Spoleto,

di

rinunziare,

che

anche a quello
in
i

Toscana,
stesso

verso
faceva

un

annuo

E Carlo Magno
d'Aquitania

quell'

anno

consacrare

re d'Italia e

suoi due figliuoli Pipino e


della

Lodovico:

tanto poco conto egli faceva


stessa
il

sovranit pontificia. In
al

Roma
Carlo
le

Papa

si

considerava soggetto temporalmente


III,
1'

Re: nel
a

795, infatti,

Leone

succeduto

ad

Adriano,

mand

Magno, insieme con

annunzio

della propria
e lo

elezione,

anche

chiavi della Confessione di S. Pietro


e preg
il

stendardo della Citt,


suoi
dignitari (che fu
il

Re

d'inviare a

Roma uno
),

dei

Angilherto, abate di
del
d'

Saint-Riquier

per

ricevere
scrive

giuramento
il

popolo Romano.
riiisstis

L' intervention,

Duchesne,
considre
le

un

frane dans une pareille affaire

doit

etre

comme un
ter des

acte de protectorat.
d'

Le pape

n' est

pas absolument

maitre de ses sujets, puisque

autres y rei,-oivent ou y font pr-

serments

politiques.

si

voglia

vedere

un indizio


venuta nel Natale
dell'

29

Magno, avatto,
fu

della supremazia papale nella incoronazione di Carlo

800.

Fu un

come
del

si

direbbe, di so'sodisfatto: ad

presa, di cui forse Carlo stesso non


ogni

tutto

modo una
non con

restituzione dell' impero roviano


1'

non era concepi-

bile, se
il

Pontefice.

la

assoluta sovranit dell' Imperatore, anche sopra

Le

titre
I'

d'

imperator

(trascrivo
le

ancora
droit
le

dal
crit

Duchesne)
le

tait fort clair;

histoire, la

tradition,

definissaient sans obscurit possible. L'

empereur

tait

soude-

verain de

Rome;
dans

tout

le

monde,
de

le

pape y compris, y

tait,

vant

lui,

condition
s'

sujet.

Administrateur, juge, chef


le

militaire,

son autorit

tendait tout, except cependant

do-

maine

religieux,

que

les

empereurs

d'

Occident

avaient toujours

respect cu peu pres.

Che cosa

era accaduto intanto di tutte le terre donate al papa


S.

da Carlo? La

Sede non doveva sentirvisi ben sicura,


(il

se

papa
soglio

Pasquale, succeduto a Stefano IV

quale era asceso

sul

facendo prestare

ai

Romani giuramento
Ludovico
e
la
il

di fedelt all'Imperatore),

dov

affrettarsi a chiedere a
il

Pio, nell'Siy,
carolingia.

la

rinno-

vazione del patto tra


patto,

Papato

casa

Nel quale
il

dopo ricordate

le

molte parti d'Italia componenti


la

domi-

nio (v'erano comprese la Toscana meridionale e


detta,

Toscana, cosi
poi

lombarda
la

quasi tutte, insomma,

le

terre

che

dovevan

formare

possessione matildica), era anche interdetto all'Impeelezione


il

ratore di immischiarsi nella

dei
tra

Papi;

ma

il

conflitto e

sorto in
la

Roma
in poi

tra

nobili e

clero,

V exercitiis
quella

romanus

famlia Sancii Petri, rese cosi vana


la

interdizione,
in

che
ogni

da allora

potest imperiale

intervenne

quasi
il

elezione con

non contrastata autorit


il

e prepotenza.

Tutto
era

mu-

tamento era questo: che

Papato,

da

bizantino,

divenuto

franco; pi tardi, dopo vicende tragiche e dolorose, sar politica-

mente soggetto

agli

Imperatori tedeschi,

che

manderanno
dei

loro

missi a rappresentare la sovranit cesarea nelle elezioni


cessori di

suc-

San

Pietro.
le

Ma

troppo lungo sarebbe seguire tutte


subi
fino
a

varie vicende

che

il

potere temporale de' papi

Gregorio

VII: chi voglia

averne particolari
del quale

e precise notizie legga


fin

il

bel libro del

Duchesne,
sol-

mi sono

qui largamente giovato.

M' importava
la

tanto, sulla scorta dello storico egregio, di far notare che

dodi

nazione matildica non fu n pi n


atti

meno

che
la

la

ripetizione

e di fatti gi
a'

precedentemente avvenuti,

quale

donazione

acquista

nostri occhi

una maggior importanza unicamente percol

ch in qualche

modo congiunta

dramma
e parte

di Canossa. Altri-

menti chi ne parlerebbe? La Toscana

dell'Emilia e della
o

Lombardia avean
reali

gi fatto parte parecchie volte dei pi


pontifici
:

meno

possedimenti

la

crescente

potenza

dei

marchesi
contessa

Azzo, Tebaldo e Bonifacio

(padre,

quest'ultimo, della

Matilde) cancell nuovamente quasi


papale su cotesta regione. Matilde

ogni

traccia

deHa signoria

la volle ripristinata.

Ecco

tutto.

Ma

pot Dante dare a un


lui
la

fatto

cosi
di

comune

l'

importanza che

aveva per

presunta donazione

Costantino?

Ma

ben altro

da

dire.

Quale

diritto

abbiamo noi

di

respin-

gere Matilde dal Paradiso terrestre, se precisamente Costantino e

Carlo Magno,
cipio,

1'

uno

dei quali,

come Dante

credeva,

dette

prin-

altro,

come vedemmo, crebbe

vigore al

potere temporale

dei Papi, ridono nella gloria del Paradiso? Costantino

non aveva

diritto di scindere la tunica inconsutile, alienando la dignit dell'

Impero;

(^*)

non Carlo

di raffermare,

anzi

di accrescere quella
altri

alienazione; n diritto aveva Matilde di cedere ad

un pos-

sesso che doveva riconoscere dall'autorit dell'Imperatore;

mala
due,

intenzione casta

benigna, che purifica

la

colpa

de' primi

lava anche dalla nobile coscienza della Contessa ogni


lascia rifulgere di purissima luce
i

macchia, e

santi meriti di

lei.

non pu
di collo-

sembrare
care
a'

in

Dante atto

di

provvida imparzialit quello


le

due punti estremi del sacro monte


1"

due grandi figure che


della li-

neir antichit e nel medio evo,


bert di coscienza,
1'

una per affermazione

altra per libero e disinteressato ossequio alla

Chiesa, stettero di fronte a Cesare: Catone e

Matilde?

Non pu
sano che

parere cotesta un'alta rivendicazione di quella libert

si si

umana che

cara

a'

magnanimi,

di quell'arbitrio libero dritto e


si

va acquistando di cornice in cornice e

raggiunge sul limitare


della folta foresta?

3'

degna
del

Matelda

ben

divino soggiorno,

anche

se

il

Poeta dimentichi nella sua peregrinazione papa Greil

gorio e sire Arrigo, e

loro odioso conflitto. (") Egli

non pot
di

ammirare l'Imperatore spergiuro, che confessava con abiezione


umilt
i

propri peccati al Cielo e al

Pontefice,
di

in

coelum

et
et

coram vobis

e si diceva

indegno del nome

suo

figliuolo,

iam digni non sumus vocatione vestrae


fallacia

filiationis , e poi

con perversa

macchinava contro
quell'

di lui

vendette e rappresaglie violente;


e

non pot ammirare

uomo

ingolfato nei vizi

nella corrufu

zione, simoniaco, concubinario,

astuto
la

feroce,
di

che

alleato
il

dell'antipapa Guiberto e s'arrog


della Chiesa, scagliandogli,
di

facolt

deporre

capo

nel

Concilio

Lateranense, per bocca


indegne.

quel suo Rolando,

le

contumelie pi

pot

forse

scorgere tutta la grandezza di Gregorio VII: certo dov riprovare


il

Pontefice, che nella lettera diretta

il

settembre 1076
la

a'

prin-

cipi tedeschi,

convenuti a

Treviri,

affermava

Chiesa

rispetto

all'Impero essere non soggetta come ancella, si sovrastante come


signora.
('")

Ma

fu,

io credo, in
a'

Dante piet

di

generoso

e nobile

Poeta non accennare

due

feroci nemici, morti

l'uno
d'Italia

l'altro
di
la

nell'esiglio: Gregorio,

ospite

nel

mezzogiorno
e

quel
sua

Guiscardo, dal quale avea visto messa a ferro

fuoco

Roma,

e violate le

donne, e

fatta strage degli innocenti, e ruinato

ogni pi nobile decoro della antica citt; Arrigo, incalzato di terra


in terra dal proprio figliuolo, e
la sete e

da

lui

martoriato con
e

la

fame

con

1'

obbrobrio
fieri

di

una lunga prigionia,

sdegnato

e vitu-

perato mentre tra

singhiozzi gli chiedeva,

nel

nome
n'

di

Dio
ri-

e per la salvezza dell'

anima sua

cristiana, misericordia.

Dante

pens

due

colossi prostrati nella distretta, e forse


i

ebbe com-

passione: perdon all'Imperatore

ferocissimi atti, e lo strazio di


e
il

due donne soavi, Berta e Adelaide,


rituali;

dispregio delle chiavi spie


la

perdon a Gregorio

il

duro animo guerriero

sua

lunga pervicacia di principe temporale.


cosi tra le tenebre dell'Inferno,

l'uno e l'altro obli


del
S.

come

tra' fulgori

Paradiso:
Pier

ma

dei

partecipi

quel

tragico

conflitto

ricord

Da-

miano

che, nel

nome

del papa avea affrontato Arrigo IV a

Franco-


forte,

32

la

quando

questi voleva

empiamente ripudiare
all'

moglie,

che avea imposto dura penitenza


in

imperatrice Agnese, tornata


la bella, giovine,

grembo

alla

Chiesa; ricord Matelda.

operosa

signora di Canossa.

Nel gennaio del 1077

ella

non aveva ancora

trentadue
la

anni,

ed era bella: hilars semper facie, placida quoque mente,


scrive

deil

Donizone

(^);

corporcqtie decora aggiunge un

biografo,

cui manoscritto, compilato su antichi cronisti,

posseduto dalla

Biblioteca

comunale

di

Reggio

(^"j;

e bellissima e giovanissima

rappresentata in un ritratto a fresco che fu scoperto nella


della Trinit di

chiesa
si-

Verona, e che, se
il

fosse,

come
pare

sulla fede

non

cura del Nanin vorrebbe


sia), del secolo XIII,

Ferretti (e

che
('").

realmente

non

Dante avrebbe veduto


le

Donizone anche
di

afferma, in un magnifico elogio, che

genti

tutta

la

terra

bramavano
bellezza
:

di

conoscere lo splendore della sua corte

e della

sua

Consciliumque tuum necnon rutilum quoque vultum


Totius lerrae cupiebant noscere gentes.

Vero

che Matilde mori vecchia.

Ma non

mori

vecchia

anche

Lia? Sette lunghi anni Giacobbe servi Labano per avere Rachele,
e ottenne invece Lia, che era sorella maggiore;
servito altri sette anni, ottenne anche Rachele.
sette figliuoli, tra
il

ma, poi che l'ebbe

Lia

gli

gener

quarto

il

quinto

de' quali

corse

almeno

tanto tempo che egli potesse averne due


Strani costumi, vero?

altri

da Zilpa, sua schiava.


cosi lunga vita

Ma

la

buona Lia ebbe


che

da

veder compiere
libro

al

suo figliuolo Ruben ci

raccontato nel
le

XXXV

del

Genesi, e che, se era

lecito

secondo
empiet

norme

del riposato vivere patriarcale, oggi

sarebbe

scandalosa.

Mori dunque vecchia;


di
si

n, se cisposa, era bella; e per l'attributo


la

lei,

innalzata a simbolo, non fu certo


essere, se mai,

giovent e

la

bellezza;
in

dov

una coorte

di

figliuoli, la

procreati

gara

con

le sorelle e le

schiave, ad accrescere
la

stirpe e la gloria di
in

Giacobbe.
giovine

Ma

Dante trasform

esausta

madre

una donna

e bella, e

non

figli

nipoti le mise intorno,

ma un

variar


di fiori, tra
i

33
le

belle

quali ella
il

muove
la

mani

a farsi ghirlande.

Il

grande Poeta accett

simbolo da' Dottori della Chiesa,


primaverile festa
del

ma

gli

conferi gli attributi che


consigliava.

suo

sogno

gli

giovine rappresent Matelda nella selva del terrestre

Paradiso, che
fantasia in

sogno nel sogno, visione nella visione,


al

mitica

mezzo

prodigio della peregrinazione

ideale.

N
in

io

so pensarla, vecchia ed inferma, spetto della morte,


le

mormorare
de' defunti
:

a se stessa,
si

con-

preghiere

balzare,

giovine

Amazzone,
le

sul

bianco cavallo,

e palleggiar

1'

asta e la spada,

come

sue sorelle dell' epopea, Bradamante, Marfisa, Clorinda.

E come
sotto al

alle eroine dell'

Ariosto e del Tasso, anche

lei

palpit, stretto
e
di
i

nella maglia d' argento,

un tenero seno feminile,


nell'

lucido elmetto forse sfuggirono,


e lunghi capelli d' oro.

ansia dei galoppi,

morbidi

le

Giovine donna

chiome dorate al vento sparse in mezzo al campo apparse

(*").

Poich

ella

fu

buona

generosa, colta e gentile.


liti

La fama
il

di

lei,

dice Donizone, volava sulle navi fino ai

di oltremare;

nome

suo era celebrato tra Russi


niati e Franchi, Lotaringi
e

e Sassoni,

Guasconi
lei
il

e Frisoni, Alver-

Britanni; di

si

parlava con revere Alessio le

renza negli accampamenti de' Turchi, e

gran

man-

dava

in

dono

ricchi palili tempestati di


e della

gemme. E
a

alte lodi cor-

revano della sua magnificenza


infatti, ella arricch,

sua piet: molli monasteri,

molte chiese

edific

Dio

alla

Vergine

lungo

le

rive del

Po

e del Mincio, tra le valli dell'


agli ulivi

Apennino emicolline
castella

liano, in

mezzo

a'

castagni e

delle

fiorenti

di
le

Toscana. Provvide anche a difendere con munizioni e


citt e le terre

che

le

eran soggette, e a costruire,

ob

humanam
terme.
e

valetudinein

instaurandam praeservandamque, pubbliche

Una

popolare tradizione, viva ancora nel Quattrocento,

che Dante
le

probabilmente conobbe, narrava

che

Matilde

avesse

scoperte
di

acque minerali
blici

di

Casciana e

le

avesse decorate ad uso


di

pub-

bagni; onde a un
e

umanista ferm
in

Ancona, Ciriaco, che coun' iscrizione latina, piacque


3

testa leggenda raccolse


PlCCIOLA.


di raffrontare la contessa
di

34

detergitrice
delle
delie

Toscana,

scabbie

corporee, con la Matelda paradisiaca, che


purificatrice nel Lete, ravvivatrice nell'

anime umane

Euno

(*').
il

Ella dettava da s

le

sue lettere,
:

sapeva non pure

latino,

ma

il

tedesco e

il

francese

scit

Haec loquitur

laetain quin

Theutonicam bene linguam Francigenamque loquelam.

Innanzi

a'

chierici di

Lucca

si

confessava, vero, non dotta abba-

stanza, e ignorante delle sacre leggi (*');

ma
e

biografi affermano

che

ella fu dedita allo studio delle scienze,

che

raccolse
(*^);

gran

numero

di libri preziosi, figurati


ella
i

con finissima arte


di Irnerio

'attestano

ancora che
di

favor

la

prima gloria

e della scuola

Bologna,
nella
(').

cui dottori, ripigliando la tradizione imperiale, stadieta


di
1'

ranno

Roncaglia per

l'

Imperatore contro

co-

muni

Ed

ebbe

animo superbo

a'

grandi,

ma

dolce e pietoso
:

agli umili, severo co' prepotenti,


visse,
il

ma
l'

mite co' buoni


a

finch
la

ella
il

colono guid

tranquillo
i

aratro
il

solcare

terra,

viandante imprese sicuro

suoi viaggi e

nocchiero cess di teil

mere

pirati dell'

Eridano.

Ma

per

la

sua morte, cosi piangeva


il

buon Donizone, ogni puro costume venne meno;


soverchiare
il

vassallo volle
il

signore,
il

il

chierico devi dal retto sentiero, e

ricco

profuse nel lusso

denaro che prima andava a sollievo

del

po-

vero. In fin di vita ella volle, con ultimo atto di piet, che tutti
gli schiavi della

sua casa fossero


il

liberi.

Vergine Maria, madre

di Dio,

pregava
il

pio monaco, ella

non cess n giorno n notte


e
ti

di udire

tuo

uffizio: fa

che ora

ti

contempli

veneri ne' cieli!


il

La qual
dell'

prece egli non dubitava che fosse esaudita; e


fraticello
s'

giudizio

umile

incontr quasi

due

secoli

pi

tardi

con

quello di Dante, che fece Matelda


del Paradiso terrestre.

beata

nella

divina

solitudine

NOTE

(')

Anche
tra
i

il

Poletto

si

meraviglia che Dante sia costretto a subire

il

tor-

mento
tesche,
voi.

lussuriosi

nell'ultimo girone del Purgatorio. V. Digressioni dan1895.


(Cfr.

Venezia,

Cordella,

Bull,

della
il

Societ

dantesca.

N. S.

Ili,

pag. 180).
//

a cotesta questione accenna

prof. Coli nel

suo erudito
i.

lavoro:
a

Paradiso terrestre dantesco., Firenze,


egli dice,
il

Carnesecchi, 1897, pag.

Occorre,

somma

purificazione,
la

la

prova del fuoco; forse perch


carne mortale
.

lussuria

vizio pi

compenetrato con
il

nostra

Io

non

in-

tendo negare assolutamente che

poeta lussurioso debba nel suo pellegrinaggio

assaggiare della pena che lo affiner

dopo
gli

la

morte, cosi come

egli

dovuto
;

andar tutto chino co' superbi e chiuder


credo che
il

occhi nel

fumo

degli iracondi

ma

passaggio di lui attraverso

le

fiamme

sia

determinato ben pi dalla

particolare condizione del luogo, che


la quale,
(-)
11

non

dalla necessit di

una purificazione,
Beatrice.

ad ogni modo, non salva Dante dagli acerbi rimproveri di


prof. Federzoni vede nella grandine e nella neve
;

troppo pi brutte
curiosit
si

cose che Dante forse non volesse significare


il

pur non senza


del bel

legge

suo

scritto

su

La pena

dei golosi, a pag.

437

volume Studi

e diporti

danteschi (Bologna, Zanichelli, 1902).


(^)

Ovid. Metam. V, 385.


Cfr. Albino Zenatti
:

()

Rime
^'-

di

Dante per

la

Pargoletta nella Rivista

d' Italia del

15 gennaio 1899;

^'ioetta e

Scochetto; Noterella dantesca. Ca-

tania, G. Russo, 1899.


(5)

La Matelda
3.

Graz, 1860, pag.

di Dante Anche pi

Alighieri

indicata

da!

dott.

Antonio

Lubin.

esplicito l'autore
di

dell'Ottimo:

nella se-

conda

[parte]

pone

lo

manifestamento
.

quella donna, che nel precedente canto


la

in visione gli

apparve

sempre, non Matelda,


le

E in questo Commento ma Lia, tanto nella mente

bella

donna chiamata
si

del chiosatore

identificano

due
{'')

figure.

Cosi infatti interpretarono Jacopo Della Lana,


il

1'

Ottimo,

1'

Anonimo

fio-

rentino,

Postillatore Cassinese, Pietro di Dante,


altri.

Benvenuto da Imola, Fran-

cesco da Buti, ed
(')

Conv,

I\',

17 e 22

De

.Mon.

III,

16.

- 38() Veggasi una rassegna di coleste significazioni simboliche nel


lipsiense dello Scartazzini,
il

commento
si

quale sempre

la

fonte copiosa cui tanti

piac-

ciono di attingere. Io risparmier a


trascrizioni, tanto pi

me

e ai

pochi che

mi leggeranno
ministero

inutili

che non posso accettare


in

la interpretazione allegorica

che

illustre dantista

d di Matelda,

cui

egli

vede

il

ecclesiastico.
gli

-Male, anzi tutto,

v'incomberebbe una donna;


?

e poi, a

che servirebbero
forse
essi

an-

geli
il

che sono sulla soglia dei sette gironi

Non adempiono
anime
le

appunto
del

santo .ministero della chiesa, cancellando dalle

ultime tracce

peccato, ed aprendo loro le porte della purificazione ? L' ufficio dei ministri di

Dio

in

terra finito

dopo

la

settima cornice

nel Paradiso terrestre

non ce

n'

pi bisogno.

Ma

oltre le interpretazioni indicate


Il

dallo

Scartazzini,

altre

ne

sono state

date di poi.

Fornaciari {Studi su Dante, Milano, Trevisini, 1883

La

Tri-

logia dantesca, da pag. 113 a pag. 182), riscontrando

una gradazione progresla filosofia

siva tra Virgilio, Stazio e Matelda, vede in quest" ultima


la scolastica

pi alta,

Quella in cui
e

il

Poeta err, viene ora pietosamente a compiere ad agevolargli


il

l'opera di Virgilio
Stazio
la

di Stazio, e

ritorno

Beatrice
di

Ma
:

non pu essere collocato, nemmeno come simbolo, pi su


e soltanto per

Virgilio

sua inferiorit appare evidente, se non da altro, dal noto episodio del
;

Pur-

gatorio

poco

e quasi

provvisoriamente
di

il

poeta della Tebaide torna ben presto alla

sostituisce quello dell'

Eneide come guida

Dante

egli

sua parte

affatto

secondaria ed episodica, finch sparisce senza che se ne faccia


significato

pi parola.

che

avrebbe Stazio

fra Virgilio e

Matelda?

dannati e penitenti e beati danno a Dante

spiegazione di questioni

Come molti a lui mal


quelli.

note, e soddisfanno alla sua naturale curiosit, o g: risolvono dubbi pericolosi,


cosi fa Stazio nel Purgatorio;

ma

non ha maggiore importanza


e titubante,

di

Del

rtsto anche
identifica

il

Fornaciari

si

mostra un po' incerto

poich,

mentre
nello

Matelda nella donna gentile della Vita Nuova e del


,

Convivio, trova

che essa
stesso

vero, la scienza della vita attiva,


;

ma

che potrebbe essere


sia
in

tempo la poesia allegorica sostenibile. N la donna gentile, se


credere anche
il

il

che

io

non credo

nessun

modo
di

nel 300 era ancora in vita,

come mostra

Fornaciari, poteva essere

collocata

contemporaneamente nel
fatta

Paradiso terrestre. Nel regno d'oltretomba non

troviamo persone vive,


i

eccezione soltanto per alcuni de' peggiori traditori; tutti


presentati da personaggi o da altri esseri

simboli vi sono

rap-

storicamente

miticamente

esistiti,

ma

gi morti.
Il

Poletto, fondandosi sulle parole del Conv.

Il,

Quella

che

qui

l'umana natura, non pure una beatitudine


vita civile, e quella della

ha,
,

ma

due; siccome quella della


1 in

contemplativa
la
;

sostiene che Matelda

s raf-

figura
l'

si la

vita attiva

che

contemplativa,

in

quanto

si

pu
tra

esercitare

daldi

uomo

in

questo

mondo
.

e cosi Matelda termine di passaggio,


tra

anello

congiunzione tra Virgilio e Beatrice,


presente e della futura
pretazione
palese
.>.
II

Ragione e Fede,
dimostrazioni

1'

azione della vita

Ma

si

professa pronto ad

accogliere
il

un'altra
torto

inter-

quando,

egli dice, dalle altrui

mio

mi

fosse

(pag.

637

del

Commento).

Recentemente
profondo
e sottile

il

Pascoli, nobile Poeta, e

del

poema

di

Dante scrutatore
il

troppo, forse, sottile

ha sostenuto [Sotto

velame

Saggio di un' interpretazione generale del poema sacro. Messina, V. Muglia, MCM, pag. 56-^ Matelda) che Matelda , si, la vita attiva," ma nel Paradiso
:

deliziano,

ma come
arte.
arte
;

sarebbe se V
attiva,

uomo

fosse dimorato in quel luogo che arra


.

d'eterna pace; vita

ma

senza travaglio, con piena giocondit

, inin

somma, r
ha
in s
1"

In vero, se Virgilio lo studio, rispetto a

Dante,

e se
il

Matelda
proprio

1'

arte,

come ha
.

purificato, cosi

ha ammaestrato
che
la

Dante.

ne dicono

nome

fin gli uccelli della foresta,

donna

sola soli ascolta;

che operano ogni

lor arte

Cfr. anche:

La

Mirabile Visione;

Abbozzo d'una storia della D. C; Messina, Muglia, 1902, passim. Per il dott. Carmelo Cazzato {Una nuova proposta sulla questione della

Matelda

Citt di Castello, S. Lapi, 1900, pag. 46) Matelda

il

simbolo della
Matelda

chiesa purgante.

Ed

naturale

poich per

lui,

come vedremo

poi,

Maria Maddalena.
(9)

FORNACIARI, Op.

Cit.

(")

Borgognoni

Matelda
il

Citt di Castello,
e illustre

S.

Lapi,

1891;.

All'opi-

nione
cona.
forse

di lui assente
Il

anche

mio caro

Maestro prof. Alessandro d'Anragiona nel cap. Vili deila V.

Federzoni crede che Matelda possa essere una donna della Vita Nuova:
la

<r

giovinetta amica di Beatrice di cui


cit.

si

N.

Op.

pag. 385, nota.


il

per una delle gentili donne della Vita Nuova,

propende anche
(') Vita
('-)

Del Lungo

(v.

Dal Secolo

e dal

poema

di Dante.,

Bologna,

Zanichelli, 1898, pag. 326).

Nuova, XXIV. La congettura che Matelda possa

essere
la

me

spontanea nella mente, fu sostenuta

Giovanna, gi sorta anche a prima volta da Sante Bastiani (v.

Scartazzini,

XXIV

e recentemente ripresa dal dott.


letta alla

Giuseppe Bassi

Comdegli

menti danteschi
tere ed arti
Atti

Memoria

R. Accademia lucchese di

Scienze,, let-

Lucca, Tip. Giusti, 1899, pag. 55. Estratto dal

voi.

XXX

dell'Accademia).
(^)

lui

Cedo in dono al dott. Cazzato, poich a me non serve e a un passo che trascrivo dal Liber trium virorum et trium spiritualium virginum. Mechtildis Virginis spiritualis gratiae libri (Emissum
Op.
cit.

pu

giovare,

Parisiis

ex officina Henrici Stephani,

etc.

1513); pag. 163, rec(o:

Videbantur

etiam

ei

quasi de pedibus domini excrevisse duas arbores mirae viriditatis, ple-

nas pulcherrimo fructu, signantes fructum poenitentiae; de quibus beata Magdalena omnibus ad se venientibus carpendo fructum hilariter dabat. In quo siquod beata illa Maria hanc prerogativam ad pedes domini congnari agnovit
:

secuta est: ut omnibus se invocantibus verae poenitentiae gratiam valeat impeOmnis qui deo gratias agit pr lachrimis quas ad trare. Et ait beata illa Maria
:

pedes domini fud

et

opere quod exercui

cum

pedes eius sanctissimos manibus

ablui, crinibus tersi, et pr

ut praeter

obtineat, et

ipsum nichil divinum amorem

amore quem tunc animae et cordi meo infudit, ita amare possem, orans ut lachrimas verae poenitentiae
sibi

infundat, ipsi interventionibus mcis benignis;

simus dominus effectum

petitionis suae veraciter dabit

ita

ut ante

mortem

ei


fu

40

peccata sua dimittat et in dei amore profcere faciat

Esercizio di opere sante

dunque

la

lavanda dei santissimi piedi {opere quod exercui): e Matelda, in-

namorata ablutrice, appunto, nessuno pi dubita, la vita attiva. Peccato che Dante non la chiami col non meno dolce e pi appassionato nome di Maria
Maddalena
('^)
!

Convito, IV, 22.

questo
fatto

passo,
1'

secondo

me, importantissimo,

gli

espositori di

Dante non hanno


la

attenzione che esso meritava.

Non
a

qui,

forse, tutta intera


gli

ragione filosofica e teologica che indusse Dante


?

punire
(tre

eresiarchi nelle

tombe roventi

Gli Epicurei, gli Stoici e

Peripatetici

stte,

dunque, di eresiarchi) vanno al monimento, cio al mondo presente, che

ricettacolo di corruttibili cose, e e non


la

domandano
parola

il

Salvatore, cio la Beatitudine,

trovano

nel

monimento
il

(fin la

ripetuta

nel

canto

decimo
storici,

dell' Inferno)
('2)
li Il

trovano invece

loro eterno martirio.


n

Mnich osserva che

dovunque

il

Poeta introduce personaggi


all'

descrive nel
loro

modo

pi preciso e cospicuo, aggiungendo

uopo
trova

le

qualit

a"

nomi

lo Scartazzini, dal

quale traggo
si

la citazione,

che que-

sto

argomento,

alla cui

confutazione nessuno
la

ancora accinto, basterebbe


di

solo a licenziare

per sempre

famosa contessa
qui molto

Toscana

dai

carmi del

sommo
mondo
perch
tiva in

vate

Ma

la

confutazione non mi sembra punto

difficile.

Siamo

in

un

tutto simbolico, e

Dante

insiste

pi

sui

caratteri simbolici
giovine e bella,
la vita

che non su quelli


a

reali e storici dei suoi personaggi.


la

Matelda

nessuno potrebbe venire


di

grottesca idea di rappresentare


Il

at-

forma

donna vecchia e

brutta.

gigante,
il

che trae
Bello
?

il

mostro nella
tutti Io
ri-

selva, ha forse le insegne dignitarie di re Filippo

Eppure

conoscono

tale

per

la

funzione simbolica che compie.


di altri

poi, se

Dante crede

di

poter fare a

meno

per Matelda
lei

cenni e particolari, fuori del

nome

e del

chiaro simbolo da

rappresentato, vuol dire che egli

reputa cotesta

doppia

indicazione sufficiente a rivelare la identit storica della donna paradisiaca.


(6)

V. F. D" Ovidio

Dante e Gregorio VII,

in

Studii sulla

D. C. MiDelin

lano-Palermo,

Remo

Sandron, pag. 377.

(") V. Rivista d' Italia del 15


l'

novembre igoo
ci

il

Matelda
prof.

rivelala.

abbaglio di persona preso dallo Scherillo

avverti

A. Mancini

un
e

suo importante lavoretto, intitolato Matelda, S. Mectilde e S.


pubblicato prima negli Atti della R. Accademia lucchese (voi.

Ildegarde,
e

XXXI)

poi in

opuscolo a parte (Lucca, Giusti, 1901). Non


tilde, figlia di

si

tratta

dunque
di

della vergine

Madi

Arrigo

imperatore e sorella del Beato Brunone, arcivescovo

Colonia, vissuto nella prima met del sec.

X ma
;

di

Mectilde

Hackeborn, mo1298.

naca benedettina del convento


siana,

d;

Helpede, presso Eisleben, nella Sassonia prusil

morta secondo

il

Lubin, circa

1292,

secondo

il

Mancini

nel
gi

L' egregio prof. Scherillo insomma ha

sostenuto

una candidatura
tutti,

propu-

gnata, pi che quaranta anni or sono, dal Lubin con innegabile forza d'argo-

menti

con ricca abbondanza

di

raffronti.

De' quali, poich


alla

pare, se ne dei

sono dimenticati, non sar forse


pi osservabili.
Il

inutile

richiamare

memoria alcuno

Lubin

lesse le Revelationes mectildiche in un' edizione tedesca del sec.

X\l!


Das Buch der
Meclttildis, des

4'

heiligen

Geistlichen
li.

Gnaden und Offenbahrungen der


;

lungfrau
citato
di

Benedicti Ordens, eie. Cln, iB^y


di

io potei

esaminare (ad-

ditatami dal Mancini) l'edizione latina

Enrico Stefano, che

ho
In

alla

nota i3.Meclilde ha parecchie rivelazioni dei regni ohramondani.


e'
1

una

queste
:

un accenno,

oltre che al Purgatorio,

anche a un giardino, ad un horttim

Post haec assumpsit

vidit tormenta.
et

eam dominus: ostendens illi purgatorium, in quo diversa Quasdam enim animas vidit. velut de igne exeuntes, combustas

deformes. Pro qubus

dum

ista orasset.

contnuo de poenis liberatae, quae-

formam et habitum suum illum de quo priores animae


libet

qualis fuerat in terris recipiebat. Et in

hortum

sunt ereptae

cum

gaudio transmigraverunt
il

^pag.

i88).

Questo passo fu
il

citato

anche

dal

Mancini,

quale

neW hortum
il

volle vedere

Paradiso terrestre.
la

Ma

pi importanti riscontri fece

Lubin.

Un

giorno (era

domenica

di

quinquagesima: dominica esto mihi) Ges


condusse

chiam a al monte

s Mectilde, e, invitatala a stare con lui quaranta giorni, la

del Purgatorio.

Tunc

ostendit

niontem

excelsuni et mirae magni-

tudinis ab oriente

batur ad septem fontes

usque ad occidentem, habentera gradus per quos ascendeet assumens eam pervenir ad primum gradum, qui
:

vocabatur gradus humilitatis,


viciis

in

quo

erat fons

aquae abluens animam a cunctis


vcatur

quae superbia commisit. Post haec ascendebant secundum, qui


in

gradus mansuetudinis:

quo
in

erat fons patientiae,

mundans animam

e maculis

quas
in

ira

peregit

Deinde tertlum ascenderunt, qui vocabatur gradus amoris:et

eo erat fons charitatis,


et

quo anima lavabatur ab omnibus


hoc gradu deus
et statini

peccatis

quae

per invidiam

odium

perpetravi!. In
:

cum

anima diu

perstitit.

Tunc anima

procidit ad pedes Jhesu

organum
in

illud

dulcissimum vox
dulcissimi amoris

Christi melliflua insonuit dcens: Surge,

amica mea, ostende michi faciem tuara.

Omnisque cactus angelorum


epithalamio

et

sanctorum qui erat


una vox

monte

cum deo

et in deo, acsi

esset, dulciter ita resonabant, et

tam

dulci modulatione psailebant,

hinc quartum
sanctitatis in

quod humana vox non sufScit explicare. -Degradum ascendebant, qui gradus obedientiae dicebatur fons vero eo erat, mundans animam ab omnibus quae inobedientia fecit.
:

Post hoc ad quintum pervenerunt, qui vocabatur gradus cominentiae, fonsque


liberalitatis: purgans animam ab omnibus quae avaritia commisit, quod tam ad suam utilitatem quam ad dei laudem prout debuit non est Moxque sextum ascenderunt, qui vocabatur gradus castitatis, ibique fons divinae puritatis: purificans animam a cunctis desyderiis carnis quae deliquit. Ibique dominum semper candida veste et alios vestitos vidit. Dehinc pervenerunt ad septimum gradum venie magnanimitatis, in quo fons vocabatur spirituale gaudium codeste mundans animam ab omnibus peccatis acediae. Fons

in

eo

creaturis
usa.

autem
test,

ille

non ut

alii

cum

impetu

fluebat, sed

pauUatim
est,

et

guttatim stillabat:

quia coeleste gaudium nemo, quamdiu in hac vita

ad plenum capere po

sed quasi gutta, vel saltem nichil est respectu veritatis

(pag. 156).

Qui
roni, in
di

e'

quasi tutto
de' quali

il

Purgatorio dantesco
espia

I'

altissimo monte, coi sette gi-

ognuno

si

uno de'

sette peccati. invidia, gola

Anche

1'

ordine
il

di questi

poco differente: superbia, iracondia,

(veramente

testo parla di

inobedientia:

ma non

fu per cagione di gola la disobbedienza dei primi padri?),


alla colpa, e

42

ha nome
dalla virt

avarizia, lussuria, accidia; ed ogni girone

che

contraria
in

che simboleggiata
le

in

una fonte purissima,


dall'

cosi

come

ogni

balzo dantesco

sette

opposte virt sono celebrate

angelo guardiano,

anche da

spiriti irasvolanti,
la

o da materiali figurazioni marmoree.


1'

Dal settimo grado

santa donna innamorata condotta, senza

ostacolo

della tradizionale barriera di fuoco, al vertice del

monte.
:

Post hoc dilectus


in

cum

dilecta ad

mentis verticem ascendebant


(eran

ubi erat

multitudo angelorum
gli

modum avium

dunque

angeli,

pensa

il

Lubin,

augellelti

che con piena


re prime

letizia

1'

Cantando ricevino
aureas carnpanas habentium et dulcem

intra le foglie),

sonum reddcntium.

In ipso

monte erant
rivi

duo throni mirabili decere Dei due troni, 1' uno


vive acque
:

nitentes .
della Trinit, dal quale

procedono quaro

di

della divina sapienza,

della
;

divina

provvidenza, della divina af-

fluenza (grazia), della divina volont

esso ha nel suo


la terra e

sommo un nodo
la divinit.

aureo
Il

che riempie della sua grandezza tutta

simboleggia
di

se-

condo
e, col

il

trono della Vergine,

la

quale

alle

preghiere
al

Mectilde, ne scende,

coro delle vergini, innalza un inno


i

di lode

figliuolo.
i

E,
i

cantando a
e

Ges, procedono
tra questi ultimi,

Patriarchi,

Profeti, gli Apostoli,

Martiri,

Confessori,
intexta.
est,

San Benedetto,

in veste
castitas. In

candida

roseo
:

colore

In

candore figurabatur eius virginalis

rubeo
in

quod vere martyr

eo

quod tanto labore E Dante:

in ordinis rigore

desudans,

omnibus

gloriose triumphavit .

Genti vid'

io allor,

com'

a lor duci,

Venire appresso, vestite

di

bianco;
fuci.

tal

candor

di

qua giammai non

Ventiquattro seniori a due a due


Coronati venian di fiordaliso.

Gli ultimi sette di questi

col

primaio stuolo

Erano
Anzi

abituati
al

ma

di gigli

Dintorno

capo non facevan brolo,

di rose e d' altri fior" vermigli.

(Mtre

il

Purgatorio, dunque, c' nelle


la

Rerelationes anche
ci

una specie
bianche

di

Paradiso terrestre; c'


dei processionanti.

processione dei Santi;

sono fino

le

vesti

Ora

io

non riesco ad intendere come mai

il

Porena (Bull, della Soc. dant.


voi. vili, pag.

43

quel giardino,
sia

227) possa asserire che

esso
,

o non
e che
il

sia

il

Paradiso terrestre, non niente affatto situato nel Purgatorio


gatorio di S.ta Mectilde

Pur-

quella di Dante!.

E meno

secondo ogni apparenza, non era una montagna come ancora posso trattenermi da un po' di meraviglia,
articolo del

quando leggo
role

in

un nuovo

Rivista d' Italia, anno V, fascic. IV), che


:

mio bravo Mancini (MateUa svelata? m' arriva proprio oggi, queste pa-

Dove

la

Beata vedesse

il

Purgatorio noi non sappiamo, e non possiamo


apparisse;

nemmeno
in ipotesi,

dire in qual

dere che fosse una montagna

insenature

ma anche qui non lecito escluMa come dovrebbe essere monte veduto, dalla beata Mectilde ? Un cono liscio regolare ? O ripiani ? e le e le vallette? etc. etc. . Ma non hanno letto l'uno e l'altro,
forma
le
il
i

il

Porena

il

Mancini,

gli
il

spiritualis

graliae
si

libri

Non hanno
ne
fo

letto,

non

citano l'uno e l'altro


trascrisse

Lubin, che pure

diffuse in cosi

minuti
loro

riscontri, e

mezzo
che
di

il

libro delle Revelat iones ?

Ma non
(e

una colpa.
legione) ac-

tutti noi,

ci

occupiamo

di studi

danteschi

siamo

infinita

cade spesso

metterci in pelago per andare.... a scoprire

l'America, senza
dagli

ricordarci che l'America stata scoperta

verisimilmente
la

Americani.

Non

io getter

dunque
a

la

prima

pietra,

seconda.
di

Ma torniamo
trebbe cogliere

Mectilde.
col

.\ltre

minori analogie col poema

Dante ponel libro.

chi

Lubin volesse pi minutamente spigolare


Intravit

Viditque flumen aquae vivae ab oriente usque ad occidentem


itaque

vocatur flumen charitatis.


lavabatur

anima

Haec aqua ibique ab omnibus maculis

(pag- 170).

nella

vinca

domini quae est ecclesia:


.

Domi-

nus....
l'

in specie

hortolani in terram fodiebat


ai

Chi non ripensa

al

Lete e al-

Euno; chi non ripensa

due

versi del Paradiso (XX\'I, 64-65).

Le

frondi,

onde

s'

infronda tutto

1'

orto

Dell'ortolano eterno, am'

io cotanto,

etc?

Troverebbe anche (a pag. 166)


(rimasto ignoto

I'

altare coi tre gradi (cfr. Purg. IX,


e

94

e segg.),

l'uno aureo, l'altro del colore dell'aria,


al

verde

il

terzo; troverebbe cenno

Graf, che di Traiano

tratt

con

la

sua
e

solita

erudizione e

dottrina nel bellissimo libro su

Roma

nella

memoria

nelle

immaginazioni

del

M. E. Torino, Loescher, 1882,


al di trascrivere,

voj. Il) della imperscrutabile salvazione di

Traiano imperatore,
Mette conto

quale sono dati compagni Salomone, Sansone e Origene.

pur dopo

l'

articolo

del

Mancini,

l'

ingenuo latino

medievale

Rogata a quodam

fratre,

dominum

in

oratione requisivi!, ubinam essent

animae Salomonis, Sampsonis, Origenis


misericordia
nalia peccata ab

et Traiani.
fecerit,

Cui dominus respondit

Quid

mea cum anima Salomonis

volo homines latere, ut car-

Sampsonis
vindicare.

egerit, volo esse

hominibus magis devitentur. Quid etiam pietas mea cum anima ignoratum ut homines de inimicis pertimescant se

incognitum

Quid vero benignitas mea cum anima Origenis effecerit volo esse ut nuUus in scientia sua confidens audeat cor suum elevare. Quid
:

insuper de anima Traiani clementia

mea

iusserit,

volo homines ignorare, qua-


Christiana

44

licet

tenus fides catholica ex hoc magis extollatur, quia hic

virtutibus pollerei:

tamen fide caruit aique baptismate ). Veramente qui non aflermato che quattro
i

spiriti sien salvi;

ma

lecito

supporlo, se Dio, giudicandoli, ricorre non tanto alla giustizia, quanto


sericordia, alla piet,
alla

alla

mila

benignit,

alla

clemenza sua, e se

egli

teme che

rivelazione del loro slato possa blandire negli uomini le inclinazioni alla lussuria,
alla vendetta, alla superbia,

all'irreligione.

L'uomo non pu
cento volte
;

penetrare nel-

r abisso del consiglio divino

Dante ce

lo ripete

ce lo ripete anche

a proposito di Traiano e di Rifeo;

predeslinazion, quanto remota

la

radice tua da quegli aspetti


la

Che

prima cagion non veggion

tota!

(Farad. XX).

Il

Lubin,
le

fatti

questi ed altri

raffronti,
l'

afferm,

senza esitare, che Dante

conobbe

Revelationes, e che vi colse

immagine

del suo Purgatorio, coronato


io

sulla vetta dalla foresta del terrestre Paradiso.

Ma

credo

che, senza

comil

piere pricna indagini molto diligenti sulla data e sulla diffusione dei manoscritti

che ce
Lubin,

le

serbarono, e senza
il

fare

un minuto

raffronto,

come
la

gi consigli

fra

testo latino e

il

tedesco,

per determinare

priorit dell'

uno o

dell'altro,

non

sia lecito arrischiar

affermazioni cos assolute. Alcune differenze,

non pure formali,

fra

due
di

testi si
riferire.

possono notar subito

in alcuni de' periodi

che ho avuto l'occasione


candida veste

Le parole:
gleich

Ibique

dominum semper
niit

et alios vestitos viJit

dicono in tedesco:
sich

Daseibsten hat auch

die Seel gesehen

den Herren, und zu

selbst

einem weissen
se stessa.

Kleid bekleidet

Non

altri

dunque vide

vestiti di bianco,

ma
etc.

alle

parole immediatamente seguenti:


nella lezione tedesca queste:
Stapff'el,

Dehinc pervenerunt,
sie

corrispondono

Von dannen seynd


alien

kommsn

zu der siebenden
die

welche genand \vard geistliche Frewd, der Brunn aber


die Seel

himmlische

Frewd, welcher

von
il

Snden und

Tra.heit abwascht, etc.

nel

passo di Traiano, mentre


benignitas, clementia;
il

testo latino parla della divina misericordia, pietas,

testo tedesco dimentica la pietas e ripete


Il

due volte
il

la

benignitas
tino
;

Gattigkeil).
raffronti

che m'indurrebbe a supporre


fare

piij

antico

testo la-

ma

che ho potuto che

sono troppo pochi e superficiali, ed


Lubin, da
in

ogni conclusione sarebbe assolutamente infondata e imprudente.

Ma

chi

pu

dire

le

Revelationes

(trascritte,

congettura

il

qualche compagna della Santa) abbiano avuto subito diffusione e notoriet

Toscana?
ascetico e

E
il

le analogie,

che risultano evidentissime e innegabili


piuttosto

tra cotesto libro

poema
la

dantesco, non sarebbero

da

riferirsi a

una fonte
Altri

comune

e a tradizioni note nel

medio evo

non egualmente note a noi?


che non
sia

esamini e risolva

importante questione:

io intanto, fin
il

dimostrato

inoppugnabilmente aver Dante potuto leggere

libro
di

della

grafia spirituale,
alla

non riconoscer a Mectilde


di

di

Hackeborn

il

diritto

contendere

signora

Canossa

il

giocondo soggiorno paradisiaco.


(")

45

1'

Eppure

Io Scartazzini fa di
!

Matelda nientemeno che

amante

di

Dante

nel Paradiso terrestre


('-')

Donizone scrive

di
(li,

lei

cos: filioae
veliti

Petri,

Clirisii
(II,

famulaeque Jide'ii

(li,

^);

famulam
(11,

Petri

4); palma

Jorens

20); Mathildis lucida

lampa

2); haec

est

tam dar,

ceti

fulgida
(11,

gerio: perfidiae terror subsidiumque fidei


tiae custos (11, 7).

2);

stella Diana (11, 1); e Ranfamulans fidei (II, 7); iusti-

l'acrostico del Prologo, che innanzi alla

yUa

di

Doni-

zone, dice: flia Mathildis Bone/adi Beatricis, mine ancilla Dei,

fHa

digna Petri.

V. Vita della grande Contessa Matilde di

Canossa, scritta

in versi eroici

da Doni-^one, prete

monaco

benedettino, e volgarizzata per la


tip.

prima

volta

da

don Francesco Davoli. Reggio nell'Emilia, Stab.

degli Artigianelli,

188S.

La

lezione del testo, posto di fronte alla traduzione,

quella

data di sul cohistorica

dice vaticano dal


del Pertz. Di

Beihmann,

nel voi. XII dei


il

Monumenta Germaniae
di

Donizone scrive

Carducci:

.... acceso nella divozione, sincero

nella barbarie grossa e vivace,

Donizone, benedettino del convento


(i

Canossa,
<i'

racconta in due

libri di

esametri

116)

le

gesta di Dio per Matilde

(/?iV.

/(a/m,

anno

III,

n. 5I.

nei secoli

XI

E Umberto Ronca (Cultura medievale e XII. Roma, soc. Laz. Edit. 1892, voi.
i

poesia latina d' Italia


1,

p.
Il

377):

Cervello

rozzo, impregnato di barbarie affatto medievale, Donizone.

suo sentimento
terra

non oltrepassa

contini del

suo monastero

suoi ideali

sulla

sono

tutti

raccolti intorno alla sua signora e protettrice, e

con

lui ci

avvolgiamo perenne-

mente
vile,

in

mezzo
i

monaci che cantano


interessi
.

in

coro, a preti e vescovi che combat-

tono per

diritti e gli

della

Chiesa, senza pur un


II,

lampo

di vita ci-

pi largamente
:

umana

(Per

la bibliografia v. voi.

pag. 38-41).

V. ancora
suo, saeculo

Sancii Anselmi Lucensis Episcopi Vita a Rangerio successore


ineunte, latino Carmine scripta.

XII

Opus hactenus ineditum, val-

deque desideratum, nunc primum annotationibus illustratum, jurisque publici

factum a Doctore Dno Vincentio De La Fuente, Ecclesiasticae Disciplinae in Matritensi Universitate piiblico Professore, atque in Regia Historiae Academia Inter sodales numerato . Mattiti Typis Viduae et filli E. Aguada.

Anno

1870. Cercai questo libro inutilmente in molte delle principali biblioteche

d' Italia. Seppi poi

che era posseduto dalla Casanatense: un altro esemplare stato


la biblioteca del

acquistato recentemente dal dr. Trivisonno per


in prestito la

Senato, lo

1'

ebbi

prima volta

dall'illustre e cortesissimo dr.

A. Wilmanns, biblio-

tecario della Biblioteca reale di Berlino, che

volle

spedirmelo dietro semplice


porgergli qui
i

mia preghiera

del quale squisitissimo atto

mi

caro

miei pi

vivi ringraziamenti.

Sul poemetto di Rangerio ha scritto un

libro utile e importante Giuseppe

CoLucci

Un nuvvo poema
il

latino

dello

XI

secolo.

Baggio
oei
fatti

confi ilo

fra

il

Sacerdozio e l'Impero.

La Roma,
:

Vita

di

Anselmo da

tip. delle .Mantellate,

1805), del quale, un po' pi innanzi,


storici.
Il

mi varr frequentemente
pag.

nella narrazione
di

Ronca

(op.

cit.

227)

scrive

Rangerio, vescovo

Lucca,
papale.

fu

un accanito sostenitore
egli

della riforma della Chiesa e della supremazia


le

Onde

pure non risparmia

sue sferzate
il

al

sapere profano e a

gram-

matici, retori, dialettici, che, a suo dire, gettano

disordine

da per tutto


n ad assonanza
finale,

40

in
distici elegiaci

Ma, nonostante questo disprezzo, Rangerio scrive


osserva
le

non

leonini,

leggi della

prosoda e della grammatica, imita

qua

poeti classici,

dimostrando
n.
II,

in tutto di

avere formato
;

la

sua istruzione
per
la

letteraria sui poeti antichi

V. anche pag. 374-377


pag. 36-38.
(

425-427;

e,

parte

bibliografica e critica, voi.

proposito di Matilde, leggo nel Luchino


ili.

Cronica della vera orgine,

et

attieni della

ma

e famosissima Contessa Matilda, eie. raccolta dal rev. Padre

don Benedetto Luchino; Mantova,


potr vedere

1592), a pag. 6:
la
ili.

il

benigno lettore
fosse ve-

quanto particolarmente

ma
et

Contessa Matilda
fede,

rissimo essempio di religione, tempio singolare di pura


carit
cielo

nido

perfetto di

non
11.

finta,

porto sicuro dell'afflitta gente,


....

via

assai retta di salire al


d'

a pag. 51:

questa gran Virago fu vista pi


1"

ona volta comdifesa della

battere a

campo

aperto, et con

arme

Santa Sede pontificale.

Onde

volle

mano, solamente per vivendo, et doppo morte ancora,


in

essere chia-

mata figliuola della Santa Chiesa . Vegga ancora, chi n' abbia voglia
tilda,

R.tzzi

Silvano Vita della Contessa

Ma-

Firenze, 1587; Mellin! Domenico, Dell' origine, fatti, costumi e lodi di

Matelda, Firenze, 1580; Fiorentini Fr. M.,


tessa d' Italia, Lucca, 1642, e

Memorie

di

Matilde

la

gran Conrestituita

Memorie

della

gran contessa Matilda,

alla patria lucchese, con note di G. D. Mansi, Lucca, 1756; Dai, Pozzo,
raviglie heroiche di

Me-

Matilda

la

gran contessa

d' Italia,

Verona, 1678; Erra

C. A.

Memorie

storico critiche della

altre biografie pi

moderne,

tra le quali la pi pregevole senza

gran contessa Matilde, Roma, 1768; ed dubbio quella


e
i

del padre Luigi Tosti

{La Contessa Matilde


invece

Romani

Pontefici,

Firenze,

Barbera, 1859).
(-")

Lo

Zingarelli
la

adduce un argomento nuovo, non pure per re-

spingere fieramente

contessa di Toscana,

ma

per sostenere che Matilde un


verit storica.
il

puro simbolo,
Il

il

quale

non ha nessuna corrispondenza nella non una mera personificazione?


i

Tolta Beatrice, egli scrive, quale de' personaggi che popolano

Paradiso ter-

restre storico?
dire in qual

Quale

di essi

.Mi

saprebbero

tempo
il

e luogo sieno vissuti


i

ventiquattro seniori, e

le sette

donne
ci

che circondano
sia

carro? Anche

sette

vecchioni

che

lo

seguono, sebbene

qualche divergenza d'opinione, ormai riconosciuto che sono semplici

personificazioni di sacre scritture, e naturalmente


dagli altri personaggi

non fanno una figura diversa


qui,

simbolici,
i

dalle

altre

personificazioni. Se Dante riusc a


dell' Inferno,

trovare nella mitologia


virt,

mostri simbolici

nel

regno della

non era

cos facile trovar

sempre

figure storiche,

umane, che rappresenal

tassero certe facolt perfette. Gli angioli delle sette beatitudini stanno
dei ripiani
:

varco

un

altro angiolo fa da nocchiero


in reall tutti questi ufficiali'

sia

pure un angelo

il

sacerdote
al

portinaio:

ma

sono puri simboli, appartengono


canto XXXII.

regno dell'allegoria, non a quello della realt; della poesia, non dell'universo
reale, o

appreso

come

tale.

Figure

simboliche popolano
altre

il

Ed

oltre a quelle

che Dante vede sensibilmente,

ne vede

in

sogno, mere per-

sonificazioni e astrazioni.

rendo dove pi

fitta

folla dei

Qual meraviglia dunque che anche Matelda, appasimboli puri, sia tale ? F. a qual titolo una sto-

47
rica Matilde sarebbe relegata in

cima del monte? Ma


la

lei

ha un
virt

significato

ben

certo, altamente, cospicuamente

simbolico, della perfetta

attiva. Ella

simbolo principalissimamente, come


ella fa si riferisce alla perfezione

Prudenza e

le

sue compagne; ci che

morale, filosolca e spirituale di Dante. Nella


il

processione mistica, checch dica

Rocca, non ha parte.

Ma

qui

la storicit e

l'umanit non esistono punto, non hanno nulla che

fare.

vero che Dante


gli

prende dal
diente dove

mondo
di
gli

le su;;

figure allegoriche

ma

la

tradizione letteraria
si

dava

anche l'esempio

mere
e

personificazioni: ed egli

valso

di

questo espe-

faceva

comodo

Rassegna

critica della

letteratura italiana^

pubbl. da E. Percopo

N. Zingarelli. Napoli, 1899, anno IV, n. 3-6, pag. 85.


lo

Recensione del
io

libro

Con Dante e per Dante). Fin qui


di critica,

Zingarelli; al quale
solidit di dottrina.

non vorr certo negare acume

n autorit e
a

Se non che mi pare che


fianco,

egli stesso

offra,

chi

lo

voglia

colpire,

debole

il

Non
ceve
si

vi

quando afferma che Matelda non ha parte nella mistica precessione. ha parte: dunque fuori dalle pure astrazioni simboliche. Dice bene
:

lo Scartazzini
il

[Matelda] un anello
dell"

di

unione tra Virgilio e Beatrice, e


a quelle
dell' altra.

rici

Poeta dalle mani

uno per consegnarlo


custode
del

Essa

presenta inoltre quale custoditrice e guardiana del Paradiso terrestre, e ramil

menta per questo riguardo Catone,


gilio e

Purgatorio

Ora, se Vir-

Beatrice

(lasciamo da
I

parte

Catone) sono persone


le altre
si

reali,

deve esser

reale anche Matelda.

ventiquattro seniori e
nel

figure procedenti nel corteo

non hanno nessuna azione


strappa lagrime di

dramma
e
d

che

agita

intorno a Dante e che

gli

commozione
al

pentimento,

detergendogli l'anima dalle

ultime scorie; ne ha invece una molto importante Matelda; onde a

me

pare

che

ella

debba congiungersi
pi;

gruppo
alla

dei

personaggi
sfilata

reali,

cui

appartengono

Virgilio, Stazio e Beatrice,

non

evanescente
processione

dei

simboli scritturali.
si:

Ma

c'

di

personaggi della

non hanno nome; Matelda

basta questo fatto significantissimo per toglierla dall' astrazione e collocarla nella
vita e nella storia.
11 primo per altro a sostenere che Matelda una pura idea fu, se non erro, Brunone Bianchi nel suo commento alla D. C. (Purg. XXXIII, 119); se non che poi, meglio considerando, si ricredette, e dove persuadersi che Dante non pu aver avuto in mente che costei [Matilde di C], della quale se potea

dispiacergli

il

lascito

fatto

ai

papi,

non potea disconoscere

la

molta piet
Firenze,

verso santa Chiesa, etc.

Cosi leggo nell' ottava edizione del

Commento,

Le

.Mounier,
(-')

889.
i

Di tutti

passi danteschi
:

che qui mi occorrer


i

di riferire

reputo inutile

dare

le indicazioni

gli

indici,

rimari,

dizionari dello Scartazzini, del Poletto,

del Moore, del

Toynbee renderanno
le

facile la ricerca

anche

a chi abbia

men

fa-

miliare consuetudine con

opere

di

Dante.
:

(--) V. Dal secolo e dal poema di Dante altri ritratti e studi di Isidoro Del Lungo (Bologna, Zanichelli, 1898, pag. 273): u la indegnit sacerdotale di Bonifacio non toglie tuttavia che nell' affronto di Anagni Dante vegga

rinnovata per

mano

di ladroni la passione del

Dio crocefisso, e nel vicario suo

Cristo esser catto

-48(-^)

N. Campanini, Canossa.

Guida

slorica

illustrata.

Reggio

nell' Emilia^

L. Bassi, edit. libraio, 1894, pag. 91 e segg.


(-^)
(-)

V. opere
Doniz.
Il

citate.
II,
:

lib.

cap.

I.

(-^)

testo dice

sed circa regem tam debilis et lacrymosus


ut solam

carnem cernerei atque decus.


colto giusto, poich

Non
(")
(-)

so se traducendo
lib.
ili,

ho

il

senso non molto chiaro.

Rang.

9.
Ili,

V. anche

lib.

12:

Porro domi Martham simul exprimit atque Mariam,


providet
et curat,

consihatur, agit.

(-S)

Doniz.

lib.

II,

cap.

per tres tenuit pia menses

Gregorium papam, cui

servit ut altera

Martha.

i^")

Che

le

due ruote delh biga sieno


e.

S.

Francesco e S.

Domenico, dice

chiaramente S. Bonaventura nel

XII del Farad., v. 106 e segg.

Se

tal fu

r ima ruota della biga


la

In

che
ti

Santa Chiesa

si

difese,
civil briga.

E
Ben

vinse in

campo

la

sua

dovrebbe

assai esser palese

L'eccellenza delV altra.

La

biga, cosi nel Paradiso

come

nel Purgatorio rappresenta la Chiesa, qui trionle

fale., l vittoriosa in

campo. Ora che


nel

due ruote abbiano ad


la

essere, nel canto

del Paradiso, del Purgatorio

due monaci che


i

medio evo sostennero


e'

Chiesa, nel canto

due Testamenti, non


leggi

autorit di dantista che valga a perdai simboli

suadermi.

Le due
e

sono
il

gi rappresentate
;

che precedono, acall'

compagnano

seguono
cielo,

carro

legato questo dal Grifone


coprirsi
di

albero, risalgono

con Cristo nel

non rimangono a
si

penne e a trasformarsi mosi

struosamente. La parola divina non


zioni temporali, oltre la Chiesa,

corrompe:
gli

corrompono, per

le

dona-

anche

ordini monastici, a' quali essa affi-

data. (Cfr. Par. XI, 124; XII, 112; XXII, 76, etc).

Del resto
in

S.

Francesco, che regge


III

la

cadente baslica
III),

Lateranense, veduto

sogno da un papa (Onorio

Innocenzo

soggetto frequente di an-

tichi affreschi e tavole dipinte.

V.

un

affresco

d" incerta

attribuzione

Giotto
di

giovane? Cimabue vecchio? un pregiottesco?) che nella basilica superiore


Assisi (n. VI); v.

una tavola

del

Museo

del

Louvre, che rappresenta


attribuita a

il

mira;

colo delle Stimmate, con sotto tre storie francescane, e che

Giotto


V. nella Galleria d'arte

49

amica

e niodc-rna di Firenze, al n.
111,

i8,

la

tavola rap-

presentante

il

sogno

d'

Innocenzo

attribuita anch' essa a Giotto.

Per S. Do-

menico

tali

rappresentazioni sono

meno
s"

frequenti, ina non

mancano.
pur crede

L" Ottimo chiosatore, che, primo,


ai

accorse del
celestiale

facile riscontro,

il quale di due due Testamenti dalla destra il Nuovo, dalla sinistra il Vecchio, siccome appare per l' Autore medesimo che dice, che alla destra rota in giro era Fede, Speranza, e Caritade alla sinistra. Prudenza, Temperanza, e Giustizia, e Fortitudine: avvegnach fautore in altra parte dica, che 1' una delle

due Testamenti:

Ecco

il

carro

del

trionfo,

ruote, cio d

rote della Chiesa sia santo

Domenico, cio sapienza


amore, capitolo XI
vari rispetti, vari offizi e

1'

altra santo

Francesco,
cosi vedi,
i.

cio contemplanza, povert e

e XII

Paradisi.

che esso Autore, secondo


(')
('-)

nomi
S

attribuisce

Op.

cit.,

pag. 344.
Reiclis-itnd Recitsgesclti elite
fa
il

FicKER,

Jtaliens,

328-^88. Veggasi

il

sommario che dell'opera


cliesne,
('^)
(

Ficker stesso

al

389.

() Les premiers temps de

etat pontificai (754-1073),

membre de V

Institut. Paris, .\lbert

par V ahb. L. DiiFontemoing, iSgS; passim.

De mon.
Anche
il

HI,

io.
si

'')

Gian

vale della esclusione di papa Gregorio e di Arrigo IV


di

dalle opere di Dante,

come

argomento contro Matilde,

Comunque
il

la si

voglia spiegare, egli scrive, l'esclusione di quel Pontefice, che fu

pi fiero e

tenace avversario dell' Impero, ha un significato assai grave.

Il

Bartoli dice ar-

gutamente che
als

di

Gregorio VII Dante ha perduto

la

memoria, e

il

DoUinger (Dante
ostilit del
in

Prophet, pag. 4947), appunto per questa naturale, inevitabile

Poeta
re-

verso Ildebrando, aveva, indipendentemente dal Fornaciari, negata


ciso la possibilit
a

modo

che Matelda fosse

la

contessa Matilde di Toscana, rimandando


in

un lavoro speciale del Preger, pubblicato

Monaco

nel

1873

r.

(Vittorio

Gian. Sulle

orme

del

Veltro. Messina, Principato,


il

1S97, pag. 131, in nota).

Su
cit.

cotesta grave questione v.


('''')

gi citato lavoro del D' Ovidio.

Non
lib.

subiecta ut anelila., sed praelata

ut

domina. V. Colucci, op.

pag. 77.
(^)
Il,

v. 41.
1'

Ma

critici

moderni non vogliono conceder

alla

bella

contessa Matilde
radiso terrestre!

atteggiamento

di

donna innamorata
altro

nemmeno

nel Pae ri-

Non dimentichiamo per


di

che Matelda un simbolo,


all'

cordiamo
difetto di

la

fondamental dottrina

Dante intorno
attiva
i

amore, non

dunque
che
le

la

vita

zelo e

Amore. Se I' accidia fervore amoroso ? Ma

la

feminilit appassionata,

negarono

critici, fu

ridata alla Contessa da

un

nobile Poeta, dal


tilde.,

Tommaseo. Leggansi

le

bellissime ottave
di

La

Contessa .Ma-

che sono a pag. 362 del


Biblioteca

suo volume

poesie. (Firenze,

Le Monnier,

1872).
(^'')

comunale

di

Reggio
:

nell' ICmilia,

cipit historia

Gomitisse Mathildis

De

Gestis

videlicet

Cod. CVIII, C. 34 bis. " InProgenitorum ipsius et

eiusdem Comitisse. Mathildis


praecellentibus
viriles

inclita

Comitissa

et

militaris
in

admodum

mulier
vires

Henrico quarto imperante suis praeclarissimis actibus habetur


insignis,
etc.
.

muliebri sexu

un

codicetto

cartaceo del

PlCCIOLA.


sec.

50

XVII, di 44 carte, scritto in un latino tutt' altro che ortodosso. N ha alcuna importanza storica: in gran parte compilato sulla Vila di Donzone. ('^) Canossa. Studi e ricerche di Angelo Ferretti. Torino, Loescher 1S84.

Ma
tura

Giuseppe Biadego mi scrive che

il

ritratto

considerato
;

da alcuni addiritopera,
si,

come una

falsificazione, forse del

Nanin stesso

da

altri

antica

(non, ad ogni

modo,

anteriore al sec. XIV),

ma
di

effige di altra

persona, ritoccata

poi abilmente perch potesse esser creduta della Contessa.


Il

ritratto ora

posseduto dai marchesi

Canossa, di Verona

ed

quello

che riprodotto

in testa a

questo volumetto.
giornale

Fu

gi edito,

non bene, nel Nuin

mero unico pubblicato


(") Ger.
lib.
Ili,

dal

La Voce

della

Verit

onore

di

Gre-

gorio VII, neir ottavo centenario dalla sua morte


21.

(Roma, Tip.

della Pace, 1883).

(") Commentarioriim Cyriaci Anconitani


Pis?uri,

Xova fragmenta
per cura
di felica

notis illustrata.

MDCCLXIII.

In aedibus Gavelliis. Pubbl.


5:
'

Annibale degli

Abbati Olivieri, pag.

.\d

IV Non. .Aug. ad

Pisarum ab ^uis balnea

a Florentia veniraus valetudinis instaurandae gratia, ubi

sancto ablueram, ab

crani

scabiarum tabedie

me
di

purgari

postquam me flamine mundarique haud


necnon tepente
et

dubie sensi, optima

iuvante

Loto

[ninfa,

figlia

Nettuno],

thermis

nympharum

praeclarissima

Cymodocea, nam amoenas

suavissimas

aquas sensimus, quas vetustas scaleas,

murumque

ex lapide circumdare conspe-

.ximus, Matheldae illius praeclarissimae comitissae


in lapide tale

opus haud ignobile, quoi nos

posuimus epigramma:
Matheldis

Comitissa Insignis

Ob Humanam

Valetudinem
Et Salubria

Instaurandam Praeservandamque

Amoena Haec Ab Aquis


Balnea
In

Omnigenum Hominum Usum Omni Cum Ornatu Ciiltuque


Dicavit

K[yriacus]
A.
D.

.\[nconitanus]

MCXII. K. MAIAS.

pi sotto,

in

un" altra lettera

Ad

non. Aug. ad exoptata

illa

tam.liu ab

me

Pisarum aquea, suaviaque thermarum balnea veniraus,


sime Gaspar [Gaspare Zacchi
ubi
(')],

carissirae atque suavis-

valetudinis,

ut

nostis,

instaurandae gratia;

flumine sancto ablueram, ab omni taediosa scabiarum tabedie me purgari mundarique certissime sensi, optima adiuvante Amphitoe et Panopaea Nereidum [Naiadum ?J clarissimis et amoenis Virginibus nam suaves

me postquam

et

saluberrimas contigimus aquas, vctustis quoque scaleis muroque conspicuo vidimus circumseptas, Matheldae illius praeclarissimae Comitissae pium, utile,
et sibi

dignum,

decens,

atque peridoneum

opus; nam,

et si

bene recohmus,

Diva ipsa Matheldis beata per elysia

et virentia

deliciarum loca

Dantem p[oetam]

iucundissimum,

et

concivem clai[5simum] luum ex Leiheis, Eunoeisque

divi-

nis et salutiferis aquis insigniter


ftfliciterque

doclum madidum

et

ablutum,
ferninae

necnon piene

potum

fecerat, quo! B[eatae] M[atheldae]


.

hoc ibidem ex

lapide
II

posuimus epigramma

[lo riferisce].

riscontro non ha valore d'argomento,

ma

certo

mollo curioso. La

in-

scrizione fu pubbh'cata ancora dal Fiorentini nelle citate

Memorie

della C.

M.,

pag. 313; dal Targioni Tozzetti nelle Relazioni di alcuni viaggi /atti in diverse

parti della Toscana, Firenze, 1768,

t.

I,

pag.

157; dal Gori Inscript. Antiq. in

Etrur.

Urb.,

I,

461; dal Collcci, Antichit Picene, Fermo,


della

1791,

t.

XV,
183'^,

pag. 150; dal Repetti, Dizionario fisico storico


voi.
1,

Toscana, Firenze,

pag. 37; e pi recentemente dal


libri

Minati,

Dei bagni di Casciana nella


11

provincia di Pisa,

due, Firenze, Barbera, 1877.


<i

Minati, a proposito della


di

leggenda, raccolta e divulgata da Ciriaco, scrive:


line attribuisce
la
i

La leggenda
di

queste colIl

invenzione

dei

Bagni
i

alla

contessa

Matilde....
queste
vi

credulo

volgo e perfino
tribuiscono a
lei

campagnuoli, nonch
tutto quello

buoni parroci

contrade, at dato osser-

che

di antico e di origine

oscura

vare. Scendete nei piani


e profanata e ridotta ad

sottostanti

Fauglia,
;

troverete

una chiesa antica


vi

uso

di

casa colonica

e quei

contadini

dicono che
in

quella fu una chiesa edificata da una certa signora Contessa che stava
parti.

quelle
dagli

nelle parti di Peccioli osservate

un brutto mascherone, sformato


avendolo ricercato per
il

anni, che io

ho trovato ancora

esistente,

1"

indicazione

che ne d
.Matilde.

il

Repetti, e quei terrazzani vi dicono che

ritratto della contessa

Dovunque

un

muro
i

cadente o

1'

avanzo

d'

una

torre,

si

dice che

quelle furono fortezze della celebre Contessa, alla quale per, sebbene fosse di

animo
genda,
la

fiero e bellicoso,

suoi possedimenti

di

Toscana non servirono mai a


la

teatro di guerra
il

(pag. 195-6). E,

dopo aver dimostrato


e
di

falsit

della leg-

Minati conclude potersi ammettere questo soltanto

che
siasi

la

Contessa,

quale soffriva di

affezioni

reumatiche
di

gotta ,

recata a spedi

rimentare
in

r efScacia delle acque


frati

Casciana

abbia

consentito

venire

soccorso dei

possessori dei Bagni, per fare in essi restauri, accrescimenti,

abbellimenti, etc.

Farebbe opera nuova, importante, curiosa, chi raccogliesse


zioni

tutte le tradi-

che della contessa Matilde vivono ancora

in

Toscana, e segnatamente nel


le

pittoresco territorio di Lucca, e, raffrontandole


le biografie,
i

con

cronache,
la

le

memorie,
storica ed
e

documenti
di
la

d' archivio,
la

vagliandole
dalla

con

critica

artistica,

tentasse

separare

verit

leggenda,

con

l'

una

con

altra

componesse
i

storia della fortuna

che

il

nome

della celebre Signora ebbe

attraverso

secoli.

Sul

fi'anco settentrionale del bellissimo

duomo
Matilde.

di S.

Martino
, la

in

Lucca c'

una testa muliebre

assai giovine,
il

con

folti e

lunghi capelli
(V.

quale secondo

la

tradizione dovrebbe essere


13); e un'altra

ritratto

di

E.

Ridolfi, Guida di

Lucca, pag.
l'

immagine
a

di lei

vede

il

popolo nell'ambone delil

ontichissima pieve di Brancoli,

La

figura

(scrive

ch.mo marchese AnBrancoli, la sua Pieve

tonio Mazzarosa nel suo pregevole studio


e le chiese

La

terra
Giusti,

di

monumentali del Pievato, Lucca,

1892I, di

forma bizantina.


che su apposita mensola, ornata
rapetto dell'

52

nel

di fogliami, sorge dinanzi,


1"

centro del pa-

ambone, rappresenta un angelo simboleggiarne


delle consuete
in tale
ali

evangelista Matteo.

La mancanza
gere a taluni,

ed
la

il

capo cinto

di

ducale corona fecero scor-

scultura,
il

Contessa Matilde,

scritto:

ma

ci

non

possibile,

perch tiene tra

mano

sacro libro ove

Evangelica

lectio fiat

pec-

catoriim reinissio; e poi uso costante, nei


dervi figure simboleggianti
gli evangelisti;

nostri

amboni medioevali,
il

di ve-

ed anche

Ridolfi, coi quale parlai

a lungo di questa ipotesi, escluse assolutamente potesse essersi

voluto raffigu-

rare la Contessa Matilde (pag. 24-25)

i>.

E
.

pi innanzi: Nella pila dell'acqua

santa scolpita una testa cinta di ducale corona, che


tare Bonifacio
III,

ammetto possa rappresendi

padre

di

Matilde (27)

Alla contessa Matilde attribita la edificazione della chiesa


di cui

Altopascio,
e l'abside;

rimane ancora, ben conservato, l'elegantissimo campanile


il

tutto

resto stato

indegnamente deturpato.

Ma

quante

altre

chiese e quanti
!

castelli le

sono

attribuiti nelle terre dell' antica repubblica

lucchese

Sull'ammirazione poi che per Dante ebbe Ciriaco d'Ancona, v.M. MoRict,

Dante

e Ciriaco d'A. Firenze, Olschki,

1899

(').

{"-]

Rang.

lib.

11,

7:

Non suni
leges.
(*^)
(-")
.
. .

dccta

satis,

non novi iura sacrasve

V. Rang. e Doni\. passim. V. Carducci,

Lo Studio

di

Bologna,

in

Opere

voi.

I,

pag. 9 (Boi. Za-

nichelli):
.

[Irnerio] rinnov le leggi, dicon le croniche, per istanza di Matilde;


di

in

presenza

Matilde apparisce
.

la

prima volta nell'anno

1113

il

nome

di

Irnerio da

Bologna cau^idico

(')

Gaspare Zacchi, annota V Olivieri,


di

figlio di
II.

Antonio,

uomo

eruditissimo,
:

segretario del cardinal Bessarione, e poi di Pio

Era

di

Volterra

Ciriaco lo
la

chiama concivem

Dante, considerando non

la citt d' origine,

ma

regione.

Mentre levo la mano dalla faticosa correzione tipografica di queste lunghe note, mi giunge dal mio egregio, gentile e carissimo amico prof. Francesco Flamini un prezioso opuscoletto nuziale, nel quale egli tratta, con la solita
eleganza di dottrina e

con

fine

senso d' arte, del Trionfo di Beatrice

Nozze
Abito
forse,

Polacco-Luzzatto

Padova, Salmin, 1902). Vi trovo


di

un fuggevole accenno a
quale sarebbe
virt.
/'

una nuova interpretazione allegorica


di
tra

Matclda,
di

la

Buona

Elezione, principio.... e fondamento


dell' eleggere le
(

tutte le

Ma,

r abitudine

opere virtuose, e quella

dell"

operare

secondo

virt in vita perfetta

v. a

pag.
la

io del presente lavoro) non

divario grande.

Che
Flamini,

poi Beatrice
il

sia

Verit

rivelata, nessuno, credo, vorr

negare

al

quale ripiglier certamente questa quistione nell'ampio studio sulla


al

fondamentale allegoria e su tutto l'ordinamento morale della Commedia,


quale attende da qualche tempo
lissimi.
e
di

cui

ha gi

dato alcuni saggi notabi-

^Hi

You might also like