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LE RELIGIONI E LE FESTE

Il significato della festa La parola festa, che proviene dal latino festus dies ("giorno solenne"), in primo luogo e in modo pi generale (in ogni cultura e in ogni epoca) un tempo ben distinto (tempo extra-ordinario o sacro) da quello della vita quotidiana e del lavoro (tempo ordinario o profano). La separazione di un tempo extra-ordinario, sacro da quello ordinario, profano, come affermano gli antropologi, si realizza attraverso un secondo linguaggio di tipo simbolico (quello del rito) nonch forme di comportamento diverse da quelle abituali; lantropologia interpreta tali pratiche come la risposta psicologica dell'uomo alla propria condizione di precariet e di finitezza (V.Lanternari). La festa permette di ritagliare nel fluire continuo della vita un tempo separato, autonomo, consacrato; i comportamenti quindi si conformano a tale distinzione: nel tempo della festa si prega e si ricorda in modo diverso, ci si veste in modo diverso, si mangia in modo diverso. La festa e il rito sono essenziali alla vita umana, quanto il lavoro o il gioco. Non vi , n vi mai stata, societ umana che non abbia concesso un posto, almeno nella vita comunitaria, alla festa. Le feste, ricorrendo ciclicamente, permettono di scandire sia il ciclo dell'anno (il calendario proprio di ciascun popolo) sia il corso della vita individuale, nellambito della quale rappresentano generalmente momenti di passaggio da una condizione ad un altra (come avviene nei battesimi, compleanni, matrimoni e funerali). Tra le funzioni originarie della festa vi anche quella di allontanare il male e di propiziare il bene per i singoli e per le comunit. Usanze e riti sono strettamente legati alla festa, in quanto ad essi affidata la memoria dellevento fondante e la santificazione dello spazio e del tempo. Gran parte delle feste ancora in uso non fanno che ripetere inconsapevolmente questo schema universale. Ad esempio in tutte le culture e in tutti i tempi l'inizio dell'anno o delle stagioni (capodanno) festeggiato con riti per tenere lontano il male, sia fisico sia morale. In altre feste a carattere liberatorio, come il carnevale, il fatto che prevalga la sfrenatezza, l'abolizione, o meglio il rovesciamento dei comportamenti normali, levidente infrazione delle regole (con musica assordante, corteggiamenti considerati propizi alla fecondit della natura, uso di maschere etc.) simboleggia, secondo gli antropologi, il ritorno a una mitica et dell'oro, uno stato paradisiaco, in cui ancora non esistevano le differenze sociali. Nelle societ di agricoltori la festa generalmente si lega ai momenti centrali della coltivazione (semina, mietitura, vendemmia). La festa, inoltre, tempo di riposo nella settimana: il venerd per i musulmani, il sabato per gli ebrei, la domenica per i cristiani. Elementi costanti della festa, in origine integrati nel rito stesso, sono la musica e la danza. In molte feste tradizionali non si canta e balla solo per divertirsi: ogni nota, ogni passo e ogni figura di danza hanno un significato, costituiscono una preghiera. La bellezza della musica e della danza hanno il potere di attrarre le benedizioni divine e di curare le malattie del mondo. Nelle feste i partecipanti sono coinvolti fin nel profondo e recuperano il senso della comunit, facendo fiorire attivit collaterali: fiere, mercatini, sagre gastronomiche, danze, gare, teatro in piazza, mascherate, sfilate e processioni. Come sostengono ancora gli antropologi: la prassi della festa comporta la celebrazione di un rito collettivo di rinnovamento, di rinascita simbolica per la comunit dei partecipanti. Questo significato di recupero di energia trova la sua espressione immediata, spontanea, nel linguaggio stesso di cui si appropria la festa nell'unit organica e costitutiva di mente e corpo da qui labbandonarsi alla sensualit, alla gaiezza, all'autoidentificazione nella solidariet del gruppo in festa (V.Lanternari). Festa e religione Da quanto si detto in precedenza si evince lo stretto e inscindibile legame tra festa e religione. Il tempo delluomo religioso non un fluire continuo e omogeneo, ma vi sono, da un lato, gli intervalli del tempo sacro, il tempo delle feste, dallaltro lo scorrere ordinario della vita (in cui trovano posto gli atti privi di significato religioso), il tempo profano della vita quotidiana. Tra questi due diversi tipi di tempo vi una evidente frattura, ma, per mezzo dei riti, l'uomo religioso passa dallordinario scorrere della vita quotidiana al tempo sacro. Il grande studioso di religioni

Mircea Eliade sostiene che ogni festa religiosa, ogni periodo liturgico rappresenta la riattualizzazione di un evento sacro verificatosi in un passato pi o meno mitico, in origine. Con la partecipazione religiosa a una festa il fedele si riappropria del tempo originario: lo stesso rituale della festa in molti casi non fa altro che riattualizzare attraverso la ripetizione di gesti simbolici, di formule, di canti o danze, levento fondante originario. Va tuttavia sottolineato che il cristianesimo ha mutato radicalmente lidea stessa di tempo liturgico, affermando la storicit della persona di Cristo. Mentre nelle religioni precristiane e ancora in molte religioni del mondo la festa riattualizza un passato mitico, la liturgia cristiana si svolge in un tempo storico santificato dall'incarnazione del Figlio di Dio. In ogni caso, in tutte le tradizioni religiose e a tutte le latitudini, d urante la festa si recupera la dimensione sacra della vita, i partecipanti vivono la santit dell'esistenza umana in quanto creazione divina. Non va per dimenticato che ogni tradizione religiosa ha le sue caratteristiche peculiari e la sua storia, per cui accanto a schemi generali comuni, le feste assumono poi significati e valori differenti a seconda della cultura e della religione a cui appartengono. I cibi e i doni delle feste Il cibo ha un forte valore simbolico e fin dallantichit stato consumato nel corso dei rituali di festa. In molte tradizioni religiose durante le feste si consumano grandissime quantit di cibo in onore della divinit o dei defunti. La festa diviene cos da sempre un mezzo di distribuzione dei beni alimentari in eccesso. In molte tradizioni religiose si offre cibo per gli dei e per gli spiriti. Nel Cristianesimo durante le feste di Natale e Pasqua i pasti commemorativi acquistano molti significati e rientrano nel grande ciclo del dono e dello scambio. I doni, elemento antico e tipico della festa, erano un tempo generalmente prodotti dei campi e beni alimentari da condividere, oggi con la diffusione massiccia e globale del consumismo i doni hanno perso la loro natura originaria.

Buddismo: il Vesak
Nella religione buddista il Vesak di sicuro la festa pi importante. La festa tradizionalmente cade nel plenilunio di Maggio (questo infatti il significato di Vaisakha in sanscrito e Vesak in cingalese), anche se in molte tradizioni viene data particolare importanza allintero mese di Maggio e in alcune tradizioni allintero mese di Giugno. Proprio nel giorno di luna piena di maggio, secondo la tradizione sarebbe da collocare la nascita del Buddha come principe Siddharta a Lumbini in Kapilavatthu. In realt la festa dedicata allintera esistenza del Buddha Sakyamuni di cui vengono ricordate non solo la nascita, ma anche lilluminazione a Bodhgaya sotto lalbero della Bodhi e la dipartita (il cosiddetto paranirvana, ovvero la disgregazione dei 5 elementi che compongono lindividuo) a Kusinara. Nella tradizione Theravada i tre momenti sono festeggiati tutti e tre nel Vesak, in quella Mahayana gli ultimi due possono essere festeggiati anche in altri periodi. In tutti i paesi di religione buddhista del Sud Est Asiatico e dell'Estremo Oriente questa ricorrenza festeggiata con grandi celebrazioni, manifestazioni all'aperto e gioia popolare. In Occidente e in Italia, da quando si sono costituiti gruppi di buddisti praticanti occidentali, il Vesak viene celebrato oltre che come una festa, come unoccasione di incontro culturale con lo scopo di far conoscere al grande pubblico i valori fondamentali del Buddhismo. Il Vesak inoltre riconosciuto dalle Nazioni Unite come giorno di festa internazionale. In occasione della festa le case sono addobbate a festa, ci si scambia regali; dappertutto ci sono lanterne, lampade, candele accese e grandi manifesti con la vita di Buddha. Sotto il profilo religioso la cerimonia del Vesak viene celebrata in modi molto diversi a seconda dei luoghi, delle scuole e delle tradizioni. Si tratta in ogni caso di una grande festa religiosa, durante la quale i buddisti hanno l'occasione di riaffermare la loro fede. E' un giorno speciale per la meditazione e per manifestare amore e compassione. Le pratiche religiose e spirituali del Vesak sono compiute nei templi. Giovani ed anziani indossano vestiti bianchi e vanno ai templi portando semplici offerte di fiori, candele e bastoncini d'incenso che mettono ai piedi del Buddha. Si cantano mantra e si ripete la formula di Rifugio nei Tre Gioielli: Buddha, Dharma e Sangha. Si riafferma la determinazione ad osservare gli 8 precetti: 1. non uccidere alcun essere vivente, 2. non rubare, 3. non compiere atti sessuali illeciti, 4. non dire menzogne, 5. non bere bevande inebrianti e droghe, 6. non mangiare cibo nei tempi non dovuti; 7. astenersi dal canto, dalla danza, dalla musica e da ogni spettacolo indecente; non ornare la propria persona con ghirlande, profumi e unguenti, 8. non usare sedili alti e lussuosi. Nel giorno del Vesak, si evita in ogni modo di uccidere qualsiasi specie di vita e ci si alimenta esclusivamente in modo vegetariano. In diversi paesi, soprattutto nello Sri Lanka, vengono dedicate due giornate alla celebrazione del Vesak, e per entrambe le giornate, per decreto governativo, vengono chiusi sia i negozi che vendono liquori che le macellerie. Uccelli ed animali vengono liberati a centinaia con un atto simbolico che rappresenta la liberazione di coloro che sono imprigionati. Celebrare il Vesak significa anche portare felicit agli sfortunati, come gli anziani, i disabili, i malati, i senzatetto. Sia i fedeli, come anche i monasteri e varie associazioni, distribuiscono cibo ai poveri ed alloggi ai senzatetto. Si visitano le istituzioni caritatevoli come orfanotrofi, ospizi, ospedali e si portano offerte. L'apparire del giorno del Vesak viene annunciato con suono di tamburi e campane. un giorno di festa in cui si organizzano cerimonie collettive, processioni attorno ai templi, incontri con i monaci e doni alla comunit. Nei villaggi c' l'abitudine di cucinare insieme il pasto da offrire ai monaci e da condividere con tutta la cittadinanza e gli ospiti. Vengono recitate storie sui momenti salienti della vita del Buddha, si tengono spettacoli con danze e concerti. Gli eventi culturali hanno luogo ovunque; un giorno in cui artisti di ogni genere hanno l'opportunit di mostrare il loro talento al pubblico. Si investono tempo e denaro nel decorare le case e le strade con festoni e lanterne vesak. Le lanterne vesak sono fatte di carta di riso di colori differenti, la misura e la forma delle lanterne varia da piccole, che vengono portate a mano, a gigantesche, che vengono appese agli alberi nei giardini e nei luoghi pubblici, e, riunite in grappoli, anche alle porte delle case. Queste lanterne sono molto colorate e bellissime quando sono illuminate dalle candele, poste all'interno. I bambini sono orgogliosi di fare queste lanterne e le portano in mostra nei quartieri vicini. Nello Sri Lanka si costruiscono, inoltre,

enormi figure di legno (vesak pandals) che rappresentano personaggi storici e mitologici del Buddismo e che raffigurano molti aspetti della tradizione buddista. Queste figure, ben dipinte e illuminate da lampadine elettriche colorate, sono erette lungo le strade e nei luoghi pubblici. Tutti questi festeggiamenti, l'accensione di lumi, candele, lanterne, lo sventolio di bandiere, le processioni, gli spettacoli, i canti, la liberazione di uccelli, ecc., non modificano per il senso profondamente sacro della festa. La gente si veste assai sobriamente e di bianco, le donne non indossano gioielli n si truccano e dopo il pasto di mezzogiorno nessuno assume pi cibo solido, alla maniera dei monaci. Vengono recitati mantra e cantate fino a notte fonda strofe pronunciate dal Buddha, e ovunque nei templi le persone si raccolgono in meditazione.

Induismo: Maha Shivaratri


Maha Shivaratri la notte spirituale di Shiva, essa considerata dagli induisti la pi importante e la pi sacra festa dellanno. Essa viene celebrata nella notte che precede il giorno di luna nuova tra febbraio e marzo (questanno il 27 febbraio), nel mese che il sistema astrologico indiano chiama Phalguna. Ogni mese c uno shivaratri ovvero una notte di luna nera, ma nel mese citato (febbraio-marzo) lo shivaratri grande, ovvero speciale poich la luna, che la divinit che presiede la mente delluomo, ha in questo giorno la minima influenza su di essa (trovandosi nel punto della sua orbita pi distante dalla terra). In questo giorno si celebra Shiva che ha assunto la forma di Lingam (Uovo Cosmico che simboleggia lAssoluto trascendente, senza principio n fine). Shiva appare in diverse forme per la prosperit e la redenzione dell'Universo. La festa sostanzialmente un tempo di illuminazione spirituale rinnovamento della vita, della luce e dell'amore; rappresenta anche l'atto della creazione degli Universi. Durante il giorno i fedeli rispettano un rigoroso digiuno purificatorio durante la notte si celebra una lunga veglia (jagarana). Durante la veglia si recitano mantra tra cui il mantra di Shiva "Om Namah Shivaya". Molto tempo prima del sorgere del giorno i templi di Shiva gi sovrabbondano di devoti, giovani e anziani; tutti si recano a compiere i tradizionali atti di venerazione allo Shiva lingam (puja). Alle prime luci dellalba i devoti compiono infatti un bagno rituale, se possibile nel Gange, o in ogni altra fonte di acqua sacra. Si tratta di un rito di purificazione che parte importante di ogni festa induista. Quindi dopo aver indossato gli abiti della festa si recano al tempio con brocche di acqua sacra e offerte per lo Shiva lingam. I devoti girano intorno allo Shiva lingam tre o sette volte poi riversano lacqua su di esso. Il rituale tradizionale (Shiva Purana) prevede 6 elementi principali: il bagno dello Shiva lingam con lacqua o il latte, lofferta di mele o foglie di Bilva/Vilvam (come segno di purificazione interiore); quindi allo Shiva lingam viene applicata pasta di cinabro (questo rappresenta la virt); vengono poi offerti frutti (ci indica longevit e realizzazione dei desideri); vengono bruciati incensi (con ci si invoca la salute); vengono accese lampade (che simboleggiano la conoscenza); vengono offerte foglie di betel (pianta asiatica simile al pepe) in segno di soddisfazione dei pi profondi piaceri. I fedeli adorando Shiva attraverso il simbolo dello Shiva Lingam, aspirano con tutto il loro essere alla fusione con Paramashiva, Dio Padre. I Veda affermano: "il Signore Dio Onnipotente ed Onnipresente risiede da sempre - in gran segreto - nel cuore di tutte le creature. Colmo di grazia, bont ed amore egli offre la liberazione spirituale a tutti gli esseri coscienti, che si rivolgono a Lui con amore. I devoti a Shiva, non limitano la loro pratica di adorazione di Shiva alla sola occasione di Maha Shivaratri, ma realizzano ogni giorno la puja (adorazione fervente) solitamente recandosi nei luoghi di culto.

Ebraismo: il Sukkt
Con il termine ebraico sukkot (capanne) si indica generalmente la festivit conosciuta anche come festa dei tabernacoli, o delle capanne, che gli Ebrei celebravano originariamente in occasione del raccolto agricolo autunnale, ma alla quale fu connesso pi tardi il ricordo della loro dimora in tende durante la migrazione nel deserto. Il termine sukah (singolare di sukkot, capanna) nel linguaggio comune indica proprio la capanna che viene costruita appositamente per la celebrazione della festa in ricordo del periodo "nel deserto". La festa di Sukkot ricorda appunto la vita del popolo di Israele nel deserto durante il suo viaggio verso la terra promessa. Durante il lungo pellegrinaggio nel deserto gli ebrei vissero in capanne (sukkot). Nel calendario ebraico la sera prima della festa cade il 14 del mese di Tishri, cos il primo dei giorni di Sukkot il 15 di Tishri. La Torah impone agli ebrei di utilizzare, per la celebrazione della festa, quattro specie di vegetali: il lulav (un ramo di palma), l'etrog (un cedro), tre rami di mirto e due rami di salice. Il cedro viene impugnato separatamente dagli altri rami che invece sono legati insieme con la canapa. La festa in Israele dura complessivamente 8 giorni. I primi due giorni di festa vengono celebrati come giorni di festa piena. I cinque giorni successivi, invece sono di mezza festa, pur venendo comunque osservati in essi i precetti specifici della festa. Il settimo giorno (l'ultimo dei giorni di mezza festa) chiamato "Hoshan Rab" e deve essere osservato in maniera particolare. L'ultimo giorno, l'ottavo, Simchat Torah viene celebrato come fosse una festa a s. In questo giorno durante il servizio in sinagoga, viene letta l'ultima porzione della Torah. Il servizio liturgico particolarmente gioioso e in questa occasione e sono consentite e attese simpatiche variazioni al normale procedere delle funzioni. Mentre tradizione di tutte le correnti ebraiche ballare con i rotoli della Torah intonando canzoni legate alla festivit, usanza italiana quella di lanciare dal matroneo della sinagoga sui danzanti (ed in particolare ai bambini) manciate di caramelle e dolcetti vari.

Islam: Festa di fine Ramadan Eid al fitr o Piccolo bairam


Ramadan il nome del nono mese (di trenta giorni) del calendario lunare musulmano. Con il rozzo calendario lunisolare degli Arabi preislamici il mese cadeva nel periodo pi caldo dell'estate, da qui il nome che significa torrido; ma, mutato per volere di Maometto il calendario pi antico in calendario lunare semplice, il mese di ramadan va girando successivamente per tutte le stagioni: le date delle feste religiose, infatti, vengono pi presto ogni anno di 10 giorni a causa della differenza fra l'anno lunare (354 giorni) e l'anno solare (365 giorni). Nell'anno 2 dell'gira (623-624 d. C.) Maometto (Corano, II, 181) stabil che questo mese, come quello in cui era avvenuta la prima rivelazione coranica, fosse consacrato al digiuno obbligatorio, inteso nel senso di completa astensione da cibi, da bevande, da rapporti coniugali (e, dopo l'introduzione del tabacco, dal fumare) dall'aurora al tramonto di ciascuno dei suoi giorni. Le notti sono lasciate a pratiche pie e alla preghiera. Al termine del mese di digiuno si celebra una delle feste principali del calendario islamico, detta "piccolo bairm" o eid al fitr (in turco kcik bairm "la festa piccola", in arabo al-d a-aghr "la festa piccola" o d al-fir "la festa della rottura del digiuno"). La festa ricorre, quindi, nel primo giorno di shawwl, decimo mese dell'anno lunare musulmano, e perci consecutivo al digiuno del mese di ramadn. Essa dura 4 giorni. Per tutto questo tempo scuole, banche, uffici restano chiusi; soltanto i pasticceri fanno doppi e tripli turni di lavoro, in quanto per questi giorni di festa la tradizione islamica vieta ogni forma di ascesi o mortificazione. Il primo

giorno della festivit, molto presto alla mattina, la gente si alza, si lava, cosparge i vestiti nuovi della festa con la fragranza o colonia di limone. I maschi vanno alle moschee per la preghiera iniziale di mattina che estremamente importante. I bambini pi grandi spesso sono incitati dai loro padri o parenti pi anziani a rivolgere preghiere ad Allah. L'imam guida la preghiera e questa un'occasione anche per predicare. L'oggetto delle prediche generalmente la pace, la fratellanza e la benevolenza generale fra tutti. Dopo le preghiere nella moschea ognuno d all'altro il saluto della festivit stringendo le mani. I saluti continuano poi allinterno dellintera comunit del paese o della citt. Le coppie con i loro bambini visitano i loro genitori o nonni, danno i regali, baciano le loro mani e mangiano le caramelle, il cioccolato o i pasticcini preparati da mamma. Usuale in questo giorno anche la visita al cimitero in cui i membri defunti della famiglia sono sepolti e devono essere ricordati. Nei giorni seguenti fra gli amici, i vicini ed altri parenti si continuer a festeggiare. Per la gente che vive lontano dalla propria famiglia, questa festivit un buon motivo per riunirsi.

Cristianesimo: La Pasqua
Il termine Pasqua, dallebraico Pesah, significa passaggio. Nel mondo ebraico la festa della Pasqua ricorda, infatti, mediante il sacrificio dellagnello, il passaggio dellangelo di Dio, che colp i primogeniti degli Egiziani e consent al popolo ebraico di fuggire dalla schiavit dellEgitto attraverso il Mar Rosso e di incamminarsi verso la terra promessa. I cristiani hanno poi attribuito alla Pasqua un nuovo significato, identificando lagnello con Cristo stesso, morto e risorto, e hanno perci celebrato la resurrezione di Ges, che ha liberato luomo dalla schiavit del peccato e dalla paura della morte. Nel medesimo periodo in cui si svolge il rito pasquale (marzo-aprile) le antiche religioni agro-pastorali dell'Impero Romano celebravano la rigenerazione primaverile della terra, della vegetazione e degli animali. Il rito del ver sacrum ("primavera sacra") consisteva nel dedicare a Marte, dio della guerra, ma anche protettore della caccia e delle greggi, gli animali appena nati e i giovani destinati a fondare colonie lontane. Il cristianesimo ha raccolto la consacrazione della primavera dando a essa un significato spirituale che costituisce il fulcro dell'intero anno liturgico. La Pasqua festa mobile: si celebra nella prima domenica dopo il plenilunio dell'equinozio di primavera. Nei primi secoli sorsero vari contrasti sulla data della celebrazione della Pasqua: alcune comunit dellAsia Minore, basandosi sulle indicazioni del Vangelo di Giovanni, la celebravano in concomitanza con gli Ebrei, e quindi in un giorno della settimana che non coincideva necessariamente con la domenica; altre comunit cristiane, tra cui quella di Roma, celebravano invece tale festa la domenica, seguendo le indicazioni dei Vangeli sinottici e distaccandosi maggiormente dalluso ebraico. Dopo lunghe discussioni, le comunit cristiane si accordarono per celebrare la Pasqua la prima domenica di plenilunio dopo lequinozio di primavera, e quindi in una data compresa tra il 22 marzo e il 25 aprile: prevalse quindi luso romano. Tuttavia gli ortodossi celebrano la Pasqua in una data diversa rispetto ai cattolici, in quanto non hanno accettato la riforma del calendario attuata da papa Gregorio XIII nel XVI secolo. La liturgia propone, a partire dal Gioved Santo, varie cerimonie. La sera del Sabato Santo vengono benedetti il fuoco, il cero pasquale e il fonte battesimale, e vengono richiamate alla memoria le tappe fondamentali della storia della salvezza, dalla creazione e dal peccato originale al passaggio del Mar Rosso e alla resurrezione di Ges. Questo momento particolarmente indicato per la celebrazione del Battesimo, mediante il quale il cristiano rinasce in Cristo, rivivendo nel sacramento la sua morte e la sua resurrezione. Il tempo pasquale dura 50 giorni e termina con la festa di Pentecoste, che rievoca la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli. Esso preceduto da un periodo di 40 giorni chiamato quaresima, che richiama il periodo trascorso nel deserto dal popolo ebraico prima dellingresso nella terra promessa, e i giorni di digiuno di Ges prima di iniziare la predicazione; rappresenta quindi un periodo di penitenza, di digiuno e di mortificazione. In molti paesi di tradizione cattolica (Italia, Spagna, America Latina) la settimana santa il cuore della liturgia annuale e prevede giorni di lutto, penitenza e raccoglimento per la morte di Cristo, fino all'esplosione di gioia della Resurrezione. Nelle processioni vengono portate per le strade grandi sculture di legno, su palchi semoventi, oppure si mettono in scena sacre rappresentazioni come avviene in molte citt italiane. Il venerd durante molte processioni i penitenti si percuotono il petto: il dolore come forma di espiazione e rigenerazione costantemente presente in molte zone del mondo, come visione religiosa arcaica precedente la diffusione del cattolicesimo. Nelle celebrazioni messicane, andine, brasiliane, dopo il lutto, marcato anche dai vestiti viola indossati per penitenza da moltissimi fedeli, esplode la festa della notte del sabato che si passa ballando, bevendo e mangiando i cibi cotti all'aperto. Molte sono le tradizioni popolari collegate alla Pasqua, come la benedizione delle uova, simbolo di rinascita, esprimono questa idea di rigenerazione spirituale (ancor oggi, nella societ secolarizzata, la tradizione continua con il dono delluovo di Pasqua); mentre la colomba (che evoca la fine del diluvio ma anche il dono dello Spirito Santo) e il ramoscello dolivo distribuito la Domenica delle palme sono simbolo di pace. inoltre diffusa lusanza di mangiare lagnello.

DINAMICA
La festa e il corpo La festa d preminenza alla prassi del corpo. Ci a cui la festa mira e il raggiungimento di una ritrovata unit tra anima e corpo. Tale obiettivo tuttavia viene raggiunto attraverso una spesso complessa dialettica di manifestazioni di dolore e di gioia, di sensualit e di mortificazione, di piacere e di purificazione. Questa complessit dialettica si esprime, per es., nei rituali della Pasqua, legati alla rappresentazione della Passione e della seguente Resurrezione; o anche nelle feste d'iniziazione caratteristiche delle culture cosiddette primitive. Presso molte trib il rito di passaggio marchia sul corpo dei giovani il segno della loro acquisizione allinterno del gruppo degli adulti. Il rituale del tilak Tilak, ovvero segno, il piccolo cerchio tracciato sulla fronte tra le sopracciglia con polvere di carminio, pasta di sandalo o curcuma; oggi, soprattutto le donne indiane, per le quali il segno sta ad indicare lo stato di coniugate, lo disegnano con il kumkum, un pigmento rosso scuro in pasta o liquido, o vi appongono in sua vece un bindi, acquistabile adesivo e del diametro, colore e disegno desiderato. Il punto di applicazione chiamato terzo occhio o occhio spirituale ed considerato la sede della pi importante terminazione nervosa del corpo umano, secondo la scienza ayurvedica. Questa originaria tradizione tribale fu poi assorbita dalla religione e, oggi, la puja, ovvero i riti d'adorazione della divinit, terminano con l'applicazione del segno sulla fronte del fedele da parte dellofficiante. Generalmente inizia con lo stesso gesto anche la cerimonia di benvenuto organizzata da chiunque e ovunque per un ospite di riguardo o in occasione di particolari eventi. Assume poi unimportanza notevole nel rito matrimoniale la cerimonia del tilak. Essa avviene generalmente un mese prima del matrimonio: in quelloccasione la famiglia della sposa si reca a casa dello sposo e per primo il padre della sposa applica un tilak di buon augurio sulla fronte dello sposo ad assicurare che egli ormai pronto per il matrimonio e che la famiglia della sposa pronta ad accoglierlo. Segue un momento di adorazione religiosa (puja) e la recitazione di mantra. Quindi lo stesso gesto viene ripetuto dal fratello o da altri membri maschi (zii, cugini) della famiglia della sposa. A ci segue un rinfresco e una piccola festicciola. Il tilak pu acquisire anche un significato di appartenenza religiosa pi specifica, assumendo diversi colori e forme a seconda della divinit adorata: i seguaci devoti di Vishnu ad esempio lo applicano in forma di U rossa, beige o zafferano, composta con pasta di sandalo e polvere di ocra. Quelli votati a Shiva tracciano invece tre linee orizzontali, oltre ad applicarsi vari pigmenti anche sulle braccia e sul torace. Dinamica (scuole elementari-medie-superiori): la guida dopo aver illustrato limportanza del corpo nella celebrazione della festa religiosa e aver spiegato il significato del tilak, diluisce la curcuma con lacqua e traccia sulla fronte dei ragazzi il segno o nella forma circolare o nella forma delle tre linee che rimandano al culto di Shiva come illustrato nella festa del Maha Shivaratri.

DINAMICA: IL MANDALA
Mandala (sanscrito maala, letteralmente: essenza (maa) + possedere o contenere (la); tradotto anche come cerchio-circonferenza o ciclo) un termine simbolico associato in origine alla raccolta di inni o libri chiamata RgVeda. Ma con la stessa parola si indica anche un diagramma circolare costruito mediante lassociazione di diverse figure geometriche: le pi usate sono il punto, il triangolo, il cerchio ed il quadrato. Il disegno riveste un significato spirituale e rituale sia nel Buddhismo che nell'Induismo. Il Mandala rappresenta, nel buddismo, il processo mediante il quale il cosmo si formato dal suo centro; attraverso un complesso simbolismo il diagramma consente al fedele una sorta di viaggio mentale che permette di crescere interiormente. I buddhisti riconoscono, quindi, che i veri Mandala possono essere solamente mentali, le immagini fisiche servono per costruire il vero Mandala che si forma nella mente. DINAMICA utilizzando uno degli schemi allegati si proporr ai ragazzi delle scuole elementari e medie di colorare il loro mandala (che verr distribuito in fotocopia) e magari di indicare per iscritto quale idea religiosa quellimmagine suggerisce.

Il modello di mandala colorato presso a poco questo:

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