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EMILIO GENTILE IL CULTO DEL LITTORIO:

LA SACRALIZZAZIONE DELLA POLITICA NELLITALIA FASCISTA

INTRODUZIONE Durante la lettura del saggio di Emilio Gentile il lettore dovrebbe continuamente tenere a mente, riferirsi, appoggiarsi, alimentarsi di quella che fu una riuscitissima digressione letteraria ad opera di Fdor Dostoevskij, sulla leggenda del Grande Inquisitore, ne I fratelli Karamazov. Lespediente retorico utilizzato dallo scrittore e filosofo russo per discutere il tema della dialettica tra libert e soggezione, vede Ivn Karamazov ateo, cinico, sagace, ribelle ad un Dio che permette lassurdo, che tollera le crudelt mostruose di cui luomo capace di macchiarsi narrare questa leggenda al fratello minore Al!a: Cristo, tornato a manifestarsi sulla Terra nella Spagna del XVI secolo, dominata dai roghi e dalle persecuzioni condotte in suo nome dalla Santa Inquisizione, viene imprigionato dal Grande Inquisitore, che lo interroga a lungo conducendo un monologo sul problema del valore della libert umana:
Tu vuoi andare nel mondo, e ci vai con le mani vuote, con non so quale promessa di libert che quelli, nella loro semplicit e nella loro ingenita sregolatezza, non possono neppur concepire, e ne hanno timore e spavento giacch nulla mai fu per luomo e per la societ umana pi insopportabile della libert!1

L'Inquisitore sostiene che l'uomo abbia paura della scelta e che, impossibilitato a scegliere tra Bene e Male, egli preferisca affidarsi a chi soddisfa i suoi bisogni materiali e lo sottomette con l'autorit, ovverosia all'Inquisitore stesso. Cristo rimane in silenzio fino al termine del monologo e bacia l'Inquisitore che, profondamente commosso gli apre le porte della prigione, ordinandogli di allontanarsi e di non farsi vedere pi, persistendo per nella volont di conservare su di s il peso del grande inganno a beneficio degli uomini; cos anche Al!a bacia il fratello miscredente, mostrandogli compassione ed amore, non cedendo alla sua provocazione. Il Grande Inquisitore ha l'ambizioso progetto, pretestuoso ed ingannevolmente compassionevole, di ripetere la creazione divina in modo pi adeguato alle esigenze dell'uomo medio, che ha fame e sete non di verit, ma di stabilit, sicurezza, di certezze. Ai suoi occhi il popolo un bambino, docile, sottomesso, che vuole avere e non essere; siamo di fronte ad un'umanit debole, vile, paurosa, viziosa, abbietta, incapace di vivere assieme agli altri uomini senza una figura da adorare, a cui inchinarsi ed obbedire. Emilio Gentile parla dellorigine delle religioni politiche sia nei termini di unaspirazione al recupero di un senso totale della vita per il fondamento di un nuovo !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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F. M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov, traduzione di A. Villa, Torino, Einaudi, 2005, p. 337.

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equilibrio e di una nuova stabilit, sentimento che sta ovviamente alla base dei bisogni di una societ che ha vissuto un lungo periodo di crisi o uno straordinario momento di tensione, sia nei termini di unesigenza profonda dal punto di vista culturale, della soddisfazione di un bisogno innato delluomo. E proprio qui lo stesso Gentile, nella conclusione del suo saggio2, si rif alle parole del Grande Inquisitore: Non c preoccupazione pi assillante e tormentosa per luomo, non appena rimanga libero, che quella di cercarsi al pi presto qualcuno innanzi al quale genuflettersi, ed ancora,
questa esigenza di una genuflessione in comune il pi gran tormento dogni uomo preso a s e dellumanit nel suo insieme fin dal principio dei secoli. Per bisogno di questa generale genuflessione gli uomini si son massacrati lun laltro a colpi di spada. Si son creati degli di e si sono sfidati lun laltro () E cos avverr fino alla fine del mondo, anche quando saranno scomparsi dal mondo gli stessi di: non importa, cadranno in ginocchio dinanzi aglidoli.

Movimenti come il bolscevismo, il fascismo sul quale Gentile si concentra ed il nazismo si sono attribuiti la funzione, finora propria soltanto della religione, di condurre la vita delle masse, interpretando il loro atavico bisogno pi intimo: quello di essere guidate, di ricevere uninterpretazione del significato della vita, di capire il fine ultimo dellesistenza. Il fascismo ha rappresentato il primo esperimento di istituzionalizzazione di una nuova religione laica fatto in Europa dai tempi della rivoluzione francese3, ci dice Gentile. Un esperimento che ha manifestato una sintesi del tutto particolare di miti, simboli, riti di massa, che hanno costituito una rappresentazione liturgica che non si esaurisce nella sua seppur spettacolare valenza estetica, propagandistica, demagogica, ma si inserisce in un complesso sistema di credenze, di valori, che vanno a costituire un vero e proprio culto: si mira a costituire uno stile di vita, a plasmare la coscienza morale, la mentalit, i costumi della gente, e persino i suoi pi intimi sentimenti sulla vita e sulla morte4.

LAUTORE Emilio Gentile nasce a Bojano, in provincia di Campobasso, nel 1946. Storico italiano di fama internazionale, allievo di Renzo De Felice, attualmente docente di storia contemporanea allUniversit La Sapienza di Roma, ha insegnato in varie universit internazionali, dalla Madison (Wisconsin, USA), al Trinity College di Hartford (Connecticut, USA), fino allIstituto di Scienze Politiche a Parigi. Fin dalla seconda met degli anni Settanta, ha svolto studi particolarmente innovativi sul fascismo, rivelandone la natura autenticamente totalitaria e svelandone con efficacia i risvolti ideologici e culturali. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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E. Gentile, Il culto del littorio. La sacralizzazione della politica nellItalia fascista, Bari, Laterza, 1994, p. 308. 3 E. Gentile, Il culto del littorio, cit., p. 310. 4 Ibidem, p. 312.

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Ha il merito di aver proposto una sistematizzazione teorica e storica del fenomeno della religione politica, della sacralizzazione della politica. Esprime la necessit di una storia della teologia politica, scrivendo nel 1993, proprio ne Il culto del littorio: Negli ultimi anni, molti progressi sono stati fatti per lanalisi della dimensione religiosa della politica nella societ moderna, soprattutto per nel campo della sociologia, mentre siamo ancora agli inizi di una storia delle religioni secolari%. Nella variet dei temi affrontati dallo storico si pu avvertire una sorta di basso continuo che guida la sua intera riflessione: la comprensione della politica e della storia tramite il ruolo svolto dalle rappresentazioni ideologiche della realt. Una convinzione questa in cui ben presente la lezione di George Mosse, storico tedesco-americano, ebreo, omosessuale, antinazista, antifascista (al quale Gentile ha dedicato una biografia6), che sosteneva che gli atteggiamenti diffusi, le mentalit correnti, linsieme dei miti, delle paure, delle speranze, delle credenze che caratterizzano unepoca, producono conseguenze storiche concrete, al pari e forse pi delle condizioni materiali. IL TESTO In sei capitoli, corredati da introduzione e conclusione, Gentile, con rigoroso metodo storiografico e straordinaria ricchezza di fonti, illustra passo passo la sua ipotesi interpretativa, nucleo centrale del saggio: dire che il fascismo ha rappresentato una religione laica, una religione politica, non significa strumentalizzare la parola religione. Il fascismo non stato un movimento politico che, appunto, strumentalmente ha adoperato il linguaggio religioso per giustificare e legittimare una politica. Luniverso simbolico creato dal fascismo, composto da miti, rituali, monumenti, ha mirato alla creazione di una vera e propria fede, che provocasse una conversione dei nuovi italiani ad una religione basata sul culto pagano della Nazione, che traesse la sua forza dai fasti della Roma antica, e comprendesse il culto del partito, dello Stato, supremo custode della morale, educatore, verso il quale fosse un dovere credere ed obbedire. Il tentativo di istituire una religione civile della patria, di sacralizzare la nazione, fu problema estremamente sentito fin dallinizio del Risorgimento e rimase uno dei nodi fondamentali dello Stato nazionale anche dopo lunificazione. Tale ricerca non fu condotta soltanto in ambiti laici o rivoluzionari, ma anche nel mondo cattolico. Dalla massoneria, ai giacobini italiani, ai tentativi conciliatori di Vincenzo Gioberti, fino al misticismo politico mazziniano, lidea di una resurrezione spirituale atta a formare una coscienza morale unitaria collettiva, era sentita come esigenza prioritaria per usando la famosa espressione di Massimo dAzeglio fare gli italiani. Ma quale nuova religione adottare? Quali contenuti doveva veicolare? Quali erano gli strumenti pi adatti per la sua diffusione nelle masse? Esercito e scuola furono i canali !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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Ibid., p. 315. E. Gentile, Il fascino del persecutore. George L. Mosse e la catastrofe delluomo moderno, Roma, Carocci, 2007.

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privilegiati. Riti, feste, manifestazioni e simboli erano gli strumenti da utilizzare. Ma tra visioni contrastanti, cerimonie commemorative, funerali, riti del rimpianto, folle doccasione, assenza di entusiasmo e poca sensibilit culturale per lattuazione di un progetto realmente unitario, gli esiti non furono dei pi felici. La ricerca di una religione secolare riprese vigore agli inizi del Novecento nel movimento nazionalista, che elevava la patria a divinit vivente, guardando con ammirazione allestremo Oriente ed in particolare ai riti di autoadorazione giapponesi, ma anche dando il merito alla rivoluzione francese di aver riportato alla luce limportanza del culto della nazione. La tragica esperienza del primo conflitto mondiale, lesperienza di morte di massa, diede una spinta ulteriore alla sacralizzazione della politica. Pochi anni dopo, al sorgere del movimento fascista, divenne facile convogliare questo sentimento collettivo, vivo nei reduci, negli intellettuali, nella borghesia patriottica e tra i giovani smaniosi di azione, verso una comune esperienza di fede. Sono gli anni tra le due guerre che Gentile sceglie per condurre la sua ricerca, analizzando lorigine, la formazione e laffermazione di quello che diverr il culto del littorio, coincidente con lacme del fascismo al potere. Lo storico dichiara di aver lasciato ai margini il periodo del secondo conflitto mondiale, con il conseguente crollo del regime fascista, poich in questo frangente non furono introdotte innovazioni significative nelle forme gi istituzionalizzate di culto, e soprattutto perch lasse si sposter dalla religione politica alla guerra di religione, tra fascisti e antifascisti. La retorica fascista seppe fin dallinizio coniare miti, immagini, tormentoni politici, sapientemente divulgati attraverso i mezzi di comunicazione dellepoca. Le parole dordine, tra le altre, furono romanit, modernit, giovinezza, patria, famiglia, dovere. Il culto della personalit del leader politico si impose progressivamente attraverso una mitizzazione in senso eroico di un Paese in realt debole e uscito sostanzialmente sconfitto dal primo conflitto mondiale. A questo Paese Mussolini seppe vendere il sogno di un impero economico, coloniale, militare, allaltezza delle sue glorie passate. A differenza degli altri movimenti politici, ovviamente non esenti dallutilizzo di elementi mitologici, il fascismo va a richiamare espressamente il mito e il suo ruolo rigeneratore, in unEuropa giudicata corrotta, decadente, a causa delle idee di democrazia, liberalismo, socialismo. Andando per ordine, nel primo capitolo, intitolato La Santa Milizia, Gentile introduce in quel peculiare utilizzo del linguaggio e del mito che ha accompagnato il fascismo fin dalle origini. User di seguito il carattere corsivo allo scopo di evidenziare lutilizzo del lessico e della simbologia propri delle religioni. Il fenomeno dello squadrismo, pienamente inserito nel clima tumultuoso che caratterizzava la vita italiana dei primi anni Venti, si risolse nel gennaio 1923 con la costituzione della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, destinata ad inquadrare

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le forze paramilitari sinora decentrate: atto questo che spogliava lo Stato della prerogativa di detentore unico della forza. In questo periodo i fascisti, riporta Gentile, si considerarono come pastori, profeti, apostoli, missionari della nuova religione della patria. Loffensiva armata squadrista era definita come una santa crociata contro i profanatori della patria, contro gli eretici, contro i falsi di dellinternazionalismo. Il cameratismo delle squadre evoca e si nutre di un senso di comunione. La formula ufficiale del loro giuramento parla di consacrazione in tutto e per sempre al bene dItalia. Simboli in cui riconoscersi sono il manganello, talismano, amuleto protettore, ed il fuoco, espressione della forza distruttrice e purificatrice (frequenti sono i roghi pubblici dei simboli e dei luoghi di culto dei nemici). E dopo il processo di distruzione e purificazione, avviene quello di redenzione della popolazione: vi si associa il rito della benedizione dei gagliardetti, generalmente effettuata da un sacerdote o dal capo squadrista. La morte occupa un posto centrale in questo universo di senso, ma non interpretata in modo decadente, pessimista, nichilista, ma come fede nella vita e nellimmortalit. I caduti per la causa fascista sono eroi, da commemorare con devozione, poich hanno versato il sangue rigeneratore e fecondatore dei martiri (metafora prettamente cristiana). Il rito che maggiormente rappresenta questa fusione tra la morte e la vita, tra il passato e il futuro e che esprime riconoscenza verso lesempio dato dai caduti per la patria, il rito dellappello, vincolo sacro tra i morti e i vivi, congiunti dalla vitalit della fede. A sottolineare il carattere sincretico della religione fascista, che unificava mitologie di diverse derivazioni imprimendovi il proprio marchio in una rinnovata coerenza, venne istituita dal 1924 la celebrazione del Natale di Roma, il 21 aprile, durante la quale si festeggiava anche la festa dei lavoratori, sostituendo la data del primo maggio. Nel secondo capitolo, La patria in camicia nera, Gentile chiarisce quali siano le fasi dellistituzionalizzazione della liturgia fascista, distinguendone schematicamente tre: dal 1923 al 1926, il fascismo si concentr sulla conquista, con il monopolio del potere, del pieno controllo delluniverso simbolico dello Stato; dal 1926 al 1932, si oper sul consolidamento, con lincorporazione del culto della patria: alla fascistizzazione dei riti corrispose la fascistizzazione della storia; nel decennio successivo si conservarono e svilupparono i caratteri acquisiti nel periodo precedente, andando incontro a un processo di cristallizzazione e meccanica ripetitivit, secondo un duplice procedimento di riconsacrazione dei riti della tradizione, dellunit nazionale, della patria risorta da un lato e dellintroduzione nella liturgia dello Stato dei simboli e riti della religione fascista, attraverso una graduale simbiosi che fin col fascistizzare la religione della patria7. !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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E. Gentile, Il culto del littorio, cit., p. 65.

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Lomaggio alla bandiera col saluto romano, la sua esposizione negli uffici pubblici, nelle cerimonie militari, nelle manifestazioni di piazza, listituzione delle selve votive, della guardia donore, rappresentavano pi di un atto esteriore: era linizio di un radicale mutamento di clima politico, verso il quale non sarebbero pi stati consentiti atteggiamenti indifferenti e tantomeno ostili. Sempre in questo capitolo lo storico dedica unampia sezione al rinnovo e allarricchimento del calendario delle feste laiche dello Stato, ognuna con una funzione differente, con le proprie coreografie, e pi o meno solennit a seconda dellinteresse che rivestivano nel progetto politico generale (la festa dello Statuto, seppur doverosamente celebrata, non si prestava ad essere incorporata nella liturgia fascista e non venne mai investita di particolare interesse). Il Partito estese il suo controllo sullapparato celebrativo, fissando le modalit delle cerimonie e, ovviamente, anche qui emergono con forza le metafore religiose, tra il sacro pellegrinaggio di Mussolini al cimitero Redipuglia e limmagine della resurrezione dellItalia crocefissa fornita nella stessa occasione dal Duca dAosta. Giunto al potere il fascismo acceler la simbiosi tra la religione nazionale e quella fascista. Per dare un segno imperituro dellavvento al potere, si sugger di imprimere sulle monete il fascio littorio8, simbolo dellImperium, potere che conferiva al suo titolare la facolt di impartire ordini ai quali i destinatari non avrebbero potuto sottrarsi. La moneta passa per ogni mano, penetra ovunque faceva notare unimportante critica darte contemporanea a Mussolini. Pi tardi venne conferito lincarico a un illustre archeologo di ricostruire limmagine del fascio littorio dandogli una rappresentazione pi fedele possibile alla simbologia romana. Cos il fascio littorio venne introdotto ufficialmente nelliconografia dello Stato, simbolo di unit, forza, disciplina, giustizia, della tradizione sacra della romanit, strettamente connessa al culto del fuoco sacro. La ripresa della romanit venne adattata al XX secolo, trasferita nella modernit, per la presentazione del fascismo come erede e culmine della tradizione romana. Imboccata la strada della costruzione del regime totalitario, listituzionalizzazione dei riti procedette senza tregua con la definitiva identificazione della religione fascista con la religione della patria. Appare lecito a questo punto chiedersi in quali rapporti, con quale stato danimo la Chiesa si ponesse di fronte a queste manifestazioni, per lambiguit insita nel rapporto tra due diverse fedelt, che miravano entrambe a conferire un significato e un fine ultimo allesistenza. Vediamo sempre il rapporto del fascismo con il potere religioso come qualcosa di limitante verso le sue aspirazioni totalitarie; il fascismo tent infatti di servirsi della religione tradizionale per spianare la strada alle sue aspirazioni, presentandosi come restauratore dei valori dello spirito e del prestigio della religione !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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Il fascio un simbolo largamente utilizzato per rappresentare lautorit in stemmi, vessilli e sigilli di diverse parti del mondo. Si pu ritrovare, ad esempio, negli USA, nel simbolo del Senato federale ed inciso sulla porta dello studio Ovale del Presidente, sullo stemma ufficiale ecuadoregno, francese, camerunense

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cattolica, un atteggiamento salvifico contro lagnosticismo ed il materialismo che caratterizzavano lepoca precedente. Ma la competizione per il controllo e la formazione delle coscienze, cauta per calcolo, rimase sempre un nervo scoperto. Lo scrittore, giornalista e politico cattolico Igino Giordani, nel 1924, prima ancora che venisse instaurato il culto della personalit del Duce, aveva messo in guardia la Chiesa nei confronti di questo movimento neopagano che praticava una religione politica. Papa Pio XI condanna la concezione fascista della politica, simile alla statolatria pagana9; Don Luigi Sturzo dedica moltissime sue pagine nellanalisi del carattere religioso del totalitarismo; teologi cattolici come Jacques Maritain e protestanti come Adolf Keller, Paul Tillich, parlano del fascismo, del comunismo, del totalitarismo come idolatrie e religioni politiche. Non poteva trattarsi di un abbaglio collettivo: non si stava utilizzando il linguaggio religioso soltanto per rivestire la politica di sacralit, ma si era fondata una nuova religione ben codificata, con precisi dogmi, una dottrina propria, che immaginava lo Stato come un soggetto mistico, un arcangelo mondano (titolo del terzo capitolo del saggio in esame, espressione felicemente coniata da Camillo Pellizzi), che and fino alla pubblicazione, a cura del Partito, di un catechismo della religione fascista. Il lavoro pedagogico, illustrato durante il terzo capitolo e poi ripreso pi approfonditamente nel quarto, fu capillare e comport un grande dispiego di energie. I giovani erano esortati a credere ciecamente al Duce: Abbi sempre fede. La fede te lha data Mussolini, perci cosa sacra () Dopo il Credo in Dio recita, ogni mattina, il Credo in Mussolini10. La Casa del Fascio divenne la Chiesa della fede fascista: Starace nel 1932 decret che ognuna dovesse avere una torre littoria, munita di campane, da suonare in occasione dei riti del regime, evocando cos una tradizione religiosa plurisecolare. Le piazze, in particolare Piazza Venezia, divennero luoghi di culto. I grandi cortei, le adunate, erano processioni di comunione mistica tra la religione fascista e la vita collettiva della nazione. Ladesione della massa era stata ben compresa dal fascismo come punto di forza della politica, cos come ne erano sempre state valutate con attenzione le componenti emotive, la passione, lentusiasmo. E ladesione collettiva, la sua cieca fiducia a mettere in moto la forza di volont. A questo serve il mito: a dare uninterpretazione della vita e della storia, a porsi come motore che incita gli uomini allazione. Per farlo il mito deve servirsi delle esigenze pi intime degli uomini, dei suoi egoismi, dei suoi bisogni primari: la massa aveva bisogno di spiritualismo, di religiosit, di rito; lo Stato doveva fornirli, operando come un grande istituto di rieducazione collettiva, volto a plasmare le coscienze, per creare un armonico collettivo. E questo il titolo del quarto !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
)!*+,!-./!Enciclica

Non abbiamo bisogno, 1931, fonte web: www.vatican.va. Link diretto: http://www.vatican.va/holy_father/pius_xi/encyclicals/documents/hf_p-xi_enc_19310629_ non-abbiamo-bisogno_it.html 10 E. Gentile, Il culto del littorio, cit., p. 127.!

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capitolo del saggio di Gentile, che mostra come lesaltazione delle forme di vita collettiva allaperto, delle feste, delle sagre, la promozione delle attivit sportive, il culto della sanit fisica, le coreografie, le sfilate, i canti corali, i rituali posti in essere nelle manifestazioni di massa, restituissero unimmagine di bellezza, ordine, disciplina, potenza, vittoria sul caos e sullincertezza, parte integrante del culto del littorio. Non siamo pi di fronte a folle occasionali, come nel Risorgimento: una massa liturgica, che partecipa con fede alla celebrazione dei riti del Regime. Larte, in particolare larchitettura, viene chiamata a divenire militante, ad assumere una funzione educatrice, a servire lidea collettiva. Era necessario costruire i Templi della fede (cap. V), monumenti duraturi con i quali lasciare limpronta della nuova civilt nei secoli, a perpetuare la gloria del fascismo e del suo Duce. Nelle pagine di questo capitolo Gentile illustra i vari progetti architettonici monumentali messi in opera o spesso soltanto vagheggiati per trasformare la citt eterna nella citt eternamente fascista. La Mostra della rivoluzione fascista, aperta a Roma il 28 ottobre del 1932 nel quadro delle grandi celebrazioni del Decennale fascista, fu la sintesi pi suggestiva delluniverso mitico e simbolico messo in piedi dal Regime. La preparazione di quella che venne efficacemente definita come una maestosa e solenne cattedrale laica destinata allautocelebrazione dellarmonico collettivo, fu incredibilmente complessa e febbrile. E estremamente interessante ripercorrere tramite le varie testimonianze la percezione dellatmosfera ricreata allinterno dellesposizione, lemozione, lentusiasmo con cui venne accolta, i commenti dei pellegrini che andavano a rendere doveroso omaggio da ogni parte dItalia e dallestero, spesso vive testimonianze dellefficacia pedagogica con la quale il fascismo aveva plasmato i loro stessi modi di esprimersi. Quasi quattro milioni di persone, uomini, donne, bambini, rappresentanti di ogni ceto sociale si susseguirono fino alla chiusura della mostra, il 28 ottobre 1934. Ultima, ma non meno importante, la trattazione del culto della personalit del Duce, Il nuovo Dio dItalia (cap. VI), strettamente derivata e inseparabile dalla religione fascista. I miti di Mussolini fa notare Gentile sono stati tanti, nei diversi ambienti, nellevoluzione del tempo e nellestrema plasticit del suo credo politico, che sempre stato declinato secondo le esigenze del momento. Mussolini fu uno stratega, un pragmatico, disposto a giocare su pi tavoli e a cambiare idea rapidamente se richiesto dalle condizioni della lotta politica. Offrire una sintesi della sua ideologia, almeno fino agli anni Trenta e al consolidamento della dittatura, difficile e per certi versi fuorviante. Cos il culto del Duce, prima di imporsi, ha dovuto percorrere un sentiero lungo e tortuoso, durante il quale si sono susseguiti vari miti associati a Mussolini (il mito socialista, lantimito del traditore corrotto, il mito delluomo nuovo). Le varie crisi che il partito attravers, specialmente dopo il delitto Matteotti, misero a repentaglio la sua figura, che ne usc infine, contro ogni previsione, riabilitata ed esaltata come unico

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elemento di coesione, unico punto fisso, garanzia di stabilit al di sopra delle difficolt, grazie soprattutto allopera dei segretari del PNF Augusto Turati e Achille Starace. Con listituzione del culto del littorio lesaltazione della figura del Duce divenne la principale attivit della fabbrica del consenso. La religione fascista aveva trovato il suo Messia al quale si chiedevano grazie, il suo santo, profeta, salvatore, apostolo, grande iniziato, maestro infallibile inviato da Dio, nume vivente, eletto dal destino. Egli incarnava il mito delleroe: lo si paragona a Cesare, Augusto, Napoleone, Socrate, Mazzini, fino ad arrivare a San Francesco, Cristo e Dio. Lalone di santit sconfinava anche nella devozione per la memoria dei genitori del Duce, il fabbro Alessandro e la maestra elementare Rosa Maltoni, e del luogo della sua nascita, Predappio. Sorse a Milano nel 1930 per iniziativa di uno studente di giurisprudenza, Niccol Giani, con lappoggio di Arnaldo Mussolini, fratello del Duce, una scuola di Mistica fascista. Gentile suggerisce che bene fare una distinzione tra le manifestazioni interne al partito e quindi strettamente politico-ideologiche, e le manifestazioni esterne, popolari, spesso prive di queste motivazioni. Da grande narcisista, Mussolini lavor intensamente sulla propria immagine, e pens lui stesso a diffondere il suo mito e la sua venerazione tra la gente comune, girando lItalia in lungo e in largo, dando alle masse la percezione fisica di vicinanza al potere, la sensazione di poter essere ascoltate ed esaudite. Lammirazione, la fiducia, lo stupore estatico, lesaltazione collettiva con cui veniva accolto, con la sua invocazione ed annunciazione, il periodo di attesa anche molto dilatato che seguiva ed infine la sua apparizione, trasformavano questi incontri in atti di culto. Le voci popolari che Gentile chiama a testimoniare questo sentimento danno una precisa idea del senso di comunione tra la folla ed il suo rappresentante, forgiatore del Paese restituito ai fasti imperiali. CONCLUSIONI Capire quanta sincerit e quanta uniformit nel consenso realmente vi fossero in queste manifestazioni comporterebbe, per stessa ammissione di Gentile, un esame e una complessa ricerca non affrontabile nella sede di un solo saggio. Manca anche ancora, non per demerito, ma per unovvia scelta di tematiche di analisi sulle quali lautore doveva focalizzarsi tutto luso esteso e pervasivo della fotografia, della radiofonia e della filmografia, che attraverso un martellamento incessante giocarono un ruolo chiave nellaffermazione della religione fascista, con esiti significativi nellavvaloramento di un consenso ben superiore a quello che il fascismo aveva saputo costruirsi mediante le misure sociali ed economiche (anchesse degne di studio ed approfondimento). Tenendo fermo ci che abbiamo appreso con la lettura de Il culto del littorio, e per tornare a quelle che sono state le premesse di questa mia lettura, sarebbe interessante proseguire lindagine approfondendo unaltra strategia, ampiamente utilizzata dal Regime: linfantilizzazione, la visione del popolo come un bambino. A questo proposito

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denso di significati lomonimo saggio di Antonio Gibelli11, nel quale lo storico genovese ricostruisce il Novecento ed in particolare il periodo fascista tramite unaccuratissima analisi della pubblicistica destinata allinfanzia, della letteratura e delliconografia del tempo. Si nota nel saggio come il lessico sia continuamente manipolato, in chiave favolistica, la guerra sia assimilata al gioco per conferire naturalezza alla convivenza tra la vita quotidiana e il conflitto bellico; di come spesso si ricorra all'equivalenza tra difesa della patria e difesa della mamma e di come sia sempre vivo lodio verso il mostro, il malvagio. Il trattamento fiabesco sembra talvolta lambire i confini dell'irriverenza: Gibelli cita su tutti l'esempio di Mussolini nelle vesti di Aladino, per mano di Bruno Roghi, meglio conosciuto come Nonno Ebe, specialista di questo genere di contaminazione. Va nella stessa direzione la millantata presunta santit del Duce, la sua capacit di compiere miracoli, largamente presente nelle pagine somministrate ai piccoli. Certamente la politica del Regime non riducibile solo a questo aspetto, ma l'intera macchina organizzativa ha approfittato fino in fondo della credulit popolare, anche quando la realt arrivata a contraddire drammaticamente la favola. Sul sito della casa editrice Laterza possibile ascoltare una lezione di Emilio Gentile intitolata Le religioni della politica: da Mussolini a Bush12. Al suo interno, mi ha colpito molto il modo in cui lo storico molisano riesce a rispondere alle obiezioni che gli vengono poste sul proprio lavoro. Gli stato rimproverato di aver creato con lespressione religioni della politica un nuovo centauro, figura di pura immaginazione, tra uomo e cavallo, e di non saper distinguere tra il fenomeno religioso reale e luso metaforico del termine religione. Al di l del fatto che chi legge Il culto del littorio sa gi come rispondere a queste obiezioni, la risposta di Gentile estremamente efficace. Dice: Ho consultato lOracolo di Delfi, il quale mi ha detto di consultare il contadino filosofo Misone, uno dei sette savi, fondatore del pensiero razionale. Lui mi ha detto una sola frase: Indaga le parole a partire dalle cose, non le cose a partire dalle parole. Allora, durante questa lezione, Gentile porta con s le cose: una moneta da un dollaro, il breviario dellAvanguardista dellOpera Nazionale Balilla (1928), il Libretto Rosso di Mao (nella sua prima traduzione italiana, del 1968) e un articolo sul dittatore turkmeno Niyazov, morto nel 2006. Sulla moneta da un dollaro, fa notare, appare il motto USA In God we trust noi confidiamo in Dio che rappresenta ci che gli americani hanno stabilito fin dallinizio: la nascita degli Stati Uniti rientra in un disegno provvidenziale, questi Stati hanno una speciale missione, che deriva dal fatto di essere una democrazia che realizza il Regno di !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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A. Gibelli, Il popolo bambino infanzia e nazione dalla Grande Guerra a Sal, Torino, Einaudi, 2005. Link diretto: http://www.laterza.it/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog &id=56&Itemid=120

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Dio sulla Terra. LAmerica si inventata un suo dio in cui tutti, al di l delle confessioni religiose si riconoscono, un dio incarnato nelle istituzioni, nella storia, nella stessa missione americana2! Il breviario dellONB si conclude con la frase Tu non sei avanguardista se non perch prima di te, con te, e dopo di te Egli e soltanto Egli . Gentile parla poi, leggendo parti del Libretto Rosso, del culto di Mao Tse Tung, fenomenale episodio di sacralizzazione della persona verificatasi nei regimi comunisti, anche superiore a quello di Stalin. Infine introduce linquietante figura di Niyazov, autoproclamatosi allinizio degli anni Novanta presidente a vita del Turkmenistan, che ha ordinato la costruzione di statue doro massiccio raffiguranti lui stesso che girano seguendo il moto del sole, ha imposto a tutti gli studenti e i soldati di indossare orologi con la sua effige, ha rinominato il mese di gennaio con il suo stesso nome, ed il pane col nome di sua madre, ha sostituito il giuramento di Ippocrate col giuramento su lui stesso. E sullaltra faccia della medaglia sono impresse decine e decine di provvedimenti dittatoriali e criminali a sua opera. Cosa hanno in comune queste esperienze? Siamo in paesi diversi, democrazie da una parte, dittature dallaltra, siamo a contatto con personaggi diversi, cristiani, protestanti, atei. E semplice: c listituzione di religioni politiche. Gentile pensa che queste religioni della politica non siano tuttora presenti, poich per la loro stessa struttura sono effimere. Secondo la sua opinione, lunica che durata per quasi due secoli, con varie eclissi, stata la religione civile americana, riesplosa dopo gli eventi dell11 settembre. Rivoluzione francese, grande guerra, rivoluzione bolscevica, nazismo, fascismo: la chiusura di queste esperienze ha dissolto la possibilit che la politica possa nuovamente presentarsi in vesti sacre proprie, tolte le nuove forme di commistione, quelle che lui definisce teopolitica, tutto quellinsieme di politici contemporanei che ritengono che per fare politica non si debba fare appello alla ragione, allesperienza e alla persuasione, ma fare riferimento a una dimensione pi alta, a Dio. Ma se si invoca Dio per giustificare la propria politica, essa cessa di essere dimensione di un confronto razionale e rischia di diventare il campo di battaglia di uno scontro tra divinit e voci di divinit tra coloro i quali credono di interpretare in modo corretto la voce di Dio. Sarebbe un errore catalogare queste esperienze con vecchie categorie: necessario inventare parole nuove per cose nuove. Vorrei concludere con una sorta provocazione: dato che ogni sistema esige il sostegno di specifiche attitudini culturali, condotte sociali, instillate nella societ attraverso un sistema di miti, riti, valori, che assuma la forma di ethos morale o religioso collettivo, siamo forse di fronte oggi, con il nuovo consumismo, ad una nuova religione laica, questa volta di matrice economica? Questa sarebbe la domanda che vorrei porre a Emilio Gentile, se mai avr la fortuna di assistere ad una sua lezione. BIBLIOGRAFIA

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F. M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov, Torino, Einaudi, 2005 E. Gentile, Il culto del littorio. La sacralizzazione della politica nellItalia fascista, Bari, Laterza, 1994 E. Gentile, Il fascino del persecutore. George L. Mosse e la catastrofe delluomo moderno, Roma, Carocci, 2007 A. Gibelli, Il popolo bambino infanzia e nazione dalla Grande Guerra a Sal, Torino, Einaudi, 2005 SITOGRAFIA (ultima consultazione 27 Novembre 2010) Enciclica Pio XI, Non abbiamo bisogno, 1931. Fonte: www.vatican.va Link diretto:!http://www.vatican.va/holy_father/pius_xi/encyclicals/documents/hf_pxi_enc_19310629_
non-abbiamo-bisogno_it.html

E. Gentile, registrazione audio della lezione Le religioni della politica: da Mussolini a Bush. Fonte: www.laterza.it
Link diretto: http://www.laterza.it/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=56 &Itemid=120!

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