Corso di Laurea triennale in Filosofia e Scienze Umane
La percezione simbolica come pathos ordinato culturalmente Tesina per il corso di Educazione degli Adulti, anno accademico 2013/2014
Toniolo Enrico, Matricola 835184 Venezia, Aprile 2014
PREMESSA Poich la dottrina di Kant produce in ogni testa che labbia afferrata una fondamentale trasformazione; cos grande, che pu valere come una rinascita intellettuale. [] ; e produce nello spirito unazione tutta speciale, si potrebbe dire immediata, in virt della quale questo subisce un radicale disinganno nelle sue credenze, e di poi vede tutte le cose in unaltra luce. A. Schopenhauer, Proemio alla seconda edizione, Mondo come Volont e Rappresentazione.
Il mondo delleducabilit adulta, vasto e in continua evoluzione, sembra trovare nelle idee pionieristiche di Knowles la sua pi decisiva finalit: quella di permettere ai discenti adulti di imparare ad imparare (per sopravvivere al continuo cambiamento del post-moderno). Tuttavia egli sottolinea come forse ci che distingue leducazione pedagogica dalleducazione andragogica non tanto la differenza degli assunti su cui si fondano le rispettive teorie e le relative pratiche, quanto piuttosto latteggiamento dei discenti. Latteggiamento di cui parla si contrappone alla ricezione passiva dellinsegnamento, tipico delle indagini e dei metodi del cognitivismo come passaggio di pacchetti di informazione, e riguarda quello che lui intende come discente proattivo, ovvero colui che prende liniziativa nellapprendimento, e in quanto adulto si autodirige per un naturale bisogno psicologico sempre pi profondo dindipendenza. La capacit che bisogna quindi stimolare ed indurre non tanto lasettico apprendimento mnemonico, ma piuttosto la capacit di imparare a conseguire nuove conoscenze. Ma come riuscire a far si che un tipo di apprendimento autodiretto permetta di vedere le cose sotto unaltra luce - come sostiene di aver vissuto Schopenhauer dopo aver compreso le dottrine kantiane - invece di immagazzinare semplicemente il significato linguistico nella propria memoria? La mia idea che, ad un certo punto della comprensione attiva dei significati di una determinata teoria, si produca nel fenomeno individuale un cambiamento di prospettive a livello di percezione caricata di mappature simboliche, una modificazione della propria Gestalt pre-conscia, del proprio modo di vedere (letteralmente) il mondo. Questo processo si potrebbe chiamare intuizione attraverso linteriorizzazione riflessiva, e potremmo definirlo di natura top down, dal concetto al simbolo percettivo. La natura del simbolo verr considerata centrale, e sar ipotizzata la sua genesi socioculturale e la sua natura affettiva. Questa percezione simbolica viene considerata preconscia e produttrice del senso dei nostri discorsi posteri (e modificata dai giochi linguistici) e della nostra visione del mondo e delle cose, e si attua nel sentimento. Ai fini della presentazione, questo breve scritto presenter inizialmente alcune considerazioni della Teoria Trasformativa di Mezirow riguardanti la percezione caricata simbolicamente come apprendimento preriflessivo, seguito da un breve accenno riguardante il concetto di simbolo utilizzato da Ernst Cassirer nella sua Filosofia delle forme simboliche, concetto che sembra trovare applicazione alla luce delle teorie di Antonio Damasio sulla coscienza emotiva. Lintento quello di risalire al sostrato simbolico che guida in maniera preconscia il nostro comportamento, la nostra attenzione e la nostra inclinazione rispetto a un determinato evento, in modo da utilizzarlo ed implementarlo a seconda della situazione contestuale e dei nostri bisogni, senza che questo rimanga tacito e fornendo la possibilit al discente di scegliere fra diverse prospettive di significato interiorizzate, con lassunto epistemologico che esse sono vere e false allo stesso tempo (ma alcune pi valide di altre). Il tema si presta ovviamente a notevoli difficolt e fraintendimenti, data la natura metalinguistica e metacognitiva principalmente introspettiva di tale ricerca e la ricognizione a posteriori di unattivit immediata come la presentazione del mondo alla nostra coscienza. Tuttavia credo che tale visione del simbolo possa fornire agli operatori delleducabilit adulta un nuovo strumento, gi in parte utilizzato nellambito dellapprendimento emotivo.
1. LA PERCEZIONE CARICA DI SIMBOLI SOCIO-AFFETTIVI
1.1 MEZIROW: SIMBOLI PRERIFLESSIVI E TRASFORMAZIONE DELLE PROSPETTIVE
Lapproccio seguito da Mezirow per quanto riguarda la Teoria Trasformativa pone una differenza tra i modelli simbolici o esemplari, che proiettiamo con limmaginazione sulle nostre impressioni sensoriali per costruire un significato, e i modelli di aspettativa, che schematizzano e organizzano questi simboli in sistemi. Secondo questo autore infatti i simboli che proiettiamo sulle nostre percezioni sensoriali vengono filtrati attraverso la pi comprensiva prospettiva di significato, che incide nel governo delle attivit di percezione, comprensione e ricordo. Queste prospettive ci vengono insegnate attraverso la socializzazione, che comporta linteriorizzazione delle definizioni, degli assunti e delle tipizzazioni tipiche della cultura di riferimento. Lidea che dei modelli di aspettativa, o delle prospettive di significato, oggetti di unassimilazione acritica possano fungere da schemi di riferimento e da codici percettivi e interpretativi nella strutturazione del significato costituisce la dinamica centrale e il postulato fondamentale di una teoria trasformativa costruttivistica dellapprendimento adulto. J. Mezirow, Apprendimento e trasformazione, p. 12
Mezirow include nellapprendimento trasformativo adulto la percezione, come apprendimento preriflessivo che si determina prima delluso del linguaggio e delle categorie logiche. Si tratta infatti secondo lautore di un processo tacito di revisione e interpretazione dellesperienza accumulata in precedenza, finalizzato a delimitare la parte di esperienza in cui andremo a concentrarci, il nostro costrutto presentazionale fatto di centri di attenzione e di intenzionalit. A questo proposito il filosofo Percy ha sostenuto che ogni percezione conscia unoperazione di riconoscimento, attraverso il raffronto tra lesperienza stessa con un simbolo interiorizzato e appropriato. Il simbolo per Mezirow una forma che incorpora un significato, e implica anche una forma ideale di ci che simboleggia. Essi hanno una funzione esplicativa pi che definitoria: non rappresentano, semmai presentano direttamente, le qualit essenziali a cui fanno riferimento. Sulla scia di Parson, Mezirow fa notare come ancor prima di procedere intenzionalmente allesame cognitivo degli oggetti e degli eventi, abbiamo gi attribuito ad essi un significato: le qualit attribuite al simbolo si proiettano sugli oggetti e sugli eventi nel momento in cui vengono percepiti, in modo da formare unimmagine mentale, ed questa percezione rettificata che viene oggettivata tramite il discorso. Tuttavia, continua Mezirow, bench la consapevolezza simbolica abbia sede nella percezione, possiamo usare la riflessione per affermare il nostro controllo su molte di queste convenzioni sensoriali. Sostiene infatti che i sentimenti, lintuito, i sogni e i cambiamenti che avvengono negli stati psicologici portano a livello consapevole le influenze della costruzione presentazionale. Da queste parole risulta chiara limportanza del simbolo per quanto riguarda la percezione carica di significato, ma lautore pur chiarendo le modalit di acquisizione (richiamandosi alle teorie sovietiche socio-culturali), non ne chiarisce le qualit fenomeniche e la natura, richiamandosi spesso allintuizione. Data lestrema importanza di queste qualit preconsce per quanto riguarda la nostra visione del mondo e la successiva razionalizzazione di questa percezione (attraverso il costrutto proposizionale), avere un controllo intenzionale del proprio apparato simbolico si rivela essenziale per ampliare il proprio spettro di esperienza, per sentire eventuali incongruenze e distorsioni e soprattutto per continuare ad apprendere in un contesto in continua trasformazione.
1.2 CASSIRER: PER UNA FILOSOFIA DELLE FORME SIMBOLICHE
Nel 1920, parallelamente alle difficolt nellottenere la cattedra ad Amburgo, Ernst Cassirer aveva stretto contatto con la cerchia che ruotava attorno alla Biblioteca Warburg. Gi dalla prima visita alla biblioteca, dotata di un particolare ordine logico associativo impresso dallo stesso Warburg, Cassirer si ferm sorpreso dinnanzi allo scaffale intitolato Simbolo, spiegando al suo Cicerone come fosse proprio quello il problema che lo assillava da molto tempo. Un problema che da molto tempo interessava anche Warburg, con il suo tentativo di rendere visibile il simbolo nella mimica e nellarte. Il lavoro di questi due autori su questo particolare fronte ha prodotto notevoli intuizioni. A fondamento della concezione antropologica di Cassirer vi luomo inteso come essere simbolico, giacch la creazione delle forme culturali rappresenta il modo in cui si manifesta lespressione umana. Luomo secondo questi autori giunge a dominare il pathos, in quanto riflesso di pulsioni arcaiche fobiche, a ordinare il caos delle sensazioni, poich crea consapevolmente una distanza tra s e il mondo. Le forme assunte dallespressione sensibile, dalla rappresentazione intuitiva e dal puro significato teoretico corrispondo a diversi gradi di decontestualizzazione e oggettivazione del rapporto tra soggetto e oggetto. Mito e linguaggio qui si presentano come i concetti fondamentali del processo di simbolizzazione, in cui si intrecciano due funzioni creatrici di senso: lespressione, che trasforma le impressioni sensoriali intese nel senso inerente a singole immagini mitiche, e che d stabilit agli affetti; e il concetto, che articola una visione del mondo nella sua totalit. Con la sua opera del 1927, Individuo e Cosmo nella Filosofia del Rinascimento, Cassirer suggerisce come la sua opera non intenda indicare solo come il contenuto della percezione sia posto in relazione con una dimensione storica dellindividualit, ma anche che propria dellindividuo la lotta per trasformare il caos percettivo in un cosmo ordinato. Carattere del simbolo: comprensione dellinfinit in movimento attraverso una limitazione immaginaria, visiva o di segno, dove la facolt del ricordo del creatore funziona attraverso il patrimonio ereditario di valori espressivi coniati dalla tradizione sociale. Tale facolt del ricordo funziona in senso obiettivo come un organo personale grazie a una scelta rivolta a una amplificazione significativa. A. Warburg, Tagebuch der Bibliothek Warburg Berlin 20001, p. 327
Per Warburg, ma anche per Cassirer, le forme simboliche costituiscono gli elementi della grammatica del pensiero e dellespressione, e sono la rappresentazione del rapporto tra significante e significato. In sostanza mito, arte, linguaggio e conoscenza teoretica cooperano al processo di creazione della distanza spirituale, in quanto tappe sulla strada che dallambito in cui lanimale vive ed opera conduce allo spazio del pensiero e della intuizione, cio a un nuovo orizzonte spirituale. Warburg aveva compreso che quello che stava dietro le opere darte era in realt espressione di unenergia, di un pathos, e proprio di tale contenuto espressivo aveva cercato di individuarne una grammatica. In questa brevissima introduzione sono state tralasciate numerose osservazioni pi specifiche sul modello neokantiano di Cassirer, e di molte altre implicazioni nelle scienze filosofiche. Tuttavia si ritiene che il concetto di forme simboliche utilizzato dal filosofo possa aiutare ad entrare nel difficile mondo semantizzato creato dalla nostra percezione, proprio soffermandosi sulla natura pulsionale ed energetica di tale potenziamento percettivo e sul patrimonio culturale che ha prodotto queste visioni mitiche del mondo, prima dellulteriore distanza creata grazie allastrazione concettuale. Preso sotto questa particolare angolazione (che tralascia i numerosissimi spunti di Cassirer) cercheremo di valutare la sua utilit rispetto allapprendimento autodiretto come trasformazione delle prospettive di significato (o mondi simbolici), addentrandoci allinterno di questi simboli socio-affettivi grazie alle teorie di un grande neuroscienziato.
1.3 ANTONIO DAMASIO E LA RAGIONE COME SENTIMENTO il fatto che i sentimenti siano eventi mentali importante per la seguente ragione. Essi ci aiutano a risolvere problemi non standard che implicano creativit, giudizio e processi decisionali, e che richiedono l'esibizione e la manipolazione di grandi quantit di conoscenza Antonio Damasio, Alla ricerca di Spinoza, Adelphi, p. 215
Ne Lerrore di Cartesio, Antonio Damasio, una delle figure internazionali di spicco nellambiente neuroscientifico, compie il tentativo di unificare mente, cervello e corpo, sulla base di dati rigorosamente scientifici. Partendo da alcuni casi clinici, come quello di Phineas P. Cage, egli cerca di dimostrare che l'idea dell'esistenza di un pensiero puro, di una razionalit non influenzata da emozioni e sentimenti, non ha riscontro nella realt. La nostra mente, secondo Damasio, non strutturata come un computer, in grado cio di presentarci un elenco di argomenti razionali a favore o contro una determinata scelta. La mente umana agisce in maniera molto pi rapida (anche se meno precisa): prende in considerazione il peso emotivo che deriva dalle nostre precedenti esperienze, fornendoci una risposta sotto forma di sensazione viscerale. L'errore di Cartesio stato quello di non capire che l'apparato della razionalit non indipendente da quello della regolazione biologica, e che le emozioni e i sentimenti spesso sono in grado di condizionare fortemente, e a nostra insaputa, le nostre convinzioni e le nostre scelte. Nelle sue successive trattazioni specifica come la coscienza di s non emerge tutta in una volta, ma comincia ad affiorare nel proto-s, la struttura cerebrale che rappresenta delle mappe, cio le prime immagini mentali delle funzioni corporee da cui scaturiscono a loro volta i sentimenti primordiali. Le strutture che creano le mappe e le immagini sono localizzate a livello subcorticale nel tronco encefalico superiore. Quindi, secondo Damasio, il cervello comincia a costruire la mente cosciente nel tronco encefalico, e i sentimenti primordiali che ne scaturiscono sono le manifestazioni immediate della capacit di sentire in funzione del corpo. Qui non abbiamo ancora la coscienza, che ha inizio quando il s affiora alla mente, in particolare nel s nucleare (che riguarda la relazione fra lorganismo e loggetto mappato) e nel s autobiografico. Il s scaturisce dallintervento di numerose aree cerebrali della corteccia cerebrale e delle strutture subcorticali e non devessere considerato il punto di partenza del processo, ma semmai un punto di arrivo. Cervello e corpo dunque si influenzano a vicenda. Le mappe percettive dei nostri stati corporei diventano sentimenti corporei grazie allesistenza di sentimenti primordiali (che nascono dai nuclei del tronco encefalico superiore e che sono parte integrante dei meccanismi di regolazione dei processi vitali) che precedono qualsiasi interazione fra i meccanismi di regolazione dei processi vitali e gli oggetti. Il cervello inoltre in grado di creare mappe che simulano certi stati del corpo (in un certo senso li anticipano) come se si stessero effettivamente verificando. Secondo Damasio i cervelli complessi, per simulare i propri stati corporei, si servono di un circuito fisiologico come se, da cui deriva anche la capacit di simulare gli stati corporei equivalenti negli altri in base alla funzione dei neuroni specchio. La posizione di Damasio nel campo delle neuroscienze di fondamentale importanza, soprattutto per le ricerche che lo hanno portato a identificare le aree neuronali implicate nei processi emotivi. A partire da ci egli riuscito a dimostrare lintervento delle emozioni quando prendiamo delle decisioni e operiamo delle scelte. Il suo punto di vista rivoluzionario riguarda proprio lo studio sulle emozioni come base del funzionamento della mente: non esiste dunque la ragione cartesianamente staccata dalle emozioni prodotte dal corpo. Non c dualismo mente-corpo, ma semmai il loro stretto collegamento che parte proprio dallazione del corpo che, con le emozioni, fornisce al cervello la materia prima da cui si origina il pensiero.
2. CONCLUSIONE Popper sosteneva che tutti i punti di vista sono preconcetti, e che nessuna esperienza consapevole libera dallinterpretazione. La teoria trasformativa aggiunge che anche ci che avviene fuori dalla consapevolezza soggetto di interpretazione. []La teoria trasformativa differenzia le funzioni degli schemi classificatori che si riferiscono al prelinguistico (entit, dimensione, direzione, spazio, sequenza) dagli schemi che dipendono dalla padronanza del linguaggio. Essi fissano le priorit, stabiliscono la pertinenza e determinano loggetto dellattenzione, e solo gli schemi pi frequentemente attivati nella sfera pre-conscia raggiungono la soglia di consapevolezza. J. Mezirow, Apprendimento e trasformazione, p. 46
Tiriamo le fila del discorso dopo questa breve presentazione delle idee di questi tre autori, cercando di verificare se lintreccio tra le loro teorie pu portare a un qualche elemento descrittivo utile per la nostra ricerca. Il nostro intento iniziale era quello di capire come linteriorizzazione di una determinata teoria proposizionale possa entrare nel campo presentazionale delladulto, cio in che modo una visione del mondo coerentizzata linguisticamente possa essere assimilata dalla nostra percezione, e come ci permetta di vedere le cose sotto unaltra luce. Attraverso i nostri tre autori abbiamo cercato di negoziare un significato pi discriminatorio e inclusivo di simbolo: rintracciandolo con Mezirow nella zona preconscia della nostra percezione come schema (o prospettiva) di significato generato socioculturalmente che indirizza la nostra attenzione e direzione dagire; con Cassirer e la sua Filosofia delle forme simboliche ci siamo concentrati sul simbolo come mezzo ordinatore del caos percettivo per dare stabilit agli affetti, e abbiamo considerato la sua idea antropologica di uomo come animale simbolico, dipendente da un mondo semantizzato che non pu fare a meno del mito o dellarte come sostrato culturale affettivo e che implica unamplificazione percettiva e significativa; grazie a Damasio infine abbiamo avuto una prospettiva scientifica che conferma alcune delle nostre ipotesi, cio che il simbolo (o quello che lautore chiama marcatore somatico) viene dalle nostre emozioni pregresse e anticipa qualsiasi processo di ragione, attraverso la creazione di immagini mentali impregnate di affettivit che danno il senso alle nostre azioni e ai nostri discorsi. Ora, Mezirow sostiene che leducabilit adulta si basa sulla trasformazione delle prospettive di significato che, dopo una riflessione sulle premesse, si rivelano distorte o non pi valide e vengono rimpiazzate con altre prospettive migliori. Lindagine fin qui condotta non riguarda la validit, che viene considerata contestuale, quanto piuttosto il modo di interiorizzare le conoscenze fino a farle approdare nella nostra sfera preconscia. Prendiamo ad esempio la dottrina kantiana e Schopenhauer. I sistemi filosofici tendono ad essere totalizzanti dellesperienza umana, e potremmo tranquillamente considerarli come prospettive di significato razionalizzate. La nostra ipotesi che durante lo studio di simili sistemi di conoscenza sia necessario utilizzare il dispositivo biologico sottolineato da Damasio, che lui stesso chiama il come se, cercando di percepire il mondo che ci circonda e noi stessi sotto lottica di ci che stiamo leggendo attraverso un decentramento e una immedesimazione. Si tratta quindi di modificare la nostra Gestalt, cercando di sentire il mondo come ci viene presentato dalla teoria in esame, e fissare questa percezione come un simbolo appropriato da poter richiamare secondo occorrenza. Se questa visione ci appare coerente e funzionale in determinati ambiti, saremo spinti inevitabilmente a guardare le cose sotto quella luce, ma con la consapevolezza che si tratta solo di un determinato modo di percepire la realt che noi stessi abbiamo creato e che vi sono infinite visioni del mondo. Il mondo visto con gli occhi kantiani per esempio disillude da tutte le aspettative metafisiche (considerate come categorie del nostro intelletto piuttosto che oggetti reali) e piomba il soggetto allinterno del suo fenomeno. Lipotesi che un set di prospettive di significato radicate nella percezione simbolica attraverso la partecipazione emotiva possa fornire altrettante visioni del mondo capaci di considerare qualsiasi evento sotto molte prospettive (ma mai sovrapposte una allaltra, penso per esempio al quadro della giovane e dellanziana utilizzato nelle teorie sulla percezione, in cui impossibile vedere entrambe nello stesso tempo), e possa permettere un controllo preconscio attraverso il riconoscimento del simbolo percettivo che stiamo utilizzando nel corso di una determinata indagine o azione, come una determinata disposizione verso noi stessi e il mondo. Questo tipo di apprendimento richiede una forte immaginazione e la capacit di vedere i concetti, in modo da poter considerare le relazioni tra questi non in base ai giochi linguistici o alla totalit dei discorsi, ma considerate nella loro integrazione alla percezione (considerata sia come propriocezione che esterocezione) e quindi alla relativa coerenza e funzionalit rispetto ad una determinata prospettiva. Dato che questa ipotesi prevede non una sola cornice di riferimento, ma pi cornici intercambiabili i cui assunti sono fissati emotivamente e che sovraintendono gli schemi di significato derivati, la verit dei sistemi interiorizzati diventa solo una visione del mondo validata dalla sua effettiva percepibilit, sempre alla ricerca di unulteriore alterit e integrazione. Ritengo infine che proprio in questa zona simbolico-percettiva possiamo trovare una delle motivazioni pi pregnanti per quanto riguarda la volont di apprendimento autodiretto:
Che cos la felicit? La sensazione che la potenza cresce, che si sta superando una resistenza. F. Nietzsche, LAnticristo.
BIBLIOGRAFIA
-Jack Mezirow, Apprendimento e Trasformazione, Raffaello Cortina Editore, Milano 2003 -G. P. Quaglino, Autoformazione, Raffaello Cortina Editore, Milano 2004 -E. Cassirer, Individuo e Cosmo nella filosofia del Rinascimento, Bollati editore, Torino 2012 -E. Cassirer, Filosofia delle forme simboliche, La nuova Italia editore, Firenze 1966 -A. Damasio, Lerrore di Cartesio. Emozione, ragione e cervello umano, Adelphi, Milano 1994 -A. Damasio, Il s viene alla mente. La costruzione del cervello cosciente., Adelphi, Milano 2012