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LILIANA FARINA
FONDAZIONE
ISTITUTO CULTURALE E SOCIALE ARCIDIOCESANO
CORRADO LEONARDI - URBANIA
Raccolta di articoli apparsi su
La Voce e su Il Nuovo Amico 1980/2007
con una presentazione di Raffaele Mazzoli
e uno scritto di Giulia Incisa Aloisi
a cura di
Raimondo Rossi
SALUTI DA URBANIA
pennellate di vita urbaniese
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ISTITUTO CULTURALE E SOCIALE ARCIDIOCESANO
CORRADO LEONARDI
Collana di
STUDI E RICERCHE
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LILIANA FARINA
SALUTI DA URBANIA
pennellate di vita urbaniese
Raccolta di articoli apparsi su
La Voce e su Il Nuovo Amico 1980/2007
con una presentazione di Raffaele Mazzoli
e uno scritto di Giulia Incisa Aloisi
a cura di
Raimondo Rossi
ISTITUTO CULTURALE E SOCIALE ARCIDIOCESANO
CORRADO LEONARDI
URBANIA
2008
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Collana di Studi e Ricerche
n.3

Referenze fotograche:
Cine Foto Giorgio Olivieri
Archivio Factory di Talozzi
Graca:
Factory snc. di Talozzi - Urbania
Stampa:
Arti grache Stibu - Urbania
Hanno contribuito alla realizzazione del volume
P.V. Prefabbricati Snc. - Urbania
Rossi Imballaggi srl. - Urbania
Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro
Altri che hanno preferito conservare lanonimato
Propriet letteraria riservata della Fondazione
Istituto Culturale e Sociale Arcidiocesano Corrado Leonardi - Urbania
museodiocesano@casteldurante.it
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Presentazione
Dal settimanale La Voce del 18 ottobre 1980 al settimanale
Il Nuovo Amico del 14 gennaio 2007, la lunga parentesi
giornalistica di Liliana Farina. Quasi trentanni di corrispondenza
sono raccolti in Pennellate di vita urbaniese. Sono articoli
senza pretese. Cos li denisce a sottolineare lo spirito con cui
afda alla stampa le sue notizie locali e di prima mano.
Spazia sulla citt con discrezione, con rispetto, con amore.
Non le sfuggono i particolari e si dilunga nella narrazione e nella
ricerca di senso, come si addice a chi scrive in un giornale che
esce ogni sette giorni. E particolarmente attenta ai fatti religiosi.
Non un caso che il vescovo Donato Bianchi e la sollecitudine
della Chiesa per i malati e per gli anziani siano i primi a salire
allonore delle sue cronache (La Voce di domenica 11 ottobre
1981). Poi il folclore e la storia.
Urbania non manca di questo genere di manifestazioni che
ricollegano il presente al passato nella continuit della tradizione,
della devozione popolare, dei monumenti storici (vedi il santuario
del Crocisso di Battaglia).
Storia, devozione, feste costituiscono un trinomio radicato
nella vita cittadina che la modernit non riesce a scalre.
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Tiene nei fatti e tiene nella comunicazione. Tra le associazioni
operanti emerge la S. Vincenzo con il suo Santo in frac.
Se c qualche cosa che trascura il calendario proprio larte
nelle sue varie espressioni: dalle chiese ai musei, dalle mostre di
pittura alle esposizioni delle ceramiche.
Il centro storico, con le sue piazzette, le viuzze pi o meno
larghe, di per se stesso un percorso affascinante a ritroso nel
costume e nella cultura.
Tutto questo fa da sfondo a qualsiasi momento che il cronista
voglia riportare. Non le sfuggono i personaggi emergenti nei
vari settori dellattivit civile, religiosa, culturale e politica.
Sembra che il senza pretese lo applichi anche qui. Preferisce
i personaggi minori della quotidianit, come ad esempio i preti.
Innalzati dalla liturgia, umili nellesercizio pastorale, protagonisti
nellimmaginario collettivo, costudito allinterno delle antiche
mura.
Urbania, comunque sia, lo scenario indiscusso di queste
pennellate di vita urbaniese.
Uno degli ultimi servizi riportati dedicato al parroco don
Piero. Conclude con alcune riessioni. Ultima, del 14 gennaio
2007, di carattere autobiograco. Quella cartella di bra,
ora gona di esperienze anche giornaliere, tuttora aperta al
futuro.
Raffaele Mazzoli
Direttore de Il Nuovo Amico
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LA VOCE
19 Ottobre 1980
2 Convegno regionale congiunto a Loreto della Societ di S.
Vincenzo de Paoli e dei Gruppi di volontariato vincenziano
Domenica 5 ottobre, la societ di S. Vincenzo de Paoli ed i
Gruppi di volontariato Vincenziano hanno tenuto a Loreto il 2
Convegno Regionale Congiunti, presso la Casa S. Francesco.
In unaula gremita di convenuti si sono aperti i lavori alle ore 9
con una preghiera comunitaria e la presentazione del convegno
della vice Presidente dei Gruppi di Volontariato Vincenziano,
Paola Barbasetti.
La parte riservata allascolto della parola di Dio stata svolta da
don Armando Corsi, Presidente degli Equipaggi della Speranza in
Italia ed Assistente Spirituale delle Conferenze di S. Vincenzo de
Paoli in Toscana, che ha parlato sul tema: La Famiglia nella Chiesa.
In questepoca di materialismo imperante, ha sottolineato, la
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famiglia cristiana con eroica abnegazione deve aprire luscio
a chiunque abbia bisogno di calore umano, anche a costo di
rischiare limprevedibile, come Cristo ha rischiato per la nostra
salvezza.
Da queste premesse ne scaturito un acceso dibattito, durante
il quale due interventi signicativi hanno confermato che le
parole di don Armando possono essere tradotte in realt: una
signorina, visibilmente colpita nel sico e moralmente provata,
ha sottolineato che deve la sua sopravvivenza alla generosit
di don Armando e di tante altre persone buone. Cos pure,
uninsegnante di matematica, oltre il suo lavoro professionale,
svolge un intenso apostolato, iniziato di nascosto,accogliendo
nella sua casa chiunque abbia bisogno di aiuto ed a poco a poco
riuscita ad attirarvi il padre avverso a questo genere di carit.
In un altro intervento stato detto che i mali dellepoca, come
la droga e la delinquenza, si devono curare, ma si devono anche
prevenire con mezzi adeguati.
I lavori della mattina si sono chiusi con la S. Messa celebrata da
don Armando il quale con la sua omelia sulla carit e sullamore
verso il prossimo ha suscitato in aula commozione e riscosso
consensi. Nel pomeriggio si sono ripresi i lavori con la relazione
su La Famiglia nella Societ dei coniugi Paolo ed Alessandra
Bruni, membri della commissione sulla pastorale familiare
della diocesi di Ancona. Prima che si iniziasse la discussione S.
E. Mons. Maccari, vescovo di Ancona e di Osimo, ha rivolto il
suo saluto agli intervenuti ed il suo ringraziamento per una cos
larga ed attiva partecipazione a questo 2 Convegno Regionale
Congiunto, pienamente riuscito. Il presidente regionale delle
Conferenze di S. Vincenzo de Paoli, Enzo Andreanelli, ha
concluso i lavori con unesposizione incisiva, toccando i temi
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trattati ed ha osservato che se non dato a tutti di raggiungere
gli eroismi di carit di don Armando e di coloro che aprono
luscio allo sconosciuto drogato o delinquente, tutti noi
cristiani possiamo arrivare al piccolo eroismo di assistere con
amore i nostri anziani nel calore familiare, risparmiando loro
lumiliazione del ricovero.
Al convegno era presente, anche, la Conferenza Femminile di
S. Vincenzo de Paoli di Urbania, rappresentata dalla presidente,
Giulietta Leonardi, dalla segretaria, Pieretta Tallarini, dalla
cassiera, Liliana Farina e dalla consorella, Serana Ranocchi.
Da questo incontro con i Confratelli e le Consorelle di tutta
la Regione Marche abbiamo ricevuto una tal spinta alla carit
da sentire il prepotente bisogno di trasfonderla ai Fratelli che
hanno perduto o stanno perdendo i veri valori della vita in questo
mondo disumanizzato.
Il 5 ottobre 1980 dalla Casa S. Francesco di Loreto si
elevata al Cielo la preghiera dei nostri propositi a ben operare e
linvocazione dei nostri cuori che Dio ci aiuti in questo difcile
compito.
LA VOCE
9 Novembre 1980
La giornata dellammalato e dellanziano a Urbania
La Giornata dellammalato e dellanziano del 12 ottobre 1980
stata solennizzata in Duomo con una funzione paragonabile per
religiosit ed organizzazione, sia pure di proporzioni pi modeste,
a quelle nei Santuari. Stretti al loro Vescovo, ammalati ed anziani
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di Urbania e dei paesi vicini con numerosi fedeli hanno presentato
a Dio le loro sofferenze e le loro preghiere nella suprema offerta del
sacricio eucaristico della S. Messa.
S. E. Mons. Donato Bianchi, vescovo della Diocesi di Urbino,
Urbania e S. Angelo in Vado, ha avuto accenti toccanti nellomelia
sulla sofferenza, elevata per il cristiano al valore di dono; in
unatmosfera di composta sensibilit ha anche dispensato il
Sacramento degli Infermi ai malati che lo desideravano, secondo
linnovazione apportata dal Concilio Ecumenico.
Terminata la cerimonia religiosa, si sono ritrovati tutti, anziani e
giovani, malati e sani, nelle sale del Vescovado in un gioioso incontro
per gustare un lauto rinfresco offerto dagli Amici degli ammalati e
da larga parte della popolazione urbaniese che si prodigata in ogni
senso per accogliere tanti grati ospiti.
Momenti di intensissima commozione sono stati segnalati da due
presenze: i malati, specialmente i giovani in carrozzella, che con
la loro testimonianza di Fede hanno valorizzato al massimo il pi
invidiabile dei tesori, la salute del corpo e dello spirito, e il gruppo dei
barellieri e delle dame che hanno assolto con dedizione disinteressata
il loro prezioso e delicato compito di assistenza agli anziani ed agli
ammalati.
Hanno dato un esempio di spontaneo altruismo da essere di richiamo
per tanti giovani che potrebbero imitarli aumentando le loro le. E
da auspicare che ci diventi una realt perch molti sono gli anziani
ed i malati che attendono delle energie fresche e tanto amore.
Urbania ha vissuto, dunque, un pomeriggio di autentica religiosit
ed amore fraterno che stata la migliore ricompensa alle fatiche del
nostro Sacerdote dei malati, don Carmine Giorgini, e di quanti
operano per il bene altrui.
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LA VOCE
14 Dicembre 1980
Anticipo una notizia che riguarda una novit natalizia.
Nei primi giorni del prossimo mese di dicembre sar allestita
ad Urbania una Mostra - Vendita, a scopo di benecenza, di
biancheria ed altre curiosit. Sono tutti lavori eseguiti a mano dal
solito Gruppo urbaniese che si dedica ad alleviare le sofferenze
degli ammalati.
A chi avesse intenzione di acquistare regali per s o per amici
e parenti si consiglia di visitare detta Mostra perch vi saranno
esposte vere preziosit che oggi non si trovano in commercio.
LA VOCE
11 Gennaio 1981
I Pionieri della speranza. Successo di una mostra
In un tripudio di colori e fra lo scintillio di li argentati
il 13 dicembre u.s. si aperta nella sala Montefeltro la
preannunciata Mostra della biancheria. Vi erano esposte: tovaglie
magistralmente ricamate, asciugamani con merletti, preziosi-pizzi
a chiacchierino, una variet di centri, cuscini artisticamente
dipinti, pannelli e quadri a punto lanciato e a mezzo-punto.
Su tavolini erano disposti pupazzi e vasellame decorato a smalto,
civettuoli puntaspilli, saponette in frivole confezioni e tante
curiosit. La Mostra, inne, era maggiormente valorizzata da un
pezzo unico: un dipinto con rma famosa.
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Numerose sono state le persone che lhanno visitata e non hanno
esitato a dare la loro offerta in benecenza dei malati e degli anziani
in cambio di qualche manufatto, tanto che il tutto esaurito in meno
di due giorni ha segnato un vero successo.
Alle gentili signore che con impegno e talento hanno
eseguito i lavori va un pensiero di riconoscimento con i pi
vivi ringraziamenti, estesi anche agli organizzatori che hanno
allestito la Mostra con tanto gusto.
Un sentito plauso ai pionieri della speranza, cio, a tutto il
gruppo di amici che per curare spiritualmente malati e anziani
ha concretizzato le sue doti creative e di generosit in una s bella
esposizione proprio nel periodo natalizio, quasi ad auspicare un
1981 fecondo di opere buone e di uomini di buona volont.
LA VOCE
1 Febbraio 1981
Ben operare per servire Dio e luomo
La fede la luce che illumina il cammino terreno delluomo.
Illuminiamo pure noi le nostre chiese ed i nostri volti per
onorare Dio. Allodore dellincenso uniamo il profumo dei ori,
rallegrando gli altari con i loro magnici colori in spicco con il
candore delle tovaglie. Il cuore delluomo non rimarr insensibile
alla luminosa corrispondenza fra cielo e terra, che si trasforma
in gioiosa preghiera. Rendiamo le nostre adunanze accoglienti
ed organizzate in modo da sollecitare la partecipazione di adulti
e giovani: dagli slanci giovanili, moderati dalla saggezza della
maturit, potrebbero scaturire idee nuove e valide.
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La fede carit
La carit non solo benecenza, ma , anche, losservanza
delle comuni regole di convivenza civile. E procua, se
esercitata con intelligenza e sensibilit; falsi atteggiamenti di
pietismo possono offendere ed essere controproducenti; quindi,
bisogna prima capire e poi agire opportunamente.
Infatti, c chi accetta la sua croce con apparente disinvoltura e
si sente ferito da impietose allusioni, da sterili parole di conforto
ed anche da eccessive premure; tacitamente egli offre la sua
sofferenza a Dio che lo privilegia di tanta forza danimo di
affrontare le maggiori difcolt della vita in serenit di spirito;
in questi casi la migliore carit sono il silenzio e la naturalezza
del comportamento. Conversare tranquillamente in Chiesa
mancanza di carit verso i fedeli che desiderano raccogliersi
in preghiera, oltre ad essere mancanza di rispetto per il luogo
sacro.
E carit, invece, lamicizia sincera, laiuto reciproco, la
gentilezza, la generosit degli intenti e pernoil rimprovero,
se necessario. E una forma di carit sensibilizzare alla fede
con circospezione chi non lha e non infastidire chi lha: la fede
deve germogliare e crescere senza forzature ad effetto contrario;
ognuno di noi risponde ai richiami religiosi secondo il proprio
temperamento, lambiente, leducazione; limportante avere la
fede e adempiere i propri doveri di credente.
La fede speranza
Oggi, pi che mai, noi tutti credenti, sacerdoti e laici, ci
dobbiamo sentire impegnati per il trionfo della fede e delluomo
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in unazione unitaria che non ammette spazi a dispersioni. Chi
crede nei valori fondamentali, religiosi e morali, ha il dovere di
combattere il materialismo dilagante della societ moderna e la
decadenza dei costumi. Solo allora, si potr sperare al risveglio
della parte pi nobile delluomo: lonest, la lealt, il rispetto per
la vita nascente, per lanziano, per il sofferente, lattaccamento
al dovere e la seriet nello studio, nella vita, nel lavoro.
Allora negli ospedali i sentimenti umanitari accompagneranno
la professionalit; lo spastico e linvalido si sentiranno uomini
tra uomini e non una triste coniatura di appellativi, come
handicappato, impedito, emarginato, i quali molto spesso
nascondono falsi invalidi, desiderosi di usufruire dei beneci
economici; luomo non sar pi codicato alla stregua di un
numero, n considerato un oggetto.
La societ sar migliore, pi giusta, solo quando prevarr la
Legge di Dio. Questa speranza sia il nostro incentivo, perch
diventi realt.
LA VOCE
8 Marzo 1981
Una lezione di amore da ricordare
Marted, 10 febbraio u.s., gli ospiti della Casa di riposo del
Barco hanno trascorso un pomeriggio inconsueto, iniziato con
la S. Messa celebrata da S.E. Mons. Donato Bianchi.
Nellomelia il vescovo ha rilevato che gli anziani non si devono
sentire inutili per avere lasciato il mondo del lavoro, anzi la loro
presenza ora pi preziosa perch testimonianza di preghiera
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ed insegnamento damore; per questi doni inestimabili ha rivolto
loro parole di gratitudine e di ringraziamento.
Sono stati poi distribuiti panettoni ed al suono della chitarra
di giovanissimi suonatori stato offerto un rinfresco dal solito
Gruppo, pioniere della speranza, sempre pronto a portarla con
spirito cristiano ovunque sia necessaria.
Durante il trattenimento i nostri cari e simpatici vecchietti
(concedetemi questo termine ormai superato, ma pur tanto
espressivo) si sono abbandonati ai ricordi del passato ed a
commoventi manifestazioni di affetto che hanno avuto la pi
alta espressione nel bacio. Ci dimostra che il loro animo
vivo, capace di dare affetto a chi fa sentire loro un po di calore
umano; come ha detto S.E. il Vescovo, proprio gli anziani ci
insegnano ad amare. Rispettiamoli, dunque, ed adoperiamoci
perch non si sentano soli.
Anche i nostri giovanissimi suonatori di chitarra sembravano
apprezzare linsolito pubblico; da questo primo incontro
giovanile con la terza et nasce la speranza che i giovani di
Urbania emulino i giovani delle altre citt nel varcare la soglia
della Casa di riposo, dellOspedale e nel visitare le case pi
povere per farvi entrare la freschezza della loro giovent. Un
tal esempio di generosit giovanile fa ben sperare che quelle
istituzioni religiose, dedite alle opere di misericordia si aprano
ai giovani, liberandosi dalle limitazioni delle consuetudini con
innovazioni adeguate ai tempi.
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LA VOCE
29 Marzo 1981
La parola dellUrbaniese
Lurbaniese ha una comunicativa travolgente che ti costringe
a startene zitto e buono ad ascoltarlo nch non ha vuotato il
sacco; questa estrosit rivela la gioviale bonomia del suo
carattere che lo rende simpatico.
Attenti, per, alla sua parola sul piano del lavoro; la sua tattica
: mantenersi il cliente, facendo il proprio comodo; a parole,
non riuta mai la sua opera, ma in effetti, rimanda allinnito la
sua prestazione; cos, tra una promessa e laltra, dopo parecchi
mesi e, talvolta, dopo qualche anno il malcapitato cliente otterr
il lavoro che, per di pi, pagher a prezzo superiore a causa
dellinazione in continua ascesa.
Ah no, caro urbaniese, ora non sei pi, n simpatico, n
bonario: conscio di non temere la concorrenza, vincoli in maniera
esasperante e senza limiti di tempo quel povero diavolo che ha
bisogno di te, perch, per tua convenienza, dai la precedenza
ai lavori di pi facili guadagni; poibrontoli, anche, che la
societ ingiusta, quando tu contribuisci a renderla tale.
Incomincia, piuttosto, a riscoprire in te stesso quell ordine
interiore che esigi dagli altri.
Ancor pi severo sarebbe Borso dEste che nel 1461 vide la sua
Bibbia miniata, opera delle pi preziose, terminata con insolita
puntualit dagli artisti minacciati di carcere a vita in caso di
ritardo. Se oggi il carcere non fa paura come allepoca di Borso
dEste, vi sempre il segreto del confessionale che ti pu aiutare
ad essere migliore risvegliando la tua coscienza.
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LA VOCE
19 Aprile 1981
Quaderni di Storia e di folclore urbaniesi
Terzo Numero
Fedele alla nalit di far conoscere lUrbania storica e lUrbania
folcloristica, anche questanno, la Pro Loco Casteldurante
propone allattenzione il terzo numero dei Quaderni di Storia e
di Folclore Urbaniesi, uscito alla ne del 1980.
Il concittadino Cipriano Piccolpasso, cui dedicata la via,
vissuto a cavallo fra la prima e la seconda met del sec. XVI, fu
maiolicaro, il ceramista doggi, ed autore de I tre libri sullarte
del vasaio. Incarichi per il governo di fortezze e lesecuzione
dimportanti lavori, come ingegnere, lo portarono a scrivere
laltra sua opera fondamentale: Le piante et i ritratti delle citt
et terre dellUmbria sottoposte al governo di Perugia; inoltre, i
suoi interessi andarono dalla letteratura e poesia alle discipline
matematiche e siche, dallastrologia ed astronomia alle scienze
mediche e alchimistiche, molto diffuse nel 500; n manc a
ricoprire cariche pubbliche. Leclettismo di questo personaggio
di multiforme ingegno viene descritto in uno stile scorrevole
e sulla base della pi rigorosa documentazione da d. Corrado
Leonardi, appassionato cultore della storia della nostra terra.
Luciano Arcangeli presenta la Santa Lucia, quadro di
chiaro valore artistico che si ammira nella Chiesa dei Morti,
attribuibile a Giorgio Picchi, mentre Raimondo Rossi segnala
la sensazionale analogia, scoperta da d. Corrado Leonardi, di
un disegno della collezione Ubaldini, conservato nella nostra
biblioteca comunale, con la gura centrale del maestoso dipinto
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Lelemosina di S. Rocco del famoso artista bolognese Annibale
Carracci.
I capitoli riguardanti le industrie ed il folclore sono un vero tuffo
tra la gente e la tradizione di Urbania. Leggeteli e vi troverete tra
noti personaggi.
Apre e chiude questo interessantissimo Quaderno lintroduzione
di Franco Uguccioni e la relazione sullattivit della Pro Loco
Casteldurante di Piero Omacelli.
Il terzo numero dei Quaderni pu essere richiesto alla associazione
Pro Loco Casteldurante di Urbania.
LA VOCE
31 Maggio 1981
LOratorio del Carmine
E di questi giorni il rifacimento della facciata dellOratorio
del Carmine per ridarle loriginaria faccia a vista, cio, per
riportare a giorno lantica bellezza del mattone.
Vanto di Urbania linterno dellOratorio che il pennello del
Picchi e dellEpiscopi, due famosi pittori durantini del 500,
ne hanno fatto un vero gioiello darte. Sulle pareti laterali sono
efgiate da Giorgio Picchi: la Nascita di Maria, lAnnunciazione,
la Visita a S. Elisabetta e lAssunzione; cos pure, il profeta Isaia
ed il Davide nella parete di fondo; la sua rma sul libro aperto
del Davide fa fede dellautenticit dellopera di questo pittore
che a Roma decor la Scala Santa e lavor al servizio di papa
Sisto Quinto. Sulla parete prospiciente lingresso si ammirano le
gure della Vergine Maria e dellAngelo nunziante di Giustino
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Salvolini, detto Episcopi; un magnico concio rinascimentale,
scolpito a bassorilievo su pietra arenaria, inquadra laffresco di
stile giottesco, sovrastante laltare, dove rafgurata la Madonna
con il Bambino, maestosamente seduta in trono.
La paziente ricerca dello storico don Enrico Rossi ha permesso
di ricostruire la storia di questa immagine che inizia nel 1478,
prima data di cui si ha notizia, quandera venerata in una semplice
edicola. Successivamente fu eretta una cappellina con laltare
perch si potessero celebrare le messe alla maest de porta de
sopra, comera allora chiamata. Nel 1516 Lorenzo dei Medici
ordin di abbattere la rocca su cui poggiava e la sacra efge
sarebbe andata distrutta se i durantini non avessero trasferito il
blocco di muro con il dipinto nella cappella di Porta Parco. Nel
frattempo il sacello singrand e si abbell, come lo vediamo ora,
grazie a sovvenzioni private e lasciti. Infatti, in un documento
dellepoca si legge che Maestro Giustino Salvolini fu vincolato
da un lascito di 25 orini per le pitture da farsi nei due Oratorii
di Porta Celle e del Carmine.
I recenti restauri hanno ridonato agli affreschi la loro primitiva
luminosit e, liberando la Madonna da pesanti sovrapposizioni,
hanno fatto riapparire i delicati colori del 300 ed il caratteristico
atteggiamento della Maest trecentesca in trono.
Questa storia arrivata ai lavori oggi eseguiti sulla facciata
dellOratorio del Carmine a spese dei fedeli e continuer ancora,
perch soprattutto la storia di una popolazione che esprime la
sua fede con il sublime linguaggio dellarte che non conosce
limiti di tempo.
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LA VOCE
13 Settembre 1981
Il Santuario del SS.mo Crocisso di Battaglia
Ad un chilometro da Urbania sorge il Santuario del S.S.
Crocesso di Battaglia dove ne venerata limmagine
miracolosa. Dati darchivio hanno permesso di ricostruirne la
storia, testimonianza di una fede che sopravvissuta alla notte
dei secoli.
Bisogna risalire al Medioevo, quando nel pievato di Peglio
una chiesina con un solo altare ed una campana costituiva la
parrocchia di S. Zeno; lo stato dabbandono in cui era tenuta
indusse i fedeli ad erigere lOratorio di S. Maria dei Camporesi
che divenne ben presto il centro parrocchiale. Allinizio del XVII
sec. un certo mastro Marino Battaglia acquist diversi terreni
della Villa dei Camporesi e, adiacente alla sua abitazione, edic
una piccola chiesa; allinterno vi fece dipingere o vi dipinse egli
stesso, non si sa bene, lattuale Crocesso con la Madonna e S.
Giovanni; di qui la denominazione S.S. Crocesso di Battaglia
che sfata ogni leggenda di epiche gesta. Rimasto vedovo e solo,
spese tutto il suo patrimonio, guadagnato con il suo lavoro, per
il mantenimento di questa chiesa, no a mendicare lultimo
tozzo di pane. Nemmeno in morte si distacc da questo luogo,
perch volle che i suoi poveri resti riposassero vicino al suo
Crocesso.
Quasi a premiare la vita eroica di fede di mastro Marino, quel
Crocesso, non tard ad operare miracoli. Diffusasi la fama,
numerosi, accorsero i pellegrini, imploranti la salute del corpo e
dello spirito per cui si rese necessaria una chiesa pi capiente.
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Cos, su progetto di frate Giovanni di S. Teresa, esperto in
architettura, con le abbondanti offerte di devoti ed utilizzando
parte del materiale della demolita chiesa parrocchiale di S. Zeno,
venne costruito lattuale tempio, consacrato il 3 luglio 1731.
Lesterno rettangolare, semplice e luminoso, unito alla
maestosit dellalta cupola, richiama pi la nitida imponenza del
tempio classico, che larchitettura scenica del barocco dellepoca.
La facciata di mattoni di colore rosso del cotto movimentata
dalla sporgenza del portale e dai pilastri di colore pi chiaro che
aforano dalle pareti come lesene, mentre il campanile si staglia
distaccato dal corpo centrale della costruzione.
Linterno ottagonale pi barocco; vi dominano gli stucchi
ed una decorazione parietale dipinta in bianco e marrone che
risalta tanto da sembrare un bassorilievo. Vi sono tre cappelle.
Nella maggiore stato traslato, intatto, dalla chiesina di mastro
Marino, il vecchio muro su cui era efgiato il S.S. Crocesso
miracoloso e la sacra immagine, incorniciata da quattro colonne
corinzie.
Merita una particolare menzione ci che accadde nel XVIII sec.
al pittore ammingo Giovanni Doix che, mentre si accingeva a
restaurare il volto di Cristo, si addorment profondamente e al
risveglio trov lopera pittorica compiuta. Egli stesso volle dare
credibilit allo straordinario avvenimento facendo stendere un
atto notarile. Di un certo pregio sono la decorazione dellarco
trionfale e delle pareti laterali, cos pure le delicate pitture
dei portali delle due nicchie che contengono gli oli sacri e le
reliquie. Le due cappelle, pi piccole, sono architettonicamente
simili, come se luna fosse la copia dellaltra. Quella di destra
dedicata a S. Zeno di cui anticamente la parrocchia portava il
nome, laltra a S. Francesco di Paola.
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La venerazione per il S.S. Crocesso di Battaglia and
aumentando a dismisura, tanto che questo santuario divenne
meta di pellegrinaggi per cui si dovettero costruire altri locali
per alloggiare la moltitudine dei pellegrini. Altri sacerdoti si
stabilirono sul luogo, costruendo una vera e propria Collegiata,
per aiutare larciprete nellassicurare il servizio religioso
nel celebrare le funzioni solenni richieste dalle esigenze del
momento.
Questo complesso edilizio ora silente ed in continuo
deterioramento per mancanza di mezzi nanziari, urgono lavori
di ristrutturazione e di restauro per non perdere tesori darte,
come la sala degli stucchi. E augurabile, quindi, che si levi
presto una voce autorevole in difesa di un patrimonio artistico
ancora recuperabile, ma gi privato delle seicentesche ceramiche
di Casteldurante che attualmente arricchiscono il museo della
cattedrale di Urbino.
I numerosi ex voto, le stampelle degli storpi risanati, le catene
dei pazzi furiosi rinsaviti, conservati nella chiesa, rappresentano
i segni dei miracoli di ieri; le catenine doro ed altri oggetti
preziosi, lasciati oggi sullaltare maggiore in incognito, senza
rumore, sono i segni evidenti di una devozione non ancora spenta
e che il S.S. Crocesso di Battaglia una sorgente inesauribile
di grazie.
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LA VOCE
11 Ottobre 1981
La comunit per i malati
Anche questanno, grazie allamorevole sollecitudine della
Chiesa di Urbania, i nostri malati hanno potuto partecipare
alla solenne funzione ofciata per loro da S. E. mons. Donato
Bianchi, domenica 20 settembre, nella Cattedrale gremita di
fedeli. Sensibili al richiamo religioso, sani e malati, giovani e
anziani hanno lasciato, numerosi, le loro dimore per attingere
quel rinnovamento spirituale che solo la cerimonia comunitaria
ben guidata e la paterna parola del nostro vescovo possono dare.
Durante il rito, leggeri, in punta di piedi, accorrevano ovunque ci
fosse bisogno, le dame nelle loro candide divise ed i sempre vigili
barellieri, afancati dagli amici del malato contraddistinti per
la prima volta da una fascia al braccio.
Cos, la Giornata del Malato e dellAnziano 1981 ha suggellato
lufcialit del Gruppo amici del Malato di Urbania che uscito
dalla fase organizzativa e di operosit silenziosa allegida del
promotore. E merito di questo gruppo e di larga parte della
popolazione se i nostri fratelli sofferenti hanno trovato una
cattedrale abbellita a festa ed hanno potuto godere le gioie di un
ricco rinfresco offerto nelle accoglienti sale del Vescovado.
Si pu affermare senza tema di smentita che in simili
circostanze il laicato urbaniese coopera in perfetta armonia con
il clero. Ma, nellarco dellanno, quanta gente sola ha bisogno di
aiuto e compagnia!
31
Delicatezza e sensibilit
Avvicinare gli anziani e i malati unopera di misericordia e chi vi si
dedica deve avere il dono di una particolare delicatezza e sensibilit
che sappia rispettare il pudore delle menomate condizioni siche;
se si vuole arrivare allanimo di chi soffre e soddisfare pienamente
le esigenze del suo spirito si deve considerare ogni caso a s stante
con psicologia, conseguente ad un carattere provato dal dolore.
Sotto il corpo in decadenza palpita luomo ancora vivo, ma pi
suscettibile, bisognoso di una comprensione che non lumilia, di
una parola di conforto che dia serenit; ha bisogno, insomma, del
vero amico che lo conosca e lo capisca al quale potersi abbandonare
senza reticenze. Il Gruppo Amici del Malato di Urbania dovrebbe
tenere presente questo come base essenziale del suo compito; un
compito tanto difcile, quanto nobile a cui tutti dovremmo sentirci
chiamati, perch se oggi possiamo dare, domani anche noi avremo
bisogno di ricevere.
Non sonnecchia ma si batte
E auspicabile che il Gruppo Amici del Malato si allarghi in maniera
da organizzarsi in un capillare volontariato socio-lantropico che
entri nelle case, nellOspedale e nella Casa di Riposo.
Normalmente Urbania sembra sonnecchiare, invece, al momento
opportuno, si batte per difendere e migliorare le proprie istituzioni,
come avvenuto recentemente per salvare il proprio Ospedale; ,
quindi, un terreno fertile che pu dare buoni frutti, se si sa e si ha
volont di farlo frutticare; coraggio, dunque raccogliamo tutte
le nostre forze e mettiamoci al lavoro.
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33
LA VOCE
25 Ottobre 1981
Scusatemi, non colpa mia
Dopo un anno di attivit giornalistica su questo settimanale,
desidero rivelare la mia vera identit, soprattutto per farmi
perdonare i peccatucci del mestiere.
Non sono una giornalista bens una farmacista, trapiantata
recentemente, per circostanze dolorose, da Bologna, mia citt
di adozione, ad Urbania dove pensavo di starmene tranquilla,
invecedestino crudele..! Trovo tra il parentado un certo
Raimondo Rossi, professore e noto per i suoi molteplici interessi
artistici; considerato da me no a poto tempo fa solo unanima
angelica, ho dovuto ricredermi da quando ho scoperto il suo
indomito spiritello: egli dapprima predestina la sua vittima,
poi con fare sornione e smaglianti sorrisi le lancia i suoi strali
che a poco a poco lavvincono senza possibilit di scampo;
successo proprio cos a me che, per mia pace, ho dovuto cedere
alle sue sollecitazioni a collaborare per La Voce. Ho provato
a stendere il primo articolo, poi il secondo, e cos ogniqualvolta
ne avevo lo spunto.
Banali contrariet sono state lorigine di articoli un po
impertinenti da cui ho tratto le mie conclusioni secondo il mio
modo di vedere e di sentire.
Ho sempre scritto a n di bene non nutrendo animosit verso
alcuno, n avendo la minima presunzione di erigermi a moralista
e giudice di nessuno, perch la vera morale la legge di Dio che
lunico nostro giudice. Se talvolta ho sbagliato, scusatemi non
colpa mia ma di quel famoso spiritello che si nasconde
34
in tutti noi e pu essere buono o cattivo; il mio come sar? Non
lo so; lo potr capire, cari lettori, solo dai vostri giudizi che mi
aiuteranno a correggere i miei difetti e a migliorare. Intanto,
continuo a percorrere la mia strada, in attesa della vostra voce.
LA VOCE
17 Gennaio 1982
Urbania e i suoi presepi, quale Natale?
Natale 1981.
La cittadina di Urbania si illumina di mille luci; sono le luci
dei suoi presepi; visitiamone alcuni con gli occhi della mente.
Nel clima delle manifestazioni roveresche qualche particolare
del presepe della chiesa dei Morti, modellato sulla traccia di
un disegno del Piccolpasso, riproduce in miniatura la struttura
originaria di Urbania. Le mura di cinta, tra il ponte dei Cocci ed
il ponte del Riscatto con la chiesina ottagonale del Bramante,
sono lambite dal Metauro e limitano il territorio su cui sorgono;
il complesso conventuale di S. Francesco con la splendida chiesa
e quel chiostro che nel corso degli anni era stato murato e solo
di recente stato parzialmente riportato alla luce; la parte del
Palazzo Ducale sul ume con i due bastioni ed il cortile minore,
detto del Giocapallone; sorpresa delle sorprese, il Bambin Ges
nasce in una capanna ricavata nella chiesa dellantica Abbazia
Benedettina che oggi la Cattedrale; particolare simpaticissimo:
stato imitato anche il vecchio campanile.
Lidea geniale del neoscenografo Costantino Galeotti che
lha realizzata con la collaborazione del gruppo Amici del
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Presepe in un mese di lavoro serale. Purtroppo, questo piccolo
capolavoro dovr essere demolito, perch stato allestito,
per mancanza di spazio e di un adeguato ambiente di lavoro,
in maniera provvisoria con il mattone e largilla del nostro
Fornacione.
Da dieci anni questi ragazzi costruiscono presepi sempre
pi belli e perfetti, grazie alla loro creativit ed al desiderio di
migliorare la tecnica di lavorazione. Hanno un ne da raggiungere
e lo vogliono conquistare con le loro fatiche, facendo tesoro
dei ritagli di tempo libero: restaurare la chiesa dei Morti con le
offerte raccolte in virt dei loro presepi.
A tal scopo pure Raimondo Rossi in passato fece e don
alla chiesa un artistico presepe in ceramica. Questi artisti del
presepe sono veramente encomiabili e meritano, in futuro, di
essere assecondati nelle loro giuste richieste.
Dalla chiesa del Corpus Domini provengono canti natalizi
accompagnati da una musica soave. Entriamo. Cerchiamo la tela
della Nativit di Raffaellino del Colle del XVI secolo che lo
scorso anno sostituiva la solita capanna, dando unimpostazione
nuova ed originale al presepe; non la troviamo, al restauro
presso la Galleria Nazionale delle Marche ad Urbino. Tuttavia,
un ampio presepe fa bella mostra in uno scenario movimentato
da casette illuminate, pastori, cielo stellato E stato eseguito
da giovani Amici alle prime esperienze, desiderosi di ridare a
detta chiesa il dovuto decoro; infatti le offerte saranno devolute
per limbiancatura. Auguroni ai potenziali artisti per i prossimi
presepi
Andiamo allOspedale. Un angolo della portineria sprigiona
un chiarore insolito. C un candido presepio, popolato da tante
statuine, magistralmente camuffate nei dipendenti dellEnte
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Ospedaliero. E il presepe che la fantasia di Francesco Rigucci ci
presenta. Osserviamolo attentamente. Vi ravvisiamo: il primario
con il corpo medico e paramedico, linserviente, il portinaio, tutti
protesi verso la mangiatoia dove giace il Redentore che potrebbe
simboleggiare lammalato da curare e da amare in quanto uomo,
fatto ad immagine e somiglianza di Dio.
Nel battistero della Cattedrale il presepe artistico di Federico
Melis occupa in permanenza una antica nicchia romanica. Le
statuine di ceramica in stile sardo ci ricordano lincanto della
Sardegna, mentre sembrano esaltare e prendere vita ogni
qualvolta un neonato viene avvicinato al fonte battesimale.
Natale 1940. Una ragazzina annota nel suo diario: Bengasi,
25 dicembre 1940 Natale oggi? S Natale di guerra. Lo
testimonia il presepe laggi, in un angolo della graziosa chiesetta
de La Salle nei negozi nessun dolce ci ricorda questa festivit
cos bella e famigliare . Nel succedersi veloce degli anni
quella ragazzina non ha mai dimenticato quel presepe che ad
ogni ricorrenza natalizia le si ripresenta come un messaggio di
pace tra leco dei cannoneggiamenti della prima linea ed il sibilo
lacerante delle sirene, segnale dei quotidiani bombardamenti su
Bengasi allinizio del secondo conitto mondiale.
Non viviamo ancora oggi Natali di guerra? Una guerra non
dichiarata, ma spietata e sleale, perch colpisce a tradimento
chiunque con la sottile ferocia del crimine; una guerra che genera
terrorismo, droga, malcostume, che calpesta i veri valori umani.
Malgrado tutto viviamo Natali di benessere con negozi strapieni
di dolci e di giocattoli, ma con i gli sempre pi scontenti ed
irrequieti.
Levidenza dei fatti dimostra che inutile allestire bellissimi
presepi, se i cuori non recepiscono i loro messaggi, come
37
avvenuto a quella ragazzina in terra dAfrica nel lontano 25
dicembre 1940.
Nellattuale momento di generale decadenza dei valori, il
presepio dovrebbe essere per noi tutti di richiamo ad un maggiore
impegno di vita cristiana, perch la scintilla dellamore non si
spenga mai, anzi, si propaghi pi vivida per rendere migliore il
mondo.
LA VOCE
Febbraio 1982
Iniziativa delle dame di S. Vincenzo e del gruppo dei malati
Urbania generosa
Il 4 Dicembre si aperta nella sala Montefeltro una mostra
per benecenza di lavori femminili a mano di ne fattura.
Tovagliati, tovagliette da t e servizi allamericana, ricamati,
centri da tavolo a chiacchierino, guide per cassapanca ad
uncinetto, liseuses e scialli a maglia erano disposti con squisito
gusto: un cuscino ad intaglio e vari altri, dipinti da giovani mani,
attiravano lattenzione dei visitatori per il capriccio e la vivacit
dei disegni; sulla parete prospiciente lingresso erano appesi
graziosi quadri a mezzo punto fra quelli artistici in pittura ed
in ceramica; vasellame colorato ed oggetti ornamentali, sparsi
qua e l, creavano una festosit prenatalizia di luci e di colori.
Dame della San Vincenzo con garbata affabilit hanno accolto
il gentile pubblico pieno di ammirazione che non ha esitato a dare
un offerta in cambio di qualche manufatto. Con sorprendente
interesse le ragazze hanno dimostrato di apprezzare il ricamo
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39
ed il pizzo; se tale lavoro, che in tutti i tempi ha appassionato la
donna, fosse un po incrementato, vi sarebbe un vero risveglio.
Sebbene il progresso tecnologico sia arrivato anche in
Urbania, soppiantando il lavoro a mano, tuttavia lo scopo
della benecenza ha stimolato la disponibilit delle signore e
signorine invitate a dare il loro contributo di lavoro. La mostra
stata, infatti, promossa dal gruppo Amici dei malati ed
organizzata in collaborazione con la S.Vincenzo Femminile.
Hanno aiutato nellallestimento anche alcuni giovani. Una
studentessa, presa da questo fervore di bene, ha chiesto di far
parte della S.Vincenzo; ben venga ed il suo esempio sia di
richiamo a tanta altra giovent.
Sotto questo auspicio Urbania inizia il nuovo anno ormai
prossimo.
Un caloroso ringraziamento vada alle Autorit comunali che
hanno concesso la sala Montefeltro ed a quanti hanno lavorato
per la mostra.
LA VOCE
30 Maggio1982
La tradizione dei maiolicari durantini
Le maioliche di Benedetti
Recentemente Ettore Benedetti ha aperto al n. 42 del Corso
Vittorio Emanuele la sua seconda Bottega ceramiche darte
che sta diventando una fermata dobbligo; eh s, la vetrina
dapprima unattrazione, poi un invito ad entrare in Bottega per
continuare ad ammirare e comprare le sue maioliche di ne
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fattura dai colori tenui e forti, dalle decorazioni riecheggianti le
antiche maioliche di Castel Durante. Ettore Benedetti, formato
alla scuola del prof. Federico Melis, ha acquistato da questo
ceramista di grande talento la tecnica per una buona lavorazione
dellargilla con cui prese contatto ancora ragazzetto. Amante
dellantico, ha imparato a dosare i suoi colori scegliendo come
sua guida preferita il trattato del XVI secolo sullArte del vasaio
del celebre ceramista urbaniese Cipriano Piccolpasso, il cui
manoscritto conservato a Londra nella biblioteca del Victoria
and Albert Museum; ricercatore instancabile delle antiche
maioliche durantine ne trae alla perfezione i motivi decorativi,
anche dal pi piccolo frammento. In questo appassionante lavoro
coadiuvato dall impareggiabili allieva e consorte, la gentile
signora Claudia.
Cos, nelle sue due botteghe, quella del Parco Ducale ed, ora,
quella del Corso Vittorio Emanuele, vi un vasto assortimento di
pezzi di sua creazione e di stile. Vi si trova lo stile Compendiario
di ne 500 -600, poco decorato e come colori predominanti, il
giallo, il celeste e larancio; bellissimi piatti istoriati con scene
mitiche e mitologiche possono soddisfare ogni gusto e lambizione
di possederne per abbellire la propria casa.
Larte di Ettore Benedetti si rif allepoca doro della ceramica
di Urbania, lallora Castel Durante, quando i maiolicari durantini,
maestri del colore e dello smalto, perfetti nei contorni, esperti
nel dare morbidezza a ricchi drappeggi, riproducevano sul loro
vasellame, secondo il Vasari, i disegni di Raffaello, del Buonarroti,
del Parmigianino, dei fratelli Taddeo e Federico Zuccari. Il
Vasari racconta che il duca Guidobaldo II don allimperatore
Carlo Quinto ed al Cardinale Farnese magniche credenze di
ceramiche durantine, facendo dipingere da disegni di eccezionale
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rarit di Battista Franco da Venezia, preferendoli ai cartoni
dello stesso Raffaello. Nel 500 le maioliche di Castel Durante,
leggiadre nella forma ed armoniose nelle tinte, toccarono il
massimo splendore e furono celebri in tutta Europa, divenendo
i preziosi doni che la nobilt offriva a principi e imperatori. Il
duca Francesco Maria II, a detta del Vasari, commission ai nostri
maiolicari, su disegni di Taddeo Zuccari una credenza destinata
a Filippo di Spagna.
Il mecenatismo del duca Francesco Maria II, lottima creta
del Metauro e gli splendidi colori della nostra terra favorirono il
sorgere di numerose fabbriche; se ne ebbero ben 33 con 134 artisti
tra cui primeggiarono Dolci, Piccolpasso, Fontana, Episcopi,
Bartoccini, Gatti, tanto esperti che vennero chiamati a lavorare
anche allestero.
Oggi queste pregiate maioliche sono conservate nei maggiori
musei nazionali ed internazionali; purtroppo, per, sono anche
disperse in collezioni private, cedute con tanta leggerezza ad astuti
collezionisti. Nel 1856 furono espatriati in America 57 pezzi tra
veri e falsi. Di recente le ceramiche seicentesche appartenenti al
Santuario di Battaglia sono state trasferite al Museo diocesano
di Urbino. A noi concittadini cosa rimasto di tanto splendore?
Accanto a pochi pezzi integri, fortuitamente ritrovati, conserviamo
i frammenti che gli appassionati vanno raccogliendo lungo largine
del Metauro. Il Ponte Vecchio chiamato ponte dei cocci perch
i vasari vi esponevano il loro vasellame per asciugarlo al sole.
A chiusura del presente articolo sulle ceramiche doveroso
ricordare i pi pregiati pezzi della collezione Melis, custodita
in una sala del Museo Comunale; i cittadini di Urbania, grati,
ringraziano in ogni occasione la vedova Melis per essere stati
onorati di questo inestimabile dono.
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43
LA VOCE
31 Ottobre 1982
Una sda universitaria
La Conferenza di S. Vincenzo de Paoli.
Nella Parigi del primo ottocento serpeggiava insidiosa la
dottrina Sansoniana, alimentata dai fermenti rivoluzionari; i
suoi seguaci, dagli strani vestiti carnevaleschi e dalle barbe
patriarcali, predicavano luguaglianza e lemancipazione morale,
quale miraggio di unera doro, preconizzando limminente
ne del Cristianesimo con lavvento di una nuova religione. Il
Cristianesimo nelle scuole e alla Sorbona era continuamente
attaccato.
In questo clima rovente gli studenti, ritrovandosi nei circoli
di cultura, allora chiamati conferenze, aperte a tutte le opinioni,
spesso abbandonavano gli argomenti di storia, losoa e
letteratura per animarsi in accese discussioni di carattere
religioso.
In una riunione, pi tempestosa del solito, i giovani cattolici
della conferenza di Storia, che sostenevano le loro convinzioni,
furono messi a tacere con laccusa, forse mossa da un sansoniano,
di non operare affatto per il bene del prossimo.
Accidentalmente era stata lanciata la sda che accese la
amma della carit e sda che gett le premesse di quella grande
istituzione di benecenza , tuttoggi attuale, che la Conferenza
di S. Vincenzo de Paoli.
Alcuni studenti, tra cui Federico Ozanam, profondamente feriti,
convennero che la fede senza le opere sterile ed avvertirono
giunto il momento di difendere il loro credo religioso con fatti
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concreti. Ma come? Erano giovani, privi di esperienza, appena
usciti dalle pareti domestiche e trapiantati in una Parigi corrotta
e spregiudicata; avevano solo la forza dellardore giovanile e di
una solida formazione spirituale ricevuta in famiglia. Lidea di
Augusto Le Taillandier di costituire un circolo intimo con intenti
caritativi fra giovani cattolici, di creare, cio, la Conferenza
della carit, fu accolta con entusiasmo ed in tempi brevi attuata
grazie allazione animatrice e costruttiva di Federico Ozanam.
Cos nasceva a Parigi la Conferenza di S. Vincenzo de Paoli che
tenne la sua prima seduta nel maggio 1833 nella redazione del
giornale di Bailly.
Furono eletti come patroni: il santo Vincenzo de Paoli,
lapostolo per eccellenza della carit, molto venerato in Francia
e la Vergine Maria per desiderio di Ozanam. Allinizio di ogni
adunanza si recita unAve per invocare il suo aiuto .
Suor Rosalia
Due grossi problemi si presentarono subito ai nostri ragazzi,
tanto sprovveduti, quanto impazienti di mettersi allopera:
denaro e poveri; non avevano fondi, n conoscevano alcuno da
aiutare. La fama di suor Rosalia, conosciuta in tutta Parigi per la
sua generosit, li spinse a ricorrere ai suoi buoni lumi.
La santa Suora non esit a consegnare loro una lista di famiglie
da visitare e cui cedere i suoi buoni di carne e di pane in attesa
che la Conferenza approntasse i propri. Comprendendo, poi, le
necessit economiche di questi giovani squattrinati, come tutti gli
studenti, fece loro credito di una bella sommetta, ma soprattutto
li prepar in maniera intelligente alla difcile virt della carit
con validi consigli ed un amorevole incoraggiamento.
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LA VOCE
5 Dicembre 1982
La Conferenza S. Vincenzo de Paoli si estende
Gli studenti visitano le famiglie povere ed i giovani carcerati
Nellanno 1833 a Parigi pochi studenti squattrinati, ma dotati
di una sana carica giovanile, iniziano lattivit vincenziana. Si
riuniscono nei locali redazionali di Tribuna Cattolica oppure
in casa del proprietario di questo periodico, un certo Emanuele
Bailly, il quale, svolgendo il ruolo di moderatore delle loro
discussioni, viene nominato presidente onorario.
Ben presto il giovane Federico Ozanam, per le sue qualit di
cuore e dintelletto, si rivela il fulcro della piccola organizzazione
tanto che pi tardi verr riconosciuto il vero fondatore della
Conferenza di S. Vincenzo dePaoli. Questi studenti, dagli
incontri escono ritemprati per andare a visitare le famiglie
povere e i giovani detenuti di una casa di correzione; quando
si rivedono, parlano delle loro prime esperienze; cos, nello
scambio didee vanno afnando il loro spirito e perfezionando
la loro istituzione. Scrivono articoli per il giornale del signor
Bailly che per graticarli lascia cadere un maggior obolo nelle
modeste questue e in tal modo migliorano anche le entrate.
Sono felici. Non si sentono pi sperduti nella grande Parigi.
Hanno trovato, nalmente, il calore dellamicizia disinteressata
nellaiuto vicendevole ed il sostegno necessario per realizzare
i loro propositi di carit. Sono i probi custodi dellintimit delle
loro riunioni, se non che un giorno un altro studente chiede
di essere ammesso al gruppetto. Timorosi che nuovi membri
possano turbare le caratteristiche della loro unione, tutti si
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oppongono, tranne Federico Ozanam il quale intravede in questo
genere di apostolato una forma sociale destinata al successo. Le
su previsioni sono strepitosamente confermate dalla realt dei
fatti. Le porte di quel cenacolo, religiosamente vigilato, una
volta aperte, non si richiuderanno mai pi.
Con rapidit sorprendente la Conferenza di S. Vincenzo
dePaoli si diffonde: vi entrano a far parte non solo lo studente
ammesso a malincuore, ma migliaia e migliaia di confratelli di
ambo i sessi, di ogni ceto sociale e di ogni et. Nel giro di un
anno la conferenza formata da quei pochi studenti deve dividersi
in numerose sezioni. Nelle province francesi si moltiplicano,
sorgendo nelle parrocchie di citt e di campagna, nei quartieri,
nei grandi agglomerati, nei complessi scolastici ed universitari,
nelle associazioni professionali e culturali. Passa in Italia,
raggiunge Roma, si estende in Europa ed in America. Ormai
saldamente costituita. La Santa Sede, pur rispettando la
laicit, ne approva lazione e le nalit. Tra il 1886 ed il 1870
listituzione attraversa un periodo difcile, perch i pubblici
poteri ne vedono un inquietante focolaio di liberalismo, ma poi,
riprende a progredire.
La tradizione vuole che la sera stessa della prima riunione
Ozanam portasse ad una famiglia povera un ciocco di legna
per riscaldarsi. Pi tardi un oratore, nel ricordare lepisodio,
commenta: ciocco simbolico, destinato a riscaldare il mondo
con un immenso incendio di carit.
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LA VOCE
6 Febbraio 1983
Un santo in frac: il fondatore della Societ di S. Vincenzo
de Paoli
Come stato riferito nei precedenti articoli, la Conferenza di
S. Vincenzo de Paoli ha origine dallidea prima di Augusto Le
Taillandier, studiata ed attuata insieme da uno sparuto gruppo di
studenti cattolici, desiderosi di realizzarsi operando in difesa
della loro fede. A poco a poco, uno di loro, dallaria mite ed
intelligente, diviene il San Pietro di questumile cenacolo;
tutti gli sono attorno: Federico Ozanam. Egli che da sempre
aveva bramato un centro di amicizia cristiana per gli uccelli di
passo quali sono gli studenti lontani dalle loro famiglie, vede
ora avverarsi il suo sogno preferito.
Allinizio, animatore entusiasta si adopera, poi, per tutta la
vita perch lopera prenda consistenza e si sviluppi. Pi tardi, al
momento di stabilire a chi si dovesse attribuire listituzione della
Societ di S. Vincenzo de Paoli, i sopravvissuti di quel gruppo
di ragazzi non esitano ad indicare in Federico Ozanam il vero
fondatore.
Ozanam nasce a Milano il 23 aprile 1813 da genitori lionesi,
proclivi alla carit. La madre, moglie esemplare, divide con
il marito le conseguenze di un dissesto nanziario; dimostra
un eccezionale fortezza danimo nel perdere ben undici gli
e si dedica con completo dono di s alleducazione dei tre
sopravvissuti ed ai poveri. Il padre elargisce ai pi bisognosi
elemosine e le cure di valente medico ma nel salire le scale della
misera casa di un malato povero, cade e muore. Federico cresce
48
a Lione in questo clima familiare che lascier per trasferirsi a
Parigi a compiere gli studi universitari.
Il primo impatto con questa citt un disastro: disprezza i
clienti della pensione dove alloggia, denendoli n cristiani,
n turchi.
Conosciuto il grande sico Ampre, uomo di scienza e di
fede, ne diviene amico e trova lambiente confacente al suo
temperamento ed alle sue aspirazioni accettando di occupare la
camera del glio assente.
Visitatore da imitare e spirito intuitivo
Ozaman, divenuto un eminente cattedratico della Sorbona, un
incomparabile apologeta, un applaudito oratore ed un forbito
scrittore, rimane sempre vicino ai suoi poveri, visitando i pi
squallidi bassifondi. Sulla soglia di quelle misere stamberghe il
suo volto austero di pensatore e studioso sillumina di un amabile
sorriso e deferentemente con il cappello in mano entra. Siede e
conversa con laffabilit dellamico, provocando le condenze
dei suoi protetti.
Sicuro depositario dei loro problemi, consiglia senza assumere
laria di proteggere o di ammonire. La sua carit profonde le
delicatezze che la benecenza ignora, va al cuore per confortarlo,
animarlo e convertirlo.
Precorritore dei tempi, intuisce strenue lotte di classe causate
dalla disparit fra la potenza delloro da una parte e la potenza
della disperazione dallaltra.
Secondo il suo pensiero non c carit degna di questo nome
senza un autentico impegno per raggiungere una maggiore
equit.
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In questo conitto vede lazione sociale di mediatrice della
Societ di S. Vincenzo de Paoli, in quanto, a suo avviso, la carit
fa quello che la sola giustizia non pu fare. Studente, sognava
che tutti i giovani di spirito e di cuore si unissero in qualche
opera caritativa; professore, educa la giovent universitaria ai
veri valori morali e religiosi.
La sua eredit spirituale stata raccolta dalla Societ
di S. Vincenzo de Paoli che oggi una scuola sociale atta a
sensibilizzare a sentimenti umanitari, contrastando il materialismo
pi avvilente della nostra epoca. Al contatto personale con il
pi debole ed al gesto damore concilia unapertura verso i
problemi pi vasti in stretta collaborazione con i pubblici poteri
e le collettivit locali nel comune sforzo di trovare le cause ed i
rimedi ai mali sociali.
Disponiamoci noi tutti, giovani e non giovani, a seguire
lesempio di Federico Ozanam, aspirando ad unarmonica
unione tra fede ed opere al servizio del prossimo.
Le due conferenze femminili e maschili di S. Vincenzo de Paoli
di Urbania con questo compendio di storia vincenziana in appena
quattro articoli hanno voluto rendere omaggio al suo fondatore,
anticipando modestamente le celebrazioni internazionali ben pi
degne che si terranno nel prossimo 1983 per commemorare il
centocinquantesimo anniversario della fondazione a Parigi della
prima Conferenza.
Ringraziamo, altres, i Sacerdoti che hanno fornito la necessaria
documentazione.
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LA VOCE
20 Marzo 1983
Dallerboristeria Spica alla Biblioteca Comunale
Urbania si rinnova assumendo un aspetto cittadino con lapertura
di supermercati e nuovi negozi; i vecchi hanno rispolverato le scansie
e rimodernizzato le vetrine; dalla Farmacia Pierini, tornata anchessa
ad essere la classica farmacia, si scorge il bar della Lilla, rimesso a
nuovo in maniera irriconoscibile; a pochi passi, e a ne portico, si nota
lerboristeria Spica aperta di recente. Lodore caratteristico rivela
che quei pacchi disposti in bell ordine nella scaffalatura contengono
le erbe medicinali. Due angoli attraggono lattenzione: langolo della
tocosmesi, cio dei prodotti di bellezza a base derbe e quello, non
meno stimolante, dei prodotti alimentari integrali.
Fin dalla notte dei tempi la sapienza popolare ha attribuito a certe
erbe misteriosi poteri curativi, facendo spesso leva sulla suggestione.
Nellantichit i monaci coltivavano nellorto del convento i
semplici, comerano allora chiamate le erbe medicinali, per
distillarne lessenze e preparare nelle loro spezierie decotti, infusi,
tisane.
I rari vasi di ceramica contraddistinti con artistici: Cicuta,
Poligala Virginiana, Strofanto, le anfore di Casteldurante,
le terrine di Cafaggiolo e altre suppellettili giunte no a noi, ci
danno limmagine della spezieria rinascimentale. Quivi medici
e studiosi di naturalia discutevano sulle virt dei semplici e
consultavano i libri di Dioscoride sulla materia medica, nella
traduzione del Mattioli.
Anche la nostra Biblioteca Comunale conserva gelosamente,
in bacheca, un edizione cinquecentesca di questo importante
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trattato scientico. Se difcile leggerlo, perch scritto in
volgare, tuttavia emozionante sfogliarlo ed ammirarne i
disegni illustrativi.
Nell Ottocento la chimica estrattiva fa i primi tentativi per
isolare la quinta essentia, il quid a cui dovuta lazione
beneca di alcune erbe. Ma, soprattutto lindagine sperimentale
sfata larcano potere delle erbe identicandone i principi attivi e
la loro azione terapeutica. Cos, molte piante, riconosciute dalla
medicina ufciale, vengono denominate piante ofcinali ed
entrano nellindustria farmaceutica. Un vegetale inferiore, il
Penicillium totatum, distruggendo per una fortunata casualit una
cultura di stalococchi, segna lavvento degli antibiotici. Spetta,
poi, il merito a Fleming lavere individuato la sostanza antibiotica,
prodotta da questo fungo da lui chiamata Penicillina.
Non approttiamo, per, troppo di madre natura che pu
diventare matrigna se non sappiamo fare un buon uso delle sue
risorse.
E, purtroppo, una triste realt che labuso di certe droghe
vegetali ha originato la tossicodipendenza, uno dei maggiori
mali del nostro tempo. Queste medesime droghe, somministrate,
invece, a giuste dosi, fanno parte della comune terapia. Nella
nostra parabola terrena il buon Dio ci ha posto di fronte alleterno
dilemma del bene e del male; sta a noi e solo a noi, creati liberi
ed intelligenti, scegliere la via del bene o del male.

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LA VOCE
4 Settembre 1983
Quaderni di storia e di folclore urbaniesi
Il quarto numero dei Quaderni di storia e di folclore
urbaniesi, presentato dal presidente della locale Pro Loco,
Franco Uguccioni, sinquadra nelle celebrazioni roveresche;
infatti, dedicato allultimo Duca di Urbino - Casteldurante, ai
suoi tempi ed al suo governo.
Per la rubrica Vie di Urbania, naturalmente, di turno Largo
Francesco Maria II Della Rovere.
Corrado Leonardi, con rigore storico, tratteggia la gura del
Duca, tanto aperto alla liberalit ed al mecenatismo, quanto
sfortunato, e ne delinea gli avvenimenti che hanno determinato
la ne del suo ducato ed il passaggio di tutto il territorio allo
Stato Ponticio.
Giulietta Belli descrive in un capitolo interessantissimo
descrive la legge suntuaria che il Duca, nellintento di
riassettare le nanze disastrose, promulg per limitare lussi
e sperperi nel vestire, nelle cerimonie nuziali e battesimali, e
persino nei funerali.
Una legge inconcepibile ai nostri giorni, bisogna leggerla per
sentirsi fortunati di vivere in questepoca.
Feliciano Paoli parla della ceramica di Casteldurante - Urbania,
prendendo lo spunto da una prima notizia del 1361, appena
accennata nei rogiti di Ugolini Tani, dagli splendori del 500
no ai nostri giorni. Magniche fotograe illustrative suscitano
la nostalgia di tempi a noi non lontani.
Non poteva mancare una poesia di Stelio Rigucci che, ormai
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libero dagli impegni professionali, si abbandonava sempre pi
spesso in braccio alla sua musa prediletta: la poesia dialettale.
Solito a verseggiare sulle feste a cui partecipava ed a rievocare
con struggente amore momenti della sua fanciullezza, questa
volta le tante celebrasin, i tanti convegni sui Della Rovere
lhanno costretto ad un bel volo pindarico per riportarsi a
Leredit che il Duca Francesco Maria II ha lasciato alla storia
di Urbania.
Le note esplicative di Augusta Conti aiutano a comprendere i
riferimenti storici.
In una nota si legge che papa Urbano VIII Barberini nel 1636
elev Casteldurante al rango di citt e diocesi, commutando il
nome di Urbania.
Mentre Daniele Ferriani illustra il ritratto ad olio su tela del
Duca che si trova nella Pinacoteca Comunale, Raimondo Rossi
rimette in luce, dalla collezione Ubaldini il disegno inedito di
papa Urbano VIII, eseguito da Ubaldo Abbatini ed inciso nel
1642 da Sebastiano Vouiellemont.
Il quarto numero dei Quaderni di lettura piacevole e
scorrevole, senzaltro da consigliare.
Pu essere richiesto alla Pro Loco Casteldurante - 61049
Urbania (PS).
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LA VOCE
9 Ottobre 1983
Divagazioni nel Museo Melis
Tutta presa da deferente ammirazione per tante glorie passate
custodite nel Museo Civico di Urbania, entro nella saletta Melis,
dedicata allarte contemporanea. Una ballerina si stacca da un
piatto di ceramica appeso ad una parete e comincia a volteggiare
intorno a me, quasi per invitarmi ad avanzare sotto la sua guida.
Man mano che, leggera, sora la bacheca di Isa Casano Melis,
le ceramiche si accendono di una sobria luminosit in un gioco
armonico di tenui colori.
Allimprovviso la saletta si riempie tutta della fugace visione di
un fastoso salone della Vienna ottocentesca, animato da coppie
nel vortice di un sognante valzer di Strauss, poi pi nulla,
ripiomba il silenzio ho davanti agli occhi lelegante statuina
in abito da sera, immobile, in compagnia con la portatrice di
frutta ed il bustino di donna tra le ciotole a decorazione
oreale. La delicatezza dei colori e la linea morbida, sinuosa
conferiscono alle opere di Isa Melis una leggiadria evanescente
caratterizzandone lo stile.
Ora la ballerina con un volteggiare pi frenetico mi spinge fra
le bacheche di Federico Melis la cui arte a me cos lontana ed
impenetrabile che non oso profanarla con la mia incompetenza;
chiedo, quindi, venia se azzardo qualche giudizio da semplice
visitatrice.
Le ceramiche del Melis sprigionano energia, determinata da
una linea geometrica, spigolosa, incisiva, direi, scultorea. Dal
tocco inconfondibile esce lintensit despressione dellarciere
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nuragico o dei personaggi sardi nei loro costumi folkloristici,
ben resi dal colore vivido.
Effetti tonali cupi creano il mondo fantasioso dei mostri
marini, paragonabili agli animali preistorici del mesozoico,
mentre il ghigno sardonico delle maschere fanno pensare ai
famosi mostri di Bomarzo nel viterbese.
In un testo darte, adottato dalle scuole medie italiane, una sua
ceramica rafgurante un cinghiale messa a raffronto con un
cervo dellet del bronzo per dimostrare come Melis ami rifarsi
ai tempi primordiali. Nei continui richiami alla sua Sardegna
si sente lanima dellartista che spiritualizza le sue opere no
a farne capolavori. Alloccasione sa, anche, distaccarsi dal suo
stile sardo, come nel lumacone doro eseguito per il palio di
una gara fra contrade urbaniesi.
La ballerina adagio si dileguata, lieve ha ripreso il suo posto
sul piatto appeso alla parete per lasciarmi sola con il curriculum
dei coniugi Melis.
Non possibile fare nei limiti di un articolo la descrizione
dettagliata della loro vasta produzione artistica. Essi hanno
lavorato per privati, chiese ed enti pubblici; in Italia ed allestero
hanno allestito mostre personali e partecipato a collettive,
ottenendo, ovunque, consensi di pubblico e della critica pi
autorevole per loriginalit e la tecnica di esecuzione dei pezzi
unici presentati. I loro allori sono segnati da svariati premi.
Nelle bacheche sono esposte le medaglie doro di Federico ed il
Perseo 1978, meritato da Isa Melis. Il presepe artistico, visibile
permanentemente nel Battistero della cattedrale, stato premiato
alla mostra nazionale del Presepe artistico, tenutasi nel 1957 a
Roma nel museo di Palazzo Braschi; nella chiesa parrocchiale
dellOrsaiola si possono ammirare la Via Crucis ed un Cristo
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Re di grandi dimensioni; non v, poi, casa urbaniese che non
vanti qualche ceramica Melis. Nei Musei Vaticani custodita
una grande anfora papale, donata al defunto pontece Pio XII
dai marchigiani residenti a Roma di cui si occup diffusamente
la stampa e per la quale il Melis ebbe lonore di essere elogiato
personalmente dal Santo Padre.
Numerosi sono gli allievi usciti dalla sua scuola. Lallieva che
gli stata compagna di vita e di arte, la gentile Isa, da tempo ha
donato la preziosa collezione di pezzi unici del marito e propri
al Museo di Urbania, che ha dimostrato di apprezzare questo
gesto munico e lintera opera di Federico Melis intestandogli
una via.
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La mia Urbania
di
Giulia Incisa Aloisi
Ho avuto il privilegio di scorrere le bozze del manoscritto
Saluti da Urbania di Liliana Farina che sar presto dato
alle stampe. Una serie di pennellate di vita urbaniese tra
fatti, persone ed eventi, raccontati con semplicit, ma anche
conoscenza profonda del luogo e dei suoi abitanti.
Vorrei tuttavia poter accennare alla mia personale esperienza
damore per Urbania e i suoi abitanti che data da lunghissimo
tempo.
S, perch di questo si tratta: di un incontro fortunato, irripetibile
e che il tempo altro non ha fatto che aumentare dimportanza e
di solidit... una vera e rara sintonia e, dunque, questo luogo
diventato via via una fonte inesauribile di energia e di serenit.
Quando di nuovo sono a Roma (ci torno controvoglia), in molti
mi dicono: Si vede che vieni da Urbania! Hai laria felice!
Infatti questo il suo dono. E come quando un piccolo bimbo
traballante si sente tra le braccia della madre e l sa che trover
calore, amore, accoglienza, sempre!
Da Urbania non sono mai partita a mani vuote... Mi sveglio
presto e mi godo lalba che spunta dietro le colline, presto (e
spesso in bici), vado in paese per la Messa e so che la mia
giornata sar comunque migliore, capiti quel che capiti...
La scorsa estate ho attraversato un momento difcile per la mia
salute e mi venivano suggeriti i luoghi pi adatti per rimettermi
in fretta. In verit sapevo bene che cosa mi avrebbe davvero
aiutato: solo e soltanto correre a... Urbania... La mia culla
(ci arrivai che avevo poche settimane), il mio motore,
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il posto dal quale ho potuto ricominciare dopo le batoste della
vita, il luogo che non mi ha mai delusa.
E qui, a Urbania, c per me un altro miracolo il risveglio
della fede, il poterla vivere con semplicit nel quotidiano e nella
bellissima chiesa o cappella del paese e dintorni... Direi che
non poco! Se vacillo, qui mi raddrizzo; se ho paura, qui si
allontanano e tornano lattivismo e la speranza a darmi una
mano... Come me lo spiego? Non ci provo neppure. Potrebbe
trattarsi di un amore ricambiato? Forse. Potrebbe darsi che
a Urbania ho trascorso i pi bei giorni della mia vita? Forse.
O che qui sono cresciuta in mezzo alla natura con esempi di
saggezza, di grande bont? Pu darsi. Fatto sta che considero
Urbania la mia Lourdes, dove il suono delle campane, dove
un coro al Duomo, dove un tramonto possono farmi sentire viva
e grata.
Appositamente non cito episodi particolari di cronaca (il libro
ne contiene moltissimi) che sono aiuto prezioso alla memoria.
Posso aggiungere che dentro di me conservo - come fosse un
grande album immagini di ogni tipo... Dai buoi che tirano
laratro, allallegria delle ere, alle processioni che percorrono
le vie del paese, alle maestadine sparse per i sentieri e anche
perch non dirlo al sorriso di un amico speciale che sfrecciava
sul suo motorino traballante a al quale Urbania deve uno dei
suoi pi prestigiosi trofei: lIstituto Culturale Diocesano.
Scrivendo queste righe mi torna in mente il capolavoro della
scrittrice Karen Blixen: La mia Africa- Se mi riuscisse scriverei
ancora un libro e lo intitolerei: La mia Urbania. Sul risvolto
di copertina penso che vorrei inserire una preghiera a tutti gli
urbaniesi... Conservatela cos il pi a lungo possibile.
Ottobre 2008
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IL NUOVO AMICO
23 Settembre 1984
Urbania: Cimitero delle mummie
La Chiesa di S. Giovanni Battista chiamata comunemente
Chiesa dei Morti, stata restaurata e sono stati sistemati i corpi
mummicati del famoso cimitero delle mummie in undici teche
di legno di castagno e cristallo per una migliore conservazione e
per il rispetto dovuto ai defunti. Si cos realizzata laspirazione
di un gruppo di volenterosi, gli Amici del Presepe, che al ne di
raccogliere i fondi necessari per vari Natali, hanno allestito con
personale sacricio artistici presepi, prestando la loro opera al
termine di una giornata lavorativa, ognuno secondo la propria
capacit e competenza.
Alla presenza di una folla di fedeli, radunata pure nella strada,
domenica, 26 agosto, il vescovo Donato Bianchi ha riaperto al
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culto la Chiesa con una solenne Messa. Nellomelia ha ricordato
il lungo e difcile cammino per renderla bella e decorosa, segno
visibile della Chiesa viva da formare insieme, laici e preti, con
spirito di umilt e di sacricio, ciascuno nel proprio ruolo.
Lha consegnata a tutti, sacerdoti e laici, come Casa della
preghiera, dellEucarestia, della parola di Dio, ma in particolare,
come richiamo alla realt della morte ed alla fede nella
Resurrezione.
Il 29 agosto, giorno di S. Giovanni Battista, titolare di questa
chiesa, dopo la messa del Vescovo, ofciata alla sera, gli Amici
del Presepe, il rione Porta Celle e la Pro Loco Casteldurante hanno
organizzato allaperto un momento di festa a carattere popolare
tra luci, bandiere, gonfaloni dei quattro rioni e musica bandistica.
Tutti hanno gioito dopo aver lavorato sodo; infatti, nella Squilla,
n. 37 del 29.8.1984 si legge: Come ha gi fatto il Vescovo, vada
un grazie sentito a tutti coloro che hanno collaborato per rimettere
a nuovo la chiesa chi ha smantellato il vecchio pavimento, chi
ha reso lucenti gli oggetti di metallo, chi ha restaurato il portone
dingresso, chi ha reso pi belli i cornucopi, il lampadario della
chiesa e del cimitero delle mummie, chi stato presente ogni
giorno, prestando gli umili servizi sempre preziosi, chi ha pulito
la chiesa e lha adornata di ori, e quanti altri hanno dato la loro
mano e messo il loro cuore.
Anche se il solenne portale goticizzante da restaurare ed i
problemi economici danno ancora qualche preoccupazione, la
Chiesa dei Morti con annesso il cimitero delle mummie ora
accogliente e predispone a mettersi in comunione nella preghiera
con i nostri cari che, sempre vivi in noi, ci hanno solo preceduto
dalla condizione terrena a quella celeste.
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IL NUOVO AMICO
16 Dicembre 1984
Urbania: la Chiesa dei Morti
Nel mese di novembre 1984 la Chiesa di S. Giovanni Battista,
chiamata comunemente Chiesa dei Morti, sillumina di nuovo
ogni sera per la funzione in suffragio dei defunti.
Sotto la guida del sacerdote si prega per loro. Nellunisono della
preghiera comunitaria il loro ricordo terreno si purica mentre le
nostre lacrime si asciugano e la sofferenza per la loro invisibilit
acuita dallo struggente desiderio di vederli nelle loro sembianze
diventa unofferta al Signore. In questa comunione di spirito i
nostri cari rivivono in noi suscitando sentimenti di bont.
Tre magniche tele rafguranti la Decapitazione di S. Giovanni
Battista, il Martirio di S. Lucia e la Madonna della cintola con
S. Monica, S. Agostino e S. Agata ricordano la folta schiera di
martiri cristiani che nel corso dei secoli hanno dato la vita per
il trionfo della fede. E noi come difendiamo la nostra fede?
Riettiamoci.
Tra laltare e lantica abside sono sistemati in teche di legno
e cristallo corpi mummicati, tolti dalle tombe una volta
sottostanti. Questo singolare cimitero delle mummie meta di
numerosi visitatori, anche stranieri, come risulta dal libro delle
rme. Sarebbe triste ed irriverente se rappresentasse una curiosit
turistica, piuttosto che un segno visibile della corruttibilit dei
nostri corpi su cui meditare.
Quelle mummie si devono guardare con religioso rispetto,
perch sono i corpi disfatti di uomini vissuti come noi che hanno
custodito la parte pi nobile di loro: lanima, paragonabile ad
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una scintilla di Dio.
Si deve alla generosit dei fedeli se questa chiesa dopo i restauri
ha ripreso la sua composta bellezza ed ai fedeli il Vescovo nel
giorno della solenne riapertura al culto lha consegnata come
Casa della preghiera, dellEucarestia, della parola di Dio, ma
soprattutto come richiamo alla realt della morte ed alla fede nella
Resurrezione. Onoriamo, dunque, i nostri defunti rendendoci
degni di questa difcile consegna.
IL NUOVO AMICO
Novembre 1985
Lasciate la rma
Lasciate in ricordo la vostra rma, con questo toccante invito
si apre il libro delle rme di coloro che si spingono no a Urbania
per visitare i corpi mummicati del famoso Cimitero delle
Mummie, annesso alla Chiesa di S. Giovanni Battista Decollato,
chiamata comunemente Chiesa dei Morti. Dal 1983 ad oggi, 1985,
numerosi sono stati i visitatori che si sono avvicendati in comitive
o singolarmente, provenendo da ogni parte dellItalia e dallestero:
Belgio, Turchia, America; rme di troupe televisive, persino
giapponesi, testimoniano riprese per varie TV ed di diversi anni
fa la scena ivi girata del lm La Mandragola.
Questo singolare cimitero un richiamo religioso, o
semplicemente turistico? Non giudichiamo e non cadiamo nello
smarrimento spirituale di molti che ricorrono a nastri registrati,
a facolt extrasensoriali ed altri mezzi che turbano per avere
lillusione di comunicare con i defunti.
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Ricordiamoli ed onoriamoli, piuttosto, realizzando le
indicazioni tracciate dal nostro vescovo, mons. Donato Bianchi,
in una pagina del libro delle rme per suggellare il giorno 26
agosto 1984, data di riapertura di detta chiesa: Sia questa Chiesa
riaperta al culto, segno di fede, di comunione e di speranza,
anche dimpegno per una collaborazione di chiesa che vive in
atteggiamento di servizio e di carit. Su tale strada potremmo
vivere pienamente la comunione dei Santi che, sola, ci d
quella dolce serenit a cui aspiriamo, mettendoci in sintonia
con i nostri cari. Cerchiamo, dunque, di cogliere i molteplici
messaggi della fede se vogliamo unirci spiritualmente a Loro e
raggiungere, cos, un totale appagamento.
IL NUOVO AMICO
22 Maggio 1988
Il valore della vita
Gioved 5 maggio, nella sala parrocchiale di Urbania alla
presenza del vescovo, mons. Donato Bianchi, stato trattato un
tema attuale e quanto mai scottante: il valore della vita. Mons.
Elio Sgreccia, docente di bioetica e direttore del Centro di
Bioetica presso lUniversit Cattolica di Milano, ha parlato per
quasi due ore con competenza e lucida esposizione ad un folto
pubblico di sacerdoti e ad un numero, purtroppo, men che esiguo
di laici.
Ha preso lavvio dalle cifre delle vittime degli aborti e della
manipolazione genetica, superiori alle vittime della seconda
guerra mondiale, dati numerici da eccidio allarmanti per il
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rischio che luomo corre.
Il pensiero laico moderno, ha detto, separa lamore dalla
procreazione con il favorire, da un lato, il libero amore per
soddisfare il piacere e, dallaltro, con il controllo delle nascite
e la soppressione dei pi deboli, non pi utili alla societ, per
ridurre le spese di mantenimento.
Lingegneria genetica il mezzo ideale per un tal gioco; pu
diventare incontrollabile, prendendo il sopravvento sulluomo
stesso.
Non bisogna dimenticare, ha sottolineato Mons. Sgreccia,
che il carico dei valori spirituali rende luomo, prima di tutto,
persona da rispettare e non da distruggere. Di questa cultura di
morte e della sua diffusione siamo responsabili noi tutti, perch
lo scienziato scopre, ma non risponde delluso della scoperta.
La Chiesa, sentendosi coinvolta, fa sentire la sua voce con un
messaggio di vita che quello di sempre: la nascita deve essere
il frutto dellamore coniugale, in una visione del nascituro, come
di un dono che va al di l del bene materiale.
Lunico Signore della vita Dio, a Lui solo spetta darla e
toglierla.
La Chiesa, ha aggiunto, non contraria al controllo delle
nascite, purch si seguano metodi naturali e leciti, dopo decisioni
ponderate da ambedue i coniugi.
E, anche, favorevole alla scienza sperimentale quando di
aiuto alluomo e non di dominio o di rovina. Questo messaggio
valido pure oggi; facciamolo nostro se vogliamo riconoscere
ancora il limite tra il bene e il male.
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IL NUOVO AMICO
9 Aprile 1989
Festa del dolce. Anno I.
Questo stand stato allestito tra il verde di piante ornamentali
ed i colori dei cartelli pubblicitari dal gruppo missionario di
Urbania durante le festivit pasquali.
Una vera ghiottoneria; vi erano, infatti, apparecchiate in
bella disposizione un centinaio di torte di tutti i tipi e per tutti
i gusti, offerte dal dolce cuore dei benefattori. Gli urbaniesi si
sono lasciati prendere per la gola, non badando a spese, ma al
ne: le Missioni. In un baleno tutto stato venduto ed il ricavo
di L. 1.200.000, comprese le offerte libere, stato devoluto ai
missionari della diocesi.
Risultati, dunque, incoraggianti; esperienza da ripetersi, tanto
pi che i richiami fanno venire lacquolina in bocca; lo scopo,
poi buono: le Missioni.
IL NUOVO AMICO
7 Maggio 1989
Elvira Bozzi Tontini.
(Urbania il 4 Aprile 1889)
Sembra dire con gli occhi birichini che parlano; di anni non ne
sonopoipassati tanti
Ne sono passati cento - dico - cento e tu sostieni che non sono
tanti.
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S, hai ragione, maio...non ne sento il peso. Godo di ottima
salute, non conosco gli inconvenienti della vecchiaia. Tutte le
mattine vado alla prima messa; sosto una mezzoretta al bar con
le amiche mie e tra una chiacchierata e laltra sorseggio un buon
cappuccino. Rientrata a casa, dopo aver salito una ripida scala di
molti gradini, sbrigo le faccende e cucino; in paese si mormora che
il mio appartamento lindo, ben ordinato ed accogliente; per me
nella normalit. Ho cresciuto ed educato i miei gli con lamore
che loro riversano ora su di me. I nipoti sono il mio debole non
tocchiamo questo tasto altrimenti mi commuovo davvero
Domenica, 9 aprile 1989, ci sono stati festeggiamenti in
mio onore, discorsi, applausi, baci persino il S. Padre mi ha
inviato un telegramma dauguri. Quanto rumore!... quanta gente
si scomodata per me!... Cosa ho fatto di tanto importante
da diventare un personaggio? Ho raggiunto i 100 anni; un bel
traguardo, non lo nego, per io non ho alcun merito; il buon
Dio che mi ha privilegiato di una longevit eccezionale; io ho
solo cercato di vivere da buona cattolica, credendo ai valori pi
sacri: Chiesa, famiglia, lavoro.
Ti sembra niente?... Con i tuoi principi sani hai assecondato
il disegno di Dio ed hai fatto tesoro dei doni ricevuti da Lui.
Ti condo sommessamente una mia speranza impossibile: mi
hai detto che anchio ho succhiato il tuo latte per cui avendo
preso da te, centenaria, il liquido della vita, mi sento candidata a
scriverti un secondo articolo fracento anni
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IL NUOVO AMICO
12 Novembre 1989
Un numero unico
Lo scorso anno Urbania ha vissuto dall1 al 9 ottobre il II
Congresso Mariano, dopo un lungo periodo di preparazione
spirituale che lha scossa dal suo torpore di fede.
Ad un anno di distanza, la sera del 6 ottobre 1989, nella sala
delle Acli, questo avvenimento eccezionale stato suggellato
dalla presentazione di un Numero Unico sul Congresso.
Il prof. Giuseppe Mangani ha descritto a grandi linee in una
lucida esposizione il testo, illustrato da splendide fotograe. Si
soffermato sullimpossibile idea di un Congresso a Urbania
affacciatasi, timida, alla mente del Parroco che, poi, facendosi
sempre pi consistente si realizzata tra mille difcolt per
lintervento soprannaturale di Dio che ha guidato i passi di tutta
la comunit parrocchiale. Don Pasquale ci ha sempre ringraziato
per un pur minimo aiuto, ha soggiunto loratore, siamo, noi,
invece che dobbiamo ringraziare Lui per averci dato il dono
grande del Congresso; dal pubblico si levato un applauso di
approvazione.
Il vescovo mons. Donato Bianchi, prendendo la parola, ha
sollevato tre problemi scottanti: Preghiera, Famiglia, Giovani;
un trinomio inscindibile, di cui dovremmo sentirci un po tutti
responsabili.
Una testimonianza di vita cristiana nellosservanza dei principi
morali e religiosi forma famiglie ed ambienti sani dove i gli
crescono e diventano buoni giovani ed onesti cittadini; solo allora la
societ sar migliore, basata sul reciproco rispetto e sullamore.
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Ricordiamoci che, il 9 ottobre 1988, a chiusura del Congresso,
uniti al nostro vescovo ed al clero di Urbania, nellafdarci
a Maria, abbiamo pronunciato ad alta voce la nostra rinuncia
al peccato, cio, al male; fedeli a questa promessa dobbiamo
cercare sempre il bene e da gli Suoi dobbiamo condare nella
sua protezione di Mamma Celeste.
Riconosciamo al comitato redazionale il merito di avere
dato alla Chiesa di Urbania un importante documento di non
facile stesura con il quale tramandare con assoluta fedelt il II
Congresso Mariano e fare storia.
E consigliabile divulgarlo e tenerlo in casa per meditarlo e
leggerlo perch rispecchiando la spiritualit di quei giorni
indimenticabili continua il Congresso e lo fa rivivere.
Si ritira in parrocchia o alla porta della cattedrale con il
contributo di L.10.000.
IL NUOVO AMICO
26 Novembre 1989
Urbania Chiesa di S. Caterina
Festa per Maria Arena
Cara Maria,
mi hanno detto che hai toccato il cinquantesimo anno di servizio
presso la famiglia Tacchi; un vero record!... nemmeno pensabile
oggi Noncurante delle lotte sindacali, rivendicazioni, ecc. hai
svolto il tuo lavoro quotidiano senza chiasso, con abnegazione e
fedelt. Sei stata silenziosa testimone e partecipe sia delle liete
che delle dolorose vicende di questa casa. Sembravi inosservata,
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invece, il primo ad averti nel cuore stato il capofamiglia, il
dottor. Calimero.
Sabato 21 ottobre hai avuto lonore di una S. Messa celebrata
proprio per te. Afancata dai due giovani nipoti di nonna Giulia,
sei entrata nella Chiesa di S. Caterina addobbata ed adornata di
ori; lomelia di don Cristoforo Campana, la pianola modulata
dalle abili dita di Raimondo Rossi, il melodioso violino di
Cristoforo Bianchi, lAve Maria di Schubert, mirabilmente cantata
da Cristina Bucchi, hanno creato un clima di commozione. Un
po di mondanit al pomeriggio, ha spento ogni emozione: parenti
ed amici sono stati presi tutti dalle golosit di un rinfresco.
Non voglio divagare con parole di circostanza su te e la
famiglia Tacchi, desidero solo far conoscere questo esempio di
coesistenza basata su cinquantanni di reciproca stima ed affetto,
perch una lezione di vita vissuta insieme. Tale la mia modesta
partecipazione alla tua festa. Abbracciandoti.
IL NUOVO AMICO
18 Marzo 1990
Il carnevale impazza
Pazza, pazza allegria, chi vuol esser lieto sia, del doman non c
certezza; Ecco il carpe diem dellUrbania gaudente durante il
Carnevale 1990.
Vestiti ed altri oggetti doccasione, esposti in bella mostra nelle
vetrine dei negozi, hanno fatto da cornice al lavoro frenetico
organizzativo e preparatorio che sta dietro ad una grossa
manifestazione come il 2 Palio di Carnevale. Per la conquista del
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Lumacone doro,ceramica artistica del compianto prof. Melis, i
quattro rioni: Porta Parco, Porta Nuova, Porta Celle e Ponte Vecchio
si sono misurati in una gara di costumi e di scenette secondo un
predeterminato tema. La slata per le vie cittadine passata al
severo vaglio della giuria e della popolazione.
Costumi: tutti belli; ordine: augurabile anche per lavvenire;
impegno lodevole. Il rione di Porta Celle stato dichiarato dalla
giuria vincente, perch ha saputo meglio dare limmagine del
carnevale nel realizzare il tema Il Circo. Molti, senza voler
insinuare, hanno dissentito su un tal verdetto con motivazione a
senso unico.
I vecchi giocattoli di Porta Parco hanno avuto, invece, il consenso
della cittadinanza. Si sono distinti per compostezza e buon gusto;
ammirati, i soldatini che, eri nelle loro divise, andatura marziale
e cadenzata, hanno ridestato nostalgici sentimenti patriottici.
A quale, dunque, dei due rioni contendenti la palma della gloria?
Sono stati presentati anche i temi: La scuola di Ponte Vecchio e
le Quattro stagioni di Porta Nuova.
A chiusura di questa giornata spensierata la fortuna ha baciato
chi ha vinto i ricchi premi della Lotteria di Carnevale tra lallegria
e la baldoria generale. Urbania si tuffata nel carnevale, oltre che
pubblicamente, domenica 25 febbraio, anche con veglioni nei locali
notturni con recite nelle scuole.
Graziosi gli alunni della IV elementare che, dinnanzi ad un
pubblico di mamme ed invitati, hanno cantato, recitato e volteggiato
al ritmo di walzer, polka, tarantella, lambada Un plauso alla loro
insegnante per averli preparati cos bene!
Dopo le follie carnevalesche, il convertitevi e credete nel Vangelo,
pronunciato dal sacerdote il mercoled delle ceneri ci ha richiamato
alla vera vita.
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IL NUOVO AMICO
1 Aprile 1990
La tradizione del Sepolcro
Bisogna risalire ad un passato molto remoto per comprendere
come sorto un equivoco. Si ha notizia che gi nel II sec. vi era
un culto penitenziale di veglie, digiuno e preghiere a Cristo nel
sepolcro. Soprattutto linveterata usanza, diffusasi dopo il sec.
XI, di rappresentare a anco dellaltare oppure in una cappella
laterale il sepolcro di Cristo dove veniva riposta, addirittura si
diceva sepolta la SS.ma Eucaristia ha contribuito a falsare
il vero signicato dellaltare allestito in modo conforme alla
circostanza e allo scopo delle visite.
Non da considerarsi sepolcro laltare nel cui tabernacolo, il
gioved santo, si racchiude il santissimo, perch esso simboleggia
listituzione dellEucarestia quando Cristo nellUltima Cena ha
spezzato il pane per donarsi a tutti noi in cibo soprannaturale.
Si adorna laltare di lumi e di ori per commemorare questo
avvenimento di fondamentale importanza, per cui giorno,
non di lutto, ma di esultanza: la festa della SS.ma Eucaristia
che, cadendo nella settimana di passione, non appariscente,
ma di raccoglimento nella preghiera. Quando facciamo le
cosiddette visite ai sepolcri, dobbiamo adorare Ges Vivente
nellEucarestia e con il cuore colmo di gioia e gratitudine
dobbiamo ringraziarlo per avere istituito un s grande sacramento,
sorgente inesauribile di vita.
La Chiesa, oggi, vuole ristabilire la giusta interpretazione di
detta solennit e cancellare un equivoco radicato nella mentalit
dei fedeli.
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IL NUOVO AMICO
29 Aprile 1990
Didascalia alla foto dellaltare della chiesa di San Francesco
Urbania L altare della chiesa di San Francesco, allestito
per loccasione in altare della reposizione. E oggi chiamato
laltare nel cui tabernacolo si ripone la pisside con le ostie
consacrate nella Messa vespertina del Gioved santo. Addobbato
in maniera da dare risalto al tabernacolo ed insolitamente
ornato di oiante, ori e lumi nel giorno della festa della SS.ma
Eucaristia, ricorda la sua istituzione e quella del sacerdozio,
quando Ges nellultima cena distribu agli apostoli il pane
spezzato e il vino del suo calice, comandando loro di trasmettere
questo grandissimo sacramento: questo il mio Corpo, questo
il mio Sangue Fate questo in memoria di me. Signore, aiuta
tutti i sacerdoti ad assolvere degnamente il compito che tu stesso
hai loro afdato e moltiplica le vocazioni come hai moltiplicato
i pani e i pesci.
Davanti allaltare della reposizione non si adora il Cristo
morto nel sepolcro, ma il Cristo vivente nelle ostie riposte
nel tabernacolo. E quindi erronea la secolare dicitura: visita i
sepolcri che la Chiesa vuole oggi correggere con visita alla
SS. Eucarestia.
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IL NUOVO AMICO
27 Maggio 1990
La Festa del dolce
A conclusione della Quaresima Missionaria, sabato, domenica
e luned di Pasqua si svolta la Festa del dolce 1990, Anno II.
Manifestazione bis dello scorso anno con qualche variante: niente
stand, ma un mini-locale, provvidenziale riparo dalla pioggerellina
insistente, situato nel punto pi nevralgico di corso Vittorio Emanuele
e gentilmente concesso per loccasione dalla Dante Alighieri. Buona
organizzazione per limpegno del Gruppo missionario che ha
anche servito al banco con squisita cortesia e cordialit. I numerosi
cartelloni, appesi ovunque, non hanno fatto da richiamo quanto il ricco
assortimento di dolci da fare venire lo stuzzichino ai meno golosi, che
non hanno esitato a mettere mano al portafoglio.
Le famiglie di Urbania hanno offerto ghiottonerie di ogni genere,
curandone la confezione con larte del pasticcere, appagante locchio,
e la generosit del benefattore. Infatti, il ricavato di L.1.530.000 stato
devoluto ai missionari della Diocesi, sparsi in 18 missioni; pur esigua,
la somma spettante ad ognuno, non per loro trascurabile, come aiuto
aggiuntivo. Il Centro Missionario ringrazia caldamente quanti hanno
contribuito allesito della festa ed apprezza la loro sensibilit.
I nostri missionari sdano pericoli e disagi a non nire per portare il
Cristianesimo e civilizzare terre lontane. Se noi non abbiamo ricevuto
il dono di questa specica vocazione non dobbiamo esimerci dal
considerare missione il posto assegnatoci da Dio nella famiglia e nella
societ, anzi, imitiamo il loro impegno e la loro eroica abnegazione;
cos, potremo essere veramente membra di un unico corpo.
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IL NUOVO AMICO
8 Luglio 1990
Pia associazione S. Cristoforo martire
In unepoca in cui luomo si espone ai rischi di continui viaggi e
si avventura nel trafco pi spericolato che non rispetta le norme
stradali, la Chiesa di Urbania ripropone con il pieghevole, qui
riprodotto, la Pia Associazione S. Cristoforo Martire. Se nel
lontano 1886 fu fondata in Urbania e si diffuse in tutta Italia
per invocare la protezione del Santo Patrono dei viandanti e dei
pellegrini, a maggior ragione, oggi, con il moltiplicarsi delle
automobili e dei vari mezzi di trasporto si ripresenta la necessit
di rilanciarla.
Ha lo scopo di chiedere lintercessione di S. Cristoforo, oggi,
Patrono degli automobilisti, perch non ci manchi mai una
fede viva e operante nel nostro pellegrinare e Dio ci assista
preservandoci dai pericoli della strada.
Gli iscritti possono essere ordinari, versando una quota libera
ogni anno, in occasione delle feste patronali, e perpetui se
versano una quota di almeno L. 25.000; ogni iscritto gode dei
beneci spirituali e temporali.
Liscrizione pu essere sia per i vivi, che per i defunti e si
fa presso il parroco della Cattedrale di Urbania che direttore
dellAssociazione e rilascia la relativa pagella; oppure, a mezzo
c.c.p. n. 13988613, intestato a: Direttore della Pia Associazione
S. Cristoforo Martire 61049 Urbania (Pesaro).
Per informazioni rivolgersi a: mons. Pasquale Grini, parroco
della Cattedrale - 61049 Urbania (Pesaro). Tel. 0722/319446.
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IL NUOVO AMICO
27 Gennaio 1991
Natale 1990. Quasi met Chiesa del Corpus Domini stata
occupata da questo grande presepe. Vari presepari hanno
collaborato per realizzare il bozzetto del pittore Adriano Paoli.
Lampia capanna con la mangiatoia stata collocata nella
Betlemme dei nostri giorni, cio, in Urbania, riprodotta in legno
dalla paziente perizia del falegname Vincenzo Paolucci nei suoi
edici pi importanti: Palazzo Ducale, complesso di S. Francesco,
Tempietto del Bramante; sullo sfondo il Peglio. Un altro
presepe di pi modeste proporzioni merita un cenno per la sua
sistemazione dietro la vetrata interna dellingresso della Chiesa
dello Spirito Santo. Linsolito scintillio delle piccole lampadine,
proiettandosi sulla strada, induceva i passanti ad avvicinarsi ed
ammirarlo. Felice idea della dott.ssa Maria Grazia Stirati.
Sono sorti presepi, piccoli e grandi, ovunque: nelle chiese,
nelle vetrine dei negozi, in campagna, persino nellacqua
della fontana dei giardini pubblici. La fantasia delluomo si
sbizzarrita nellallestirli, ma erano tutti belli, soprattutto perch
sprigionavano messaggi di letizia e di amore; infatti, ogni anno,
quando si riaccendono, i nostri spiriti si illuminano di una luce
interiore che non dovremmo mai spegnere.
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IL NUOVO AMICO
24 Febbraio 1991
Una tradizione
Domenica, 3 febbraio si svolto a Urbania il 3 Palio di Carnevale,
ormai entrato nella consuetudine. I quattro rioni, sdando freddo e
bagliori di guerra, sono scesi alla conquista del Lumacone doro in
una slata di smaglianti mascherine e carri per le vie cittadine. La
vittoria ha arriso a Porta Parco che ha rappresentato uno splendido
Olimpo. Rallegramenti.
Questa allegra manifestazione pubblica in clima di tensione generale
a causa degli eventi bellici nel golfo Persico mi ha fatto riaforare il
ricordo del lontano, ma pur sempre vivo in me, 25 dicembre 1940,
primo Natale del II conitto mondiale. Allepoca ragazzina, risiedevo
con i miei genitori a Bengasi, ancora retrovia del fronte libico. Mio
padre, ufciale di carriera e gi reduce da due guerre, non volle che
mia madre preparasse i tradizionali cappelletti e tagliasse uninvitante
torta margherita regalata. Secondo lui, concedersi i piccoli piaceri
della tavola natalizia sarebbe stata unimperdonabile indifferenza per
quanto avveniva in prima linea dove si rischiava la vita.
Di quei cappelletti non ho mai sentito n lodore, n il sapore; la bella
torta margherita per vari giorni lho divorata con gli occhi sgranati
senza toccarla. Proprio da quei cappelletti mancati e da quella torta
proibita ho cominciato a considerare il valore della pace per i sacrici
di gola che mi erano stati imposti. Ci nonostante, compresi la buona
causa di mio padre e lo apprezzai no a sentirmi era di lui. Oggi, a
distanza di tempo, grazie al Natale di guerra 1940 posso scegliere la
solidariet vera fatta di atti concreti e non di parole.
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IL NUOVO AMICO
11 Agosto 1991
Lettera a don Carmine
Grazie, don Carmine, ogni qualvolta ha acceso e accende in me,
come domenica, 30 giugno. Assentatami da Urbania pochi giorni
dopo il suo ricovero, la pensavo in ospedale per la convalescenza
ed invece. Sorpresa!... la trovo, puntuale, sullaltare della
Cattedrale ad ofciare la S. Messa per la ricorrenza del suo
50 anniversario di Sacerdozio; ho provato unintima gioia nel
rivederla tra i suoi fedeli.
Attento, don Carmine, non abusi troppo, gli annetti sono passati
pure per lei. So quanto le sta a cuore la salute della anime; quindi,
se vuole continuare a curarle, si risparmi un po nellesercizio
del suo ministero e non sottovaluti le prescrizioni mediche.
Quellandare in bicicletta allospedale mi ricorda la nobilissima
e singolare gura di padre Marella, quando lo si vedeva in
smoking e bombetta pedalare per le vie di Bologna in cerca
di sostentamento per i suoi numerosi ragazzi da sfamare. Lei
assiste i malati e i moribondi, lui ha accolto tanta giovent
abbandonata; uguale scopo; la carit verso i pi deboli; uguale
mezzo di locomozione: lormai superata bicicletta.
In confessionale mi fa pregustare la gioia del paradiso,
assolvendomi con parole rassicuranti; grazie, per sono conscia
di essere una creatura e, come tale, una peccatrice in attesa del
giudizio divino; come sar? E unincognita che non fa stare
troppo tranquilli.
Grazie, anche, delle ombre, come le prediche disperse ed i
rosari recitati nella penombra della fredda Chiesa dello Spirito
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Santo dove le parole non giungono chiare alle orecchie per
mancanza di acustica.
Preferisco chiamarla familiarmente don Carmine, anzich,
distaccatamente, con il titolo di monsignore a lei dovuto;
chiedo venia per questo mio peccatuccio intenzionale, commesso
per rispettoso affetto.
IL NUOVO AMICO
27 Ottobre 1991

Torna alla ribalta il problema dellospedale
La voce del paziente
In questi giorni tornato alla ribalta il problema Ospedale.
Si manovra perch venga chiuso, mentre la popolazione
urbaniese, consapevole di quanto sia necessario, si oppone con
armi, purtroppo impari. Ignoro e non sta a me indagare sui veri
motivi che stanno dietro alla giusticazione di copertura del
contenimento della spesa sanitaria. Mi limito solo ad alcune
considerazioni di maggior rilievo come paziente e dalla parte
del paziente.
Urbania ha sempre avuto lOspedale n dai tempi in cui la
miseria pi nera non permetteva sperperi. Da allora andato
sempre migliorando ed ha raggiunto un certo rilievo d efcienza
tanto che serve paesi vicini.
Sono recentissimi i costosi lavori di modernizzazione e di
ampliamento per adeguarlo allesigenza dellattuale sistema
sanitario.
C un centro di sioterapia e di riabilitazione ben attrezzato
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e con personale qualicato; un reparto geriatrico e servizi
ambulatori funzionanti. Vi si scopre, inoltre, un valore
incommensurabile : lunit con cui il personale tratta il degente
che si sente in famiglia a tutto vantaggio del suo morale. Questo
calore va scomparendo nei grandi ospedali dove laffollamento
soffoca ogni sentimento umano generando fretta e nervosismo
nel personale infermieristico e medico a scapito di chi soffre.
Non si commenta il madornale errore di chiudere i piccoli
ospedali ancora aperti, anche disagevoli per i medici che si
devono spostare per prestare la loro opera.
Il malato non deve essere penalizzato con un servizio sanitario
progredito s, ma disumanizzato; egli malato nel corpo e ancor
pi nello spirito; a che vale la medicina avanzata quando si
calpesta la dignit delluomo no a ridurlo ad un numero?
Tutti noi, inclusi coloro i quali decidono le sorti del
nostro ospedale, potremmo in futuro trovarci in questa
degradante situazione. Riettiamo e preveniamo un regresso
inqualicabile.
La spesa sanitaria non si taglia con la chiusura dei piccoli
ospedali ma nellavere la volont di individuare e il coraggio di
estirpare i mali realmente depauperanti leconomia.
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IL NUOVO AMICO
19 Aprile 1992
Il vescovo scrive
Fate quello che mio glio vi dice
E uscito un volumetto dal titolo Fate quello che mio glio vi
dice. E la raccolta delle omelie tenute con scienza e sapienza dal
vescovo Donato Bianchi nella Chiesa di S. Francesco di Urbino
durante la novena in preparazione alla festa dellImmacolata
Concezione.
Il tema, in onore della Madonna, verte sui Dieci comandamenti
e si sviluppa in una lettura edicante degli eterni valori cristiani
a fronte di quelli fugaci e falsi che ottenebrano il nostro tempo.
Io sono il Signore, Dio tuo Quale Dio lunico da adorare?
E un Dio che dentro di noi; un Dio che risponde ai moti del
nostro cuore, da quello doloroso implorante a quello pieno di
speranza e di gioia; basta saperlo ascoltare nel proprio intimo.
E un Dio buono che ci ha amati al punto di farsi Uomo in Ges
Cristo per elevarci attraverso il sacricio della Croce alla dignit
dei gli Suoi, partecipi della Sua stessa vita divina. Ci ama in
ogni momento, rinnovando per mezzo del Figlio Suo il sacricio
della S. Messa e dandoci la possibilit di ritornare a Lui con
il perdono alla SS. Eucaristia, quando ci allontaniamo con il
peccato. Esige da noi, per, la fedelt di gli degni di chiamarlo
Padre, comandandoci di amarlo sopra ogni cosa e sopra ogni
forma di idolatria; di non proferire il Suo nome con irriverenza e
leggerezza; di santicare le feste per adorarlo in una comunione
sempre pi profonda ed ascoltare la Sua parola.
Lossequio a Dio non solo ascesi, ma anche condotta di vita
secondo la Sua volont, espressa nel decalogo dato a Mos sul Sinai.
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In questo libretto lautore tratta ogni comandamento con
riferimento alla trasgressione della corrotta societ moderna che
si possa cogliere facilmente il senso del male e del bene, ormai
smarrito per le tentazioni del tempo e linstaurarsi di una cultura
distorta.
Il lettore, senza avvedersene, cos. indirizzato alla vera
morale, quella cristiana ed al dolce invito di Maria: Fate quello
che mio glio vi dice.
IL NUOVO AMICO
18 Luglio 1993
Istituto culturale diocesano
Solenne inaugurazione
Si realizzato il sogno che mons. Corrado Leonardi ha sempre
accarezzato e per il quale ha battagliato con indomita tenacia:
il 26 giugno 1993 in Urbania si resa ufciale, con la cerimonia
dinaugurazione, la fondazione denominata Istituto Culturale
Diocesano, presenti il prefetto di Pesaro Urbino ed altre
autorit civili e religiose.
Soprattutto, il folto pubblico di gente comune e di studiosi,
oltre ogni previsione, stata la prova pi evidente dellinteresse
suscitato dallevento culturale.
LIstituto Culturale Diocesano si sviluppa in tre sezioni: museo,
biblioteca ed archivi diocesani. Per il momento stato aperto
il museo, disposto con criterio scientico nelle magniche sale
affrescate dallex appartamento vescovile in via Urbano VIII, 7.
La collezione di ceramiche portante stata donata dallo
stesso fondatore che da appassionato cultore darte lha fatta
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crescere, pagando di persona, giorno dopo giorno nel corso di
lunghi anni.
Altre donazioni private colmano i vuoti e completano il periodo
ceramistico che va dal 300 ai nostri giorni.
Sono parte integrante altri oggetti darte e di interesse storico,
opere pittoriche riesumate dallabbandono e tornate allantico
splendore con il restauro. I locali del secondo piano ristrutturati
sono gi pronti per sistemarvi la biblioteca e gli archivi
ecclesiastici.
La Fondazione, aprendo i settori museali, librari ed archivistici
dellIstituto Culturale Diocesano, si pregge di offrire al clero ed
ai laici, in particolare al mondo giovanile della valle superiore
del Metauro, i mezzi per acquisire una sana cultura secondo i
valori della morale e della fede.
A tal ne si costituita lAssociazione Amici della fondazione
che collateralmente svolge unazione vivicante e dappoggio.
Vi possono far parte persone ed enti che intendono collaborare
materialmente con il volontariato, con donazioni, quote, borse
di studio, raccolte di fondi e moralmente con suggerimenti e
consigli a scopo religioso e sociale.
Don Corrado ha vinto la sua battaglia. Non pu pi autodenirsi
un solitario dopo il pieno riconoscimento della sua opera.
Soddisfatto? Oppure ancora anelante di nuovi traguardi?
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IL NUOVO AMICO
12 Settembre 1993
Divagazioni
Le mostre di Cancellieri e Paoli
In estate la Sala Montefeltro si anima per il susseguirsi di
mostre. Dal 16 al 29 luglio i quadri di Adriano Paoli vi hanno
fatto cornice alle sculture di Sante Cancellieri. Un binomio
indovinato.
La ceramica del Cancellieri raggiunge la rafnatezza della
porcellana in ogni oggetto da lui forgiato. Si attratti dalle
Madonne astratte che lasciano un largo spazio ad una libera
interpretazione, mentre i cristi un po sagomati si avvicinano alla
nostra intelligibilit. Il decoro dei piatti tratta il tema scottante
dellemancipazione della donna che compete con luomo.
Proprio qui lartista manifesta la sua ottica critica.
Sotto il pennello di Adriano Paoli scompaiono sinuosit e
sfumature per dar posto alla linea che marca il disegno no a
renderlo geometrico. Questo stile si trova nellUrbania ritratta
nei suoi complessi architettonici principali. La maschera il
soggetto preferito dellartista. Nei pagliacci, nei clown, negli
Arlecchini vede lattuale modo di vita e luomo moderno che
camuffa i suoi mille problemi esistenziali. La maschera salta
fuori perno dagli angoli delle nature morte ravvivandole.
La sua pittura spicca per la vivacit dei colori e lampiezza
dellimmagine.
Lungi da ogni pretesa di giudizio da intenditrice darte, ma da
semplice visitatrice ho azzardato impressioni a prima vista su
questa mostra che mi ha colpito per la sua singolarit.
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IL NUOVO AMICO
26 Settembre 1993
Nozze doro
L8 maggio 1943 Giulietta e Guido Leonardi si uniscono in
matrimonio tra gli echi del II conitto mondiale. Il loro idillio
di novelli sposi viene subito travolto dagli eventi bellici; infatti,
il primogenito nasce da fuggiasco a C Bigaro, podere nel
circondario di Urbania.
L11 settembre 1993, sempre a C Bigaro, circondati da gli,
parenti e amici, festeggiano le nozze doro, cinquantanni
insieme non sono pochi Il parroco, mons. Pasquale Grini, ha
celebrato la S. Messa nella cappella di famiglia. La commozione
degli sposi presto spenta dalla festosit degli invitati e dal lauto
rinfresco.
Giulietta la monella di un tempo, ora unaffabile signora dai
capelli grigi, lo spirito giovanile e la conversazione avvincente;
dimenticate le fatiche dellinsegnamento si dedica di buon grado
alle attivit sociali.
Guido un rispettabile pensionato del Ministero della Pubblica
Istruzione; se trova il giusto interlocutore sfodera tutta la sua
loquela in materia di pensioni; un profondo conoscitore di
leggi, leggine, articoli, articoletti
I tre gli sono cresciuti giudiziosi, si sono adoperati per crearsi
una posizione nella societ ed hanno trovato le anime gemelle in
bravissimi giovani.
I nipoti stanno affacciandosi alla vita adulta e gi fanno ben
sperare. Merito di Giulietta, di Guido, di nonna Loreta oppure
delle loro doti naturali? Nessuno lo pu sapere.
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Ognuno di noi, senza rendersi conto, apporta tasselli buoni o
cattivi alla realizzazione del disegno di Dio volto al bene.
Ecco la bella storia damore di Giulietta e Guido in cinquantanni
di fedelt coniugale da portare ad esempio ai giovani doggi.
Rallegramenti ed auguri di camminare insieme ancora per
molti anni.
IL NUOVO AMICO
10 Settembre 1995
Le strade di Urbania
Un attentato allincolumit
Attenti alle strade di Urbania: sono un vero attentato alla
pubblica incolumit.
Il selciato mal ridotto tende mille insidie al malcapitato pedone:
selci sconnesse e mancanti, di conseguenza vuoti pericolosi, toppe
di catrame sopraelevate, abbassamenti di terreno, marciapiedi
con scalini smussati e disgregati.
Se si vuole arrivare indenni a S. Francesco o alla Cattedrale,
bisogna invocare la protezione di S. Cristoforo, specialmente di
domenica quando c movimento di gente e di automobili.
Il novello don Camillo, cio il parroco, potrebbe passare una
parolina al Sindaco, anchegli novello Peppone.
Sono ambedue giovani, simpatici e promettenti; hanno tutti
i numeri per intendersi a benecio dei cittadini e dei fedeli.
La cattiva manutenzione delle strade conferisce alla citt
unimmagine dincuria ed arretratezza.
La qual cosa non si addice ad Urbania che richiama turisti e
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studenti stranieri per lamenit del paesaggio, le opere darte, i
musei, il Centro Studi ed i caff allettanti.
Lintransigente ed attento paladino del patrimonio artistico e
dellarmonia architettonica, mons. Corrado Leonardi, perch
tace? La pavimentazione disordinata un grosso ostacolo a
guardare in alto e spaziare per godere della visuale dinsieme,
perch costringe a camminare a occhi bassi per non inciampare
e cadere.
Ci lascia una cattiva impressione e non incoraggia di certo il
turismo.
La mia voce non autorevole la voce della cittadinanza mal
disposta ad affollare il reparto di ortopedia dellospedale di
Urbino.
Sar ascoltata presto, oppure, si dovranno attendere le
prossime elezioni amministrative fra cinque anni? Non lecito
fare insinuazioni, ma permesso sperare
IL NUOVO AMICO
21 Gennaio 1996
Il presepio che invita a salire
Il questo presepe il tradizionale schema della capanna, delle
casette illuminate, del fresco ruscello, ecc.. infranto per dare
spazio ad un messaggio natalizio che fa riettere sul suo profondo
messaggio teologico.
Vi rappresentata lumanit in cammino su una strada stretta
e tortuosa che serpeggiando sale verso la vetta di un monte dove
giace sulla nuda terra il Divin Bambino, riscaldato dallaffetto
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di Giuseppe e Maria e dallalito del bue e dellasinello; dal
Pargoletto appena nato, sirradia nelletere una luce intensa.
La strada inizia pianeggiante, facile da percorrere ed
costeggiata da lampadine azzurre che simboleggiano la
spensieratezza dellinfanzia e della giovent; poi, quando si fa pi
ripida e difcile, le lampadine passano al verde e simboleggiano
la crudezza della maturit e della vecchiaia; al termine della
faticosa salita le lampadine bianche indicano luomo in stato
di grazia che entra nella pienezza della luce di Dio, meta alla
quale siamo tutti chiamati ma che pochi raggiungono. Facciamo,
dunque, nostro linvito a salire no la vetta della santit per
meritare il gaudio eterno.
Lideazione di Bruno Salvi, soprannominato Ges da
quando ha impersonato Cristo in croce in una stazione quaresimale
vivente durante il congresso mariano; la realizzazione nella
splendida Chiesa dellospedale dello stesso Salvi con la
collaborazione di un gruppo di amici.
Un caloroso plauso alla genialit e alla bravura degli
improvvisati artisti.
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IL NUOVO AMICO
4 Agosto 1996
Formazione religiosa
Tra passato e presente
Caro diavoletto tentarello di nome Raimondo Rossi che sempre
mi ronzi intorno per strapparmi gli articoli da inviare al Nuovo
Amico, gli acciacchi dellet mi hanno allontanato dalla vita
attiva, togliendomi la dolce lusinga di essere una reporter in
forma.
Aggira con il tuo savoir faire qualche altro allaltezza di tal
compito, capace ancor pi di me e in continuo contatto con la
realt di Urbania.
Dopo questo bel preambolo ti racconto un innocente incidente,
non tanto importante da assurgere agli onori della cronaca, se
non rispecchiasse il passato e il presente, due generazioni, due
formazioni religiose differenti.
Sere fa, dopo la messa vespertina, stavo per uscire dalla
Cattedrale, quando vengo attratta da una ben nota voce femminile
che in maniera concitata e in tono di rimprovero andava
ripetendo: Adesso la chiesa diventata anche un magazzino
chi questo Giona tutto protestantesimo.
Al momento mi misi a ridere poi mi accorsi che la causa di
queste esternazioni era la facciata di una chiesa con il campanile
appoggiato alla porta principale del Duomo e formata da tanti
scatoloni disposti uno sullaltro come i mattoni; su di essi con
semplici disegni era rafgurato un episodio biblico.
Lavoro signicativo e magistralmente eseguito dai ragazzi del
campo-scuola dopocresima.
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Il parroco per premiarli aveva permesso di esporlo in Chiesa.
Anchio a prima vista fui colpita da questa enorme costruzione
fatta da scatoloni, ma poi mi resi conto del valore simbolico
di carattere religioso; tuttavia il contrasto tra lesecuzione
prettamente scolastica ed il luogo sacro era talmente evidente
da disturbare.
Il fedele educato e cresciuto nel pi stretto rigore mal si adatta a
innovazioni che un tempo sarebbero state considerate profane.
La chiesa era il luogo della preghiera silenziosa, della spiritualit
interiorizzata, non dispersa dal battimani, dalla gestualit troppo
spinta, dal via vai dei lettori e di chi porta le offerte allaltare che
non favoriscono il raccoglimento.
Cos, oggi si partecipa alla messa, ieri si assisteva. Due modi
diversi di pregare; quale il migliore? Non possibile fare
un bilancio e giudicare con leggerezza; limportante non
banalizzare la religione, pregare con cuore sincero e vivere
secondo la legge di Dio da buoni credenti.
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IL NUOVO AMICO
Dicembre 1996
Le zie Teresa e Liliana
Le zie Teresa Benevenuti e Liliana Farina fanno giungere
attraverso le righe del Nuovo Amico i loro sentiti rallegramenti
a Corinna Rossi che il 4 dicembre 1996 ha conseguito, presso
lUniversit degli Studi di Urbino, la laurea in lingue, discutendo
brillantemente la tesi: Figure femminili della vita e dellopera
di Balzac con il chiarissimo prof. Daniela De Agostini. Alla
neo dottoressa sinceri auguri per una piena realizzazione
professionale costellata di impensabili riconoscimenti.
IL NUOVO AMICO
9 Febbraio1997

Conferenza della San Vincenzo
Sempre attuale
Il ne primario che anima tutta lopera della Societ di San
Vincenzo de Paoli lesercizio della carit con spirito evangelico:
soccorrere per edicarsi. Valorizza al massimo il rapporto tra
uomo e uomo perch genera conoscenza, stima, condenza ed
inne vera amicizia, affratellando benefattore e beneciato.
Lopera vincenziana non ha la pretesa di risolvere il problema
della povert materiale e non ha nemmeno sufcienti risorse
economiche; vuole tuttavia entrare con discrezione ovunque si
offre per portare conforto, consiglio e speranza. Alle famiglie
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indigenti, agli ammalati, ai carcerati di Ozaman, il fondatore,
si aggiunta, oggi, una nuova miseria morale da consolare
prodotta dalla criminalit diffusa, adulterio, divorzio, droga,
disoccupazione, dalla perdita cio dei veri valori.
Ogni epoca ha un aspetto. La Societ di San Vincenzo adeguando
le sue forme di assistenza andata sempre al passo con i tempi
perch la carit, come quella di Cristo, non ha tempo, n luogo,
n volto. Nei confronti dei bisognosi, anche se di culto diverso,
adotta un principio ugualitario. Ha la caratteristica di modesta
associazione di laici cattolici che con abnegazione ed impegno
personale lavorano silenziosamente al servizio del prossimo.
Non sostituisce le altre istituzioni assistenziali , ma le afanca
stimolandole e dando una testimonianza di fede sotto il segno
della carit.
Qual la situazione delle due Conferenze di Urbania? Sono
in extremis, ridotte a pochissimi volenterosi che resistono per
non lasciarle spegnere. Le cause? Il pi assoluto disinteresse da
parte di tutti. Eppure la S. Vincenzo unassociazione ancora
attuale e valida per le sue nalit, sebbene abbia 160 anni di vita.
Rilanciamola, dunque, con il sostegno della Parrocchia ed un po
di buona volont. Proviamoci.
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IL NUOVO AMICO
6 Luglio 1997
Bottega darte Violini
Angeli e donne
Le ceramiche della Bottega darte Violini.
Questo versatoio a trofei con stemma esposto nella bottega
darte Violini, recentemente aperta a Urbania. Un vasto
assortimento di vasi variamente decorati, piatti istoriati, tazze ed
altri oggetti artistici si rif alla ceramica rinascimentale del 500
e 600 dellantica Casteldurante, quando ai maiolicari durantini,
maestri del colore e dello smalto, venivano commissionate
preziose credenze di maioliche da regalare ai grandi
dellepoca.
Le terrecotte riproducono gli antichi manufatti rispettando i
dettami de Li tre libri dellarte del vasaio del Piccolpasso ed
in base a ricerche personali effettuate in numerosi musei. Le
creazioni sono pezzi unici dai contorni sinuosi, morbidi che
sollecitano la fantasia senza disturbare. Cos, il contrasto tra
la naturale delicatezza della donna e la forza seducente del suo
corpo, destinato alla maternit, viene realizzato con un armonico
insieme di forme e tenui colori; felice la rappresentazione del
vento che travolge luomo e lo sospinge nel suo turbinare no
a farne un tuttuno rendendolo evanescente; gli angioli sono
talmente aerei che sprigionano sensazioni paradisiache.
Alcune di esse hanno bellissimi riessi metallici ottenuti con
la tecnica Raku che consiste in un particolare procedimento di
cottura.
Ogni scultura suscita immagini diverse luna dallaltra e si
100
colora di una contenuta modernit che ben si addice. La Bottega
dArte di Piazza Duomo, soddisfa tutti i gusti, invita ad entrare,
ad ammirare ed a mettere mano al portafoglio per comprare
le ceramiche di Chiara Violini che ha il laboratorio in via S.
Giorgio 34.
IL NUOVO AMICO
21 Settembre 1997
Un laico precursore della dottrina sociale della Chiesa
Federico Ozanam, divenuto un eminente cattedratico alla
Sorbona dove insegna letteratura, un incomparabile apologeta,
un applaudito oratore ed un forbito scrittore, rimane sempre
vicino ai suoi poveri, visitando i pi squallidi bassifondi. Sicuro
depositario dei loro problemi consiglia senza assumere laria di
proteggere o di ammonire. La grandezza di Ozanam - osserva il
Papa con ammirazione - sta nellaver capito che prossimo ogni
essere umano senza eccezione. E inutile chiedere la nazionalit,
la sua appartenenza sociale o religiosa. Se nel bisogno, occorre
venire in suo aiuto.
Questo quanto chiede la prima e pi grande legge divina, la
legge dellamore di Dio e del prossimo. Precorritore dei tempi,
intuisce strenue lotte di classe causate dalla disparit tra la potenza
delloro e la potenza della miseria. Secondo il suo pensiero non
c carit degna di questo nome senza un autentico impegno per
raggiungere una maggiore equit.
In questo conitto vede lazione sociale di mediatrice della
Societ di S. Vincenzo de Paoli in quanto, a suo avviso, la carit
101
fa quello che la sola giustizia non pu fare.
In un epoca tormentata del suo paese ha unito il pensiero
allazione, limpegno politico a quello caritativo, svolgendo
unazione sociale e politica di primaria importanza da essere
considerato il precursore della dottrina sociale della Chiesa.
Studente, sogna che tutti i giovani di spirito e di cuore si
uniscano in qualche opera caritativa, professore, educa la
giovent universitaria ai veri valori morali e religiosi.
Giovanni Paolo II indica in lui il laico, padre di famiglia, modello
per gli universitari del nostro tempo, professori e studenti perch
stato capace di far udire una parola libera ed esigente nella
ricerca della verit e nella difesa della dignit umana.
Gli viene conferito il titolo di accademico della Crusca per
i suoi lavori sulla letteratura italiana; la sua tesi di laurea alla
Sorbona su Dante di cui diffonde in Francia la conoscenza del
pensiero e dellopera; ha interesse per la letteratura medioevale;
fa uno studio molto importante sulle opere poetiche di S.
Francesco e dei suoi discepoli. Trascorre gli ultimi mesi della
sua vita sulle colline toscane per godere il clima pi salubre di
quello francese, muore di tubercolosi a Marsiglia nel 1853 a soli
40 anni, nel ritornare a Parigi.
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IL NUOVO AMICO
18 Gennaio 1998
Attivit innovativa in parrocchia
Tre minuti di purgatorio
Lattuale parroco di Urbania un sacerdote come gli altri:
gonna e collare, oppure, pantaloni e maglietta; prediche brevi
ed incisive; corporatura longilinea, viso disteso, modi scattanti,
misurati quando celebra; snodato in bicicletta. Nome e cognome:
don Piero Pellegrini. Si distingue per una carica dintraprendenza
che non gli fanno conoscere n ostacoli, n sosta, pur di portare
la Parrocchia al passo con i tempi e con le norme del Concilio
Vaticano II.
Ha spalancato le porte al motto che nessuno deve rimanere
inoperoso, ma tutti devono collaborare alla crescita della Chiesa,
ha mobilitato uno stuolo di laici assegnando loro incombenze
secondo le proprie capacit ed attitudini: chi pulisce, chi cura
i ori, chi allestisce laltare per la S. Messa, chi sembra aver
preso dimora ssa in canonica, come Ermete Bolognini ed
Anacleto Venturi. Fra tutti emerge la gura dellultraottantenne
Ersilia che svolge in permanenza il volontariato di sacrestana
e non risparmia rimproveri a chiunque sindugia a chiacchiere,
specialmente quando ora di chiudere.
Ha conferito i ministeri a laici qualicati. Celebra la S. Messa
della comunit nella nuova forma liturgica con canti, battimani
e strette di mano, la quale viene poi diffusa dalla televisione
locale, Teleradiocity, perch possa essere ascoltata da chi
costretto a casa. La sua ultima fatica stata la Messa di Natale a
mezzanotte durante la quale stata rievocata la nascita di Ges
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Bambino nello scenario creato dal presepe vivente, animato da
guranti; tale rappresentazione sacra ha avuto il suo epilogo nel
giorno dellEpifania con larrivo e ladorazione dei Magi, questa
volta il Bambino stato impersonato da un neonato di colore.
E stata unesperienza suggestiva e ricca di signicato, da tutti
apprezzata.
La liturgia rinnovata entusiasma i giovani, mentre trova
dissensi tra gli anziani, abituati ad una liturgia non partecipata
e meno spettacolare; le innovazioni disturbano sempre, con il
tempo tutto si normalizza; lessenziale che i frutti siano buoni.
E doveroso sottolineare che se il parroco ha trovato un terreno
propizio, merito anche dei sacerdoti che hanno saputo seminare
bene in precedenza.
Non me ne voglia, don Piero, per essermi permessa di descrivere
a grandi linee la sua attivit innovatrice da poco pi di due anni.
Ricordo ancora i tre minuti di purgatorio che mi sono stati initti
alcuni anni fa da un sacerdote a cui avevo dedicato un articolo;
in compenso mi sono stati sentenziati fuori confessionale e con
un sorrisetto compiaciuto. Quale penitenza dovr attendere da
lei per questa mia cronaca senza pretese?...
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IL NUOVO AMICO
19 Luglio 1998
La preghiera di un padre
Dammi un glio, o Signore, che sia tanto forte da accorgersi
quanto debole, tanto coraggioso da ammettere di fronte a se
stesso quanto ha paura; un glio che si mantenga ero e indomito
in una onorevole scontta, umile e magnanimo nella vittoria.
Dammi un glio che non sostituisca mai i desideri ai fatti; un
glio che Ti conosca e che sappia che conoscere se stesso il
primo fondamento di ogni conoscenza.
Conducilo, te ne prego, non sulla via degli agi e delle comodit,
ma sotto il pungolo delle difcolt e del rischio. Fa che impari a
provare compassione per chi cade.
Dammi un glio che abbia il cuore limpido e che ponga molto
in alto il suo traguardo; un glio che impari a dominare se stesso,
prima di volere dominare gli altri; che tenda al futuro senza mai
dimenticare il passato: E quando tutte queste cose saranno sue,
concedigli ancora, Te ne prego, la capacit di sorridere, tanto
da poter essere sempre serio senza mai prendersi troppo sul
serio. Dagli lumilt, dagli la semplicit della vera grandezza,
la larghezza didee della vera saggezza, la mitezza della vera
forza.
Allora io, il padre, oser sussurrare:Non sono vissuto
invano.
Questa commovente preghiera stata scritta dal generale
statunitense Douglas Mac Arthur nel 1941, nei primi drammatici
anni della guerra del Pacico ed parte del testamento spirituale
lasciato al glio Arthur.
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Riettiamo sui valori in essa contenuti: sono sempre
attuali perch trasmessi da Dio con il dono della vita. Intanto
prepariamoci a recepire i messaggi della Missione popolare
vocazionale diocesana che sar fra noi il 3 ottobre prossimo.
IL NUOVO AMICO
25 ottobre 1998
Il valore della vita
Le fatiche del cammino terreno iniziano sotto gli occhi
amorevoli dei genitori, quando si muovono i primi passi sulla
via della conoscenza. Man mano che si cresce si assimilano i
valori trasmessi dalla scuola, dallinsegnamento religioso e
dallambiente sociale; sulla formazione spirituale determinante
limpegno personale nello studio, nel lavoro, nelle scelte.
Il corso della vita non , quindi, agevole, ma un procedere
inesorabilmente duro tra conquiste e scontte: un banco di prova
che d la misura della tempra individuale.
Pur tuttavia, torna a nostro vantaggio vivere in maniera
responsabile una simile vicenda perch stata preordinata da
Dio per realizzare il suo insondabile progetto di salvezza che
avr compimento con linsindacabile giudizio nale secondo la
giustizia divina sul nostro operato. Se si accetta la sua volont,
sebbene spesso costi molto e si persegue uno scopo che dia
senso a questa ardua battaglia, ci si pu considerare vincenti e
consapevoli del valore di una vita ben spesa al ne di meritare
la felicit eterna.
Apprezziamo, dunque, la vita come dono elargito da Dio per
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metterci alla prova e darci, cos, la possibilit di redimerci gi in
terra per diventare degni di godere la sua visione dopo la morte.
Ci ha afdato per un periodo limitato un bene preziosissimo
che ha un valore sacro e inviolabile di cui dovremmo renderGli
conto.
Non sciupiamolo in oziosit, ma usiamo i nostri talenti per
farlo frutticare, rispettiamolo difendendo la vita e custodendola
gelosamente: ci stata data da Dio e Lui solo, Signore assoluto,
dovr togliercela.
IL NUOVO AMICO
14 Gennaio 2007
La vecchia cartella di bra e lo zaino
La piccola cartella di bra, sopra riprodotta in fotograa, ha
segnato linizio della mia vita scolastica nella Sicilia anche allora
maosa, anno 1931-32; brrr che paura avevo della maa!...
Invece mi commuove ancor oggi il ricordo di quell unica aula
situata in uno spazio appartato dei giardini pubblici di Trapani,
chiamati Villa Margherita.
Quel fazzoletto di terra, vivacizzato dal giallo delle mimose, era
per me unoasi di pace: vi trascorsi ore serene con una maestra
che sapeva insegnare e si faceva voler bene; in armonia con
compagni che erano simpatici, giocherelloni e molto educati:
niente parolacce, niente spintoni o altre sfrenatezze. I primi
elementi di botanica li appresi dalle spiegazioni della maestra,
dal vivo, sulle piante di Villa Margherita; cos pure ho acquisito
i concetti di costa, golfo, promontorio, isola, dalle lezioni di
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geograa svolte in riva al mare. Le nozioni racchiuse in quella
piccola cartella furono il mio trampolino di lancio per affrontare
gli studi impegnativi no a raggiungere titoli accademici mai
sperati.
La vecchia cartella di bra oggi stata soppiantata dallo zaino
voluminoso e pesante sotto il cui peso i poveri bambini assumono
unandatura curva a scapito della loro colonna vertebrale in
crescita.
Quale potenzialit culturale conterr? Ne dar la misura la
formazione intellettuale delle future generazioni.
IL NUOVO AMICO
10 Giugno 2007
Alla cara zia Teresa
Eri tu che teneramente mi mettevi a letto ogni sera nei periodi
in cui i miei genitori trascorrevano le vacanze in Urbania per
stare con te, la zia Bina e lo zio Odilio.
Mi raccontavi le favole diradando le ombre della notte e dei
mobili antichi che arredavano quella grande camera affrescata.
Rassicurata dalla tua voce, mi addormentavo.
A causa dei frequenti trasferimenti di mio padre, sono cresciuta
lontano da te, per ti ho sempre sentita vicino e tinvocavo come
mio angelo protettore ogniqualvolta venivo rimproverata.
Schiva dei divertimenti e di qualsiasi vanit femminile, hai
speso la tua vita tra il lavoro e la famiglia di cui sei stata il perno.
Hai insegnato lavoro femminile ed economia domestica nella
scuola davviamento e nella scuola media di Urbania, in quella
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di Roccastrada (Grosseto), Vado (Bologna) e Bologna stessa.
Hai insegnato soprattutto la precisione e il buon gusto; infatti
le mostre dei lavori da te allestite e ne anno scolastico erano
molto ammirate per la perfezione e la rafnatezza, qualit rare
e in via di estinzione. Lultima fu la mostra-vendita in Urbania,
da me desiderata e organizzata con laiuto di alcune mie amiche:
vi erano esposti i tuoi lavori, quelli di mia madre e di zia Bina.
Fu un sorprendente successo, tanto che, nel giro di alcuni giorni
tutto fu venduto ed i ricavato fu dato in benecenza. Peraltro
sono sicura di aver esaudito il tuo desiderio che i tuoi lavori non
fossero accaparrati da chi non ne avesse diritto o non li sapesse
apprezzare.
Alla dipartita di mia madre ti fosti resa conto che io e pap
avevamo bisogno di te. Tu non esitasti a distaccarti, malgrado
fosse per te un grande sacricio, dalle tue brave scolare
di Roccastrada e dalla tua cara Luisa presso la quale eri a
pensione. Senza esitazione venisti a vivere con me e mio padre
a Bologna.
Per parecchi anni fosti il mio amorevole sostegno. Per questo,
commossa no alle lacrime, ti ringrazio.
Il 24 giugno 2003, dopo avermi baciato per due volte, reclinasti
il capo e passasti al sonno eterno allet di 103 anni. Ora non mi
resta che pregare per te, bench ritengo che le mie preghiere non
siano n degne, n possano ripagare in maniera totale il bene che
mi hai fatto.
Veglia ancora su di me, afnch possa proseguire da sola nel
mio cammino senza vacillare.
Ti saluto con un ciao, come se tu fossi presente, perch sei e
sarai sempre viva nel mio cuore e nel mio pensiero.
Tua Liliana
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Finito di stampare nel mese di Dicembre del 2008
per i tipi delle Arti grache Stibu, Urbania (PU)
DIDASCALIE DELLE FOTOGRAFIE
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Pag. 32
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Pag. 42
Pag. 50
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Pag. 62
Pag. 66
Pag. 78
Pag. 86
Pag. 90
Pag. 108
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Hauser, Urbania dautunno, 1988, acquerello.
Urbania, Parco della rimembranza.
Frontespizio del primo numero della rivista della Pro Loco di Urbania, 1978.
Chiesa del Santuario di Battaglia, il Crocisso miracoloso.
Chiesa del Corpus Domini, Madonna del velo, Raffaellino del Colle, sec. XVI.
Museo Diocesano, Boccale con stemma dei Montefeltro, sec. XVI.
San Vincenzo de Paoli, da una immaginetta religiosa.
Urbania, Palazzo Comunale.
Federico Melis, Ballerina africana, piatto in terraglia decorato con largento, 1932.
Federico Melis, Autoritratto satirico, terracotta 1967.
Urbania, quartiere di Porta Nuova sotto la neve.
Urbania, Chiesa dei Morti, Portale del sec. XV.
Urbania, Obelisco del patrono San Cristoforo martire, 1870.
Inaugurazione del Museo Diocesano, 1993.
Adriano Paoli, Urbania 1960, xilograa.
Porta Celle con il Palazzo Ducale, sec. XVII.
La fontana dei giardini, primo 900, (foto Odilio Benvenuti).
INDICE
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Pag. 111
Presentazione
LA VOCE
La mia Urbania di Giulia Incisa Aloisi
IL NUOVO AMICO
Indice delle fotograe
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