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EeNST t<A-NTORO!

r-JICZ
V. n papato tedesco
1
ll duomo di Bamberga custodisce la tomba di un imperatore
e quella diun papa. Enrico II, fondatore del duomo, e l'unico
imperatore tedesco che sia stato santificato dalia Chiesa; papa
Clemente II e l'unico papa sepolto in Germania. II suo insolito
sarcofago si trova nel mezzo del coro consacrato a san Pietro.
La sua Singolarita dipende dalia divisione spaziale, che non e
ne cristiana ne romana, dei bassorilievi che lo decorano e che
ricordano piuttosto le rappresentazioni ellenistiche dell' epo-
ca post -classica. I bassorilievi non sono stati finora datati eon
certezza e nemmeno interpretati nella loro composizione. Una
figura combatte eon un leone, un' al tra doma un drago, sulla
parete opposta una ] ustitia dagli occhi bendati eon spada e hi-
lancia, poi una donna rovescia il eontenuto di una brocca di
terracotta in un' altra, infine, la figura di un uomo visto di spal-
le, mezzo rannicchiato, tiene nella sua mano destra una brocca
di terracotta e ne versa il contenuto. In maniera arbitraria si
e voluto interpretare la figura maschile come quella di un dio
fluviale e le altre quattro figure come virtu. Ma la spiegazione
non soddisfa. Le figure delia tomba papale di Bamberga restano
enigmatiche. Molte cose lo sono in questo duomo che, eon le
tombe di un santo imperatore e di un papa tedesco, simboleg-
gia l' ordine medievale del m on do nella sua perfezione. Dentro
1
Deutsches Papsttum, scritto nel1933, letto alla radio Reichssender Ber-
lin nel1935, nella trasmissione Vom Schicksal des deutschen Geistes curata da
Wolfgang Frommel. Pubblicato per la prima volta in "Castrum Peregrini",
n. 12, 1953,7-24.
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le sue mura il duomo accoglie insieme il cavaliere di Francania
e la sibilla di Galilea, figure ugualmente nobili di un' ecclesia
trionfante, ma senza troppo clamore, e diuna sinagoga discreta
neli' espressione del suo lutto. Questo duomo resta, al di la dei
vecchi e nuovi luoghi di culto, il vero santuario dei E
questo e .tan to piu vero, quanto meno damo re n e accompagna
la festa. Esso resta la Delfi dei pochi tedeschi che non ignorano
Apollo. /
Clemente non fu il primo papa tedesco, ma il primo a rap-
presentare un papato fondato dali'impero medievale.
U n papato tedesco! Parlare d{ un papato tedesco, sostenere che
ci sia stata uri' epoca in cui i tedeschi sono stati i legittimi pos-
sessorj del piu alto potere spirituale, puo sembrar sorprenden-
te. Infatti, per sua natura, il papato non appartiene a nessuna
nazione. Sorto dal primato vescovo di Roma, successore di
Pietro e rappresentante di Cristo, o addirittura si.ffiilitudine di
Cristo stesso, non ha mai smesso di essere un papato romano.
Romano e pero soloun altro modo, piu manifesto, dire
universale, ossia per indicare l'intera oikoumene, che com-
prendeva tutto il mondo abitato. Non per nulla degli epiteti
attribuiti al papa sono rimasti solo questi due: <<.papa romanus
et universalis. Nei secoli- eon alcune interruzioni sino al X
secolo - era abituale eleggere il papa tra il dero romano. Da
quattro secoli, d' al tra parte, i popoli sono abituati a onorare
'\
esclusivamente degli italiani come portatori delia triplice co-
rana. Una discendenza, certamente!, ma questa discendenza
suona preoccupante, perche ha talora evocato il pericolo che il
papa fosse riconosduto solo come vescovo delia citta di Roma
o come primate delia chiesa nazionale italiana, ma non come il
papa universale. In ogni <;aso, non c' e nessuna legge di diritto
canonico che prescriva la nazionalita dei papi - al contrario:
de jure ancora oggi ogni uomo cattolico puo essere elevato dal
dei. cardinali alla massitna dignita delia Chiesa, e nelle
epoche in cui il papato ancora rdominava il mondo, in effetti i
popoli occidentali si sono susseguiti nelie cariche delia Santa
Sede. Da una cosa, tuttavia, il papato e stato risparmiat'o: dal ri-
dursi a una forma di presidenza di un' allean?a dei popoli, in cui
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r J
) -
IL PAFATO TEDESCO 125
questi si alternino in ordine alfabetico. Semplicemente, per la
Santa Sede vale una regola piu intelligente. Se ci sono state epo-
che, nelle quali anche uomini di altre nazioni hanno ricoperto
la carica di Ponti/ex Maximus romano, tuttavia decisiva era la
qualita dei popoli che li esprimevano: la nomina del papa pote-
va spettare a questo o a quest' altro po polo, che avesse assunto
spiritualmente, politicamente e umanamente l' eredita virtuale
di Roma e che fosse in quell'epoca il portatbre dell'idea roma-
ha, ower"''"il portatore dell'idea diun impero universale e del
senso del mondo. E come appartenente a un popolo a sua volta
parte di un impero universale,. in questo senso romanoJ anche
il papa manteneva la sua romanita e il suo universalismo - e
lo faceva meglio di quando il papato si smarriva in una Roma
decaduta a citta di provincia o negli affari del provincialismo
italiano. Esiste un mutuo rapporto che consiste in questo: tanto
meno provinciale e in un determinato momento il papato e tari-
to piu universale e romano secondo la sua sostanza, quanto piu
puo sopportare deinon-romani e degli stranieri come pastori
e, viceversa, dipende dai popoli, dal loro eontenuto romano-
universale, quale di loro possa reclamare per se la Santa Sede.
E naturale che, nella sua ora, anche il popolo tedesco abbia
occupato il papato, come hanno fatto altri paesi, in- particolare
!'Italia, la Francia, la Spagria e, occasionalmente,
Infatti, anche la Germania e stata una volta romana, cioe
universale e mondiale. Detto questo, e sorprendente che il pri-
mo tehtativo di creare un papato tedesco sia stato intrapreso
p roprio da quell'imperatore ,che viene solitamente accusato di
aver romanizzato i tedeschi, il giovane imperatore dei Sassoni
Ottone III, la meraviglia del mondo, che poteva annunciare
felice al suo maestro e amico: N ostro, nostro e l'impero roma-
no? Se eon questo imperatore inizia davvero la romanizzazio-
ne, l'universalizzazione dei tedeschi, di cui oggi ci si vergogna,
allora e logico incontrare proprio nel suo tempo per la prima
volta un tedesco sui Soglio di Pietro.
ll papa che Ottoneiii aveva insediaio- Gregorio V-, grazie
alla cui nomina l'imperatore intendeva instaurare il suo domi-
nio a Roma durante la sua prima campagna in Italia, dove do-
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minava il potente romano Crescenzio, a capo di uno dei partiti
delia nobilta, non ha lasciato tracce profoncle all'interno delia
struttura gerarchica, per quanto movimentato sia stato il suo
pontificato. Infatti, il giovane sacerdote, a cui in quel tempo fu
attribuito il papato, figlio del duca di Carinzia, nipote di Ottone
il Grande e percio cugino deli'imperatore, ebbe la vita stronca-
ta - probabilmente da un avvelenamento - dopo soli due anni
di regno. Dei suo governo restano tuttavia degne di nota due
cose. Indimenticabile resta innanzitutto l'iml'Il:.agine di questa
coppia, l'imperatore quindicenne e suo cugino, papa a venti-
quattro anni; indimenticabile anche come entrambi questi bam-
bini, posti insieme sopra il mondo, a un tempo parenti e amici,
discussero nei loro appartamenti lateranensi e andarono ben al
di la dei sogni e delie loro speranze, sino a inscrivere i loro
nomi nelia storia delia citta di Roma, eon quella crudelta tipica
dei bambini e dell'infanzia, il sangue del romano Cre-
scenzio e di un antipapa greco
2
In secondo luogo, e da notare
che questo imperatore, che a causa delia sua giovane eta condus-
se l'impero tedesco per molti aspetti ad una maturita precoce,
aprl per primo la strada alla politica papale dei suoi successori.
L' obiettivo che Otton e III anticipo per tutt' altre considerazio-
ni, quello di non scegliere piu il papa tra il dero romano, ma di
imporre degli stranieri, riuscirono a realizzarlo i suoi successori,
grazie a una pianificazione piu ampia e piu efficace di quanto
non fosse stato a lui possibile. Solo dopo di lui doveva iniziare
l' epoca del papa to tedesco, se possiamo chiamarla cosl. Questo
non accadde sicuramente dali' oggi al domani. Ottone III aveva
provato a mettere un tedesco a capo delia Chiesa, mentre i suoi
successori, Enrico II e Corrado II, il primo Salico, dedicarono i
loro sforzi piuttosto alla questione dei membri delia Chiesa ro-
mana. In Italia, sino ai giorni di Ottone III, erano stati nominati
vescovi solo degli italiarti. Fu un segno deli'universalizzazione
dei tedeschi che Otton e III rompesse anche eon questa tradi-
zione, elevando all'importante carica di metropolita delia citta
di Ravenna prima il suo maestro Gerberto, piu tardi papa eon il
2
[In realta italiano, ma nato in territorio bizantino: Giovanni XVI.]
IL PAFATO TEDESCO 127
nome di Silvestro II, un burgunda, e poi come suo successore il
sassone Federico. Con questo atto egli porto per la prima volta
un tedesco a un soglio vescovile in Italia. Tuttavia rimase un
caso isolato, un' eccezione. Solo eon Enrico II si estese in Italia
il sistema delia Chiesa Imperiale ottoniana, quando egli assegno
le diocesi vacanti italiane soprattutto a sacerdoti tedeschi e in
particolare a quelli che erano stati cappellani delia cappella
reale, uomini che godevano dunque delia sua fiducia. L'impera-
tore Corrado II segulla stessa politica e quando, nell' anno l 03 9,
Enrico III san al potere, l' episcopato italiano contava gia su una
forte presenza tedesca. Per esempio, sull'importante soglio pa-
triarcale di Aquileia si trovava un conte tedesco, a cui egli diede
come successori prima il cancelliere tedesco Eberardo, vescovo
di Augsburg, e poi un prevosto di Speyer. E come il patriarcato,
cosl vennero rette da vescovi tedeschi anche le diocesi suffraga-
nee di Vicenza e Padova, Treviso e Verona e altre ancora, tra cui
quella dell'Istria. Cosl era nella zona di Ravenna e cosl anche in
altre diocesi, e anche nella diocesi piu meridionale dell'impe-
ro, quella di Benevento, scopriamo all' epoca di Enrico III un
vescovo bavarese. Se si considerano inoltre i frequenti rappor-
ti dell'imperatore eon i monasteri italiani, i cui abati potevano
giocare anche politicamente un ruolo importante, e }'influenza
tramite messaggeri imperiali e legati, bisogna convenire che alla
meta d<;!ll'XI secolo erano state create le condizioni per costru-
ire un papato tedesco.
Furono innanzitutto le condizioni delia citta di Roma a ren-
derio necessario. Infatti a Roma governava la pornocrazia. Le
casate nobiliari dei Crescenzi e dei conti del Tuscolo si oppo-
nevano l'una all' altra eon i soliti mezzi: l' omicidio, la violen-
za, il mercimonio, la truffa, per occupare il Soglio di Pietro, di
cui si impossessavano a turno. n peggio venne pero raggiunto
quando i conti del Tuscolo innalzarono a papa nell'anno 1033
il giovane Teofilatto, un ragazzo delia loro famiglia che aveva
soli vent' anni e che, protetto dai suoi fratelli, pote risiedere
indisturbato in Laterano, dando sfogo alla sua virilita, dopo
che aveva trasformato in bordelio il palazzo papale, teatro di
squallidi divertimenti desolati, di orge e di baldorie. Non si puo
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neppure dire che Benedetto IX- cosl si chiamava questo Bacco
papale del Tuscolo- avrebbe corrisposto alla visione nicciana
di un Cesare Borgia come Papa: per questo gli mancava non
solo la grandezza, ma anche la tensione, che solo la consapevo-
lezza di avere una posterita riesce a realizzare. Corrispondeva,
piuttosto, all'immagine dei monaci sodomiti, degli ecclesiastici
lascivi e di un dero interamente depravato che Pier Darniani
aveva delineato nel suo Liber Gomorrhianus. Benedetto era solo
figlio delia sua epoca e del suo ambiente. Tuttavia aRomail
popola arrivo a ribellarsi. Un antipapa, Silvestro III, venne im-
pasto, ma venne anche nuovamente cacciato via dai conti del
Tuscolo e da Benedetto IX, che riprese lo stesso scandaloso stile
di vita di prima, sino a che un capitano del popola ramano e
buon conoscitore di uomini gli diede sua figlia in spasa. Per
sposarla, Benedetto si decise a vendere la tiara papale. Con un
vero e proprio contratto di vendita trasferll'insozzato Soglio di
Pietro a un uomo pio, Giovanni Graziano, che si diede il nome
di papa Gregorio VI e che sperava di salvare il papato median te
questo acquisto simoniaco. Ma Benedetto IX non rinuncio de-
finitivamente a tutte le sue smodate ambizioni, nonostante gli
fosse stato concesso di mantenere l' o bolo di San Pietro: riap-
parve all'improvviso a Roma e provo a sedersi nuovamente sui
sacra tron o papale che aveva venduto. Anche l' antipapa messo
al bando, Silvestr III, aveva ancora dei sostenitori, cosicche in
effetti c' erano tre pap i a contendersi il governo spirituale. Con
(
questa triacle di pap i si concluse l' epoca dionisiaca dei successo-
ri di Pietro, che doveva ripetersi ancora una volta 500 anni piu
tardi al tempo dei Borgia.
Non si puo misconoscere cio che in tali epoche, spesso ri-
correnti, accade per un' esigenza intrinseca alla vita: in un primo
m omen to l' ebbrezza che consegue al caos conduce necessaria-
mente a una rifondazione del cosmo per opera di altre forze. In
questo caso porto alla riforma gregoriana, fondata sullo spirito
severo di Cluny. Gia da lungo tempo i monaci dell' abbazia di
Cluny lavoravano a una riforma, all'inizio solo dei monasteri,
ma presto anche di tutta la Chiesa, per una purificazione del
dero, per la cancellazione delia simonia e del matrimonio dei
IL PAFATO TEDESCO 129
preti, per l' affrancamento del potere spirituale dalia protezione
terrena, per l' elevazione del papa to da una condizione provin-
ciale e legata alla situazione delia citta di Roma a una condizio-
ne che fosse universale e romana in senso imperiale.
mov en t a creare all . fin e la . fu
il c ra re e on1 o de deT destinoa fat' sl che, non i
militanti di Cluny, maproprio l'imperatore tedesco fosse scelto
per aiutare la realizzazione di queste idee eon tutti i mezzi pel
suo potere e delia Chiesa Imperiale, e che proprio l'imperatore
tedesco, il rappresentante deli'unico potere occidentale che in-
carnasse allora un sentimento universale romano, fosse destina-
to a reggere la staffa ai papi riformisti, affinche questi salissero
in sella e superassero il successore designato dall'imperatore.
Chiaramente la minaccia proveniente da nuove forme di potere
viene avvertita solo quando queste si sono ormai instaliate al
comando. Allora, come un boomerang, colpiscono in maniera
martale e senza scampo p roprio colui che ha loro a perto le por-
te del dominia, credendo di poter approfittare di tali poteri per
. . .
1 propn scop1.
. E fuor di dubbio che l'imperatore Enrico III si sia lascia-
to guidare dall'idea riformista cluniacense sin dal momento
dell' eleziane dei primi pap i tedeschi. Al su o arrivo in Italia nel
1046, prima a Pavia e poi a Sutri dove tenne dei sinodi, egli
affermo che la dignita dei tre papi presenti in quel momento
era smarrita. Si trattava per lui evidentemente innanzitutto di
avere solo dei tedeschi come papi, per purificare la stalla ro-
mana eon le provate virtu tedesche delia fedelta e dell' effi.cien-
za. Egli propose il trono papale inizialmente ad Adalberta, ar-
civescovo di Brema e di Amburgo, bizantino di nascita, uno
deipiu grandi principi delia Chiesa nelia Germania medieva-
le. Adalberta, pero, rifiuto la proposta, lui che nelia sua sede
arcivescovile nordica si comportava gia da papa eon le chiese
scandinave a lui allora sottomesse Coslla scelta deli'imperatore
cadde su un vescovo tedesco del suo entourage, Suidgero di
Mayendorf, vescovo di Bamberga, che da papa prese il nome
di Clemente II. Ma nessuno di questi principi delia Chiesa
aveva nulla a che fare eon il movimento riformista, sicche era
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evidente che l' aspiraziane deli'imperatore mirava unieamen te
alla realizzazione delia Chiesa Imperiale, delia quale il vescovo
romano sarebbe dovuto essere il primate. Aumentare il potere
universale del primate imperiale era pero del tuttoin sintonia
eon la politica imperiale anch'essa ugualmente universale: il ve-
scovo di Roma era eonsicierato quasi come capo di una Chie-
sa universale propria deli'impero e questo tratto emerse tanto
piu chiaramente in quanto il papa rimase principe dell'impero
e com e tale vassallo deli'imperatore. Ve.nne introdotta, r infatti,
una regola singolare e insolita: contro ogni uso ecclesiastico, i
tedeschi che diventavano papi non rinunciavano a mantenere
illoro seggio arcivescovile in patria anche dopo lanomina pa-
pale. Per esempio, Clemen te II rimase vescovo di Bamberga e
eon cio principe deli'impero tedesco, ancora dopo la sua in-
tronizzazione a papa. Come papa prestava dunque servizio un
vescovo attivo ali'interno delia Chiesa tedesca, il che vuol dire:
un principe deli'impero, legato in vassallaggio all'imperatore,
prestava servizio come vescovo di Roma - il piu stretto legame
che si possa immaginare del papato eon la Germania. In questa
. vicenda possono certamente aver avuto voce in capitolo anche
motivi personali del papa, nonche vescovo di Bamberga. In-
fatti Papa Clemente amava la diocesi di Bamberga, che gli era
stata affidata, di un amore quasi passionale. Ancora sei giorni
prima di morire scrisse a Bamberga una lettera piena di calore:
L' assenso del sublime Essere divino ci diede la sua gioiosis-
sima sorella Bamberga come sposa legittima e la sua Grazia
fu generosa eon noi, prima ancora che eon i re delia terra, per
quanto noi eravamo in grado di accoglierla. Certamente nessu-
no sposo dimostro nei confronti delia sua sposa una fedelta piu
pura e un amore piu ardente, di noi per Te, e mai ci venne in
m en te di abbandonarTi e di legarei ad un' al tra. E io non so a
quale deliberazione divina si debba che io venni legato alla Ma-
dre Tua e di .tutte le Chiese e venni cosi sottratto a Te, seppure
mai interamente. Cosi parlava questo papa alla sua diocesi in
patria, da cui non si era mai diviso e cui duomo accolse le sue
spoglie mortali, quando st" spense nel1047 a Pesaro, dopo un
pontificato durato neanche dieci mesi.
IL PAPATO TEDESCO 131
Come suo successore era ovviamente ammissibile di nuovo
solo un vescovo tedesco. Dopo il sassone fu un bavarese, il
vescovo di Bressanone, a diventare papa eon il nome di Da-
maso II. Ma il suo pontificato duro ancora meno: Damaso II
morl dopo 23 giorni. Nuovamente Enrico dovette designare
un successore, quando i messaggeri da Roma gli portarono a
Frisinga la notizia delia morte di quest'altro papa tedesco. An-
che in questo caso la scelta - e del resto non poteva essere
diversamente- caddesu un membro delia Chiesa Imperiale.
Ma qui p6ssiamo osservare molto chiaramente un' oscillazione
nelia politica imperiale. I primi due papi tedeschi, .che prove-
nivano entrambi dalia Germania in senso stretto, non erano
stati in grado c!,i condurre il papato fuori dalia sua irrilevanza
provinciale, verso un'autorevolezza universale, come l'impera-
tore si era augurato. Non basta la breve durata dei due pontifi-
cati a giustificare questo fatto: entrambi i papi avevano dovuto
combattere contro notevoli resistenze a Roma e non avevano
trovato alcuna considerazione presso gli altri poteri deli'Occi-
dente. Puo essere che per questo motivo anche l'imperatore si
mostrasse ora interessato ali'influenza di Cluny che permea-
va generalmente l'Occidente. In ogni caso, la sua clecisione di
trovare il nuovo papa unicamente ali'interno dei confini delia
Germania era chiara sin dali'inizio. Enrico III cercava ora il
nuovo papa nel territorio a ovest del Reno, che apparteneva si
ali'Impero, ma che era piu a perto verso !'Europa. Egli rivolse la
sua richiesta innanzitutto ali' arcivescovo borgognane Alinardo
di Lione, che gia una volta, durante l'investitura a vescovo di
questa citta, aveva rifiutato di giurare fedelta ali'imperatore
in quanto monaco. Poi, quando Alinardo rifiuto la proposta,
l'imperatore si decise per il vescovo Bruno di Toul, un l s z i ~
no di nascita delia casata dei conti di Dagsburg, imparentato
da vicino eon l'imperatore, cresciuto in Lotaringia, il territorio
intermedia tra la Francia e la Germania, dove- come dice un
biografo contemporaneo del papa - i tre regni - Germania,
Francia e Borgogna- s'incontrano e dove il movimento rifor-
mista che partiva dalia Borgogna si era gia sviluppato efficace-
mente. Bruno di Toul, che fu papa eon il nome di Leone IX,
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un uomo di cui i contemporanei lodano unanimemente l' in tera
personalita, il sapere, la consapevolezza, la devozione e l' elo-
quenza, ha corrisposto pienamente ai desideri dei riformisti,
anche quando non a quelii deli'imperatore. E stato detto che
grazie a lui tutte le aspirazioni delia Chiesa sono state rinnovate
e nuovamente rifondate e che e sorta al mondo una nuova luce.
E, in effetti, eon lui e b be inizio una nuova epoca nelia storia
del p p t o ~ Con lui la Chiesa ebbe per la prima volta nuova-
mente un papa universale. Ma eon lui il nodo inizio anche a
stringersi e si annuncio l'inevitabile tragedia tedesca.
Gia l'ingresso del nuovo papa a Roma ebbe luogo secondo
modalita molto diverse da quelie deli'intronizzazione dei prece-
denti papi tedeschi.-Leone IX si presento come rappresentante
delia riforma delia Chiesa non accompagnato da soldati armati
e da fasti principeschi, ma come peliegrino scalzo, accompa-
gnato dal solo giovane chierko Ildebrando, che piu tardi di-
venne papa eon il nome di Gregorio VII, e da tre principi delia
Chiesa provenienti dalia riva sinistra del Reno, da Metz, Toul
e Treviri. Nonostante la nomina imperiale a papa, egli pretese
la clebita votazione legale da parte del dero roman o e la ot-
tenne. Egli si presentava, tuttavia, come papa tedesco. Come
i suoi predecessori, Leone IX mantenne la diocesi di Toul,
almeno temporaneamente. Come loro, anch'egli rimase prin-
cipe deli'impero tedesco e la germanizzazione deli' ambiente
papale crebbe notevolmente rispetto ai papati precedenti, dato
che Leone IX chiamo presto come suoi coliaboratori a Roma
numerose e importanti personalita dalia Lotaringia. Ma proprio
la scelta di questi uomini in quelia che allora era la provincia
spirituale deli'impero mostra bene che essi vennero nominati
piu per la loro vicinanza al movimento riformista, che per il fat-
to di essere tedeschi. Dovette diventare presto evidente che gli
interessi delia Chiesa Imperiale e il papato universale avevano
ognuno la sua propria legge e che per forza di cose andavano in
direzioni diverse.
L'imperatore non poteva certo lamentarsi diuna mancanza
di attenzione' da parte del nuovo papa nei confronti delia Chie-
sa Imperiale. Ogni anno Leone IX soggiornava molti mesi in
IL PAFATO TEDESCO 133
Germania, teneva presenti le chiese e i monasteri tedeschi, in
particolar modo quelli delia sua regione in Alsazia e in Lotarin-
gia e rimase sempre in contatto diretto eon la corte, trattando
insieme all'imperatore quasi tutte le questioni piu importanti.
Tuttavia questo papa instancabilmente visito tutti i paesi delia
Chiesa, che convoco sinocli su sinocli e cosl conobbe anche le
questioni delie altre chiese, non era piu semplicemente un papa
tedesco. I suoi documenti mostrano piuttosto come egli otten-
ne credito in Occidente come papa universale, in Italia, Fran-
cia e Inghilterra. Ma proprio lo stretto legame eon la Chiesa
Imperiale tedesca era d' ostacolo a questo compito universale,
per esempic quando, su indicazine deiloro re, i vescovi fran-
cesi non presero parte al concilio convocato a Reims o quando
Leone IX, nel conflitto che lo opponeva ali'arcivescovo tedesco
di Ravenna, dovette decidersi centro di lui e in questo modo
anche centro l'imperatore, la cui posizione era gia p roblematka
nel vecchio esarcato di Ravenna. O come, piu tardi, si presento
il caso di un conflitto tra il patriarca veneziano di G rado e il pa-
triarca tedesco di Aquileia, e Leone IX prese posizione centro
quest'ultimo. Cio ebbe come risultato che, per quanto riguarda
la politica ecclesiastica, le diocesi istriane dipesero d'ora in poi
da Venezia e non piu dalia tedesca Aquileia. Simili vicende, che
oggi possono anche sembrarci cose di poco conto, ma che al-
lora non lo erano di certo, condussero alla fine all' abbandono
da parte di Leone IX delia sua diocesi di Toul per poter agire
liberamente all'interno delia Chiesa universale. Certamente si
tratta ai nostri occhi di un atto puramen te simboli co! Eppure
non si trattava di una astuzia escagitata ad hoc, ma di una que-
stione di coscienza e questo atto, che non implicava ancora una
rottura, tuttaVia sposto l'intero fondamento del papato, inteso
finera quasi come un principato sottomesso all'imperatore, e
rivelo in maniera rapidissima i conflitti intemi e una tensione
insopportabile perfino per il papa stesso.
La divisione in base alle necessita e agli interessi politici si
diffuse alla fine anche ad altri settori, in particolare quando la
politica papale dovette rivolgersi a sud, dopo che i Normanni
si stabilirono neli'Italia meridionale. Per amore di Benevento,
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che l'imperatore aveva ceduto al papa in cambio d' altro, ma che
non si poteva piu difendere dai Normanni, Leone IX si trasfor-
mo da papa del movimento riformistico in papa combattente
e si armo contro i normanni. In questa situazione, Leone IX
venne in contatto eon i Bizantini, anche loro avversari dei nor-
manni. Qui accadde qualcosa che resta per noi ancora oggi
sorprendente: nel corso di trattative infruttuose i1 papa si ri-
chiamo alla donazione di Costantino, quel falso dell'VIII secolo
che attribuiva al papa la proprieta deli'Italia e addirittura di
tutto l'impero romano occidentale. Anche se solo nei confronti
dei bizantini, tuttavia papa Leone trasformo l' ambiguo docu-
mento nelia prova del suo primato suli'intera Chiesa cristiana.
Tuttavia ogni utilizzo di questo documento, di questo nulla osta
perle rivendicazioni piu illimitate da parte. delia curia romana
nascondeva in se l' entelechia di un conflitto interno anche nei
confronti deli'impero tedesco.
Enrico III, disapprovando la politica del suo papa neli'Ita-
lia meridionale, giunse a ritirare le truppe ausiliarie tedesche
dal Sud, atto che ebbe come conseguenza la sconfitta papale
a Civitate e l' arresto di Papa Leone da parte dei normanni. S i
tratto di un evento senza eguali nel mendo cristiano, che vide
per la prima volta un papa combattere contro dei cristiani e
uscirne sconfitto. I normanni trattarono onorevolmente illoro
prigioniero, rilasciandolo rapidamente. Tuttavia Leone IX non
riusd a superare la sconfitta delia nuova politica papale. Egli
sopravvisse solo poche settimane alla sua sconfitta.
La nomina di un nuovo papa si protrasse questa volta per
molti mesi - una prova del fatto che alia corte imperiale s'in-
contravano difficolta nel trovare un accordo sulla direzione che
doveva essere presa. Infatti, eon Clemente II, il papa vescovo
imperiale, e poi eon Leone IX, il papa universale, erano gia dati
i due possibili orientamenti di un papato tedesco, tra i quali
occorreva decidersi. E questa situazione si ripropose, quando
eon Vittorio II, vescovo di Eichstatt, e poi eon il borgognane
Niccolo II, vennero al potere prima l'una e poi l' al tra delie d ue
alternative. L'imperatore Enrico aveva provato entrambe le
possibilita, tuttavia eon entrambe aveva fallito: egli fu tra i primi
IL PAFATO TEDESCO 135
a fare esperienza di quelia mancanza di prospettive che - come
sappiamo - e il destino di tutta la storia tedesca. Infatti, quando
i vescovi divenuti papi provenivano dalia Germania profonda,
allora erano utili e obbedienti funzionari del governo imperia-
le, ma mancavan o di un' autorevolezza mondiale. D' al tra parte,
quando provenivano dalia regione deli'impero posta a ovest del
Reno (Lotaringia o Borgogna), aliora avevan o sl autorevolezza a
livelio moncliale e un apprezzamento universale, ma proprio in
quanto <<.papae unz'versales entravano in un inevitabile conflitto
eon l'impero e eon la Chiesa Imperiale.
Dove trovare una soluzione? Questa ineluttabilita, che ven-
ne causa ta dalia fa tal e doppiezza delia natura tedesca, si poteva
evitare in un modo o neli'altro? Si potrebbe pensare che En-
rico III, questo sovrano eccezionale come uomo, ma profon-
damente tragko nel suo destino come tutti gli altri imperatori
tedeschi, serissimo nel su o splendore e circondato da un' aura di
tristezza indefinita, avrebbe dovuto abbandonare a se stessi la
Chi es a e il papato! Ma p roprio questo gli era vietato in quanto
imperatore, nelia sua responsabilita di avvocato delia Chiesa. E
aliora: avrebbe egli dovuto veramente rinunciare sin dali'inizio
a un papato tedesco, proprio a causa delia sua responsabilita
nei confronti delia Germania, dandosi mete piu contenute e
non osando compiere la grancle impresa, ne seguire la sua stelia,
che spunto aliora sopra la citta eterna, ma che per una Germa-
nia ancora giovane rimase la per secoli? Enrico III non pote-
va sapere che un papato universale e msieme tedesco non era
possibile e questo in ragione del fatto che i tedeschi solamente
in rarissimi momenti o solamentein rarissimi casi sono contem-
poraneamente tedeschi e universali, contemporaneamente te-
deschi ed europei. Neper la prima, neper l'ultima volta quei
d ue modi d' essere tedeschi, che sempre di nuovo ritornano -
ognuno li chiami come vuole - dimostrarono illoro carattere
demonko, eonfermaodo la regola secondo la quale nelia storia
tedesca una valorosita che rinuncia ad affermarsi completamen-
te e sempre messa a confronto eon la tragkita delia situazione
che si e invece realizzata.
136
La vkenda del papato tedesco e stata solo un episodio. Dopo
la lotta per le investiture non se ne presento piu la possibilita e
solo una volta ancora un tedesco, Florent di Utrecht, maestro di
Carlo V, doveva reggere un breve pontificato di transizione nel
primo periodo delia Riforma, eon il nome di papa Adriana VI.
Ma ancora una volta sembro che ci fosse la possibilita, per
quanta remota, di una soluziane totalmente diversa. Da lungo
tempo, almeno dal XII secolo, c' erano voci che chiedevano la
separaziane delia Chiesa tedesca da Roma e che pensavano di
istituire un papato tedesco nelia stessa Germania. Naturalmen-
te si trattava diuna congerie di voci, piuttosto che di un'unica
voce che parlasse e si facesse udire eon chiarezza - profezie,
sogni, programroi di santi, letterati e fanatki sono in ogni caso
piu udibili, che l' eco timido delie istanze ufficiali. Dalie visioni
di un tramanto irreparabile del mondo avevano preso forma
le profezie delia santa lldegarda di Bingen, che per questo suo
dono profetko fu un Nietzsche o un J acob Burckhardt al fem-
minile. N el bel mezzo delia formidabile ces a di Barbarossa,
di cui fu testimone, lldegarda annuncio la futura disgregazio-
ne deli'impero. Ma le sue profezie da Cassandra riguardavano
anche l'Ecclesia. Dopo che lo scettro imperiale sara distrutto
- cosl dkeva- e noncisara piu alcuna possibilita di rkompor-
lo, anche la mitra delia gloria apostolica verra divisa. Pokhe
infatti ne principi ne uomini, siano essi spirituali o mondani per
stato, troveranno nel nome apostdlico ancora un qualche vinco-
lo, essi disprezzeranno anche la dignita di quel nome. I popali
delie diverse regioni avranno altri maestri e altri vescovi sotto
altro nome e il Seggio apostolico riuscira a unificare sotto il suo
comando tutt' al piu Roma e i suoi dintorni.
Questa profezia e certamente ancora generka e non riguarda
veramente la Germania, come 200 anni piu tardi la profezia del
cosiddetto Gamaleon, che si rivolgeva contra le mire imperiali
francesie annunciava: verra un imperatore, per distruggere la
F rancia e a un concilio ad Aquisgrana istituira un patriarcato te-
desco a Magonza, a causa del quale le regioni tedesche verranno
esaltate e onorate da tutti i popali. Simili sono le promesse di
J ohann Wiinschelburg nel XV secolo, un prete di Amberg, se-
IL PAFATO TEDESCO 137
condo il quale un imperatore verra dal S ud, sara incoronato dal
papa, sottomettera l'Italia e poi provera a indebolire lo stesso
potere tedesco. Ma i tedeschi - cosl e detto - sceglieranno un
imperatore delia Renania. Questi convochera un concilio uni-
versale e imporra a Magonza un patriarca, che sara incoronato
papa. Di Roma non ci si occupera piu e il Seggio apostolico ver-
ra soggiogato. Infatti, ogni espressione di spiritualita proverra
da Magonza.
Magonza, la sede del prima te tedesco, era stata dunque scelta
come la nuova Roma. Ma l'impero aveva anche un altro primate
a ovest del Reno, l'arcivescovo di Treviri, e Treviri ha da sem-
pre svolto un ruolo speciale, sia in quanto e stata la piu antica
sede episcopale tedesca, sia a causa delie sue preziose reliquie:
la Veste Sacra e il bastone pastorale di Pietro. Era difficile che
non si pensasse di esaltare come Roma tedesca la stessa Treviri,
che era stata sempre chiamata neli'XI e XII secolo la seconda
Roma. Si e tramaodato fino a noi un carteggio proveniente
dali' esercitazioni delia scuola del duomo di Treviri, realizzato
intorno ali' anno 1160, dunque nel period o del primo violento
scontro tra Barbarossa e la curia romana. Nelia lettera imma-
ginaria deli'imperatore ali'arcivescovo di Treviri compare per
la prima volta l'idea diuna Chiesa nazionale tedesca, libera da
Roma. Certamente - cosi scrive Barbarossa al primate a ovest
del Reno- hai vis to e sentito come i romani si fanno beffe di noi.
Ci chiamano i "tedeschi sempliciotti", perche ci sottomettiamo
al comando del papa, nonostante siamo cosl forti che l'intero
universo non potreb be sopportare la coliera del nostro braccio.
Tu sei primate al di qua dalie Alpi, tu sei il cuore deU'impero.
La tua metropoli insigne, Treviri, e onorata dalia presenza delia
Veste di Cristo senza cuciture. Libera la Chiesa dalie mani di
queli'amorreo del papa, che lacera la veste e la rivende agli egi-
ziani! Noi lo sconfiggeremo, quelladro, quel bandito, e grazie
alia piena potesta imperiale affideremo la direzione delia Chie-
sa a te in sostituzione di Pietro, a te che presiedi la seconda
Roma, a cui fu affidato il bastone di Pietro. E i nostri sudditi da
questa parte delie Alpi dovranno recarsi non piu a Viterbo, la
nuova Roma di moda, bensi a Treviri, la seconda Roma. Tutta
138 GERMANIA SEGRETA
l' opposizione a Roma, che le battaglie di Barbarossa avevan o
liberato, trova la sua espressione in questo testo, e il programma
radicale, che qui viene pronunciato, si libra auraverso i secoli
sino ad arrivare al periodo delia Riforma, e addirittura sino alle
aspiraziani a favore di una Chiesa nazionale a Treviri nel XVIII
secolo, e ancora piu oltre. Ma qui risuona anche un altro moti-
vo, a legittimazione deli'idea di un proprio papato o patriarcato
per la Germania: nonostan te la loro forza, i tedeschi si sentono
dileggiati dagli italiani e dai francesi. Si tratta di una questione
che si ripete spesso e che viene ripresa all' epoca dell'impera-
tore Massimiliano I da un umanista che si fece rappresentante
deli' entusiasmo per la stirpe germanica. J acob Wimpheling .si ri-
ferisce a un episodio accaduto un decennio prima: papa Pio II,
il grande Enea Silvio Piccolomini, che era un buon conoscitore
delia Germania, aveva risposto una volta alle lamentele del can-
celliere di Magonza, Martin Mayr, relative all' eccessiva tassazia-
ne delie chiese tedesche, in questo modo: i tedeschi non hanno
nessun motivo di lamentarsi; la Germania e ora cosl ricca, che,
se risuscitasse, Ariovista non riconoscerebbe la sua patria. E
chi ha creato per voi un tale cambiamento, se non la religione
cristiana? Ha scacciato da voi la barbarie, cosicche bisognereb-
be chiamare barbari i greci, mentre voi siete dei perfetti latini.
Se volete rendere onore alla verita, allora riconoscete che Roma
e la Santa Sede vi hanno donato la religione che porta la salvez-
za e vi hanno insegnato ad abbandanare il culto degli idoli e a
pregare il vero Dio, il Dio d'Israele. Questo ha piu valore che
l' oro e l' argento_. L'umanista tedesco si scaglio centro questa
arrogante retorka sorta dali' arsenale delia cultura umanistica
italiana. Egli spiego- e quanto spesso lo si sarebbe dovuto ri-
petere!- che, al contrario, era alla Germania che la Santa Sede
e la Chiesa di Roma dovevano la loro salvezza. La Germania
era lontana da ogni barbarie: ha addirittura inventato l' arte di
stampare i libri, grazie alla quale la diffusione del Vecchio e del
Nuovo Testamento e progredita incomparabilmente nel popo-
lo. E anche Wimpheling, come alcuni altri suoi contemporanei,
favoleggia interno all'idea diun patriarcato indipendente tede-
sco, da istituirsi a Salisburgo o a Magdeburga.
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l

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IL PAPATO TEDESCO 139
Se ci si chiede quanta realta politica ci sia dietro tutti questi
desideri, sogni e speranze, e in che misura la Germania avrebbe
potuto dar vita a una nuova Avignone, come avevano fatto i
francesi delia curia romana, o fondare una Chiesa nazionale in-
dipendente da Roma, come avevan o fatto gli inglesi, allora la ri-
sposta sara davvero abbastanza povera. Un'unica volta, all'epo-
ca dei concilii, si presento forse la possibilita di fondare una
Chiesa piu autonoma delia Nazione Germanica. Solo che la
cosiddetta N azione Germanica era una costruzione comple-
tamente artificiale, creata per poter votare al concilio secondo
nazioni e a questa N azione Germanica appartenevano, oltre
che la Germania, la Danimarca, la Svezia, la N orvegia e, in ma-
niera significativa, anche la Polonia e l'Ungheria. Ostaggi delia
dottrina dei primato dei concilio sui papa, si pensava allora a
un' oligarchia di vescovi e arcivescovi, piuttosto che a un papato
tedesco. Ma tutti questi piani tedeschi rimasero assolutamente
vaghi e si persero nei nulla. Pero anche la rinuncia all'universa-
lismo di un papato tedesco non porto a niente di positivo. Cio
che davvero accadde fu la Riforma, e quelia comporto non la
soluziane piccolo-tedesca-la divisione delia chiesa tedesca da
Roma - ma la divisione delio stesso popolo tedesco. La breve
epoca dei papi tedeschi e stata pagata dalia Germania eon la
lotta perle investiture e eon la rovina dei suo impero medievale,
mentre la divisione delie fedi ha distrutto la speranza nelia co-
struzione di una chiesa nazionale tedesca per tutti i tempi sino
a oggi. L'idea di un papa tedesco era cosl diventata ancora una
volta fatale. Qui mange du pape en meurt!. Una Sacra Chiesa
Romana di Nazione Germanica, in un senso o neli' altro, non c' e
mai stata. Ma i tentativi di fondada dovrebbero essere sempre
presenti sia alla Germania come anche alla curia romana e do-
vrebbero ricordare a entrambi i tempi deiloro massimo potere,
ma anche deiloro piu grancle pericolo.

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