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Piri Reis e Fra Mauro


e se le conoscenze cartografiche veneziane provenissero
dallOriente?

di Paolo Bembo

Avendo Colombo scoperto
lAmerica, quel mondo il nuo-
vo mondo per lappunto viene
automaticamente escluso da ogni
possibile esplorazione preceden-
te. A dispetto di ogni dubbio, di
ogni carta, di ogni reperto, di
ogni prova. A dispetto
dellevidenza, del buon senso e
della logica.
Cos si esprime Ruggero Ma-
rino nel suo stimolante volume:
Luomo che super i confini del
mondo (Sperling & Kupfer,
2010). Questa provocazione,
questa sfida, perch di sfida si
tratta, quella di tutti coloro i
quali non si accontentano delle
risposte ufficiali, di quelle forni-
te dalla Scienza Accademica, ma
di fronte ad indizi importanti,
sono presi dal dubbio e osano
interrogarsi ed interrogare i cat-
tedratici.
Fatta questa premessa, devo dire che quanto mai imbarazzante per
me scrivere di Piri Reis in un contesto quale questo, in cui si studia la
storia, si parla di storia e coloro i quali lo fanno sono degli appassionati
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di questa materia che si basano il loro argomentare su procedimenti
scientifici. Quando possibile portare avanti cos una ricerca, oserei dire
che - e prego gli Studiosi di non volermene per questo ci si trova da-
vanti al modo pi facile di studiare la storia. Ci si applica alla cono-
scenza di eventi significativi, discontinui ma sufficientemente ravvicinati
da permetterci di seguirne levoluzione. Ad esempio, se consideriamo
Colombo che si reca a scoprire lAmerica, parliamo di un coraggioso che
fa ci che sente di fare, preparandosi adeguatamente, ed ottiene, giusta-
mente, il risultato della scoperta del Nuovo Continente. Il tutto ha un sen-
so ed abbastanza semplice seguire il succedersi degli avvenimenti, sen-
za tema di discostarsi troppo dalla realt. C per unaltra via, pi sotti-
le, di studiare la storia, senza per altro che questo metodo manchi di se-
riet: si tratta di un modo che definisce ed ipotizza le circostanze in cui
un certo evento ha luogo. Quando i pezzi del puzzle storico a nostra di-
sposizione sono molto pochi, questo metodo, oltre ad avere una sua in-
trinseca validit, a volte lunico disponibile; bisogna inoltre ricordare
che spesso a piccole cause corrispondono grandi effetti. Tornando
allesempio di Colombo, intorno allanno 1492 le circostanze erano tali
che la scoperta era comunque nellaria. Non ci fosse stato Colombo,
con ogni probabilit qualcun altro avrebbe scoperto il Nuovo Mondo.
Questa, che definiamo Storia Circostanziale, deve per forza di cose non
basarsi su prove ma limitarsi a mettere insieme una serie di eventi plausi-
bili; essa vive di ipotesi, pone sotto osservazione correlazioni e sospetti e
raggiunge delle conclusioni partendo da rapporti di causa ed effetto. Que-
sto, in considerazione del materiale disponibile e delle perplessit che es-
so a volte suscita, sar il metodo che seguir per i punti salienti della mia
esposizione, quelli in cui cercher di avanzare delle tesi innovative; un
po il sistema adottato dallanalista di intelligence: partendo da pezzetti
di carte geografiche in questo caso egli cerca di unire i puntini che ha,
con dei trattini, per ricreare un disegno che non pi. Il risultato, nella
migliore delle ipotesi, una certezza morale, non certo la prova provata.
Spero, in questa maniera, di riuscire comunque, pi che a donare nuovi
elementi di conoscenza, a suscitare una rinnovata voglia di approfondire,
di rendersi meglio conto di una realt in cui, spesso, gli aspetti scientifici
e quelli storici confinano con altri che potremmo definire fantascientifici
se non fosse per il fatto che alcune delle ipotesi ad essi collegate rivesto-
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no per lo meno una certa plausibilit che li pu rendere accetti perfino al-
lo studioso vero.
Ma veniamo al nostro Muhyi al-Din Piri. A Gallipoli laria di mare si
cominciava a respirare sin dalla nascita e fu cos anche per lui, nato tra il
1465 e il 1470, che nella passione per il mare non venne certo contrasta-
to dalla famiglia, in cui, fra laltro, era presente il famoso pirata Kemal
Reis, zio dello stesso Piri e al quale oggi intitolata una moderna fregata
della Marina Turca.
Non bisogna pensare alla pirateria di allora con metri di giudizio mo-
derni; sotto gli occhi di tutti come si tratti di un fenomeno antico che
oggi, in alcune aree del mondo, sta avendo una recrudescenza che mina
alla base i fondamenti del vivere civile, portando grossissimi danni
alleconomia globale; ma allora era quasi una forma di business e nei
momenti in cui anche gli stati si inserivano nel gioco, trasformandola in
guerra di corsa, laspetto operativo cambiava ben poco.

Fig. 2 Scontro navale fra unit turche e cristiane
Il giovane Piri si imbarca quindi con lo zio ad 11 anni e batte il Medi-
terraneo in lungo e in largo sino ad assumere, nel 1493, il comando di
una propria unit. Dal 1494 lo vediamo percorrere il bacino, per la prima
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volta sotto egida governativa. Tra il 1499 e il 1503, si trova anche a con-
trastare i Veneziani. In particolare, egli si copre di gloria salvando la ga-
lera di Davut Pasha, attaccata simultaneamente da due unit veneziane,
buttandosi nella mischia e capovolgendo a favore dei Turchi i risultati
dello scontro.
Dopo la morte dello zio, avvenuta nel 1511, egli riesce a tornare a Gal-
lipoli, ove si concentra negli studi cartografici che lo appassionano. Ed
di questi pi che della sua vita di marinaio e combattente che lo port, in
tarda et, a divenire Ammiraglio, che vogliamo parlare, e dei particolari
sorprendenti che si ravvisano nelle sue opere cartografiche.


Fig. 3 Portolano Kitab-i Bahriye
Pare infatti che la carta che lo rese particolarmente noto in tutto il
mondo, fosse completata due anni dopo. Piri dovette per tralasciare per
qualche anno lattivit cartografica, in quanto fu di nuovo in mare con
posizioni di crescente responsabilit sino al 1520. Al ritorno dalla cam-
pagna di Egitto, si dedic principalmente a mettere in ordine i suoi ap-
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punti, che si trasformarono in quello che potremmo oggi definire un por-
tolano: il Kitab-i-Bahriye, che fu anche presentato a Solimano il magnifi-
co.
Richiamato in servizio in tarda et, Piri venne ritenuto responsabile di
una sonora batosta che venne inflitta alla flotta turca al suo comando, in
Mar Rosso, da parte di una formazione portoghese e nel 1553, venne
quindi decapitato.
curioso notare come della carta a cui soprattutto deve la sua fama, si
perse completamente traccia sino al 1929, che storicamente parlando
come dire laltro ieri.
In quellanno, essa fu
ritrovata dal Direttore
dei Musei Nazionali
Turchi, Halil Ethem
Eldem (1861-1938),
durante i lavori di ri-
strutturazione del Top-
kapi
1
. La carta riassu-
meva tutte le cono-
scenze geografiche del
tempo; ed proprio il
parlare di tutte le co-
noscenze geografiche
del tempo che ci la-
scia un po perplessi.
E qui mi si consenta
di allontanarmi solo un
poco dalle informazio-
ni fornite dalla storio-
grafia ufficiale e di fare
qualche considerazione fondata per su fatti.

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Kahle, P., 1933, Die verschollene Colmbus-Karte von 1498 in einer trkischen Welt-
karte von 1513: Walter de Gruyter & Co, Berlin und Leipzig, 1933. Celal engr, Who
discovered the 1513 Map of Piri Reis?, (in turco).
http://www.shodb.gov.tr/pirireis/oturumlar/piri_reis_haritasi_nasil.htm
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Fig. 4 Carta di Piri Reis
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La carta che possiamo ammirare al Topkapi un frammento di una
carta del mondo; in tale frammento compaiono le coste di parte
dellAfrica e dellEuropa meridionale e parte delle coste orientali
dellAmerica. Si pensa ( ma non stato possibile verificarlo) che una co-
pia di quella che doveva essere la carta completa sia conservata nel ca-
stello di Greillenstein, circa 100 km a nord di Vienna, e ci testimonie-
rebbe limportanza che ancora si annetteva alla carta nel 1629, quando
pare che la copia fosse stata acquistata ad Istanbul. pi sicuro per, per
avere unidea di come doveva essere, rifarsi alla ricostruzione che di tale
carta si azzardato a proporre il prof. Gregory McIntosh
2
.

Fig. 5 Ricostruzione della Carta di Piri Reis (secondo McIntosh)
Ora portiamoci idealmente, con un salto indietro nel tempo, al periodo
delle scoperte geografiche. Esse avevano come scopo principale
larricchimento delle nazioni scopritrici. Domandiamoci ora cosa fosse
disponibile in termini di cartografia, disponibile per chi, che valore aves-
se tale documentazione e come si potesse giungere a disporre di essa.

2
Gregory McIntosh, Piri Reis Map of 1513, University of Georgia Press, 2012.
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Certo, fra le nazioni non esisteva un libero flusso di queste informazio-
ni in quanto, utilizzando termini contemporanei, tali informazioni erano
ritenute sensibili e riservate.
Il benessere delle nazioni dipendeva in gran parte dai commerci via
mare e quindi, logicamente, ogni notizia di carattere nautico assumeva
unimportanza eccezionale ed era doveroso salvaguardarne la riservatez-
za. La Spagna, per citare un esempio, conservava negli archivi di Siviglia
le carte disegnate nei viaggi che, poco dopo la cos detta scoperta, veni-
vano effettuati verso il Nuovo Mondo; a pochissimi ne era consentita la
consultazione ed era tutta gente nella quale la Corona aveva la massima
fiducia. Delle carte pi importanti, inoltre, non si facevano stampe; le po-
che copie reperibili erano fatte a mano ed erano frutto di qualche falla del
sistema di sicurezza che cos rigidamente proteggeva gli originali.
Per sottolineare ulteriormente limportanza annessa a tali documenti
baster ricordare come sia Inglesi che Francesi, nel XVI secolo, offrisse-
ro una ricompensa di quaranta lingotti doro per una riproduzione corret-
ta di una parte qualsiasi delle Americhe.
Fino alla scoperta della carta di Piri Reis, si ritenne che a parte la carta
disegnata da Juan de la Cosa nel 1500 (egli aveva fatto parte degli equi-
paggi di Colombo a cominciare dal 1492) le carte pi antiche
dellAmerica fossero quelle di Cantino e di Canerio

Fig. 6 Carta di Juan de la Cosa
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e uno schizzo abbozzato dal figlio di Colombo, Bartolomeo.
Tra le pi vecchie, tra quelle stampate in tempi pi remoti, invece ,
la pi antica attribuita al Contarini, seguita nel 1507 da quella di Martin
Waldseemller (ca 1470-1521), conservata ora a Washington (D.C.).

Fig. 7 Carta di Waldseemller
La carta di Piri Reis, per, presenta vari motivi di perplessit. Innanzi-
tutto ce n uno di natura storico-scientifica: questa carta sembra essere
stata tracciata sfericamente, ovvero come se, preso un mappamondo e
apertolo, lo si fosse disteso su di una superficie piana. Il problema che
tale procedimento geometrico-matematico risulta noto solo un secolo pi
tardi. Qualcuno dice che i Portoghesi, allepoca, lo utilizzassero gi ma
non ci sono prove certe nemmeno in tal senso.
Parte, ma solo parte della verit, pu essere ritrovata nelle stesse parole
di Piri Reis che come ogni uomo di scienza che si rispetti, comunica can-
didamente quelle che furono le sue fonti. Egli, in margine alla sua carta,
ci parla di circa venti mappe di cui si sarebbe servito per tracciare la pro-
pria e fra queste ne viene citata una portoghese, nota come Portulan e al-
tre arabe chiamate Djaferiye; aggiunge poi che sarebbe riuscito ad attin-
gere elementi anche dalle carte di Colombo (catturando, probabilmente,
qualcuno che come il de La Cosa aveva accompagnato il navigatore ge-
novese nei suoi viaggi e aveva realizzato copie delle carte disponibili a
bordo).
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Pi avanti spiegher meglio perch, per le carte del navigatore genove-
se, io abbia usato il termine disponibili a bordo.
Fatto sta che oggi non esistono n la carta realizzata da Colombo n le
copie di questa, per cui la cosa che pi ad esse si avvicina la carta di Pi-
ri Reis. Da qui il primo elemento di indubbia importanza per questa carta.
Sono ormai in molti per ad essere convinti che Cristoforo Colombo
non sia stato il primo a mettere piede sul suolo americano. Tutti danno
ormai per certo che popoli nordici (forse i Vichinghi) avessero scoper-
to il nuovo continente qualche secolo prima, come sembrerebbe anche
dalla cosiddetta Vinland Map che risulta essere di 50 anni antecedente
alla scoperta dellAmerica, che in essa risulta riportata come una grande
isola.

Fig. 8 Vinland Map
Di ci non abbiamo certezza che vi fosse alcuna consapevolezza; n
restano tracce di quella che pu anche essere stata una circostanza occa-
sionale e nel tempo, abbia permesso magari soltanto soggiorni tempora-
nei. Anche a questo proposito, esistono studi fuori dallufficialit che ef-
fettuati da Jacques de Mahieu, vorrebbero indicare proprio in queste po-
polazioni nordiche quegli dei o super eroi che erano stati ricevuti dalle
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popolazioni precolombiane del centro e del sud America, giustificando
laccoglienza, inizialmente molto positiva, riservata poi ai conquistado-
res, visti come tali super eroi finalmente di ritorno.
Recentemente, per, sono stati dati alle stampe altri studi e speculazio-
ni fatte da un ex ufficiale della Marina di Sua Maest Britannica, Gavin
Menzies, che hanno del sensazionale. Tutto ci che questo ex comandan-
te di sommergibili nucleari viene affermando troverebbe, inoltre, ulterio-
re conferma nella scoperta, fatta in Cina, di una carta del 1763 che per
sarebbe la riproduzione di unaltra carta, questultima del 1418, in cui si
vede praticamente tutto il mondo oggi conosciuto e questo ben 74 anni
prima che Colombo scoprisse lAmerica!

Fig. 9 Carta cinese del 1763
Gli studi del Menzies e le speculazioni che ne derivano nascono dal
documento di un cartografo veneziano: Zuane Pizzigano.
La sua carta, datata 1424, appartenuta nellottocento al collezionista
britannico Sir Thomas Phillips e, successivamente giunta in possesso
dellUniversit del Minnesota, riporta con notevole precisione le coste
dellEuropa e parte delle coste africane ma soprattutto, per quanto ci ri-
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guarda, evidenzia delle isole, molto al largo delle coste atlantiche euro-
pee, che il Menzies, attraverso una serie di ragionamenti e di prove in-
crociate, identifica con alcune di quelle caraibiche; e ricordiamo che la
carta datata 68 anni prima che Colombo avesse navigato nelle zone in
essa descritte. Ulteriori ricerche dimostrarono che la prima idea venuta
alla mente, ovvero che i Portoghesi avessero una conoscenza diretta di
quelle isole, risultata non vera nonostante esse comparissero di nuovo
su una loro carta del 1428. Ulteriore conferma di tale ignoranza
labbiamo implicitamente dallordine dato nel 1431 da Enrico il Naviga-
tore, di cercare quelle isole che pur figurando sulle carte in suo possesso,
erano ancora sconosciute. E poi c la carta di Andrea Bianco (1436) in
cui nuovamente compaiono tali isole caraibiche.

Fig.10 Carta di Pizzigano
Da questa premessa nasce linterrogativo: se i Portoghesi non sapevano
nulla, chi aveva passato linformazione che appariva sia sulle loro carte
che su quella di Pizzigano e le altre di cui abbiamo notizia e che risalgo-
no pi o meno a quel periodo?
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Man mano che il Comandante Menzies prosegue nei suoi studi, vengo-
no alla luce sempre nuovi documenti che risultano altrettanto inquietanti
in quanto tutti, in vario modo, riportano con notevole dettaglio tratti di
coste (America del sud, Africa occidentale, Groenlandia ecc.) ben prima
che esse fossero state scoperte, men che meno rilevate, da navigatori
occidentali.
La mole dei dati che si erano accumulati era inoltre relativa ad un in-
tervallo di tempo contenuto e a distese di mari e di terre globali. Per pro-
cedere al rilievo di tali e tanti dati, in tempi comunque contenuti, sarebbe
stato necessario disporre di un numero elevato di unit, una vera flotta,
dedicato allo scopo; e allora la prima e forse lunica domanda sensata che
veniva alla mente era: chi aveva, allepoca, le risorse per approntare una
tale flotta?
Secondo lautore inglese, lunica potenza del momento in grado di im-
pegnarsi su una scala cos grande era la Cina.

Fig.11 Francobollo cinese con la flotta di Zheng He
Egli si dedicato quindi con passione al reperimento delle prove di ci
che, allinizio, era stata solo poco pi di unintuizione.
Non qui il caso di soffermarsi sulle argomentazioni che ha portato
avanti il Comandante Menzies; per chi volesse saperne di pi, rimando
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alla consultazione del suo sito web o alla lettura dei suoi due volumi
sullargomento che presentano spunti di sicuro interesse.
C un ragionamento che invece potrebbe avere una sua plausibilit e
che per di non semplice dimostrabilit, per lo meno sino a che non si
riuscir a colmare i molti buchi che sono naturalmente presenti nella ri-
cerca storica effettuata a distanza di qualche secolo dagli eventi di cui
tratta. Inoltre, unulteriore complicazione per la conoscenza di come sia-
no realmente andate le cose rappresentata dal fatto che dopo un periodo
di scoperte epocali, la Cina si chiuse bruscamente in se stessa e quel che
peggio, attu una politica di distruzione sistematica di tutte le carte e
documenti comprovanti lesistenza di un mondo esterno, cancellando
in pochi anni la storia e la somma di conoscenze derivante dal suo passa-
to espansionistico.
Un dato che comunque emerge fra tutti ed difficilmente controbatti-
bile, data la quantit di indizi e prove incrociate, questo: tra il 1421 e il
1423 grandi flotte cinesi

Fig. 12 Navi cinesi
affrontarono viaggi di portata mondiale, lasciando alle loro spalle trac-
ce incontrovertibili e documentazione che solo entrando nel campo della
cos detta archeologia spaziale, o meglio della fantascienza, possono es-
sere attribuite ad altri. E poich sin dallinizio abbiamo detto che voglia-
mo seguire il metodo della Storia Circostanziale, che non significa affatto
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seguire voli fantastici, torniamo a seguire, come possibile, le flotte cinesi
dei primi lustri del XV secolo.
Si tratt di una massa di circa 30.000 uomini che prese posto a bordo di
centinaia di navi. Fra esse le maggiori misuravano 146 metri di lunghez-
za per 55 di larghezza, avevano nove alberi e potevano portare sino a
2000 tonnellate di merci ciascuna.

Fig. 13 La nave di Zheng He paragonata a quella di Colombo
Nella stessa epoca, per fare un raffronto, il grosso della flotta venezia-
na, che al mondo possiamo considerare seconda subito dopo la cinese,
era costituito da trecento galere, lunghe circa 46 metri, larghe sei e con
una capacit di carico di sole 50 tonnellate!
Durante i viaggi a cui facciamo riferimento, per, limpero di Zhu Di
(1360-1424) entr in una crisi irreversibile che port al potere quelle fa-
zioni mandarine che si opponevano al contatto con i paesi stranieri. Al
ritorno di quello che restava della grande flotta, le navi furono lasciate
marcire, i diari e i documenti distrutti e nei decenni successivi si proce-
dette a cancellare metodicamente anche la memoria di ci che era stato
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scoperto. E questo giustifica la limitatezza di documentazione reperibile
in Cina che, pur trattando delle flotte di Zheng He, difficilmente, nel de-
scriverne i sette viaggi conosciuti, va pi in l delle coste orientali
dellAfrica anche se ogni logica ci porta a pensare che non ci fosse ragio-
ne di fermarsi l.
Tornando per al viaggio che alcuni considerano mitico, giunto a Su-
matra il grande Ammiraglio Zheng He (1371-1433), vera anima della
flotta e dellimpresa, deve rientrare in Cina per stare vicino
allimperatore e prima di farlo, suddivide le restanti navi in squadre di
25/30 unit che affida rispettivamente ai sottoposti Hong Bao, Zhou
Man e Zhou Wen.
Un primo indizio circa la presenza dei Cinesi nei porti dellIndia meri-
dionale ci viene dalla coinci-
denza quasi perfetta dei racconti
degli stessi Cinesi con quelli
fatti da un mercante veneziano,
Niccol da Conti, che ci sono
giunti in quanto pubblicati da
Poggio Bracciolini (1380-
1459). Poi, nel planisfero com-
pilato nel 1459 da fra Mauro
(m. 1459), anchegli veneziano,
una copia coeva del quale, rea-
lizzata, pare, dal suo assistente,
conservato presso la biblioteca
Marciana di Venezia, e in cui si
parla di una giunca che avrebbe
doppiato il capo di Buona Speranza e c un disegno corretto del ca-
podecenni prima che Diaz o Gama, ovvero i primi europei, avessero
navigato quelle acque.
Qui c un primo collegamento con le informazioni a disposizione dei
Portoghesi, visto che fra Mauro, che con ogni probabilit fu in contatto
con da Conti, fu anche al servizio di Dom Pedro di Portogallo, fratello di
Enrico il Navigatore ed proprio in Portogallo che fin il suo planisfero,
loriginale che poi scomparve.
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Di meraviglia in meraviglia, da uno storico portoghese, Antonio
Galvo (1490-1557), si apprende che nel 1428 Dom Pedro riport da Ve-
nezia una carta del mondo in cui, oltre alle coste dellAfrica occidentale,
venivano riportate anche quelle dellAmerica del sud, con un dettaglio
tale che si poteva individuare lo stretto di Magellano ben 120 anni prima
che Magellano gli desse il suo nome!
Leggendo ampiamente sullargomento, ho semplicemente provato a
correlare, utilizzando il metodo a cui ho fatto cenno, le varie idee, fatti,
ipotesi che altri hanno messo insieme e ne venuto fuori un quadro
tuttaltro che certo ma che mi sembra non manchi di un suo fascino e
possa avere una buona percentuale di veridicit. Lidea che desidero con-
dividere si articola quindi nella maniera seguente:
Fatto: I cinesi, che avevano le forze e la volont per farlo, nei primi
anni del XV secolo si avventurarono sui mari del mondo, provvedendo
con ogni probabilit a cartografarne la gran parte.
Fatto: La maggior parte della documentazione derivata da questa im-
presa viene distrutta. Prima che ci avvenga, per, i Veneziani, da lungo
tempo in contatto con il Celeste Impero, riescono a mettere le mani su al-
cune di tali carte che prendono la via di Venezia.
Fatto: i Portoghesi riescono ad acquistare alcune di tali carte che ter-
ranno fra le cose pi segrete e che forniranno guida e riferimento ai gran-
di navigatori del tempo.
Da quanto sopra si pu far derivare lipotesi (di questo si tratta anche
se le possiamo attribuire un elevato grado di probabilit) che tali naviga-
tori non sfidassero proprio lignoto, come comunemente si crede, ma ve-
rificassero piuttosto la veridicit dellesistenza di luoghi che seppure mai
visitati da loro, trovavano riscontro in quelle esotiche documentazioni. Il
Cristoforo Colombo a cui ho accennato allinizio di questo scritto, defini-
to da alcuni come marinaio ignorante anche se non lo era affatto, nel con-
testo socio culturale in cui viveva molto difficilmente avrebbe potuto ac-
cedere alle case reali spagnole o portoghesi con un progetto che fosse sta-
to interamente basato solo su di unintuizione. come se uno di noi si
presentasse dal sig. Obama e riuscisse a farsi assegnare dal presidente
degli Stati Uniti uno shuttle per raggiungere un pianeta sconosciuto a tut-
ti, tranne che a noi, sfruttarne le ricchezze e ovviamente tenersi il
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90% dei ricavi! Non a caso c chi ipotizza che egli fosse uno dei figli
naturali del Papa Innocenzo VIII, ma questa unaltra storia circostan-
ziale, da esaminare in un altro contesto! Ecco quindi che con carte di-
sponibili a bordo delle caravelle di Colombo possiamo ipotizzare, in al-
ternativa a quelle che Colombo stesso disegn, quelle preesistenti e pre-
cedenti la spedizione e di cui il navigatore genovese poteva avere la pos-
sibilit di servirsi.
Tornando a Piri Reis, cosa probabile che anchegli sia riuscito a met-
tere le mani su alcuni di quei documenti, apparentemente presenti in Me-
diterraneo allepoca in quanto portativi dai Veneziani e ne abbia fatto
uso, almeno in parte, per la sua carta. Anche quella che lui dice di avere
utilizzato e che dichiara essere appartenuta a Colombo, pu essere intesa
nel modo su accennato, ovvero come una carta di cui Colombo aveva la
disponibilit, derivata dai documenti veneziani a cui ho fatto cenno, e di
cui, purtroppo, non esiste oggi pi alcuna traccia. Queste ipotesi potreb-
bero, almeno in parte, fornire una spiegazione ad alcuni degli interrogati-
vi posti dalla cos detta carta di Piri Reis.
Lunica alternativa plausibile a questo ragionamento sembra essere
quello che queste informazioni fossero contenute in alcuni documenti
presenti nella biblioteca di Alessandria, poi andata distrutta ma questa
storia ancora pi difficilmente dimostrabile mentre a me sembra molto
pi accettabile ci che ho sin qui cercato di sostenere.
Ci che direi assodato che ci troviamo di fronte ad un affascinante
capitolo di una vicenda in cui storia, scienza e mito si incontrano. Pu
darsi che da qualche remoto archivio possa prima o poi saltar fuori una
prova certa di quanto abbiamo provato ad affermare. Per ora, tale certez-
za non esiste ma noi che riteniamo di essere cittadini di un mondo globa-
lizzato, in cui ci che accade in un punto condiziona la vita di Paesi an-
che molto lontani, restiamo comunque affascinati dallintreccio di rap-
porti che gi 600 anni or sono sottolineavano limportanza di relazioni
planetarie. Di queste relazioni, la storia lo dimostra, Veneziani e Turchi
mostrarono al mondo di sapere fare tesoro e di essere in esse maestri.

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