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Origini del cristianesimo

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Origini del cristianesimo
Pittura murale raffigurante Ges (catacomba di Commodilla a
Roma, fine IV secolo-inizi del V)
Le origini del cristianesimo vanno individuate nella
predicazione e negli atti di Ges, che agli occhi dei suoi
seguaci e dei suoi discepoli, rappresent la realizzazione
delle aspettative messianiche presenti nella tradizione del
pensiero e degli scritti sacri della civilt ebraica, che per,
pi in generale e in conformit all'istanza nazionalistica,
sperava anche in una liberazione degli ebrei dalla
dominazione romana.
Contesto storico
Secondo Antonio Desideri, la predicazione di Ges si
inquadra in un periodo di profonda crisi spirituale, preludio
di quella politica ed economica: il tradizionale paganesimo
greco non sembrava pi in grado di soddisfare l'ansia di
significato di fronte al mistero della vita e della morte,
come appare dal diffondersi di culti misterici, come quelli
dionisiaci, orfici ed eleusini in Grecia, quelli di Adone in
Siria, quelli di Cibele in Asia minore, quelli di Mitra in Persia, quelli di Osiride in Egitto. Le dottrine escatologiche
di questi culti venivano illustrate attraverso riti iniziatori: l'esoterismo garantiva dal controllo statale cui erano
sottoposte le religioni tradizionali e, d'altra parte, non v'era preclusione di razza, casta o nazione per accedere alle
sette. La diffusione del mitraismo fu di proporzioni tali che fu superata solo da quella della Buona Novella.
Particolarmente importante nella propagazione di questi culti fu il ruolo dei militari asiatici, chiamati a difendere le
frontiere del Danubio, del Reno, del vallo di Adriano.
[]
L'assenza di scritti ebraici e greci sull'argomento rendono complessa una valida indagine storico-critica. Quelli
posteriori all'epoca delle origini, corrispondente agli anni successivi al 30, ne riferiscono in maniera imprecisa o
dispregiativa. Ci che conosciamo del suo fondatore, Ges, detto "il Cristo", della sua vita, dei suoi detti e dei suoi
insegnamenti proviene quasi esclusivamente dai vangeli e dalle lettere del Nuovo Testamento.
Le radici ebraiche del cristianesimo
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Traditio legis, con il Cristo imberbe (mausoleo di Santa Costanza a
Roma, 340)
Il cristianesimo profondamente radicato nella
religione degli ebrei. Il gruppo nascente di seguaci
continu a sentirsi nell'alveo dell'ebraismo. A
Gerusalemme, i credenti cristiani, come raccontano i
primi capitoli del libro degli Atti degli Apostoli, si
radunavano nel portico del Tempio. Le stesse missioni
dell'apostolo Paolo nelle varie citt dell'Asia minore e
della Grecia avevano come primo obiettivo le riunioni
nella sinagoga locale.
La coscienza di essere diversi matur lentamente nel
nuovo gruppo e si evidenzi solo nel corso del primo
decennio di vita del movimento, in concomitanza con
la persecuzione a Gerusalemme e la fondazione della
nuova comunit di Antiochia di Siria. Fu, probabilmente, proprio la violenta reazione farisaica e sacerdotale che
spinse i credenti cristiani a dare inizio a comunit proprie e distinte. Notevole al riguardo un testo dello emn
esre, che introduceva la celebrazione sinagogale e che proviene da un frammento della Genizah del Cairo,
conservando chiara menzione dei cristiani (o "nazareni") nella dodicesima benedizione:
Che per gli apostati non vi sia speranza; sradica prontamente ai nostri giorni il dominio dellusurpazione, e periscano in
un istante i Cristiani (nserm) e gli eretici (minim): siano cancellati dal libro della vita e non siano iscritti con i giusti.
Benedetto sei tu, Signore, che schiacci gli arroganti.
[1]

Che i Giudei maledicessero i Cristiani nella preghiera, testimoniato anche da Giustino, Girolamo ed Epifanio.
Giustino, in particolare, rinfaccia ai Giudei di maledire nelle sinagoghe coloro che si son fatti cristiani.
Gli ebrei convertiti non si autodefinivano cristiani: ci testimoniato dagli Atti degli Apostoli, da cui si desume che
il termine "cristiani" venne coniato solo qualche decennio dopo i fatti di Ges e probabilmente in senso
dispregiativo.
...essi parteciparono per un anno intero alle riunioni della chiesa e istruirono un gran numero di persone; ad Antiochia, per
la prima volta, i discepoli furono chiamati cristiani. (Atti 11.26
[2]
)
Prima di allora, veniva utilizzato il termine "la Via" per indicare i credenti cristiani.
[3]
La conversione di Paolo, che di Antiochia fece la sua base per le missioni, acceler la definizione della dottrina e
chiar l'orientamento universalistico della fede cristiana. Il tronco era ancora l'ebraismo, le sue scritture, la sua etica,
ma l'attesa messianica non c'era pi. Il concilio di Gerusalemme del 50 sancir il riconoscimento della universalit
della nuova fede e il distacco dall'osservanza dei rituali dell'ebraismo.
Le correnti del giudaismo
La definizione delle caratteristiche peculiari che distinsero il cristianesimo dall'ebraismo non fu quindi immediata ma
progressiva, anche perch lo stesso giudaismo (cio l'ebraismo nelle forme che assunse nel periodo in questione) non
si presentava come una struttura monolitica; di fronte ad alcune idee fondamentali e comuni, come il monoteismo, il
ritualismo del Tempio, le Scritture e la tradizione antica, si presentava frammentato in una serie di correnti religiose
che conosciamo essenzialmente tramite Giuseppe Flavio e dai vangeli: i sadducei, gli erodiani, i farisei, gli zeloti, i
samaritani, gli esseni, i battisti e gli gnostici. L'ultimo gruppo presentava dottrine dualistiche derivanti da influenze
iraniche e orfico-pitagoriche, acquisite probabilmente durante il periodo dell'esilio babilonese, ma soprattutto
platonicheWikipedia:Uso delle fonti. I battisti erano presenti gi da tempo nelle zone del Giordano (Giovanni il
Battista fu uno di questi): predicavano il ravvedimento e si caratterizzavano per dei riti di iniziazione tra cui le
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immersioni in acqua. I sadducei erano essenzialmente l'lite aristocratica e sacerdotale, caratterizzati dalla fedelt
alla Torah e contrari alla tradizione (halakhah); respingevano inoltre il concetto di resurrezione. I farisei invece, pur
distinti in due grandi scuole che presero nome dai rabbini Hillel e Shammai, avevano un costrutto
giuridico-dogmatico complesso ed in evoluzione, che influenzer profondamente il giudaismo posteriore ed in
misura minore anche il cristianesimo. Infine gli esseni, comunit di appartati, che si ritenevano gli unici e veri
israeliti: erano osservanti rigidi del ritualismo prescritto, con un severo codice di vita e un'aspettativa
escatologico-apocalittica. Un apocrifo, il Testamento dei Dodici Patriarchi, sembra essere un loro scritto
cristianizzato in seguito.
Il rapporto con l'Impero romano
Fino alla met del I secolo, neanche i Romani erano in grado di distinguere tra cristiani ed ebrei e ritennero il
cristianesimo soltanto una setta estremista e litigiosa dei Giudei. Lo prova indirettamente l'espulsione dei Giudei da
Roma con l'editto di Claudio, fatto riportato sia da Svetonio, il quale ritiene che l'agitatore giudeo sia un certo Cresto
(Iudaeos impulsore Chresto assidue tumultuantis Roma expulit), sia dal resoconto contenuto negli Atti:
...dopo questi fatti, Paolo lasci Atene e si rec a Corinto. Qui trov un giudeo chiamato Aquila, oriundo del Ponto,
arrivato poco prima dall'Italia con la moglie Priscilla, in seguito all'ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i
Giudei. (Atti 18.1-2
[4]
)
I Romani infatti, all'inizio, non perseguitarono i cristiani in quanto tali e non li ritennero pericolosi per lo Stato finch
non si resero conto che il cristianesimo era una religione diversa da quella ebraica (che godeva dello status di religio
licita
[5]
). La stessa persecuzione di Nerone fu, infatti, locale e limitata a Roma. Nel 64, scoppi il grande incendio di
Roma, del quale il medesimo imperatore fu accusato dallopinione pubblica, come riferisce Tacito; questi narra che
l'imperatore cerc in tutti i modi di favorire le vittime del disastro e di stornare da s laccusa che pendeva sul suo
capo, con vari provvedimenti.
Tuttavia n con sforzo umano, n per le munificenze del principe o cerimonie propiziatorie agli dei perdeva credito
linfamante accusa secondo la quale si credeva che lincendio fosse stato comandato.
(Tacito, Annales)
I cristiani apparvero in breve un perfetto capro espiatorio. A questo punto, Tacito inserisce un esplicito riferimento a
Cristo ed ai suoi seguaci:

Perci, per far cessare tale diceria, Nerone si invent dei colpevoli e sottomise a pene raffinatissime coloro che la plebaglia,
detestandoli a causa delle loro nefandezze, denominava cristiani. Origine di questo nome era Cristo, il quale sotto l'impero di
Tiberio era stato condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato; e, momentaneamente sopita, questa esiziale
superstizione di nuovo si diffondeva, non solo per la Giudea, focolare di quel morbo, ma anche a Roma, dove da ogni parte
confluisce e viene tenuto in onore tutto ci che vi di turpe e di vergognoso. Perci, da principio vennero arrestati coloro
che confessavano; quindi, dietro denuncia di questi, fu condannata una ingente moltitudine, non tanto per laccusa
dell'incendio, quanto per odio del genere umano. Inoltre, a quelli che andavano a morire si aggiungevano beffe: coperti di
pelli ferine, perivano dilaniati dai cani, o venivano crocifissi oppure arsi vivi in guisa di torce, per servire da illuminazione
notturna al calare della notte. Nerone aveva offerto i suoi giardini e celebrava giochi circensi, mescolato alla plebe in veste
dauriga o ritto sul cocchio. Perci, bench si trattasse di rei, meritevoli di pene severissime, nasceva un senso di piet, in
quanto venivano uccisi non per il bene comune, ma per la ferocia di un solo uomo.
(Tacito, Annales, XV.44)
Pi in generale, il capo d'accusa imputato ai cristiani ("odio del genere umano") non costituiva un titolo giuridico
effettivo, ma assunse, almeno secondo gli apologeti cristiani, vigore di legge, nella formulazione non licet esse vos:
la menziona Tertulliano, come Institutum Neronianum
[6][7]
, e a lui si allineano, probabilmente sempre con
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riferimento a Nerone, Lattanzio, l'apologeta Apollonio e Origene
[8]
. Sul fondamento giuridico delle persecuzioni ai
cristiani sono state sviluppate tre teorie. La prima riguarda l'esistenza, citata da diversi autori cristiani, di una o pi
leggi specificatamente anticristiane, che ad oggi non sono state per identificate: un senatoconsulto del 35 e
l'Institutum Neronianum sono stati ad esempio indicati in via congetturale, senza che si possa per attestare che
fossero iniziative espressamente dedicate ai cristiani
[9]
. L'esercizio del potere coercitivo da parte dei magistrati
romani per mantenere l'ordine pubblico costituisce invece il nucleo della seconda teoria, che enfatizza in particolare
il ruolo degli organi periferici e l'azione condotta nelle province, anche senza lo svolgimento di regolari processi
[10]
.
Secondo un terzo orientamento la repressione della nuova religione avrebbe infine trovato il suo fondamento nel
diritto penale comune (lesa maest, sacrilegio e simili)
[11]
.
L'atteggiamento dell'Impero nei confronti della nuova setta appare condizionato sia dalla diffidenza, e spesso
dall'ostilit, del popolo, sia dal contrasto con la scala di valori dei cristiani, evidente ad esempio nel rifiuto di
sacrificare all'imperatore
[12]
. Era probabile intenzione di Tiberio, stando a Tacito
[13]
, di legalizzare la nuova setta,
soprattutto per il suo carattere messianico privo di portato politico e anti-romano. L'imperatore intendeva sottrarre
alla giurisdizione del Sinedrio il cristianesimo, cos com'era stato fatto per i Samaritani. L'importanza della stabilit
della frontiera orientale era tale agli occhi di Tiberio che tra il 36 e il 37 il legatus in Giudea Vitellio oper su suo
ordine contro Caifa e Pilato
[14][15]
. Vi traccia della questione della liceit della nuova religione anche nella vicenda
del senatore Apollonio (l'apologeta summenzionato), condannato a morte ai tempi di Commodo (183-185) "in base
ad un senatoconsulto"
[16]
. Il prefetto del pretorio Tigidio Perenne avrebbe voluto salvare Apollonio, ma il responso
del senatoconsulto sottoline che m exeinai Khristianous einai, "non lecito essere cristiani", formula che
corrisponde a quella di Tertulliano (non licet esse vos)
[17]
.
Un'altra importante testimonianza per intendere le relazioni tra Impero e nuova religione contenuta in un carteggio
tra Plinio il giovane, in quel periodo (111-113) governatore della Bitinia, e l'imperatore Traiano. Plinio, a motivo
dell'incertezza con cui si dovuto comportare di fronte a diversi processi intentati contro cristiani, vittime di
delazione, chiede per lettera all'imperatore che linea adottare. In particolare, egli incerto se i cristiani debbano
essere condannati in quanto tali o in evidenza di reati specifici e se possa avere luogo il proscioglimento di coloro
che adorano i simulacri dei numi e l'immagine dell'imperatore. La risposta dell'imperatore in continuit con quella
di Tiberio e nel segno della moderazione: anche se "non possibile stabilire una norma universale", i cristiani non
vanno cercati ma andranno puniti nel caso non siano disposti a rinnegare la fede in Cristo. L'imperatore, inoltre,
condanna la delazione: infatti "ci di pessimo esempio e indegno dei nostri tempi".
[18]
Le due anime del cristianesimo delle origini: ecclesia ex circumcisione ed ex
gentibus
Non andrete sulla via dei gentili e non entrerete nella citt dei Samaritani, ma andrete piuttosto dalle pecore della casa di
Israele (Matteo 10.5
[19]
)
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Basilica di Santa Pudenziana al Viminale (fine del IV secolo): ai lati del Cristo,
posto al centro e barbuto come Giove, stanno i cristiani ex gentibus (Paolo, a
sinistra) e quelli ex circumcisione (Pietro, a destra)
Il proselitismo nei confronti dei "gentili" vede
due momenti fondamentali: uno precedente la
resurrezione di Cristo, l'altro successivo.
Finch fu in vita, infatti, Ges proib ai suoi
discepoli di volgere la predicazione ai pagani:
Ma vi sono due importanti eccezioni: quella
del centurione a Cafarnao (Vangelo di Matteo,
8.5
[20]
) e quella della donna siro-fenicia
(Matteo, 7.27
[21]
). Dopo la resurrezione, Ges
affida agli apostoli il compito di annunciare
l'evangelo senza distinzioni (Marco, 16.15
[22]
e Matteo, 28.19
[23]
).
Fu Paolo di Tarso a farsi carico di questo mandato: per dare opportuno fondamento a questa apertura non pot
limitarsi ai soli Vangeli, dovendo appoggiarsi anche all'Antico Testamento, che fa esplicito riferimento alla
partecipazione dei gentili alla salvezza. Era infatti una promessa degli antichi profeti, quando ad esempio si
riferiscono al pellegrinaggio escatologico dei popoli al momento del giudizio finale o fanno riferimento alla
sottomissione delle altre nazioni alla possanza del Signore
[24]
.
Le comunit giudeo-cristiane
Per approfondire, vedi Ebioniti, Elcasaiti, Nazareni (setta) e Primi centri del cristianesimo.
Le comunit della Palestina furono costituite principalmente da giudei convertiti; dopo il 70 la loro importanza inizi
a declinare. Dopo la testimonianza degli Atti degli apostoli e delle Lettere di Paolo relativa al primo periodo e alla
Chiesa di Gerusalemme, approssimativamente, tra il 30 e il 60 d.C., le loro tracce si confondono. Si sa del loro
attaccamento alle tradizioni ebraiche, come la celebrazione della Pesach il 14 Nisan e delle feste prescritte ma,
soprattutto, alla circoncisione. Sembra che i giudeo-cristiani accettassero come scritto sacro solo il Vangelo di
Matteo (forse quella versione in ebraico di cui parla Papia), che quello con la pi marcata impronta semitica e,
forse, anche la Lettera di Giacomo. Erano diffusi tra loro anche il Vangelo di Tommaso e il Protovangelo di
Giacomo. Dalla Lettera di Barnaba si desume la loro venerazione per Giacomo, fratello del Signore, mentre dagli
scritti pseudo-clementini, attribuiti ad ambienti giudeo-cristiani, traspare una certa avversione per Paolo. Da ambienti
giudeo-cristiani derivano sicuramente alcune sette specifiche come gli ebioniti, gli elcasaiti e i nazarei. Di essi
abbiamo notizia quasi esclusivamente dagli scritti dei Padri della Chiesa.
Quanto ai nazarei, setta giudeo-cristiana, avevano come testo sacro, secondo san Girolamo, un Vangelo di Matteo in
aramaico. Si ritiene oggi che si trattasse del Vangelo secondo gli Ebrei.
Le notizie che possediamo sulle sette di derivazione giudeo-cristiana, anche se scarne, fanno tuttavia intravedere una
notevole analogia con l'essenismo, soprattutto nelle loro dottrine dualistiche a carattere gnostico, nel loro esoterismo
e nel loro attaccamento alle tradizioni giudaiche.
Lultimo trentennio del I secolo
Dopo la caduta di Gerusalemme, nel 70 d.C., il giudaismo palestinese inizi a riorganizzarsi, guidato dalla
componente farisaica. Uno dei primi provvedimenti dopo la costituzione del nuovo Sinedrio, non pi a Gerusalemme
ma a Iamnia, fu quello di espellere la componente giudeo-cristiana che fino ad allora non aveva cessato di ritenersi
parte del giudaismo. Erano gi nati nel suo ambito alcuni scritti come il Vangelo di Matteo, forse la Lettera di
Giacomo e tanti altri minori, come raccolte di discorsi e atti di Ges. L'essere staccati bruscamente dal tronco
dell'ebraismo provoc un certo disorientamento nellambito delle comunit giudeo-cristiane: sotto l'impulso dei
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diversi orientamenti dei convertiti (farisei, esseni, messianisti, dottori della legge ma anche semplici contadini e
benestanti) si confrontarono idee che sarebbero state, nei secoli successivi, fonte di dispute dottrinali, ad esempio in
relazione alla trinit e alla realt dellincarnazione.
Nel tentativo di salvaguardare lassoluto monoteismo del giudaismo, espresso nel solenne postulato deuteronomico
"Ascolta, Israele: il Signore, Iddio nostro, lunico Dio" (6.4
[25]
), alcuni svilupparono una concezione modalistica
della trinit di Dio, intesa non come unione di tre persone ma come tre modi di manifestarsi dellunico Dio, che
agirebbe a volte come Padre, a volte come Figlio e a volte come Spirito Santo. Tra i propugnatori di tali idee vi
furono Noeto di Smirne e Prassea; il primo affermava che Cristo, essendo Dio, andava identificato col Padre, il quale
quindi avrebbe sofferto sulla croce, presentandosi in forma umana come Figlio e sarebbe poi risuscitato di nuovo
come "s stesso" (patripassianesimo).
Una seconda posizione verteva su una concezione adozionistica della figura di Ges, semplice uomo di straordinarie
virt, adottato come Figlio di Dio e accreditato per mezzo di opere potenti in qualit di messia. Cerinto, secondo
Ireneo di Lione, riteneva che Ges fosse figlio di Giuseppe e Maria, che al suo battesimo il Cristo fosse sceso su di
lui in forma di colomba allo scopo di annunziare il Padre ignoto e compiere miracoli, e se ne fosse dipartito prima
della crocifissione. Fu proprio questo a spingere Giovanni a scrivere il suo Vangelo, secondo quanto afferma
IreneoWikipedia:Uso delle fonti. proprio verso la fine del I secolo che avviene il distacco sempre pi marcato tra
la componente giudeo-cristiano pi ortodossa e le devianze settarie. Sembrano infatti dirette a questa componente,
presente in tutta l'area mediorientale e dell'Asia minore, la Lettera di Giuda e le due Lettere di Pietro con il loro tono
rigoristico e di avvertimento circa "coloro che si sono infiltrati tra noi".
Perch si sono infiltrati fra di voi certi uomini (per i quali gi da tempo scritta questa condanna); empi che volgono in
dissolutezza la grazia del nostro Dio e negano il nostro unico Padrone e Signore Ges Cristo. (Giuda 4
[26]
)
Tramite le scarne notizie di Egesippo (II secolo) e di Girolamo sembra potersi desumere che il giudeo-cristianesimo
si sia diffuso oltre i confini della Palestina ed anche in Siria.
Note
[1] In J. Maier, op. cit., p. 63 con altri passi paralleli; R. Penna, op. cit., p. 248. Una trattazione di questa preghiera in E. Schrer, Storia del
popolo giudaico al tempo di Ges Cristo, vol. II, Brescia, 1987, pp. 547-554.
[2] http:/ / www. laparola. net/ wiki. php?riferimento=Atti11. 26& formato_rif=vp
[3] Atti, , dove San Paolo dice a Festo: "...ma ti confesso questo, che adoro il Dio dei miei padri, secondo la Via che essi chiamano setta".
[4] http:/ / www. laparola. net/ wiki. php?riferimento=Atti18. 1-2& formato_rif=vp
[5] Shlomo Sand, L'invenzione del popolo ebraico (http:/ / books. google. it/ books?id=hl7QOp5qej0C& pg=PT248& lpg=PT248&
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[6] ccel.org (http:/ / www. ccel. org/ ccel/ schaff/ hcc2.v.iv. iv. html).
[7] Nerone: colpevole o innocente? (http:/ / rcslibri.corriere. it/ classici/ verba/ nerone2. htm) di Flavio Modena, in rcslibri.corriere.it.
[8] Igino Giordani, Il messaggio sociale del cristianesimo (http:/ / books. google. it/ books?id=bAp2N8_SCC0C& pg=PA461& lpg=PA461&
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licet esse vos" senatoconsulto& f=false), ed. Citt Nuova, Roma, 2001, ISBN 88-311-2424-2.
[9] Laura Solidoro Maruotti, Sul fondamento giuridico delle persecuzioni dei cristiani (http:/ / studitardoantichi. org/ einfo2/ file/ Solidoro.pdf),
lezione tenuta presso la Sede napoletana dell'AST il 17 febbraio 2009.
[10] [10] Laura Solidoro Maruotti,op. cit.
[11] [11] Laura Solidoro Maruotti,op. cit.
[12] [12] C.G. Starr, "Storia del mondo antico", Editori Riuniti, 1977.
[13] Annales, 6.32, passaggio commentato in Possible historical traces in the "Doctrina Addai" (http:/ / syrcom. cua. edu/ Hugoye/ Vol9No1/
HV9N1Ramelli. html#FNRef85) di Ilaria Ramelli.
[14] Giuseppe Flavio, Antichit giudaiche, 18. 89-90 & 122.
[15] I commentarii di Vitellio sono citati da Tertulliano in De anima, 46.
[16] Eusebio, Storia ecclesiastica, 5.21.4.
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7
[17] Marta Sordi, I cristiani e l'Impero Romano (http:/ / books. google. it/ books?id=xvwS1h72nVoC& pg=PA28& lpg=PA28& dq="non+ licet+
esse+ vos"& source=bl& ots=PwOEq1rscO& sig=AXSyg_rrrbZjc4NMDGn39W_tVeg& hl=it& ei=LOaUTIC3GoGLOJGalIkJ& sa=X&
oi=book_result& ct=result& resnum=4& ved=0CCQQ6AEwAw#v=onepage& q="non licet esse vos"& f=false), ed. Jaca Book, 2004.
[18] Lettere citate in Antonio Desideri, Storia e storiografia, ed. cit., p. 15, da Brezzi FSC.
[19] http:/ / www.laparola. net/ wiki. php?riferimento=Mt10. 5& formato_rif=vp
[20] http:/ / www.laparola. net/ wiki. php?riferimento=Mt8.5& formato_rif=vp
[21] http:/ / www.laparola. net/ wiki. php?riferimento=Mt7.27& formato_rif=vp
[22] http:/ / www.laparola. net/ wiki. php?riferimento=Mt16. 15& formato_rif=vp
[23] http:/ / www.laparola. net/ wiki. php?riferimento=Mt28. 19& formato_rif=vp
[24] Libro di Isaia, , Libro di Zaccaria , Libro di Malachia .
[25] http:/ / www.laparola. net/ wiki. php?riferimento=Dt6.4& formato_rif=vp
[26] http:/ / www.laparola. net/ wiki. php?riferimento=Giuda4& formato_rif=vp
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J. Maier, Ges Cristo e il cristianesimo nella tradizione giudaica antica, Brescia, 1994
Franois Vouga, Il cristianesimo delle origini, Torino, Claudiana, 2001
Voci correlate
Isaia
Apocalisse
Et Apostolica
Ges nel cristianesimo
Storicit di Ges
Arte paleocristiana
Cristianesimo e mitraismo
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Fonti e autori delle voci
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