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Jules Verne

I meridiani ed il calendario




Titolo originale
Les mridiens et le calendrier
(1873)







Libera traduzione curata da M.Z.

INTRODUZIONE
Il finale del Giro del mondo in ottanta giorni,
scritto da Verne nel 1873, al giorno d'oggi non
desterebbe lo stupore e le perplessit che dest
all'epoca. Il breve articolo che segue stato scritto da
Jules Verne stesso ed indirizzata alla Socit de
Gographie per fugare ogni perplessit in merito. Non
dimentichiamoci infatti che Verne era in primis un
eminente geografo, e che era perfettamente edotto su
tutte le problematiche di tipo geografico e
cosmologico. Queste conoscenze sono sempre state
sfruttate dall'autore dei Viaggi straordinari che in
ogni suo libro riuscito a descrivere un diverso
angolo di mondo, non ritornando mai su regioni gi
toccate se non per necessit inevitabili. Pur essendo
un saggio prettamente scientifico, il lettore potr
gustare anche in questo testo tutta l'espressivit ed il
fine umorismo del romanziere.
M.Z.
I meridiani ed il calendario
Comunicazione indirizzata alla societ di
geografia (seduta del 4 aprile 1873). In risposta alla
domanda dei sigg. Hourier e Faraguet desiderosi di
sapere a quale meridiano avviene il passaggio da un
giorno all'altro del calendario civile.

Signori,

sono stato incaricato dalla Commissione centrale
della societ di geografia di rispondere ad una
domanda abbastanza interessante che stata posta
contemporaneamente dal sig. Hourier, ingegnere
civile, e dal sig. Faraguet, ingegnere capo dei ponti e
carreggiate di Lot-et-Garonne.

Credo che sia solo una semplice coincidenza
quella che intercorre tra queste lettere e la conclusione
del libro intitolato Il giro del mondo in ottanta giorni,
che ho pubblicato tre mesi fa; ma, per meglio chiarire
la questione, vi chieder il permesso di citare alcune
righe che concludono quel lavoro.

Si tratta di quella situazione abbastanza singolare,
che Edgar Poe ha trattato in una novella intitolata
La settimana delle tre domeniche, si tratta, dicevo,
di quella situazione in cui incorrono i viaggiatori che
compiono il giro del mondo, sia andando verso l'est,
sia andando verso l'ovest. Nel primo caso,
guadagnano un giorno; nel secondo, lo perdono,
quando tornano al loro punto di partenza.

Infatti, andando verso l'est, Phileas Fogg ( l'eroe
del libro) andava verso il sole, e quindi i giorni
diminuivano per lui di quattro minuti per ogni grado
che superava in quella direzione. Si contano 360
gradi sulla circonferenza terrestre, e questi 360 gradi
moltiplicati da 4 minuti danno precisamente 24 ore. In
altri termini, mentre Phileas Fogg, andando verso l'est,
vedeva il sole passare 80 volte al meridiano, mentre i
suoi colleghi rimasti a Londra lo vedevano passare
soltanto 79 volte.

La questione si pone dunque cos, e mi basteranno
poche parole per riassumerla. Tutte le volte che si fa il
giro della terra andando verso l'est, si guadagna un
giorno. Tutte le volte che si fa il giro del mondo
andando verso l'ovest, si perde un giorno, ovvero le
24 ore che il sole, nel suo movimento apparente,
impiega a fare il giro della terra, e ci
indipendentemente dal tempo impiegato a compiere il
viaggio.

Questo risultato cos tangibile, che
l'amministrazione della marina consegna un giorno di
razione supplementare alle navi che, partite
dall'Europa, doppiano il capo di Buona Speranza, e al
contrario calcola un giorno di razione in meno a quelli
che doppiano il Capo Horn. Di qui si pu trarre questa
conseguenza abbastanza strana, che i marinai che
vanno verso est sono pi nutriti che quelli che vanno
verso l'ovest. Infatti, quando saranno tornati al punto
di partenza, bench abbiano vissuto soltanto lo stesso
numero di minuti, gli uni avranno fatto una colazione,
un pranzo ed una cena pi degli altri. A ci si
obietter che hanno lavorato un giorno pi.
Certamente, ma non avranno "vissuto" maggiormente.

dunque chiaro, signori, questo concetto di
giorno perso o di giorno guadagnato secondo la
direzione seguita; quindi questo cambiamento di data
deve compiersi in qualche punto della sfera terrestre.
Ma qual' questo punto? Tale il problema da
risolvere, e voi non vi stupirete che abbia destato
l'attenzione degli autori delle due lettere. Queste due
lettere si possono, insomma, riassumere cos: s, c' un
meridiano privilegiato sul quale si compie la
transizione, dice il sig. Faraguet. Dov' questo
meridiano privilegiato? domanda il sig. Hourier.

Innanzitutto, signori, dir che difficile
rispondere dal punto di vista puramente cosmografico.
Ah! se i sigg. Hourier e Faraguet potessero dirmi su
quale orizzonte il sole si alzato ai primi giorni della
creazione, se conoscessero il meridiano della sfera
sulla quale il mezzogiorno si presentato per la prima
volta, il problema sarebbe facilmente risolto, e direi
loro: Questo primo meridiano il meridiano
privilegiato di cui parla il sig. Faraguet e che richiede
il sig. Hourier. Ma n uno n l'altro di quest'ingegneri
sono abbastanza anziani per aver potuto vedere il
primo sorgere della stella radiante; non possono
dunque dirmi quale questo primo meridiano, e di
conseguenza, abbandonando al momento la questione
scientifica, arrivo alla questione pratica che prover a
delucidare in poche parole.

Dalla conseguenza che un giorno guadagnato
dall'est e perso dall'ovest, ne risulta un equivoco che
durato a lungo. I primi navigatori avevano, e ci
inconsciamente, imposto il loro datario alle nuove
terre scoperte. Generalmente si contavano i giorni a
seconda che i paesi fossero stati scoperti dall'est o
dall'ovest. Gli europei, arrivando in queste regioni
sconosciute abitate da indigeni che non si
preoccupavano n dei giorni n delle date ai quali
mangiavano i loro simili, gli europei, dicevo,
imponevano il loro calendario, e il gioco era fatto.
Cos durante i secoli, a Canton si dat prendendo
come data di inizio l'arrivo di Marco Polo, ed alle
Filippine l'arrivo di Magellano.

Ma la mancanza d'accordo dei giorni doveva
creare inconvenienti nella pratica commerciale.
Quindi da meno di venti anni, ad un'epoca che non so
precisare, ma soltanto il nostro eminente collega, il
sig. ammiraglio Paris, potrebbe indicare, ci si decise
di importare definitivamente a Manila il calendario
europeo, e questo regolarizz la situazione e cre per
cos dire un datario ufficiale.

Aggiunger che esisteva da tempo, nella pratica,
un meridiano compensatore, che era il 180 contato a
partire dal meridiano 0 sul quale sono regolati i
cronometri di bordo, sia Greenwich per il Regno
Unito, Parigi per la Francia, Washington per gli Stati
Uniti.

Ecco infatti ci che traduco del giornale inglese
Nature, al quale la precisazione, chiesta dai due
onorati ingegneri, era stata indirizzata nel 1872:

La domanda del sig. Pearson, pubblicata sul
giornale Nature nel numero datato 28 Germinale
1
, non
ammette una risposta esatta o scientifica, poich non
ci sono linee naturali di delimitazione o di
cambiamento, e la definizione di questa linea
solamente una questione di praticit.
Non molti anni or sono le date di Manila e di
Macao erano diverse, e fino alla cessione del territorio

1
Corrispondente al 17 Aprile secondo il calendario della Rivoluzione
Francese. (M.Z.)
dell'Alaska agli americani, le date vi differivano da
quelle del territorio dell'America inglese con cui
confina. La norma accettata ora che i luoghi che si
trovano ad oriente datano come se ci si fosse arrivato
con il capo di Buona Speranza, e che coloro che sono
situati ad occidente datano come se ci si fosse arrivato
dalla parte di Capo Horn. Questa norma applicabile
grazie alla larghezza dell'oceano pacifico.
Dunque, il capitano di una nave ha l'abitudine di
cambiare la data del suo libro di bordo attraversando
il 180 meridiano, aggiungendo o togliendo un giorno
a seconda della direzione nella quale va; ma il
capitano che attraversa questo meridiano con
l'intenzione di ritornare sui propri passi, non modifica
il suo datario, e pu capitare che capitani aventi date
diverse possano di tanto in tanto incontrarsi. Un
esempio rimarchevole di quest'effetto ebbe luogo
durante la guerra di Russia, quando il nostro
squadrone del Pacifico raggiunse lo squadrone della
Cina sulle coste della Kamtchatka.
2


La citazione che ho appena riportato, signori,
dovrebbe farvi intuire la soluzione possibile che sto
per dare. La questione l'ho trattata prima dal punto di
vista storico, quindi dal punto di vista pratico; ma
risolta scientificamente? No, seppure la soluzione si

2
L'autore fa probabilmente riferimento ad un episodio della Seconda
guerra dell'oppio (1856-1860), combattuta da Francia ed Inghilterra contro
la Cina per il predominio commerciale dei mari orientali. (M.Z.)
trovi indicata nella lettera del sig. Faraguet.
Permettetemi dunque, signori, per risolverla
completamente, di citare una lettera che mi stata
personalmente indirizzata da uno dei nostri pi grandi
matematici, il sig. J . Bertrand, dell'Istituto.

La nostra conversazione d'ieri mi ha suggerito un
problema di cui ecco l'enunciato: un signore, fornito
di mezzi di trasporto sufficienti, lascia Parigi un
gioved a mezzogiorno; si dirige verso Brest, di l a
New York, a San Francisco, Ydo, ecc., e ritorna a
Parigi dopo 24 ore di corsa, in ragione di 15 gradi
all'ora.
Ad ogni stazione, chiede: "Che ora ?" Gli
rispondono invariabilmente: "mezzogiorno". Chiede
in seguito: "Che giorno della settimana ?"
A Brest, gli rispondono gioved; a New York,
anche... ma al ritorno, a Pontoise, ad esempio, gli
rispondono "venerd".
Dove avvenuta la transizione? su quale
meridiano il nostro viaggiatore, se cattolico, deve
gettare il prosciutto, diventato proibito?
ovvio che la transizione deve essere brusca. Si
far in mare o nei paesi che ignorano il nome dei
giorni della settimana. Ma supponete un parallelo
intero sul continente ed abitato da popoli civilizzati
che parlano tutta la stessa lingua e sottoposti alle
stesse leggi, ci saranno due vicini, separati da una
barriera, di cui una dir oggi a mezzogiorno: "siamo a
gioved"; e di cui l'altro dir: "siamo a venerd".
Supponete, d'altra parte, che uno abiti Svres e
l'altro a Bellevue. Non avranno passati otto giorni in
questa situazione senza arrivare ad intendersi sul
calendario; l'equivoco cesser dunque, ma riapparir
altrove, e si avr un movimento perpetuo nel
dizionario dei giorni della settimana.

Questa lettera, signori, allo stesso tempo molto
logica e molto spiritosa, mi sembra risolvere in modo
categorico la precisazione richiesta alla societ di
geografia. S, l'equivoco esiste, ma esiste allo stato
latente per cos dire. Certamente, se un parallelo
attraversasse i continenti abitati, ci sarebbe disaccordo
tra gli abitanti di questo parallelo. Ma sembra che la
natura lungimirante non abbia voluto fornire il motivo
per un'ulteriore discussione. Ha messo prudentemente
tra le grandi nazioni deserti ed oceani. La transizione
dal giorno guadagnato al giorno perso si attua in
modo impercettibile in quei mari che separano i
popoli; ma l'equivoco non pu essere constatato,
perch le navi sono mobili e non restano a lungo su
quest'ampi deserti.

Non c' motivo di insistere ulteriormente, signori,
e riassumer dicendo:

Dal punto di vista pratico:
1 l'accordo sul datario stato fatto dall'adozione
del calendario a Manila.
2 i capitani cambiano la data sul loro libro di
bordo quando passano il 180 meridiano.

Dal punto di vista scientifico: La transizione
ottenuta senza scossoni, sia sui deserti sia sugli oceani
che separano i paesi abitati.

Pertanto in futuro non dovremo assistere allo
spettacolo penoso di due popoli civilizzati che si
armano in guerra e si battono per l'onore di un
calendario nazionale.

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