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M A N U A L E T E O R I C O

Versione 1.11103101





G R U P P O S I S M I C A S . R . L .
3DMacro

- Manuale Teorico
- Pag. 1 -













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- Manuale Teorico INDICE


- Pag. 1 -
INDICE
1 1. . I IN NT TR RO OD DU UZ ZI IO ON NE E 4 4
2 2. . M MO OD DE EL LL LO O 5 5
2.1. PARETI 6
2. 1. 1. COMPORTAMENTO PIANO 7
2. 1. 2. COMPORTAMENTO TRI DI MENSIONALE 7
2.2. INTERAZIONE TRA ELEMENTI 8
2. 2. 1. INTERAZI ONE TRA LE PA RETI E GLI ORI ZZONTA MENTI 8
2. 2. 2. INTERAZI ONE TRA LE PA RETI IN CORRI SPONDENZA DEGLI ANGOLI 9
2. 2. 3. INTERAZI ONE TRA LE PA RETI ED ELEMENTI ASTA GLOBALI 10
3 3. . E EL LE EM ME EN NT TI I 1 11 1
3.1. PANNELLI MURARI 11
3. 1. 1. ELEMENTO PANNELLO (COMPORTAMENTO PI ANO) 11
3. 1. 2. ELEMENTO PANNELLO (COMPORTAMENTO TRI DI MENSI ONALE) 19
3. 1. 3. ELEMENTI RIGIDI 22
3. 1. 4. ELEMENTI INTERFACCE 23
3.2. SETTI IN C.A. 36
3.3. ASTE 37
3. 3. 1. ASTA LIBERA 43
3. 3. 2. INTERAZI ONE CON PANNE LLI MURARI 43
3. 3. 3. CERNIERE PLASTI CHE 46
3. 3. 4. MODELLO DI FLESSIONE INDIPENDENTE NEI DUE PI ANI PRINCIPALI 47
3. 3. 5. MODELLO DI FLESSIONE CON INTERAZI ONE PMM 48
3.4. ORIZZONTAMENTI 52
3. 4. 1. IMPALCATI RIGIDI (FLOOR) 53
3. 4. 2. DIAFRAMMI RIGI DI ( DI APHRAGM) 53
3. 4. 3. DIAFRAMMI DEFORMABI LI (PLATE) 54
3.5. INTERAZIONE TRA PARETI ORTOGONALI 60
3. 5. 1. INTERAZI ONE TRA PANNELLI (ELEMENTI D ANGOLO O CORNER) 60
3. 5. 1. INTERAZI ONE TRA CORDOLI DI PIANO 62
3. 5. 2. INTERAZI ONE MEDIANTE PI LASTRI D' ANGOLO 63
3.6. NONLINEAR LINK (NLINK) 63
3.7. VINCOLI 65
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- Manuale Teorico INDICE


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3. 7. 1. FONDAZI ONI 65
4 4. . M MA AT TE ER RI IA AL LI I 6 66 6
4.1. MURATURA 66
4. 1. 1. COMPORTAMENTO FLESSI ONALE 66
4. 1. 2. COMPORTAMENTO A TAGLI O PER FESSURAZI ONE DIAGONALE 73
4. 1. 3. COMPORTAMENTO A SCORRI MENTO 84
4. 1. 4. COMPORTAMENTO CICLICO 88
4. 1. 5. RINFORZO MEDI ANTE METODOLOGIA CAM 91
4. 1. 6. RINFORZO MEDI ANTE L' UTI LI ZZO DI COMPOSITI FI BRORINFORZATI 100
4.2. CALCESTRUZZO 110
4. 2. 1. SETTI I N C. A. PROCEDURE DI TARATURA 110
4.3. ACCIAIO 117
4.4. DOMINI DI AMMISSIBILIT DELLE SOLLECITAZIONI 117
5 5. . C CA AR RI IC CH HI I 1 11 19 9
5.1. CARICHI GRAVITAZIONALI 119
5.2. CALCOLO DELLE FORZE NODALI NELLE ASTE 119
5.3. DETERMINAZIONE DELLE DISTRIBUZIONI SISMICHE 122
6 6. . A AN NA AL LI IS SI I 1 12 24 4
6.1. ANALISI STATICHE NON LINEARI 124
6. 1. 1. ANALI SI STATICHE A CONTROLLO DI FORZE 125
6. 1. 2. ANALI SI STATICHE A CONTROLLO DI SPOSTAMENTO 126
6.2. ANALISI DINAMICHE NON LINEARI 127
6.3. PROCEDURE DI ANALISI 128
6. 3. 1. DETERMINAZI ONE DEI PUNTI DI CONTROLLO 133
6. 3. 2. USCITA DALL ANALI SI 133
6. 3. 3. EVENTI E TOLLERANZE 134
6. 3. 4. RIDI STRI BUZI ONI 137
7 7. . V VE ER RI IF FI IC CH HE E 1 14 41 1
7.1. OSCILLATORE ELASTOPLASTICO EQUIVALENTE 141
7.2. DETERMINAZIONE DELLE MASSE DEI PUNTI DI CONTROLLO 144
7.3. SOLLECITAZIONI E SPOSTAMENTI DEGLI ELEMENTI 144
7. 3. 1. INTERFACCE 145
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- Manuale Teorico INDICE


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7. 3. 2. PANNELLI 146
7. 3. 3. ASTE 148
7.4. ANALISI LIMITE DI PARETI MURARIE CARICATE FUORI DAL PROPRIO
PIANO 149
7. 4. 1. INDI VI DUAZI ONE DELLE FASCE MURARIE 149
8 8. . B BI IB BL LI IO OG GR RA AF FI IA A 1 15 53 3
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- Manuale Teorico CAPITOLO 1 - INTRODUZIONE


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1. INTRODUZIONE
Lobiettivo di questo manuale descrivere i fondamenti teorici e le procedure di calcolo sulle quali si basa
il software 3DMacro

.
Il manuale ha lo scopo di fornire adeguate informazioni allutente, in modo da chiarire i concetti
fondamentali delle procedure e fornire i riferimenti utili per informazioni pi dettagliate. Pertanto, il
manuale non pretende di rappresentare un esaustivo approfondimento di tutti gli argomenti, ma solo una
panoramica delle teorie utilizzate.
Nel seguito vengono descritti gli elementi implementati nel codice di calcolo e i relativi legami costitutivi
impiegati, nonch il tipo di interazione tra elementi differenti. Il modello costituito da un insieme di
elementi, il cui comportamento regolato dai legami costitutivi ad essi assegnati, che interagiscono tra
loro secondo le modalit che saranno descritte nei capitoli successivi, e da tutte le impostazioni
riguardanti le analisi da eseguire.
Con riferimento alle procedure di calcolo e al comportamento meccanico degli elementi, si fa presente
che non tutte le opzioni di seguito descritte sono presenti nella versione commerciale del software. Tali
argomenti sono inseriti nel presente manuale perch riguardano opzioni che in un prossimo futuro
saranno rese disponibili.

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- Manuale Teorico CAPITOLO 2 - MODELLO


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2. MODELLO
Al modello sono assegnate le seguenti propriet generali:
il nome, sulla base del quale vengono determinati gli indirizzi delle cartelle di lavoro su cui
verranno salvati i risultati;
la direzione della gravit, fissata mediante un versore, che di default indica la direzione
negativa dellasse z;
laccelerazione di gravit, che di default fissata in 980.7 cm/s
2
;
il comportamento delle pareti, che pu essere piano se si ipotizza che la struttura abbia
comportamento scatolare, e si trascura quindi il comportamento fuori piano della muratura,
oppure pu essere tridimensionale se si ritiene determinante valutare il comportamento fuori
piano delle pareti.
Il comportamento delle pareti determinante nella valutazione del comportamento globale delledificio, e
la scelta di una delle due opzioni implica un approccio diverso nello studio del comportamento
delledificio.
Altre opzioni generali non sono strettamente legate al modello di calcolo. Pertanto esulano dalla presente
trattazione e sono descritte nel manuale utente.
Ciascun componente del modello, sia elementi che entit come le analisi, possiede una serie di dati che lo
caratterizzano, e che linterfaccia grafica trasmetter al motore di calcolo al fine di eseguire tutte le analisi
numeriche previste per il modello strutturale. La comunicazione tra le due componenti del software
avviene mediante un file dati. Questo un file di testo che viene esportato dallinterfaccia grafica e
interpretato dal motore di calcolo, e contiene tutte le informazioni necessarie affinch il solutore esegua il
calcolo.
Tutti gli elementi (pannelli murari, aste, ecc.) sono organizzati in pareti. Le pareti possono interagire tra
loro in corrispondenza delle intersezioni, o mediante orizzontamenti; pertanto lassemblaggio di pareti che
hanno comportamento esclusivamente piano, in virt dellaccoppiamento conferito dagli elementi di
collegamento, assume globalmente comportamento tridimensionale, e consente di modellare
adeguatamente gli edifici il cui comportamento strutturale pu essere considerato scatolare.
Se si assume che il comportamento sia piano ciascuna delle pareti lavorer solo nel proprio piano. Questa
scelta comporta un notevole risparmio computazionale (dovuto al ridotto numero di gradi di libert), ma
anche limpossibilit di cogliere i meccanismi di collasso fuori piano delle pareti murarie. Tuttavia questa
scelta si presta bene per tutti gli edifici per i quali lipotesi di comportamento scatolare risulta accettabile.
Se invece si assume che il comportamento sia tridimensionale le pareti lavoreranno anche fuori dal
proprio piano. Questa scelta comporta un maggiore onere computazionale (larricchimento del modello
implica un maggiore impegno in termini di gradi di libert), ma anche la possibilit di cogliere i
meccanismi di collasso fuori piano delle pareti murarie. Questa scelta risulta pertanto necessaria quando
lipotesi di comportamento scatolare risulta troppo restrittiva (chiese, ecc.).
In questo capitolo verranno pertanto descritte le propriet delle pareti, e le possibili interazioni tra di
esse, o con altri elementi, che consentono complessivamente la simulazione del comportamento non
lineare di interi edifici.
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- Manuale Teorico CAPITOLO 2 - MODELLO


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Gli elementi globali di collegamento possono essere:
diaframmi rigidi sia dal punto di vista membranale che da quello flessionale , o rigid floors (cfr.
3.4.1);
diaframmi rigidi solo dal punto di vista membranale, o diaphragms (cfr. 3.4.2);
diaframmi con comportamento a lastra piana, o plates (cfr. 3.4.3);
elementi asta non appartenenti a nessuna parete, o aste globali (cfr. 3.3);
elementi speciali dangolo (cfr. 3.5.1).
Unimportante distinzione quella tra elementi ereditati dallinterfaccia grafica, ed elementi che sono
invece creati dal motore di calcolo. Essi sono determinati in genere per cogliere linterazione tra gli
elementi e sono definiti generati. Alla prima categoria appartengono i seguenti elementi:
pannelli murari (cfr. 3.1);
setti in c.a. (cfr. 3.2);
aste (cfr. 3.3);
orizzontamenti (cfr. 3.4);
Nonlinear Link (cfr. 3.6);
Alla seconda categoria appartengono invece i seguenti elementi:
Interfacce (cfr. 3.1.4);
elementi speciali dangolo (cfr. 3.5.1);
vincoli esterni e fondazioni (cfr. 3.7);
vincoli interni (cfr 3.3).
2.1. PARETI
Le pareti sono contenitori di elementi che condividono il medesimo orientamento spaziale. Tale
orientamento viene determinato descrivendo le componenti dei versori del sistema locale della
parete (due versori giacenti nel piano della parete) in coordinate globali.
Le pareti rappresentano geometricamente dei piani entro cui possono essere collocati degli elementi
giacenti comunque su tale piano.
Una parete pertanto caratterizzata dalle seguenti propriet:
un numero progressivo, identificativo della parete;
un orientamento, rappresentato dalle componenti globali, dei versori locali x e y della parete;
le liste di elementi in esso contenuti.
A seconda che il comportamento di una parete sia tridimensionale o piano, gli elementi in essa
contenuti assumeranno automaticamente comportamento tridimensionale o piano. Le pareti possono
inoltre essere collegate tra loro mediante opportuni elementi di collegamento ricadenti nella
categoria degli elementi globali.

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- Manuale Teorico CAPITOLO 2 - MODELLO


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2.1.1. COMPORTAMENTO PIANO
Il comportamento piano di una parete implica che tutti gli elementi in essa contenuti assumano
comportamento piano, e siano pertanto dotati di gradi di libert tali da consentire che la loro
cinematica si esplichi solo nel piano della parete. Questo tipo di comportamento consente di
contenere il numero di gradi di libert della struttura rispetto ad un analogo modello in cui anche
il comportamento fuori piano viene tenuto in conto, e si presta bene per la simulazione del
comportamento di edifici a comportamento scatolare, o in cui i meccanismi di primo modo sono
comunque inibiti.
Linterazione tra pareti adiacenti (ma non ortogonali) pu avvenire mediante elementi dangolo
(se si ritiene che gli ammorsamenti tra le pareti siano di buona qualit), creati in maniera
automatica dal software, e che trasferiscono le componenti delle forze della parete adiacente nel
piano della parete (cfr. 3.5.1).

Figura 1. Comportamento scatolare (Touliatos, 1996)

2.1.2. COMPORTAMENTO TRIDIMENSIONALE
Il comportamento fuori piano di una parete implica che gli elementi in essa contenuti siano dotati anche
dei gradi di libert al di fuori del piano della parete, consentendo cos che la loro cinematica si esplichi
anche ortogonalmente al piano della parete. Questo tipo di comportamento incrementa il numero di gradi
di libert della struttura rispetto ad un analogo modello in cui il comportamento fuori piano viene inibito,
e si presta bene per la simulazione del comportamento di edifici per i quali non vale lipotesi di
comportamento scatolare, o in cui i meccanismi di primo modo possono manifestarsi (chiese, edifici in cui
i solai non sono bene ammorsati alle pareti, ecc).
Linterazione tra pareti adiacenti (anche ortogonali) avviene mediante elementi dangolo, creati in
maniera automatica dal software, e che trasferiscono le componenti delle forze della parete adiacente nel
piano della parete (cfr. 3.5.1).
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Figura 2. Comportamento della muratura (Touliatos, 1996)
2.2. INTERAZIONE TRA ELEMENTI
Nel paragrafo precedente stato introdotto il concetto di parete, e i suoi aspetti essenziali legati alla
descrizione del comportamento piano o fuori piano. Nel presente paragrafo verr descritto in che modo
un insieme di pareti piane possono essere assemblate e far parte di strutture tridimensionali per la
modellazione di edifici reali. I principali tipi di interazione che verranno presi in considerazione sono:
Interazione tra le pareti e gli impalcati (cfr. 2.2.1);
Interazioni tra le pareti in corrispondenza degli angoli (cfr. 2.2.2);
Interazione tra cordoli, architravi o tiranti e i macro-elementi (cfr. 2.2.3).
Nei successi sotto-paragrafi si descrivono i criteri di modellazione adottati.
2.2.1. INTERAZIONE TRA LE PARETI E GLI ORIZZONTAMENTI
Nel modello proposto vengono considerati due diversi elementi atti a simulare la presenza di impalcati di
collegamento:
diaframmi infinitamente rigidi (cfr. 3.4.1 e 3.4.2);
diaframmi deformabili (cfr. 3.4.3).
In entrambi i casi, gli aspetti legati alla deformabilit flessionale del diaframma non vengono presi in
considerazione.
La modellazione dellimpalcato mediante un diaframma rigido in alcuni casi pu risultare unipotesi forte
tuttavia consente una significativa riduzione dei gradi di libert del modello. In alternativa lutilizzo di un
diaframma deformabile nel proprio piano risulta pi aderente alla realt e consente una migliore
ripartizione dellazione sismica sulle pareti su cui insiste.
Linterazione tra i diaframmi, siano essi rigidi o deformabili, e i pannelli delle pareti avviene mediante
interfacce opportunamente definite e appartenenti ai piani delle pareti. Tali elementi vengono creati
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automaticamente dal software in corrispondenza dei pannelli che hanno un lato in comune con il
diaframma.
2.2.2. INTERAZIONE TRA LE PARETI IN CORRISPONDENZA DEGLI ANGOLI
Linterazione di una parete con altre pareti in corrispondenza delle zone dangolo (cantonali) o pi in
generale nei punti di intersezione tra due o pi pareti risulta decisiva per poter adeguatamente cogliere il
reale comportamento della struttura e lattivazione dei meccanismi di ribaltamento nel caso di modello
tridimensionale. Tale interazione, in genere, viene resa possibile dalla stessa tessitura muraria tramite
degli elementi sufficientemente ammorsati in ciascuna parete e disposti a filari alterni. Nei casi di
costruzioni pi economiche, nelle quali tale pratica costruttiva stata disattesa (o spesso riservata solo ai
cantonali), le pareti ortogonali si possono modellare come indipendenti tra loro.
Dal punto di vista meccanico, in corrispondenza di un punto di intersezione, possibile distinguere tante
giaciture significative quante sono le pareti convergenti nellintersezione. In corrispondenza di ognuna di
queste si avranno tensioni normali e tangenziali orientate in qualsiasi direzione (pareti con
comportamento tridimensionale). I possibili fenomeni di degrado in corrispondenza delle zone di
intersezione consistono nellapertura di fessure, schiacciamenti della muratura o possibili scorrimenti.

Figura 3. Tensioni scambiate dalle pareti nelle zone di estremit
Per la modellazione degli ammorsamenti in corrispondenza di una intersezione tra due o pi pareti
vengono inseriti degli elementi speciali detti elementi speciali dangolo (cfr. 3.5). Nei modelli con
comportamento piano la presenza dei cantonali diviene inutile in caso di intersezione tra due pareti
ortogonali, poich non esiste alcun possibile accoppiamento tra i gradi di libert delle due pareti.
Viene inoltre modellata in automatico, in corrispondenza dellintersezione tra pareti, linterazione tra
cordoli appartenenti a pareti non convergenti in un punto, mediante vincoli di rigidit (cfr. 3.5.1).


o1
t11
t22
o1
o2
o2
o3
t12
t21
t31
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2.2.3. INTERAZIONE TRA LE PARETI ED ELEMENTI ASTA GLOBALI
Unulteriore possibilit di interazione tra una parete e altri elementi ad essa non appartenenti,
rappresentata da quella che pu avvenire con elementi asta (cfr. 3.3.2).
Le aste possono assumere comportamento diverso, e pertanto interagire in maniera differente con la
parete muraria.
possibile, ad esempio, che lasta sia una trave aerea, che si appoggia su una parete muraria ad essa
ortogonale. In questo caso verranno tenuti in conti nel calcolo il comportamento assiale e quello
flessionale dellasta, e potranno essere condivisi opportunamente i gradi di libert tra lasta e il pannello
murario con cui condivide unestremit (attach, cfr. 3.3).
Per i soli modelli tridimensionali, risulta di grande utilit lintroduzione di incatenamenti. Il loro
inserimento comporta infatti un significativo miglioramento verso la totale inibizione dei meccanismi di
primo modo, che sono i primi a manifestarsi. In questo caso gli elementi asta assumeranno solo
comportamento assiale (non reagente a compressione), e il grado di libert assiale della catena, in
corrispondenza del nodo di estremit del capo-chiave, verr condiviso con un grado di libert fuori piano
del pannello con cui condivide tale nodo.
La presenza di una catena pu risultare di notevole utilit anche nel caso di comportamento piano del
modello. In questo caso essa non ha influenza nella simulazione del comportamento non lineare della
struttura, poich la parete cui essa vincolata, essendo perpendicolare non pu condividere con la
catena alcun grado di libert. Tuttavia possibile effettuare le verifiche a ribaltamento delle pareti (cfr.
7.4) mediante i teoremi dellanalisi limite, verificando cos la struttura anche nei confronti dei meccanismi
di primo modo.
Nel caso di parenti convergenti, con la presenza di unasta interclusa, vengono modellati sia linterazione
tra lasta e le singole pareti, sia linterazione delle pareti tra di loro (cfr. 3.5.2).

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- Manuale Teorico CAPITOLO 3 - ELEMENTI


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3. ELEMENTI
3.1. PANNELLI MURARI
Il modello di calcolo utilizzato dal software pu essere collocato nellambito dei cosiddetti macro-modelli
essendo basato su una modellazione meccanica equivalente di una porzione finita di muratura concepita
con lobiettivo di cogliere i meccanismi di collasso nel piano dei pannelli murari. Il modello stato inoltre
arricchito al fine di poter cogliere anche i meccanismi fuori piano tipici dei fabbricati murari.
Nella sua definizione piana tale macromodello si colloca come miglior compromesso tra i metodi
semplificati tradizionali (modelli a telaio), e i metodi accurati (elementi finiti non lineari), coniugando i
vantaggi delluno e dellaltro. La validazione del modello avvenuta tramite confronti con altre
metodologie, ed esistono numerosi lavori scientifici [1-4] a riguardo.
Lintroduzione del comportamento fuori piano dellelemento comporta un maggiore onere computazionale
associato sia al maggior numero di gradi di libert che alla necessit di considerare ulteriori molle non
lineari per la descrizione del legame costitutivo. Tuttavia, lo svantaggio derivante dal maggiore costo
computazionale viene ampiamente compensato dalla possibilit di verificare leventuale instaurarsi dei
meccanismi di primo modo senza la necessit di individuare a priori i potenziali cinematismi e senza dover
ricorrere ai tradizionali metodi dellanalisi limite.
Nel seguito vengono descritti i diversi ambiti di comportamento del macro-elemento dal comportamento
statico non lineare delle murature nel proprio piano, fino agli sviluppi che hanno riguardato lestensione
alla modellazione dinamica tridimensionale e la trasformazione dellelemento base per la descrizione dei
meccanismi di primo modo. I procedimenti per la taratura degli elementi non-lineari e gli aspetti
computazionali legati alla modellazione numerica in campo statico e dinamico verranno dettagliatamente
descritti pi avanti (cfr. 4 e 6).
3.1.1. ELEMENTO PANNELLO (COMPORTAMENTO PIANO)
Il modello concepito per la simulazione del comportamento delle murature quando sollecitate nel proprio
piano rappresentato da un modello meccanico equivalente in cui una porzione di muratura viene
schematizzata mediante un quadrilatero articolato i cui vertici sono collegati da molle diagonali non lineari
e i cui lati rigidi interagiscono con i lati degli altri macro-elementi (o con altri elementi) mediante delle
interfacce discrete con limitata resistenza a trazione.
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- Manuale Teorico CAPITOLO 3 - ELEMENTI


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Figura 4. Interazione tra un pannello e gli elementi limitrofi mediante letti di molle.
Pertanto il modello si pu pensare suddiviso in due elementi principali: un elemento pannello costituito
dal quadrilatero articolato e da un elemento di interfaccia costituito da un insieme discreto di molle che
determinano linterazione non lineare con i quadrilateri eventualmente adiacenti o con i supporti esterni.

Figura 5. Pannello
Le molle diagonali dellelemento pannello hanno il compito di simulare la deformabilit a taglio della
muratura rappresentata. Nelle molle poste in corrispondenza delle interfacce concentrata la
deformabilit assiale e flessionale di una porzione di muratura corrispondente a due pannelli contigui.

Figura 6. Elemento di interfaccia.
Le molle non lineari, nel loro insieme, dovranno simulare i meccanismi di collasso della muratura nel
proprio piano. Il numero delle molle in ciascuna interfaccia arbitrario, e viene scelto in base al grado di
pannello contiguo
p
a
n
n
e
l
l
o

c
o
n
t
i
g
u
o
supporto esterno
letto di molle
lato libero
k1 k2
f
u
molle trasversali
molla a scorrimento
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- Manuale Teorico CAPITOLO 3 - ELEMENTI


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dettaglio della soluzione che si intende ottenere; importante notare che allaumentare del numero di
molle non corrisponde un aumento del numero di gradi di libert necessari alla descrizione della
cinematica del sistema; tuttavia aumenta lonere computazionale associato alla non linearit delle molle
stesse. La figura sopra riporta uno schema meccanico relativo al comportamento piano dellinterfaccia, in
esso si pu osservare una fila di molle flessionali (ortogonali allinterfaccia) e la molla longitudinale per la
modellazione dello scorrimento nel piano.
importante sottolineare che non vengono formulate ipotesi a priori n sulla dislocazione degli elementi
di interfaccia, n sui lati lungo i quali un pannello pu interagire con altri pannelli. Il modello prevede la
presenza di una interfaccia ogni qualvolta un pannello abbia un lato, o una porzione di esso, in comune
con un altro pannello o con un supporto esterno.
Questo modo di procedere permette di modellare agevolmente schemi strutturali dalle geometrie anche
complesse e irregolari.

Figura 7. Esempio di individuazione degli elementi di interfaccia
Un aspetto originale del modello rappresentato dal fatto che il pannello interagente lungo ciascuno
dei suoi lati. Tale circostanza determina numerosi vantaggi in quanto consente una modellazione
efficiente delle fasce di piano in cui leventuale azione di confinamento agisce in direzione orizzontale,
rende agevole la modellazione tra la muratura ed altri elementi (ad es. cordoli di piano o pilastri) ed
inoltre consente di modellare una parete di muratura attraverso una mesh di macro-elementi.
interfacce tra un elemento
e un supporto esterno
interfacce tra elementi
a lati sfalsati
interfaccia tra elementi
a lati coincidenti
supporto esterno
p1*
p2*
p1*; p2* : vertici ausiliari
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- Manuale Teorico CAPITOLO 3 - ELEMENTI


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Figura 8. Muratura modellata mediante una mesh di macro-elementi
La possibilit di suddividere lelemento murario in una mesh di pi elementi pi piccoli sembrerebbe
ricalcare la filosofia tipica dei modelli agli elementi finiti, tuttavia risulta utile evidenziare alcuni aspetti.
Innanzitutto lutilizzo di una mesh di macro-modelli rappresenta una possibilit e non una necessit, come
nel caso dei modelli agli elementi finiti. In questo caso un singolo macro-elemento gi concepito per
simulare la risposta del pannello murario che rappresenta, a prescindere dalla sua estensione; una mesh
pi fitta consente una descrizione pi dettagliata della cinematica, oltre alla possibilit di cogliere con
maggiore accuratezza il meccanismo di collasso.
Data una generica parete muraria, a partire dalla sua specifica geometria possibile individuare un
numero di pannelli murari minimo che la compongono. Si pu tuttavia decidere di schematizzare ognuno
di essi mediante un singolo macroelemento oppure suddividerli, tutti o solo alcuni, in pi macroelementi.
Nella figura sottostante tale procedura viene illustrata attraverso un semplice esempio.
Lirregolarit geometrica e di disposizione delle aperture pu costituire senzaltro un esempio in cui il
ricorso a una mesh pi fitta rispetto a quella di base pu essere auspicabile non tanto ai fini della
valutazione della curva di capacit della struttura, quanto invece al fine di una pi corretta valutazione del
meccanismo di collasso.
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- Manuale Teorico CAPITOLO 3 - ELEMENTI


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(a)
(b)
Figura 9. Modellazione di un prototipo di parete mediante due differenti mesh: (a) discretizzazione della parete; (b)
meccanismi di collasso ottenuti
Di seguito si mostra come il macro-elemento sia in grado di simulare i meccanismi di collasso nel piano
della muratura.
Il collasso di un elemento murario caricato verticalmente e sollecitato nel proprio piano mediante azioni
orizzontali crescenti si manifesta secondo tre possibili meccanismi come rappresentato nella figura
sottostante. Il meccanismo indicato in figura a di natura prevalentemente flessionale, in esso la rottura
associata alla fessurazione in corrispondenza delle fibre tese e/o allo schiacciamento in corrispondenza
delle fibre compresse. Gli altri due meccanismi di collasso rappresentati nelle figure b e c, sono
meccanismi di rottura a taglio associati rispettivamente alla fessurazione diagonale e allo scorrimento.
un macromodello per ciascun pannello murario
mesh di quattro macro elementi per ciascun
pannello murario
suddivisione della parete in pannelli murari
apertura
"porta"
apertura
"finestra"
apertura
"porta"
apertura
"finestra"
apertura
"porta"
apertura
"finestra"
apertura
"porta"
apertura
"finestra"
parete reale


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- Manuale Teorico CAPITOLO 3 - ELEMENTI


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Figura 10. Meccanismi di rottura nel piano di un pannello murario: (a) rottura per schiacciamento/ribaltamento; (b)
rottura a taglio per fessurazione diagonale; (c) rottura a taglio per scorrimento

Figura 11. Simulazione dei meccanismi di collasso nel piano di un pannello murario: (a) rottura per
schiacciamento/ribaltamento; (b) rottura a taglio per fessurazione diagonale; (c) rottura a taglio per scorrimento
Come gi noto, il meccanismo di collasso flessionale nel piano pu manifestarsi secondo due molteplici
modalit: da una parte la progressiva fessurazione che porta alla parzializzazione della sezione del
pannello e quindi alla rotazione intorno ad un estremo; dallaltra il possibile schiacciamento della
muratura in prossimit del bordo compresso. Il modello riproduce tale meccanismo mediante le molle di
interfaccia disposte ortogonalmente allinterfaccia stessa; per tali molle viene previsto un legame con
limitata resistenza a compressione e comportamento elasto-fragile a trazione. Lo schiacciamento della
muratura sar quindi associato alla progressiva plasticizzazione a compressione delle molle, mentre la
fessurazione verr associata alla rottura per trazione delle stesse. In questo modo si tiene conto
implicitamente della dipendenza dallo sforzo normale che tale meccanismo presenta.
(a) (b)
Figura 12. (a) quadro fessurativo a flessione; (b) collasso modello discreto
Il meccanismo di collasso a taglio per fessurazione diagonale rappresenta senzaltro il pi importante e
diffuso meccanismo di collasso nel piano. Esso caratterizzato da un quadro fessurativo costituito da
fessure diagonali nella porzione centrale del pannello che si determinano lungo le isostatiche di
q
q q F
F F
(a) (b) (c)
q
q
q
F
F
F
(a) (b) (c)
F
(b)
F
q
F
q
(c)
q
fessurazione
schiacciamento
F
fessurazione (b)
schiacciamento
della muratura (a)
F
Fmolla
Amolla
a
b
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- Pag. 17 -
compressione a causa della limitata resistenza a trazione. Il modello capace di simulare tale
meccanismo mediante lattribuzione di un legame costitutivo non-lineare alle molle diagonali.
(a) (b)
Figura 13. (a) quadro fessurativo per fessurazione diagonale; (b) modello discreto
Il meccanismo di collasso per scorrimento, in realt non riveste molta importanza nelle applicazioni e
diviene possibile solo in presenza di bassi valori di sforzi normali o a seguito di elevate parzializzazioni
delle sezioni. Consiste in mutui scorrimenti tra due pannelli lungo la direzione dei giunti di malta,
orizzontali e verticali, con la progressiva formazione di macrofratture orientate. Viene simulato attraverso
le molle longitudinali delle interfacce, alle quali, come si vedr in seguito, verranno associate domini di
scorrimento alla Mohr-Coulomb (cfr. 4.1.2.1).
(a) (b)
Figura 14. (a) quadro fessurativo a scorrimento; (b) modello discreto
Il modello consente di cogliere anche linstaurarsi di eventuali meccanismi combinati.
Nella rappresentazione piana il pannello possiede i tre gradi di liberta associati ai moti rigidi piani a cui
occorre aggiungere il grado di libert che lo rende articolato. Pertanto per descrivere la cinematica di n
pannelli occorre considerare 4n parametri lagrangiani. Come parametri lagrangiani atti a descrivere la
cinematica nel piano, sono stati considerati le quattro traslazioni di ciascuno dei lati rigidi lungo la propria
direzione, ai quali possibile associare le relative forze duali nel piano.
F
q
F
q
schiacciamento
puntone compresso
fessurazione per
trazione
F
q
q
F
superficie di contatto
tra i pannelli
Attivazione di
scorrimenti plastici
F
N
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- Pag. 18 -

Figura 15. Gradi di libert e forze duali nel piano
Dal punto di vista geometrico un pannello caratterizzato unicamente dai suoi quattro vertici e dallo
spessore.
Le dimensioni caratteristiche del pannello saranno pertanto date dalla base b, dallaltezza h e dallo
spessore s. In particolare le prime due grandezze vengono determinate a partire dai vertici come:
h = dist (v
4
, v
1
)
b = dist (v
1
, v
2
)
Lo spessore s risulter determinante, insieme alle altre caratteristiche geometriche, nelle procedure di
taratura delle molle non lineari del modello meccanico equivalente al pannello murario.
Lelemento pannello, dal punto di vista meccanico, viene caratterizzato tramite lattribuzione di tre legami
costitutivi che regolano separatamente i tre principali comportamenti della muratura:
shear material: legame costitutivo a taglio, utilizzato per la taratura delle molle diagonali (cfr.
4.1.2);
bending material: legame costituivo flessionale, utilizzato per la taratura delle molle flessionali
delle interfacce contigue allelemento (cfr. 4.1.1);
sliding material: legame costitutivo a scorrimento, utilizzato per la taratura della molla a
scorrimento delle interfacce contigue allelemento (cfr. 4.1.3).
Inoltre il pannello caratterizzato da un peso specifico (w) e da una massa totale che pu derivare sia
dal peso proprio che da eventuali masse aggiuntive (m). Il peso specifico viene dedotto dal materiale.
A ciascun pannello murario viene associato un sistema di riferimento relativo, solidale con esso. Lorigine
di tale sistema di riferimento viene fissata in corrispondenza del primo nodo, lasse x il versore
corrispondente alla direzione (v
2
,v
1
), lasse y il versore corrispondente alla direzione (v
4
,v
1
), lasse z
ortogonale ai primi due dotato di verso tale da rendere la terna sinistrorsa.
Per le procedure di taratura si rimanda al par 4.1.1 e successivi.

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- Pag. 19 -
3.1.2. ELEMENTO PANNELLO (COMPORTAMENTO TRIDIMENSIONALE)
Allo scopo di disporre di un unico strumento in grado di simulare la risposta globale di un edificio
mettendo in conto sia il comportamento nel piano che fuori-piano il macro-elemento, inizialmente
pensato per la simulazione del comportamento delle pareti nel proprio piano, stato modificato con il
preciso scopo di potere cogliere anche eventuali meccanismi di primo modo. Tale modifica ha riguardato
sia laspetto cinematico che quello di descrizione meccanica dellelemento. In particolare stato
necessario aggiungere tre gradi di libert ad ogni elemento di base e modificare le interfacce, che da uno
sviluppo monoassiale passano ad uno bidimensionale, in maniera tale da potere descrivere la risposta
fuori-piano delle pareti. Nel seguito vengono descritte le propriet del macro-elemento spaziale e la
strategia di assemblaggio per la modellazione del comportamento tridimensionale di un edificio. Nella
modellazione tridimensionale occorre inoltre affrontare alcuni problemi specifici riguardanti le condizioni di
vincolo tra il macro-elemento spaziale e altri elementi che devono essere tali da non escludere a priori la
possibilit che lelemento possa subire movimenti fuori-piano. In particolare verranno considerate nel
dettaglio le seguenti interazioni:
Interazione tra le pareti e gli impalcati (cfr. 2.2.1);
Interazioni tra le pareti in corrispondenza degli angoli (cfr. 3.5.1).
Il macro-elemento spaziale rappresenta la naturale evoluzione del macro-elemento piano descritto nei
paragrafi precedenti (cfr. 3.1.1) a cui stata aggiunta una terza dimensione in direzione trasversale.
Per la modellazione del comportamento spaziale del macro-elemento, ai 6 gradi di libert da corpo rigido
nello spazio occorre aggiungere il grado di libert necessario a rendere lelemento articolato nel piano
della muratura per descriverne la deformabilit a taglio. Pertanto la cinematica di ogni macro-elemento
controllata da 7 gradi di libert, mentre la generica interfaccia corrispondente a pannelli contigui
descritta dai 12 gradi di libert che consentono di descrivere i moti rigidi nello spazio dei corrispondenti
lati rigidi piani dei pannelli. Con riferimento al sistema locale definito nella figura sottostante, come
parametri lagrangiani oltre ai 4 spostamenti lungo i lati del pannello (rappresentativi del comportamento
nel piano della muratura) sono state considerate la traslazione fuori piano e le rotazioni intorno agli assi x
e y.

Figura 16. Numerazione dei vertici e definizione del sistema locale del pannello

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- Pag. 20 -

Figura 17. Gradi di libert e forze duali fuori piano
facile osservare che la modellazione proposta permette di schematizzare agevolmente anche casi in cui
si ha flessione deviata in campo non lineare e che il criterio adottato tiene conto della dipendenza del
momento resistente dallo sforzo normale.
Inoltre tale modellazione consente di cogliere i principali meccanismi di collasso di primo modo.

Figura 18. Meccanismo di ribaltamento fuori piano in flessione retta
Facendo riferimento a una parete isolata risulta evidente che linterposizione di un letto di molle non
lineari disposte lungo tutto lo spessore della parete si presta in modo del tutto naturale a riprodurre due
meccanismi di ribaltamento tipici: collasso a mensola e collasso per formazione di una cerniera
intermedia, corrispondenti rispettivamente a pareti libere e vincolate in testa.
uz
|y
|x
Fz
My
Mx
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- Pag. 21 -

Figura 19. Riproduzione dei principali cinematismi di primo modo di una parete verticale: (a) ribaltamento alla base di una
parete libera in testa; (b) ribaltamento mediante cerniera intermedia di una parete vincolata
Anche in questo caso, lapertura delle fessure corrisponder, nel modello discreto, alla rottura per
trazione delle molle; la progressiva riduzione di rigidezza della sezione determiner in definitiva il
ribaltamento della parete. Tuttavia tali fenomeni fessurativi possono essere colti solo in corrispondenza
degli elementi di interfaccia. Appare quindi evidente che nello studio del comportamento fuori-piano, pi
che nel piano, lefficacia della modellazione risulta condizionata dalla mesh utilizzata per discretizzare la
parete. Questo accade poich una maggiore discretizzazione della mesh consente di ampliare il dominio
di ammissibilit cinematica dei meccanismi di primo modo potenzialmente attivabili.

Figura 20. Suddivisione ideale della sezione trasversale degli elementi in molteplici file di molle e modellazione di un
pannello soggetto contemporaneamente ad azioni nel piano e fuori piano


q q
(a)
(b)
F F
t
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3.1.3. ELEMENTI RIGIDI
Si tratta di elementi rigidi piani di forma poligonale qualsiasi. In generale tale elemento dispone di 6 gradi
di libert nello spazio, corrispondenti alle tre traslazioni e tre rotazioni lungo le direzioni del sistema di
riferimento locale, solidale con lelemento.
Lelemento body pu essere utilizzato sia per modellare elementi non deformabili a taglio appartenenti ad
una parete, sia per modellare elementi di collegamento tra diverse pareti, che possono rappresentare ad
esempio impalcati rigidi o diaframmi rigidi. Questo genere di elementi verr trattato in un paragrafo
dedicato (cfr. 3.4). Gli elementi rigidi appartenenti ad una parete possono essere utilizzati efficacemente
per modellare porzioni della parete a geometria non regolare, quali archi, timpani, ecc..

Figura 21. Cinematica piana di un elemento rigido
La geometria dellelemento caratterizzato dalle coordinate dei vertici e dallo spessore (sp). Il
programma calcola automaticamente le coordinate del baricentro (G).
Lelemento body meccanicamente viene caratterizzato tramite lattribuzione di due materiali:
bending material: legame costituivo flessionale (cfr. 4.1.1).
sliding material: legame costitutivo a scorrimento (cfr. 4.1.3).
Il sistema di riferimento locale ha origine nel baricentro dellelemento, mentre le direzioni degli assi di
riferimento vengono fissate in maniera tale che il primo si sviluppa lungo la direzione individuata dai primi
due vertici dellelemento e il secondo ortogonale al primo e giacente nel piano dellelemento; il terzo
infine dato dal prodotto vettoriale dei primi due.
Per ogni elemento rigido non appartenente ad una parete possibile bloccare uno o pi gradi di libert.
Nel caso pi generale, di elemento rigido dotato di sei gradi di libert, vengono definiti due vettori (di
dimensione tre) che indicano i gradi di libert bloccati: in particolare il vettore tran si riferisce ai gradi di
libert traslazionali, il vettore rot si riferisce ai gradi di libert rotazionali. I codici di vincolo sono i
seguenti :
0 : grado di libert libero
-1 : grado di libert vincolato con vincolo perfetto
k>0 : grado di libert vincolato elasticamente con rigidezza k
G
X
Y
Sistema assoluto
P
uGX , FX
uGY , FY
uG , M
m
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- Pag. 23 -
Nel caso in cui uno o pi gradi di libert dellelemento non sono considerati nel modello, essi risulteranno
vincolati. Ad esempio, nel caso di un elemento di una parete, e comportamento del modello di tipo piano
della parete, i vettori di vincolo vengono impostati automaticamente dal programma in maniera da
bloccare i gradi di libert relativi ad una cinematica fuori piano. Si avr infatti:
0 1
0 1
1 0
tran rot
( (
( (
= =
( (
( (


;

3.1.4. ELEMENTI INTERFACCE
Gli elementi interfaccia servono a schematizzare i possibili collegamenti tra i diversi elementi che
compongono il modello. Nella fase di input non possono essere n visualizzati, n modificati dallutente,
essendo infatti elementi generati dal motore di calcolo; tuttavia la comprensione del funzionamento di
questo elemento risulta decisiva per linterpretazione dei risultati, e per lo sfruttamento del software al
massimo delle sue potenzialit.
Lelemento interfaccia deve simulare il comportamento degli elementi che afferiscono a ciascuna di essa e
linterazione reciproca tra gli stessi concentrando le caratteristiche di deformabilit e resistenza flessionali
e a scorrimento degli elementi.
Le interfacce, dal punto di vista del loro comportamento, possono essere bi- o tri-dimensionali, a seconda
che si stia considerando il comportamento delle pareti nel proprio piano, o anche fuori dal proprio piano.
In questi due casi il modello meccanico a loro attribuito sar semplice (comportamento piano), o
necessiter di un arricchimento di gradi di libert (comportamento tridimensionale).
stato necessario definire diverse tipologie di interfacce. Il principio meccanico e il funzionamento
analogo per tutte le tipologie, la differenza consiste principalmente nel numero e nella scelta dei gradi di
libert necessari a seconda della tipologia di elementi che linterfaccia deve collegare. Dal punto di vista
dellinterazione tra gli elementi si possono pertanto distinguere le seguenti tipologie di interfacce:
interfacce tra due elementi di una parete;
interfacce tra un elemento di una parete e un elemento di collegamento tra le pareti
(orizzontamenti o elementi dangolo);
interfaccia tra un elemento e un supporto esterno;
interfaccia tra un elemento e un cordolo.
Ogni interfaccia si riferisce ad un piano ben preciso e deve concentrare in s le caratteristiche di
resistenza e deformabilit degli elementi o del collegamento come sar meglio descritto nei successivi
paragrafi.
Per ogni interfaccia conveniente individuare due punti estremi (o nodi), che verranno indicati con i e j.
Nel caso di uninterfaccia che connette due elementi, a ognuno dei nodi corrispondono in realt due nodi
distinti del modello, ciascuno appartenente a uno dei due elementi collegati dallinterfaccia. Tali nodi, pur
avendo nella configurazione iniziale le medesime coordinate, sono fisicamente distinti e subiranno
spostamenti differenti. I quattro nodi (due per ogni elemento connesso), che corrispondono ai due
estremi i e j dellinterfaccia, vengono denominati vertici dellinterfaccia. Ognuna delle due linee che
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- Pag. 24 -
congiungono i vertici che appartengono ad uno stesso elemento (o al vincolo) rappresenta
convenzionalmente un lato dellinterfaccia.

Figura 22. Interfaccia tra due elementi.
Nelle figure di seguito riportate, solo per comodit di rappresentazione, le interfacce sono state
rappresentate con uno spessore finito in quanto nella formulazione matematica considerata priva di
spessore.
A ciascuna interfaccia viene associato un sistema di riferimento locale che ha origine nellestremo i, asse
diretto verso lestremo j, asse q ruotato di 90 in senso antiorario rispetto a e giacente nel piano
dellinterfaccia, e l'asse , ortogonale ai primi due e diretto in modo da costituire una terna sinistrorsa.
Il comportamento meccanico dellinterfaccia governato dalla presenza di molle non lineari.
3.1.4.1. INTERFACCE BIDIMENSIONALI
Nel seguito viene riportata una descrizione della cinematica e del comportamento meccanico delle
interfacce nel piano.
Le molle flessionali sono disposte ad interasse costante ed in modo simmetrico rispetto allasse di
mezzeria dellinterfaccia; le molle di estremit risultano arretrate rispetto alle estremit dellinterfaccia di
met interasse.
Interfaccia
spessore
nullo
stessa posizione nella
configurazione indeformata
vertice a
vertice c
vertice d
nodo i
q

nodo j
Elemento 1
stessa posizione nella
configurazione indeformata
Elemento 2
vertice b
vertice a
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- Pag. 25 -

Figura 23. Interfaccia tra due pannelli: (a) sistema di riferimento locale e individuazione dei nodi e dei pannelli; (b) molle
longitudinali e molla trasversale.
Il comportamento della molla a scorrimento legato alle molle flessionali: essa viene considerata attiva
solo se nellinterfaccia sono presenti molle ortogonali in compressione, mentre il limite corrente di
resistenza dipende dal numero di molle ortogonali attive ovvero dallestensione della zona di contatto tra i
due elementi e dallo sforzo di compressione corrente.
La cinematica nel piano dellinterfaccia descritta in modo completo da sei gradi di libert associati ai
gradi di libert dei lati dei pannelli interconnessi. In particolare vengono considerati gli spostamenti dei
quattro vertici dellinterfaccia nella direzione ortogonale al primo asse dellinterfaccia stessa, e gli
scorrimenti delle facce, superiore e inferiore. evidente tuttavia che, se linterfaccia risulta collegata ad
un vincolo fisso tre gradi di libert saranno sufficienti per definirne la cinematica.
Tutti i parametri lagrangiani si considerano positivi se concordi con gli assi del sistema di riferimento
locale dellinterfaccia, come riportato nella figura seguente nella quale viene riportata uninterfaccia
pannello-pannello.

Figura 24. Gradi di libert nel piano dellinterfaccia inserita tra due elementi
I gradi di libert delle interfacce non impegnano gradi di libert indipendenti per il modello poich
condividono i gradi di libert degli elementi che connettono.
Interfaccia
vertice a
vertice c
vertice d
nodo j
nodo i
nodo j
nodo i
nodo j
/2
. . .
molla longitudinale
molle ortogonali
kn
kn/2+1
kn-1
kn/2
vertice a
nodoi
kh
kn-2 . . .
k1 k2 k3
ui,sup uj,sup
ui,inf uj,inf
usc,sup
usc,sup

q
nodo i nodo j
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- Pag. 26 -

Figura 25. Afferenza tra i gradi di libert di uninterfaccia e quelli degli elementi che connette
3.1.4.2. INTERFACCE TRIDIMENSIONALI
Linterfaccia tridimensionale rappresentata da un modello meccanico equivalente costituito da due piani
rigidi (inizialmente paralleli) coincidenti con le facce a contatto dei due pannelli. Tali superfici vengono
discretizzate sia nella direzione longitudinale che nella direzione trasversale e pertanto, a differenza del
caso piano, linterfaccia risulta meccanicamente rappresentata da pi file di molle non lineari ortogonali,
in analogia ai modelli a fibre utilizzati nel pi generale contesto delle modellazioni agli elementi finiti non
lineari. In particolare indicando con n e n
f
il numero di campi in cui viene suddivisa la sezione trasversale
dellinterfaccia, rispettivamente in senso longitudinale e in senso trasversale, si avranno n
f
file di molle,
ciascuna composta da n molle.

Figura 26. Modello discreto tridimensionale con diverse file parallele di molle
Ogni molla rappresentativa di una fibra di muratura, avente area della sezione trasversale pari a quella
del rettangolo unitario della griglia individuata dalla suddivisione in campi.
Le molle appartenenti alle diverse file presentano le medesime caratteristiche meccaniche, e ogni fila
risulta semplicemente traslata rispetto alle altre ortogonalmente al piano contenente gli elementi. Il
gradi di libert del
pannello inferiore
gradi di libert del
pannello superiore
nodi coincidenti
{
spessore
nullo
Interfaccia in configurazione
deformata
Interfaccia in configurazione
iniziale

t
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- Pag. 27 -
numero di file di molle, e il numero di molle contenute in ciascuna fila devono essere scelti in modo da
ottenere un dettaglio nella risposta sufficientemente accurato. chiaro che per poter coglier il
comportamento flessionale fuori-piano necessario prevedere almeno due file di molle.

Figura 27. Esempio di disposizione delle file di molle per modellare il comportamento fuori piano
Le file vengono disposte ad un interasse costante (
t
) che viene determinato secondo il procedimento di
taratura, esposto pi avanti e basato su unequivalenza flessionale tra la parete muraria e lo schema
discreto equivalente. Seguendo tale procedimento le file di estremit risulteranno rientrate rispetto
alleffettivo spessore della muratura.
Ciascuna interfaccia inoltre dotata di due molle destinate al controllo dei meccanismi di scorrimento
fuori piano. Esse sono contenute nel piano dellinterfaccia e dirette trasversalmente rispetto allo spessore
alla muratura. Tali molle controllano i meccanismi di scorrimento di scorrimento fuori-piano e sono state
poste ad una distanza determinata, come si vedr meglio nella descrizione delle procedure di taratura
(cfr. 4), stabilendo unequivalenza torsionale col modello continuo, e valutando il dominio di resistenza di
ciascuna molla considerando un meccanismo di tipo attritivo con una superficie di influenza di ciascuna di
esse pari a met dellarea dellinterfaccia.
spessore
muratura
p
i
a
n
o

i
n
t
e
r
f
a
c
c
i
a
t t t t
p
i
a
n
o

i
n
t
e
r
f
a
c
c
i
a
t t t
f
i
l
a

1
f
i
l
a

2
f
i
l
a

3
f
i
l
a

4
f
i
l
a

5
f
i
l
a

2
f
i
l
a

1
f
i
l
a

3
f
i
l
a

4
q
,
spessore
muratura
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- Pag. 28 -

Figura 28. Posizionamento delle molle a scorrimento e relative aree di influenza.
evidente che linserimento di due molle a scorrimento fuori-piano consente anche la simulazione della
deformazione torsionale attorno allasse ortogonale allinterfaccia.

(a) (b)
Figura 29. Modelli meccanici equivalenti e parametri lagrangiani delle interfacce tridimensionali; (a)comportamento
flessionale; (b) comportamento a scorrimento
In figura sono rappresentati degli schemi meccanici relativi al comportamento tridimensionale delle
interfacce, separando per comodit il comportamento flessionale da quello a scorrimento. Nella stessa
figura sono riportati i gradi di libert considerati nella rappresentazione numerica, che risultano
direttamente dipendenti dai gradi di libert dei pannelli che linterfaccia connette.
3.1.4.3. INTERFACCE DI TIPO STANDARD (CONNESSIONE TRA DUE
ELEMENTI DI UNA STESSA PARETE)
Si tratta di un elemento a sei gradi di libert atto a modellare il collegamento tra due pannelli murari
contigui o tra un pannello e un supporto esterno.
I gradi di libert vengono scelti come riportato sotto; in particolare il caso a rappresenta uninterfaccia tra
due elementi contigui, il caso b rappresenta uninterfaccia tra un elemento e un supporto esterno. Se il
supporto esterno risulta vincolato uno o pi gradi di libert afferenti ad esso risulteranno bloccati o
cedevoli elasticamente.
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- Pag. 29 -

Figura 30. Cinematica degli elementi di interfaccia
Linterfaccia contiene linformazione dei due elementi che collega, e pertanto potr accedere a tutti i dati
necessari per la calibrazione delle sue molle.
Linterfaccia costituita da un letto discreto di molle flessionali e da una molla a scorrimento. Sia le molle
flessionali che a scorrimento sono di natura non lineare.

. . .
kn/2 kn-1 kn/2+1 kn
. . .
kn kn-1 kn/2+1 kn/2
Molle trasversali
Molle longitudinali
Pannello 1
Pannello 2

q
nodo i nodo j

Figura 31. Convenzioni sugli elementi di interfaccia
Come sar descritto meglio nel seguito, le caratteristiche meccaniche di tali molle dipendono dalle
caratteristiche di entrambi i pannelli.
j i
u2
u3
u1
u6
u4
u5
u1
u4
i
u5
u6
u3
j
u2
(a)
(b)

q
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- Pag. 30 -

Figura 32. Schema meccanico dellinterfaccia di tipo standard
Dal punto di vista geometrico linterfaccia caratterizzata dalla sua lunghezza, dalla direzione e dallo
spessore (nel senso della profondit). Tutte queste caratteristiche vengono determinate sulla base degli
elementi che afferiscono allinterfaccia.
In particolare, la lunghezza e la direzione dellinterfaccia sono quelle comuni dei due lati degli elementi a
contatto. Lo spessore sar il minimo tra i due elementi nel caso di interfaccia inserita tra due elementi, e
pari allo spessore dellunico elemento nel caso di interfaccia vincolata esternamente.
3.1.4.4. INTERFACCE SLIDINTERACTION (INTERAZIONE CON GLI
ORIZZONTAMENTI)
Oltre alle tipologie di interfaccia appena descritte, possono essere gestite delle interfacce pi complesse,
le quali hanno gradi di libert aggiuntivi per tenere conto dellinterazione tra essa ed eventuali cordoli
(cfr. 3.3.2) o orizzontamenti (cfr. 3.4). Si consideri in particolare linterfaccia di tipo SlidInteraction.
Questa tipologia di interfaccia, rispetto a quella standard, possiede un ulteriore grado di libert a
scorrimento che serve a collegare linterfaccia con un altro elemento che interagisce a scorrimento con gli
elementi collegati dallinterfaccia.
Il comportamento flessionale risulta inalterato rispetto alle interfacce standard, mentre la molla a
scorrimento viene sdoppiata mantenendo separati i contributi di ciascun elemento. Ciascuna delle due
molle a scorrimento collega un grado di libert esterno u
5
-u
6
con il grado di libert interno u
7
.

nodo i
/2
nodo j
k1
k2 kn
u5
u4
u6
u1
u3
u2
i j
u7
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- Pag. 31 -

Figura 33. Schema meccanico dellelemento di interfaccia: comportamento flessionale
Tale interfaccia serve a potere considerare linterazione a scorrimento tra linterfaccia e un diaframma,
rigido o deformabile, di collegamento posto in un piano differente da quello della parete.
Nel caso di interfaccia tridimensionale, rispetto alle interfacce standard, verranno introdotti dei nodi
aggiuntivi a scorrimento nel piano (come per le interfacce piane) e fuori-piano.
Tali nodi servono a modellare lo scorrimento degli elementi inseriti nella muratura quali diaframmi, travi
etc. Ogni molla a scorrimento verr sdoppiata in due molle distinte, ciascuna delle quali simula il
comportamento a scorrimento di un solo pannello. In definitiva linterfaccia sar costituita da due molle a
scorrimento nel piano e quattro fuori-piano come mostrato nelle figure sottostanti.

Figura 34. Molle a scorrimento; (a) nel piano, (b) fuori piano

Figura 35. Schema tridimensionale dellinterfaccia SlidInteraction con indicati i gradi di libert
Sia nel caso in cui lorizzontamento sia rigido che nel caso in cui sia deformabile, in aggiunta a quanto
previsto nel caso di interfaccia piana, occorre simulare il meccanismo di scorrimento fuori piano tra il
diaframma e i pannelli. Dal punto di vista della modellazione ci viene reso possibile dallintroduzione di
nodo i
/2
kn

k1
k2
nodo j
ks1
ks2
q
,
nodo i
nodo j
q

ks,2
ks,1
ks,2
ks,1
u3
wj1
nodo i
wj1
usc,sup
wjm
nodo j
usc,inf
wj2
wi2
wim
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- Pag. 32 -
uninterfaccia SlidInteraction come schematizzato nelle figure successive, relativamente a diaframmi rigidi
(cfr. 3.4.2) e deformabili (cfr. 3.4.3).

Figura 36. Interazione a scorrimento fuori piano tra un diaframma e due pannelli di una parete; (a) diaframma rigido, (b)
diaframma elastico
3.1.4.5. INTERFACCE FLESSINTERACTION (INTERAZIONE CON ASTE)
La seconda tipologia di interazione che pu essere gestita dalla singola interfaccia quella di tipo
FlessInteraction.
Tale interfaccia serve a potere tenere conto di una possibile interazione sia flessionale che a scorrimento.
In particolare essa consente di fare interagire due macro-elementi con un elemento asta deformabile sia
assialmente che flessionalmente.
Lasta posta tra le due serie di molle relative a ciascuno dei due pannelli. Ciascuna coppia di molle, a
causa dellinterposizione dellasta non potr essere pertanto condensata in ununica molla.
Tale interfaccia, oltre ai gradi di libert delle interfacce standard, hanno tutti i gradi di libert interni ed
esterni che servono a imporre la congruenza con lasta interagente. Nella figura seguente vengono
mostrati i versi positivi dei gradi di libert separando quelli esterni da quelli interni.
um = f (u3,|1,|2)

diaframma
|3
u2
u1
um
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- Pag. 33 -

Figura 37. Gradi di libert interni di una interfaccia FlessInteraction
Il vettore (U) dei gradi di libert :
( )
( )
n n j j i i fless
m j i ass
v v v v v U
u u u U
| | | | | , ,......., , , , , , , ,
, ,
2 2 1 1
=
=

Lo schema meccanico di tale interfaccia pu efficacemente essere visto separando il contributo flessionale
dellinterfaccia, il contributo a scorrimento dellinterfaccia e il contributo assiale e flessionale dellasta.

Figura 38. Schema meccanico di una interfaccia FlessInteraction
Anche la matrice di rigidezza si trova sommando il contributo dellasta e il contributo delle molle
dellinterfaccia.
Non appena si dispone della matrice globale, i gradi di libert interni possono essere condensati, in modo
da limitare i gradi di libert di questa interfaccia ad un numero indipendente dal passo interno con cui
vengono disposte le molle.
Nel caso di interfaccia tridimensionale, linterazione flessionale risulta leggermente pi complessa,
mantenendo tuttavia il medesimo modello di comportamento.
u5
u4
u6
u1
u3
u2
j i
vj
uj ui
vi
|j
um
pn p2 p1
|n
vn
v2
|2 |1
v1
j i

/2
nodo j
nodo i
ks1
ks2
nodo j
nodo i
k1
k1
(1)
(2) (2)
k2
k2
(1)
(2)
kn
kn
(1)
nodo i nodo j
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- Pag. 34 -
Lintroduzione dei nodi intermedi distribuiti lungo tutta linterfaccia, consentir uninterazione flessionale
tra lasta e la muratura lungo tutto il pannello murario e non limitatamente a punti isolati.

(a) (b)
Figura 39. Schema statico dellinterfaccia FlessInteraction; (a)comportamento nel piano; (b)comportamento fuori piano.
Il campo di spostamenti nella direzione dellasse q dei nodi intermedi costituito da n traslazioni
indipendenti, associati ai nodi della fila centrale, e da un unico parametro di rotazione attorno a . Gli
spostamenti dei nodi delle file eccentriche non sono indipendenti ma conseguenti a un moto rigido, nel
piano q, che lega tra loro tutti i nodi appartenenti a una stessa fila trasversale.

Figura 40. Gradi di libert flessionali esterni di uninterfaccia FlessInteraction
I gradi di libert associati ai nodi interni non costituiranno gradi di libert globali del modello poich
possono essere condensati. Occorre tuttavia considerare un ulteriore grado di libert che descrive la
rotazione del moto rigido trasversale che vincola il campo degli spostamenti nel piano q.
inoltre possibile considerare interfacce in cui coesistano le interazioni di tipo SlidInteraction con quella
di tipo FlessInteraction; tale tipologia di interfacce pu essere applicata sia ad interfacce a
comportamento piano, che a quelle a comportamento tridimensionale.
(2)
kn
(1)
kn-1
(2)
kn-1
(1)
k2
(2)
k2
(1)
k1
(2)
k1
q

q
,
/2
nodo i
(1)
kn

nodo j
t
(2)
kn
(1)
kn-1
(2)
kn-1
(1)
k2
(2)
k2
(1)
k1
(2)
k1
q

q
,
/2
nodo i
(1)
kn

nodo j
t
j
q
ui,inf
uj,inf
uj,sup
uj,sup
|inf
|sup
|m
nodo i
v1 vn-1 vn

,
q

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- Pag. 35 -
3.1.4.1. INTERFACCE FLESSINTERACTION E SLIDINTERACTION
(INTERAZIONE TRA PANNELLI MURARI E ASTE E
ORIZZONTAMENTI)
Nel caso di contemporanea presenza di un elemento asta e di un orizzontamento, entrambi interagenti
con la muratura, linterfaccia sar contemporaneamente di tipo FlessInteraction e e SlidInteraction per
modellare linterazione a flessione tra la muratura e lasta e, al contempo, linterazione a scorrimento tra
la muratura, diaframma e i gradi di libert assiali dellasta; la figura che segue mostra schematicamente il
caso di unasta interagente con la muratura e un diaframma.

Figura 41. Interazione flessionale di una parete con un diaframma: inserimento di cordoli
Come per tutti gli altri tipi di interazione, anche questa prevista sia per interfacce a comportamento
piano sia per quelle con comportamento tridimensionale.
3.1.4.2. INTERFACCE VINCOLATE
Nel caso di uninterfaccia che connette un elemento con un supporto esterno, i vertici dellinterfaccia sono
i due vertici dellelemento a contatto con linterfaccia stessa.
Il supporto esterno pu essere schematizzato mediante un singolo nodo dotato, nel piano, di tre gradi di
libert (nel caso di comportamento piano), due traslazioni e una rotazione, che possono essere vincolati
in modo assoluto o elasticamente in modo potere prevedere, sia pur in modo approssimato,
uninterazione terreno-struttura (cfr. 3.7).
uj,vj,|j
nodo i

ui,vi,|i
nodo k

uk,vk,|k
cinematica frame
cinematica pannelli
interfaccia
flessInteraction
diaframma
|3
u2
u1
nodo j

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- Pag. 36 -

Figura 42. Interfaccia tra un elemento e un vincolo.
In corrispondenza di interfacce che collegano un pannello ad un supporto esterno, nel caso in cui
vengano previsti vincoli elastici, i gradi di libert locali dellinterfaccia relativi al lato a contatto con il
vincolo sono associati ai gradi di libert del supporto elastico e a quelli del lato rigido del pannello
contiguo.

Figura 43. Afferenza tra i gradi di libert locali e globali in presenza di un supporto esterno.
In alternativa l'interazione tra i pannelli murari e il suolo pu essere modellata mediante l'introduzione di
aste elastoplastiche. In questo caso verr introdotta una interfaccia di tipo FlessInteraction (cfr. 3.7.1).
Dal punto di vista cinematico i gradi di liber corrispondenti al terreno verranno vincolati in modo
assoluto. I due strati di molle dell'interfaccia verranno tarati in modo distinto: le molle dello strato
superiore (quello a contatto col resto della struttura) verranno tarate coerentemente alle caratteristiche
della muratura, mentre le molle dello strato inferiore (quelle che devono simulare il contatto col terreno di
fondazione) verranno tarate in funzione delle caratteristiche del terreno.
3.2. SETTI IN C.A.
I setti in calcestruzzo armato vengono modellati attraverso elementi analoghi a quelli utilizzati per i
pannelli murari, almeno dal punto di vista dello schema meccanico. Lelemento costituito da un
quadrilatero articolato, con due molle diagonali poste al suo interno. Tali molle regolano il meccanismo di
Interfaccia
spessore
nullo
vertice a
vertice c
vertice d
nodo i
q

nodo j
Elemento 1
vertice b
vertice a
gradi di libert
dell'elemento collegto
gradi di libert indipendenti
relativi al supporto elastico
k
y
x
k
k
r
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- Pag. 37 -
rottura a taglio per fessurazione diagonale, mentre linterazione con altri elementi (siano essi altri setti in
c.a., cordoli, diaframmi, pannelli murari) avviene mediante interfacce analoghe a quelle gi descritte.
Rispetto ai pannelli murari, le procedure di taratura variano sensibilmente, per tener conto del diverso
comportamento meccanico che tali elementi strutturali presentano (cfr. 4.2.1).
Risulta particolarmente utile, ai fini dellimpiego di analisi non lineari, il fatto che tali elementi assumano
comportamento non lineare, cos da rendere possibile senza limitazioni limpiego di tali elementi per
analisi non lineari.
Il modello meccanico utilizzato consente inoltre di valutare in maniera efficace linterazione con altri
elementi, in particolare con aste in c.a., in modo da ammettere unefficace valutazione delleffetto di
confinamento di telai.
3.3. ASTE
I cordoli e gli architravi vengono modellati attraverso elementi finiti non lineari di tipo beam a plasticit
concentrata; la presenza di eventuali tiranti viene invece modellata mediante elementi reagenti solo allo
sforzo assiale di trazione e non reagenti a compressione di tipo truss. Linfluenza di tali elementi ha un
ruolo significativo, soprattutto nella valutazione della vulnerabilit degli edifici esistenti, tuttavia il suo
effetto risulta decisivo solo nel caso in cui il comportamento della struttura non possa essere considerato
scatolare.
Le aste possono essere distinte secondo due criteri: sulla base dei gradi di libert che possono essere
attribuiti allasta, e in base al tipo di interazione con altri elementi.
Dal punto di vista del comportamento un elemento asta pu essere:
- 1D: Elemento asta che esplica solo il comportamento assiale (tiranti o catene);
- 2D: Elemento asta che esplica il comportamento assiale e quello flessionale nel solo piano 1-2 locale
dellelemento (cordolo, architrave);
- 3D: Elemento asta che esplica il comportamento assiale e quello flessionale in entrambi i piani principali
(pilastri).
Dal punto di vista dellinterazione con gli altri elementi, unasta pu essere:
- MasonryInteraction, se lasta interagisce sia flessionalmente che assialmente, con gli elementi contigui
quali pannelli murari o diaframmi. Tali elementi sono adatti a simulare cordoli di interpiano o architravi.
- FreeInteract, se si considera unasta libera, interagente con il resto della struttura solo tramite i nodi di
estremit. Tali elementi sono adatti a modellare elementi di telai accoppiati alla muratura ma esterni ad
essa o tiranti.
- Asta con attach se lasta libera, e linterazione con il resto della struttura avviene solo tramite i nodi di
estremit in maniera tale da forzare la condivisione di gradi di libert tra lasta e un altro elemento cui il
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- Pag. 38 -
nodo viene considerato attaccato. Tali elementi sono adatti a modellare travi libere ammorsate a pareti
ad essa ortogonali.
Sono possibili ulteriori distinzioni nel comportamento delle aste, a seconda del comportamento non
lineare che ad esse viene attribuito. Tuttavia dettagli su questa classificazione verranno forniti in un
paragrafo dedicato (cfr.3.3.3).
Un elemento asta viene individuato dai due vertici di estremit denominati i e j, che ne determinano la
configurazione geometrica. Ad esso viene associato un sistema di riferimento locale con origine in i, asse
1 diretto da i a j, asse 2 ruotato in senso antiorario di un angolo retto rispetto a 1 e appartenente a un
piano principale della sezione, asse 3 ottenuto dal prodotto vettoriale dei primi due.
Il comportamento meccanico delle aste viene caratterizzato a partire dalle caratteristiche dei materiali
componenti le sezioni. Il software genera automaticamente il dominio di ammissibilit delle sollecitazioni
per una certa sezione. Tale calcolo pu essere effettuato considerando:
cerniere assiali, considerando il legame sforzo normale-allungamento specifico (N- c);
cerniere flessionali, considerando il diagramma momento-curvatura (M- _);
cerniere che tengano conto dellinterazione tra sollecitazioni flettenti e assiale, considerando un
vero e proprio dominio di interazione NMM.
Tali differenti comportamenti meccanici vengono determinati (ed eventualmente bilinearizzati) in
automatico dal programma a partire dalla geometria della sezione, dai parametri meccanici dei materiali e
dallarmatura disposta (nel caso di sezioni in c.a.). Per ulteriori dettagli sulle modalit di calcolo dei domini
di ammissibilit delle sollecitazioni si rimanda al par. 4.4.

Figura 44. Schema comportamento flessionale e assiale dellasta
Dal punto di vista flessionale, per cogliere le progressive plasticizzazioni delle aste e per consentire, nel
caso di aste interagenti, linterazione con la muratura, viene prevista la possibilit di suddividere lasta in
2
nodo i nodo j
3
p1 pn_div
1
l2 l1 ln_div
L
....
....
_
M
2
nodo i nodo j
3
1
L
A
N
L/2 L/2
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- Pag. 39 -
un numero arbitrario di sottoelementi mediante lintroduzione di nodi intermedi. Anche le propriet non
lineari dellasta (cerniere plastiche) saranno determinate coerentemente con la suddivisione in segmenti
dellasta.
Si indichi con n
div
il numero di sotto-elementi individuati da n
div
+1 nodi. Con p
i
si indichi li-esimo nodo
interno, con l
i
li-esimo sotto-elemento tra i nodi interni p
i
e p
i
+1.
Dal punto di vista assiale lasta si comporta come un elemento non suddiviso in segmenti, caratterizzato
quindi dai soli gradi di libert assiali esterni. Solo nel caso di interazione con la muratura vi la necessit
di introdurre un grado di libert assiale intermedio, dividendo cos lasta in due sotto-elementi.
Laspetto pi importante legato allintroduzione degli elementi asta non tanto il comportamento proprio
degli elementi quanto, invece, la modellazione dellinterazione tra questi e gli elementi murari.
In accordo con la classificazione fatta in precedenza, si hanno aste libere e aste interagenti. Le aste
libere, interagiscono con la muratura solo in corrispondenza dei nodi di estremit. Possono simulare
elementi in calcestruzzo esterni alla muratura connessi con essa solo in modo puntuale oppure elementi
quali tiranti o catene, che vengono ancorati in corrispondenza degli angoli di un edificio o in
corrispondenza delle zone della parete in muratura interessate dalla presenza dei capi-chiave.
( a) (b)
Figura 45. Esempi di aste non completamente inglobati nella muratura ma interagenti con essa: (a) inserimento di tiranti;
(b) telai in c.a. collaboranti con la struttura muraria
Come si evince dalla figura, le aste possono appartenere al piano della parete (in questo caso dal punto
di vista della modellazione saranno classificati come aste della parete) oppure essere elementi esterni di
collegamento tra le pareti.
Il collegamento tra aste e pannelli avviene attraverso le molle non lineari degli elementi di interfaccia. Per
le aste orientate nel piano della muratura il grado di ammorsamento dellelemento dipende dalla
lunghezza di contatto dellasta con lelemento murario con cui interagisce (condizioni geometriche) e dalle
propriet dei materiali degli elementi in contatto (condizioni meccaniche).
Un elemento asta pu essere vincolato ai pannelli murari in corrispondenza dei vertici sia in modo
assoluto che elasticamente. Si noti che i vincoli interni vengono considerati effettivi solo nei confronti
delle traslazioni relative, mentre non sono efficaci rispetto alle rotazioni relative.
Per vincolare unasta ad un pannello necessario che il vertice dellasta giaccia su uno dei lati del
pannello o coincida con uno dei suoi vertici (attach).
Tiranti
inserimento di tiranti inserimento di un telaio in c.a.
frame libero
frame
interagente
frame libero
Ancoraggio
fram
e nel piano della
m
uratura
fram
e ortogonale
alla m
uratura
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- Pag. 40 -
Oltre alla possibilit di vincolare un estremo di unasta in maniera assoluta, esiste anche quella di
interporre delle molle non lineari tra lasta e il pannello nella direzione del grado di libert da vincolare.
Tale configurazione pu risultare molto utile per simulare fenomeni di sfilamento o di distacco dellasta in
corrispondenza del punto di contatto, e pu consentire la modellazione, ad esempio, di architravi; tali
elementi, infatti, sono spesso dotati di esigue lunghezze di ancoraggio per cui il contributo dellasta viene
limitato fortemente dal collasso del vincolo.

Figura 46. Esempio di modellazione degli elementi architrave
Si consideri adesso il caso di un elemento strutturale inserito tra due pannelli murari e interagente con
essi. In questo caso si possono apprezzare linterazione a flessione tra asta e muratura, e linterazione tra
il comportamento a scorrimento della muratura e quello assiale dellasta.

Figura 47. Interazioni possibili tra unasta inserita nella muratura e i pannelli
Lasta deve essere suddivisa in sotto-elementi, e tale suddivisione deve necessariamente essere coerente
con la distribuzione delle molle di interfaccia.
u1
u1
u2
u2
u1
u2
u3
kv
ko
u4
interazione
e1- cordolo
interazione
e2- cordolo
e2
e1
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- Pag. 41 -

Figura 48. Modellazione di unasta inserita allinterno della muratura
Meccanicamente lasta viene caratterizzata tramite lassegnazione della sezione che contiene le seguenti
informazioni:
- comportamento meccanico: comportamento della sezione dellasta, che pu essere elastico, non
lineare a flessione, o non lineare che tiene conto dellinterazione tra le sollecitazioni (cerniera PMM);
- comportamento geometrico: comportamento dellasta, che pu essere monoassiale,
bidimensionale o tridimensionale;
- EA : rigidezza elastica assiale
- EI: rigidezza flessionale elastica nei due assi principali della sezione
- Dominio PMM: nel caso di comportamento che tiene conto dellinterazione tra
sollecitazione assiale e momenti flettenti nelle due direzioni, vengono calcolati i coefficienti necessari per
calcolare il dominio di interazione della sezione; tale dominio pu eventualmente essere eventualmente
semplificato fino ad annullare tale interazione.
- w : peso e massa per unit di lunghezza.
Di seguito vengono riportati versi positivi dei gradi di libert e i vettori che li contengono nei casi di aste
1D, 2D, 3D.
Saranno indicati con U
fless
e U
ass
rispettivamente i vettori relativi ai gradi di libert flessionali e locali.
La cinematica flessionale degli elementi caratterizzata da gradi di libert esterni (4 nel caso piano e 8
nel caso tridimensionale) rappresentati dagli spostamenti e rotazioni dei vertici dellasta, e da gradi di
libert interni rappresentati dagli spostamenti e rotazioni dei vertici dei sottoelementi.
pannello superiore
pannello inferiore
/2
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- Pag. 42 -

Figura 49. Cinematica a flessione delle aste
Il comportamento assiale invece governato unicamente dai due spostamenti assiali dei vertici delle aste
e da uno spostamento interno (u
m
) che serve per garantire linterazione a scorrimento con i pannelli
murari eventualmente contigui.

Figura 50. Cinematica assiale delle aste
Nel caso delle aste con interazione PMM, descritte nel seguito, la cinematica assiale viene arricchita
aggiungendo gli spostamenti assiali di tutti i sottoelementi allo scopo di consentire laccoppiamento del
comportamento flessionale.

Figura 51. Cinematica assiale nel caso di interazione MMN
Tra i gradi di libert flessionali, i primi 4 (v
i
,|
i
, v
j
,|
j
) nel caso di asta piana e i primi 8 (v
i
, w
i
, |
i
,
i
, v
j
, w
j
,
|
j
,
j
) nel caso di asta tridimensionale, corrispondono ai gradi di libert degli estremi mentre i restanti
gradi di libert sono interni. Dal punto di vista assiale lunico grado di libert interno u
m
(che va inserito
solo se lasta interagisce con la muratura).

nodo j
vj
|j
nodo i
v1
|1 |2
v2 vn
|n
p1 p2 pn
pn p2 p1
vn v2 v1 vj
nodo j
|i
vi
vi
|i
i
1 2 n j
|1 |2 |n |j
u1 ui u2 un uj
2D
3D
3
2
1
ui
nodo i
uj
nodo j
um
nodo j
uj
nodo i
ui
u1 um .... un-1 ....
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- Pag. 43 -
Indicando con U
nodi
il vettore dei gradi di libert esterni dellasta e con U
1-2
e

U
1-3
i vettori dei gradi di
libert interni rispettivamente nel piano 1-2 e 1-3 il vettore U complessivo dei gradi di libert risulta:
] [
3 1 2 1
=
f f nodi
U U U U

con:
( )
, , , , , , ,
nodi i i j j i i j j
U v v w w | | =

( )
( )
1 2
int 1 1 2 2
1 3
int 1 1 2 2
, , , ,......, ,
, , , ,......., ,
n n
n n
U v v v
U w w w
| | |

=
=

dove n rappresenta il numero di suddivisioni dellasta.
I nodi interni, non essendo in generale necessari per agganciare altri elementi ed essendo associati a
forze esterne nulle vengono condensati. Essi servono quando lasta risulta interagente con la muratura in
uninterfaccia di tipo FlessInteraction o nelle aste libere per apprezzare leventuale apertura di cerniere
plastiche anche in campata. In questo caso la procedura di calcolo prevede che la matrice di rigidezza
completa dellasta sia aggiunta a quella dellinterfaccia, effettuando in un secondo momento la
condensazione statica di questultima.
3.3.1. ASTA LIBERA
La matrice flessionale dellasta viene ottenuta per semplice assemblaggio delle matrici dei segmenti che la
compongono.
3.3.2. INTERAZIONE CON PANNELLI MURARI
Linterazione tra gli elementi asta e i pannelli murari viene resa possibile mediante opportune interfacce,
gi descritte in precedenza, che sono dotate di gradi di libert interni atti a garantire la congruenza con
lasta lungo tutta la sua lunghezza.
3DMacro

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- Pag. 44 -

Figura 52. Scomposizione del sistema in Interfaccia FlessInteraction e asta
La cinematica completa del sistema descritta dai gradi di libert propri dellinterfaccia e da quelli
dellasta con essa interagente (contenuti in K
f estesa
).
Si consideri dapprima il caso di asta 2D interagente. In questo caso linterazione avviene tra uninterfaccia
e unasta, ed entrambi gli elementi agiscono unicamente nel piano che li contiene. Nella figura che segue
si riportano per comodit i versi positivi dei gradi di libert del sistema.

Figura 53. Cinematica del sistema interfaccia-asta
Indicando con U
I
= [u
I1
, u
I2
, u
I3
, u
I4
] il vettore dei gradi di libert esterni dellinterfaccia e ricordando il
significato di U
nodi
, U
1-2
e

U
1-3
relativi allasta, il vettore ordinato dei gradi di libert risulta:
] [
3 1 2 1
=
f f nodi I
U U U U U

Se linterazione riguarda unasta 2D, la matrice completa appena calcolata pu essere condensata in
favore dei soli gradi di libert nodali dellinterfaccia e dellasta. Se invece si tratta di unasta 3D, questa
costituir la base per un successivo assemblaggio che riguarder tutti i contributi delle interfacce afferenti
alla stessa asta, come mostrato di seguito.
Si consideri pertanto il caso di interazione tra unasta 3D connessa con molteplici interfacce. importante
evidenzia che solo se lasta 3D linterazione pu coinvolgere molteplici interfacce appartenenti a piani
nodo i
/2
nodo i
(2)
kn
kn
(1)

ks2
ks1
nodo j
nodo i nodo j
(2)
k2
k2
(1)
(2)
k1
k1
(1)
nodo j
u5
uI4
u6
uI1
uI3
uI2
j i
vj
uj ui
vi
|j
um
|n
un
u2
|2 |1
u1
j i
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- Pag. 45 -
differenti. Sia n
I
il numero di interfacce coinvolte. Sia inoltre o
i
langolo (compreso tra 0 e 180) tra
lasse 2 dellasta e il piano delli-esima interfaccia.

Figura 54. Interazione tra interfaccia e asta 3D
La matrice di rigidezza locale dellasta funzione dellangolo o
i
.

Figura 55. Piano dellinterfaccia in relazione agli assi principali della sezione dellasta
Con riferimento alla figura si ha:
int int
int int
arccos(2 ) 2 0
2 arccos(2 ) 2 0
i asta asta
i asta asta
y se y
y se y
o
o t
= . >

= . <


dove:
2
asta
= secondo asse del sistema di riferimento dellasta
y
int
= versore dellasse y dellinterfaccia


2
3
o
1
2
3
piano
interfaccia
o
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- Pag. 46 -
3.3.3. CERNIERE PLASTICHE
Negli elementi intelaiati soggetti a flessione il danneggiamento ossia le deformazioni plastiche si
concentrano in porzioni limitate corrispondenti ai valori massimi del momento flettente. La lunghezza
interessata dal fenomeno in genere paragonabile con le dimensioni della sezione trasversale [11].
La modellazione per cerniere plastiche si basa sullipotesi di concentrare le propriet plastiche di una
parte dellasta in ununica sezione nella quale, in corrispondenza del raggiungimento delle condizioni di
snervamento, viene introdotta una sconnessione a momento (appunto una cerniera). Le sezioni in cui
vengono previste le cerniere plastiche, definite automaticamente dal software, vengono dette sezioni
critiche.
Un sistema siffatto pu essere visto come lassemblaggio di elementi elastici connessi tra loro da cerniere
con comportamento non lineare.

Figura 56. modello con cerniere plastiche
Il legame da attribuire alle cerniere plastiche in genere viene determinato a partire dalle propriet dei
materiali costituenti la sezione, considerando semplicemente il comportamento della sezione soggetta a
flessione (per elementi trave) o a presso-flessione (per elementi pilastro), considerando opportuni legami
costitutivi non lineari dei materiali costituenti.
A ciascun segmento viene associata una sezione critica posta in mezzeria del segmento stesso, la cui
attivazione viene valutata sullo stato sollecitante medio del segmento.

Figura 57. Schema meccanico di unasta suddivisa in segmenti: attivazione di una cerniera plastica
Tale approccio consente di avere una distribuzione uniforme delle sezioni critiche senza dover ipotizzare a
priori delle posizioni per le sezioni critiche. Tale circostanza risulta decisiva nella modellazione delle aste
poich non richiede di valutare a priori i punti di massimo nel diagramma del momento dellasta.
elemento elastico
cerniera elastica
nodo j nodo i
cerniera plastica

Mmedio
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- Pag. 47 -
3.3.4. MODELLO DI FLESSIONE INDIPENDENTE NEI DUE PIANI PRINCIPALI
Una delle possibili opzioni nella gestione del comportamento meccanico delle aste quella di considerare
le due flessioni indipendenti nei due piani principali della sezione. Tale obiettivo viene raggiunto
introducendo due set indipendenti di cerniere plastiche ciascuno dei quali modella la plasticit in uno dei
due piani principali.
Lo snervamento di una cerniera avviene per il raggiungimento del momento plastico nel piano
corrispondente (calcolato come massimo del diagramma momento-curvatura) e non influenza il
comportamento dellomologa cerniera posta nel piano ortogonale. Inoltre viene trascurata l'interazione
con lo sforzo normale.

Figura 58. Schematizzazione del comportamento flessionale indipendente
Ogni cerniera viene gestita mediante una legge costitutiva monodimensionale, e viene assunto un
comportamento rigido perfettamente plastico ossia senza incrudimento.
Il modello di plasticit appena descritto, sia pur approssimato, pu essere adatto per modellare il
comportamento di elementi trave scarsamente soggetti a sforzo normale e per i quali pu essere
ipotizzata una scarsa sensibilit a fenomeni di flessione deviata.

2
1
3D
vj vj
nodo i
|j
|i
v1 , |1 v1 , |1
....
v1 , |1
nodo j
3
1
wj wj
nodo i
j
i
w1 , 1
....
w2 , 2 wn , n
_
M2y(M2,M3,N)
_
M3y(M2,M3,N)
nodo j
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- Pag. 48 -
3.3.5. MODELLO DI FLESSIONE CON INTERAZIONE PMM
Di seguito viene descritto un modello di plasticit che tiene conto della contemporanea presenza di
flessione deviata e sforzo normale. Risulta particolarmente adatto per la modellazione di elementi pilastro
interagenti o meno con la muratura.
Si consideri un'asta con comportamento 3D suddiviso, per ciascuno dei segmenti in cui risulta suddivisa
viene determinato uno stato tensionale tridimensionale medio (S) rappresentativo dello stato tensionale
di tutto il segmento.
1 2
; ; S M M N ( =



Figura 59. Asta con comportamento 3D - PMM
Il dominio tridimensionale viene costruito a partire dalle curve di interazione piane M-N con riferimento
alle direzioni principali ed entrambi i versi del momento: positivo e negativo (cfr. 4.4).

Figura 60. Vista tridimensionale e piana del dominio di interazione - PMM
Lo scheletro del dominio di interazione costituito dai domini MN nelle due direzioni principali, per
ciascuno dei due versi (piani principali), quindi in corrispondenza delle quattro direzioni in cui si ha
presso-flessione retta. L'interazione MN in ciascuno dei quattro piani principali di tipo polinomiale con
grado n. I coefficienti di ciascun polinomio vengono determinati in modo da imporre il passaggio per n
punti del dominio reale:
2
0 1 2
2
0 1 2
2
0 1 2
2
0 1 2
....
....
....
....
n
x n
n
x n
n
y n
n
y n
M a a N a N a N
M b b N b N b N
M c c N c N c N
M d d N d N d N
+

= + + + +

= + + + +

= + + + +

= + + + +


nodo i nodo j
[ M1; M2; N ]
M1
M2
N
N
M
3DMacro

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- Pag. 49 -
Nel piano M
x
, M
y
(N costante), la curva di interazione viene assume legge di tipo ellittico per ciascuno dei
quattro quadranti; vengono cio individuate quattro coppie di semi-assi di ellissi, e a partire da questi
vengono determinati quattro rami indipendenti di ellisse, che nel complesso consentono il passaggio per
le curve scheletro, e formano una curva di tipo continuo, evitando quindi la presenza di discontinuit nel
dominio di interazione.

Figura 61. Interazione del piano Mx-My
2
2
2 2
1
4 4
y
x
k k
M
M
+ =
A B

dove con A
k
e B
k
vengono indicati i semi-assi dellellisse di riferimento:
2
0, 1, 2, , ,
0
2
0, 1, 2, , ,
0
...
...
n
n i
k k k k n k i k
i
n
n i
k k k k n k i k
i
N N N N
B N N N N
o o o o o
| | | | |
=
=

A = + + + + =

= + + + + =


I parametri o e | si identificano con i coefficienti a, b, c, o d a seconda del quadrante in cui ricade lo
stato tensionale corrente.
Per il generico ellisse di riferimento (indicato dal pedice k), la sua equazione diviene:
2 2 2 2 2 2
2 2 2 2
2 2
, , , ,
0 0 0 0
4
k x k y k k
n n n n
i i i i
i k x i k y i k i k
i i i i
B M M A B
N M N M N N | o o |
= = = =
+ A =
( ( ( (
+ =
( ( ( (





Myu-(N)
My
Mx
Myu+(N)
Mxu-(N) Mxu+(N)
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- Pag. 50 -
Eseguendo i quadrati:
2 2
, , , , , , , ,
0 0 0 0 0 0 0 0
n n n n n n n n
i j i j i j p q
i k j k x i k j k y i k j k p k q k
i j i j i j p q
N M N M N | | o o o o | |
+ + + + +
= = = = = = = =
( (
+ =
( (



Se n il grado dei polinomi con cui vengono approssimati i domini 2D M-N il dominio tridimensionale
risulta di grado 4n in N:
Il comportamento elasto-plastico risulta governato dai seguenti vettori:
| | ; ;
; ;
; ;
t
t
x y a
t
x y
e pl
u v w u
S M M N
c _ _ c
c c c
=
( =

( =

= +

- u vettore degli spostamenti nodali
- c vettore delle deformazioni generalizzate
- S vettore degli sforzi generalizzati
Le relazioni di equilibrio e di congruenza sono esprimibili secondo le espressioni:
0 0
0 0
0 0
x
e y e
EI
S D EI
EA
c c
(
(
= =
(
(


2
2
2
2
0 0
0 0
0 0
x
C u u
x
x
c
( c
(
c
(
c (
= =
(
c
(
c
(
(
c


- D matrice di rigidezza locale
- C matrice di congruenza
La funzione di plasticizzazione pu essere determianta a partire dallequazione dellellisse come:
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- Pag. 51 -
2 2 2 2 2 2
2
, ,
0 0
2
, ,
0 0
2 2
, , , ,
0 0 0 0
4 0
:
k x k y k k
n n
i j
k i k j k
i j
n n
i j
k i k j k
i j
n n n n
i j p q
k k i k j k p k q k
i j p q
B M M A B
con
A N
B N
A B N

o o
| |
o o | |
+
= =
+
= =
+ + +
= = = =
= + A s
=
=
+ =


a cui viene associata la seguente legge di flusso di tipo associato:
t
Y X
pl
N M M
(

c
c
c
c
c
c
= V =

c ; ;
Imponendo la stazionariet della funzione di snervamento, si ottiene il legame elasto-plastico:
( )
el pl pl
S S S D D c = =
con:
( ) ( )
j i jj ii
j i
pl
t
t
pl
D D D D D
D
D

V V = V V
V V
=
) , (
1

Considerando uno stato tensionale uniforme si passa al legame generalizzato forze spostamenti
moltiplicando per la lunghezza della zona critica (l
c
) che viene supposta pari alla lunghezza del segmento
stesso:
(
(
(

A
=
(
(
(

Y
X
p
D D
N
M
M
0
0
) (
2
1

Dove u
X
,u
Y
e A rappresentano le rotazioni relative e l'allungamento assiale delle sezioni di estremit del
segmento.
3.3.5.1. DISCRETIZZAZIONE DEL PROBLEMA E COSTRUZIONE DI K
Ciascun segmento viene caratterizzato da caratterizzato da 10 gdl (8 flessionali e 2 assiali) come riportato
nel seguito:
1 1 2 2 1 1 2 2 i j
U v v w w u u ( =


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- Pag. 52 -

Figura 62. Cinematica di ciascun segmento
Dal punto di vista meccanico, ciascun segmento pu essere considerato come composto da due bracci
elastici connessi da una molla tridimensionale il cui legame elastoplastico espresso dalla relazioni
ottenute prima.

Figura 63. Schema meccanico del segmento
La matrice di rigidezza del segmento viene ottenuta per assemblaggio dei contributi elastici dei segmenti
e dalla matrice totale della cerniera intermedia. Il sistema possiede nello spazio di 18 gradi di libert: 10
gradi di libert esterni (gradi di libert associati ai vertici esterni dei bracci deformabili) e 8 gradi di libert
interni (associati alla molla rotazionale intermedia). quindi possibile costruire la matrice completa e
successivamente condensarla per escludere i gradi di libert interni dal calcolo della matrice del frame.
In una seconda fase vengono assemblati i contributi di tutti i segmenti per ottenere la matrice
dell'elemento.
3.4. ORIZZONTAMENTI
Sono considerati orizzontamenti tutti gli elementi piani di collegamento tra le pareti. Vengono distinti sulla
base del loro comportamento meccanico, che determina il maggiore o minore grado di accoppiamento tra
le pareti. In particolare vengono distinti:
impalcati rigidi (floor), 3.4.1;
diaframmi rigidi (diaphragm), 3.4.2;
diaframmi deformabili (plate) 3.4.3;
Nei successivi sottoparagrafi vengono distinti i singoli elementi, il tipo comportamento meccanico, e il tipo
di interazione tra gli orizzontamenti e gli elementi delle pareti che vi afferiscono.

nodo i nodo j
v1 , |1
v2 , |2
w1 , 1
w2 , 2
ui uj
piano 1-3
piano 1-2
assiale
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- Pag. 53 -
3.4.1. IMPALCATI RIGIDI (FLOOR)
Sono degli elementi rigidi a sei gradi di libert che hanno il compito di simulare impalcati rigidi. Ciascun
grado di libert pu essere vincolato esternamente in modo assoluto o elastico.

Figura 64. Interazione tra due pannelli di una parete e un elemento rigido
In figura rappresentato un elemento di tipo floor, con lindicazione dei gradi di libert dellelemento, che
sono riferiti al baricentro dellelemento. Con riferimento ad una generica situazione in cui lelemento rigido
risulta inserito tra due pannelli murari, la connessione con la muratura viene garantita tramite due
distinte interfacce, ciascuna delle quali ha una faccia coincidente con il piano rigido dellimpalcato e laltra
afferente a uno dei due pannelli. Per queste interfacce, infatti, i gradi di libert che sono interessati dagli
spostamenti nodali dellimpalcato saranno funzione dei suoi spostamenti secondo le dipendenze riportate
in figura.
Il sistema di riferimento locale dellelemento ha origine nel baricentro geometrico dellelemento, e assi
coincidenti con quelli del sistema di riferimento globale.
3.4.2. DIAFRAMMI RIGIDI (DIAPHRAGM)
Sono degli elementi rigidi che dispongono dei soli gradi di libert nel proprio pano. Hanno il compito di
simulare un vincolo di indeformabilit nel piano. Ciascun grado di libert pu essere vincolato
esternamente in modo assoluto o elastico.
interfaccia superiore
interfaccia inferiore
wi=wi (u3,|1,|2)
wj=wj (u3,|1,|2)
uscorr=uscorr (u1,u2,|3)

elemento rigido
u2, |2
u3, |3
u1, |1
cinematica corpo rigido
cinematica pannelli
wj
wi
uscorr
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- Pag. 54 -

Figura 65. Interazione tra due pannelli di una parete e un diaframma
Lelemento dotato di tre soli gradi di libert, che sono quelli di corpo rigido nel piano. In figura
rappresentato un elemento di tipo diaphragm, con lindicazione dei gradi di libert dellelemento, che
sono riferiti al baricentro dellelemento. Con riferimento ad una generica situazione in cui lelemento rigido
risulta inserito tra due pannelli murari, la connessione con la muratura viene garantita tramite
uninterfaccia di tipo SlidInteraction (cfr. 3.1.4.4). Il grado di libert a scorrimento aggiunto allinterfaccia
risulter associato ai gradi di libert del diaframma.
Il sistema di riferimento locale dellelemento ha origine nel baricentro geometrico dellelemento, il primo
asse diretto secondo la direzione individuata dai primi due nodi dellelemento, secondo asse ortogonale al
primo e giacente nel piano dellelemento, e terzo asse ottenuto come prodotto vettoriale dei primi due.
3.4.3. DIAFRAMMI DEFORMABILI (PLATE)
Nel caso in cui sia necessario rimuovere lipotesi di indeformabilit dellimpalcato, possibile considerare
diaframmi deformabili, o plate. In questo caso la presenza dellimpalcato viene simulata mediante
diaframmi di forma poligonale qualsiasi, deformabili elasticamente nel piano. Questi sono costituiti da una
mesh di n elementi finiti triangolari a sei nodi, dove n rappresenta il numero di lati dellelemento.
Ciascuno di questi elementi triangolari, che hanno in comune il nodo corrispondente al baricentro
geometrico dellelemento, oltre a due suoi nodi consecutivi, dotato di dodici gradi di libert (due
traslazioni nel piano per ogni nodo), come mostrato in figura.
Questi dodici gradi di libert vengono parzialmente condensati, poich solo alcuni di questi vengono
mantenuti come gradi di libert dellelemento. I gradi di libert non condensati sono infatti:
quelli dei vertici;
quello relativo al punto medio del lato perimetrale dellimpalcato (che potrebbe interagire con un
elemento di una parente a scorrimento).
eb
ea
interfaccia tipo SlidInteraction
tra gli elementi della parete
u2
|3
u1
d1 : diaframma rigido
d1
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- Pag. 55 -
I gradi di libert condensati sono invece quelli relativi ai punti medi dei lati interni. I primi sono
indicati in blu in figura, mentre quelli condensati sono indicati colore rosso. I gradi di libert di
ciascun elemento triangolare vengono in questo modo ridotti a 8.
Complessivamente ciascun diaframma possiede pertanto 4n+2 gradi di libert.

Figura 66. Diaframma deformabile: gradi di libert dellelemento
Diversamente dagli altri elementi utilizzati per la modellazione degli orizzontamenti, lelemento plate
dotato di un numero di gradi di libert considerevole, ed pertanto consigliabile limitare il suo impiego
solo ai casi strettamente necessari per non appesantire oltremodo il calcolo. Con riferimento ad una
generica situazione in cui un lato del diaframma deformabile risulta inserito tra due pannelli murari, la
connessione con la muratura viene garantita tramite uninterfaccia di tipo SlidInteraction. Il grado di
libert a scorrimento aggiunto allinterfaccia risulter associato ai gradi di libert del diaframma
deformabile; in questo caso tuttavia il grado di libert a scorrimento dellinterfaccia aggiuntivo non
legato da un vincolo di rigidit al baricentro dellelemento ma sar associato al corrispondente grado di
libert dellelemento triangolare piano appartenente al diaframma.
Il sistema di riferimento locale dellelemento ha origine nel baricentro geometrico dellelemento, primo
asse diretto secondo la direzione individuata dai primi due nodi dellelemento, secondo asse ortogonale al
primo e giacente nel piano dellelemento, e terzo asse ottenuto come prodotto vettoriale dei primi due.
G
v
i
v
j
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- Pag. 56 -

Figura 67. Interazione tra due pannelli di una parete e un diaframma deformabile
3.4.3.1. L ELEMENTO FINITO LASTRA ORTOTROPA
Lelemento utilizzato per la simulazione del comportamento di solai deformabili la lastra ortotropa
trasversalmente isotropa. Tale elemento garantisce la possibilit di simulare il comportamento di
orizzontamenti in cui necessario distinguere il comportamento tra due direzioni principali; tale
condizione si verifica nella quasi totalit degli orizzontamenti, essendo questi in genere orditi secondo una
direzione particolare. Il software infatti considera, nel caso di solai deformabili, la direzione di orditura
come una delle due direzioni principali di ortotropia della lastra. Lipotesi di comportamento
trasversalmente isotropo (isotropia nel piano ortogonale al piano dellelemento), del tutto accettabile per i
casi degli orizzontamenti pi comuni, consente di poter considerare solo i gradi di libert dellelemento nel
proprio piano, e quindi il comportamento a lastra.
In presenza di uno stato tensionale biassiale, il comportamento meccanico di una lamina ortotropa
definito univocamente dalle quattro costanti E
L
, E
T
, G
LT
,
LT
, (si ricordi che
TL
non un parametro
indipendente), dove L e T rappresentano le direzioni principali della lamina.
eb
ea
interfaccia tipo SlidInteraction
tra gli elementi della parete
vG
uG
G
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- Pag. 57 -

Figura 68. Schema di lamina ortotropa caricata
I legami tra tali costanti elastiche ed i termini della matrice di elasticit si ottiene considerando la lamina
soggetta ad uno stato monoassiale di tensione diretto secondo le direzioni principali e ad uno stato di
taglio puro. Per una tensione monoassiale lungo la direzione longitudinale si ha:
11 12
12 22
L L T
T L T
E E
E E
o c c
o c c
= +
= +

Tenendo conto della definizione di modulo di Young e di coefficiente di Poisson, dalle precedenti
equazioni si ottiene:
2
11 22 12
22
12
22
L
L
L
L
LT
L
E E E
E
E
E
E
o
c
c
v
c

= =
= =

Considerando invece una tensione monoassiale in direzione trasversale, con analogo procedimento si
ottiene:
2
11 22 12
11
12
11
T
T
T
L
TL
L
E E E
E
E
E
E
o
c
c
v
c

= =
= =

Considerando infine una sollecitazione di taglio puro, si ha:
33 LT LT
E t =


da cui si ottiene immediatamente:
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- Pag. 58 -
33
LT
LT
LT
G E
t

= =

Dalle relazioni precedenti si ha quindi:
11
22
12
33
1
1
1 1
L
LT TL
T
LT TL
LT T TL L
LT TL LT TL
LT
E
E
E
E
E E
E
G E
v v
v v
v v
v v v v
=

= =

=

Si ricordi che i due coefficienti di Poisson principali sono in pratica legati ai moduli di Young dalla
relazione:
LT L
TL T
E
E
v
v
=

cosicch delle cinque costanti elastiche
, , , ,
L T LT LT TL
E E G v v
presenti a secondo membro delle
precedenti relazioni solo quattro sono indipendenti.
Si possono infine ottenere le componenti della matrice di elasticit inversa S e della matrice di elasticit E
in funzione delle costanti elastiche. Si ha allora:
1
0 0
1 1
1
0 ; 0
1 1
0 0 1
0 0
L LT T LT
LT TL LT TL L L
LT T T LT
LT TL LT TL L T
LT
LT
E E
E E
E E
E S
E E
G
G
v v
v v v v
v v
v v v v
(
(

(
(

(
(
(
(
= =
(
(

(
(
(
(
(
(



Le matrici di elasticit e elasticit inversa individuate permettono di scrivere le relazioni tensioni-
deformazioni (e viceversa) nel riferimento principale L-T della lamina. Se si considera un riferimento
cartesiano arbitrario le relazioni tra tensioni e deformazioni divengono pi complesse: le matrici di
elasticit sono ora matrici piene, cio con elementi tutti diversi da zero.
Le matrici di elasticit e di elasticit inversa in un generico riferimento cartesiano formante col riferimento
principale un angolo generico , si possono ottenere considerando le equazioni di trasformazione dello
stato di tensione e di deformazione nellintorno del punto, note dalla Scienza delle Costruzioni.
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- Pag. 59 -

Figura 69. Lamina ortotropa con riferimento cartesiano generico
Nota la matrice di rotazione Q, che data da
2 2
2 2
2 2
cos sin 2sin cos
sin cos 2sin cos
sin cos sin cos cos sin
Q
u u u u
u u u u
u u u u u u
(
(
=
(
(



infine possibile scrivere le corrispondenti relazioni valide in un generico riferimento cartesiano.
Per la matrice di elasticit si ha:
1
2
2
x L L L x
y T T T y
xy LT LT LT xy
Q QE QE QEQ
o o c c c
o o c c c
t t

(
(
(
( ( (
(
(
( ( (
(
= = = =
(
( ( (
(
(
( ( (
(


(


dove
E
la matrice che si ottiene dalla matrice E (riferita agli assi naturali del materiale) semplicemente
sostituendo il termine G
LT
con 2 G
LT
.





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- Pag. 60 -
Dividendo per due i termini della terza colonna della matrice Q ed indicando con
Q
la matrice cos
ottenuta, la relazione tra tensioni e deformazioni per un generico sistema di riferimento, si scrive in forma
compatta come:
2
x x
y y
xy xy
E
o c
o c
t
(
(
(
(
(
=
(
(
(
(

(


con

1
E QEQ

=

essendo in pratica:
( )
( ) ( )
( )
( ) ( )
( )
4 4 2 2
11 11 22 12 33
2 2 4 4
12 11 22 33 12
4 4 2 2
22 11 22 12 33
3 3
13 11 12 33 22 12 33
3
23 11 12 33
cos sin 2 2 sin cos
4 sin cos sin cos
sin cos 2 2 sin cos
2 sin cos 2 sin cos
2 sin cos
E E E E E
E E E E E
E E E E E
E E E E E E E
E E E E
u u u u
u u u u
u u u u
u u u u
u u
= + + +
= + + +
= + + +
=
= ( )
( ) ( )
3
22 12 33
2 2 4 4
33 11 22 12 33 33
2 sin cos
2 2 sin cos sin cos
E E E
E E E E E E
u u
u u u u

= + + +

3.5. INTERAZIONE TRA PARETI ORTOGONALI
Sono previste diverse modalit di interazione tra due o pi pareti concorrenti in una intersezione
(cantonale). Una prima interazione, limitata alla quota degli impalcati, viene garantita dalla presenza dei
diaframmi e dei cordoli di piano. A questa si aggiunge l'interazione tra i pannelli murari, diffusa lungo
tutta la lunghezza dell'edificio; tale interazione resa possibile dalla presenza di pilastri d'angolo o
mediante l'introdurre degli elementi speciali d'angolo, entrambi connessi agli elementi delle pareti
mediante interfacce piane.
3.5.1. INTERAZIONE TRA PANNELLI (ELEMENTI DANGOLO O CORNER)
Si tratta di elementi prismatici rigidi con n spigoli che possono essere orientati in maniera arbitraria nello
spazio tridimensionale, e possono essere connessi ad un numero qualsiasi di altri elementi mediante
interfacce.
3DMacro

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- Pag. 61 -

Figura 70. Meccanica e cinematica di un elemento corner
La geometria del corner viene individuata a partire dalla zona di intersezione tra le pareti in modo da
riprodurre i reali disassamenti tra i piani medi delle pareti concorrenti nell'intersezione. Dal punto di vista
del modello di calcolo, ciascun corner individuati da due nodi master (nodi i e j della figura precedente)
che ne rappresentano gli estremi (e che sono direttamente afferenti ad eventuali orizzontamenti), e una o
pi coppie di punti che individuano gli spigoli del corner (v
1
v
2
v
3
in figura). Tutti i pannelli, qualunque sia
la parete di appartenenza, aventi un lato in comune con lelemento dangolo si riterranno interagenti con
esso.
Ad ogni elemento dangolo viene assegnato un sistema di riferimento locale definito in modo analogo a
quanto fatto per le interfacce: asse 1 coincidente con la direzione individuata dai suoi nodi master, assi 2
e 3 ortogonali allelemento e tali da formare una terna sinistrorsa. La cinematica, nello spazio,
governata da sei gradi di libert coincidenti con le due traslazioni di ciascun vertice nelle direzioni degli
assi 2 e 3 del sistema di riferimento locale dellelemento, la traslazione lungo la direzione dellelemento
(asse 1 del sistema di riferimento locale) ed infine la rotazione attorno allo stesso asse.
La figura riporta la modellazione di una intersezione in cui tre pannelli appartenenti a pareti differenti
vengono collegati mediante linterposizione di un elemento dangolo e tre interfacce. In generale
verranno inserite tante interfacce quanti sono i pannelli e ciascuna interfaccia apparterr al piano della
parete del pannello connesso. Nel caso in cui, oltre alle pareti, sia presente unasta lungo la zona tra esse
interclusa, possono essere modellate sia linterazione dellasta con le pareti, sia linterazione delle pareti
tra di loro; tuttavia lapproccio di modellazione non fa uso di elementi speciali dangolo (cfr. 3.5.2).
nodo i
nodo j
v1
v2
v2
v3
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- Pag. 62 -

Figura 71. Meccanica e cinematica di un elemento corner
Dalla figura si evince come ciascuna interfaccia sia in grado di modellare in modo distinto linterazione a
flessione e a scorrimento tra la parete cui appartiene e il resto della struttura.
evidente che nel caso in cui alcune pareti si ritenga siano disconnesse dalle altre nonostante
confluiscano nella zona dintersezione, possono essere escluse in maniera semplice omettendo di inserire
le interfacce relative a tali pareti.
Gli elementi dangolo non sono pensati per modellare meccanicamente la zona di muratura interclusa tra
le pareti: essi servono infatti esclusivamente per introdurre i gradi di libert necessari alla definizione
delle interfacce atte a simulare linterazione tra le pareti contigue, e a considerare fisicamente il volume
corrispondente alla zona di intersezione tra le pareti.
3.5.1. INTERAZIONE TRA CORDOLI DI PIANO
Ogni parete giace su un piano, che viene individuato considerando la disposizione geometrica e gli
spessori degli elementi in essa contenuti. Pu verificarsi la condizione di pareti non convergenti in pianta
in uno stesso punto. Nel caso di pareti cordolate, le aste non convergeranno in generale in un unico
punto. Risulta pertanto necessario garantire nel nodo in comune un vincolo di tipo rigido tra gli estremi
delle aste concorrenti.
In particolare, per ogni incrocio viene individuato un punto, che pu essere considerato il nodo master
del vincolo interno di rigidit. Tale nodo condivider, eventualmente sia presente un diaframma
concorrente in tale punto, i gradi di libert dellorizzontamento. Tale nodo viene inoltre connesso,
mediante un vincolo di rigidit con ciascuno degli estremi delle aste concorrenti nel medesimo punto,
come se venisse introdotto un corpo rigido tra di loro. Uno schema meccanico dellapproccio di
modellazione mostrato in figura.

u1
u3
u5
u4
u6
u2
elemento rigido di
collegamento
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- Pag. 63 -






Figura 72. Interazione tra cordoli mediante diaframmi rigidi.
3.5.2. INTERAZIONE MEDIANTE PILASTRI D' ANGOLO
Se in corrispondenza dell'intersezione vi un pilastro, nel modello computazionale l'interazione avviene
direttamente tra l'elemento asta e i pannelli delle pareti, tramite l'introduzione di interfacce. In questo
caso pertanto non necessario introdurre elementi d'angolo. Dal punto di vista meccanico lo schema
utilizzato quello riportato in figura. Nel caso di presenza di diaframmi o cordoli di piano, questi vengono
collegati ai vertici dell'asta, analogamente ai nodi master dei corner.

Figura 73. Interazione tra la muratura e un pilastro d'angolo.
3.6. NONLINEAR LINK (NLINK)
Gli elementi NLink permettono di introdurre un vincolo (rigido o che segue una legge costitutiva tra quelle
disponibili, cfr. 4) tra due nodi del modello. Sono utili per introdurre vincoli interni, modellare dispositivi di
isolamento, o simulare lo sfilamento delle travi dalle pareti cui dovrebbero essere ammorsate.
Lelemento dotato in generale di dodici gradi di libert (sei gradi di libert di moto rigido per ciascuno
dei suoi nodi); vi tuttavia la possibilit di abilitare solo alcuni di essi, mantenendo liberi i restanti.
cordolo 1
cordolo 2
cordolo 3
diaframma rigido
nodo master
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- Pag. 64 -

Figura 74. Sistema locale e gradi di libert
dellelemento

Figura 75. Gradi di libert dellelemento
Dal punto di vista meccanico pu essere schematizzato come linsieme di tre molle traslazionali e tre
molle rotazionali.

Figura 76. Schema meccanico del NLink: molle traslazionali
A ciascuna delle molle che vengono create possono essere attribuiti i seguenti tipi di leggi costitutive:
comportamento libero (la molla avr rigidezza nulla);
comportamento rigido (i due estremi dellelemento subiranno lo stesso spostamento in quella
direzione);
comportamento elastico lineare (la molla creata seguir una legge lineare);
comportamento elastico perfettamente plastico (la molla seguir una legge costitutiva di tipo
elastico perfettamente plastico;
comportamento costitutivo generico (la molla seguir una legge costitutiva tra quelle disponibili,
cfr. 4).
Gli elementi NLink sono anche applicati per creare dei vincoli interni tra gli elementi del modello. In
particolare gli attach, che consentono di far condividere i gradi di libert dellestremo di unasta con quelli
di un altro elemento (cfr. 3.3).
1
2
3
nodo j
u2
u1
u3
u4
u5
u6
nodo i
|5
|1
u3
|2
1
2
3
nodo j
u2
u1
u4
u5
u6
nodo i
|4
|3
|6
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 3 - ELEMENTI


- Pag. 65 -
3.7. VINCOLI
Le condizioni al contorno della struttura possono essere assegnate mediante vincoli. Vengono distinti
vincoli di tipo puntuale e vincoli di tipo lineare. I primi vengono applicati ad elementi di tipo asta (cfr.
3.3), mentre i secondi possono essere applicati ad elementi di tipo pannello murario (cfr. 3.1.1), setto in
c.a. (cfr. 3.2) o elemento rigido (cfr. 3.1.3).
Ai vincoli pu anche essere assegnata una cedevolezza elastica per simularne leventuale imperfezione.
Le pareti murarie possono essere vincolate direttamente (in questo caso si dice che sono incastrate), o
possono essere modellati esplicitamente la trave di fondazione e la deformabilit del terreno, come
descritto nel successivo paragrafo.
3.7.1. FONDAZIONI
Gli elementi di fondazione vengono modellati mediante elementi asta analoghi a quelli utilizzati per
modellare travi e pilastri. In questa circostanza lasta inserita allinterno di due letti di molle non lineari:
lo strato superiore simula il comportamento a flessione dellelemento piano, mentre quello inferiore
modella il comportamento elastico o elasto-plastico del terreno.

Figura 77. Schema meccanico di una fondazione a nastro
Per il comportamento del terreno vengono previste le seguenti opzioni :
Terreno elastico;
Terreno elastico non reagente a trazione;
Terreno elasto-plastico.
Il comportamento elastico del terreno caratterizzato dalla sola costante di Winkler (k
w
). La rigidezza
delle molle di interfaccia risulta pari a:
( )
molle w
K K B =
dove B indica la larghezza della fondazione, compresa di magrone e linterasse delle molle di
interfaccia.
deformabilit
muratura
deformabilit terreno
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 4 - MATERIALI


- Pag. 66 -
4. MATERIALI
In questo capitolo vengono descritti i legami costitutivi utilizzati per la simulazione del comportamento
non lineare dei materiali utilizzati nel modello di calcolo. In particolare la maggiore rilevanza riservata al
materiale muratura, ma sono trattati anche altri materiali come calcestruzzo o acciaio, utili per
linserimento di elementi esterni alla muratura ed interagenti con essa.
Ciascun legame costitutivo, impiegato per descrivere il comportamento di un materiale, verr ereditato
dagli elementi resistenti (molle), che nel modello discreto equivalente rappresentano gli elementi che
concentrano in s le propriet meccaniche del continuo che simulano.
Verranno quindi descritte le procedure di taratura delle molle non lineari atte alla determinazione dei
parametri meccanici delle stesse, affinch il comportamento del modello discreto sia equivalente a quello
reale dei materiali pensati come continui.
4.1. MURATURA
Di seguito vengono descritti tutti i legami costitutivi presi in considerazione per la modellazione del
comportamento meccanico degli elementi murari. Tutti i legami costitutivi sono di tipo monoassiale,
poich il modello impiega solo elementi monodimensionali per tenere in conto le non linearit. Tale
circostanza rappresenta senzaltro un enorme vantaggio sia dal punto di vista della semplicit di
modellazione che da quello numerico.
Il materiale muratura, visto come un continuo omogeneo, viene modellato utilizzando legami costitutivi
differenti per i diversi aspetti del suo comportamento: flessione (cfr. 4.1.1) taglio (cfr. 4.1.2) e
scorrimento (cfr. 4.1.3). Ci avviene tramite i corrispondenti legami costitutivi descritti nel seguito.
Ciascuna molla del sistema discreto erediter il legame costitutivo del corrispondente modello continuo, in
termini monoassiali, e i suoi parametri meccanici vanno determinati a partire dai parametri meccanici e
dalla geometria del modello continuo tramite le procedure di taratura.
Per ciascuno dei tre principali comportamenti della muratura verranno descritti i possibili legami costitutivi
utilizzati, e poi le procedure di taratura che, a partire dalle legge monoassiali dei materiali, consentono di
ottenere le propriet delle corrispondenti molle non lineari.
4.1.1. COMPORTAMENTO FLESSIONALE
Nel seguito si descrivono i legami costitutivi utili per la simulazione del comportamento flessionale di
pannelli murari. In particolare vengono presi in considerazione il comportamento elastico lineare (cfr.
4.1.1.1) e quello elastico perfettamente plastico (cfr. 4.1.1.2). Successivamente vengono descritte le
procedura per ottenere le propriet delle molle di interfaccia trasversali, tenendo conto di tali possibili
comportamenti costitutivi (cfr. 4.1.1.3).
4.1.1.1. MATERIALE ELASTICO
Modella un continuo elastico lineare ortotropo caratterizzato dai valori dei due moduli di deformazione
normale lungo i piani principali:
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 4 - MATERIALI


- Pag. 67 -
- E
1
modulo di deformazione normale nel piano 1
- E
2
modulo di deformazione normale nel piano 2
Non necessario definire i moduli di contrazione (v) poich il modello meccanico proposto non coglie
linfluenza della contrazione laterale, e quindi degli effetti del confinamento, sul comportamento degli
elementi.
4.1.1.2. MATERIALE ELASTOPLASTICO
Modella un continuo elastoplastico perfetto ortotropo con limiti negli spostamenti. Viene assegnato
mediante la definizione in entrambe le direzioni principali del legame monoassiale o, c.
Per ciascuna direzione principale si deve assegnare:
E modulo di deformazione normale;
o
c
, o
t
limiti di resistenza a compressione e trazione;
c
c
, c
t
limiti nelle deformazioni a compressione e trazione.

Figura 78. Legame costitutivo elasto-plastico
Non appena viene raggiunto un limite di deformazione si ha una rottura fragile, a seguito della quale il
materiale si scarica completamente dal carico cui risulta soggetto prima della rottura (cfr. 6.3.4).
Vengono previsti due comportamenti post-rottura differenti:
- Comportamento simmetrico: viene utilizzato per la modellazione di materiali simmetrici a trazione e
compressione. In questo caso a seguito di una rottura, sia a compressione che a trazione lelemento,
oltre ad essere scaricato, perde ogni capacit di resistere a ulteriori carichi, e viene quindi rimosso dal
modello.
- Comportamento di tipo fessurante: nel caso in cui viene raggiunto il limite di rottura a compressione
lelemento viene rimosso dal modello. In caso di rottura a trazione il materiale perde la possibilit di
resistere a successivi carichi a trazione (materiale fessurato), continua a potere resistere a compressione
nel momento in cui viene ripristinato il contatto tra gli elementi (modello crush and cracking).
crt
crc
oc
ot
E
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 4 - MATERIALI


- Pag. 68 -

(a) (b)
Figura 79. Legame elatoplastico di tipo fratturante (a) materiale non fratturato; (b)materiale fratturato
4.1.1.3. PROCEDURA DI TARATURA
Linterfaccia deve simulare sia il comportamento assiale-flessionale dei pannelli che collega, sia lo
scorrimento che pu avvenire tra due elementi contigui. In particolare, il comportamento
assiale/flessionale viene simulato mediante le diverse file in parallelo di molle trasversali mentre lo
scorrimento viene modellato mediante una molla posta in direzione dellinterfaccia (scorrimento nel
piano) e due molle che simulano il comportamento fuori dal piano.
Le caratteristiche delle molle di interfaccia dipendono dalle caratteristiche della muratura di entrambi i
pannelli a contatto.
Dal punto di vista del comportamento assiale la muratura viene modellata come un continuo ortotropo
elasto-plastico, descritto in precedenza, attribuito a ciascun pannello mediante lassegnazione di due
curve di carico monotono relative alle due direzioni principali del materiale. Queste in genere vengono
assunte coincidenti con le direzioni degli assi del sistema di riferimento locale dellelemento ma pi in
generale possono essere orientate in modo generico. Il comportamento isteretico presenta uno scarico
orientato allorigine per il comportamento a trazione e scarico con rigidezza iniziale nel caso di
compressione. Al raggiungimento degli spostamenti ultimi, sia a trazione che a compressione,
corrisponder la rottura dellelemento.

Figura 80. legame utilizzato per il comportamento assiale/flessionale della muratura
Essendo la muratura modellata mediante un solido ortotropo la curva di carico monoassiale dipende dalla
direzione considerata. Lassegnazione inoltre avviene mediante la definizione delle curve relative alla
direzioni principali del materiale che sono le uniche direzioni per la quali sono note le curve di carico.
crc
oc
ot
E
crt
crc
oc
ot
E
crt
crc
oc
ot
E
Materiale non fratturato
Materiale fratturato
ot=0
3DMacro

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- Pag. 69 -
Le interfacce possono essere orientate in modo generico rispetto alle direzioni principali, in tal caso
bisogner estrapolare dalle curve di carico relative alle direzioni principali quella relativa alla direzione
ortogonale a quella dellinterfaccia in esame.
Indicando con o langolo che tale direzione forma con lasse principale 1 del materiale, i relativi parametri
sono: E
o
, o
oyc
, o
oyt
, c
oyc
, c
oyt
; essi verranno determinati in funzione di quelli relativi alle direzioni principali
mediante una interpolazione non lineare, come mostrato nella figura sottostante.

Figura 81. Determinazione delle caratteristiche meccaniche della muratura lungo una generica direzione a partire da
quelle delle direzioni principali
Con riferimento a una generica caratteristica meccanica, r
o
, si indichino con r
1
e r
2
le medesime
caratteristiche riferite alle direzioni principali, si ha:
( ) ( )
1 2
cos sin r r r
o
o o = +
Le operazioni di taratura delle molle trasversali di interfaccia portano alla determinazione dei parametri
delle suddette: K, F
yc
, F
yt
, u
c
, u
t
, in funzione dei parametri del modello continuo: E, o
yc
, o
yt
, c
yc
, c
yt
. Per tali
parametri viene omesso lapice (o) ma resta inteso che essi si riferiscono alla direzione ortogonale
allinterfaccia esaminata.
Dato che nelle molle trasversali concentrata la deformabilit assiale e flessionale dei pannelli, le
propriet meccaniche di queste dovranno essere ricavate a partire dalle caratteristiche di entrambi i
pannelli a contatto con linterfaccia. Costituiranno eccezione i casi di interfacce che collegano i pannelli a
un supporto esterno; in questo caso infatti le molle di interfaccia faranno riferimento solo al pannello
murario.
pannello 1
2
1
pannello 2
2
1
o
c
o
legame direzione 1
c
o
legame direzione 2
c
o
legame pan. 1
direzione o
c
o
legame pan. 2
direzione o
direzione interfaccia
procedure taratura
F
u
legame molle
3DMacro

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- Pag. 70 -

Figura 82. legame costitutivo e parametri caratteristici delle molle flessionali di interfaccia
La procedura che si segue per trasferire le propriet della muratura dei pannelli alle molle di interfaccia
consta di due fasi: nella prima le caratteristiche di deformabilit di ciascuna fibra di un pannello murario
vengono simulate da ununica molla; in seguito allaccostamento di due pannelli si vengono a creare due
molle disposte in serie, ognuna delle quali si riferisce a un pannello; nella seconda fase viene determinata
la molla equivalente alle due disposte in serie che rappresenter la molla di interfaccia, come mostrato in
figura.

Figura 83. procedura di concentrazione delle caratteristiche della muratura alle molle delle interfacce
La prima fase, in cui le caratteristiche di ogni pannello vengono concentrate in molle disposte lungo i suoi
lati (K
p
), avviene imponendo lequivalenza in termini di spostamenti tra il modello discreto soggetto a un
carico monoassiale (F) agente ortogonalmente allinterfaccia e una lastra omogenea caratterizzata dal
modulo di elasticit normale E, soggetto a una distribuzione di pressione esterna p=N/A uniforme, dove A
rappresenta larea trasversale del pannello.
urt uyt
urc
Fc
uyc
Fc
pannello 1
pannello 2
F
u u
molla 1
pannello 1
pannello 2
molla 2
molla equivalente
alle due disposte
in serie
L
1
L /2
1
L /2
2
L
2
ty1
ty1 tu1
F
cy1
cy1
u
cy1
u
u
cy2 cy2
F
ty2
F
cy2
ty2 tu2
u u
u
F
u
F
u

spessore
nullo
area di influenza
3DMacro

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- Pag. 71 -

Figura 84. Equivalenza tra il modello continuo e il modello discreto per la determinazione delle rigidezze kp
La soluzione del problema elastico associato al modello continuo prevede unicamente una distribuzione di
tensioni normali uniforme in tutto il corpo, di intensit uguale alla pressione esterna. Al fine di ricavare le
caratteristiche di una singola molla si potr fare riferimento a una fibra di muratura, considerata isolata
dal resto, di area trasversale pari allarea di influenza di una singola molla determinata dagli interassi
longitudinale e trasversale (,
t
) e altezza pari a met di quella del pannello misurata in direzione
ortogonale allinterfaccia (L/2).
Uguagliando le rigidezze assiali offerte dal modello continuo e quella relativa a ciascuna delle due molle
K
p
disposte in serie, si ottiene immediatamente:
2
t
p
E
K
L

=
dove si indicato con E il modulo della muratura relativamente alla direzione di carico considerata.
A partire dalle tensioni limite della muratura nella direzione considerata, le corrispondenti forze di
snervamento delle molle si ottengono dalla semplice considerazione di equivalenza
p
cu t c
p
tu t t
F
F
o
o
=
=

che equivale ad assumere una distribuzione uniforme di tensioni corrispondente allarea di influenza della
molla.
Immaginando di concentrare la deformabilit di met pannello, e assumendo uno stato deformativo
uniforme lungo laltezza, si ha :
tu tu
cu cu
L
U
L
U
c
c
=
=
2
2

3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 4 - MATERIALI


- Pag. 72 -
A questo punto sono noti tutti i parametri delle molle K
p
relative ai singoli pannelli. I parametri definitivi si
ricavano considerando le due molle in serie, si ha pertanto:
1 2
1 2
p p
p p
K K
K
K K

=
+

Relativamente alla forza di snervamento della molla complessiva, questa sar ovviamente data dalla pi
piccola delle forze di snervamento relative ai pannelli connessi.
Gli spostamenti ultimi a trazione e a compressione si ottengono sommando lo spostamento ultimo della
molla con resistenza minore (che si plasticizza per prima) e quello elastico dellaltra molla in serie (che
permane elastica):
2
2
min
min
max
min
min
max
cy
F
cu cu
F
ty
F
tu tu
F
F
L
U
K
F
L
U
K
c
c
= +
= +

dove c
tuFmin
e c
cuFmin
sono le deformazioni ultime a trazione e compressione relative al pannello che
possiede la molla con forza di snervamento F
y
minore (F
tymin
), K
Fmax
la rigidezza della molla di estremit
relativa al pannello che possiede la molla con forza di snervamento maggiore.
Al fine di caratterizzare la muratura devono essere quindi assegnate le grandezze (E, o
yc
, o
yt
, c
yc
, c
yt
)
relative a ciascuna direzione principale della muratura. Tali quantit possono essere determinate a partire
dalle caratteristiche dei componenti (malta e mattoni) tramite delle tecniche di omogeneizzazione oppure
tramite delle prove in situ (o in laboratorio). In particolare i moduli di elasticit e la resistenze a
compressione possono essere determinate con prove di compressione monoassiale, condotte con doppi
martinetti piatti, condotte parallelamente e ortogonalmente ai giunti di malta.
Pi complicata risulta la problematica della determinazione della resistenza a trazione; per murature non
regolari costituite da pietrame informe (come mostrato nella prima delle figure sottostanti) o nel caso di
murature regolari di mattoni limitatamente alla direzione ortogonale ai giunti di malta (figura in basso), la
resistenza a trazione pu essere paragonata alla resistenza a trazione della malta poich le fessure
coinvolgono quasi esclusivamente i giunti di malta.
(a)
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- Manuale Teorico CAPITOLO 4 - MATERIALI


- Pag. 73 -
(b)
Figura 85. Fessure per trazione; (a) in una muratura irregolare; (b) in una muratura regolare caricata ortogonalmente ai
ricorsi
Nel caso di muratura di mattoni e direzione di carico ortogonale ai giunti di malta la resistenza a trazione
della muratura legata allo scorrimento lungo i giunti di malta.

Figura 86. Rottura a trazione per scorrimento lungo i giunti di malta
La muratura in questo caso presenta una resistenza e duttilit a trazione ben maggiore di qualsiasi altra
direzione, tale considerazione quindi da tenere presente al momento dellattribuzione dei parametri
costitutivi della muratura. Tale meccanismo di resistenza a trazione tra laltro quello che si verifica in
corrispondenza degli ammorsamenti tra le pareti e rappresenta probabilmente il maggiore vincolo contro
il ribaltamento delle pareti.

4.1.2. COMPORTAMENTO A TAGLIO PER FESSURAZIONE DIAGONALE
Nel seguito si descrivono i legami costitutivi utili per la simulazione del comportamento a taglio per
fessurazione diagonale di pannelli murari. In particolare vengono presi in considerazione il
comportamento alla Coulomb (cfr. 4.1.2.1) e quello alla Cacovic (cfr. 4.1.2.2). Successivamente vengono
descritte le procedura per ottenere le propriet delle molle diagonali dei pannelli murari, tenendo conto di
tali possibili comportamenti costitutivi (cfr. 4.1.2.3).
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 4 - MATERIALI


- Pag. 74 -
4.1.2.1. MATERIALE ALLA COULOMB
Modella un continuo elastico-plastico isotropo soggetto a uno stato tensionale monoassiale con
comportamento simmetrico a trazione e a compressione, superficie di snervamento alla Coulomb e limite
nelle deformazioni.
Nel modello proposto tale materiale verr utilizzato per simulare sia il comportamento a taglio che quello
a scorrimento della muratura.
Con E e c
u
vengono indicati rispettivamente il modulo di deformazione normale che caratterizza la fase
elastica e il valore ultimo delle deformazioni oltre il quale si verifica la rottura del materiale.
Il limite della fase elastica viene fissato da uno criterio alla Coulomb di tipo degradante, della quale viene
riportata lespressione della tensione ultima e della superficie di snervamento:
( , , ) ( )
y p
p p
c N
N sign c N
o o c
o c o o o c
+
+
= +
= +

dove:
o tensione agente;
N variabile di stato rappresentativa dello stato di compressione dellelemento;
c termine di coesione;
=tg(|) tangente dellangolo di attrito interno;
H parametro di incrudimento;
c
+
p
valore assoluto della deformazione plastica cumulata dello stesso segno della tensione
agente.
La superficie, nel piano oN si presenta nella classica forma del dominio alla Coulomb come mostra la
figura sotto riportata.
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 4 - MATERIALI


- Pag. 75 -

Figura 87. Dominio alla Coulomb incrudente nel piano N,o
Va tuttavia puntualizzato che il legame implementato nel software fa riferimento solo a stati tensionali
piani. o infatti lunico parametro di tensione, mentre N una variabile di stato che da una misura della
compressione cui risulta soggetto lelemento considerato e la cui definizione varier di volta in volta.
Al fine di prevedere un degrado della resistenza allaumentare dellescursione in campo plastico stato
introdotto un termine di incrudimento di tipo cinematico, proporzionale alle deformazioni plastiche
accumulate.
p
H o c
+
=

Il parametro o rappresenta un parametro del modello e deve essere opportunamente assegnato. Nel
caso di o>0 lincrudimento cinematico risulta essere negativo. Poich tale incrudimento viene fatto
dipendere dalla deformazione cumulata, quantit mai decrescente, i progressivi decrementi della
resistenza possono essere di volta in volta sommati. Inoltre la plasticizzazione in un verso non condiziona
la resistenza del verso opposto.
Il generico incremento della funzione di snervamento pu essere espresso nella forma:
( )
p
d sign d dN d o o o c = +
Il legame viene considerato di tipo associato, pertanto lincremento delle deformazioni plastiche pu
essere espresso come
( )
p
d d sign d

c o
o
c
= =
c
;
Si ha:
( ) ( ) ( ) d sign E sign d dN d o c o o ( = +





incrudimento
per o>0
N
ou
( )
p
d E o c c =
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 4 - MATERIALI


- Pag. 76 -
Imponendo la stazionariet di , si ottiene

La deformazione plastica risulter quindi
( )
p
E d sign dN
d
E
c o
c
o

=


Lespressione dellincremento di tensione risulta
2
( )
p
E d E sign dN
d E d E d E d
E E
c o
o c c c
o o
(

= =
(

(


Semplificando si ottiene:
( ) ( )
E
d d sign dN
E
o o c o
o
= +


Considerando un processo di carico monotono a N costante, al variare di o si avr un andamento della
curva di carico di tipo elasto-plastico con incrudimento variabile.

Figura 88. Legame o-c a N costante e o variabile
Agevolmente pu essere determinata la relazione che lega il parametro o con la pendenza E
t

;
4.1.2.2. MATERIALE ALLA CACOVIC
Tale materiale identico come comportamento generale al materiale alla Coulomb, appena descritto,
rispetto al quale si differenzia solo per la diversa superficie di snervamento. In questo caso, tale
superficie viene determinata in accordo col noto criterio di Turnsek e Cacovic [12].
Nonostante il criterio di Cacovic sia stato formulato appositamente per le murature ed in particolare per la
resistenza nei confronti del meccanismo di collasso a taglio per fessurazione diagonale, esso fa
riferimento a pannelli murari soggetti a sforzo normale solo lungo una direzione. Nel modello proposto
( ) sign E d dN
d
E
o c

o

=

o
c
Et
o=0 o>0
p=cost
o
c
E
E
o
o

=
E
E
Et
Et E
Et E
+

= o
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 4 - MATERIALI


- Pag. 77 -
invece, ciascun pannello pu essere affiancato lungo ciascun lato da altri elementi e quindi ricevere sforzi
di compressione in corrispondenza di entrambe le coppie di lati paralleli. Nel seguito viene proposta
unestensione del criterio di Cacovic che tiene conto proprio di tale circostanza.
Lipotesi di base, analogamente a quella del criterio generale, che la rottura per fessurazione diagonale
avvenga quando la massima tensione di trazione (lungo la direzione principale) raggiunge il valore di
resistenza convenzionale a trazione della muratura. In precedenza stato evidenziato come tale
parametro debba intendersi a livello macroscopico. Si consideri nel seguito un pannello soggetto a due
distinti sforzi di compressione, indicati rispettivamente con P
1
e P
2
, e a una forza tagliante V. Si indicano
inoltre con A
1
e A
2
le aree trasversali relative ai lati in cui sono applicati P
1
e P
2
.

Figura 89. Schema di carico di un pannello murario
Continuando ad ammettere una distribuzione parabolica per le tensioni tangenziali e una distribuzione
uniforme per le tensioni normali, in corrispondenza del centro del pannello lungo le giaciture paralleli ai
lati si avr uno stato tensionale caratterizzato dalle tensioni normali p
1
=P
1
/A
1
, p
2
=P
2
/A
2
(positive se di
compressione) e da una tensione tangenziale t*=1.5T/A
1
.

Figura 90. Rappresentazione dello stato tensionale nel piano di Mohr

Omettendo per brevit i passaggi, lespressione della tensione principale di trazione risulta:
P1
P1
P2 P2
T
T
p1
p2
1.5 t
p2 p1 pt
p
t
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 4 - MATERIALI


- Pag. 78 -
2
2 1 2 1 2
*
2 2
t
p p p p
p t
+ | |
= +
|
\ .

Ponendo la tensione principale (p
t
) pari alla resistenza convenzionale a trazione (o
tu
), si ottiene il valore
limite di t*:
1 2 1 2
2
* 1
u tu
tu tu tu
p p p p
t o
o o o
= + + +
Ricordando che vale
e
dove con t
u
e t
k
vengono indicate rispettivamente la tensione media ultima in condizioni correnti e in
assenza di compressione di confinamento. Si ha:
1 2
1 2
1
1
1.5 1.5
u k
k k
p p
p p t t
t t
| |
= + + +
|

\ .

che naturalmente contiene come caso particolare la classica formulazione del criterio di Turnsek e
Cacovic.
Lespressione appena ricavata viene riscritta come funzione di snervamento di un generico solido
monodimensionale utilizzando la notazione gi adottata in precedenza, cio indicando con o il parametro
di tensione, con o
y
la resistenza a snervamento, con c il termine di resistenza costante (non dipendente
dallo stato dellelemento) e con p
1
e p
2
i due parametri di stato. Sostituendo infine al coefficiente 1.5, il
coefficiente b gi descritto in precedenza per tenere conto dei pannelli tozzi, si avr:
1 2
1 2
1
1
y
p p
c p p
b c b c
o
| |
= + + +
|

\ .

In alternativa per rendere pi semplice la modellazione si pu fare comunque riferimento al criterio
limitando ad uno solo il parametro di stato:
1
y
p
c
b c
o = +


eventualmente definendo questo in modo opportuno, cos da tenere in conto la contemporanea presenza
di compressione su entrambe le coppie di lati del pannello come descritto nel paragrafo successivo.



* 1.5
u
t t =
1.5
tu
k
o
t =
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 4 - MATERIALI


- Pag. 79 -
La superficie di snervamento e il suo incremento risultano:
1 2
1 2
1
1
y
p p
sign sign c p p
b c b c
o o o
| |
= = + + +
|

\ .
( ) ( )

( )
p
d sign d dN d o o o c = +
Considerando anche stavolta un legame di tipo associato, si ha
( )
p
d d sign d

c o
o
c
= =
c

Sostituendo:
( )
1 1 2 2
( ) ( ) d sign E sign d f dP f dP d o c o o ( = +


dove con i simboli f
1
e f
2
vengono indicate due funzioni di carico caratterizzate dalle seguenti espressioni
2
1
2
1 2 1 2
1
2
2
1 2 1 2
2 1 ( / ) /
2 1 ( / ) /
b c P
f
b p p p p bc bc
b c P
f
b p p p p bc bc
+
=
+ + +
+
=
+ + +

Imponendo la stazionariet di , si ottiene:
1 1 2 2
( ) sign E d f dp f dp
d
E
o c

o

=


La deformazione plastica risulter quindi:
( )
1 1 2 2
( )
p
E d sign f dp f dp
d
E
c o
c
o
+
=


Lespressione dellincremento di tensione risulta:
( )
1 1 2 2
( )
E
d d sign f dp f dp
E
o o c o
o
( = + +


Il vantaggio operativo di utilizzare tale legame risiede essenzialmente nel dovere assegnare un solo
parametro di resistenza meccanica. Il parametro b infatti solitamente legato alla geometria del
pannello.
4.1.2.3. PROCEDURA DI TARATURA
Le molle diagonali dei pannelli devono simulare il comportamento a taglio della muratura, e il
meccanismo di rottura che devono riprodurre quello di rottura per fessurazione diagonale.
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- Pag. 80 -
Al fine di semplificare il pi possibile il problema, ad ognuna delle due molle diagonali viene attribuito un
opportuno legame elasto-plastico di tipo simmetrico a trazione e compressione.
I parametri necessari alla caratterizzazione della muratura sono: il modulo di deformazione tangenziale
(G), la pendenza del ramo di softening (a sforzo di compressione costante) (G
t
), la resistenza media a
taglio in assenza di sforzo normale (t
k
). Infine, limitatamente al caso di materiale alla Coulomb, deve
essere attribuito il valore allangolo di attrito interno (|).
Per quanto riguarda i criteri di snervamento possono essere utilizzati sia il criterio alla Coulomb (cfr.
4.1.2.1), che quello alla Cacovic (cfr. 4.1.2.2).
In entrambi i casi la resistenza a taglio ultima del pannello (T
u
), considerando una distribuzione uniforme
di tensioni tangenziali in tutta larea trasversale del pannello (A
t
), si otterr semplicemente moltiplicando
la tensione tangenziale ultima per A
t
:
( ) ( )
u u t
T P p A t =

dove con p e P vengono indicati rispettivamente la tensione media e lo sforzo di compressione cui
soggetto il pannello.

Figura 91. Pannello soggetto a una forza tagliante
Considerando le espressioni dei criteri di snervamento scritte in precedenza, e considerando che valgono
le espressioni:
k k t
k k t
T A
P p A
t =
=

si ha:
- Criterio alla Coulomb:
u t k k
T A p T P t = + = + ( )
- Criterio alla Cacovic:
1 2 1 2
2 2
1 1
1
u k
k k k
P P PP
T T
b T T b T
| |
= + + +
|
\ .

o in alternativa, utilizzando un solo parametro di stato:
T
T
At
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- Pag. 81 -
1
u k
k
P
T T
b T
= +


Fino ad ora si parlato genericamente di compressione media del pannello, tale parametro tuttavia va
opportunamente definito. Nel pi generale dei casi, quello cio di un pannello interagente lungo tutti i
quattro lati, si avranno quattro diversi sforzi di compressione.

Figura 92. Definizione del parametro di compressione media per un pannello
Nel caso si stia utilizzando un criterio di collasso caratterizzato da un unico parametro di compressione
media, questo verr determinato come la media tra i quattro valori presenti:
( )
1 2 3 4
1
4
P P P P P = + + +

Nel caso di criterio alla Cacovic con due parametri, ciascuno di essi verr determinato in maniera analoga
facendo la media tra i due valori che si riferiscono a ciascuna coppia di lati opposti.
In entrambi i casi, i criteri verranno utilizzati includendo un incrudimento di tipo cinematico con o>0. Tale
parametro viene determinato in funzione della rigidezza di softening (G
t
):
G Gt
G Gt
o

=
+

Per quanto riguarda lo spostamento ultimo del pannello (o
u
), coerentemente con quanto proposto da
Magenes e Calvi [13], esso si esprime in termini di deformazione angolare ultima (
u
) della muratura.
Le molle diagonali ereditano tutte le caratteristiche appena descritte, e i parametri che ne caratterizzano
il legame costitutivo sono: la rigidezza iniziale (k), la rigidezza del ramo di softening a sforzo di
compressione costante (k
t
), la forza di snervamento in assenza di sforzo normale (F
y0
), la forza di
snervamento corrente (F
y
) funzione della compressione media cui risulta soggetto il pannello.
Di seguito si riportano i grafici relativi al legame costitutivo e al comportamento isteretico (cfr. 4.1.4), con
riferimento a un ciclo di carico a compressione costante.
P1
P2
P3
P4
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- Pag. 82 -

(a) (b)
Figura 93. Legame attribuito alle molle diagonali; (a) legame carico spostamento;
(b) ciclo isteretco, a sforzo normale nullo
I parametri meccanici delle molle vengono determinati in relazione alle caratteristiche meccaniche della
muratura imponendo una equivalenza in termini di spostamenti tra il pannello visto come un continuo
elastico e omogeneo, e il modello discreto equivalente, composto dal quadrilatero articolato e le molle
diagonali, soggetti entrambi a una sollecitazione di puro taglio, come riportato in figura.

Figura 94. Equivalenza a taglio tra il modello continuo e il modello discreto
La soluzione del modello continuo a lastra, prevede unicamente una distribuzione di tensioni tangenziali
uniforme; facile verificare che il drift tra le due facce opposte del solido risulta:
p
t
H
A G
T

= o
Con riferimento al modello discreto con analogo spostamento del modello continuo, lallungamento e la
forza relativi a ciascuna molla diagonale risultano:
) cos(
) cos(
o o
o o
= A =
= A
m m diag m
m
K K F

Ku
Kr
kt
k
ur uy
urc
Fy0
uy
Fy0
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- Pag. 83 -

Figura 95. Deformazioni nel sistema continuo e discreto
Nelle precedenti espressioni si indicato con A
t
larea trasversale del pannello relativa alla forza tagliante
T, con o
p
langolo formato tra tale superficie e la diagonale, con H
p
laltezza del pannello ossia la
dimensione ortogonale ad A
t
.
Considerando inoltre che i due sistemi sono soggetti alla medesima forza di taglio e che nel sistema
discreto vi la contemporanea presenza di due molle, si ha:
2 cos( )
m p
T F o =

Sostituendo questultima nellespressione dello spostamento del modello discreto, si ottiene:
m p
p
t
K
T
H
A G
T

=
) ( cos 2
2
o
o
da cui si ricava la rigidezza di ciascuna molla diagonale:
) ( cos 2
2
p p
t
m
H
A G
K
o

=
Analogamente la rigidezza del ramo di softening risulta:
) ( cos 2
2
p p
t t
m
H
A G
K
o

=
Tutte le formule sopra riportate naturalmente sono valide nellipotesi che entrambe le molle abbiano un
legame costitutivo simmetrico rispetto allorigine.
Ricavando lespressione della forza di snervamento della molla si ha:
) cos( 2
) (
) cos( 2
) (
p
t u
p
u
u
A P P T
F
o
t
o

= =
Infine per quanto riguarda lo spostamento ultimo delle molle si ottiene:
) cos(
p p u u
H o o =
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- Pag. 84 -
4.1.3. COMPORTAMENTO A SCORRIMENTO
Oltre alla simulazione del comportamento presso-flessionale, lelemento interfaccia ha una seconda e
altrettanto principale funzione, che la gestione degli scorrimenti tra pannelli a contatto tra loro. Si
distingue tra scorrimento nel piano dei pannelli e scorrimento fuori piano; tali comportamenti sono
governati complessivamente da tre molle non lineari, una posta in direzione dellinterfaccia (scorrimento
nel piano) e due in direzione ortogonale poste in corrispondenza di due opportuni punti dellinterfaccia
(scorrimento fuori piano). Lo scorrimento nel piano presente sia dal modello piano (cfr. 3.1.1), mentre
le due molle che regolano lo scorrimento fuori piano sono inserite nel caso in cui il comportamento sia
tridimensionali (cfr. 3.1.2).
Il comportamento a scorrimento per sua natura un comportamento ad attrito, ossia di tipo rigido
plastico, la cui forza limite corrente pu essere facilmente determinata con un criterio di snervamento alla
Coulomb, le cui propriet sono state descritte in precedenza (cfr. 4.1.2.1).
La muratura viene quindi caratterizzata da due parametri di resistenza: uno che rappresenta la coesione
(c), o resistenza in assenza di tensioni normali, e laltro langolo di attrito interno (|). Tale coppia di
parametri si riferisce a una determinata superficie di scorrimento. Coerentemente con quanto visto per il
comportamento a flessione, anche nel caso del comportamento a scorrimento necessario tenere conto
del carattere ortotropo della muratura. Basti infatti pensare al diverso comportamento tra lo scorrimento
lungo i letti di malta e lungo la direzioni ad essi ortogonale. Vengono quindi attribuiti due valori differenti
di coesione e angolo di attrito interno per ciascuna direzione principale del materiale. I valori relativi alla
direzione dellinterfaccia vengono ottenuti mediante la medesima interpolazione descritta nel caso del
comportamento a flessione. Nel seguito con c e | vengono indicati genericamente i valori relativi alla
superficie di scorrimento coincidente con linterfaccia. La superficie tensione limite di scorrimento media si
esprime nella forma:
c p t | = +
lim

dove p rappresenta la tensione di compressione media agente lungo la superficie dellinterfaccia.
Indicando con A
t
larea trasversale effettivamente a contatto tra le due superfici, la forza limite che
provoca lo scorrimento si pu scrivere nella forma:
u t
T c A P | = +


Figura 96. Scorrimento lungo i giunti di malta
dove con P viene indicato lo sforzo di compressione agente in corrispondenza della superficie
dellinterfaccia.
P
P
Tu
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- Pag. 85 -
Ci equivale ad avere supposto una distribuzione di tensioni tangenziali uniformi in tutta larea a contatto.
Sia il valore di P che quello dellarea di contatto fra i pannelli sono variabili durante lanalisi. In particolare,
ad unarea di contatto nulla corrisponde una resistenza a scorrimento anchessa nulla.
Il legame a scorrimento viene considerato non incrudente e non degradante. Tale comportamento viene
ottenuto come caso particolare del legame alla Coulomb descritto in precedenza ponendo o=0. Viene
previsto un comportamento isteretico caratterizzato da scarico con rigidezza iniziale.
Non viene previsto uno spostamento limite oltre il quale la molla debba essere scaricata.
Le molle di interfaccia poste per simulare lo scorrimento, possono essere caratterizzate mediante un
legame elastico perfettamente plastico con limite allo snervamento alla Coulomb.
La figura sottostante riporta lo schema meccanico equivalente di una molla allo scorrimento.

Figura 97. Schema meccanico del comportamento a scorrimento dellinterfaccia, limitatamente al caso piano
La scelta di inserire due molle allo scorrimento fuori piano anzich una (come avviene nel caso piano),
giustificata dalla volont di cogliere il comportamento torsionale del pannello, legato allo scorrimento
nella direzione ortogonale al pannello stesso.

Figura 98. Simulazione della torsione dovuta allo scorrimento fuori piano tra due pannelli
Tali molle sono state poste a B/4 dai vertici dellinterfaccia, cos da riprodurre in media la distribuzione
delle tensioni tangenziali relative a uno scorrimento torsionale.
T
T
P
P
friction sliding surface
Fy
P

f 0
(, f 0, A)
rigidezza elastica
F
u
Kscorr
(Kscorr)
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- Pag. 86 -
I parametri meccanici delle molle si ricavano direttamente dalle caratteristiche della muratura,
considerando per ciascuna la propria area di influenza (A
c
), coincidente con lintera sezione per la molla a
scorrimento nel piano, a met sezione per le due molle a scorrimento fuori piano.

Figura 99. Aree di influenza delle molle a scorrimento: (a) nel piano; (b) fuori piano
La resistenza di ciascuna molla dipende dalla porzione reagente dellarea di influenza in quanto realmente
a contatto tra i due pannelli (A
m
). Tale area varia al procedere del processo di carico e viene determinata
considerando le molle trasversali attive ricadenti nellarea di influenza della molla in esame. Per molle
inattive si intendono le molle che si trovano in fase di trazione e che hanno raggiunto limite ultimo di
deformazione per cui totalmente scariche (cfr. 4.1.1.2).
Analogamente, lo sforzo di compressione P
m
relativo a ciascuna molla a scorrimento viene calcolato come
somma delle forze agenti nelle molle attive ricadenti allinterno dellarea di influenza della molla,
conteggiando sia le forze di compressione che di trazione. La resistenza ultima di ciascuna molla (T
m
)
sar quindi data da:
m m m
T c A P | = +

Nel caso in cui tutte le molle trasversali dellarea di influenza di una molla a scorrimento divengono
inattive, questa viene scaricata dal carico cui risulta soggetta e il suo stato viene portato allo stato
iniziale.
Per quanto riguarda la rigidezza da attribuire alle molle a scorrimento, quella nel piano e le due fuori
piano vengono trattate diversamente.
Per quanto riguarda la rigidezza iniziale da attribuire alla molla a scorrimento nel piano, si possono
seguire due approcci. Il primo consiste nel riconoscere tale rigidezza come rappresentativa del
comportamento iniziale, di tipo elastico delle superfici di scorrimento ossia dei giunti di malta; in tal caso
definendo con G
m
il modulo tangenziale relativo al giunto di malta, e con A
m
il valore corrente dellarea a
contatto, con h
m
lo spessore medio dei giunti, la rigidezza da attribuire alla molla a scorrimento risulta:
m m
m
m
G A
K
h

=

In ogni caso la determinazione della rigidezza da attribuire alla molla a scorrimento nel piano sembra
essere quanto mai una operazione incerta, come anche leventuale determinazione del modulo G della
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- Pag. 87 -
malta o dello spessore dei giunti. Inoltre percorrendo tale approccio, la rigidezza delle molle a rigore deve
dipendere dallarea attuale di contatto e quindi dovrebbe essere variabile durante lanalisi.
Lalternativa che appare pi auspicabile, almeno dal punto di vista applicativo, quella di impostare un
valore di rigidezza sufficientemente alto rispetto alle altre rigidezze del modello in modo da ripristinare, in
modo numerico, un comportamento di tipo rigido-plastico.
importante puntualizzare che gli elementi resistenti a scorrimento sono elementi monodimensionali e
quindi nelle interfacce gli scorrimenti plastici corrispondono alle deformazioni plastiche delle molle a
scorrimento, che non sono associate a nessuna deformazione plastica in direzione trasversale.

Figura 100. cinematica a scorrimento dellinterfaccia
Cos facendo si perde inevitabilmente la possibilit di modellare qualsiasi fenomeno di dilatanza
rappresentativa di possibili fenomeni di ingranamento delle superfici soggette allo scorrimento.
Le molle a scorrimento fuori piano vengono invece modellate in modo tale da simulare anche la rigidezza
a taglio fuori piano della muratura e il comportamento torsionale dei pannelli murari. La rigidezza di
ciascuna delle due molle calibrata sulla base della rigidezza a taglio fuori piano della porzione di
muratura cui afferisce, secondo la seguente espressione:
0
1
2
2
N
molle
i
m
i
i
G A
K
l
=

=


dove
A
i
larea di ciascuna fibra;
l
i
la lunghezza di ciascuna fibra considerata;
N
molle
il numero totale di molle di interfaccia.
La rigidezza cos ottenuta quella relativa ad uno dei due pannelli afferenti allinterfaccia. Pertanto, ove
necessario, le rigidezze relative a due pannelli afferenti allinterfaccia, vanno combinate in serie. Infine, la
distanza tra le due molle a scorrimento fuori piano viene stabilita in modo da garantire unequivalenza col
comportamento torsionale dellelemento. Si pu vedere che tale distanza pari a circa la met della
lunghezza del lato corrispondente; pertanto ciascuna delle due molle a scorrimento fuori piano posta
nel baricentro geometrico della porzione di area cui afferisce.

,p c,cp
scorrimento interfaccia
deformazione molla
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- Pag. 88 -
4.1.4. COMPORTAMENTO CICLICO
Vengono presi in considerazione diverse possibili leggi di scarico al fine di adattare tale legame a pi
situazioni:
- scarico orientato allorigine (cfr. 4.1.4.1);
- scarico con rigidezza iniziale (cfr. 4.1.4.1);
- legame di tipo degradante (cfr. 4.1.4.2).
4.1.4.1. LEGAMI ISTERETICI SENZA DEGRADO
In questa categoria rientrano il legame con scarico con rigidezza iniziale e quello orientato allorigine,
certamente pi semplici, ma che possono essere efficacemente utilizzati per la modellazione del
comportamento assiale della muratura o eventualmente degli elementi asta non lineari. Nel primo caso
non viene previsto alcun degrado di resistenza, mentre il legame con scarico orientato allorigine prevede
un degrado della rigidezza. La figura sottostante riporta tali cicli isteretici relativamente ad una legge di
carico monotona di tipo elastoplastico.

Figura 101. cicli isteretici implementati; (a) scarico con rigidezza iniziale; (b) scarico con rigidezza orientata allorigine
possibile prevedere leggi di scarico differenti a compressione e trazione. Tale possibilit risulta utile per
la modellazione del comportamento presso-flessionale della muratura, per il quale pu essere assegnata
una legge di scarico orientato allorigine nel caso di trazione e con rigidezza iniziale nel caso di
compressione. Il raccordo tra il ciclo a scarico con rigidezza iniziale e quello a rigidezza orientata
allorigine avviene tramite un tratto di sliding a tensione nulla.

Figura 102. ciclo isteretico utilizzato per la modellazione del comportamento assiale/flessionale della muratura

5
(a)
1 6
7
0
3 4 5 4
3=7
(b)
0
2=8 1
2
0=7
4
6 5
3
2 1
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- Pag. 89 -
4.1.4.2. LEGAME ISTERETICO CON DEGRADO
Utilizzando il legame con rigidezza orientata allorigine si prevede gi un degrado della rigidezza con il
progredire delle deformazioni plastiche e quindi del degrado del materiale. Tuttavia dalle esperienze
condotte su pannelli murari si osservato anche un sensibile decremento della resistenza. Tale
decremento pu essere pensato dipendente dallentit delle deformazioni plastiche e dal numero di cicli di
carico.
Si pertanto introdotto un legame di tipo degradante, simmetrico rispetto allorigine, in cui il
danneggiamento viene fatto dipendere sia dalle deformazioni plastiche sia dallenergia dissipata [14,15].
Tale tipologia di legami stata ampiamente studiata nel passato, soprattutto nellambito degli elementi in
c.a. [16].
Un legame costitutivo isteretico con degrado caratterizzato da due distinti moduli di deformazione
normale: quello di scarico (E
u
) e quello di ricarico (E
r
), oltre al modulo iniziale (E).
Il modulo di scarico viene utilizzato ogni qualvolta il sistema passa dalla fase plastica a quella elastica. Il
modulo di ricarico invece viene utilizzato tutte le volte che si verifica una inversione di segno della
tensione. Entrambi i moduli sono funzione del modulo di deformabilit iniziale secondo le formule:
( )
0
1
u I
E K K | | = + con 1 0 s s | ;
max
( )
(1 )
y p
r
r
E D
u
o c

+
=
+
con 1 0 s s ; 1 0 s s D ;
dove:
o
y
la tensione di snervamento,
c
r
-
la deformazione plastica di segno attuale,
c
r
+
la deformazione residua registrata a scarico ultimato,
E
0
il modulo di deformabilit iniziale,
E
I
il modulo orientato allorigine.
Nella figura che segue viene riportato un ciclo isteretico caratterizzato da N costante e o>0 (=0).
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- Pag. 90 -

Figura 103. ciclo di isteresi legame con degrado
Dallespressione di E
u
si nota che per |=0 si ottiene uno scarico con rigidezza iniziale mentre ponendo
|=1 si ottiene uno scarico orientato allorigine. Quindi tale legame pu comprendere come casi particolari
i due legami isteretici visti in precedenza.
Con il termine D si indica una funzione di danno da definire in modo opportuno mentre il parametro
determina lincidenza del danno sulla riduzione della rigidezza di ricarico. Proprio lintroduzione della
funzione di danno consente di avere un progressivo degrado della rigidezza e della resistenza anche per
cicli di carico con ampiezza costante di deformazione, come illustrato nella figura sottostante in cui si
assume: N=cost.; |=0; o>0; >0.

Figura 104. degrado della resistenza allaumentare dellenergia dissipata.
Si osservi che il legame isteretico caratterizzato da scarico e ricarico orientato allorigine, descritto prima,
si riottiene come caso particolare ponendo |=0; =0.
Il legame appena descritto pu essere quindi visto come una evoluzione del legame con scarico orientato
allorigine che gi prevede una prima forma di degrado. Rispetto a questo, per, presenta il vantaggio
che lampiezza del ciclo di isteresi pu essere opportunamente tarata, oltre alla disponibilit di una
funzione di danno che evolve anche per cicli di carico di ampiezza costante.
o
c
Eu
E
Er
Eu
0
1
2=7
3=8
4
5
6
9
Et
Er
Er
Er
0
Er
E
c
Et
o
Eu
Er
Eu
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- Pag. 91 -
4.1.5. RINFORZO MEDIANTE METODOLOGIA CAM
Ladozione di sistemi di tirantature diffuse nelle tre direzioni ortogonali, in particolare anche nella
direzione trasversale, migliorano la monoliticit ed il comportamento meccanico del corpo murario,
incrementandone la resistenza a taglio e a flessione nel piano e fuori del piano, come previsto nella
Circolare NTC2008 pag. 425 par. C8A.5.6 Interventi volti ad incrementare la resistenza nei maschi murari.
I nastri sono pretesi e quindi viene applicato un benefico stato di precompressione agli elementi in
muratura su cui sono posti in opera.

Figura 105. Elementi base per lapplicazione del metodo CAM: piastra diffusore di carico, elemento dangolo, nastri in
acciaio inox
Attraverso gli speciali elementi di connessione, i nastri di acciaio inox consentono di realizzare un sistema
continuo di tirantature, in grado di ripercorrere tutte le irregolarit della muratura, sia in orizzontale che
in verticale, cos da migliorare la resistenza a taglio e quella flessionale dei maschi murari.
Ogni nastro viene utilizzato per cucire la muratura attraverso due fori a distanza compresa tra i 100 ed i
200 cm e viene chiuso ad anello mediante una macchina capace di imprimere al nastro una pretensione
regolabile e, dunque, una precompressione nella muratura, sia trasversale che complanare alla parete
trattata.
Il sistema prevede, inoltre, lutilizzo di elementi intermedi diffusori di carico e di continuit meccanica:
sono i piatti imbutiti (piastre di acciaio inox di dimensioni 125x125 mm, dotate di foro ad imbuto. Tali
piastre svolgono la funzione di distribuzione delle forze di contatto tra nastro e muratura e di
assorbimento delle tensioni di trazione prodotte dalla muratura intorno al foro da due avvolgimenti
contigui. A completamento del sistema sono previsti degli elementi dangolo diffusori di carico, sempre in
acciaio inox, da utilizzare per lavvolgimento dei nastri in corrispondenza delle aperture o delle zone
terminali delle pareti, al fine di ripartire il carico della risultante che agisce a 45 su una superficie
dappoggio sufficientemente ampia.
Il sistema pu essere posto in opera secondo maglie quadrate, rettangolari o triangolari, anche irregolari;
normalmente si adotta una disposizione dei fori a quinconce.
I vantaggi conseguibili con il sistema CAM sono i seguenti:
il sistema intrinsecamente modulabile ed aperto: modulabile sta a significare la possibilit di
ottimizzarne luso aumentando o diminuendo il numero delle legature in funzione delle richieste
locali; aperto nel senso che la disposizione delle maglie, gli interassi di reticolo ed il percorso
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- Pag. 92 -
stesso delle legature pu essere definito e specializzato a piacere in funzione delle particolari
esigenze puntuali;
ne discende la possibilit di seguire lo sviluppo delle pareti anche quando questo non fosse
rettilineo, pur conseguendo la stessa efficacia di incatenamento/consolidamento;
i nastri di acciaio inox svolgono un ruolo attivo, imprimendo alla muratura un benefico stato di
precompressione, sia nel piano della parete, orizzontalmente e verticalmente, sia in direzione
trasversale, collegando efficacemente i paramenti dellapparecchio murario; questo stato di
precompressione ritarda la formazione di lesioni e fessure e rende le armature immediatamente
attive e capaci di impedire o limitare significativamente la formazione di grandi lesioni e di
sconnessioni;
la resistenza delle murature viene sfruttata integralmente, non essendo il loro coinvolgimento
legato alladerenza tra la muratura e lintonaco cementizio, ma, al contrario, ad un collegamento
meccanico totalmente controllabile;
lo stato di presollecitazione del nastro di acciaio fa si che il contributo della resistenza a trazione
di questo sia subito attivo fin dai valori pi bassi di incremento di sollecitazione nella muratura (in
presenza di armatura scarica, invece, ulteriori cedimenti/spostamenti sono necessari per
chiamarne in causa il contributo resistente significativo);
la tecnologia poco invasiva (la rimozione dei nastri richiede solo lasportazione dellintonaco non
pi necessariamente cementizio);
lacciaio inox garantisce la totale affidabilit nel tempo del sistema;
lefficacia delle legature trasversali, garantita dai collegamenti meccanici e dalla pretensione dei
nastri di acciaio, permette di ridurre il loro numero, e, conseguentemente, il numero di
perforazioni da effettuare sulla muratura, riducendo linvasivit dellintervento (il numero delle
forature limitato ad interassi che possono variare solitamente da 100 a 200 cm
convenientemente posti a quinconce (maglia conseguente 50100 cm));
non vi incremento di peso e, quindi, di massa sismica;

Figura 106. Cordolo CAM in sommit (Sostituisce il cordolo in C.A.) e cordolo di piano (Sostituisce le spillature)
lapparecchio murario conserva inalterata la sua natura: il rinforzo agisce in modo discreto;
non contiene-nasconde lapparecchio murario; concorre con esso, senza sostituirsi a questo; ne
conserva completamente le sue peculiarit (ruolo portante, traspirabilit, accessibilit,
testimonianza costruttiva);a meno delle forature, il sistema completamente reversibile;
la messa in opera dei nastri di acciaio pu essere, eventualmente, completata con liniezione della
muratura attraverso i fori praticati per il passaggio dei nastri stessi, iniezione che, grazie
allinossidabilit dellacciaio, pu essere effettuata anche con miscele leganti non cementizie. Si
ottiene in tal modo la possibilit di reintegrare la continuit muraria specialmente in quelle
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- Pag. 93 -
situazioni in cui appaia particolarmente evidente la presenza di vuoti; leffetto di imbibizione
inoltre reso particolarmente efficace dal numero dei fori, dalla loro dimensione (C 35 mm) e dal
fatto che sono a tutto spessore, assicurando cos una ottimale permeazione del legante;
i collegamenti tra avvolgimenti adiacenti assicurato meccanicamente in maniera totalmente
controllabile ed affidabile;
i collegamenti in verticale tra le pareti di piani successivi sono facili da realizzare;
il piccolo spessore dei nastri permette ladozione di intonaci tradizionali, negli spessori usuali, cos
da non alterare i pesi strutturali;
il sistema di cucitura risolve automaticamente anche il problema delle connessioni, spesso
carenti, tra pareti ortogonali; per contrastare il ribaltamento dei paramenti murari, infatti, stata
tenuta in conto lazione di collegamento espletata dalle cuciture attive, secondo i criteri meglio
evidenziati nella relazione di calcolo allegata alla presente. Tale azione di collegamento integra
quella espletata dai cordoli e dai tiranti;
la conservazione degli intonaci tradizionali elimina le problematiche create dalluso degli intonaci
cementizi, indispensabili nelle applicazioni delle reti elettrosaldate;
lutilizzazione dellacciaio inox garantisce una buona duttilit dinsieme.
Dal punto di vista del miglioramento strutturale, infine, sono da sottolineare ulteriormente i seguenti
aspetti:
il sistema di cucitura risolve efficacemente, in termini di forza di collegamento e di distribuzione
dellazione, anche il problema delle connessioni, spesso carenti, tra pareti ortogonali;
lazione di collegamento diffusa nellestensione del reticolo scongiura forti concentrazioni di carico
e quindi lesigenza di vistosi elementi di trasferimento/ripartizione di questo;
nel suo complesso il sistema consente quindi di perseguire un reale comportamento a scatola, nel
collegamento delle pareti tra di loro, delle pareti agli orizzontamenti, e del profilo di colmo al
cordolo quando presente, realizzando nella sostanza un corpo unico ideale;
lutilizzazione dellacciaio inox garantisce, oltre che un incremento del carico ultimo, una buona
duttilit dinsieme, il che consente di attivare tutte le riserve resistenti nelle condizioni limite di
lavoro della struttura;
ladozione dellacciaio inox garantisce la piena affidabilit nel tempo.
La posa in opera presenta, a sua volta, vari aspetti positivi, quali:
non richiesta nessuna preparazione delle superfici, in quanto lazione di rinforzo - come gi
detto - non interviene per aderenza, ma conseguente ad un collegamento meccanico;
non vanno rimossi gli impianti ed, anzi, essi rimangono pienamente accessibili, interferendo il
passaggio delle legature solo puntualmente, senza che ci debba essere, peraltro, alcun contatto;
lasportazione dellintonaco, qualora in buono stato, pu essere limitato alla sola realizzazione
delle tracce lungo il percorso delle legature;
il piccolo spessore dei nastri e la loro qualit (inox) permette ladozione di intonaci tradizionali,
negli spessori usuali, cos da non alterare i pesi strutturali;
i collegamenti in verticale tra le pareti di piani successivi sono facili da realizzare (anche senza la
demolizione del solaio, in quanto sufficiente praticare fori di diametro di circa 30 mm in
adiacenza alla parete) e sicuri nel risultato; come gi detto, si realizza cos un sensibile
miglioramento delle caratteristiche di resistenza a flessione sia nel piano dei maschi murari che
nel piano ortogonale;
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- Pag. 94 -
la correttezza dellesecuzione intrinsecamente garantita: stabilito il reticolo, e ferme restando le
competenze degli esecutori, non vi economia potenziale tra una cattiva posa in opera ed una a
regola darte e lo stato di pretensionamento facilmente verificabile anche da un non esperto.
Ulteriori dettagli sulla metodologia di rinforzo CAM possono essere trovate in [17].
4.1.5.1. PROCEDURE DI TARATURA
Il sistema delle cuciture attive consente di migliorare il comportamento delle pareti murarie cui viene
applicato. Il miglioramento avviene per ciascuno dei principali meccanismi di collasso nel piano
caratteristici dei pannelli murari.
Vengono considerate tre principali direzioni di applicazione delle cuciture nei pannelli murari: quella
orizzontale, quella verticale, e quella inclinata orientata secondo la diagonale della maglia individuata
dalla direzioni orizzontale e verticale. Nella figura sottostante riportato lo schema di intervento su una
parete.

Figura 107. Schema di rinforzo di un pannello murario
Per il generico pannello murario rinforzato con il sistema CAM si considerano le seguenti posizioni:
s
spessore della muratura
b
base del pannello
h
altezza del pannello
h
p passo dei nastri disposti orizzontalmente
v
p passo dei nastri disposti verticalmente
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- Pag. 95 -
2 2
d h v
p p p = + passo dei nastri disposti diagonalmente
h
N numero dei nastri disposti orizzontalmente
v
N numero dei nastri disposti verticalmente
d
N numero dei nastri disposti diagonalmente
h
n numero di avvolgimenti dei nastri disposti orizzontalmente
v
n numero di avvolgimenti dei nastri disposti verticalmente
d
n numero di avvolgimenti dei nastri disposti diagonalmente
ph
F forza di pretensione di un singolo nastro in direzione orizzontale
pv
F forza di pretensione di un singolo nastro in direzione verticale
pd
F forza di pretensione di un singolo nastro in direzione diagonale
ph
o tensione di precompressione dei nastri disposti orizzontalmente
pv
o tensione di precompressione dei nastri disposti verticalmente
pd
o tensione di precompressione dei nastri disposti verticalmente
y
F forza di snervamento di un singolo nastro
n
A area della sezione di un singolo nastro
n
K rigidezza elastica di un singolo nastro
0
t tensione tangenziale limite della muratura in assenza di tensione normale ed in assenza di
rinforzo
o
t tensione tangenziale limite della muratura in assenza di tensione normale ed in presenza di
rinforzo CAM
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- Pag. 96 -

k
t tensione tangenziale limite della muratura in presenza di tensione normale ed in presenza di
rinforzo CAM
T
o tensione di trazione limite della muratura in assenza di rinforzo CAM
T
o tensione di trazione limite della muratura in presenza di rinforzo CAM
|
angolo formato tra la direzione dei nastri disposti diagonalmente e quella orizzontale

Figura 108. Schema geometrico di una maglia tipo
Dettagli di modellazione sulla taratura di pannelli non rinforzati sono riportati al par. 4.1.
4.1.5.2. INCREMENTO DELLA RESISTENZA A TRAZIONE NELLE
DIREZIONI ORIZZONTALE E VERTICALE
A seguito dellinserimento dei nastri CAM si produce un incremento di resistenza e un incremento di
duttilit a trazione.
4.1.5.2.1. INCREMENTO DI RESISTENZA
Lincremento di resistenza pu essere facilmente valutato considerando la resistenza a trazione dei nastri
nellunit di superficie della sezione corrispondente del pannello. Viene distinto lincremento di resistenza
lungo la direzione verticale e quella orizzontale, per tenere conto di un possibile differente passo dei
nastri nelle due direzioni. In particolare si ha:
in direzione verticale (interfacce orizzontali):
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- Pag. 97 -
sin
v y d y
th
v d
n F n F
p s p s
o |

A = +


in direzione orizzontale (interfacce verticali):
cos
h y d y
tv
h d
n F n F
p s p s
o |

A = +


4.1.5.2.1. INCREMENTO DI DUTTILIT
Lincremento di duttilit associato al raggiungimento della deformazione limite del nastro soggetto a
maggiore deformazione nel pannello. Tale deformazione pu essere determinata considerando la
rotazione del pannello. Con riferimento alla figura _ si ha che a vantaggio di sicurezza tale deformazione
pu essere associata a quella della molla soggetta alla massima deformazione di allungamento nel macro-
elemento. Al raggiungimento della deformazione limite il pannello si considera rotto soltanto se
globalmente la rotazione del pannello murario supera il 0.8% (limite imposto dalla norma la paragrafo
7.8.2.2 per pannelli non rinforzati).
Il legame costitutivo delle molle di interfaccia in presenza del rinforzo CAM considera, a vantaggio di
sicurezza, la rigidezza della sola muratura e la resistenza dei soli nastri. In tale ipotesi il legame costituivo
risulta elasto-plastico a deformazione limitata.
La modifica della resistenza a trazione e della corrispondente duttilit produce un incremento di
resistenza nei confronti del meccanismo di collasso di rocking per presso o tenso-flessione.
4.1.5.3. INCREMENTO DELLA RESISTENZA A TAGLIO PER FESSURAZIONE
DIAGONALE
A seguito dellinserimento dei nastri CAM si produce un incremento di resistenza e un incremento di
duttilit nei confronti della rottura a taglio per fessurazione diagonale.
4.1.5.3.1. INCREMENTO DI RESISTENZA
Lincremento di resistenza nei confronti del meccanismo di taglio con fessurazione diagonale associato a
due effetti dovuti al rinforzo con i nastri CAM. Da un lato la pretensione nei nastri produce un aumento
generalizzato negli sforzi di compressione sia in direzione orizzontale che in direzione verticale; dallaltro
la presenza dei nastri produce, come evidenziato nel paragrafo precedente, un aumento della resistenza
a trazione del complesso murario rinforzato. Il contributo di ciascuno di questi due effetti, in un approccio
semplificato, pu essere valutato separatamente.
Incremento di resistenza dovuto alla pretensione:
Se si adotta il criterio di Mohr-Coulomb lincremento di resistenza dovuto alla pretensione associato
allaumento della tensione della direzione ortogonale allazione tagliante. Senza perdita di generalit si
considera il taglio agente in direzione orizzontale, considerando che lo sforzo di pretensione del singolo
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- Pag. 98 -
nastro verticale sia pari a
pv
F

(analogamente pu essere valutato lincremento relativo alle altre
direzioni) lincremento di tensione normale
nv
o A (in direzione verticale) risulta dato da
cos
v pv d pd
nv
v d
n F n F
s p s p
o | A = +


cui corrisponde in incremento della tensione tangenziale limite
k nv
t o ' A = A

essendo langolo di attrito associato alla rottura per fessurazione diagonale.
Incremento di resistenza associato allincremento generalizzato della resistenza a trazione del complesso
muratura-CAM:
Con riferimento ad un meccanismo di rottura di puro taglio (in assenza di sforzo normale) la crisi per
fessurazione diagonale pu essere associata al raggiungimento della tensione limite di trazione.
Assumendo, in via semplificativa, un comportamento elastico-lineare fino a rottura lincremento di
tensione tangenziale limite pu essere posto, con riferimento al cerchio di Mohr in uno stato tensionale di
puro taglio, pari allincremento di resistenza a trazione come mostrato nella successiva figura. Pertanto
lincremento della tensione tangenziale in assenza di sforzo normale per effetto della presenza dei nastri
CAM si pu porre pari a:

2
th tv
o
o o
t
A + A
A =

ovvero
( ) sin cos

2
v y h y d y
v h d
o
n F n F n F
p s p s p s
| |
t

+ + +

A =

Per quanto detto la resistenza a taglio associata alla muratura rinforzata con il sistema CAM risulta data
da
( ) ( )

k o o nv pv
t t t o o = +A + +A

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- Pag. 99 -

Figura 109. Incremento della resistenza a taglio nel piano delle tensioni

4.1.5.3.1. INCREMENTO DI DUTTILIT
Le prove sperimentali hanno mostrato un notevole incremento di duttilit nella muratura rinforzata con i
nastri CAM, in via cautelativa si considera un aumento di duttilit nel meccanismo di fessurazione
diagonale pari al 50%.
4.1.5.4. CRITERIO DI ROTTURA PER TAGLIO-SCORRIMENTO
Al criterio di rottura per taglio scorrimento si associa classicamente il criterio di resistenza di Mohr-
Coulomb. Per il generico pannello murario rinforzato con il sistema CAM si considerano le posizioni
descritte precedentemente.
4.1.5.4.1. INCREMENTO DI RESISTENZA
Lincremento di resistenza nei confronti del meccanismo di taglio per scorrimento associato alla
pretensione nei nastri produce un aumento generalizzato negli sforzi di compressione nellinterfaccia.
Se si adotta il criterio di Mohr-Coulomb lincremento di resistenza dovuto alla pretensione associato
allaumento della tensione della direzione ortogonale allazione tagliante. Senza perdita di generalit si
considera uninterfaccia disposta lungo la direzione orizzontale, considerando che lo sforzo di pretensione
del singolo nastro verticale sia pari a
pv
F

(analogamente pu essere valutato lincremento relativo alle
altre direzioni) lincremento di tensione normale
nv
o A (in direzione verticale) risulta dato da
cos
v pv d pd
nv
v d
n F n F
s p s p
o | A = +


cui corrisponde in incremento della tensione tangenziale limite
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- Pag. 100 -

k nv
t o ' A = A

essendo langolo di attrito associato alla rottura per fessurazione diagonale.
Per quanto detto la resistenza a taglio per scorrimento associata alla muratura rinforzata con il sistema
CAM risulta data da
( )

k o nv nv
t t o o = + +A

4.1.6. RINFORZO MEDIANTE L' UTILIZZO DI COMPOSITI FIBRORINFORZATI
Si tratta di materiali composti da due fasi distinte: una matrice polimerica di natura organica e da fibre di
rinforzo. La matrice pu, in genere, essere assimilata a un continuo isotropo mentre le fibre hanno un
comportamento marcatamente anisotropo, caratterizzato dalle seguenti propriet:
- geometria : forma, dimensioni e distribuzione delle dimensioni;
- disposizione : orientamento rispetto agli assi di simmetria del corpo, se l'orientamento delle
fibre casuale il comportamento complessivo del composito pressoch isotropo, viceversa si ha
un comportamento anisotropo.
- concentrazione : frazione di volume, distribuzione della concentrazione (dispersione).
I materiali fibrorinforzati si suddividono in:
- monostrato: (lamina);
- multistrato: (laminati);
I laminati sono costituiti da pi strati sovrapposti di spessore pari a qualche decimo di millimetro (detti
lamine); in genere le fibre sono contenute nel piano delle lamine, sono quindi assenti fibre disposte
ortogonalmente al piano delle lamine.
I compositi fibrorinforzati garantiscono valori di rigidezza e resistenza. Nel caso di laminati unidirezionali,
le propriet sono fortemente dipendenti dalla direzione di carico (comportamento anisotropo), si
riportano a titolo di esempio i valori dei coefficienti di anisotropia, definiti come rapporto tra le
caratteristiche meccaniche nelle diverse direzioni (dati contenuti nella CNR 200/2004).
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- Pag. 101 -

(Tabella 2-3 CNR 200/2004)
Le fibre pi utilizzate nella produzione dei materiali compositi sono:
- fibre di vetro (GFRP);
- fibre di carbonio (CFRP);
- fibre aramidiche (AFRP);
Le fibre di carbonio offrono una rigidezza e resistenza maggiore rispetto alle altre tipologie di fibre, inoltre
sono le meno sensibili a fenomeni di degrado per agenti atmosferici, deformazioni viscose o rottura per
fatica. Le fibre sono costituite da "filamenti" continui con diametro pari a circa 10 m. I filamenti vengono
raggruppati in fasci per formare i "fili". Questi sono composti da un gran numero di filamenti, con o senza
torsione dei fili.

(Confronto tra le tipologie di fibre: comportamento a trazione monoassiale Fig. 2-6CNR 200/2004)
I prodotti di materiale composito pi frequentemente impiegati per il rinforzo strutturale sono:
- Lamine e profilati: Si tratta di elementi mono-dimensionali realizzati con strutture fibre
continue impregnati da una matrice resinosa. Tali elementi si presentano rigidi e non possono
essere pertanto deformati per aderire alla forma del supporto, il loro utilizzo indicato in
presenza di superfici regolari.
La tecnica di produzione pi diffusa la "pultrusione": le fibre sono prelevate da un gruppo di
rocchetti e convogliate, attraverso rastrelliere che ne uniformano la disposizione, verso un bagno
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- Pag. 102 -
di resina, dove avviene l'impregnazione. Il fascio di fibre impregnate entra quindi in uno stampo
riscaldato, che consolida il materiale sotto pressione. Durante questa fase i vuoti presenti tra le
fibre sono eliminati, garantendo cos la continuit del materiale in direzione trasversale. La figura
che segue illustra schematicamente il processo di produzione per pultrusione (CNR 200/2004).

- Tessuti: Vengono ottenuti per tessitura dei filamenti disposti lungo una sola direzione (tessuti
mono-dimensionali) o in pi direzioni (tessuti bi o tridimensionali). Nel caso di tessuti bi-
dimensionali la concentrazione di filamenti nelle due direzioni pu essere uguale o differente. Di
recente si stanno sviluppando tessuti con pi di due direzioni di tessitura: ad esempio tessuti tri-
dimensionali. In genere i tessuti sono sagomabili garantendo quindi una buona lavorabilit.
Matrici: Costituiscono il materiale all'interno del quale vengono disperse le fibre e al contempo vengono
utilizzate per l'incollaggio del materiale al supporto da rinforzare (acciaio, calcestruzzo, muratura). A tal
scopo vengono utilizzate delle resine generalmente termoindurenti. La resine pi utilizzate sono quelle
epossidiche, mono o bi-componente. Dal punto di vista del processo di produzione e messa in opera, i
sistemi di rinforzo posso essere suddivisi in:
- sistemi preformati: le fibre (lamine o tessuti) vengono disperse nella matrice in stabilimento,
successivamente in cantiere vengono applicate al supporto mediante incollaggio;
- sistemi impregnati in situ: sono dei fogli di fibre (uni o bi-direzionali o tessuti), nella fase di
applicazione viene applicata la resina che funge contemporaneamente da matrice e incollaggio.
- sistemi preimpregnati: in questo caso le fibre vengono impregnate con resine parzialmente
polimerizzate. In genere dopo essere stati pre-impregnati costituiscono un foglio sottile e
flessibile che viene avvolto in rotoli.

Il collegamento tra il materiale fibro-rinforzato e il supporto pu essere affidato esclusivamente
all'incollaggio o, piuttosto, a sistemi meccanici. Nel primo caso bisogna considerare un limite di resistenza
per perdita di aderenza del rinforzo (delaminazione) secondo quanto previsto dalle norme. Nel secondo
caso invece bisogna basarsi su dati sperimentali, relativi alla tipologia di ancoraggio utilizzata.

Ulteriori dettagli sui materiali fibro-rinforzati sono contenuti in:

NCNR-DT 200/2004: "Istruzioni per la Progettazione, l'Esecuzione ed il Controllo di Interventi di
Consolidamento Statico mediante l'utilizzo di Compositi Fibrorinforzati". CONSIGLIO NAZIONALE DELLE
RICERCHE, 13 Luglio 2004.

Per le procedure di taratura e verifica degli elementi rinforzati, di seguito esposte, si fatto uso di:
"Linee guida per la Progettazione, l'Esecuzione ed il Collaudo di Interventi di Rinforzo di strutture di c.a.,
c.a.p. e murarie mediante FRP". Documento approvato il 24 luglio 2009 dall' Assemblea Generale
Consiglio Superiore LL PP.
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- Pag. 103 -
Il rinforzo mediante fibre consente di migliorare le caratteristiche della muratura cui viene applicato. Il
miglioramento avviene sia da un punto di vista flessionale che a taglio. Nel seguito verranno illustrate le
procedure seguite per determinare l'incremento di resistenza e duttilit a seguito dell'applicazione del
rinforzo.
4.1.6.1. PROCEDURE DI TARATURA
Si considera la possibilit di disporre fibre lungo due direzioni principali: orizzontale e verticale, con
quantit di area differente. Tale situazione pu derivare dall'applicazione di nastri monodimensionali
disposti a passi regolari, oppure dall'applicazione di tessuti bi-dimensionali. L'intervento si suppone
applicato in entrambi i paramenti.
Il rinforzo sar caratterizzato dalle seguenti grandezze:

,
h v
A A Area di rinforzo disposta nella direzione orizzontale e verticale nell'unit di lunghezza;

,
h v
p p passo dei nastri orizzontali e verticali;
Per le fibre si considera un legame costitutivo elastico, perfettamente plastico con limite nelle
deformazioni. Oltre al punto di snervamento del composito si considera il limite di forza che pu essere
scambiato considerando il fenomeno della delaminazione (perdita di aderenza tra il rinforzo e il
sottostante supporto). In particolare si indica con:
f
E modulo di deformazione normale delle fibre;
fy
f forza ultima del rinforzo;
fd
f forza ultima trasferibile per delaminazione;
u
c deformazione ultima del rinforzo;
fd
c deformazione ultima per delaminazione;
Nel caso viene garantito un ancoraggio pari alla lunghezza ottimale (l
e
) la resistenza ultima per
delaminazione (
fd
f ) viene determinata come:
,
0.17
f c tm
fd
f f d M
E
f
t
o o

=
con : 2
e f f tm
l E t o =

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- Pag. 104 -
Nel caso in cui la lunghezza di ancoraggio l
b
risulta inferiore di l
e
, la resistenza alla delaminazione risulta:
,
2
b b
fd rid fd
e e
l l
f f
l l
| |
=
|
\ .

4.1.6.2. COMPORTAMENTO A FLESSIONE
L'applicazione del rinforzo mediante materiali fibro-rinforzato produce un incremento della resistenza e
duttilit a trazione. Lincremento di resistenza a trazione pu essere facilmente valutato considerando la
resistenza ultima del rinforzo (f
fR
) data dal minimo tra la resistenza di calcolo delle fibre e la resistenza di
delaminazione, e nellunit di superficie. Indicando con s lo spessore del pannello l'incremento di
resistenza a trazione lungo una giacitura verticale (
, t v
o A ) e orizzontale (
, t h
o A ) risultano:
,
h fR
t v
h
A f
p s
o

A =


,
v fR
t h
v
A f
p s
o

A =


La deformazione ultima a trazione della muratura rinforzata (
u
c ) data dal minimo tra la deformazione
ultima della muratura (
mu
c ), la deformazione ultima del rinforzo (
fu
c ), e la deformazione in
corrispondenza della delaminazione (
ffd
c ):
{ }
min , ,
u mu fu ffd
c c c c =
Il legame costitutivo delle molle viene mantenuto elasto plasstico, la rigidezza sia a trazione che a
compressione e la resistenza a compressione a seguito dell'applicazione del rinforzo non vengono
modificate.
4.1.6.3. COMPORTAMENTO A TAGLIO
A seguito dellinserimento del rinforzo si produce un incremento di resistenza e un incremento di duttilit
nei confronti della rottura a taglio per fessurazione diagonale.
La resistenza a taglio della muratura rinforzata viene determinata come somma tra la resistenza del
pannello non rinforzato (V
Rm
) e la resistenza a taglio conferita dalle fibre (V
Rf
). Tale formulazione,
coerente con un modello a traliccio equivalente, prevede un limite nelle sollecitazioni delle bielle
compresse. Indicando con b e h rispettivamente base e altezza del pannello e con (o
c
) la resistenza a
compressione della muratura, la resistenza ultima a taglio del pannello rinforzato risulta:
,max R Rm Rf R
V V V V = + s
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- Pag. 105 -
Dove
Rm
V rappresenta la resistenza a taglio della muratura senza rinforzo,
Rf
V la resistenza del rinforzo.
Indicando con d la lunghezza efficace a taglio del pannello posta pari a 2/3b, si ha:
1
0.6
2
h v
Rf fR
h v
A A
V d f
p p
| |
= +
|
\ .

,max
0.3
R C
V s b o =
A questo punto possibile esprimere l'incremento di resistenza in termini di tensione tangenziale ( t A )
0
1
0.6 0.3
3
fR
h v R
C
h v
f
A A V
b s p p s
t o t
| |
A = = + s
|

\ .

A seguito dell'applicazione del rinforzo, in via cautelativa, si considera un incremento di duttilit a taglio
nel meccanismo di fessurazione diagonale pari al 50%.
Infine si suppone che l'intervento non alteri la rigidezza elastica ne la dipendenza del taglio ultimo dalla
precompressione media del pannello (criterio di rottura alla Coulomb o Tarnsec-Cacovic). Infine viene
trascurato il contributo del rinforzo in termini di meccanismo a taglio per scorrimento.
4.1.6.4. RINFORZO DI UNA PARETE MEDIANTE FIBRE
Nel seguito si riporta un esempio di rinforzo mediante l'applicazione di un tessuto in CFRP su una parete
di due elevazioni. Le figure sotto riportate mostrano il modello geometrico della parete rinforzata e non
rinforzata, mentre la tabella che segue riporta i parametri caratteristici.


base 500 cm spessore muratura 30 cm
altezza piano 300 cm trave di piano 30x50 cm
altezza totale 600 cm armatura cordolo 4|20
larghezza maschi 195 cm tipo calcestruzzo C20/25
vano porta 195x190 cm tipo acciaio B 450 C
vano finestra 195x125 cm carico di piano 15 KN/m
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- Pag. 106 -
schemi geometrici e parametri caratteristici della parete rinforzata.
Sono state considerate due differenti tipologie di muratura: tipologia M1 coincidente con una muratura di
mattoni di laterizio e malta di calce; tipologia M2 coincidente con una muratura di pietrame disordinato.
La tabella seguente riporta i parametri meccanici delle murature.

Il rinforzo consiste in un tessuto bidirezionale in FRP applicato in ambo i paramenti, la tabella che segue
riporta le caratteristiche del rinforzo con riferimento a un singolo strato.

Le principali caratteristiche del tessuto sono riportate nella tabella seguente:

gram. = grammatura del tessuto in ciascuna direzione;
A = area di fibre lungo ciascuna direzione per unit di lunghezza;
Fy = resistenza massima del tessuto per unit di lunghezza;
Il calcolo dell'incremento di resistenza conferito dai rinforzi stato effettuato con riferimento ai valori
caratteristici dei materiali (non verranno applicati quindi i coefficienti parziali di sicurezza).


t = spessore del rinforzo considerato ai fini della delaminazione;
Muratura
E
(Mpa)
G
(Mpa)
oc
(Mpa)
ot
(Mpa)
tk
(Mpa)
Vu
(KN)
M1 1500 500 3,20 0,32 0,075 22,5
M2 870 290 1,40 0,14 0,026 7,8
flessione taglio
fibre E (Mpa)
fd
(Mpa)
cy
(%)
cu
(%)

(g/cm
3
)
fibre carbonio (C) 280000 4100 1,46 1,665 1,75
fibre vetro (G) 80000 3445 4,31 4,8 2,5
fibre aramidiche (A) 180000 3600 2,00 3,7 1,45
Matrice polimerica 3600 40 1,11 1,5 1,15
Rinforzo fibre
gramm.
(g/mq)
A
(mq/m)
Fy
(KN/m)
t
(mm)
R1 C 80 0,000046 187,43 5
R2 C 150 0,000086 351,43 5
Test
G
(Mpa)
Ef
(Mpa)
oc
(Mpa)
tk
(Mpa)
A
(mmq/
mm)
t
(mm)
s
(mm)
M1-R1 500 280000 3,20 0,075 0,0457 0,1 300
M1-R2 500 280000 3,20 0,075 0,0857 0,1 300
M2-R1 290 280000 1,40 0,026 0,0457 0,1 300
M2-R2 290 280000 1,40 0,026 0,0857 0,1 300
Provino
lb
(mm)
ffd
(Mpa)
Fy_d
(KN/m)
Aot
(Mpa)
Atk
(Mpa)
Atk
(%)
Au
(%)
M1-R1 209,17 286,16 13,0814 0,0436 0,0174 23,2559 0,00349
M1-R2 209,17 286,16 24,5277 0,0818 0,0327 43,6047 0,00654
M2-R1 316,23 189,27 8,6525 0,0288 0,0115 44,372 0,00398
M2-R2 316,23 189,27 16,2235 0,0541 0,0216 83,1976 0,00746
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- Pag. 107 -
I grafici che seguono riportano l'andamento delle curve di capacit (in termini di spostamento massimo e
taglio alla base) dei sistemi rinforzati e non rinforzati a seguito dell'applicazione di una distribuzione di
forze complanari al piano della parete e proporzionali alle masse.

curve di capacit della parete M1 e M2: confronto tra sistema rinforzato e non rinforzato.
Le immagini sotto riportate illustrano il quadro di danneggiamento, dei sistemi rinforzati e non rinforzati,
in corrispondenza dell'ultimo passo dell'analisi.

meccanismi di collasso della parete rinforzata e non rinforzata.
4.1.6.5. SIMULAZIONE DI PROVE SPERIMENTALI SU PANNELLI
Nel seguito viene riportato il confronto tra i risultati ottenuti in 3DMAcro e delle prove sperimentali
condotte su pannelli in muratura di blocchi
(1,2)
rinforzati mediante nastri orizzontali di fibre in CFRP. I
pannelli hanno dimensioni pressoch quadrati con lato pari a circa 200 cm e spessore pari a 14 cm. Le
0
50
100
150
200
250
300
0 0,5 1 1,5 2
V
b

[
K
N
]
u
top
[cm]
M1 M1R1 M1R2
0
20
40
60
80
100
120
140
160
180
200
0 0,5 1 1,5 2
V
b

[
K
N
]
u
top
[cm]
M2 M2R1 M2R2
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 4 - MATERIALI


- Pag. 108 -
prove sono state condotte imponendo uno spostamento orizzontale ciclico in testa al pannello. La
condizione di vincolo quella di doppio incastro, garantita dalla presenza di due travi in c.a. poste alla
base e in testa e collegate da barre metalliche verticali, collocate agli estremi.

(1)
Alcaino P., Santa Maria H., Experimental response of externally retrofitted masonry walls subjected to shear
loading, ASCE Journal of Composites for Construction, Vol. 12, n. 5, 2008, 489-498.
(2)
R. Cuzzilla, G.P. Lignola, A. Prota, G. Manfredi, Simulazioni numeriche di pannelli murari soggetti ad azioni nel
piano e rinforzati con compositi, 3 Convegno Nazionale Meccanica delle Strutture in Muratura Rinforzate con
Compositi.

meccanismi di collasso osservati durante le prove.
Si riportano nelle tabelle seguenti i valori caratteristici della muratura e delle fibre. In particolare le
caratteristiche della muratura sono state dedotte a partire dalla resistenza dei blocchi (f
b
=15Mpa) e dalla
malta (considerata come M10), in accordo a quanto previsto nel Testo Unico 2008 per le murature nuove.

Dove: E/G rappresentano i moduli di deformabilit normale e tangenziale della muratura, o
c
/o
t
rispettivamente la
resistenza a compressione e trazione della muratura, t
k
la resistenza a taglio in assenza di sforzo normale, N

il
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 4 - MATERIALI


- Pag. 109 -
sovraccarico posto in testa al pannello, V
0
/V
U
rispettivamente il taglio limite del pannello in assenza di sforzo normale
e considerato il sovraccarico (N).
Le tabelle di seguito riportate contengono il calcolo della resistenza limite del tessuto per delaminazione e
la resistenza del sistema rinforzato, calcolato in accordo alle Linee Guida 2009 e considerando i valori
caratteristici dei materiali. Dato che il nastro incollato direttamente sui blocchi, si considerata la
resistenza a compressione e trazione degli elementi lapidei in sostituzione dei parametri generalizzati
della muratura. Per quanto riguarda lo spessore del rinforzo, questi stato posto pari allo spessore
equivalente, pari allo spessore di un materiale continuo della stessa area e densit delle fibre.

Dove: b
f
rappresenta la larghezza del nastro, p
f
il passo dei nastri, t lo spessore efficace ai fini della delaminazione,
o
c
/o
t
rispettivamente la resistenza a compressione e trazione del supporto, A l'area di fibre disposte lungo un metro
di pannello.
Il confronto tra le resistenze sopra calcolate e i risultati sperimentali e di elaborazioni agli elementi finiti,
contenute in
(1)
e
(2)
. E' facile osservare che le formulazioni contenute nella norma portano a valori
cautelativi del taglio resistente.

Di seguito si riporta il confronto delle curve di capacit ottenute in 3DMacro del pannello non rinforzato,
del pannello rinforzato con passo dei nastri pari a 10cm (H100) e del pannello rinforzato con passo 15cm
(H150).

curve di capacit ottenute in 3DMacro dei pannelli con e senza rinforzo.
0
50
100
150
200
0 0,25 0,5 0,75 1 1,25
V
b

[
K
N
]
u
top
[cm]
N.R.
H100
H150
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 4 - MATERIALI


- Pag. 110 -
Dal confronto tra le resistenze ottenute in 3DMacro (il cui taglio massimo viene dedotto dalle formule di
normativa) e i risultati dei test e di elaborazioni agli elementi finiti
(1)(2)
, si osserva che le resistenze di
progetto ottenute utilizzando le norma sono cautelative rispetto ai valori sperimentali e sufficientemente
in accordo con questi.

confronto delle curve di capacit dei pannelli rinforzati .
4.2. CALCESTRUZZO
Il materiale calcestruzzo viene impiegato nel software nella definizione di sezioni composite, e in quella di
setti in calcestruzzo armato. In particolare il suo legame costitutivo risulta determinante per la
generazione di legami momento-curvatura, ed eventuali domini di interazione delle sezioni in c.a. (cfr.
4.4).
Il legame costitutivo cui si far riferimento di tipo parabola-rettangolo con limite di deformabilit a
compressione e non reagenza a trazione, come mostrato nella figura sottostante.

Figura 110. Legame costitutivo del calcestruzzo (parabola-rettangolo)
4.2.1. SETTI IN C.A. PROCEDURE DI TARATURA
Per la tarature di setti in c.a. si far riferimento ad un legame elastico perfettamente plastico sia a
trazione che compressione per lacciaio delle armature, mentre per il calcestruzzo il legame elastico
perfettamente plastico a compressione e con resistenza nulla a trazione. La trattazione proposta
riportata in [18].
0
50
100
150
200
250
0,00 0,25 0,50 0,75 1,00 1,25
V
b

[
K
N
]
u
top
[cm]
3DMacro
FEM
EXP.
0
50
100
150
200
250
0 0,25 0,5 0,75 1 1,25
V
b

[
K
N
]
u
top
[cm]
3DMacro
FEM
EXP.
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 4 - MATERIALI


- Pag. 111 -
Siano allora per il generico setto
h
altezza del setto;
L
larghezza del setto;
b spessore dellelemento di bordo;
a larghezza dellelemento di bordo;
t spessore della parte centrale;
l larghezza della parte centrale;
G modulo di elasticit tangenziale.

Figura 111. Sezione trasversale della parete considerata: (a) geometria; (b) sezione rettangolare equivalente; (c) area
interessata dal taglio.
4.2.1.1. CRITERIO DI ROTTURA PER TAGLIO-FESSURAZIONE
Per le due molle diagonali, che simulano il comportamento tagliante, Kabeyasawa et al. [19] propongono
un legame forza/spostamento simmetrico con inviluppo trilineare e scarico orientato allorigine. Con
riferimento alla figura sottostante, i punti C e Y corrispondono rispettivamente alla prima fessurazione del
calcestruzzo e allo snervamento delle barre di acciaio.
b
a
Elemento di bordo Elemento di bordo Pannello centrale
L
a
l= L o
t= b |
L
L/2 (1+ ) o
t= b |
be
A
w
(a)
(b)
(c)
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 4 - MATERIALI


- Pag. 112 -

Figura 112. Legame forza/spostamento trilineare di una molla diagonale
Le rigidezze delle tre fasi lineari
) 1 (
h
K ,
) 2 (
h
K e
) 3 (
h
K possono essere calcolate mediante le relazioni proposte
dagli stessi autori
) 1 ( ) 3 (
) 1 (
'
) 2 (
) 1 (
001 . 0
46 . 0 14 . 0
h h
h
c
wh wh
h
w
h
K K
K
f
f
K
h
GA
K
=

|
|
.
|

\
|
+ =
=

_

nelle quali
_ il fattore di taglio, dato dallespressione
( ) ( ) | |
( ) | | | o
| o o
_

+
=
1 1 4
1 1 1 3
3
2

wh
il rapporto geometrico di armatura orizzontale del pannello centrale calcolato con riferimento ad
una sezione verticale h b
e
;
wh
f la tensione di snervamento dellarmatura orizzontale;
c
f ' la resistenza cilindrica a compressione del calcestruzzo;
o e | sono parametri geometrici individuabili nella figura 1: L l / = o , b t / = | .

Il valore del taglio di prima fessurazione V
c
pu essere ricavato utilizzando la relazione empirica
C
Y
V
o
K
h
(1)
(2)
h
K
K
h
(3)
C'
Y'
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 4 - MATERIALI


- Pag. 113 -
'
438 . 0
c w c
f A V =

nella quale
V
c
espresso in newton;
larea A
w
espressa in millimetri quadrati;
c
f ' espresso in mega-pascal;
Lo sforzo di taglio a cui corrisponde lo snervamento delle barre di armatura V
y
si pu ritenere prossimo al
taglio ultimo V
u
che si pu calcolare mediante la seguente espressione empirica dovuta a Hirosawa [20]
(
(

+ +
+
+
|
.
|

\
|
=
0
23 . 0 '
1 . 0 845 . 0
12 . 0
) 6 . 17 ( 0679 . 0
2 8
7
o


wh wh
t c
e u
f
f a
L b V

nella quale
V
u
espresso in newton;
2
e
a b l t
b
L
+
=
;
L, b
e
, sono parametri geometrici gi definiti che devono essere espressi in millimetri;
c
f '
e
wh
f
sono espressi in mega-pascal;
t
il rapporto percentuale tra larea di armatura longitudinale nellelemento di bordo in trazione A
s
e
larea efficace della sezione
e
b a L ) 2 / (
100
) 2 / (


=
e
s
t
b a L
A


o
0
la tensione media di compressione, espressa in mega-pascal, riferita alla sezione di base della
parete;
il rapporto tra laltezza del punto di applicazione della forza orizzontale risultante attesa sulla parete e
la larghezza della parete.

Si supponga adesso di semplificare ulteriormente il legame trilineare. Viene considerato un legame di tipo
elastico perfettamente plastico in cui il limite di resistenza dato da
u
V , mentre la rigidezza elastica pu
essere ottenuta mediante la formula
3DMacro

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- Pag. 114 -
( ) ( ) 1 2
u
eq
c u c
h h
V
K
V V V
K K
=

+

Eurocodice 8 (par. 2.11.2)
Collasso per compressione diagonale dellanima
Zone critiche
2
0.4 0.7
200
ck
Rd cd wo
f
V f b z
| |
=
|
\ .

Zone non critiche
2
0.5 0.7
200
ck
Rd cd wo
f
V f b z
| |
=
|
\ .

dove
0.8
w
z l = il braccio della coppia interna;

wo
b lo spessore dellanima della parete;
40
ck
f s
in MPa
Collasso per trazione diagonale dellanima
3 Rd cd wd
V V V = +

Lespressione del taglio resistente dipende dal parametro
2
s
w
h
l
o =




Si distinguono tre casi:
2.0
s
o > , si applicano le disposizioni relative alle colonne;
2.0 1.3
s
o > >

3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 4 - MATERIALI


- Pag. 115 -
, wd h yd h wo
V f b z =

con
h
h
wo h
A
b s
=

il rapporto di armatura delle barre danima orizzontali;
, yd h
f valore di progetto della tensione di snervamento dellarmatura danima orizzontale;
1.3 0.3
s
o > >

( ) ( )
, ,
0.3 1.3
wd h yd h s v yd v s wo
V f f b z o o ( = +


Inoltre si ha:
( ) 1.2 40
cd Rd wo
V b z t = +

dove
Rd
t il valore di progetto base della resistenza a taglio;
s
wo
A
b z
=

rapporto di armatura in zona tesa.
Infine si ha:
{ }
2 3
min ,
u Rd Rd
V V V =

Dal taglio ultimo e dalla rigidezza elastica del setto, possibile risalire alle caratteristiche equivalenti da
attribuire ai materiali. In particolare si ha:
' 0.23
0,
0.0679( 17.6) 7
8 2 0.12
c t
e
eq
sez
f a
b L
A

t
+
| |

|
+ \ .
=

7
0.1
8 2
e
eq
sez
a
b L
A

| |

|
\ .
=

con
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 4 - MATERIALI


- Pag. 116 -
2
sez
A a b l t = +

4.2.1.2. CRITERIO DI ROTTURA PER TAGLIO-SCORRIMENTO
In questo caso si ritiene che non possano insorgere meccanismi di rottura per taglio a scorrimento,
pertanto queste molle verranno impostate come elastiche con rigidezza sufficientemente grande per
simulare un comportamento di tipo rigido.
4.2.1.3. CRITERIO DI ROTTURA PER PRESSO FLESSIONE
La rottura per presso-flessione, generalmente, si manifesta mediante il rocking, ossia il ribaltamento
dellintero setto, ed comune solo per elementi notevolmente snelli.
Per determinare il legame costitutivo delle molle flessionali si far riferimento al comportamento
monoassiale di una fibra. A compressione le caratteristiche elastiche e di resistenza sono influenzate solo
dal calcestruzzo, mentre a trazione il legame costitutivo viene determinato sulla base delle armature
disposte.
Si ha allora
c cls
E E =

l a
t
A E
E
L b


con
cls
E modulo elastico del calcestruzzo
a
E modulo elastico dellacciaio delle armature
l
A area totale delle barre disposte longitudinalmente
A trazione si assume che il comportamento della fibra sia elastico fino al raggiungimento dello
snervamento delle armature. La tensione massima di trazione ultima equivalente sar data da
,
,
l y a
t eq
A
L b
o
o

=


mentre quella a compressione sar pari a quella del calcestruzzo
'
, c eq c
f o =

3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 4 - MATERIALI


- Pag. 117 -
4.3. ACCIAIO
Il materiale acciaio viene impiegato per la definizione di sezioni composite, di sezioni non lineari
omogenee e in quella di setti in calcestruzzo armato. In particolare il suo legame costitutivo risulta
determinante per la generazione di legami momento-curvatura, ed eventuali domini di interazione delle
sezioni in c.a. (cfr. 4.4).
Il legame costitutivo cui si far riferimento di tipo elastico perfettamente plastico con deformabilit
limitata e comportamento simmetrico a trazione e compressione, come mostrato nella figura sottostante.

Figura 113. Legame costitutivo dellacciaio (elastico perfettamente plastico)
4.4. DOMINI DI AMMISSIBILIT DELLE SOLLECITAZIONI
Al fine di indicare al solutore, per ciascuna sezione di asta, il dominio di ammissibilit delle sollecitazioni,
viene preventivamente effettuato un calcolo di dettaglio. Sulla base di tale calcolo verr definito il
comportamento delle cerniere plastiche del modello. La tipologia di dominio da definire dipende dal
comportamento da attribuire alle corrispondenti asta, coerentemente con quanto visto in precedenza (cfr.
3.3).
In particolare, si distinguono le seguenti tipologie di comportamento:
Comportamento esclusivamente assiale;
Comportamento flessionale nel piano;
Comportamento flessionale tridimensionale indipendente nelle due direzioni principali;
Interazione tra sollecitazione flettente e quella assiale.
In corrispondenza di ciascuno di tali comportamenti, le cerniere plastiche erediteranno differenti
propriet:
Per la cerniera assiale basta valutare due valori dellazione normale limite (uno in compressione e
uno in trazione);
Per la cerniera flessionale nel piano viene determinato un diagramma momento curvatura, in
assenza di sforzo normale, nel piano della sollecitazione;
Per la cerniera flessionale con comportamento indipendente nelle due direzioni vengono
determinati due diagrammi momento curvatura, in assenza di sforzo normale, rispetto ai due assi
principali della sezione. Le due azioni flettenti non interagiranno tra loro nel calcolo;
Per la cerniera che tiene conto dellinterazione tra sollecitazione azione e flettente, viene calcolato
il corrispondente dominio di interazione.
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 4 - MATERIALI


- Pag. 118 -
Il calcolo di tali parametri viene eseguito sulla base di un modello a fibre. La sezione viene suddivisa in
piccole aree, ciascuna delle quali simuler il comportamento della fibra, in accordo al legame costitutivo
del corrispondente materiale.
Sulla base della tipologia di cerniera considerata viene applicato alla sezione, in maniera incrementale, un
certo stato deformativo. In particolare, nel caso di cerniera assiale viene considerata una deformazione
uniforme su tutta la sezione, in quello di cerniera flessionale viene incrementata la curvatura, mentre nel
caso di cerniera PMM per ciascun carico assiale e rapporto tra le curvature rispetto ai due assi vengono
incrementate omoteticamente le due curvature.
Per ciascuno di tali incrementi di stato deformativo vengono imposte le corrispondenti equazioni di
equilibrio (alla traslazione, ed eventualmente anche rispetto alle rotazioni), e mediante un processo
iterativo che tende al soddisfacimento delle condizioni di equilibrio, viene derteminata la posizione
dellasse neutro in condizioni ultime, e infine viene ottenuto il punto desiderato nel dominio delle
sollecitazioni ammissibili.
Il processo incrementale viene interrotto quando una delle fibre raggiunge il limite nelle deformazioni
imposto dal corrispondente legame costitutivo, e in corrispondenza di tale stato vengono individuati i
valori ultimi delle sollecitazioni.
Tale gestione del calcolo di domini consente di valutare il comportamento non lineare anche di sezioni
composte da pi materiali, quali sezioni in calcestruzzo armato o sezioni rinforzate con fibre di carbonio.
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 5 - CARICHI


- Pag. 119 -
5. CARICHI
Gli elementi inseriti nel modello interagiscono reciprocamente secondo le rispettive afferenze ai gradi di
libert globali del sistema. Con lo stesso schema di afferenze dei gradi di libert locali con quelli globali,
vengono assemblati le matrici di rigidezza e di massa e il vettore di carico.
Possono essere gestiti carichi sia sotto forma di forze e momenti, sia rotazioni e spostamenti imposti;
sono intatti supportate sia analisi statiche a controllo di forze che a controllo di spostamento (cfr. 6.1).
In accordo alle analisi e alle combinazioni definite verranno generati i corrispondenti vettori di carico. Per
le analisi di tipo sismico viene generata una distribuzione di forze orizzontali, la cui applicazione avviene
sulla struttura gi sottoposta ai carichi gravitazionali derivati dalla corrispondente combinazione di carico.
Risulta pertanto utile descrivere la modalit di applicazione sia dei carichi gravitazionali (cfr. 5.1), che
delle distribuzioni sismiche (cfr. 5.3).
5.1. CARICHI GRAVITAZIONALI
I carichi gravitazionali vengono, ove possibile, assegnati direttamente agli elementi. Ad esempio il peso
proprio di un pannello murario o quello di unasta vengono assegnati ai corrispondenti elementi, evitando
pertanto lapprossimazione di unassegnazione in corrispondenza dellorizzontamento immediatamente
superiore od inferiore. I pesi propri vengono valutati in automatico sulla base della geometria degli
elementi, e delle caratteristiche dei materiali ad essi assegnati.
Eventuali carichi portati dagli elementi, come carichi distribuiti su elementi asta, vengono riportati
opportunamente ai nodi ed assegnati ai corrispondenti gradi di libert globali, sulla base del calcolo delle
reazioni di incastro perfetto (cfr. 5.2).
I carichi degli orizzontamenti, siano essi derivati dal peso proprio o dal carico portato, se non sono dotati
del grado di libert verticale (cfr.3.4), vengono ripartiti agli elementi verticali contigui secondo le orditure
assegnate. questo lunico caso in cui i carichi gravitazionali non vengono assegnati direttamente agli
elementi che li portano, bens ad elementi essi collegati.
infine possibile considerare solai infinitamente deformabili, o meglio semplici aree di carico, il cui unico
ruolo quello di ripartire il carico ad essi assegnato sugli elementi perimetrali, senza tuttavia influire sul
comportamento meccanico della struttura. Tale espediente risulta utile nel caso di solai il cui
ammorsamento nelle pareti a contatto sia totalmente inefficace.
5.2. CALCOLO DELLE FORZE NODALI NELLE ASTE
Al fine di considerare correttamente leffetto dei carichi distribuiti sulle aste, e disponendo invece solo di
un numero di gradi di libert globali limitato dagli spostamenti nodali, stato necessario valutare le forze
da attribuire ai gradi di libert globali, equivalenti a quelli reali dal punto di vista cinematico (che cio
restituissero gli spostamenti nodali corretti). Tale calcolo risulta estremamente importante poich, a
fronte della semplicit di calcolo delle forze nodali per unasta libera, tale valutazione risulta invece non
banale nel caso di aste interagenti.
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 5 - CARICHI


- Pag. 120 -
Si consideri allora unasta, in generale interagente flessionalmente con altri elementi mediante interfacce,
e che pu essere interessata dallapertura di cerniere plastiche. Lasta pu essere caricata mediante forze
concentrate F
k
e carichi distribuiti costanti, la cui somma sar indicata con q. Di seguito riportato uno
schema dei gradi di libert assiali e flessionali di unasta, nel caso di comportamento piano e
tridimensionale.

( )
( )
n n j j i i fless
m j i ass
v v v v v U
u u u U
| | | | | , ,......., , , , , , , ,
, ,
2 2 1 1
=
=


( )
, ,
ass i j m
U u u u =
( )
1 1 1 1 2 2 2 2
, , , , , , , , , , , , , , , , , ,......., , , ,
fless i i i i i j j j j j n n n n
U v w t v w t v u v u v u | | | | | =
Figura 114. Schema dei gradi di libert interni ed esterni per unasta bidimensionale e tridimensionale
Si consideri il solo comportamento flessionale, separato da quello assiale. Si noti come vengano
conteggiati per primi i gradi di libert dei nodi esterni, e solo successivamente quelli dei nodi interni. Si
consideri lapplicazione di un carico come quello in figura. Per semplicit verr considerato il solo caso di
asta bidimensionale, senza che ci costituisca tuttavia una restrizione per il caso generale
tridimensionale.
ui
nodo i
uj
nodo j
um
um
nodo j
uj
vj
|j
nodo i
ui
v1
|1 |2
v2 vn
|n
p1 p2 pn
pn p2 p1
vn v2 v1
ui
vj
uj
nodo j
um
1
2
1
|i
vi
2
vi
|i
i
1 2 n j
|1 |2 |n |j
u1
i
ui u2 un uj
3
2
1
1D
2D
3D
pn p2 p1
vn v2 v1
ui
vj
uj
nodo j
um
vi
|i
i
1 2 n j
|1 |2 |n |j
u1
i
ui u2 un uj
3
2
1
3D
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 5 - CARICHI


- Pag. 121 -

Figura 115. Schema di carico di unasta interagente
Coerentemente, lequazione che regola la relazione tra forze e spostamenti dellasta, pu essere scritta
nella forma
11 12
12 22
e e
t
i i
u f K K
K u f
u f K K
( ( (
= =
( ( (


in cui la matrice di rigidezza, e di conseguenza anche i vettori di carico e spostamento, sono stati
partizionati separando i gradi di libert dei nodi esterni da quelli dei nodi interni. Per calcolare il vettore
delle forze nodali P, occorre calcolare le reazioni dellasta, pensata incastrata ad entrambi gli estremi, e
sottoposta al carico distribuito considerato. Per il problema considerato possibile affermare che sono
nulli gli spostamenti nodali esterni ( 0
e
u = ), mentre le forze interne sono pari a un vettore f
i
,
corrispondente alla distribuzione del carico distribuito sui gradi di libert interni, che pu essere cos
definito:
1
1
2
2
...
i
n
n
q F
M
q F
f M
q F
M

+ (
(
(
(
+
(
=
(
(
(
( +
(


dove
F
i
la sommatoria delle forze concentrate applicate alli-esimo nodo interno
M
i
la sommatoria dei momenti concentrati applicati alli-esimo nodo interno
q il carico distribuito
la lunghezza dei segmenti interni dellasta
Il sistema, tenendo conto della partizione diventa
11 , 12 , ,
12 , 22 ,
e i i i e i
t
e i i i i
K u K u f
K u K u f
+ =

+ =


q
Fk
Mk
nodo i
nodo j
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 5 - CARICHI


- Pag. 122 -
Essendo gli spostamenti esterni nulli, il sistema di equazioni diventa
12 , ,
22 ,
i i e i
i i i
K u f
K u f
=


Dalla seconda equazione pu pertanto essere ottenuta la distribuzione degli spostamenti interni come
segue
1
, 22 i i i
u K f

=

Sostituendo il vettore degli spostamenti interni nella prima equazione possibile calcolare il vettore delle
forze nodali equivalenti al carico distribuito internamente come segue
1
, 12 22 e i i
f K K f

=
Ad esso va sommato il vettore delle forze esterne dovuto al carico direttamente afferente ai nodi esterni.
2
,0
2
2
48
2
48
i
i
e
j
j
q
F
q
M
f
q
F
q
M

(
+
(
(
(
+
(
= (
(
+
(
(
(
+
(


In definitiva il vettore delle forze nodali esterne, equivalente al carico distribuito, dato da
,0 , e e e i
f f f = +
importante evidenziare il fatto che, a causa dellapplicazione delle forze nodali esterne, dalla risoluzione
del sistema lineare della struttura derivano spostamenti nodali corretti. Tuttavia, al fine di ripristinare il
corretto comportamento delle aste e delle interfacce interagenti anche lungo il loro sviluppo (sia in
termini di sollecitazioni che di spostamenti), necessario sommare alle sollecitazioni e agli spostamenti
interni dovuti agli spostamenti nodali derivati dalla risoluzione del sistema lineare, quelli di asta
incastrata-incastrata soggetta al carico distribuito applicato allasta.
Risulta inoltre importante mettere in luce come le forze nodali vengano aggiornate durante lanalisi,
tenendo conto del progressivo danneggiamento degli elementi. Lapertura di una cerniera plastica, o lo
snervamento di una molla di interfaccia nel caso di asta interagente, implica una variazione della matrice
di rigidezza dellelemento, e di conseguenza comporta la necessit di aggiornare la ripartizione di un
carico distribuito di unasta ai suoi nodi.
5.3. DETERMINAZIONE DELLE DISTRIBUZIONI SISMICHE
Le azioni orizzontali vengono determinate in accordo a due distinte forme della distribuzione delle forze:
una proporzionale alla massa, e una rappresentativa del primo modo di vibrare della struttura nella
direzione di carico.
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- Manuale Teorico CAPITOLO 5 - CARICHI


- Pag. 123 -
Una volta assegnati i carichi gravitazionali, questi vengono reindirizzati nella direzione di carico, con la
medesima intensit nel caso di distribuzione di forze proporzionale alla massa, o secondo una
distribuzione proporzionale al prodotto dellintensit per laltezza dalla quota di base nel caso di
distribuzione rappresentative del primo modo di vibrazione della struttura. La distribuzione triangolare
inversa appare infatti rappresentativa del primo modo di vibrare nella direzione di carico.
Nel caso delle azioni orizzontali tutte le forze sono applicate sugli elementi pertinenti. Anche le azioni sugli
orizzontamenti, che nel caso dei carichi gravitazionali sono scaricate sugli elementi appartenenti alle
pareti secondo le orditure. Nel caso dei diaframmi (cfr. 3.4.2) e dei floor (cfr. 3.4.1) le azioni sono
concentrate nel baricentro dellelemento, mentre nel caso degli orizzontamenti deformabili (plate) le forze
vengono ripartite su tutti i nodi dellelemento. Su ciascuno dei sottoelementi triangolari del plate che
vengono creati (cfr. 3.4.3) insiste un carico (proporzionale alla sua area) che pu essere ripartito
equamente sui suoi tre vertici. Pertanto al baricentro dellelemento viene attribuito un terzo del carico
complessivamente assegnato allelemento.
importante notare che, nel caso in cui la direzione di carico sia ortogonale al piano di una parete, e il
comportamento del modello non sia tridimensionale (cfr. 2.1), gli elementi della parete non sono dotati
dei gradi di libert fuori dal piano della parete; pertanto il corrispondente carico orizzontale viene perso.

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- Manuale Teorico CAPITOLO 6 - ANALISI


- Pag. 124 -
6. ANALISI
Lutilizzo di elementi meccanici monodimensionali (molle non lineari) predispone naturalmente il modello
allimpiego di analisi non lineari. Infatti sufficiente introdurre leggi monodimensionali da attribuire agli
elementi meccanici del modello, per conferire globalmente un comportamento di insieme appropriato.
Tale circostanza evita lintroduzione di leggi costitutive complesse (bi- o tri-dimensionali), che
renderebbero le analisi non lineari precarie e instabili.
Nel presente capitolo vengono descritte le procedure di analisi, statiche (cfr. 6.1) e dinamiche (cfr. 6.2),
implementate nel software.
Verranno inoltre forniti dettagli sulla gestione degli eventi e delle tolleranze durante le analisi (cfr. 6.3.3),
e sulla gestione delle ridistribuzioni (cfr. 6.3.4), che avvengono a seguito di rotture di uno o pi elementi
del modello.
6.1. ANALISI STATICHE NON LINEARI
Le analisi statiche non lineari consistono nellapplicazione di una distribuzione di forze o spostamenti alla
struttura, mediante incrementi quasi-statici, evitando cio linsorgenza di effetti dinamici.
Unanalisi statica caratterizzata da certe condizioni iniziali. In particolare possono essere distinte due
diverse possibilit:
condizioni iniziali nulle, corrispondenti alla situazione di struttura in deformata;
condizioni iniziali derivate da unaltra analisi, corrispondente allultimo stato di questa.
Con lobiettivo di applicare tutti i carichi (o tutti gli spostamenti) previsti, lanalisi viene suddivisa in passi,
ciascuno dei quali corrispondente ad un loro incremento. Ad ogni passo viene applicato un incremento di
carico o spostamento, in corrispondenza del quale vengono aggiornate forze e deformazioni del sistema.
A seguito di tale incremento, qualche elemento della struttura potrebbe subire un cambiamento di stato
(apertura o chiusura di una cerniera plastica, plasticizzazione o scarico di una molla non lineare,
rotture,..) che implica una variazione della matrice di rigidezza del sistema. Tali eventi vengono gestiti
con opportune procedure (cfr. 6.3.3), fino ad ottenere la convergenza dopo una o pi iterazioni.
Successivamente, tenendo conto dello stato attuale della struttura, pu essere applicato il successivo
incremento di carico, e cos via.
Unanalisi statica non lineare pertanto caratterizzata dai seguenti elementi:
- un identificativo alfanumerico che identifica lanalisi;
- un identificativo alfanumerico che indica lanalisi di partenza, o 0 se le condizioni iniziali sono
nulle;
- un intervallo di discretizzazione nellapplicazione del carico;
- un valore che indica se lanalisi va eseguita;
- un vettore che contiene la distribuzione base del carico definita come combinazione lineare di
diversi condizioni di carico tra quelle a disposizione (cfr. 5);
- un punto master da monitorare affinch non venga superato lo spostamento massimo previsto;
- nel caso di analisi a controllo di spostamento, una lista di model joints (o punti modello), che
vanno considerati nella lista dei gradi di libert per i quali imporre gli spostamenti (cfr. 6.3.1).
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- Manuale Teorico CAPITOLO 6 - ANALISI


- Pag. 125 -
La discretizzazione dellanalisi in passi consente di applicare un basso livello di azioni ad ogni passo. Per
ogni passo di analisi viene effettuato un primo tentativo mirato allapplicazione dellintero carico relativo al
passo. Dopo aver effettuato lincremento di stato di tutti gli elementi del modello viene verificato se in
uno o pi di tali elementi avvenuto un evento.
Se non sono stati riscontrati eventi il passo viene terminato e vengono saltati eventualmente anche passi
successivi se elastici.
Se vengono registrati eventi plastici viene calcolato lerrore commesso in termini di forze, spostamenti o
energia (squilibrio) relativo alle molle che hanno subito eventi, e se tale squilibrio minore della
tolleranza (cft. 6.3.3) il passo viene concluso, altrimenti viene richiamata una procedura che consente di
scalare opportunamente il passo di carico in modo da determinare la riduzione del passo che consente di
ridurre lincremento di carico in modo tale che tutti gli eventi che si verificano provochino uno squilibrio
minore della tolleranza fissata (T).
Con o si indica il coefficiente di riduzione del passo. Per ogni o fissato, ogni evento caratterizzato da un
moltiplicatore mult=mult - o, dove mult il moltiplicatore dei carichi nel passo e varia da 0 a 1.
Al variare di o possibile calcolare lo squilibrio di ogni elemento della struttura, che pu essere indicato
con dSq(o), che deve rientrare entro la tolleranza fissata T.
Le analisi statiche possono essere suddivise in quelle a controllo di forze e quelle a controllo di
spostamento. In genere unanalisi statica non lineare di tipo sismico viene suddivisa in due fasi: nella
prima (cfr. 6.1.1) viene applicato il carico previsto dalla distribuzione di forze considerata (cfr. 5.3), nella
seconda lanalisi viene proseguita a controllo di spostamenti (cfr. 6.1.2). Il vantaggio di suddividere
lanalisi pushover in due fasi consiste nel fatto che la prima parte, quella a controllo di forze, rapida e
garantisce il mantenimento della distribuzione di forze prevista dalla Normativa; quando il livello di carico
tale che la struttura non ne pu sopportare di ulteriori, il meccanismo di danneggiamento riscontrato
viene amplificato proseguendo lanalisi a controllo di spostamento. Tale fase dellanalisi presenta un
duplice vantaggio, da un lato infatti consente di gestire le ridistribuzioni di forze che avvengono a seguito
della rottura di uno o pi elementi (cfr. 6.3.4) consentendo cos di cogliere anche il ramo decrescente
della capacit della struttura e di indagare le effettive risorse di duttilit che essa detiene, dallaltro
essendo una procedura di calcolo molto robusta, consente generalmente di evitare la formazione di
labilit, e quindi di interrompere lanalisi a seguito di tale genere di eventi. La scelta dei gradi di libert da
imporre nella fase a controllo di spostamento segue dei criteri che verranno descritti in un altro paragrafo
(cfr. 6.3.1). Ulteriori dettagli sulla procedura di analisi sono riportati pi avanti nel capitolo (cfr. 6.3).
6.1.1. ANALISI STATICHE A CONTROLLO DI FORZE
Alla struttura viene applicato un assegnato vettore di carico che viene caratterizzato da una certa
distribuzione di forze (memorizzata nel vettore di carico). Essa viene amplificata da una funzione di carico
del tutto arbitraria. Possono ad esempio essere previste semplici fasi di carico monotone oppure diversi
cicli di carico.
Il calcolo degli incrementi di spostamenti nodali nella procedura di analisi dato da:
1 1
tot tot base
dU k dP k P DR

= =

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- Pag. 126 -
Lanalisi si ritiene completata quando tutto il carico stato applicato. Allinizio di ogni passo si tenta la
fattorizzazione della matrice corrente di rigidezza K
tot
per verificare se la struttura diventata labile. In tal
caso lanalisi viene interrotta e tutti i risultati salvati fino a quel momento vengono resi disponibili.
Tale controllo viene effettuato anche a inizio analisi in modo che, nel caso in cui questa debba iniziare a
partire dallo stato di labilit derivato da una precedente analisi, quella in questione non viene cominciata.
6.1.2. ANALISI STATICHE A CONTROLLO DI SPOSTAMENTO
In questo tipo di analisi il carico esterno rappresentato da una serie di spostamenti imposti in
corrispondenza dei gradi di libert della struttura. La distribuzione base di tali spostamenti imposti
memorizzata nel vettore di carico in maniera analoga alle analisi a controllo di forze. Anche in questo
caso la distribuzione base pu essere amplificata secondo una storia di carico arbitraria.
Tutti i gradi di libert che sono oggetto di spostamenti imposti cessano di essere liberi e tale circostanza
richiede alcuni accorgimenti nel modo in cui viene condotta lanalisi e una serie di operazioni preliminari
che saranno descritte nel seguito.
Vengono rinumerati i gradi di libert della struttura in modo che tutti i gradi di libert non interessati dagli
spostamenti imposti abbiano un numero dordine progressivo a partire da uno. Tutti i gradi di libert i cui
spostamenti sono imposti dallesterno saranno numerati a seguire.
Durante lanalisi il vettore U degli spostamenti globali verr suddiviso nei sottovettori U
rid
e U
imp

rispettivamente gli spostamenti dei gradi di libert liberi e imposti.
Anche ciascuna matrice di rigidezza viene suddivisa in quattro sottomatrici: K
11
, K
12
, K
21
, K
22
. La
relazione tra le quantit statiche e cinematiche pu essere scritta come:
11 12
21 22
0
rid
imp imp
U k k
F U
k k
( (
(
=
( (
(



Gli spostamenti imposti U
imp
sono un dato dellanalisi. Gli spostamenti dei gradi di libert liberi possono
essere determinati invertendo lespressione precedente:
1
11 12 rid imp
U K K dU

=

Avendo noti entrambi i sottovettori U
rid
e U
imp
, viene ricostruito il vettore dU globale.
In tutte le espressioni sopra riportate con K si indicata la matrice totale della struttura che oltre al
contributo elastico pu contenere anche il contributo plastico.
Lanalisi a controllo di spostamento pu proseguire sia che la struttura abbia rigidezza positiva sia che
abbia rigidezza negativa (ramo di softening). Lunica condizione che impedisce il proseguimento
dellanalisi quella di labilit (det(k)=0).
Lanalisi viene completata quando tutto il vettore degli spostamenti viene applicato.
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- Pag. 127 -
6.2. ANALISI DINAMICHE NON LINEARI
Al fine di simulare la reale risposta dinamica di una struttura, un approccio sicuramente pi evoluto
quello delle analisi dinamiche non lineari. Infatti, mentre lutilizzo delle analisi statiche non lineari
consente elaborazioni meno onerose, al costo di una determinazione della risposta dinamica indiretta,
quelle dinamiche non lineari consentono delle vere e proprie simulazioni del comportamento di una
struttura in condizioni sismiche, rappresentate da unaccelerogramma alla base della struttura. Pur
essendo molto pi onerose dal punto di vista computazionale rispetto alle analisi statiche non lineari,
quelle dinamiche rappresentano senzaltro la simulazione numerica pi realistica del comportamento reale
di una struttura in condizioni sismiche.
Unanalisi dinamica non lineare pertanto caratterizzata dai seguenti elementi:
- un identificativo alfanumerico che identifica lanalisi;
- un identificativo alfanumerico che indica lanalisi di partenza, o 0 se le condizioni iniziali sono
nulle;
- un intervallo di discretizzazione nellapplicazione del carico;
- un valore che indica se lanalisi va eseguita;
- unaccelerogramma, nelle tre componenti nello spazio, con relativo fattore di amplificazione;
- la direzione di azione del sisma assegnata attraverso i coseni direttori del versore rispetto alla
terna assoluta.
Ciascun accelerogramma composto da:
linsieme dei valori delle accelerazioni registrate;
lintervallo di tempo tra una registrazione e unaltra, o passo di campionamento.
La registrazione si suppone abbia inizio al tempo zero.
Le equazioni del moto vengono integrate numericamente utilizzando il metodo di Newmark. Tale metodo
consente di determinare gli incrementi delle quantit cinematiche mediante le espressioni:
( )
1
* *
2
1
1
2
1
2
p p pp
p pp
pp
dU K dF
dU
dU U t U
t
U U
dU
dU
t
t

| | |
| |
|

=
| |
= + A
|
A
\ .
=
A
A

nelle quali si posto:
*
*
2
1
2 2
p pp
m m
F F c U c t c U
t
c m
K K
t
t

| | | |

|
|
| | | |
= + + + + A +
| |
A
\ . \ .
= + +
A
A

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- Pag. 128 -
dove:
- e | sono due parametri del metodo, se posti rispettivamente pari a 0.5 e 0.25 implicano che il
metodo divenga incondizionatamente stabile.
- U
p
, U
pp
sono i vettori velocit e accelerazione a inizio passo.
- At lintervallo di discretizzazione del tempo.
- m, c le matrici di massa e di smorzamento globali della struttura.
- F il vettore di carico nel passo.
Si considera una matrice di smorzamento alla Rayleigh, proporzionale quindi alla matrice di massa e alla
matrice di rigidezza.
Sono previsti due metodi di costruzione di tale matrice:
a) matrice di smorzamento C costruita a partire dalle matrici di rigidezza (K) e di massa (M) globali del
modello:
C K M o | = +

In questo caso la matrice C viene ottenuta dopo la costruzione delle altre matrici semplicemente
effettuando i prodotti matriciali e ad un aggiornamento della matrice di rigidezza durante lanalisi ne
corrisponde uno anche della matrice di smorzamento.
I parametri o e | sono assegnati dallutente nei seguenti possibili modi:
- assegnati direttamente.
- assegnando due rapporti di smorzamento per due assegnati periodi di vibrazione.
- assegnando due rapporti di smorzamento per due assegnate frequenze di vibrazione.
b) Matrice C assemblata a partire dalle matrici di smorzamento elementari degli elementi.
In questo caso si deve costruire ciascuna matrice elementare (per esempio alla Rayleigh o altro) per poi
ottenere la matrice globale per assemblaggio.
Per ciascun elemento o categoria di elementi bisogna specificare quindi il tipo di matrice di smorzamento
e i parametri che la caratterizzano.
possibile prevedere una matrice di smorzamento c elementare proporzionale alla matrici elementari
k
elemento
, m
elemento
.
Tale procedura ha il vantaggio di potere differenziare gli smorzamenti relativi a ciascun elemento del
modello numerico in modo tale da tenere conto di eventuali differenze tra gli elementi in termini di
meccanismi di dissipazione di energia.
6.3. PROCEDURE DI ANALISI
Si vuole di seguito fornire un maggiore dettaglio sulle procedure di analisi implementate. Da un lato
verranno descritte le procedure che consentono di considerare le non linearit durante unanalisi, sia essa
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- Pag. 129 -
statica o dinamica, dallaltro verr descritta in maniera pi accurata la procedura di analisi pushover
implementata nel software.
Per quanto riguarda la procedura di convergenza nel passo, lalgoritmo considerato prevede le seguenti
operazioni:
- viene applicato tutto il carico previsto per il passo considerato, calcolando lincremento negli
spostamenti nodali del sistema;
- viene incrementato lo stato di tutti gli elementi della struttura;
- vengono cercati gli eventuali eventi negli elementi della struttura corrispondenti agli incrementi di
stato;
- gli eventi vengono ordinati secondo i valori crescenti del moltiplicatore;
- vengono determinati gli eventi per i quali viene superata la tolleranza;
- viene determinato il coefficiente o di cui scalare il passo;
- viene scalato il vettore degli spostamenti globali del modello dU=o*dU
tot
;
- utilizzando il vettore dU aggiornato vengono aggiornati gli stati di tutti gli elementi;
- viene calcolato il carico ancora da applicare F_res=F_res*(1-o).
Tale algoritmo pu essere utilizzato indifferentemente per le analisi statiche e per quelle dinamiche non
lineari.
Di seguito viene invece esposta una procedura di analisi statica non lineare capace di seguire il
comportamento della struttura anche nella fase di degrado della resistenza.
Lanalisi viene condotta in due fasi successive. La prima, a controllo di forze, prosegue fino al punto in cui
la matrice di rigidezza diviene singolare. La seconda, a controllo di spostamento, fino al raggiungimento
del collasso convenzionale o del valore limite assunto per uno spostamento target.

Figura 116. Rappresentazione della procedura di riduzione del passo

0 1
At
Total Step
m1 m1 mn
Sq(o)
T
o-At
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- Pag. 130 -
Si considerino i seguenti simboli:
U vettore degli spostamenti nodali
F vettore delle forze nodali esterne
K matrice di rigidezza

Figura 117. Schema dei gradi di libert di una struttura e corrispondenti forze duali
Durante la fase a controllo di forze il legame costitutivo, in termini incrementali, viene espresso da:
dU K dF =

che consente ad ogni passo di determinare lincremento del vettore degli spostamenti nodali e quindi
dello stato di tutti gli elementi.
Nella fase a controllo di forze il vettore di carico (F) ha una forma prefissata: in genere proporzionale alle
masse, proporzionale alle masse e altezze o proporzionale al primo modo. Lintensit di tale distribuzione
di carico viene incrementata a passi regolari (cfr. 5.3).
0
F dF
step
=

Un
...
U2
U1
Fn
...
F2
F1
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- Pag. 131 -

Figura 118. Distribuzione di forze su una struttura
Non appena la struttura giunge al picco massimo di resistenza e comincia la fase di degrado lanalisi viene
proseguita a controllo di spostamenti. Questa viene condotta mantenendo alcuni spostamenti liberi e altri
imposti. I gradi di libert imposti sono soggetti a determinati vincoli che dipendono dalla procedura
eseguita mentre quelli liberi verranno determinati a partire dal legame costitutivo. Uno dei gradi di libert
imposti viene considerato come spostamento target: tale grado di libert verr monitorato durante
lanalisi in modo da subire incrementi costanti ad ogni passo; lanalisi si ritiene conclusa correttamente
non appena lo spostamento relativo al grado di libert target raggiunge un valore prefissato.
La distribuzione spaziale dei gradi di libert imposti deve essere tale da garantire la possibilit di imporre
ad ogni passo la deformata voluta. Per i comuni edifici, provvisti di orizzontamenti rigidi di piano che
individuano le cosiddette quote sismiche (quote in cui si concentrano in prevalenza le azioni sismiche) si
ritiene possa essere sufficiente imporre uno spostamento per ciascuna quota sismica. Tale spostamento
potr essere il baricentro del diaframma di piano ove esso sia presente.
Per tipologie di strutture monumentali o a blocchi (chiese, templi, archi, ecc) pu essere necessario
valutare caso per caso la distribuzione dei gradi di libert da imporre. Dettagli sui criteri di scelta dei gradi
di libert imposti sono riportati in 6.3.1.
Nel seguito si indica con:
u vettore degli spostamenti liberi
f vettore forze nodali degli spostamenti liberi
u
I
vettore degli spostamenti imposti
f
I
vettore forze nodali degli spostamenti imposti
u
spostamento target
f

= forza nodale applicata in corrispondenza dello spostamento target


Riordinando i gradi di libert in modo da mettere in coda i gradi di libert imposti e come ultimo il grado
di libert target si ha:
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- Pag. 132 -
(
(

=
(
(
(

=
u
u
u
U
f
f
f
F
I
I

0

La relazione tra forze e spostamenti nodali pu essere scritta nella forma seguente:
(

=
(

I I
t
f
f
u
u
K K
K K
22 12
12 11

Le procedure di analisi a controllo di spostamento possono essere efficacemente suddivise in due
tipologie:
- Procedure ad imposizione diretta di spostamenti
- Procedure a distribuzione di forze imposta
Nella prima tipologia si dispone direttamente del vettore di spostamenti imposti mentre nella seconda
viene fissata la distribuzione di forze esterne nel passo e il vettore degli spostamenti imposti viene
ricavato di conseguenza.
A seconda se la forma del vettore spostamenti o del vettore del carico vengono mantenuti costanti o
aggiornati ad ogni passo si possono distinguere
- Procedure adattive
- Procedure non adattive
Nel primo caso la distribuzione di spostamenti o forze viene aggiornata ad ogni passo mentre nel secondo
viene mantenuta costante per tutta lanalisi.
Procedure a velocit di deformazione costante
Si tratta di una analisi di tipo non adattivo a imposizione diretta di spostamenti, essa consiste nellimporre
un vettore di spostamenti imposti costante per tutta lanalisi e tale da mantenere invariate le velocit
relative di deformazione dei gradi di libert imposti rispetto a quanto registrato nellultimo passo della
fase a controllo di forze.
Procedure a distribuzione di forze imposta
Consiste nellimporre una prefissata distribuzione di forze esterne, ad esempio la medesima distribuzione
presente nella fase a controllo di forze, la cui intensit viene governata da un fattore moltiplicativo ():
(

=
(

I I
t
f
f
u
u
K K
K K

22 12
12 11


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- Pag. 133 -
6.3.1. DETERMINAZIONE DEI PUNTI DI CONTROLLO
Al fine di determinare quali punti del modello devono essere utilizzati nella procedura descritta in
precedenza (cfr. 6.3), devono essere selezionati opportunamente dei nodi del modello in modo che i
gradi di libert imposti nella fase a controllo di spostamento dellanalisi siano tali da essere
rappresentativi del meccanismo di collasso della struttura.
pertanto possibile definire dei punti di controllo imponendo lo spostamento di un nodo di un elemento
(in genere nella direzione di carico dellanalisi considerata) venga monitorato durante unanalisi. A ciascun
punto di controllo viene attribuita una massa (cfr. 7.2) da utilizzare per la verifica sismica (cfr. 7.1).
Le opzioni automatiche prevedono la scelta di un punto di controllo per ciascuna delle quote sismiche
definite. Nel caso in cui sia presente almeno un orizzontamento in corrispondenza della quota sismica, il
punto di controllo viene derivato da questo secondo i seguenti criteri:
- in caso di diaframmi (cfr. 3.4.2) o orizzontamenti rigidi (cfr. 3.4.1) il punto di controllo unico e
corrispondente allo spostamento del baricentro geometrico dellelemento nella direzione di carico;
- in caso di diaframmi deformabili (cfr. 3.4.3) il punto di controllo sar assunto come la media degli
spostamenti di tutti i punti dellelemento (baricentro geometrico e tutti i nodi) nella direzione di
carico;
- in caso di presenza di pi orizzontamenti indipendenti ad una certa quota sismica verranno
definiti pi punti di controllo, ciascuno con la corrispondente massa afferente, secondo i criteri
appena descritti.
- in caso di assenza di orizzontamenti ad una certa quota sismica, per ciascuna delle pareti del
modello il punto di controllo assunto come la media degli spostamenti nella direzione di carico,
di due nodi estremi della parete.
La scelta dei punti di controllo risulta decisiva per un duplice motivo: da un lato condiziona la fase a
controllo di spostamento delle analisi statiche non lineari, determinando la scelta degli spostamenti
rappresentativi del meccanismo di collasso della struttura (per questo risulta possibile personalizzare tale
scelta), dallaltro, a seguito dellattribuzione di una massa a ciascuno di essi, la scelta condiziona il
passaggio dal sistema reale, ad un sistema semplificato, dotato di tanti gradi di libert quanti sono i punti
di controllo adottati.
6.3.2. USCITA DALL ANALISI
Unanalisi pu considerarsi conclusa nei seguenti casi:
- nel caso di analisi statiche a controllo di forze se viene applicato lintero carico;
- nel caso di analisi statiche a controllo di spostamento se vengono imposti interamente gli
spostamenti;
- nel caso di analisi dinamiche se viene raggiunta la convergenza in ogni passo
dellaccelerogramma.
Tuttavia questo non accade sempre. frequente infatti il caso in cui unanalisi venga interrotta per
qualche motivo. In particolare si distinguono i seguenti casi:
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- Pag. 134 -
- struttura quasi-labile, corrisponde alleventualit in cui non sia pi possibile fattorizzare la matrice
di rigidezza;
- incremento negativo di energia esterna, corrisponde a probabili problemi numerici che si
manifestano con divergenze nella soluzione del sistema lineare;
- eccessivi spostamenti, indica una perdita di rigidezza della struttura tale che in qualche punto
stato superato lo spostamento massimo previsto dallutente;
- perdita di accuratezza della soluzione, che si manifesta con una divergenza nella misura della
sollecitazioni negli elementi;
- eccessiva riduzione del taglio alla base, che indica che il taglio corrente sceso al di sotto di una
certa percentuale del taglio massimo (spesso questo criterio coerente con prescrizioni
normative);
- raggiungimento della rotazione ultima di una cerniera plastica, criterio spesso in accordo con
prescrizioni normative;
- raggiungimento della rotazione flessionale ultima in un pannello, coerentemente con quanto
prescritto dalle norme;
- eccessivo numero di passi raggiunto, che non indica tuttavia unimpossibilit di proseguire
lanalisi, pertanto questo limite pu essere superato prevedendo un incremento nel numero di
passi massimo previsto dallanalisi;
- eccessivo numero di passi nella ridistribuzione raggiunto, che non indica tuttavia unimpossibilit
di proseguire lanalisi, pertanto questo limite pu essere superato prevedendo un incremento nel
numero dei passi massimo nelle ridistribuzioni previsto dallanalisi;
- eccessivo numero di iterazioni nel passo raggiunto, che non indica tuttavia unimpossibilit di
proseguire lanalisi, pertanto questo limite pu essere superato prevedendo un incremento nel
numero di iterazioni massimo nel passo previsto dallanalisi.
Nel caso in cui unanalisi venga interrotta, anche quelle che da essa dipendono non potranno essere
eseguite.
6.3.3. EVENTI E TOLLERANZE
Indipendentemente dal tipo di analisi effettuata, necessario potere riconoscere a seguito di un generico
incremento di stato degli elementi, quali molle hanno subito degli eventi plastici, cio degli eventi che
comportano un cambiamento della matrice di rigidezza degli elementi, e quindi di quella globale; tali
elementi vengono inseriti in una lista.
Conoscere tutti gli elementi che hanno subito eventi plastici serve sia per potere calcolare lerrore
commesso e quindi potere iterare o scalare il passo (a seconda del metodo di analisi adottato), che per
adottare la procedura di aggiornamento delle matrici del modello senza dovere provvedere al ricalcolo e
riassemblaggio complessivo della stessa.
Ad ogni evento plastico viene associato uno numero scalare mult definito come il rapporto tra lo
spostamento subito dallelemento non lineare considerato e il massimo spostamento che avrebbe potuto
sostenere senza che fossero subentrati eventi plastici. Risulta ovviamente mult<=1.
Gli eventi plastici possono inoltre essere classificati in due categorie principali:
- Eventi con mult>0: Sono tutti gli eventi che si verificano a seguito di uno spostamento eccessivo del
generico elemento rispetto ai limiti correnti della fase in cui si trova.
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- Pag. 135 -
- Eventi con mult=0: Sono tutti gli eventi causati da scarichi delle molle, e in questo caso la fase
dellelemento errata fin dallinizio.
La figura sottostante illustra tale concetto con riferimento ad una semplice molla elastica perfettamente
plastica.

Figura 119. Schema di evento per una molla elastica con comportamento elastico perfettamente plastico
A seguito di un generico incremento di stato dovuto allincremento di un carico, controllando tutte le
molle che hanno subito eventi, possibile definire un parametro di errore riferito alla molla stessa. In
particolare si ha (vedi anche figura precedente) :
- dSq
molla
: lerrore commesso in termini di forze, dato dalla differenza tra lo stato finale dellelemento e
lo sforzo che invece sarebbe stato registrato se lelemento avesse seguito il corretto legame costitutivo.
Lespressione di questo parametro di errore risulta:
dSq
molla
=(1-mult)*dU*(K
old
-K
new
)
Affinch lerrore possa essere espresso in termini adimensionali, occorre normalizzare lo squilibrio rispetto
alla corrispondente quantit di forza che determina levento. Si avr pertanto:
c
molla
= |dSq/f
y
|
Rielaborando tali quantit, ottenute per ciascuno degli elementi del modello, possibile calcolare la
rispettiva quantit globale della struttura c, che uno scalare ottenuto come massimo errore commesso
nei singoli elementi.
Corrispondentemente a questo indice di errore, viene definita una tolleranza T, che pu essere definita
come il massimo errore che viene ammesso. Il controllo sulle forze viene eseguito tra la tolleranza e
lerrore commesso c.
AU
mult-AU
dSqforce
dSqdisp Kold
Knew
AU=dSdisp
dSqforce
Kold
1
2
mult=0
Knew
1 2
2*
2*
evento avvenuto nel passo scarico
1 - Stato iniziale
2 - Stato finale
3 - Stato finale legame costitutivo
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 6 - ANALISI


- Pag. 136 -
Mentre per le elementi il cui comportamento costitutivo sia di tipo elasto-plastico (cfr. 4.1.1.2) K
old
e K
new
sono grandezze immediatamente disponibili, le leggi costitutive alla Coulomb (cfr. 4.1.2.1), a causa del
fatto che il dominio di resistenza dellelemento tale che la sua resistenza corrente varia in dipendenza
dalla variabile di stato N, le rigidezze, e quindi lo squilibrio allinterno dellelemento, devono essere
calcolati in maniera indiretta.
Nel caso rappresentato nelle figure, lelemento, elastico ad inizio iterazione (stato 1), raggiunge il limite di
snervamento corrispondente alla variazione di sforzo normale agente sulla molla, e continua la sua
escursione in campo plastico, seguendo il dominio di resistenza alla Coulomb. Se non intervenissero
eventi allinterno del passo, la molla passerebbe dallo stato 1 allo stato 2, con un incremento di sforzo
pari a df
el
. In corrispondenza dellevento avviene una separazione tra il comportamento che la molla
manifesterebbe se il legame fosse elastico, e il comportamento reale: lo squilibrio in termini di forza
dato dalla differenza tra df
1
(comportamento elastico) e df
2
(comportamento reale).
Levento pu avvenire, in generale, allinterno di una delle iterazioni del passo, pertanto lo stato 2 sar
determinato da un mult
corr
, mentre mult individua il punto in cui avviene levento. Le espressioni delle
forze che intervengono nella gestione dellevento sono date da:
du K df
old el
* =

( ) du K mult mult df
old corr
* *
1
=

( ) dN mult mult df
corr
* *
2
=

Si ottiene infine lespressione dello squilibrio come differenza tra df
1
e df
2
2 1
df df dSq
molla
=

3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 6 - ANALISI


- Pag. 137 -

Figura 120. Schema di evento per una molla non lineare con dominio di resistenza alla Coulomb
u
f
Kold
2
1
2'
Knew
df 2
df 1
df

Figura 121. Schema di evento per una molla non lineare con comportamento elasto-plastico
6.3.4. RIDISTRIBUZIONI
Le ridistribuzioni sono delle variazioni nel vettore di carico allinterno di un passo, che sono dovute a
rotture fragili in uno o pi elementi del modello, le cui forze accumulate vengono appunto ridistribuite sul
resto della struttura. La procedura consiste nel sommare al vettore di carico le forze derivate dalla rottura
fragile occorsa. Allinterno del passo viene pertanto richiesto che, oltre alle forze o agli spostamenti gi
previsti, vengano applicate tali forze di ridistribuzione.

N
f
c

df el
df 1
df 2
1
2'
2
step
(1-o)*step
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 6 - ANALISI


- Pag. 138 -
La procedura consiste nel:
- determinare il carico nodale equivalente alla forza dellelemento che si appena rotto;
- applicare tale carico alla struttura partendo dallo stato corrente di fine passo.
Se durante la ridistribuzione si registrano ulteriori rotture il programma aggiorna il carico da ridistribuire
sommando a quello residuo il contributo delle nuove rotture.
La ridistribuzione viene regolarmente conclusa se tutto il carico da ridistribuire viene applicato, senza che
siano state registrate nuove rotture.
La ridistribuzione pur procedendo a controllo di forze, avviene in maniera diversa a seconda che lanalisi
corrente sia condotta a controllo di forze o a controllo di spostamenti. Nel secondo caso in particolare il
carico da ridistribuire viene applicato alla struttura ottenuta da quella originaria aggiungendo dei vincoli
fissi in corrispondenza dei gradi di libert per i quali nellanalisi vengono impostati gli spostamenti.
Indicando con F
tot
e F
tot_disp
i vettori che contengono il carico nodale da ridistribuire nel caso di analisi a
controllo di forze e di spostamento, lincremento dei gradi di libert viene dato da:
-nel caso di analisi a controllo di forze
1
tot
dU K dF

=

-nel caso di analisi a controllo di spostamenti
1
11 _
0
rid tot disp
imp
U K dF
U


La ridistribuzione viene normalmente conclusa quando tutto il carico da ridistribuire viene esaurito senza
che vengano registrate ulteriori rotture.
Se la struttura diviene labile, a prescindere dal fatto che la ridistribuzione si riferisca ad una analisi a
controllo di forze o di spostamenti, la ridistribuzione viene interrotta e lanalisi viene troncata.
La figura sottostante illustra con riferimento a un semplice esempio la procedura di ridistribuzione per
una analisi a controllo di forze e per una analisi a controllo di spostamenti.
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 6 - ANALISI


- Pag. 139 -

Figura 122. Schema di ridistribuzione per unanalisi a controllo di forze e una a controllo di spostamento
In caso di rottura allinterno di una analisi dinamica, il carico da ridistribuire viene applicato alla struttura
sotto forma di un carico impulsivo, si tramuta quindi in una discontinuit nel campo delle velocit tra la
fine del passo nel quale si avuta la rottura e il successivo.
Dal punto di vista delle forze del sistema, la ridistribuzione della forza di un elemento rotto comporta i
seguenti casi:
Ridistribuzione durante unanalisi a controllo di forze
Durante questo tipo di analisi i carichi esterni non vengono incrementati.
- Vettore forze esterne
0
est
dF =

- Vettore forze interne

Ridistribuzione durante unanalisi a controllo di spostamenti
Lincremento delle forze esterne viene calcolato analogamente al caso di analisi a controllo di
spostamento, tuttavia in questo caso si ha dU
rid
=0, pertanto
- Vettore forze esterne

int tot
dF k dU =
_12
t
imp tot rid
dF K dU =
F
fy
fy
fy
A
fy
fy
fy
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 6 - ANALISI


- Pag. 140 -


- Vettore forze interne


0
rid
dF =
rid
est
imp
dF
dF
dF
(
=
(

int est
dF dF =
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 7 - VERIFICHE


- Pag. 141 -
7. VERIFICHE
Al fine di rendere pi chiari i fondamenti teorici che vengono applicati nella verifica sismica delle strutture,
e che sono implementati nel software, vengono in questo capitolo forniti utili approfondimenti su alcune
delle grandezze e delle procedure utilizzate nel post-processing.
7.1. OSCILLATORE ELASTOPLASTICO EQUIVALENTE
La metodologia di verifica utilizzata consiste nel determinare la domanda di spostamento che un sisma di
intensit corrispondente allo stato limite considerato richiede alla struttura. Tale spostamento richiesto
verr quindi confrontato con lo spostamento effettivo della struttura, deducibile dalla curva push-over, al
momento del raggiungimento del medesimo stato limite.
La struttura in sicurezza nel momento in cui la domanda di spostamento (o spostamento richiesto
dalla normativa), risulta inferiore alla capacit di spostamento che la struttura in grado di
subire per effetto dellazione sismica: . importate rilevare che tali spostamenti, di
domanda e di capacit, dipendono dallo stato limite considerato. In altre parole la normativa richiede che
la struttura possa subire ulteriori spostamenti oltre a quelli minimi richiesti al fine di soddisfare gli obiettivi
prefissati da ciascuno Stato Limite (cfr. 3.2.1 D.M.14.01.2008).
Il coefficiente di sicurezza della struttura rispetto allo stato limite considerato ottenuto dal rapporto
tra la capacit di spostamento e lo spostamento richiesto: . Ovviamente la verifica di
sicurezza ha esito positivo se .
Il calcolo della richiesta di spostamento , viene eseguito mediante lutilizzo degli spettri elastici (di
intensit corrispondente allo stato limite in esame) e considerando un sistema ridotto ad un grado di
libert, equivalente alla struttura reale a molti gradi di libert.
Attraverso ciascuna analisi non lineare possibile riportare su un grafico cartesiano il valore del tagliante
alla base V
b
, normalizzato rispetto al peso sismico della struttura, in funzione dello spostamento raggiunto
da un punto caratteristico della struttura, detto anche di controllo (cfr. 7.2), identificato in genere con il
baricentro del piano di copertura della struttura. La curva che si ottiene la cosiddetta curva di capacit
o curva pushover della struttura a molti gradi di libert.
La definizione delle caratteristiche meccaniche del sistema ridotto ad un grado di libert, equivalente a
quello a molti gradi di libert prevede che: sia determinata automaticamente la curva di capacit del
sistema ridotto ad un grado di libert dalla curva pushover del sistema a molti gradi di libert, dividendo
le relative coordinate per il coefficiente di partecipazione modale I associato al primo modo di vibrare
della struttura a molti gradi di libert. Questultimo definito come segue:


max
d
capacit
d
max capacit
d d <
o
max
/
capacit
d d o =
1 o >
max
d
2
1 1
N N
i i i i
i i
m m | |
= =
I =

3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 7 VERIFICHE


- Pag. 142 -
dove :
: massa associata alli-esimo piano sismico (cfr. 7.2);
: componente i-esima del vettore rappresentativo il primo modo di vibrare della struttura nella
direzione considerata dellazione sismica, normalizzato rispetto alla componente associata allo
spostamento del punto di controllo. Come forma caratteristica rappresentativa del primo modo di vibrare
della struttura nella direzione di carico, viene adottata una distribuzione proporzionale al prodotto delle
masse di piano per le relative altezze.
Al sistema ridotto viene associata una massa equivalente della struttura, definita come segue. La
curva del sistema ridotto viene semplificata secondo una bilatera equivalente caratterizzata da:
: massa equivalente del sistema ridotto
k
*
: rigidezza elastica
F
*
y
: limite elastico
u
*
y
, u
*
u
: spostamento al limite elastico e ultimo
La rigidezza della bilatera equivalente k
*
viene fissata pari alla rigidezza secante alla curva del sistema
ridotto in corrispondenza di un livello di forza pari al 60% del massimo. Il limite di snervamento viene
quindi determinato imponendo lequivalenza energetica tra i due sistemi.

Figura 123. Equivalenza energetica
Il periodo del sistema ridotto risulta :

i
m
i
|
* m
1
*
N
i i
i
m m|
=
=

*
*
*
2
m
T
k
t =
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 7 - VERIFICHE


- Pag. 143 -
Per strutture flessibili con T*T
c
lo spostamento massimo del sistema bilineare ( ) pu essere
assunto pari al massimo spostamento di un sistema elastico equivalente ( ). Tale parametro pu
essere desunto dallo spettro di progetto in termini di spostamento S
De
:

Per strutture rigide (T
*
<T
c
) lo spostamento massimo del sistema non lineare viene amplificato rispetto a
quello del sistema elastico equivalente utilizzando lespressione:

con:

Figura 124. Stima della Vulnerabilit.
Lo spostamento richiesto dalla normativa associato al punto di controllo della struttura a molti gradi di
libert si ottiene moltiplicando lo spostamento massimo del sistema bilineare per il fattore di
partecipazione modale :
La capacit di spostamento della struttura associata a ciascuno stato limite viene valutata in
accordo alle prescrizioni normative (cfr. C7.8.1.5.4 del Testo Unico 2008), eventualmente modificate
coerentemente con le scelte dell'utente.
*
max
d
*
,max e
d
* * *
max ,max
( )
e De
d d S T = =
( )
*
,max * * *
max ,max * *
1 1
e
C
e
d
T
d q d
q T
(
= + >
(

* *
*
*
( )
e
y
S T m
q
F

=
I
*
max max
d d = I
capacit
d
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 7 VERIFICHE


- Pag. 144 -
7.2. DETERMINAZIONE DELLE MASSE DEI PUNTI DI CONTROLLO
I punti di controllo vengono accorpati in gruppi. Il software riconosce la contiguit tra tutti gli
orizzontamenti, qualunque sia il loro comportamento strutturale, e raggruppa tutti i punti di controllo di
tali elementi.
Questa scelta consente di limitare il numero di curve di capacit da usare per la verifica sismica (cfr. 7.1),
a patto di assegnare correttamente la massa a ciascun gruppo di punti di controllo.
Per lassegnazione della massa corretta a ciascun gruppo di punti di controllo occorre determinare tutti gli
elementi la cui massa afferente possa ritenersi concentrata nel punto di controllo considerato, al fine di
poter descrivere lintero organismo strutturale con un limitato numeri di gradi di libert (uno per ogni
gruppo di punti di controllo).
Allinterno del software sono implementati due possibili criteri per la determinazione della massa di
ciascun gruppo di punti di controllo:
- La prima procedura prevede il calcolo delle masse attribuendo a ciascun gruppo di controllo la
massa relativa a met della massa degli elementi compresi tra la quota del gruppo di punti
controllo e quella immediatamente inferiore sommata a met della massa degli elementi
compresi tra la quota del gruppo di punti controllo e quella immediatamente superiore,
comprensiva della massa relativa agli eventuali orizzontamenti cui i punti di controllo
appartengono; evidente che lutilizzo di questa procedura implica la perdita della massa relativa
a met di quella compresa tra la quota di base e la prima, e il peso sismico non corrisponder
alla massa complessiva del sistema;
- La seconda procedura prevede il calcolo delle masse attribuendo a ciascun gruppo di controllo la
massa relativa a quella degli elementi compresi tra la quota del gruppo di punti controllo e quella
immediatamente inferiore, comprensiva della massa relativa agli eventuali orizzontamenti cui i
punti di controllo appartengono; evidente che lutilizzo di questa procedura implica la
corrispondenza tra peso sismico e massa complessiva.
Il software considera in automatico la seconda di queste due procedure.
In caso di assenza di orizzontamenti, per ciascuna quota di una parete viene definito opportunamente un
punto di controllo (cfr. 6.3.1). La massa considerata sar, per ciascuna quota di ciascuna parete, attinta
dalla parete corrispondente secondo i medesimi criteri prima descritti.
7.3. SOLLECITAZIONI E SPOSTAMENTI DEGLI ELEMENTI
La determinazione delle sollecitazioni e degli spostamenti degli elementi avviene a partire da forze e
spostamenti nodali globali.
Tali grandezze sono ricavabili, per ciascun passo di tutte le analisi, e per ciascun elemento, sia dalla
finestra principale del programma, accedendo alla finestra della risposta degli elementi, sia allinterno dei
tabulati di calcolo.
Al fine di facilitare la lettura di queste grandezze, risulta utile un approfondimento sulle convenzioni
adottate, soprattutto in relazione ai pannelli murari.
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 7 - VERIFICHE


- Pag. 145 -
7.3.1. INTERFACCE
Le forze e gli spostamenti sui singoli lati di un pannello, gestiti mediante le interfacce (cfr. 3.1.4) risultano
di immediata comprensione, essendo gli spostamenti immediatamente determinabili dagli spostamenti
dellinterfaccia stessa, e le sollecitazioni ottenibili dagli sforzi sulle molle come segue
1
molle
N
n
n
N f
=
=


1
molle
N
n n
n
M f d
=
=


s
V f =

con
n
f generico sforzo nella n-esima molla flessionale,
s
f sforzo della molla a scorrimento,
n
d distanza della n-esima molla flessionale dal punto medio dellinterfaccia.

Figura 125. Schema delle sollecitazioni generalizzate sull'interfaccia di un pannello
Oltre alle sollecitazioni generalizzate vengono fornite ulteriori informazioni sulle interfacce. In particolare
si possono distinguere gli indici del danneggiamento flessionale, e quelli relativi al taglio per scorrimento,
lungo la superficie individuata dallinterfaccia. Nel caso di comportamento flessionale possono essere
considerate le lunghezze, normalizzate rispetto alla lunghezza dellinterfaccia, delle zone plasticizzate a
trazione e a compressione.

c
: ampiezza della zona fessurata;

t
: ampiezza della zona schiacciata
Con riferimento invece al comportamento a taglio per scorrimento si distinguono invece le seguenti
grandezze:
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- Manuale Teorico CAPITOLO 7 VERIFICHE


- Pag. 146 -
A
c
: area di contatto per lo scorrimento (vengono escluse dal conteggio dellarea di contatto le aree
relative alle molle non attive, cio quelle che, avendo superato il limite di deformabilit a trazione, hanno
subito un distacco);
V
u
: sforzo di taglio ultimo a scorrimento;
c
pl
: scorrimento plastico cumulato totale in entrambe le direzioni;
In particolare il taglio ultimo V
u
, pu essere calcolato come segue
( )
u n c
V c A o = +

con c pari alla coesione, angolo di attrito e o
n
dato da
n
c
N
A
o =

Per maggiori dettagli sulle leggi costitutive si rimanda allapposito capitolo 4.
7.3.2. PANNELLI
Per i pannelli murari utile far riferimento a delle sollecitazioni e degli spostamenti generalizzati per
lintero pannello, in modo da avere una misura diretta dello stato dellelemento, soprattutto in relazione ai
limiti di deformazione previsti dalle normative. Tali grandezze vengono determinate a partire dagli
spostamenti nodali (per le deformazioni generalizzate), o dagli sforzi sulle interfacce afferenti ai lati del
pannello per le sollecitazioni generalizzate (cfr. 7.3.1).
Con riferimento al comportamento piano, per le sollecitazioni vengono distinte le seguenti grandezze:
V: sforzo di taglio globale;
N
x
: compressione media in direzione x del pannello;
N
y
: compressione media in direzione y del pannello;
V
u
: sforzo di taglio di snervamento corrente.
Tali valori, sulla base degli spostamenti nodali gi definiti (cfr. 3.1.1) sono dati da:
3 1 2 4
2 2
F F F F
V

= +

1 3
2
x
N N
N
+
=

3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 7 - VERIFICHE


- Pag. 147 -
2 4
2
y
N N
N
+
=

( )
u u
V s b h t = +

dove N
1
, N
2
, N
3
e N
4
rappresentano le risultanti degli sforzi delle interfacce sui quatto lati del pannello, in
accordo con le convenzioni mostrate nella figura sottostante, s lo spessore del pannello, b ed h sono le
sue dimensioni e t
u
la tensione tangenziale limite equivalente, data da:
0 u n
t t o = +

0
t rappresenta la tensione tangenziale limite in assenza di tensione normale, langolo di attrito,
mentre
n
o una misura della tensione normale media agente sul pannello murario, che pu essere
espressa come
2 2 2
y
x
y
x
x y x y
n
N
N
N
N
A A
b h
d
o o
o
+
+
+
= = =


con d lunghezza della diagonale dellelemento. Per maggiori dettagli sulle procedure di taratura cfr. 4.1.

Figura 126. Schema delle sollecitazioni generalizzate su un pannello
I valori degli spostamenti generalizzati comprendono invece:
: scorrimento angolare corrente;
|: rotazione flessionale corrente;
Tali quantit possono essere espresse come:
3 1 2 4
u u u u
h b


= +

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- Manuale Teorico CAPITOLO 7 VERIFICHE


- Pag. 148 -
3 1 4 2
u u u u
h b
|

= +

Tali spostamenti generalizzati sono quelle che possono essere confrontate con i valori di normativa, e
pertanto risultano decisive per la determinazione della validit dellanalisi.
Limitatamente al taglio per fessurazione diagonale viene anche fornito un indicatore dello stato delle
molle diagonali. In particolare vengono distinti tre distinti stadi di comportamento:
EL: pannello non danneggiato;
SN: plasticizzazione della molla diagonale attivata;
RT: pannello collassato a taglio.
7.3.3. ASTE
In accordo alle figure sottostanti, e coerentemente col sistema di riferimento locale dellasta (cfr. 3.3),
per ciascun nodo dellasta gli spostamenti significativi sono dati da:
u: spostamento del nodo lungo la direzione 1 dell'asta;
v: spostamento del nodo lungo la direzione 2 dell'asta;
w: spostamento del nodo lungo la direzione 3 dell'asta;
|
1
: rotazione del nodo nel piano 1-2 dell'asta;
|
2
: rotazione del nodo nel piano 1-3 dell'asta;
|
t
: rotazione del nodo nel piano 2-3 dell'asta

Figura 127. Schema degli spostamenti generalizzati su unasta
Analogamente, le sollecitazioni duali sono date da:
N: sforzo normale;
V
2
: taglio agente nel piano 1-2 dell'asta;
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 7 - VERIFICHE


- Pag. 149 -
V
3
: taglio agente nel piano 1-3 dell'asta;
M
2
: momento agente nel piano 1-2 dell'asta;
M
3
: momento agente nel piano 1-3 dell'asta;
M
t
: momento torcente

Figura 128. Schema delle sollecitazioni generalizzate su unasta
7.4. ANALISI LIMITE DI PARETI MURARIE CARICATE FUORI DAL PROPRIO
PIANO
Nel seguito viene descritta la procedura di verifica dei meccanismi di ribaltamento fuori piano delle pareti.
L'approccio utilizzato quello dell'analisi limite che consente di determinare il moltiplicatore dei carichi
gravitazionali che attiva il meccanismo. Le successive verifiche si basano sulla definizione di un oscillatore
equivalente secondo quanto previsto in normativa.
7.4.1. INDIVIDUAZIONE DELLE FASCE MURARIE
Si consideri una fascia verticale di muratura comprendente un'intera parete o una porzione di essa.
Ciascuna fascia soggetta ai carichi gravitazionali derivanti dal peso proprio della muratura e dagli
scarichi dei solai. Le eccentricit dei carichi vengono determinate considerando le rastremazioni della
parete lungo l'altezza e le lunghezze di ammorsamento dei solai.

Figura 129 Definizione di una fascia di muratura.

Nn
N2
N1
Pn
P2
P1
hn
h2
h1
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 7 VERIFICHE


- Pag. 150 -
Si riportano nel seguito le grandezze geometriche e statiche caratterizzanti ciascuna quota della fascia :
P : peso proprio della muratura;
s : spessore del pannello;
h : quota di sommit rispetto alla base;
N : scarico (applicato alla quota h);
e
N
: eccentricit del carico N rispetto alla mezzeria del blocco su cui scarica;
Le azioni ribaltanti sono rappresentate da una distribuzione di forze orizzontali proporzionali ai carichi
gravitazionali secondo un unico moltiplicatore (o).
Ulteriori azioni stabilizzanti sono dovute alla presenza di tiranti/catene e all'ammorsamento dei solai,
caratterizzate dalle grandezze sotto riportate:
T
h
: forza di snervamento del tirante;
h
T
: quota del punto di applicazione del tirante;
F=*o
s
*N
i
: massima forza d'attrito esplicata dal solaio;
: coefficiente di attrito caratterizzante la superficie di scorrimento muratura/solaio
o
s
: coefficiente riduttivo [0;1] per tenere conto dell'area effettiva di contatto tra
solaio e muratura
Si considerano due tipologie di cinematismi, entrambi caratterizzati dalla formazione di cerniere
orizzontali:
a) Meccanismi semplici (o di tipo A): ottenuti considerando la formazione di una cerniera plastica
con conseguente rotazione rigida della porzione di muratura superiore.
b) Meccanismi composti (o di tipo B): caratterizzati dalla formazione di tre cerniere e due porzioni di
muratura coinvolte. In corrispondenza delle cerniere di estremit si hanno spostamenti orizzontali
nulli mentre in corrispondenza della cerniera intermedia si ha il massimo spostamento.
Le cerniere possono formarsi in corrispondenza di particolari sezioni detta critiche, individuate a priori, in
corrispondenza delle:
- quote di piano;
- quote di applicazione dei tiranti;
- quote delle aperture;
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 7 - VERIFICHE


- Pag. 151 -
- I meccanismi di tipo A vengono definiti a partire dal vincolo fisso a quota pi alta. In assenza di vincoli
fissi la posizione della cerniera spazia tra tutte le sezioni critiche.
- I meccanismi di tipo B vengono definiti tra due quote vincolate successive e collocando le tre cerniere
secondo tutte le possibili combinazioni.


Figura 130 Definizione dei meccanismi di tipo A e B
Lanalisi del meccanismo consiste nel calcolare, mediante lapplicazione dellanalisi limite, il moltiplicatore
dei carichi che attiva il cinematismo (o) e lo spostamento limite del punto di controllo (coincidente con il
baricentro delle forze gravitazionali) che annulla la resistenza della parete (d
k
).
Considerando una cinematica lineare, come previsto dalla normativa, si ottiene il legame costitutivo sotto
riportato:

Figura 131 Legame costitutivo a ribaltamento linearizzato
7.4.1.1. MECCANISMO DI TIPO A
Imponendo lequilibrio limite si ottiene la seguente espressione del moltiplicatore dei carichi :


= =
= = = =
+
+ + +
=
nN
i
i N i
nP
i
i P i
n
i
i T i i
nT
i
i T i
nN
i
i N i
nP
i
i P i
h N h P
h N h T b N b P
1
,
1
,
1
,
1
,
1
,
1
,
q
o
ultima quota vincolata
quota vincolata i
quota vincolata i+1
s2
s1
s3
s5
s4
quota non vincolata
du d
ag
ag*
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 7 VERIFICHE


- Pag. 152 -
Dove (h
P,i
, h
N,i
) rappresentano il braccio verticale delle forze ribaltanti; (b
P,i
, b
N,i
) il braccio
orizzontale delle forze stabilizzanti;
7.4.1.2. MECCANISMO DI TIPO B
Il moltiplicatore dei carichi viene determinato applicando il principio dei lavori virtuali per
corpi rigidi (oL
est
=0). La cinematica governata da un unico parametro libero assunto pari
alla rotazione attorno alla sezione inferiore (u) mentre la rotazione attorno alla sezione
superiore, indicando con h
1
e h
2
le porzioni di muratura individuate dalla cerniera centrale,
risulta:
c c
c c
h h
h h
h
h

= =
2
1
2
1
1
0 0 0
Indicando con:
w
a
: il lavoro associato alle forze dinerzia considerando o=1;
w
G
: il lavoro negativo associato alle forze gravitazionali;
w
e
: il lavoro associato alle forze stabilizzanti esterne (tiranti, solai);

Il moltiplicatore dei carichi limite risulta:
a
g e
w
w w +
= o
3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 8 - BIBLIOGRAFIA


- Pag. 153 -
8. BIBLIOGRAFIA
[1] Cali, I., Marletta, M., Pant, B., (2005). A simplified model for the evaluation of the seismic
behaviour of masonry buildings. in Proc of Tenth International Conference on Civil, Structural
and Environmental Engineering Computing, August 30 September 2, Rome, Italy.
[2] Cali, I., Marletta, M., Pant, B., (2008). A discrete element approach for the evaluation of the
seismic response of masonry buildings. in Proc. Of 14th World Conference of Earthquake,
October 12 -17, Beijing, China.
[3] I. Cali, F. Cannizzaro, E. DAmore, M. Marletta & B. Pant. A new discrete-element approach for
the assessment of the seismic resistance of mixed masonry and reinforced concrete buildings.
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3DMacro

- Manuale Teorico CAPITOLO 8 BIBLIOGRAFIA


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