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Gilda Zazzara

II diritto aIIa morte scritta


Armando Petrucci, le sct|ttute ult|me. lJeolo|o Jello motte e sttote|e
Jello sct|vete nello ttoJ|z|one occ|Jentole, Linaudi, Torino l995
Quasi trent`anni a Adriano Prosperi apria le pagine di Quaderni
storici` proponendo che la tanatologia storica osse intesa come storia
dell`innuenza dei morti sui ii e della loro reciproca comunicazione ,
riri e i vorti, Quaderni storici`, 1982, 50,. L quello che a Armando Pe-
trucci in un iaggio lungo e aascinante ,e straordinariamente leggibile
se si pensa che il paleograo non depone mai i erri del mestiere, tra le
scritture unerarie del mondo occidentale. Il Flo che lega la corsa lungo
secoli di storia e l`aermarsi di un diritto mai sancito dalle dichiarazio-
ni uniersali: il diritto alla morte scritta, Fno all`epoca contemporanea
riserato solo ai morti potenti e percio illustri. Il rapporto tra morte e
scrittura rimanda immediatamente a quello tra morte e memoria per-
ch di lor memoria sia , sopra i sepolti le tombe terragne , portan segna-
to quel ch`elli eran pria recita una terzina del Purgatorio` e costringe a
chiedersi: memoria ai cbi memoria ercbe Il diritto alla morte scritta,
inatti, rimane appannaggio esclusio delle classi dominanti, politiche e
religiose, Fno alla guerra ciile americana, quando il goerno dell`Unio-
ne - di ronte alle spaentose cire del massacro ratricida - stabilisce
che anche l`ultimo soldato ara il suo nome inciso su una lapide. Prima
di allora persino Mozart era Fnito in una ossa comune senza che nessu-
no, tra i molti che in ita lo aeano onorato, se ne stupisse: la sepoltura
era consona al suo .tatv. sociale.
Il iaggio di Petrucci comincia dalle stele unerarie dell`Atene aristo-
cratica e democratica in cui, per la prima olta, accanto alle decorazioni
compaiono i nomi dei deunti e i testi epigraFci dientano piu leggibili,
perch possano essere riconosciuti da un potenziale pubblico urbano.
Nella Roma repubblicana l`iscrizione uneraria prende la orma di etogivv,
di storia di ita: alla unzione del ricordo si associa quella della lode. Nelle
aree cimiteriali paleocristiane la scrittura si riduce all`essenziale: l`ideologia
cristiana della morte uole tutti i ratelli uguali di ronte a Dio, tranne i
martiri, intermediari tra il mondo terreno e l`aldila. Sui loro sepolcri i
edeli incidono i propri nomi e il clero locale traFca per s sepolture pri-
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ilegiate, tanto che lo stesso Agostino e costretto a scriere un trattatello
per ricordare che i meriti si guadagnano in ita e il sepolcro non da titoli di
merito al cospetto del giudizio diino. Nell`alto medioeo - eccezion atta
per la massima gerarchia ecclesiastica, che troa sepoltura all`interno delle
chiese - il linguaggio unerario torna a essere atto prealentemente di
immagini e simboli. A partire dal IX secolo i nomi dei deunti lasciano le
tombe per dientare libro, scrittura iv ab.evtia di corpo: si dionde l`uso
dei tibri vevoriate., redatti nel corso dei secoli nei monasteri di tutta Luro-
pa, e la pratica dei rotoli dei morti`, che iaggiano tra comunita legate da
incoli di preghiera. Se l`Umanesimo riscopre i moduli classici dell`elogio
dei morti illustri, e nel Cinquecento che la scrittura uneraria da ita a eri
e propri generi letterari: non si tratta piu di scriere .vi morti ma aei morti,
perch nella loro ama si riconoscano le etite. aristocratiche e intellettuali.
In Gran Bretagna, dopo la decapitazione di Carlo I, anche le nuoe classi
medie alabetizzate - artigiani, mercanti, maestri - reclamano il proprio
diritto alla morte scritta, di cui resta traccia nei cinque milioni di lapidi
sepolcrali dei cimiteri all`aperto.
L`eta dei Lumi porta con s l`aermazione dei alori della ita e l`ur-
genza di separare la citta dei ii da quella dei morti. Dalla legislazione
contro le inumazioni tra le mura cittadine e dalla moltiplicazione egualita-
ria delle tombe di eta napoleonica prende spunto il carme oscoliano dei
eotcri, ibrante diesa della diersita degli uomini anche nella morte. 1ra
Ottocento e Noecento i grandi cimiteri monumentali sono citta nelle
citta in cui la borghesia urbana celebra se stessa. Il monumento sepol-
crale, che ciascun committente e libero di scegliere secondo il suo gusto
- neogotico, pseudorinascimentale, bizantineggiante, tibert, - assole alla
unzione di rendere riconoscibile il gruppo, come nel cimitero genoese
di Staglieno, in cui si a immortalare un`intera classe industriale, com-
merciale e Fnanziaria. Lo stile epigraFco si libera dalle sue rigidita, la sua
poetica e un realismo borghese insieme also e eritiero, in cui talolta si
da conto persino delle cause di morte ma le irtu del deunto cementano
l`ideologia del gruppo sociale di appartenenza. La carneFcina della Prima
guerra mondiale sancisce il diritto generalizzato dei caduti alla morte
scritta, iv re.evtia, come nei grandi cimiteri militari, e iv ab.evtia, come
nei monumenti celebratii innalzati in tutta Luropa.
Il iaggio suma sulle orme contemporanee della morte scritta: l`obi
tvar, dell`alta borghesia sulla stampa quotidiana, il necrologio murale del-
le classi medie, il santino popolare. Petrucci - l`antichista e il medieista
- segna appena un sentiero da non abbandonare. La ciilta dell`immagine
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e la societa di massa - come suggerisce l`ultima otograFa dell`apparato
iconograFco: la tomba di Jim Morrison al Pere acbai.e di Parigi, coperta
dai nomi incisi dei fav. - richiede nuoi strumenti per questa ricerca sulle
ideologie della morte e le sue rappresentazioni non solo graFche. Resta lo
spazio per chiedersi, in chiusura, se qualcuno oggi, nell`Luropa occidenta-
le teatro di questa ricca cultura sepolcrale, sia ancora prio del diritto alla
morte scritta. Per quello che ho potuto edere, solo i migranti aogati nel
nostro Mediterraneo, nel tentatio di raggiungerla: talolta recuperati dal-
le reti dei pescatori di Porto Palo o Lampedusa, hanno solo una croce di
legno in qualche angolo di piccoli cimiteri di paese: sopra non c`e scritto
o inciso niente di niente.
1ommaso Baris
Per una storia deIIa mentaIita: Ia morte neIIa societa
occidentaIe
Michel vovelle, lo motte e lOcc|Jente. 0ol 1300 o| nostt| |otn|, Laterza,
8ari-Poma l986 (ed. or. Paris, l983)
Michel Voelle, tra i maggiori storici della scuola rancese dell`An-
nales, ricostruisce in questo suo prezioso laoro il rapporto tra la societa
occidentale e la morte, intesa come atto sociale e culturale.
Lo a riprendendo ed ampliando la rinessione gia siluppata sul tema
da Philippe Aries, il primo a sottolineare la necessita di storicizzare la Fne
della ita come oggetto di studio scientiFco ,`vovo e ta vorte aat Meaioe
ro aa oggi, Seuil, Paris 19, ed. italiana Laterza, 1980,. Non a caso proprio
dal Medioeo gia indagato da Aries, riparte l`indagine di Voelle. La sua
ricostruzione punta, attraerso una gamma assai ampia di onti ,dalla
letteratura alla pittura, passando per l`architettura uneraria e i testamen-
ti, e molte altre ancora,, a ar emergere la isione` sociale dell`eento
morte`, maturata nel corso dei secoli dall`uomo occidentale. L`obiettio
e restituirci il signiFcato simbolico e collettio del morire, collocandolo
nei dierenti periodi della storia dell`Luropa. L`analisi della morte dienta
quindi rinessione su che cosa abbia signiFcato la morte per gli uomini,
nella consapeolezza di riuscire, per questa ia, ad illuminare meglio la
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storia della loro mentalita su questo cruciale punto. L cio soprattutto
grazie alla scelta della lunga durata`, uno dei pilastri di una tradizione
storiograFca e metodologica riaermata con orza in tutte le sue alen-
ze euristiche, anche in questo speciFco contributo. Il quale, proprio per
questo, puo magari risultare discutibile in alcuni singoli punti, ma appare
complessiamente dotato di una orza interpretatia non comune.
La morte dunque come specchio della mentalita` di una societa.
Se nell`alto medioeo la Fne della ita era sentita come eento naturale
ed accettabile, anche a causa dell`eleata mortalita inantile e della bassa
aspettatia di ita, la diusione del tema del Giudizio Uniersale a partire
dal XIII secolo appare inece un eidente esempio di sacralizzazione
della morte e della maggiore importanza assunta dal tema della salezza
indiiduale. Passaggio non a caso eriFcatosi in contemporanea con la
crisi della societa caalleresca. Con la scomparsa di quel sistema aloriale
di organizzazione gerarchica, cresce il peso e il ruolo della Chiesa e del
clero nella codiFcazione della Fne della ita come momento di passaggio.
Da qui la nascita di nuoe orme rituali caratterizzate dalla presenza del
sacerdote, la preoccupazione per la situazione delle anime nell`al di la che
portera alla nascita del Purgatorio, l`attenzione manieristica per la morte
culminata negli eccessi dell`eta barocca.
1ale processo di sacralizzazione della morte e la sua riannessione
alla sera religiosa si interrompera solo sul Fnire del `600, portando nel
corso del secolo successio all`aermazione di una idea laica della morte,
rilanciata dai e poi dalla Rioluzione rancese. L`abbandono
del mondo terreno iene ora accompagnato da Fgure laiche, legate alla
scienza ,i medici,, mentre si secolarizzano anche i lasciti ereditari, non
piu destinati alla Chiesa ma aFdati ora solo ai congiunti degli scomparsi.
Parallelamente si richiede pero una maggiore separazione dei morti dai
ii. Se a lungo inatti i camposanti erano stati collocati al centro della
citta, icino alle chiese principali, ora inece i grandi cimiteri ottocente-
schi engono costruiti uori dalle citta, segnale della necessita di ritroare
un conFne tra morte e ita, che proprio i progressi della medicina ren-
deano paradossalmente piu labile ,p. 563,. Con l`aento del Roman-
ticismo esplode inoltre la drammatizzazione della morte. L`esaltazione
del sentimento e l`aermazione della melanconia quale stato d`animo
anno del dolore per la perdita delle persone amate l`elemento centrale
della rappresentazione della morte che si ripriatizza`, tornando ad una
dimensione prettamente amiliare. 1uttaia, nella societa borghese della
seconda rioluzione industriale, la stessa scomparsa Fsica dienta un`ulte-
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riore occasione di distinzione di classe per i ceti piu eleati, che risultano i
piu aantaggiati dal generale innalzamento delle aspettatie di ita legate
al miglioramento delle condizioni economiche.
Sono i grandi connitti mondiali a ar tornare sulla scena pubblica
la morte, dopo i molti successi colti dal progresso scientiFco nei suoi
conronti. I milioni di morti delle guerre mondiali si stagliano allora nella
memoria pubblica nella orma dei giganteschi sacrari miliari doe riposa-
no migliaia di soldati caduti, a cui presto si accompagneranno altrettante
migliaia di ciili sepolti dai bombardamenti indiscriminati e dalla iolenza
razziale dei ascismi.
1raumatizzata dalla sua trasormazione in un immenso cimitero a
cielo aperto, l`Luropa nel secondo dopoguerra scegliera la strada della
rapida cancellazione di qualsiasi richiamo pubblico da parte della colletti-
ita all`ineitabile scomparsa di ogni essere iente. Anche se, in parallelo
a questo enomeno, negli ultimi decenni si assiste alla spettacolarizzazione
della morte stessa, enomeno ampiamente ampliFcatosi rispetto all`anno
di pubblicazione del olume, ma gia intuito da Voelle, che ne sottoli-
neaa giustamente il nesso con il dilagare della paura, intesa qui quale
costruzione sociale ampliFcata dai media ,p. 682,. La rimozione della
morte dallo scenario pubblico diiene allora il simbolo della diFcolta
della societa attuale a conrontarsi con le sue paure interiori ,deastazione
della natura, esaurimento delle risorse naturali, inquinamento, dientan-
do metaora del male di iere` collettio e della disattesa richiesta di
cambiare il mondo` ,p. 68,.
Valentina Boniacio
DaII'immortaIita aII'ateismo: diecimiIa anni di risposte
aIIa morte
Ldgar Morin, luomo e lo motte, Meltemi, Poma 2002 (ed. or. Paris, l970)
Libro intenso e passionale, come l`argomento richiede, `vovo e
ta vorte ricostruisce in modo cronologico l`eoluzione del pensiero
FlosoFco e religioso sulla morte dalla preistoria all`epoca contempo-
ranea.
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Idea centrale del libro e che la coscienza e il riFuto della morte - paralle-
lamente alla costruzione dei primi utensili - siano cio che contraddistingue
la nascita del ero` uomo ed il suo deFnitio distacco dal regno animale.
In un decennio in cui la distinzione tra natura e cultura e stata sottoposta
a critiche proenienti da molteplici direzioni la ristampa in italiano del
libro di Morin - quasi anacronistica - sembra olerci rassicurare sull`esi-
stenza di una specie umana`. La nascita dell`umanita, secondo l`autore, e
da rintracciare nella paura della morte, ed e appunto conrontandosi con
il desiderio di immortalita che la creatiita umana si e esercitata ed eoluta
Fn dall`epoca preistorica.
Di orte impianto hegeliano, il libro ricostruisce una serie di tappe
storiche che corrispondono a successie eoluzioni di un pensiero unico
e auto-perezionantesi. Si parte inatti dai miti delle societa arcaiche per
arriare al nichilismo del pensiero FlosoFco contemporaneo, passando at-
traerso il cristianesimo, le religioni orientali e l`occultismo. Lo sorzo en-
ciclopedico di Morin, tuttaia, si concentra sul cristianesimo e sul pensie-
ro FlosoFco occidentale per permettersi solo un bree approondimento
nei conronti del buddismo. In questo senso, si tratta di una ricostruzione
della storia dell`umanita sicuramente parziale ed eurocentrica.
Cio che spaenta nella morte, secondo Morin, e la scomparsa dell`in-
diidualita. Se nel caso degli animali l`istinto di sopraienza e unzionale
alla permanenza in ita della specie, nel caso dell`uomo la sopraienza
dell`indiiduo e prioritaria rispetto a quella della specie. Persino il suicidio
puo essere letto come aermazione esasperata dell`indiidualita. Le prime
risposte dell`uomo alla paura della morte, i primi rutti dell`immaginazio-
ne collettia, hanno a che are con la sopraienza di un principio itale
indiiduale dopo la ase di morte e decomposizione del corpo. Si tratta
dei miti della sopraienza del doppio ,spirito, antasma, e della morte-
rinascita. L`idea di una rinascita del morto e inatti uniersalmente diusa
nei popoli arcaici. In questa cornice, l`unica unzione della societa e quella
di esorcizzare la paura della morte stimolando la partecipazione emotia
ad una collettiita.
Con l`eolersi della societa, il mondo degli spiriti si allontana sem-
pre di piu da quello dei ii, e gli antenati cessano di essere creature ra-
minghe e inconsolabili per trasormarsi in dei. Le credenze primitie`
continueranno a sopraiere, ma solo nel olklore e nell`occultismo.
Allontanandosi dal doppio, Dio diiene un`entita suprema sempre piu
simile alla natura, a un tutto aolgente. Si arria cosi al paradosso che
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l`immortalita immaginata per conserare l`indiidualita diiene un luogo
doe l`indiidualita scompare per ondersi con la diinita ,come nei casi
della usione con il diino sperimentata nelle estasi mistiche o nel rag-
giungimento del Nirana,. linalmente, con la nascita della FlosoFa greca,
l`eolersi della ragione porta al dissolimento dell`anima e alla negazione
dell`immortalita.
Vorrei porre in risalto, nel groiglio di eoluzioni dialettiche deli-
neate nel libro, un`interpretazione curiosa del cristianesimo. Secondo
l`autore, il successo della dottrina cristiana e da ricercare nell`unier-
salita del complesso edipico: il senso di colpa proocato dal desiderio
di uccidere il padre errebbe inatti sublimato nel sacriFcio di Cristo e
nella castrazione della propria sessualita, a conerma della natura laica
del bisogno religioso.
Nell`ultima parte del libro, Morin si chiede quale sara la nuoa tappa
dello spirito contemporaneo, dal momento che la ragione - incarnata nel
pensiero FlosoFco - ha dimostrato il suo allimento e la sua incapacita a
ronteggiare l`angoscia dell`uomo di ronte alla morte. Approondendo
alcune osserazioni di Marx, indiidua nella prassi scientiFca la nuoa
speranza dell`umanita. Grazie al progresso della ricerca scientiFca e bio-
tecnologica, l`ipotesi di un allungamento della ita e presentata come una
possibilita reale. Questa trasormazione dell`uomo, aiato non erso
l`immortalita ma erso la de-mortalita`, innuira in senso rioluzionario
sia sulla sua coscienza che sulla struttura della societa, in un modo che
ancora non ci e dato sapere.
La conclusione del libro e dunque talmente ottimista che Morin
si sentira in obbligo di smorzarla nella preazione all`edizione italiana,
ricordando la minaccia mortale rappresentata dall`inenzione delle armi
nucleari e dal degrado ecologico della biosera, oltre che il paradigma
scientiFco secondo cui il nostro unierso e otato alla morte. 1uttaia,
l`idea originaria del progresso scientiFco come nuoa risposta dello spi-
rito al dilemma della morte rimane immutata. Citando dalla conclusione
del 190: L`uomo e insieme il bambino e il pastore delle nucleopro-
teine: quelle lo anno andare aanti ed egli le conduce, tra l`indeFnito e
l`inFnito`.
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Piero Pasini
La poIitica neIIa morte
Dino Mengozzi, lo motte e l|mmottole. lo motte lo|co Jo Cot|oolJ| o Co-
sto, Piero Lacaita, Manduria 2000
Lo studio di Dino Mengozzi, a vorte e t`ivvortate. a vorte taica aa
Caribatai a Co.ta, si inserisce, arricchendola, nella schiera dei classici sul
tema della morte.
Prendendo le mosse dalle acquisizioni di due ondamentali autori in
materia, Aries e Voelle, il laoro descrie le linee essenziali del processo
di laicizzazione` della gestione della morte.
La morte, inatti, puo essere un eFcace mezzo per la comunicazione
politica e, nella ritualita delle esequie, iene rappresentata una parte del
connitto ideologico ra posizioni icine alla Chiesa ed impostazioni laici-
ste, tra unzione priata del clero e amministrazione cimiteriale pubblica.
La Rioluzione rancese marca una cesura laica che non iene sostanzial-
mente messa in discussione con la Restaurazione. Ciononostante l`osser-
azione dei cimiteri riela come nella penisola italiana il processo non si
aermi completamente. Nei grandi cimiteri di Milano, Genoa e Roma,
nuoi spazi laici di sepoltura, gli apparati monumentali conserano un`im-
pronta religiosa mentre il diFcoltoso e tardio siluppo di un adeguato e
decoroso luogo di sepoltura in altre piu piccole citta eidenzia il deFcit di
sacralita attribuito ai nuoi campisanti dalla sensibilita collettia.
L l`Italia unita dei goerni liberali ad imporre i cimiteri quali aampo-
sti laici nel processo di esproprio della gestione della morte alla Chiesa.
Parallelamente progredisce la medicalizzazione dell`ultimo passaggio,
connessa anche al rischio della precoce sepoltura, spettro terribile per
i ceti poeri del Settecento che si rinette successiamente nel dibattito
scientiFco riuscendo ad esorcizzare le paure della tumulazione da ii nei
casi di morte soltanto apparente. Ma lo sorzo maggiore di Mengozzi sta
nel deFnire un sistema` della morte laica costruito su passi ben precisi.
Ai noissimi` della tradizione catechistica, le quattro parole chiae del
destino Fnale dell`uomo, oero morte, giudizio diino, inerno e paradi-
so, egli contrappone quelli che chiama noissimi laici`. Agonia, morte,
giudizio ed immortalita diengono quindi zone d`osserazione che si ri-
petono da una amiglia politica all`altra. Nella concezione del sistema` si
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allude ad un`aentura comune, che ha pero, per ia della politicizzazione
cui e soggetta, reerenti e strumenti talolta diersi. La morte cambia
statuto: passa dalla buona morte cattolica alla bella morte laica. Nelle sue
arie accezioni la morte occupa un posto rileante nell`ideologia dei laici: i
unerali ciili le dedicano una complessa ritualita il cui culmine spettacola-
re, religioso e pedagogico e costituito da una scena unebre strutturata ed
oerta come maniestazione della orza di un messaggio politico.
L`inenzione dell`accompagno`, gli elogi unebri, la unzione ciile
all`esterno della chiesa sono solo alcuni dei momenti di una liturgia laica
che Mengozzi descrie nel suo arsi, sottolineando anche le dierenze tra
il modello liberale` di esequie, Fglio dell`illuminismo, e quello socia-
lista`, deriante dalla comparsa di una nuoa coscienza di classe di ceti
desiderosi di accreditamento sociale.
Nella seconda parte del olume, attraerso un`analisi minuziosa, i
unerali di Giuseppe Garibaldi, Aurelio SaF e Andrea Costa assumono
una alenza esemplare, in quanto sono momenti di enatizzazione del
discorso politico-simbolico. Nelle esequie sono celebrati il mito dell`eroe
risorgimentale, la Fgura del grande politico repubblicano e del socialista
libertario che scelse la ia parlamentare e cio aiene anche per mezzo
della rappresentazione ,e auto rappresentazione, di una cultura e di una
organizzazione politica che possiamo leggere come atti ondatii di una
identita democratica italiana.
La ormazione del corteo, la cerimonia e la sepoltura, la complessa
gestione ideologica e materiale del corpo del leader deunto, olte ad
inserirlo nella memoria dei militanti, sono le tappe attraerso le quali
attribuire ad esso il carattere dell`immortalita. Nel contempo, la mani-
estazione unebre negli spazi ciili, ie e piazze, e accreditamento pub-
blico di un`ideologia, della militanza Fno alla morte del celebrato e della
incrollabile ede politica dei celebranti. a vorte e t`ivvortate e un libro
dienuto ondamentale per gli studi unerari e si inserisce in quel Flone di
ricerche sull`Italia post unitaria relatio alle tappe del are gli italiani` e al
ormarsi della coscienza ciile e politica della nazione. Procedendo su un
doppio binario, quello del discorso razionale e quello dei gesti automatici,
descrie le spinte erso una laicizzazione integrale della pratiche unebri.
Queste ultime, pur prendendo le mosse dall`assunto caourriano libera
chiesa in libero stato`, ennero dagli ambienti del libero pensiero per
passare all`iniziatia radicale e socialista, per la quale i unerali senza preti
rappresentarono la maniestazione di una completa autonomia culturale.
Passato il trauma della Grande guerra, preso atto dell`inincibile orza
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delle cerimonie religiose e pur considerando che da alcune acquisizioni
,cimiteri, medicalizzazione., non si e piu tornati indietro, la morte laica
pare sotto scacco e con essa la sacralita della politica. Oggi solo certi per-
sonaggi dello spettacolo e rari intellettuali paiono ar rinascere interesse
nella olla per le cerimonie unebri, ma sembra altrettanto chiaro come
quelle olle partecipino per la coninzione di prender parte ad un eento
epocale, quando non semplicemente mediatico, piu che alla perdita. Le
telecamere si sostituiscono alla partecipazione corale e alle celebrazioni
parallele, rendono i partecipanti alla cerimonia parte dell`eento, si so-
ermano sui pianti dei congiunti e sulle omelie dei preti, la massa quindi
applaude eretri di politici, conduttori 1V e morti ammazzati quanto piu
la loro icenda e stata consacrata dall`etere, perch l`applauso precede lo
spegnimento dei rinettori.
Giulia Albanese
Domande deII'oggi per capire iI passato: Ia morte neIIa
Crande guerra
Stephane Audoin-Pouzeau, Annette 8ecker, lo v|olenzo, lo ctoc|oto, |l
lutto. lo CtonJe uetto e lo stot|o Jel Novecento, introduzione di Antonio
Gibelli, Linaudi, Torino 2002 (ed. or. Paris 2000)
Malgrado sia un libro relatiamente recente, questo olume per molti
ersi e gia un classico per l`importanza che ha auto nell`ampliare lo spet-
tro delle rinessioni non solo sulla Prima guerra mondiale, ma anche sul
dopoguerra europeo, e per i nuoi cantieri di ricerca che, anche grazie a
questo olume, si sono aperti.
Gli autori mettono inatti in luce alcuni aspetti poco approonditi
precedentemente, e comunque mai sistematizzati Fno a quel punto, dalla
pur asta produzione sulla Grande guerra, concentrandosi sugli eetti
collettii ed indiiduali della iolenza, sulla costruzione della guerra come
crociata`, momento di mobilitazione degli uomini e delle coscienze, per
chiudere con le orme e le pratiche del lutto durante e dopo la guerra.
Quello che ne esce e un quadro in cui la Grande guerra e premessa ne-
cessaria e indispensabile dell`eta dei ascismi e dei totalitarismi, punto di
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snodo ondamentale di quel processo di brutalizzazione della politica`
che George Mosse ,in e gverre vovaiati aatta trageaia at vito aei caavti,
Laterza, Roma-Bari 2005, ma ed. or. 1991, aea contribuito pochi anni
prima a sistematizzare e concettualizzare, come appare eidente soprat-
tutto nella conclusione. Non che le possibilita di discutere e smussare
questa tesi manchino. 1ale conclusione, a tratti, inatti appare un po` trop-
po deterministica, e sembra per certi ersi orse troppo assottigliare le
piu o meno proonde dierenze con cui i diersi popoli europei issero e
reinterpretarono questo aenimento, e il modo in cui ne uscirono, anche
se - a detto - spesso le storie nazionali hanno inece troppo enatizzato
le speciFta dei singoli stati, sottoalutando inece la portata di enomeni
paralleli nel resto d`Luropa ,e non solo,.
La morte e un elemento perasio in tutti e tre i capitoli che compon-
gono il libro, anche se - per loro natura - le testimonianze e la memoria
della morte con cui ci si puo conrontare sono la memoria e la testimo-
nianza dei ii, o almeno di coloro che erano ii mentre narraano.
Nel primo capitolo, quello dedicato alla iolenza, la morte e nella
orza deastante dei massacri dei ciili, negli eetti dei bombardamenti e
della iolenza che si ie in battaglia. L una morte che continua ad asse-
diare i combattenti e che e alla base di una brutalizzazione degli animi. L
una morte che induce anche alla pazzia una parte di coloro che sopra-
iono.
Il secondo capitolo e dedicato alla crociata`, e quindi al modo in
cui le popolazioni engono traolte dalla guerra e dal are e partecipare
alla guerra stessa, al olontariato e ai alori che sono alla base di questa
ondata bellicista e patriottica. In questo capitolo la morte entra in gioco
a guerra incominciata ed e uno degli elementi che alimenta l`emergere di
una religiosita in pieno siluppo rispetto ai periodi precedenti al connitto
militare. L una religiosita e una deozione che aiuta anche a tenere insie-
me la comunita dei combattenti a quella dei ciili, altrimenti acilmente
separate dalla enormita della dierenza delle esperienze.
Nel terzo capitolo e l`importanza del lutto e della soerenza che esso
prooca nelle societa soprattutto europee al centro della rinessione dei
due autori. Questo lutto cosi perasio che determina una rottura para-
digmatica, un cambiamento nel modo in cui l`accettazione della Fne della
ita dei propri cari iene issuta e interpretata dai singoli, ma anche nelle
scienze sociali. Un lutto che trasorma in maniera radicale la isione della
morte e che determina la costruzione di un tabu su questo tema. Le dina-
miche collettie del lutto, che engono esaminate tanto dalle analisi sociali
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che demograFche, e che erano gia state analizzate a ondo in rapporto
alla monumentalizzazione e alla trasormazione dei quadri sociali della
memoria, sono qui assunte come oggetto di indagine storica a partire
inece dalle emozioni come quelle legate alla perdita e dal dolore che essa
porta con s. Non i e qui quindi un`analisi di come si muore in guerra,
ma piuttosto una rinessione di come si sopraie al lutto di massa, che e
anche quello indiiduale di milioni di persone.
Ld e proprio questa dimensione e questo continuo passaggio dalla
sera collettia a quella indiiduale e ritorno che e al centro del olume.
Un olume che enatizza, nella guerra combattuta un secolo a, temi e
sensibilita che sono particolarmente icini a noi contemporanei, mostran-
do pero come questi temi aessero una presenza anche in alcuni attori e
testimoni d`eccezione. Non e un caso che proprio questa guerra abbia co-
stituito, per la psicologia e la psicanalisi come disciplina, un momento di
raorzamento e costruzione di alcuni principi ondamentali, come alcuni
degli studi di lreud testimoniano.
Claudia Baldoli
uando muore una citta
Hans Lrich Nossack, lo hne. Amouto 1943, |l Mulino, 8ologna 2005
(ed. or. Hamburg l948)
Inniggere alla popolazione nemica lielli tali di distruzione e soe-
renza da indurla al collasso morale: questo uno degli obiettii dei bom-
bardamenti nella Seconda guerra mondiale contro le citta dell`Italia, ma
soprattutto della Germania e del Giappone. La popolazione si sarebbe
rioltata contro il proprio regime, arebbe chiesto la pace e lo arebbe
costretto alla resa. Questa coninzione sostenne le campagne aeree alleate
anche contro ogni eidenza: il tedesco aea inatti dimostrato che il
morale della popolazione britannica non si era per nulla spezzato. L`unico
dubbio che talolta s`insinuo nelle discussioni alleate u che bombardare i
ciili arebbe inece potuto spingerli a odiare il nemico e a chiedere en-
detta. Nessuna delle due prospettie si eriFco nel caso giapponese, come
spiegano alcune ricerche in un libro recente a cura di M. \oung e \. 1a-
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naka ,ovbivg Ciritiav.: . 1revtietb Cevtvr, i.tor,, 2009,, n in quello
tedesco, come mostra il racconto di Nossack, testimone della distruzione
della propria citta, Amburgo, colpita da bombe dirompenti e incendiarie
e inestita da una tempesta di uoco che prooco circa 50.000 ittime. 1ra
le ie della citta rasa al suolo, i superstiti silenziosi non riescono n a odia-
re il nemico, n a ribellarsi. Non ci u collasso morale, ma solo il senso
della Fne: Fne della guerra ,che inece continuaa,, della propria citta e
della ita cosi come era stata Fno ad allora conosciuta.
Molte sono le domande su cui a rinettere questo testo, scritto da
Nossack solo tre mesi dopo l`accaduto come risposta a una specie di
mandato` a testimoniare, prima che tutto sanisse - cosi temea lo scrit-
tore - come un brutto sogno` ,p. 32,. Ci si interroga su come gli esseri
umani possano sopraiere a lielli incredibili di orrore e dolore, sui
meccanismi della psicologia e dei comportamenti collettii, sulle rimozio-
ni della memoria, immediate o prolungate nel tempo. Ma prima di tutto lo
scritto di Nossack e una descrizione dettagliata della morte di Amburgo,
colpita nelle sue ie, nelle sue case e monumenti, nei suoi abitanti, nei piu
minuti aspetti della sua ita quotidiana. Mentre i superstiti che riusciro-
no a raccontare a Nossack cio che era loro accaduto parlaano solo del
proprio caso indiiduale ,molti di essi, mentre scappaano uori dalla
propria casa in Famme, nemmeno sapeano che era l`intera citta a bru-
ciare`,, per lo scrittore, che era uori Amburgo nei giorni della cosiddetta
operazione Gomorra` e che i entro subito dopo, ad andare a picco`
era stata la citta nella sua interezza` ,p. 31,.
Quello del luglio 1943 non u il primo bombardamento della citta,
anche se i precedenti non erano stati paragonabili in termini di deasta-
zione, e non eccezionali rispetto a quanto era accaduto in altre citta del
paese, e dell`Luropa, Fno ad allora. 1uttaia ,orse per paura di una en-
detta terribile ai bombardamenti tedeschi sull`Inghilterra,, quell`immane
tragedia era cio che ciascuno aea atteso, cio che incombea da mesi
su tutto quello che aceamo rendendoci esausti` ,p. 38,. La Fne attesa
e il sentimento di catastroe aeano addirittura portato a sperare, a ogni
attacco, che osse l`ultimo, che andasse male daero` ,p. 44,. Se l`attesa
della distruzione totale e generalmente spiegata, dice Nossack, come un
atteggiamento maschile, la descrizione della distruzione aenuta, della
ita perduta ,a che scopo si stendea il bucato, si cucinaa un dolce la
domenica, si pulia la casa, si accumulaano proiste e si risparmiaa,
puo esser solo prodotta dalla lingua delle donne` ,p. 6,.
L`autore parla di un castigo` alla citta, ma non da parte di un ne-
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mico speciFco, quasi si rierisse a una non deFnita entita superiore ,che
ricorda la storia naturale` della distruzione, dal titolo del libro di \. G.
Sebald,: durante l`ultima notte di bombardamento, i tuoni e i ulmini di
un temporale si unirono alle bombe, a esprimere una rabbia naturale del
mondo contro se stesso` ,p. 46,. In aiuto alla citta castigata accorsero le
citta icine, quasi impersoniFcate dalle sirene ululanti dei igili del uoco
che correano in direzione di Amburgo. I superstiti sembra non c`entras-
sero piu nulla con la citta precedente, ormai morta ,non aeamo piu un
passato`, p. 55,. lorse per questo non si lamentaano, non piangeano,
raccontaano in modo distaccato quasi si trattasse di eenti di un`eta
preistorica. L orse pure per questo il tono di Nossack e quello di un
narratore esterno, che si aggira ra le roine, a domande, ossera. Un at-
teggiamento che, paradossalmente, non produce un racconto distaccato,
ma che restituisce intenso il dolore ,il proprio, quello delle persone in-
contrate o solo osserate, quello dei gatti della citta, e riesce a esprimerne
l`insopportabilita.
Ignorando ogni tentatio delle autorita di dare ordini, la gente andaa
e enia dalla citta colpita senza motio apparente, ma non si trattaa di
olonta di disubbidire: semplicemente la gente non aea piu baricentro`,
le radici erano strappate` ,p. 64,. Le autorita prometteano aiuti, ma nes-
suno se li aspettaa eramente. I giornali imprecaano contro il nemico,
ma nessuno gli attribuia la colpa della distruzione, nessuno desideraa
endetta. Come aea dimostrato un sondaggio britannico dei tempi
del sull`Inghilterra, la maggioranza di coloro che aeano soerto
i bombardamenti era contraria alla rappresaglia contro i ciili tedeschi: a
che scopo, inatti - si era chiesta nel 1940 Vera Brittain in Inghilterra e si
chiede nel 1943 Nossack in Germania - distruggere anche gli altri` In
quello che egli deFnisce il giorno del giudizio`, a quindi atto credito agli
esseri umani di aer issuto il proprio destino con tanta grandezza` ,p. 68,.
Questo racconto, pubblicato in Germania gia nel 1948, e quindi un
obituario a una citta che, quasi osse stata un essere umano, aea combat-
tuto per la propria sopraienza e poi, nella terza notte, si era arresa` ,p.
82,. Laddoe al posto delle case si apria ora una pianura sterminata, gli
esseri umani non ricordaano piu cio che era andato perduto poich non
aea nulla a che are con il presente. Ma quando Nossack scrisse queste
pagine la guerra continuaa e altre citta staano subendo o staano per
subire la stessa sorte e attendeano il proprio giorno del giudizio. A quel
punto, concludea, la catastroe di Amburgo non contaa piu.
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Lrika Lorenzon
Ceri merri. Leggere ln guerrn cemincinnJe Jnlln 6ne
Giovanni De Luna, ll coto Jel nem|co ucc|so. v|olenzo e motte nello
uetto contemotoneo, Linaudi, Torino 2006
Il libro di Gioanni De Luna richiede del tempo per essere letto: lo
aollano molti orrori ,p. XXIII,, che hanno impegnato l`autore in un
tumultuoso dialogo interiore` ,p. XXVIII, per contrastare la tendenza
all`elusione della morte` che la nostra cultura coltia. Il catalogo di morti
che le guerre del Noecento propongono puo dunque essere accolto solo
con un lento e meditato distacco.
I morti scalFscono la monumentalita della guerra, la rendono piu acces-
sibile, la assottigliano |.|, riFutandosi di essere tutti uguali, consentono
di ripristinare la cronologia come categoria interpretatia, di percepire le
continuita e le rotture lungo la linea del tempo. Di qui, il tentatio di cono-
scere storicamente la guerra ,e anche i grandi enomeni noecenteschi di
iolenza di massa come la Shoah,, partendo dalla sua conclusione, da quei
morti che rappresentano il suo unico, concreto prodotto Fnale. ,p. 42,
I corpi morti sono assunti come onti principali nello studio di un
secolo caratterizzato dalla morte di massa, al pari della produzione, dei
consumi e della comunicazione di massa. Lo sono in quanto corpi messi
in scena` ,p. XXV, nelle immagini otograFche che tutti i connitti noe-
centeschi hanno prodotto. De Luna si propone di osserarle sia secon-
do` sia contro` le intenzioni di chi le ha realizzate, ritenendole strumenti
congrui per indagare una dimensione quotidiana altrimenti ignota, quella
del silenzio dei testimoni.
Scopriamo cosi le strategie che i sottendono: a cominciare da quel-
la ammonitia dei corpi esposti per intimorire il nemico e celebrare il
proprio potere, secondo un uso pubblico riscontrabile gia nei connitti di
inizio secolo. Un tempo, questo, contrassegnato dalle cosiddette guerre
simmetriche`, depositarie di una concezione dello Stato quale unico de-
tentore legale della iolenza all`interno dei conFni nazionali ed esclusio
responsabile dei connitti contro altri Stati sorani, sotto l`egida delle nor-
me del diritto internazionale.
La Seconda guerra mondiale maniesta l`aenuta alterazione di que-
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ste dinamiche istituzionali, tanto da dientare l`espressione di potenze
totalitarie interessate all`annientamento del nemico e al dominio totale
dell`uomo` ,p. 210,. L`accumulo monopolistico della iolenza statale ae-
a inatti prodotto un`eccessia concentrazione interna, tale da innescare
una spirale incontrollabile di proiezione della iolenza erso cio che eni-
a giudicato estraneo. Le guerre asimmetriche` dominano dunque il con-
testo coloniale e l`epoca successia alla Fne del bipolarismo in cui le nor-
me umanitarie, pur perezionate ed acquisite negli ordinamenti di molti
Stati, perdono la loro alenza: in questi connitti quelle stesse norme non
possono essere iolate semplicemente perch non esistono` ,p. 85,.
Il Noecento e dunque percorso da tensioni contrapposte, le une
olte alla ciilizzazione della guerra, le altre a conerma del suo ostinato
riFuto erso ogni disciplinamento. L`eoluzione tecnologica, che molti-
plica la produzione di immagini, a si che i corpi morti si prestino ad es-
sere sempre piu messaggi riserati al priato, espressione di un trasporto
ludico o di un eFmero protagonismo ,p. 1,. Proprio ad una generale
priatizzazione della guerra` si assiste alla Fne del secolo, quando la di-
sgregazione della simmetria politica internazionale e il crescente deFcit di
autorita statale hanno aorito una inusitata ostentazione della morte`
,p. 249, ad opera dei nuoi protagonisti bellici: milizie priate, sostenute
dai meccanismi del mercato sostituitisi a quelli tradizionali e animate da
un`ideologia conessionale e apocalittica, che giudica il nemico un alleato
del diaolo da annientare.
Di ronte ad un mondo minacciato da una iolenza militare illimitata,
De Luna chiude con un auspicio quanto mai condiisibile: che le immagi-
ni terribili raccolte nel suo libro serano a coltiare il riFuto della guerra e
quella che Ulrich Beck chiama empatia cosmopolita` ,p. 291,.
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