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ARGENTA
DALLA RICOSTRUZIONE DEL 1492 ALLA DISTRUZIONE DEL 1945
Francesco Pertegato

Stop al consumo di territorio - Argenta

2 CONTENUTO

1492-1545: il dopoguerra Dalla residenza del visconte al S. Monte di Piet e alla Pretura Dal palazzo Arnassani Tommasi al Municipio L Arcipretale e Collegiata di S. Nicol Schede tecniche dei reperti Cronologia e comparazioni stilistiche Appendice Argenta nella guerra tra Ferrara e Venezia (1482-1484) Le testimonianze dei cronisti Argenta contesa da Ravenna e Ferrara Lentrata in scena di Venezia: gli antefatti La dichiarazione di guerra Gli attacchi sferrati contro Argenta Una pace sofferta e non duratura

p. 3 p. 8 p. 14 p. 20 p. 22 p. 28

p. 35 p. 35 p. 39 p. 41 p. 42 p. 46

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Pietre che parlano n 2: i quindici capitelli rinascimentali e alcuni altri marmi di

ARGENTA DALLA RICOSTRUZIONE DEL 1492-1545 ALLA DISTRUZIONE DEL 1945


Francesco Pertegato

1492-1545: il dopoguerra
Dal devastante bombardamento del 12 aprile 1945 e dalla successiva opera di ricostruzione, del centro storico di Argenta non si sono salvati che pochi reperti marmorei, tra i quali: 15 capitelli, due stemmi di forma ovale, due grandi mensole, e una cinquantina tra colonne e basamenti perlopi frammentari. Recuperati negli anni 70 del secolo scorso per iniziativa di chi scrive e di Gianni Ricci Maccarini, compianto animatore dellAssessorato alla Cultura, sono stati prima ricoverati in S. Domenico o destinati a varie sedi, fino alla recente parziale ricostruzione monumentale, in piazza del mercato. Oggi il loro studio, intrapreso su sollecitazione dellAmministrazione Comunale, ha consentito non solo di fissarne a decennio la cronologia ma anche di scoprire le circostanze che, tra lo scorcio del XV secolo e la prima met del XVI, avevano portato ad una vera e proprio rifondazione della cittadina, a seguito di un passaggio altrettanto drammatico della sua storia. Per i capitelli, oltre agli elementi di tipo stilistico una fortunata chiave di lettura si rivelata essere la rara epigrafe (fig. 1) che figura in uno dei quattro del gruppo A (vedi schede a p. 22, figg. A1-A4), quello siglato A1 nella recente classificazione, attualmente utilizzato come acquasantiera nella cappella dellospedale Mazzolani Vandini. Alla base della calata si legge infatti: BARTOLAMEI . PIOLI. VICE / CO. ET . VICARII . 1492. Segnala un personaggio pubblico e, forse, lanno di costruzione di un edificio di prestigio istituzionale. 1 Il personaggio Bartolomeo Dioli (la P di Pioli un errore del marmoraro) il quale si qualifica viceco (mes) e vicario. Si tratta del funzionario che in quel momento rivestiva, su nomina del duca dEste (Ercole I), le due 2 massime cariche civili della comunit cittadina, quelle di visconte e di vicario (vd. Appendice).

Fig. 1 Una ricerca altrettanto fortunata sui pochi fondi dellArchivio Comunale scampati alla devastazione bellica, grazie alla preziosa collaborazione di Benedetta Bolognesi che dellArchivio e della Biblioteca lattuale animatrice, ha consentito di individuare in un Registrum della comunit (1393-1606) la segnalazione di

E inserito, tra 1492 e 1493, nellelenco dei visconti stilato da L. Magrini, Argenta nelle memorie storico-cronologiche raccolte dal dott. Luigi Magrini, Milano, 1988, pp. 27-8. Gli succede Sigismondo, segnalato la prima volta il 25 luglio 1493; Statuta terrae argentae e veteri manuscripto codice nunc primum edita, Ferrara 1781, ex Typographia Camerali, p. 239 (Argenta, Archivio Storico Comunale, Segn. 1, Class. 1). Il 23 luglio 1499 compare Andreas de Maffeis de Ferraria leg. doct. vicecomes pro Hercule Estensi duce Ferrariae; ASRa, Porto, vol. 1222, n. 12; cfr. S. Bernicoli, Governi di Ravenna e di Romagna, a cura di E. Bottoni, Ravenna, Societ di Studi Ravennati, 2013, p. 365. 2 In una lettera inviata al duca Alfonso I da tale Sarachus si accenna alluso recente di assegnare gli incarichi della viscontaria e del vicariato ad una sola persona; Statuta terrae argentae..., cit., pp. 263-4.

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Bartolomeo (Bartolum de diolo), nel 1488 (fig. 2) , come uno dei due consules, figure che avevano un ruolo di spicco allinterno del Consiglio Generale. La famiglia Dioli era ovviamente tra le prime per censo: un suo parente o congiunto (Checco) in quello stesso torno danni tra i benefattori dellOspedale di S. Giovanni 4 (vedi pi avanti) e lo stemma dei Dioli documentato da Demetrio Bandi, nella seconda met del XIX (fig. 11).
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Fig. 2 La data in epigrafe sul capitello (1492) corrisponde presumibilmente alledificazione del palazzo nel quale questo, insieme ad altri tre tuttora conservati, e ad un quinto perduto, era collocato. Dal confronto tra i capitelli e le fotografie danteguerra si potuto dedurre la loro provenienza dalledificio della Pretura (fig. 17). Come si vedr pi avanti invece solo attraverso lindagine stilistica che si potuto ricavare unindicazione cronologica sia per i sei capitelli del gruppo C (vedi schede a p. 23, figg. C1-C6), di cui facile riconoscere quelli un tempo in opera nel Municipio (fig. 32), sia per i due del gruppo D (vedi schede a p. 22, figg. D1-D2). Di questi ultimi rimane incerta anche la collocazione; si pu solo ipotizzare, sulla base di una illustrazione al 5 testo del Bertoldi (fig. 3) e di varie segnalazioni, che provengano dallArchivio Pubblico, il quale completava il colonnato sui tre lati della Piazza Maggiore (cos denominata in un documento del 1872); si tratta dei tre corpi di fabbrica visibili sulla sinistra, mentre in fondo il municipio, e a destra, dal fondo verso il primo piano, il palazzo del Governatore (almeno dal 1658 aveva questa denominazione) e lUfizio Arcivescovale, 6 chiamato Residenza arcivescovile nella pianta di Argenta del 1767 (fig. 7) , riconoscibile dallinsegna del cardinal legato.

Fig. 3
Argenta, Archivio Storico Comunale, Cartulario della Comunit di Argenta (1393-1517), manoscritto cartaceo (Segn. 1, Class. 2). In quellanno tra gli elettori: degli estimatori dei danni dati al capo inferiore; dei saltuari dei fondi (c.196v); del massaro di S. Francesco (c.201v). 4 Copia del repertorio di Demetrio Bandi conservata presso lArchivio Storico Comunale di Argenta. 5 F.L. Bertoldi, Memorie storiche dArgenta, I, Ferrara (per Gaetano Bresciani), 1787; II, 1790; III; parte I, 1815; III, parte II, 1821; III, parte III (postuma), Ferrara (per Domenico Taddei) 1864; III, parte II, p. 41 6 Opera di Antonio Caselli; Archivio Storico Comunale, Class. 37.7, Segn. 2.
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Non si pu escludere che una parte del colonnato antistante larchivio sia sopravvissuto nel piccolo corpo di fabbrica visibile in una foto anteguerra (fig. 4), a fianco del teatro, edificato nel 1858.

Fig. 4
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Una visione della piazza, come di dice a volo duccello, si trova in una mappa di Argenta datata 1658 (fig. 5) 8 e in quella inserita dal Bertoldi nellantiporta del primo volume delle Memorie, attribuita al XVII secolo (fig. 6). Le due legende mostrano una sostanziale corrispondenza nella localizzazione e nelle funzione degli edifici pubblici appena citati.

Fig. 5

Fig. 6

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La migliore riproduzione costituita dalle coperte, fronte e retro, della riedizione del Magrini (vd, nota 1). A. Vasina, Argenta, una storia millenaria fra Ravenna e Ferrara, s.l., Walfrido Edizioni, 2013, p. 25.

Altrettanto avviene nella Pianta della Citt di Argenta, diligentemente misurata e delineata con tutte le sue 9 strade e fabriche pi cospicue... da Antonio Caselli, geometra argentano, nel 1767 (fig. 7).

Fig. 7 Venendo a tempi pi vicini a noi, se si sovrappone alla mappa catastale successiva allunit dItalia (fig. 8) 11 quella attuale (fig. 9) si deduce il mutamento impresso al centro cittadino con la ricostruzione postbellica: nellarea della Pretura (il corpo di fabbrica centrale), abbattuta, vengono costruiti la torre del Primaro e ledificio dov attualmente il settore Urbanistica dellAmministrazione Comunale; nellarea del vecchio municipio (sulla sinistra in basso) un edificio ad uso privato; la nuova sede comunale viene edificata a sud dellarea del teatro (al margine inferiore, di fronte alla vecchia Pretura).
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Fig. 8
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Fig. 9

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Vd. nota 6. Loriginale conservato nel settore Urbanistica del comune di Argenta, Ufficio Tecnico.
Ringrazio il Geom. Nicola Baldassari che, molto gentilmente, mi ha fornito copia delle due mappe.

Il confronto con capitelli ancora in opera a Ferrara e a Ravenna (vedi, pi avanti, il paragrafo Cronologia e comparazioni stilistiche) avvalora lipotesi che i tre edifici corrispondenti alla Pretura e al Municipio e forse in ci che restava dellArchivio Pubblico fino al 1945, fossero stati costruiti entro il secondo/terzo decennio del XVI secolo. Per i due capitelli del gruppo B (vedi schede alle pp. 22-23, figg. B1-B2), verosimilmente provenienti da S. Nicol (figg. 34-35), dalle testimonianze fotografiche e dal confronto con S. Domenico si pu infine dedurre che la chiesa fosse stata eretta pochi decenni pi tardi, deduzione confermata da elementi di tipo documentario (vedi pi avanti). In quale momento storico vengono edificate queste architetture e che significato assumono nella vita della comunit? Nel 1492 Argenta fa parte del ducato estense che aveva affrontato, tra 1482 e 1484 , una tra le pi devastanti guerre del Rinascimento, quella contro Venezia, scatenata dalla stessa Repubblica; guerra che aveva lasciato Ferrara, ma soprattutto i centri minori dove si era spesso combattuto con particolare asprezza, socialmente depresse ed economicamente stremate. Argenta non era stata conquistata dai veneziani ma i tre attacchi subiti tra lottobre del 1482 e il gennaio 1483 lavevano messa a durissima prova: gli abitanti erano ridotti a poco pi della met di mille. La sua situazione politico-istituzionale, inoltre, era appesantita dagli attriti tra ordinamento civile, che faceva capo a Ferrara, e giurisdizione ecclesiastica, che dipendeva dallarcidiocesi di Ravenna. Una lettera del 23 giugno 1496, inviata dal duca al visconte di Argenta, d unidea delle difficili relazioni che intercorrevano tra gli organi del governo cittadino e la chiesa ravennate. Dalla lettera, scrive il Bertoldi: apparisce che lEstense Principe dopo di aver approvato che i Canonici di Ravenna esercitar potessero lofficio di visitare le Chiese, e di esaminare i Preti della Riviera di Filo e di Longastrino, per ricorso a lui fatto dallArcivescovo, e stante lessere ci cosa inusitata, e contra ragione, espressamente gli commise di non permettere, che i medesimi Canonici, o altri per essi facessero tali visite ed esami; e qualora volessero farne, 13 ordin di vietarnelo in forma, che per cosa alcuna niun pensier loro avesse il suo effetto . I danni del conflitto, ingentissimi, avevano provocato un impoverimento destinato a durare anni. Lo scopriamo da unosservazione critica dello stesso Bertoldi dopo che, il 6 gennaio del 1485, a Ferrara era ripresa labitudine di andar mascherati e ci per essersi ridestata nel Duca Ercole la passione sua per li divertimenti, e spettacoli pubblici, chebbe gi in costume di far godere al suo Popolo ferrarese, e coi quali anche in quellanno effettivamente lo tenne allegro. Cosa che di certo non facevano i cittadini di Argenta: Al pari de Ferraresi non poterono per cos presto andar lieti anche gli Argentani. Troppo per non pochi anni sentir anzi dovettero e piangere inconsolabili i danni moltissimi recati ad essi dalla fiera sofferta guerra nelle devastate campagne, nelle parecchie case distrutte, nella strage di gran parte de suoi abitanti, nel saccheggiamento delle sue pi doviziose famiglie; e quindi ben da credersi che di non breve durata furono le miserie ed angustie loro. Prova di ci ne sia il leggersi in lettera scritta dalla duchessa di Ferrara a Consoli ed al Consiglio di Argenta nel d 11 di Marzo del 1487. che ad istanza da essi fatta per la loro povertade la Principessa acconsent che si levasse via il Capitano della Piazza con li suoi fanti, e rimanessero soltanto a supplire nelle occorrenze ai bisogni della Terra i quattro fanti che pagava la Ducal Camera, e gli altri due che 14 teneva il visconte . Nello stesso anno, essendo visconte Lodovico de Lardi, il Podest di Filo la parte sottoposta alla Signoria di Venezia (indirettamente attraverso Ravenna) si era recato ad Argenta a prendere il sale fatto trasportare da Cervia per la via del Fossato Zaniolo contra gli ordini superiori e lantica consuetudine; a tale innovazione ed abuso per ricorso fatto da alcuni Argentani il Governo Ducale si oppose, e con lettera de 15 Fattori Generali in data dei 28. di Luglio ammiratissimo della novit ne riprese il condescendente Visconte . Un documento del 21 aprile dellanno successivo (1488) attesta che per far fronte ai danni di guerra, era stata rimborsata ad Apollonio Minoto, Camerlengo di Argenta, la ragguardevole cifra di 372.3.10 lire per
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Vedi Appendice. F.L. Bertoldi, Memorie storiche dArgenta, I, Ferrara (per Gaetano Bresciani), 1787; II, 1790; III; parte I, 1815; III, parte II, 1821; III, parte III (postuma), Ferrara (per Domenico Taddei) 1864; III, parte II, p. 144 e nota 127. 14 Ivi, p. 140. 15 Ivi, p. 142.

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lavori eseguiti alla bastia dello Zaniolo, alla torre di Bando e soprattutto (quasi i 2/3) a Filo per riparare le 16 case del podest e del notaio . Un ulteriore drammatico segnale di malessere nei confronti dellamministrazione ducale si ha nel 1489 e a farne le spese il Camerlengo appena citato: essendo Camarlingo Ducale in Argenta Apollonio Minotto uomo assai malveduto per le ingiustizie ed estorsioni sue molte, a cagione di queste irritossi talmente contra 17 lodio del Popolo, che nel lunedi 26. dOttobre di questanno alcuni degli abitanti luccisero . In quello stesso mese la comunit, evidentemente esasperata, indirizza una supplica al Duca in questi termini: Vostra S. Illma informatissima de la inopia e povert de quella terra (dArgenta) et si de facultate come anche de homini il numero de quali non sono 600 al presente ni dopoi la guerra (aggiungendo) che in dicto numero e homini gie sonno citadini. contadini. e buoni. e tristi, et excepta la decima parte lo resto ha necessario sudore suo querere panem. Di seguito i supplicanti: Ricordano a V.S. che li due terzi di quella terra dormeno senza lecto perche al tempo de la guerra li Soldati li portarono in tuscana e altroue rubando e 18 sforzando . Il 1490 e il 1491 - i due anni di pace che seguono sono quelli in cui si pongono le basi di una rinascita economica ma anche di un recupero dimportanza politica da parte di Argenta. La ricostruzione postbellica poich di questo si tratta documentata materialmente soprattutto dalla ripresa delledilizia pubblica e monumentale. Una delle prime iniziative il completamento dellospedale della confraternita dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista, risalente a prima del 1374, [...] nel quale principalmente si ricevevano, alimentavano, e curavano i poveri infermi colle rendite de rispettivi beni lasciati daglinsigni memorandi benefattori Giovanni 19 di Pasquale Scarselli, D. Antonio del q. Tommaso Conti, e Checco (o sia Francesco) di Diolo (trentanni pi tardi, intorno al 1520, verranno costruiti dirimpetto chiesa e monastero di S. Domenico). Di ben maggiore impegno , nel 1492, la costruzione delledificio con loggia colonnata alla quale appartengono i capitelli del gruppo A, come s visto molto verosimilmente la nuova sede del visconte e del vicario civile. Nel 1506, come si vedr pi avanti, viene ampliata e riparata la sede del camerlengo 20 estense . Forse intorno al 1520 viene edificato un altro e pi imponente edificio con portico colonnato, divenuto poi sede del Municipio dal quale provengono i capitelli del gruppo C. Se lipotesi sopra avanzata fosse corretta, un lungo portico sarebbe stato inoltre costruito alla base ai tre edifici divenuti sede dellArchivio Pubblico, dal quale potrebbero derivare i capitelli del gruppo D. I capitelli del gruppo B, gli unici sopravvissuti della chiesa di S. Nicol, sembrano derivati dallimpianto decorativo di quelli del gruppo A, ma con unalterazione delle proporzioni che giustifica una cronologia di qualche decennio successiva.

Dalla residenza del Visconte al S. Monte di Piet e alla Pretura


Poco si sa ovviamente delloriginaria residenza viscontea dal quale provengono i quattro capitelli del gruppo A (figg. A1-A4); da una testimonianza del 1531 si deduce che era fornita di un balcone dal quale il visconte 21 dava lettura delle comunicazioni importanti del duca . Un altro documento ci informa che fino a quando le cariche di visconte e vicario sono state assegnate a due diverse persone, due erano le residenze; nel momento in cui le due cariche sono state unificate la comunit ha richiesto che una di queste venisse 22 destinata ad altra funzione . Nel 1560 infatti fu restituita al Comune la casa che era abitata dal visconte per 23 24 trasportarvi il Monte di Piet concesso tre anni prima da Ercole II .
ASMo, Memoriali della Camera Ducale, reg. 4785/95 c. 63v; riportato in B. Zevi, Biagio Rossetti architetto ferrarese, Torino, Einaudi, 1960, p. 569; Filo era stato incendiato dai veneziani il 20 giugno 1483 (vd. nota 179). 17 Bertoldi, op. cit., III, parte II, p. 142. 18 Ivi, p. 141. 19 Ivi, pp. 142-3. 20 Vd. nota 75. 21 ...super podiolo consueto Domus habitationis Magnifici Domini Vicecomitis et speciali mandato Magnifici Domini Alfonsi Zerbinati de Ferrariae Ducalis Vicecomitis Argentae...; Statuta terrae argentae..., cit., pp. 254-6. 22 Pertanto si supplica V.S. che...dando li offitij a una sola persona, una de esse case restino in facult della Communit qual ni possi disponer a suo beneplacito; cfr. Bertoldi, op. cit., III, parte II, pp. 263-4. 23 Magrini, op. cit., p. 25.
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Successivamente le legende esplicative delle mappa del 1658 e di quella pubblicata dal Bertoldi (XVII sec.) denominano ledificio rispettivamente Palazzo del Governatore e Residenza del Governatore. Nella pianta 25 di Argenta del 1767 , viene infine chiamato Palazzo del Governatore. Nel marzo del 1746 il notaio Giovanni Pasti stende lInventario di tutti gli Effetti Camerali esistenti nella terra 26 dArgenta e suo territorio fatto nellanno 1746 , e inserisce in chiusura il suo elegante tabellionato (fig. 10).

Fig. 10 Dallinventario risulta che il palazzo, denominato Apostolico, ospitava anche le carceri e lUfficio Consolare della Comunit. Ledificio viene cos descritto: Nella piazza...che guarda la porta maggiore della medesima c il Palazzo Apostolico nellingresso del quale v una loggia su cui fabbricato lo stesso palazzo in facciata; la qual loggia sostenuta...con colonne di Macigno n cinque e due di pietra in angolo, le medesime con sue basi e capeli [capitelli] di marmo, ove sono incise le armi....dEste, e ligate con sue bone catene di ferro, ben selciato di pietra a spina, il tutto ben condizionato, e buona qualit; nel mezzo della qual 27 loggia v la porta maggiore del palazzo nel centro del portico di questo . 28 29 Da un lato della loggia era lUffizio consolare della comunit , dallaltro le carceri ; girando langolo su via 30 del Pallone era il Monte di Piet, il tutto costituito da un solo edificio . Del tutto incidentalmente apprendiamo che, fino al 1797, nei capitelli delle colonne del palazzo residenziale dellex governatore erano presenti: larma della comunit chera la prima al levante, quella del visconte ducale Bartolomeo Pioli chera una colomba che diffondeva raggi allintorno [fig. 11], il diamante impresa del duca Ercole [fig. 12], larma estense e la spoglia del leone altra impresa desso duca, che vedevasi scolpita nellultima colonna a ponente. Queste insegne vengono infatti scalpellate (abrasate) il 5 settembre di 31 quellanno, dai Francesi arrivati ad Argenta . Il fatto descritto nella cronaca stilata dal Bertoldi nei tre anni

Ivi, p. 24. Vd. nota 6. 26 Argenta, Archivio Storico Comunale, Segn. 1/3, Class. 17. 27 Semicolonne in pietra si trovano anche nella villa estense di Belriguardo a Voghiera. 28 In fianco...inferiormente si trova lUffizio consolare della Comunit...consistente in due camere...di giusta grandezza con sue finestre con suoi vetri...inferriate di ferro...il tutto di buona qualit...; Inventario di Giovanni Pasti (vd. nota 26). 29 Allaltro fianco...nellingresso v...Portico selciato fatto in volto, che seguita in unaltra camera...il guardiano delle carceri, con una finestra, con sua ferriata di ferro e finestrino con sua ferriata... Proseguendo a mano sinistra una camera...con due porte...ed un finestrino. A mano destra unaltra carcere denominata la Galeotta, pur fatta in volto, in qualche parte fatto con attrezzi di giustizia, cio zeppa di legno incastrata de muri e due porte inferriate. A sinistra desso unaltra camera detta la Larga con due porte inferriate fatta pure in volto con finestra grande, che guarda la piazza del palone con doppia inferriata di grossi ferri, ed il suo scuro al di fuori con catenaccio di ferro..; ivi. 30 Seguendo poi lateralmente al suddetto Palazzo vi una fabrica che serve per il Monte di Piet e alla abitazione del custode del med.mo, che secondo loculare ispezione pare che fosse fabrica tutta unita allo stesso Palazzo Apostolico; ivi. 31 Argenta entrer a far parte del Dipartimento del Basso Po. Sulla Repubblica Cisalpina a Ferrara vedi: G. Righini, Giornale del Basso Po, Ferrara, 1962.
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della loro permanenza in Argenta . La presenza delle armi estensi conferma che la costruzione del palazzo del visconte era stata patrocinata dalla corte di Ferrara.
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Fig. 11

Fig. 12

Procedendo nel tempo si ha notizia che il 4 marzo 1864 ha luogo la Consegna del lavoro di riduzione a due Botteghe di tre ambienti annessi al locale delle Carceri, e formazione di un nuovo Carcere allinterno dello 33 Stabilimento, affidandone lesecuzione ad Antonio Bitelli di Conselice . Interessante la lettera del 12 aprile successivo, con oggetto Loggiato del Palazzo della Giudicatura, che il sindaco Giuseppe Vandini invia al Signor Ingegnere Comunale (Gaetano Guidicini, che sar autore del progetto per il teatro) in risposta ad una nota di questultimo (N. 114) in cui il primo cittadino sostiene una diversa opinione in merito al previsto intervento sulla facciata. La posizione del sindaco, riportata in nota 34 sembra in una qualche misura prefigurare il moderno dibattito tra istanza estetica e istanza storica .
R. Balzani (a cura di), I diari dellet giacobina. Le cronache di Argenta di Francesco Leopoldo Bertoldi (1796-1799), Bologna, Edizioni Analisi, 1993, pp. 45-6. Del Bertoldi stato recentemente pubblicato un manoscritto dal titolo: 1804. Argenta nella Repubblica Cispadana, a cura di P. Bolognesi e R. Moretti, s.l., Walfrido Edizioni, 2013. 33 Archivio Storico Comunale, cartella Palazzo della Pretura e Carcere mandamentale dal 1863 al 1925 al 1929, Segn. 59, Class 37.4, Fasc. 1. 34 Scrive il Vandini: Il loggiato del Palazzo della Giudicatura posto nel centro della Piazza male si addiceva alla localit in cui giace, ed agli uffici cui d accesso in causa della deformit impressevi dalla volont degli uomini e dal decorrere del tempo. Il lavoro che ora si sta eseguendo tende a renderlo pi decente, ed allegro, e la disposizione simetrica richiede una porta finta in prossimit alla vera che se costituisce una colpa ritorna a danno di chi ide la fabbrica in modo da non permettere il collocamento della porta nel mezzo dello stesso loggiato. Il difetto della finzione pu poi in unepoca pi o meno lontana togliersi quando meglio collocata la Scala si stabilisca di dare un differente accesso allo Stabilimento carcerario, assegnando alle carceri una delle due porte riservando laltra per gli uffici della Giudicatura. A parere del sottoscritto niuna critica pu farsi al lavoro attuale che ha lo scopo di coprire un difetto di vecchia data, e quandanche una critica fosse fatta non potr mai giungere fino alla S.V. perch troppo nota la fatta opposizione, perch pu dichiarare che il lavoro stato eseguito per decisa volont del Municipio che ha trovato la propria opinione appoggiata nel paese, ed avvalorata dal parere di persone dellarte che sono state interpellate in proposito. Senza addunque togliere il merito alle osservazioni affacciate col foglio a margine e solo per divergenza di opinioni volendo Ella tenersi alle regole di Euritmia, mentre il Municipio vuole la simetria del Loggiato, si stabilito di addottare la Porta finta verbalmente si gi fatto conoscere, regolando poi la S.V. linternamento della Porta e il collocamento dellinferriata alla lunetta a seconda di quanto sar per suggerire larte e la pratica; Archivio Storico Comunale, cartella Palazzo della Pretura e Carcere mandamentale dal 1863 al 1925 al 1929, Segn. 59, Class 37.4, Fasc. 1. Ling. Guidicini aveva scritto. Sono frequenti i casi, nei progetti architettonici, di dovere ricorrere al ripiego di ...finte porte, o delle finte finestre, onde ottenere un simmetrico riparto esteriore dei vani, ma tale riparto non pu versi quando il numero dei vani pari, come appunto si verifica sotto il loggiato di codesta Giudicataria; ivi. La soluzione prospettata dal sindaco Vandini sar rigettata e, meno di due anni pi tardi la scala sar spostata (vd. fig. 13).
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Allanno precedente risale probabilmente un rilievo metrico in matita dello stato di fatto del piano terreno, prima di intraprendere i lavori per ricavare i due negozi sotto il loggiato, nel quale sono ben visibili le semicolonne appoggiate ai pilastri alle due estremit della loggia (fig. 13).

Fig. 13 La pianta pi antica delledificio di cui disponiamo per del 1872 (fig. 14); oltre al Locale Carcerario 35 indicata la posizione del Monte di Piet, sulla piazza che prende il suo nome .

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Archivio Storico Comunale, cartella Palazzo della Pretura e Carcere mandamentale dal 1863 al 1925 al 1929, Segn. 59, Class 37.4, Fasc. 1.

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In una mappa di due anni dopo (4 settembre 1874) viene utilizzata per la prima volta la denominazione di 36 Pretura . Si tratta della Pianta del piano superiore del Palazzo della Pretura addimostrante la distribuzione degli uffici di Pretura allegata al Piano desecuzione dei lavori di riduzione e di ristauro del locale per lOfficio di Pretura di Argenta (fig. 15).

Fig. 15 Dal confronto tra le due mappe si pu rilevare che nel giro di due anni la scala era stata spostata. I vani sono, da sinistra a destra e dal basso allalto: officio del Pretore, anticamera, sala delle udienze (con accesso al balcone, centrale), officio del cancelliere, officio del sostituto conciliatore; archivio; Sala 37 dingresso/ usciere . Il monte di Piet viene denominato Congregazione di Carit, denominazione che si ritrover successivamente. Almeno dal 1878 ledificio sede del carcere mandamentale. Dellagosto del 1902 il Progetto per la esecuzione dei lavori...per restauro esterno del Palazzo Comunale della Pretura e del carcere mandamentale. Nella premessa scritto: Lesterno del palazzo comunale intestato, cio la facciata verso piazza Garibaldi, il fianco prospiciente via Mazzini e lamplio loggiato pubblico sono stati ristaurati lultima volta nel 1874...; prosegue dicendo che c bisogno di un nuovo restauro e nellelenco dei lavori si legge: Nei pilastri dangolo del loggiato...le mezze colonne accostate ai pilastri si rimuoveranno per quanto sar necessario .... Si prevede inoltre il Riattamento delle due mezze colonne di cotto alle estremit del colonnato, riparando i loro fusti per laltezza di m 1,10 con laterizi semicircolari della fornace Galetti di Imola, e il Rifacimento o riparazioni degli archivolti in terracotta del loggiato rimettendo le parti mancanti con laterizi della citata fornace Galetti, tagliati nella forma e disegno 38 necessari . Da uno schizzo probabilmente realizzato in quelloccasione si ricavano le dimensioni, davvero ragguardevoli, della facciata del Monte di Piet (fig. 16): larghezza del fronte m. 42,20; altezza sotto il cornicione m 9,70; altezza fino alla cornice marcapiano m. 5,40. Piante a colori dello stesso si trovano nel volume Congregazione di carit. Argenta. Beni Urbani, Febbraio 39 1936 XIV .

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Ivi. Ivi. 38 Carcere mandamentale, dal 1872 al 1922, Argenta, Archivio Storico Comunale, Segn. 95, Class. 37.4, Fasc. 4. 39 Argenta, Archivio Storico Comunale, Segn. 1, Class. 3.

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Fig. 16 Il 29 maggio 1909 si effettua un Lavoro di nuova sistemazione delle due botteghe sotto il loggiato del palazzo della Pretura. Interventi sulle parti metalliche vengono condotti nel 1910. A quella data ledificio ospitava appartamenti, un negozio di barbiere, la macelleria e i locali della Congregazione di Carit. La macelleria era nello stabile del Monte di Piet, nella parte di propriet Comunale. Nel 1928 il locale della cappelleria Cestari viene ceduta al negozio Manzoni che costruisce il magazzino nel cortile del palazzo della Pretura. In una lettera del podest del 20 aprile si dice che i restauri della facciata del palazzo del Monte di Piet (condotti nel 1927) competevano per circa 4/5 alla Congregazione di Carit e per circa 1/5 allAmministrazione Comunale. La parte spettante al Comune riguardava la facciata della Pretura orientata a ovest. Da un documento relativo al palazzo Municipale (vedi pi avanti) sembra che, nel 1928, almeno gli uffici della Congregazione di Carit vengano trasferiti in quella sede. Alla vigilia della guerra cos si presentavano la Pretura e lantistante piazza Garibaldi (figg. 17, 18). Il palazzo, pur molto danneggiato dai bombardamenti, era rimasto in piedi e la loggia era stata utilizzata per qualche tempo prima della sua demolizione (fig. 19).

Fig. 17

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Fig. 18

Fig. 19

Dal palazzo Arnassani Tommasi al Municipio


Dal confronto con le foto danteguerra i sette capitelli del gruppo C sopravvissuti (figg. C1-C6; vedi schede a p. 23) risultano provenire dalla facciata del Municipio (figg. 31-33) che dava sulla piazza Garibaldi (gi Piazza Maggiore). Rispetto al palazzo della Pretura sono pi scarse le informazioni che stato possibile reperire a riguardo delledificio denominato Palazzo della residenza Comunale nella mappa del 1658 e Residenza del Pubblico in quella comparsa nelle Memorie, del Bertoldi. Nella legenda della prima inserita una piccola integrazione per cui la denominazione risulta essere Palazzo Arnassani ora della residenza Comunale. Nella citata Carta di Argenta del 1767 viene infine chiamato Palazzo Anassani ora Ressidenza Consolare. Ledificio viene cos descritto nellinventario del notaio Pasti sopra citato (1746): Si trova nella Piazza di Argenta detta del Pallone un Palazzo...posseduto da Amadore Tommasi come eredi Fortunerio Arnassani, Giorgio Mesi e Olimpia Zanaresi Manzoni, sempre con portico continuativo di sotto parte con colonne di

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marmo e parte con colonne di pietre intagliate, che sostentano detta fabrica, nel prospetto della quale nel capo inferiore si trovano scritte le seguenti parole SERVI ALPHONSIJ II DUCIS AUGUSTA LIBERALITATE (Alfonso II stato duca dal 1559 al 1597). Nel 1771 il palazzo, gi sede comunale, viene acquistato dal Comune, almeno in base a quanto scritto dal Magrini: Questo Comune nellanno 1771 acquist dalli fratelli conte Lorenzo, ed Amatore Tomasi di 40 Comacchio il palazzo in oggi residenza municipale . Altre informazioni si ricavano nel 1797, secondo anno della presenza francese in Argenta, poich il luned 5 settembre Da uno scalpellino fatto venire dalla nostra municipalit ad Argenta da Ferrara, tutte furono abrasate le diverse arme o stemmi che erano scolpiti nelle colonne di marmo che sostengono il loggiato e palazzo della residenza municipale, cherano le armi delle case Arnassani Perini e daltre antiche famiglie 41 argentane . La notizia trova conferma nel fatto che tre dei sette capitelli provenienti dal Municipio portano stemmi, ma abrasi. Gli Arnassani di cui in fig. 20 si vede linsegna nella restituzione grafica del Bandi 42 erano una famiglia argentana documentata dal 1400 al 1685 . Particolarmente interessante ai fini di questo studio Bartolomeo (vedi pi avanti), figlio di mastro Nicol, il quale nel 1486 firma unattestazione notarile, 43 col suo personale tabellionato al margine sinistro (fig. 21) .

Fig. 20

Fig. 21

Successivamente: Nellestate del 1862 furono fatte varie modificazioni della parte interna del primo ordine 44 del palazzo di questa residenza Municipale... . E nel 1864: ...il Comune fece selciare con marmo di 45 Verona il loggiato della residenza Municipale... . Pi avanti: Sul finire del febbraio 1866 si diede principio al lavoro di ristauri nella facciata di questo palazzo Municipale. Spostando le finestre dei due piani e col porvi 46 ringhiere di ferro... . Infine: Nella facciata del palazzo Municipale fu ieri 4 giugno 1866 collocato a posto le lastre di marmo che debbono sostenere le due ringhiere di ferro le quali ringhiere furono affisse al muro nel 47 d 4 luglio . Il primo documento successivo presente tra le carte comunali del 26 settembre 1876 (n. 263). Si tratta 48 della contabilit del Compimento del palazzo comunale di Argenta lato sulla strada della Ripa , che comprende il disegno a matita del nuovo prospetto (fig. 22). Ma i lavori devono essere andati a rilento poich se ne riparla nel 1899.
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Magrini, op. cit., p. 38. Lautore non segnala per la fonte. Balzani, op. cit., pp. 45-6. 42 Fontanerio di Arnassano tra i membri del Consiglio Generale della terra di Argenta (1400) e massaro dellOspedale di S. Maria (1405). Giovanni Arnassani, figlio di Mastro Nicol notaio (1447). Nel 1464 Causezio Arnassani figura come elettore dei massari dellospedale di S. Antonio e come ufficiale degli Statuti. Seguono: Beltrando Arnassani, figlio di Causezio (1465) e Bartolomeo Arnassani, figlio di mastro Nicol. Giovanni Arnassani elettore degli Statuti e massaro generale delle Terra di Argenta, mentre Antonio elettore e ufficiale della stima dei pegni degli ebrei (1508). Nellestimo del territorio di Argenta, in cui figurano le famiglie proprietarie, compaiono Lancillotto, Cauxeto, mastro Challoxeto e ser Nicol (1517). Segue Nicol Arnassani, figlio di ser Giovanni (1602). Don Pietro Arnassani rettore della chiesa parrocchiale della Villa Lavezola (1668) mentre il dott. Fortuniere Arnassari notaio (1679) e ha casa in piazza (1685). Ringrazio la d.ssa Benedetta Bolognesi per avermi fornito queste informazioni. 43 Argenta, Archivio Storico Comunale, Cartulario della Comunit di Argenta..., cit., c.192r. 44 Magrini, op. cit., p. 57. 45 Ivi, p. 59. 46 Ivi, p. 72. 47 Ivi, p. 77. 48 Argenta, Archivio Storico Comunale, scatola 21 Palazzo Municipale dal 1911 al 1930 (Segn. 22, Class. 37.4).

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Fig. 22 Dal disegno si vede che ledificio era a due piani oltre a quello terreno, con due cornici marcapiano; si possono inoltre dedurre le dimensioni generali della facciata: larghezza m. 35,60; altezza m 12,30. Al progetto sono allegati due altri disegni, relativi alla decorazione a bugnato da terra fino alla prima cornice marcapiano (fig. 23) e quello del cornicione (fig. 24).

Fig. 23
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Fig. 24

Molto probabilmente degli inizi del 900 una pianta delledificio (fig. 25) che aveva forma quadrangolare molto irregolare, con loggiato su Piazza Garibaldi e il fronte pi lungo su via Vittorio Emanuele.

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Argenta, Archivio Storico Comunale, scatola 21 Palazzo Municipale dal 1911 al 1930, cit.

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Fig. 25

Il loggiato poggiava su 10 colonne, inclusa quella dellangolo sud, pi una semicolonna addossata ad un pilastro su quello opposto, oltre il quale la loggia continuava nelledificio attiguo, ma su pilastri. Nel piano di mezzo sono visibili i due balconi. Dalla mappa in scala 1:100 si ricavano le dimensioni: la facciata sulla piazza aveva unampiezza pari a m 30,5 (la profondit della loggia era di m 2,90); la profondit del corpo di fabbrica sul lato della piazza era m 10 (pi il portico), mentre su via Vittorio Emanuele era m 7. In unaltra pianta, probabilmente coeva, si vede il pilastro a nord con due semicolonne ai lati. Unulteriore piant allegata, nellottobre 1915, al Progetto per limpianto del riscaldamento a termosifone nel palazzo municipale. Una corposa cartella allinterno della stessa scatola contiene le carte relative ai Restauri Palazzo Mun.le 1926. La delibera che d il via al progetto del 27 maggio 1926. Interessante la premessa nella quale si precisano gli obiettivi dellintervento: Scopo del progetto uniformare ledificio allepoca degli altri esistenti nella pubblica piazza; di rifare il cornicione sulla fronte di Piazza Garibaldi per renderlo identico con quello che tuttora conserva il palazzo sulla via Vittorio Emanuele; di sostituire gli attuali balconi in ferro (uno dei quali pericolante ed inservibile) con altri in terracotta e marmo; di rifare gli intonachi, ora cadenti, alle facciate; di sistemare le finestre e di completarle con ornati pure di terracotta; di pulire e di sistemare le colonne e gli archi delle logge, di rinnovare gli infissi e quantaltro risulta da progetto e dagli annessi disegni esplicativi. Le parti in terracotta sarebbero state realizzate su disegno apposito come si deduce dal richiamo: Dato il lungo termine occorrente per la formazione delle terrecotte, la Giunta, conoscendo gli intenti del Consiglio, ne ha gi dato commissione alla Fornace Flli. Bosi di Ferrara per cui lecito argomentare che prima del prossimo inverno sar possibile mettere mano agli importanti lavori di cui trattasi e soddisfare, in tal guisa, oltre che il voto del Paese, una imprescindibile esigenza di decoro cittadino e di estetica. La documentazione, antecedente la delibera, contiene i disegni relativi a tre possibili alternative di facciata, con varianti di tipo decorativo (figg. 26-28), lultima delle quali quella che sar realizzata.
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50

Vedi nota precedente.

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Fig. 26

Fig. 27

Fig. 28 Completano le carte del progetto i disegni delle finestre e dei balconi, con le nuove mensole in marmo (fig. 29). Una precedente lettera, del 1925, presenta in allegato i disegni dei tre stemmi (fig. 30), rispettivamente del 52 Comune, della casa reale e del fascio che saranno montati in facciata.
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51 52

Prot. n. 2995, 31 luglio 1925; sta in Palazzo Municipale dal 1911 al 1930, cit. Prot. n. 3766, 29 settembre 1925; ivi.

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Fig. 29

Fig. 30

Due immagini danteguerra mostrano la situazione prima (fig. 31) e dopo la posa in opera degli stemmi e il rifacimento dei balconi (fig. 33). Si nota chiaramente che le ringhiere metalliche sono state sostituite da balaustre di marmo. Apparentemente le mensole che sorreggono i balconi prima del restauro corrispondono a quelle del disegno di fig. 29. Osservate allingrandimento non presentano per la grande foglia di acanto dei reperti marmorei pervenutici, evidentemente montati a conclusione del restauro.

Fig. 31

20

Fig. 32

Fig. 33

Dato il costo elevato laffidamento dei lavori per queste ultime opere stato piuttosto laborioso. In una lettera 53 del 19 maggio 1928 An. VI, firmata dallIng. Comunale Paolo Medini , si cita lofferta del Prof. Mario Sarto di Bologna. A proposito dei balconi si dice: ...i balconi verrebbero costruiti in marmo di Verona e precisamente in marmo Bronzetto per i pilastrini la cimasa e le mensole e con marmo denominato Secchiaio per i balaustri ed il lastrone di base. Il tutto battuto alla martellina e con le ornamentazioni e fregi predisposti nel disegno. I balconi vengono offerti a L. 11.000 ciascuno mentre i tre stemmi a L. 5.000 per tutti e tre, pi 3.500 lire per il trasporto e collocamento in opera. Si concorder poi una cifra di L. 8.000 per ogni balcone, lasciando gli altri costi invariati. Nel 1929 c infine il disegno di una diversa versione degli stemmi, dei disegni dei balconi e della facciata sulla piazza. Nel frattempo (1928) si procede al restauro della facciata su via Vittorio Emanuele (parte ove trovasi la Sala Consigliare, gli uffici della Congregazione di Carit etc.). Sappiamo inoltre che al piano terra tre locali erano destinati a negozi, con ingressi sotto il porticato, di propriet di Aleotti Alfredo (6 agosto 1926) che il comune intende acquistare. Tra 1926 e 1927 vengono eseguiti lavori per ampliare, restaurare e modificare i locali adibiti ad uso Caff al piano terra della 54 Residenza Comunale ed affittati al Sig. Tarroni Romildo . In precedenza cera il caff di Brunetti Secondo (almeno dal 1896).

LArcipretale e Collegiata di S. Nicol


I due capitelli del gruppo B (figg. B1-B2; vedi schede alle pp. 22-23) provengono presumibilmente, per la somiglianza con quelli visibili nelle foto anteguerra, dalla chiesa di S. Nicol (figg. 34-35), denominata Chiesa Cattedrale di S. Nicol e S. Nicol Arcipretale e Collegiata, rispettivamente nella mappa del 1658 e in quella pubblicata dal Bertoldi. Sul piano stilistico costituiscono una versione pi tarda dei capitelli del gruppo A; tale cronologia sarebbe avvalorata da elementi della parete absidale esterna - le strette lesene su cui si impostano coppie di archetti ciechi lobati (fig. 36) - molto simili a quelle della fiancata sud di S. 55 Domenico, costruita intorno al 1520 , la quale mostra, secondo alcuni, ascendenze rossettiane. Questo probabilmente per limpianto dellabside ma anche per le lesene che reggono archi ciechi e scandiscono, ad esempio, la fiancata e il transetto sud di S. Nicol a Ferrara, edificio da Bruno Zevi assegnato a Biagio 56 Rossetti e datato al 1499 . La facciata (fig. 37) appare invece stilisticamente pi tarda, caso tuttaltro che infrequente.

Prot. n. 1560; ivi. Lettera del 10 dic. 1927, Prot n. 4210; ivi. 55 Lo sostengono: D. Bandi, Memorie storiche dellantica terra di Argenta, Argenta 1869, p. 47; D. Giglioli, Argenta e i suoi dintorni, I, ed. Belriguardo, p. 132. Una diversa indicazione cronologica sostenuta dal Magrini, secondo il quale la chiesa stata ingrandita nel 1500 circa e riconsacrata il 4 ottobre del 1577; op. cit., p. 83. Vd. anche Argenta, note storico turistiche, Argenta, Associazione Pro Loco, 1978, pp. 26-7. 56 B. Zevi, Saper vedere lurbanistica, Torino, Giulio Einaudi Editore, 1960, fig. 40 e relativa didascalia.
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Fig. 34

Fig. 35

Fig. 36

Fig. 37

Un insperato contributo ad una pi precisa datazione venuto dalla citata cronaca del Bertoldi: Luned 5 settembre [1797] - Non fu perdonato a quelle [armi] cherano nelle colonne in San Nicol, ma ancor queste furono scarpellate. Quella della prima colonna a mezzogiorno era larma Golditori col nome di sopra Bartolo de Golditori 1545: sbarra in mezzo e di sotto tre stelle. La seconda era della famiglia Arnassani [fig. 20] colla marca BR (Bartolomeo Arnassani). La terza era della famiglia Quieti consistente in un leone rampante con [57] libro aperto fra le zanne ed una sbarra a traverso come palesa liscrizione rimasta Antonius de Quietis. La prima a settentrione era parimenti larma Golditori col nome sopra rimastovi Ludovicus Golditori 1543; la seconda era larma Mattioli come indica la marca B.M. (Bartolomeo Mattioli) rappresentante un castello di tre torri e fascia a traverso, e indi un leone in atto di correre. La terza era unaquila a mezza vita collali aperte 58 con uno scudo in cui era impresso un P, arme, a parer mio dellantica famiglia Pasini . Come si pu rilevare linterno della chiesa e in particolare le colonne dovevano essere state erette nel quinto decennio del secolo, collocazione del tutto coerente con le caratteristiche rilevate sul piano stilistico. Di un altro edificio monumentale, in uso allarcivescovo e difficile da identificare, ci informa il citato inventario del 1746: Si pone anche per notizia ritrovarsi dentro la terra dArgenta alla parte inferiore per la via Marchesana un Palazzo antico...ora goduto da Mons. Arcivescovo di Ravenna, quale per ritrovarsi chiuso 59 non s potuto [visitare] ....malcondizionato ed in pessimo stato .
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Una fascia trasversale si intravede nello scudo del capitello B1. Balzani, op, cit., pp. 45-6. 59 Inventario del notaio Giovanni Pasti, cit.

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Le informazioni fin qui presentate hanno consentito di individuare tre delle colonne provenienti dal palazzo Arnassani, poi destinato a sede comunale, e due di quelle un tempo collocate nel palazzo del visconte, in seguito divenuto Pretura. Grazie a ci stato possibile riposizionare quattro dei capitelli sulle colonne di pertinenza, realizzando in tal modo una sorta di ricostruzione parziale e simbolica delle logge dei due edifici, inaugurata il 12 aprile del 2014, nel 69 anniversario del bombardamento del 1945 (fig. 38). Di fronte a chi osserva sono posizionate tre colonne e i relativi capitelli del palazzo comunale sopravvissuti; sulla destra due colonne e un capitello provenienti dalla Pretura. Le minori dimensioni dei primi mettono in evidenza la differenza di scala che esisteva tra il palazzo di una famiglia cittadina abbiente e quello del visconte.

Fig. 38

Schede tecniche dei reperti


Lesame dei capitelli provenienti dai crolli bellici consente di individuare quattro tipi diversi tra loro (A, B, C, D). A - N. 4 capitelli di ordine composito, attualmente collocati: 1 riutilizzato come acquasantiera (dx) della cappella dellospedale (fig. A1), 2 riutilizzati come acquasantiere nella chiesa di S. Nicol ad Argenta (figg. A2-A3 ), 1 nella ricostruzione parziale del 21014 (fig. A4). Dimensioni: circonferenza misurata immediatamente sopra lastragalo, cm 134,5 (pari ad un diametro di cm 42,8, che corrisponde a quello del collarino della colonna); altezza 43/44,5; dimensioni dellabaco, quadrato, cm 53,5/54,5. Descrizione: capitelli di ordine composito, voluta ionica sui quattro lati, abaco modanato, echino liscio, calata con foglie di acanto stilizzato agli spigoli che sorreggono le volute e, in alcuni casi, stemma al centro (i 2 utilizzati come acquasantiere in S. Nicol e quello nella cappella dellospedale, tutti abrasi). Lesemplare della cappella dellospedale fornisce la datazione, in unepigrafe incisa alla base della calata: BARTOLAMEI . PIOLI. VICE / CO . ET . VICARII . 1492. Losservazione delle fotografie anteguerra consente di ipotizzare che i capitelli siano 4 dei 5 del portico della Pretura (fig.17). Agli stessi stato possibile associare due delle colonne pervenuteci. B - N. 2 capitelli, anchessi di ordine composito, ora cos dislocati: 1 montato sopra una colonna nei giardini pubblici di Argenta (fig. B1) e 1 riutilizzato come fonte battesimale nella chiesa parrocchiale di Filo (fig. B2). Dimensioni: circonferenza misurata sopra lastragalo, cm 133,5/137 (diametro 42,5/43,6); altezza cm 56,2/57; dimensioni abaco, quadrangolare, cm 67x65. Descrizione: capitelli di ordine composito, simili a quelli del gruppo A, a parte una voluta molto meno espansa che conferisce loro una forma pi snella, e la composizione vegetale a tre foglie presente al centro della calata, su tre dei quattro lati; sul quarto lato presente: nellesemplare ora a Filo uno scudo lobato al centro del quale una croce latina in rilievo, in quello ora ai giardini uno scudo

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simile dove per il rilievo abraso (ne rimane una piccola porzione in cui sembra di riconoscere linizio di una fascia obliqua, che richiama le due sul campo dello stemma con leone rampante che si 60 trova nel frammento di colonna riutilizzato nellaltare laterale destro in S. Nicol). Dal confronto con le fotografie danteguerra si pu sostenere che i capitelli siano 2 dei 6 (?) della distrutta chiesa di S. Nicol (figg. 34-35). C - N. 7 capitelli, sempre di ordine composito, conservati rispettivamente: 1 nellufficio del Sindaco (fig. C1), 2 trasformati nelle basi degli altari laterali di S. Nicol (figg. C2-C3), 3 nella ricostruzione parziale del 2014 (figg. C4-C6), 1 in collezione privata. Un altro, molto danneggiato e documentato da una foto a fianco della porta daccesso di casa Ghetti, stato successivamente rubato. Dimensioni: circonferenza, misurata al di sopra dellastragalo, cm 122 (corrispondente ad un diametro di cm 39); altezza da 48/50 cm. Descrizione: capitelli dordine composito; voluta ionica sui quattro lati, abaco lobato, modanato, con al centro una corolla a quattro petali; echino liscio; calata con foglie di acanto di raffinata resa naturalistica agli spigoli, al centro stelo di acanto fiorito nel quale, in tre casi (lesemplare ora nellufficio del Sindaco, quello utilizzato come base dellaltare minore destro in S. Nicol e quello in collezione privata), inserito uno scudo di famiglia, ora abraso; in quello dellaltare laterale sinistro gli stemmi sono due, in posizione opposta (in quello anteriore nello scudo compaiono le lettere L A P; la A sormontata da una piccola croce). Le infiorescenze sono di due tipi diversi, contrapposti. Rispetto ai capitelli dei gruppi A e B la struttura molto pi articolata, la forma pi snella e il trattamento della decorazione pi raffinato. Losservazione delle foto depoca consente di accertare che questi capitelli sono 7 dei 9 del palazzo Municipale (figg. 31-33). Agli stessi stato possibile associare 3 colonne intere e due spezzoni, tra i materiali recuperati dalle distruzioni di guerra. Allo stesso edificio appartenevano due mensole (vedi schede E, qui di seguito; figg. E1-E2). D N. 2 capitelli, di ordine composito conservati rispettivamente: 1 ora adattato ad acquasantiera (sx), nella cappella dellospedale (fig. D1), 1 in collezione privata. Dimensioni: circonferenza misurata alla base, 115 cm (diametro cm 36,6); altezza, cm 41; dimensioni dellabaco cm 59x59. Descrizione: capitelli di ordine composito; voluta ionica riconoscibile solo sul fronte e sul retro (ai lati le volute sono rivestite di foglie dalloro); abaco modanato; echino ovulato; calata costituita dalla sommit di una colonna scanalata, rudentata. Diversi dagli altri anche nelle dimensioni, non risulta fossero stati impiegati negli edifici di cui ai tre gruppi precedenti. La documentazione fotografica anteguerra non ha consentito di individuare ledificio di provenienza ma solo unipotesi, per esclusione: potrebbe trattarsi del portico antistante l Archivio Arcivescovile (fig. 3) o Archivio Pubblico, come viene denominato rispettivamente nella mappa del 1658 e in quella pubblicata dal Bertoldi.

Allo stesso gruppo di materiali appartengono: due mensole (E); due stemmi ovali di pertinenza ecclesiastica (F). E N. 2 mensole (fig. E1). Una delle due mensole spezzata in due frammenti. Dimensioni cm 121x35. Descrizione: profilo ad S orizzontale (a volute contrapposte). Decorazione: sulle facce laterali costituita da una cornice ad ovuli al margine superiore, da una gola sottostante e da due infiorescenze a quattro petali entro le volute; sulla faccia rivolta verso il basso scolpita una foglia di acanto orientata longitudinalmente verso lesterno, con lestremit arricciata al di sotto della voluta (fig. E2). Quasi certamente costituiscono due delle quattro che sostenevano i due balconi in facciata del palazzo Municipale (fig. 32). Risalgono al restauro della facciata del Municipio condotto tra il 1926 e il 1929, documentati da un disegno in scala di ottima fattura, anche se assai sbiadito (fig. 29). La somiglianza con le mensole che sorreggono il balcone dangolo di palazzo Strozzi-Bevilacqua a Ferrara (fig. E3), fanno pensare che siano state queste il modello per il progettista.

Si tratta evidentemente di uno stemma nobiliare (il leone rampante tra laltro - una delle imprese estensi) o di famiglia.

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F N. 2 stemmi ovali di pertinenza ecclesiastica F1 - Dimensioni: cm 66x89. Descrizione: scudo polilobato (fig. F1); campo diviso in due da una fascia trasversale orizzontale; immediatamente sopra la fascia sono tre stelle a sei punte, al di sopra sinistro e destrocherio incrociati tra i quali inserita una croce; sotto la fascia sono i monti Chigi. Alla sommit dello scudo collocata la tiara papale, al lati della quale sono visibili le mappe della chiavi di S. Pietro (incrociate sotto lo scudo), i cui occhielli spuntano lateralmente; tra i due occhielli pende una corda terminante con due fiocchi. Si tratta evidentemente di uno stemma papale, riferibile ad Alessandro VII (1655-1667), al secolo Fabio Chigi. Gli aspetti formali sono sostanzialmente compatibili con questa datazione. F2 - Dimensioni: cm 48x64. Descrizione: nel campo di uno stemma lobato (fig. F2), delimitato da ampie volute e completato da una croce sulla sommit, un muro di grandi pietre squadrate, sormontate da una fiaccola accesa (?). Lo stemma sovrastato dal cappello cardinalizio, con le due corde che scendono ai lati descrivendo le volute consuete. E lo stemma di un cardinal Legato, forse Girolamo Spinola legato apostolico a Ferrara dal 1678. Le caratteristiche stilistiche sono compatibili con una realizzazione tra la seconda met del sec. XVII e 61 la prima di quello successivo . E attestato che, con larrivo dei Francesi ad Argenta nel giugno 1796, il 26 del mese vengono rimosse dagli edifici pubblici le insegne del potere pontificio dalla Pubblica Residenza, dal Palazzo 62 del Governo e dallArchivio Pubblico ; ricollocate il 3 luglio vengono definitivamente rimosse nella 63 notte tra il 10 e l11 agosto . 64 Nel 1797, il 13 febbraio, la volta di quelle stavano nella facciata di S. Nicol . Seguono quelle (pontificia, del legato e del vice legato) che ornavano, tre a destra e tre a sinistra, il palazzo della 65 Municipalit: dopo essere state coperte di gesso (3 marzo 1797) , vengono portate a terra (19 e 20 66 luglio 1797) . Il 21 luglio vengono poi rimosse quelle dalla facciata dellUfficio Arcivescovile in 67 piazza, anchesse in precedenza coperte di gesso (nelloperazione una si era spezzata) . Il 24 e il 28 luglio vengono infine tolti o coperti con colori a olio altri stemmi, tra i quali quello della comunit 68 scolpito nella lapide a memoria del terremoto e voto del 1624, in S. Nicol . Difficile ritenere che i due stemmi pervenutici facessero parte di quelli atterrati il 3 marzo 1797 dal 69 palazzo Comunale, come testimoniato dal Magrini ; non si esclude invece siano quelli ritrovati il 6 70 novembre del 1899 in una escavazione effettuata dal Consorzio Idraulico nella fossa Manica . Non si tratta in ogni caso di due dei tre visibili nella facciata del Municipio in una foto danteguerra (fig. 33), di soggetto diverso e risalenti al restauro del 1926-29, dei quali conservato il disegno a colori (fig. 30).

E lipotesi avanzata dal Magrini, op. cit., p. 188. Domenica 26 giugno [1796] Susseguentemente...furono levate le armi del regnante pontefice Pio VI, del cardinal Pignatelli legato di Ferrara e del cardinal Carafa protettore della nostra comunit, che stavano sopra lingresso della pubblica residenza; quella del legato che stava sopra lingresso del palazzo del Governo; le altre del medesimo e del vice legato monsignor Michele della Greca che stavano sopra lingresso dellarchivio pubblico; e parimente si decancellarono quelle del papa, del legato e vice legato cherano dipinte a mezzogiorno sul muro della torre della piazza; Balzani, op. cit., p. 23. 63 Ivi, p. 33. 64 Ibidem. 65 Ivi, p. 37. 66 Ivi, p. 43. 67 Ibidem. 68 Ivi, pp. 43-4. 69 Ivi, p. 38. 70 Ivi, pp. 187-8.
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Fig. A1

Fig. A2

Fig. A3

Fig. A4

Fig. B1

Fig. B2

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Fig. C1

Fig. C2

Fig. C3

Fig. C4

Fig. C5

Fig. C6

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Fig. D1

Fig. D2

Fig. E1

Fig. E2

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Fig. E3

Fig. F1

Fig. F2

Cronologia e comparazioni stilistiche


Dallosservazione diretta dei materiali si pu dedurre che i primi tre gruppi di capitelli (A,B,C; alle pp. 22-23), riconducibili rispettivamente alla Pretura, alla chiesa di S. Nicol e al Municipio, non provenissero in origine dallo spoglio di edifici precedenti ma, in ragione della sostanziale omogeneit degli apparati decorativi e delle dimensioni, fossero stati realizzati appositamente, in una bottega dambito ferrarese. Potrebbero fare eccezione i due capitelli del gruppo D (vedi schede a p. 22), diversi da tutti sia nelle dimensioni, che nella decorazione, particolarmente raffinata, per i quali non disponiamo peraltro di riscontri fotografici. Il gran numero di elementi marmorei provenienti dagli edifici argentani non deve stupire in quanto del tutto consono allimportanza che il centro ha avuto fin dallalto medioevo per essere stato, a fasi alterne, avamposto occidentale della chiesa di Ravenna in territorio ferrarese e nodo strategico per i traffici commerciali sia di Venezia che di Ferrara.

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Nellepoca di cui ci stiamo occupando Argenta sede di una podestaria estense. Nel 1445 un anno prima 71 della sua morte il marchese Leonello vi fa costruire la residenza del Camerlengo . Si tratta di un palazzo prestigioso, con un loggiato in marmo: per le sole colonne, comprese basi e capitelli, viene spesa la cifra 72 ragguardevole di 92 ducati doro , che si aggiungono ai 50 corrisposti al tagliapietre per il reperimento dei 73 materiali a Venezia . Scrive in proposito la Sambin de Norcem: Argenta non costituisce la sede di unazienda agricola, bens una podestaria di notevole rilevanza, che conserva una certa dose di autonomia istituzionale e soprattutto una grande faziosit, fornendo al signore buoni motivi per impiantarvi un edificio che fornisca un solido punto dappoggio, in grado di segnare concretamente oltre che simbolicamente la presenza del signore sul 74 territorio . Dopo mezzo secolo - probabilmente anche a seguito dei danni subiti durante la guerra del 1482/1484 nel 75 1506 qualche intervento al palazzo si rende necessario e a sovrintenderlo chiamato Biagio Rossetti , 76 architetto dei duchi Ercole I e Alfonso I. Altre spese sono documentate negli anni 1516, 1572, e 1580 . Tra il 1581 e il 1593 sono invece attestati invii di arredi, biancheria e apparati tessili e di cuoio poi riportati 77 a Ferrara - in occasione di visite di personaggi di riguardo . In particolare il 3 giugno 1593, per la venuta del cardinale di Verona, Agostino Valier, vengono consegnati ad Ercole Guastalino per la Camerlangaria di Argenta: Apparamenti de razzi per il salotto, pezzi 8 / Apparamento de razzi per la prima camera, pezzi 6 / 78 Travaca di damasco morello con franza doro e di seta fornita [...] . Una dotazione, ancorch temporanea, di 14 arazzi, oltre ad apparati di seta, testimonia dellimportanza dellospite ma anche delledificio che lo 79 accoglieva . Nel 1474 il cronista Ugo Caleffini include Argenta tra le Castelle del duca in Romagna, insieme a Lugo, 80 Fusignan, Conselexe, Bagnacavalo, SantAgata e Massa di Lombardi . Qui lanno successivo vengono ospitati: Pino Ordelaffi signore di Forl (il 18 ottobre); Giovanni Francesco Gonzaga, figlio del marchese di Mantova Ludovico, diretto a Napoli (il 23 novembre); Caterina, figlia del Signore di Mirandola (il 7-8 81 dicembre) . Caleffini menziona il castello fino al 1488. Difficile dire se questo costituisse un edificio diverso dal palazzo. In ogni caso nel 1512, quando nel corso della cruenta contesa per il possesso della bastia dello Zaniolo, tra Ravenna e Ferrara, il duca Alfonso I viene colpito da un pezzo di pietra spezzatasi da un merlo che lo 82 lascia a terra tramortito, viene trasportato ad Argenta, dove si riprende solo dopo tre giorni .
In quellanno infatti registrato un pagamento ad Alvixe tagliapreda de dare ad XIII de marzo ducati cinquanta doro contati a lui per andare a Vinegia a comprare prede de marmoro per bisugni de el palazo da Argenta che fa lo illustre nostro signore [...] (Archivio Gonzaga, Conto Generale, b. 3, f. 59v); cfr. M.T. Sambin De Norcem, Le ville di Leonello dEste. Ferrara e le sue campagne agli albori dellet moderna, Venezia, Marsilio Editori, 2012, p. 28 e nota 9, p. 197 (Appendice, Argenta, Doc. 1). 72 Si tratta di: quatro collone de preda viva cum le sue basse et chapiti, tre collone ena capiti et zenza le basse e quatro para de mezi capithi et meze basse; A. Franceschini, Artisti a Ferrara in et umanistica e rinascimentale. Testimonianze archivistiche. Parte I, dal 1341 al 1471, Ferrara, Corbo editore, 1993: p. 252, doc. 535h; pp. 368-9, doc. 682oo; p. 253, doc. 536f; p. 374, doc. 683gg; p. 333, doc. 654b; pp. 482-3, doc. 821a; cfr. M. Folin, Le residenze di corte e il sistema delle delizie fra Medioevo ed Et Moderna, in F. Ceccarelli, M. Folin (a cura di), Delizie estensi. Architettura di villa nel Rinascimento italiano ed europeo, Firenze, Leo S. Olschki, 2009, pp. 96-7 e nota 48. Dai quattro semicapitelli e semibasi pu essere dedotta una conformazione ad angolo della loggia. 73 Vedi nota 68. 74 A. Frizzi, Memorie per la storia di Ferrara, III, Ferrara 1850, pp. 448-9; ivi, pp. 28-9 e nota 11. 75 Il 31 dicembre 1506 per un piccolo ampliamento e numerose riparazioni registrata una Spexa fata in palazo dal Signore dove sta al camerlengo in Rezenta de dare adi dito lire centosesantacinque de marchesani per lamontare de li infrascriti lavoreri che nno fato li diti camerlengi in dicta caxa, come apare per una sua scrita sotoscrita per man de Mistro Biaxio Roseto, el quale fo mandato de comesion dal fatore a vedere dita fabrica [...] (ASMo, Camera Ducale Estense, Munizioni e fabbriche, reg. 47, Memoriale, c. 147v; A. Franceschini, Artisti a Ferrara in et umanistica e rinascimentale. Testimonianze archivistiche, Parte II, Tomo II: dal 1493 al 1516, Ferrara, Corbo editore, 1997, p. 640, doc. 785 aa); cfr. A Marchesi, Delizie darchivio. Regesti e documenti per la storia delle residenze estensi nella Ferrara del Cinquecento, Tomo I, dimore suburbane ed extraurbane, Ferrara, edizioni le Immagini, 2011, p. 5. 76 Ivi. pp. 5-7. 77 Ivi, pp. 7-9. 78 ASMo, Amministrazione dei Principi, reg. 253, Libro de le andate di Sua Altezza [Il duca Alfonso II], c. 60; ivi, p. 9. 79 Sullimportanza e sulluso di tipo politico della collezione estense di Arazzi vedi: N. Forti Grazzini, Larazzo ferrarese, Milano, Electa, 1982. 80 Ugo Caleffini, Croniche, a cura di F. Cazzola, Deputazione Provinciale Ferrarese di Storia Patria. Serie Monumenti, vol. XVIII, Ferrara 2006, p. 92 (c. 31v). 81 Ivi pp. 125 (45v), 130 (c.47 v). 82 Fu portato cos tramortito Alfonso in Argenta [...] non si rihebbe, e torn mai in se, se non a fatica dopo il terzo giorno; Paolo Giovio, La vita di Alfonso da Este Duca di Ferrara scritta dal vescovo Iovio (Tradotta in lingua Toscana, da Giovanbattista Celli Fiorentino), Firenze 1553, pp. 101-3.
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A partire dalla data accertata per almeno uno dei capitelli (1492), e dalla qualit assai elevata di tutti i manufatti, lindagine stilistica sullintero gruppo non pu che partire dal raffronto sistematico con quelli messi in opera nei grandi cantieri di Ferrara in quel torno di tempo: dalla scala coperta per il Palazzo Ducale Estense (1481) di Pietro Benvenuti, ai palazzi progettati da Biagio Rossetti (Strozzi-Bevilacqua, 1494; Rondinelli, 1500; Constabili 1500-1506?; Montecatino,1514), alle chiese nelle quali il suo intervento , in varia misura, sostenuto (S. Francesco, 1494; S. Maria in Vado, 1495; abside del duomo,1498; S. Nicol, 83 1499) . La comparazione sembra premiare questipotesi. I capitelli del gruppo A (figg. A1-A4) provenienti dalla sede del visconte/vicario (successivamente divenuta Pretura), riprendono uno dei due modelli pi diffusi in ambito ferrarese tra gli ultimi decenni del XV secolo e i primi di quello successivo. Il prototipo bene esemplificato in numerosi esemplari che si trovano in via S. Romano, ai numeri civici dal 91 al 117 (fig. A7), e agli inizi di Corso Martiri della libert (fig. A8).

Fig. A7

Fig. A8

I due capitelli provenienti dalla chiesa di S. Nicol (gruppo B; figg. B1-B2) si rifanno allo stesso prototipo, con una piccola variante: nello spazio tra le foglie di acanto angolari vengono inseriti sia stemmi o elementi simbolici, sia elementi floreali. Questa variante presente in palazzo Strozzi-Bevilacqua, nella loggia esterna (fig. B7) ma anche nel loggiato interno (fig. B8), e sul lato destro del portico in facciata di palazzo Rondinelli (fig. B9).

Fig. B7

Fig. B8

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La cronologia quella di Bruno Zevi in Saper vedere lurbanistica, cit., pp. 324-30.

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Fig. B9

Fig. B10

Esemplari simili, anche se di fattura pi dozzinale, si vedono in corso Porta Reno (fig. B10), nei portici del duomo (fig. B11) e in Corso Martiri della Libert (fig. B12).

Fig. B11

Fig. B12

Da successive e/o diverse elaborazioni dello stesso impianto derivano i capitelli provenienti dal portico del Municipio di Argenta (gruppo C; figg. C1-C6): labaco si assottiglia, i margini assumono un andamento concavo e al centro compare uninfiorescenza a quattro o cinque petali; lechino presenta a volte decorazioni a piccole foglie o a ovuli; nella calata il trattamento delle foglie di acanto angolari si fa pi naturalistico e raffinato; al centro della calata sono presenti o uno stemma, di varie forme, o una formazione floreale. E un modello assai bene esemplificato nei seguenti capitelli visibili a Ferrara: nei colonnati interni di S. Maria in Vado; sul lato sinistro del portico di palazzo Rondinelli (figg. C7-C8); nella loggia della Piazzetta

Fig. C7

Fig. C8

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S. Anna (fig. C9); nei portici del Duomo (fig. C10), in un edificio al numero civico 28 di Corso Ercole I dEste, e nello scalone di palazzo Ducale, progettato nel 1481 (fig. C11).

Fig. C9

Fig. C10

Fig. C 11

Fig. C 12

Straordinaria anche la somiglianza con i capitelli della loggia sulla facciata ovest del monastero di S. Maria in Porto a Ravenna (fig. C 12), riferimento cronologico certo in base alla data di costruzione delledificio (1496-1508). Pi elaborati e con iconografia pi complessa sono quelli della facciata est (detta Loggetta Lombardesca), la cui costruzione (1503-1518) avviene a cavallo della guerra tra Ferrara e Ravenna (15111512). I capitelli del tipo D (figg. D1-D2), certamente i pi raffinati dellintero nucleo, e di dimensioni pi contenute, presentano due viste frontali e due laterali, dovute al fatto che le volute ioniche non sono disposte in diagonale ma sono allineate con due lati opposti dellechino. Trovano anchessi riscontro in esempi ferraresi dellepoca, rispettivamente: i capitelli delle lesene esterne e dei colonnati interni di S. Francesco; quelli delle lesene esterne dellabside del duomo; quelli di palazzo Constabili, sia nel loggiato al primo piano (figg. D3, D4), sia nella pentafora della facciata su via Porta dAmore (fig. D5). Si trovano inoltre a Ravenna nel portico di S. Apollinare nuovo (fig. D6), assegnato genericamente al sec. XVI.

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Fig. D3

Fig. D4

Fig. D5

La voluta ha inoltre, sui fianchi, una forma pressoch cilindrica in S. Apollinare (fig. D6), mentre ad Argenta e in palazzo Constabili sagomata nella forma di un balaustro, ad andamento speculare rispetto al centro (balteo) e rivestito di grandi foglie; queste sono lanceolate ad Argenta (fig. D2) mentre a Ferrara si alternano con foglie dal margine sfrangiato simili a quelle dellacanto. Lo stesso trattamento si trova nei capitelli (non compositi ma ionici) del portico interno di palazzo Montecatino (figg. D7-D8).

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Fig. D6

Fig. D7

Fig. D8

Una versione successiva (1533-1536) rappresentata in un disegno di Philibert de LOrme (Lione 1414 Parigi 1570), realizzato per la chiesa di S. Croce in Gerusalemme a Roma: sui fianchi la voluta ha sagoma a curve concave contrapposte, divisa in pi sezioni, con le foglie di rivestimento di una sezione orientate 84 ortogonalmente a quelle della sezione contigua . Capitelli simili sono infine presenti in Corso Martiri della Libert (fig. D9), nei portici a fianco del Duomo (fig. D10) e nello scalone di palazzo Ducale. Ci che li differenzia da quelli indicati sopra la disposizione delle volute ioniche in diagonale, che d origine a quattro facce simili tra loro.

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Il disegno conservato nelle Collezioni reali inglesi.

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Fig. D9

Fig. D10

Interessante la presenza, nella loggia delledificio di Corso martiri della Libert, dei tre modelli di capitello di cui ai gruppi A, B e C di Argenta, visibili nei tre esemplari seguenti.

Appendice Argenta nella guerra tra Ferrara e Venezia (1482-1484). Le testimonianze dei cronisti
Argenta contesa da Ravenna e Ferrara La carica di visconte (vicecomes), segnalato nellepigrafe (fig. 1) del capitello di cui alla scheda A1 (p. 22), 85 rimanda allelevazione del territorio di Argenta a Contea avvenuta nel 1160 ad opera di Federico Barbarossa - che fa rientrare il territorio diocesano a nord del Primaro nel dominio territoriale dellarcivescovato di Ravenna. Argenta entra a far parte di un comitato castrense che ne fa un baluardo difensivo delle forze imperiali contro le mire espansionistiche del vescovo di Ferrara ed probabilmente da 86 questo momento che larcivescovo si fa rappresentare ad Argenta da un visconte , investito di ruolo politico

A. Vasina, Romagna medievale, Ravenna 1970, p. 85 e nota 36.. I primi vicecomes sono attestati nel 1141; ad Argenta nel 1179 (G. Rabotti, Dai vertici dei poteri medioevali: Ravenna e la sua chiesa fra diritto e politica, dal X al XIII secolo, in Storia di Ravenna, III, Venezia 1993, pp. 129-68, pp. 151-2). Il visconte tenuto a prestare giuramento allarcivescovo, in nome del quale esercita le funzioni di esattore delle imposte e di giudice. La concessione comitale viene confermata da Enrico VI il 10 dicembre 1195 (J.F. Bhmer, Regesta Imperii, Hildesheim-Graz-Kln, IV, 3, n. 125; ivi, p. 152 e nota 209), con un diploma il quale demanda allarcivescovo tutte le funzioni pubbliche, con il pieno dominio sugli uomini e sulle propriet: et cum omni iurisdictione, cum Pado, ripis, piscariis, paludibus, stratis, viis, pascuis, silvis, et publicariis universis a principio comitatus Argente usque Ravennam; Fantuzzi, op. cit.,V, p. 288 (AAR, perg. n. 323); cfr. A. Vasina, Argenta...cit., p. 16 e nota 39. Da documenti di poco successivi la contea di Argenta risulter comprendere le localit di Sandolo, Maiero, Portomaggiore, Porto Verrara, Ripapersico, Consandolo, Grassallo, Bando e Cavagli; ibidem.
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e di funzioni amministrative; in cambio gli venivano corrisposti un terzo dei proventi dellattivit giudiziaria 87 (bandi, placiti e malefici) e una parte dei dazi del porto (collecta portus) . Pi di tre secoli dopo (il capitello datato 1492) lo scenario politico radicalmente mutato. Vediamo le tappe pi significative del percorso che ha portato al nuovo assetto istituzionale. A partire dalla fine del XII secolo e fino a buona parte del XIV Ravenna perde sempre pi terreno nella contesa con i Ferraresi; gli Argentani non riescono ad inserirsi per rafforzare la loro autonomia e restano sottomessi allarcivescovo anche se, gi nel 1198, compare per la prima volta il Comune (Communis) in un 88 documento ufficiale . Dal canto suo dallinizio del XIII la chiesa di Roma riprende il programma di recupero delle terre che erano state riconosciute alla sua sovranit, a partire da quelle dellantico Esarcato, prima in Romagna e poi nel Ferrarese. NellArgentano la Santa Sede ufficialmente sostiene la posizione ormai incerta della chiesa ravennate; nello stesso tempo per rafforza i rapporti con gli Estensi, visti sempre pi come i rettori ideali di 89 queste terre . Nellanno 1200 uno degli scontri militari pi aspri tra Ferrara e Ravenna, che si conclude con 90 la sconfitta dellarcivescovo, ha luogo proprio ad Argenta : Salinguerra Torelli vi giunge in aprile, a capo di 91 un potente esercito, lassal, e dopo averla presa la guast e mise a sacco . Secondo Augusto Vasina da tali eventi bellici il centro cittadino doveva essere uscito totalmente distrutto, visto che negli anni successivi una intensa ricostruzione edilizia d origine alla struttura urbana che sarebbe durata nelle sue linee 92 essenziali per tutto il tardo Medioevo . Nel corso del secolo i costi per il governo e la difesa della comunit diventano pi onerosi delle rendite percepite, mentre i suoi possedimenti sono invasi dalle forze comunali di Ferrara. La situazione finisce per indurre Ravenna a cedere alle richieste degli estensi e caldeggiate dai papi, cio affidare per alcuni anni ai signori di Ferrara lamministrazione dei beni e dei diritti della chiesa ravennate nellArgentano, dietro versamento di un censo annuo. E la situazione che porter gli Estensi a diventare i governatori di Argenta 93 per decisione papale . Gia nel 1212 larcivescovo Ubaldo affida ad Azzo VI dEste la custodia del castello di 94 Argenta . La chiesa di Ravenna conservava tuttavia le sue propriet e i proventi relativi: in un documento del 1217 si attesta, ad esempio, che in valle Bozoleti (distretto di Argenta) presso il fiume Sandolo si pescavano capitoni, lucci, tinche e anguille, destinati allabbazia ravennate di S. Andrea Maggiore che ne era 95 proprietaria . Alla fine del secolo Argenta soffre le conseguenze delle politiche contrapposte della Santa Sede - che, dopo aver stabilito la sua sovranit sulla Romagna voleva aprirsi un varco verso Ferrara con lintento di imporre il suo dominio sulla stessa citt e della signoria estense - che intendeva utilizzare Argenta come passaggio 96 per estendere il suo dominio a sud, con lobiettivo di pervenire alla formazione della Romagna Estense (Romandiola). E qualche decennio pi avanti, nel 1332-1334, il nostro centro si trova ad essere ancora una volta teatro dello scontro: si consuma infatti qui la memorabile sconfitta delle truppe papaline del legato 97 Bertrando del Poggetto . Il dominio degli arcivescovi finisce per assumere un carattere sempre pi fittizio: alla chiesa ravennate resta formalmente il possesso dellArgentano, ma il vicario estense che vi risiedeva per gli arcivescovi aveva di 98 fatto quasi tutti i diritti pubblici e i poteri politici nelle sue mani ed operava ormai in piena autonomia . Non

Il primo vicecomes ricordato nei documenti dovrebbe essere Ridolfo, nel 1179, al quale seguono ventidue altri fino a Johannes de Concoretio, nominato nel 1314; ivi, p. 16 e nota 40. 87 Risulta da un documento del 18 maggio del 1217, col quale Arcone (Arcon) viene investito del Vicecomitatu Argente et toto suo districtu et comitatu. Linvestitura avviene ad Argente sub porticu domus Curie extra Castrum, a nome dellArcivescovo Simeone, alla presenza dei cardinali della cattedrale di Ravenna, del presbitero di Argenta e della maioris partis hominum Argente; AAR, perg. n. 4790, edita in Bertoldi, op. cit., III, parte I, pp. 106-7. 88 Ivi, pp. 40 e 46 (nota M). 89 Vasina, Argenta..., cit., pp. 18-9. 90 Bertoldi, op. cit., III, parte I, pp. 40, 56; ivi, p. 31, nota 49. 91 Bertoldi, op. cit., III, parte I, pp. 56-7. 92 Vasina, Argenta..., cit., p. 31, nota 49. 93 Bertoldi, op. cit., III, parte I, pp. 133, 147-51; ivi, pp. 20-1. 94 Bertoldi, op. cit., III, parte I, pp. 85-6; ivi, p.32, nota 54. 95 Fantuzzi, op. cit., II, p. 336; ivi, p. 30, nota 44. 96 Ivi, p. 22. 97 Ivi, p. 23. 98 Ivi, p. 23 e nota 65. Lo studioso rimanda a Bertoldi, op. cit., III, parte II, pp. 33-4.

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solo: il Bertoldi attesta che nel 1341 Pietro de Caravachi era Vicario Terrae Argentae pro S. Romana 99 Ecclesia ; quindi non pi per larcivescovo di Ravenna. Un documento del settembre dellanno successivo mostra che il visconte ormai diretta emanazione dei 100 signori di Ferrara. Si tratta degli Statuta noviter compillata super civilibus causis , letti e pubblicati in consilio generali terre argente sub logia dicti Comunis de mandato nobilis et potentis militis domini Zilioli de palazollo vicecomitis dicte terre argente pro magnificis et illustribus dominis dominis Obizone et Nicolao 101 102 fratribus... ; nel documento si fa poi menzione del vicario, che non va confuso con il suo omologo ecclesiastico (vicarius curie argente) al quale viene riconosciuta la facolt di essere informato sui termini 103 delle cause civili fino ad un certo livello di gravit . Restituita nel 1344 dagli Estensi alla chiesa di Ravenna, su ingiunzione di papa Clemente VII, Argenta viene successivamente data in affitto agli stessi per 6 anni, dietro corresponsione di un canone annuo di 2.000 fiorini doro. Se vede declassato il suo ruolo politico, Ravenna ci nondimeno gestisce con grande oculatezza il suo patrimonio, come dimostra la fiscalit delle disposizioni contenute nella concordia stipulata 104 nellottobre del 1364 tra larcivescovo Petrocino, da un lato, e il Comune e gli uomini di Argenta dallaltro . La concessione in affitto agli Estensi viene confermata pi volte, ma non sempre il pagamento veniva effettuato correttamente. Ottantanni pi tardi (29 maggio 1421) il marchese Niccol III e larcivescovo Tommaso Perondoli stipulano pertanto un nuovo contratto: larcivescovo costituisce il signore di Ferrara (e i suoi figli legittimi e naturali) vicario della chiesa di Ravenna nella terra dArgenta, in cambio di un canone annuo di 200 ducati doro; a condizione che i contraenti non si ingeriscano nella giurisdizione spirituale ed 105 ecclesiastica in modo alcuno, e nelle sue possessioni e Decime, ne suoi Capsoldi, canoni, proventi &c.; . Nel frattempo, in unepoca imprecisata tra 1344 e 1364, erano stati fissati i termini della dipendenza istituzionale del visconte e degli altri ufficiali dai signori di Ferrara, prescrivendo non solo il giuramento di osservanza delle leggi da parte loro ma indicando altres la gerarchia delle fonti degli statuti stessi che 106 faceva capo, in ultima istanza, ai marchesi . La disposizione ripetuta nel 1421, nei Modi et ordines servandi per vicarium, ma modificata nel senso di 107 fare riferimento al corpus del diritto civile e alle consuetudini locali , forse segno di una maggiore 108 autonomia raggiunta. Il Bertoldi riporta latto con quale nel 1427 il marchese Niccol (III) diede altra prova dellaffezione, con cui riguardava la nostra Patria deputandole colle rispettive patenti in data dei 28. di 109 Dicembre Ridolfo Carmelli in suo visconte, e Pietro Pinotti in vicario suo muniti di tale facolt...

Bertoldi trae linformazione da un atto del notaio Francesco di Benvenuto Costantini; ivi, p. 34 e nota 38. Statuta terrae argentae..., cit., pp. 42-52. Si tratta dellunica edizione a stampa degli Statuta vetera concessi ad Argenta dagli Estensi; le prime 80 carte contenevano gli statuti veri e propri del XIV secolo; le successive 56 gli statuti e i decreti in aggiunta alle leggi municipali emessi dai marchesi e dai duchi di Ferrara, da Niccol III ad Ercole II (14151552). Nel 1781 il manoscritto, ricordato in un inventario del 1525, doveva essere ormai scomparso; cfr. G. Rabotti, Notizie sugli archivi comunale e notarile di Argenta, in Studi Romagnoli, XIX (1968), Faenza 1971, pp. 133-80, p. 148, nota 43 101 Statuta terrae argentae..., cit., p. 51. 102 Ivi, p. 53. Il 28 succesivo annotato: Ego Bassianus notarius supradictus Ambasiator Comunis Argente missus ferariam pro parte dicti domini Vicecomitis et Communis Argente. ad illustrem dominum dominum Obizonem dei gratia Estensem et Anchone Marchionem super reformandis et approbandis dictis Statutis et ordinamentis....Et ad maiorem firmitatem scripsit dicto domino Vicecomiti quo ipsa statuta et ordinamenta observaret et observari faceret in omnibus et per omnia sicut scripta sunt; ivi p. 52. 103 Ut homines argente...super brevibus causis expensis et sumptibus non graventur, Statuimus et ordinamus quod vicarius curie Argente possit cognoscere de quacumque questione usque ad quantitatem quadraginta solidorum ferarinorum...Et omnia precepta facta per dictum Vicarium usque ad dictam quantitatem ad banchum Juris vel extra dictum banchum valeant et teneant tamquam si in iuditio facta essent; ivi, p. 54. 104 Il documento composto di ben dieci capitoli che trattano nellordine di: decime, valli, casali, investiture e conferme, alienazioni, successioni, decadenze, licenze di vendita, immunit del camerario (chamarlengus) e dei cinque castaldi (chastaldiones) arcivescovili, di cui tre dislocati ad Argenta, uno in villa bandi e uno in villa buchaleonis; ivi, pp. 31-42. 105 Bertoldi III, parte II, pp. 104-5 e nota 44. 106 Vicecomes... debeat... ius et iustitiam omnibus exibere secundum formam ipsorum statutorum, provisionum et consuetudinum. Et ubi deficerent, secundum ius commune, et plus et minus arbitrio dicti domini marchionis"; cfr. Rabotti, Notizie..., cit., pp. 145-6. 107 Primo habetis inter homines et habitatores terre et visconterie nostre Argente reddere ius cuilibet petenti secundum statuta et ordinamenta dicte terre, et ubi statuta et ordinamenta deficerent, secundum dispositionem iuris civilis, et secundum consuetudinem dicti loci (Bertoldi, op. cit., III, parte III , p. 53); ivi, p. 146, nota 35. 108 La data diversa da quella (1421) indicata dallo stesso per le patenti destinate ai due funzionari; Bertoldi, op. cit., III, parte III, p. 54, nota (*). 109 Ivi, III, parte II, p. 107.
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Dalle mansioni elencate nelle rispettive patenti risulta che il visconte aveva principalmente il compito di 111 provvedere alla sicurezza, anche armata, del centro cittadino e del territorio di pertinenza , mentre il vicario 112 assicurava il rispetto delle leggi . Il visconte costituiva evidentemente la prima carica, cio il rappresentante del signore di Ferrara ad Argenta, una sorta di governatore della piazzaforte; ci confermato dal compenso annuo corrispostogli dal Camerario: pi del doppio di quello spettante al vicario, anche in ragione dei collaboratori di cui doveva avvalersi, tra i quali cinque uomini armati, e due cavalli. Bartolomeo Dioli (o de dioli), il cui nome figura sul capitello del 1492, pertanto, a quella data, lultimo dei visconti di una serie che ha inizio nella seconda met del XII secolo, ma che non pi, come in origine rappresentante dellarcivescovo di Ravenna, bens dei signori di Ferrara; il capitello ci fa poi intuire che egli quasi certamente cumulava anche la carica civile di vicario. Finalmente nel 1501 Si giunse...ad un compromesso fra le parti che port gli Estensi, divenuti nel frattempo 113 duchi ad essere investiti del titolo di vicari di Argenta...non pi degli arcivescovi ma dei papi . Il colpo viene inferto alla chiesa di Ravenna da papa Alessandro Borgia (padre di Lucrezia che lanno successivo sarebbe andata sposa al futuro duca Alfonso I) per fini dinastici; segnale che il dominio pontificio si andava estendendo alla Romagna e da Ravenna verso il Ferrarese. Da questo momento Argenta sul piano civile far parte, senza soluzione di continuit, della legazione di Ferrara e poi del Ferrarese, mentre sul piano 114 ecclesiastico continuer fino al presente a far parte della diocesi di Ravenna . Un ulteriore avvicinamento
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Le facolt alluno ed allaltro conferite, e gli ordini prescritti ad essi per lesercizio delle onorevoli loro cariche si leggono nelle rispettive loro Patenti registrate nel Codice originale de nostri statuti alle pagine 7. tergo, ed 8., e dalle parecchie altre de loro successori, le quali parimente si hanno nello stesso membranaceo Codice, la costante continuazione apparisce dalle facolt medesime sino alla devoluzione del Ducato di Ferrara alla santa Sede (1598); ivi, p. 151, nota (F). Ledizione a stampa degli Statuta non riporta i Modi et ordines servandi per vicecomitem et vicarium del 1421, editi invece dal Bertoldi (vd. note 106-107); Rabotti, Notizie..., cit. p. 148. 111 Per il Visconte Rodulfum de Carmellis il marchese Nicol prescrive quanto segue. Modi et ordines seruandi per te vicecomitem predictum...sunt infrascripti, videlicet Primo quod tu vicecomes debeas tenere claues portarum, et pontium terre predicte Argente, et omni die de mane et sero ipsas aperiri et claudi facere horis congruis et debitis...". "Item quod debeas die noctuq. intendere et intendi facere solicite ad bonam et vigilem custodiam nostre predicte terre .... "Item quod non debeas recipere uel tenere intra terram predictam aliquas gentes armigeras equestres uel pedestres sine litteris nostris...". "Item quod abeas compellere omnes stipendiarios et Capitaneos Castri et fortiliciorum portarum et pontium ad soluendum terrigenis terre predicte...". "Item quod debeas tuis expensis continue tenere unum Militem socium e quatuor alios famulos bene armatos, ex quibus famulis duo continue assistere debeant Camere nostre pro agendis ispsius Camere. Item tenere debeas tuis expensis continue duos equos". Item quod debeas habere pro salario tuo et omnium premissorum quolibet mense a Camerario nostro in Argenta libras triginta quatuor m.. Item favere debeas Camerario nostro et aliis uffitialibus nostris ibitem circha consecutionem Iurium nostrorum, et circha exactionem datiorum gabellarum uel collectarum prout fuerit oportunum. Tibique vicecomiti predicto debeant terrigene et diocesani, ac stipendiarij, et gentes armigere deputati et in futurum deputandi ad custodiam ipsius obedire in his que sunt status et honoris nostri; Codice degli Statuti esistenti nellArchivio Comunitativo, p. 7 verso; edito in Bertoldi, op. cit., III, parte, III, pp. 52-3. 112 Per il vicario Petrum de Pinotis il signore di Ferrara prescrive quanto segue. Modi et ordines servandi per vos d.num vicarium nostrum antedictum...sunt infrascripti, videlicet Primo habetis inter homines et habitatores terre et visconterie nostre Argente reddere ius cuilibet petenti secundum statuta et ordinamenta dicte terre, et ubi statuta et ordinamenta deficerent secundum dispositionem Juris Ciuilis, et secundum consuetudinem dicti loci. Item debetis delinquentes punire secundum criminum qualitatem prout dictant statuta et ordinamenta dicte terre ac condanare et absolvere prout Ius et iustitia suadent et requirunt.... "Item fauere debetis Camerario et alijs ibidem officialibus nostris circa conservationem Jurium nostrorum et circa exationem Datiorum, gabellarum uel collectarum prout fuerit oportunum". "Item debetis non exire territorium Argente sine licentia nostra". Item habetis observare et observari facere statuta, ordinamenta, et consuetudinem dicte terre. Item debetis tenere continue unum famulum expensis vestris. Item debetis habere qualibet mense pro vestro salario libras Quindecim m. a Camerario nostro in Argenta. Item habetis obedire continue litteris omnibus nostris et obseruare decreta, et concessiones nostras, et nostris mandatis singulis obedire; Codice degli Statuti esistenti nellArchivio Comunitativo, p. 7 retro; edito in Bertoldi, op. cit., III, parte III, pp. 53-4. 113 ASMo, Archivio Segreto Estense. Sezione Casa e Stato. Inventario, a cura di F. Valenti (Min. dellInterno. Pubbl. d. Archivi di Stato Archivio di Stato di Modena), Roma 1953, p. 231; cfr. Vasina, Argenta..., cit., p. 23 e nota 66. 114 Ibidem.

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alla corte ducale si verifica nel 1518 quando gli statuti di Ferrara vengono qui adottati come fonte 115 sussidiaria . Ovviamente viva rimane la questione legata alle estese propriet della chiesa di Ravenna. Agli inizi del XVI secolo opposte pretese vengono avanzate da papa Clemente VII e dal duca Alfonso I. Nel 1520 larcivescovo ravennate Nicol Fieschi esige che i proprietari di terre, case, cavalli e boschi che non avevano osservato quanto stabilito dalla vecchia concordia di corrispondere la somma di mille fiorini doro alle casse della Mensa Arcivescovile, oltre a devolvere alla sua chiesa i rispettivi fondi esistenti nellargentano. Questo solleva ovviamente le proteste degli enfiteuti interessati finch, il 25 agosto 1525, viene stipulata una nuova concordia tra Giacomo Alvarotti, ambasciatore del duca di Ferrara, Consigliere Ducale, Sindaco e 116 Procuratore degli Argentani, e larcivescovo di Ravenna Benedetto Accolti , nella quale si stabiliva che la comunit argentana doveva pagare 800 scudi e che a tutti i possidenti di beni immobili di ragione direttaria della Chiesa di Ravenna era richiesto di rinnovare le loro investiture; cosa che fin per interessare ben 574 degli enfiteuti e livellari della Mensa di Ravenna nel territorio di Argenta, sia a destra che a sinistra del Po, 117 tra il 1525 e lanno seguente . Ma anche la raccolta delle decime doveva presentare qualche problema di riscossione se, nel 1541, si perviene alla Notificazione sui pagamenti delle decime da farsi allarcivescovo di Ravenna, pena la 118 scomunica, e supplica degli Argentani avverso tale notificazione .

Lentrata in scena di Venezia: gli antefatti Agli inizi del XV secolo il tentativo di allargamento del ducato estense verso nord provoca la reazione di Venezia che infligge a Ferrara una prima sconfitta nel 1404. I contrasti dovuti al controllo della produzione e del commercio del sale si aggravano nel 1475 . I disgusti scambievoli tra la repubblica e il ducato si accentuano ulteriormente tra il 1480 e il 1481; finch il 2 maggio 1482 il Senato veneto dichiara guerra agli 119 estensi . Ercole, a differenza dei suoi predecessori Leonello e Borso che erano riusciti a mantenere rapporti soddisfacenti con la potente Repubblica Veneziana, aveva mostrato subito segni di insofferenza verso quelli che erano indubbiamente privilegi goduti da Venezia; prima di tutto il visdomino, tollerato dagli Este ma odiato dal popolo. La questione del sale deve invece essere stata sovrastimata dagli storici in 120 quanto il suo contrabbando era attivit antica e naturale per la gente di Comacchio e del delta . La contesa tra Ferrara e Venezia ha aspetti sia di rivendicazione territoriale (il polesine di Rovigo) che di concorrenza commerciale, perseguiti attraverso il controllo dei punti strategici sul Po di Primaro. Tra questi 121 figurano ovviamente Argenta e la bastia dello Zaniolo , una fortezza dislocata a due miglia di distanza, alla confluenza tra lomonimo corso dacqua, il Santerno e il Po di Primaro, nei pressi di S. Biagio, che costituiva uno dei tre capisaldi (gli altri erano Stellata e Bondeno) della difesa militare di Ferrara. La cura delle strutture difensive di questi due presidi era costante. Si veda ad esempio quanto fatto in occasione della 122 guerra con Venezia del 1404 . In particolare la conquista della bastia era fondamentale per penetrare nel ducato dalla parte della Romagna in quanto vi convergevano tutte le strade dallo stato pontificio; altrettanto importante era per il controllo del traffico commerciale sul fiume, al punto che Nicol III nel 1403 vi aveva 123 fatto collocare una catena per la riscossione del dazio .

Rabotti, Notizie..., cit., p. 146 e nota 35. Concordiae Instrumentum inter Venerabilem Mensam Archiepiscopalem Ravennae ex una, et Communitatem ac Argentae Partibus ex altera; Rabotti, Notizie..., cit., p. 157, n. 3, cc.4-18. 117 Bertoldi, op. cit., III, parte III, pp. 22-4. 118 Documento conservato in copia del XVIII secolo; Rabotti, Notizie..., cit., p. 156, n. 5. 119 Bertoldi, op. cit., III, parte II, p. 138. 120 S. Mantovani, La Guerra di Ferrara (1482-1484), Tesi di Laurea in Antichit e Istituzioni medievali, Universit degli studi di Bologna, Facolt di Lettere e Filosofia, corso di Laurea in Storia indirizzo Medioevale, Anno Accademico 19981999, Sessione III, Relatore Prof. Anna Laura Trombetti Budriesi, pp. 305-8 (dalla Conclusione). 121 Eretta nel 1395 da Niccol III, era stata rasa al suolo dai veneziani nel 1404, ricostruita nel 1425 era stata messa a dura prova dalla guerra con Venezia del 1482-1484; C. Zaghi, La Bastia dello Zaniolo baluardo estense (puntata seconda), in Gazzetta Ferrarese, Anno V, 3 luglio 1927; cfr. F. Renzi, San Biagio dArgenta (1060-1945). Storia di un paese tra la Romagna e Ferrara, Cesena, Societ Editrice Il ponte Vecchio, 2009, p. 38 e nota 38, pp. 43-4 e nota 49. Nel 1487 sar fortificata da Biagio Rossetti (Documento del 21 aprile 1488; ASMo, Memoriale della Camera Ducale, reg. 4785/95, c. 62v); cfr. Zevi, Biagio Rossetti ..., cit., p. 191. Si trova rappresentata in una cartografia veneziana del XV secolo (ASVe, Savi ed esecutori alle acque, Serie Po, Disegno 177); cfr. Renzi, op. cit., p. 40 (vedi la fig. 35). 122 Bertoldi, op. cit., III, parte II, pp. 95-7. 123 Ivi, pp. 36-7, nota 33.
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Due atti notarili del 1458 lasciano presumere che la fortezza avesse forma triangolare; era infatti munita di 124 tre torri (fig. 39): una vecchia, una grande e quella del cantone verso Filo (a est). Paolo Giovio la 125 descrive circondata a torno a torno di mura e dargini, a uso di castello; parla poi di bastioni e di merli . La sua descrizione della fossa Zaniola rende inoltre efficacemente la situazione idrografica: Questo un ragunamento dacque tanto profondo, e tanto largo, che ei non pu passarsi a pi, ne a cavallo; ed fatto da una quantit di fiumi che scendendo per le valli del Apennino, e facendo nel piano alcuni stagni, sboccan di 126 poi, per opera e industria de paesani, nel Po o nelle paludi vicine .

Fig. 39 Anche Argenta era considerata un baluardo da difendere. Nel 1466, ad esempio, Borso con una lettera del 2 marzo indirizzata ai Consoli e al Consiglio cittadino sollecita la fortificazione delle mura verso il Po (a 127 meridione) che erano vetuste . Il Bertoldi dal canto suo menziona la presenza di una Rocca, che ipotizza 128 costruita nel 1252, semidistrutta da un fortunale nel luglio del 1467 e completamente rovinata nel 1472 .

1482 Tra la fine del 1481 e gli inizi dellanno successivo le avvisaglie di un possibile scontro armato con Venezia si fanno sempre pi frequenti. 16 marzo - E documentato lOrdine de fortificare Arzenta. Riporta il Caleffini: Al d dicto fureno commandato tuti li contadini de Ferrara ad Arzenta, perch havessero a cavare de dreto et intorno lo 129 castello de Arzenta del duca nostro, uno ramo del Po per redurlo in forteza, che non era . Ai primi di aprile, il venerd santo, alcune barche veneziane entrano a Codigoro e, mentre la popolazione a 130 messa, gli equipaggi fanno razzie e partono con una nave carica di masserizie e vari capi di bestiame ; il
I due documenti erano conservati nellArchivio Comunale di Argenta, prima della seconda guerra mondiale; cos attesta A.F. Babini, in Dalla Bastia dello Zaniolo alla Bastia di Ca di Lugo, Piacenza 1959, I, pp. 265-7. Alla bastia probabilmente ispirata la fortezza di una miniatura del Breviario di Ercole I, ora alla Biblioteca Estense Universitaria di Modena (Lat. 424=MS.V.G.11, c. 29v). 125 Paolo Giovio, La vita di Alfonso..., cit., pp. 95-6. 126 Ivi, p. 68. 127 Bertoldi, op. cit., III, parte II, p. 122. 128 Ivi, pp. 122-3. Sullesistenza di questo castello non c certezza, nonostante le notizie riportate dallo storico Girolamo Rossi. 129 Ugo Caleffini, p. 367 (c. 124v).
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giorno dopo alcuni contadini ferraresi - se la notizia vera - andati a comprare del frumento nel territorio della Repubblica, vengono scacciati e durante il ritorno si impadroniscono di una imbarcazione veneziana a 131 Vaccolino . 15 aprile - Il senato di Venezia d ordini perch venga organizzata una flotta di 50 galeoni, 100 ganzaruole, 200 barche, molte barbotte e 20 biremi; al comando della flotta viene nominato il patrono dellarsenale, 132 Damiano Moro . I veneziani fanno poi arrivare truppe nel padovano e preparano le bocche da fuoco. Ercole dEste dal canto suo, per accelerare la produzione di cannoni non esita a sacrificare anche le 133 campane delle chiese che non ge ne rimase se non uno per campanile . Le fortezze vengono fornite di 134 artiglierie per lo suspecto de la guerra . Verso la fine di aprile le difese approntate dagli estensi sono tuttavia ancora inadeguate: le fortificazioni in 135 136 pi parti carenti, negligente la guardia da parte dei soldati , scarsa la biada per i cavalli e i soldati 137 scontenti degli alloggiamenti . 28 aprile Anche ad Argenta i preparativi non sono adeguati alla bisogna se il duca di Ferrara ordina al Regimini Argentae (composto del visconte, del vicario Ducale e del camerlengo) et Consulibus di fornire la 138 zona di vettovaglie e artiglierie .

La dichiarazione di guerra 3 maggio - La guerra contro Ferrara viene bandita a Venezia, in piazza S. Marco sopra la pietra del 140 Bando , con una lettera dogale datata il giorno prima. Le ostilit iniziano immediatamente: i veneziani attaccano la Rocca di Melara, il polesine di Rovigo, 141 Comacchio, fino al basso ferrarese . Dal punto di vista strettamente militare lattacco ad Ercole si prepara su tre fronti: da nord, dal Padovano 142 verso il polesine di Rovigo, da Est, dal Po e infine da sud, dalla Romagna . Per quanto riguarda 143 questultimo fronte si decide di far penetrare la flotta attraverso il Primaro . Lo stesso giorno del bando giunge a Ferrara il duca dUrbino, Federico da Montefeltro, che ha accettato lincarico di capitano generale della Lega (sia Ercole che Sigismondo dEste, bravi soldati, non avevano tuttavia rivelato spiccate doti di condottiero). Dopo aver controllato Ficarolo e Stellata Federico arriva alla 144 bastia dello Zaniolo . 12 maggio - Una lettera scritta dal duca Ercole ai Regimini Argentae et Consulibus, raccomanda di guernir di bombarde, e spingarde i soliti luoghi [...] di far ben guardare il Paese; e di costruire un bastione a lo incontro de la Bastia del Zaniolo.
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Francesco Olivi, Cronaca, ms. Ferrara, Biblioteca Comunale Ariostea, Cl. I, 641, copia, c. 19r; Ugo Caleffini, p. 367 (c. 124v); cfr. Mantovani, p. 74 e nota 5. 131 Bernardino Zambotti, Diario ferrarese dallanno 1476 sino al 1504, RIS, XXIV/7, Bologna, Zanichelli, 1937, p. 102; ibidem e nota 6. 132 ASVe, Senatus Secreta, reg. 30, cc. 80v-81r, 15 aprile 1482; ivi, p. 64 e nota 6. 133 Diario ferrarese Diario dallanno 1409..., cit. p. 98. Dal Libro inventario de monitione dellanno 1482 risulta che ben 128 campane vennero prelevate dalle chiese (C. Mont, Storia dellartiglieria italiana, p. I, Roma 1934, p. 247); ivi, p. 48 e nota 2. 134 A. Franceschini, Artisti a Ferrara in et umanistica e rinascimentale. Testimonianze archivistiche, Parte II, Tomo I: dal 1472 al 1492, Ferrara, Corbo editore, 1995, p. 206 (doc. 404/b); ibidem e nota 3 135 ASMo, Archivio Segreto Estense, rettori dello stato, Ferrara e Ferrarese, 13, Argenta, Antonio da Fogliano ad Ercole dEste, 24 aprile 1482; ivi, p. 53 e nota 1. 136 ASMo, Archivio Segreto Estense, rettori dello stato, Ferrara e Ferrarese, 13, Argenta, Antonio da Fogliano ad Ercole dEste, 27 aprile 1482; ibidem e nota 2. 137 ASMo, Archivio Segreto Estense, rettori dello stato, Ferrara e Ferrarese, 13, Argenta, Antonio da Fogliano ad Ercole dEste, 28 aprile 1482; ibidem e nota 3. 138 Bertoldi, op. cit., III, parte II, pp. 133-4; D. Bandi, Memorie storico-cronologiche di Argenta, Argenta 1868, p. 18. 139 Marin Sanudo, Commentarii della guerra di Ferrara tra li Viniziani ed il duca Ercole di Este nel 1482, Venezia 1829, p. 11; cfr. Mantovani, pp. 74-5 e nota 8. 140 Marin Sanudo, Le vite de Dogi (RIS, XXII, coll. 405-1252, Milano 1733), col. 1215; ivi, p. 74 e nota 7. 141 Bertoldi, op. cit., III, parte II, p. 138. 142 Mantovani, p. 62. 143 ASVe, Senatus Secreta, reg. 30, cc. 138v-139r, 14 ottobre 1482, ivi, pp. 145, 146 e nota 1. 144 Ugo Caleffini, p. 375 (c. 127v); ivi, p. 78.

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Mentre fervono i lavori i veneti entrano improvvisamente nel Primaro con le loro navi, al comando di Vittore 145 Soranzo, prendono il castello di S. Alberto e, forti di aiuti venuti di Romagna, si accampano a Filo .

Gli attacchi sferrati contro Argenta Dai primi di ottobre Ercole a conoscenza dei preparativi nemici per attaccare la bastia dello Zaniolo e 146 Argenta . 29 ottobre PRIMO ASSALTO AD ARGENTA. Da Filo i veneziani muovono verso la bastia: li fronteggiano le truppe della Lega di cui facevano parte i ferraresi - che vengono respinte e presi in gran parte, molti ammazzzati, e li loro capi dagli Stratioti furono portati al capitano, il quale per cadauno delle teste, secondo 147 la consuetudine, dette agli Stratioti un ducato . Viene conquistato un bastione di legno sulla riva del Primaro, di fronte al Fossato di Zaniolo, mentre il territorio fino ad Argenta subisce scorrerie. Fiutato il pericolo Sigismondo dEste raggiunge immediatamente Argenta, dove vengono fatti pervenire altri rinforzi, 148 anche da Milano, al comando di Gian Pietro Bergamino . Bernardino Zambotto cos descrive il primo assalto Ad Argenta: Lo bastion del Fossa de Zaniolo fu prexo a forza per quelli de larmada de Veneciani, che hera per Po. E Herano sexanta fra barche e fuste e haveano 200 cavali lezeri e 500 fanti. E cus li nostri li quale facevano dicto bastione, forno prexi e altri morti; e se messer Nicol da Corezo non havesse facto armare li homini de Argenta con 40 homini darme, che lui havea, et altri provixionati, Arzenta seria sta prexa hozi, perch se ge ritrova poche fantarie; ma il duca, intexo tal caso, mand subito due squadre de homini darme milanexi, e messer Sigismondo Da Este ge and in nave con fantarie, e altre provixione fu facte per defendere dicto castello, il quale h la chiave del 149 Stato de Ferrara, e se ge mand molte artiliarie . Pi dettagliata e vivace la descrizione del Caleffini: se scoperse una grandissima armata de la signoria de Vinesia a SantAlberto, suso la quale se dise essere dodicemila persone suso, che fureno galere sotile, borbote, fusti, barche armate et altri fusti de nave, suso la quale armata erano da 500 in 600 on pi 150 stradiotti a cavalo, li quali stradiotti sono turchi asassini da strata et malandrini de Turchia... La quale armata in quella nocte vene suso per Po per venirsene ad Arzenta et al fossato del Zaniolo, per tuore la bastia del Zaniolo et Arzenta et la Romagna...ma non li and facto perch, havendo questo per spia inteso el magnifico messer Nicol da Corezo, per lo duca Hercole mand subito volando a domandare aiuto al duca predicto, ma non potr cuss presto, che la nocte predicta li stradiotti smontono in terra et corseno qui suso le porte de Arzenta, et preseno et amazono molti di homeni darme del dicto messer Nicol, et fanti nostri de l, et a tuti, a tuti taiono le teste, et quelle in capo de le lanze portoreno a li provedeturi de larmata sua, per 151 avere uno ducato per testa taiata . E prosegue: Ma il zorno sequente, che fu il mercori 30 del dicto mese, li ambasaturi de la Liga, che erano in Ferrara, gli mandoreno volando tredice squadre de zente darme, et forsi tremila fanti...cum tre squadre de balestreri a cavalo... Et cuss zobia a d 31 dicto andoreno zoxo ad Arzenta di nostri sete altre squadre et fantarie in quantitade...Vegneri a d primo de novembre fu mandato ad Arzenta octo nave cariche da fantarie [...] Sabato a d 2 de novembre andoreno ad Arzenta de Pietro 152 Bergamino da Milano, conductiero de quel Stato, sete squadre de zente darme et molti fanti... . La vittoria di Venezia ad Argenta venne immediatamente rappresentata (1482-84), con la doverosa magniloquenza, da Jacopo Tintoretto in un famoso dipinto collocato nel soffitto della Sala del Gran Consiglio in Palazzo Ducale a Venezia (fig. 40).

Bertoldi, op. cit., III, parte II, p. 134 ASMo, Archivio Segreto Estense, ambasciatori, Milano, 10/A, Ercole dEste a G. Trotti e C. Valentini, 9 ottobre 1482; cfr. Mantovani, p. 146 e nota 3. 147 Marin Sanudo, Commentarii..., cit. p. 46; ivi, p. 148 e nota 1. 148 Ibidem e nota 5. 149 Bernardino Zambotti, p. 115. 150 Soldati di cavalleria, provenienti da Albania, Grecia, Bulgaria e Dalmazia, che Venezia organizzava per contrastare le incursioni turche. 151 Ugo Caleffini, p. 447 (cc. 152v-153r). 152 Ivi, pp. 447-8 (c. 153r).
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Fig. 40 6 novembre - Sigismondo dEste esce da Argenta con una decina di squadre di fanti e attacca il campo 153 nemico presso S. Biagio. Nel corso dellazione militare i soldati ferraresi si danno ad azioni di ruberia . Lepisodio interpretato in modo diverso dai cronisti. La versione pi attendibile che lesercito della Lega, vinto il nemico, si sia dato ad un disordinato saccheggio al quale Sigismondo dEste non sia riuscito ad 154 opporsi . Con larrivo della flotta veneziana, forte dei terribili stradiotti, Sigismondo e i suoi vengono accerchiati. Gian Pietro Bergamino riesce a fuggire salendo su una imbarcazione, ma molti affogano. Sigismondo fugge a cavallo fino ad Argenta, seguitato da alcuni Stradioti insino suxo il ponte de Rezenta, dove fu talgiato in pezi uno il quale anchora volea intrare in Rezenta con sego correndo, molte fantarie forno prexe e tutti li homini 155 156 darme svalixati . Sigismondo a questo punto fa tagliare il Po presso S. Biagio . 1 dicembre - La bastia dello Zaniolo si arrende per la pusillanimitade de li nostri ; la quale perdita de 158 grandissimo danno a Ferrara, Ferrareze et la Romagna . A questo punto la tenuta di Argenta fondamentale per Ercole e gli alleati della Lega. A dar manforte era arrivato, a fine novembre il fratello di Ludovico il Moro, Sforza Sforza, il quale, mentre provvede a riparare i 159 danni subiti , compie diverse azioni vittoriose contro i veneziani. 12 dicembre [Sforza] cum la sua gente amaz pi di cento inemici et rupegli due barche armate in Po et 160 ferine anche molti de loro; e di nostri fu morto tanto uno et feriti da sete in octo . Episodio simile si ripete il 161 162 14 e 15 successivi.
Bernardino Zambotti, p. 116. Mantovani, p. 150. 155 Bernardino Zambotti, p.116. 156 Ugo Caleffini, p. 449 (c. 153v). 157 ASMo, Archivio Segreto Estense, ambasciatori, Milano, 10/A, lo stesso a G. Trotti, 21 dicembre 1482; cfr. Mantovani, p. 163 e nota 8. 158 Ugo Caleffini, p. 464 (c. 159r). 159 A. Franceschini, Artisti a Ferrara in et umanistica e rinascimentale. Testimonianze archivistiche, Parte II, Tomo I: dal 1472 al 1492, Ferrara, Corbo editore, 1995, p. 286 (doc. 404/g, 24 dicembre 1482); cfr. Mantovani, p. 172 e nota 11. 160 Ugo Caleffini, p. 471 (c. 161r).
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24 dicembre - Lo Sforza conquista e distrugge un baluardo veneziano al Fossato di Zaniolo . Luomo darme resta comunque di malavoglia ad Argenta perch le fanterie, alle quali non viene corrisposto il soldo, 164 vogliono andarsene .
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1483 20 gennaio - Don Alfonso di Calabria, viene a controllare le difese di Argenta: El [...] duca de Calabria, questa matina a ore 16, se part da questa terra [Ferrara] con pochi di soi e se ne and a Rezenta in bucinthoro, per provvedere a quello loco, come non vengi a le mano de Veneciani, li quali hano il suo campo drio a la rivera de Filo con larmada de Po e fa quello che possono per havere Rezenta, perch vegneriano subito a Ferrara, trascorrando tuto il Polexene de San Zorzo, il quale ne d le victuarie, e poi seguitaria el proverbio vechio da notare sempre: Chi ha Rezenta, la Stellata e Bonden, ha Ferrara per il 165 fren . 26 gennaio SECONDO ASSALTO AD ARGENTA. I veneziani attaccano le mura di Argenta, dove erano al 166 comando lo Sforza e Gian Pietro Bergamino che li respingono infliggendo gravi perdite . Scrive Bernardino Zambotti: Li soldati de la Signoria de Venexia che stavano in la vila de San Biaxio, vneno a Rezenta con grande impeto a pedi e a cavalo, e prxeno per forza certi repari e bastione facti fora de la tera. E volgendo loro venire con schale a le mura de Rezenta, perch el conte Piero Bergamino e Sforza Veschonte da Milano, Conducteri strenui e animosi, li havevano lassati venire a studio cos aprovo de le mura e de la terra per fracassarli, subito comenzno con tuta la zente herano dentro a trare fora con balestre, spingarde e artiliarie, e ne amaz grandissima quantit de li inimici li quali fuzando forno perseguitati da li nostri soldati insino in li soi allozamenti, e lo bastione nostro fu requistado con laude, a 167 danno loro . Pi partecipato il resoconto che ne fa il Caleffini: Domenica a d XXVI de zenaro 1483, domente chel fusseno andate da octomilia persone de li nostri nemici che sono ad Arzenta per un gran riforzo, cum scale et altri ordegni per pigliare, se poteano, li bastioni nostri facti l et cuss repari per sua commissione de Sforza, videlicet facti per sua commissione, per potere poi, quando quelli havesseno havuti, fortificarseli et doppoi pigliare el castello de Arzenta, lo quale de facili haveriano havuti quando havessero havuti dicti repari et bastioni. Et che Sforza ne havesse havuto notitia, se misse in ponto cum Zampietro Bergamino, conductiero del Stato de Milano, secrete cum le sue zente dentro a la terra, havendo tunc mandato da seicento altri di suoi fanti in uno boscho per tore in mezo dicti inemici, como fece ut infra. Et tandem, havendo gi li inemici posto le scale a li repari et a li bastioni che dicti Sforza et Zampietro gli haveano lassati metere, et etiam intrare parte dentro da li repari, et che etiam havessero gi posto le bandiere de Sancto Marcho suso dicti bastioni et repari, insieme cum tute le loro zente et cum il populo, et foreno adosso a li inemici insieme cum li 600 altri, per modo che li inemici se retrovoreno in mezo. Et qui insieme combateteno dal le 15 hore a le XXIII vel circa, che larmata che si ritrovava in secho l per Po, che era tunc basissimo. non gli pot dare alcuno sucorso. Et post multa, finita la bataia, se ritrovoreno assai di nostri feriti, di quali poi luni per tempo vene como ne erano morti cinque (m.s.: Morti 400). Et de li inemici ne fureno morti da li nostri da quatrocento in suso, et feriti a morte in quantitade et non fu preso alcuno per pregione, perch el Sforza lhavea ordinato, ma che per lo fillo de la spada tuti li inemici fusseno mandati, como fureno (m.s.: Armata rota). Et ultra questo epsi Sforza et Zampietro asaltono la dicta armata de venetiani l, et s li rope in mile parte in Po una galea et due fuste et molte barche, per modo che tuti che gli erano stati dentro se anegoreno l in Po...Li quali morti arzentesi / cum sei carri le feceno condure ad sepelire per una parte, et 168 per una parte gietono in Po, che andassero a portare novelle a venetiani . Leuforia per i successi militari nasconde una situazione di grave penuria di viveri, legata anche al via vai di truppe. Tanto che a fine gennaio lo Sforza lamenta: Nota che de questo mexe ogni giorno ariva zente

Ivi, p. 472 (c. 162r). Ivi, p. 473 (c. 172 r). 163 Ivi, p. 479 (c. 164r). 164 ASMo, Archivio Segreto Estense, ambasciatori, Milano, 10/A, Ercole dEste a G. Trotti, 31 dicembre 1482; cfr. Mantovani, pp. 172, 173 e nota 1. 165 Bernardino Zambotti, pp. 132-3. 166 Ugo Caleffini, p. 497 (c. 171r) (400 morti). 167 Bernardino Zambotti, p. 133; cfr. Bertoldi, op. cit., III, parte II, p. 138. 168 Ugo Caleffini, pp. 497-8 (c. 17r-v).
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darme de la Liga a piedi e a cavalo in succorso nostro, ma ge h gran caristia de victuarie; non se manza se 169 no pane de mixtura, il fromento se vende soldi 25 il staro, ma non se po avere se no milgio e fava . 29 gennaio - TERZO ASSALTO AD ARGENTA. ...essendose iterum li inemici nostri de l apresentati per tore li repari de Arzenta heri et li bastioni, Sforza e Zampietro del Bergamino et le nostre zente darme et fantarie et il populo de Arzenta insieme uscirono fora et foreno a le mane cum dicti inemici tutto el zorno, insino a le sei hore de nocte cum lanze, schiopeti, archobusi, saetame et altre arme inastate et spingarde et bombarde et passavolanti. Et tandem, a la fine de la bataia, fureno trovati di nostri feriti et morti da setanta. Et de li inemici se ritroverono apresso 500 de schiopeti quasi tuti et feriti in quantitade. Sich questa fu una gran 170 bataia . Per partecipare a questazione erano stati inviati da Ferrara 600 fanti spagnoli et catellani quasi tuti lanzaroli 171 schiopetieri et balestreri . 1 febbraio - Viene anche Sigismondo dEste con 400 fanti perch se era inteso che li inemici nostri ad ogni 172 modo voleano per uno reforzo tore Arzenta cum la bataia . 4/5 febbraio I veneziani tentano ancora di tore el bastione nostro ma vengono respinti; i ferraresi fanno 173 rispettivamente 70 e 32 morti tra i nemici . 20 marzo - Tra i tanti lasciti della guerra si lamentano anche i furti delle truppe amiche, come conferma una lettera del commissario estense di Argenta che difende i suoi soldati dallaccusa di aver sottratto bestiame 174 agli abitanti di Gualdo . 2 aprile - Ancora pi violente erano le razzie dei nemici che facevano scattare rappresaglie tra belligeranti, come risulta dalle seguenti testimonianze: Siando venuti 22 fanti veneciani a sacomano insino verso Cogomaro, dal lato de San Lazaro, robando le caxe vode, forno presi e amazadi da Guizardo Riminaldo ferrarexe, capitano de balestreri a cavalo, e ne mexe tredexe teste de cho de le lanze a li balestreri, in vendetta de tredexe homini di nostri da la Massa e da Codegoro, li quali li Veneciani li havea facti impicare 175 pochi zorni fa, habiandoli ritrovati andare a guadagno, como fano li soldati . 3 aprile - Naturalmente la storia non si ferma li: La zente de Veneciani trovno quatro contadini de la vila de Saletta e li amazno e ligno le teste loro al colo de uno altro contadino haveano prexi e li condusse insino aprovo li ripari del Barcho con le mane ligate de dreto, a ci nonciasse a Ferrara che se herano vindicati de li 176 homini amazati il zorno inanti . Il seguito non noto. Al dramma della guerra si aggiunge quello della peste: Nota che de questo mexe ogni zorno moriva qualche persona de peste in Ferrara, ma per la paura de la guerra ognun staxeva fermo in Ferrara e lo fromento se vendeva soldi 34 il staro a li pistori, et a li altri soldi 36 marchexini, e male se ne poteva havere. Pur ne veniva de Puia [Puglia] per la via de Pixa e de Fiorenza, e da Modena. E nota chel seria sta del fromento a sufficientia in lo paexe, sel Signore non avesse dato la tratta a Veneciani e altri zintilhomini de portarlo a 177 vendere a Vinexia! . 25 aprile Ultime azioni militari: Li Veneciani vneno da la bastia del Zaniolo con barche per le vale verso Bolognexe e bruxono la bastia del Farinaro e la prexeno, che non hera guardata per non essere de 178 importantia . 20 giugno - Segni di stanchezza si manifestano sia nelle truppe veneziane che in quelle della lega. A questo si aggiungono gli effetti della peste e di altre malattie. Quando una flotta della lega entra in Adriatico il senato d ordine di spostare verso Ravenna la flotta e lesercito veneziani che stazionavano presso la bastia dello Zaniolo. Le truppe lasciano quindi Argenta mantenendo alcune imbarcazioni di piccolo cabotaggio (fuste) a difesa della bastia, non prima di aver incendiato Filo e altri villaggi. Scrive il Caleffini: ...larmata de venetiani
ASMo, Archivio Segreto Estense, carteggio principi estensi, ramo ducale, principi regnanti, 67, Ercole dEste ad Eleonora dAragona, 31 gennaio 1483; Bernardino Zambotti, p.133; cfr. Mantovani, p. 185 e nota 8. 170 Ugo Caleffini, p. 500 (c. 172r). 171 Ibidem. 172 Ivi, p. 501 (c. 172v). 173 Ivi, p. 502 (c. 173r). 174 ASMo, Archivio Segreto Estense, rettori dello stato, Ferrara e Ferrarese, 13, Argenta, L. Gualenghi ad Ercole dEste, 20 marzo 1483; cfr. Mantovani, p. 197 e nota 2. 175 Bernardino Zambotti, p. 152. 176 Ibidem. 177 Ivi, p. 140. 178 Ibidem.
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et zente darme, che erano in campo suso quel de Arzenta del duca de Ferrara et de Fillo, brusoreno tuto, tuto la villa del Fillo et de quelle ville l vicine, et poi se ne fuzino lassando la bastia del Zaniolo fornita de 179 fantarie et victualie a suo nome . 24 Giugno Larmata veneziana torna unultima volta ad Argenta, ma solo in parte perch le acque basse 180 del Po impediscono la navigazione .

1484 Una pace sofferta e tuttaltro che duratura Tra la fine del 1483 e gli inizi del 1484 la stanchezza alligna nei i due schieramenti e riduce le azioni militari da entrambe le parti. 5 marzo - Papa Sisto IV scrive a Venezia dichiarandosi desideroso della salvezza della Repubblica e della 181 pace universale . Il fatto sancisce la volont dei contendenti di por fine al conflitto, senza che ci siano 182 almeno ufficialmente - un vincitore e un vinto. In aprile hanno inizio le trattative di pace . 22 luglio - Viene concordata una tregua . 184 25 luglio - La domenica successiva la notizia viene letta pubblicamente a Ferrara . 7 agosto - La pace vera e propria viene firmata nellosteria delle Chiaviche, a met strada tra i campi di 185 Bagnolo e S. Zeno . 8 agosto La pace viene resa pubblica in citt. Scrive Zambotti: A d 8, la domenega. Se divulg per questa citade che lhera concluxa la pace fra la serenissima Liga e la Segnoria del Venexia, e che il Polexene de Roigo e soe pertinentie remanevano a la Segnoria predicta, con pacto che loro restituiscano le altre terre e forteze a lo illustrissimo duca nostro, e le terre le quale ha prexo la Liga siano restituide a la Segnoria de Venexia. E tale paxe rende la Excellentia del duca nostro de malavolgia, perch la cognosce essere ingannata e abandonata da la Liga, la quale ge avea data la fede de farge havere tutto quello ge havea tolto la Segnoria de Venexia, e che seria liberata da la obligatione lhavea con Veneciani; e al presente se ritrova essere dannificato lui, li citadini e tuto il paese de doxento milia ducati, con perzeda e morte de zintilhuomini e soi citadini e destructione de caxamenti e bruzamenti de vile, con guera continua de ani dui suxo il Ferrarese, in Romagna e Rezana, maxime per la perzeda de Montechio. E perh tal paxe non la voria soa Excellentia e mancho li citadini, li quali ancora voriano pi tosto la guerra duresse che seguisse tal pace dannoxa e ignominioxa. Ma, cognoscando la Excellentia del duca che bixogna stia a la determinazione de la Liga, la supporta con quella sapientia e prudentia che h necessaria in tal acto, bench soa segnoria potesse per altro modo calcitrare: de che ne 186 reporta laude aprovo tuti li Signori dItalia et anche per tutto il mondo . 20 agosto - Venezia restituisce ad Ercole: Adria, Ariano, Comacchio, Melara, Castelnuovo, Ficarolo, 187 188 Castelguglielmo, la bastia di Zaniolo , la Riviera di Filo e altro ; Argenta resta in mano estense; il polesine di Rovigo rimane a Venezia la quale viene inoltre reintegrata nei privilegi goduti a Ferrara in base ai vecchi 189 190 trattati , non ultimo la presenza del visdomino . 22 settembre - Sconfortato Ugo Caleffini registra lo stato della citt: Guera, carastia, fogo, morbo, aqua. Et 191 tutavia el staro del bono frumento se vendeva 42 bolognini [costava 8 soldi marchesani nel 1481 ] et non era strafozato, et quel de Puglia marzo et che puza 34 bolognini, sich guerra, carastia et pestilentia ne cingie da ogno canto, et pochissimo ordine se ritrova in Ferrara, in la quale se ritrova grandissimo populo
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Ugo Caleffini, p. 555 (c. 191r). Ivi, p. 557 (c. 191v). 181 ASVe, Senatus Secreta, reg. 32, c. 13r, lettera del 5 marzo 1484; cfr. Mantovani, p. 263 e nota 2. 182 Ivi, pp. 264-5. 183 Diario ferrarese dallanno 1409...cit, p. 117; ivi, p. 291 e nota 4 184 Bernardino Zambotti, p. 155. 185 Mantovani, p. 298. 186 Bernardino Zambotti, p. 157. 187 ASVe, Senatus Secreta, reg. 32, c. 78 r-v, 13 agosto 1484; cfr. Mantovani p. 301 e nota 4. 188 Bernardino Zambotti, p. 158; ivi, p. 299 e nota 1. 189 Mantovani, pp. 298-9; vedi la ricca documentazione a p. 299, nota 1. 190 Il funzionario torn a Ferrara ai primi di novembre; Bernardino Zambotti, p. 161; ivi, p. 304 e nota 1. 191 Ugo Caleffini (10 marzo 1481), p. 346 (c. 117r).

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stare, che non ha potuto andare fora suso el polesene de Figarolo et de Ferrara per la guera, ch ogni zorno atorno la giesa di Angeli havemo li inemici. Sich Idio ce aiuti tuti, perch mai, mai Ferrara non fu in tanta calamitade et affanni. A questo bisogna aggiungere che, nel corso della guerra, il territorio del ducato era stata colpito per ben tre volte da forti scosse di terremoto. Scrive, in conclusione, Mantovani: Una guerra di oltre due anni, lunga, violenta e dispendiosa non port a grandi sconvolgimenti territoriali, perch il solo polesine di Rovigo pass sotto Venezia, mentre i territori che i vari contendenti si erano strappati tornarono ai precedenti possessori. Numerosi personaggi famosi erano morti durante le ostilit [...] Le popolazioni avevano patito sofferenze, violenze, saccheggi, non solo dal nemico, ma anche dai loro soldati e dagli alleati. I diversi stati giunsero allagosto 1484 in condizioni difficili o precarie, stremati dallo sforzo bellico e dalle spese, desiderosi solo di giungere alla pace. Probabilmente nessuno si aspettava un conflitto lungo e di cos vasto raggio, ma questa forse la storia di ogni guerra. A 192 voltarsi indietro molti dei regnanti e dei loro consiglieri si pentirono forse delle loro scelte . Venezia dovette sopportare praticamente da sola lenorme peso della guerra, ma la lega dovette fronteggiare quello 193 della discordia tra alleati . E Luigi Simeoni cos riassume il significato della pace di Bagnolo: corrispondeva pi che alla situazione militare alle condizioni interne dei vari Stati italiani fra i quali lunico veramente saldo era Venezia che, pur con dure sofferenze, poteva continuare pi a lungo degli altri governi la guerra, mentre essi avevano, pi o meno, ragioni per temere che il suo prolungarsi potesse avere dannosi effetti sulla posizione personale degli 194 uomini che ne dirigevano la politica . La guerra aveva stremato le forze dei contendenti. Venezia, che era la vincitrice morale festeggi; altrettanto non fece Ferrara ed Ercole I, che si sent tradito e scrisse al visdomino Giacomo Trotti: non avemo razone 195 de alegrarse de questa pace . La situazione si sarebbe di nuovo intorbidata lanno dopo, quando Lodovico Sforza, detto il Moro, figlio di Francesco I, duca di Milano, alla morte di Ferdinando re di Napoli (25 gennaio 1494) avrebbe provocato la 196 discesa in Italia di Carlo VIII, re di Francia con un grande esercito . Il primo dicembre 1501 papa Alessandro VI Borgia, padre di Lucrezia andata sposa ad Alfonso dEste il 29 dicembre dellanno precedente, conferma con una breve al duca linvestitura di Argenta (insieme a Lugo e 197 S. Potito), approvando in tal modo la cessione gi fatta dallarcivescovo di Ravenna a Nicol III, nel 1421 . Dopo meno di un decennio nuove nubi si sarebbero addensate su questo territorio, che avrebbe visto Ferrara, appoggiata dai francesi, combattere le truppe papaline alleate di Ravenna insieme agli spagnoli, in uno scontro cruentissimo che si sarebbe concluso l11 aprile del 1512 con la capitolazione di Ravenna, 198 lasciando sul terreno tra 8.000 e 9.000 morti . 199 Ma questa unaltra guerra !

Mantovani, p. 305. Ivi, p. 307. 194 L. Simeoni, Le signorie, Milano 1950, vol. I, p. 555; ivi, p. 300 e nota 1. 195 ASMo, Archivio Segreto Estense, ambasciatori, Milano, 10/A, lo stesso al medesimo, 10 agosto 1484; ivi, p. 301 e nota 2. 196 Bertoldi, op. cit., III, parte II, p. 143. 197 Ivi, III, parte III, p. 6. 198 P. Zattoni, Pasqua di sangue 1512. La battaglia di Ravenna: una tappa significativa nella rivoluzione militare del Rinascimento, in Studi Romagnoli, LXII, Cesena, Stilgraf, 2011, pp. 233-61, pp. 249-50. Vd. anche: E. Baldini, N. Cani, P. Compagni, Pasqua di sangue. La battaglia di Ravenna 11 aprile 1512, Ravenna, Longo editore, 2012; C. Giuliani (a cura di), La Rotta di Ravenna del 1512 e larte militare del Cinquecento nelle collezioni antiche della Biblioteca Classense, Ravenna, Longo editore, 2012: Marcellus Palonius, Clades Ravennas, con la traduzione inedita di Ippolito Gamba Ghiselli, Della rotta di Ravenna, Ravenna, Libreria Antiquaria Tonini, 2012. 199 Se ne parla in questo stesso sito: La residenza estense di Ospital Monacale. Un gioiello del nostro Rinascimento, prossimo al collasso.
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