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CARD.

PIETRO DE BRULLE

LE GRANDEZZE DI MARIA


TRADUZIONE, INTRODUZIONE E NOTE
DEL SAC. MAURILIO ANDREOLETTI


SECONDA EDIZIONE

VITA E PENSIERO
MILANO


NIHIL OBSTAT QUOMINUS IMPRIMATUR SAC. CAROLUS FIGINI, CENSOR
DELEGATUS
IMPRIMATUR

IN CURIA ARCHEPISCOP., MEDIOLANI DIE XXVIII DECEMBRIS MCMXLIII
CAN. DOMINICUS BERNAREGGI, VIC. GEN.


SOMMARIO

Avvertenza
Introduzione

SEZIONE I
VITA DI GES

PARTE PRIMA
MARIA PRIMA DELLINCARNAZIONE


I - Il Figlio di Dio promesso ed aspettato da quattromila anni, decide di
scendere dal Cielo su la terra onde compiere le sue promesse e le sue opere.
II. - La terra ha bisogno del Figlio di Dio - Qualit di Ges ben diverse da
quelle dei monarchi che l'hanno preceduto.
III - La terra, attesa la sua iniquit, indegna ed incapace di ricevere e
possedere il Figlio di Dio.
IV - Dio fa nascere, su la terra una Vergine rendendola degna di ricevere il
Figlio di Dio e di darlo al mondo.
V - Eccellenza della Vergine.
VI - Condotta ammirabile di Dio rispetto alla Vergine.
VII - Stato ed occupazione di Maria alla venuta dell'Angelo san Gabriele.

PARTE SECONDA
IL CONSENSO DI MARIA

VIII - Nome e qualit dell'Angelo mandato alla Vergine.
IX - Il turbamento della Vergine proviene dalle parole e non dalla presenza
dell'Angelo.
X - Umile disposizione della Vergine rispetto alle parole dell'Angelo
XI - La salutazione angelica e gli eretici. Ragione dello stupore di Maria.
XII - Continua il discorso dell'Angelo, che mette la Vergine in una nuova
sollecitudine per la Sua verginit.
XIII - In difesa della Vergine accusata di mancanza di fede.
XIV. Sublimi parole dell'Angelo alla Vergine.
XV - Sublimi parole della Vergine e sue intime disposizioni
XVI. Ecce Ancilla Domini: Fiat mihi secundum verbum tuum.
XVII. Stato insigne della Vergine al termine del colloquio con l'Angelo.

PARTE TERZA
COMPIMENTO DEL MISTERO DELLA VERGINE

XVIII - Eccellenza e sublimit dell'opera che viene compiuta dopo le ultime
parole della Vergine
XIX - Elevazione a Dio ed alla Vergine.
XX - La persona dello Spirito Santo e la persona del Padre espressamente e
distintamente si applicano alla Vergine e all'opera della Incarnazione nella
Vergine.
XXI - L'Incarnazione opera insigne e sconosciuta al mondo.
XXII - Le tre Persone divine in questo mistero
XXIII - Come Dio si abbassi in questo mistero.
XXIV - Grandezze operate nel momento della Incarnazione.
XXV - Il Figlio di Dio umilia se stesso in questo mistero
XXVI Intimit della Vergine con Ges, deliziosa e continua.
XXVII Occupazione di Ges nella Vergine verso Lei stessa
XXVIII Conclusione.

SEZIONE SECONDA

ELEVAZIONE A DIO IN ONORE DELLA PARTE CHE HA VOLUTO DARE ALLA
VERGINE NEL MISTERO DELL'INCARNAZIONE CON LA SUA AZIONE IN LEI E
PER MEZZO DI LEI - CONSIDERAZIONI E PENSIERI

I - Grandezze del mistero della Incarnazione.
II - La Vergine la persona pi insigne dopo le Persone divine.
III - La Vergine forma un ordine e un mondo a parte.
IV - L'Eterno Padre e la Vergine uniti assieme dalla Persona del Figlio.
V - Vincoli ineffabili tra il Verbo e la Vergine.
VI - Offerta di se stesso alla Vergine, in qualit di schiavo, di Ges in quanto
sottoposto al potere materno della Vergine.

SEZIONE TERZA

CONSIDERAZIONI E PENSIERI SUI MISTERI DELLA SS. VERGINE

I - Infanzia di Maria.
II - L'Annunziazione.
III - Maria nell'Incarnazione.
IV - Vita di Ges nel seno di Maria.
V - La Visitazione.
VI - Maria nella nativit di Ges.
VII - L'Epifania.
VIII - Presentazione di Ges al tempio.
IX Fuga in Egitto - Vita a Nazareth.
X - Maria sul Calvario.
XI - Maria dopo la Risurrezione e l'Ascensione.

SEZIONE QUARTA
LA DIVINA MATERNIT

PARTE PRIMA
PREGI

I - Dignit della Madre di Dio
II - Unione della Vergine con Ges
III - Intimit di Maria con Ges.
IV - Vita mistica di Ges in Maria.

PARTE SECONDA
CONSEGUENZE DELLA DIVINA MATERNIT

I - La Madre di Dio.
II - Autorit di Maria sulle anime.
III - Maria corredentrice.


SEZIONE QUINTA
DEVOZIONE ALLA BEATA VERGINE


PARTE PRIMA
NECESSIT E CONVENIENZA

I - Disegni di Dio sulla devozione della Vergine nella Chiesa - Perch la Vergine
comunemente viene chiamata Nostra Signora.

PARTE SECONDA
PRATICA

I - I tempi liturgici.
II - Tutti ad onore ed imitazione di Ges e Maria
III - Avviso a Sacerdoti e Superiori.
IV - La divozione a Maria nella Congregazione dell'Oratorio
V - Suggerimenti e prevenzioni per le Carmelitane.
VI - Esempio del Card. De Brulle
VII - Consigli del Card. De Brulle alla Regina d'Inghilterra
VIII - Preghiera.

________________

AVVERTENZA

Il presente volume si pubblica quando il Sac. Maurilio Andreoletti ha chiuso gli
occhi alla vita mortale ed stato chiamato da Dio a godere il premio della sua
vita operosa.
Tra le varie sue attivit vi fu anche quella di tradurre opere ascetiche per porre
a servizio delle anime opere classiche scritte in altre lingue.
Tra queste traduzioni, dal Sac. Andreoletti preparate con intelligente cura, il
presente volume dischiude al lettore la conoscenza delle grandezze di Maria.
GLI EDITORI

INTRODUZIONE

I - CENNI STORICI SUL CARD. DE BERULLE.

Pietro de Brulle, Maestro di molti Santi e Dottore di molti Dottori come lo
chiama Enrico Bremond
1
, nacque a Srilly (Sciampagna) il 4 febbraio 1573.
Giovanissimo ancora si dedic alle controversie coi Protestanti ed ottenne
strepitose conversioni. Ordinato sacerdote nel 1600, continu ad esercitare il
suo apostolato con santo zelo ed ammirabile efficacia, a segno che i protestanti
ne avevano gran paura e si schermivano dal discutere con lui. noto il detto
del Card. Duperron: Se volete convincere gli eretici, conduceteli da me; se
volete convertirli, rivolgetevi al Vescovo di Ginevra (San Francesco di Sales);
ma se volete convincerli insieme e convertirli, inviateli a Pietro de Brulle.
Prima ancora di essere sacerdote, era ricercato come direttore spirituale ed
riconosciuto come uno dei pi illuminati direttori di anime che il Signore abbia
dato alla sua Chiesa. Il Re Enrico IV volle elevarlo allepiscopato, ma dovette
desistere di fronte alla sua umilt e diceva: Osservate bene questuomo: un
Santo; ha conservato la sua prima innocenza.

____________________________
1 Histoire du sentiment religieux en France, etc., vol. III, pag. 4.

Con la B. Maria dellIncarnazione (Signora Acarie), sua cugina e sua discepola,
promosse l'introduzione in Francia delle Carmelitane, di quest'opera che port
copiosissimi frutti, egli fu l'autore principale a costo di inaudite contraddizioni e
di gravissimi disturbi. Si dedic poi alla direzione di quelle religiose, e vi
persever sino alla morte, non curandosi n delle fatiche n dei sacrifizi.
Nel 1611, Pietro de Brulle fond l'Oratorio di Francia sul modello di quello
stabilito in Roma da S. Filippo Neri. Questo Istituto ebbe subito vasta e decisa
influenza su la riforma del clero. A Pietro de Brulle fecero capo tutte le
principali istituzioni sorte in Francia, nel XVII secolo, per la santificazione del
clero, sotto l'influenza di San Vincenzo de Paoli, del Bourdoise e, in seguito, di
Giovanni Olier.
Per la sua posizione sociale il Brulle fu obbligato ad occuparsi degli affari dello
Stato, e venne creato Cardinale in seguito al buon esito dei negoziati da lui
condotti, presso la Corte di Roma, per il matrimonio della Principessa
Enrichetta, figlia di Luigi XIII, col principe Ereditario d'Inghilterra. Membro del
Consiglio del Re, non esit ad opporsi alla politica dell'onnipotente Card.
Richelieu quando la giudic non conforme alla giustizia ed agli interessi della
Religione.
Mor santamente all'altare, il 2 ottobre 1629. San Francesco di Sales, suo
amico e confidente, disse: Brulle tal uomo che vorrei rassomigliargli in
tutto. San Vincenzo de Paoli, suo discepolo, quando ne ud la morte, disse ai
suoi Preti della Missione: Brulle uno dei pi santi sacerdoti che io abbia mai
conosciuti.
La causa della sua beatificazione, appoggiata da oltre quaranta miracoli
giuridicamente provati, venne promossa dal P. Bourgoing, terzo superiore
dell'Oratorio, assieme a quella di San Francesco di Sales; ma venne sospesa
nel 1661, per l'opposizione del partito del Card. de Richelieu e principalmente
per gli intrighi dei Giansenisti, i quali vollero accaparrare a loro vantaggio il
nome di un uomo cos eminente per la Santit, per la dottrina e per le opere
compiute.
1


2. - SUA DOTTRINA SU MARIA VERGINE.

Uomo straordinario sotto ogni rapporto, il Padre de Brulle riconosciuto come
un grande iniziatore; la sua dottrina porta l'impronta di una decisa originalit,
egli non ebbe altri Maestri che la Scrittura e i Padri
2
. La sua dottrina su la
SS. Vergine presenta il medesimo carattere di originalit, e si pu dire che egli
ha rinnovato la divozione verso la Vergine
3
col darle un impulso nuovo.
Bench ardente ed entusiasta, la sua divozione a Maria ha sempre per
fondamento la teologia, secondo il sua metodo di unire costantemente la piet
ed il dogma.
Nel pensiero del Brulle tutte le grandezze e tutti i privilegi di Maria derivano
dalla scelta che Dio fece di Lei per la cooperazione all'Incarnazione; questa la
ragione per cui le tre Persone Divine hanno con Lei relazioni affatto speciali.
LEterno Padre la vuole come Sposa, quindi fin dall'eternit le prepara il
corredo di doni straordinari e la tratta poi con grande riverenza, aspettandone
il consenso

_______________________
1 Chi desiderasse pi abbondanti notizie sul Card. De Brulle, potr trovarle
nell'Introduzione all'Elevazione su S. Maria Maddalena, Monza, Tipografia
Artigianelli, 1936.
2 BREMOND, op. cit., pag. 15.
3 Id., ibid., pag. 89. Per darne la prova, aggiunge, basta dire che al Brulle si
sono ispirati i pi insigni propagatori di questa devozione nei tempi moderni,
come Giov. Olier. san Giovanni Eudes, il beato Grignion de' Monfort.

XIII

per compiere il grande Mistero. Il Verbo, lo vuole per Madre. Lo Spirito Santo
per sua cooperatrice.
Il Card. de Brulle insiste continuamente su la dignit della divina Maternit;
n si cura delle ripetizioni, perch sono pensieri cos dolci che non pu
lasciarli. Egli analizza e sviscera questo dogma fondamentale per la Vergine, e
ne deduce tutte le conseguenze gloriose per la Madre di Dio; quindi fa risaltare
principalmente il potere straordinario che le viene divinamente comunicato di
generare nella natura umana Colui che il Padre eternamente genera nella
natura divina; la verginit che trionfa nell'essere incorporata in un s inaudito
mistero; - lopera straordinaria che esaurisce, per cos dire, la potenza divina; -
la vita (fisica e mistica) di Ges in Maria, vita esposta dal pio Cardinale in
pagine particolarmente squisiti; - la parte che spetta a Maria nella Redenzione,
perch per mezzo di Lei l'Eterno Padre acquista potere sul Figlio suo, epper gli
d il precetto di morire per la nostra salvezza, poich il Figlio non dipendente
dal Padre se non come uomo e si fa uomo appunto per opera e consenso di
Maria: inoltre, perch Ella soffre con Ges e incomincia a soffrire fin dal primo
istante, dell'esistenza di Lui nel suo seno; - l'esaltazione in Maria della persona
umana; l'Incarnazione infatti l'esaltazione della natura umana, la Vergine
Madre invece l'esaltazione della persona umana: Ges non ha personalit
umana, e ci mentre una specie di umiliazione per la sua umanit il
principio di tutta la sua grandezza, poich Dio appunto perch non una
persona umana; ma nella divina Maternit la persona umana viene elevata alla
pi alta dignit possibile in una semplice creatura.
Tale la dignit di Maria che al disopra non v' che Dio; non inferiore che
a Dio, e la santit in Lei pari alla dignit. Qui il Padre de Brulle insiste su la

XIV

unione singolare, perfetta ed intimissima di Maria con Ges, e ne deduce pure
la conseguenza che la funzione da Maria di dare Ges alle anime. Il concetto
cos sublime che il pio Cardinale ha della missione della Vergine e ch'egli
esprime in modo sempre dogmatico, non pu certo contentarsi di una
divozione volgare e neppure semplicemente poetica e sentimentale: Egli vuole
una divozione sopratutto interna e spirituale ma anche esterna e sensibile, una
divozione che tenda alla pratica, alla consacrazione a Maria di tutta la nostra
vita e che per lui si risolvette nel voto di servit a questa potente Regina e
dolcissima Madre.

3 - OPERE RACCOLTE IN QUESTO VOLUME.

In questo volume abbiamo raccolto
1
ci che il Cardinale de Brulle ha scritto
su Marie, Vergine e particolarmente, l'opera che porta il titolo di Vita di Ges
che egli medesimo ebbe cura di pubblicare e nella quale sono condensate le
sue vedute su la Vergine e su l'Incarnazione, era questa la prima sezione di
una grandiosa vita mistica di Ges, di cui egli aveva concepito il disegno, ma
che sgraziatamente non ebbe tempo di condurre a termine.
In secondo luogo diamo la traduzione della Elevazione a Dio in onore, della
parte che ha voluto dare alla Vergine Maria nel Mistero dell'Incarnazione,
operandolo in Lei e per mezzo di Lei. In tutta la nostra letteratura mariana,
ha detto Enrico Brmond, non trovo nulla che meriti di essere preferito a
queste pagine che si direbbero

________________________
1 Per le opere del Brulle citiamo gli Opuscoli con la lettera O seguita, dal
numero che hanno nella raccolta del Migne; le Lettere, con la lettera L seguita
parimenti dal numero, e per il volume del Migne indichiamo la colonna.

XV

scritte ieri: Mi domando se sia possibile unire con pi perfetta armonia la
tenerezza con la gravit, la teologia con la devozione, la dottrina con la poesia,
l'ingenuit con la grandezza.
1
.
In terzo luogo abbiamo riunito vari frammenti sparsi negli Opuscoli di piet che
il Fondatore dell'Oratorio, ha lasciato inediti e che erano materiale preparato
per la sua grande Vita di Ges. Abbiamo inoltre spigolato nelle sue, Lettere,
raccogliendo vari gioielli che spontaneamente uscivano dalla mente e dal cuore
del piissimo direttore spirituale delle Carmelitane.
Ne risulta un trattato quasi completo, bench poco ordinato, su le grandezze
della Madre di Dio; il lettore, se con un po' di pazienza sapr prendere contatto
con le opere del Card. de Brulle al primo aspetto un po' pesanti, non
mancher di trovarvi un pascolo delizioso per la sua piet verso la nostra
Madre celeste, perch sono i pensieri di un teologo eminente, dottissimo e
santo.


SEZIONE PRIMA
VITA DI GES

PARTE PRIMA
MARIA PRIMA DELLINCARNAZIONE


I.

IL FIGLIO DI DIO PROMESSO ED ASPETTATO DA QUATTROMILA ANNI, DECIDE
DI SCENDERE DAL CIELO SU LA TERRA ONDE COMPIERE LE SUE PROMESSE E
LE SUE OPERE.

Quattromila anni sono passati; la terra tutta coperta d'iniquit. Anche la
Giudea, quel piccolo cantuccio del mondo che Dio aveva riservato per s e
consacrato al sua onore, immerso nel peccato. La terra non porta
dappertutto che peccatori e peccati; ppure tempo che porti il Giusto e la sua
giustizia; quel Giusto di cui parlano i Profeti; quel Giusto che si chiama
Dominus Justus noster: tre qualit distinte e ben notevoli; quel Giusto che
nostro ad un titolo singolare e deve essere il nostro Giusto e il nostro Sovrano
Signore; il Giusto per eccellenza, l'unico Giusto, la cui giustizia deve
felicemente inondare la terra e, con un diluvi salutare, salvare i peccatori e
purificare l'universo col distruggere i peccati.

3

II.
LA TERRA HA BISOGNO DEL FIGLIO DI DIO. - QUALIT DI GES BEN DIVERSE
DA QUELLE DEI MONARCHI CHE L'HANNO PRECEDUTO.

I. - Durante quel quattromila anni, quattro Imperi hanno governato il mondo e
il inondo come seppellito nelle proprie rovine; tutto coperto di tenebre, dopo
tanto tempo non conosce ancora Colui che lo ha creato; quanto pi va avanti,
tanto pi si allontana dalla sorgente e si gonfia dell'errore e della vanit degli
idoli. I Grandi pensano alla propria grandezza e non al Grande dei grandi
1
;
anzi pretendono di essere adorati come divinit, mentre il vero Dio
misconosciuto da tutto l'universo. In tali tenebre e confusioni il mondo ha
bisogno di una luce pi viva di quella del Sole che lo illumina e di una potenza
pi augusta di quella del Cesare che lo governa. tempo che la luce risplenda
sul nostro orizzonte; tempo che l'Impero della pace e della salvezza venga
stabilito nel mondo; tempo che Ges compaia su la terra. Ges un sole
vivente, un re pacifico, un monarca spirituale, le sue conquiste sono le anime
dei popoli, i tributi che esige sono i loro voti e le loro adorazioni.
Nell'obbedienza a Ges i popoli trovano la vera libert, nella sua legge la vera
felicit, nel suo servizio la vera dignit. Lo scettro di Ges la Croce su la
quale Egli morto per il suo popolo; le sue armi, lo Spirito del

_________________________
1 Grande dei grandi, Dio degli dei, Santo dei santi, Opera delle opere, ecc.,
sono ebraismi che equivalgono al superlativo: Supremo tra i grandi, Dio
supremo, Santo per essenza, oppure: Il luogo pi santo, l'opera pi insigne,
ecc.

4

Signore e la parola di Lui; le sue vittorie, la liberazione dalla morte e dal
peccato per quelli che felicemente si lasciano vincere dalla sua santa potenza.

II. - Quale differenza tra Ges ed i monarchi che l'hanno preceduto l Questi
avevano lo scopo di dominare: Ges non ha altro scopo che di salvare; il loro
potere copriva la terra di orrore e di confusione: Ges viene a riempirla di
grazie e di benedizioni; la loro potenza non dur che pochi anni e sopra un
cantuccio della terra; Ges invece Re dei secoli, si chiama il Principe
dell'eternit, e il mondo che a Lui sar sottoposto non avr pi da cambiare n
d'impero, n di sovrano.
Ges un Re la cui potenza eterna; ai Suoi sudditi Egli dona un'eternit di
pace. Ges un Re di cui l'impero nasce alla fine del quarto Impero, come dice
Daniele. e sussister eternamente. Ges un Re di cui il trono il cielo; la
terra lo sgabello dei suoi piedi, ed Egli deve dominare il cielo e la terra. un
Re di cui lo Stato nel cielo ed la gloria di quelli che lo servono e lo adorano;
su la terra, l'opera di Ges la grazia del Creatore e la riunione dei popoli in
una medesima Chiesa.

III. - Ges, pertanto la gioia del cielo e la speranza della terra, l'oggetto
dell'aspettazione d'Israele e la felicit dei gentili; il desiderato dai popoli e il
liberatore che li salva dalle loro miserie, il mediatore tra Dio e gli uomini, il
riparato re dell'umana natura e il legislatore delle nazioni, l'onnipotente e il Re
della gloria: qualit insigni e ben necessarie per rimediare ai nostri mali.
Ma l'impero di Ges deve venire dal cielo; orbene, i peccati della terra tengono
chiuso il cielo. I giusti hanno un bel grigare: Rorate coeli, desuper et nubes
pluant

5

Justum; Cieli, spargete dall'alto la vostra rugiada, e le nubi facciano piovere il
Giusto (Is, XLV, 8). Il loro numero troppo esiguo perch siano ascoltati;
troppo deboli sono i loro voti perch possano penetrare nei cieli.

III.

LA TERRA, ATTESA LA SUA INIQUIT, INDEGNA ED INCAPACE DI RICEVERE
E DI POSSEDERE IL FIGLIO DI DIO.

Non vediamo noi come la terra sia indegna di ricevere e di possedere il Giusto?
tutta coperta di abominazioni e d'idolatria; sempre pi macchiata
dall'impurit, dalla bestemmia e dall'empiet; ha fatto divorzio dal cielo e
protesta audacemente, per bocca dei suoi migliori spiriti, che Dividum
imperium cum Jove Caesar habet; Cesare con Giove divide l'impero (Virgilio).
La terra quindi non conosce che Cesare, n riconosce il Dio del Cielo se non per
offenderlo; perci attira sempre pi sopra di s, non gi la misericordia, ma la
giustizia di Dio. Tuttavia, o bont ineffabile!, fedele alla sua parola e costante
nelle sue misericordie, Dio vuole vincere l'ostacolo delle nostre indegnit,
compiere le sue promesse e adempiere la figura e le ombre della Legge. Colui
che la grazia e la misericordia del Padre, il Figlio unigenito e il Verbo del
Padre, ha deciso di aprire, il cielo, scendere su la terra e parlare, agli uomini il
linguaggio degli uomini; vuole farsi uomo, Uomo e Dio tutt'assieme, vita,
salvezza, luce, pace tra Dio e gli uomini.

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IV.

DIO FA NASCERE SU LA TERRA UNA VERGINE RENDENDOLA DEGNA E CAPACE
DI RICEVERE IL FIGLIO DI DIO E DI DARLO AL MONDO

Affinch la terra sia degna di ricevere e di possedere il suo Dio, il Signore fa
nascere su la terra una persona distinta ed eminente, la quale non ha parte
alcuna nel peccato del mondo ed dotata di tali grazie e favori che persona
simile n mai si vista, n mai si vedr, n in cielo n in terra. Concepita
senza peccato e santificata fin dal primo istante della sua esistenza, fin d'allora
Ella gode dell'uso della ragione e della grazia; confermata nello stato
d'innocenza e d'immunit dal peccato
1
, elevata ad una grazia di tale
eminenza che l'ordine della grazia non ha visto mai nulla di simile; tanto
perfetta in tutta la sua vita che ad ogni istante compie un nuovo progresso
nell'ordine di questa grazia straordinaria e singolare: questa Vergine, allo
stesso modo che le altre figlie

___________________________
(1) Notiamo come il Card. de Brulle, condensando in poche righe, secondo la
sua maniera, tutta una teologia della Vergine Madre, insegni senza distinzioni
n esitanza, la perfetta santit di Maria fin dal primo istante della sua
esistenza. Afferma, infatti, che Maria nel momento della sua creazione,
1 venne santificata, perci non incorse nessuna macchia di colpa originale;
2 ricevette la sublimit della grazia, come dice altrove, ossia un'abbondanza
straordinaria di grazia;
3 fu dotata dell'uso di ragione, per cui incominci subito fin dal seno di sua
madre a corrispondere alla grazia e a progredire nella santit;
4 fa confermata nell'innocenza, ossia costituita immune da qualsiasi peccato;
pi ancora, confermata nell'impossibilit (impuissance) di peccare;
5 venne costituita in uno stato di integrit per cui non

7

di Adamo, entra in questa valle di miserie e non in un paradiso terrestre;
dimora su questa terra ai esilio, tuttavia non porta nessun segno di condanna,
ma nell'anima sua possiede una grazia superiore a quella di cui Adamo, nel
Paradiso terrestre, nella sua qualit di capo del genere umano, era stato
insignito per lui e per la sua posterit. Ma queste nostre parole non sono
adeguate ad esprimere cosa cos grande; la grazia della Vergine pi nobile e
pi divina di tutte le altre grazie che mai usciranno dalla viva fonte del
Salvatore morente e dal merito della sua Croce, eccede in potenza e dignit
quella grazia medesima che trovasi nei cieli, perch ha un termine ben pi
elevato; ha per termine, cio, non gi di fare dei Santi, ma di dar nascita su la
terra al Santo dei santi, di formare l'Uomo-Dio e di costituire nell'universo una
Madre di Dio, opere tutte straordinarie, miracolose anche nell'ordine
miracoloso della grazia.

V.
ECCELLENZA DELLA VERGINE

I. - Quell'anima santa e divina nella Chiesa ci che l'aurora nel firmamento;
precede immediatamente il

___________________________
fu possibile in Lei non solo il peccato, ma neppure qualsiasi tentazione, o
illusione, o influenza del demonio, (Cap. IX).
In altro luogo dice pure che non si pu parlar di Maria quando si tratta del
peccato, e neanche quando si tratta dell'ordine ordinario della grazia, perch
dappertutto Ella ha le sue eccezioni e i suoi privilegi. Ogni privilegio venne da
Dio conferito a Maria, perch Ella fosse degna Madre di Dio; con tutta ragione il
Card. de Brulle chiama Maria un Paradiso di delizie per Ges. (Cfr.: Cap.
XXVIII; infra, pag. 114)

8

sole
1
. Ma ben dappi dell'aurora; perch non procede soltanto il sole, ma
deve generarlo nel mondo, deve dare all'universo la salvezza e la luce ed
introdurvi un Sole Oriente di cui il sole che rischiara il firmamento non che
l'ombra e la figura.
La terra che misconosce Dio, ignora pure questo capolavoro di Dio; la Vergine
infatti nasce nel silenzio; il mondo non ne parla, Israele medesimo non se ne
accorge bench questa creatura straordinaria sia il fiore d'Israele, il fiore pi
eminente che vi sia su la terra.
Ma se la terra non vi pensa, il Cielo a lei tiene rivolti gli sguardi e la venera
come quella che Dio ha fatto nascere perch vuole compiere un'opera
oltremodo insigne, affinch ella gli renda lo stupendo servizio di rivestirlo un
giorno di una nuova, natura.
Quel Dio medesimo che da lei vuole nascere, la rimira con compiacenza come
la sua futura Madre; il suo divino sguardo non si posa n sopra i grandi, n
sopra i monarchi adorati dalla terra. Il primo e pi dolce sguardo di Dio su la
terra rivolto a quell'umile Vergine sconosciuta

___________________________
1 Bossuet esprime il medesimo pensiero e lo svolge pi a lungo nell'esordio
del suo primo Sermone per il giorno della Nativit della B. Vergine: La notte
passata, il giorno si avvicina. S, fratelli miei, il giorno si avvicina; e
quantunque il sole non compaia ancora, noi ne vediamo gi un'espressione
nella nativit di Maria. Cos pure il Venblier: Maria incomincia ad innalzarsi
su la terra come l'aurora della grazia che viene a liberare gli uomini dalle
ombre della morte e del peccato, nelle quali erano sepolti. Ella apporta con s i
pi dolci, pi amabili e pi benefici, effetti della luce di Ges Cristo. In questo
momento Ella proprio la prima nascita del Salvatore su la terra, come
l'aurora la prima nascita del sole. (Fiori di dottrina, Monza, Artigianelli,
1935. Pag. 118). Non esagera chi dice che il Card. de Berulle ha esercitato su
la letteratura religiosa del secolo XVII la massima influenza la quale continua
sino ai giorni nostri in un gran numero di scrittori: Faber, Giraud, Libermann,
Mons. Gay, Don Marmion, ecc. (MOLIERS).

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al mondo; questo il pensiero pi elevato che l'Altissimo abbia su tutta la sua
creazione. Dio la rimira, la predilige, la dirige come quella cui vuol dare s
medesimo in qualit di Figlio, come quella di cui vuole fare la propria Madre;
perci la ricolma di grazie e di benedizioni fin dalla concezione e la santifica fin
dalla prima infanzia. La separa persino dal mondo e la consacra al suo Tempio,
per figurare ed indicare che fra breve sar consacrata al servizio di un altro
tempio sacro ed augusto ben pi di quello di Gerusalemme.
In quel sacro ritiro del Tempio, che la custodisce, la circonda della sua potenza,
l'anima del suo spirito, la istruisce con la sua parola, la innalza con la sua
grazia, la illumina con la sua luce, la infiamma dei suoi ardori, la visita per
mezzo dei suoi angeli intanto che la visita, Egli medesimo, con la propria
persona. In una tale solitudine, Maria, per l'azione di Dio, cos attiva, cos
elevata nella contemplazione, cos celeste nella sua conversazione, che gli
Angeli l'ammirano e la circondano di riverenza come una persona pi divina
che umana. In tal modo Dio presente ed agisce in Maria pi che lei stessa,
sia presente ed agisca in s medesima; non lascia in lei nessun pensiero che
non sia ispirato dalla sua grazia, nessun movimento che non provenga dal suo
spirito, nessun atto che non sia per suo amore.
1

Il corso della vita di questa Vergine ammirabile un'ascesa continua, senza
interruzione n rilassamento verso Colui che la vita del Padre e presto sar
pure la vita di Lei, verso Colui che nella scrittura viene chiamato in modo
assoluto la Vita (JOANN, XIV, 6). Questo termine si avvicina; Dio con Maria,
la riempie di s.

______________________________
1 In queste poche righe il piissimo Autore espone mirabilmente cosa s'intenda
per la vita di Ges in Maria con questa espressione: O Jesu vivens in Maria.
(Vedi infra, pag. 203).

10

e la stabilisce in una grazia cos sublime che a lei unicamente conviene. Questa
Vergine che vive in un cantuccio della Giudea, ignorata dal mondo e fidanzata:
con Giuseppe, nell'ordine della grazia forma un coro a parte, tanto singolare.

II. Intanto gli anni passano, le grazie in Maria vanno accumulandosi sempre
pi.
In quest'ordine di grazia che appartiene a Lei sola, di giorno in giorno Ella si
eleva con una progressione inaudita, e si innalza senza interruzione in virt di
una infusione speciale (della divina grazia) cui Ella presta una perfetta
cooperazione. Sacro dramma, divina armonia tra lo spirito di Dio e lo spirito di
Maria! Dio ad ogni istante nell'anima di lei infonde una nuova grazia e Maria
incessantemente vi corrisponde con tutto il suo potere. Conformit perfetta tra
la volont di Maria e l'azione di Dio, che la innalza ad un cumulo di grazie! E
tali grazie, bench massime nell'anima della Vergine costantemente fedele,
non sono che gradini per elevarla sempre a grazie nuove.
Anima sublime, eminente e divina! mentre vive su la terra rapisce i cieli. Un
tale spettacolo rapirebbe anche la terra se le tenebre non le togliessero la vista
di una meraviglia cos stupenda. Ma questa Vergine ammirabile presto rapir
Colui che ha fatto il cielo e la terra; perch la grazia e l'azione di Dio l'hanno
talmente elevata, che se Dio deve nascere su la terra, non pu nascere che da
Lei, tanto eminenti sono le grazie ed i favori che la distinguono. E se
quest'umile Vergine deve essere madre, non pu essere madre che di un Dio,
tanto divina.
Maria un cielo vivente su la terra, destinata a dare al mondo un sole vivente,
un sole che sta nel pi eccelso firmamento. un Santuario in terra, che Dio
riemp di meraviglie e nel quale vuole prendere il suo riposo, un

11

riposo tutto speciale. Maria un nuovo paradiso, non gi terrestre come l'Eden
che venne distrutto dal peccato di Adamo, n celeste come quello degli angeli
che trovasi soltanto in cielo; ma un Paradiso celeste che Dio ha piantato in
terra con la sua propria mano; e che il suo angelo custodisce per il secondo
Adamo, per il Re del cielo e della terra, il quale lo deve abitare.
Ma tutto ci nascosto agli occhi di Maria e la sua mente tutta inabissata nel
profondo della sua umilt non vede l'altissimo disegno di Dio sopra di lei
1
.
Come mai, o Vergine santa! vicino, per la nostra fortuna, il compimento della
vostra suprema grandezza, e Voi lo ignorate!... Voi siete prossima alla Divinit
e le appartenete cos da vicino; trattate con Lei con tanta assiduit, santit e
familiarit, eppure il suo disegno sopra di Voi, rimane a Voi nascosto! Le
tenebre che furono la prima dimora del mondo, che anzi sono il primo stato di
ogni anima che viene al mondo non giunsero mai sino a Voi in nessuna parte;
Voi foste illuminata fin dal primo istante della vostra esistenza, e sempre
cresceste nella grazia e nella luce. Mentre godete di una luce pi radiosa di
quella del giorno in primo meriggio, nell'eccesso dei vostri lumi, o anima
divina, Voi non conoscete la relazione che state per contrarre con Colui che la
vera luce, lo splendore del Padre e il sole vivente dell'universo!
Nella scrittura Voi portate il nome di Alma (Is 7,14)

_________________________
1 H. BREMOND, dopo citate queste pagine osserva: Si preferirebbero forse le
strofe fiorite di un Adamo da San Vittore, i cantici ardenti di un san Francesco.
No, questa prosa angusta, semplice e soave nella sua lentezza, vale meglio;
essa segue da vicino la tranquilla ascesa della Vergine, Ci addomestica pi
sicuramente, se ardisco parlar cos, col mistero che si prepara e di cui in certo
qual modo, ci impone la divina verit. (Op. cit., pag. 9).

12

che significa nascosta, ed giusto; a Voi ben si conviene un tal nome, il quale
uno dei vostri titoli particolari e come una sigla che con poco dice molto.
Cose grandi e preziose ci esprime questa voce, ma soprattutto ci svela la
segreta condotta di Dio sopra di Voi, la quale merita di essere ben ponderata
come uno dei principali caratteri della vostra vita, uno dei tratti pi insigni della
divina sapienza.

VI
CONDOTTA AMMIRABILE DI DIO RISPETTO ALLA VERGINE.

I. - uno omaggio all'Altissimo il considerare le sue vie rispetto alla persona
pi elevata e pi degna che potr mai avere nei confini della sua sovranit; ed
pure onorare Ges, il considerare lo stato di Colei che il cielo gli destina per
madre. Parlare di Maria, parlare di Ges; perch sono oltremodo congiunti
assieme. Maria il pi insigne oggetto della grazia di Ges ed il pi singolare
effetto della sua potenza. Consideriamo dunque con tutta la nostra mente un
argomento cos sublime.
Dio, nel suo primo Consiglio sul mondo dopo la creazione dell'uomo il peccato
di Adamo, parla di Maria e la pone in contrasto col serpente, il quale stato
l'origine dalla maledizione dell'universo. Fin d'allora Dio e il mondo guardano a
Maria come alla fonte della benedizione del mondo. Nel tempo fissato dalla
divina sapienza, Maria entra nel mondo per miracolo, come un'opera di grazia
e non di natura, frutto di preghiere e non di peccato
1
, soggetto speciale della
potenza di Dio e non della potenza dell'uomo; In quell'istante Ella da Dio riceve
maggiori

_________________________
(1) Allusione alla santit di san Gioacchino e di sant'Anna e alle tradizioni su la
concezione miracolosa della Vergine.

13

grazie, maggiori favori e maggiori privilegi che tutti Santi riuniti assieme.
Bench viva su la terra, Maria possiede nell'anima sua una grazia pi elevata e
pi nobile di quella che trionfa nei cieli. Dio non aveva che un solo tempio su la
terra e in quello Egli la nasconde fin dall'infanzia: ma fa ancor di pi: la
innalza, la dirige, la Predilige, epper la tiene nascosta in s medesimo.
Dio stesso, o Vergine santa, il vostro tempio e il vostro santuario, come il
tempio della Gerusalemme celeste, di cui il tempio l'Agnello, come sta Scritto
(Apoc., XXI, 22): cos pure, Voi un giorno sarete il Tempio di Dio, il Tempio
vivente di un Dio vivente nel mondo.
Dio nasconde in s medesimo quest'anima eletta, come un tesoro che nel
segreto e nella singolarit della sua elezione, Egli tiene riservato per s perch
la destina ad essere sua Madre.
II. - Dio la nasconde ancora in altre maniere, tanto deve star nascosto un tal
prezioso tesoro, tanto giustamente quell'anima divina, nel libro del pi grande
dei Profeti, porta il nome di Alma, ossia nascosta. La tiene nascosta ai mortali
per mezzo del segreto della sua eminente verginit che la rende ineccepibile
agli occhi degli uomini e la prepara al compimento del disegno divino sopra di
lei; perch se Dio deve nascere, vuole nascere da una Vergine, e da una
Vergine di una purezza oltremodo eminente, da una Vergine che sar la prima
ad innalzare nel mondo il vessillo della verginit.
Dio la tiene pure nascosta a Lei medesima col peso della umilt con cui Ella: si
abbassa sul nulla della creatura, in tal modo che in mezzo alle grandezze non
ha nessuna stima di s; la sua umilt la dispone al segreto disegno di Dio,
perch Dio sopra un fondo cos solido,

14

sopra un abbassamento cos profondo vuole stabilire una dignit. oltremodo
eccelsa come quella di Madre di Dio. Dio la tiene nascosta a Lei stessa e le
tiene velati i suoi disegni sopra di Lei; anzi la tiene nascosta dentro s
medesimo, nel segreto del suo seno, ossia nel segreto della sua sapienza e
delle sue disposizioni, segreto che come un velo sotto il quale Egli nasconde
a Lei medesima la dignit singolare cui la vuole elevare.
Nell'anima di Maria Dio infonde una semplicit divina in conformit con la sua
condotta sopra di Lei, per cui Ella viene tratta, come fuori dei suo proprio
spirito, nello spirito di Dio il quale in mezzo alla luce la priva di ogni vista di ci
ch'Ella in s stessa. Maria perci non vede che Dio la innalza su un trono
onde incoronarla Regina dell'universo e Madre di Colui che l'ha creata. In una
parola, Dio la riempie di grazia ad uso della propria potenza, bont e sapienza
per renderla tale che possa essere non solo Madre, ma degna. Madre di Dio,
ci che include uno stato incomprensibile. Che se la terra non la conosce, il
cielo l'ammira con profonda riverenza come quella che sar Madre e degna
Madre di Colui che ha creato il cielo e la terra. E gli Angeli dal cielo scendono a
prostrarsi ai suoi piedi per renderle omaggio.
Havvi forse qualche cosa che uguagli la maest e la dolce potenza d'una Madre
di Dio? Havvi mai grazia che possa stare a confronto con quella che va unita ad
uno stato cos sublime, cos santo e cos venerabile?
Oh grandezza! Oh potenza! Oh dignit! Oh santit! Oh Verginit! Oh Maternit!
Ma, chi ha mai visto tante meraviglie! Chi mai ha avuto sentore di una virt pi
sublime e pi singolare?
Oh purezza l Oh umilt! Oh semplicit divina ed incomparabile!
Chi fra i grandi ed i monarchi ha mai avuto una

15

madre di una simile condizione? una madre, su la terra; cos celeste e divina;
cos prevenuta e ricolma di grazie nella sua nascita; cos pura nel suo corpo;
cos umile ed insieme cos elevata nella sua mente; cos semplice e pur cos
luminosa nel suo pensiero; cos comune e pur cos singolare nella sua vita; cos
semplice e cos affabile nel suo contegno: in una parola, cos sconosciuta su la
terra e cos ammirata in cielo?
Tutte queste qualit sembrano opposte; ma in Voi, o Vergine santa, sono
riunite e vi dispongono a concepire il Santo dei santi, il Dio onnipotente.
Da lungo tempo Dio vi prepara perch siate degna di concepirlo; ma Voi non vi
accorgete di nulla, o Vergine umile e soave! Voi non vedete le vostre
grandezze, e tuttavia non mancate per nulla di corrispondervi, fedelmente
perch Dio nel vostro spirito ad una divina semplicit unisce pure una fedelt
perfetta, e in tal modo incessantemente cooperate ad una grazia che non
distinguete mai. La vostra vocazione di essere Madre di Dio; a questo ufficio
Dio vi chiama e vi prepara; e Voi ,senza saperlo, dal primo istante della vostra
nascita sino al presente avete cooperato fedelmente alla sua azione,
Ma non vedete, o Vergine santa, che giunta l'ora della vostra potenza? l'ora
in cui dovete accogliere e generare nel mondo il Figlio di Dio; non vedete come
il cielo e la terra vi rivelano e vi annunciano questa verit?
Il tempo fissato dai profeti scaduto, le settimane di Daniele sono compiute, lo
scettro di Giuda in mano ad uno straniero: il Messia sta per venire, Ma chi
su la terra porter questo frutto felice e tanto desiderato? La terra coperta
d'iniquit: Voi sola siete senza peccato. Una Vergine lo deve partorire: Voi sola
nella Giudea avete consacrato al vero Dio la vostra verginit. Voi conoscete le
Scritture e penetrate questi misteri: le

16

conclusioni sono infallibili e quasi evidenti. Eppure con tanta chiarezza nella
vostra mente, con tanta conoscenza delle Scritture, con tanta luce nelle vostre
grazie, non ci pensate!
Col vostro ammirabile esempio ci insegnate a contentarci, con una perfetta
semplicit, di non vedere, nelle vie di Dio pi elevate, ci che Dio non ci
manifesta ed a corrispondere con una perfetta fedelt ai suoi disegni sopra di
noi, senza pur comprenderli. Una tale semplicit quella che vediamo ed
ammiriamo in Voi; siete talmente nelle mani di Dio ed abbandonata alla sua
azione, che non avete altro pensiero fuorch quello che Dio vi d; non fate
altro uso della vostra mente se non quello al quale Dio vi applica, perch Dio
lo spirito del vostro spirito e l'oracolo dell'anima vostra. Voi non avete n
pensiero, n movimento, n parola che non venga dalla sua azione; non vivete
nel vostro spirito, ma nello spirito di Dio di cui siete ripiena; non avete pensieri
vostri, ma unicamente il pensiero di Dio che vi regge.
Questo pensiero di Dio sopra di Voi, quello appunto che opera in Voi; a Voi
applicato, ma non vi spiegato
1
; vi conduce ai suoi fini in modo
impercettibile, ma infallibile; in modo segretissimo, ma potentissimo. Una tal
via, una tale condotta di Dio sopra di Voi, quantunque rimanga cos oscura,
infonde nell'anima vostra maggiore abbondanza di grazia, di forza e di dignit.
questa la via che si addice alle opere pi grandi ed alle direzioni pi divine;
essa in tal modo agisce in voi che, per una Divina semplicit ed una
disposizione ammirabile, Voi state nel pensiero di Dio e non nel vostro; siete in
Dio e non in Voi stessa; non siete Voi

________________________
(1) Dio compie il suo disegno di prepararla alla divina maternit senza che un
tal disegno le venga svelato.

17

che operate, ma Dio opera in Voi. Donde avviene che, tenendo Voi la vostra
mente tutta rivolta esclusivamente a Dio con una perfettissima fedelt, poich
Dio non vi d questo pensiero, Voi pure non lo avete, n lo concepite,
malgrado qualsiasi evidenza di luce che vi sia in Voi: Dio quello che opera in
Voi, e non Voi medesima; Dio solo attira la vostra attenzione ad esclusione
degli altri oggetti
1
; voi seguite Dio nella sua azione e non l'evidenza e la luce.
In una tale umile e sublime disposizione, in una tale condotta singolare,
semplice e fedele; in mezzo a tante grazie e a tante grandezze; con tanti favori
e tante meraviglie, nell'eccesso di tanta luce, Voi non pensate che ad essere la
servente del Signore, mentre Dio pensa a fare di Voi la Madre sua.

VII.

STATO ED OCCUPAZIONE DI MARIA ALLA VENUTA DELL'ANGELO SAN
GABRIELE.

Lasciate, o Vergine, ch'io prevenga l'annunzio che l'Angelo viene a portarvi;
permettete che con tutta umilt vi rivolga queste poche parole: Eccovi giunta,
o Vergine santa, al quindicesimo anno della vostra vita, vita che in tutti i suoi
istanti fu piena di grazia; eccoci al venticinque di marzo, il pi grande dei
giorni, giorno di suprema importanza nell'ordine della vostra vita, giorno nel
quale dovete entrare in uno stato nuovo ed inaspettato, in una felicissima ed
intimissima alleanza con Dio, alleanza che ha principio su la terra, ma dalla
terra

_____________________________
1 Altri oggetti, cio le circostanze che indicano la prossimit dell'Incoronazione
e la convenienza della elezione di Maria ad essere Madre del Messia.

18

passer al cielo e vi rimarr eterna. Dio vi ha fatto sinora grazie tali che
sembra aver esaurito in voi i suoi tesori, i suoi favori e le sue meraviglie.
Tuttavia, tutto ci soltanto l'inizio, se consideriamo le grazie che dovete
ricevere ancora. Sembra che Dio, voglia coprire e come seppellire le grazie
precedenti, sotto il colmo e l'eminenza di nuove grazie, tanto queste sono
singolari e sublimi. Dio vuole farvi la grazia delle grazie, vuole darvi il suo
proprio Figlio, il Figlio suo unigenito, e la sua propria sostanza.
Ecco il giorno pi bello per Voi, quel giorno in cui entrate in uno stato che
deve benedire e reggere il cielo e la terra, stato che include Dio medesimo e
nel quale Dio si fa vostro Figlio e vi costituisce sua Madre. Questo giorno
compie la pienezza dei tempi tanto celebrata nelle Scritture, e ci che molto
di pi apporta nell'umanit la pienezza della Divinit e in Voi medesima la
pienezza di Ges, mentre compie l'Opera per eccellenza, l'Opera da tutta
l'eternit nascosta nel segreto dell'eterna Sapienza.
***
In questo giorno dunque santo e sacro mentre in tutta la terra Dio
dimenticato e offeso, mentre i grandi stanno immersi nel nulla delle loro
grandezze, nei loro palazzi e nella vanit dei loro pensieri, l'umile Vergine
sconosciuta su la terra ed ammirata in cielo, sta nel suo paese di Nazaret ed
appunto questa su cui si posa lo sguardo del cielo e nella quale Dio vuole
compiere le sue maraviglie. Maria sta nella sua piccola cella, nel suo Oratorio,
rapita in uno stato di ammirabile contemplazione: Dio con Lei e, senza ch'Ella
lo sappia, la dispone al mistero che sta nascosto ancora alla sua umilt. Quel

19

Dio che in Lei, pure nel cielo, e in cielo tratta di compiere nella Vergine il
capolavoro delle sue eterne misericordie.
Lasciamo la terra ed eleviamoci al cielo per contemplare ci che lass avviene
ed adorarvi la Santissima Trinit, la quale, nel suo paradiso e nella sua gloria,
raccolta in un sacro Consiglio, o meglio, in un Santuario dove tutto
increato, n pu aver accesso nulla di creato. L Dio discute e delibera
unicamente con s medesimo, perch si tratta di Lui stesso. Gli Angeli stanno
di fuori prostrati in adorazione e in una silenziosa attesa dell'esito del Consiglio
divino.
Dio in questo sacro Consiglio decreta di compiere le sue promesse, di dare alla
Vergine il Figlio suo unigenito e di salvare il mondo.
Egli sceglie uno dei suoi angeli, anzi uno dei pi elevati fra gli Angeli,
l'Arcangelo San Gabriele. Un mistero cos insigne merita bene di essere affidato
ad un Angelo cos distinto.
Gabriele riceve il mandato di portare alla terra la grande e felice nuova; esce
quindi dal cielo e scende su la terra come ambasciatore di Dio, avendo nelle
proprie mani il pi insigne mandato che giammai emaner dal cielo alla terra,
di Dio agli uomini.
Seguiamo questo grand'Angelo passo passo; non si dirige verso Roma, la citt
dei trionfi; n verso Atene, la citt della sapienza; n verso Babilonia la
superba; e neppure verso Gerusalemme la santa. Egli va in un cantuccio della
Galilea, ad un'umile borgata sconosciuta; a quel Nazaret in cui Natanaele dir
un giorno: A Nazareth potes aliquid beni esse? (Da Nazaret pu mai venire
qualche cosa di buono! - Gv., I, 46).
Ma in questo piccolo paese di Nazaret, in una piccola casetta sta rinchiuso il
tesoro del cielo e della terra, il

20

segreto Amore dell'Eterno Padre. In questa casetta sta una Vergine pi grande
che non il cielo e la terra riuniti assieme, la Vergine da Dio eletta per contenere
l'Incomprensibile.
L vi una Vergine che possiede maggior grandezza e maggior luce di quanto
ve ne sia a Roma e ad Atene, sia tra gli uomini, sia tra gli Angeli.
L vi una Vergine che si chiama Maria, e conforme al suo nome
1
un abisso
di grazie, un oceano di grandezze, un mondo di meraviglie. questa la Vergine
su la quale si posa lo sguardo di Dio; e Lei pure tiene rivolto a Dio il suo
sguardo ed rapita in Lui.
questa la Vergine alla quale Dio manda il suo Angelo.
Ma
2
Dio che in cielo nel suo Consiglio e in quellAngelo col suo mandato,
previene l'Angelo, ed nel cuore della Vergine con la sua grazia e la sua
potenza.
Dio tutto, Dio dappertutto, Dio fa tutto e fa ogni cosa con dignit, potenza
e soavit. Le sue opere sono conformi a Lui stesso.
Come dunque Egli in cielo, cos in terra; come opera in cielo, cos opera su
la terra; come opera nell'Angelo,

_____________________
(1) Maria: maria, oceano.
(2) A questo "ma" - osserva H. BREMOND, scoppia, per cos dire, il genio
spirituale, il teocentrismo del Brulle. In questa scena, i cui tratti visibili
incantano l'immaginazione dei poeti e dei pittori e ch'egli ben sa rievocare lui
medesimo come pittore e poeta, Brulle contempla soprattutto l'invisibile,
l'azione medesima di Dio; e non soltanto l'intervento necessario della santa
Trinit, ma l'opera che compie la preparazione della Vergine... Eccolo dunque
pervenuto e come in disparte, il bell'angelo del medio evo e dei misteri, la
farfalla celeste dell'Angelico, il diacono tutto gallonato, scintillante, abbagliante
nella pittura fiamminga ... Venga dunque l'Angelo Gabriele, compia il suo
messaggio e, senza pi tardare, scompaia subito .
Nelle Meditazioni falsamente attribuite a san Bonaventura

21

cos opera pure nella Vergine, anzi esercita la sua azione nella Vergine pi che
nell'angelo. Egli occupa tutta la mente di Maria, ne dirige la contemplazione;
ne prepara e dispone l'anima all'opera che vuol compiere in Lei e che il suo
angelo tosto le annuncer. Egli, l'attira, la eleva, la rapisce, le d pensieri,
aspirazioni, disposizioni confacenti al mistero che sta per compiersi. La
Vergine, cos rapita in Dio, geme sui peccati del mondo, ai quali non ha
nessuna parte; langue dal desiderio della venuta del Messia, nella quale fra
poco avr una parte cos grande, ma pur cos nascosta alla sua mente; si
unisce ai voti dei giusti e sospira ardentemente la venuta del Salvatore su la
terra; si sente compresa da un desiderio straordinario di vederlo e di prestargli
i suoi servigi nei giorni che Egli dovr passare su la terra; concepisce la
speranza che potr vederlo, adorarlo e servirlo. Dio in tal modo infonde in lei
una nuova grazia, una qualit divina, un celeste effluvio. questa grazia
l'ultima preparazione: compiuta in Maria una tale, disposizione, quella forma
perfetta, quell'essere divino che il Verbo eterno entrer nel mondo.

__________________________
si legge: Gabriele si alza dunque allegro e lieto, e volando scende dall'alto dei
cieli ... in un attimo fu davanti alla Vergine tuttavia non pot volare
abbastanza velocemente per non essere prevenuto da Dio e (nella cella di
Nazaret) trov la santa Trinit giunta prima del suo messaggio. H. BREMOND,
ricordando questo testo aggiunge: Brulle aveva sotto mano queste
Meditazioni o Ludolfo il certosino? Non saprei, ma non inutile osservare che,
per un intermediario o per un altro, Brulle a contatto coi mistici del medio
evo... Mi sembra probabilissimo che in questa elevazione si sia ricordato degli
Esercizi di Sant'Ignazio. Tuttavia ne resta intera l'originalit di queste pagine.
Brulle ha una maniera a lui tutta propria di spiritualizzare tutta la scena .
(Op. cit., pag. 92-94).


PARTE SECONDA
IL CONSENSO DI MARIA


VIII.
NOME E QUALIT DELL'ANGELO MANDATO ALLA VERGINE.

I. - Essendo la Vergine assorta in quei santi desideri, l'Angelo arride e la trova
in tale stato tutto celeste; entra in quella cella come in un santuario molto pi
santo e venerabile che quel recinto del Tempio che porta il nome di Santo dei
santi; entra pieno di rispetto, apparendo in forma di uomo perch assume la
livrea di Colui ch'egli viene ad annunciare e che sar Uomo-Dio.
San Gabriele saluta la Vergine con profondissima umilt, perch viene a
trattare del mistero pi sublime, ma insieme pi umile che mai vi sar; sul suo
volto e nel suo contegno si sarebbe potuto leggere l'impressione della dignit,
della purezza e dell'umilt del divino mistero di cui doveva parlare.
L'Angelo dice alla Vergine parole sublimi, perch Ella sta per entrare in uno
stato talmente sublime che non v' nulla di uguale. Quel mistero, quel
colloquio, quelle persone, tutto ci divinamente descritto dal pennello dello
Spirito Santo nel quadro che ci presenta il santo Vangelo.

23

Ci basta prendere in mano la narrazione di S. Luca e leggerla con un'attenzione
ed una considerazione particolare senza lasciarne cadere neppur una parola,
perch sono tutte parole d'oro e degne del peso del santuario.
Dice adunque S. Luca: L'Angelo Gabriele venne mandato da Dio in una citt
della Galilea, chiamata Nazaret, ad una Vergine per nome Maria, fidanzata a
Giuseppe. (Luc., I, 26).
Osservo che Dio medesimo invia l'Angelo, direttamente e non secondo l'ordine
da Lui stabilito tra i suoi angeli, dove gli inferiori sono, da parte sua, mandati
dagli angeli superiori. Si tratta di una missione straordinaria, ed il mandato ne
emana direttamente dalla mano di Dio. Questo dimostra il pregio del
messaggio e la dignit dell'ambasciatore, il quale riceve lui stesso il suo
mandato direttamente da Dio e in questa missione pertanto non dipende che
da Dio.
Dio manda alla Vergine, non un angelo della terra, vale a dire qualche profeta,
ma un angelo del cielo, perch questa Vergine tutta angelica e celeste. Che
se Dio le vuole parlare per mezzo di interposta persona, ci deve avvenire per
mezzo delle sue persone celesti. Parlare a quella gran Vergine, e parlare in
questo stato cos elevato mentre trovasi assorta in sentimenti e pensieri cos
santi e sopra un argomento cos celeste, cosa che spetta ad angeli e non ad
uomini mortali.
Si tratta del Figlio di Dio che vuole incarnarsi su la terra; dal cielo deve essere
comunicata al mondo una verit cos, elevata, una notizia cos felice. Per la
terra gi troppa gloria riceverla senza aver l'autorit di annunciarla; poich
questo mistero, quantunque tutto celeste e tutto divino, si compie su la terra e
non in cielo, il cielo abbia almeno la grazia di annunciarlo alla terra, affinch il
cielo e la terra onorino i vari uffici di questo mistero

24

e ne siano reciprocamente onorati: il cielo nell'annunciarlo e la terra nel
riceverlo.
In tal modo Dio divide le grandezze tra le sue creature, e cos procede in un
mistero che deve essere la benedizione del cielo e della terra.
Da quel momento gli angeli entrano in relazione con Ges, incominciando a
servirlo non soltanto nelle sue ombre e nei suoi servi come prima, ma in Lui
medesimo e nella sua propria persona. E questo servizio che gli angeli
prestano a Ges il punto pi sublime, pi elevato, pi delizioso nella dignit e
felicit angelica.
L'angelo, inviato per quell'imbasciata insigne e straordinaria, porta il nome di
Gabriele, come ci rivela S. Luca; ed questa la terza circostanza che dobbiamo
notare nella breve narrazione evangelica. Orbene, Gabriele nel nostro
linguaggio significa Forza di Dio; quell'angelo, infatti, annuncia quel grande
Mistero in cui Dio esercita la sua forza e la sua potenza nel salvare gli uomini,
sconfiggere il demonio, e stabilire su la terra la sua grazia, nel cielo la sua
gloria e nell'inferno, il terrore del suo nome. Parecchi, tra i grandi Dottori
antichi dicono persino, come si legge negli Atti del Concilio di Efeso
1
che
questo nome di Gabriele significa Homo et Deus, Uomo e Dio, come se il nome
di quel grand'angelo fosse la sigla del suo messaggio e che nel suo nome
portasse un segno perpetuo della pi insigne legazione che mai egli potesse
avere.
Questo angelo veramente grande e beato, sia nella sua persona, sia nei suoi
uffici. uno di quegli spiriti che stanno davanti al trono di Dio: Asto ante
Deum, Sto davanti a Dio, dice Lui medesimo in un altro luogo (Luc., I, 19):
questo uno dei pi grandi uffici che vi

_______________________
1 PROCLUS, Conc. Ephes.

25

siano in Paradiso, come l'ufficio ch'egli compie ora l'ufficio pi sublime che gli
angeli possano esercitare su la terra. Quell'angelo certo un serafino e uno dei
pi elevati tra i serafini.
Quel mistero di amore, che contiene il pi gran segreto dell'amore di Dio fuori
di s medesimo, meritava bene di venire annunciato da un angelo serafico, e
da uno dei maggiori tra i Serafini. Che se ardissi proporre un mio pensiero in
un punto cos segreto, direi volentieri che quell'angelo assolutamente il
maggiore dopo san Michele. Questi due angeli sono i primi del Paradiso ed
esercitano le pi degne funzioni angeliche: Michele preposto alla Chiesa di
Ges, Gabriele alla Madre di Ges; e quest'ultimo in tale qualit ora l'angelo
che annuncia e serve Ges su la terra, perch l'angelo tutelare della Vergine
destinata ad essere Madre di Ges.
San Gabriele nell'Antico Testamento, come per prevenire questa sua gloriosa
missione, si prendeva cura, insieme con san Michele, della liberazione del
popolo di Dio contro l'Angelo della Persia perch quel popolo era il popolo di
Ges.
San Gabriele inoltre rivel a Daniele le settantadue settimane tanto memorabili
nella Sacra Scrittura, perch indicavano il tempo preciso fissato per lavvento
di Ges.
San Gabriele infine compare a Zaccaria e gli predice la nascita di san Giovanni
Battista, perch questo doveva essere il Precursore di Ges.
In una parola, san Gabriele l'Angelo di Ges e di Maria, addetto in ogni
tempo agli uffici che riguardano il Figlio di Dio e la sua santissima Madre, e lo
sar pi ancora in avanti. Mansione insigne tra le pi illustri mansioni
angeliche.

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II. - Da un angelo cos insigne e in un argomento cos sublime, che cosa
dobbiamo aspettarci se non una luce insigne con parole tutte sublimi e divine?
Onorando dunque l'angelo e il suo ufficio, ascoltiamolo volentieri.
Egli apporta la migliore notizia che il cielo e la terra possano mai sentire; parla
ad una Vergine, la quale nell'universo intero la pi degna di udirlo e quella
che meglio disposta a rispondergli divinamente. Il loro colloquio tutto
celeste e divino in tutte le sue parti, n pu darsi al mondo argomento pi
dolce, pi delizioso e pi salutare. una conversazione privata e intima tra due
cittadini, l'uno del cielo, l'altro della terra; un colloquio sacro tra un angelo ed
una Vergine, Vergine pi celeste e pi divina dell'angelo medesimo. Si tratta di
elevare questa Vergine ad essere feconda di Dio ed origine della salvezza del
mondo. L'Angelo adunque parla a questa gloriosa e beata Vergine; la saluta
come piena di grazia, come quella che ha il Signore con s; ed benedetta fra
tutte le donne. Pronunciando parole cos sublimi, Gabriele, parla da angelo e
non gi come l'uomo parla all'uomo; non proferisce soltanto il suono delle
parole, ma, come spirito di gloria e di luce, diffonde la sua luce nella mente
della Vergine; e la eleva ad intendere le grandezze nascoste in quelle parole
sublimi.
La Vergine, ascolta, ed accoglie ci che l'Angelo le dice e le imprime nella
mente, ma non gli d risposta e lAngelo si ferma. L'umilt della Vergine
sorpresa e stupita di tali parole ed illuminazioni; nella sua celeste prudenza
quell'anima divina vuole ponderarle. L'Angelo nel suo contegno cos affabile e
rispettoso, verso la Vergine; tanto deferente verso la sua prudenza e la sua
umilt, che ad ogni modo, bench parli da parte di Dio ed abbia cose grandi,
importanti e urgenti da aggiungere,

27

crede bene di lasciare a quella mente divina il tempo di riflettere.
Tutt'e due stanno cos in un rispettoso silenzio, l'Angelo sta ossequioso davanti
alla Vergine e la Vergine riflette alle parole dell'Angelo.
Poich l'Angelo si ferma, fermiamoci noi pure e parliamo alla Vergine intanto
che l'Angelo le rivolga di nuovo la parola.

IX.

IL TURBAMENTO DELLA VERGINE PROVIENE DALLE PAROLE E NON DALLA
PRESENZA DELL' ANGELO.

Che pu mai esservi che vi turbi, o Vergine sacra, in un argomento tutto di
pace, tutto celeste e tutto divino?
A mio giudizio, non la presenza di un angelo comparso sotto forma umana
che vi possa turbare, perch la vostra purit non debole, n diffidente, n
ombrosa, ma solida, innocente e tranquilla, celeste, angelica e divina; Voi, la
custodite nel vostro spirito senza timidit, senza turbamento, n inquietudine.
Se la presenza e la semplice visione di un angelo avesse potuto essere per Voi
oggetto di turbamento, egli non sarebbe entrato in argomento se non dopo
avervi illuminata, in quella guisa che lo vediamo fermarsi senz'andar pi oltre,
appena vede che il suo discorso vi causa stupore. Voi siete tutta angelica nella
mente, nella grazia e nello stato; siete abituata a trattare con gli angeli e a
vedere questo spirito celeste che il vostro angelo tutelare. Anzi Voi
conversate con gli angeli come un angelo; la vostra mente vede quegli spiriti
celesti nelle loro proprie persone e sa bene riconoscerli sotto qualsiasi forma si
facciano vedere
1
.

________________________
(1) Qui ci vengono in mente le rivelazioni della V. Maria d'Agreda.

28

La vostra visione cos chiara e sottile che non ha nulla da temere da questa
parte. Siete dotata di una sorta di grazia cos pura e deliziosa, cos soave e
santa, cos delicata e a Voi particolarmente propria che l'odore degli spiriti
maligni non pu avvicinarla, come si dice che le serpi non possono tollerare
l'odore del fiore della vite. I demoni non hanno mai avuto nessuna parte in Voi,
e Voi non avete mai provato n tentazione, n illusione alcuna.
Voi siete un Paradiso dove il serpente non ha nessun accesso; l'angelo che vi
custodisce pi fiammeggiante di quello che custodiva il Paradiso terrestre, ed
impedisce a quegli spiriti maligni di avvicinarsi a Voi.
Voi siete un Orto chiuso e una Fonte ben suggellata
1
, un tesoro che Dio tiene
nascosto nel segreto della sua sapienza, come un giorno Voi medesima lo
terrete nascosto dentro di Voi, nel vostro seno verginale.
Gli spiriti maligni non hanno nessun accesso in Voi, e neppure hanno
conoscenza alcuna di un tesoro in tal modo nascosto; per loro le vostre grazie
sono invisibili e i vostri privilegi sconosciuti; anche il vostro stato verginale
velato per loro dal vostro matrimonio con san Giuseppe, del quale lo scopo di
tener celato al demonio il virgineo parto, come dice S. Ignazio: Ut partus ejus
celaretur diabolo.
In un argomento cos puro, sublime e divino, guardiamoci da ogni pensiero
basso e terreno.
Nulla, o Vergine santa, abbassi la vostra sublimit; nulla turbi la vostra pace:
vivete, pregate, parlate con tutta sicurezza. Le porte sono ben chiuse, qui non
v' accesso per l'uomo. Il vostro custode presente e vigilante; neppur
l'angelo maligno pu avvicinarlo. Dio sta

____________________
1 Hortus conclusus, Fons signatus (Ct 4,12)

29

in quell'Angelo che vedete e sta pure con Voi: Dominus tecum (Luc., I, 28) Dio
parla per mezzo di quest'angelo e Dio l'ascolta in Voi.
Che cosa pu mai causarvi stupore?... Eppure voi siete turbata, la narrazione
evangelica ce lo rivela, ma ci insegna pure che il vostro turbamento proviene
dalla parola dell'angelo; poich S. Luca dice: Turbata est in sermone ejus
(Maria si turb alle parole dell'angelo - Luc., I, 29). Ed chiaro che voi
riflettete non gi su fa comparsa dello spirito celeste, ma sul suo saluto: Et
cogitabat quahi esset ista salutatid (E andava pensando che sorta di saluto
fosse quello - Ibid., 29): Rendiamo il nostro riverente omaggio ad un pensiero
cos insigne in un'anima cos insigne, sopra un argomento cos insigne.

X.

UMILE DISPOSIZIONE DELLA VERGINE RISPETTO ALLE PAROLE DELL'ANGELO.

Ecco il primo incontro dell'Angelo con la Vergine, il quale merita di essere
seriamente considerato. La Vergine agli occhi di Dio e degli angeli la prima
persona dell'universo, e trovasi nel giorno pi glorioso e memorabile della sua
vita; al punto dei pi grande trattato che mai vi sar sia in terra sia in cielo; al
momento in cui deve compiersi in Lei la pi grande delle opere di Dio. Dio che
dirige quest'opera, dirige pure quest'anima che destinata ad avere una parte
cos grande in quell'opera grande; Dio, che dirige quest'anima in tutti gli istanti
e momenti della sua esistenza, molto pi la dirige e la riempie in questo
momento, il pi delizioso della vita di Maria e il pi importante per la sua
eternit.

30

Che dir io? Che penser? Oh se cos spesso consideriamo tante azioni umane,
basse e profane, di quei personaggi che nel mondo hanno occupato qualche
posto distinto; se queste azioni sono l'oggetto di una lunga e vana occupazione
per i pi belli spiriti nel fiore dei loro anni, rifiuteremo noi di spendere un po' di
tempo per riflettere su questo oggetto? Non dovremo noi fermare pi volentieri
la nostra attenzione sopra, un argomento cos elevato e cos divino, tanto pi
che in quello abbiamo tanto interesse? Consideriamo dunque la condotta, il
pensiero, i movimenti, l'ordine e il progresso di quest'anima, di quest'angelo e
di quest'opera. Qui tutto grande, tutto celeste, tutto divino.
Le prime parole dell'Angelo a Maria esprimono le grandezze della Vergine, e il
primo esercizio di quest'anima singolare di sprofondarsi nella sua umilt.
L'umilt quella che la tiene in silenzio di fronte all'angelo, in una profonda
riflessione su quelle parole e in un'altissima contemplazione di Dio al quale
tutta si abbandona perch unicamente in Lui cerca direzione, riposo e luce. Ed
ecco la prima disposizione della prima anima dell'universo, durante quel
colloquio angelico; una celeste prudenza accompagna e regge, quest'umilt
santa e tutti i movimenti sacri di un'anima cos divina in un argomento cos
divino. In questo silenzio Maria pensa e ripensa a quelle parole. Et cogitabat
qualis esset ista salutatio, come dice san Luca.
Mi sembra veder qui una lotta intima tra la mente dell'Angelo e la mente della
Vergine; lotta per che si svolge nel silenzio, nella grazia e nella luce.
Le lotte del cielo e delle anime celesti sono ben differenti dalle lotte che
avvengono su la terra e tra le anime terrestri; queste, si svolgono nel
turbamento, nel rumore

31

e nella confusione; mentre le lotte celesti si compiono nella tranquillit, nel
silenzio, nella luce.
Osserviamo con piacere le condizioni di questa lotta celeste: una lotta tra
due angeli e due vergini; gli angeli, infatti, sono vergini senza corpo, dice un
antico, e le vergini sono angeli in un corpo. una lotta che avviene tra l'angelo
Gabriele e la Vergine Maria, due spiriti particolarmente insigni, l'uno del cielo,
l'altro della terra, ma tutt'e due celesti e tutt'e due su la terra. Lotta felice e
celeste insieme, nella quale tutt'e due trionfano. Trionfino pure tutt'e due nella
nostra mente e nei nostri scritti, e ci ispirino, onde possiamo giudicare
santamente e parlare degnamente della loro celeste lotta.
L'Angelo vuole elevare la Vergine: la Vergine invece vuole abbassarsi nel suo
nulla e si mantiene ferma nel sue abbassamento a segno che quanto pi
l'Angelo la eleva, tanto pi Ella si abbassa; quanto pi l'Angelo parla, tanto pi
Ella sta in silenzio; quanto pi va innanzi, tanto pi Ella rimane nello stupore e
non entra nelle viste dell'Angelo. Eppure il suo angelo, l'angelo che la
custodisce e la dirige, l'angelo che le inviato dal cielo per introdurla nella via
pi elevata, pi singolare e pi sublime che giammai vi sar, in quella sia
supereminente del suo Signore di cui Ella dir poi: Dominus possedit me in
initio viarum suarum (Il Signore mi ha posseduta nel principio delle sue vie
Prov. VIII, 22) oppure secondo un'altra versione: initium viarum suarum (Io
che sono il principio delle sue vie).
questo l'oggetto della sua lotta con l'Angelo, e il motivo del suo stupore;
perch la Vergine non dubita, punto dell'Angelo che le parla; sa che un
angelo di grazia, di luce e di gloria; vede bene che l'Angelo guarda in Lei ci
che Lei medesima non ci vede, perch Dio la

32

tiene nascosta nella sua umilt e nella sua semplicit ammirabile, come gi
abbiamo spiegato sopra. Maria non pu misconoscere n respingere le parole
dell'Angelo, il quale viene dal cielo; ma pure non le vuole accettare perch si
riferiscono alle proprie grandezze ed alle proprie lodi.
Che fa dunque la Vergine in questa lotta tra l'umilt del suo cuore e la veracit
dell'Angelo? Si ritira nel suo silenzio, nel suo nulla e nel suo Dio; l, si trova
riparata e trincerata come nella sua fortezza; l, Ella pensa e ripensa a quelle
parole e a s medesima, ma non trova nessuna via d'uscita, quindi rimane in
modo ammirabile elevata e sospesa: non respinge la parola dell'Angelo, ma
neppure vi aderisce.

XI.

LA SALUTAZIONE ANGELICA E GLI ERETICI - RAGIONE DELLO STUPORE DI
MARIA.

Lasciamo l'umile Vergine nel suo riposo, nel suo silenzio, nella sua
contemplazione; e ... riflettiamo noi pure a questi misteri. L'Angelo, infatti, che
rivolge quelle parole alla Vergine, le proferisce per noi e per il mondo intero. Le
parole della Salutazione angelica sono, cos familiari per tutti e pur dagli empi
di questo secolo cos maltrattate, che per conservarne il rispetto e la dignit
nelle anime buone che sovente se le tengono nella mente e le hanno su le
labbra e nelle loro preghiere, mi sento in dovere di darne qualche spiegazione:
L'Ave Maria la prima parola angelica rivolta alla prima persona del Nuovo
Testamento; la prima parola

33

evangelica annunciata alla terra, come fu detto altrove
1
.
il Vangelo dell'Eterno Padre alla Vergine, Vangelo che l'Angelo apporta dal
cielo: Vangelo che contiene il riassunto delle grandezze di Ges e di Maria,
ossia i due pi sublimi ed importanti argomenti che siano trattati nel Vangelo e
proclamati sopra la terra. Un tal Vangelo ben degno di essere annunciato da
un angelo cos illustre ad una Vergine, cos eccelsa, nell'attesa che la terra sia
degna di riceverlo.
Meditiamo religiosamente quelle belle e degne parole che l'Angelo apporta dal
cielo, che il cielo insegna alla Chiesa, che a Chiesa ci pone cos spesso su le
labbra in onore della Madre e del Figlio. Ad onta di tutto ci, l'eresia audace,
maligna e cieca, le tratta cos indegnamente perch il demonio, il quale
l'anima dell'eresia, non pu soffrire la luce e lo splendore di parole cos sante.
Per verit sono parole divine e celesti, sublimi ed elevate, eppure non dicono
che il principio delle grandezze della Vergine.
L'Angelo infatti la saluta come Piena di grazia, fra fra poco Ella sar ripiena
dell'Autore medesimo della grazia.
L'Angelo dice che Benedetta tra le donne; ma fra poco Ella sar benedetta
tra gli uomini e tra gli angeli, e al disopra degli angeli.
L'Angelo dice che il Signore con Lei; ma il Signore vuole essere in Lei e come
una parte di Lei. Il Signore sar come una porzione della sostanza di Maria,
ossa delle ossa e carne della carne di Maria e suo Figlio unigenito.

_________________________
(1) Nella prefazione delle Grandezze di Ges. (Trad. ital., Vita e Pensiero,
Milano, pag. XVII),

34

Ma tutto ci nascosto agli occhi di questa santa ed umile Vergine, e bisogna
che l'Angelo tolga il velo che sta davanti alla mente di Lei e le riveli la sua
grandezza. Bisogna che le parli in modo pi alto e pi potente poich Ella
persevera nel suo silenzio, nella sua umilt, nella sua riflessione sublime e
profonda. Maria in tal modo sta nella mano di Dio, il quale l'eleva mentre
l'abbassa, la conforta mentre la riempie di stupore, la fortifica mentre
l'indebolisce, e tirandola fuori dalle qualit e condizioni proprie del suo essere
naturale, la dispone ad una potenza di grazia, ad una potenza divina, nuova,
ammirabile anche nell'Ordine della grazia; ad una potenza emanata da quella
dell'Eterno Padre; alla potenza cio di generare nel suo seno verginale e
materno Colui che l'Eterno Padre genera nel proprio purissimo e paterno seno
1
.
La Vergine riceve questa azione divina, ne sente gli effetti e corrisponde a tali
preparativi e dispositivi; ma non conosce ancora quale sia il termine dove
giunger una tale elevazione, una tale potenza che pervade il suo cuore ed
eleva l'anima sua; fedele nella sua aderenza all'azione del suo Dio, Ella perci
rimane nel silenzio,

_________________________
(1) Se ponderiamo bene le espressioni usate dal Card. de Brulle in questa
pagina e nelle altre in seguito, dobbiamo riconoscere che oltre la relazione di
filiazione e maternit, la quale tra Ges e Maria esiste per l'eternit, poich
sar vero in eterno che caro Christi est caro Mariae, egli nella Maternit divina
vuole una qualit speciale, uno stato - un essere nuovo operato dalla mano
onnipotente di Dio - una consacrazione speciale che Ges fa di sua Madre al
momento dell'Incarnazione e quindi una speciale trasformazione
soprannaturale Attesa la pienezza di una grazia tutta particolare che Maria
riceve in quel grande e prezioso momento, saremmo inclinati, seguendo il
pensiero del pio Autore, ad ammettere nella Vergine allora qualche difetto
analogo per che avviene nell'animo quando i sacramenti vi imprimono il
carattere.

35

nell'umilt e nello splendore. E l'Angelo si ferma pieno di rispetto e di riverenza
per la Vergine e per lo stupore che vede in Lei.
Contempliamo ed ammiriamo anche noi con profondo rispetto lo stupore della
Vergine: uno stupore dello spirito e non dei sensi; stupore di grazia e non di
natura; stupore di luce e non di debolezza; in una parola stupore divino e
non umano; stupore che non intralcia, ma asseconda l'azione della potenza
divina in Lei; uno stupore che accoglie ed adora quella potenza singolare c
presente del Signore, il quale con Lei e vuole essere in Lei. In un tale stupore
santo la Vergine non oziosa, ma attiva, attivamente occupata di Dio che
presente, di Dio che si applica alla sua creatura ed opera sopra di Lei con
un'azione che in questa creatura far nascere il Creatore ... Ma la Vergine non
comprende ancora.
L'Angelo che scorge quest'azione dello Spirito del Signore nello spirito della
Vergine, che vede come la Vergine aderisca con irremovibile fermezza al divino
Spirito che la dispone ai lumi, ai voleri, alle operazioni divine, riprende la
parola e continua la sua ambasciata.
- Ascoltate, o Vergine sacra, perch Dio stesso parla per bocca dell'Angelo;
ascoltate quel messaggio perch grande e compie le vostre grandezze,
nobilita il cielo e la terra, santifica gli uomini e gli angeli. grazia grande per
quest'angelo apportare un tal messaggio ma non ha altro compito; per Voi, o
santa Vergine, la vostra grazia, grazia insigne, di ascoltarlo di accettarlo. -
L'Angelo rientra dunque nel suo discorso, si rivolge di nuovo alla Vergine e
proferisce il nome di Maria, nome santo di grazia, di favore e di potenza, per
dare luce a quella che lo porta e trarla dall'angustia. Non temere, o Maria!
(Luc.; I, 30), dice san Gabriele: Voi siete cos fortunata nel cercare Iddio che
avete trovato

36

persino la Grazia delle grazie (la grazia sostanziale), vale a dire, il Figlio unico
di Dio, il quale vuole essere vostro ed appartenere a Voi in qualit di Figlio. Egli
la grazia dell'Eterno Padre e l'origine di tutte le grazie, e per l'Incarnazione,
con gratuito amore, viene dato al mondo. Voi lo concepirete, lo partorirete, e
gli darete il nome di Ges. Egli sar grande e sar riconosciuto come grande;
verr chiamato Figlio dell'Altissimo, e Dio gli dar come trono la sede di
Davide; Egli regner eternamente sopra la casa di Giacobbe e il suo regno non
avr fine.
Cos, o fortunata Figlia di Davide, Voi avrete due insigni qualit: sarete Madre
del Figlio di Dio, e insieme Madre di un Re eterno, di Un Re il cui regno non
avr mai fine.

CONTINUA IL DISCORSO DELL'ANGELO, CHE METTE LA VERGINE IN UNA
NUOVA SOLLECITUDINE PER LA SUA VERGINIT.

Queste parole sono grandi, ed oltremodo grandi; tuttavia la Vergine non ne
prova nessun moto di orgoglio perch pi grande ancora la sua umilt.
L'Angelo la conduce e la eleva di grandezza in grandezza; Maria invece scende
di abbassamento in abbassamento.
Prima rimane inabissata nel proprio nulla, vale a dire nel nulla della creatura;
ora si inabissa in un altro nulla, vale a dire nel nulla del Creatore che si fa
creatura
1
se pure lecito cos parlare; e la Vergine entra nello stato di
profonda umilt alla quale ci invita l'abbassa-

__________________________
(1) Nell'umiliazione in cui il Creatore si annichila, secondo l'espressione di san
Paolo, exinanivit semetipsum.

37

mento, o meglio l'annientamento d'un Dio fatto uomo nel sacro mistero
dell'Incarnazione.
L, l'umilt della Vergine nel suo centro e nel suo riposo, senza turbamento,
n agitazione, senza orgoglio in mezzo alle grandezze. Nelle ultime parole
dell'Angelo Dio si trova nell'abbassamento, mentre la Vergine elevata; ma in
questa elevazione Ella si abbandona ed aderisce all'abbassamento del suo Dio
che si abbassa nell'elevarla: Maria aderisce a Dio nell'abbassamento e non a s
medesima nell'elevazione, vive in questo abbassamento di Dio e non nelle
proprie grandezze. E da tale vita ed aderenza (al suo Dio umiliato) la sua
umilt trae alimento, vigore e sussistenza; ne diventa pi potente, pi solida e
pi luminosa.
Maria, nella chiara visione delle proprie grandezze, si abbassa pi
profondamente e pi fermamente di prima: perci mentre la sua umilt per le
prime parole dell'Angelo le causava stupore, e preoccupazione, ora queste
parole ben pi sublimi e ben altro evidenti che le prime, non le causano n
stupore, n esitanza.
Ma la prudenza celeste che in ogni caso regge la Vergine santissima, le porge
un nuovo esercizio; e come all'udire le prime parole dell'Angelo l'umilt l'aveva
ridotta al silenzio e riempita di stupore, alle altre parole che trattano di nascita,
di concepimento e di parto, la sua purezza verginale la mette in una
preoccupazione che la porta a rompere il silenzio. Perci con tutta umilt,
santit e modestia, Maria dice: Quomodo fiet istud, quoniam virum non
cognosco? (In qual modo avverr questo, poich io non conosco uomo? - Luc.,
I, 36); vale a dire, in qual modo si compir quest'opera, perch voi sapete, o
Angelo santo, che per istato e per obbligo io non posso accettare nulla che
possa portare pregiudizio alla mia verginit che ho offerta e consacrata a Dio?

38

Con profonda riverenza io ascolto tali parole santamente rivolte da una Vergine
santissima all'Angelo santo. Dio usa di queste parole per cose grandi: su le
labbra della Vergine sono un seme di benedizione, i cui frutti saranno gloriosi,
deliziosi e perenni.
Dio con queste parole vuole rendere noto all'universo lo stato di perpetua
purezza verginale di Colei che Egli si sceglie per Madre, e il voto ch'Ella ne ha
fatto per divina ispirazione; stato e voto nuovo ed eccellente, che ci viene
rivelato da quelle parole; stato la cui origine degna e felice trovasi nell'origine
medesima di questo altissimo mistero; stato che nella Vergine stabilisce un
potere ed un nuovo ed eterno primato sopra lo stato fiorente dei vergini, il cui
Ordine oltremodo distinto in terra e in cielo. Sono questi i frutti di quel voto
che quelle parole sante manifestano all'Angelo e al mondo intero.
Siate benedetta o Vergine santissima, per aver proferito quelle parole, per aver
consacrato a Dio un tesoro cos prezioso, e per aver dato al mondo un tale
esempio, il quale verr imitato dalle schiere delle vergini che popoleranno il
cielo mentre saranno senza posterit su la terra! Il vostro voto non un
ostacolo alla maternit che l'Angelo vi annuncia; al contrario se non foste in
tale stato, non sareste adatta ad essere Madre di Ges. Egli, infatti, vuole per
madre una vergine. Per la sua doppia natura, Egli, ad un tempo sar in cielo e
su la terra: pertanto come in cielo ha Padre senza madre, cos in terra vuole
avere Madre senza padre. Come nella sua persona saranno congiunte la
Divinit e l'umanit, cos vuole che siano congiunte nella Madre sua la purezza
e la fecondit, la maternit e la verginit.
In qual modo dunque si compir quest'opera? Voi lo chiedete all'Angelo con
umilt e santit; non questa

39

una parola di diffidenza, n di mancanza di fede, e neppure di curiosit.
Guai a coloro che vogliono trovare delle tenebre in unanima dotata di una luce
s grande, e le cercano nel momento in cui i suoi lumi sono pi intensi! Non mi
piace frammischiare nella dolcezza di questo argomento dispute ed acrimonie,
tanto meno in questo trattato di pace del cielo con la terra; ma l'onore della
Vergine e del Figlio nella Madre sua, e la dignit di questo mistero che in un
medesimo tempo d al mondo un Uomo-Dio ed una Madre di Dio, mi
costringono a dire, quasi mio malgrado, queste parole.
Maria sempre stata libera da tenebre
1
, e qui Ella nel suo pieno meriggio: in
Lei il sole non pu fare ombra. Per altro, chi parla non la Vergine: Dio parla
nella Vergine; il medesimo Dio che per mezzo dell'Angelo santamente
annuncia, pi santamente ancora risponde nella Vergine. Dio, infatti,
nell'Angelo e nella Vergine, ma nella Vergine pi ancora che nell'Angelo poich
vi presente per compiere cose pi elevate e pi divine.

___________________________
(1) Maria, essendo libera dal peccato e dalla conseguenza del peccato
immune dall'errore positivo e dall'ignoranza che si dice privativa. L'errore
propriamente detto consta di un giudizio che approva come vana una cosa
falsa, o che falsamente si porta sopra, una cosa che si ignora; l'errore di tal
genere una conseguenza del peccato. Tutto in Maria era perfettamente
sottoposto alla suprema direzione della ragione, regolato dalla fede e mosso da
una perfetta carit verso Dio. Maria era sempre perfettamente prudente,
quindi non poteva portare un giudizio fermo senza avere dati sufficienti.
Tuttavia in Maria vi fu ignoranza (nescientia) di cose di cui la conoscenza non
le era dovuta; e ci consta dal Vangelo di san Luca (I, 35; II, 44; II, 50); ma
non vi fu ignoranza di cose di cui la conoscenza le spettasse a qualunque titolo
(ignoranza privativa), perch tale ignoranza una conseguenza del peccato; e
queste sono veramente tenebre di cui la B. Vergine fu libera. (Cfr.; Diction. de
thol. cath., IX; col. 2413).

40

XIII.

IN DIFESA DELLA VERGINE ACCUSATA DI MANCANZA DI FEDE.

I. questo il concetto che dobbiamo avere della persona pi degna che vi sia
sulla terra; Dio ne dirige il pensiero e la lingua; Dio ha formato nel cuore di Lei
quel voto segnalato, sino allora sconosciuto; perci Egli medesimo le mette su
le labbra quelle parole che lo manifestano al mondo. Sono queste le prime
parole della Vergine che ci vengano riferite nel Vangelo. A Dio non piaccia che
le prime parole di Colei che Egli ha scelta per sua Madre siano un linguaggio
sconveniente e di incredulit! Chi pensasse a questo modo avrebbe di questo
mistero un cattivo concetto; male intenderebbe e male ascolterebbe la
Vergine. Se il medesimo Spirito che l'assiste nel parlare ci assister
nell'ascoltarla, noi avremo ben altra idea di un'anima cos degna e di
disposizioni cos sante, di un mistero cos sublime e di una risposta cos
ponderata.
Le parole della Vergine sono un vangelo della Verginit, che la terra annuncia
al cielo e la Vergine all'Angelo; vangelo che la Vergine e l'Angelo annunciano al
mondo. Sono la rivelazione in un medesimo tempo, di due verit intimamente
congiunte, assieme: l'Incarnazione del Verbo e alla perpetua verginit di Colei
che lo deve generare.
L'Angelo annuncia l'Incarnazione alla terra, e la Vergine annuncia al cielo la
verginit del parto. cosa ben degna e ben conveniente che le prime parole
della Vergine delle vergini siano come un vangelo di purit, e che il

41

mondo impari questa virt e ne riceva il primo profumo per mezzo delle prime
parole di Maria.
Per la verginit una specie di trionfo, l'essere celebrata nelle prime parole del
Vangelo, e stabilita, come su un trono al cospetto di Dio e dei suoi angeli, nella
persona pi degna dell'universo, vale a dire, in quella che Dio medesimo
ricerca per farne sua Madre. E in questo trionfo, un vero trionfo per la
verginit Tessere incorporata nello stato di questo inaudito mistero che
l'Angelo viene ad annunciare al mondo, e con tale ricchezza incastrata nel
mistero medesimo dell'Incarnazione come un prezioso ornamento di questo
prezioso mistero. Perci l'Angelo, amatore della verginit, non corregge la
risposta di Maria, ma la onora con grande riverenza, e le d per risposta le
parole pi elevate e pi degne che abbia ancora proferite.
E quegli angeli ed apostoli di questo secolo
1
, o piuttosto angeli ed apostoli del
Principe di questo secolo, quegli spiriti che si sono separati dalla verit di Dio
che sta nella sua Chiesa e nella sua parola; per seguire le loro fantasie e le
impressioni dello spirito di errore vorrebbero biasimare ci che dice la Vergine,
ci che l'Angelo onora e che lo Spirito Santo loda come una fede viva, felice e
potente per accogliere l'ultimo compimento di quest'opera di Dio; poich ha
pochi giorni, per bocca di santa Elisabetta assorta nel pi alto rapimento, lo
Spirito Santo dir ancora: Beata quae credidisti, quoniam perficientur ea quae
dicta sunt tibi a Domino (Te beata che hai creduto, perch si adempiranno le
cose dette a te dal Signore - Luc., I, 45).
Ma questi perversi spiriti non veggono che dallo spirito del serpente sono
accecati e animati contro la Donna

_________________________
1 I protestanti.

42

che sta per schiacciarne la testa con la potenza di questo mistero? Biasimano
ci che viene lodato dallo Spirito Santo; avviliscono Colei che Dio medesimo
onora, e allora appunto ch'Egli la onora e la innalza al colmo della sua dignit;
accusano di mancanza di fede Colei che sta per concepire l'Autore medesimo e
consumatore della fede; in tal modo fanno getto di tutto quanto vi di sublime
e di divino, e vorrebbero fare alla incredulit l'onore di stabilirla nella nascita
stessa del Vangelo; nel pi eminente trattato della fede che mai vi sia stato e
nella persona pi degna che vi sia in cielo e in terra. Nell'ingresso nel mondo di
un s grande mistero, se quello spirito d'incredulit parlasse lui, medesimo
nella propria persona, dopo essere stato cacciato dal cielo cosa potrebbe
desiderare di meglio per suo vantaggio se non di insediarsi in una dimora cos
onorevole, vale a dite in quellanima pi degna e pi elevata che il cielo? Quale
maggior servizio gli si potrebbe rendere che di dargli una parte s grande l
dove non ne pu avere e di farlo trionfare precisamente l dove hanno avuto
principio la sua sconfitta e la sua completa rovina nell'universo? Sembra che
questi maligni vogliano gratificare ancora il serpente di una nuova vittoria nel
nuovo Paradiso che Dio ha piantato con la sua mano per il secondo Adamo,
vale a dire, nella Vergine.

II. - Ma lasciamo da parte questi spiriti ingannati ed ingannatori che fanno cos
bene l'interesse dello spirito d'infedelt, mentre trattano cos male la fede e i
suoi misteri, intendendo a controsenso la Sacra Scrittura.
Istruiti in una scuola migliore, noi parliamo di quelle parole della Vergine in
modo pi degno, pi angelico e pi cristiano.
Diremo dunque che quelle prime parole della Vergine

43

sono parole di fede ammirabile, di purezza verginale e di prudenza celeste, di
ispirazione divina e di gloriosa fecondit, perch dall'esempio della Vergine
delle vergini hanno fatto germogliare tanti fiori, nel cielo e prodotto tante
anime vergini su la terra. Da queste parole venne formato nello Stato di Ges il
pi degno esercito del suo regno, il fiorente esercito delle Vergini, il quale non
fiorisce che nell'Oriente del mistero dell'Incarnazione, n prende nascita se non
alla nascita di Ges e dalla nascita di Ges. Un tal glorioso esercito non
precede Ges, ma lo segue e lo segue dappertutto, nella culla e su la Croce,
nella vita privata e nella vita apostolica, su la terra e in cielo.
Dappertutto Ges si trova in mezzo alle Vergini; Egli nasce, vive e muore tra le
anime vergini, le quali lo seguono e lo accompagnano in tutti i passi della sua
vita onorate, per loro sommo gaudio del privilegio di formare il suo seguito, di
possedere il suo amore di godere della sua familiarit. Adducentur regi virgines
post eam (Altre vergini dopo di Lei saranno presentate al re? - Ps., XLIV, 15).
Un tale esercito venerabile era ben dovuto alla purezza, alla santit, alla
divinit del mistero dell'Incarnazione. Quanto cara a Ges una tale
compagnia, la quale gode della sua intimit e perci fruisce dei privilegi del suo
amore!... La Madre di Ges la prima in quella schiera; e appunto nel mistero
dell'Incarnazione, Ella innalza il vessillo della Verginit! Le parole che la
Vergine proferisce sono quelle che hanno fondato quella schiera santa e
verginale: Colui che con una parola ha fatto l'universo, ha voluto servirsi di
poche parole della Madre Sua per formare e stabilire nel mondo quel glorioso e
venerabile stuolo delle Vergini.
Con questi pensieri veneriamo, come in un riassunto

44

la condotta della Vergine rispetto all'Angelo, e la troveremo piena di grazia e di
virt ...
La Vergine adunque ascolta in silenzio l'Angelo che le parla; ne accoglie
umilmente l'onorifico saluto, ne considera le parole con ammirabile tranquillit.
Prestando la massima attenzione al messaggio dell'Angelo, presta fede a ci
ch'egli le annuncia, ma con singolare prudenza domanda il modo in cui ci si
avverer; questo l'Angelo non l'aveva annunciato, ma l'aveva taciuto, ci
sembra, per una divina disposizione, appositamente per dar luogo alla
domanda della Vergine e manifestare al mondo, con le parole medesime di
quella, il suo voto e il suo stato di verginit.
La Vergine non ha nessun dubbio sul mistero annunciato dall'Angelo; per la
luce della fede e la chiarezza della parola angelica, lo ritiene vero; ma dal
medesimo Spirito celeste inviatole da Dio per istruirla, Ella desidera sapere
quale sia la via da Dio fissata per compiere quest'opera.
Con questo spirito di umilt, di fede, di desiderio di essere edotta di questa
verit importante per Lei medesima e per il mondo, la Vergine santamente dice
allAngelo: In qual modo ci si compir? (Ibid., 34). Che pu mai esservi di
riprensibile in questa parola e in questa condotta?
Prima della venuta dell'Angelo, la Vergine era gi troppo bene istruita su la
nascita del Messia il quale era il primo articolo della fede dei Giudei; come su la
potenza divina a farlo nascere per il solo mezzo comune ed ordinario della
nascita degli altri mortali. Maria godeva di una luce troppo grande ed era
animata da una fede troppo elevata, perch cadesse in un errore cos
grossolano.
Ma pur sapendo tutto quanto conosce, Ella ben sa

45

che nei segreti tesori della potenza divina vi sono altre vie per le quali Dio pu
compiere quell'opera, e una tale conoscenza luce; Maria esclude l'unica via
che ripugna al suo voto, ed fedelt, non apre la sua mente a congetturarne
alcuna, e questo semplicit, non si appropria l'autorit n di volerne, n di
sceglierne, n di prescriverne, n di preferirne alcuna: e questo umilt.
Poich Dio vuol compiere questo mistero in Lei e con Lei, Ella crede di potere e
di dovere ricercare quale sia il mezzo scelto e fissato nel Consiglio di Dio: e
questo verit ed equit
1
.
In tali disposizioni oltremodo sante, ragionevoli e divine, la Vergine umilmente
e santamente dice all'Angelo: Quomodo fiet istud? Che vi mai in questo se
non da lodar Dio, onorare la Vergine, ammirarne la condotta e riconoscere un
cumulo di virt l dove l'eresia cieca ed empia vuol trovare mancanza di fede?
La Vergine considera ci che l'Angelo le propone, ed prudenza; si arrende
alla prima comunicazione che le viene fatta; ed docilit; e subito conclude e
risponde, ed obbedienza.
Ripetiamo dunque ancora, ad onore di Dio e della Madre sua, per confusione
dell'eresia e in lode del colloquio della Vergine con l'Angelo, che quelle parole
dai nemici della fede e della Vergine presuntuosamente censurate, sono,
parole, come abbiamo detto; di fede

_________________________
(1) Quest'analisi dell'atteggiamento di Maria quando dice all'Angelo: Quomodo
fiet istud ci sembra squisita, superiore anche a quella che Bossuet fa della
medesima questione: Una tale risoluzione denota in Maria un gusto squisito
della castit e in un grado cos eminente che a tutta prova di fronte alle
promesse degli uomini non solo, ma persino davanti alle promesse di Dio. Che
cosa Dio poteva promettere di pi grande che il suo proprio Figlio, nella
medesima qualit che lo possiede Lui stesso, vale a dire nella qualit di Figlio?
Eppure Maria pronta a rifiutarlo se per acquistarlo ella deve perdere la
propria verginit. (Elv. su les mystrs, XII e sem., MOLIEN).

46

ammirabile, di purezza verginale, di prudenza celeste, di ispirazione divina;
anzi se vi riflettiamo bene, sono parole di una autorit eminente di cui Dio
vuole insignire la Vergine riguardo all'opera che le viene annunciata, come
primizia della grande autorit che tosto Ella ricever sopra Dio medesimo in
qualit di Madre.
Dio, infatti, vuole che, Maria tratti e deliberi sopra quest'opera oltremodo
insigne che la mano dell'Onnipotente vuole compiere nel mondo; le manda il
suo Angelo non solo per rivelargliela, ma pure per entrare con Lei in trattative
sopra questo affare.
Inviandole il suo angelo, Dio le d diritto di pensare a questa opera,
d'informarsene e di deliberare; n vuole compierla in Lei se non dopo che,
avendo tutto ben ponderato, Ella avr giudicato di dare il proprio consenso;
tanta la parte, la potenza e l'autorit che Dio vuole dare alla Vergine sopra
quest'opera che la pi eminente fuori di s medesimo (ad e tra).
Potenza veramente insigne! onore, sublime per la Vergine! Ma questo non
ancora che un raggio della potenza e dell'autorit ammirabile ch'Ella sta per
ricevere riguardo a Dio medesimo che la costituisce Madre sua.

XIV.

SUBLIMI PAROLE DELL'ANGELO ALLA VERGINE.

Ecco i santi pensieri in cui dobbiamo trattenerci nell'udire il colloquio che
avviene, in quella casetta di Nazaret, o per meglio dire, in quel santuario dove
la Vergine trova si con l'Angelo; dove Dio presente e pronto ad incarnarsi;
dove tutto santo, puro e divino, e tende a far nascere nel mondo il Santo dei
santi. Cos dobbiamo

47

parlare di un colloquio talmente puro e santo, che serve di proemio ad un
mistero cos sublime; cos grande e cos augusto. Che se i nostri commenti su
questo punto sono un po' lunghi, il lettore ce lo perdoni. Il temerario attentato
dell'eresia contro la fede della Vergine e la dignit di questo mistero, ci ha
attirati in questa discussione onde giustificare le parole e la condotta di Colei
che apporta al mondo il Giusto e la giustizia (Jer., XXIII, 5, 9) e per la prima
riceve in s medesima l'impressione della giustizia e della santit di Lui, nel
concepirlo e portarlo nelle sue viscere.
Riprendendo ora il filo del nostro discorso, diciamo che la Vergine avendo
umilmente chiesto all'Angelo quale fosse la via da Dio scelta per il
concepimento dell'opera che le veniva annunciata, l'Angelo le risponde e le
manifesta che tale concepimento sar tutto celeste: quel parto sar divino, lo
Spirito Santo verr in Lei, la potenza dell'Altissimo la investir, e il frutto di tale
celeste operazione sar riconosciuto come il Figlio del Dio vivente. Cos, fra
tutti i mezzi che si potevano usare per far nascere il Messia, Dio sceglie il
mezzo pi elevato e pi divino, il mezzo pi degno della fede di Maria e pi
onorifico per la sua purit.
La natura non avr parte in quest'opera; gli angeli medesimi, che d'ordinario
sono adoperati nelle opere di Dio, non saranno chiamati a cooperarvi. Solo la
mano dell'Onnipotente vi si applicher; e la fecondit della Vergine sar, per
divina potenza, elevata a concepire ed a generare santamente il Santo dei
santi, il proprio ed unico Figlio di Dio medesimo.
Che se in un argomento tutto celeste, tutto divino, tutto miracoloso, in
un'operazione cos straordinaria e singolare, si vuole ricercare qualche
esempio, l'Angelo propone alla Vergine un esempio domestico nella persona

48

della sua cugina Elisabetta; come se dicesse: Quella medesima mano
dell'Altissimo, o Vergine sacra, che da un fondo sterile ha tratto la nascita di
Giovanni Battista, trarr da un fondo puro e verginale la nascita del Figlio
vostro. Ma l'uno il sovrano, l'altro il vassallo; l'uno Figlio, l'altro servo;
luno il Messia, l'altro il Precursore; l'uno il Verbo Divino, l'altro la voce del
Verbo. Come sono ben differenti l'uno dall'altro, cos la mano di Dio opera ben
differentemente nella loro nascita.
Voi avrete, o Vergine sacra, il fiore e il frutto tutt'assieme: il fiore della
verginit e il frutto della fecondit. E Ges pure fiore e frutto tutt'assieme e
nella Scrittura porta questo doppio nome
1
; non fiore che diventi un frutto
cessando di essere fiore; ma sempre fiore e sempre frutto; e Voi pure sarete
sempre vergine e sempre madre; il fiore della vostra verginit non appassir
mai, ma sempre si conserver nella sua freschezza insieme col frutto della
vostra fecondit.
Oh fiore! Oh frutto! Oh fecondit! Oh fiore del cielo! Oh frutto di vita! Oh
fecondit di Dio!

XV.

SUBLIMI PAROLE DELLA VERGINE E SUE INTIME DISPOSIZIONI

Istruita da quelle parole, insignita di tali favori, assicurata di tali privilegi, la
Vergine, condiscendente alla parola dell'Angelo ed obbediente a quella di Dio,
risponde: Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum (Ecco l'ancella
del Signore, si faccia di me secondo la sua parola - Luc., I, 38).

________________________
(1) Il Card. de Brulle rinvia ai seguenti testi: ISA., XI, I; Cant., II, 1; Ps.,
LXVI, 7.

49

Non dobbiamo gi passare leggermente sopra queste parole, n considerarle
come semplici espressioni, ovvero come una risposta officiosa data in certo
qual modo per complimento. Colui che le proferisce un angelo, parla ad un
angelo e gli parla un linguaggio angelico, linguaggio ben differente dal
linguaggio degli uomini. Il linguaggio umano consta di semplici vocaboli,
mentre quello degli angeli vivo, penetrante e luminoso; e sempre efficace e
porta sempre, luce
1
.
La Vergine, essendo angelica, dotata di una di quelle lingue angeliche di cui
parla l'Apostolo, e qui si trova in uno stato pi che angelico. Ella giunta a
quel colmo di grazia che compie tutto il corso della sua vita precedente, vita
elevatissima e di preparazione al nuovo stato in cui entrer dopo quelle sante
parole.
Non sono parole di una piet comune, n di un senso ordinario; sono parole di
abbassamento profondo e insieme di sublime elevazione; sono le parole pi
potenti che Maria potr mai proferire e quella del maggior gaudio che potr
mai avere; parole umili ed insigni che rallegrano il cielo e determinano la
salvezza dell'universo, mentre dal pi alto dei cieli traggono su la terra il Verbo
eterno.
Colei che parla la persona pi eminente che vi sia e potr mai esservi dopo le
tre persone increate della Divinit, e parla mentre sta per entrare nello stato
pi grande in cui possa mai essere stabilita: due circostanze queste di gran
peso, per le quali dobbiamo degnamente apprezzare quelle parole e stimarle al
peso del santuario.
Quando la Vergine umile, silenziosa e modesta, apre la bocca per proferire
quella risposta, si trova nelle mani

____________________
(1) La parola degli angeli ottiene sempre il suo effetto, questo effetto luce.

50

del Verbo eterno il quale con Lei, sta per incarnarsi in Lei, e la vuole per sua
Madre. Il Verbo divino le ispira quella risposta e le imprime tali disposizioni
convenienti.
Sar l'ultima parola che la Vergine proferir su questo punto, e subito dopo,
senza nessun indugio, in Lei verr compiuto il sacro mistero, il mistero del
divino amore, il mistero dell'Incarnazione.
La Vergine adunque nel proferire in quell'istante quella risposta si trova nella
disposizione pi elevata e pi divina ch'Ella abbia mai avuto e che potr mai
avere anche dopo. Quel colloquio santamente ispirato dalle parole dell'Angelo,
termina pi santamente ancora, pi felicemente, pi divinamente con le parole
della Vergine.
La risposta di Maria, apparenza breve, include un senso profondo e un
grande mistero: degnamente corrisponde alla qualit della persona della
Vergine, alla sublimit della sua grazia; alla santit del suo stato, alla divinit
della sua appartenenza al Padre, al Figlio ed allo Spirito Santo, i quali la
chiamano e l'elevano alla Societ con le loro persone divine e con la loro
ammirabile operazione.
Quanto abbiamo detto in queste poche parole basterebbe per rendere il dovuto
onore a quella risposta e a Colei che la proferisce. Ma il lettore mi perdoni se
mi trattengo ancora in questo argomento. Non posso distogliere cos presto il
mio pensiero da questo oggetto tutto celeste su la terra
1
, il quale eccita
l'ammirazione dell'Angelo. Volontieri contemplo la Vergine santa in quel
momento sola nella solitudine della sua cameretta, nel suo oratorio, elevata ad
una sublime contemplazione, tutta

____________________________
(I) Il piissimo Cardinale confessa ingenuamente le sue ripetizioni e ne d la
ragione.

51

intenta a Dio, ascoltando la parola dell'Angelo, rapita nel pensiero delle
grandezze di cui riceve l'annuncio. La veggo al colmo di una grazia eminente
che chiude il corso di tutta la sua vita precedente, vita di quindici anni in tutti i
suoi momenti tutta consumata nella grazia, anzi consumata in una grazia
singolarissima ed elevatissima; ma questo colmo di grazia non che il
fondamento e l'inizio di un nuovo edificio, perch in quel momento la vedo
all'ingresso di un nuovo stato che incomincia al termine di quelle sante parole e
continuer sino all'eternit.
Quelle parole di Maria sono parole di spirito e di grazia, parole vive e
penetranti sino al centro dell'anima sua, parole di uno spirito sublime, elevato,
sino al trono della Divinit, parole di grazia preziosa e singolare, parole di una
grazia che d principio al pi alto mistero che Dio operer mai; parole di una
grazia che stabilisce, accompagna e compie la Maternit divina, alla quale
Maria viene elevata appena proferite quelle sante parole.
Questo punto degno di molta considerazione e merita giustamente di essere
spiegato con maggiore chiarezza. N in tal modo ci allontaniamo dal nostro.
argomento, perch la vita e la condizione di Colei che deve concepire, portare
e partorire Ges nel mondo, fa parte della storia di Ges; e ci tanto pi da
considerarsi che in questa sorta di nascita, il Figlio esiste prima della Madre, e
le disposizioni intime di Maria per essere Madre di Ges sono grazie meritate
da Ges medesimo, effetto operato dalla sua propria persona nella sua
santissima Madre. Talmente che parlare di Maria parlare di Ges, onorare
Maria onorare Ges, anzi onorare Ges nella pi grande delle sue opere,
perch Maria l'effetto pi straordinario e l'ornamento pi insigne della
potenza e della bont di Ges nell'Ordine della grazia.

52

Nella Vergine noi ammiriamo due sorte di vite e di vite differenti, le quali
dividono il corso della sua vita e della sua grazia su la terra: la prima
incomincia alla sua concezione e va sino al colloquio angelico durando cos per
lo spazio di quindici anni circa; questa una maniera di grazia preveniente che
la dispone alla Maternit divina in cui Ella verr un giorno stabilita, ma senza
che lo sappia, n vi pensi.
Laltra incomincia al termine del colloquio con l'Angelo, ed quello stato
medesimo, eminente e singolare, della divina Maternit nel quale Ella sta per
entrare; che sar lo stato permanente di quella Vergine santissima, il
compimento della sua gloriosa vocazione e la Sua condizione eterna. Questo
nuovo stato per la Vergine una vita nuova ch'Ella incomincia a vivere vivendo
con Colui che la vita di Lei e la vita del mondo.
Prima, Maria era sola su la terra perch Ges non viveva ancora. Ges solo
degno di tener compagnia a Maria. Ora che Ges entra nel mondo e viene a
dimorare nel cuore e nel seno di Maria, Ella entra nel godimento della
compagnia di Ges che la fa vivere di una vita tutta nuova, nella nuova vita
che il Figlio di Dio si degna di prendere nella sua creatura.
Queste due sorte di vita sono ben differenti: perci hanno due sorte di grazie
ben differenti: e in ciascuna la Vergine condotta ed introdotta in un modo
ben differente. Nella prima grazia, Dio la introduce, la conserva e la fa
progredire senza ch'Ella sappia per qual fine la grazia l'attiri e la prepari. In
altro modo, invece, Maria entra nello stato glorioso e divino della podest
materna rispetto a Ges; vi entra, infatti, con una pienezza di luce che l'Angelo
le ha apportata dal cielo che Dio diffonde nella sua mente perch in uno
splendore di luce Ella concepisca lo splendore del Padre. Maria adesso sa,
sente,

53

vede dove Dio l'attira, la chiama e la eleva; in questo divino stato Ella entra
piena di grazie, di luce e di desiderio di servire a Dio in un tal sublime
ministero, di essere Madre di Colui che ha Dio medesimo per Padre.
Dio segue modi differenti nel dare le sue grazie alle sue creature; vi sono
grazie ch'Egli comunica alla creatura senza che questa lo sappia, ovvero, se lo
sa, senza che penetri il fondo e il fine di tali grazie e d'ordinario Egli agisce in
questo modo con gli uomini. Vi sono altre grazie che Dio conferisce con
abbondanza di luce e di conoscenza a motivo della loro eminenza, per gli effetti
che ne vuole ottenere secondo i suoi disegni; ed questa la via che il pi
sovente Egli segue con gli angeli.
Con la santissima Vergine, Dio si compiaciuto di agire in un modo come
nell'altro in due tempi differenti, tenendo a suo riguardo la via di oscurit sino
alla venuta dell'Angelo dal cielo. Ma ora per Lei il tempo della luce, poich il
tempo in cui Ella apporta la luce al mondo, e quella risposta di Maria non
soltanto parola di spirito e di grazia, come abbiamo detto, ma ancora parola di
luce, e di luce viva che penetra fin nel seno dell'Eterno Padre e ne trae il Figlio
Unigenito di Dio, onde portarlo e includerlo nel seno verginale di Maria.
Le ultime parole della Vergine all'Angelo sono ben differenti dalle prime;
perch non sono, come le prime parole di stupore bens di consenso. Sono
parole non di riflessione umana, ma di risoluzione divina; parole non di
esitazione, ma di viva ed ardente inclinazione al compimento dei volere e
dell'opera di Dio; parole grandi, memorabili, preziose; parole di grazia, di
amore e di vita, e di vita che non perir mai; parole che dnno la vita al Dio
vivente ed uno stato ormai eterno al Figlio eterno di Dio medesimo.

54

Cerchiamo, non gi dei diamanti, ma dei cuori celesti e degli spiriti divini onde
scolpirvi quelle sante parole e renderle eterne, onde imprimerle in un fondo
degno e confacente alla loro qualit. Esse appunto sono impresse nel libro della
vita, e nel Cuore divino di Ges, e di Maria.
Oh parole di Maria, quando sta per concepire Ges! Oh parole di Maria quando
sta per ricevere nel suo Cuore e nel suo seno Colui che, la parola del Padre,
la parola sostanziale e personale del Padre!
Oh degna conclusione di quella missione celeste, degno termine di quel
colloquio angelico, ben degna di dar principio all'Opera delle opere di Dio
nell'universo!
Poich l'Angelo ha terminato il suo dire su le grandezze di Colui che annuncia e
su la via divina ed ammirabile che lo deve dare al mondo, la Vergine chiude le
trattative con l'Angelo e gli risponde, con effetti pi che con parole, vale a dire
con la grandezza della sua umilt, con la professione della sua obbedienza, con
la espressione del suo desiderio per il compimento dell'opera che, Dio vuole
fare in Lei e con Lei.
In queste sante disposizioni la Vergine, piena dello spirito di Dio e diretta dalla
sua grazia, cos parla all'Angelo e mette fine al colloquio, celeste; e dopo di
aver umilmente ascoltato l'oracolo angelico; pi umilmente ancora risponde:
Ecce ancilla Domini, fiat mihi secundum Verbum tuum.
Quanto sono potenti, feconde e gloriose queste parole! Quanti secreti, quanti
favori ed effetti contengono! Perci vengono proferite dalla Vergine in un
tempo cos santo e cos glorioso per Lei, nel tempo della maggior potenza e
fecondit che sar mai comunicata a nessuna creatura; nel momento cio in
cui sta per concepire e

55

generare il Verbo Incarnato, che la virt, la luce e la potenza del Padre.
La Vergine adunque quando proferisce quelle parole, si trova in una grazia
singolare, in uno stato divino, in una via ammirabile; ammirabili i movimenti
del suo spirito, ammirabili ne sono gli effetti. Si abbassa e nell'abbassarsi si
trova elevata, elevata al disopra dei cieli; si perde nelle mani di Dio, svanisce
come un nulla al cospetto del suo Creatore, e diventa Madre del suo Creatore
medesimo; per mezzo dei suoi abbassamenti viene elevata nelle sue
grandezze; con la verginit Ella entra nella divina Maternit; con l'obbedienza
si eleva alla sublime sua sovranit; si dichiara servente del Signore e ne
diventa Madre, Madre e servente tutt'assieme: sempre Madre e sempre
servente, come il Figlio suo Dio e Uomo, sempre Dio e sempre Uomo.
Maria rimane vergine e diventa madre, due pregi della corte celeste e pregi
sino allora incompatibili, ma riuniti allora in Maria per il privilegio dovuto alla
dignit del suo ufficio e della sua persona. In tal modo la sua verginit dalla
sua maternit non solo conservata, ma sublimata, coronata e resa pi
fiorente che mai, e la sua maternit santamente preparata, felicemente
acquistata e divinamente compiuta nella sua stessa verginit.

XVI

ECCE ANCILLA DOMINI. - FIAT MIHI SECUNDUM VERBUM TUUM.

In argomenti cos sublimi vi pi da riflettere che da dire, e v' pi da
ammirare che da riflettere. Tuttavia se alla nostra infanzia nelle cose divine
lecito parlarne bench balbettando, possiamo dire che ci che esponiamo

56

qualche cosa delle grandezze e dei favori che si verificano nella Vergine
quando proferisce quelle ultime parole del sacro colloquio con l'Angelo; donde
il caso che dobbiamo fare di quelle divine parole considerate in generale.
Che se le consideriamo in particolare, se scrutiamo minutamente quell'umile,
santa e feconda risposta della Vergine santissima, vedremo che contiene due
parti e due movimenti nella grazia ben differenti.
La prima dice: Ecce ancilla Domini; la seconda: Fiat mihi secundum verbum
tuum (Luc., I, 38). Con la prima l'umile Vergine scende nel mondo del suo
essere, nella sua servit, nel suo nulla: Ecce ancilla Domini - perch nella
semplice condizione dell'essere umano, la luce della Vergine non vede altro che
il nulla e la servit.
Con la seconda la Vergine innalza i suoi desideri: ed il movimento dell'anima
sua verso il suo Dio, e ci che ammirabile, per esserne la Madre, aspirazione
che non vi fu mai, n mai vi sar fuorch in Lei.
Questi due movimenti sembrano contrari: l'uno infatti abbassa, l'altro eleva, ed
eleva ad un'altezza oltremodo sublime; l'uno separa e l'altro unisce e unisce a
Dio medesimo in una affinit oltremodo stretta ed insigne; ma convengono allo
stato di questo mistero.
Questi, due movimenti sono mirabilmente congiunti in un mistero che abbassa
sin nel nulla dell'essere umano Colui che la gloria e la potenza del Padre, e
congiunge Dio con la creatura in unit di una persona cos grande.
Come dunque Dio si abbassa nel nulla per incarnarsi, cos quella creatura che
deve concepirlo si abbassa sin nel nulla dell'essere creato onde ricevere ed
adorare il suo Signore. come Dio si unisce e si incorpora con la nostra
umanit, cos la Vergine, dopo questo umile movimento del suo spirito, viene
elevata dallo spirito di Dio all'aspirazione ed al desiderio di essere Madre di
Colui che vuole

57

abbassarsi ed incarnarsi in Lei. Desiderio tutto nuovo che incomincia con quelle
parole, perch non mai entrato nella mente e nel cuore della Vergine;
desiderio sublime, impresso nel fondo dell'anima di Maria dalla mano
medesima dell'Onnipotente che vuole operare questo mistero i desiderio santo,
puro e divino, perch tende, a dare in Lei una vita nuova al Santo dei santi i
desiderio con cui Maria nel suo cuore, nel suo corpo e nell'anima sua, tutta si
abbandona nelle mani del suo Dio per concepirne il Figlio dandogli una parte
della sua sostanza. Per la viva impressione di questo desiderio, per l'infusione
di questa luce, Maria proferisce questa parola di cos grande efficacia:
Fiat mihi secundum verbum tuum!
Un Fiat ha dato principio al mondo: questo Fiat d principio all'Autore del
mondo.
1

Una parola ha fatto questo universo i questa parola di Maria forma
nell'universo un altro universo e costituisce in mezzo a questo mondo un nuovo
mondo, un mondo di meraviglie, un cielo su la terra, una terra in cielo, una
natura creata in un essere increato.
La Vergine, nel proferire quelle parole, l'Oriente dove nascono queste
meraviglie; Dio l'ha innalzata fra tutte le creature al disopra di tutte, ora la
innalza al disopra di Lei medesima, e la stabilisce in uno stato insigne, in una
condizione stupenda.
Chi con Lei non gi l'Angelo, ma il Dio dellAngelo, e l'Angelo medesimo ce
ne avverte dapprincipio quando dice: Il Signore con Voi. Il Signore con Lei
nell'attesa che sia in Lei, come subito diremo. Ma ora Dio in Lei per agire in
Lei, per innalzarla al disopra di tutto quanto creato, associarla a s medesimo
e prepararla all'Opera pi insigne fra tutte; sola, infatti, fra tutte le creature
Maria eletta e destinata a servire a Dio nella

____________________
1 In quanto uomo.

58

pi grande operazione dell'Onnipotente fuori di s medesimo, cio
nell'Incarnazione del Verbo; Ella deve prestare a Dio il suo servizio in un
ministero cos elevato e degno come quello di Madre, e si avvicina il momento
in cui la Vergine avr parte a questa grande e singolare operazione! Oh
grandezza! Oh meraviglia!

XVII

STATO INSIGNE DELLA VERGINE AL TERMINE DEL COLLOQUIO CON
L'ANGELO.

Se mai ho venerato la Vergine nella sua vita, nei suoi pensieri e desideri, nei
suoi anni precedenti, molto pi la venero in quel momento, in quella
elevazione, in quella disposizione con cui Ella proferisce le ultime parole del
colloquio con l'Angelo. Nel pronunciare quelle parole Ella entra in uno stato
nuovo che viene operato in Lei, ma non da Lei, bens dalla mano di Dio in Lei,
da quella mano medesima che sta per operare il mistero dell'Incarnazione.
Quella mano onnipotente e divina che sta per agire nel Figlio medesimo di Dio
onde incarnarlo, agisce ora su la Vergine nella quale Egli deve essere
incarnato, ed opera in Lei cose grandi, degne di s e degne pure del trionfo
sublime di onore e di gloria che tosto dar a s medesimo nell'Opera sua per
eccellenza.
Dobbiamo parlare un linguaggio pi chiaro e di pi elevato; esprimendoci con
negazioni pi che con affermazioni positive; perch le cose divine sono affini
alla natura di Dio e ci vengono pertanto spiegate, in modo pi elevato, dalla
teologia che chiamiamo negativa piuttosto che da quella che positiva od
affermativa: Diremo dunque che la Vergine in quel momento non in moto ma
in

59

riposo, perch tranquilla; ma pure non e in riposo ma in moto, perch tende
a Dio, e ci con un vigore ed una vivacit ammirabile.
Maria in un movimento celeste e insieme in un riposo divino; in un
movimento che riposo, e in un riposo che movimento.
Contempliamo l'occupazione della Vergine in questo momento o riposo, dico
che Ella , non in un'azione, ossia in un atto soltanto, ma in uno stato, perch
la sua occupazione permanente e non passeggera.
Maria pure non in uno stato soltanto, ma in un'azione: perch ci che
avviene in Lei vivo e penetrante sino al midollo dell'anima sua
1
.
Essa non (soltanto) in un'azione. n (soltanto) in uno stato ma in un nuovo
essere; perch ci che in Lei vivo come la vita medesima, ed sostanziale,
intimo e profondo come l'essere.
Maria dunque in un essere nuovo, ma in un essere

__________________________
1 Henri Bremond, citando questa pagina, dice: Rispetto a coloro che
trovassero qui troppa sottigliezza, non ci resterebbe che da compiangerli, n
vorremo scusare il Card. de Brulle di essere sublime, (pag. 95), In questa
bella e profonda analisi psicologica, l'Autore espresse due cose: 1) Maria
compie atti perfettissimi di carit, di abbandono assoluto alla divina volont,
ecc., di una intensit e sublimit inconcepibile; eppure rimane in una
tranquillit e pace divina. L'osservanza del pio Cardinale si applica
evidentemente a tutta la vita di Maria, per cui san Francesco di Sales dir che
nel Cuore della gloriosa nostra Signora il divino amore cresceva ad ogni
momento, ma in modo sempre dolce, pacifico e continuo, senza nessuna
agitazione (Trattato dellamor di Dio, l. VII, cap. XIV), Cfr.: CAMPANA, Maria
nel dogma, 1936, pag, 643). 2) Maria uno stato e insieme in azione: in uno
stato di santit perfetta, che grandemente onora Dio ad imitazione di Ges, in
uno stato di disposizioni sublimi di carit e di ogni verit; e insieme compie gli
atti ferventissimi che corrispondono da una tale ineffabile santit e ne sono
l'espressione. Lo stato permanente ed abituale e dura in eterno: gli atti sono
transitori, n sono sempre i medesimi.

60

che include essere e non essere tutt'assieme. La Vergine come in uno stato
di non-essere di s medesima, per lasciar il posto allessere di Dio ed alla di Lui
azione, perch Dio vuole essere in Lei e in Lei compiere il suo capolavoro.
Cos Maria non , non vive, non opera: Dio in Lei, Dio vive in Lei, Dio opera
in Lei. E ci che pi ancora, Dio in Lei , vive ed agisce per assumere Lui
medesimo in Lei un nuovo essere, una nuova vita; per compiere nella Vergine
un'operazione simile a quella che da tutta l'eternit compie in s medesimo,
operazione che si avvicina pi che mai sia possibile alle processioni divine nella
SS. Trinit.
Orbene, poich l'operazione suppone l'essere e ne emana (pertanto
proporzionata all'essere), e poich vi una relazione di influenza e di
eccellenza tra l'operazione e lessere, quale sar questo essere nuovo
comunicato alla Vergine, essere che corrisponde ad una operazione cos
insigne? Quale sar questa vita, sorgente di vita e sorgente di una tal vita?
Quale sar la potenza, la pienezza, l'attualit di quella vita che deve
degnamente cooperare con la SS. Trinit nel formare nel mondo un nuovo
principio di vita e di grazia? Dopo la Divinit medesima non v' allora
nell'universo nulla di pi grande n di pi celeste
1
.

__________________________
1 Maria nell'Incarnazione riceve un nuovo essere onde sia capace di generare il
Figlio unigenito di Dio. Quale sar mai l'eccellenza e dignit di un tale essere?
L'Autore la deduce filosoficamente dalla relazione, tra gli atti e l'essere. Gli atti
fluiscono dall'essere, perch l'essere opera secondo sua natura. Un atto
angelico indica e suppone la natura angelica; un atto umano parimenti indica e
suppone la natura umana. Perci quanto pi gli atti sono eccellenti, tanto pi
eccellente l'essere e viceversa. La dignit dell'essere e la dignit degli atti sono
correlative. Orbene, l'atto di generare il Figlio di Dio secondo la natura umana
di una eccellenza inaudita ed inconcepibile: parimenti neces-

61

Prima la Vergine era come l'aurora, ora mi sembra che sia come un sole, tanta
la sua luce; Ella nellOriente di un nuovo stato, ed entra in una condizione
che tanto la eleva al disopra di s medesima, quanto era gi elevata al disopra
delle altre creature. una creatura nuova del mondo nuovo, anzi la prima
creatura di questo nuovo mondo. Ella ne il sole, mentre Ges vuole rimanere
nascosta in questo mondo, Egli che veramente il gran mondo e il Sovrano del
mondo che vediamo (universale), e il Salvatore di questo nostro piccolo
mondo.
L'istante in cui la Vergine pronuncia queste parole: Ecce ancilla Domini,
quello in cui Ella cambia in tal modo di qualit, ed entra in un nuovo stato; e
una tale circostanza deve ispirarci maggior venerazione ancora per quelle
parole.
Mi sembra che in quella risposta all'Angelo la Vergine faccia un voto e una
solenne professione, e che entrando in un nuovo Ufficio della Corona nel Regno
del Cielo, presti un nuovo giuramento al Re del cielo e gli renda un nuovo
omaggio. Un tal voto, un tal giuramento, un tale omaggio sono compresi in
quelle belle parole, con le quali Maria fa professione pubblica e solenne del suo
completo abbandono al Signore, dicendo Ecce ancilla Domini ecc.: come se
dicesse: Ecce, eccomi al cospetto di Dio e dei suoi Angeli, al cospetto del cielo
e della terra, tra il tempo e l'eternit. In questa veduta e in

___________________________
sario che sia inaudita ed inconcepibile l'eccellenza del nuovo essere di cui
investita Maria. Alcuni pensano, dice altrove il pio Cardinale, che l'Eterno
Padre ha rivestito la persona della Vergine della propria potenza e fecondit col
renderla capace di generare nel tempo il Figlio suo (O., 156). La dignit di
Madre di Dio suppone nella Vergine una trasformazione, una elevazione
sublime nel suo stato e nel suo essere, la quale ne fa come una nuova
creatura.

62

questo pensiero mi costituisco, mi dichiaro e mi professo senza nessuna riserva
di qualsiasi diritto, senza nessuna eccezione, per ora e per sempre la servente
del Signore: Ancilla Domini. Lo considero, lo riconosco e lo adoro come
Signore, come il Signore, come il Signore della mia anima e del mio corpo e
come il Signore dell'universo; e per tale sua doppia qualit, mi costituisco sua
servente.
Ma, o bont, o grandezza; o maraviglia! Egli vuole ch'io sia quella servente
fortunata, quella servente unica, predetta nella Scrittura, che a Lui deve
servire nell'Opera sua per eccellenza, in questo singolare ministero.
Egli vuole, ch'io lo consideri non solo come mio Signore, ma come Colui che
vuole essere mio Figlio, e ch'io sia la Madre sua. Adoro questo suo volere, e
pienamente ad esso mi assoggetto; vi presto il mio consenso, e vi unisco, i
miei voti ed i miei desideri sospirandone l'avveramento con tutta la mia
possanza di natura e di grazia.
Fiat, dice la santa Vergine; questa semplice parola in un semplice vocabolo
include due cose, degne di grande considerazione: un desiderio per amore e un
consenso per obbedienza, un consenso cos importante che da quello dipende
un'opera cos grande e cos necessaria al cielo ed alla terra. una parola breve
(abbreviata) e che serve a formare nel mondo il Verbo Incarnato ed abbreviato
1
, parola pertanto che merita di essere un po' spiegata e meditata, per essere
meglio compresa.
Fiat dice dunque la Vergine all'Angelo e a Dio nell'Angelo di Dio, e pi ancora a
Dio in s medesima; questa semplice e sola parola comprende un voto, un
sospiro dell'Incarnazione; sospiro pi divino e pi potente che tutti i sospiri di
tutti i giusti assieme.

____________________
1 Cfr. Rom., 9, 28.

63

Fiat mihi, soggiunge la Vergine, e con questo secondo vocabolo esprime un
secondo voto, un secondo sospiro, cio, non solo che si compie su la terra il
mistero dell'Incarnazione ma che venga operato in Lei medesima; voto che
determina, promuove, conclude il suo stato felice ed ammirabile nellOrdine
della grazia, il pi insigne nella corte celeste, il primo Ufficio della Corona di
Ges, lo stato felice, divino ed ammirabile della Maternit divina.
Ch'io entri in questo stato, dice Maria e che si compia, o Dio, o Angelo: o Dio,
secondo l'ordine vostro, o Angelo secondo la vostra parola; Secundum verbum
tuum! Che quest'opera singolare e divina si compia per quella via singolare e
divina che mi viene annunciata: via degna di Dio e dell'opera sua; via altissima
e degna dell'Altissimo, via che sublima la mia integrit invece di portarle
pregiudizio; via che congiunge la natura con la grazia, e d ingresso nel mondo
all'Autore della grazia e della natura; via per cui l'uomo sar Dio e Dio sar
uomo, ed io sar la sua servente e la sua Madre, Madre e Vergine
tutt'assieme!
Tali sono i pensieri, i desideri, le parole della santissima Vergine; sono i dolci e
deliziosi frutti di quel divino colloquio; sono i voti santi e felici di Maria rispetto
alla Incarnazione del Verbo. Tre
1
voti differenti, ben degni di essere
considerati ed onorati, con un amore speciale, nella Vergine e in questo
mistero.
Tale lo stato insigne di Colei che a Nazart ignorata, ma dal cielo
ammirata; n la Giudea, n il mondo pensano a Lei, ma dopo la Divinit questa
creatura privilegiata l'oggetto pi insigne della contemplazione degli
_________________________
(1) 1 Che Dio si faccia uomo, - 2 che si faccia uomo in Lei, - 3 senza
pregiudizio della sua verginit.

64

angeli nella loro gloria. Dio pensa a Lei e vuole sceglierla per sua Madre, pensa
a Lei in quel tempo in cui vuole elevarla ad una tale dignit per renderla Madre
sua. Ed ecco come nell'umilt dell'abbassamento e nella purezza dei desideri
della Vergine, nella sublimit di una grazia cos singolare e nell'attualit di
un'elevazione cos sublime, il Verbo eterno ha voluto essere concepito e
generato nel mondo.

65

PARTE TERZA

COMPIMENTO DEL MISTERO DELLA VERGINE



XVIII

ECCELLENZA E SUBLIMIT DELL'OPERA CHE VIENE COMPIUTA DOPO LE
ULTIME PAROLE DELLA VERGINE.

Chi non loder, chi non ammirer le vie di Dio e lo svolgimento dell'opera sua,
il volere di Colui che essendo la vita, la gloria, lo splendore del Padre vuole
assumere carne umana ed assumerla in questo modo?
Ma andiamo innanzi seguendo il corso del nostro argomento e vedremo che
quanto pi si avanza questo Sole e si innalza sul nostro orizzonte, o meglio,
quanto pi si abbassa e si avvicina a noi, tanto pi vivi e splendenti sono i suoi
raggi, maggiormente la via divina e l'operazione ammirabile.
Terminato e chiuso il colloquio tra l'Angelo e la Vergine, l'Angelo si ritira e Dio
si avvicina, mentre la Vergine rimane nella sua contemplazione.
Ed ecco, oh maraviglia! oh grandezza! le parole dell'Angelo hanno il loro
effetto: il cielo si apre, lo Spirito Santo scende nella Vergine, la potenza
dell'Altissimo la investe e l'Opera suprema viene compiuta.

67

In quel felice momento, il Creatore si fa creatura a pro della sua creatura;
l'artefice del cielo e della terra forma a s stesso un corpo terrestre onde
santificare la terra e il cielo; Dio si fa uomo per la salvezza degli uomini, e la
Vergine diventa Madre di Dio.
Che dir io? che penser?
O Dio supremo, Dio del cielo e della terra, ora Dio della terra pi che del cielo,
poich siete su la terra pi che in cielo e vi compite meraviglie pi grandi e
celesti!
Prima, nella Sacre Scritture, Voi non prendevate che la qualit di Signore del
cielo; l'Angelo, infatti, diceva a Tobia: Benedicite Deum Coeli (Benedite il Dio
del cielo - TOB., 12, 6), quasi che non foste il Signore della terra, la quale non
vi riconosceva e non pensava che ad offendervi.
Ma ora vi adoro come Signore della terra, perch siete su la terra pi che in
cielo, e vi operate cose pi elevate e pi divine: perci gli angeli lasciano
deserto il cielo per scendere veloci su la terra onde contemplarne meraviglie,
onde cercare ed adorare il loro Dio.
Da quattromila anni avevate fatto l'universo, e dopo pi nulla di nuovo,
essendo Voi rimasto nel riposo del settimo giorno; ma ora uscite di nuovo fuori
di Voi medesimo e fate nell'universo meraviglie oltremodo grandi e stupende.
Voi fate nell'universo un mondo nuovo che rapisce e rinnova questo nostro
mondo; un mondo pi insigne, mondo di prodigi, mondo eterno, mondo che ha
i suoi elementi, i suoi principi, il suo stato e i suoi movimenti; mondo affatto
differente da quello che avevate creato prima. In questo mondo
(dell'Incarnazione) Voi congiungete la terra col cielo, Dio con l'uomo, l'essere
creato con l'Essere increato, mentre nell'altro (nel mondo naturale) rimangono
infinitamente distanti. In questo Voi ponete un Sole su la terra, in medio
terrae, come dice un

68

Profeta. Cos, la terra ormai possiede le luci del cielo (Ges e Maria). Quel
Sole, che per mezzo di questo mistero abbiamo su la terra illumina il cielo,
perch il gran Sole che brilla nell'eternit ed ora splende in questa umanit.
Non pi dunque il cielo che illumina la terra, ma la terra illumina il cielo; non
pi il cielo muove e regge la terra, ma la terra spinge le sue influenze, sino al
pi alto dei cieli, e quella porzione di terra (il corpo di Ges) che trovasi ora in
Maria, avvolta nel suo seno e nelle sue viscere, sar un giorno esaltata sopra
tutti i cieli e comander al cielo e alla terra.
A Nazret, o grande Iddio, si compiono, tali meraviglie, nel pi profondo
silenzio, ma quest'opera grande, che si compre in un istante, non pu essere
spiegata n descritta in un istante, l'eternit stessa sar troppo breve per
manifestarne le meraviglie; ci vuol tempo, grazia e luce per pensare
degnamente di cose cos sublimi. Colui che lo splendore del Padre, e viene su
la terra per essere la luce del mondo, si degni di rischiarare, le nostre tenebre
perch possiamo degnamente pensare a Lui e degnamente parlare di Lui.
Quest'opera grande si compie, ci che va notato, nel segreto, nel silenzio e
nella solitudine della Trinit santa; per eccellenza l'opera sua ed Ella sola vi
contribuisce, sola vi presente. Gli angeli che l'assistono in cielo, non le
prestano la loro assistenza in quella cella di Nazaret. Non hanno la libert di
entrarvi, non vi sono chiamati; per loro basta osservarla dal cielo col pi
profondo rispetto, aspettando il termine e l'effetto del trattato angelico e
dell'azione divina.
Tutti gli angeli aspettano con grande attenzione; dopo la divina Essenza nella
quale sono rapiti, non hanno sguardo pi fisso, pi nobile di questo; a nulla si
rivolge il loro sguardo come a questo nuovo oggetto: Dall'alto dei

69

cieli contemplano quella cella e la Vergine che vi dimora; ma non hanno altra
parte in questo mistero che di conoscerlo e di adorarlo. gi gloria fin troppo
grande per Gabriele averlo annunciato, e la Scrittura dice espressamente che
subito dopo fatta la sua ambasciata, egli si ritira: Et discessit ab illa angelus
(Luc. I, 38). In un soggetto di tanta dolcezza e delizia non trovo altra durezza
che questa, e durezza usata verso un angelo cos elevato che pure ha una
parte speciale in questo mistero. Ma, cos richiedono la dignit dell'opera di Dio
e la grandezza suprema della Trinit che la compie
1
.
O Trinit santa! Vi adoro in Voi medesima e nelle opere vostre e in quest'opera
la pi insigne di tutte! Vi adoro nei cieli e in Nazaret! Adoro la Vostra sacra
solitudine, e l'adoro nella vostra Essenza e nella cella di Maria! In cielo siete
occupata nelle processioni eterne, a Nazaret in una nuova generazione del
Verbo eterno, in quella sacra operazione la quale compie il segreto del Vostro
amore e l'unit del Vostro mistero.
Ecco due solitudini da ammirare e da adorare, la prima in Voi medesima, l'altra
in Nazaret; la prima nel

____________________________
1 Con queste parole pi profonde ancora che ingenue, scrive H. Bremond;
direi volentieri che la Scuola francese dice addio al medio evo dal quale stata
formata; essa ne conserver ci che vi di migliore in essa, ma dovr infine
superarlo. Dimostra bene, proprio qui, che non disprezza il latte conveniente ai
bambini, ma al latte, preferisce il vino di una dottrina piena e vigorosa. Cos,
sotto l'azione divina, Brulle e i suoi discepoli promuovono nel mondo il
progresso della religione, ma un progresso tale che dopo tre secoli non li
abbiamo ancora superati . (Op. cit., pag. 94) Malgrado il progresso
incontestabile che il medio evo aveva effettuato nell'esposizione dei misteri di
Cristo, li considerava piuttosto nell'esterno; cos nelle Meditazioni attribuite a
san Bonaventura, nella Grande vita di Ges Cristo di Ludolfo il Certosino, e
soprattutto nelle rappresentazioni della Passione. Il Padre de Brulle poco si
ferma nell'analisi della scena esterna, onde dedicarsi allo spirito, all'interiore,
alla profondit del mistero. (MOLIEN).

70

santuario della Vostra Essenza, l'altra nel santuario della Vergine. Nell'una e
nell'altra Voi siete santo; o Eterno Padre, e il Santo dei santi; nell'una e
nell'altra generate un figlio ed un medesimo Figlio: due generazioni e due
solitudini mirabilmente congiunte assieme, perch nell'una e nell'altra si tratta
di un segreto ineffabile e di una processione divina; nella prima di una
generazione eterna; nell'altra, di una generazione temporale compiuta
dall'Eterno; nella prima, della generazione di un Figlio unico nel proprio seno
del Padre; nell'altra, di una nuova generazione di quel medesimo Unigenito
Figlio, nel seno di una Vergine.
L'una e l'altra generazione sono superiori alle leggi della natura, perch non
appartiene n ai padri n alle vergini di concepire; i padri generano, ma in un
seno estraneo, mentre il Padre celeste genera il suo Verbo in s medesimo e
nel suo proprio seno, ci che non conviene che a Lui. Le vergini, rimanendo
vergini, non possono concepire, mentre qui la Vergine concepisce per opera
dello Spirito Santo ed Vergine pi nobilmente di prima: Virginitas nobilitata
conceptu, dice un antico.
Oh Padre! Oh Vergine! Oh Figlio! Oh Madre! Oh seno del Padre! Oh seno della
Vergine!
Oh seno del Padre, adorabile ed impenetrabile fuorch al Figlio che in quello
concepito e in quello riposa!
Oh seno della Vergine, chiuso e venerabile; e ci che eccede le meraviglie della
terra e rende omaggio al seno del Padre, seno puro e fecondo, seno chiuso
all'uomo e aperto al Figlio dell'uomo; seno verginale e materno tutt'assieme;
seno che adora il seno del Padre e le processioni eterne!
Oh seno del Padre, oh seno della Vergine! due seni dove divinamente si
compiono due generazioni divine, due generazioni adorabili degne di
considerazione e di onore!

71

Per ritornare al nostro argomento, diremo che queste due generazioni tutt'e
due si compiono nella solitudine; cos, o Trinit santa, Voi siete sola a Nazaret,
mentre i vostri angeli sono in cielo.
Siete sola voi pure, o Vergine santa, separata persino dall'Angelo che, vi
custodisce, che vi teneva cos fedelmente compagnia, e vi era stato cos
espressamente mandato. Nella vostra cella non vedo pi che Voi sola; ma Dio
vi , mentre i suoi angeli sono assenti, poich anche Gabriele si ritirato.
Ma se l'Angelo partito, il Signore dell'Angelo rimasto; Egli porta in modo
assoluto il nome di Signore, ed era gi con Maria fin dal principio del colloquio,
come aveva detto l'Angelo nel salutarla: Dominus tecum. Orbene; bench
l'Angelo si sia ritirato, il Signore che era con Lei non partito, ma rimane,
avvicina la Vergine, la circonda del suo Spirito, della sua potenza e del suo
amore, e a Lei si applica per operarvi l'Opera sua, l'Opera sua per eccellenza,
l'Opera nuova, propria della sua grandezza e del suo amore; l'Opera che non
ha ancora fatta, n mai far pi, l'Opera di cui sta scritto: Novum fecit
Dominus super terram (Il Signore ha fatto una cosa nuova su la terra - JER.,
XXX, 22); l'Opera che propriamente e unicamente l'Opera di Dio, che il
profeta chiama l'Opera di Dio per eccellenza e singolarit: Domine, opus tuum,
in medio annorum vivifica illud (Signore, l'opera vostra, fatela vivere in tutte
le et - HAB., III, 2). questa la voce del Profeta, questo il desiderio dei
giusti, il voto della Vergine, l'aspirazione dell'universo, la gioia degli angeli, la
salvezza degli uomini; la vita di Ges, questa vita la vita e la salvezza del
mondo ed anche la gloria di Dio, come canter poi la milizia celeste (Luc., II,
10).

72

XIX

ELEVAZIONE A DIO ED ALLA VERGINE

Oh Dio! Oh Vergine! Oh Dio potente! Oh Vergine beata! In quel felice
momento, o Vergine santa, Voi dovete essere Madre per la virt dell'Altissimo,
e il Figlio dell'Altissimo vuole essere l'umile Figlio di Maria.
In un mistero dove tutto grande, tutto puro e celeste, tutto santo e
divino, guardiamoci da qualsiasi pensiero basso, impuro o terreno.
Colui che nasce il Verbo eterno che vuole avere una nascita nuova, ma degna
della sua Divinit, e della sua prima Nascita. Colei che lo concepisce madre,
ma vergine anche nel concepirlo, Madre e Vergine tutt'assieme: madre, ma
Madre di Dio ed pure madre per operazione divina; degna Madre di Dio, e
la sua azione materna una azione degna di concepire e, generare un Dio, di
concepirlo santamente, puramente e divinamente nelle sue sante viscere.
Questa Vergine un cielo in terra, un cielo animato, un cielo che Dio ha fatto
onde vi sia posto un Sole pi lucente di quello che ci rischiara, un cielo nuovo
per una terra nuova, un cielo empireo per una gloria pi elevata di quella dei
beati. Nei nostri pensieri sopra un argomento cos singolare e cos elevato
procediamo ordinatamente, contemplando noi pure Colei che il cielo contempla
in Nazaret. pi pura e pi celeste dei cieli medesimi ed l'oggetto degli
sguardi del cielo. pi angelica degli angeli e dei serafini medesimi; un
oggetto che li rapisce.
O Vergine sacra, io vi contemplo insieme con gli angeli, e vi riverisco in questo
istante glorioso tra tutti gli istanti della vostra vita! Vi vedo pi pura, pi
celeste,

73

pi divina che mai; vi vedo con Dio e vedo Dio solo con Voi; vedo il vostro
spirito e il vostro corpo nella mano di Dio. Dio eleva il vostro spirito al disopra
di tutti gli spiriti creati ed infiamma il vostro corpo coi raggi d'un amore
celeste, tutto divino, onde trarne santamente una sostanza pura e nuova, per il
Verbo eterno che da Voi vuole nascere.
Dio solo l'artefice di quest'opera, e con le sue proprie mani vuole formare un
Adamo nuovo, come con le sue proprie mani aveva formato il primo Adamo;
anzi possiamo pensare che quando cre il primo uomo, Egli non prese in mano
quel po' di terra di cui ne form il corpo, se non perch in questa era compresa
quella porzione di sostanza di cui vuole ora formare Ges, suo Figlio unico e
salvezza degli uomini
1
.
Contemplando quest'opera che deve rinnovare il mondo, mi sembra che vi sia
in quella una relazione con ci che avvenne nella creazione del mondo, ma una
relazione che nella sua somiglianza molto pi eminente nelle grandezze e nei
benefici effetti. Anche qui vedo un Dio, un Adamo e un Paradiso, ma oh Dio!
quale Eva; quale Adamo e qual Paradiso! In quella cella di Nazaret, vedo bene
il medesimo Dio che ha creato il mondo, ma lo vedo che opera meraviglie pi
grandi e pi divine che nella creazione.
Allora Egli cre questo universo: qui forma il Sovrano dell'universo e il Creatore
medesimo.
Allora Egli form un Adamo che ai suoi figli diede la morte piuttosto che la vita,
e che d loro la morte dando la vita: qui Egli forma un nuovo Adamo che ai
suoi figli dar la vita, anzi dar loro la vita con la sua morte e dar una vita
eterna.

_________________________
1 In altri termini, Dio non cre l'uomo se non in vista del Verbo incarnato.

74

Allora Egli fece un paradiso, ma un paradiso terrestre; qui fa un paradiso
celeste su la terra.
Allora Egli trasse Eva da Adamo, e qui trae il nostro Adamo da Eva, vale a dire
Ges da Maria che la vera Madre dei viventi e ci, che ben di pi la Madre
del Dio vivente.
Allora Egli faceva per Adamo un paradiso effimero; qui forma un paradiso dove
riposer parecchi mesi e nel quale per parecchi anni trover le sue delizie. La
Vergine, infatti, un paradiso di delizia, anzi un paradiso preparato per Ges,
onde sia la dimora di Ges, la dimora dove Ges trover le sue delizie. Tra
poco Ges sar in Lei e vi rimarr per nove mesi interi, poi sar con Lei per
trent'anni. E fuori della Vergine Ges non trover che croci e dolori, umiliazioni
e obbrobri; solo in Maria e con Maria Ges trover il suo riposo e le sue delizie
1
.
O Vergine santa! O Paradiso preparato per Ges! O dimora per Ges deliziosa
e fiorita! Perci siete in Nazaret e di Nazaret: siete un giardino pi fiorito, un
paradiso pi santo, pi felice, da Dio maggiormente visitato e dagli angeli
meglio custodito, che non fosse l'Eden che chiamiamo paradiso terrestre!
tempo che Dio venga in questo suo paradiso. tempo che si apra il cielo, e
scenda la rugiada del cielo. tempo che compaia il Desiderato dalle genti; che
la luce, la salvezza e la gloria di Israele si faccia vedere; che il Verbo sposi la
natura umana, che Dio sia uomo e la Vergine sia Madre. tempo che venga
infine quel felice momento nel quale sia vero di dire che il Verbo si fatto
carne: tempo che lo vediamo e lo adoriamo pieno di grazia e di gloria.

________________________
1 Cfr.: OLIER, Fiori di dottrina, p. 109.

75

XX

La persona dello Spirito Santo e la persona del Padre espressamente e
distintamente si applicano alla Vergine e all'opera della Incarnazione nella
Vergine.


Portiamo in alto i nostri pensieri ed eleviamo le nostre menti sino al Cielo dei
cieli ed alla SS. Trinit, la quale, tutta sola e tutta intera occupata con la
Vergine in quest'opera divina. Lo Spirito Santo, la terza nell'ordine delle divine
persone, la prima nell'ordine di quest'operazione. Perci Egli nominato per
il primo nelle parole dell'Angelo, il quale dal cielo era bene istruito ed informato
dell'ordine e del procedimento di quest'opera divina onde ne informasse bene
anche la Vergine; infatti, non soltanto dalle parole ma anche dall'ordine
medesimo delle parole di questo spirito celeste noi riceviamo la luce e le
rivelazioni dei segreti del cielo.
Notiamo dunque che nel rispondere alla Vergine e nell'istruirla sul modo che
verr osservato in quest'opera, la prima cosa che l'Angelo dice questa:
Spiritus Sanctus superveniet in te; Lo Spirito Santo scender in Voi; e la
seconda: Virtus Altissimi obumbrabit tibi. La potenza dell'Altissimo vi coprir
con la sua ombra. (Luc., I, 35). Secondo quest'ordine, il primo che opera lo
Spirito Santo, il quale va santificando ed elevando a quella divina operazione il
corpo e l'anima della Vergine. Ecco il primo mezzo di cui Dio si serve per
compiere quest'opera che veramente la sua Opera
Non possiamo troppo ponderare le parole del cielo, perci notiamo bene che
l'Angelo non parla soltanto della potenza dello Spirito Santo, o di qualche dono
o azione

76

di Lui, ma della propria persona dello Spirito Santo: Spiritus Sanctus
superveniet in te. Questa persona dunque, assai di rado nominata nella
Scrittura e pi raramente ancora impiegata. Ella medesima nelle opere divine,
qui presente, qui opera immediatamente; e per l'intervento di questa divina
persona, la fecondit naturale della Vergine viene tratta fuori dalla bassezza
della natura ed elevata ad una Potenza divina, miracolosa persino nell'Ordine
della grazia. La Vergine resa capace di santamente sostenere e degnamente
ricevere una tale operazione divina che non ha mai avuto, n mai avr uguale.
Come la propria persona dello Spirito Santo quella che prepara la Vergine a
questa singolare ed insigne operazione, cos la persona dell'Eterno Padre
quella che si unisce alla persona della Vergine e si unisce a Lei in qualit di
Padre di Colui che da Lei nascer, vale a dire si unisce a Lei in unit di ufficio e
di operazione, unit che ha per termine nella Vergine la nuova generazione di
Colui che dal Padre eternamente nato e nascente. E in virt dell'unione sacra
di queste due persone in questo ammirabile complesso di ufficio e di
operazione la potenza dell'Altissimo viene comunicata alla Vergine perch
concepisca e porti il Figlio dell'Altissimo.
In quel momento, felice, benedetto e onorato dall'eternit, in quella azione che
si avvicina alle azioni eterne, tra l'Eterno Padre e la Vergine vi una presenza,
una potenza e un'unit singolare e santa, unit che onora conserva ed innalza
la verginit di Maria e la rende incomparabilmente ancora, pi pura, pi santa
e pi divina di prima; e inoltre la rende divinamente feconda, perch Dio Padre
applica alla Vergine la sua virt, la sua potenza, la sua fecondit, la sua
paternit, per la cui efficacia il Figlio che eternamente da Lui procede, procede
pure anche dalla Vergine; e la Vergine diventa propria Madre,

77

di Colui che ha veramente l'Altissimo per Padre nell'eternit
1
.
Forse questo pensiero un po' elevato, ma anche l'opera elevata;
l'intenderemo pi facilmente se vorremo considerare che la Divina, Essenza si
unisce all'anima dei Beati onde renderla capace della visione divina; cos la
potenza, la paternit, la fecondit del Padre si unisce alla persona della Vergine
per renderla capace della Maternit divina; perch Dio adatta le sue vie alle
sue opere. questo ci che le parole dell'Angelo ci fanno intendere: Et virtus
Altissimi obumbrabit tibi (La virt dell'Altissimo vi coprir con la sua ombra).
L'Altissimo qui il Padre, come risulta da quanto viene detto dopo, che il frutto
della Vergine sar chiamato Figlio dell'Altissimo. Orbene la potenza
dell'Altissimo, ossia del Padre, veramente la sua fecondit e paternit divina;
in virt di questa Egli genera il Figlio eterno; in virt della medesima, Egli nella
Divinit insieme col Figlio d origine allo Spirito Santo. In virt di quella
principio delle divine persone nell'eternit, perci dai Santi Padri viene
chiamato Fonte e principio della Divinit, e appunto in virt della medesima
Egli d origine al Figlio suo nella santissima Vergine.
questo il senso elevato e sublime di queste parole dell'Angelo: Lo Spirito
Santo sopravverr in Voi, e la virt dell'Altissimo Vi adombrer. Sono queste le
vie per le quali la Vergine viene fatta Madre di Dio e Dio viene fatto Figlio della
Vergine; le vie per le quali il Verbo increato incarnato; le vie per le quali
avviene nell'universo un cos gran mutamento. In quel momento,

____________________________
(1) Non si pu far vedere con maggiore esattezza e in termini pi concisi
perch Maria non solamente Madre di Ges Cristo, come diceva Nerborio, ma
Madre di Dio, come defin il Concilio di Efeso (431). (MOLIEN).

78

momento prezioso ed ammirabile nei secoli ed anche nell'eternit, Dio ha un
nuovo suddito e il mondo un nuovo Signore; la grazia ha un nuovo principio e il
paradiso un nuovo Re glorioso; l'angelo ha un Sovrano, l'uomo un Salvatore, e
Dio Padre un Figlio nuovamente generato.
In una parola Dio uomo e l'uomo Dio; e questo Uomo-Dio vivr per sempre
per la gloria di Dio, per la salvezza degli uomini e per il bene dell'universo.

XXI

L'INCARNAZIONE OPERA COS INSIGNE SCONOSCIUTA AL MONDO.

Felice quel giorno, felice quel momento, in cui si compiono tali misteri! Quando
mai vi fu, o vi sar alcunch di simile? Eppure, quest'opera incomparabile
rimane sconosciuta al mondo; solo in cielo conosciuta e in terra solo da
Maria. La terra giace nella miseria e nell'accecamento: il suo Salvatore, il suo
Sole sta in mezzo ad essa, ma non le rivolge il suo benefico sguardo, non la
illumina ancora; i suoi raggi non sono che per l'umile Maria: Lei sola ha parte
con Ges, Lei sola, ne riceve la luce e l'influenza. il mondo non pensa punto a
Dio e Dio non pensa ancora a renderlo partecipe di questo beneficio. questo
un punto degno di attenzione ed giusto considerarlo bene.
Quanti grandi personaggi vi erano allora su la terra!
Eppure non avevano nessuna parte a questo disegno, a questo segreto del
Supremo tra i Grandi.
Quanti begli spiriti vi erano al mondo i quali penetravano i segreti del cielo e
della terra! Ma quest'Opera cos insigne e singolare nel cielo e su la terra, era
loro

79

sconosciuta. Persino i demoni, spiriti cos attivi e vigilanti, cos diffusi
nell'universo e cos intensi ai loro disegni, non penetravano questo disegno
divino che era la rovina della loro potenza e l'oggetto principale del loro odio!
Tanto Dio nascosto in questo mistero! Tanto impercettibili sono le sue vie:
Vere Deus absconditus (Siete veramente un Dio nascosto - ISA., XLV, 15).
Il grande Mistero si compie in Nazaret, e non conosciuto che dalla Vergine di
Nazaret; anche Giuseppe, quantunque cos santo e cos vicino a Ges ed a
Maria. essendo eletto da Dio per isposo, di Maria, Padre nutritore e custode di
Ges, anche lui lo ignora e non ne sapr nulla per parecchi mesi.
un'opera che contiene l'Autore della natura e della grazia; ma nascosta
ancora alla grazia ed alla natura; nascosta nel segreto dell'Eterno Padre e nel
seno di Maria. Solo lo stato della gloria e il cielo che lo contiene, solo il cielo,
dico, nell'abbondanza dei suoi lumi ne ha conoscenza, e Maria su la terra. Dio
avrebbe potuto far tutto in altro modo, ma ha voluto compiere l'opera sua in
Maria e con Maria, ed ha voluto che Maria ne avesse conoscenza e vi
apportasse il proprio consenso e la propria cooperazione.
Ma quest'opera cos nascosta per ora alla terra, verr un giorno pubblicata in
tutto il mondo. Il cielo, gli angeli, le stelle pubblicheranno la nascita e la gloria
di Ges; i giusti ed i profeti lo accoglieranno nel suo Tempio; gli apostoli ed i
prodigi del cielo e della terra saranno gli araldi che ne faranno risuonare la
gloria nell'universo; e tutti i Grandi, tutti i Santi, tutti i sapienti, i Re ed i
popoli, tutti gli renderanno omaggio e serviranno alla sua grandezza. Il cielo, la
terra, gli elementi e le creature animate ed inanimate si inchineranno alla sua
gloria; persino l'inferno si proclamer tributario della sua potenza

80

e suddito del suo impero. Tanto diverr pubblico un mistero ora cos nascosto!
Tanto comparir grande una cosa ora in apparenza cos piccola!

XXII

LE TRE PERSONE DIVINE IN QUESTO MISTERO

Rientrando nel nostro argomento, giova ricordare, che in quest'opera le tre
Persone divine sono distintamente nominate e vi cooperano in un ordine
inverso del loro stato nella Trinit.
Come abbiamo visto, il primo nominato lo Spinto Santo, e l'Eterno Padre il
secondo. Il Verbo che la seconda nell'ordine delle divine persone, qui il
terzo. Egli poi che nella Divinit d origine, allo Spirito Santo, qui prende una
nuova nascita ed di nuovo generato per opera di Colui al quale d origine
nell'eternit. questa la prima inversione nello stato della persona del Verbo,
ma non l'unica. Egli entra in una condizione nuova; in questo mistero fatto
e generato, fatto e generato tutt'assieme, mentre nell'eternit generato e
non fatto, come adorandolo dichiara la Chiesa pel suo simbolo: Genitum, non
factum, consubstantialem Patri. Nella SS. Trinit, Egli consustanziale col
Padre, nell'Incarnazione viene rivestito di una sostanza estranea e differente
da quella che ha ricevuto dal Padre.
Il Verbo interviene in quest'opera, ma non come lo Spirito Santo, n come il
Padre; il quale non assume una condizione nuova. Interviene in una maniera a
Lui propria, e per la quale Egli solo l'unico termine di quest'operazione; solo
rivestito della umanit; solo abbassato su la terra e a Nazaret, solo Figlio
della Vergine e solo pure porter sopra di s i nostri peccati.

81

O Verbo eterno e ormai temporale tra le persone divine; Voi siete nostro in una
maniera singolare: perci i profeti vi chiamano singolarmente nostro; Davide vi
rivolge queste parole: Benedicat nos Deus, Deus noster ecc. (Ps., LXVI, 8),
dove vediamo il nome di Dio ripetuto tre volte in onore delle tre divine
persone, e il nome di mezzo porta la qualit di Deus noster: nell'eternit. Voi
siete appunto nel mezzo delle divine persone, tra il Padre dal quale siete
generato e lo Spirito Santo che da Voi procede.
Benediteci dunque, o mio Dio! e siete benedetto in eterno! Poich siete nostro
ad un titolo cos eminente, vogliamo noi pure essere vostri. A Voi voglio
consacrarmi in un modo tutto particolare. Ch'io vi contempli e vi adori nelle
vostre grandezze e nei vostri abbassamenti, nelle vostre due nature, una
divina, l'altra umana, nelle vostre due nascite, l'una eterna, l'altra temporale.
Voi siete vivente, siete la Vita medesima; e ormai avete due vite. Vivete nel
seno del Padre da tutta l'eternit, questa la vostra prima dimora, la vostra
dimora eterna: l, vivete della vita medesima del Padre e avete la sua Essenza
medesima; l, Voi avete relazione con Lui ed Egli ha relazione con Voi; l, Voi
lo amate ed Egli vi ama di un amore reciproco ed infinito; l, Voi date come Lui
origine ad un medesimo Spirito in unit di principio con Lui; l, Voi siete
adorabile come Lui; l, godete il Vostro riposo eterno in Lui e con Lui.

82

XXIII

COME DIO SI ABBASSI IN QUESTO MISTERO

Dal trono delle vostre grandezze, o Verbo divino, Voi scendete in un
abbassamento ineffabile. Dal punto pi alto del cielo scendete nel pi infimo
della terra. Dal cielo empireo Voi fissate il vostro sguardo sopra una piccola
borgata, sopra un Nazaret nascosto alluniverso e, uscendo in certo quel modo
di Voi stesso; dal seno del Padre scendete nel seno della Vergine.
Qui non create, ma siete creato, o meglio siete creatore e creato tutt'assieme;
non formate, ma siete formato; non date, ma ricevete; non operate, ma
patite; non siete regnante, ma schiavo e dal primo istante schiavo nei vincoli
della vostra infanzia.
Oh meraviglia! Oh amore! Oh grandezza! Oh bassezza! Oh grandezza in
bassezza! Oh bassezza in grandezza!
Non forse un abbassamento, o Verbo increato, che vi degnate di entrare in
un essere, creato per congiungerlo cos da vicino, unirlo ed associarlo alla
vostra propria persona? Non forse ancora un abbassarvi, scegliere per questo
mistro non la pi alta ma la pi infima delle creature intelligenti, non l'angelo
che sta in cielo, ma l'uomo che sta in terra? Non forse un abbassarvi,
prendere ed unire alla vostra persona, non soltanto l'anima dell'uomo, che ne
la parte pi nobile, ma l'anima e il corpo, e il corpo in tutte le sue parti?
vero che il Creatore non isdegna nulla di quanto ha creato, non disprezza
nulla nell'uomo fuorch il peccato, quel peccato che l'uomo pur troppo non
vuole disprezzare per l'onore e l'amore del Suo Dio; ma non forse per Voi un
abbassarvi, prendere non gi un corpo

83

nuovamente formato dalle proprie mani di Dio, come quello di Adamo, vale a
dire, un corpo puro e santo non soltanto nel suo stato presente ma anche nella
sua origine, bens un corpo derivato dal corpo del vecchio Adamo e portante la
sembianza del peccato, e imprimere il carattere della grazia e della sapienza
divina in quella medesima carne che porta il carattere del peccato?
Non forse ancora per Voi un abbassamento e un grande abbassamento che
questo corpo, ricevendo il dono singolare ed ineffabile della Santit divina e
personale; non riceva anche il privilegio della gloria e nell'immortalit?
Non forse per Voi un abbassamento che questo corpo rimanga esposto a tutti
gli stati e a tutte le basse condizioni della nostra natura, soggetto alle nostre
miserie ed infermit sino alla morte medesima, onde noi troviamo vita nella
vostra morte, forza nella vostra debolezza, grazia nelle vostre umiliazioni,
favori nei rigori da Voi sopportati, gloria nella vostra Croce?
Oh grandezza discesa nella bassezza! Oh grandezza suprema in estrema
bassezza!
Ma questi abbassamenti, Dio li rialza e li eleva, in tal modo che li rende divini
ed adorabili, e che sono adorati dal cielo e dalla terra e persino dall'inferno;
poich il demonio adorer il presepio e tremer al gemito del tenero bambino
che in quello vagir. Tutti questi stati umili ed abietti che Ges assume per
nostro amore sono esistenti e stabiliti dentro l'Essere divino; sono sorretti dalla
sussistenza del Verbo. In tal modo, come la grandezza umiliata nella
bassezza, cos la bassezza trovasi elevata nella grandezza suprema e deificata
nella Divinit.

84

XXIV

GRANDEZZE OPERATE NEL MOMENTO DELLA INCARNAZIONE.

Ecco il capolavoro di Nazaret, il termine del colloquio dell'Angelo con la
Vergine. Ecco lo stato del Verbo eterno che prende in Maria una nuova vita e
una nuova nascita.
Abbiamo visto ci che Egli e ci che fa nel seno del Padre, nello stato delle
sue grandezze eterne. Vediamo ora ci che fa nel seno di Sua Madre, nello
stato del suo abbassamento e nella sua entrata in tale abbassamento la quale
in un certo modo sar pure eterna
1
.
Ges viene dunque formato dal pi puro sangue della santissima Vergine per
l'operazione dello Spirito Santo e per la potenza dell'Altissimo, secondo la
tradizione della Chiesa il venticinque Marzo, in cui si celebra: l'Annunciazione
della Vergine la quale in un medesimo tempo viene annunciata e costituita;
Madre di Dio.
In questo giorno adunque, giorno felice ed ammirabile, in un medesimo tempo,
viene tratta dal nulla quell'anima felice, destinata ad essere l'anima del Verbo;
viene tratto dal seno della Vergine santissima quel corpo nel quale deve abitare
la pienezza della Divinit; e vengono uniti assieme questo corpo e questa
anima. Ci che la meraviglia delle meraviglie, nel medesimo istante questo
corpo e quest'anima sono uniti alla Divinit; nella persona del Verbo il quale d
sussistenza, santit, dignit, e maest infinita a quel piccolo bambino rinchiuso
dentro la Vergine.
Nessun intervallo tra la creazione di quellanima, la formazione di quel corpo e
l'unione personale del Verbo

_______________________
1 Sempre la medesima dottrina: i misteri di Ges sono fatti transitori, ma il
loro spirito eterno, cos l'amore con cui Ges li compie.

85

eterno con quel corpo e quell'anima. In quella guisa che l'anima, nel primo
istante in cui viene creata diffusa nel corpo, cos la Divinit si comunica a
quel corpo, non appena organizzato e a quell'anima nel medesimo istante in
cui viene creata.
In quel giorno pertanto, in quell'ora, in quel momento, un bambino incomincia
ad essere Dio e insieme a veder Dio. Questi sono due stati differenti, che non
sono necessariamente collegati luno con l'altro; quel bambino, infatti, Dio
per la unione con la natura divina nella persona del Verbo, e vede Dio per la
unione dell'anima sua col lume della gloria; potrebbe quindi aver
comunicazione della Divinit, senza la comunicazione della gloria; ma Colui che
ha formato quest'opera ha voluto unire in un medesimo istante quel corpicino
alla Divinit, e quell'anima alla gloria dei Beati.
Perci questo bambino Dio e insieme vede Dio; questo bambino Colui che
deve portare il nome di Ges di Nazaret, Egli non ha ancora nome sulla terra,
ma non senza vita, n senza grazia, e neppure senza la Divinit. Vive nella
Vergine, ma la Vita medesima; santo per la grazia dell'unione ipostatica, la
quale la grazia delle grazie; sta nella gloria per lo stato dell'anima sua
stabilita nella visione di Dio all'istante medesimo della sua Creazione.
Quel bambino Dio, sussiste nella persona del Verbo; e dobbiamo considerarlo
non gi come un semplice bambino, ma come il Bambino-Dio; e inoltre
dobbiamo riconoscerlo bambino perfetto, non gi nell'uso dei sensi, ma nell'uso
dell'intelletto e di un intelletto dotato di una santit infinita e del lume di gloria.
L'anima di questo divin Bambino compie nel medesimo tempo due uffici ben
differenti; come l'anima di tutti i bambini, d vita a quel corpicino e va
perfezionandolo

86

successivamente sino al tempo fissato dalla sua natura onde sia capace di
sopportare la luce del mondo. E in pari tempo vede Dio e gode della divina
Essenza. Bench privo della vista corporale, gode la vista degli angeli e la
gloria che nei cieli.
vero che Ges rinchiuso nella Vergine come un semplice bambino nella
madre sua. Ma Ges un bambino che il profeta chiama virum, ossia uomo
completo nella sapienza e nella perfezione: Mulier circumdabit virum, dice il
Profeta (JEREM.,. XXXI, ,22). Questo bambino, infatti, da quel momento
conosce e conosce perfettamente Dio, il mondo e se medesimo. Da quel
momento, tanto compito e perfetto nella sapienza, nella luce e nella gloria
come quando non sar pi nella Vergine, ma sar glorioso nei cieli.
Consideriamo e contempliamo questo bambino nella Vergine, non soltanto
secondo le piccolezze alle quali ridotto, ma pure secondo la grandezza ed i
privilegi del suo stato e della sua grazia.
il Sovrano della natura, a questa si assoggetta in ci che gli piace, ma la
domina e la doma quando vuole; bambino, ma bambino figlio di una Vergine;
bambino, ma Bambino-Dio, che ha Dio per Padre. Sta nella Vergine come
nella Madre sua, ma anche come in un Santuario, dove Egli il Santo dei santi,
adorabile e adorato dagli Angeli; Santuario di cui quello di Israele non era che
l'ombra e la figura. Egli sta nella Vergine come in un paradiso dove vede Dio e
gode la gloria di Dio; nella Vergine come in un Tempio dove adora Dio suo
Padre, e si offre a Lui, presentandosi in istato di olocausto per rendergli
omaggio a nome dell'universo, in istato di vittima per glorificarlo ed espiare i
peccati del mondo.
Due qualit sono riunite nella persona di Ges: Figlio di Dio e Figlio della
Vergine. Con la sua nascita

87

temporale Ges entra nell'ordine delle creature, e quindi assume i doveri
dell'essere creato, perci rende a Dio suo Padre, a nome di tutte le creature,
l'omaggio che gli dovuto come all'Essere supremo. Come Figlio dell'uomo,
entra nello stato e nella societ degli uomini: ed assume perci i doveri della
natura umana; e siccome questa carica di colpe e di offese, Egli offre se
stesso a Dio suo Padre come vittima per i peccati degli uomini. Ecco il primo
atto dell'anima di Ges nel seno della Vergine, come diremo dopo.
Ecco il primo atto della sua vita interiore, la quale incomincia subito non
appena Egli entra nel suo essere nuovo e in questa divina vita: come un sole
che diffonde i suoi raggi appena viene creato.
Ges un sole divino che nel primo istante della sua vita invia i suoi raggi a
Dio suo Padre, lo vede, lo adora; lo ama, gli rende grazie, si offre ai suoi voleri.
Figlio di Dio e si costituisce di Lui Servo
1
. E il Padre in Lui si compiace e in
Lui trova la sua gloria, dicendogli: Servus meus es tu, o Israel, quia in te
gloriabor (Sei il mio Servo, o Israele, perch in te mi glorier - Is, XLIX, 3).
Solo Ges Israele su la terra, solo Ges vede Dio, ed quel Servo segnalato
che presta a Dio quel servizio che nessun altro pu prestargli: un servizio
infinito, nel merito e nella dignit, un servizio degno di espiare i peccati del
mondo, un servizio degno di dare soddisfazione a Dio nell'infinit della sua
grandezza e della sua gloria.
E Dio Padre si gloria in Lui: In te gloriabor. Ges Figlio e servo tutt'assieme;
in quanto Figlio, il Padre in Lui trova il suo amore, e un amore tale che
degno di dare origine con Lui ad una persona divina che lo

____________________________
1 Si riduce in uno stato in cui continuamente sta adorando il Padre, stato
permanente e continuo.

88

Spirito Santo; in quanto Servo, Dio Padre in Lui pone la gloria della sua
potenza: In te gloriabor. Il Padre infatti, non ha dominio pi grande, pi degno
e pi elevato di quello che esercita sopra questo bambino Uomo-Dio. questo
il vassallo pi nobile nel suo dominio, il pi bel diritto del suo Impero, il pi bel
fiore della sua Corona, Colui che dai profeti viene perci chiamato il fiore, il
fiore di Nazaret.

XXV

IL FIGLIO DI DIO UMILIA SE STESSO IN QUESTO MISTERO.

Come in poco tempo si accresciuto il dominio del Padre Eterno! Ecco il Figlio
di Dio eccessivamente abbassato ed umiliato, ma Egli medesimo umili se
stesso in tal modo, per la gloria del Padre suo: l'Apostolo ce lo rivela con
queste parole: Exinanivit semetipsum, formam servi accipiens (Egli annichil
se medesimo prendendo la condizione di schiavo) e inoltre: Humiliavit
semetipsum, factus obediens usque ad mortem, etc. (si umili facendosi
obbediente sino alla morte - PHILP., II, 7 e 8). L'Apostolo in due parole ci
rappresenta i due pi grandi soggetti di umiliazione del Figlio di Dio: quello
dell'Incarnazione con queste parole: Formam servi accipiens; quello della
Croce in questi termini: Factus obbediens usquead mortem. Ma l'Apostolo ha
cura di rivelarci the il Figlio di Dio, Lui medesimo, si umili in queste due
grandi abbassamenti. Infatti, da notare che, riguardo al primo dice:
Exinanivit semetipsum, etc.; e riguardo all'altro: Humiliavit semetipsum, etc.
Notiamo bene questa verit che dall'Apostolo viene espressa con tanta cura e
contempliamo il Figlio di Dio quando entra nello stato di questi abbassamenti.
Egli,

89

scende dal Cielo dei cieli; viene su la terra, non dei viventi, ma dei morienti,; e
viene a morirvi Lui pure; porta la somiglianza del peccato, e viene ad abitare in
mezzo ai peccatori. E ci che intollerabile, deve portare sopra di s i peccati
di tutto il mondo.
Adoriamolo in queste sue umiliazioni; adoriamo l'amore che lo abbassa e non
manchiamo di riconoscere la sua grandezza nella sua umiliazione.
Guardiamoci dal separare ci che Dio ha congiunto con un mistero oltremodo
ineffabile, con un disegno cos ammirabile, con un amore cos inestimabile;
adoriamo invece unitamente ed incessantemente la grandezza abbassata e
l'abbassamento esaltato.
Adoriamo questa grandezza fin dall'inizio dell'abbassamento. Orbene, a
Nazaret incominciano gli abbassamenti del Verbo eterno: a Nazaret prima che
a Betlemme. La prima nascita di Ges nella Vergine quella, che d al Verbo
questo nuovo stato di umiliazione, quella nascita di cui parla l'Angelo quando
dice a San Giuseppe: Quod in ex natum est (Quello che nato in Lei) nascita
interna nella quale Ges nasce dalla Vergine nella Vergine.
Dopo nove mesi, Ges dalla Vergine nascer fuori dalla Vergine: questa
seconda nascita lo manifester al mondo nel suo nuovo stato, ma non gli dar
questo stato; bens lo supporr e gliene dar il compimento.
La nascita di Ges a Nazaret quella che gli d quello stato di umiliazione,
perch stabilisce il mistero dell'Incarnazione, congiungendo in unit di persona
le due nature prima cos distanti e fa s che Dio sia uomo e che l'uomo sia Dio.
Pertanto la prima nascita nella Vergine a Nazaret come la prima uscita di Dio
fuori di s medesimo. Dio in quell'istante esce come fuori di se stesso; col
mistero che viene allora compiuto entra nella sua

90

creatura ed alla medesima si congiunge nella sua propria persona; abbassa la
sua grandezza nel nulla dell'essere creato; si riveste della natura dell'uomo e
dello stato di infanzia, e per nove mesi rimane bambino nel seno della Vergine.
Questo il suo primo passo, e come il suo ingresso nell'abbassamento e nel
mondo. In questo primo passo del figlio di Dio che incomincia il suo viaggio dal
cielo in terra, in questo primo stato nel seno di sua Madre, noi riconosciamo ed
adoriamo un Verbo-Infante, un Bambino-Dio; un Dio mortale ed insieme
immortale; un Dio eterno e insieme sottoposto al tempo, alla misura dei giorni
e dei momenti (ci che Nestorio non poteva comprendere): un Dio immenso e
rinchiuso nel seno di sua Madre. Il medesimo Dio trovasi in questi stati
differenti, perch ha due nature: divina l'una, umana l'altra; una propria, l'altra
appropriata; una gli conviene da tutta leternit, l'altra soltanto da questo
istante: ma tuttavia tutt'e due gli appartengono e sono sue: una per essenza,
l'altra per amore. Queste due nature cos differenti, ma indissolubilmente unite
in Lui e nella sua persona, rimangono distinte, senza confusione; non sono
separate, n dobbiamo considerarle come separate; vedendo l'abbassamento
di una, dobbiamo tener presente la grandezza dell'altra che la eleva sino al
trono della Divinit, la deifica nella persona del Verbo e la rende divina,
adorabile e fonte della salvezza.
Quel bambino dunque, appena nato in Maria al termine del colloquio angelico e
nell'umile cella di Nazaret, grande insieme e piccolo; ma ben pi grande
che piccolo. vivente; anzi la Vita medesima ed ha due sorte di vita:
vivente nel Padre suo e vivente nella sua santissima Madre.
Vive e nasce nel Padre suo, perch sempre nascente da Lui; vive e prende
una nuova nascita nella Madre sua,

91

perch or ora formato nella Vergine per opera dello Spirito Santo; ed fatto in
onore del Padre suo: Factus est ei ex semine David secundum carnem, dice
l'Apostolo. (Fatto a Lui [al Padre] dal seme di Davide secondo la carne - ROM.,
1, 3).
Oh vita del Verbo increato nel Padre Eterno! Oh vita del Verbo incarnato nella
Vergine sua Madre!
Parliamo un linguaggio pi umile in onore di Colui che tanto si umiliato!
Oh vita di questo bambino, nel suo Eterno Padre! Oh vita di questo bambino,
nella Vergine sua Madre! Due vite ben differenti, ma tutt'e due divine e tutt'e
due adorate dagli angeli.
Nellattesa che questo medesimo bambino ci elevi nel cielo per darei lass la
visione della vita che ha nel Padre suo, vediamo ora la vita che ha pure nella
Madre sua e l'esercizio ammirabile di tale vita.
La vita di Ges in Maria tutta nostra e tutta divina: tutta divina e tutta
nostra, n gli angeli vi hanno parte se non per adorarla. Per noi, infatti, e non
per gli angeli Ges mandato; per noi e non per gli angeli viene su la terra;
per noi non per gli angeli vive, e morr su una Croce: cos canta la Chiesa
medesima nel simbolo: Qui propter non homines et propter nostra salutem
descendit de coelis, et incarnatus est de Spiritu Santo (Per noi uomini e per la
nostra salute, disceso dai cieli e si incarnato per opera dello Spirito Santo).
Grandi parole, troppo poco considerate! Per noi disceso dai cieli, dice la
Chiesa nei suoi misteri, per noi si incarnato. Guardiamo dal far getto dei
nostri privilegi, n di diminuire, per ragioni umane i nostri favori; non
priviamoci cos alla leggera del massimo attestato del pi grande amore che
mai vi sar di Dio verso l'uomo. Non accomodiamoci di distinzioni inventate da
alcuni

92

Teologi
1
, distinzioni che non hanno fondamento nella parola di Dio, negli scritti
dei santi Padre e neppure nella voce e nel sentimento della Chiesa. La Chiesa ci
insegna che il Figlio di Dio si fatto Figlio dell'uomo per gli uomini.
Accogliamolo, abbracciamolo ed amiamolo come tutto nostro. Questa vita
ch'Egli prende tutta nostra, sia nella sua origine, vale a dire nella natura da
Lui presa in isposa; sia nel modo, ossia nella condizione passibile per un po' di
tempo in terra ed impassibile, per sempre in cielo.
***
Come questa nuova vita del Verbo tutta nostra, pure tutta divina. divina
in quel bambino: perch essendo Egli composto di due nature, la natura e la
persona del Verbo in certo quel modo fanno parte dell'essere e dello stato di
questo divin Infante, Bambino e Dio tutt'assieme. divina ancora nella sua
umanit medesima, perch l'umanit di questo bambino, vale a dire il suo
corpo e la sua anima non hanno altro essere, n altra sussistenza che quella
della Divinit. La Divinit investe questo corpo e quest'anima, li sorregge, li
penetra sino al pi intimo della loro sostanza. Come adunque l'essere e la vita
di questo corpicino tutto santo, tutto divino, tutto adorabile, e quindi tutto
adorato dagli angeli.
Quanta grandezza! Quanta potenza! Quante meraviglie si compiono in un
istante e in un corpo cos piccolo insieme e cos grande! Corpo cos piccolo se
lo consideriamo nella sua quantit, e cos grande se lo consideriamo nella virt,
nella dignit, nella santit e nella potenza!
Dio sta in questo piccolo corpo, e la pienezza della

____________________________
1 Secondo i quali il Verbo si sarebbe incarnato soltanto in carne passibile per la
nostra salvezza; quindi per noi si sarebbe incarnato solo nel modo.

93

Divinit vi abita corporalmente; il corpo di Dio medesimo; e in questo, corpo
prezioso e sacro, sacro per l'unione della Divinit, Dio ha posto la vita, la
religione e la redenzione del mondo.
Questo corpo, per verit tiene sinora ben poco posto nell'universo ... ; ma pur
cos piccolo nel mondo e nella Vergine, nella sua piccolezza sorpassa la
grandezza di tutti gli altri corpi assieme ed anche del cielo empireo. Il cielo fu
fatto perch fosse la dimora degli angeli; ma questo corpo formato per
essere la dimora di un'anima che regge gli angeli tutti, di un'anima che in
questo medesimo corpo possiede una gloria pi sublime di quella di tutti gli
angeli e di tutti gli uomini assieme.

XXVI (*)
INTIMIT DELLA VERGINE CON GES, DELIZIOSA E CONTINUA.

I. - Vediamo ora le relazioni di Ges infante con la sua santissima Madre,
poich sono ci che vi di pi intimo in Lui a motivo del mistero che si
compiuto in Lei e per mezzo di Lei. Qui abbiamo l'inizio della dimora di Ges
nella Vergine; sono due argomenti cos insigni da meritare tutta la nostra
considerazione.
Riflettiamo dapprima che assolutamente parlando, dopo le persone divine, non
v' altra persona cui il Figlio di Dio sia pi strettamente legato che alla
Vergine; anzi

________________________
(*) LAutore tratta in altri due capitoli intermedi - XXVI e XXVII - dello stato di
Ges Infante nel seno di Maria e della sua prima offerta di se stesso all'Eterno
Padre; sono argomenti piissimi, ma siccome sono trattati senza nessun
accenno alla Vergine, abbiamo creduto bene di non inserirne qui la traduzione,
proseguendo regolarmente la enumerazione.

94

questo vincolo imita e adora quel vincolo ch'Egli ha con le persone divina.
Ges congiunto col Padre per nascita e per natura, e con la Vergine per
natura e per nascita. congiunto con lo Spirito Santo per l'origine, poich il
principio questa persona nell'eternit; ed congiunto con la Vergine per
produzione ed infusione nello spirito di Maria di uno spirito, che la vita della
vita di Lei e la anima dell'anima di Lei
1
. Ges il principio della grazia di
Maria, perch tutto quanto la Vergine possiede di grazia, tutto proviene dalla
grazia suprema e dai meriti di Ges: in tal modo Ges congiunto con Maria
per natura e per grazia
2
.
Il vincolo che Ges ha con le persone divine eterno: quello che ha con la
Vergine nuovo, anzi recente, ma durer in eterno. La Vergine santissima e
sar per sempre Madre di Ges; questa qualit, Maria l'avr sempre tanto in
cielo come in terra, e Ges eternamente onorer in Lei questa qualit di Madre
di Dio. Ma noi vediamo in modo sensibile che nel presente stato in cui Ges
trovasi nel suo seno, Maria gli pi vicina e pi congiunta mentre Egli si trova
in Lei e ne come una parte; Maria vive per Ges: Ges vive da Maria e si
trova continuamente rispetto a Maria in uno stato di dipendenza, anzi di
indigenza.
Ges si trova in Maria in parecchi modi secondo i suoi diversi stati; ed dolce
per noi considerarli ripetutamente. Il tempo di questo mistero ci invita a
pensarvi ed a ripensarvi sovente; perch il tempo in cui Ges dimora nel
seno della Vergine e vi dimorer per nove mesi.

______________________
(1) Ges come eternamente nasce dall'Eterno Padre, cos nel tempo nasce da
Maria; e come nella SS. Trinit d origine allo Spirito Santo, cos causa di
tutte le grazie di Maria.
(2) Per natura, perch da Maria ha ricevuto l'umana natura; per grazia, perch
causa di tutte le grazie di Maria.

95

Ges, in Maria come il figlio della Madre, traendo da lei la sua vita.
Ges in Maria come Figlio e Dio di Lei; donandole vita come da Lei riceve vita
1
.
Ges in Maria come nel suo paradiso su la terra, perch, nella Vergine tutto
santo, tutto delizioso: l non v', n mai vi stato nessun'ombra di peccato:
Ges in Maria trova il suo riposo e le sue delizie, e fuori di Lei non incontrer
che peccatori e peccati.
Ges in Maria come in un cielo, poich l vive della vita della gloria, vedendo
Dio e godendo dell'Essenza Divina.
Ges dimora in Maria come in un tempio dove loda e adora Dio, dove rende i
suoi omaggi all'Eterno Padre, tanto per s medesimo come a nome di tutto il
creato.
Tempio santo e sacro dove riposa Ges! Vera arca della vera alleanza!
questo il primo e pi Santo tempio di Ges; il cuore della Vergine il primo
altare sopra il quale Ges offre, come Ostia di perpetua lode, il suo Cuore, il
suo corpo e l'anima sua; l Ges offre il suo primo sacrificio e fa la prima e
perfetta oblazione di s medesimo, nella quale siamo tutti santificati.
In tal modo Ges sta nella Vergine, e vi sta come nel suo paradiso, come nel
suo cielo empireo
2
, come nel suo tempio, come nella sua Madre. In questo
stato e in questo tempo, la Vergine un santuario in cui vi sono meraviglie pi
che non ve ne fossero allora in cielo: un Uomo-Dio, un Verbo-Infante; un
Bambino-Dio, un corpo passibile congiunto con un'anima gloriosa, una vita

___________________________
(1) Ges d a Maria la vita soprannaturale della grazia e ne riceve la vita
naturale.
(2) Questa espressione (empireo) ancora mitologica e medioevale indicava il
cielo pi elevato e superiore al cielo siderale, il cielo cio degli eletti.

96

umanamente divina e divinamente umana, uno spirito che regge tutti i corpi e
tutti gli spiriti delluniverso, un Ordine singolare, l'Ordine cio dell'unione
ipostatica, Ordine eminente sopra tutti gli Ordini di natura, di grazia e di gloria.
Ecco le meraviglie che non si trovano in cielo, mentre si trovano nella Vergine
e ce la rendano sommamente venerabile.
Pensiamo a Maria, pensiamo a ci che vi in Maria. Contempliamo Ges in
questo stato in mezzo alla Vergine come, centro e cuore di Lei; oppure,
secondo i profeti, come un sole, sole coperto di una leggera nube, vale a dire,
della santissima Vergine la quale lo copre per la terra e lo coprir per nove
mesi.
I dotti affermano che attorno al sole vi sono stelle che girano intorno a questo
astro come esso gira intorno alla terra. A Dio piaccia che siamo noi pure fra
queste stelle e che giriamo intorno a Ges, piuttosto che intorno a noi
medesimi come facciamo quotidianamente! Ma qui dobbiamo dimenticare noi
medesimi per non ricordarci che di Ges e della Vergine.
Ges dunque un sole e la Vergine una stella che ha la sua rotazione ed i suoi
movimenti intorno a Ges, intorno a questo Sole di gloria e soltanto intorno a
Lui.
Ges il centro di Maria e ne pure la circonferenza; e Maria include, ci
sembra, e circoscrive le grandezze e le influenze di Ges.
Ges senza posa da ogni parte e tiene sempre rivolto a Maria il suo sguardo:
Maria non tende che a Ges; Egli l'attrae a se stesso e la rapisce in s: i due
Cuori di Ges e di Maria, cos vicini e cos congiunti per la natura, sono ben pi
ancora congiunti ed intimi per la grazia e vivono l'uno nell'altro.
Ma chi potrebbe descrivere una tal vita? Essa

97

descritta in Cielo, e bisogna aspettare che quel libro celeste ci venga aperto
per vedere i favori, le tenerezze, i rapimenti e le meraviglie che vi sono
contenute. Nell'attesa di una tal grazia, balbettando piuttosto che parlando di
cose cos sublimi, diremo che Ges essendo cos congiunto con la Madre sua,
incessantemente la attira e la rapisce in se stesso.
Nel Padre suo Ges nasce, vive ed il principio di un Amore increato che la
terza persona della Trinit: parimenti nascendo e vivendo nella Madre sua,
infonde in Lei uno spirito, un amore il quale, per verit, creato, ma dopo lo
spirito medesimo di Ges non ha mai avuto, n mai avr l'uguale.
La prima occupazione di Ges stata con Dio suo Padre; la seconda con la
sua santissima Madre. Egli l'ha scelta, l'ha preparata a cose oltremodo grandi
ed intime con s medesimo.
Maria, dopo le persone divine il pi degno oggetto dei pensieri di Ges,
l'anima pi capace dell'influenza e dell'azione di Ges; la pi prossima alla sua
santa presenza; anzi Ges congiunto con Lei per istato di dipendenza, in
quanto suo Figlio ed Ella sua Madre; e in quel tempo vive in Lei e da Lei. Ha
voluto aver in comune con Lei il mistero dell'Incarnazione, traendo da Lei quel
corpo di cui si rivestito, e volendo che come Madre Ella esercitasse la sua
azione e la sua cooperazione in quell'Opera incomparabilmente pi grande che
la creazione del mondo.
Ges divide pure con Maria la vita della sua prima infanzia; vuole in questa vita
essere indigente e dipendere, a guisa di mendicante, dalla vita della Vergine; e
una tal felice grazia, gliela lascia godere per nove mesi interi senza
l'interruzione neppure di un istante! E in

98

seguito Ges la render pure partecipe di una parte dei suoi pi grandi effetti
su la terra e nelle anime
1
.
Grandi e felici comunanze tra Ges e Maria! Intanto che sta nel suo seno non
ha, n si prende nessuna occupazione se non con Lei e con Dio suo Padre. S.
Giovanni Battista vi avr la sua parte per alcun tempo, e in seguito anche S.
Giuseppe; ma intanto soltanto il Padre e la Vergine hanno parte con Ges,
soltanto il Padre e la Vergine sono l'oggetto delle sue occupazioni, delle sue
delizie e dei suoi colloqui. In Maria Ges compie cose grandi degne di se
medesimo e degne di Lei. Non abbiamo nessuna misura proporzionata, onde
valutarle, perch non abbiamo la potenza (di quell'angelo dell'Apocalisse che
teneva in mano una canna d'oro per misurare le dimensioni del Tempio
2
. La
Vergine un tempio pi insigne e pi augusto di quello dell'Apocalisse; non v'
che il Figlio suo che abbia in mano la canna per aver conoscenza delle sue
dimensioni.
Il nostro unico compito di ammirare e non di giudicare, n di voler discorrere
di cose cos grandemente superiori alla nostra intelligenza. Tutto ci che
possiamo dire che Ges Figlio di Maria e Maria Madre di Ges; ed ecco il
tempo in cui ha principio per il Figlio di Dio la Filiazione umana e per la Vergine
la Maternit divina.
Il Figlio di Maria Dio e la tratta, la rimira, la ama, la onora come Madre di
Dio, come Madre sua. La Maternit divina una qualit cos santa che vicina
e prossima a Dio e si deva, come dicono i pi insigni

__________________________
(1) Ges la costituir Mediatrice nell'applicazione dei frutti della Redenzione.
(2) Apoc., XXI, 15. Nessuno, fuorch Ges, pu conoscere la grandezza della
Madre sua.

99

Dottori, sino alla prossimit dei confini della Divinit: proxime fines Divinitatis;
che prospetta nellinfinito medesimo; del numero delle cose incomprensibili;
non in nostro potere di penetrare ci che appartiene alla Vergine in questa
qualit. Ges solo conosce una tale infinita dignit; Egli per la sua grandezza
la causa e la sorgente di questa infinit, perci, solo onora questa maternit
come essa lo merita. Onorando la Madre sua perch Sua Madre, Ges onora
s medesimo. Ges onora la Madre sua secondo tutta la sua sapienza e tutta la
sua potenza. Egli usa della sublimit dei suoi pensieri e delle sue celesti
industrie sopra un soggetto cos degno e cos vicino a s, nel quale ha tanta
parte e tanto interesse.
Con tali pensieri e disposizioni, appoggiandoci su tali fondamenti, cerchiamo di
considerare quella prima occupazione di Ges con la Vergine e della Vergine
con Ges. Sono questi i due personaggi pi eminenti che vi siano in cielo e in
terra. Il soggetto che li unisce e li occupa assieme il pi santo, il pi divino, il
pi intimo e pi sacro che possa esservi; e la loro occupazione l'argomento
pi sublime, pi degno e pi delizioso che possiamo meditare.
II. - In quella guisa che da quattromila anni che il mondo era stato creato non
vi era mai stata opera simile al mistero dell'Incarnazione, cos da quando il
mondo mondo non v' stato mai tempo pi prezioso di quello in cui il Figlio di
Dio incomincia ad essere Figlio dell'uomo e una Vergine diventa Madre di Dio.
questo quel tempo di delizie annunciato dai profeti, in cui il cielo manda la sua
rugiada, le nubi piovono il giusto, e la terra irrigata dal cielo si apre per
germinare il Salvatore (Is 45,8); il tempo dell'evento pi insigne, pi felice e
pi

100

salutare che mai vi sar; il tempo in cui il cielo e la terra concorrono in uno
sforzo meraviglioso, per dare il Santo dei santi al mondo che ne ha urgente
bisogno: la pienezza dei tempi secondo gli Apostoli; il tempo della salvezza
dell'universo, tempo in cui il cielo viene dalla terra rapito nella contemplazione
e nell'adorazione di meraviglie che si veggono su la terra e non si trovano in
cielo. Questo avvenimento cos felice, cos notevole, cos prezioso, si compie in
Nazaret, tra Ges e la Vergine sola, il restante della terra non avendovi
nessuna parte. Quanto pi sono soli, quanto pi grande la loro solitudine,
quanto pi ammirabile, tanto pi si trattengono nel soggetto della loro
solitudine essendo esso cos importante, e tanto pi profonda e deliziosa la
loro mutua occupazione.
Ges dunque occupato della Vergine, e unicamente per allora, della Vergine;
la Vergine pure tutta occupata di Ges, e sola sopra la terra occupata di
Ges. Sola sopra la terra, Maria adora il mistero dell'Incarnazione, e in nome
della terra adora quel mistero che compiuto in terra a pro della terra; solo
Maria adora Ges. Quanto pi sola occupata in un s grande soggetto, tanto,
pi intensa la sua occupazione
1
; Ella vi si dedica con tutte le sue facolt, vi
si applica con tutti i suoi sensi, perch un mistero sensibile e sensibile in Lei;
anche la sensibilit deve rendere omaggio a quel Dio che si reso sensibile
2
a
favore della natura umana.
Ad una tale occupazione la Vergine si dedica con tutta l'anima sua. Lo spirito di
Ges che anima il proprio corpicino s delicato, anima pure con una dolce e
santa influenza, per grazia e per amore, lo spirito e il corpo della

___________________________
1 Perch sola adora Ges, lo adora con maggior fervore e amore.
2 Facendosi uomo.

101

Vergine. Nello spirito e nel corpo della Vergine lo spirito di Ges pi potente
e pi attivo che lo spirito medesimo della Vergine stessa. La grazia infusa nella
Vergine, grazia cos eminente e cos, elevata, attira ed assorbe tutti i suoi
sensi, tutte le sue facolt e tutto il suo spirito in un oggetto cos grande e
insieme cos presente (Ges), oggetto che a quella grazia si addice con una
perfettissima proporzione.
La grazia della Vergine, infatti, non come la nostra; una grazia affatto
particolare ed a Lei tutta propria; una grazia che fin dalla sua origine tendeva
al mistero dell'Incarnazione come al suo fine, al suo principio e al suo
esemplare
1
. una grazia nuovamente infusa, nuovamente accresciuta sino al
suo colmo, sino al suo effetto principale nella Vergine, nel compimento del

____________________________
1 La grazia santificante o abituale ha la medesima ed unica essenza specifica;
tanto la nostra come quella di Maria, e persino quella, che si chiama
accidentale e creata, nell'anima di Ges Cristo. La grazia, infatti una
partecipazione alla natura divina: Dio medesimo non potrebbe farci partecipi di
cosa migliore, della sua propria natura. Ma la grazia pu darsi in grado pi o
meno elevato; e qui non pu esservi nessun confronto tra la nostra grazia e
quella straordinariamente immensa di Maria; ed gi questa una differenza
oltremodo notabile.
Il Cardinale de Brulle pensa che la grazia di Maria non come la nostra
perch fin dalla sua origine tendeva al mistero dell'Incarnazione come al suo
fine, al suo principio, al suo esemplare. La grazia santificante, infatti, stando
nel suo genere, pu aver qualit e effetti differenti.
1 La grazia di Maria tendeva all'Incarnazione come al suo fine, per disporla a
prestare il suo concorso all'Opera di Dio, e inoltre per elevarla al compimento
dell'ufficio di Madre di Dio. Noi poco pensiamo ai doveri che erano compresi
nella dignit di Madre del Figlio di Dio; era questa una missione che conteneva
tale responsabilit che non si concepisce come potesse essere accettata da una
creatura: ci voleva non meno dell'umilt di Maria con una corrispondente
fiducia in Dio; ma intanto le occorreva una grazia inconcepibile. Qui possiamo
applicare ci che si riferisce alla grazia sacramentale, la quale, secondo
l'opinione

102

mistero dell'Incarnazione; una grazia che unisce in modo affatto particolare
Ges alla Vergine e la Vergine a Ges.
La grazia in generale unisce a Dio, ma quella sorta di grazia particolare, alla
Vergine, unisce Dio come incarnato, e la Vergine a Dio incarnato. Questa
grazia, cos propria di questo mistero opera nella Vergine un effetto proprio e
la d un'applicazione, una unione a Ges vivente in Lei, cos grande, elevata e
potente che non la possiamo esprimere.
Cos la grazia e la natura concorrono a stabilire nella Vergine una disposizione
eminente che rapisce il suo cuore e la sua mente in Ges suo Figlio e suo Dio.
Ma oltre questo movimento di natura e di grazia che potentissimo, Ges
medesimo che presente ed attivo, attira immediatamente, per se stesso, la
mente e il cuore della Vergine in tale occupazione. Ges presente in Maria,
potente in Lei, opera in Lei: Maria perfettamente disposta a ricevere tali
sante operazioni, ed a riceverle secondo tutta la loro energia e la loro
estensione.

________________________
dei teologi, la stessa grazia abituale ordinata alla finalit speciale di ciascuno
dei sacramenti con diritto quindi alle relative grazie attuali. Possiamo perci
dire che la grazia di Maria era ordinata alla divina Maternit accompagnata da
un corredo incommensurabile di grazie attuali e di doni soprannaturali (virt
infuse, doni dello Spirito Santo, ecc.) onde Ella possedesse quella santit e
quelle virt convenienti al suo ufficio.
2 La grazia di Maria era ordinata all'Incarnazione come al suo principio; aveva
il suo principio nella speciale predestinazione ch includeva un amore singolare
verso Maria, e per conseguenza Dio la orn certamente di ogni grazia pi
sublime, di tutte le perfezioni che possono accompagnare la grazia abituale.
Inoltre la grazia di Maria ebbe principio negli splendori dell'Immacolata
Concezione, quindi per Lei non fu, come per noi, una grazia di rigenerazione
poich Maria non ebbe nessun'attinenza col peccato, ma di preservazione; di
pi produsse in Lei una giustizia originaria perfetta e completa, impedendo
anche ogni fomite o inclinazione qualsiasi al peccato, mentre la grazia del
Battesimo per noi, per quanto tolga il peccato originale, lascia il fomite del

103

E sono queste le primizie dell'azione di Ges, nella Madre sua. Ges adunque,
volendo che le sue prime operazioni in terra e le sue prime influenze siano per
la Vergine, l'attira in se medesimo e in s la rapisce.
Quale tenerezza! Quale amore! Quali favori di un tal Figlio verso una tal Madre,
e di una tal Madre verso un tal Figlio, e nel principio del loro amore e del loro
mutuo godimento! un'estasi continua perch l'oggetto che rapisce sempre
presente alla potenza che ne viene rapita, e sempre agisce. Cos avviene in
cielo dove l'oggetto sempre presente e sempre visto; cos avviene dello stato
di Maria, perch per Lei l'oggetto sempre presente, sempre sensibile e
sempre l'attira.
La Vergine non assorta in una semplice, estasi passeggera e transitoria; ma
fissata in uno stato di rapimento permanente di cui l'oggetto continuo, e
sempre capace di rapirla. Noi non siamo capaci su la terra di uno stato simile,
ma la Vergine ne capace; n dobbiamo giudicare di Lei Secondo ci che
siamo noi. Quella sorta

__________________________
peccato. Gratia Beatae Virginis dicendo est non quidem alterius generis a
gratia nostra, sed alterius rationis, cum gratia nostra, quantocumque sit, nos
in perfectum justitiae originalis non constituat sicut constituit nostra gloriosam
Matrem (LEPICIER, op. cit., pag. 210).
3 La grazia di Maria tendeva all'Incarnazione come, al suo esemplare; il Padre
de Brulle, infatti, vede nella Maternit divina una imitazione dell'Incarnazione
(vedi infra, pag. 129), per cui naturale che la grazia della Madre di Dio sia
pure una imitazione dell'unione ipostatica, quindi, abbia per effetto una unione,
singolarissima tra Ges e Maria. Inoltre Ges l'esemplare di tutto l'Ordine
soprannaturale; orbene Maria, essendo prossima a Ges pi di tutti i figli
adottivi nell'Ordine soprannaturale e in un modo unico come Madre, doveva
fruire pi di tutti dell'influenza di Lui. Cos in Maria vi erano titoli affatto
speciali, anche sotto questo aspetto, perch godesse di una grazia pi perfetta
che la nostra. Per altro non possiamo sapere quali e quanti effetti di grazia
possa operare la potenza di Dio e quindi quali grandi cure abbia fatto
nell'anima della Madre sua.

104

di grazia singolare di cui Maria insignita, la dispone ad un tale stato e a cosa
pi grande ancora, poich la dispone ad essere Madre di Dio. La sua vita
elevata, n va soggetta alla debolezza dei sensi e della mente umana rispetto
alle cose sante e celesti. Maria tanto elevata che in Lei non v' quella
sproporzione tra la natura e la grazia, la quale nelle estasi delle anime pi
sante su la terra cagiona la debolezza e la perdita dei sensi. La Vergine anzi
confermata nella forza e nella potenza della grazia celeste che comporta i pi
grandi sforzi senza nessun indebolimento; vive della vita della terra e insieme
nei celesti rapimenti; le sue estasi divine sono perenni, ma dalle sue
occupazioni divine Ella non risente nessun indebolimento nella vita umana
(nessuna sospensione nell'uso dei sensi)
1
.

XXVII

OCCUPAZIONE DI GES NELLA VERGINE VERSO LEI STESSA

I. - Ecco lo stato di rapimento della Vergine, stato degno della sua grandezza e
della sua elevazione permanente ed ordinaria. L'oggetto di questo rapimento
Ges; Egli ne il principio, come abbiamo detto, poich lo opera Lui stesso;
ma ne anche l'oggetto. Havvi forse bisogno

___________________________
(1) Non v'ha dubbio che la Madre di Dio sia stata insignita, con grande
abbondanza e perfezione, delle grazie mistiche, le quali consistono in una
illuminazione divina tutta speciale nell'intelletto e in un impulso di perfetto
amore nella volont. Maria non poteva essere priva del favore mistico pi
elevato, che l'unione trasformante; ma in uno stato cos perfetto, Ella, come
afferma il Card. de Brulle, non provava nessun'estasi, perch l'estasi suppone
una debolezza e una imperfezione dei sensi che non poteva essere in Maria.
(Cfr.: Diction de thol. cat., IX, col. 2428).
Si rappresenta talvolta l'estasi come la cima, il punto pi elevato della vita
mistica; al contrario, secondo i veri autori e

105

di dimostrazione per persuadere i cristiani di tale verit? Forse che per le
anime ben nate non basta farne la semplice esposizione? Ges vivente di una
vita nuova nella Vergine e per opera della Vergine, non forse per la Vergine
un oggetto di contemplazione degno e conveniente; e in quel tempo santo in
cui Egli incomincia a vivere da Lei e in Lei? Ges dunque in questo tempo
prezioso attira e intrattiene la Vergine, la intrattiene di se medesimo e la
rapisce in s. Ma siccome in Ges vi sono parecchi soggetti degni di rapire in
Lui la sua santissima Madre, ci che ora l'occupa e la rapisce, l'opera che
stata compiuta in Lei su la terra, il mistero dell'Incarnazione, lo stato naturale,
o piuttosto soprannaturale del Figlio suo in Lei.
Ecco il primo oggetto di quel rapimento che Ges opera nel cuore della
Vergine.
Oh! come Maria ebbe perfetta conoscenza dello stato di Ges! Come penetrava
questo mistero! Come in quello viveva e in quello si inabissava! Il mistero di
Ges! era la vita di Maria; Ella in certo qual modo, perdeva la sua vita propria
e la sua sussistenza in se medesima per vivere in Colui che la Vita ed insieme
era la vita di

______________________________
in particolare santa Teresa, l'estasi non che una tappa tra ci ch'ella chiama
l'unione semplice e l'unione piena ossia sposalizio spirituale; l'ultima
purificazione passiva per la quale bisogna passare, purificazione dolorisissima
perch l'anima, si sente potentemente attirata verso Dio e che tutto ci che in
essa naturale ad arrendersi.
L'anima sembra essersi ritirata, dice la Santa, sembra abbandonare i sensi
l'uno dei quali sospeso pi o meno completamente per un tempo pi o meno
lungo. Maria, essendo immacolata, non ebbe bisogno di essere purificata,
perci non dovette passare per l'estasi onde arrivare all'unione piena ch'Ella
possedeva fin dal primo momento della sua esistenza. In Maria non vi fu
sproporzione tra la natura e la grazia come dice il Card. de Brulle)
(MOLIEN).

106

Lei; ma questa sorta di vita e di rapimento della Vergine nel suo Figlio ci
quasi tanto nascosta quanto la vita del Verbo nell'umanit di Ges. Rispetto a
cose cos grandi non abbiamo luce ma soltanto tenebre.
Alcuni pensano che la Vergine venne allora elevata alla chiara visione della
divina Essenza e della persona del Verbo che si era incarnata in Lei. E davvero,
se una tal grazia della visione di Dio venne conferita ad altri su la terra, come
certi Dottori pensano di Mos e di san Paolo; senza nessun dubbio sarebbe il
caso di attribuirla alla Vergine, e di attribuirgliela in quel felice momento in cui
Dio si abbassava in Lei e la elevava in se medesimo, congiungendola cos
intimamente a s per via di un mistero di tale grandezza. E quando pure una
tal grazia non fosse stata concessa n a Mos, n a san Paolo, non sappiamo
noi che la Vergine ha molti privilegi che appartengono unicamente a Lei?
Il tempo in cui si compie questo inaudito mistero merita veramente privilegi
talmente grandi, particolari e nuovi, che possiamo ben attribuire alla Vergine
anche ci che non viene concesso a nessun altro; possiamo bene attribuire a
quel tempo della vita della Vergine ci che non le sarebbe stato concesso in
nessun altro tempo; fin qui con fondamento possono giungere i nostri pensieri.
Quanto a spingerci pi oltre, onde sapere se i favori e i privilegi concessi allora
alla Vergine siano arrivati sino al godimento della Divinit, questo un segreto
della condotta di Ges con la sua santissima Madre che non ci stato rivelato,
e preferisco adorarlo piuttosto che penetrarlo; in tale argomento conviene
contentarsi di ignorare piuttosto che affermare
1
.

__________________________
(1) Molti teologi, infatti, ritengono almeno come probabilissimo che alla B.
Vergine la visione della divina Essenza venne concessa in modo transitorio, per
lo meno nelle principali circo-

107

Riconoscendo dunque con umilt la nostra ignoranza rispetto a questa
particolarit, possiamo per dire, sia che la Vergine abbia avuto o no la
visione, dei Verbo Incarnato in Lei, che questa divina persona possedeva la
Vergine e la Vergine possedeva quella divina persona incarnata nel proprio
seno, per via di un possesso cos speciale, singolare e proprio di Lei che la
nostra penna non capace di scriverlo, n la nostra lingua di esprimerlo, n il
nostro cuore di sentirlo, n la nostra mente in intenderlo; gi per noi fin
troppa grazia ardire di pensare ed adorare tali meraviglie. Era un possesso cos
penetrante e perfetto, una comunicazione cos intima e potente, un godimento
cos sublime e cos elevato anche nell'Ordine della grazia miracolosa e
singolarissima, che se non dava alla Vergine la visione della persona Divina che
si era incarnata nel seno di Lei, operava almeno nell'anima sua un colmo ed un
eccesso di grazia, occupava nelle operazioni divine un posto cos alto
comprendeva i favori del Verbo Incarnato in un modo cos privilegiato e
grazioso, che non vi mai stato, n mai vi sar nulla di uguale: questo tutto
ci che possiamo dire, balbettando di cose che sono superiori all'intelligenza
non solo delluomo, ma anche dell'Angelo.

__________________________
stanze della sua vita, per es. nell'Incarnazione, nella Nativit, Risurrezione ed
Ascensione di Nostro Signore; 1 perch si pu, con maggior ragione,
attribuire i favori concessi ad altri santi e convenienti alla sua dignit di Madre
di Dio, Corredentrice e Mediatrice universale; 2 per darle un conforto nei suoi
dolori, poich nessuno soffr quanto Maria. (Cfr.: LEPICIER, De B. Verg. Maria,
5a edizione, pag. 282). Quanto poi alla frequenza, alla durata ed alla
perfezione della visione beatifica in Maria, non possiamo fare che congetture.
Per altro, non le dava la conoscenza di tutto quanto vedr in Dio nell'eterna
gloria, non distruggeva in Lei n la virt della fede, n lo stato di viatrice, era
perci ben inferiore alla visione beatifica della gloria. (Cfr.: Diction. de
thologie cath., vol. IX, col. 2410).

108

Ecco quali sono i primi pensieri del Verbo incarnato; ecco la prima attivit di
Ges nella Vergine; ecco la prima occupazione della Vergine o, per dir meglio,
il primo rapimento della Vergine nel Figlio di Dio che in Lei si fatto Figlio
dell'uomo.

II. - Ma la Vergine inoltre, in quel medesimo istante, ha un altro oggetto di
rapimento in Ges che vive ed opera in Lei ed il primo esercizio della vita
interiore di Ges con Dio suo Padre. questo un oggetto differente da quello
che abbiamo esposto fin qui. Questa occupazione differente da quella in cui
la Vergine, rapita per lo stato di Ges in se medesimo, ossia per la sostanza
del mistero dell'Incarnazione: qui l'oggetto della contemplazione e del
rapimento della Vergine sono gli atti medesimi di Ges, le prime azioni interiori
e spirituali dell'anima di Lui nel colloquio col Padre suo.
Il divino Infante non ha ancora nome su la terra, ma non inattivo, n ozioso;
la debolezza dell'infanzia non gli impedisce di agire, perch affetta il suo corpo,
e non l'anima sua: Ges attivo; veggente, vigilante, la sua vita interiore e
spirituale degna di rapire il cielo e la terra; orbene, questa vita rapisce la
Vergine santamente occupata nella contemplazione degli stati e degli atti intimi
di Ges. La vita del Figlio suo la sua propria vita: i pensieri ed i sentimenti di
Ges sono i suoi pensieri ed i suoi sentimenti ed in questi Ella tutta occupata
1
.
Se la Vergine non ebbe la luce divina della visione immediata della divina
Essenza, ebbe almeno la luce angelica
2
,la quale le manifestava l'anima di
Ges e le sacre

_____________________________
(1) Maria si unisce ai sentimenti di ostia di Ges, e si offre con Lui all'Eterno
Padre.
(2) La scienza infusa, propria degli angeli.

109

occupazioni di quest'anima. Era questa la sua luce, la sua grandezza e la sua
beatitudine su la terra; era questo uno dei suoi principali esercizi; e qui
appunto Maria incomincia a godere di una conoscenza cos santa e a dedicarsi
ad una occupazione cos elevata.
Maria adunque contempla la vita e l'occupazione di Ges in se medesima: ecco
il libro che il Figlio suo ha per Lei, come lo apre in cielo, secondo l'Apocalisse
1
.
In un tal libro Maria vede le trattative di Ges con Dio suo Padre, vede le lodi,
le adorazioni, la dedizione, l'oblazione chEgli fa di se medesimo al Padre; vede
tutto quanto concerne cosa s grande come la vita e l'accord del Figlio col
Padre, e del Padre col Figlio incarnato nel mondo per la gloria del Padre. La
Vergine pertanto viene elevata alla conoscenza dei segreti di Ges, poich
avvengono nel suo seno, il quale la dimora vivente dove il Figlio tratta
nell'intimit con l'Eterno Padre. Maria pertanto esce felicemente dai propri
pensieri, dalla sua vita interiore e spirituale, per investirsi dei pensieri di Ges;
si appropria l'amore e l'adorazione di Ges verso Dio suo Padre, i suoi obblighi
e i suoi atti, sommergendo l'uso della sua propria vita nell'abisso della vita
interiore del Figlio suo.
Sinora la vita spirituale della Vergine stata

____________________________
(1) Nel cap. V dell'Apocalisse, si parla di un libro suggellato, o piuttosto di un
rotolo di sette fogli scritti dalle due parti; ciascuno di questi fogli legato da un
cordoncino munito di un sigillo, dimodoch, rotto il sigillo del primo foglio, gli
altri fogli restano ancora suggellati. Cos manifesto che i decreti di Dio
rispetto al suo regno sono un mistero nascosto la cui conoscenza non pu
venire che da una rivelazione, poich l'Agnello solo degno di ricevere il libro e
ai rompere i sigilli. Gli Angeli assistono all'apertura dei sigilli e proclamano la
gloria dell'Agnello; essi hanno dunque la rivelazione dei misteri divini, Maria ha
potuto averne la visione.

110

meravigliosamente grande e lo Spirito Santo l'ha educata in una buona scuola;
ma ora cosa ben differente, Maria entra in una nuova scuola: il Figlio di Dio
l'attira in se medesimo e nella conoscenza dei suoi atti rispetto a Dio suo
Padre, Maria riceve l'impressione e la comunicazione degli atti divini di Ges,
Ella vive, non gi nella sua propria luce, nel suo proprio amore, ma nella luce,
nell'amore e negli atti di Ges, il quale l'attira nell'unit con se medesimo
trendola fuori di se stessa e delle sue azioni interiori, perch sia vivente in Lui
e partecipe delle sue sante operazioni, con una sorta di impressione dolce,
elevata, potente, che rapisce la Madre nel Figlio suo, la Vergine in Ges.
Cos, Ges vive nella Vergine ed questa la prima anima nella quale ha
stabilito la sua vita. Ed proprio della Vergine di essere attenta alla vita
interiore e spirituale del Figlio suo e di essere una pura capacit di Ges
colmata da Ges medesimo.
La Vergine, come ci insegna l'Evangelista in due luoghi, aveva gran cura di
raccogliere gli atti e le parole, persino degli altri, rispetto al Figlio suo e tutto
conservava nel proprio cuore, senza lasciarne cadere neppure una briciola:
Maria antem conserbabat omnia verbo haec (omnia dice) conferens in corde
suo (Maria conservava con gran cura tutte queste cose, meditandole nel
proprio cuore - Luc., II, 12). Cosa dovremo dunque dire degli atti e sentimenti
interiori e divini del Figlio suo, atti che il mondo non poteva vedere, ma che
Maria nella sua luce
1
non poteva ignorare: atti tanto pi preziosi quanto pi
era degno il fondo da cui emanavano, poich

_____________________________
(1) Mediante la scienza infusa, di cui Maria certamente godette in molte
circostanze della sua vita su la terra.

111

non potevano essere formati che nel Cuore sacratissimo e nella mente deificata
di Ges?
La Vergine dunque rapita da Ges e doppiamente rapita in Ges, rapita nella
contemplazione dello stato di Lui nel proprio seno e degli atti interiori dello
spirito di Ges vivente in Lei, vale a dire, dell'oggetto pi degno che vi sia dopo
la Divinit medesima.
Ma perch bisogna che in mezzo a tali grandezze io trovi degli abbassamenti e
fra tali dolcezze, delle amarezze? Farei torto all'Autore di questi misteri ed alla
loro verit se non li rappresentassi quali sono, se non descrivessi al vero ci
che avviene nello stato del Figlio, come in quello della sua santissima Madre.
Non debbo pertanto omettere, che in queste grandezze, cui la Vergine viene
elevata in quei rapimenti in cui Ella viene fissata, io trovo croci ed umiliazioni,
poich i nostri misteri sono misteri di croce e di umiliazione per il signore
medesimo; dunque ragionevole che queste due qualit, mentre sono
appropriate al Creatore, siano pure attribuite alla creatura e diffuse in tutti gli
stati della sua vita sulla terra.
La Vergine adunque ha la sua parte nella Croce e nell'umiliazione; inoltre, e ci
va osservato con grande attenzione, vi partecipa persino nel giorno delle sue
grandezze e della sua maggiore elevazione. Maria essendo la prima che ha
parte con Ges, pure la prima che partecipa alla Croce ed agli abbassamenti
di Ges. E questa partecipazione di Maria singolare e speciale, n pu
convenire che a Lei.
La santissima Vergine partecipa alle croci ed alle umiliazioni di Ges, non gi
per effetto del peccato come avviene per noi; e neppure peri i motivi che il
Figlio suo porta i nostri peccati, poich Ges porta solo questo carico; ma in
virt dell'amore e dell'unione col Figlio suo,

112

poich la mutua comunicazione delle qualit uno degli effetti dell'amore
1
.
Orbene, la Vergine troppo congiunta col Figlio suo perch non sia conforme e
simile a Lui; ha troppa vicinanza e familiarit con Lui, perch ne ignori lo stato
ed i segreti. Maria sa quanto avviene tra Ges e il Padre, conosce lo stato di
Ostia nel quale Ges si costituito e di cui gi in Lei porta i contrassegni e gli
effetti. Ges nel suo stato divino si trova in uno stato umiliante, e una tale
umiliazione trapassa il cuore della Madre e l'umilia anche Lei. In conseguenza
di questo stato del Figlio suo, Maria parimenti porta nello stato medesimo della
sua divina Maternit una sorta di abbassamento e di umiliazione. Ges mentre
il Figlio di Dio, viene trattato come Figlio dell'uomo, anzi come la Vittima di
Dio per gli uomini. concepito, nascer, e vivr in conformit con la sua
qualit di Vittima umile e soggetta alla sofferenza. Come dunque il Figlio di Dio
umiliato in questo stato della sua filiazione umana, cos la Vergine si trova
pure in una condizione umiliante nello stato sublime della Maternit divina.
I privilegi dovuti al Figlio ed alla Madre sono riservati al cielo; la terra non ne
degna. La Vergine, infatti, lo dovrebbe generare immortale e lo genera
mortale. Sarebbe stato conveniente che Ges nascesse da Maria nello stato in
cui usc dal Sepolcro, cio glorioso e risplendente;

__________________________
(1) Maria perch la prima nell'amore e nell'unione di Ges, deve essere la
prima nella partecipazione alle sue umiliazioni ed alla sua Croce, non
sottoposta al dolore quasich sia peccatrice come noi, n per espiare il
peccato, ma in virt dl suo amore per Ges e della sua unione con Lui. (Cfr.:
Opusc. 9 L'Annunciazione), infra pag. 146; Opusc. 96 (La compassione della
Vergine) infra pag. 216; Opusc. 102 (La sepoltura di Ges) infra pag. 218.

113

e invece Ella lo genera esposto alle nostre abiezioni ed alle nostre miserie.
Avrebbe dovuto generarlo nel Paradiso, in cielo, nel seno del Padre, poich Egli
Figlio dell'Eterno Padre e un giorno verr esaltato su un trono alla destra e
nel seno della Divinit (MARC., XVI, 19): invece lo genera in un paese oscuro,
a Nazaret; lo partorir in un Betlemme, in una stalla, sul fieno e su la paglia.

Maria riconosce le grandezze del Figlio suo ed anche le proprie grandezze per
riguardo a Lui, ma conosce il disegno del Padre di umiliare il Figlio suo, e il
disegno del Figlio di umiliarsi Lui stesso; ed Ella entra pienamente in tali
disegni e accetta di essere Madre umiliata di un Figlio umiliato. Orbene ecco il
luogo e il tempo in cui Maria viene edotta di queste verit ed incomincia ad
accettare le umiliazioni fissate nei decreti della divina sapienza sul Figlio suo e
sopra di se medesima, su la filiazione Umana del Figlio suo e su la propria
Maternit divina. A Nazaret, infatti, in quella nascita di Ges in Maria,
avvengono questi abbassamenti, Maria li conosce e li risente secondo
l'ampiezza delle sue cognizioni, secondo la forza del suo amore, secondo il
vigore del suo sentimento nelle cose divine, nelle cose che si riferiscono al
Figlio suo e suo Dio.

XXVIII

CONCLUSIONE

Da quattromila anni Ges viveva nella fede dei popoli, nella speranza dei
patriarchi, nei cuori dei giusti, negli oracoli dei profeti, nelle cerimonie della
Legge, nella pubblica professione della Sinagoga, nell'aspettazione
dell'universo, e nel gemito di ogni creatura, la quale nelle sue

114

miserie sospirava il suo liberatore (Rom., VIII, 22),
1
. Ma prima ancora di quei
quattromila anni, Ges viveva e vive nell'Eternit, e vivr eternamente nel
seno dei Padre suo, sempre Vita e sempre vivente, ed ora mandato per darei la
vita; ma ci che doloroso, mandato per darci la vita per mezzo della propria
Morte.
Tale il disegno del Padre sopra il Figlio suo, tale il volere del Figlio per
amore del Padre; e questa mutua volont del Padre e del Figlio ci libera dalla
morte e ci d la vita, ci purifica dal peccato e ci introduce nella grazia.
Sin dall'ingresso del peccato e della morte nel mondo, ci si parla di vita e il
Figlio di Dio ci porge la promessa della sua venuta. Egli non tarda neppur un
istante, a darcene l'assicurazione, ma quattromila anni passano nella
preparazione e nell'attesa del suo avvento.
I nostri peccati costituiscono un ostacolo al compimento di un disegno cos
stupendo; ma la bont di Dio e la sua costanza nelle sue promesse sono ben
maggiori delle nostre iniquit. La terra non degna di riceverlo, non merita
che i rigori dell'ira di Dio; ma il Signore sceglie su la terra una terra
assolutamente estranea al peccato; avendo la felicemente preservata da ogni
colpa, la orna di ogni grazia, la rende degna di riceverlo e portarlo nel mondo;
ed ecco ch'Egli viene in quella come, nel suo tabernacolo; per nove mesi in
quella riposa come nel suo trono e per mezzo di Lei viene a noi. Volendo
renderle noto il suo disegno, Egli, sceglie un angelo, un grand'angelo, uno fra i
pi sublimi spiriti celesti, per manifestarle

_____________________________
(1) Tutto ci mirabilmente spiegato in un preambolo alla Vita di Ges, dove il
Card. de Brulle con profonda dottrina e grande eloquenza espone la
preparazione dell'Incarnazione nei tempi anteriori a Ges Cristo.

115

ci che solo l'umilt le impedisce di conoscere, per dichiararle ch'Ella viene
scelta per essere Madre di Colui del quale Ella vorrebbe essere la servente,
Madre del Messia Salvatore del mondo.
Ne avviene un colloquio tutto celeste, di cui l'esito tutto divino, poich ha il
suo termine nel mistero di un Dio fatto uomo nel seno della Vergine.
Tale il riassunto della prima parte del nostro discorso.
Al termine di quell'angelico e divino colloquio, la santissima Trinit compie
l'opera sua; lo Spirito Santo viene a preparare la Vergine: il Padre mette il
compimento all'opera e d il Figlio suo alla Vergine e al mondo; il Figlio di Dio
viene rivestito delle nostre miserie e fatto Figlio dell'uomo per congiungere la
terra col cielo; poich, con le sue differenti nature e qualit, Egli ha attinenza
col cielo con la terra.
Non forse questa, quella catena d'oro che gli antichi profani immaginarono
senza intenderla? Catena d'oro che scendeva dal cielo su la terra, e coi suoi
anelli collegava gli uomini con gli dei e gli dei con gli uomini?
1
.
Il Dio degli dei permetteva questi pensieri nei gentili, come ombre delle nostre
verit, bagliori dei nostri lumi e presagi dei nostri misteri, onde preparare
soavemente

_____________________________
(1) Nell'edizione del MIGNE si posto qui questa referenza: Iliade, VIII. In
principio di questo Libro Giove cos parla alle divinit dell'Olimpo onde far
risaltare la sua potenza: O Immortali, fatene la prova affinch nessuno lo
ignori: lasciate cadere dal cielo una catena d'oro e all'estremit di quella
sospendetevi tutti. Avete bel pari fare ogni sforzo, non riuscirete a trar gi dal
cielo in terra Giove, l'arbitro supremo. Ma se invece a me piacesse di attrarvi
tutti, attrarrei anche la terra e il mare; poi attaccherei quella catena intorno
alla cima dell'Olimpo e tutte le cose starebbero a quest'altezza, tanto io sono
superiore agli dei ed agli uomini. Pare che il Card. de Brulle volesse fare
allusione a questo testo.

116

quei popoli ad accettare quella fede che doveva essere annunciata nel mondo,
e farli giungere come da se medesimi dalla oscurit della natura alla luce della
grazia, dalle tenebre della filosofia agli splendori del Vangelo.
Ma lasciamo questi pensieri profani e ritorniamo ai pensieri divini degni dei
nostri misteri. L'opera della santissima Trinit consiste adunque nel rivestire il
Verbo increato, della nostra natura in modo che il Figlio di Dio sia Figlio
dell'uomo, nel formare Ges nella Vergine elevandola ad essere Madre di Dio.
Non questa semplicemente un'opera, ma l'Opera per eccellenza, l'Opera pi
insigne della santissima Trinit, l'Opera della sua potenza, della sua sapienza,
del suo amore, l'Opera delle sue meraviglie e delle sue misericordie sopra la
terra. Di questi argomenti abbiamo trattato altrove
1
.
Ci basti qui ricordare che, appena la Santissima Trinit ha compiuto l'opera sua
nella Vergine, Ges d principio alla sua; incomincia a trattare con Dio suo
Padre e ad operare la nostra salvezza; pone in dimenticanza le sue grandezze
e sposa una condizione mortale e servile; prende la qualit di Ostia, si dedica e
si vota alla Croce ed alla morte; occupa e santifica il seno della Vergine con le
sue sante operazioni e in Lei vuole subire le umiliazioni inerenti alla nostra
natura, stando nel suo seno per nove mesi come gli altri bambini. Appena fatto
uomo, Ges incomincia subito, col suo divino ingresso nel seno della Vergine in
qualit di Uomo-Dio, a riparare le rovine del nostro ingresso miserabile nel
mondo in qualit di peccatori; santifica la nostra infanzia con la sua Infanzia
deificata e santificher poi tutti gli stati della nostra natura per mezzo degli
stati in cui si degner di passare nel corso della sua vita viatrice su la terra.

________________________
1 Nella prima parte del libro delle Grandezze di Ges.

117

Che diremo noi, e che faremo alla vista di cose s grandi?
Adoriamo ed ammiriamo! Rapiti nella profondit dei disegni di Dio sopra di noi,
risalendo sino alla fonte della nostra salvezza, diciamo nel nostro cuore: Cos
Dio veglia sui figli degli uomini; cos prepara le vie della loro salvezza; cos Egli
impiega a questo effetto non solo i suoi angeli ed i suoi profeti, ma anche il suo
Figlio medesimo; ce lo manda dal cielo in terra, affinch operi Lui stesso la
nostra santificazione e l'opera nella sua propria persona; cos il Figlio di Dio per
volere e mandato dal Padre, diventa Figlio dell'uomo.
In tal modo Colui che superiore ad ogni creatura, incomincia a stare e a
vivere fra le creature; cos fa il suo ingresso nel mondo per santificare il
mondo; in questo modo Egli impiega la sua nuova vita, rapisce gli angeli,
meraviglia il cielo, opera nella sua santa Madre, salva gli uomini e santifica la
terra.
Sono questi pensieri cos dolci che si stenta a lasciarli
1
; facciamo quindi ancora
qualche riflessione sopra misteri s sublimi e tutti compiuti per noi.
Che vi mai di pi grande, di pi degno, di pi santo che la condotta della
divina Provvidenza nell'opera della salvezza del mondo? Non forse cosa
degna della sua bont che lungi dall'abbandonare l'opera sua Egli salvi l'uomo,
l'uomo creato con le sue proprie mani?
Volendo Iddio riformare quest'opera delle sue mani, non forse cosa degna
della sua sapienza, riformarla Lui stesso come Lui stesso l'aveva formata,
affinch non vi sia divisione nei nostri doveri ed omaggi, e che i nostri i cuori
siano riuniti in un medesimo Creatore e Salvatore?
In un tale ammirabile disegno, che vi mai di pi

______________________
1 Cfr. pag. 43.

118

ordinato che la condotta della Sapienza increata nel voler incarnarsi
nell'universo?
Se Dio voleva venire nel modo, non era forse conveniente che fosse oggetto
dei desideri, dell'aspettazione e della speranza del mondo? Non era forse
necessario che venisse predetto, figurato, annunciato? che avesse un popolo
ed una religione propria per il suo servizio? dei sudditi per riceverlo e degli
araldi per annunciarlo al mondo?
Se il Dio che ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza, voleva rendersi
simile all'opera sua e farsi uomo tra gli uomini era conveniente che il segreto di
questa grazia, di questo amore, di questo mistero, venisse trattato tra un
angelo ed una Vergine e con parole cos sublimi, cos auguste, cos celesti. Se
voleva essere Figlio dell'uomo fra gli uomini, non poteva essere pi
degnamente concepito che da una Vergine e da una tal Vergine e con
disposizioni s sante s venerabili; con pensieri cos superiori all'impurit della
terra e cos prossimi alla santit del cielo, vale a dire, in una purezza verginale,
in una umilt profonda, in una elevazione sublime, in un cuore tutto celeste, in
una mente tutta divina. Certamente se Dio doveva farsi uomo era conveniente
che in tal modo prendesse carne umana. Poich voleva essere bambino su la
terra per consacrare e santificare l'infanzia degli uomini, la quale era stata
contaminata dal peccato originale, come avrebbe potuto quell'infanzia essere
riabilitata meglio che da un concepimento verginale, da una nascita
miracolosa, dal godimento del lume di gloria prima di quello della luce del
mondo, da una divina potenza nell'impotenza dell'infanzia, e dall'esercizio di
una vita santa e perfetta con Dio Padre e con la Vergine Madre prima ancora
dell'uso dei sensi e dello sviluppo delle forze naturali? Sono questi i concetti
che abbiamo sopra spiegati.
Facciamo ora un ultimo riflesso: poich il Verbo

119

incarnato viene e d principio in quel modo al suo ingresso nel mondo e che fin
d'allora Egli prende ed esercita per la nostra salvezza la qualit di Ostia e di
Agnello; poich senza nessun indugio, neppur di un istante, si offre e si
consacra alla Croce ed alla morte; poich pensa a noi e parla di noi a Dio suo
Padre prima ancora di poter parlare al mondo k; poich ci imprime in tal modo
nel suo Cuore nella sua mente; pensiamo anche a Lui, parliamo di Lui; e
offriamogli senza nessun indugio i nostri cuori ed i nostri voti nell'istante
medesimo in cui lo vediamo vivere cos e cos operare per noi.
Ges nel suo primo ingresso nel mondo! il primo passo del Figlio di Dio che
viene a noi; il primo istante della sua vita preziosa, il primo uso delle facolt
dell'anima sua, il primo esercizio del suo stato, il primo palpito del suo divin
Cuore; un istante, un passo, un movimento di tale vantaggio per noi e di tale
importante preziosit che ben merita di attrarre il nostro spirito al Figlio di Dio
che viene a noi, alla santissima Trinit che lo invia ed alla Vergine che ne
Madre.
Portiamoci dunque in quel dolce e fiorito paese di Nazaret, ora pi che mai in
fiore. il luogo pi prezioso su la terra e nella vita di Ges; l infatti l'Eterno
incomincia ad essere temporale, l Ges incomincia a vivere, e l d principio
alla nostra salvezza.
In quel santo paese di Nazaret noi troveremo Ges che viene formato in una
nuova vita, l troveremo la Trinit Santa unicamente occupata nel formare
Ges; l, troveremo la Vergine santa fatta Madre di Dio per opera della
Santissima Trinit: sono questi i tre oggetti inclusi ed attivi in quella cella tutta
santa; questa la nuova Trinit di Nazaret. Non c'entrano gli angeli, neppur
l'Angelo del divino messaggio, come abbiamo osservato; in quella gloriosa e
feconda solitudine di Nazaret, non troveremo

120

che Ges, la Trinit santa e la Vergine. Prendiamovi un santo riposo in Ges
che riposa ed opera nella Vergine; lodiamo, benediciamo ed adoriamo la Trinit
santa che lo ha formato nella Vergine, ed offriamo i nostri voti a quella Vergine
santa la quale concepisce e porta Ges in modo cos salito, divino e salutare.
Sar questo l'argomento delle tre Elevazioni seguenti, nell'attesa che possiamo
seguire il Figlio di Dio passo passo a Betlemme, nell'Egitto, nella Giudea, sul
Calvario, secondo il corso dei suoi santi misteri
1
.

_________________________
1 Delle tre Elevazioni di cui parla il Card. de Brulle, pubblichiamo quella che si
riferisce a Maria SS. oltremodo doloroso che il santo Autore non abbia avuto
l'agio di compiere il suo progetto, seguendo passo passo il Figlio di Dio da
Betlemme al Calvario; dai frammenti che ci rimangono si pu giudicare quale
capolavoro sarebbe stata l'opera completa. In questo volume, tra vari Opuscoli
che, in mezzo a costanti e gravissime occupazioni, egli aveva preparati, con
una attivit che si pu chiamare eroica, per la Vita di Ges, riportiamo in
seguito quetti che riguardano i misteri della Vergine.



SEZIONE SECONDA

ELEVAZIONE A DIO IN ONORE DELLA PARTE CHE HA VOLUTO DARE ALLA
VERGINE NEL MISTERO DELL'INCARNAZIONE CON LA SUA AZIONE IN LEI E
PER MEZZO DI LEI - CONSIDERAZIONI E PENSIERI

I

GRANDEZZE DEL MISTERO DELLA INCARNAZIONE


Trinit santa, adorabile in Voi medesima e nelle opere vostre, vi lodo e vi adoro
nell'unit della vostra Essenza, nell'eguaglianza delle vostre persone, nella
profondit della vostra sapienza, nella estensione della vostra provvidenza, e
nell'Opera vostra pi insigne per la quale Dio uomo ed una Vergine Madre
di Dio.
Opera ineffabile ed incomprensibile, sola degna della potenza e della grandezza
dell'Operaio che la compie, capolavoro delle opere vostre, origine dei vostri
misteri, esemplare della vostra grandezza, e Sole delle vostre meraviglie;
opera che include la vostra Essenza, ha per termine una delle vostre persone e
per effetto la pi eminente dignit che vi sia fuori della Divinit, nell'essere
creato!
1
.
E quest'opera cos grande, singolare ed eminente si compie in un istante, ma
non per un istante, bens per l'eternit; si compie nel tempo, non per un
tempo, ma per i secoli; si compie a Nazaret, non per un Nazaret, ma per
l'intero universo; si compie su la terra e non in cielo, ma per la terra e per il
cielo; si compie tra gli uomini, ma per il Dio degli dei, poich a Dio d una
Madre, agli angeli un Re, agli uomini un Salvatore.
O Trinit divina ed ammirabile! questo il

__________________________
1 La divina Maternit.

125

capolavoro delle vostre mani, opera che imita ed esprime la vita, la
comunicazione e la societ che adoriamo nelle persone divine. Voi, infatti, tutto
fate per Voi medesimo, e contemplando Voi stesso, volete in questo mistero
esprimere un'idea di ci che siete Voi; e in onore della vostra vita e delle
vostre comunicazioni divine ed eterne volete formar (ad extra) una vita: e una
comunicazione divina e temporale: volete comunicarvi alle vostre creature ed
entrare con esse in societ, ad onore ed imitazione della comunicazione e della
societ che adoriamo nelle divine persone; volete che questa effusione di
amore, questa comunicazione fuori della vostra propria Essenza, sia pari alla
potenza del vostro amore e della vostra comunicazione interna.
Scegliendo pertanto la pi infima delle vostre creature, volete entrare in
societ, in comunicazione, in unit con gli uomini, comunicandovi
singolarmente ed associandovi unicamente ad una natura e ad una persona
umana: ad una natura umana per l'Incarnazione di una delle vostre persone;
ad una persona umana (Maria) per l'operazione delle vostre tre persone, le
quali nella loro opera pi insigne hanno voluto in certo modo entrare in societ
con la Vergine.

II.

LA VERGINE LA PERSONA PI INSIGNE DOPO LE PERSONE DIVINE

Oh degnazione infinita! le tre divine persone che vivono ed operano in una
perfetta unit, mentre sono eternamente beate e pienamente soddisfatte nella
loro societ, vogliono estendere questa socit ad una nuova persona (Maria
SS.), e dovendo operare assieme il capolavoro della loro potenza e della loro
bont, vogliono associarsi

126

la Vergine in questa che la massima delle loro operazioni.
Volendo, per colmo della loro gloria, del loro amore e della loro potenza,
congiungere l'essere creato con l'Essere increato in una delle loro persone e
darle una nuova natura, hanno voluto dividere con la Vergine la gloria di
quest'opera. Scegliendola quindi fra tutte le creature, l'hanno resa capace e
degna di dare insieme con loro questa nuova natura ad una persona divina e di
essere Madre del Verbo Incarnato; elevando una persona umana ad una tale
potenza e dandole una parte cos grande in un s grande mistero.
Siate benedetta, o Trinit santa, in questa vostra divina volont, in questo
sacro disegno per il quale il Figlio di Dio si fa Figlio dell'uomo e una Vergine
diventa Madre di Dio! Disegno altissimo e degno dell'Altissimo! Disegno
profondo e degno altres della maest del Padre, della sapienza del Figlio e
dell'amore dello Spirito Santo!...
In quest'opera (dell'Incarnazione) Vi associate la santissima Vergine, l'elevate
ad operare insieme con Voi nel compimento dell'Opera Vostra pi insigne.
Come associate una natura umana ad una delle vostre persone divine, volete
pure associare una persona umana ad una delle vostre opere divine.
Contemplando dunque quest'opera, o Trinit santa, e trovando in quella la
Vergine in societ con Voi, la contemplo ed ossequio subito dopo Voi
medesimo; la contemplo ed ossequio come la persona pi sublime che mai vi
sar, la Persona pi santa e pi degna della vostra grandezza e del vostro
amore; anzi la contemplo ed ossequio come quella che oltremodo superiore
in sublimit, in dignit e santit a tutte le persone umane ed angeliche,
considerate anche tutte assieme.

127

III

LA VERGINE FORMA UN ORDINE E UN MONDO A PARTE.

Voi l'avete fatta unicamente per Voi, o Trinit santa!
L'avete fatta come un mondo e un paradiso a parte, mondo di grandezze,
paradiso di delizie per l'Uomo nuovo (Ges Cristo); l'avete formata come un
nuovo cielo ed una nuova terra: terra che non porter che l'Uomo-Dio; cielo
che non conterr che Lui, si muover intorno a Lui e non avr nessun
movimento se non per Lui. L'avete formata come un altro universo
nell'universo e come un altro impero del vostro Impero; poich la Vergine un
Universo che ha il suo centro ed i suoi movimenti propri un Impero che ha le
sue leggi e il suo Stato a parte.
Fra tutti i sudditi della Maest di Dio, la Vergine un suddito cos insigne,
singolare ed eminente, che costituisce da sola un Ordine nuovo tra gli Ordini
della potenza e sapienza divina: Ordine oltremodo eminente sopra tutti gli
Ordini della grazia e della gloria; Ordine tutto singolare che costituisce un
nuovo impero su le opere di Dio; Ordine congiunto con l'Ordine dell'Unione
ipostatica; Ordine che trovasi in relazione con le persone divine.
In quella guisa che gli angeli sono disposti in gerarchie le quali propriamente si
riferiscono alla divina Essenza per adorarla ed esprimerla nelle perfezioni
distinte, di amore, di luce e di potenza, che le vengono attribuite; cos la
Vergine, nel suo Ordine e nella sua gerarchia, ch'Ella da sola riempie con la sua
grandezza, si riferisce e Fende gloria ed onore allo stato ed alle propriet delle
persone divine.
In tal modo, il Dio del cielo, uno nell'Essenza e Trino nelle persone, ha diviso la
Corte celeste in due cori

128

differenti: in uno vi sono tutti gli Angeli, i quali, in numero infinito, disposti in
parecchi ordini e gerarchie, per il loro stato onorano le varie perfezioni
dellEssenza divina; nell'altro coro vi la Vergine, unica nel suo Ordine, la
quale, per l'eccellenza a lei esclusivamente propria e per il suo stato singolare,
onora le divine persone in quanto dipendono dalle loro propriet personali. E il
coro della Vergine da solo rende all'Essenza divina ed alle divine persone un
Omaggio maggiore che non i nove cori di tutti gli angeli assieme.

IV.

L'ETERNO PADRE E LA VERGINE UNITI ASSIEME DALLA PERSONA DEL FIGLIO.

O Dio Padre onnipotente, chi potrebbe dire quanto per Voi sia cara e preziosa
questa Vergine? Voi la formate e la santificate perch sia la Madre del vostro
unigenito Figlio ... e la formate nell'ordine di natura, di grazia e di gloria, come
un'opera singolare della vostra potenza e della vostra bont, come il
capolavoro delle vostre mani: la formate come il pi insigne, il pi degno e il
pi eminente soggetto della vostra dominazione e sovranit in tutto il
complesso delle vostre creature.
Nell'ordine e nell'esistenza delle cose create, Dio non ha n mai avr autorit
su nulla di pi grande che su la Vergine. Dio n mai ha fatto, n mai far nulla
di pi santo che la Vergine santissima. In una tale eminenza e singolarit di
grazia, di santit, di potenza, quanto merita Maria i nostri ossequi!
Ma, o Eterno Padre, io la ossequio pi ancora nell'origine di una tal grazia,
ossia nel vostro disegno di renderla Madre di Colui del quale siete Padre.
Infatti, dopo averla portata al colmo di una grazia tutta speciale, nel

129

tempo da Voi prescelto, volendo contrarre alleanza con Lei, la separate da
tutte le cose create, l'avvicinate alla vostra Divinit, e Vi unite a Lei come ad
una persona che volete sia congiunta con la vostra persona nel modo intimo,
che mai vi sar; a Voi congiunta per effettuare con Voi l'opera pi insigne;
perch vi dia il frutto di un'alleanza oltremodo intima; perch vi dia un Figlio
nato dalla sua sostanza ed avente la vostra propria Essenza; perch generi,
per opera vostra e con Voi, Colui che essendo vostro Figlio unigenito per una
nuova nascita pure suo, Figlio.
Oh grandezza! oh sublimit ammirabile! l'Eterno Padre, il quale nel
contemplare la sua Essenza d origine al suo Figlio, contemplando la sua
paternit, fonte di ogni paternit e persino della Divinit, la onora, la imita e la
esprime nella Vergine santa; quindi forma e produce in Lei quello stato
ammirabile, della Maternit divina, il quale adora il Padre nella sua propriet
personale e d al Padre e al mondo Colui che la vita del Padre e fa salvezza
del mondo.
In questo stato beato e glorioso (della divina Maternit), o Vergine sacra,
l'Eterno Padre vi appropria a s e si appropria a Voi: si rende tutto vostro e vi
rende tutta sua; si unisce, a Voi e vi unisce a s,e comunicandovi il suo spirito
e il suo amore, vi comunica pure una fecondit divina; nella sua volont di
avere da Voi un medesimo Figlio con Voi, per questa sua alleanza vi d il
potere di dare a Lui e al mondo Colui il quale, per questa nascita, giusta la
parola dell'Angelo suo Figlio e insieme vostro Figlio: vostro Figlio perch
generato dalla vostra propria sostanza, suo Figlio perch generato dalla sua
propria virt e potenza.
Oh Padre! oh Figlio! oh Madre! quali grandi cose dovremmo dire e pensare di
Voi!

130

Le due persone divine ed eterne, il Padre e il Figlio, sono divinamente
collegate, e il vincolo che li unisce nella loro eternit una persona divina, cio
lo Spirito Santo che da loro procede, nell'unit del quale sono eternamente
congiunti: e quelle due persone sacre, il Padre che sta nei cieli, e la Madre che
sta su la terra, sono pure santamente collegate e congiunte assieme; e il
vincolo della loro unione santa pure una persona divina, cio un medesimo
Figlio unigenito, che da loro procede e che tra loro il vincolo indissolubile nel
quale sono congiunte per l'eternit.
Oh unione di cui il vincolo e l'unit Ges! Ges, centro dell'essere creato e
dell'Essere increato; Ges, termine santo e beato dellunione delle due nature,
umana l'una, divina l'altra; Ges, che costituisce il mistero dell'Incarnazione e
l'unione pure di due persone, divina l'una (il Padre), umana l'altra (la Vergine),
che stabilisce la Maternit divina nella quale la Vergine unita al Padre nel
generare Ges, unita al Padre mediante una unione cos stretta, potente e
feconda che non ha simile in tutta l'estensione delle cose create.
Consacriamoci al Padre, consacriamoci al Figlio, consacriamoci alla Madre ed
onoriamo il Padre e il Figlio in Colei che loro cos congiunta, e che nel suo
stato si trova elevata ad una alleanza col Padre, cos stretta da concepirne il
Figlio, da portare un frutto cos degno, ed essere causa di un effetto cos
potente ed essere un'immagine cos viva della divina Paternit.

131

V.

VINCOLI INEFFABILI TRA IL VERBO E LA VERGINE.

E Voi, Verbo Eterno che essendo suo Dio volete pure essere suo Figlio, che dir
mai, che far in onore del Figlio e della Madre? Voi vivete in unit e in societ
col Padre dal quale siete generato, e con lo Spirito Santo che da voi procede, e
volete, oltre che con queste persone divine ed eterne, assumere una
congiunzione, una unione; una societ oltremodo stretta ed onorevole con una
terza persona umana e temporale; volete essere Figlio della Vergine come
siete Figlio di Dio, averla per Madre come avete Dio per Padre, e nella vostra
potenza e bont la rendete degna di essere Madre di Dio. Per la vostra umilt
le prestate obbedienza e sommissione durante la vostra vita su la terra; e
coronando nel vostro amore e nella vostra sapienza l'opera delle vostre mani,
le date nei cieli una gloria adeguata ad una tale dignit e sacra autorit.
Siate benedetto o grande Iddio!
Voglio onorare in sempiterno il Figlio e la Madre. Voglio onorare la Madre per
causa del Figlio, il Figlio nella Madre; Voglio onorare tutto ci che la Vergine
per il Figlio suo e suo Dio, e tutto Ci che il Figlio suo per Lei; voglio
onorare tutti quei vincoli mutui ed ineffabili, a noi sconosciuti, tra il Figlio di Dio
e la Vergine, come segreti che la terra deve ignorare e che sono riservati alla
gloria, all'amore, alla luce del cielo.

132

VI.

OFFERTA DI SE STESSO ALLA VERGINE, IN QUALIT DI SCHIAVO DI GES IN
QUANTO SOTTOPOSTO AL POTERE MATERNO DELLA VERGINE.

Per la considerazione di cose cos elevate, sublimi e sante, mi offro e mi
assoggetto, mi voto e mi consacro a Ges Cristo mio Signore e mio Salvatore,
considerandolo nello stato di servit alla sua santissima Madre, la Vergine
sacra Maria. In onore perpetuo della Madre e del Figlio; mi costituisco in istato
e qualit di schiavit, rispetto a Colei che ha lo stato e la qualit di Madre del
mio Dio, onde onorare pi umilmente e pi santamente una tale qualit cos
elevata e cos divina; mi abbandono a Lei in qualit di schiavo, in onore della
donazione che il Verbo Eterno le ha fatto di se medesimo in qualit di Figlio in
virt del mistero dell'Incarnazione, che egli ha voluto compiere in Lei e per
mezzo di Lei.
Rinuncio quindi al potere ed alla libert di disporre di me e delle mie azioni.
Alla santissima Vergine cedo questo potere vi rinuncio interamente nelle sue
mani, in omaggio alle sue grandezze ed all'abbandono perfetto che Ella fece di,
se medesima al suo unigenito Figlio Ges Cristo nostro Signore. A Lei cedo il
potere che Dio mi d sopra me stesso, onde io non appartenga pi a me, bens
a Lei, dimodoch a Lei e non pi a me spetti il dominio su me stesso; e ci in
omaggio verso l'umile dipendenza e sommissione che Ges Cristo ha voluto
renderle affidando se stesso alla sua custodia, mettendosi sotto la sua
direzione e tutela, nella sua infanzia e nella sua vita viatrice su la terra.
Alla santissima Vergine pertanto abbandono il mio essere e la mia vita con
tutte le loro condizioni,

133

circostanze ed appartenenze; mi abbandono, alla sua grandezza per quanto
posso, in suo onore e a sua gloria, e, per l'adempimento di tutti i suoi voleri e
poteri sopra di me. Con questo spirito e in queste intenzioni, a Voi mi rivolgo, o
santissima Vergine, e vi faccio oblazione intera, assoluta ed irrevocabile di
tutto ci ch'io sono per la misericordia di Dio, nell'essere mio in tutto l'Ordine
di natura e di grazia ... e di tutte le azioni che far in sempiterno: perch
voglio che tutto quanto mio sia vostro ... Vi scelgo, o Vergine Santa, e ormai
vi considero come l'unico oggetto al quale, dopo il Figlio vostro e in dipendenza
dal Figlio vostro, dedico l'anima mia e la mia vita sia interna sia esterna, e in
generale tutto quanto mio.
Contemplandovi, o Vergine santa, vedo che nel giorno delle vostre grandezze
vi abbassate sino al centro del nulla, dichiarandovi serva del Signore mentre ne
siete la Madre.
Onoro dunque in Voi questi due movimenti, queste due qualit differenti:
onoro il vostro abbassamento e insieme la vostra elevazione. Onoro la vostra
servit e la vostra Maternit; vi riverisco mentre proferite queste parole: Ecce
ancilla Domini (Luc., 1,32), e ricevete l'effetto della volont di Dio, la quale di
rendervi sua Madre nell'istante medesimo in cui vi professate sua servente. In
onore di questi due stati differenti, di questa disposizione ammirabile che vi
abbassa e insieme vi esalta, mi costituisco vostro schiavo in perpetuo... Vi,
offro la mia vita e le mie azioni in onore della vostra vita e delle vostre azioni
verso il vostro Unigenito Figlio, e della vita e delle azioni del Figlio vostro verso
di Voi.
Se conoscessi uno stato pi umile, pi assoggettato e pi corrispondente
all'eccesso delle vostre grandezze, in quello mi umilierei in vostro omaggio ed
onore. Intendo che, in virt della mia presente intenzione, ogni momento

134

della mia vita, ciascuna delle mie azioni vi appartenga come n:l~ se ve le
offrissi tutte in particolare.
Vi offro dunque tutto ci che sono, o Vergine e Madre di Dio, e tutto ci che
posso, onde rendere omaggio a tutto ci che siete; perch in voi tutto
grande, tutto santo; tutto degno di venerazione singolare. Voi siete un
abisso di grandezze, un mondo di eccellenze e di pregi speciali, un mondo che
rapisce la bellezza dei Cieli mentre rimane nascosto alle tenerezze della terra.
Intanto ch'io possa arrivare alla conoscenza di tutte le vostre grandezze, voglio
contemplare con uno sguardo di inebriante amore e venerare con una
singolare divozione la vostra Maternit, la vostra Sovranit e la vostra Santit.
***
La vostra Maternit vi congiunge a Dio con un vincolo che non appartiene che a
Voi, e vi d con Lui un grado di affinit quale nessuno avrebbe mai ardito
pensare.
La vostra Sovranit deriva da quell'ammirabile qualit di Madre di Dio, in virt
della quale avete non solo eminenza; ma anche potere e dominazione sopra le
creature tutte, essendo Voi Madre del loro Creatore.
E anime poco illuminate nei vostri misteri, o Vergine Santa, troveranno da
ridire ad una tale dominazione, a questa sorta di schiavit che a quella si
riferisce e la onora! Ma si liberino dalle loro tenebre, s'innalzino al disopra della
meschinit dei loro sensi, contemplino Dio e le sue Creature; e nella luce di Dio
vedranno che ogni sanit accompagnata da una sorta di grandezza, di dignit
e di dominazione; vedranno che le creature in quanto tali, sono nate nella
schiavit e che questo stato per loro come naturale, o almeno ne sono vicine
nella loro bassezza molto pi che Dio nell'infinit del suo Essere, fosse
prossimo alla Maternit ch'Egli vi ha conferita, o Vergine

135

santa, e nella quale ha voluto includersi e come limitare se medesimo
1
.
Infatti v' una distanza infinita, anzi infinitamente volte infinita, tra l'essere
creato e l'Essere increato; eppure Dio Vi riconosce e Vi rispetta come sua
Madre, e Vi d sopra di se medesimo un potere dolce, onorabile, materno.
quindi giustissimo che per onorare un tale abbassamento di Dio nella sua
creatura e una tale elevazione della creatura in Dio, ogni creatura, in se
medesima porti impresso il contrassegno della sua schiavit rispetto a quella
dignit suprema (la divina Maternit), dignit che Dio nella stia sapienza vuole
parimenti ornare e circondare di potenza e di santit, di potenza su le creature,
di santit verso di Lui.
Se conveniente che, per nostro vantaggio, Dio abbia una Madre; giusto
che, per riguardo a se stesso, Egli la costituisca in istato di ammirabile potenza
e dignit, e che renda onore a se medesimo in quella dignit che lo contiene ed
a Lui si riferisce cos altamente e divinamente.
La vostra santit pertanto, o Vergine incomparabile, perch il Santo dei santi,
volendo che siate la sua Madre, onde rendervi degna di un tanto ufficio e
costituirvi in uno stato corrispondente ad una qualit cos insigne, forma per
voi una santit speciale che eccede tutti i gradi e ordini di santit che mai Egli
former.
In onore dunque della vostra Santit, della vostra Maternit, della vostra
Sovranit, mi consacro tutto a voi, o Vergine delle Vergini, Santa delle Sante,
Figlia e Sposa del Padre, Madre e Serva del Figlio, Santuario dello Spirito
Santo! Voglio e desidero con tutto il mio cuore che

__________________________
(1) V' maggior distanza tra Dio e la Maternit di Maria che non tra le creature
e la schiavit del loro essere rispetto a Dio.

136

abbiate su l'anima mia, sul mio stato, su la mia vita e su le mie azioni, un
potere speciale come sopra cose di vostra propriet per il titolo delle vostre
grandezze, e inoltre per un vostro diritto nuovo e particolare in virt di questa
mia determinazione di essere interamente dipendente dalla vostra Santit;
dalla vostra Maternit, dalla vostra Sovranit, in ragione appunto di questa mia
schiavit che vi offro per sempre.
Ma tanto non basta n alle vostre grandezze, n ai vostri desideri; Vi supplico,
o Vergine santa, Sovrana dei cuori e delle anime consacrate a Ges, vi prego di
degnarvi prendere Voi medesima sopra di me quel potere chio non sono in
grado di darvi, e di rendermi vostro schiavo in quel modo che conoscete Voi e
ch'io non conosco punto. Vi supplico di comprendermi noi vostri poteri e
privilegi, e di fare ch'io vi appartenga in una maniera particolare, e che vi serva
non solamente con le mie azioni, ma inoltre con lo stato e la condizione del mio
essere e della mia vita interiore ed esterna
1
. In generale vi supplico di
ritenermi e trattarmi su la terra come uno schiavo che si abbandona ad ogni
vostro volere e a tutti i vostri poteri come a tutti gli effetti della vostra
grandezza e della vostra sovranit sopra cose che a Voi appartengono.
Vi supplico pure o Ges mio Signore e mio Dio, di ritenermi e considerarmi
oramai come lo schiavo della vostra santissima Madre, in onore della vostra
filiazione e della sua Maternit, in onore di quella singolarit per cui Ella sola
fra tutte, le creature ha con Voi questa relazione preziosa ed ammirabile. Vi
supplico che in ragione di tale mia schiavit Vi degniate di farmi partecipe delle
vostre vie e misericordie eterne.

_____________________________
1 questo un punto caratteristico della spiritualit del Brulle: servire a Dio
con qualche stato particolare e non solo con le azioni.

137

SEZIONE TERZA

CONSIDERAZIONI E PENSIERI SUI MISTERI DELLA SS. VERGINE


I

INFANZIA DI MARIA.


La Chiesa nella liturgia chiama la SS. Vergine col nome di Vita; spesso i fedeli
la salutano pure in questa qualit: Vita, dulcedo et spes nostra, salve; ed
giustissimo. Maria anzi madre della Vita, poich Madre di Ges Cristo che
la Vita. Deve essere dolce e delizioso per noi pensare e parlare spesso della
vita di Colei che la Vita, la Madre della Vita, la Madre della nostra Vita
medesima. Orbene, nella santissima Vergine dobbiamo considerare due vite;
l'una interiore, l'altra esterna.
La vita interiore della SS. Vergine ebbe principio col primo istante della sua
esistenza, poich nel primo istante Ella ricevette l'essere della natura, l'essere
della grazia e la vita della grazia; queste tre cose in se medesime sono distinte
e in noi pur troppo sono separate. Per noi, infatti, il primo momento
dell'esistenza il primo momento dello stato di peccato ed ben distinto dallo
stato di grazia. Inoltre, nel bambino lo stato di grazia infuso nel Battesimo
ben distante dalla vita, dall'uso e dal movimento della grazia: cose che esigono
e suppongono l'uso della ragione di cui il bambino per alcuni anni rimane privo.
Orbene nella santissima Vergine queste tre cose furono insieme congiunte; in
un medesimo istante Maria ebbe l'essere di natura, lo stato di grazia cio la
vita ed

141

il movimento della grazia verso Dio. La sua vita interiore ebbe dunque principio
fin dal suo concepimento e senza nessuna interruzione dur sino al termine dei
suoi giorni; il corso non ne fu mai interrotto, neppure dalla morte, e cos pass
all'eternit onde durarvi per sempre
1
.
La vita interiore della santissima Vergine perenne, angelica, divina; solo gli
Angeli che la contemplavano, e l'Arcangelo san Gabriele che fu custode e
direttore di Maria, potrebbero parlarne. Noi non abbiamo tanto ardire da
penetrare in questo Santuario, n di squarciare la nube che lo copre e lo
riempie di dignit e di maest, e della gloria del Signore: ci basta starcene
fuori, venerando la Maest di Dio che dimora in questo suo Santuario dove
opera grandi cose. Noi siamo concepiti nella miseria e nel peccato, e la nostra
nascita avviene nella sozzura, nella bassezza e nell'infermit; la Vergine
sublima, nobilita e santifica la concezione e la nascita, ed la prima che d

_________________________
1 Ammiriamo come il Card. de Brulle in queste poche righe esalti la Vergine
ad una santit cos sublime che non possibile dirne di pi. Dio nell'atto stesso
in cui cre lanima di Maria le confer una straordinaria abbondanza di grazia, e
insieme l'uso della ragione dimodoch fin dal primo istante Ella corrispose
pienamente a quella grazia portentosa. Cos Maria nella sua lunga vita
continuamente si elev di grazia in grazia, raddoppiando incessantemente in s
la santit e il merito; n mai cess in Lei questa vita interiore di grazia e di
merito, ma progred senza interruzione, sino al suo beatissimo transito in cui
incontanente si trasform, nella gloria. A quale sublimit nella santit, nel
merito e nella gloria si sia in tal modo elevata la Madre di Dio, non v' mente
umana che lo possa concepire; solo gli Angeli potrebbero dircene qualche cosa.
O Santa Madre! quando potremo contemplare la vostra gloria? Sar questa una
delle nostre care delizie nella beata eternit.
Vari autori, particolarmente il SUAREZ (In 3 part. THOM., quaest. 37, art. 4) e
SEDLMAYR (Theol. Mar. n. 1665), citati dal P. Giraud nella sua opera su la Vita
di unione con Maria, pag. 239), come pure il Ven. OLIER (Vie intrieure, etc.,
1873, cap. IX, pag. 182), pensano che neppure durante il sonno fosse

142

grandezza e dignit ad una condizione cos bassa ed abietta. Dico che la
prima, perch, dopo di Lei il suo divin Figlio, nella propria persona, nobilita in
ben altro modo, anzi deifica la nascita e il concepimento umano. Nella sua
concezione la Vergine come un angelo, e non come una bambina, anzi come
un angelo che trovasi, vero, su la terra e non in cielo, ma un angelo pi
angelico di quelli che sono in cielo e che un giorno sar elevato sopra tutti i
troni degli angeli, i quali per sempre la riveriranno come la loro Signora e
Sovrana.
In quello stato, questa divina
1
Bambina tutta rivolta al suo Creatore e suo
Dio, lo ama e lo adora; lo adora come suo principio, lo ama come suo fine; e
nella debolezza di quell'et e di quella condizione noi vediamo la sublimit della
grazia, e ci che pi ancora, l'uso perfetto della grazia.
Consideriamo dunque Maria Bambina non gi con gli occhi con cui la guarda la
terra, ma con gli occhi con cui la rimirano gli Angeli del cielo: questi vedono in
lei una grazia pi che angelica, una grazia che la eleva sopra tutti i Cori della
milizia celeste, una grazia corrispondente al disegno eterno di Dio sopra di Lei
e a quel capolavoro.

__________________________
interrotta la vita spirituale di Maria, e che anche allora Ella facesse perfettissimi
atti di carit sempre meritori. Il Card. de Brulle sembra ammetterlo anche lui,
poich ripete pi volte che Maria progrediva senza nessuna interruzione. Nel
Dictionn. de theol. cath., si legge: In Maria gli atti di carit, diretti dalla sua
scienza infusa furono prodotti in modo costante dal primo momento della sua
esistenza sino al suo ultimo momento. N furono impediti da alcuna
distrazione, n da alcun atto dei sensi esterni o interni. Esente, per diritto dalle
conseguenze della colpa originale, Maria godeva di una perfetta padronanza
sopra tutti i suoi sensi. (vol. IX. col. 2424).
1 Il Card. de Brulle non trovando nel linguaggio umano espressioni adatte
ad esprimere la sua ammirazione per la Vergine, ricorre a questa parola:
divina.

143

ammirabile che Dio vuole compiere in Lei e per mezzo di Lei.
La vita esterna della Vergine santissima segue il corso dei tempi e degli stati
della vita umana, la quale ha i suoi giorni, i suoi mesi ed i suoi anni; e siccome
si svolge su la terra, viene limitata dalle condizioni terrestri e dal tempo della
morte.
Orbene sembra che questa vita esterna della Vergine abbia avuto principio
propriamente al tempo della sua Presentazione al Tempio, la quale avvenne
appena questa divina Bambina fu separata dalle materne mammelle, ed
rincominci a vivere separatamente dalla madre che l'allattava.
Appena questa divina Bambina fu capace di vivere in qualche modo da se
medesima e non ebbe pi bisogno della madre; lo Spirito Santo che la
reggeva, volle separarla dai parenti e dal mondo per dedicarla al Tempio.
La vita nel Tempio era la pi santa che vi fosse su la terra, ed sotto questo
aspetto che dobbiamo considerarla; perch se vi fosse stato qualche altra sorta
di vita pi elevata, pi santa e pi divina, questa santa Vergine e divina
Bambina, l'avrebbe scelta e lo Spirito Santo che la reggeva e la preparava per
cose s sante e s grandi, ve l'avrebbe condotta. (O., 97).

Il santo e dolce Nome di Maria

Maddalena al sepolcro non riconosce Ges, ma Ges proferisce una semplice
parola, dicendole: Maria; e questo nome eccita in lei amore e luce, rapimento
di luce e di amore, ... ed ella vede Colui che la Vita, e la sua vita, e rimane
rapita in questa vita nuova, in questa vita di gloria. Siate benedetto, o Ges,
per esservi degnato di rasciugare le sue lagrime, di convertire in gaudio il

144

suo dolore, e di aver usato di questo bel nome di Maria, e unicamente di
questo nome, per ottenere un tale effetto di amore e di luce! Avete usato della
vostra presenza, della vostra voce e delle vostre parole, dicendole: Mulier quid
ploras? quem quaeris!, ma senza effetto; nonostante tutto ci, Maddalena non
conosce punto Colui ch'ella cerca ... Voi proferite il dolce nome di Maria, solo il
nome di Maria, ed i suoi occhi, al suono di questo nome, si aprono come quelli
dei due discepoli di Emmaus nella frazione misteriosa.
Questo nome aveva troppi vincoli con Ges nella persona della sua santa
Madre, ed anche nella persona di questa santa discepola, per non unire subito
due cuori e due spiriti cos vicini e cos preparati all'amor santo e vicendevole.
Quale fortuna per Maddalena portare il bel nome di Maria! Il Dio di
benedizione, il quale tutto benedice nei suoi Santi; vuole benedire questo
nome santo e venerabile e per mezzo di quello compiere il primo effetto della
sua risurrezione e dare la prima conoscenza della sua vita e della sua gloria.
Oh Nome di grazia, di amore e di luce! Oh nome legato a Ges e che unisce a
Ges! Oh nome che lega Maddalena a Ges e le fa conoscere il suo Dio, il suo
amore e il suo Salvatore! questo il primo nome che Ges proferisce nella sua
risurrezione ... Quando nasceste in Betlemme, o Signore, i primi sguardi dei
vostri occhi mortali sono per la vostra santa Madre; ma Voi non le parlate, non
proferite il suo nome che quel medesimo Nome di Maria, quantunque, nella
sua persona sia consacrato all'innocenza, dalla Maternit divina e ad una
eminenza di grazia che non avr mai nulla di simile; eppure non lo proferite e
ve ne state nel silenzio nella sacra impotenza della vostra infanzia. Quando
rinascete nel sepolcro nella vostra vita gloriosa, il primo nome che

145

pronunciate questo Nome di Maria, consacrato nella persona di Maddalena,
all'amore ed alla penitenza. (Elev. Su S. Maddalena, cap. VII).

II

L'ANNUNZIAZIONE

In questo mistero la santissima Trinit oper tre grandi effetti che meritano di
essere eminentemente considerati.
I. - Il primo effetto la grazia comunicata a san Gabriele per il sublime ufficio
di un messaggio cos solenne. Non dobbiamo considerare in san Gabriele
soltanto la grazia personale che gli conviene come ad uno dei primi fra gli
angeli; ma pure questa nuova grazia preziosa e straordinaria che dalla SS.
Trinit gli venne conferita per la missione di annunciare un mistero cos
insigne; perch Dio alla creatura d la grazia in conformit con l'ufficio che le
viene affidato.
II. - Il secondo effetto la grazia che la SS. Trinit oper nella Santissima
Vergine, elevandola alla eccelsa dignit di Madre di Dio, grazia che la
massima, come la sua dignit la pi elevata.
La vita della Vergine pu dividersi in tre parti principali: la prima va dalla sua
Immacolata Concezione sino allAnnunciazione. Durante questo tempo la
Vergine santa continuamente accresceva le grazie che aveva ricevute in
grandissima abbondanza, operando sempre secondo tutta l'estensione della
sua grazia e cos acquistando, senza interruzione, un nuovo aumento di grazia.
La seconda va

146

dallAnnunciazione sino all'Ascensione di Nostro Signore; la terza
dall'Ascensione sino all'Assunzione in cui Maria ricevette l'ultimo compimento
delle sue grazie.
Orbene, di queste tre parti della vita della Vergine santissima, la seconda, che
comprende lo stato, la grazia e la vita di Madre di Dio, il fondamento e
l'origine delle altre due, perch la concezione medesima e la nascita di Maria
hanno relazione e proporzione con questa seconda parte. Maria, infatti, nasce
per essere Madre di Dio e fin dalla nascita privilegiata e ornata di grazia,
come quella che da Dio eternamente eletta per essere, nel tempo, Madre e
degna Madre di suo Figlio; questa grazia oltremodo sublime ha principio ed
stabilita in questa solennit dell'Annunciazione della Vergine, ed uno dei
punti principali che dobbiamo onorare in questa festa.
III. - Il terzo effetto la grazia che mediante il mistero dell'Incarnazione, la
santissima Trinit oper nella Umanit del Verbo, in virt dell'unione intima e
personale di questa umanit con la Divinit, grazia che noi dobbiamo adorare
in un umile silenzio, piuttosto che dirne troppo poco e cos profanarla con la
nostra parola ed i nostri pensieri troppo meschini.
***
Contentiamoci di notare due cose fra tutte quelle che ignoriamo, l'una rispetto
al Verbo, l'altra rispetto alla Vergine:
1) Questo giorno dell'Annunciazione il primo giorno della vita (umana) di Dio,
su la terra, in una piccola particella della nostra natura, scelta e preparata nelle
Viscere purissime di Maria sua Madre; mistero permanente che incomincia in
quel giorno per durar sempre. Gli altri Misteri sono transitori e legati ad azioni
che passano,

147

come la Nativit, la Passione, la Risurrezione, l'Ascensione, ecc.; ma
l'Incarnazione uno stato permanente e perenne per tutta l'eternit. Dio
incessantemente fa dono del suo Figlio all'uomo: incessantemente, questo
Figlio, che il dono di Dio, Donum Dei (Joan., IV, 10), dona se stesso alla
nostra umanit. L'Eterno Padre incessantemente genera il Figlio nella nuova
natura da questo assunta e il Figlio incessantemente da Lui procede, con
questa nuova generazione, come Figlio e insieme come Servo. In questo
consiste il Mistero dell'Incarnazione, ed quindi un mistero permanente, non
gi un'azione transitoria; e in onore di tale stabilit e durata costante
dobbiamo istantemente domandare a Dio, che ci conceda verso questo mistero
una devozione costante e solida che non possa mai venire scossa dall'affetto
per le cose periture di questo mondo.
2) La seconda cosa che dobbiamo onorare in questo mistero, la
partecipazione che la santissima Vergine da quel momento incominci ad avere
alle pene ed ai patimenti, del Figlio suo in proporzione dell'amore ch'Ella gli
portava e della grazia incomparabile che da Lui riceveva
1
.
Per meglio intendere questo punto, dobbiamo richiamarci tre verit:
1) Per quanto le maggiori sofferenze di Ges Cristo siano state riservate per gli
ultimi giorni della sua vita su la terra, Egli non mai stato senza soffrire; anzi
appena fu rivestito di una natura passibile, subito incominci a patire; e lo
crederemo pi facilmente se vorremo considerare che fin da quel momento
Ges chiaramente conosceva la grandezza di Dio e l'enormit dell'offesa che gli
viene fatta dal peccato, di cui Egli era carico come responsabile; doppia
conoscenza che in Lui era accompagnata

___________________________
1 Cfr. Vita di Ges, cap. XXIX.

148

da un eccesso di zelo che gli rendeva sensibile, ed infinitamente sensibile, tutto
quanto interessava l'onore del Padre suo.
2) La Vergine fin d'allora incominci ad avere piena conformit col Figlio suo e
quindi a partecipare ai patimenti di Lui, nella misura in cui partecipava alla
grazia ed alla santit di questo primo mistero.
3) La grazia dell'Incarnazione ben differente ria quella di Adamo; la grazia di
Adamo innocente era grazia di dolcezza; e di riposo, in segno di che il nostro
primo padre venne posto in un paradiso terrestre; l'Incarnazione invece si
compie nella privazione per la natura umana della sua propria e naturale
sussistenza, sussistenza che alla natura umana pur cos intima da essere una
stessa cosa con essa.
Inoltre, fin da quel primo istante, a Ges Cristo, l'Uomo nuovo, venne
presentata la Croce; ed Egli l'accett e se ne prese il carico; perci la grazia
che appartiene all'Incarnazione una grazia di privazione e di croce, una
grazia di rinuncia e di annientamento di se medesimo, una grazia che divide
l'anima dallo spirito
1
; e siccome la Vergine ebbe parte a questa grazia pi di
tutti i Santi assieme, perci Ella soffr pi di tutti i Martiri e degli altri Santi
riuniti assieme, ed incominci fin d'allora a soffrire come il Figlio suo, in virt
del privilegio dello strettissimo legame e della singolare conformit che aveva
con Lui (O., 9)
2
.

________________________
(1) Che porta il dolore sino in ci che vi di pi intimo nell'uomo.
(2) Ges Vittima fin dal primo momento ed associa la Madre sua al suo stato
di Vittima, poich la assume come Cooperatrice della Redenzione. Ges
uomo per soffrire, cos Maria Madre di Dio per soffrire. Abbiamo quindi un
parallelismo completo tra i misteri di Ges e i misteri di Maria, nelle umiliazioni
e nel dolore come nella gloria.

149

Questa solennit ha questo di proprio che tutta di vita. vita per gli angeli e
per gli uomini, per il cielo e per la terra; anzi, ci che eccede ogni pensiero,
una solennit di vita anche per Dio, perch, in virt di questo mistero, Egli
acquista una sorta di vita che non aveva prima. In virt dell'unione personale
ed ineffabile delle due nature nel Mistero dell'Incarnazione, da quel giorno Dio
vivente di una vita divinamente umana ed umanamente divina.
Orbene, se Dio che Vita, essenzialmente Vita, ed eminentemente ogni vita, e
nel quale tutto vita; se Dio, il quale non che vita e sorgente di vita, prende
una nuova vita nel mistero dell'Incarnazione, tanto questo mistero di vita!
Vediamo di prendere noi pure vita in questo Mistero, noi che, per il peccato
non siamo che morte e miseria, e che abbiamo tanto bisogno ed indigenza di
vita. La fecondit di questo Mistero, il quale riempie tutto di vita, e d vita
persino a Dio, non sia sterile in noi! Questa beata e miracolosa fecondit ci dia
vita in Colui che la vera vita, e che nella sua santa parola d a se stesso il
nome di Vita: Ego sum Vita (Joan., XIV,6). Vivete dunque in Ges, vivete in
Colei che d vita a Ges, vale a dire, in Maria, la quale essendo per questo
mistero Madre di Ges, pure, per questo Mistero di vita, vita e Madre di vita
...
Questa festa solennit universale ed anche eterna, perch include la base, il
fondamento e il soggetto di tutte le azioni e di tutti i misteri della vita viatrice
del Figlio di Dio su la terra e della sua vita gloriosa ed immortale in Cielo, vale
a dire, l'umanit unita alla Divinit; essa include uno stato sempre mai
permanente, poich sintanto che Dio sar Dio, sar pure uomo e sempre vi
sar un Uomo-Dio.
In tal modo, questo Mistero non soltanto Mistero di

150

vita, ma Mistero di vita eterna ... di una vita che ha principio su la terra, ma
durer eternamente. In quella guisa che il Figlio di Dio da tutta l'eternit nato
e sempre nasce da Dio Padre: cos da quel sacratissimo giorno Egli sempre
unito e sempre si unisce a quel corpo ed a quell'anima che il cielo e la terra
contemplano ed adorano in quell'uomo che si chiama Ges.
Procuriamo di investirci della dignit, della propriet e della divinit di questa
operazione (dell'Incarnazione) ...
Da questo Mistero di vita noi riceviamo vita; appropriamocene pure lo stato di
immutabilit, uno stato cio di grazia e di vita invariabile in Dio; anche l'anima
nostra sia sempre unita a Dio, in omaggio, in dipendenza e per l'efficacia
dell'unione eternamente permanente della Divinit con la nostra umanit
1
.
Se questo Mistero in tal modo mistero di vita e mistero eterno per gli angeli e
per gli uomini, cosa sar per la Vergine la quale di questa festa il soggetto
principale e pi degno dopo il Figlio di Dio?
Oh quale stato! Oh quale unione! Oh quale dignit per la Vergine! Ella vi ha
una parte tutta propria per Lei sola vi esercita pure una potenza che a Lei
sola conviene: in questo Mistero Maria non solo prende vita, ma d vita; ci
che a Lei proprio e singolare in questo Mistero nel quale il cielo e la terra
ricevono la vita, ma non la dnno.
La Vergine invece, d vita persino all'Autore della vita, e in certo senso, gli d
una vita eterna: Il Figlio di Dio riceve dal Padre una vita eterna; e ora dalla sua
santissima Madre riceve una vita nuova che conserver per tutta l'eternit. Egli
Figlio della Vergine non soltanto nella grotta di Betlemme, ma in terra e in
cielo, ed avr

_______________________
1 Il Card. de Brulle costantemente propone alla nostra imitazione i Misteri di
Ges nella loro sostanza medesima.

151

con la Vergine una relazione eterna come verso la Madre sua, sua sorgente e
suo principio; in quella guisa che ha una relazione eterna con l'Eterno Padre,
suo principio unico nella Divinit.
Dico che la Santissima Vergine riceve e insieme d vita, perch impossibile
che dia vita a Dio senza ricevere vita da Dio.
1
Perci osservate che l'Angelo le
annuncia che lo Spirito Santo che sorgente di vita, la circonder e la Virt
dell'Altissimo la investir.
Orbene, in questo vi conformit tra il Figlio e la Madre.
Il Figlio, infatti, in questo Mistero prende vita ed insieme d vita; prende vita e
riveste di una vita umana la sua Divinit, e nel medesimo tempo che riceve
questa vita (umana) d vita divina alla sua Umanit: Egli riceve vita umana e
d vita divina (alla sua umanit).
In tal modo il Figlio di Dio e la Vergine parimenti ricevono e dnno vita. Ma in
tale conformit vi una differenza: il Figlio di Dio entra in questo mistero in

__________________________
(1) impossibile che la Vergine diventi Madre di Dio senza che riceva in pari
tempo una straordinaria abbondanza di vita, ossia di grazia, di vita
soprannaturale. Sono perci tre circostanze, secondo il Brulle, in cui Maria
ricevette una pienezza di grazia: nel suo concepimento, nell'Incarnazione, e
nella nativit di Ges. (Cfr.: O., 38).
San Tommaso insegna che questa terza pienezza le venne concessa nel suo
passaggio alla gloria (III, 9, 27, art. 5, ed. 2).
Quando si dice pienezza della grazia in Maria, s'intende pienezza non assoluta
ossia nel grado pi alto che sia possibile, ma relativa ossia proporzionata alla
persona che la riceve. Non si pu concepire una dignit superiore a quella di
Madre di Dio, per la semplicissima ragione che non possibile vi sia un Figlio
pi grande del Figlio di Dio; la grazia invece una perfezione creata, la quale
perci pu essere indefinitivamente aumentata per la potenza di Dio. Pienezza
della grazia in Maria s'intende dunque quella abbondanza che, secondo il
giudizio della divina sapienza, conveniva alla sua dignit e al suo ufficio di
Madre di Ges, atteso il disegn attuale della Provvidenza di Dio.

152

qualit di Figlio e come tale riceve una nuova vita (umana); la Vergine vi entra
in qualit di Madre e come madre d propriamente una vita (umana) ma del
darla riceve una vita (soprannaturale) in Colui il quale d vita. Vita che
riguarda la Madre e il Figlio, vita tutta nuova su la terra ed ineffabile!
Oh giorno beato! Oh solennit divina! Oh vita! Oh Mistero di vita! Oh vita per
gli uomini e per gli angeli! Oh vita per il cielo e per la terra! Oh vita per Dio
medesimo e per la Vergine, per il Figlio unigenito di Dio e per la sua santa
Madre! Adorate, amate, onorate questa vita, unitevi per sempre a questa vita,
e con tutta la vostra possanza servite a Ges ed a Maria che sono, soggetti ed
origine di vita (O., 26).

III

MARIA NELL'INCARNAZIONE

La prima cosa che desidero fare per voi ... quella di usare del potere che
Ges e Maria si degnano darmi sopra di voi per dedicarvi e consacrarvi
all'Essere increato di Ges, al suo stato ed alla sua azione sulla sua santa
Umanit ... e nelle anime in conseguenza del mistero dell'Incarnazione ... Vi
consacro pure a questo Essere, a questo stato, a questa azione (di Ges) nella
santissima Vergine, in considerazione del mistero dell'Incarnazione nel
momento in cui questo mistero venne compiuto in Lei e con Lei; (vi consacro
anche) alle appropriazioni che il Verbo eterno fece di questa nobile creatura a
se stesso, cio alla propria persona divina ed alla sua Sacra Umanit da Lei
derivata; ed inoltre (vi consacro) alla sublime

______________________
1 Ad una carmelitana.

153

dedicazione e consacrazione che il Figlio unigenito di Dio per se stesso fece a
se stesso di questa santa Vergine, col farsi suo Figlio e costituirla sua Madre,
qualit questa che la pi eccelsa e la pi eminente che sia mai stata
comunicata ad una persona creata. Date il vostro consenso a questa
consacrazione che faccio di Voi a questi misteri supremi e divini, e vivete
nell'umilt, purit e santit che sono richieste da tale stato e da tale
condizione. (L., 85).
***
Il Padre interviene; nel mistero dell'Incarnazione, in qualit di Padre; e per
mezzo della parola dell'Angelo interviene nella Vergine; e interviene in Lei con
la sua virt... La virt del Padre viene applicata alla Vergine per la nuova
generazione, di Colui medesimo che, anche in quel momento dal Padre
generato, non solo nella Vergine, ma pure nel proprio seno e nell'eternit. Il
Padre, infatti, sempre nell'atto di generare l'unigenito suo Figlio, in se
medesimo; e questa generazione non cessa mai. L'Eterno Padre dunque
genera doppiamente allora il Figlio suo unigenito: 1) in se medesimo e
nell'eternit per la generazione eterna cui non hanno nessuna parte n la
Vergine, n lo Spirito Santo medesimo; 2) nella Vergine, con la Vergine e con
la preparazione dello Spirito Santo. In tal modo il Padre d una doppia nascita
al Figlio suo e con una medesima virt che l'Angelo, chiama propriamente la
virt dell'Altissimo, la quale non ispetta che al Padre, e non gi semplicemente
alla sua natura, ma alla sua propria persona, poich le altre persone divine non
hanno la virt n di generale nell'eternit, n di mandare il Figlio nel mondo...
L'Incarnazione dunque si fa per la virt del Padre, in quanto Padre nell'atto di
generare il Figlio suo. (O., 19).

154

***
Nella Trinit una medesima Essenza data a due persone distinte, al Figlio e
per mezzo del Figlio allo Spirito Santo; nell'Incarnazione, che l'opera della
SS. Trinit, una medesima persona, un medesimo Uomo-Dio nato
doppiamente, vale a dire a due mondi differenti: alla Vergine che un mondo
e per mezzo della Vergine alla terra che un altro mondo ...
Cos, il Padre d doppiamente il Figlio suo; e il Figlio si d doppiamente con
due donazioni differenti; una alla Vergine, l'altra alla terra per mezzo della
Vergine; nella prima si fa uomo e Figlio dell'uomo, nella seconda si fa tale per
gli uomini.
Onoriamo l'operazione con cui Dio forma Ges Cristo nella Vergine; perch se
l'operazione di Dio nel creare il mondo viene onorata con un giorno particolare
in ogni settimana, ossia nel sabato, quale onore non dovremo rendere a
quell'operazione che ha formato Ges Cristo, il Signore del inondo, il
capolavoro di Dio e suo Figlio Unigenito?.. Onoriamo l'umilt nella quale la
Vergine ha ricevuto il Verbo incarnato, umilt significata da queste parole:
Ecce ancilla Domini, e proporzionata all'abbassamento e all'annichilimento del
Verbo in Lei. Onoriamo la pienezza di Ges in Maria e di Maria in Ges,
pienezza che la circuminsessione in terra, la quale riflette e adora la
circuminsessione delle divine persone nella santissima Trinit, vale a dire, la
residenza reciproca d'una persona nell'altra, le quali si contengono e si
riempiono a vicenda.
Onoriamo la vita intima del Figlio di Dio nella Vergine per lo spazio di nove
mesi; vita divina per l'unione ipostatica; vita gloriosa e celeste; vita viatrice,
vita spirituale e interiore nell'uso perfetto della sua grazia eminente; vita
esteriore nella qualit d'infante nella sua

155

Madre; vita interiore ed esteriore la quale non conosciuta se non dalla
Vergine e dal cielo, ed in cui la Vergine sola ha parte per s lungo tempo; vita
in cui Ges non sembra vivere che per la Vergine e nella Vergine, poich il
mondo non avr parte a questo mistero se non nella nascita e per mezzo della
nascita, per la quale Ges verr esposto e dato in bala al mondo. (O, 15).

IV

VITA DI GES NEL SENO DI MARIA

La nascita interiore di Ges un mistero che adora quello della Nascita eterna,
in quella guisa che la residenza intima del Figlio nella Madre per via di questa
nascita interiore, adora la residenza intima che il Figlio ha nel Padre per la sua
Nascita divina ...
Nel momento della Nascita interiore di Ges, nella Vergine, si compie in Lei
un'opera, uno stato, un ordine pi grande, una gloria pi magnifica, una vita
pi alta, e pi divina di quella stessa che Dio ha stabilita in cielo: Maria stessa
un cielo pi glorioso, un tempio pi sacro, un paradiso pi delizioso, una
dimora pi augusta che il cielo medesimo. Infatti Ges in Maria, e non in
cielo: la vita di Ges il quale e si chiama Vita, in Maria e non nel cielo; la
gloria di Ges in Maria non nel cielo, e della gloria degli uomini e degli
angeli riuniti assieme per sempre!
Da quel momento la Vergine possiede in se medesima Colui che l'Eterno Padre
possiede in se stesso.
O Vergine, santa, divina e beata; Ges in Voi; il Signore con Voi; Dio in
Voi; in Voi nascosto il Dio d'Israele, il Salvatore del mondo.
Oh segreto adorabile! Oh benefica presenza! Oh

156

Societ onorabile! Oh comunicazione preziosa! Oh deliziosa intimit! Oh
possesso felice! Oh quanti segreti! Oh quanti effetti! Oh quante meraviglie tra
il Figlio e la Madre i quali spIi sono uniti in modo infallibile l'uno all'altro, soli
Vivono l'uno nell'altro, soli conversano assieme! Oh quanto benedetta quella
dimora di nove mesi; quanto sacra e ripiena di grazie e di effetti reciproci! In
tutti quei mesi non vi fu un solo istante senza qualche azione singolare, senza
qualche deliziosa intimit, senza qualche preziosa influenza. (Grandezze di
Ges, Disc. XI).

Unione tra i Cuori di Ges e di Maria

Adoro la prima dimora di Ges in Dio suo Padre e nella sua santa Madre; Ges
infatti ha principio (come uomo) e sono quattromila anni che il mondo lo
aspetta e sospira verso di Lui. Ed eccolo bambino di un momento, di un'ora, di
un giorno. Incominciando ad essere Uomo-Dio, incomincia pure a prendere
essere e riposo nel suo Padre.
vero che da tutta l'eternit il Figlio di Dio riposa nel seno del Padre, ma il
Figlio dell'uomo non Figlio di Dio da tutta l'eternit. Un giorno, un'ora, un
momento d principio all'opera grandiosa dellincarnazione del Verbo, alla
congiunzione indissolubile della filiazione umana con la filiazione divina.
L'ora che d principio ad un'opera cos grande e cos salutare non va mai
dimenticata; con l'unire l'uomo a Dio essa pone Dio nel seno della Vergine e
l'uomo nel seno di Dio.
Oh dimora ammirabile di questo Bambino nel seno del Padre per la filiazione
divina! Oh dimora deliziosa di

157

questo Bambino nel seno di sua Madre per la sua filiazione umana! Adoro
dunque ed ammir questo primo soggiorno di Ges nel seno del Padre e nel
seno di sua Madre. Lasciando agli Angeli di contemplare il primo, contempler
il secondo: considerer il soggiorno di Ges nella Vergine e della Vergine in
Ges: soggiorno di nove mesi interi.
questo un argomento cos tenero e cos delicato che va celebrato col cuore
piuttosto che con la lingua; un mistero di cuore, e la lingua non pu
esprimere tali dolcezze e tenerezze. il mistero di due Cuori, i pi nobili e pi
uniti che possano esservi in cielo e in terra.
Ges vive in Maria, fa come parte di Maria; e il suo Cuore tutto vicino al
Cuore di Maria.
Maria pure vive in Ges, Ges il suo tutto; il Cuore di Maria tutto vicino al
Cuore di Ges e gli infonde la vita. Ges e Maria non sono, ci sembra, che un
solo vivente su la terra: il cuore dell'uno non vive e non respira che per l'altro.
Questi due Cuori cos vicini e cos divini, viventi assieme di una vita cos
sublime, cosa non sono mai l'uno per l'altro? E quali meraviglie non operano
l'uno nell'altro?
Solo l'amore lo pu pensare, e solo l'amore celeste e divino; ma solo l'amore di
Ges stesso lo pu comprendere. un segreto che possiamo adorare e
venerare su la terra, ma che ci riservato per il cielo.
Oh Cuore di Ges vivente in Maria e da Maria! Oh Cuore di Maria vivente in
Ges e per Ges! Oh unione deliziosa di questi due Cuori! Benedetto sia il Dio
di amore e di unit che insieme li congiunge! Che unisca pure il nostro cuore a
questi due Cuori e faccia s che tutt'e tre questi cuori vivano uniti assieme, in
onore della sacra unit che esiste nelle tre persone divine.

158

Ges nella Madre sua

Il soggiorno di Ges in Maria! Quante meraviglie, quante delizie, quante
grandezze!... Delizie, grandezze e meraviglie velate e nascoste per gli uomini e
forse anche per gli Angeli, sino al momento in cui avverr la piena
manifestazione di tutte le cose.
Gli altri bambini nel seno della madre non conoscono n la loro madre, n se
stessi; non hanno con la madre che una relazione di natura e di natura
inferma, penosa e dolorosa, presagio dei dolori pi grandi che le cagioneranno
nella nascita, e forse anche nella vita. Sono peccatori ed incominciano ad
essere tali, producendo effetti di peccato prima ancora di incominciare ad
esistere, poich ancora bambini, non 'ancora uomini (perfetti), sono gi
peccatori. .. Hanno l'essenza e non la coscienza dell'umanit
1
, mentre il
peccato lo hanno veramente e formalmente, e forse saranno eternamente
peccatori senza essere stati uomini (perfetti).
Quel bambino invece che riposa nella Vergine, uomo (perfetto) e insieme
bambino, anzi Uomo-Dio: non pu essere peccatore, anzi salva tutti i
peccatori, e fin d'allora vive mirabilmente di una vita gloriosa e divina. Con la
sua Madre ha una relazione di natura, di grazia, di gloria ed anche di divinit,
poich la costituisce Madre di Dio; ne fa un Paradiso; e un tal Paradiso nel
quale vi una gloria pi sublime di quella che si trova tra gli angeli e di quella
che in quel tempo si trova nei cieli; ne fa un santuario il quale contiene una
santit nuova che non si trova punto fuori di Lei perch Egli il Santo dei
santi, dal quale tutti saranno santificati; ne fa una sorgente di

__________________________
1 Sono uomini, ma non sanno di esserlo.

159

vita, di una vita ammirabile che incomincia fin d'allora tra il Figlio e la Madre.
Quel Figlio conosce sua Madre, conosce se stesso, conosce il suo Eterno Padre,
conosce questo mondo nel quale deve entrare, e tra Lui e la Madre sua v' una
relazione di vita, di grazie e di effetti santi e deliziosi.
Ges in Maria e Maria in Ges: Egli vive in Lei, Ella vive in Lui: Egli dipende
da Lei, Ella dipende da Lui; Ella da Lui prende la vita; Ges la sua vita, ma
anche Ella la vita di Ges. E tra queste due vite, vi ha vita, riposo, amore,
delizia, unit ammirabile: ma bisognerebbe essere angeli per esprimere simili
misteri, ed angeli pure per intenderli.
Oh vita! Oh soggiorno! Oh delizie di Ges in Maria, e di Maria in Ges! Solo
questo soggiorno soggiorno di vita senza morte, di delizie senza amarezza:
perch in Maria non vi punto peccato, e solo il peccato amareggia Ges e lo
fa morire. Appena Ges sar nato da Maria, si trover in mezzo ai peccatori su
la terra; ora invece tutto rinchiuso e circondato da Maria .. Maria senza
macchia e senza peccato, immacolata in tutte le facolt dell'anima sua ed
anche nel suo corpo; nel suo spirito e nel suo corpo non vi che grazia e
grazia ammirabile; in Lei non vi che santit, non vi sono che privilegi: Tota
pulchra es et macula non est in te. Tale Ges l'ha fatta, tale l'ha eletta. Se non
considerassi che Ges, vorrei che fosse sempre in Maria e non entrasse in
questa terra miserabile in cui trover solo peccati, e alla fine la Croce ed il
Calvario, la morte e il sepolcro.
Adoro dunque, e amo questo primo soggiorno di Ges. Non mi meraviglio
ch'Egli non lo abbia abbreviato, ma abbia voluto compiervi i nove mesi,
secondo la parola della Scrittura: Impleti sunt dies Mariae ut pareret. Se

160

lo potessi in favore di Ges e di Maria, se la salvezza del mondo lo
permettesse, come li ha compiuti quei mesi senza abbreviarli, volentieri li
prolungherei. Ma Ges dimenticando se stesso e il suo riposo per prendersi un
riposo ben differente di quello che gode nella sua santa Madre, vuol nascere a
Betlemme in una stalla, e riposare in una mangiatoia.

Adorazione delle primizie di Ges nel tempo e nell'eternit.

Come dunque ho adorato il primo soggiorno di Ges fuori del Padre, ossia in
Maria, adoro pure il suo primo soggiorno su la terra, soggiorno di povert, di
nudit, di sofferenza. Considero questi tre soggiorni e le loro differenze: il suo
soggiorno in Dio suo Padre, il suo soggiorno nella Vergine sua Madre, il suo
soggiorno su la terra. Non posso staccare il mio pensiero dai due primi, tanto
vi trovo grandezze, tanto vi trovo delizie. Ma dobbiamo seguire Ges; Egli
vuole esistere e vivere su la terra: dobbiamo raccogliere le primizie dei suoi
stati, e delle sue azioni per adorarle e trovarvi le nostre delizie.
Adoro dunque il primo ingresso di Ges nel mondo per essere la vita del
mondo. Adoro il suo primo ingresso in Gerusalemme, dove un giorno Egli far
tante cose ammirabili e soffrir tanti dolori. Adoro il suo primo ingresso nel
Tempio dove insegner tante meravigliose verit. Adoro il suo primo soggiorno
nell'Egitto dove per parecchi anni rimarr profugo e separato dal popolo di Dio,
Egli che il Figlio di Dio medesimo. Adoro i primi atti della sua vita a Nazaret,
dopo il ritorno dall'Egitto, nell'intimit con Maria e S. Giuseppe; vita intima che
dur tanti anni. Adoro il suo primo soggiorno nel deserto, il

161

suo primo miracolo, il suo primo oracolo nella Giudea, quando incominci ad
insegnare ai popoli.
Adoro il suo primo passo e il suo primo movimento su la terra; adoro il suo
primo dolore; adoro il suo primo passo su la via del Calvario per andare alla
Croce dove salver il mondo.
Adoro la prima effusione del suo sangue nella Circoncisione e la prima
effusione del suo Cuore e del suo spirito davanti a Dio suo Padre; questa prima
effusione del suo spirito avvenne nell'istante dell'Incarnazione, nel suo primo
soggiorno, cio nel seno della sua santissima Madre. Ges nel seno di Maria
come in un santuario; come in un santo oratorio; e appena incomincia ad
esistere, tratta con Dio suo Padre, come contemplo e venero nelle sue
medesime parole. Adoro dunque la sua prima adorazione, la sua prima
oblazione, la sua prima azione di grazie. Adoro il suo primo pensiero sopra se
medesimo, sopra Dio suo Padre; sopra la sua santissima Madre, sopra i Santi,
Sopra i peccatori e tra i peccatori.
Adoro il suo primo pensiero sopra di me, su le mie vie e su la mia salvezza. E
poich dalla terra Egli passa al cielo, lo seguo io pure ed adoro il suo primo
soggiorno nella gloria, la sua prima manifestazione ai Santi nel Cielo, il primo
esercizio della sua vita divina.
Mi basta segnalarvi tali primizie e aprire il vostro spirito per notarne altre
ancora e disporre i vostri cuori a meditarle e gustarle; sono primizie queste a
Dio pi gradite di quelle che gli si dovevano offrire nella Legge, secondo
l'ammonimento del Savio (Prov., III, 9). Ecco i frutti che vi mando in questo
primo giorno dell'anno, nel quale vi prego di ottenermi nuove grazie, per
servire a Ges ed alla sua santissima Madre, e anche secondo le loro
intenzioni, alle anime vostre. Si applichi sopra di

162

noi la potenza del Figlio e della Madre! Questa santa potenza ci separi dalla
terra, ci attiri a loro, ci distacchi da noi medesimi, ci appropri a Ges e a Maria;
e che i nostri giorni siano impiegati ad adorare, a glorificare, ad esaltare il
nostro Salvatore e la nostra salvezza! De die in diem salutare ejus. (Ps., XC, 5,
2). (O., 46).

L'Avvento.

Il santo tempo dell'Avvento .... quel tempo felice in cui il Figlio di Dio prende
una nuova vita, onde dare, a noi pure la vita. Egli la Vita, e tuttavia vuol
prendere una vita nuova che non aveva ancora; e la vuol prendere nella
Vergine che la vita anch'Ella, poich cos la chiama la Chiesa nella sua
ufficiatura: Vita, dulcedo et spes nostra, salve, ed Ella degna di essere
chiamata la Vita per eccellenza, poich d la vita a Ges che la Vita
medesima e l'Autore della vita. Sono questi, due oggetti che ci vengono
rappresentati da questo tempo, il quale dedicato ad onorare Ges e Maria, e
inoltre Ges in Maria, vale a dire Ges mentre d vita alla Vergine e insieme
riceve vita dalla Vergine. In tal modo questo tempo tempo di vita, perch
porta, contiene ed annuncia due vite superiori ad ogni altra vita, la vita di Ges
in Maria e la vita di Maria in Ges: due vite su la terra, due vite nuove, dite
vite sante, due vite singolari ed eccellenti, due sorgenti di vita in terra e in
cielo, che devono formare l'occupazione santa della nostra vita quaggi...
Queste due vite devono darei luce, direzione e consolazione nelle tenebre e
nelle miserie di questa vita. Liberiamoci un po' dalle sollecitudini della nostra
vita umana, onde pensare a Ges; a Ges vivente di una nuova vita, nella
santissima, Vergine, e di una vita adorabile ed adorata dagli angeli nel loro
lume di gloria. Questa vita di Ges, dobbiamo contemplarla in questo santo
tempo; a quella dobbiamo

163

aderire per tutti i secoli, poich Ges talmente la vita che vuole essere la
nostra vita. (L., 188).
Adorate il Verbo eterno ... e venerate in modo singolare gli effetti ch'Egli
oper, sia nella sua umanit ch'Egli deificava con la propria sussistenza, sia
nella Vergine santa ch'Egli santificava in una maniera ineffabile con la sua
divina presenza, durante i nove mesi che stette nelle Sue viscere (L., 99).

V.

LA VISITAZIONE

1. - Dopo la SS. Trinit non v' mistero pi grande dell'Incarnazione, dopo il
seno del Padre dove si compiono le processioni stesse (delle persone divine),
non v' santuario pi santo che il seno della Vergine, dove si opera la
generazione del Verbo nella nostra umanit. Orbene, siccome la Vergine allora
si trova a Nazaret, nella sua cella, nel suo oratorio, questo oratorio, questa
cella, questo paese di Nazaret gareggiano col cielo in dignit.
N in cielo n in terra v'ha luogo pi santo, pi venerabile, pi augusto di
Nazaret, poich l v' Ges con la Vergine.
Dico, e con tutta ragione, che Nazaret gareggia col cielo, anzi ha sopra i cieli
preziosi vantaggi, poich nella cella della Vergine noi adoriamo la SS. Trinit
applicata ad un'azione, ed una relazione che in cielo Ella non ha azione,
relazione insigne e singolare pi di quella che si degna di avere rispetto ai suoi
angeli e servi in cielo.
A Nazaret Dio si fa uomo, la Vergine diventa Madre di Dio, Dio Padre d una
nuova nascita al Figlio suo, e lo Spirito Santo compie un'opera pi grande che
nel cielo. A Nazaret abita il Santo dei santi e vi possiede una gloria

164

pi grande di quella che ha nel cielo; a Nazaret abbiamo una Serva di Dio
insigne ed augusta pi di tutti gli angeli che sono in cielo. A Nazaret abbiamo
una Madre di Dio, meraviglia che non si trova in cielo.
Oh quanto santa quella casetta di Nazaret! Vere Dominus est in loco isto!
(Gen. XXVIII, 16). E tuttavia la Vergine lascia questo luogo oltremodo santo, e
cos presto! Col suo esempio la Vergine sollecitamente ci insegna con quale
prontezza e facilit dobbiamo, noi pure, rinunciare alle cose sante, quando si
tratta di compiere qualche opera pi santa, ossia di seguire e fare la volont di
Dio in terra come in cielo.

II. - Lasciare cos presto la dimora e il pensiero di Nazaret!... Io non sono
docile ed indifferente come la Vergine, ammiro il suo distacco da quel luogo
dove si compiuta e compiuta in Lei la meraviglia delle meraviglie; ammiro
come tanto facilmente si allontani dal luogo delle sue grandezze e delle sue
delizie. Non posso cos presto dimenticare questa casa consacrata a Ges e a
Maria; n posso rassegnarmi a vederla deserta. Gli angeli la rimiravano con
invidia e non ardivano avvicinarla quando la SS. Trinit, sola con la Vergine, vi
compiva su Lei l'opera sua. Ora la visitino, l'onorino e vi abitino perch l si
sono compiute cose pi grandi che nel loro Paradiso.
Da quattromila anni non si mai fatto n mai pi si far nulla di simile al
mondo.
La Vergine, come ci viene riferito dal Vangelo, lascia la sua casa di Nazaret per
portarsi sui monti della Giudea ad assistere la cugina Elisabetta... Ella fa
questo viaggio non gi per mancanza di fede... e neanche per curiosit onde
verificare coi suoi sensi la verit delle parole dell'Angelo, della quale era
pienamente sicura; ma per ispirazione e mozione dello Spirito Santo che a

165

Nazaret sopravvenuto in Lei e non lha punto abbandonata. Diciamo meglio,
Maria si decide a partire per la segreta ispirazione di Ges medesimo che sta in
Lei ed il suo cuore, il suo centro, lo spirito del suo spirito, la forza e
l'inclinazione che la dirige. Ges la porta interiormente a questo viaggio come
Ella lo porta nelle sue viscere; Ges la muove ad andare dalla cugina, perch
vuole dar principio alle sue meraviglie, onde diffondere, come un sole, i suoi
raggi in Ebron come in un nuovo emisfero ... Seguendo Ges nel corso della
sua vita, andiamo cos di mistero in mistero, di meraviglia in meraviglia.

III. - La Vergine pertanto lascia quella beata casa di Nazaret... Un luogo cos
santo rimarr deserto ed abbandonato per tre mesi; noi dovremmo abitarlo,
ma preferiamo seguire la Vergine passo passo, ed accompagnarla nel suo
viaggio. Gli Angeli non mancheranno di onorare e di riempire la sua cella di
Nazaret; preghiamo il nostro Angelo custode di essere nel numero di quelli e di
adempite per s e per noi questo ufficio, senza mancare alla sua custodia
verso di noi mentre facciamo parte della guardia d'onore e della compagnia di
Ges e di Maria perch non vogliamo perderli di vista su la terra, ma seguirli
nei loro viaggi e nei loro misteri.
La Vergine, avuto il consenso di Giuseppe il quale, come sposo, ha diritto di
conoscerne la condotta, si incammina verso le montagne della Giudea: da
supporre che, attesa la sua et s tenera e delicata, Maria non fa questo
viaggio di quattro giornate senza un'onesta e conveniente compagnia. vero,
che gli Angeli non mancano di accompagnare Colei che riconoscono per la loro
Regina e il frutto che porta nelle sue viscere, frutto che adorano come loro Dio;
ma la Vergine, savia e prudente quanto mai nella sua condotta osserva tutte le
convenienze anche in faccia al mondo.

166

L'Evangelista riferisce una circostanza che non dobbiamo tralasciare poich lo
Spirito Santo medesimo la fa notare (Luc., I) 39); Maria va con tutta fretta,
Cum festinatione. I santi Padri ci dicono che lo zelo della gloria di Dio la porta e
la trasporta verso quella casa dove diretta.
Ella va dunque: Non quasi incredula de osculo; cammina e arrivando saluta la
cugina.
A questo felice incontro, il bambino chiuso nelle viscere di Elisabetta, mentre
non conosce ancora se stesso gi conosce Dio e la Madre di Dio. La Vergine
riempie di gioia quel piccolo infante e riempie pure dello Spirito Santo la madre
di lui. Pi potente delle lingue di fuoco che scesero poi su gli Apostoli, la lingua
della Vergine riempie dello Spirito Santo e del fuoco dell'amore il bambino e la
madre. Maria riceve Ella pure un nuovo dono dello Spirito Santo, una nuova
elevazione, un rapimento potente per cui esulta nel trasporto di
quell'ammirabile cantico di lode che la Chiesa si appropriato per lodare il
Signore ogni giorno (il Magnificat).
IV. - Questo mistero la prima opera di Ges su la terra dopo che si
incarnato; l'unica opera visibile compiuta su la terra dal Figlio e dalla Madre
nello spazio di quei nove mesi, l'unica che ci venga riferita dal Vangelo.
Nel precedente discorso (nella Vita di Ges) abbiamo udito il colloquio
dell'Angelo con la Vergine; ascoltiamo ora il colloquio della Vergine con
Elisabetta ... Sono due colloqui che dnno principio, il primo all'Ordine
dell'unione ipostatica, il secondo all'Ordine della grazia che dal primo emana;
colloqui giustamente contrapposti a quelli del serpente con Eva e di Eva con
Adamo, i quali diedero principio alla rovina del mondo, come questi dnno
principio alla sua riparazione. In questo felice colloquio con Elisabetta, la
Vergine porta il frutto della vita;

167

dice una parola e subito rapisce la cugina e la ricolma dello Spirito Santo
insieme col bambino di sei mesi che sta nel seno di Lei. La Vergine come un
albero vivente che porta il frutto della vita alla cugina e a quel bambino
fortunato, frutto di una vita ben differente da quella che proveniva dall'albero
dell'Eden. Qui, infatti, Ges la vita, la vita degli uomini e degli angeli, vita
divina e umana; e la Vergine la terra che ha dato questo frutto! Terra dedit
fructum suum (Iac., V, 18). Questo frutto d una vita nuova al bambino che
non ancora nato ed alla madre che lo porta nelle sue viscere; d la vita a
quel bambino, ed una doppia vita; perch gli d la vita umana donandogli l'uso
della ragione che ancor non aveva, e gli d la vita della grazia contraria alla
morte del peccato nel quale egli si trovava; quel Bambino il primo che abbia
gustato di quel frutto di vita dato al mondo e piantato nella Vergine; ma
riflettiamo come ci sia avvenuto: la Vergine proferisce una parola e saluta
Elisabetta.

V. questa la prima emanazione del mistero dell'Incarnazione, la prima
effusione della Vergine divenuta Madre di Dio, la prima azione di Ges fuori
della Vergine, la prima azione del Figlio di Dio fatto figlio dell'uomo, la prima
comunicazione di Ges e di Maria all'universo; sono le primizie non della
natura, ma della grazia; non della grazia (ordinaria), ma di quell'Ordine
superiore alla grazia che l'Ordine del mistero dell'Incarnazione, l'Ordine
dell'unione ipostatica; questo il primo frutto di Ges su la terra. Le primizie di
cose s grandi sono preziose e venerabili.
Nel discorso precedente abbiamo contemplato l'Angelo che dal cielo va, non a
Roma o ad Atene, ma ).d una piccola borgata della Galilea: contempliamo ora
un angelo maggiore, l'Angelo del gran Consiglio che parte da

168

Nazaret con la Vergine la quale un angelo e dappi di un angelo; lo vediamo
scendere in un'altra borgata che non ha neppur un nome, nelle montagne della
Giudea.
Quanti grandi, su la terra, quanti sapienti! Eppure non conoscono il Figlio di Dio
fatto uomo. Ed Egli fa visita non ad Augusta bench allora trionfante in Roma,
ma ad un bambino nascosto nelle viscere della madre, in una oscura borgata
della Giudea; ed questa l'unica opera e l'unica visita ch'Egli compie su la
terra durante i nove mesi in cui risiede nella sua santissima Madre! Fra poco a
Betlemme troveremo Ges con la Vergine, coi Pastori, coi Magi; ma ci che
pi dolce, pi intimo e pi delizioso, qui abbiamo Ges nella Vergine.
Maria star nove mesi senza far visita, n proferir parola, rinchiusa nel suo
Nazaret, in un sacro silenzio, in un profondo rapimento in Colui che il suo
cuore, la sua vita, il suo tutto. Qui, Maria va, viene, parla, e parla pi che in
qualsiasi altra circostanza riferita nel Vangelo e in qualsiasi altro stato della sua
vita. La Parola eterna del Padre, la quale nell'infanzia vuol rimanere senza
parola, qui muove la Vergine a parlare nel saluto alla cugina; e questa parola
sacra talmente efficace che penetra il cuore di santa Elisabetta, toccando ed
aprendo pure il cuore del bambino che sta nel seno di lei. Quella parola rapisce
la madre e il figlio in Ges e nella Vergine, i quali sono i due soggetti di questo
sacro rapimento e di queste ammirabili parole di santa Elisabetta: Benedicta tu
inter mulieres et benedictus fructus ventris tui.

VI.- Ecco il doppio effetto del saluto di Maria: attira a Ges, attira a Maria,
attira ai due pi grandi oggetti del cielo e della terra, attira a tutt'e due
assieme. Per altro Ges nella Vergine e la Vergine in Ges. Ges nella
Vergine perch suo bambino: la Vergine in Ges,

169

perch Ges il suo tutto; e la parte nel suo tutto cos bene come il bambino
nella madre. Anzi, ardisco dire che la Vergine in Ges per una via pi
potente che non Ges nella Vergine; perch Ges in Lei per la natura (di
bambino), mentre Maria in Ges per la grazia e per una grazia cos potente,
ben superiore alla grazia degli uomini e degli angeli. L'anima nel corpo, e il
corpo nell'anima pi di quello che l'anima sia nel corpo, perch l'anima non
dipende dal corpo, mentre il corpo dipende dall'anima e l'anima pur essendo
nel corpo ha la sua vita e il suo essere proprio; e invece il corpo senza l'anima
senza vita
1
.
Grande lo stato di Ges nella Vergine e della Vergine in Ges. Ges in quanto
suo Figlio, dipende da Lei e ne ha bisogno. Oh felice dipendenza! dipendenza
ed indigenza che costituiscono quello stato di insigne eccellenza e potenza che
la Maternit divina. Essendo Figlio di Maria, Ges dipende da Lei, e ne ha
bisogno; soggetto a tutti i movimenti di Maria, non potendo muoversi, n
andare da un luogo all'altro, se non per mezzo di Lei; cos bisogna ch'Ella lo
porti nella casa di Zaccaria, e a Nazaret, e a Betlemme.
Ges dunque nella Vergine e la Vergine in Ges, e quel saluto della Vergine
ad Elisabetta mi sembra parola di Ges e insieme parola della Vergine; ed ecco
perch attira e rapisce a Ges ed insieme alla Vergine.

____________________________
(1) Il pensiero qui ci appare un po' confuso; infatti, il Padre Gibieuf scrisse che
il Padre de Brulle aveva preparato questo opuscolo per essere pubblicato in
seguito alla Vita di Ges, ma non aveva ancora potuto mettervi l'ultima mano.
Il pensiero questo: Ges, rispetto alla vita naturale dipende da Maria, perci
si pu dire che in Maria pi che Maria sia in Lui; ma rispetto alla vita della
grazia, pi insigne e pi potente; tutto all'opposto, perche Ges allora non
dipende da Maria, ma invece Maria dipende da Ges, quindi Ella in Ges pi
che Ges in Lei, poich sotto questo aspetto, ne riceve maggiormente l'azione.

170

una parola di due persone, della persona di Ges e della persona di Maria; ma
siccome queste due persone sono l'una nell'altra, parlano pur l'una nell'altra.
Ges parla nella persona di Maria come il Sacerdote nell'operare il Sacramento
parla nella persona di Ges. Nel sacramento il sacerdote trasforma il pane in
un essere eccellente, perch la sua parola la parola di Ges e non la sua:
cos Ges parlando nella Vergine; e la Vergine parlando in Ges e in nome di
Ges, penetrano e trasformano le anime di Elisabetta e del figlio suo in un
essere eccellente, in una vita nuova, in una vita di grazia e di grazia insigne
che li rapisce ed piena di vigore e di movimento verso Ges e la Vergine. La
mente del bambino di Elisabetta, infatti, tutta illuminata, e la sua vita della
grazia attiva, si eleva e tende il manifestarsi, anzi gi una grazia di
ministero profetico.

VII. - In questo mistero vengono per la prima volta manifestati i due segreti
pi insigni e pi importanti per il cielo e per la terra: l'Incarnazione e la
Maternit divina, due misteri nascosti che si compiono su la terra e non in cielo
e che Dio ha voluto siano manifestati alla terra dai Santi della terra e non dai
Santi del cielo.
L'Angelo, infatti, mandato dal cielo a rivelarli alla Vergine si ritirato senza
dirne nulla a nessuno: Discessit ab ea Angelus (Luc., I, 38); e la Vergine in cui
sono state compiute quelle due meraviglie non ne dice nulla, n a Nazaret, n
nella Giudea. Ma questi due arcani vengono rivelati ad un bambino e da questo
bambino alla madre sua che li pubblica esclamando: Unde hoc mihi, ut veniat
Mater Dei ad me?...
In tal modo la grazia di questo mistero una grazia di luce e un mistero di
manifestazione, e di manifestazione

171

delle verit pi elevate; pi importanti e pi necessarie al mondo.
Quanti sapienti in quel tempo su la terra! Quanti belli spiriti che investigano i
segreti della natura! Ma ignorano i segreti di Dio e non vi pensano. Qui invece
sono manifestati i segreti di Dio medesimo; qui si diffonde la luce del cielo ...
Qui abbiamo la pi celebre scuola dell'universo, dove si impara ci che il
mondo ignora ed ignorer ancora per lungo tempo e questo si insegna in due
parole (di santa Elisabetta). Ma anche la Parola (il Verbo) di Dio abbreviata in
queste due meraviglie in cui Dio si fatto uomo ed una Vergine fatta Madre
di Dio. E questi due misteri sono primieramente rivelati ad un bambino, non ai
grandi, n ai sapienti del mondo, neppure a san Giuseppe, uno dei Santi pi
eminenti. San Giuseppe, infatti ne avr conoscenza soltanto dopo tre mesi,
bench abbia la missione di prestare i suoi servizi al divin Bambino ed alla
divina Madre. Dio, nell'ordine, della sua Provvidenza, vuole che un tal
privilegio, in onore della sua infanzia, sia riservato ad un infante.
Dio si fatto bambino; il mondo lo ignora mentre il cielo lo adora, e un
bambino il primo che lo riconosce e lo adora; e ci avviene per una segreta
azione dell'Infanzia di Dio medesimo che vuole agire nei bambini e onorare se
stesso nella sua qualit di infante, col fare di un bambino il suo primo Profeta.
Cos Dio-Bambino riconosciuto manifestato non da un angelo, ma da un
bambino. E come il primo Profeta di Dio-Bambino un bambino, cos fra poco i
suoi primi martiri saranno pure bambini. In tal modo si esercita la pi alta
provvidenza di Dio sopra i due pi insigni soggetti che Egli abbia nel mondo:
sopra Ges e la Vergine.
Dio vuole pure che una donna, non un angelo n un uomo, per la prima
riconosca e manifesti al mondo la

172

qualit di Madre di Dio nella Vergine. Santa Elisabetta , quella donna
fortunata cui Dio rivela i suoi segreti e le sue verit; e che il cielo istruisce nei
suoi misteri; Dio li insegna nella scuola dell'umilt, li insegna ad Elisabetta per
mezzo del suo bambino; onde onorare ed esaltare in questo modo l'infanzia
divina; e questa la sorgente della prima e pi grande manifestazione al
mondo di una luce cos insigne come quella che ad Elisabetta rivela
l'Incarnazione del Verbo e la Maternit della Vergine.

VIII. Qui adunque, un infante conosce e adora il Dio-Infante; qui una donna,
conosce, rivela ed annuncia la qualit di Madre di Dio in una Vergine. Qui, un
infante, se parliamo in termini religiosi dell'Ordine di Ges e dell'Ordine della
Vergine ... i quali si uniscono in questo luogo e in questo mistero; un infante,
diciamo, il primo discepolo della Parola, di Ges.
Parlando in termini ancora pi elevati, diremo che un bambino qui il primo
Ufficiale di Ges e possiede la prima dignit della Corona nell'Impero di Ges,
perch qui si d principio allo Stato di Ges
1
.
Qui pure si d principio all'Ordine di Ges e all'Ordine della Vergine, i due
Ordini che la grazia stabilisce su la terra tra gli uomini come ha stabilito in cielo
gli Ordini angelici; qui, nella casa di Elisabetta, nello stato di questo mistero ha
principio, quella grazia, quell'Ordine nuovo, il grande Ordine di Ges e della
Vergine.
2

I primi religiosi di questo grande e nuovo Ordine che

_____________________________
(1) L'Autore paragona Ges ad un Principe che fonda il suo Stato e il suo
Impero incominciando a santificare il mondo. Giovanni la prima dignit del
Regno di Ges.
(2) Paragona ancora la religione che Ges viene a stabilire nel mondo, ad un
ordine religioso; la casa di Elisabetta la Casa dove di fonda, si inizia questo
Ordine che fa capo al Mistero dellIncarnazione.

173

lega a Ges ed alla Vergine e li manifesta al mondo, sono Elisabetta e
Giovanni. Chi vuole aver parte alla grazia di un tale Ordine santo, ricorra a
questi Santi, adori questo mistero, veneri quella casa come la prima casa di
quest'Ordine!
Casa fortunata quella che possiede allora Ges e la Madre sua, e Ges nella
Madre sua! Sola possiede i due lumi del cielo e della terra, i due pi grandi
soggetti, di condizione e di venerazione che mai vi saranno in cielo e in terra!
Perci Elisabetta esclama: Benedicta tu in mulieribus et benedictus fructus
ventris tui! Non v' che benedizione nella bocca di Elisabetta, e non vi pure
che grazia e benedizione nel cuore del suo bambino e nella sua casa.
Se noi riflettiamo sul testo del Vangelo, vediamo che dal bambino viene la luce
ad Elisabetta, e non gi da Elisabetta al suo bambino, come infatti, dal Figlio di
Dio viene la benedizione nella Vergine, e non dalla Vergine nel Figlio di Dio; e
cos, anche in questo, l'infanzia di Giovanni onora ed imita la divina infanzia di
Ges.
In questo mistero adunque il Verbo incarnato comunica la prima cognizione, di
se medesimo e della Vergine in cui ha voluto incarnarsi; finch sar infante
nella Vergine non compir nessun'altra opera (esterna). Ci che tre o quattro
mesi dop avverr rispetto a san Giuseppe, sar l'opera dell'angelo Gabriele e
non del Bambino Ges e neppur della Vergine. Ges e la Vergine staranno in
riposo e in silenzio per lo spazio di nove mesi; e intanto il Figlio di Dio non
operer che nella Madre sua, e la divina Madre non operer che nel Figlio suo.

IX. - Sembra cosa strana che il Figlio di Dio, essendo nel mondo, si manifesti
ad un bambino e unicamente ad un bambino e compia un lungo viaggio a
questo effetto;

174

ma dobbiamo riflettere che in questo bambino Egli incomincia a manifestarsi al
mondo intero e che fin d'allora lo consacra come suo Profeta e di lui si dir poi:
Fuit homo missus a Deo. (Joan., I). Nella persona di questo bambino Ges
stabilisce una grazia cos eminente che equivale alla grazia di una intera
provincia nel mondo.
La grazia propria di questo mistero una grazia di luce e di manifestazione,
ma di manifestazione segreta, di manifestazione che propria della sapienza
divina, che non si compie se non inter perfectos, di manifestazione dei soggetti
pi dolci e pi degni di essere conosciuti: Ges e Maria. Chi vuole conoscere
questi due grandi soggetti ed aver parte con loro, con venerazione ricorra alla
grazia di questo mistero nel quale si trovano le primizie di quella grazia insigne
che manifesta al mondo Ges e Maria.
***
Sarei quasi tentato di lamentarmi con l'Evangelista, perch ci riferisce soltanto
l'incontro di Maria con Elisabetta, mentre ci rivela che Maria stette tre mesi in
quella casa. Se dal semplice saluto della Vergine alla cugina abbiamo raccolto
tanti lumi e tante grandezze; elle sarebbe mai dalla loro conversazione per tre
mesi? In quei tre mesi neppur un solo istante rimase ozioso, n venne
perduto; tutto vi era santo, tutto vi era degno di Ges e di Maria ... Quanti
lumi e quanti rapimenti, sia in Maria, sia in Elisabetta! Quante elevazioni!
Quanti canti di lode! Quali segrete operazioni del bambino di Maria nel bambino
di Elisabetta! Ges era come un sole tutto vicino, e Giovanni, come un pezzo di
una molla e ben disposta, che fin dal primo ingresso di Maria aveva ricevuto
una sensibilit e una docilit speciale, a segno che Ges, il quale l'aveva
toccato con grande potenza, ne faceva

175

fondere continuamente davanti a s il cuore e lo spirito: e in tal modo
preparava questo nuovo atleta alle grandi cose cui era destinato: Novus
athleta novo parabatur certamini. Ma queste cose non sono scritte che in cielo
dove ci sar dato di considerare la vita di Ges in tutta la sua pienezza; per ora
sono impresse ad intervalli nel cuore di qualche anima fedele. Di tali cose tanto
sublimi e singolari, adoriamo ci che ignoriamo (O., 36).
***
questo il giorno della Visitazione di Nostra Signora, giorno che stabilisce un
legame speciale di Ges e di Maria con san Giovanni e santa Elisabetta ed
apporta a quella santa famiglia una benedizione particolare ... questa la
prima santificazione che Ges opera nel mondo; Ges, il Santo dei santi, che
venuto a santificare; il cielo e la terra col riempire il cielo e la terra degli effetti
della sua potenza e della sua santit.
Queste primizie sono ben degne di essere considerate e venerate in modo
particolarissimo; tanto pi che si tratta di un effetto singolare che non ha
simile nelle azioni del Figlio di Dio segnate nel Vangelo. Questo deve legarci a
Ges e a Maria, e a Ges in Maria; perch allora Ges era in Maria, viveva in
Lei e da Lei, ed operava per Lei...
***
Ges va a visitare san Giovanni, ma non vuole poterlo fare se non per mezzo
di Maria. Ges il cuore e lo spirito di Maria, pi che Ella non sia il proprio
cuore ed il proprio spirito di se medesima. Ges perci santamente e
soavemente la muove a portarsi da Elisabetta, affinch questa santa donna,
fortunata nella sua relazione con la

176

Vergine, sia la prima, su la terra, che conosca, ormai, ami e pubblichi la dignit
di Colei che Dio ha scelta nel mondo per essere la Madre Sua.
Ges in quella visita a san Giovanni vuole santificarlo, ma per tale
santificazione vuole usare della presenza e della via della Madre sua: Una facta
est vox salutationis tua in ansitus meis. (Luc., I, 44),
1
.
Benedetto sia Ges in se stesso e nella Vergine! Benedetto Ges nelle sue
grandezze e nei suoi abbassamenti l perch in Lui tutto grande, divino ed
adorabile. Benedetto Ges nella vita che riceve dal Padre suo e nella vita che
prende da sua Madre! Ges vuol vivere in Maria e per mezzo di Maria, quindi
in Lei e per mezzo di Lei compiere le sue opere; vuole Pertanto che la prima e
pi segnalata delle sue opere nello spazio di trent'anni, venga per mezzo di Lei
compiuta sopra Giovanni il quale ... destinato da Ges ad essere il primo dei
mortali che lo conosca, lo serva, lo pubblichi nel mondo e lo annunzi persino al
primo fra gli Apostoli Sant'Andrea, infatti, il primo dei discepoli, per mezzo di
san Giovanni Battista giunger alla conoscenza di Ges.
San Giovanni ha un potere eminente, nel dare alle anime la conoscenza di
Ges, poich per il primo lo ha fatto conoscere al mondo ed alle prime anime
del mondo. E poich ha la fortuna di conoscere Ges prima ancora di
conoscere se stesso, e di farlo conoscere alla madre sua santa Elisabetta prima
di venire al mondo e di parlare, egli incomincer il primo uso di se medesimo
con la conoscenza di Ges e di Ges nascosto al mondo. Supplichiamolo

_________________________
(1) Il mistero della Visitazione uno dei principali argomenti che dimostra la
mediazione di Maria nella distribuzione della grazia.

177

di attirarci ed elevarci ad una conoscenza speciale getti ai quali legato cos
strettamente fin dal primo di Ges e di Maria, e di legarci a questi due divini
oggetti ai quali legato cos strettamente fin dal primo istante della sua vita
della grazia prima di vivere nel mondo.
***
Ma san Giovanni legato a Ges nascosto ed ha una relazione particolare con
la condizione di Ges residente e pur nascosto nelle anime. Forse Dio vuole che
siamo di questo numero e ci muove a volere ci che gli piace mentre non
siamo degni di essere suoi. Coloro che hanno parte a Ges nascosto nei suoi
stati e nelle sue operazioni, partecipano della condizione di uno trai pi gran
Santi del cielo; ossia di san Giovanni, il quale incomincia a vivere della vita
della grazia con una sorta di aderenza a Ges nascosto nello stato d'infanzia e
di residenza nel seno della sua santissima Madre. Egli poi continua questa
medesima vita, sotto unazione speciale di Ges, per lo spazio di trent'anni,
vivendo; per tutto quel tempo, nella solitudine, privo di Ges e lontano da
Ges cui aveva reso i suoi primi omaggi e si era dedicato con una perfetta
aderenza ... lontano da Ges che pur si trovava nella Giudea; e Giovanni ben
lo sapeva.
O Ges nascosto! O Ges lontano! Siete dunque in questo modo l'appannaggio
di san Giovanni! E anime meschine a paragone di un s gran Santo,
stenteranno ad aver parte a Voi senza goder di Voi e senza conoscervi
Oh deserto di san Giovanni! Oh privazione di Ges! Quali lezioni ci porgereste
se fossimo capaci di intenderle!
Consacriamoci a Ges, consacriamoci alla Vergine, consacriamoci a Ges nella
Vergine: consacriamoci a Ges nascosto nei suoi misteri, nei suoi stati, nei suoi
disegni

178

sopra di noi. Sopportiamo volentieri la privazione di Ges, ma per Ges
medesimo! Ch'Egli ci possieda senza che noi lo possediamo ora, onde possiamo
possederlo poi un giorno in un modo pi sublime, pi pieno e pi santo. In una
parola, dedichiamoci a Lui ed alla sua santissima Madre in quella maniera che
si compiaceranno di ordinare e stiamo fedelmente sottoposti alle loro vie ed ai
loro disegni sopra di noi. (O., 37).
***
Il nostro corpo, per la sua pesantezza, ha bisogno di tempo e di altre cose per
trasportarsi da un luogo ad un altro; in questo differente dall'angelo, il quale
si trasporta dove vuole per la sola efficacia della propria volont e senza
nessun impedimento; l'angelo, infatti, spirito, perci non soggetto n ai
luoghi, n alle distanze. Ma se questo pensiero ci umilia e ci pone tanto al
disotto degli angeli, v' un punto che ci rialza ad una certa eguaglianza con
loro e persino al disopra. Difatti, il moto degli angeli naturale e questa
perfezione propria anche degli angeli cattivi; invece nei movimenti lenti di
questo nostro corpo materiale e terreno che ci grava, noi possiamo e dobbiamo
avere dei movimenti santi e spirituali che sorpassano gli angeli ed i loro
movimenti.
Cos la Vergine, portandosi in montagna (Luc., 1,39) camminava passo passo e
nel suo viaggio impiegava parecchie giornate; mentre portava il Figlio di Dio,
non era portata dagli angeli; ma soggetta come noi a questa infermit
corporale (della lentezza e fatica del viaggio); soggetta, dico, e non esente,
poich fra tante esenzioni di cui godeva nell'ordine della natura e della grazia,
non era esente da tale necessit che venero nella Vergine pi che la la libert e
l'agilit di cui godono gli Angeli tra loro. (O., 186).

179

VI

MARIA NELLA NATIVIT DI GES

I. - Colui che ha fatto il tempo ed il Re dei secoli, volle rendersi soggetto al
tempo e regolare il corso della sua vita (umana) secondo la legge del tempo.
questa la prima legge, la prima servit cui troviamo sottoposto, il Figlio di Dio
nel mondo Dal venticinque marzo in cui il Figlio di Dio era stato concepito
sino al venticinque dicembre, il corso dei nove mesi fissato dalla natura per la
formazione progressiva del bambino nel seno materno era interamente
compiuto. Il Figlio di Dio volle subire questa legge di natura, senza abbreviarla
di un sol momento ... Non volle ritardare il giorno felice per l'universo del suo
ingresso nel mondo, ma neanche anticiparlo con l'abbreviare, sia pure d'un
solo istante, per via miracolosa, la soggezione alle leggi cui aveva voluto
sottostare per degnazione e misericordia. Non us della sua potenza
miracolosa per esimersi da ci ch'Egli era venuto a cercare e a subire per noi,
ma solo per liberarci dalla schiavit e dalle miserie del peccato. (O., 44).
L'Evangelista ci fa dunque sapere che Impleti sunt dies ut pareret (Luc., II, 6),
(I giorni fissati dalla natura per il parto sono compiuti), e dalla pienezza di
questo corso della natura ci eleva facilmente a venerare la pienezza del tempo
della quale si parla nella Scrittura, in cui il tempo d origine all'Eterno, la
creatura al Creatore e la Vergine al suo Dio e insieme suo unigenito Figlio.

II. - Questa pienezza del tempo (Plenitudo temporum) ci eleva inoltre a
considerare un'altra pienezza data alla natura per partorire l'Autore della
grazia. La Vergine, infatti, riceve una pienezza di grazia per partorire

180

Ges: l'Autore della grazia non pu essere partorito che per pienezza, di
grazia, di potenza e di grandezza. La natura partorisce la grazia come la
creatura partorisce il Creatore. Ges, infatti, la grazia del Padre, grazia
essenziale e non accidentale, grazia essenziale e personale, grazia increata ed
incarnata, grazia e fonte di grazia che combatte su la terra, e trionfa in cielo.
Questa grazia viene partorita dalla natura, Ges da Maria: da Maria, dico, e
dalla natura elevata, interessata ed animata da un nuovo stato nella grazia
da una nuova azione della grazia che la rende degna di dare alla luce il Figlio di
Dio.

III. - Quando diciamo che la Vergine partorisce il Figlio suo unigenito,
guardiamoci dall'abbassare le nostre menti alle semplici condizioni dei parti
umani. Il Figlio di Maria Dio ed uomo; nel suo Essere riunisce due condizioni
ben differenti, e in questi stati riunisce pure grandezze e bassezze in
conformit con le differenti qualit delle sue due nature. Tali grandezze si
riflettono anche su la Madre sua, perch in questo mistero del Figlio e della
Madre, sono congiunte le grandezze dell'uno e dell'altra. Il Figlio bambino,
ma Dio: la Vergine madre di un bambino, ma Madre d'un Dio, Madre del
Creatore, Madre del Salvatore del mondo. Maria Madre Vergine e da Lei Ges
nasce senza nessuno sforzo naturale, per la dolce azione della sua potenza, in
virt della potenza divina che Egli comunica alla Madre sua, per darlo alla luce
come un Dio. Se un Dio deve nascere, deve nascere cos, senza impurit,
senza violenza, senza danno per Colei che lo partorisce come in Lei stato
concepito senza nessun incidente che potesse, menomamente offuscare la
purezza e la verginit di Colei che madre insieme e vergine; Madre e Vergine
nel concepirlo, Madre e Vergine pure nel partorirlo.

181

Ges nasce senza violenza n oltraggio alla natura, sine contumelia natura,
come dicono i nostri Dottori.
Nasce per una potenza di spirito, cio deno Spirito di Dio nella Vergine: Quod
in eo natum est, de Spiritu Sancto est. Egli viene a nobilitare la Vergine, a
purificarla e santificarla col suo avvento; quindi non le porta nessun danno,
nessuna violenza, nessun oltraggio, nessuna macchia. I peccatori nascono in
mezzo a dolori ed oltraggi, perch sono peccatori, figli di via e di dolori; ma
Ges il Figlio di Dio, il Padrone della natura, il Giusto per eccellenza, il nostro
Giusto e nostro Sovrano: Dominus justus noster (IER., XXIII, 6). Poich vuol
che la natura gli dia nascita, alla Madre sua, che d alla luce un Dio, non vuole
fare una condizione inferiore a quella ch'Egli ha dato alla natura per produrre le
cose inanimate.
Ges il Fiore d'Israele; ora, la natura produce i fiori senza nessuna ferita
nella pianta che li porta.
Ges la luce dell'universo, e ora la luce esce dal sole con una emanazione
cos viva, dolce, eminente, che in un attimo dal cielo scende su la terra senza
sforzo, senza ferire i corpi trasparenti attraverso i quali arriva sino a noi.
1


_________________________
(1) Il Verbo eterno luce, non solo nella sua essenza, ma anche nella
propriet della sua persona: dal Padre nasce come luce, e come Dio di luce
vuole pur nascere nel mondo. Orbene, la luce del sole dall'alto dei cieli si
abbassa sino all'infimo della terra, ma senza avvilirsi; penetra tutto, ma senza
incontrare nessuna macchia; si unisce a tutto, si incorpora a tutto, aia senza
mescolarsi con nulla; la purezza, la semplicit, la candidezza e la dignit del
suo essere sono tali che nelle condizioni corporali conserva le condizioni
spirituali; dalla variet delle cose cui unita riceve in se medesima n danno
n variet; si abbassa senza avvilirsi, si applica e si unisce senza mescolarsi, si
incorpora senza macchiarsi. Cos il Verbo, nelle condizioni della nostra infanzia
conserva le sue perfezioni e le sue grandezze; n riceve danno alcuno nella
purezza, semplicit e dignit dell'Essere suo; ma nell'abbassarsi senza
avvedersi, ci eleva; con l'unirsi a noi, ci purifica; con l'incorporarsi a noi, ci
deifica. (O. 42).

182

IV. - Come il parto di Maria ammirabile, cos le cause sono divine ed
ammirabili: la Vergine riceve una potenza divina per dare alla luce il Figlio suo.
La virt dell'Altissimo la circonda come nel virgineo concepimento: il desiderio
dell'Eterno Padre di dare al mondo il Figlio suo viene comunicato al Cuore di
Maria e questo Cuore materno e verginale unito alla volont e al potere di dare
al mondo il Figlio suo, si trova potente, ma di una potenza divina, per dare alla
luce un Dio su la terra.
Ma parliamo in termini pi elevati di Colui che superiore alla natura, essendo
il Dio della natura: Ges il Figlio del Padre, e dal seno del Padre procede
senza aprirlo, poich questo seno rimane eternamente chiuso come prima, non
ostante la processione del Figlio e la sua missione nel mondo: parimenti Egli
vuole pure procedere dal seno verginale della sua santa Madre, in tal modo che
questo seno rimanga chiuso come prima. Il seno di Maria era appunto figurato
nell'Orto chiuso, nella Fonte suggellata e nella Porta orientale per la quale
passa il Signore.
Oh potenza! Oh grandezza! Oh dignit della Vergine che concepisce e d al
mondo un Dio!
Se Dio doveva essere concepito, cos doveva essere concepito; se Dio doveva
essere partorito, doveva pure essere partorito in questo modo.
Grandezze, e meraviglie del divin parto! Come ne sorpassano le bassezze! Ma
anche le grandezze della natura divina, quanto sorpassano le bassezze della
natura umana del Dio-Bambino! Tuttavia le grandezze e le meraviglie qui sono
interiori ed invisibili, mentre le bassezze sono visibili e sensibili; parimenti la
natura divina, di questo Bambino invisibile, mentre sensibile la sua natura
umana. Contempliamo queste grandezze e queste bassezze; adoriamole
perch le une e le altre sono divine, e le une e le altre sono nostre. Su le
grandezze si eserciti la

183

nostra fede: su le bassezze si esercitino i nostri sensi, ma sotto la direzione
della fede e con la luce della grazia.
Consideriamo dunque lo stato e il procedimento di questo parto; perci
portiamoci a Betlemme; andiamo alla stalla. Contempliamo Ges Bambino;
contempliamo la Madre sua Maria; contempliamo Giuseppe che assiste e serve
la Madre e l'Infante. Contempliamo la stalla, e il bue, e l'asino, e la grandezza
del cielo abbassata in Betlemme nella persona del Figlio, ed anche nella
persona della Madre.

V. - La Vergine parte da Nazaret e va a Betlemme in seguito ai decreti
dell'Imperatore. Fin d'allora Ges obbedisce al sovrano della terra; e cos
incomincia ad obbedire prima ancora di nascere. Per obbedienza morr poi su
una Croce: per obbedienza vuole gi nascere a Betlemme. Pertanto un fatto
cos divino come la nascita di Ges nel mondo, sembra avvenire per un
semplice caso.
Cos Dio ordina e nasconde la sua Provvidenza nelle cose umane; e dobbiamo
ammirare come la pi alta e preziosa provvidenza che Dio eserciti sopra il suo
Unigenito Figlio sia temperata, coperta, regolata e come abbassata nei casi
umani.
Che vi mai nell'universo di pi divino che la nascita di Ges? Qual fatto
avrebbe dovuto essere pi particolarmente ordinato da una provvidenza tutta
divina ed elevata, e meno abbassata nelle cose umane? Sembra invece che Dio
non se ne curi; e un tale evento sembra abbandonato al capriccio della volont
di un principe che pensa a conoscere le forze del suo Impero; e questo evento
viene regolato dai governatori delle provincie, i quali emanano decreti quando
e come loro comoda, regolato degli esecutori di questi decreti e da mille altri
casi che accadono in simili affari.

184

Ges nasce in una stalla e non in una casa comune, in una mangiatoia e non in
una culla come gli altri bambini. Ges nasce tra il bue e l'asino e non in mezzo
ai parenti; la sua prima compagnia quella di quei due animali. In un tale
abbassamento avviene la nascita miracolosa di Colui che ha fatto il cielo e la
terra! Ma non tocca a noi parlare di questo mistero; ci basta ammirarlo ed
adorarlo, con un profondo silenzio piuttosto che profanarlo ed avvilirlo coi
nostri pensieri troppo bassi e deboli. Ges, bambino, quindi obbligato al
silenzio e non pu parlarcene; toccherebbe alla Vergine all'Angelo, che serve
Ges, dircene qualche cosa.
Dio che in tal modo ha abbassato su terra il Figlio suo in una stalla, vuole
esaltarlo in cielo; dal cielo, manda i suoi angeli ad adorarlo; dal cielo manda i
suoi angeli ad annunziarlo; dal cielo manda una stella per rivelare ai Magi la
sua nascita. Ecco le tre meraviglie che il cielo tributa a Ges nato bambino su
la terra, mentre la terra giace nella dimenticanza del suo salvatore: Et adorent
cum omnes angeli ejus. (Heb., I, 6). (O.,38, 44].
***
Nel mistero della Nativit di Ges sono da considerarsi varie cose:
1) L'unione della Vergine con la volont dell'Eterno Padre di dare al mondo il
Figlio suo, volont divina che efficacemente agisce nell'anima e nella persona
della Vergine.
2) L'unione della Vergine con lo spirito e la volont del Figlio suo di dare se
stesso al mondo, e di farlo per mezzo di Lei.
3) Il compimento della divina Maternit, per mezzo di queste vie divine. La
Maternit, infatti, ha il suo compimento nell'autorit della madre sul bambino;
e questa

185

autorit non compete alla madre se non dopo che lo ha messo al mondo. In tal
modo questa nascita conferisce a Maria autorit sopra Ges, e le d per
suddito Colui che suo Figlio ed insieme suo Dio; ed questa una nuova e
meravigliosa gloria per il suo stato di Madre di Dio.
Nelle nostre pratiche di divozione interiore, imitiamo gli stati e le diposizioni
della Vergine, unendoci alla donazione del Padre, del Figlio e della Madre, onde
accogliere e ricevere per noi Colui che ci vien dato, come la terra avrebbe
dovuto riceverlo se ne fosse stata degna. Ma la terra allora non lo accoglieva; e
dopo, lo mise in croce. Alcuni, vero, lo accolsero i Pastori, i Magi, Simeone,
Anna; ma semplicemente come persone private senza mandato, n da parte
della Sinagoga, n da parte del mondo. Accogliamolo ora per noi, come quelli
allora io accolsero per s.
Preghiamo la Vergine che ci doni il Figlio suo, poich, in questo mistero e in
virt di questo mistero Ella riceve il potere di dare al mondo il proprio Figlio,
potere che una delle eccellenze e singolarit che da questo mistero derivano
alla sua Maternit. Maria nell'Incarnazione riceve il Figlio di Dio; nella Nativit
lo d al mondo e riceve il potere di darlo, e questo potere le rimane sempre, n
mai le viene tolto
1
. Preghiamola che usi di questo suo potere e ci doni il Figlio
suo, ma ci doni noi pure a Lui; vediamo di dare anche noi alla Vergine il potere
di darci al Figlio suo, come il Padre le d il potere di darlo a noi (O.,43).

_________________________
(1) La Maternit divina per il P. de Brulle; uno stato permanente ed eterno,
quindi permanente e eterno anche il potere che ne deriva. Cinquant'anni
almeno prima del Bossuet, egli aveva gi espresso formalmente in queste
parole quel principio di cui si fa tanto onore il grande oratore francese per
stabilire la Mediazione di Maria Vergine. Per altro risaputo che Bossuet il
pi illustre dei berulliani .

186

***
La grazia della Nativit una grazia che stabilisce un nuovo legame e una
nuova relazione della Vergine con l'Eterno Padre, mentre Ella genera il Figlio
del Padre e lo d al mondo in virt del disegno eterno: Sic Deus dile it
mundum (Joan., III, 16), relazione speciale con la generazione, e l'amore del
Padre, con la potenza del Padre di generare e di dare al mondo il Figlio suo,
perch questo potere di darlo fondato su quello di generarlo.
una grazia che alla Vergine conferisce eminenza, autorit e potere, nel
tempo e nell'Eternit, sopra gli Angeli, sopra gli uomini e sopra tutte le
creature. una grazia che collega Maria con la Divinit e le d intimit e
societ particolare con Dio ed una nuova dignit al cospetto di Dio medesimo.
Madre di Dio! chi mai potr comprendere questi due termini? chi potr
intendere questa Maternit, questa sorta di dignit e di autorit materna al
cospetto di Dio?
Se la grazia ordinaria ci rende degni di Dio: Invenit illos dignos se (Iap., III,
5), cosa sar della dignit compresa nella grazia di Madre di Dio? un'autorit
speciale rispetto alla misericordia, come questo mistero mistero di
misericordia; la Vergine pertanto Madre di Misericordia e da questo mistero
derivano gli effetti e i privilegi straordinari della sua misericordia (O., 45).

Il Mistero della Nativit mistero di Ges e di Maria: mistero di nascita e di
vita; mistero di vita sofferente e morente, poich in quello Ges prende nascita
per morire mentre nella sua nascita divina ed eterna riceve vita, per vivere di
una vita impassibile ed eterna. Mistero dunque che deve legarci al Figlio di Dio
e insieme alla Madre sua. (L., 110).

187

Bisogna riflettere a questi tre punti che si riferiscono all'onore della Nativit
temporale di Ges: 1) Essa adora per istato la Nascita o generazione eterna;
2) d come suddito all'Eterno Padre il Figlio suo unigenito e Consustanziale; 3)
in tal modo estende la sovranit del Padre Eterno sopra il pi degno e pi
divino di tutti i sudditi che Possano mai essere compresi nei confini della sua
giurisdizione. Orbene, in Voi, o Vergine avvenuta quella Nativit cos augusta
e divina; Figlio vostro questo Figlio dell'uomo, carne della vostra carne,
ossa delle vostre ossa, e da Voi e in Voi si fatto carne della vostra carne, e
dal vostro sangue ha tratto quel sangue prezioso che i carnefici hanno poi
tratto dalle sue vene. (O., 20).

Supplico Ges nostro Signore e la sua Santissima Madre di benedirci tutti in
questo tempo di grazia particolare, vale a dire in questo tempo della Nativit di
Ges e della divina Maternit della sua santissima Madre. il tempo di Ges e
di Maria; il tempo in cui spandono i loro favori su le anime che loro
appartengono e desidero che siate sempre del numero di queste. Vi offro a loro
per il potere che si compiacciono di darmi su le anime vostre e ne uso a questo
effetto. Li prego di renderci tutti degni di servirli con quella perfezione che
desiderano. (L., 41).

Offriamoci al Padre, al Figlio ed alla Madre! Adoriamo le grandezze della
seconda nascita di Ges, la quale onora, esalta ed unisce assieme con un
nuovo legame quelle tre persone: il Padre nel potere che ha sul Figlio suo, il
Figlio nell'onore e nell'omaggio che rende al Padre, la Madre nella qualit, nel
potere nell'autorit ch'Ella possiede verso Colui che il Figlio del Padre.
Oh Paternit! Oh Filiazione! Oh Maternit.
Ma meglio adorare con un sacro silenzio ci che

188

neppure la lingua degli angeli pu degnamente annunciare n agli uomini n
agli angeli medesimi. (Grandezze di Ges, Vita e Pensiero, pag. 412).

Le bassezze e privazioni dello stato d'infanzia si riducono a tre: dipendenza,
indigenza, impotenza. Per contro queste bassezze sono ripiene di poteri, di
grandezze e di meraviglie, perch sono privazioni e bassezze d'un Dio. 1) La
prima grandezza la Maternit divina; perch questa l'effetto dell'infanzia e
non dell'Incarnazione; se (il Figlio di Dio) si fosse contentato di farsi uomo, non
avrebbe avuto bisogno di una madre, ma ne aveva bisogno facendosi uomo
per via d'infanzia; 2) grandezza: l'autorit della Madre di Dio sul Figlio di Dio;
3) la sua influenza continua in Ges residente in Maria; 4) in quella guisa che
nell'annientamento dellIncarnazione l'uomo viene elevato sino al trono di Dio,
essendo vero Dio: cos nell'annientamento dell'Infanzia, una Vergine viene
elevata alla dignit di Madre di Dio e per questo mezzo i due sessi in questo
doppio abbassamento ricevono un'esaltazione singolare; 5) grandezza. La
Maternit divina stabilisce, tra Dio, e la Vergine un vincolo come quello
dell'infante alla madre sua; in conseguenza di ci tutte le grazie emanate da
un tale stato (ossia dell'Incarnazione) hanno una speciale dipendenza dalla
Madre di Dio. (O., 49).

Il silenzio di Maria nellInfanzia di Ges

Mentre il Figlio di Dio sta in silenzio e nell'impotenza di parlare a motivo della
sua infanzia, noi dobbiamo parlare per Lui e di Lui tanto pi volentieri che per
noi si ridotto in un tale umile stato di silenzio e di impotenza, mentre
secondo il suo Essere proprio e la sua nascita eterna Egli la potenza, la
parola e la sapienza del

189

Padre. Riconosciamo dunque ci che Egli nella Divinit, contempliamo ci che
si degna di essere nella nostra umanit e consideriamo che la potenza del suo
amore e la grandezza della sua degnazione lo hanno ridotto in questo stato di
piccolezza e di impotenza. Adoriamo, ammiriamo uno stato cos abietto in un
Essere cos grande, una tale debolezza in una tale potenza.
Invece di parlare di Ges, preferirei ascoltare chi mi parlasse di Lui: perch
questo stato di silenzio che vedo in Ges mi rapisce e mi invita al silenzio,
come pure vedo che rapisce la sua santissima Madre e l'attira Lei pure al
silenzio. Sceglierei pi volentieri di tenere compagnia a Ges e a Maria nel loro
silenzio, piuttosto che a tutto il rimanente del cielo e della terra, ed anche a
quelli che, secondo riferisce il Vangelo, parlano cos sublimemente e
divinamente delle meraviglie avvenute in quei giorni. Un tal sacro silenzio
meglio adatto ad onorare cose s grandi e profonde ed a venerare degnamente
le grandezze di Ges nascoste nelle sue bassezze, la Divinit velata dalla
nostra umanit, e la potenza e la sapienza increata coperte dallimpotenza e
dallinfanzia che scorgiamo con gli occhi nostri.
***
Nel sacro tempo dell'Infanzia, di Ges, Maria tutta dedicata al silenzio;
questo la sua porzione, il suo stato, la sua via, la sua vita. La sua vita vita
di silenzio, la quale adora la Parola eterna del Padre. Vedendo davanti gli occhi
suoi, nel suo seno, nelle sue braccia, quella Parola sostanziale del Padre dallo
stato d'infanzia ridotta alla mutolezza e al silenzio, Maria entra in un nuovo
silenzio e vi trasformata ad esempio del Verbo Incarnato suo, Figlio suo Dio e
suo unico Amore. La vita di Maria si passa cos di silenzio in silenzio, in silenzio
di adorazione, in silenzio di trasformazione; la sua mente e il suo cuore

190

cospirano parimenti a formare e perpetuare in Lei una tale vita di silenzio.
E tuttavia, un soggetto cos grande, cos presente e proprio di Lei, sarebbe ben
degno delle sue parole e delle sue lodi.
A chi appartiene Ges pi da vicino che a Maria sua Madre, a Maria Madre
senza padre, gloria che a Lei sola conviene come Dio in cielo Padre senza
madre? Chi dunque, ha maggior diritto di parlare di Ges che Maria la quale gli
tiene luogo di padre e di madre tutt'assieme e non divide con nessuno la nuova
sostanza di cui lo ha rivestito?
Chi conosce lo stato, le grandezze e le bassezze di Ges meglio di Maria, in cui
Egli ha riposato per nove mesi, da cui ha preso quel corpicino che copre lo
splendore della Divinit, come una nube leggera che nasconde il sole, come un
velo davanti al vero Santuario?
Di cose cos grandi, profonde e divine, chi parlerebbe pi degnamente, pi
altamente e pi divinamente di Colei che la Madre del Verbo eterno, nella
quale e per mezzo della quale quelle grandi, cose furono compiute, l'unica
persona che la Trinit abbia scelta ed unita a s per operare simili meraviglie?
Eppure Maria, rapita dal silenzio del suo Ges, rimane in silenzio. Uno degli
effetti sacri e divini del silenzio di Ges appunto quello di dare alla sua
santissima Madre una vita di silenzio, di silenzio umile, profondo; il quale adora
la Sapienza incarnata in un modo pi santo e pi espressivo che le parole degli
uomini e degli angeli.
***
Il silenzio della Vergine non effetto di debolezza o d'impotenza; un silenzio
di luce e di rapimento, pi eloquente nelle lodi di Ges che l'eloquenza
medesima.

191

un effetto potente e divino nell'Ordine della grazia, vale il dire un silenzio che
viene operato dal silenzio di Ges, il quale imprime un tale effetto divino nella
Madre sua e la attira a s nel suo proprio silenzio, assorbe nella sua Divinit
ogni parola ed ogni pensiero della sua creatura.
Perci una meraviglia il vedere che in questo stato di silenzio e d'infanzia di
Ges, tutti parlano e Maria non parla punto; perch il silenzio di Ges ha
maggior potenza per tenerla in un sacro silenzio, che non la parola degli angeli
o dei Santi per sciogliere la sua lingua e muoverla a parlare di cose pur cos
degne di lode, che il cielo e la terra unanimemente le esaltano e le adorano.
Gli angeli parlano della nascita di Ges, tra loro e coi pastori: Maria sta in
silenzio.
Si affrettano e parlano i pastori; Maria sta in riposo e in silenzio.
I Re arrivano dall'Oriente e fan parlare la citt, lo stato intero, il Sinodo e la
Giudea: Maria sta nel ritiro e nel silenzio.
Tutto lo Stato si muove, ognuno stupisce e parla del nuovo Re ricercato dai
Magi: Maria sta nel suo riposo e nel suo sacro silenzio.
Nel Tempio, parlano Simeone, Anna la profetessa e tutti quelli che aspettano la
salvezza d'Israele: Maria offre, d, riceve e riporta con s il Figlio suo, ma in
perfetto silenzio: tanto il silenzio di Ges esercita la sua potenza e la sua
segreta impressione su lo spirito e sul cuore della Vergine e la tiene
potentemente e divinamente occupata e rapita nel silenzio.
Cos pure, per tutto il tempo dell'infanzia di Ges, rispetto alla condotta di
Maria ed alla sua piet verso il Figlio suo e le cose che di Lui si dicono e in Lui
si compiono, il Vangelo non ci dice che queste parole: Maria

192

conservabat omnia verbo, haec conferens in corde suo (Luc., II, 19). Ecco lo
stato e l'occupazione della Vergine; ecco il suo esercizio e la sua vita rispetto a
Ges durante la divina Infanzia. (O., 39).

Maria nel suo cuore ammirava, conservava e meditava la vita di Ges.

Poich il Figlio di Dio si degna di fissare nella nostra umana natura la sua vita
divina, e di vivere tra gli uomini per amore degli uomini, uno degli omaggi che
dobbiamo rendergli in questo suo nuovo stato di fare che la nostra vita sia
tutta occupata della sua vita, legata alla sua vita, riempita della sua vita,
formata sul modello della sua vita; di fare insomma che la nostra vita non sia
altro che una capacit per raccogliere ed ammirare la sua vita. Tale era la vita
della Vergine, vita tutta occupata della vita del Figlio suo: Erant mirantes super
his quae dicebantur de illo (Lc 2,33); e ancora: Maria autem conservabat
omnia verbo, haec conferens in corde suo (Lc 2,51). Da questi due testi
rileviamo tre cose rispetto alla vita ed occupazione di Maria verso il Figlio suo:
era una vita 1) occupata nell'ammirazione: occupazione sublime, preziosa e
deliziosa; 2) una vita occupata nella conservazione e custodia (nel proprio
cuore, degli atti e delle parole di Ges), come di un deposito sacro; 3) una vita
occupata nella meditazione, nell'osservazione e nello studio, come in
quell'oggetto che siamo pi obbligati a conoscere e nella cui conoscenza
consiste la vita eterna: Haec est vita aeterna ut cognoscent te solum Deum
verum et quem misisti Jesum Christum (Joan, XVII, 3). Come in Dio vi
un'immensit di essere che riempie ogni cosa: cos in questo nuovo essere, in
questo stato, in questa vita di Ges, vi una sorta di immensit spirituale, una
dignit,

193

una grandezza che deve riempire ogni mente creata e formare l'occupazione
perenne d'ogni anima che sia capace di una tal vita; che se vane creature
hanno una vita tutta occupata l'una dell'altra, come il padrone e il servo, il
marito e la moglie, quanto pi la nostra vita deve essere, per la grazia, tutta
occupata di Ges ed anche di Maria, Madre sant'issi ma di Ges a Lui cos cara
e cos strettamente ed intimamente unita. (0.,31).

VII

L'EPIFANIA

I. - Una delle occupazioni della Madre di Dio in questo santo tempo
(dell'infanzia di Ges), come ci riferisce l'Evangelista S. Luca, era questa:
Conservabat omnia verba haec conferens in corde suo (Tutto conservava e
meditava nel suo cuore).
Siccome dobbiamo essere consacrati alla santissima Madre di Dio, dobbiamo
pure imitarla. Poich uno dei suoi principali esercizi era la considerazione
dell'infanzia del suo divin Figlio, Conferens in corde suo, tale pure deve essere
uno degli oggetti principali dei nostri pensieri.
Dobbiamo pertanto in tutta questo tempo aver cura di prendere come soggetto
delle nostre riflessioni qualche parola del Vangelo della divina Infanzia. Ve n'
una che, a mio giudizio, dobbiamo meditare con una divozione particolare:
Invenerunt puerum cum Maria Matre jeus (Trovarono il Bambino con Maria sua
Madre. Noi dobbiamo sempre cercare il Figlio di Dio e sempre lo dobbiamo
trovare, perch chi lo cerca lo trova. Qui quaerit, invenit.
Vi sono tre dimore principali nelle quali dobbiamo cercare e trovare Ges: la
prima il seno dell'Eterno Padre. Oh quale dimora! Oh quale soggiorno! La
seconda

194

l'umanit in cui ha voluto abitare; la terza il cuore e il seno della Vergine.
Ecco tre dimore insigni, degnissime, ma tutte interiori, tutte spirituali, tutte
divine. Ve ne sono altre pi sensibili, perch come il Figlio di Dio con
l'assumere la nostra natura si reso sensibile, cos in questa qualit, ha pure
varie dimore sensibili. Tra queste ve ne sono tre principali: la prima
Betlemme, dove Egli nato; la seconda, Nazaret dove stato concepito ed
cresciuto; la terza il Calvario dove ha sofferto ed morto.
II. - Dobbiamo impiegare tutta la nostra vita nel cercare il Figlio di Dio, e tutto
l'animo nostro nel considerarlo, adorarlo ed imitarlo in quelle tre dimore,
poich l il Figlio di Dio ha operato la maggior parte dei suoi misteri.
Ma in questo tempo lo dobbiamo particolarmente cercare a Betlemme, in
quella sua pi augusta dimora dove nato. Non dobbiamo pi dimorare in noi
medesimi, n nelle nostre abitazioni; dobbiamo fissare la nostra dimora in
Ges Cristo e in tutto questo tempo dell'infanzia rimanere con Lui a Betlemme.
L Egli ha compiuto cose grandi; l Egli si manifesta come Figlio dell'uomo, e l
pure la Vergine appare nel suo ufficio di Madre di Dio. questo il luogo ch'Egli
ha voluto scegliere per la sua prima manifestazione nel mondo, il luogo nel
quale Egli prende possesso della terra.
Dobbiamo considerare i Magi non gi come persone private che vengono ad
adorare il Figlio di Dio unicamente per proprio conto; ma come persone che
rappresentano tutto il mondo e vengono a nome di tutta la terra. La terra non
vi pensa, non ne degna; la terra non ha dato loro nessun incarico di venire,
ne era affatto indegna; ma l'Eterno Padre li ha condotti in rappresentanza di
tutta la terra, quantunque essa non vi pensi.

195

Oh! quale onore rendono questi Re al Figlio di Dio! Quale adorazione!
I pastori erano, gi venuti prima, ma non erano persone di qualit, bens
povera gente, uomini semplici, e, quindi rendevano omaggio al Figlio di Dio per
proprio conto e non per il restante del mondo; era un onore dappoco, per cui
possiamo dire che erano venuti a vedere il Figlio di Dio nato su la terra,
piuttosto che ad adorarlo. Questi Re invece sono persone di qualit, condotti
dall'Eterno Padre medesimo ad adorare il suo Figlio e ad adorarlo a nome di
tutta la terra.
Oh! quanto degno tal luogo dove il Figlio di Dio ha operato cosa s grande.
Oh! quanto privilegiato Betlemme! In questa ottava vediamo di cercate il
Figlio di Dio, insieme con i Magi in questa dimora.
Nella sua nascita Ges aveva dato se stesso al mondo, ma non si era fatto
conoscere e mi sembra che vi sia una certa differenza tra la sua nascita e la
sua manifestazione. In questo mistero dei Re invece, Ges si manifesta al
mondo e si fa conoscere. Egrediatur ut splendor justus ejus, et Salvator ejus ut
lampas accendatur. (Is., LXII, 1).
Il Figlio di Dio nella sua nascita eterna ha parecchie qualit e propriet: Egli
nasce come Figlio del Padre, Verbo del Padre, Splendore del Padre, Splendor
paternae gloriae (HEBR, 1, 3); parimenti nella sua nascita temporale ha
parecchie qualit e propriet, e una di queste di di essere luce e splendore:
Egrediatur ut splendor justus ejus, non solo nella sua persona divina, ma
anche nella sua umanit. Mi pare che S. Agostino spieghi in questo senso le
parole: Qui videt me videt et Patrem, perch nell'umanit di Ges era impresso
tale uno splendore che non solo la persona divina del Figlio di Dio, ma anche

196

quella divina umanit manifestava la Divinit e la persona del Padre.
Orbene, in questo giorno appunto Ges incomincia a comparire in tale qualit,
come luce e come splendore, facendosi conoscere al mondo. E poich Egli
incomincia a dare al mondo questa grazia della sua manifestazione, noi
dobbiamo aver cura di domandargliela. Oh quale grazia una tale
manifestazione! Oh come degna di essere ricercata! Oggi appunto essa
solennemente incomincia nella persona dei Re e di tutti quelli di cui questi Re
sono rappresentanti e procuratori per missione dell'Eterno Padre; oggi
incomincia non solo per luce, per conoscenza e per adorazione di Ges, ma
pure per potenti effetti di legami e di appartenenza speciale alla sua divina
persona.

III. - Il Figlio di Dio in questo mistero non si manifesta solo come uomo, ma
come Figlio dell'uomo e come Infante; e i Re lo trovano in questo stato,
Invenerunt puerum, ed la seconda cosa che dobbiamo considerare in questo
mistero. Il Verbo Eterno poteva farsi uomo senza farsi Figlio dell'uomo, senza
nessuna relazione con gli uomini, ma soltanto con Dio; quando pure avesse
fatto cos, gli uomini non avrebbero avuto motivo di lagnarsi, perch sarebbe
stato cosa conveniente, in certo qual modo, alla dignit di questo Mistero, il
quale essendo tutto divino, avrebbe dovuto riferirsi solamente a Dio e non agli
uomini. Ma per un eccesso di bont e di misericordia verso gli uomini, Dio volle
che un'opera cos degna, cos grande e divina, la quale meritava di non essere
fatta che per Lui, fosse nondimeno fatta per gli uomini.
Il Figlio di Dio poteva venire al mondo in istato di uomo perfetto, come un altro
Adamo; poteva fare in questo modo in virt della sua potenza, ma non ha
voluto usarne come ne aveva usato nel creare Adamo. Ha voluto

197

farsi Figlio dell'uomo e venire al mondo per via di nascita d'infanzia, di
debolezza, di dipendenza e di tutto quanto ne consegue. Orbene, come il Figlio
di Dio poteva farsi uomo senza farsi Figlio dell'uomo, cos poteva venir al
mondo come uomo e Figlio delluomo e aspettare il manifestarsi quando fosse
stato, uomo perfetto o almeno differire. la sua manifestazione sino al tempo
della sua adolescenza: Egli ha voluto al contrario nascondere la sua
adolescenza nella vita comune ed ordinaria, servile ed operaia, negli uffici pi
vili, e manifestarsi nell'infanzia. Una delle grandezze della sua infanzia
appunto questa che Egli abbia voluto essere primamente conosciuto in quella.
Ha voluto che la sua prima e pi augusta manifestazione, avvenisse nella sua
infanzia; e in questa si fa conoscere ai grandi e ad ai sapienti, non solo nelle
sue grandezze ma anche nei suoi abbassamenti, perch non solo si fa
conoscere come Dio e come Figlio di Dio, ma pure come uomo e come Figlio
dell'uomo. Dobbiamo dunque anche noi aver cura di adorare e riconoscere coi
Re le sue grandezze negli abbassamenti della sua umile Infanzia.

IV. - Dobbiamo cercare e trovare il Figlio di Dio, Et invenerunt puerum; ma non
basta; non possiamo trovarlo solo, ma con la Vergine, sua Madre, Cum Maria
Matre ejus; ed la terza grazia che dobbiamo considerare in questo Mistero. I
Misteri del Figlio di Dio non vanno considerati come azioni che passano, ma
come vive sorgenti di grazie, e di grazie particolari secondo la loro diversit; ed
opportuno sapere che la grazia propria di questo Mistero una grazia di
manifestazione di Ges con Maria e di Maria, con Ges. Vi sono varie maniere
di applicarsi alla santissima Madre di Dio, di rimanere uniti con Lei e di
appartenerle. E vi sono pure varie

198

maniere con cui possiamo legarci al Figlio di Dio: ma la grazia, di questo
Mistero una grazia particolare, che non ci fa conoscere il Figlio di Dio tutto
solo, ma con la sua Madre; non ci lega al Figlio di Dio tutto solo; ma al Figlio di
Dio e insieme alla sua Madre: Invenerunt generum cum Maria Matre eius
1
.
Questa grazia li considera tutti e due assieme, e non separatamente; in questa
ottava dobbiamo avere cura di raccoglierla, con quei santi Re, da questo
Mistero.
I Magi considerano Ges e Maria in un medesimo sguardo, n possono vedere
il Bambino Ges senza vedere insieme la Madre sua. Una delle grandezze e
benedizioni della SS. Madre di Dio appunto questa, che il suo divin Figlio ha
voluto manifestarsi in una et e in uno stato in cui era costretto a manifestarla
insieme con se medesimo. Il bambino, infatti, non sussiste che mediante la sua
madre ed in una dipendenza continua dalle braccia e dal seno della madre. In
onore dunque di questo mistero ed ad imitazione dei Re Magi, e del Re dei Re
che si mette tutto a disposizione di Maria ed tutto rivolto a Maria, in questo
Mistero dobbiamo raccogliere il frutto delizioso di una speciale appartenenza a
Maria, di una dedizione di tutto l'esser nostro a Maria con un intimo sentimento
della nostra indigenza e in una perfetta dipendenza dalla sua persona, dai suoi
poteri e dai suoi voleri. (O., SI).

V. - I Magi sono condotti dalla stella; questa stella rivela ed annuncia Ges,
conduce a Ges ed alla Stella che possiede Ges, vale a dire a Maria.
Voi siene un stella, o Vergine Santissima, una stella pi brillante di quelle del
cielo: una stella su la terra.

__________________________
(1) Cos per il Card. de Brulle e la scuola la devozione alla Vergine una
stessa cosa con la devozione al Verbo incarnato, Maria indissolubilmente
unita a Ges ed alle sue opere.

199

ma che offusca le stelle del Cielo, e dinanzi alla quale gli angeli si dileguano e
perdono la loro luce; una stella su la terra, ma comparsa in cielo prima che su
la terra; una stella che conserva la sua luce alla presenza di sole, anzi che
genera un sole, ossia Ges! E voi, o Magi, sotto la condotta della vostra stella,
e pi ancora della vostra fede, troverete questo sole e questa stella, e questo
sole in mezzo a questa stella, vale a dire Ges nel seno e nelle braccia di Maria
che porta il Figlio suo, suo Dio suo Tutto, e ve lo presenter.
O Re sapienti, o unici sapienti del mondo; che avete saputo cercare, trovare e
adorare Ges su la terra!
La vista della vostra infanzia, o mio Ges, in questa stalla e nella povert, mi
rapisce; ma mi sento inebriato di gioia nel vedere ai vostri piedi i sapienti, i Re
e i tesori, vale a dire; la sapienza, la grandezza, l'opulenza della terra che
rendono omaggio alla Sapienza eterna nascosta nella vostra infanzia, alla
vostra impotenza ed alla vostra povert.
Nella persona di questi tre Re, in quanto sono ricchi, contemplo tre diversi
omaggi che l'Eterno Padre rende al Figlio suo fatto bambino, e fa rendere
all'infanzia, all'impotenza ed all'indigenza di Ges; mentre considera i Magi
come i procuratori generali di tutti i sapienti, di tutti i re, di tutti i ricchi e in
genere di tutti i Gentili, i quali nella persona dei Magi incominciano a fare ci
che si far poi in tutta la superficie della terra, quando i sapienti, i grandi ed i
ricchi saranno i servi di questo Ges e troveranno la loro felicit nel servirlo
eternamente. Servi ejus servient ei. (Apoc., XXXII, 3).

VI. - Ma perch, o sapienti, perch partite? Perch non restate ai piedi di
questo divin Bambino e della sua Madre santissima? Qui bisogna vivere e
morire, perch

200

qui v' la vita e insieme la morte: la vita della grazia e la morte del peccato.
Come mai potete abbandonar Ges dopo di averlo conosciuto? Ma Ges
medesimo vi separa da Lui, per congiungervi con Lui in una nuova maniera;
nei suoi tesori Ges contiene grazie di unione e grazie di separazione, grazie
che uniscono mentre separano e che separano mentre uniscono. Dico che Egli
possiede, tali grazie nei suoi tesori e non gi nei tesori che gli avete apportati,
perch i suoi tesori sono ben diversi dai vostri. Sono tesori i suoi, che Egli
apporta al mondo e che la terra non pu dare a Lui. Egli possiede tesori di
scienza che la terra ancora non conosce, e una scuola di luce superiore alla
capacit delle scuole umane. La scuola di Ges, del Bambino Ges, intende
bene questi termini, queste verit, e sa bene produrre questi effetti nel silenzio
e nell'umilt. (O., 52).
Nel trionfo di Ges Bambino che attira i Re e gli angeli ad adorare la sua
debolezza e la sua infanzia, s'incontrano i due estremi, Ecce Magi. Le grazie
proprie di questo mistero sono:
1) La grazia di cercare Ges Cristo: Ubi est qui natus est (MATT., II, 2);
La grazia di trovarlo: Invenerunt (Ibid., II);
La grazia di trovarlo con Maria;
La grazia di essere posseduti da Ges e da Maria: Adoraverunt eum (Ibid.);
con queste grazie il Figlio di Dio impresse nei Magi la sua potenza, prese
possesso di loro, possesso non interrotto e di cui vedremo la continuazione nel
Cielo;
5) La grazia di essere guidati da Ges, come i Magi

201

lo furono da Lui per mezzo dell'Angelo: Admoniti in somnis (Ibid, 12). Il
Bambino Ges non ha lingua per parlar loro, ma supplisce servendosi di un
angelo per manifestar loro la sua volont.
6) In questo mistero la Vergine esercita il suo potere nel manifestare Ges,
come nella Nativit lo esercita nel dare Ges. appunto una delle grandezze
della Vergine questa insigne manifestazione del Figlio di Dio, la pi ammirevole
che sia avvenuta nell'infanzia ed anche nel corso della vita di Lui;
manifestazione ch'Egli ha pubblicata nel mondo con la sua fuga e con la
persecuzione d Erode, manifestazione nella quale venne iniziata ed inaugurata
la vocazione dei Gentili.
In nessun altro stato della sua vita, ma solo in questo mistero il Figlio di Dio
attir a s i Re; quantunque Egli operasse miracoli non venne seguito n dai
Re, n dai grandi.
Vergine santa, manifestateci Ges I (O., 54).

VIII

PRESENTAZIONE DI GES AL TEMPIO

Vi sono due sorte di manifestazioni di Ges Cristo al mondo: una pubblica ed
ordinaria, che quella della fede, l'altra, pi interiore, segreta e straordinaria:
la prima incomincia nella Nativit, la seconda nella Presentazione al Tempio in
cui Ges si rivela a Simeone e a Sant'Anna la profetessa. Dimodoch tutte le
manifestazioni interne che Dio ha fatto dopo e far ancora alle anime sante e
devote hanno in questa il loro fondamento. Onoriamo questa manifestazione, e
preghiamo Ges che diii renda capaci di riceverla. Questo dobbiamo desiderare
sopra ogni cosa; e cercar sempre di essere pi uniti al Figlio di Dio

202

e di conoscerlo meglio, grazie che ci verranno date per mezzo di questa
manifestazione. (O., 57).
Il Figlio di Dio viene nel mondo per il bene del mondo. Il cielo, la terra e tutte
le creature partecipano a benefici effetti di questo viaggio. questo un viaggio
segnalato, perch Colui che manda l'Eterno Padre, Colui che mandato il
Figlio suo: le due prime persone della Divinit. In questa degnazione, in questo
felice viaggio d'una persona di cos grande dignit ed autorit per un s grande
disegno, il primo passo del Figlio di Dio a Nazaret; il secondo a Betlemme, il
terzo e Gerusalemme e al Tempio per la sua Presentazione nelle braccia della
Madre sua. Mi sembra questo un Mistero di dolore e di rigore, se lecito
parlare cos. A Nazaret infatti, non vi che silenzio, ma non vi che
grandezza. Un angelo parla, e un angelo tra i pi elevati, e parla alla Vergine
con tanto rispetto, e non le parla che di cose celesti e sublimi, cio della
pienezza della grazia, della presenza del Signore con Lei, della discesa dello
Spirito Santo in Lei, della virt dell'Altissimo che sta per investirla, del Figlio
ddl'Altissimo che sar suo Figlio e regner in eterno. L non si parla che di Dio,
del suo unico Figlio, e di quella grande eminente dignit di Madre di Dio
sconosciuta prima al cielo ed alla terra.
A Betlemme vedo, vero, qualche bassezza: una stalla, un presepio, un bue
ed un asino; ma vi trovo pure cose cos grandi che queste bassezze quasi non
compaiono pi, tanto sono assorbite da grandezze e da gloria. Vedo un Dio
nascente ed una Vergine Madre di un Dio. Vedo gli angeli, il cielo e la terra che
accorrono al presepio. Vero i Re che adorano la maest di quel divin Bambino;
vedo le grandezze del cielo e della terra prostrate davanti a Lui. Tante luci e
splendori mi abbagliano e mi stupiscono: il cielo con le sue luci, la terra con ci
che in essa

203

vi ha di pi grande, di pi sapiente, di pi santo e di pi alto; tutto questo
conspira unanimamente a riconoscere, a proclamare, ad adorare
l'abbassamento e le grandezze, la Divinit e l'umanit di quel Bambino: I Re, i
Magi ed i sacerdoti conspirano gli uni a cercare, gli altri ad indicare dove sta il
tesoro dell'universo, la luce del mondo e la gloria d'Israele.
Ma questo mistero della Presentazione di dolore pi che di gaudio, di
umiliazione pi che di grandezza. Qui vi Ges, vi la Vergine, vi Simeone:
tre soggetti principali di questa solennit. questo il primo viaggio di Ges su
la terra, nella sua propria persona portata tra le braccia della santissima sua
Madre, perch le sue gambe non sono ancora, adatte a rendergli questo
servizio. Ma quel primo movimento di Ges su la terra guarda al Tempio e a
Gerusalemme, ed quindi il primo luogo che Egli visita e onora della sua
presenza: quella citt dove dir poi tante parole, compir tante opere e soffrir
tanti dolori.
Ges va al Tempio per offrire se stesso a Dio suo Padre; va a Gerusalemme
come per prendere possesso, fin dal suo ingresso nel mondo, di quel luogo
dove soffrir per il mondo.
Quel Divin Bambino Bambino quanto al corpo, ma non Bambino quanto
all'anima. Conosce se medesimo come Dio, conosce i patimenti cui destinato;
e l'ardore dell'anima sua lo porta in quella citt, come per riconoscere, fin da
quell'ora, il campo dove vincer il nemico, cio il Demonio e il peccato, e dar
la vita al mondo. Di tutti i luoghi, il pi importante per Ges nella sua vita, e
per noi in Ges, Gerusalemme dove Egli consumer la sua vita per il suo
popolo e donde partir per discendere agli inferni, salire al cielo e compire le
profezie che lo riguardano. appunto questo il primo luogo ch'Egli

204

visita, che va a dedicare, Egli stesso e a consacrare con la Sua presenza. Quel
Bambino portato nelle braccia della santissima sua Madre, che prende il suo
riposo nel seno di Lei e sta chiuso in un Sacro silenzio, apre gli occhi e la
mente nell'avvicinarsi a quella citt, e guarda i luoghi dove si compieranno i
suoi misteri: quel Tempio dove va ad offrirsi, quel Calvario dove dovr morire
in Croce, quel monte degli Ulivi donde partir fra pochi anni per compiere il suo
viaggio dalla terra al cielo.
Ecco quella porta, o divin Bambino; Voi la vedete; per quella Voi entrate in
compagnia di Giuseppe e di Maria: ma Voi la guardate pure come la porta per
la quale uscirete per andare al Calvario nella compagnia dei ladroni in mezzo ai
quali sarete inchiodato su la Croce; Voi guardate quelle strade che saranno
bagnate dal vostro sangue, quando vi passerete per l'ultima volta, portando su
le vostre spalle, come Isacco, il legno del sacrificio, la Croce su la quale sarete
consumato in olocausto. Tali sono i vostri pensieri, o Ges! in questa solennit,
e tali devono pure essere i nostri. Voi andate al Tempio ad offrirvi come Ostia
all'Eterno Padre, e noi pure dobbiamo offrire noi medesimi a Lui con Voi.
Voi andate ad offrirvi, e siete l'ostia, loblazione e il sacerdote perch offrite Voi
medesimo, e questa festa il primo rito esterno e come la dedicazione di
quell'oblazione che Voi fate di Voi medesimo a Dio Padre, oblazione che avete
incominciata nel primo istante della vostra Incarnazione, che avete continuata
nel seno della Vergine come nel primo Tempio della vostra gloria. Voi la fate
incessantemente questa oblazione di Voi stesso, ma noi non siamo capaci in
questa vita mortale di ricordarla sempre. Questi giorni, questi misteri, queste
circostanze che ritornano in certi tempi, sono segni temporali della vostra
oblazione perpetua. Voi siete anzi l'Ostia e loblazione

205

medesima, sempre Ostia e sempre Oblazione. Cos, infatti, avvengono le cose
grandi, celesti e divine. Non siete soltanto vivente, siete la Vita, siete la Luce, e
cos siete l'Ostia e l'Oblazione medesima ...
Ecco il vostro stato in questa solennit, la sostanza di questo mistero: una
festa di oblazione e di consacrazione di Voi medesimo all'Eterno Padre, festa
che incomincia nell'Incarnazione e non cessa mai, ma qui segnata da speciali
circostanze e cerimonie; festa che si celebra su la terra, ma viene celebrata
nel cielo; nel cielo, infatti, la vostra generazione eterna la prima operazione
dell'Eterno Padre e la prima festa dell'eternit; cos questa oblazione del Figlio
di Dio incarnato, la prima azione, il primo movimento dell'Uomo-Dio verso il
Padre Eterno: la prima festa e solennit dell'unione ipostatica. Sono queste le
grandi cose che avvengono in questa occasione tra il Padre e il Figlio portato
nelle braccia di sua Madre; e avvengono per noi. quindi nostro dovere di
liberarci dai pensieri bassi e deboli, dei figli di Adamo, per investirci dei grandi
pensieri di Ges e partecipare all'oblazione ch'Egli fa di se medesimo a Dio suo
Padre per noi. (O., 55).
Dio degno di lode e di ammirazione nelle sue vie rispetto all'unigenito suo
Figlio e nell'ordinamento della vita di Lui su la terra. La sapienza eterna ed
increata incarnata e nascosta, ma non assorbita nell'Infanzia; dobbiamo
contemplare come questa sapienza disponga e regoli le azioni del divin
Bambino; come ne diriga i passi, i movimenti e gli sguardi. Questa disposizione
e questo Ordinamento sono divini ed ammirabili. Non dobbiamo fermarci alla
lettera ed alla scorza del mistero, ma penetrarne il midollo, l'interiore e lo
spirito.
Colui che viene portato da Betlemme a Gerusalemme bambino quanto al
corpo, ma non quanto all'anima.

206

Viene portato nelle braccia di sua Madre ma, lo spirito del Bambino conduce
la Madre, l'anima e le ispira questo viaggio, e la Madre lo fa per impulso del
divino Infante ... L'anima del divino Infante deificata per la grazia; ed
questa una grazia sostanziale in quanto alla persona, e personale in quanto
all'Essere Divino che riempie questo essere Umano. Egli capace di reggere il
cielo e la terra, gli uomini e gli Angeli; e lo spirito che anima questo Bambino e
in Lui risiede; quel medesimo che conduce la Madre sua.
Ges pertanto compie questo viaggio con l'uso perfetto della ragione, con l'uso
divino di se medesimo. Sa che va a Gerusalemme, sa che Gerusalemme il
luogo che fu l'oggetto delle profezie ed luogo consacrato ai suoi patimenti. Sa
che quello il luogo che sar onorato della sua presenza e dove risuoner la
sua parola; il luogo dove i suoi miracoli ecciteranno lo stupore del popolo; il
luogo, che sar bagnato dal suo sangue, che sar distinto per la sua morte, la
sua sepoltura e la sua esaltazione nei cieli.
Ges va a Gerusalemme come in una lizza onde considerare di buon'ora il
campo dove riporter la vittoria sul demonio, il luogo santo dove offrir il suo
Sacrificio a Dio per la salvezza dell'universo e la gloria del Padre suo.
Egli vuole pertanto che il suo primo viaggio sia in questo luogo, che il suo
primo movimento sia di andarvi, che i suoi primi sguardi si portino a
contemplare quel Tempio, quella citt quelle vie, quelle porte per le quali
passer un giorno carico della sua Croce, ma carico pi ancora del peso dei
nostri peccati; quell'Orto degli Ulivi dove soffrir; quel monte Calvario dove
morir; quel monte degli Ulivi donde benedicendo salir al Cielo.
Ges non venuto su la terra se non per morire, per ci vuole che i suoi primi
passi e i suoi primi sguardi

207

siano rivolti ai luoghi dei suoi patimenti e della sua morte.
Ecco i primi passi e i primi sguardi di Ges su la terra. Questi sono i pensieri di
Ges mentre riposa nelle braccia della Madre sua, ma non sono ancora i
pensieri di Maria. Egli la conduce al Tempio affinch ne senta le prime notizie.
Si serve per questo della lingua di Simeone onde comunicargliele, perch non
pu ancora, Lui medesimo, sciogliere la propria lingua. Cos pure fra pochi
giorni prender in prestito dal cielo una lingua angelica onde avvertire
Giuseppe di fuggire in Egitto; come ora prende in prestito la lingua di un uomo
giusto per rivelare a Maria che bisogna incamminarsi nella via del dolore. Cos
questo divin Bambino, mentre lo vediamo piccolo e debole, come Signore del
Cielo e della terra fa servire il cielo e la terra alle sue ordinazioni, e impiega
uomini e angeli a manifestare gli ordini dell'Eterno Padre sopra di Lui, in attesa
che possa Lui medesimo pubblicarli e rivelarli. (O., 56).

IX

FUGA IN EGITTO - VITA A NAZARETH

Nel Figlio di Dio dobbiamo adorare, ammirare e imitare due stati di singolare
abbassamento: l'uno nella sua nascita, l'altro nella sua morte; l'uno
nell'infanzia, l'altro nella sofferenza; l'uno nell'ingresso, l'altro all'uscita dalla
vita. E quello dell'infanzia ha questo di particolare che durato lungo tempo
senza ch'Egli abbia voluto dispensarcene neppur di un momento, in tanti mesi,
nei quali poteva far tante cose cos facilmente, cos ragionevolmente, cos
divinamente. Che vi era mai di pi facile per Lui, che tutto sapeva e tutto
poteva, di sciogliere la sua lingua

208

e dir qualche parola? Che vi era di pi ragionevole che di concedere un tal
favore ai Re che erano venuti cosi da lontano cercarlo ad adorarlo, o almeno
per la sua santissima Madre?.. Eppure Ges osserva esattamente il silenzio
nella solitudine della sua infanzia: silenzio e solitudine d'impotenza, ma
d'impotenza volontaria che non interrompe mai neppur con una sola parola
neppure in favore della sua santa. Madre. Oh! quanto era degna Maria di
conversare col Figlio suo! E quanto era facile per Ges sciogliersi da tale
impotenza! Oh! quale privazione per la Madre! Quale privazione per il Figlio!
Ma Ges non vuole rompete il silenzio, neppure a favore, di se stesso, neppure
per dare avviso dell'imminente pericolo in cui si trova per la crudelt di Erode!
Egli aspetta invece che l'Eterno Padre invii dal cielo un angelo per dire di notte
e in tutta fretta, a san Giuseppe: Surge, recipe puerum et matrem eius: il
tesoro del Padre e insieme del mondo!, et fuge in Egyptum (MATTH., II, 13).
Oh degna unione del Figlio e della Madre! puerum et matrem eius; oh degna
sollecitudine e cura dell'Eterno Padre verso il Figlio e verso la Madre! oh tesoro
del Padre e del mondo in Ges e Maria! (O., 49).
Onorate lo stato e la dimora di Ges e di Maria in Egitto. Indirizzate
all'omaggio di questo stato le vostre disposizioni presenti. Distaccatevi da voi
stesse per non separarvi da Ges e dalla sua santa Infanzia, di cui fa parte
questo stato, stato di sofferenza e insieme di cattivit; stato di cui le
grandezze e le qualit sono sconosciute ed anche disprezzate, stato nel quale
Ges e Maria sono private dalla dimora in mezzo al popolo di Dio; Egli il Figlio
unico di Dio, e Ella la Madre di Dio, Ges e Maria si compiacciono di farvi
partecipi delle grazie che hanno acquistate e meritate in tale stato. (L. 109).

209

***
Considerando la Fuga di Ges in Egitto ho ponderato profondamente e con
grande attenzione il disegno di Ges Cristo in tale circostanza: la sua persona
era oltremodo degna e nobile; la sua anima malgrado la sua infanzia era
estremamente grande e godeva dell'uso perfetta della sapienza. Ma di pi
godeva di una luce divina, e ci che ben di pi ancora, aveva il pieno ed
intero godimento di Dio. E tuttavia ha voluto soffrire cos presto, non solo col
risentire le infermit cos lunghe dell'infanzia, ma pure tutti gli inconvenienti e i
disagi di una fuga, e scegliere un mezzo cos penoso in un'et cos tenera e in
una stagione cos disastrosa, bench avesse potuto disporre diversamente le
cose e prendere mezzi pi facili ... In tal modo manifesto che non solo non
ha voluto diminuire, ma invece ha voluto aumentare in quest'ordine della
provvidenza i disagi della sua propria persona, e quelli di Maria e di Giuseppe,
che Egli amava con tanta predilezione. (Ritiro spir., VI).

Et erat subditus illis

Onoriamo il santo ed umile stato di dipendenza e di umile docilit al quale il
Figlio di Dio si compiaciuto di ridursi, nel corso di vari anni, rispetto alla sua
santissima Madre. Infatti, Ges non ha voluto soltanto ricevere da Maria la vita
umana e nascere da Lei costituendola Madre sua, ma ha voluto ancora
abbandonarsi su la terra alla sua condotta ed alla sua direzione, volendo
essere Figlio in istato d'indigenza e di dipendenza, secondo la condizione della
sua santissima, divinissima ed umilissima infanzia. In cielo Egli reggeva gli
Angeli, e su la terra era soggetto a Maria e diretto da Maria. (L., 4).

210

Imitiamo l'esempio di obbedienza che ci vien dato da Ges Cristo; lo spirito di
Dio, infatti ci rappresenta la vita e le azioni di Lui per lo spazio di trent'anni
sotto l'unica espressione e l'unico esercizio dell'obbedienza: Et erat subditus
illis, per farci intendere che tutta la sua vita in questo lungo tempo non fu altro
che una perpetua soggezione (O., 185).

Maria modello della vita attiva

Colui che eternamente vi ha generato, o Figlio Unigenito di Dio, vi ha dato pure
una dimora degna della vostra essenza e della vostra nascita, vi ha dato
residenza in se medesimo, perci avete detto: Ego in Patre. Io dimoro nel
Padre. Cos Voi siete in Lui come siete suo Figlio, avete con Lui una societ
perfetta, societ di essenza di operazione e di amore. Il Padre e Voi, vivete
assieme una vita eterna, una vita indipendente da tutto quanto creato.
Perci l'amore e non la necessit vi fa cercare un'altra dimora; l'amore vi
induce a uscire dal seno del Padre per venire nel mondo, secondo la vostra
parola. ivi Padre et veni in mundum. Voi venite a prendere quaggi una
dimora molto disadatta, vero, per la vostra grandezza, ma molto conveniente
e naturale per il vostro amore, per la vostra bont infinita che vuol compiere
una effusione, una comunicazione infinita di se stessa alle vostre creature.
Come dunque avete un Padre nel cielo, volete pure avere una Madre su la
terra; come state nel Padre vostro, volete pure stare nella vostra Madre, nel
suo seno verginale per nove mesi, e nel suo Cuore per sempre. Ella vi ricever
come suo Figlio nel suo Nazaret, nella sua eredita paterna, nella sua casa, e
voi ne portate umilmente il nome poich vi chiamano Ges di

211

Nzaret. E quella piccola borgata dal vostro concepimento e dalla vostra
residenza pi onorata che non siano onorati i pi grandi palazzi, le pi grandi
citt, le pi grandi province e tutto il mondo assieme, dal nome illustre di tutti
quelli che mai vi hanno avuto nascita e residenza.
Ma o Signore, se volete una dimora differente da quella che la grandezza della
vostra nascita vi ha data nel Padre vostro, perch non fate Voi un nuovo cielo e
una nuova terra? Perch non fate un nuovo mondo apposta per Voi che siete
l'Uomo nuovo, come faceste questo mondo per colui che divenne l'uomo
vecchio? Che se questa terra vi piace, perch non vi fate un nuovo paradiso
come ne faceste uno appositamente per Adamo, bench questi dovesse starvi
cos poco tempo? Ma quel medesimo amore che nel mistero dell'Incarnazione
vi ha uscire dalla vostra casa paterna, vi fa pure scegliere una dimora tra gli
uomini come Figlio degli uomini, una dimora su la terra come figlio di Adamo,
una dimora a Nazaret come Figlio della Vergine; e come l siete stato
concepito, l pure vivete e dimorate.
Ma dopo aver vissuto trent'anni con la Madre vostra in quella piccola casa, quel
medesimo amore che vi ha fatto uscire dalla casa del Padre vostro, vi fa pure
uscire dalla casa di vostra Madre per entrare nella vita pubblica come Dottore,
Profeta, Messia dei Giudei e Salvatore del mondo. Perci avete voluto lasciar
Nazaret, e stando fra gli uomini nella condizione di uomo mortale e passibile
per la salvezza degli uomini, avete fatto la scelta di una nuova famiglia e di
una nuova casa, la quale vi servisse di ricovero, se non ordinario, almeno
frequente, familiare e particolare, ed la casa delle sorelle Marta e Maddalena.
Cos a Nazaret sostituite Betania, poich i nazareni vi scacciano e vi bandiscono
dal loro paese. Non

212

riconoscendo n la vostra dignit n il loro dovere, cambiano in condanna la
loro fortuna e in maledizione la loro benedizione.
Nella Sacra Scrittura troveremo che il vostro amore ha preso in questa santa
famiglia il suo riposo; ce lo manifesta il discepolo prediletto, degno segretario
del vostro amore. Egli, infatti dice: Diligebat Jesus Martham, Mariam et
Lazzarum. L'amore vi ha fatto dimorare in Nazaret, l'amore vi f dimorare in
Betania. Il divino amore che siete venuto ad apportare in terra, il degno
provveditore della vostra dimora.
Noi troviamo tre citt specialmente onorate dalla vostra presenza: Nazaret,
Cafarnao, Gerusalemme. Troviamo pure del Vangelo tre vostre abitazioni o
dimore: la mangiatoia, di Betlemme che gli animali vi dnno in prestito nella
vostra nascita; la stanza della casa di Nazaret che la Vergine vi d per la
vostra educazione, ed anche come sua propriet e sua eredit, dopo di avervi
dato il suo cuore, il suo seno e la sua propria sostanza; e infine la casa di
Betania che Marta e Maria di Maddalena vi offrono come casa di riposo nei
sudori e nelle fatiche della vita pubblica dedicata al vostro ministero.
Oh citt! Oh case! Oh abitazioni sante! Quante grazie, quante meraviglie,
quanti effetti preziosi e divini si compiono in queste dimore del Verbo
incarnato, il quale l'onore, l'amore e da delizia del cielo e della terra!
Contentiamoci ora di parlare della vostra dimora, o Ges, presso Marta e
Maria, dove avete passato tante ore, tanti giorni e tante notti, dopo che la
vostra vita venne tutta dedicata alla salvezza dei peccatori ed agli interessi del
Padre vostro. Nei dintorni di questa casa avete voluto operare il pi grande dei
vostri miracoli, la risurrezione di Lazzaro; l avete passata l'ultima settimana
della

213

vostra vita laboriosa e dolorosa sopra la terra; da quella dimora voi partite per
il vostro ingresso in Gerusalemme, e per quel miserando trionfo che fa scorrere
le vostre lacrime. Da quella casa ancora Voi partite per andar a celebrare
quella Pasqua tanto sospirata, e quindi per andare alla Croce; l avete versato
tante lacrime, seminato tante divine parole, operato tante meraviglie che la
terra nel suo accecamento deve ignorare, ma che il Cielo ha l'accolto per
custodire, conservarle e rivelarle a suo tempo nella sua luce.
Orbene, in questa casa da Marta, e Maria, avete operato cose pi insigni che in
qualunque altra dopo Nazaret. In quella santa casa: avete stabilito due sorte di
vite differenti... ed avete voluto esprimerne l'immagine e rappresentarle in
quelle due sorelle, tutte due sante e venerabili... Di queste vite, una la vita
contemplativa rappresentata nella Maddalena; l'altra la vita attiva pratica,
insegnata e indicata in santa Marta.
Queste due sorelle, onorate dal loro comune servizio di piet verso il medesimo
oggetto ossia verso Ges Cristo, ci insegnano che quelle due vite devono
essere unite a vicenda nella carit, come due sorelle germane e congiunte per
affinit nel medesimo Ges Cristo. Quelle due vite, infatti, si riferiscono al
medesimo Ges e lo onorano con la medesima intenzione e la medesima piet:
sia pure con azioni e funzioni molto differenti. La vita attiva e la vita
contemplativa devono rivolgersi a Ges come al loro oggetto e derivare da
Ges come dalla loro sorgente e dalla loro origine, perch in Lui troviamo la
vita attiva e la vita contemplativa, ed Egli deve essere il modello che dobbiamo
considerare ed imitare in ambedue quelle vite.
S'ingannano coloro che hanno poca stima della vita attiva di Marta. Dio
grande: tutto grande nella casa del supremo tra i Grandi, ed Egli d
grandezza a tutto

214

ci che lo concerne; nel suo Tempio tutto era d'oro, tutto, persino gli
smoccolatoi del candeliere.
A questo fine consideriamo una grande verit la quale onora la grandezza del
mistero dell'Incarnazione. Avendo il Figlio, di Dio col suo avvento rialzato la
natura umana, ha pure rialzato le funzioni ed azioni della vita comune; dopo
che venuto nel mondo il Figlio di Dio, lo stato della vita attiva ben altro di
quello che fosse prima. La vita attiva una condizione e un genere di vita
ch'Egli ha stabilito per la santificazione di molti, in onore, ed imitazione, in
partecipazione e in dipendenza della vita di cui Egli medesimo ha voluto vivere
su la terra, specialmente nei tre ultimi anni della sua dimora e della sua
convivenza con noi. Egli ha voluto che Marta fosse eminente in questo stato, in
questo genere di vita, ed essere Lui medesimo il principio, il fine e l'esemplare,
non solo, ma anche l'oggetto della vita attiva di lei.
Una tale vita attiva, di cui l'oggetto Ges Cristo medesimo, ebbe principio
nella Vergine: Maria fu la prima che serv Ges su la terra, in varie maniere
tutte divine che a Lei sono affatto proprie e a Lei soltanto possono convenire,
in virt della sua qualit di Madre; appena infatti Dio entr in quello stato in cui
ebbe bisogno dei nostri servizi, la Vergine gli diede il suo sangue e il suo latte;
lo serv con l'opera delle sue mani e lo servi divinamente in tutte queste cose,
come Madre e degna Madre di Dio. Dopo la vita attiva della Vergine, la pi
eminente quella di santa Marta. (O., 101).

215

X

MARIA SUL CALVARIO

Ci che dall'Autore si dice di Santa Maddalena con maggiore ragione va detto
di Maria Vergine.

Dopo la santissima Vergine Madre di Ges, con la quale non si possono
mettere a confronto le discepole e serventi di Ges, nessuna anima, n allora
n dopo, dalla Croce di Ges ha raccolto amore e dolore pi di Maddalena.
Il testo sacro unisce Maddalena alla Vergine in questo giorno memorabile, in
quella grande azione, in quella vicinanza della Croce Juxta Crucem Jesu.
Maddalena sempre fedele a Ges, cerca Ges, assiste Ges che soffre: n si
contenta di essere presente, tanto non basta al suo amore, ma si avvicina a
Ges ed alla sua Croce; non si ferma ad una certa distanza come le altre pie
donne della Galilea, le quali da lungi contemplano un tale spettacolo di amore e
di dolore estremo. Maddalena si unisce alla Vergine e si avvicina a Ges ed alla
Croce, come dice san Giovanni. intimamente unita a Ges in Croce; e quel
sangue che scorre dalle piaghe di Ges il cemento che unisce assieme il
Cuore di Ges e quello di Maddalena. Maddalena affissa alla Croce di Ges
con dei chiodi, pi forti di quelli coi quali i Giudei vi hanno appeso il suo
Salvatore e il suo Amore. Ges vede dunque Maddalena ai suoi piedi e
Maddalena contempla Ges in Croce. I loro sguardi si incontrano e i loro cuori
sono come due specchi i quali, essendo vicini, si riflettono l'uno nell'altro. Chi
vedesse il Cuore di Ges vi vedrebbe impressa Maddalena; e chi vedesse il
cuore di Maddalena, vi vedrebbe vivamente impresso Ges e Ges sofferente.

216

Lo spettacolo di amore e di dolore (della Croce) non allontana Maddalena,
nonostante la tenerezza, la dolcezza e la desolazione del suo cuore, perch l
suo amore, pi grande, pi forte e pi attivo che il suo dolore, l'avvicina a
Ges ed alla Croce, poich la Croce di Ges. Ella si unisce alla santissima
Vergine e seguendola nell'amore di Ges, si avvicina a Lei e a Ges ed alla
Croce dove inchiodato Ges. S. Giovanni dice di Maddalena come della
Vergine: Stabant juxta crucem; e la comprende sotto una sola espressione
dicendo queste due grandi parole: Stabant e juxta; due parole applicate da un
medesimo spirito a Maria Madre di Ges e a Maddalena discepola amante di
Ges, e a loro applicata dallo spirito di Ges e dalla persona del suo diletto
discepolo. Queste due parole ci rivelano un nuovo segreto nella scuola di Ges
e del suo amore; ci rappresentano un nuovo e grande stato della Vergine e di
Maddalena, uno stato di appartenenza e di vicinanza alla Croce di Ges ed a
Ges in Croce... Benedetto questo stato di Maddalena costante, ferma e vicina
a Ges ed alla sua Croce! Oh! stato degno di Ges, degno della Croce di Ges,
degno di quel tempo santo in cui Ges compie il gran Sacrificio ... e in cui
Ges, che la vita e allora la vita morente, stabilisce varie sorte di vite, le
quali sono altrettanti stati differenti nella grazia del cielo e della terra.
Il nuovo stato di cui partiamo appunto uno di questi e si trova nobilitato dalla
compagnia della Madre, di Ges e dalla unione con Lui. Oh! nuovo Ordine della
Croce e insieme del cielo! Ordine interiore ed invisibile per gli uomini, ma
visibile per gli angeli! Ordine delle anime crocifisse con Ges e da Ges! Ordine
che ha la sua origine nella Croce di Ges; ordine che ha principio nella persona
della Vergine e nella persona di Maddalena; ordine di amore, di croce e di
martirio dei cuori e

217

degli spiriti; ordine di costanza e di fermezza, degnamente espresso dal sacro
Evangelista con questa parola: stabant! Ordine di alleanza e di vicinanza dolce,
amorosa e dolorosa con Ges e con Ges crocifisso, vicinanza degnamente
espressa in queste altre parole: Juxta e Juxta crucem Iesu.
S. Giovanni, aquila tra gli evangelisti e prediletto fra gli apostoli, ci riferisce i
pi sublimi segreti di Ges e della scuola di Ges. Molti purtroppo vogliono
essere vicini a Ges e non alla Croce di Ges. Ma la Croce non allontana
Maddalena da Ges, ed ella si tiene vicina a Lui e alla sua Croce; ed vero il
dire che Ges e la sua Croce erano pi vicini ancora ed alla Vergine ed a
Maddalena di quello che dica il testo sacro perch Ges e la Croce di Ges sono
nel Cuore della Vergine e nel cuore di Maddalena, e appunto quando Ges
attira visibilmente e costantemente Maddalena a se medesimo ed alla propria
Croce, ad onta dei soldati e ad onta dei Giudei. (Elev. su S. Maddalena, cap.
V).
La Vergine era stata, assente da altre scuole di Ges quando Egli predicava ai
Giudei; ma nella scuola della Croce, la prima. (O., 79).

Maria dopo la morte di Ges

Dopo che il Figlio di Dio fu morto su la Croce, il maggior servizio che si potesse
rendere all'Eterno Padre ed anche al Figlio di Dio, era di staccare dalla Croce
quel Corpo prezioso e dargli un onorevole riposo in qualche sepolcro,
nell'attesa del momento delle sue meraviglie (della risurrezione).
Ma la Vergine (sul Calvario) si trova in uno stato di silenzio, di sofferenza e
d'impotenza di agire ed operare per il Figlio suo. I servizi di cui Ges ha
bisogno e che

218

deve ricevere dalla terra, non si possono ormai aspettare da Maria, ma da altri.
Il Figlio suo ha cessato di vivere e d'operare; Lei pure rimane senza vita e
senza attivit nel mondo spirituale della grazia, portando in se medesima
l'espressione e la imitazione perfetta dello stato e della condizione del Figlio
suo.
Quel sole eclissato: Maria rimane anch'Ella senza vita e senza luce.
Quella vita divina spenta: Maria rimane pure senza vita n movimento.
Quella viva sorgente di atti divinamente umani e umanamente divini
prosciugata su la terra, avendo cessato di agire: Maria rimane senza parole e
senza nessuna attivit fuorch per portare lo stato di morte del Figlio suo.
Bisogna dunque ricorrere a Pilato per il servizio del Figlio di Maria: bisogna che
Giuseppe (d'Arimatea) si porti da Pilato, parli, e comperi i profumi, il lenzuolo e
il sudario in cui deve essere involto quel prezioso Corpo. Giuseppe deve
distaccarlo dalla Croce e deporlo nel monumento suo proprio perch la Vergine
per riporre il Figlio suo e suo Dio morto in Lei, non ha che il proprio spirito pi
morto che vivo. Maria un sepolcro animato e vivente per seppellire
spiritualmente Ges in se medesima; ma per il Corpo di Ges ci vuole un'altra
sorta di monumento e Giuseppe viene scelto per procurarglielo.
Poich la Croce, la morte e la sepoltura sono uno degli stati di Ges che
eccitano maggiormente stupore e ammirazione, stato nel quale tutti abbiamo
una parte maggiore e di cui abbiamo maggior bisogno, noi dobbiamo
maggiormente considerare Ges in questo stato e rendere un omaggio speciale
a quelli che vi hanno avuto maggior parte per servirlo ed onorarlo in quello.
Giuseppe appunto uno di questi e serve Ges quando Egli

219

abbandonato da tutti, seppellito nella dimenticanza dei suoi apostoli medesimi
e in quella specie di morte spirituale della sua santissima Madre ridotta ad uno
stato di impotenza
1
.

Per intendere quanto dice qui il pio Cardinale, giover leggere ci che sul medesimo argomento
scriveva uno dei suoi primi discepoli: Vi fu sempre una singolarissima conformit tra Maria e
Ges in tutti gli stati del suo divin Figlio; non doveva quindi mancare una tale conformit in
questo stato di morte... nel quale Egli consumava il Sacrificio della redenzione del mondo. Il
corpo di Ges essendo tolto alla Vergine Per essere abbandonato in balia dei peccatori, Ella,
essendo sua Madre, onde essergli pi somigliante doveva pure esserne privata... Tale lo
stato di Maria; mentre Ges in istato di morte; la sua morte da Lui passa in Lei; la privazione
di se stesso che Ges soffre, si estende alla Madre sua, la quale deve pure partecipare ad una
tale privazione; e ci per il disegno dell'Eterno Padre di renderla conforme a tutti gli stati del
Figlio suo Ma qual lingua potr esprimere lo stato di morte e di privazione nella Vergine?
Qual mente potr intendere quanto sia grande la parte ch'Ella ha nello stato di morte del Figlio
suo? Per tre giorni rimasero spente le sue luci pi vive: l'Uomo-Dio e la Madre di Dio rimasero
spente l'una rispetto all'altra e per il vincolo necessario che vi tra loro e non essendovi pi un
Uomo-Dio, non poteva esserci una Madre di Dio Quel composto ammirabile che l'Uomo-Dio
sciolto per la morte di Ges, poich vero che morto e la morte consiste nella dissoluzione
del composto. necessario pertanto si dica che la qualit di Madre di Dio stata spenta nella
Vergine, essendo una tale qualit relativa al Figlio suo, n potendo sussistere se non sino a
quando Egli sussista nella umanit ch'Ella gli ha dato... nella umanit cio in quanto risulta
dalla unione delle sue parti... Ci vorrebbe il grande angelo (dell'Annunciazione) per farci
intendere lo sconvolgimento che prov la Vergine in quella sua qualit celeste e

____________________________
(1) Maria per la morte di Ges, per cos dire in uno stato di morte, tutta
penetrata dello stato di morte del Figlio suo, sia l'immensit del dolore, come
per la sua intima conformit con Ges.

220

divina (di Madre di Dio), nel tempo della Morte del Figlio suo, e il contraccolpo inesprimibile
ch'Ella risent per il colpo terribile con cui la giustizia di Dio percuoteva Ges sino alla morte. La
stessa luce di cui abbisogna la creatura per conoscere questi due oggetti ineffabili: l'Uomo-Dio
e la Madre di Dio. le necessario per concepirne la rovina. Ci basti poter dire ai peccatori...
che per loro colpa... si eclissato Ges il vero Sole di Giustizia ... e che per la congiunzione
necessaria tra la Madre ed il Figlio, la dignit di Madre di Dio, l'astro pi splendente dopo quel
Sole, fu parimenti eclissato; e non solo questi due astri furono coperti di tenebre, ma furono
distrutti in se medesimi ed ebbero bisogno di venir riparati dalla potente mano dell'Altissimo.
Autori pii e gravi insegnano che la B. Vergine ricevette nelle sue braccia il sacro corpo del Figlio
suo, quando venne deposto dalla Croce, e che dopo averlo ricomposto con molta tenerezza, lo
rimise nelle mani di Giuseppe d'Arimatea... Noi professiamo un gran rispetto per i loro pensieri,
pieni di piet e di divozione; tuttavia non abbiamo l'ardire di proporli n di esaminarli, ci
sembra pi conveniente di considerare la privazione cui viene ridotta la Vergine Madre per le
conformit con lo stato di privazione di Ges suo Figlio. (GIBIEUF).

XI

MARIA DOPO LA RISURREZIONE E L'ASCENSIONE

Ci si permetta di riprodurre qui alcuni pensieri di uno dei pi fedeli discepoli del Padre de
Brulle, essendo noi certi di ritrovarvi le idee del maestro.
Dio Padre volendo che il suo diletto Figlio non faccia per suo amore nessuna perdita, ha
risoluto di restituirgli con usura la sua gloria nel giorno della Risurrezione e in quello
dell'Ascensione: parimenti per riparare la perdita sofferta dalla santissima Vergine, vuole che
dopo di essere comparsa in Ges Cristo come Madre del Figlio dell'Uomo, umiliato e
disprezzato, Ella abbia a comparire Madre del Dio della gloria ...
Nel momento della sua Risurrezione, Ges Cristo tutto investito dalla Divinit, tutto lucente
della chiarezza e dello splendore del Padre suo per l'amore medesimo del Padre suo verso

221

la divina Madre si unisce a Lei nel proprio divino splendore e si porta verso di lei come verso
l'oggetto pi bello che, dopo Dio, mai vi sia, stato. Egli dimora in Lei e Lei in Lui; e poich nella
sua Risurrezione, dal Padre viene rivestito dei pi magnifici titoli di onore in premio delle sue
ignominie e della sua morte; Ges,invaghito delle divine bellezze e perfezioni che risplendono
nella sua Madre, e riconoscente per l'amore che Ella gli ha dimostrato nella sua Passione, vuole
che sia partecipe Ella pure del proprio trionfo e della propria gloria. Perci Egli dimostra alla
sua divina Madre l'immenso amore che le porta. Come Padre del secolo futuro, si unisce a Lei
onde diventare con Lei un principio di divina generazione per tutto il corpo della Chiesa.
In tal modo, avendo, ricevuto dal Padre nella sua Risurrezione il potere di avere in se stesso la
vita per darla agli uomini e giustificarli... prende la Santissima Vergine, come una nuova Eva
per suo aiuto ...
Durante i quaranta giorni dopo la sua Risurrezione, Nostro Signor Ges Cristo rendeva la sua
benedetta Madre partecipe delle proprie disposizioni e dei propri sentimenti; le esponeva in
modo speciale gli ardenti desideri che lo spingevano a salire al cielo onde riunirsi a Dio suo
Padre per lodarlo e glorificarlo. Maria dal canto suo, provava un veemente desiderio di
accompagnare il suo divin Figlio in cielo onde lodarvi Ella pure con Lui l'Eterno Padre. Senza
dubbio allora avrebbe avuto fine la sua vita ed Ella avrebbe seguito Ges nei cieli, se Egli non
avesse voluto usare dell'opera di Lei per aiutare la Chiesa nascente. L'opera della divina Madre
era ancora incompleta. Dio per mezzo di Lei aveva dato nascita al Capo; voleva pure per
mezzo di Lei, procurare la formazione di tutto il Corpo
1
. Voleva che fosse Madre dell'intera sua
famiglia di Ges Cristo, cio, e dei suoi figli adottivi. Maria per zelo per la gloria di Dio e per
carit verso di noi, accetta con gioia l'incarico, che Nostro Signore le affida di lavorare a far
onorare il Padre suo dagli uomini, e di rimanere su la terra fino a che la Chiesa sia ben
costituita.
2


__________________________
(1) Della Chiesa, Corpo mistico di Ges.
(2) OLIER, Vita interiore della santissima Vergine, 18(3. Pag. 252-253.

222


VITA DI MARIA DOPO L'ASCENSIONE

L'Ascensione la festa di tutti i cori angelici, perch in questo giorno
acquistano pi di quanto abbiano perduto per la caduta degli angeli ribelli,
accogliendo Ges che vale pi di tutti gli angeli e di tutti gli uomini assieme ...
questa pure la festa della Vergine, poich una s nobile porzione di se stessa
che Maria ama e onora sopra tutto, vale a dire, quella, carne che il Figlio di Dio
ha preso da Lei, viene oggi elevata sopra tutti i cieli alla destra del Padre. (O.,
74).

Le tre vite di Maria
1


Il Signore vi dice: Apritemi; e perch? Perch, soggiunge, il mio capo pieno
di rugiada ed i miei occhi di gocce notturne (Cant. V, 2). La rugiada che Egli
vuole spargere sopra di voi se gli aprite, sono le sue azioni, i suoi patimenti, la
sua agonia e il sudor di sangue nell'orto; ecco la rugiada che dovete
raccogliere e la vostra vita deve essere occupata in questo. Vi ha lasciato
l'esempio della sua vita affinch abbiate cura di raccogliere la rugiada che cade
dal suo capo e le grazie che essa contiene le quali sono raffigurate nelle gocce
notturne.
La santa Madre di Dio fu tutta piena di questa divina rugiada, essendo Ella
aperta a Dio solo; in ci stava tutta la sua vita e la sua occupazione continua
nel tempo che trovavasi ancora su la terra dopo l'Ascensione del Figlio suo.
Ho proposto alla vostra considerazione tre vite, di Ges (la sua vita gloriosa, la
sua vita viatrice, la sua vita interiore col Padre) ora vi proporr pure tre vite
della santa Vergine.

_______________________
1 Esortazione alle carmelitane

223

La prima la vita di Maria in Ges, e di Ges in Lei; Maria aveva una vita tutta
nascosta col Figlio suo e tutta propria a Lei; vita da Lei sola conosciuta, e
nascosta per tutto il restante del mondo.
La seconda vita quella di Maria con Ges, perch Ges pass con la santa
Vergine tutto il tempo della sua vita: trent'anni con Lei senza che il mondo lo
conoscesse. Oh quale vita quella santa Vergine per un s lungo tempo! Quale
partecipazione alla vita del Figlio suo! e di tale vita non si vedeva nulla; era
tutta per Lei sola.
La terza vita della santa Vergine era verso Ges (vita di sospiri verso Ges),
durante tutto il tempo che dimor su la terra, dopo l'Ascensione del Figlio suo.
Allora Maria raccoglieva quella rugiada nei luoghi santi dove Ges aveva
pregato, digiunato, lavorato, vegliato, predicato e sofferto, e dove era morto.
L era la sua vita; e voi dovete a sua imitazione, raccogliere con Lei questa
rugiada, nei vostri romitaggi; con applicazione, se volete, ai luoghi santi che la
santa Vergine visitava. Ecco le tre vite che desidero da voi, ecco laddio che
desidero farvi: con Ges e Maria, affinch non abbiate pi vita che in loro. (O.,
198).
***
Il Padre de Brulle desiderava che la sua Congregazione si mantenesse nelle
disposizioni in cui Maria si conservava dopo l'Ascensione del Figlio suo, vale a
dire, in un doppio sguardo in cui dobbiamo sempre vivere: uno sguardo di
adorazione, di desiderio, di amore e di unione verso Ges Cristo in cielo, e uno
sguardo di affetto, di aiuto, di zelo, di applicazione verso la Chiesa che Ella non
cessava di assistere con le preghiere ed i consigli. (HOUSSAYE, vol. II, pag.
160).

224

SEZIONE QUARTA

LA DIVINA MATERNIT



PARTE PRIMA

PREGI


I
DIGNITA' DELLA MADRE DI DIO.

Si troveranno bellissime pagine su la B. Vergine nel Discorso XI del libro delle Grandezze di
Ges
1
, dove il Cardinale de Brulle svolge i seguenti pensieri:
1) Vi sono tre fecondit divine: la prima, quella dell'Eterno Padre che genera il suo congenito
Figliolo; la seconda Quella del Padre e del Figlio che dnno origine allo Spirito Santo; la terza
quella della Vergine, la quale ha per termine in Ges l'Unione ipostatica e nella Vergine stessa
la Maternit divina. In tal modo la natura creata e la persona creata, vale a dire tutto ci che
vi di pi nobile nell'ordine della sostanza creata viene elevato, congiuntamente bench
diversamente, al pi alto punto in cui un essere creato possa essere stabilito: la natura umana
nella sussistenza divina, e la persona umana nella Maternit divina (pag. 389).
2) Ges nella sua nascita fa cose pi grandi che nella sua morte, perch morendo sul Calvario
fa dei figli adottivi, mentre col nascere fa una Madre di Dio, dignit cos eminente che
costituisce una dignit pi grande di quella che si comprende nei confini della filiazione
adottiva.

__________________________
(1) DE BERULLE, Le grandezze di Ges, Milano, Vita e Pensiero. I vol., 2a
ediz., 1936.

227

Dal contesto risulta che l'Autore non intende fare il confronto in abstrato tra la Maternit divina
e la Filiazione adottiva, ma in concreto, ossia tra la filiazione adottiva per la grazia santificante
e la Maternit divina accompagnata dalla abbondanza della grazia che le era dovuta; e in tal
caso la Maternit divina comprende anche la Filiazione adottiva nel grado pi eminente.
Bisogna prendere Maria, infatti, come ; n si pu considerarla in una ipotetica privazione della
grazia. Bisogna per riconoscere che i teologi, sopra questo punto, sono divisi. Gli uni
affermano, e sembra con tutta ragione, che alla Maternit divina se la si considerasse tutta
sola, sarebbe da preferirsi la grazia santificante. Grato a priori, dice Cornelio a Lapide, est
quia esse matrem Dei est gratia gratis data et externa duntaxat, non gratum faciens. (In Luc.,
XI, 28). Tuttavia le parole di Ges riferite da san Luca possono anche intendersi in un senso
che non prova nulla a favore di questa opinione. (Cfr.: KNABENBAUER, hoc loco). Altri teologi
(LEPICIER, Tract. B. V., 1926, pag: 92; CAMPANA, Maria nel dogma, 1936, pag. 101-108)
sostengono che la dignit della divina Maternit, anche separatamente, sarebbe maggiore della
grazia santificante, adducendo questa ragione principale, che la Maternit divina appartiene
all'ordine dell'Unione ipostatica e che tutto quanto appartiene a questo ordine
incomparabilmente superiore ai doni, anche pi eminenti, della grazia, almeno come dignit.
(Cfr.: Dictionn. de thol. cath., volume IV. col.. 2307, 2365, 2366).
3) La Madre di Dio unica nel suo ordine.
4) Nel seno di Maria si formano tre alleanze ammirabili; quella della natura divina con la natura
umana, quella della persona divina del Verbo con la persona umana della santissima Vergine, e
l'alleanza con tutto il genere umano pel compimento della Redenzione.
5) Maria, con divenir Madre di Ges, compie in Lui cosa pi grande di quella che Ges compia
in Lei; perch Ges, mentre le conferisce la vita della grazia con una abbondanza straordinaria,
debitore a Lei di una vita pi insigne, cio della vita umano-divina, infinitamente superiore
alla vita della grazia la pi eminente; e difatti l'unione ipostatica si compiuta in dipendenza
dal consenso di Maria.

228

6) Per mezzo di Maria, l'Eterno Padre acquista pretese e autorit sul proprio Figlio, e divide
questo potere con la Vergine.
Ci limitiamo riprodurre qui altre pagine d'altre opere del pio Cardinale.
L'amore (infuso) e la grazia di Maria sono assolutamente senza confronto: la
sua dignit la rende, in qualit di Madre, troppo vicina al Creatore perch si
possa metterla a confronto, non dico con l'angelo caduto
1
(il quale possedeva
il massimo grado creato di amore), ma neppure con tutti gli angeli riuniti
insieme. Maria la Sovrana degli angeli e non la loro compagna; nella sua
eminenza Ella sta sopra tutte le creature del cielo e della terra. In un tale
eccesso di amore, di grandezza e di dignit che le proprio e che eccede i
pensieri degli angeli e degli uomini, Maria non s'intende mai compresa quando
si tratta del peccato, e neppure quando si tratta della grazia. Dappertutto Ella
ha la sua eccezione, a meno sia espressamente nominata; dappertutto ha i
suoi privilegi. (Elev. su S. Maria Maddalena, cap. 2).
Assecondando i disegni di Dio sopra di noi e assoggettandoci al potere del
Figlio suo su la terra, procuriamo di dimenticare le nostre persone eleviamoci
al cielo, aderiamo a Ges Dio ed Uomo, a Maria Vergine e madre e Madre di
Dio, a Dio medesimo nella sua Unit e Trinit.
Sono questi i tre oggetti della fede e della piet cristiana
2
, la quale riconosce
una singolare meraviglia nell'unione ineffabile dell'Unit con la Trinit in Dio,
dell'Umanit con la Divinit in Ges, nella Verginit con la Maternit nella
Vergine la quale porta questo nome per eccellenza, e in onore di questa virt
cos rara, eletta per onorare ed accompagnare la fecondit e Maternit divina

___________________________
(1) S'intende con l'angelo pi elevato tra gli angeli ribelli, prima della loro
caduta.
(2) Dio, Ges e Maria, sempre riuniti, Maria sempre vicina a Dio e a Ges
Cristo. come una specie di Trinit.

229

che ha dato al mondo il Figlio di Dio. Contempliamo sovente questa meraviglia,
rivolgiamoci distintamente a questi tre oggetti distinti, lasciamoci dirigere da
queste tre autorit, differenti e da ciascuna secondo la loro condizione e la loro
proporzione. (Norme di direz., cap. XXXII e XXXIII).
Nell'Elevazione alla SS. Trinit sul Mistero dell'Incarnazione il P. de Brulle dopo di aver
adorato lo Spirito Santo nella sua processione dal Padre e dal Figlio,
Lo adora nell'operazione ammirabile (nell'Incarnazione) che questa divina
persona compie nel tempo stabilito, dalla eterna Sapienza; operazione che la
pi sublime e la pi santa che possa compiersi fuori di Lui medesimo, che
investe la persona pi degna che mai vi sar dopo le persone della SS. Trinit,
vale a dire la persona della Vergine, la abbassa e la eleva: l'abbassa sino al
centro del suo nulla facendole proferire queste sacre parole: Ecce ancilla
Domini (Luc., I, 3), la eleva alla pi grande dignit che mai verr comunicata
sia a Lei sia ad altri, costituendo la Madre di Dio; operazione che eleva la
nostra natura e la unisce alla Divinit, e unisce, la persona della Vergine alla
persona del Verbo.
Poi il pio Cardinale si rivolge alla Vergine
Poich la SS. Trinit vi elegge, o Vergine santa, e vi associa a se medesima in
quest'ammirabile operazione, non posso dimenticarvi in questo mistero, n
devo separare ci che Dio ha congiunto in questa sua Opera alla quale si degna
darvi una parte cos grande ed onorevole, cos propria a Voi sola fra tutte le
creature. Vi lodo dunque e vi rendo omaggio con una venerazione singolare,
corrispondente ad un tale eccesso di eccellenza e di dignit che vi
comunicato: Voi siete, infatti, Madre di

230

Dio, e siete lunica in quest'Ordine e in questa qualit; in Voi sola viene
effettuata l'unione divina tra l'umanit e la Divinit: Sono pensieri che mi
rapiscono; misteri ... profondit in cui m'inabisso. Contemplando tali
meraviglie, io mi confondo, mi abbasso, mi elevo, mi sento inebriato di gioia e
di delizia, e voglio aver parte alla grazia singolare di questo inaudito mistero
dell'Incarnazione. (Elev. II, n. 4 e 5).

Verginit e Maternit

Vergine e madre, questi sono i due principali stati di Maria: sempre Vergine,
ma non sempre madre; Vergine prima della maternit, Vergine nella Maternit,
Vergine dopo la Maternit. In Maria la Verginit ha preparato la Maternit e la
combattuta, mentre negli altri mortali la Maternit combatte la Verginit e la
distrugge, perch in quelli la Verginit debole e sofferente.
Ma la Verginit di Maria divina e non solamente naturale; potente, attiva,
combattente; essa combatte persino la Maternit divina; e la Maternit
divina onorando la Verginit divina, cede e si accorda con lei. Non vedete voi
ne colloquio angelico la Verginit in lotta con la Maternit? Non vedete voi che
la Verginit non cede e la vince, Quoniam virum non cognosco! Non vedete che
la Maternit cede e si accorda con la Verginit, Spiritus sanctus superveniet in
te!
In Dio due le perfezioni, la Giustizia e la Misericordia, divinamente vi
combattono e divinamente si accordano, potentemente si combattono e
potentemente si accordano: lotta potente, accordo potente. Lotta potente
perch tutt'e due sono sussistenti e egualmente sussistenti: accordo potente,
perch tutt'e due sono potentemente sublimate, nobilitate, elevate da questo
accordo e pi di prima.

231

Cos in Maria vi sono due stati, due qualit, due uffizi, due perfezioni: Verginit
e Maternit. Tutt'e due si trovano in Maria e in Maria si, combattono
divinamente, santamente, potentemente e pi potentemente che altrove; in
Maria si accordano divinamente, santamente, potentemente: Verginit
ingrandita, nobilitata, perfezionata dalla Maternit; Maternit dalla Verginit
resa pi nobile, pi divina, pi santa.
Oh! come dobbiamo qui imparare ad onorare la Verginit! Oh! come la Madre
di Dio l'ha messa ad un prezzo altissimo, al prezzo persino della Maternit
divina che la qualit pi grande che Dio possa conferire ad una pura
creatura, come dice S. Tommaso!
Cos pure nella Verginit, la Verginit deve essere congiunta con la Maternit,
ma con la maternit di Ges Cristo
1
, come in Maria che Vergine e Madre
unicamente di Ges Cristo. Ricordiamo la parola di Ges: Chiunque far la
volont del Padre mio che sta nei cieli, quello sar mio fratello, mia sorella e
mia Madre. (MATT., XII, 49, 50). (Opusc., 99)

II

UNIONE DELLA VERGINE CON GES

La Maternit di Maria va considerata in tre stati: il primo nel suo esercizio e
nel suo ufficio attuale su la terra: nel concepimento di Ges, nel parto,
nell'assistenza al divin Infante, nell'amore col quale la Vergine gli presta tutti i
servizi e lo serve in tutto il corso della sua vita viatrice, da Betlemme al
Calvario, ed anche sino

_________________________
(1) Vale a dire: con la maternit spirituale delle anime, nelle quali le Vergini
con lo zelo formano Ges Cristo.

232

all'Ascensione. Il secondo nella privazione dopo l'Ascensione. In quel tempo
Ges in cielo, mentre la Vergine rimane su la terra dove langue di amore per
Ges assente. Il terzo stato nella gloria e nel godimento in Cielo dove Ella
fruisce di tutti i diritti della sua Maternit. La Vergine essendo Madre per
grazia, e per la grazia pi sublime dell'Uomo-Dio e non gi per le condizioni di
Adamo, la sua Maternit non va soggetta alla morte.
Nel primo stato il Figlio di Dio opera di Maria oggetto di tutte le sue cure e di
tutta la sua occupazione. Factum ex muliere. Nel secondo, Ges l'oggetto che
l'attira e insieme per la sua assenza la fa soffrire. Nel terzo Ges il gaudio, il
riposo, la pienezza di Maria
1
.
In questi tre stati, Maria ci porge insegnamenti e grazie: nel primo ci insegna
ad amare, servire, seguire il Figlio di Dio in tutti gli stati della sua vita. Molti,
invero, lo seguono nella sua Infanzia, ma non vogliono seguirlo nella Croce e
nella morte.
Dal secondo stato di Maria dobbiamo imparare a languire di amore per Nostro
Signore, non lasciandoci trattenere n illudere da nessun affetto alle cose
terrene. Dal terzo stato di Maria, ossia dalla sua gloria, impareremo a stabilire
in Ges il nostro riposo.
L'Eterno Padre, fuori della Divinit, fuori di se medesimo e delle persone
divine, non ha mai fatto n mai fare nulla di pi grande che la Maternit divina.
Nell'ordine delle cose create non ha mai fatto nulla che abbia maggior relazione
con la sua propriet personale e con la sua dignit paterna. Il Mistero
dell'Incarnazione non comprende necessariamente la Maternit, mentre la
Maternit comprende l'Incarnazione. Infatti, non pu esservi una

__________________________
(1) Nella gloria Maria tutta ripiena di Ges, vorremmo dire, come un cristallo
tutto investito dal sole; se questo pu dirsi dagli eletti cosa sar della Madre di
Dio?

233

Madre di Dio senza che vi sia una persona divina che si sia incarnata per
diventare Figlio di una Madre. La Maternit divina quindi in se stessa la pi
grande delle opere di Dio fuori di Dio medesimo, e contiene nel suo stato il
mistero pi grande che Dio abbia compiuto ad extra (O., 94).

Stati e caratteri diversi della vita di Maria rispetto a Ges.

Diverse sorte di vita convengono alla Vergine rispetto al Figlio suo.
La prima vita influente su la vita di Ges residente nel sacratissimo seno di
Lei; la seconda vita conservante la vita del Figlio suo in Lei e fuori di Lei; la
terza vita perfezionante che porta al suo compimento ed alla sua perfezione
la vita naturale di Ges, in Lei e fuori di Lei; la quarta vita nutriente che in
Lei e fuori di Lei alimenta la vita del Figlio suo con la sua sostanza, il suo
sangue, il suo latte (che un altro sangue) e con le sue fatiche.
La quinta vita materna; Maria sempre Madre di Ges, sempre nello stato di
madre, nella santit, nella dignit, nell'amore di Madre di Dio, ma non sempre
esercita l'ufficio di madre.
La sesta vita vita reggente, perch Maria non soltanto regina, ma pure
reggente di una porzione di terra divina e deificante. Oh quale reggenza! Oh
quanto giusto ricorrere a Maria in tutte le occasioni in cui abbiamo bisogno di
direzione!
La settima vita di Maria vita dirigente Ges nell'infanzia, in Egitto e a
Nazaret; l'ottava vita convivente con Ges quando Egli nell'adolescenza
esercita il mestiere di S. Giuseppe; la nona vita medicante in cui Maria nota,
considera e conserva nel proprio cuore tutte le

234

parole e le particolarit della vita di Ges; la decima vita udiente e seguente
Ges nella predicazione e nei viaggi durante gli ultimi tre anni della vita di Lui.
L'undecima vita di Maria vita compariente con Ges inchiodato su la Croce; la
dodicesima vita languente in cui Maria dopo l'Ascensione nel suo languore
sospira verso Ges salito al cielo. La decimaterza vita regnante con Ges
nella sua gloria. (O., 98).

N.B. - Questa pagina che per pi di un lettore potr sembrare inintelligibile l'applicazione di
un punto caratteristico della spiritualit berulliana. Brulle espone tredici funzioni della
Maternit divina, ma le considera non gi come atti transitori compiuti da Maria in varie
circostanze della vita di Ges, bens come qualit, attributi, stati della vita della Madre di Dio.
Gli atti coi quali Maria adempiva quelle funzioni e quei doveri verso il suo divin Figlio erano
transitori, n Maria poteva compierli tutti contemporaneamente, ma l'amore e la divozione
verso Ges, la disposizione santa e perfetta con cui Maria lo serviva e lo accompagnava erano
permanenti e come uno stato .
Perci Brulle, onde esprimere il suo pensiero, fa violenza anche alla grammatica e si serve del
participio presente in forma di aggettivo, perch l'aggettivo esprime una qualit, mentre il
participio indica piuttosto unazione. Cos Brulle dice che Maria non esercita sempre l'ufficio di
Madre, ma sempre nello stato, nella santit, nella dignit, nell'amore di Madre di Dio.
questa una applicazione della celebre teoria berulliana della permanenza dei misteri, e degli
stati in opposizione con gli atti. I fatti della vita di Ges, ossia i suoi Misteri, furono compiuti
una volta sola; sono quindi passati quanto alla loro esecuzione, ma sono permanenti e sempre
presenti quanto alla loro virt, la quale non passa mai; n passa mai l'amore con cui furono
compiuti ... Lo spirito di Dio per il quale il mistero stato compiuto, lo stato interiore del
mistero esterno... la disposizione vera con cui Ges ha operato quel mistero sempre viva,
attuale e presente in Ges. (O., 77). Ges nato una sola volta a Betlemme, ma le virt di
cui ci ha dato l'esempio, l'amore che ci ha dimostrato, le grazie che ci ha meritate nella sua
Nascita sono permanenti e sempre presenti; per cui possiamo dire che

235

Ges sempre nascente nel presepio, sempre morente sul Calvario.
Inoltre Ges adora il Padre suo non solo con gli atti della sua adorazione di valore infinito, ma
pure con lo stato della sua Umanit permanentemente sacrificata nella privazione della
personalit umana. Perci Brulle invita i suoi discepoli ad onorare Iddio non solo con offrirgli
atti di adorazione e di divozione, ma meglio ancora con abbracciare qualche stato che per se
stesso sia adorante, adori e onori Dio in modo permanente come, per esempio, lo stato
religioso che lo stato di una persona sacrificata a Dio con i voti in modo stabile, o almeno con
uno stato d'animo o un tenore di vita permanente. (Cfr.: Grandezze di Ges, pag. 154). Il
Brulle tende sempre a sopprimere ci che passa ed effimero, e contempla ci che dura e in
Ges Cristo, persona divina, eterno; affinch sotto gli atti che svaniscono afferriamo gli stati
che durano e sono pi preziosi per noi.
Dobbiamo sforzarci di far passare in noi gli stati, ossia le disposizioni interiori di Ges, ecco il
midollo delle spiritualit del Card. de Brulle; la virt deve essere in noi uno stato permanente.
Orbene, Maria, la pi perfetta imitazione di Ges, la pi unita a Ges, ottenne questa
conformit con Ges, pi eminentemente che qualsiasi Santo per quanto sia grande. Viveva
perci in una disposizione assoluta e costante il suo Divin Figlio; e la sua virt era arrivata ad
un grado tale di perfezione che gli atti ne fluivano con estrema spontaneit e facilit; era
proprio in Lei uno stato permanente. (Cfr.: Vita di Ges, cap, XVII).
Chi ne avesse la possibilit e volesse intendere bene la meravigliosa dottrina del Brulle, che
qui abbiamo esposto in modo troppo succinto e perci poco chiaro, legga le pagg. 54 e seg. del
libro di Enrico Brmond, che abbiamo gi citato.

Maria compagna di Ges e tutta relativa a Ges

Il primo sguardo di Dio su la terra per la Vergine, Dio la rimira con occhio
d'amore e di particolare compiacenza, e la sceglie per darle il Figlio suo e per
mezzo di Lei darlo al mondo. E siccome Maria sar la prima che lo ricever su
la terra e l'unica che lo porter nel proprio seno in qualit di Madre, sar quella
che con Lui avr la parte migliore, e possieder sempre Ges nel

236

suo cuore, sempre, senza nessuna interruzione n variazione.
Maria conterr Ges nel suo seno per nove mesi, n questo tempo verr
diminuito o abbreviato neppur d'un istante; sempre poi sar con Lui per lo
spazio di trenta anni, nella Giudea, nell'Egitto, nella Galilea, giorno e notte,
eccettuati quei tre giorni dello smarrimento del divin Fanciullo in et di dodici
anni.
Maria sola possiede Ges per tutti quei trent'anni, mentre il mondo non fa altro
che misconoscere un s gran bene ch'esso possiede senza saperlo.
Al termine di quei trent'anni Maria per tre anni abbandona il suo Ges in balia
del mondo; ma allora ancora rimane frequente ed assidua ai suoi piedi ed alla
sua parola, sino alla Croce; con perfetta costanza lo accompagna e lo assiste
anche sul Calvario, sino al sepolcro; Maria per noi entra nel sepolcro perch
essendo la vita non pu cercar Ges tra i morti.
Anche dopo la morte in croce, Ges vivente sempre nel Cuore di Maria; lo
spirito di Ges separato dal suo corpo riposa nello spirito e nel Cuore di Maria;
mentre il suo corpo riposa nella tomba.
O Madre santa, felice compagna di Ges nei suoi misteri, nei suoi travagli,
nella sua Croce, nella sua vita e nella sua morte! Degnatevi di darci grazia e
luce perch possiamo parlare di Colui che la grazia del Padre e lo splendore
della luce del Padre!
Parlando di Voi, o Maria, parliamo di Ges; parlando delle vostre grandezze;
noi parliamo delle grandezze di Ges; parlando delle vostre disposizioni,
parliamo delle disposizioni necessarie per concepirlo. Per Ges siete dotata di
grazie ammirabili e di una purezza incomparabile; siete il trono in cui il Verbo
vuole dimorare, e la vostra purezza quella in cui Egli vuole essere concepito.
A Lui

237

tutto appartenete; siete di Ges, siete da Ges, e siete per Ges.
Come le persone divine nella Trinit sussistono nelle loro relazioni; Voi pure, o
Vergine santa, o Persona divina ed insieme umana - divina per la grazia e
umana per la natura - non avete sussistenza nell'essere della grazia, se non
per la relazione con Ges Voi non vivete che per grazia sua prima ancora
ch'Egli viva in Voi per natura; non respirate che per mezzo del suo spirito; le
vostre grazie e le vostre grandezze sono grazie e grandezze di Ges: Ges vele
ha conquistate, Ges ve le conferisce onde preparare a se medesimo in Voi un
tabernacolo degno di Lui. (O., 95).
Il mondo della natura e il mondo della grazia, sono due stati, due ordini, due
mondi ben differenti e ben distinti, bench si trovino l'uno nell'altro. Ma le loro
distanze e le loro distinzioni non si misurano su le distanze e vicinanze di
questo basso mondo, bens rispetto a Dio il quale, mentre separato dai
cattivi, nondimeno presente in loro pi di loro stessi. Nel mondo della natura,
vi sono varie categorie; ma in Dio, il quale il mondo dei mondi, il mondo
archetipo, il mondo principio e fine di tutti gli altri mondi di natura, di grazia, di
gloria e di tutti i mondi possibili, non vi sono che due categorie; (non dico che
Dio sia contenuto in qualche categoria): sostanza e relazione, anzi relazione
sostanziale. In Dio non vi sono n accidenti, n qualit, n quantit. Nel nostro
mondo invece la categoria di relazione una delle pi deboli, tenuissimae
entitatis, mentre la pi potente e la pi importante nel mondo della grazia il
quale non sussiste che per relazione con Dio.
Dobbiamo tutti desiderare, non gi di essere, ma o di non essere punto o di
essere in relazione verso Dio e il suo Unigenito Figlio, anzi di non essere altro
che

238

relazione verso di Lui. Tutto l'essere nostro deve essere annientato dalla
grazia: Vivo ego, jam non ego (Gal., II, 20); e questo, perch nella Trinit di
cui la grazia l'immagine, vi sono relazioni le quali sono costitutive e origine
delle persone divine.
Cos la Vergine non che una relazione verso l'Eterno Padre che l'ha fatta
Madre del Figlio suo, e verso il Figlio unigenito essendo sua Madre. Tutto
l'essere e lo stato della Vergine sembra fondato e fuso in questa disposizione di
relazione.
Coloro, tra i filosofi, che hanno trattato delle relazioni hanno osservato che
sono queste le minori realt della natura: ... Ma in Dio le relazioni sono
costitutive delle persone divine, cosa volete di pi grande? sono l'origine delle
persone divine, cosa volete di pi efficace? nella divinit, non v' sussistenza
che per relazione, cosa volete di pi importante?
Orbene, siccome in Dio non vi che sostanza e relazione, cos Dio, formando a
sua immagine e somiglianza la sua opera principale (il mondo della grazia), ha
voluto che fosse compresa in queste due categorie di sostanza e relazione.
Ges Cristo, suo Figlio incarnato, ne la sostanza, essendo la grazia increata;
e la nostra grazia consiste in una relazione verso di Lui, constituendo essa gli
accidenti di questa sostanza, i quali non sono che da Lui, per Lui e in Lui, e non
sono da considerarsi se non come qualche cosa di Lui (O., 119).

NB. Vediamo di intendere il pensiero del Card. de Berulle. Ci pare che questa espressione di
relazione contenga qui tre sensi.
1) Le persone divine sono costituite dalle relazioni interne ed opposte, nella SS. Trinit. La
teologia infatti, seguendo S. Tommaso, insegna che la persona divina una relazione

239

sussistente, relatio ut subsistens: il Padre persona perch eternamente genera il Figlio e per
questa relazione, di paternit sussiste, ossia una persona distinta; il figlio sussiste ed una
persona distinta perch eternamente generato dal Padre paternit e filiazione sono due
relazioni distinte ed opposte.
Orbene, il Card. de Brulle vede nella qualit di Madre di Dio una imitazione di queste relazioni
sussistenti nel Padre e nel Figlio, una somiglianza ed analogia con tali relazioni. La Vergine
non che una relazione verso l'Eterno Padre che l'ha fatta Madre del proprio Figlio, e verso il
Figlio unigenito come essendo sua Madre. Gi nellElevazione in onore della Vergine aveva
detto che, mentre gli angeli guardano ed onorano l'Essenza divina nelle sue perfezioni, la
Vergine nel suo Ordine e nella sua gerarchia guarda ed onora lo stato e le propriet delle
persone divine in quanto (sono costituite) dipendono, dalle loro propriet personali).
Il Padre sussiste ed persona per la relazione di paternit verso il Figlio generandolo
eternamente: Maria relazione verso il Padre essendo associata alla sua paternit e
generando nella natura umana il medesimo Figlio che dal Padre generato nella natura divina.
Il Figlio sussiste come persona per la relazione di filiazione verso il Padre che lo genera
eternamente: Maria relazione verso il Figlio perch lo genera nella natura umana.
Il Padre e il Figlio sussistono per queste relazioni: Maria non ha sussistenza nell'essere della
grazia che per la sua relazione verso Ges.
E infatti tutte le grandezze della Vergine derivano dalla sua qualit di Madre di Dio; anche il
suo essere naturale dipende da questa qualit, poich venne creata unicamente per essere
Madre di Dio; e dal primo istante venne da Dio trattata come tale e ornata dai doni
soprannaturali pi insigni, in preparazione alla divina Maternit. Maria infatti, non una donna
d'Israele in un dato momento della sua vita elevata all'onore di Madre di Dio, ma sempre fu e
sempre sar Madre di Dio.
1
.
Se Maria non costituita nella personalit in virt della relazione, di maternit verso il Figlio di
Dio, venne per creata

_______________________
1 cfr., Vita di Ges, cap. IV.

240

in vista di tale relazione; non ha regione di esistere che per questa relazione.
Queste somiglianze con la SS. Trinit, od altre ancora che ricorrono frequentemente negli
scritti del Brulle, sono analogie degne del genio e della piet del grande Cardinale e gloriose
per la Vergine Madre perch hanno il loro fondamento nella sua dignit; ma sono analogie, n
si deve spingerle troppo: il Padre e il Figlio essendo costituiti persone divine da quelle relazioni
che abbiamo detto, hanno una medesima ed unica Essenza divina; mentre la Vergine, bench
abbia sublimi relazioni verso le divine, persone, conserva sempre nell'ordine naturale il suo
essere creato, e nell'ordine della grazia il suo essere soprannaturale. Ma Brulle soggiunge che
tutto l'essere e lo stato della Vergine sembra fondato e fuso in queste disposizioni di relazione
. Sembra che nella Vergine Madre non vi sia pi nulla fuorch questa relazione la quale
sembra assorbire tutto il suo essere.
Maria conserva il suo essere naturale, ma la sua dignit di Madre di Dio cos sublime e dotata
di tali grazie e privilegi che sembra assorbire il suo essere naturale, il quale sembra fuso nella
sua, relazione di maternit e scomparire davanti a tanto splendore. Il Brulle non vuol vedere
in Maria che la divina Maternit, n si occupa mai, o quasi mai, delle doti naturali bench
elevatissime in Lei.
Qualcuno ha voluto domandare se Maria sarebbe stata creata se non fosse stata destinata ad
essere Madre di Dio; ci sembra questa una questione oziosa e anche un po' impertinente
rispetto a Dio. Per altro, se il Signore avesse creato una persona umana identica, sotto
l'aspetto naturale, a quella di Maria senza destinarla alla dignit di Madre di Dio, una tale
creatura non sarebbe stata Maria, ma un'altra donna. Notiamo ancora queste belle parole del
Brulle:
La pi grande emanazione di grazia operata da Ges, derivata dal suo amore
e meritata dalla sua Croce, grazia che appunto la grazia annessa e riservata,
alla qualit di Madre di Dio, non esisterebbe nei tesori della sua potenza e
nell'ordine perfetto della sua grazia e della sua gloria, se Egli non fosse venuto
al mondo per nascita; e il Verbo incarnato sarebbe privo ... del pi bel gioiello

241

della sua corona e della pi eminente dignit dipendente dalla sua potenza
1
.
2) Maria inoltre una relazione verso Ges, ossia tutta relativa a Ges, in questo senso che
tutte le sue grandezze, le sue grazie ed i suoi privilegi si riferiscono a Ges e da Lui derivano;
tutto venne conquistato per Lei dai meriti di Ges tutto le viene per dono di Ges. Maria un
rivolo di cui Ges la sorgente, un raggio di luce di cui il sole Ges
2
;come dunque il rivolo
tutto relativo alla sorgente e il raggio al sole, cos Maria relativa a Ges.
Ges il quale conosce le grandezze di questa dignit infinita, Ges che
causa e sorgente di tale infinit, onora questa Maternit secondo il suo mento
e onora se stesso onorando sua Madre, perch sua Madre .
3
3) Maria infine non altro che relazione verso Dio nella sua vita spirituale. Il Card. de Brulle
dice che dobbiamo desiderare non tanto di esistere come di non essere altro che relazione
verso Dio, ossia che la nostra vita naturale deve essere come annientata per lasciare il posto
all'azione di Dio in noi.
Questa santit venne praticata dalla Vergine nel modo pi eminente e pi perfetto; non v'era,
in Lei neppure un pensiero, neppure, un sentimento che non fosse diretto a Dio e formato dalla
azione di Dio; Ges, viveva in Maria pi che Maria medesima; Maria era tutta trasformata in
Ges. Dio ed agisce in Lei pi che Lei medesima; Ella non ha pensiero che non abbia per
principio la grazia di Dio, nessun sentimento che non sia ispirato dallo spirito di Dio, nessuna
azione che non sia per l'anima di Dio . proprio della Vergine di essere una pura capacit di
Ges, riempita di Ges
4
, ossia lanima sua completamente, vuota di se stessa, per essere
tutta occupata da Ges, tutta abbandonata allazione di Ges; in Lei non v che Ges.
***
Il Card. de Brulle dice ancora che nell'Ordine della grazia Ges essendo la grazia increata la
sostanza della grazia, e noi

__________________________
(1) Le grandezze di Ges.
(2) Cfr. Luc., 101.
(3) Vita di Ges, cap. XXVIII.
(4) Vita di Ges, cap. V., XXVIII e XXIX.

242

ne siamo gli accidenti. Per intendere tali parole potr servire questo paragone: se vi fosse la
sostanza della bianchezza, nel loro colore gli oggetti bianchi ne sarebbero gli accidenti, non
sarebbero bianchi se non per relazione con tale sostanza. Cos non abbiamo la grazia se non
per relazione con Ges; tutto riceviamo dalla sua pienezza.

INTIMIT DI MARIA CON GES (Lettere alle Carmelitane)

I) Il Figlio di Dio stava nel seno del Padre suo, questa la sua dimora da tutta
l'eternit. L Egli con un Padre ed potente, felice, glorioso come Lui; ma
vuole assumere un'altra condizione ed assumerla per noi. Egli vuole dimorare
nel seno della Vergine e scendere su la terra, nella mangiatoia, su la Croce, e
persino nel sepolcro. Quali dimore e quali differenze! E siamo noi l'oggetto dei
suoi disegni e dei suoi pensieri in questo stato di abbassamento, di miserie e di
sofferenze. Ges il Figlio del Padre e Figlio unigenito, e da tutta l'eternit ha
questa qualit. Ora il dono del Padre, il dono fatto alla natura umana nella
pienezza dei tempi; questo quel dono prezioso di cui il Figlio di Dio parla con
ammirazione e stupore dicendo: Sic Deus dilexit mundum, ut Filium suum
unigenitum daret (Joan., III, 16). Dono in verit inaudito ed eccellente, il pi
insigne che Dio abbia mai fatto e far mai al mondo; dono che comprende il
Figlio di Dio, e questo Figlio Dio medesimo.
2) Questo dono oltremodo prezioso venne dato dapprima alla Vergine, e a noi
per mezzo della Vergine. La Vergine ne fece l'uso pi eminente e ne ricevette
un effetto pi grande che non abbia ricevuto tutto il resto dell'umanit. A Maria
sola venne dato in qualit il Figlio;

243

a noi invece in qualit di Padre; a Maria in qualit di Figlio proprio e naturale
che per sempre sar suo Figlio, a noi viene dato in qualit di Padre che ci
adotta e ci costituisce suoi eredi.
Chi potrebbe degnamente pensare in qual modo la Vergine ricevesse
dall'Eterno Padre questo dono prezioso, quale stima ne avesse e come ne
usasse secondo i disegni dell'Eterno Padre? La grazia ch'Ella ricevette da
questa grazia delle grazie, la vita che ricevette nel dare la vita a Colui che la
Vita medesima, il potere assoluto ed universale ch'ella don sopra se stessa a
Colui, che le dava sopra se medesimo il potere materno, la presenza assidua e
il pensiero continuo ch'Ella conserv di Colui che sempre occupava, anzi rapiva
il suo cuore ed insieme i suoi sensi e la sua mente: sono meraviglie di cui non
possiamo farci un'idea.
3) La vita, l'aderenza, la societ, la mutua intimit di Ges con Maria e di Maria
con Ges deve essere uno degli oggetti pi frequenti della nostra vita (dei
nostri pensieri), questa vita, quest'aderenza, questa intimit adorava su la
terra ed imitava la vita, la societ e l'unit delle tre persone divine ed increate;
e formava su la terra un'idea, un'imitazione, un esemplare perfetto di quanto
avviene in Cielo tra le persone eterne.
Oh vita intima! Oh vita e intimit ammirabile ed adorabile!
Voi dovete pensarvi, dovete amarla; dico di pi ancora, dovete imitarla e tutte
le vostre case e societ su la terra devono servire ad onorare, a rappresentare
ed imitare quella beata e perfetta intimit di Ges e di Maria su la terra. Ges
sta con voi e in mezzo a voi come allora era vivente con Maria, poich
realmente con voi nella sua presenza sul suo altare e nella sua Eucaristia. Voi
dovete vivere con Lui, aderire a Lui, vivere in Lui,

244

dovete tenervi unite con Lui, cuore a cuore, con la pi perfetta intimit di
spirito. Tale deve essere la vostra vita e la vostra occupazione come era la vita
e l'occupazione di Maria su la terra.
Allora questa vita, questa occupazione era tra una persona increata ed
incarnata e una persona creata ed umana, tra Ges e la Vergine, due persone
in verit differenti ma santamente e perfettamente unite assieme col vincolo
pi perfetto che vi sia dopo il mistero della Trinit e quello dell'Incarnazione. La
vostra vita pure tra due persone: quella di Ges e la vostra: due persone
distanti nella loro condizione, ma effettivamente ben ravvicinate dalla
misericordia e dalla degnazione celeste. E questa divina degnazione va ancora
pi in l; Ges infatti, non vuole soltanto essere vostro, ma vuole inoltre
essere in voi; vuol essere non solo con voi, ma nel pi intimo di voi medesimi,
ed essere con voi un solo corpo, un sol cuore, un solo spirito. Vivete dunque
per Lui, vivete con Lui poich Egli visse per voi e vive con voi; ma andate pi
innanzi ancora in questa via di vita, di grazia e di amore con Lui. Vivete in Lui,
poich Egli in voi; o meglio siate trasformate in Lui stesso dimodoch Egli
sussista e viva in voi; e tutto in voi sia regolato ed operato da Lui e non gi da
voi stesse; in adempimento di quelle grandi parole del grande Apostolo: Io
vivo, non io, ma Dio vive in me. (Galat, II, 20).
4) questo lo spirito di vita, di grazia e di amore che vi auguro a tutte. lo
spirito di vita, di grazia e di amore che apprezzo di pi nell'Ordine della grazia.
lo spirito... dell'Ordine e dello stato dell'Incarnazione Apprezzate e
ricercate questo spirito. lo spirito di Ges e di Maria, vale a dire lo spirito
dominante nello stato di Ges ed eminente nello stato di Maria ... lo spirito
che lega perfettamente i nostri spiriti a Maria e a Ges. Cos

245

Maria viveva in Ges e Ges viveva in Maria; Ges era la vita di Maria pi che
nol fosse la vita propria di lei stessa. lo spirito che dovete respirare e al quale
dovete tutte aspirare; spirito che lega insieme e separa: vi separa da voi
stesse e da ogni cosa, mentre vi lega a Ges e a Maria come se dopo Dio non
vi fosse per voi nulla fuorch Ges e Maria, tutto il resto per voi inutile o
proibitivo, mentre Ges e Maria sono vostri come se fossero soli al mondo, con
voi e non vi fosse niente altro.
5) questo spirito ... di unione perfetta con Ges e con la Vergine che vi
auguriamo ... Vi esortiamo ad investirvi di questo spirito di Ges e di Maria che
ci viene insegnato nelle sante Scritture, ci viene manifestato nei misteri della
fede ed appare nella vita delle due persone pi insigni che mai vi saranno tanto
su la terra come nei cieli. Una di questa divina e divinamente umana: Ges,
Dio ed uomo tutt'assieme. L'altra persona umana, ma pur nella condizione
umana superiore a tutti i Santi e a tutti i cori degli angeli riuniti assieme;
entra nei confini della Divinit; appartiene all'Ordine degli ordini (l'Ordine
dell'Incarnazione). Altri ordini sulla terra, pi umanamente che santamente,
vengono esaltati, ma non sono, a parlar propriamente, che ombre di
quell'Ordine (dell'Incarnazione), ombre che passano per servire nella loro
bassezza, alle cose grandi, sante e celesti che i nostri misteri presentano alla
nostra ammirazione.
In questi preziosi misteri abbiamo un Dio padre ed una Vergine Madre. Orbene,
questa Vergine santissima e Madre felicissima, per le sue grandezze e la sua
qualit, ha diritto di grazie, di amore, e di potere materno sopra Ges il quale
la onora come sua Madre e la onora elevandola ad una grazia e ad una gloria
propria di Lei sola, ad una grazia che in cielo forma un coro a parte e rapisce
gli Angeli ed i Santi (L., 2).

246

Dio, Ges e Maria, vita e sorgente di vita

1) La vita di Dio in se medesimo deve formare ogni giorno l'oggetto della
nostra contemplazione; dobbiamo stimarla, adorarla, amarla ed imitarla; vita
di spirito e sorgente di ogni vita e specialmente della vita dello spirito: perch
Dio Spirito, il suo essere la sua vita. La vita di Dio in se stesso vita di luce
e di amore, vita di comunicazione intimissima, vita di unit e di societ, vita di
comunicazione dell'Essenza tra le persone divine, vita di intima residenza delle
persone l'una nell'altra: Ego in Patre et Patre in me (Joan., XIV, II), vita di
riposo, di felicit, vita di origine e di processione, poich nella Divinit vi sono
processioni: Ego ex Dei processi (Joan., VIII, 42); vita di origine in unit,
poich il Padre il principio delle altre due persone, e il Padre e il Figlio sono
principio della terza. Ogni vita deve essere riferita a questa vita.
2) La vita di Ges una vita nuova che ha la sua origine nel mistero
dell'Incarnazione. adorabile, e contiene una doppia vita come contiene due
nature: la vita della Divinit nell'umanit e dell'umanit della Divinit. Oh vita
sorgente di vita, sorgente della vita della grazia e della gloria, sorgente anche
della vita naturale nella risurrezione! Vita che ogni giorno dobbiamo
contemplare, adorare, amare ed imitate come nostra, poich ha la sua origine
nelle nostre iniquit non meno che nell'amore del Padre. causa della nostra
salvezza e modello della nostra vita: Principium creaturae Dei. (Apoc., III, 14).
3) La vita della Vergine, tutta per Ges e in Ges; anche prima che Ges
esista, Maria di Ges, poich non vive se non per essere Madre di Ges. E
dopo che Ges nato in Lei, Ella ha preso in Lui una nascita e una vita nuova,
e da quel momento vive in Ges come Ges vive

247

in Lei. Vita singolare ed eminente nella grazia, vita solitaria per la sua
eminenza, vita di societ per mezzo di Ges e in Ges, perch nella sua
solitudine
1
Maria ha Ges in se medesima ed in Ges.
4) Tutte, tre queste vite sono ammirabili e debbono formare l'oggetto e
l'occupazione della nostra vita
2
, la quale non che un'ombra di vita e di luce
al cospetto di queste tre vite. Come Dio vive in se stesso, eppure questa vita di
Dio che adoriamo comporta la vita delle tre divine persone l'una nell'altra: cos
pure Dio ci ha resi capaci di vivere in noi e di vivere anche in altri; e talvolta
noi viviamo in altri pi sensibilmente che in noi medesimi, ci che distrugge la
nostra propria vita, essendo questa troppo, debole. Procuriamo di vivere in
Dio, nella sua Essenza, nelle sue divine persone; viviamo in Ges, suo Figlio
unigenito, in cui la vita e la nostra vita, e la luce: In ipso vita erat et vita erat
lux hominum (Joan., I, 4); viviamo in Colei che ha dato la vita a Ges, vale a
dire, nella Vergine, che si chiama Vita ed principio di una vita cos grande.
Nell'universo noi contempliamo la vita delle piante, degli animali e degli
uomini... la vita di un'ape ha occupato la vita di qualche filosofo e l'ha rapito
... Nella fede noi abbiamo oggetti ben pi insigni di rapimento e vite ben pi
insigni da contemplare: la vita di Dio, di Ges e della sua santa Madre.
Occupiamoci di queste e viviamo in questi santi oggetti. La nostra vita su la
terra deve essere una vita di morte e insieme di vita: di morte al mondo, a noi
stessi e al peccato, di vita in Dio; in Ges e nella Vergine. Se noi separiamo la
pratica della nostra vita dalla pratica di questa morte, siamo

___________________________
(1) Nel suo isolamento per la sua eminente superiorit su tutte le altre
creature. In altro luogo l'Autore dice che Ges solo degno di tener compagnia
a Maria.
(2) Sempre Dio, Ges e Maria.

248

in pericolo di trovare una nuova morte nella vita, il peccato nella grazia, e le
tenebre nella luce, per superpia, per inganno e per amor proprio; (O.,6).

IV

VITA MISTICA DI GES IN MARIA. (Ges vivente in Maria)

Vi sono tre sorte di stabilit
1
sante, divine ed adorabili che vi prego di
considerare, amare ed adorare ... La prima la stabilit della divina Essenza
nella grandezza ed infinit delle sue perfezioni e nella Trinit delle sue Persone.
La seconda la stabilit del Verbo nella nostra umanit in virt del mistero
dell'Incarnazione. La terza la stabilit di Ges in Maria; questa poco
considerata su la terra, dove non conosciuta secondo il suo merito. Prego,
Dio di farvi conoscere e ricevere qualche cosa di questa stabilit che guarda,
adora e imita la stabilit eterna del Figlio Unigenito nel Padre suo, la quale gli
fa dire nel suo Vangelo queste parole: Ego in Patre, et Pater in me. (Joan.,
XIV, II).
Oh vita! Oh riposo! Oh residenza di Ges in Maria! Vita invariabile! Riposo
ineffabile! Oh residenza intima, segreta e penetrante, che riempie la SS.
Vergine non solo della grazia, ma dell'Autore della grazia ed unisce il rivolo alla
sua sorgente, la luce al suo sole!
2
.
Ges e la sua santa Madre si compiacciano di renderci partecipi di questo
divino stato e di appropriarci ad esso onde ne ricaviamo i frutti secondo la loro
volont! Certe

_________________________
(1) Ossia tre residenze permanenti: la prima, Dio in se stesso; la seconda, del
Verbo nella natura umana; la terza, di Ges in Maria.
(2) Ges la fonte e il sole di Maria; Maria un rivolo di Ges, un raggio di
Ges.

249

anime sono elette per appartenere le une a Ges, le altre a Maria; altre invece
per appartenere a Ges ed a Maria tutt'assieme, in quanto hanno qualche
maniera di grazia che si riferisce all'uno e all'altro di questi divini oggetti.
Ma questa maniera di vita e di grazia di cui voglio parlare qui, distinta e
differente, e si riferisce non solo a Ges e a Maria uniti assieme, ma a Ges in
Maria; e questo costituisce uno stato ben differente, che la penna non pu
descrivere e la mente appena pu intendere; solo la grazia pu darne
l'esperienza o la conoscenza ed esso ha una relazione particolare con la vita e
la residenza del Figlio di Dio nel Padre in virt della sua nascita eterna da Lui.
Il Figlio di Dio, infatti, ha vita dal Padre in virt della sua generazione; ed ha
vita nel Padre, in virt di questa residenza. Egli ha vita in se stesso, poich
Dio: Habet vitam in semetipso, dice Egli stesso nel Vangelo (Joan., V, 26); ma
come Figlio non ha vita in se stessa bens dal Padre suo il quale eternamente lo
genera senza indigenza n dipendenza, e poich il Padre lo genera, non gi in
seno estraneo n fuori di se medesimo ma in se stesso, Egli ha vita non solo
dal Padre, ma anche nel Padre. Avendo voluto nascere su la terra per adorare
con la sua nascita temporale la sua nascita eterna
1
, perci ha voluto nascere
da una Vergine ed avere, senza Padre in terra, una Madre la quale come
l'Eterno Padre porta il suo frutto in se medesima; e con questa nascita
temporale ha voluto ancora adorare lo stato della sua nascita e residenza
eterna nel Padre.
Ecco, a mio avviso, l'origine di questo stato particolare di vita, di riposo, di
residenza di Ges in Maria, stato accompagnato da molti effetti di grazia in
Maria, stato

___________________________
(1) Il Padre de Brulle contempla nella SS. Trinit l'esemplare e il fine di tutti i
nostri misteri.

250

degno di Ges, degno di Maria e degno pure della vita suprema ed ineffabile
del Figlio di Dio nel Padre suo. Prego Pio di renderci partecipi di questi misteri
in cielo e in terra secondo il suo beneplacito (L., 101).
L'anima vostra deve vivere in Ges Cristo pi che nel corpo in cui dimora, anzi
pi che in se medesima. Ges la vita ed la vostra vita Vivete dunque in
Ges come nella Vita e nella vostra vita, e non in voi stessa ... L'anima per
natura ha due dimore: una in se stessa per sempre, l'altra nel suo corpo finch
si trova in questa via su la terra. La grazia cambi in voi queste due dimore; e
l'anima vostra, per le intenzioni, per gli affetti, per le aspirazioni e per intima
applicazione, dimori in Ges; non gi nel suo corpo, ma in Ges come nella sua
via. Seguite i passi di questa Via divina e non le inclinazioni di questo corpo
perituro; seguite gli istinti e l'azione di questa Via divina e non i sentimenti
dell'anima vostra miserabile ed imperfetta su la terra. Siate dunque tutta in
Ges e a Ges; vivete di Lui, vivete per Lui, vivete per opera di Lui. Oh! quale
vita, vivere per mezzo di Ges! Oh, quante cose contiene quest'ultimo punto!
Quanto siamo distanti da una tal vita! ... Era proprio della SS. Vergine di vivere
non solo in Ges, ma per opera di Ges: Ges era la sua vita in questa
maniera particolarissima. Ges era la vita della sua vita, anima della sua anima
e occupava il fondo della sua essenza. Dobbiamo vedere e onorare Ges nella
Vergine, come formando parte principale nella Vergine, come Dio in certo qual
modo fa parte di noi stessi: Pars mea Deus in aeternum. (Ps., LXXII, 26). Cos
Ges fa parte della Vergine e da Lei non va separato. Datevi per sempre al
Figlio ed alla Madre e desiderate che siano l'uno e l'altra la vostra porzione e la
vostra eredit per l'eternit. (L., 95).
Quanto dobbiamo desiderare che lo spirito di Ges ci diriga, ci regga, ci
possieda e usi di noi secondo il suo

251

potere e la sua volont in questo uso reciproco che Ges fa di noi
appropriandoci e assoggettandoci a s, e che noi facciamo di Ges dedicandoci
ed abbandonandoci a Lui, consiste l'esercizio della vita della grazia di cui
dobbiamo vivere su la terra. questo lo spirito che Ges venuto a diffondere
nel mondo, spirito che la Vergine ha ricevuto per la prima ed ha posseduto alla
perfezione ... Vi auguro lo spirito della Vergine Madre di Ges e lo spirito di
Ges suo Figlio ed insieme Figlio di Dio. Vi auguro uno spirito tutto legato per
amore e rispetto a Ges e, alla Vergine; uno spirito che trasformi i vostri
spiriti, in Ges e Maria; uno spirito che possieda Ges e sia posseduto da
Ges. (L., 6)
1
.

_________________________
(1) Una piissima divozione che fa capo al Card. de Brulle la devozione alla
Vita di Ges in Maria; l'invocazione di Ges vivente in Maria. bene notare che
l'oggetto di tale devozione non gi la vita fisica di Ges nel seno di Maria cos
ben descritta in una pagina che abbiamo riportata sopra; ma la vita mistica
di Ges in Maria. Maria la parte principale del Corpo mistico di Ges, e Ges
vive in Lei non solo per santificarla, ma per santificare, per mezzo di Lei, tutti
gli altri membri suoi. questo un aspetto della mediazione universale di Maria
nell'ordine soprannaturale.
Tale divozione mirabilmente espressa nella celebre preghiera O Jesu vivens
in Maria, alla quale Pio IX concesse 300 giorni di indulgenza; gli elementi di
questa preghiera si trovano negli scritti del Padre de Brulle, perci se non
venne direttamente composta da lui, ne venne almeno ispirata.
Il compianto abate Tanquerey, P. S. S. ne ha fatto una bella e completa
spiegazione e la chiama una sintesi della vita spirituale. Eccola:
O Ges, vivente in Maria, venite a vivere in questi vostri servi, - nello spirito
della vostra santit, - nella pienezza della vostra virt, - nella perfezione delle
vostre vie, - nella comunione, dei vostri misteri, - dominate in noi ogni facolt
a Voi contraria; - nel vostro Spirito per la gloria del Padre. Cos sia. (V.
TANQUEREY, Prcis de thologie asctique et mystique; n. 1590 e segg.).
Il Bremond la chiama la tessera della scuola del Card. de Brulle.

252

PARTE SECONDA

CONSEGUENZE DELLA DIVINA MATERNIT


I.

LA MADRE DI DIO.


1) Nella Vergine il Card. de Brulle vede, innanzi tutto, la Madre di Dio e il posto che occupa
nell'Incarnazione, la Madre del Verbo Incarnato, in relazioni particolari con le persone della SS.
Trinit, la Regina sovrana del cielo e della terra la quale partecipa all'autorit del Padre avendo
con Lui il medesimo unigenito Figlio, ha autorit sul Figlio di Dio e suo Figlio, e da Ges Cristo
ha ricevuto autorit sopra tutto ci che gli appartiene, potere sopra tutte le nazioni come a
Lui stato conferito dall'Eterno Padre .
Noi generalmente siamo esposti a considerare Maria SS. semplicemente come Madre della
misericordia e nostro rifugio; pensiamo molto al nostro diritto, diremo cos, di ottenere dal suo
Cuore materno ogni grazia che ci abbisogna; ma poco ci curiamo dei diritti ch'Ella ha sopra di
noi.
Il Padre de Brulle invece aveva un gran concetto dei diritti di Maria e della sua sovranit;
questo il pensiero che ritorna continuamente sotto la sua penna quando parla di Maria.
In una visita al Monastero dell'Incarnazione di Parigi, egli faceva questa
prescrizione: Innanzi tutto si onorer con una divozione particolare la
santissima Vergine Maria Madre di Dio, e Sovrana sopra tutto ci che

253

appartiene al suo divin Figlio sia in terra sia in cielo
1
. In una istruzione diceva:
Offrite a Ges e alla sua SS. Madre tutte le azioni della vostra vita come cosa
che a loro appartiene per titoli cos numerosi che sareste tanto colpevoli di
mancare ai vostri doveri verso il Figlio di Dio e la sua santa Madre, quanto
siete felici di non avere altra cura che quella di adempierli (O., 12). Verginit,
Maternit, Santit e Sovranit: ecco i quattro grandi attributi della Vergine,
fondamento delle sue grandezze, del suo potere e dei suoi diritti sopra di noi.
(O.,93). Come Madre del Creatore la Vergine ha potere e dominazione sopra
tutte le creature. In virt del mistero dell'Incarnazione costituita in
eminenza, in autorit e in potenza, nel tempo e nell'eternit, sopra gli angeli e
sopra gli uomini e sopra tutte le creature. (O., 39).
Considerando Maria SS. come vera Regina suprema, il Padre de Brulle le fece quel celebre
voto di servit che l'espressione pi eminente e pi efficace della divozione alla Madre di Dio,
voto che gli attir noie incredibili e gli cost tante lagrime. I suoi nemici ne abusarono, gli
rimproverarono di voler imporre alle Carmelitane un quarto voto e giungere sino ad accusarlo
di eresia; in tale opposizione evidentemente vi era anche uno sfogo dello spirito del
protestantesimo e forse dello spirito giansenistico incipiente. Per dieci anni il Brulle tutto
sopport; ma infine fu costretto a difendersi, e dimostr che non si trattava di un quarto voto
di religione ma del riconoscimento e dell'espressione della nostra servit verso Ges e Maria
derivante dai voti del santo Battesimo.
Come mai, o Vergine santa, esclamava, possono darsi degli spiriti cos poveri
nella luce dei nostri misteri e cos insensibili alle vostre grandezze da trovare a
ridire alla vostra dominazione e a questo voto di servit che a quella si riferisce
e la onora? (Elev., III, sopra, pag. 128).
I discepoli del Brulle, come il Padre de Condren e san

___________________________
1 HOUSSAYE, op. cit., II, p. 102.

254

Giovanni Eudes, ecc. diedero grande importanza a questo voto e lo misero in pratica ad
imitazione del loro santo maestro; il ven. Olier vi premise, un anno di preparazione e il B.
Grignion de Montfort lo propag con molto zelo
1
.
2) La Madre di Dio Mediatrice presso Ges Cristo e Dispensiera della grazia; a Lei dobbiamo
ricorrere con filiale confidenza. Ella ha la missione di dare Ges alle anime ed ha un'autorit
speciale nell'ordine della grazia; il Padre de Brulle, fa derivare dalla divina Maternit anche
questo insigne privilegio e potere supremo.
Dobbiamo considerare la Vergine come una ... sorgente della vita di Ges. Ella
lo genera a noi per la virt del Padre e congiuntamente con Lui lo fa vivere in
noi, operando in noi per la virt dell'Altissimo, la quale la virt del Padre,
virt ch'Ella possiede in modo indiviso (in comune) col Padre. E come altra
volta, lo ha generato in se medesima secondo la carne e insieme secondo lo
spirito, corporalmente e spiritualmente; cos continua a generarlo in noi
spiritualmente ... Rivolgiamoci a Lei ed assoggettiamoci al suo potere,
supplicandola che per compassione Ella compir per noi questa misericordia.
(O., 144).
Le anime redente da Ges appartengono alla sua santissima Madre, e
dobbiamo pregarla che ci doni Ges.
questo un pensiero che ritorna spesso negli scritti del P. de Brulle.

___________________________
(1) Giov. Olier cos si esprime nel fare a Maria il detto voto: Mi voto a Dio per
impiegare tutti i momenti della mia vita a farla onorare. Rispetto a Lei mi
conserver in una perpetua dipendenza, riconoscendola come mia santa Madre
e come la sorgente della mia doppia vita, cio della vita del mio corpo e
dell'anima mia ... Ella in Ges Cristo la mia via, la mia verit, la mia vita ...,
e protesto ai suoi piedi che alla sua intercessione sono debitore di tutte le
grazie che ho ricevute . (Vie Intrieure .... pag. 359). Vi qui tutto lo spirito
del Fondatore dellOratorio.

255

Ad una Signorina di recente uscita, dal noviziato di una casa religiosa scrive:
Guardatevi bene dal perdere l'unione con Ges. State pure unita alla sua
Madre santissima. Maria congiunta con la divina Infanzia di Ges, n potete
adorare Ges, fattosi Bambino per vostro amore, fuorch nelle braccia della
sua e vostra santa Madre. (L., 225).
Ad un Padre dell'Oratorio:
Adorate Ges, amatelo e pregatelo che vi trasformi in Lui; rivolgetevi alla sua
santissima Madre affinch vi ottenga da Lui questa grazia e questa
misericordia.
(L., 149).
Ad una persona pia:
Consacratevi alla santissima Madre di Ges, perch sua Madre; e in onore di
tutto ci che Ella per Ges e di tutto ci che Ges per Lei, offritevi tutta a
Lei, desiderando di avere verso di Lei, nella vostra vita interiore ed esteriore,
una dipendenza e relaziona particolare. Vi consiglio di darvi ogni giorno a
questi desideri, eccitandoli e formandoli nell'anima vostra e di offrirli
distintamente a Ges ed alla sua santa Madre ... Offrite loro in particolare i
vostri sforzi (di appartenere di pi a loro), desiderando che tutt'e due abbiano
potere di disporre, per la loro gloria, di voi e dei vostri sforzi. (L., 222).

II
AUTORIT DI MARIA SULLE ANIME

Nella sua qualit di Madre, Maria ama e possiede Ges come Figlio ed ha sopra
di Lui una sorta di diritto e di propriet the spetta unicamente a Lei, e che
deriva da quel diritto e da quella propriet che l'Eterno Padre

256

ha sopra il suo medesimo Figlio, perch il Figlio di Maria il Figlio medesimo
dell'Eterno Padre. In virt di questo diritto cos sublime ed eminente, derivato
inoltre da una sorgente cos elevata ed eminente come il seno del Padre,
Maria ha un diritto ed un potere speciale di dare Ges alle anime.
Apprezziamo, ammiriamo e veneriamo secondo il suo merito questo diritto di
Maria; avviciniamoci a Lei in modo da entrare con Lei in una santa e felice
societ; desiderando di essere uniti, con Lei e per mezzo di Lei, al Figlio suo.
Per questo istinto di grazia e di piet singolare abbandonatevi a Lei,
assoggettatevi ai suoi diritti ed ai suoi poteri, e pregatela che usi del suo
potere sopra di voi, col darvi una parte speciale alla grazia di Ges che suo
Figlio, ed a Lei medesima Madre di Lui. (L., 2).
***
I Superiori devono rendere un onore singolare all'autorit santa e suprema di
Ges e di Maria su le anime. Questa autorit di Ges va considerata non solo
nella sua Divinit,ma pure nella sua Umanit secondo la quale Egli disse queste
parole: Data est mihi omnis potestas (Mt, 28,18). Inoltre questa autorit di
Ges la viva sorgente di quella della Vergine, come la Vergine la sorgente
di quella umanit che unita in Lui alla Divinit. Questa Umanit, infatti,
essendo derivata dalla Vergine per'opera dello Spirito Santo e eletta dal Padre
per essere unita al Figlio suo, come per riflesso diffonde nella Vergine
medesima una emanazione di quell'autorit che ricevette dal Padre nel ricevere
per sua propria persona la persona del di Lui unigenito Figlio. (Norme di
direzione, cap. XXX).

257
***
Poich Dio si compiaciuto di mettervi nella condizione in cui vi trovate,
onorate in quella l'autorit di Ges Cristo Nostro Signore e della sua santissima
Madre su le anime, perch queste sono una piccola parte, e una piccola
dipendenza dellImpero del Figlio di Dio e della Vergine. L'Eterno Padre ha dato
al suo Unigenito Figlio ogni potere sopra tutte le nazioni e il Figlio l'ha dato alla
sua santa Madre. Onorate questo potere del Figlio e della Madre, desiderando
che si eserciti sopra di voi e sulle anime che vi sono affidate. Supplico il nostro
Signore Ges e la sua santissima Madre di farvi questa grazia. (L., 40).
Preghiamo la Vergine che ci doni il Figlio suo, poich in questo mistero (della
Nativit) e in virt di questo mistero, Ella riceve il potere di dare al mondo il
proprio Figlio, potere che una delle eccellenze e singolarit che da questo
mistero derivano alla sua Maternit. Maria nell'Incarnazione riceve il Figlio di
Dio; nella Nativit lo d al mondo e riceve il potere di darlo, e questo potere
rimane sempre, n mai le viene tolto.
Preghiamola che usi di questo suo potere e ci doni il Figlio suo, ma ci doni noi
pure a Lui; vediamo di dare anche noi alla Vergine il potere di darci al Figlio
suo, come il Padre le d il potere di darlo a noi. (O.,43).
3) La Madre di Dio Madre di misericordia, e il Card. de Brulle ha una grande fiducia in
questo attributo della Vergine; alla medesima Signorina, di cui sopra, scrive ancora:
Guardatevi dal perder mai l'unione con Maria per qualsiasi motivo. Quando
pure foste in peccato mortale, Maria Madre dei peccatori e vostra Madre in
una maniera particolare; in nome di Dio non dimenticatela mai,

258

continuate sempre ad esserle divota e ad amarla... Chiss ch'Ella non abbia da
far scendere sopra di voi un raggio che dissipi quelle nubi che vi circondano e
vi unisca al Figlio suo e a tutto ci che il Figlio suo ha ordinato per la vostra
salvezza? O Madre santa del mio Salvatore, aiutateci! O Madre di misericordia
abbiate piet di noi!
Ad un Padre dell'Oratorio:
Offrite quel buon pensiero che mi avete manifestato, in onore dei pensieri di
Ges in Croce per la salvezza delle anime e anche in onore dei pensieri che la
sua santa Madre ebbe su la terra verso i peccatori dei quali rifugio e avvocata
presso il Figlio suo. (L., 174).
Ma qui ancora il Padre de Brulle riconosce nell'esercizio della misericordia in Maria, una
funzione della divina Maternit la quale eleva la Vergine ad una affinit speciale col Mistero
dellIncarnazione.
La Madre di Dio ha un'autorit speciale rispetto alla misericordia. Il Mistero
dell'Incarnazione essendo un mistero di misericordia, Maria Madre di
misericordia e ne derivano per Lei effetti e privilegi speciali di misericordia. (O.,
45).
L'Incarnazione essenzialmente un mistero di misericordia; perci Maria essendo per la sua
divina Maternit, strettamente collegata con questo mistero, essenzialmente Madre di
misericordia. Il pio Cardinale fa poggiare la misericordia di Maria su la infinita misericordia di
Dio la quale si manifesta cos potentemente nel mistero dell'Incarnazione. Ora Maria
dall'Eterno Padre, costituita nell'ambiente e nell'ordine del mistero dell'Incarnazione.
Se ben consideriamo, qui il vero punto di vista della fede in questo articolo. Appunto perch
Dio infinitamente misericordioso, Maria potente nella misericordia: Maria non che
l'espressione della misericordia di Dio e la sua misericordia proporzionata alla grandezza
della sua dignit.
questa l'altissima ragione della misericordia di Maria;

259

una funzione che deriva non solo dalla bont del suo Cuore e dalla sua compassione verso di
noi povere creature, ma pi ancora dal suo ufficio di Madre di Ges, ed inerente alla sua
dignit.
Ci sembra sia questo un pensiero che raddoppi la nostra fiducia. La teologia sempre il pi
solido fondamento della vera divozione a Maria e della fiducia illimitata che dobbiamo avere nel
suo potere e nella sua bont.
4) Dalla divina Maternit deriva pure che Maria la Protettrice naturale della Chiesa:
Stimerei opportuno, scrive il Padre de Brulle, che per tutte le gravi difficolt
nelle quali si trova la nostra Congregazione si facessero, per un anno, in tutte
le case, preghiere straordinarie alla SS. Vergine. Le opere di Dio si devono
incominciare e conservare con lo spirito di umilt e di preghiera; e Dio si
compiace di essere pregato dai suoi Servi. Uno dei poteri annessi alla sovranit
della SS. Vergine questo di dissipare le nuvole che si oppongono ai disegni ed
alle opere del Figlio suo su la terra. (L., 125).
***
Non ci meraviglieremo se il Padre de Brulle, avendo della devozione a Maria un concetto cos
elevato, sembri quasi sdegnare di rivolgersi al suo potere per i meschini interessi materiali.
Nelle sue Lettere rarissimamente si trova qualche accenno ad implorare l'aiuto della Madre di
Dio per le necessita materiali. Non manca, vero, di fiducia nella potenza e bont di Maria
anche sotto questo aspetto; al Superiore di una casa il quale si avviliva per la povert,
scriveva:
Invece di rattristarvi e di ricercare la solitudine, onorate la povert di Ges e di
Maria in Egitto. Ricorrete umilmente a loro, affinch la loro povert benedica la
vostra e vi provveda. Nelle necessit della casa ricorrete in modo speciale alla
Madre di Dio. Ella Madre di Ges

260

e le abbiamo dato tutte le case che Dio ci dar. Come Madre di Ges avr cura
di tutto ci che appartiene a Ges. Questo pensiero vi conforti pi che non vi
rattristi lo stato presente. Ricorrete a Ges e a Maria in tutti i bisogni interiori
ed esteriori (spirituali e materiali) della casa, come a quelli che ne sono i
padroni e che possono e voglio provvedere a tutto. (L., 171 e 174).
Ma la sua preghiera abituale che ricorre quasi in ogni lettera quella che ha per oggetto le
grazie spirituali le quali rilevano pi particolarmente dalla Mediazione di Maria: Pregate la
Madre di Dio, perch vi dia la grazia di servirla Lei e il suo Ges nella perfezione che
desiderano da voi, ecc. Ci che il Padre de Brulle vuole che soprattutto domandiamo a Maria
Ges. Cos mette in pratica il suggerimento evangelico: Quaerite primum regnum Dei
(Cercate prima il regno di Dio), e il resto vi sar dato come per soprappi.
La seguente preghiera ci dimostra con quale fiducia il pio Cardinale confidava nella Madre di
Dio.
Per mezzo della Vergine santissima, (o Ges), avete voluto dare Voi medesimo
a noi, e diventare nostro; permettetemi pure di darmi a Voi per mezzo, di Lui.
La supplico, adunque, come Madre, del mio Dio, di voler per sua degnazione,
essere madre dell'anima mia. La supplico come Madre di Ges di offrirmi a Lui
e di tenermi Ella stessa e considerarmi ormai come schiavo del Figlio suo, e di
ottenermi in questa qualit ch'Egli mi faccia parte delle sue vie e delle sue
misericordie. (Grandezze di Ges, pag.66).
***
5) Dalla Maternit divina deriva pure la grande santit di Maria.
Affinch fosse degna Madre di Dio, la Vergine ricevette da Dio una intensit di grazie adeguata
ad una tale vocazione e vi corrispose perfettamente, perci si elev ad una santit che supera

261

ogni pensiero. Il Card. de Brulle si compiace di ripetere spesso che la Vergine degna Madre
di Dio: quale santit non suppone questa parola! (Cfr.: Vita di Ges, cap. XIX).
Perci ripete spesso che l'Eterno Padre non, ha fatto n far mai nulla di pi santo che la
Madre sua; infatti la santit di Maria la pi elevata che si possa concepire. Nella santit vi
sono, per cos dire, due elementi, l'elemento negativo ossia l'assenza del peccato, e l'elemento
positivo ossia l'unione con Dio, il Quale la santit per essenza. Orbene Maria fu
assolutamente immune da qualsiasi peccato, come pure da ogni tentazione, illusione o
influenza dello spirito del male; inoltre fu la creatura pi unita a Dio. Dopo l'umanit di Ges,
la creatura pi unit alle tre persone della SS. Trinit, la pi intima con Ges e la pi investita
della vita di Ges. (Elev., n. 4 e 5; Vita di Ges, Cap. V, ecc.). Tale era la santit di Maria che
nell'uso delle cose indifferenti Ella aveva amore per il Signore e merito davanti a Lui pi che
non parecchi Santi nei loro pi grandi martirii (O., 185).
***
6) Quale unione pi intima di quella del Figlio con la Madre e della Madre col
Figlio!
Il Card. de Brulle si delizia nella contemplazione dell'unione di Ges e Maria e ne parla spesso
con grande amore e viva compiacenza. (Cfr; Vita di Ges, cap. XXVIII). Alla Regina di
Inghilterra scrive:
Il Figlio di Dio ha congiunto (Maria) a se stesso nella maggior parte dei suoi
misteri e nel Mistero dell'Incarnazione ... Non separate dunque nelle vostre
divozioni ci che Dio ha congiunto in una unione cos santa, cos divina, cos
sublime.
Perci non separa mai Maria da Ges: Ges e la sua santissima Madre; ecco la sua formula
abituale. Questi due santissimi nomi, che riun nello stemma dell'Oratorio, ritornano insieme
centinaia di volte nelle sue Opere. e specialmente nelle sue Lettere. Sembra che li onori; per
cos dire, con un medesimo atto di divozione, tanto li conserva indissolubilmente uniti, Quasi
quasi vorremmo dire, come se si trattasse di una persona sola. S. Giovanni Eudes, il quale
pass vent'anni alla scuola del pio Fondatore

262

dell'Oratorio, arriv persino a riunire assieme quei due santissimi nomi in quella espressione
che potr sembrare errata a certi fanatici della grammatica, ma che ha un senso altissimo: il
santissimo Cuore di Ges e di Maria (non gi i Cuori di Ges e di Maria). Il Padre de Brulle
aveva gi detto:
Nell'intimit, per la grazia, il Cuore di Maria vive nel Cuore di Ges, e il Cuore
di Ges vive nel Cuore di Maria. (Vita di Ges, cap. XXVIII); anzi
espressamente: Il Cuore divino di Ges e di Maria. (Cap. XV).
In Nostro Signore Ges Cristo, dice S. Giovanni Eudes, vi sono tre Cuori, i quali tuttavia non
sono che un sol Cuore: il suo Cuore corporale che la pi nobile porzione del suo sacro Corpo;
il suo Cuore spirituale che la parte superiore della sua anima santa, e il suo Cuore divino che
lo Spirito Santo il quale il Cuore del suo Cuore... Ora il Cuore corporale di Ges il Cuore di
Maria, perch la carne di Ges la carne di Maria; Caro Christi est caro Mariae, dice S.
Agostino, anche in cielo; il Cuore spirituale di Ges pure il Cuore di Maria per una intimissima
unione di anima e di volont; il Cuore divino di Ges, che lo Spirito Santo, il Cuore di
Maria, poich questo divino Spirito stato dato a tutti i veri cristiani, quanto pi alla Regina e
Madre di tutti i cristiani. Ecco tre Cuori i quali non sono che un sol Cuore di cui si pu dire
veramente che il Cuore della Vergine santissima ... il Cuore di Ges vivente nel Cuore di
Maria, l'anima di Ges nell'anima di Maria... la memoria, la mente e la volont di Ges nella
memoria, nella mente, nella volont di Maria. (LE DORE, Les Sacrs Coeurs de Jsus et de
Marie, pag. 280-288). S. Giovanni Eudes in questa sua dottrina su la intimissima unione, non
gi fisica. bens mistica e morale, tra i Cuori di Ges e di Maria, non fa altro che sviluppare la
dottrina del Card. de Brulle su la unione di Ges con la sua santissima Madre, adoperando
persino identiche espressioni.
7) Dalla Divina Maternit deriva la maternit umana della B. Vergine:
Il nome di Madre applicato ai cristiani, si trova di rado negli scritti del Brulle; ma la verit
della maternit di Maria rispetto a ciascuno di noi ne risulta con tutto rigore teologico. Maria
Madre di Ges, e questo gi sufficiente perch dobbiamo riconoscere

263

in Lei la nostra vera Madre, spirituale, perch Ges che Ella ha dato al mondo, il nostro Padre
nella grazia. Ma tanto non basta al Cardinale de' Brulle e riconosce in Maria una maternit pi
prossima, pi effettiva, rispetto a ciascuno ai noi, rispetto alle anime che appartengono al
Figlio suo.
Perci scrive:
Desidero che consideriate e invochiate, (la Vergine) in questa qualit di madre
e di vita, poich Ella vuole farvi partecipe della vita del suo divin Figlio (L., 37).
Deve essere per noi dolce e delizioso fare sovente oggetto dei nostri pensieri e
delle nostre parole Colei che la vita, la Madre della Vita, e la Madre della
nostra vita medesima. (O., 147).
Tra i misteri da meditarsi ogni giorno propone:
La Vergine legata a Ges come sua Madre e a noi come membra del Figlio suo.
(O., 147).
Madre Colei che d la vita; orbene la Madre di Dio d veramente la vita non solo al genere
umano in generale, ma a ciascuno di noi in particolare. Maria ci d Ges; abbiamo visto che il
pio Cardinale dice ripetutamente che questa la sua funzione. Ella genera spiritualmente in noi
il suo Ges, perci Madre di Ges in noi, lo fa vivere in noi; orbene Ges vive in noi per la
grazia che la vita spirituale dell'anima nostra. Inoltre, Maria madre della nostra vita,
sorgente della nostra vita, e vita per noi: in qual modo, se non perch ci d la vita
soprannaturale della grazia? Cos Maria vera Madre di ciascuno di noi nell'ordine
soprannaturale, e dobbiamo chiamarla con questo nome consolante e delizioso non gi per un
sentimento di affettuosit e di tenerezza, ma con tutta verit e realt, perch causa della
nostra vita soprannaturale.

III

MARIA CORREDENTRICE

In conseguenza della sua divina Maternit, la B. Vergine nostra Corredentrice: Questa
espressione non si trova negli scritti che possediamo del Padre de Brulle, ma gli elementi che
costituiscono quella cooperazione per cui Maria giustamente viene chiamata Corredentrice vi si
trovano mirabilmente esposti, e tutto viene riferito alla divina Maternit:
1) Il consenso che Maria, con piena e illuminata libert, diede all'Incarnazione del Figlio di Dio,
nel proprio seno. Questo, evidentemente, fu l'atto iniziale, volontario e fondamentale della
cooperazione della Vergine alla Redenzione; gli altri modi di cooperazione sono conseguenze
del consenso. Anche gli acerbissimi dolori che Maria soffr per la sua partecipazione alla vita
crocefissa del suo divin Figlio, secondo il P. de. Brulle, dal primo momento dell'Incarnazione
fino al Calvario, furono da Lui accettati, con immensa carit peli la nostra redenzione, quando
pronunci quel suo Fiat in risposta al messaggio dellAngelo.
2) Lautorit che in tal modo diede all'Eterno Padre su la Persona della SS. Trinit.
3) Il corpo che procur al Figlio di Dio onde potesse, in qualit di Vittima, morire su la Croce.
Maria fu cos una delle cause dell'Incarnazione e perci della Redenzione; e causa, diremo, non
semplicemente accidentale, ma, per volere di Dio, necessaria ed essenziale. Rispetto a Dio,
fuori della SS. Trinit (ad extra), non v' nulla di necessario, a meno ch'Egli medesimo non
imponga a se stesso qualche necessit, come avviene appunto in questo caso. Dio avrebbe
potuto compiere i Misteri dell'Incarnazione e della Redenzione senza il consenso di una Madre;
ma in realt volle che Maria vi prestasse una cooperazione necessaria; e, come fa risaltate il
Brulle, fu questo per Lei un altissimo ed inaudito onore.
Inoltre, Maria, non solo procur, la Vittima per il gran Sacrificio Redentore, e la introdusse nel
mondo, ma l'allev e l'accompagn sino al supplizio dell'immolazione e, come Madre, fino dal
primo istante fu associata ai patimenti e ai dolori, di suo figlio.

265

Il consenso di Maria all'Incarnazione

Quando Dio cre Adamo non tratt con se medesimo, perch le parole:
Faciamus hominem non era diretta agli Angeli, ma alle persone divine ad
immagine delle quali siamo fatti. Quando invece si tratta del nuovo Adamo, Dio
entra in trattative con la Vergine, e volendo associarsi all'opera sua, ne chiede
il consenso dicendole: Faciamus hominem (Facciamo l'Uomo nuovo) ad
immagine del quale tutto deve essere formato e riformato. (O., 94).
Che dir di Voi, o Vergine santa? Dio vi fa Madre di Colui del quale Padre! Dio
vi innalza e su la terra vi costituisce Madre senza Padre di Colui del quale in
Cielo Egli Padre senza Madre!
Dio vi associa a se stesso nell'opera sua la pi grande: nella seconda
generazione del suo Figlio, nell'Incarnazione del suo Verbo, nella nascita di
Ges; vi associa a s in una societ talmente nobile ed insigne; che
dimostrandovi in faccia al Cielo e alla terra un rispetto ed un onore
incomparabili, fa persino dipendere dal vostro consenso la pi imponente di
tutte le sue opere, il pi sublime dei suoi misteri.
Egli chiede, aspetta, riceve il vostro consenso per mezzo del suo Angelo. Quella
sua volont, la pi sublime, la pi grande che mai potr avere, non l'adempie
se non dopo ricevuta l'assicurazione che la vostra volont conforme al suo
volere. Egli aspetta quella vostra parola di umilt: Ecce ancilla Domini; aspetta
dalle vostre labbra quel potente Fiat; Fiat, nel suo termine e nel suo effetto,
molto pi potente di quel Fiat che Dio pronunci nella Creazione dell'Universo.
Ch se quel primo Fiat fece il mondo, il vostro ha fatto l'Autore del mondo
1
.

_________________________
(1) Il Fiat di Maria era la condizione perch l'Autore del mondo avesse una
nuova vita, la vita umana.

266

Dio vi innalza alle sue grandezze, e Voi vi abbassate nel vostro nulla! Vi
dichiarate serva di Colui del quale vuole che siate Madre! E in questa umilt,
nelle mani dell'Angelo date il vostro consenso al volere dll'Eterno Padre, e
nell'atto della vostra profonda umilt concepite l'Altissimo! Appena quel vostro
consenso dato, riferito all'Eterno Padre e da Lui accettato, Voi per la potenza
dell'Altissimo siete Madre di Ges; siete il Paradiso del nuovo Adamo, il tempio
animato di Dio incarnato! Siete la vasta abitazione di Colui che
incomprensibile! Cfr.: Vita di Ges, cap. XIII; Grandezze di Ges, pag. 392).
Oh qualit grandi! Ammirabili poteri! Effetti preziosi e singolari!

Autorit che Maria, col proprio consenso, d all'Eterno Padre sul Figlio, onde
imporgli il precetto di morire in Croce.

Voi, o Madre di Ges, date al Figlio di Dio una nuova natura, quindi lo ponete
in uno stato in cui il Padre pu esercitare sopra di Lui il suo potere. Prima della
nascita di Ges il Padre non ha potere sul proprio Figlio, perch nell'eternit lo
genera come Figlio, ma pure come Dio uguale a Lui e indipendente come Lui
stesso. In tal modo fin dall'Eternit il Figlio Figlio del Padre prima di essere
Figlio della Madre, ma non Figlio soggetto al Padre prima di essere Figlio
soggetto a Maria: il medesimo istante d principio all'autorit di Maria ed alla
autorit del Padre sul Figlio suo ... Cos, o Vergine santa, in Voi e nel vostro
seno ha principio il primo potere del Padre sopra un s degno soggetto, il
potere pi alto, pi degno e pi amabile che l'Eterno Padre avr mai, l'autorit
sul Figlio suo incarnato. (Ibid., pag. 407, 408).

267

Maria d al Figlio di dio il corpo in cui soffrir e morr.

In Voi e da Voi, o Vergine santa, il Verbo assume quella carne nella quale vuole
soffrire e morire per gli uomini. In Voi dall'Eterno Padre Egli riceve l'ordine di
soffrire e morire; in Voi e nel vostro seno, accetta quel volere e quell'ordine del
Padre; nel vostro seno fa la prima offerta ed oblazione di se stesso alla Croce e
alla morte. Oblazione incominciata in Voi e nelle vostre viscere, come in un
tempio sacro da Ges medesimo consacrato in Voi; oblazione non mai
interrotta, sino a quando sia consumata sul Calvario; oblazione compiuta sulla
Croce, con la vostra presenza ed assistenza, affinch come la prima cos anche
l'ultima oblazione di Ges sia onorata dalla vostra presenza ed assistenza; e
come ha incominciato in Voi, cos si termini pure vicino a Voi.
Tale oblazione, inoltre, si consuma e si compie in quel prezioso Corpo derivato
da Voi, che ha fatto parte della vostra sostanza, parte che per Voi molto pi
cara e preziosa in Ges che non vi fosse cara in Voi stessa, molto pi cara e
preziosa per Voi che il corpo santo e venerabile che animate e dal quale
l'Onnipotenza della Divinit ha tratto il corpo adorabile di Ges.
Oh Corpo di Ges, sempre santo, sempre venerabile! Corpo che prima faceva
parte del corpo di Maria, e ora Corpo animato dallo Spirito di Ges! Oh
Corpo, santo in Voi, e in Ges fonte di santit! Oh sostanza:, in Voi pura ed
immacolata, e in Ges origine di purezza! Oh Corpo in Voi santificato, e in
Ges deificato! Oh Corpo in Voi venerabile, ma adorabile in Ges! Oh Corpo
veramente amabile e da Voi amato quando faceva parte di Voi stessa ed era
animato dall'anima vostra, la pi santa che vi sia al mondo: ma ben altrimenti
a Voi caro allora che

268

animato da Ges e vivificato dallo Spirito della sua Divinit.
Quel Corpo sempre santo, sempre puro, sempre vostro: ma molto pi santo,
molto pi puro, molto pi vostro, dopo che Corpo del verbo divino, che
quando era parte del vostro corpo. In quel Corpo cos vostro e cos divino,
Ges fa e compie la sua oblazione su la Croce, e Voi alla sua oblazione vi
associate in ispirito di amore e di unione nel dolore, col soffrire in spirito, per
amore e per piet, ci che Egli soffre, su la Croce e per le ferite dei chiodi e
della lancia, (Grandezze di Ges, pag. 397, 398)

Maria Corredentrice perch associata al dolori ed alle umiliazioni di Ges.

Come, Madre di Dio Ella partecipa alla grazia del mistero dell'Incarnazione il quale mistero di
umiliazione e di sofferenza; per cui Maria associata, fin dal primo momento, ai patimenti di
Ges e deve essere Madre umiliata e sofferente del Figlio di Dio umiliato e sofferente. (Vedi
sopra, l'Annunziazione, pag. 146).
La Vergine partecipa alla vita crocefissa del Figlio suo, in quanto che la carne di
Ges carne di Maria; prima fu carne di Maria, poi divenne carne di Ges;
quindi la carne di Ges una parte, una porzione della carne di Maria. Cos la
carne di Maria soffre in Ges, come la carne della madre e soffre nel figlio:
Maria considera Ges come cosa sua, quindi soffre in Lui. Quantunque la carne
di Ges non sia pi carne di Maria quanto alla sussistenza, lo sempre
nondimeno quanto alla materia e quanto all'affetto; perch Maria ama la carne
di Ges, incomparabilmente pi che la sua propria; quantunque non sia pi da
Lei animata, pi che sua per l'affetto, e ancora in un certo senso per la
residenza e

269

l'animazione; perch l'anima, pi di ci che ama che in ci che anima e, se
lecito parlar cos; anima di pi ci che ama che non ci che anima realmente
1
.
Oh! quanto grande la parte che la Vergine ha nel suo Figlio e nella carne del
Figlio suo! Oh come vero in tanti modi che la carne di Ges carne di Maria!

_______________________
(1) L'anima, in un certo senso, vive nell'oggetto del suo amore pi che nel
proprio corpo. Magis enim anima tua (o Beata Virgo), erat ubi amabat quam
ubi habitabat, (LANSPERGIUS, De anima Mariae sanctissima, Precatio, XVII).
Ci che il Cardinale de Brulle dice qui non ha nulla di comune con l'errore di
coloro che, male interpretando il detto attribuito a sant'Agostino: Caro Christi,
caro Mariae, vogliono ammettere nel Corpo di Ges Cristo la permanenza di
qualche elemento della carne di Maria, il quale conservi la sua identit fisica e
materiale. Brulle parla della carne di Ges in generale e non di qualche
elemento in particolare, anzi dice espressamente che non carne di Maria per
sussistenza, ma per l'amore; perci intende una unione morale intimissima tra
Cristo e la Madre sua. In questo senso, e giustamente, dice che Maria soffre
nel corpo di Ges pi che nel suo proprio corpo. Ella ama la carne di Ges pi
che la sua propria perch carne tratta dal suo seno: Ges Figlio suo e tutto
Figlio suo, senza cooperazione di nessun padre terreno; inoltre perch
carne in Ges deificata dalla persona del Verbo. Maria, da ultimo cos
strettamente unita al suo divin Figlio che soffre in Lui, risente nellanimo suo e
nel suo cuore tutti i dolori che Ges sente nel suo corpo e nella sua anima
divina; anzi sente i dolori del suo divin Figlio pi che se fossero dolori suoi
propri. Uno dei primi discepoli del Brulle cos ci spiega il pensiero del maestro:
Tra Ges e Maria, v' un legame di natura, perch la carne di Ges la carne
di Maria, e il corpo di Ges stato tratto dalla sostanza di Maria. Orbene un tal
legame ha i suoi sentimenti naturali i quali dalla grazia non sono soppressi, ma
perfezionati; tanto pi che il legame per natura tra Ges e Maria, il quale ne
la sorgente, procede dalla grazia, anzi dalla grazia pi elevata che vi sia, che
la grazia dell'unione ipostatica... e siccome la grazia stabilisce tra Ges Maria
un legame molto pi stretto di qualunque legame che possa esservi tra noi,
cos Maria risente ci che Ges soffre per noi incomparabilmente pi vivamente
che noi possiamo risentire i dolori e le afflizioni gli uni degli altri. (GIBRIEUF).

270

1) carne di Maria perch come sua, vale dire una porzione, della sua;
2) Perch tutta sua, senza che alcun padre secondo la carne vi abbia parte;
3) Perch venne presa e tratta dalla sua carne per la virt potentissima,
purissima, divinissima, non gi di un amore umano o soltanto spirituale ma per
la virt dell'Amore increato che lo Spirito Santo;
4) pi che sua, perch possiamo dire che Maria aveva due sorte di carne,
quella che costituiva il suo proprio corpo e quella che Ella aveva dato al Verbo
eterno per essere da Lui sorretta ed attuata con la sua divina persona; quella
che aveva ricevuto dalla madre sua Anna e quella che aveva comunicata al
Figlio di Dio nell'Incarnazione: orbene Maria amava questa molto pi di quella:
in questa era pi vivente che in quella, in questa soffriva pi che in quella.
5) carne sua, perch questa medesima carne unita alla Vergine Madre in
quel modo di presenza e di unione suprema ed ineffabile che Ges ha con
Maria e che le particolare; sotto questo aspetto carne di Maria in un modo
singolarissimo e divinissimo per il quale Maria vivente nella carne di Ges e
soffre nella medesima e forse per mezzo della medesima. S, si pu dire che
per mezzo di questa carne la Passione di Ges comunicata alla Madre sua;
perch se le anime legate a Ges soffrono per causa di questo legame, quanto
pi Maria avr sofferto in virt della sua unione con Ges cos divina, singolare
ed efficace! (O.,96)
1
.

__________________________
(1) Se le anime sante soffrono per la Passione del Signore a motivo del loro
amore e della loro unione con Lui, quanto pi la B. Vergine che amava Ges ed
era unita a Lui pi che tutte le creature riunite? Si trovano Santi che sentono e
sperimentano i dolori della Passione nelle loro anime e talvolta anche

271

***
L'atto della Redenzione opera esclusiva di Ges
Il Cardinale de Brulle ha detto in altro luogo (Vita di Ges, Cap. XXIX): Ges porta solo il
peso dei nostri peccati; solo il nostro Redentore, solo espia il peccato del mondo. Maria
Corredentrice perch prest il suo concorso a certe condizioni necessarie per la Redenzione,
ma non aiut Ges nel compimento dell'atto redentore. Il pio Cardinale, sempre rigoroso
nell'esattezza teologica, esclude nella B. Vergine qualsiasi vera cooperazione all'atto medesimo
della Redenzione e quindi al Sacrificio di Ges Cristo; per quanto esalti Maria e la unisca
sempre strettamente e inseparabilmente a Ges, la lascia al suo posto di essenziale inferiorit
rispetto al suo divin Figlio. Nello stemma dell'Oratorio pose i santissimi nomi di Ges e Maria,
ma quello di Maria sotto quello di Ges e in caratteri pi piccoli. In parecchi Opuscoli (111, 112
e 113) insiste su questo punto che:
Dio Padre principio delle opere della natura, e Ges suo unico Figlio principio
delle opere della grazia e solo, Redentore ... In quella guisa che il Padre
unico principio della creazione, cos Ges Cristo unico principio della

___________________________
nel loro corpo. La B. Angela da Foligno nel considerare la Passione si sentiva
tutta trasformata in dolore, piangeva lacrime cos cocenti che le bruciavano la
carne, n poteva contemplare un quadro che rappresentasse Ges in Croce
senza sentirsi svenire per la febbre; ma non v' confronto possibile tra la
compassione di qualunque santo davanti alle piaghe di Ges e la compassione
di Maria. Perci, rivolgendosi alla Vergine Addolorata, quella beata esclamava:
O Madre desolata ... ditemi qualche cosa della Passione del Figlio vostro;
perch Voi ne avete visto pi di qualunque altro santo, a motivo del vostro
grande amore. L'avete vista con gli occhi del corpo ed anche con quelli
dell'anima; avete visto molto, perch avete amato molto. E vedete che la
Madre dei dolori, bench abbia penetrato nell'abisso della Passione pi che
qualunque santo, non sarebbe neppur Lei, capace di descriverla nella sua
realt. (HELLO, Visioni e istruzioni della B. Angela da Foligno, Cap. X. XIX;
XXX, XXXI). Assistere alla morte di Ges sul Calvario con gli occhi, con la
mente, col cuore della Madre di Dio! Chi potr farsi un'idea di un tal supplizio?
N la mente dell'uomo pu concepirlo, n la sua lingua esprimerlo.
Maria, dice un discepolo del Brulle fedele interprete del

272

Redenzione, la quale una nuova creazione; nelle Grandezze di Ges, Disc.,
X, afferma la solitudine di Ges nella sua Nascita eterna, nell'Incarnazione e
nella sua qualit di Mediatore del genere umano, essendo solo degno, solo
capace, solo abbastanza potente per cancellare i nostri peccati col suo sangue
ed il suo merito: tre condizioni in cui non ha nessun compagno, n in terra, n
in cielo, solo Figlio nella Trinit, solo sussistente nell'Incarnazione, solo
nell'ufficio di Mediatore nella Redenzione del genere umano.
Sarebbe gravissimo errore diminuire Ges per esaltare la Madre sua; perch Ges tutta la
grandezza di Maria; lo splendore di Ges quello che si riflette su Maria; Ges il sole di
Maria e Maria il raggio di Ges, come dice ancora il Brulle; per poco che si oscuri lo
splendore del sole, si oscura d'un tratto anche quello del raggio. Maria grande perch vera.
Tuttavia, quantunque Maria abbia sofferto direttamente per il suo amore verso il suo divin
Figlio e solo indirettamente per la espiazione dei nostri peccati, verissimo che soffr per causa
nostra e che noi fummo la causa dei suoi dolori, perch i nostri peccati furono la causa dei
patimenti di Ges.
La Vergine, dice pure il Cardinale de Brulle si associ fin dal primo istante dell'Incarnazione
allo stato di vittima del suo divin Figlio (Vita di Ges, cap. XXIX) quindi soffr con Lui per i
peccati del mondo. Maria certamente risent inaudito dolore a

___________________________
suo pensiero, Maria era destinata a formare col suo divin Figlio una sola vittima
di espiazione e una medesima ostia di lode. Donde quella unione
incomprensibile che esisteva tra Ges e Maria, la quale rendeva questa divina
Vergine partecipe di tutto ci che Ges Cristo risentiva. L'interiore di Maria
rispetto a quello di Ges Cristo era come un piccolo circolo che fosse inchiuso
in un circolo pi ampio e ne contenesse in s tutte le linee, ma meno eseste ...
Da ci si deve giudicare quale continuo martirio abbia sofferto Maria perch
destinata ad essere con Lui una sola vittima di espiazione. Dallo Spirito Santo,
residente ed operante in Lei, Maria era cos intimamente unita a Ges che tutto
quanto vedeva sopra Ges ricadeva sopra di Maria. (OLIER, Vie intrieure,
1873, cap. IX).

273

motivo dei nostri peccati, per riflesso del dolore del Cuore, di Ges e per l'offesa fatta da quelli
alla divina Maest.
Ges Cristo adunque fu Redentore tutto solo; Ella cooper tuttavia a certe condizioni
necessarie, per volere di Dio, perch avvenisse la Redenzione, della quale per la prima
ricevette il beneficio anche anticipato, e pi e meglio di tutte le creature riunite assieme, come
afferma in vari luoghi il Card. de Brulle.
Inoltre Maria, Ella pure, ebbe assoluto bisogno di essere redenta, n le fu concessa grazia
alcuna, se non in previsione dei meriti di Cristo. Come dunque Ella avrebbe potuto essere
attiva e passiva sotto il medesimo aspetto?
Maria infine corredentrice sotto un altro aspetto; perch ha ricevuto la missione di applicare i
frutti della redenzione compiuta dal Figlio suo ed costituita dispensatrice o distributrice della
grazia: sino alla fine dei tempi nessuna grazia dal Sacrificio del Calvario scender su la terra
senza il suo concorso, senza che passi per le sue mani. Tale il sentimento della chiesa.
questa ancora una forma della autorit materna che per tutta l'eternit, come ripetutamente
afferma il Cardinale de Brulle, appartiene alla Madre di Dio sopra il Figlio suo per darlo alle
anime. Perci il pio cardinale nella preghiera non separa mai Maria da Ges, ma li invoca
assieme; vede tra la Madre e il Figlio tale una unione che li considera quasi come una persona
sola; li unisce in una medesima supplicazione considerandoli come nell'esercizio di una
medesima autorit, come se la grazia implorata dovesse essere concessa da Ges e da Maria
di comune accordo e con un medesimo atto di volont. la conseguenza pratica di questa
affermazione: Ges Cristo dall'Eterno Padre ha ricevuto ogni potere e l'ha dato a sua Madre
.
Si potrebbero citare numerosissimi esempi e il lettore ne trover, parecchi in seguito: bastino
ora questi:
Supplico Nostro Signore Ges Cristo e la sua santissima Madre di liberarci tutti
di noi medesimi e di riempirci interamente del loro spirito, della loro potenza e
dei loro effetti salutari. (L., 153). Che per la potenza e lo spirito (di Ges e di
Maria) siamo fatti una medesima cosa in Ges e nella Vergine. (L. 53).
L'azione di Maria cos pienamente associata a quella di Ges da formare come una sola e
medesima azione.

274

Il P. de Brulle non domanda mai a Maria che preghi per noi; nel grande concetto che ha della
Madre di Dio sembra ritenga che questo sia troppo poco; quindi ricorre sempre al suo potere:
Pregate che usi del suo potere per dare Ges a voi, e voi a Ges; oppure: Pregate Ges e
Maria che usino del loro potere ecc.
Rileggasi bene quell'ammirabile preghiera in fine del volume (pag. 309).
vero che in fondo si tratta di intercessione! Ges sempre il Redentore, l'Autore della grazia
e Maria sempre la Mediatrice, al piano inferiore; ma v' intercessione e intercessione.
L'intercessione, infatti, pu essere pi o meno autorevole, ed certo che l'intercessione della
Madre di Dio incomparabilmente pi autorevole, pi efficace e pi potente di quella di tutti i
Santi assieme; un sospiro, un desiderio di Maria ha maggiore influenza su la volont di Cristo e
valore maggiore che le preghiere pi ferventi di tutti gli Angeli e Beati assieme riuniti.
L'intercessione di Maria si risolve in una domanda, da Ges richiesta come condizione, ma
subito, irresistibilmente e infallibilmente accolta, perci il Brulle la identifica, per cos dire, con
la volont medesima di Ges Cristo. vero, per altro, che i desideri di Maria sono quelli di
Ges e viceversa; tra il Figlio e la Madre vi perfetta conformit e comunanza di intenzioni, di
disegni e di volont. N dal privilegio di Maria per il quale la sua volont fa parte delle
condizioni per la concessione della grazia, pu derivare il menomo sfregio per Ges Cristo,
perch si tratta di un privilegio che deriva in Maria dalla libera degnazione di Ges Cristo
medesimo per l'amore che porta alla Madre sua e in considerazione dei meriti incomparabili da
Lei acquistati come degli inauditi dolori da lei sopportati.
Non sappiamo resistere al piacere di citare qui una pagina ammirabile del Ven. Olier, nella
quale si riconosceranno facilmente i pensieri del Card. de Brulle: Il potere della santissima
Vergine rispetto alla Chiesa della terra meraviglioso. Lamore di Ges Cristo per Maria il
vero principio del potere che Ella esercita, perci Ges trova ogni suo piacere nel renderle
gloria e onore, e nel vedere che gode di tutto ci che Egli pu comunicarle. Essendo Signore
del mondo intero, conferisce alla Madre sua il pieno possesso di tutto ci che ha e di tutto ci
che ; ed ha maggior piacere di posseder tutto in Lei piuttostoch in se medesimo
personalmente. In tal modo in Ges la potenza

275

di Maria si estende sopra tutte le creature e sopra tutti i meriti del Figlio suo.
Parimenti, in qualit di Sposa, Maria ha pure sopra l'Eterno Padre ogni diritto ed, ogni potere;
Egli vuole ci che vuole Maria; fa del bene a chi Maria vuole; Ella non ha che da volere, e tutto
fatto. Felice chi amato da questa santa Sposa, la quale pu tutto sopra Colui e in Colui il
quale ha fatto e fa ogni cosa su la terra e in cielo. Il potere della santissima Vergine, come
Sposa, si misura su la onnipotenza di Dio, il quale lascia a Lei l'uso di tutti i suoi beni. Cos
Maria onnipotente per tutto concedere; e ci che il fondamento della mia fiducia questo
che non solo per il suo gran potere, ma pur per la sua bont, per la sua dolcezza, per la sua
piet non possibile che rifiuti grazia alcuna a chiunque la implora.
Tuttavia, la B. Vergine non possiede una tale potenza a titolo di giustizia come Ges Cristo in
virt delle sue piaghe; ma, soltanto per il titolo, dell'amore che le portano il Padre e il Figlio, i
quali non possono rifiutare nulla a quella che amano cos perfettamente. Per questo titolo di
carit, Dio la costituisce padrona di tutte le cose; la fa regnare sopra ogni cosa e le concede di
distribuire alle anime i doni dello Spirito Santo. Maria la dispensatrice universale; dalle sue
mani partono tutte le glorie. Ella le d e distribuisce tutte e a ciascuno secondo i bisogni
particolari; ha le braccia aperte per tutti ed una regina o reggente sul trono di Dio ...
L'Eterno Padre per obbligarci ad andare a Lui per il tramite del Figlio suo in Maria e con Maria,
chiude gli occhi sui nostri peccati e non ha nulla pi a cuore che di amarci e di riconciliarci con
s. (Vie intrieure, 1873, pag. 318-320). Abbiamo qui la dottrina dei Padri della Chiesa cos
bene esposta da san Bernardo
1
, e da san Bernardino da Siena in quella formula cos limpida e
chiara: per mano di Maria vengono dispensate tutte le grazie dello Spirito Santo a chi vuole,
quando vuole, come vuole e quanto vuole, formula con tanto zelo ed amore commutata e
divulgata dal B. Grignion de Montfort, discepolo fedele del Brulle e dell'Olier.

___________________________
(1) Nihit nos Deus habere voluit quod per Mariae manus non transiret. (Dio
non ha voluto che ricevessimo grazia alcuna che non passasse per le mani di
Maria). (In Vig. Nat. Domini).

276

SEZIONE QUINTA
DEVOZIONE ALLA BEATA VERGINE



PARTE PRIMA
NECESSIT E CONVENIENZA


La divozione alla santissima Vergine negli scritti del Padre de Brulle filiale, tenera ed
entusiasta, ma austera ed essenzialmente dogmatica. Ripetiamo le parole di Enrico Bremond:
Domando se sia possibile unire assieme, con pi bella e perfetta armonia, la tenerezza con la
gravit, la teologia con la devozione, la dottrina con la poesia, la generosit con la grandezza.
Dal culto del Verbo Incarnato, per una felice ed inevitabile conseguenza, deriva il culto della
Madre sua . Epper a quello sempre ritornava il Card. de Brulle. Mai si era promossa una
adesione intima dell'anima a Maria, con un sentimento pi profondo dei suoi diritti, fondato su
un concetto pi elevato della sua dignit; e ci non pi semplicemente in effusioni di cuore,
bens in ragionamenti pieni di dottrina che l'eresia non poteva scuotere senza rinnegare i propri
principi, perch il Brulle, con una logica inesorabile, sempre tutto riconduceva all'unico
fondamento del Verbo Incarnato
1
.

___________________________
1 HONFRAYE, II, 253-254

279

I.

DISEGNO DI DIO SU LA DIVOZIONE DELLA VERGINE NELLA CHIESA. - PERCH
LA VERGINE COMUNEMENTE VIENE CHIAMATA NOSTRA SIGNORA


Il disegno della Provvidenza su la sua Chiesa di accrescere la piet a misura
che questa viene combattuta dagli eretici. In tal modo la divozione alla Santa
Trinit si accrebbe al tempo degli Ariani; cos la frequenza ai Sacramenti si
accresciuta per gli sforzi dell'eresia di questo secolo nel combatterli; cos pure
avvenuto del culto della Madre di Dio che questi ultimi Riformatori si sono
sforzati di sopprimere col disprezzo e col ridicolo.
Per conformarci adunque al disegno di Dio su la sua Chiesa e per raccogliere le
grazie che Dio nella sua bont e provvidenza ci prepara e vuole diffondere nelle
anime in questo secolo, dobbiamo crescere in questa parte della piet cristiana
che concerne la devozione alla santissima Vergine.
Sembra che Dio si compiaccia che il trionfo della Chiesa contro l'eresia
moderna, incominci dalla sua Santissima Madre la quale, mentre ne
aspramente combattuta, la schiaccer completamente in ogni parte; donde
avviene che, nei nostri tempi sorgono molte chiese dedicate alla Vergine e si
moltiplicano i miracoli da Lei operati. La Vergine avendo da Dio questo dono di
abbattere tutte le eresie, bisogna invocarla contro questa che ne combatte
direttamente il culto, l'onore e l'autorit suprema di Signora e Regina del cielo
e della terra.
I tre punti principali della grandezza della Vergine sono la sua Verginit, la sua
Maternit, la sua Sovranit. Nestorio ha combattuto indirettamente la divina

280

Maternit; gli eretici odierni combattono direttamente gli altri due punti, ed
anche la Santit di Maria non solo nella sua eminenza che negano
completamente, ma pure nella sua qualit medesima poich negano la grazia
santificante tanto in Maria come negli altri fedeli.
L'eccellenza della Vergine proviene dal mistero dell'Incarnazione Dio avendo
deciso di compiere quest'opera, la pi insigne, ha voluto compierla nella
Vergine, e formare tutt'assieme nell'ordine delle sue opere uno stato di
Filiazione divina e di Maternit divina. In tal modo tra la dignit della Vergine e
la Divinit vi un vincolo oltremodo stretto e particolare, e la Vergine si trova
compresa nella vocazione e predestinazione di Ges Cristo: Praedestinatus
Filius Dei.
Dobbiamo dunque lodare il Signore:
1) perch ha voluto unirsi all'umanit e farsi uomo;
2) perch ha voluto compiere un tal mistero nella Vergine e per mezzo della
Vergine, abbassandosi a domandarne e ad aspettarne il consenso;
3) perch ha voluto che il Figlio e la Madre fossero per noi. Dio, infatti, avrebbe
potuto compiere questo capolavoro soltanto per se medesimo e per la sua
gloria, senza relazione con noi, come noi purtroppo facciamo le opere nostre
senza riferirle a Lui. Ges Cristo in tal caso, sarebbe stato Dio ma non il nostro
Dio n il nostro Salvatore, e la Vergine sarebbe stata Madre di Dio senza
essere nostra Signora e nostra Regina.
Sembra che la Chiesa, mentre nella sua piet dappertutto e in ogni lingua d
alla Vergine questo titolo di Nostra Signora, riconosca in tal modo il beneficio
particolare che Dio ci ha fatto nel costituire Maria in relazione con noi e nel
subordinarci a Lei. Perci gli angeli non si contentano di annunciare che nato
il Figlio di Dio, ma dicono: Natus est vobis ( nato a voi, per voi);

281

e lo chiamano Salvatore per indicare questa relazione del Figlio di Dio con noi;
per indicare che Dio non ha voluto soltanto compiere quest'opera, ma si
degnato di compierla per noi. E noi pure ad imitazione degli Angeli, dobbiamo
proclamare non solo che vi una Madre di Dio, ma una Madre di Dio per noi:
tanto pi che l'eresia (Protestante), nel suo divorzio da Dio, rompe questo
vincolo della relazione della divina Madre con noi e della nostra subordinazione
a Lei. (O., 93).
***
Al barone de Santy, mentre era ambasciatore a Costatinopoli, il Cardinale de Brulle scriveva:
Quanto meno il Figlio di Dio riconosciuto in cotesti paragi, tanto pi lo dovete
onorare nell'anima vostra, ed acquistare una devozione speciale alla sua
santissima Madre, affinch siate compreso nei suoi poteri e nei suoi privilegi
(possiate provare gli effetti dei suoi poteri e dei suoi privilegi, ossia essere
oggetto della sua potente protezione) ci che ci preserva da grandi pericoli e ci
porta a grandi cose. (L., 194).
Parecchie volte, inoltre, ripete che
I tre grandi oggetti della devozione della Chiesa sono: Dio, Ges e Maria. (O.,
6).

282

PARTE SECONDA

PRATICA

Il Padre de Brulle osservava per la divozione a Maria quanto praticava per la divozione al
Verbo Incarnato. Pensava con tale piacere al Figlio di Dio, diceva un suo discepolo, che per
onorarne i misteri e tutti gli stati della sua vita nei loro particolari, ne faceva per cos dire
l'anatomia. Ecco quanto ci insegnava e quanto pratic lui stesso durante tutta la sua vita:
onorare i Primi atti di Ges... i suoi primi sguardi alla santissima sua Madre, i suoi primi gemiti
infantili, le prime gocce del suo sangue versate nella Circoncisione, la sua prima predicazione...
le sue ultime azioni, l'ultimo dei suoi passi su la terra ... il suo ultimo sospiro ... tutti i battiti
del suo cuore, ecc.
1
. Cos praticava anche rispetto alla Madre di Dio. In tutte le circostanze
della vita di Maria trovava qualche applicazione per la nostra vita, volendo che tutto fosse fatto
ad imitazione e ad onore di Lei, in intima unione con Lei e sotto il suo sguardo materno. Voleva
in somma, che tutti i momenti, della nostra vita fossero santificati con l'unione a qualche
circostanza della vita di Maria e quindi penetrati ed animati dall'amore e dalla devozione a
questa divina Madre.
Imitare Maria Santissima; fare le nostre azioni anche pi ordinarie in onore delle medesime
azioni compiute da Lei; stare sempre uniti a Lei e al suo divin Figlio: ricorrere alla sua
Mediazione per ottenere soprattutto le grazie spirituali: ecco la divozione a Maria come la
intendeva il Card. de Brulle. In tal modo

____________________________
1 P. LEYEUNE. Discorso funebre del Padre Brulle

283

essa diventa veramente il mezzo di andare a Ges e un potente strumento di santificazione
1
.

I

I TEMPI LITURGICI

L'aspetto della divozione a Maria varia nello spirito del Padre de Brulle secondo i tempi
liturgici.
L'Avvento per lui tempo particolarmente notabile perch dedicato in modo speciale al mistero
dell'Incarnazione; egli ne parla spesso con compiacenza:
Ecco avvicinarsi un tempo santo, il tempo dell'Avvento di Ges al mondo. la
primavera dell'universo in cui fiorisce il fiore del fiore, Ges di Nazaret, il quale
nella Scrittura viene chiamato, Fiore dei campi e Giglio delle valli. il tempo
pi delizioso per le anime interiori legate a Ges, e a Maria, perch non porta
che delizie nella nuova vita di Ges e della Vergine; mentre il tempo della
Quaresima collegato coi dolori di Ges, il quale nella sua Croce colpito dai
rigori del Padre suo. Il tempo dell'Avvento loda ed onora la vita nascente di
Ges, il suo beato e delizioso riposo nella Vergine per nove mesi, e la vita
nuova della Vergine in Ges che era la sua vita. Vi esorto e vi invito ad
assumere in questo santo tempo una vita nuova in Ges e nella Vergine ed a
rivolgere i vostri pensieri, sentimenti ed affetti ad onorare questa doppia vita di
Ges nella Vergine e della Vergine in Ges. (L., 10).

____________________________
(1) Chiediamo venia per le numerose citazioni, ma non ci troviamo pentiti di
averle raccolte e siamo convinti che il lettore ci perdoner, perch rimarr
edificato dal modo con cui il santo Cardinale sapeva soprannaturalizzare ogni
cosa, e con intenzioni elevatissime tutto riferire all'onore di Ges e di Maria. Se
sapessimo seguire il suo esempio, quale prezioso vantaggio per la nostra piet!

284

Il tempo dell'Avvento specialmente appropriato alla Vergine e, le appartiene
in quanto dedicato a Ges in Maria e al mistero dell'Incarnazione che si
compie in Lei per mezzo di Lei e soltanto in Lei... I cristiani considerino il
tempo dell'Avvento come la loro primavera, poich il tempo in cui il vivo Sole
delle nostre anime incomincia a sorgere per noi dal pi alto dei cieli. Visitavit
nos oriens ex alto, - e in cui tutte le cose sono rinnovate - Novum fecit
Dominus super terram.
Riconosciamo il Figlio di Dio come il nostro sole, che d principio all'anno
cristiano; riconosciamolo come Colui che deve regolare, dirigere e misurare i
nostri anni, le nostre stagioni nella vita spirituale. Il suo avvento sia la nostra
primavera spirituale, in cui abbiamo il dovere di rinnovarci col far germogliare
e crescere le buone inclinazioni, i buoni pensieri e tutte le grazie che abbiamo
ricevute da Dio e col fruttificare con un nuovo fervore in ogni sorta di opere
buone, ognuno secondo la propria condizione. (O., 16).
Le quattro settimane dell'Avvento devono essere impiegate ad adorare
l'Incarnazione nelle sue quattro dimore, 1) nel seno del Padre dove conclusa
da tutta l'eternit; 2) in cielo dove manifestata dagli angeli; 3) Nel santuario
di Nazaret dove viene proposta a Maria; 4) nel seno della Vergine dove viene
compiuta. (O., 10).
Il tempo dell'Avvento mi invita a dirvi che Ges e Maria devono essere
l'oggetto principale dell'anima interiore e divota; Ges e Maria sono appunto gli
oggetti dell'Avvento: 1) adorate, adunque, il sacro Consiglio della Santissima
Trinit su l'Incarnazione del Verbo;
2) ammirate la vita e la dipendenza che l'anima di Ges trae da questo sacro
Consiglio, fondamento dello stato ammirabile nel quale entrata per l'unione
ipostatica; 3) adorate e amate Ges nella novella vita della sua

285

Divinit nella umanit, e della sua Umanit nella Divinit; 4) adorate la vita
umile, divina, potente, ma nascosta, di Ges in Maria durante i nove mesi in
cui rinchiuso nelle di Lei caste viscere; 5) venerate la vita di Maria in Ges
perch Ella, per il sacro mistero dell'Incarnazione che si compiuto in Lei,
entrata in un nuovo stato e in una nuova vita. Pensate a questi divini oggetti e
durante questo santo tempo dell'Avvento legate l'anima vostra a Ges e a
Maria con un vincolo speciale. In onore del ritiro di Ges in Maria che viene
celebrato in questo tempo, praticate pure qualche ritiro particolare. (L., 86).
***
Nel mese di marzo Dio ha compiuto grandi meraviglie per la nostra salvezza:
l'Incarnazione, la Passione, l'Eucaristia, la Maternit della santa Vergine, e il
riposo di Ges in Maria, riposo divino, ineffabile e tutto particolare. Onorate in
questo santo tempo queste dunque divine meraviglie le quali sono come cinque
oratori o ritiri ad esempio dei tre tabernacoli che S. Pietro desiderava su la
santa montagna. (L., 84).
Noi non abbiamo la facolt di riformare il calendario e di fare di questo mese il
primo dell'anno; ma possiamo regolare la nostra piet e far del mese di Marzo
il mese pi notevole nelle nostre divozioni; perch il mese delle grandezze di
Ges e della sua santissima Madre; il mese dei dolori di Ges e di Maria;
un mese di vita e insieme di morte; il mese dei trionfi di Ges, della sua
umilt e del suo amore nella Eucaristia; il mese della sua potenza e della sua
gloria nella sua Risurrezione; in questo mese venne compiuto il mistero
dell'Incarnazione e la Vergine venne fatta Madre di Dio: i due miracoli pi
grandi nelle opere di Dio, i due pi grandi soggetti che vi siano e possano
esservi nell'Ordine della grazia e della gloria. (O., 23).

286

(Per il tempo dell'Ascensione, vedi sopra pag. 224).
Come nei misteri di Ges, cos in tutti i misteri della Vergine, il Cardo de Brulle vede una
grazia propria e particolare. Per la Visitazione, ci propone, nella Vergine che si allontana da
Nazaret, un esempio della docilit con cui dobbiamo essere pronti a rinunciare alle cose anche
pi sante per fare la volont di Dio in terra come in cielo. La Visitazione poi in se stessa un
mistero di luce e di manifestazione, ma di manifestazione secreta, inter perfectos. (Vedi sopra
pag. 166);
Parla spesso anche del tempo della Nativit con molte applicazioni. Contentiamoci di questa
breve citazione:
In onore dell'indigenza e dipendenza che nella sua Infanzia Ges ha voluto
avere rispetto alla sua santa Madre, offritegli una volont costante di fissarvi in
uno stato perpetuo di dipendenza da Ges e insieme da Maria. (L., 74).
Nell'Epifania ci propone:
Il delizioso frutto di una dipendenza pi particolare da Maria, dai suoi poteri,
dai suoi voleri. (Vedi sopra, pag. 197).
Negli esercizi spirituali presso i Gesuiti di Verdun meditando su la penuria della Sacra Famiglia
nell'esilio dell'Egitto, rifletteva:
Sentii che dovevo praticare una completa dimenticanza di me stesso ... e
liberarmi da quelle preoccupazioni della natura che teme di trovarsi in uno
stato o in un altro (MIGNE, 1294).
Rispetto alla vita della Sacra Famiglia a Nazaret, cos scrive alle Carmelitane per insegnar loro
il modo di imitarla:
La vita... la conversazione di Ges con Maria e di Maria con Ges deve essere
uno degli oggetti pi frequenti, della vostra vita (dei vostri pensieri ed affetti).
Era una vita e una conversazione che su la terra adorava ed imitava la vita, la
societ e l'unit delle tre divine persone ed esprimeva un'idea, un'imitazione,
un esemplare

287

perfetto di ci che in cielo avviene tra le persone eterne. (L., 2).
Come sarebbe mai possibile per delle azioni cos ordinarie in se stesse elevarsi a considerazioni
pi sublimi ed insieme pi giuste?
Per il tempo pasquale:
In questo santo tempo consacrato alla vita nuova e gloriosa del Figlio di Dio,
prendete in Ges e Maria una nuova vita, e onorate la vita nuova della
santissima Vergine nel Figlio suo risuscitato. (L., 50).

II

TUTTO AD ONORE ED IMITAZIONE DI GES E MARIA

Nella debolezza dell'infanzia di Ges, cercate la grazia per vincere voi stessi e
le vostre tentazioni. Nella indigenza e nella dipendenza che nella sua infanzia
Ges ha voluto avere riguardo alla sua santa Madre, offritegli una volont
costante di rimanere in uno stato perpetuo di dipendenza da Ges e insieme da
Maria. Guardatevi dal separare in questo santo tempo e nella vostra divozione
quelli che da questo mistero sono uniti insieme e congiunti, voglio dire il Figlio
di Dio dalla Madre di Dio. Ricorrete a loro, offritevi a loro, e pregateli che si
degnino loro stessi di darvi a loro, perch il loro potere maggiore del vostro
per compiere una tale santa donazione. (L., 79).
Per le afflizioni e le aridit spirituali d questi suggerimenti:
Onorate (in questo stato) il soggiorno umile e sofferente del Figlio di Dio su la
terra, in una terra coperta di peccati, e di peccatori, in una compagnia cos
sconveniente per la sua dignit, la sua sapienza e la sua santit;

288

eppure Ges vi ha vissuto parecchi anni, sia in Egitto, sia nella Giudea;
Onorate parimenti la vita e la permanenza della santissima Vergine su la terra
dove era sconosciuta e sofferente, Ella che avrebbe dovuto vivere una vita
celeste, vale a dire in cielo, perch la sua vita era gi celeste in terra. Questo
esilio di queste due grandi ed ammirabili persone Ges e Maria, ci deve
consolare nel nostro esilio sopra la terra e servirci di modello nelle nostre
azioni. questo loggetto che credo bene di proporvi; ei presente ed utile in
ogni luogo. Vi prego di non dimenticare le nostre necessit e le nostre miserie
e di offrirle per noi al Nostro Signore Ges ed alla sua santissima Madre.
(Lettera 59).
Sento compassione per la vostra solitudine e vi prego di sopportarla in onore
della solitudine di Ges e della Vergine nell'Egitto, e di tutte le loro solitudini su
la terra. (L., 61).
Nell'afflizione di cui mi scrivete ricorrete alla preghiera e particolarmente alla
vita ed alla presenza di Ges Cristo nella sua santissima Madre, e ai santi
angeli che erano occupati nel servire Ges e Maria su la terra. (Lettera, 134).
Vi prego di rinnovarvi nello spirito in questo tempo, davanti a Ges Cristo ed
alla sua santissima Madre, in onore della nuova vita del Figlio di Dio nel
mondo, per l'Incarnazione; e della nuova qualit della Vergine per la Maternit
divina che le viene conferita da questo mistero ... Adorate cos, accompagnate
e imitate il nuovo essere di Ges al mondo e nella sua santa Madre. (L., 132).
In onore dell'umile e divina dipendenza di Ges verso Maria e della santa ed
ammirabile autorit che la santissima Vergine ha avuto sul Figlio suo che era
pure l'Unigenito Figlio dell'Eterno Padre. accetto la dipendenza che volete avere
verso di me: supplico il Figlio e la Madre

289

di Dio di degnarsi rendermi degno di servirli ed onorarli nelle anime vostre e di
offrirvi a loro in onore delloblazione singolare che il Figlio di Dio fece, di se
all'Eterno Padre nell'istante dell'Incarnazione nel seno della santissima Vergine
Maria, e in onore dell'oblazione che la santissima Vergine fece di se stessa a
Dio con queste parole: Ecce ancilla Domini, ecc. Rendete un onore tutto
speciale al Figlio ed alla Madre di Dio; onorate le loro sante oblazioni e
occupate le anime vostre di questi divini oggetti, dimenticando voi stesse ed i
vostri sentimenti. Adempite tutte le vostre azioni in onore di Ges e di Maria,
ed in unione delle sante opere che hanno compiuto su la terra. (L., 4).
Onorate in questo tempo (del S. Natale) la vita santa di Ges in Maria e con
Maria, e di Maria in Ges e con Ges. (L., 75).
Nostro Signore e la sua santissima, Madre siano con voi per sempre. Prendete
in loro una nuova vita in questo tempo (della Pasqua) consacrato alla vita
nuova e gloriosa del Figlio di Dio e onorate la vita nuova della santissima
Vergine nel Figlio suo risuscitato. (L. 50).
Prendete ogni giorno qualche tempo per onorare le sofferenze dell'anima
delicata di Ges e del suo santissimo corpo, e quelle dell'anima e del corpo
della santissima Vergine. Desiderate di onorare con le vostre sofferenze quelle
di Ges e di Maria. (L., 110).
Onorate ci che non potete conoscere rispetto ad un soggetto cos divino (dei
dolori di Ges nelle tre ore di agonia su la Croce), e unite i vostri desideri di
onorare cose cos sublimi, all'onore che la Vergine e Maddalena resero, allora e
dopo; alla vita dei dolori e degli affanni di Ges, alla quale tanto parteciparono
perch ne avevano tanta conoscenza. (L., 109).
Adorate il Verbo Eterno ... e venerate in modo speciale

290

gli effetti che Egli oper nella Vergine santa che Egli con la sua divina
presenza santificava in un modo ineffabile durante i nove mesi che fu nelle
viscere di Lei. (L., 99).
Rendete omaggio alla prigionia di Ges nel seno della sua santissima Madre.
Siate umili e fedeli nelle vie di Dio sopra di Voi. Rendete un onore supremo
all'annientamento del Verbo Eterno nelle sue vie, vale a dire nei mezzi ch'egli
ha scelto per promuovere ed operare la nostra salvezza. Oh quale
annientamento di Dio incarnato, di Dio Infante, di Dio sofferente! Oh quali vie,
ma vie di un Dio che opera la salvezza e la perfezione della sua creatura, nella
sua creatura povera, miserabile e priva di ogni bene fuorch della capacit
della divina misericordia, della misericordia eterna! Che pu fare, che pu
soffrire, che pu sopportare la creatura, che sia degna di onorare le vie, gli
eccessi e le singolarit delle vie di Dio, del suo Dio per lei e verso di lei?
Inabissatevi, annientatevi in questi pensieri, e chiudete gli occhi sul vostro
santo per non vedere pi che lo stato cui si riduce il nostro Dio per nostro
amore. Oh quale onore la santissima Vergine ha reso a questi pensieri, a questi
soggetti cos degni di onore divino ed infinito! Onorate gli omaggi ch'Ella ha
reso a questi misteri e pregatela perch ci disponga ad onorare il Figlio suo e
Lei medesima, secondo i loro disegni e la loro eterna misericordia sopra noi.
Ges e Maria siano con voi sempre! (L., 73).
Raccomanda ad una Carmeltana l'abnegazione, le propone come esemplare l'abnegazione di
Ges e di Maria:
Con la vostra abnegazione dovete aspirare all'aderenza alla vita perfetta di
Ges e di Maria; perch la nostra vera vita in questo mondo deve essere in
Ges e Maria ... Incominciate il nuovo anno con Ges Cristo nostro Signore

291

e Maria sua santissima Madre. Domandate loro che le nostre imperfezioni
abbiano termine col fine dell'anno che finisce ... praticate un completo oblio di
voi medesima e di tutto quanto creato, onde abbandonarvi pienamente alla
potenza ed alla padronanza del Figlio di Dio e della sua santissima Madre...
Adorate la vita suprema della Divinit, vita di conoscenza e di amore increato,
la quale dovrebbe rapire la nostra vita ed essere l'unico oggetto dei nostri
pensieri. Umiliatevi perch vi applicate cos poco a questa vita divina che avete
in voi; alla quale tuttavia pensate cos poco. Domandate a Ges Cristo Nostro
Signore e alla sua santissima Madre la grazia di impiegare la vostra vita,
nell'adorazione e nell'amore di questa vita suprema ed increata .... Legate i
vostri sensi e il vostro contegno esteriore alla sacra ed adorabile Umanit di
Ges e dedicate a Lui tutto lo stato e l'attivit dell'anima vostra, in onore della
perfezione di Ges e di Maria nell'uso dei loro sensi e nella loro vita esterna.
(L., 66 e 67)
Umiliatevi (nei vostri scrupoli); ... onorate le virt di Ges e di Maria opposte ai
vostri difetti e supplicateli che vi rivestano di loro stessi e vi spoglino di voi
medesimi e delle vostre imperfezioni. (L., 20).
Non dimenticate di arrendervi ai desideri e disegni di Ges e di Maria sopra di
voi e di umiliarvi profondamente ed annientarvi nel sentimento della loro
grandezza. Oh potenza! Oh presenza! Oh vita di Ges e di Maria, siate sempre
stabile ed attiva in noi! Vi prego di attribuire unicamente a Ges e a Maria i
buoni effetti che osservate nella comunit, perch noi abbiamo avuto soltanto
una grazia sufficiente per compiere in questo il nostro dovere. (L., 44).
La vita perfetta consiste nell'imitare le virt di Ges e di Maria. Se vogliamo
acquistare qualche virt debbiamo ogni giorno praticare qualche atto interno
od esterno

292

in onore delle virt somiglianti che si ammirano in Ges e in Maria... Quando
abbiamo mancato contro qualche virt, onde supplire ai nostri mancamenti
dobbiamo offrire a Dio quella virt che Ges e Maria hanno praticata sulla
terra. (MIGNE, 1672).
Crescete nello zelo nell'onorare ed amare in un modo speciale Ges. e la sua
santissima Madre; e spesso offrite loro la vostra vita e le vostre azioni. (L.,
166).
Abbiate gran divozione a Ges Cristo Nostro Signore ed alla sua santa Madre:
Offrite ogni giorno la vostra vita e le opere vostre a lode ed onore singolare del
Figlio e della Madre, e domandate di crescere ogni giorno nell'amore, nello
zelo, nel desiderio di rendere qualche piccolo omaggio su la terra a Colui che
morto per onorarci Egli medesimo sopra i Cieli; e a Colei ch'Egli eternamente
onora come sua Madre. (L., 20).
Nelle vostre afflizioni offritevi a Ges ed alla sua santa Madre per servirli ed
onorarli.
Offrite ogni giorno a Ges e a Maria la vostra vita e le vostre azioni, in onore
ed in unione della loro vita e delle loro azioni su la terra. (L., 173).
Dopo esserci offerti a Ges, vediamo di appartenere alla sua santissima Madre,
in onore di ci ch'Ella per Ges in qualit di Madre, e di ci che Ges per
Lei in qualit di Figlio; onorando le grandezze che le sono proprie per questo
stato e questa qualit, doniamoci a Lei per appartenere a Lei e, per mezzo di
Lei, a Ges, con qualche sorta di appartenenza e di dipendenza particolare. (L.,
100).
Ogni giorno datevi alla santissima Madre di Ges affinch vi doni al Figlio suo e
vi custodisca per Lui. Supplico il Figlio e la Madre di benedirvi e di supplire, con
la loro bont, tutti i miei mancamenti verso l'anima vostra. (L., 36).

293

Scegliete Ges e Maria per gli oggetti eterni dell'anima vostra (dei vostri
pensieri ed affetti), ricordatevi che dal pi alto dei cieli, in virt della loro
grandezza, tengono sopra di voi uno sguardo permanente. Chiedete loro che
nella loro misericordia vi concedano la grazia di tenere unita a loro l'anima
vostra con isguardi frequenti. Venerate gli sguardi continui di Ges a Maria e di
Maria a Ges, e in onore di questi sguardi, rivolgete a Ges e a Maria un umile
e semplice sguardo, in omaggio, in compenso ed in azione di grazia per gli
sguardi che nella loro gloria, dall'alto dei cieli, si degnano di tener rivolti sopra
di voi. La distanza dal cielo alla terra non impedisce che siate loro presente:
cos pure dovete tenerli presenti a voi per la fede; e per questa ineffabile e
divina presenza che non soffre danno per la distanza dei luoghi, tenetevi
strettamente unita a loro con umili e semplici sguardi. Trascurate volentieri,
ogni altra intenzione ed ogni altro pensiero per aprire e tener applicati su
questi divini oggetti gli occhi dell'anima vostra. (L., 89).
Abbiate sempre presente Ges Cristo e la sua santa Madre nella loro vita
laboriosa su la terra; considerate come una benedizione di aver qualche fatica
da offrir loro in omaggio alla loro vita santa e laboriosa... Onorate e ricordate
spesso le loro fatiche. (L., 171).
Continuate nelle vostre divozioni a Ges e a Maria, e non dedicatevi ai vostri
uffici con tale impegno che ne risenta pregiudizio il raccoglimento interiore. La
vita dell'anima in Dio e nel suo Figlio unigenito Ges Cristo Nostro Signore, e
nella sua santissima Madre che chiamiamo nostra vita. (L., 166).
Ad un benefattore
Accetto in onore di Ges e di Maria ci che volete darci, e particolarmente in
onore della loro vita su la

294

terra: vi prego di offrir loro il dono che vi compiacete di farci. Desidero che
Ges e Maria lo ricevano in noi piuttosto che noi medesimi; e desidero pure
che Ges e Maria vivano in noi pi che noi medesimi (L. 173).
Ges e la sua santissima Madre siano l'oggetto ordinario dei vostri pensieri e la
vostra ferma speranza. (Lettera, 171).
Supplico Ges e la sua santissima Madre di supplire a tutti i nostri mancamenti
(L., 152).
Ges e la sua santa Madre saranno gli oggetti principali della vostra eternit;
devono dunque essere gli oggetti principali anche della vostra vita quaggi (dei
vostri pensieri, dei vostri affetti e delle vostre intenzioni). Sareste troppo
colpevole se trascuraste oggetti cos grandi, cos divini e cos degni
dell'occupazione del cielo e della terra. Liberatevi con gran cura da ogni
superfluit di pensieri, parole ed azioni, per non privarvi dell'intimit col Figlio
di Dio e con la sua santa Madre .. Supplico nostro Signore Ges e la sua
santissima Madre di benedirvi e di rendervi degni di servirli con la perfezione
che desiderano da voi. (L., 21).
Conservate un'intera applicazione del vostro spirito a Ges, e a Maria, e un
gran desiderio di onorarli in modo speciale con lo stato dell'anima vostra e con
tutto ci che potr mai capitarvi. (L., 64).
Aprite perfettamente il vostro spirito allo Spirito eterno ed increato, ai suoi
disegni ed alla sua azione sopra di voi, in onore ed unione della ineffabile
applicazione dell'anima di Ges allo Spirito Santo, .. e dell'anima di Maria
all'anima santa e divina di Ges! Oh quali applicazioni e quali effetti sublimi ed
ammirabili ne derivarono! Oh quale vita dello spirito di Ges nello Spirito
increato e dello spirito di Maria nello spirito di Ges! Preferisco lasciarvi
ammirare questa vita piuttosto che proporvi i miei

295

meschini pensieri sopra un oggetto cos degno (L., 35).
Come la colomba fa il suo nido nella pietra, fissate fa vostra dimora in Ges in
onore della residenza della santa anima sua nella sua Divinit, come pure di
quella ch'Egli medesimo ha nella sua santissima Madre e che la sua santissima
Madre ha in Lui. (L., 171).

III

AVVISI A SACERDOTI E SUPERIORI

Ai Padri dell'Oratorio:
Onorate le fatiche del Figlio di Dio che camminava sconosciuto in mezzo al
mondo, ed insieme quelle, della sua santissima Madre. Nel pensiero di soggetti
cos grandi e divini, dimenticate le vostre pene ed i vostri travagli. (L., 114).
Nelle vostre azioni pensate a Dio pi che alle azioni medesime; e siccome
lavorate Per Lui, lavorate pure con Lui; con le vostre cure e le vostre
occupazioni onorate le cure e le occupazioni interiori ed esteriori della
santissima Vergine verso Ges quando lo aveva in deposito su la terra. (L.,
155).
Onorate le fatiche di Ges e di Maria su la terra, e la loro carit, e offrite loro le
vostre fatiche e le vostre preoccupazioni. (L., 174),
Siate moderato nel lavoro ... ricordatevi che Ges non ha fatto su la terra tutto
ci che vi era da fare ... Adorate la sua umile moderazione e prudenza..
Onorate pure la sua santissima Madre cos divinamente potente e cos
umilmente trattenuta nello stato nell'apparenza della vita comune, Onorate la
sua utilit cos eminente, eppure nascosta nella moderazione e nell'apparente
meschinit della sua vita umile, e delle sue occupazioni pi private che
pubbliche. Oh! quanta grazia in questa vita nascosta!

296

Quanta eminenza e quale preziosa utilit! Quanta potenza e fecondit in quella
vita privata! E invece quanta bassezza e inutilit nella nostra vita pubblica e
nei nostri travagli pi apparenti che reali! Imitate questi divini modelli, e con la
condizione interna ed esterna della vostra onorate la vita di Ges e di Maria.
(L., 139).
Ricorrete alla santissima Vergine e all'autorit suprema che il Figlio suo le ha
dato sopra ci che gli appartiene, affinch Ella si degni di essere Madre
dell'anima vostra e della vostra casa. In tutte le vostre fatiche, sperate in Ges
e in Maria, e onorate accuratamente la loro vita e il loro lavoro su la terra. (L.,
118).
Offro la vostra casa a Ges nel Tempio in mezzo ai dottori, ed alla Santa
Vergine che lo cerca durante quei tre giorni. Supplico questa Vergine
santissima, in onore dei suoi dolori e dei suoi affanni nella ricerca di suo Figlio
di prendere sotto la sua protezione la vostra casa e di infonderle qualche
benedizione particolare. (L., 116).
Offrite le vostre fatiche e la vostra carit nel servire i pellegrini, ad onore della
santissima Vergine e di tutte le sue fatiche nel servire il suo unigenito Figlio
Ges Cristo Nostro Signore nel suo pellegrinaggio su la terra (L. 121).
Procurate di indurre il Padre L. ad accettare l'ufficio di superiore in onore della
superiorit che il Figlio di Dio e la santissima Vergine hanno sopra di lui. (L.
128).
Vi supplico di ammettere alla vestizione i novizi di cui mi scrivete, in onore
della vita nuova di Ges su la terra e dell'ufficio di Madre che la santa Vergine
esercit sopra di Lui, e delle azioni interne ed esterne ch'Ella fece in
conseguenza delle sua maternit. (L. 127).
Abbiatevi riguardo e ricordatevi che non appartenete pi a voi stesso, ma a
Ges e a Maria e che perci non avete pi nessun potere di disporre di voi. Essi
vogliono

297

che vi usiate riguardo e che lavoriate non solo per loro, ma pure per mezzo di
loro; vogliono cio essere la causa e il principio e non solo il motivo delle
vostre opere di carit. Non dovete quindi lasciarvi trascinare dal vostro zelo,
ma lo dovete mettere ai piedi di Ges e di Maria e sottoporto al loro potere;
essi devono spingervi e moderarsi secondo la loro volont. (L., 123).
Adorate l'autorit e la fecondit divina nelle processioni eterne e
nell'operazione del mistero dell'Incarnazione; onorate pure la santissima
Vergine nella sua mirabile fecondit che la rende Madre di Dio; e offrite tutto
questo all'Eterno Padre in supplemento della vostra pochezza e inutilit. (L.,
143).
Abbiate dolcezza e affabilit verso le vostre dipendenti e ricorrete per questo
alla santissima Madre di Ges; considerate queste anime come sue figlie e
serventi; riflettete come Ella si degni di accoglierle come tali, malgrado i loro
mancamenti. Onoratele e amatele per questa considerazione (L., 38).
dovere dei sacerdoti professare una speciale piet e devozione verso Ges e
la sua santa Madre che non va mai separata da Lui, in onore del legame
ineffabile ch'Ella ha col Figlio di Dio ... in conseguenza della sua Maternit e per
la sua qualit di Madre. Da una tale piet e divozione deve nascere un legame
speciale a Ges e a Maria, legame di omaggio e di servit, legame di
appartenenza e di dipendenza, legame di amore e di unione di spirito, col dare
a Ges e a Maria sopra di noi il potere che possiamo dar loro per elezione della
nostra volont, alla quale hanno diritto per i loro titoli eminenti e per le loro
qualit singolari conosciute e sconosciute, e in adempimento dei loro disegni,
ed ordini sopra di noi, sia segreti sia manifesti. (O., 193).
Procurate, ve ne prego, che continui nella vostra casa

298

la divozione generale verso Nostro Signore Ges Cristo e la sua .. santissima
Madre, con gli affetti interiori e l'umile e devota recita della loro litanie alla
mattina e alla sera. (L., 171).
In occasione dell'unione dell'Oratorio gi esistente in Provenza con quello da lui fondato,
scrive:
Offro questa unione mutua e reciproca, la dedico e la consacro ad onore della
unione strettissima dell'Eterno Padre col Figlio suo nell'unit della sua Essenza
e nella divina potenza della generazione eterna, all'onore dell'unione
strettissima del Verbo con la nostra umanit in virt del mistero
dell'Incarnazione, e all'onore dell'unione di Ges con la Vergine per la grazia
eminente, singolare e propria a Lei sola fra tutti gli spiriti creati, vale a dire,
per quella grazia che Dio le ha conferito scegliendola per sua Madre e facendosi
suo Figlio, grazia della Maternit divina che tutta la Chiesa onora quando la
chiama Madre di Dio. (L., 112).

IV

LA DEVOZIONE A MARIA NELLA CONGREGAZIONE DELL'ORATORIO.

Ai suoi sacerdoti il Padre de Brulle raccomandava una divozione speciale alla Vergine.
considerandola come interessata nelle opere e nelle anime del suo divin Figlio e come Regina
del cielo e della terra; insisteva inoltre perch onorassero in modo singolare la autorit santa
e suprema di Ges e della sua santa Madre su le anime. (Norme di direzione, cap. XVI e XXX).
Mai si era visto una professione di dipendenza verso la SS. Vergine pi assoluta che
all'Oratorio. Come sarebbe stato diversamente? Non sono forse i sacerdoti i continuatori
attraverso il mondo dell'opera di Maria? Come Maria generano il Verbo Incarnato, come Maria
lo offrono all'Eterno Padre; come Maria lo dnno al mondo: e per mezzo di Maria ricevono
quella grazia che, fra tutte, meglio richiama l'incomparabile privilegio della Maternit divina,
cio la grazia del sacerdozio. Perci il

299

Cardinale de Brulle stabil una festa speciale per onorare le Grandezze di Maria; ordin pure
che ogni giorno si cantassero o si recitassero le Litanie aggiungendovi un'orazione dove
mirabilmente esaltava la sublime dignit di Madre di Dio che il pi bello dei titoli della
Vergine
1
.
Ordin inoltre che si osservasse il digiuno nelle vigilie delle feste a Lei consacrate; e che si
suonasse l'Angelus prima della meditazione affinch il servizio di Maria avesse principio con la
giornata medesima e che le prime e le ultime azioni di ogni giorno fossero consacrate a Lei,
perch Ella ha diritto di padronanza suoi nostri giorni e su la nostra vita.
Il sacerdote oratoriano al primo svegliarsi doveva unirsi a Maria ed ai Santi nel sacrificare il
principio della sua giornata, a loro imitazione, secondo lo spirito della grazia. Svegliandosi
durante la notte, doveva pensare alla Vergine ed ai Santi perch vegliassero alla sua
conservazione durante il sonno. Pi volte al giorno doveva onorare Maria sotto il titolo di Madre
di Dio; anzi non doveva incominciare nessuna azione di qualche importanza senza offrirla a
Maria, attestando in tal modo il suo rispetto, il suo amore e la sua filiale ed irrevocabile
dipendenza verso Colei che nelle castissime viscere port il Figlio di Dio
2
.

________________________
(1) OREMUS. Deus ineffabilis misericordiae, qui non solum homo, sed etiam
Filius hominis fieri dignatus es, et mulierem matrem in terris habere voluisti,
qui Deum Patrem habebas in coelis: da nobis quaesumus, ejus memoriam
devote celebrare, ejus maternitatem summe venerari, ac ejus
superxcellentissimae dignitati humillime subesse, quae te de Spiritu sanctu
concepit, te virgo peperit, et te in terris subditum habuit, Dominum nostrum
Jesum Christum Filium Dei unigenitum: qui cum eodem Patre et Spiritu sancto
vivis et regnas in saecula saeculorum. Amen. (MIGNE, col. 1750). (O Dio
d'ineffabile misericordia, che vi degnaste di farvi non solo uomo, ma anche
Figlio dell'uomo, e mentre in cielo avevate Dio per Padre, voleste avere per
madre su la terra una donna: fate, vi preghiamo, che celebriamo con divozione
la memoria della Madre vostra, onoriamo con somma venerazione la sua
Maternit e stiamo sottoposti con grande e costante umilt alla
sovraeccellentissima dignit di Colei che vi concep per opera dello Spirito
santo, vi partor nella verginit e vi ebbe in terra come suddito, o Signor nostro
Ges Cristo; Unigenito Figlio di Dio, che vivete e regnate col medesimo Padre e
con lo Spirito santo nei secoli dei secoli. Cos sia).
(2) HOUSSAYE, op. cit., II, pag. 56.

300

Altre prescrizioni per i sacerdoti dellOratorio

Fare ogni giorno con una cupa speciale ossequi a Ges Cristo: (Adorazione -
offerta di se stesso . intenzione di far tutto a sua gloria). Compiere
proporzionatamente i medesimi atti verso la SS. Vergine Madre di Dio,
onorandola singolarmente nella sua dignit e grazia di Madre di Dio e nella
suprema autorit che corrisponde a tale dignit.
Accettarla come la nostra sovrana Signora dalla quale vogliamo dipendere in
tutto quanto ci concerne.
Offrirci a Lei come a quella che ha potere sopra di noi per la sua sovranit,
affinch disponga di noi a suo beneplacito; darle tutto quel potere che in
nostra facolt, in onore di quello che Ella ebbe sul Figlio medesimo di Dio, il
quale si degn di assoggettarsi a Lei facendosi suo Figlio; e infine offrirle
un'intenzione per la quale riferiamo a sua gloria, dopo che a quella del suo
divin Figlio, la nostra vita, le nostre parole, le nostre azioni ed i nostri pensieri.
Non faremo nessuna azione importante senza offrirla al Figlio di Dio ed alla
Vergine come cosa che loro appartiene, in unione con le loro azioni su la terra,
domandando la grazia per farla bene (MIGNE, 1630).
Per la santificazione del sonno:
Oltre l'offerta che dobbiamo fare del nostro sonno, come di tutti i momenti
della nostra vita, a Ges Cristo ed a Maria come ai nostri sovrani; sar bene, in
compenso del lungo tempo che passiamo senza elevarci a Dio durante la notte,
pregare i Santi cui siamo particolarmente divoti di amare Dio per noi, affinch
non potendo offrirgli nessun atto di amore da noi medesimi, almeno gli
rendiamo amore per mezzo di altri; (MIGNE, 1631).
Per le ricreazioni:
Il Figlio di Dio su la terra ebbe due sorte di

301

conversazioni ben differenti, le une deliziose con sua Madre, con S. Giuseppe e
con parecchie anime da Lui santificate; altre invece penose e disgustose, come
quelle che dovette sopportare con i Giudei e con i Farisei. Noi pure dobbiamo
accettare le conversazioni disgustose tanto volentieri come quelle che sono
piacevoli. (Reg. dell'Orat. - Conversazioni coi forestieri).

V

SUGGERIMENTI E PREVENZIONI PER LE CARMELITANE

Ogni giorno offrite Ges all'Eterno Padre, l'anima vostra al Figlio e il vostro
cuore allo Spirito Santo, il quale lo Spirito del Padre e del Figlio, affinch
questo divino Spirito, come lega Dio a Dio, Dio Figlio a Dio Padre, si degni pure
di essere il vincolo che unisca il vostro essere a Dio ... Non dimentichiamo la
Vergine Santissima, che appartiene cos degnamente, cos santamente e cos
particolarmente al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Maria figlia e sposa del
Padre, Madre e servente del Figlio, e Santuario dello Spirito Santo dove questa
divina persona comp l'operazione pi insigne dopo le processioni eterne,
poich in Lei comp il mistero dell'Incarnazione. Questa Vergine santa, divina,
ammirabile, diede se medesima alla Santa Trinit e al Figlio Unigenito di Dio, in
particolare con queste grandi parole: Ecce ancilla Domini (Luc., I, 38). Da
queste parole derivarono la sua pi grande dignit e il suo maggior gaudio,
poich ne deriv il Mistero dell'Incarnazione che allora si comp in Lei.
Ogni giorno onorate con grande riverenza ci che Maria per Ges e per la
Santa Trinit, e ci che Ges in Maria. In queste relazioni si comprendono
molte cose

302

che la mia penna non capace di scrivere, n la mia lingua di esprimere. In
onore e per rispetto di cose cos sublimi, fate alla Vergine, con tutto il vostro
potere, donazione di voi, stesse; ma pregatela che usi del suo potere, per
donarvi Lei medesima a s e al suo unigenito Figlio Ges, perch il nostro
potere troppo debole per far ci nella misura e nel grado in cui dobbiamo
appartenere a Ges e a Maria. (L., 27).
Ordinazioni portate nelle visite ai monasteri:
Ordiniamo che la divozione verso la Santa Vergine Maria sia grandemente
coltivata e accuratamente mantenuta nelle anime; a questo effetto ogni suora
una volta al giorno piegher il ginocchio, nelle sue divozioni particolari, davanti
alla santissima Vergine: dapprima per rendere omaggio alle sue grandezze ed
alla sua sovranit come Madre di Dio; inoltre per offrirle il proprio essere, il
proprio stato, la propria vita e le proprie azioni, e supplicarla di degnarsi
disporla a renderle quell'onore e quell'amore quotidiano ch'Ella richiede dalle
sue figlie e serventi su la terra. Allo scopo di rendere anche interiore e
spirituale questa divozione esteriore e sensibile, ciascuna avr cura di scegliere
un tempo propizio e un luogo adatto onde fare quest'azione con raccoglimento
e buona disposizione, aggiungendo a queste intenzioni brevi preghiere vocali.
Una volta al mese da tutte si far una santa Comunione in onore delle
grandezze di Maria, per il compimento dei suoi desideri su la terra, per
l'incremento della sua gloria nelle anime e per ottenere dalla sua misericordia
la grazia di dedicarsi verso di Lei a quella servit che conviene alle sue figlie e
serventi... Occorre poi che ognuna ecciti in s un sentimento di grande
umiliazione, considerando quanto sia scarso lonore che rende a Colei che Dio
onora cos tanto, nella quale e per mezzo della quale Egli

303

compie meraviglie s grandi ed incomprensibili, cos degne di essere
considerate ed eternamente ammirate dagli angeli e dagli uomini.
Ogni mattina si suoner l'Angelus affinch il servizio esterno della giornata
incominci con la Santa Vergine e con l'omaggio al mistero dell'Incarnazione che
in Lei si comp. Ognuna avr poi cura di dare a Ges cristo ed alla sua Santa
Vergine i primi e gli ultimi pensieri della giornata e di offrirle in modo
particolare le prime e le ultime azioni esterne onde incominciare e finire le
giornate per mezzo di Colei alla quale appartengono le nostre giornate e la
nostra vita ...
Avrete cura di pensare ogni tanto all'Umile degnazione della santissima
Vergine, la quale essendo Madre di Dio, si abbassa sino a voler essere Madre
delle anime nostre e lo desidera ben pi ardentemente di quello che nessuna di
voi brami questa santa e felicissima filiazione verso di Lei, anzi molto pi di
quanto lo possiate desiderare voi medesime. La Vergine santissima la vince in
questo desiderio sopra ciascuna di voi; e tuttavia Ella considera di pi il vostro
bene e le vostre grandezze che non la sua dignit; avrete perci cura di
dimenticare le vostre pene, i vostri pensieri ed i vostri umili desideri, onde
rinnovare in voi il desiderio di essere figlie e serventi della Vergine santissima e
di essere tali con tutta perfezione ...
In conformit con questa felice, qualit di figlie della santissima Vergine, ormai
uno dei vostri pi grandi impegni sar di procurare il compimento dei desideri
della santa Madre di Dio su la terra e di pregare a questo effetto. Tali desideri
di Maria sono sconosciuti al mondo e meritano bene di essere uno dei principali
oggetti delle vostre preghiere perch sono oltremodo ardenti, santi e divini e
sono una parte principale dello stato e dei pensieri della sua anima cos
sublime e cos divina. Invano voi

304

avrete la pretesa di essere sue figlie e serventi se non parteciperete a questi
desideri e non ne bramerete l'adempimento.
Parimente una delle vostre cure particolari sar di offrire a Maria le vostre
azioni interne ed esterne con uno spirito di umiliazione e di assoggettamento a
questa santissima Vergine onde essere animate da una disposizione interiore e
permanente che sia veramente conforme allo stato che avete abbracciato di
figlie e serventi della santissima Vergine, purissima e degnissima Madre di Dio.
(Opus., 198-199).
Ad una priora delle Carmelitane:
La divozione che le vostre novizie professano verso la santissima Vergine una
benedizione particolare che dovete conservare ed accrescere nel loro spirito.
Ricordatevi che la Madre di Dio dar Figlio suo onorata pi che da tutte le
creature assieme, come dal Figlio suo conosciuta pi che da tutte. In onore di
questo onore immenso che il Figlio rende alla Madre e la Madre al Figlio, ci
che costituisce in cielo un coro e un ordine a parte, procurate che il Figlio e la
Madre siano onorati dalle anime della vostra casa, la quale deve essere come
un cielo in terra e imitare su la terra ci che avviene in cielo. (L., 30).

VI

ESEMPIO DEL CARD. DE BERULLE

Il Card. de Brulle dava lui medesimo, l'esempio, in tutta la sua condotta, di una devozione
illimitata alla Santissima Vergine, praticando con filiale piet quanto suggeriva ed insegnava
agli altri.
Ancora giovinetto nel Collegio di Clermont edificava tutti, maestri e condiscepoli, col suo amore
per Maria; era per lui un grande onore scopare la cappella della Congregazione mariana e

305

ornare l'altare della Vergine. Maria in premio della grande devozione che egli le dimostrava lo
ricolmava di favori particolari. Una notte del santo Natale pi illuminata per lui che il pi bel
giorno, Pietro de Brulle, che aveva solo 17 anni, rapito in ispirito durante la santa Messa,
ricevette particolari illuminazioni sul mistero dell'Incarnazione; Maria, inoltre, gli apparve col
divin Bambino tra le braccia e chinandosi dolcemente verso il suo giovane servo, gli offr Ges
Infante. Ma Pietro ingenuamente esclam: No, no, santa Vergine, sta ben pi santamente
nelle vostre mani; usatemi soltanto la misericordia di accogliermi e di costudirmi insieme con
Lui.
1

Nelle sue numerose lettere non se ne trova quasi nessuna dove non parli, ed anche pi e pi
volte, della santissima Vergine; il suo pensiero ordinario era proprio quello di Ges e di Maria
come raccomandava Lui stesso alle Carmelitane; in ogni occasione ed in ogni cosa la sua
intenzione si portava a Maria: tutto in suo onore. Per sua disposizione, tre volte al mese ogni
Padre della Congregazione doveva applicare la santa Messa per l'adempimento dei desideri
della santa Vergine, ed ogni fratello recitare la corona e fare la santa Comunione alla
medesima intenzione. Dal Card. de Brulle il Padre de Condren e il Ven. Olier impararono
quella pia pratica di celebrare la santa Messa alle intenzioni di Maria
2
.
Scriveva ad un Padre cui era affidato il servizio di un Santuario di Maria:
La cura che debbo avere dell'onore di Dio e della perfezione delle anime nella
casa ch'Egli si compiaciuto di darci, mi obbliga pi strettamente ancora di
usare un tal riguardo speciale per quelle case che a Lui sono consacrate in
Onore della sua santissima Madre. Vi esorto pertanto a star attendo, nel vostro
ufficio, a questa obbligazione e di fare intendere a tutti i Padri che la santa
Vergine la quale si degnata di darci questa sua casa, sar corrucciata contro
di noi se mancheremo a questo dovere e se in un luogo dove da lontano i fedeli
vengono a

___________________________
(1) Cfr.: HOUSSAYE, I, pag. 108
(2) Cfr.: GIOV. OLIER, Fiori di dottrina, Monza, Artigianelli, 1935, pag. 178.

306

cercare grazia e santificazione, noi che abbiamo la missione di raccogliere
queste grazie e di applicarle agli altri, mancheremo alla perfezione di questa
grazia o santit alla quale ci invitano la nostra professione e la santit del
luogo. (L., 149).
I suoi biografi notano tra le sue pratiche di devozione che non usciva mai di casa senza
andare ad offrirsi a Ges davanti al SS. Sacramento e a Maria Vergine nella cappella a Lei
dedicata; quando poi rincasava, non mancava di presentarsi ancora a Ges ed alla sua S.
Madre.
Quando si tratt del viaggio in Spagna per l'introduzione delle Carmelitane in Francia, mentre
egli con gran fervore celebrava la santa Messa la Vergine gli apparve dicendogli: Se per mio
onore intraprenderai questo viaggio, sarai mio in modo pi particolare. Il Card. de Brulle in
seguito a questa visione che sottopose all'approvazione di persone gravi e competenti, si
decise a vincere risolutamente ogni difficolt per il compimento di quel disegno
1
.
Trovandosi poi a Madrid nel momento dei pi forti calori estivi, nelle ore del pomeriggio in cui
tutti anche i religiosi si davano al riposo, egli bench sofferente attraversava la citt in ispirito
di penitenza, e portandosi nella Cattedrale vi stava a lungo prostrato davanti all'altare della
Vergine onde supplicarla di vincere Ella medesima le gravissime difficolt di quell'opera santa.
Non si stancava di ripeterle queste semplici parole: Mostra te esse Matrem (Mostrate che siete
nostra Madre), si rialzava sempre confortato da una dolce e ferma fiducia
2
e scriveva alla
signora Acarie che fu poi la B. Maria dell'Incarnazione:
questo un affare di Maria, ecco l'unico pensiero che mi consola, e mi conforta
interiormente in queste trattative. (L., 103).
Quando considero davanti a Dio che affare della sua santa Madre la quale
comanda a tutto quanto v' in terra, e che un affare che sinora venne da Lei
assistito con favore straordinario... non posso cedere n piegarmi in nulla,
quindi voglio che l'opera si compia non solo, ma

_________________________
(1) HOUSSAYE, I, pag. 292.
(2) Ibid., pag. 320-321.

307

che si compia col massimo vantaggio per il bene di quell'Ordine in Francia, non
ostante qualsiasi apparente impossibilit; e mi sembra che io debba credere
che Dio voglia cos. (L., 105).
Quando fu creato Cardinale, dopo la solenne cerimonia dell'imposizione del cappello
cardinalizio compiuta dalla Regina in assenza del Re, il novello Cardinale rispose:
Questo cappello dovrebbe essere riservato a chi lo meritasse meglio di me... Mi
permetto di dire a Vostra Maest che Ella pu bens conferirmi questa dignit,
ma non pu darmi la grazia che mi necessaria e che mi manca per fame un
buon uso. Occorre quindi che mi rivolga a Ges Cristo ed alla sua santa Madre
e che supplichi le Maest del cielo di conferirmi ci che non posso ricevere dalle
Maest della terra, la grazia cio di servire bene, in tale dignit, Dio, sua
Santit e Vostra Maest.
Un tal linguaggio eccit grande stupore in tutti. Uscendo dal Louvre, il Card. de Brulle si fece
condurre alla Chiesa di Notre-Dame, e vi stette lungamente in preghiera, supplicando il
Signore di concedergli tutte le grazie di cui aveva bisogno, per intercessione della Vergine
santissima alla quale fece una nuova consacrazione della sua persona e della sua dignit
(HOUSSAYE, Op. cit., III, pag. 261-262).

VII

CONSIGLI DEL CARD. DE BERULLE ALLA REGINA D'INGHILTERRA.

Dopo il Figlio di Dio non havvi nulla di simile alla Madre sua, n in cielo, n in
terra. Il Figlio di Dio l'ha congiunta al se stesso nella maggior parte dei suoi
misteri, e nel mistero dei suoi Misteri che , l'Incarnazione, poich in Lei e da
Lei ha voluto rivestirsi della nostra umanit. Non separate dunque, nelle vostre
divozioni, ci

308

che Dio ha congiunto in una unione cos santa, cos divina, cos sublime
nell'Ordine della Grazia. Tutti i vostri pensieri siano diretti a Ges e a Maria,
perch Ges e Maria sono uniti assieme per natura e per grazia: Ges il
frutto glorioso delle viscere di Maria, carne ed ossa delle ossa di Maria. Questa
carne che ora adorate in Ges, prima era carne santa e venerabile di Maria,
carne sempre santa ed immacolata, bench non ancora adorabile; Carne
appartenente o a Ges o a Maria, venerabile in Maria, adorabile in Ges. Nei
vostri pensieri e nelle vostre divozioni, Maria sia unita a Ges; nelle parole,
invocate il nome di Maria con quello di Ges; qualsiasi vostro sentimento di
piet tenda a Ges e a Maria. Ges l'umile Figlio di Maria, Maria la degna
Madre di Ges. Dopo dunque di aver salutato Ges, salutate la Vergine con la
seguente

VIII

PREGHIERA

O Vergine santa, Madre di Dio, Regina degli Angeli, meraviglia del cielo e della
terra, io vi rendo omaggio in tutti i modi che posso, secondo l'ordine voluto da
Dio, come esigono le vostre grandezze e conforme alla volont del vostro
unigenito Figlio Ges Cristo di vederti onorata in Cielo e in terra. Vi offerisco
l'anima mia e la mia vita: a Voi, voglio appartenere per sempre e rendervi un
omaggio particolare nel tempo e nell'eternit.
Madre di grazia e di misericordia, intendo eleggervi per Madre dell'anima mia,
in onore della elezione che Dio si compiaciuto di fare di Voi per essere sua
Madre. Regina degli uomini e degli Angeli, Vi accetto e Vi riconosco per mia
Sovrana, in onore della dipendenza che da Voi come sua Madre ha voluto
avere il Figlio di Dio, mio

309

Salvatore e mio Dio; e in tale qualit Vi dono sopra di me, su l'anima mia e su
la mia vita tutto quel potere che posso darvi, secondo l'ordine voluto da Dio.
O Madre di Ges, voglio essere vostro e servire al vostro nome ed alla vostra
gloria. Consideratemi come cosa vostra e nella vostra bont trattatemi come
suddito della vostra potenza e oggetto delle vostre misericordie.
O sorgente di vita e di grazia, Rifugio dei peccatori, ricorro a Voi, perch viva
nella grazia del mio Dio, ed eviti il peccato, onde sia preservato dalla morte
eterna.
Prendetemi sotto la vostra speciale protezione, fate che sia partecipe dei vostri
privilegi, e in virt delle vostre, grandezze e del diritto di propriet che avete
sopra di me, io ottenga quanto non merito di ottenere nel mio nulla e nella mia
indegnit. In onore del momento felice della Incarnazione in cui Dio si fece
uomo e Voi foste fatta Madre di Dio, nelle vostre mani depongo l'ultima ora
della mia vita la quale sar decisiva per la mia eternit. O Vergine e Madre
tutt'assieme! O Tempio sacro della Divinit! O Meraviglia del Cielo e della terra!
O Madre del mio Dio, a Voi, appartengo per il titolo generale delle vostre
grandezze; ma voglio pure essere vostro schiavo per il titolo della mia elezione
e della mia risoluta volont. Mi consacro a voi e al vostro unigenito Figlio Ges
Cristo nostro Signore; e voglio che non passi mai nessun giorno senza ch'io
renda a Lui e a Voi qualche omaggio particolare come attestato della mia
dipendenza e della mia umile servit, nella quale desidero vivere e morire. Cos
sia. (O., 194).

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