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Rivista di antichit - Anno XX - n.

1-2 - Gennaio - Dicembre 2011


Direttore responsabile: Mario Torelli
Comitato scientifco (referees)
M. Crawford (London); J. DArms (Ann Arbor); B. Frier (Ann Arbor); C. Gonzales (Granada);
P. Gros (Aix-en-Provence); W.V. Harris (New York); H. von Hesberg (Kln);
T. Hlscher (Heidelberg); J. Mangas (Madrid); J.-P. Mo rel (Aix-en-Provence);
J. Pedley (Ann Arbor); D. Placido (Madrid); A. Ruiz (Jaen); J. Scheid (Paris);
A. Schnapp (Paris); H.A. Shapiro (Baltimore); J. Uroz (Alicante); T.P. Wiseman (Exeter); P. Zanker (Pisa)
Redazione: A. Bottini, G. Camodeca, P.G. Guzzo, D. Loscalzo, C. Masseria, M. Osanna,
V. Scarano Ussani, L. Todisco, M. Torelli
Segreteria: L. Fiorini, S. Querzoli
Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. 4321 del 30/10/1992
Registro degli Operatori di Comunicazione (R.O.C.) n. 6039 del 10/12/2001
LOFFREDO EDITORE NAPOLI
Sommario
Editoriale di Mario Torelli, La morte dellUniversit 3
Articoli, saggi, e contributi
Angelo Bottini, Il Pittore di Dolone allopera: il caso di unol-
la da Ruvo di Puglia 7
Marco Fabbri, Cerere, Libero e Libera a Gabii 13
L. Fiorini, Un nuovo santuario extraurbano a Gubbio. Il tem-
pio in loc. Caipicchi (Nogna) 39
Giada Giudice, Elvia Giudice, Una madre in fuga su una
lekythos siciliana 49
Donato Loscalzo, Afrodite armata in Saffo (fr. 1 Voigt) 65
Francesco Marcattili, Rath, uri ed Hercle. Sul donario
veiente con lelefante e Cerbero 71
Simone Rambaldi, Coinvolgere per persuadere. Considera-
zioni sulla percezione dei rilievi storici romani 83
Serena Querzoli, About raptus and venefcium in Mar-
cians Institutions 131
Ulrike Roth, Textile production and gender in anciente Ita-
ly: the case of the Oscan loom weights 143
Luigi Todisco, Lo schema iconografco dei cavalieri di Locri
Maras 163
Mario Torelli, Inuus, Indige, Sol. Castrum Inui: il santua-
rio al Fosso dellIncastro (Ardea) e le sue divinit 191
Cristiana Zaccagnino, Lospite greco e il re indigeno. Rifes-
sioni sul mito di Busiride 235
Gabriel Zychtrigel, Stamnoide Ollae des 8. bis 6. Jahrhun-
derts v. Chr. aus Kampanien, Etrurien und Latium: ein
Modellfall fr die Entwicklung der italo-geometrischen
Keramik 253
Discussioni
Mario Torelli, Una trireme di Cosa. Il rostro iscritto delle Ega-
di e il ruolo delle colonie latine nella fotta romana 273
Recensioni
Jean-Claude Lacam, Variations Rituelles. Les pratiques reli-
gieuses en Italie centale et mridionale au temps de la deu-
xime guerre punique, Roma 2010 [Mario Cesarano] 275
Elmi Zimi, Classical and Hellenistic Silver Plate from Mace-
donia, Oxford 2011 [Pier Giovanni Guzzo] 277
M. Intrieri - S. Ribichini (edd.), Fenici e Italici, Cartagine
e la Magna Grecia. Popoli a contatto, culture a confronto,
Cosenza 2011 [Piero Giovanni Guzzo] 281
Franoise-Hlne Massa Pairault, Gilles Saurono (edd.),
Mages et modernit hellnistiques. Appropriation et repr-
sentation du monde dAlexandre Csar, Roma 2007 [Da-
nilo Nati] 289
L. Todisco (a cura di), La ceramica a fgure rosse della Ma-
gna Grecia e della Sicilia, Roma 2012 [Mario Torelli] 293
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Citazioni di Articoli
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titolo della rivista in tondo senza virgolette, abbreviato secondo
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anno di pubblicazione in numeri arabi seguito da virgola;
numero delle pagine (es. 5 ss. oppure 5-20) senza lindicazione
p./pp.
Es.:
P. Gros, Entablements modillonnaires dAfrique au IIe s. apr. J.-C., in
MDAI(R) LXXXV, 1978, 459-476;
per le abbreviazioni delle riviste che hanno cessato lattivit o
che non compaiono ne LAnne Philologique seguire i criteri pi
diffusi o riportare lindicazione per esteso;
Es.:
H. Bunsen, in Bull Inst 1880, 5 ss.
S. Maggi, Un ritratto di Claudio nel Palazzo Ducale di Mantova, in
Arte Lombarda XL, 1978, 5-8.
Citazioni di Articoli di Miscellanea
In caso di articolo di miscellanea, tutto come per un normale ar-
ticolo, tranne che:
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tore (se esiste) e seguito dallabbreviazione ed. [o edd. in caso
di pi curatori] fra parentesi:
Es.:
S. Lauffer, Die Liturgien in der Krisenperiode Athens, in E. Ch. Wel-
skopf (ed.), Hellenische Poleis. I, Berlin 1974, 147-159;
A. Andrn, The Belvedere Torso Again, in Dragma M.P. Nilsson dica-
ta, Lund 1953, 25 ss.
Citazioni di Relazioni o Comunicazioni di Congresso
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parentesi di Atti Convegno seguito da luogo e anno del conve-
gno, ovvero, se manca il titolo del congresso, con indicazione
degli Atti di Convegno come fosse una rivista:
Es.:
G. Pugliese Carratelli, Roma, Lazio e Magna Grecia, in A. Stazio
(ed.), Atti XIV Conv. Studi Magna Grecia (Atti Convegno Ta-
ranto 1979), Napoli 1980, 235-245;
M. Torelli, I Galli e gli Etruschi, in Celti ed Etruschi nellItalia centro-
settentrionale dal V sec. a.C. alla romanizzazione (Atti Convegno
Bologna 1985), Bologna 1987, 1-8;
C. Peyre, Celtes et trusques en Provence, in Atti Secondo Congres-
so Internazionale Etrusco (Atti Convegno Firenze 1985), Roma
1990, II, 66 ss.
Citazioni di Contributi in Cataloghi di Mostre
In caso di contributo in catalogo di mostra, tutto come per un
normale articolo, tranne che:
titolo della mostra in corsivo con indicazione del curatore (se esi-
ste) seguito dallabbreviazione ed. (o edd.) fra parentesi, con
indicazione fra parentesi di Catalogo Mostra seguito da luogo
e anno della mostra.
Es.:
H. Wnsche, Le collezioni di Monaco, in E. De Miro (ed.), Veder
Greco (Catalogo Mostra Agrigento 1988), Roma 1988, 12 ss.;
R. Trapassi, Il riuso dei marmi nella Tuscia, in Antico e Medioevo.
Passato e presente nella Tuscia Romana medioevale (Catalogo Mo-
stra Viterbo 1979), Viterbo 1979, 18-26.
Citazioni di Monografe, Manuali, Trattati e Raccolte di studi di uno
stesso autore
nome dellAutore in tondo normale seguito da virgola;
titolo del libro in corsivo seguito da virgola;
luogo e anno di pubblicazione (senza virgola tra le due indica-
zioni) seguiti da virgola;
numero delle pagine senza lindicazione p./pp.
Es.:
A. Momigliano, Roma arcaica, Firenze 1989, 85 ss.
F. Casavola, Giuristi adrianei, Napoli 1980, 77 ss.
49
parallele al di sotto della spalla e una fascia a risparmio,
al di sotto della scena fgurata.
Di particolare interesse il soggetto sulla pancia del
vaso, sul quale, da sinistra verso destra sono visibili
una fgura maschile, di cui si sono andati perduti parte
del busto e del volto, in corsa verso destra ed una fgura
femminile, che regge un bimbo tra le braccia (fgg. 1-2).
Luomo (fg. 3), col capo adorno da una taenia, veste un
chitonisco fttamente panneggiato, ed una clamide orla-
ta da una fascia nera, che pende dal braccio destro, la-
scia scendere sulla schiena il petaso e sostiene orizzon-
talmente dinnanzi a s, con la mano destra, un lungo
scettro gigliato, mentre protende la sinistra ad afferrare
per la spalla una fgura femminile in fuga verso destra
(fg. 4). La donna (fg. 5), che volge lo sguardo al suo
inseguitore, ha i capelli raccolti in un sakkos ornato da
puntini in vernice diluita, da cui sporge una larga ba-
setta, anchessa in vernice nera diluita, indossa un chi-
tone, mosso da pieghe disposte a ventaglio sullampia
Nel Museo della Ceramica di Caltagirone si conserva
una lekythos a fgure rosse, facente parte della collezione
Russo-Perez
[2]
, unimportante raccolta palermitana in-
globata nel patrimonio museale della Regione Sicilia
alla fne degli anni cinquanta e destinata a titolo defni-
tivo al Museo Calatino solo nel 2005
[3]
. La lekythos, di
provienenza siciliana, probabilmente rinvenuta a Gela
della quale non noto, purtroppo, lesatto contesto di
rinvenimento vicina, anche se non in tutto simile,
alla classe PL, una classe che desume il suo nome dal
pittore del Petit Palais 336
[4]
, un ceramografo che predi-
ligeva questo tipo morfologico, caratterizzato da una
bocca poco profonda ed a proflo rettilineo, da un collo
lungo, una spalla quasi piatta, e da un semplice piede a
disco
[5]
; una forma, a proposito della quale annota J.D.
Beazley Il tipo varia e spesso si pu soltanto dire che la
forma approssimativamente PL
[6]
. Le lekythoi di
questa classe che hanno una grande diffusione nel de-
cennio tra il 470 ed il 460 a.C. sono decorate, sia nella
tecnica a fgure rosse, che nella outline technique su
fondo bianco, da un ristretto numero di ceramograf i
pittori di Dutuit, di Diosphos, di Karlsruhe, della Leky-
thos di Yale, della coll. Vlasto, di Icaro, di Sabouroff e
portano generalmente quale ornamento sulla spalla
cinque palmette in gruppi di una-tre-una, legate da vi-
ticci
[7]
. La lekythos in esame, alta circa cm. 18,5, model-
lata con orlo a calice superiormente piatto, collo a prof-
lo concavo, spalla lievemente ribassata, corpo cilindroi-
de rastremato in basso e poggia su un piede a doppio
disco quello superiore a risparmio , che non trova,
tuttavia, confronto nellambito della classe Pl, confor-
mata con un piede a disco semplice e richiama, invece,
fortemente la classe DL, abitualmente utilizzata dallof-
fcina dei pittori di Sappho e Diosphos e dalla quale il
corpus delle lekythoi PL deriva
[8]
. La decorazione sulla
spalla del vaso, al contrario, quella tipica della classe
PL: al centro sono tre palmette nella tecnica a silhouette
quella centrale, rovesciata, purtroppo quasi intera-
mente perduta legate da viticci; incorniciano lansa
due palmette verticali scarsamente visibile quella di
destra desinenti in girali, secondo uno schema com-
positivo che frequentemente utilizzato, ad esempio,
dai pittori della Lekythos di Yale, e di Sabouroff
[9]
. Com-
pletano la decorazione di tipo secondario una corona di
linguette alla base del collo, un meandro tra flettature
UNA MADRE IN FUGA SU UNA LEKYTHOS
SICILIANA
[1]
Giada Giudice - Elvia Giudice
[1]
Un particolare ringraziamento va ai professori M. Torelli e R. Ol-
mos, con i quali abbiamo discusso le linee fondamentali di questo
lavoro, che sono stati generosi di preziosi consigli.
[2]
Caltagirone, Museo della Ceramica, inv. 7.
[3]
A. Ragona, sorto in Caltagirone il Museo della Ceramica Siciliana, in
Faenza 1965, n. 5-6, 126-129; Idem, La collezione Russo Perez nel quadro
storico della ceramica siciliana, Caltagirone 1968.
[4]
ARV
2
305; Add
2
212.
[5]
D.C. Kurtz, Athenian White Lekythoi. Patterns and Painters, Oxford
1975, 81, 102-104.
[6]
ARV
2
675-676.
[7]
Possiamo ricordare qui brevemente, ad esempio, le lekythoi di Pro-
vidence, Rhode Island School of Design 25.1091 (ARV
2
676, 17; Add
2

278; CVA Providence 1, tav. 17, 1a-b) e di Palermo, collezione Mormino
(ARV
2
1665, 17ter; Add
2
279; F. Giudice, V. Tusa, S. Tusa, La collezione
archeologica del Banco di Sicilia, Palermo 1992, 159, E19).
[8]
Beazley ARV
2
676; Kurtz 1975, op. cit., 80-81.
[9]
Un buon esempio del tipo di decorazione sulla spalla del vaso
fornito dalle lekythoi Honolulu, Accademia dellArte, inv. 2892 (ARV
2

844, 153; Add
2
296; G. Kavvadias, O Sabouroff,
2000, 194, n. 159, tavv. 111-112), Gela, coll. Navarra ant. inv. 120/B
(CVA Gela III, tav. 41, 1.8.9; F. Giudice, R. Panvini (edd.), Ta Attika.
Veder Greco a Gela. Ceramiche attiche fgurate dallantica colonia (Catalo-
go Mostra Gela 2003), Roma 2003, 481, pI31, con attribuzione di G.
Giudice al pittore di Sabouroff), Vienna, Kunsthistorisches Museum
AS 874 (ARV
2
844, 154; Kavvadias 2000, op. cit., 194, n. 160, tav. 113),
San Francisco, Palazzo della Legione dOnore 1924.4 (ARV
2
844, 156;
Kavvadias 2000, op. cit., 194, n. 162, tav. 114) e da quella Oxford,
Ashmolean Museum 1925.84 riferita da Beazley al pittore della Leky-
thos di Yale (ARV
2
659, 50; CVA Oxford 1, tav. 38, 7).
Giada Giudice - Elvia Giudice
50
[10]
Nel mondo greco era pratica comune proteggere la vita dei bam-
bini sin dalla nascita con il probaskanion: per questo aspetto, A.Q. Ca-
stor, Protecting Athenas Children. Amulets in Classical Athens, in C.C.
Mattusch, A.A. Donohue, A. Brauer (edd.), A Common Ground. Archa-
eology, Art, Science and Humanities (Proceedings of the XVIth Interna-
tional Congress of Classical Archaeology, Boston 2003), Oxford 2006,
625-627; G. Giudice, CVA Italia LVII, Caltagirone I, tavv. 52-53.
[11]
Come gi le fanciulle sulla loutrophoros conservata ad Atene, Mu-
seo dellAgor NA-55-Aa 2533 (Kavvadias 2000, op. cit., 186, n. 84,
tavv. 7, 73) e quella sul lato A della coppa Parigi, Louvre Cp 10932
(ARV
2
, 837, 6; Kavvadias 2000, op. cit., 178, n. 6, tavv. 14-15) e ancora
la fgura femminile della coppa della Citt del Vaticano, Museo Gre-
goriano Etrusco XXX.12.116 (ARV
2
, 837, 4; Kavvadias 2000, op. cit.,
178, n. 4, tav. 12).
[12]
Vd. la Menade nel tondo interno della coppa Londra, British Mu-
seum E 85 ( 838, 28; Kavvadias 2000, op. cit., 180, n. 26, tavv.
carnoso e lunga basetta riccia
[11]
; anche il sakkos della
donna ornato da un breve tratteggio, da cui sfugge la
basetta in vernice diluita, ha un esatto parallelo nella
produzione del pittore
[12]
. Anche per quanto riguarda il
manica e sulla gonna, un himation orlato da una spessa
fascia a vernice nera e da una fla di punti, che poggia
sulla spalla sinistra; un orecchino a goccia le orna il lobo
destro, ha il busto frontale, stringe nella destra, solleva-
ta dinnanzi al volto, un fore con girale a vernice bianca
piuttosto evanida e tiene tra le sue braccia un bimbo
nudo, con probaskanion
[10]
al collo, che volge lo sguardo
e protende la manina verso linseguitore (fg. 6). Come
si deduce dalla nostra analisi, la decorazione seconda-
ria rimanda da vicino alla produzione del Pittore di Sa-
bouroff: alla stessa bottega ci indirizzano anche nume-
rosi elementi stilistici ed iconografci della scena princi-
pale: nel dettaglio particolarmente vicino alla mano
del celebre ceramografo il rendimento della fgura fem-
minile, caratterizzata da un volto con mento prominen-
te, naso arrotondato in punta, labbro inferiore piuttosto
Fig. 1 Caltagirone, Museo del-
la Ceramica, coll. Russo-Perez
inv. n. 7
Fig. 2 Caltagirone, Museo
della Ceramica, coll. Russo-
Perez inv. n. 7
Una madre in fuga su una lekythos siciliana
51
30-31), e la fgura femminile seduta su klismos al centro del lato A
della coppa conservata ad Amsterdam, Allard Pierson Museum 8210
(ARV
2
838, 27; Add
2
, 296; Kavvadias 2000, op. cit., 180, n. 25, tavv. 28-
29); sulla stessa kylix, sul lato B ricorre uno stilema che la avvicina
ancor di pi alla lekythos in esame: al centro una fgura femminile
che stringe tra lindice ed il pollice un fore con girale, mentre piega
le altre dita sul palmo della mano; il gesto comune nella produzio-
ne del Pittore di Sabouroff e ricorre, ad esempio, anche sulla loutro-
phoros di Atene, Agor NA57-Aa 2942 (Kavvadias 2000, op. cit., 188,
n. 102, tavv. 7, 76) e nelle coppe 50501 del Museo Nazionale di Villa
Giulia (ARV
2
838, 29; Add
2
, 296; Kavvadias 2000, op. cit., 180, n. 27,
tavv. 32-33), 8210 dellAllard Pierson Museum di Amsterdam (ARV
2

838, 27; Add
2
296; Kavvadias 2000, op. cit., 180, n. 25, tavv. 28-29), E77
del British Museum di Londra (ARV
2
837, 1; Kavvadias 2000, op. cit.,
178, n. 1, tavv. 8-9).
[13]
ARV
2
837, 9; Add
2
295; Kavvadias 2000, op. cit., 178-179, n. 8, tavv.
17-18.
[14]
ARV
2
837, 10; Add
2
296; Kavvadias 2000, op. cit., 179, n. 9, tavv. 18-
21.
come ancora vicino il rendimento del chitonisco che lo
ricopre, caratterizzato da ftte pieghette, in vernice a ri-
lievo.
Un unico dettaglio stilistico non trova alcun parallelo
nella pur cospicua produzione del Pittore di Sabouroff:
lhimation della fgura femminile ornato da una spessa
fascia di colore nero, (da cui pendono pon-pon in verni-
ce a rilievo), cui accostata una fla di punti, motivo
ornamentale piuttosto raro in tutta la produzione va-
scolare attica della prima met del V sec., che ricorre
disegno della fgura maschile sono numerose le con-
venzioni grafche, che permettono di identifcare nel
pittore di Sabouroff lartigiano che ha dipinto la lekythos
calatina: si osservi, ad esempio, la capigliatura delluo-
mo rigonfa sulla nuca e riccia sulla tempia, che ha un
parallelo molto stretto nella fgura di Trittolemo al cen-
tro del lato A della coppa Monaco Antikensammlungen
2685
[13]
, oppure ancora il modo in cui lo stesso impugna
lo scettro, orizzontalmente dinnanzi a s: molto simile
latteggiamento posturale di Zeus nel tondo interno
della coppa di Malib, Paul Getty Museum 86.AE.296
[14]
,
Fig. 3 dettaglio
Fig. 4 dettaglio
Giada Giudice - Elvia Giudice
52
[15]
Nel dettaglio, il motivo ornamentale ricorre su tre lekythoi attribui-
te al ceramografo conservate nei musei di Berlino (inv. 2211: ARV
2

423, 125; Add
2
235), di Boston (inv. 24.450: ARV
2
423, 123) e di Paler-
mo (inv. V 679: ARV
2
423, 122; CVA Palermo I, tav. 25, 3-4).
[16]
ARV
2
400, 405-417, 1651-1652.
[17]
ARV
2
417-424, 1652, 1706; Para 373-374, 512; Add
2
234.
[18]
ARV
2
400.
[19]
ARV
2
406-412, 1651; Para 369, 371-372; Add
2
232. Si pensi, ad esem-
pio allanfora di Mainz 111 (ARV
2
410, 55; CVA Mainz 2, tav. 1, 1-4),
sulla quale una fgura femminile stante con phiale porta lo stesso tipo
di gioiello pendente, ed ancora alle lekythoi di Agrigento, coll. Giudi-
scrive lo studioso oxoniense a proposito del pittore del-
la Gigantomachia di Parigi
[17]
: The Painter of the Paris
Gigantomachy has vigour, but not subtlety, and most of
his work is mechanical and ripetitive
[18]
Alla scuola di Brygos ci rimanda, peraltro, un ultimo
dettaglio nella decorazione del vaso: la fgura femmini-
le, come accennato prima, porta al lobo destro un orec-
chino a goccia, in tutto simile a quello indossato dalle
fgure femminili dipinte sui vasi attribuiti al pittore di
Briseide
[19]
.
esclusivamente nella produzione del pittore della Gi-
gantomachia di Parigi, artigiano attivo tra il 490 ed il
470 a.C., specializzato nella decorazione di coppe e leky-
thoi a fgure rosse, destinate in gran parte allesporta-
zione nel ricco mercato siciliano, ed in particolare in
quello geloo
[15]
. J.D. Beazley, nei suoi elenchi inserisce il
ceramografo allinterno del Mild Brygan Group
[16]
,
un gruppo in cui confuiscono tutti quegli artigiani
pittori di Briseide, della Dokimasia, dellAgor P 42, e
del Louvre G 265 , che si sono formati allinterno della
bottega del pittore di Brygos, senza, tuttavia, raggiun-
gere mai il livello qualitativo di eccellenza del maestro;
Fig. 5 dettaglio
Fig. 6 dettaglio
Una madre in fuga su una lekythos siciliana
53
ce 59 (ARV
2
410, 62) e di Londra, British Museum E646 (ARV
2
410,
61bis; Ta Attika 2003, op. cit., 318, G64). Anche la capigliatura della f-
gura femminile richiama la produzione del Pittore di Briseide: si ve-
da, ad esempio, la coppa di Parigi, Muse du Louvre G151 (Para, 371;
Add
2
, 232).
[20]
Kavvadias 2000, op. cit., 217.
[21]
Si pensi ad esempio alle coppe di Barcellona Museo archeologico
852 (ARV
2
837, 5; Add
2
295; Kavvadias 2000, op. cit., 178, n. 5, tavv.
12-13), di Parigi, Louvre Cp 11852 (ARV
2
837, 6; Kavvadias 2000, op.
cit., 178, n. 6, tavv. 14-15), di Monaco Staatliche Antikensammlungen
(ARV
2
1672; Para 424; Kavvadias 2000, op. cit., 210, T1, tav. 203), alle
anfore di Londra, British Museum E 333 (ARV
2
842, 116; Kavvadias
2000, op. cit., 189, n. 116, tav. 83) e Varsavia 143334 (ARV
2
842, 117;
Kavvadias 2000, op. cit., 189, n. 117, tav. 84), alla pelike di San Pietro-
burgo, Ermitage 728 (ARV
2
843, 131; Kavvadias 2000, op. cit., 191-192,
n. 136, tav. 100).
[22]
Napoli, Mus. Arch. Naz. 132642, ABV 58.119, 681; Para 23, LIMC,
Astyanax, 934, n. 28.
[23]
LIMC, Astyanax, 937.
[24]
Per un dettagliato elenco delle raffgurazioni cfr. LIMC, Astyanax,
931 ss. Rimane incerta lidentifcazione del soggetto su unanfora del
pittore di Alkimachos (Madrid, Mus. Naz. 11101, ARV 530.23, LIMC,
Astyanax, 935, 32), sulla quale un giovane oplita avanza sollevando
per i capelli un bimbo verosimilmente gi morto. Sulla morte di
Astianatte cfr. fra gli altri: C. Dugas, Tradition littraire et tradition gra-
phique dans lantiquit grecque, in Antcl VI, 1937, 23-25 = Recueil Ch.
Dugas, Paris 1960, 65-74); C. Mota, Sur les reprsentations fgures de la
mort de Trolos et de la mort dAstyanax, in RA L, 1957, 25-44; A.F. Lau-
rens, Modalits iconographiques des meurtres denfants. Variations iconi-
ques sur le corps mutil: Astyanax et Priam Troia daprs la cramique
attique, in Melpomene LXXXIV, 1985, 57-63; O. Touchefeu, Lecture des
images mythologiques. Un exemple dimages sans texte, la mort dAstya-
nax, in Image et cramique grecque (Actes du Colloque Rouen 1982),
Rouen 1983, 21-27; S. P. Morris, The Sacrifce of Astyanax. Near Eastern
Contributions to the Siege of Troy, in The Ages of Homer. A Tribute to
Emily Townsend Vermeule, Austin 1995, 221-245.
zioni pi complesse, nelle quali la drammaticit scenica
accentuata dallaccostamento nella morte di nonno e
nipote, a suggerire, come stato osservato
[23]
, lo stermi-
nio dellintera stirpe regale e dunque il defnivo tra-
monto di Troia. Secondo uno stilema ricorrente con po-
che varianti iconografche Priamo siede supplice sullal-
tare o al contrario giace esanime su di esso, mentre Ne-
ottolemo sta per lanciargli contro il corpo di Astianatte,
afferrato per una gamba e, impugnato a mo darma
[24]
.
Con laffermarsi della tecnica a fgure rosse, la morte di
Astianatte perde, pur mantenendo la sua centralit, au-
tonomia compositiva e diviene il tassello di un pi arti-
colato discorso narrativo incentrato sugli episodi pi
Come spiegare questo lieve tocco brighiano in un
vaso che, ci sembra, si possa attribuire al pittore di Sa-
bouroff?
Lattivit del ceramografo ha inizio, secondo Geor-
gios Kavvadias, intorno al 470 a.C., ed proprio duran-
te la prima fase di produzione tra il 470 ed il 460 a.C.
che egli dipinge piccoli vasi, per lo pi kylikes plasma-
te in gran numero da vasai attivi nella bottega del mae-
stro
[20]
; le strette connessioni intercorrenti tra il pittore
di Sabouroff e la bottega di Brygos, allinterno della
quale il pittore vascolare ha probabilmente cominciato
la sua attivit, rendono, dunque, comprensibile linsoli-
to dettaglio ornamentale e ci permettono, altres di da-
tare la lekythos con esattezza tra il 470 ed il 460 a.C.
[G.G.]
Se, dallattribuzione passiamo allesegesi della scena,
risulta alquanto problematica lidentifcazione dei per-
sonaggi rappresentati. Se vero, infatti, che nellambito
della prima produzione di Sabouroff sono predilette le
scene di inseguimento
[21]
, certamente la presenza del
bimbo in braccio alla madre restringe di molto il campo
delle nostre possibilit, in quanto sono relativamente
esigui i miti, che hanno per protagonisti fanciulli; inol-
tre la stessa prossemica della composizione con un per-
sonaggio barbato che insegue una donna con un infante
chiarisce che si tratta di una situazione di pericolo per
la madre, per il bambino o per entrambi, a cui essi cer-
cano di sottrarsi. Uno dei miti pi celebri e pi attestato
fgurativamente che ha per protagonista un bambino
quello relativo alla morte di Astianatte, e, con questa
indicazione la lekythos tuttora esposta nel museo di
Caltagirone. una interpretazione, questa, che non
possiamo non prendere in considerazione per tentare
di valutare se gli elementi iconici utilizzati dal pittore
nella costruzione del suo discorso fgurativo la possano
legittimare o meno. La pi antica rappresentazione del-
la morte del priamide attestata su un coperchio di le-
kanis da Cuma
[22]
, attribuito al pittore C e datato al 580-
570 a.C., sul quale, alla presenza del re e di Ecuba, Ne-
ottolemo sul punto di scagliare il bimbo contro un al-
tare, brandendolo per un piede. Da questa antica rap-
presentazione lo schema fgurativo si evolve in articola-
Giada Giudice - Elvia Giudice
54
[25]
Napoli, Mus. Arch. Naz. 81669; LIMC, Astyanax, 932, n. 19; F. Giu-
dice, R. Panvini (edd.), Il Greco, il barbaro e la ceramica attica., Immagi-
nario del diverso, processi di scambio e autorappresentazione degli indigeni
(Atti Convegno Catania, Vittoria, Ragusa 2001), Roma 2007, 17, fgg.
3-4.
[26]
Parigi, Muse du Louvre: G152; LIMC, Andromache, 772, n. 46. Cfr.
anche LIMC, Andromache, 772, nn. 47-8. Su queste raffgurazioni vd.
anche M. Recke, Gewalt und Leid. Das Bild des Krieges bei den Athenern
im 6. und 5. Jh. v. Chr., Istambul 2002, 77-80.
[27]
Ferrara, Mus. Naz. di Spina: T136AVP; LIMC, Aias II, 347, n. 91; L.
Todisco, Pittura e ceramica fgurata tra Grecia, Magna Grecia e Sicilia,
Bari e Roma, 2006, 111-112, fgg. 12-13.
[28]
Hom. Il. VI, 466-496.
[29]
Secondo la descrizione di Pausania, anche nella Lesche degli Cni-
di Polignoto di Taso aveva dipinto il piccolo Astianatte aggrappato
al seno della madre (Paus. X, 25, 9-10).
[30]
Linteresse per la sorte dellultimo discendente reale troiano te-
stimoniato da una lunga tradizione letteraria: per le fonti cfr. LIMC,
Astyanax, 929-30.
[31]
A. Bernab, Poetarum epicorum Graecorum testimonia et fragmenta I,
Stuttgart-Leipzig, 1996, fr. 21; Th. W Allen, Homeri Opera V, Oxford
1912, 108.
[32]
Ilias Parva (Schol. Lykophron 1268, in Allen, op. cit., 134-135); G.
Pompella, Quinti Smyrnaei, Posthomerica, Hildesheim-Zrich-New
York 2002, 13, vv. 251-255.
[33]
Hom., Il. XXIV, 734-745. Trad. di R. Calzecchi Onesti, Torino 1990.
[34]
Cfr. nota n. 31.
Uno dei frammenti pervenuti
[31]
, del quale uneco pu
cogliersi nei Posthomerica di Quinto Smirneo
[32]
, narra,
infatti, in maniera estesa quello che nellIliade era solo
accennato dalla profezia di Andromaca, che, in versi di
intenso pathos, presagiva: un acheo ti scaglier, solle-
vandoti, gi dalle mura orribile fne!
[33]
.
Dinnanzi alle navi achee, dove la sposa di Ettore, or-
mai schiava, sta per essere imbarcata, Neottolemo
strappa a forza dal petto della nutrice dai bei riccioli il
fglio di Ettore
[34]
e lo scaglia gi da una delle torri del-
la citt. Di questi versi, a prima vista, la nostra lekythos
potrebbe apparire quasi unesatta trascrizione in imma-
gine.
Tuttavia alcuni dati iconografci ostano a tale inter-
pretazione. Luomo che afferra per un braccio la donna
non qualifcato in alcun modo come oplita, n partico-
lare alcuno suggerisce lambientazione in un contesto
guerresco, inoltre, diversamente dalliconografa con-
sueta di Neottolemo, egli veste il chitonisco e la clami-
de, che nel movimento si apre sulle spalle a mo di vela,
ha il petaso sulle spalle, e, soprattutto, non in alcun
salienti dellIlioupersis, la cui rappresentazione toccher
i vertici pi alti con lhydria Vivenzio
[25]
. Una coppa a
fgure rosse attribuita a Brygos
[26]
(fg. 7) e conservata a
Parigi, offre unimmagine ancora differente di Astianat-
te, che, non pi fanciullo, ma gi giovinetto, tenta di
sottrarsi alla mischia della battaglia, mentre Androma-
ca ne protegge la fuga, impugnando una sorta di lungo
pestello. Un ulteriore schema iconografco attestato
da un cratere a volute da Spina
[27]
del primo decennio
del IV secolo a.C.; la sposa di Ettore siede sul basamen-
to di un altare, e regge in grembo Astianatte ancora in-
fante (fg. 8), il quale protende il corpo e le piccole mani
verso il nonno, che, seduto sullaltare, sta per essere tru-
cidato da Neottolemo. Se tralasciamo le numerose rap-
presentazioni di partenza del guerriero, nelle quali ri-
corre limmagine di un oplita che si congeda dalla sposa
e dal suo nato, per le quali certamente forte la sugge-
stione esercitata dai versi omerici
[28]
, senza che, tuttavia,
alcun indizio iconico supporti lidentifcazione epica
delle fgure, , probabilmente, quella di Spina lunica
raffgurazione vascolare sinora nota, a noi pervenuta,
in cui Astianatte nelle braccia della madre
[29]
. Se tor-
niamo alla nostra lekythos, potremmo supporre, dun-
que, di trovarci innanzi ad una rappresentazione non
convenzionale della morte del fglio di Ettore, nella quale
Neottolemo tenta di strappare il piccolo dalle braccia di
Andromaca, e potremmo, forse, trovare una conferma
alla nostra ipotesi nella tradizione letteraria
[30]
ed in
particolare in uno dei poemi del ciclo, ossia lIlias Parva.
Fig. 7 LIMC, Andromache, n. 46
Una madre in fuga su una lekythos siciliana
55
[35]
Le fonti letterarie appaiono concordi nel raccontare la morte del
piccolo Astianatte, scagliato gi dalle mura di Troia, uniche eccezio-
ni sarebbero Arctino e Stesicoro. Cfr. LIMC, Astyanax, 929-930. Ap-
prendiamo da Proclo che anche Arctino scrisse unIlioupersis, della
quale ci d solo una veloce notizia, riferendo Ulisse ha messo a
morte Astianatte e Neottolemo ha preso Andromaca come parte del
bottino, (cfr. nota n. 31). Anche Stesicoro scrisse unIlioupersis, a pro-
posito della quale uno scolio ci informa che aveva descritto la morte
di Astianatte in maniera inconsueta, non aggiungendo nullaltro
(frg. 202 Page PMG = schol. ad Eur. Andr. 10).
[36]
Le fonti principali sono: schol. Hom. Il. VIII, 86; Od. V, 334; schol.
Pind. hypothesis, Isthm.; schol. E. Med. 1284; schol. A. R., 2, 516; schol.
Tz. ad Lyc., 107, 229; Paus. I, 42, 6; 44, 7; II, 1, 3; IV, 34, 4; Pseudo-
Apollod. Bibl. I, 9, 1-2; 3, 4-3; Zen. Cent. IV, 38; Ov. Met. IV, 519-542;
Serv. ad Verg. Aen., V, 141; Hygin. fab., 1-5, 179, 184, 224, 239, 243;
Nonn. D., IX, 243-321; 10, 1-125.
[37]
Hom. Od. V, 333-336. Cf. G. Lambin, Lpisode dIn-Leucotha
(Odysse, chant V, vers 333-353), in BAssBud II, 2004, 97-110.
[38]
Hom. Od. V, 336-356. Cf. K. D. Rhyan, Odysseus in Inos Veil: Femi-
nine Headdress and the Hero in Odyssey 5, in TransactAmPhilAss CXX-
XI, 2001, 23-51.
[39]
Frr. 6.5 (1) S.-M.
[40]
La leggenda pi antica attribuiva lorigine dei giochi ad una con-
ricordata quale fglia di Cadmo
[37]
, dea marina, soccorri-
trice di Odisseo, cui porge il , che gli consen-
tir la salvezza dal naufragio e lapprodo nella terra dei
Feaci
[38]
. Il mito di Ino trova spazio anche nella poesia
celebrativa pindarica, nelle Istmiche
[39]
, in ossequio alla
tradizione secondo cui, in onore di Melicerte, sarebbero
stati istituiti i Giochi Istmici
[40]
, ma anche in odi destina-
modo armato; ci sembra, invece, che la presenza dello
scettro non sia casuale per la sua caratterizzazione, ma
che, piuttosto, miri a denotare lo statuto regale della f-
gura, orientandoci nellidentifcazione. Anche lattribu-
to della fgura femminile, ossia il tralcio, male si accor-
da al contesto bellico della narrazione epica e, piuttosto,
potrebbe rimandare, particolare questo sul quale ritor-
neremo, allambito del gamos, o, ancora, suggerire lim-
prevedibilit dellevento, che coglie la donna in un mo-
mento ludico della sua esistenza. Unultima circostanza
non pu essere sottovalutata, ossia il peso che la tradi-
zione letteraria anteriore di tre secoli rispetto al nostro
vaso avrebbe avuto su questunica rappresentazione,
nellambito di una tradizione iconica che pressoch
unanimemente aveva sperimentato vie proprie, distin-
te da quella dotta
[35]
, e, per circa due secoli, aveva acco-
stato in un unico segmento narrativo e cronologico la
morte di Astianatte a quella di Priamo.
Scartata leventualit che nella lekythos si sia voluto
alludere alla morte di Astianatte, vorremmo avanzare
qui lipotesi che il ceramografo abbia voluto rappresen-
tare uno dei momenti salienti delle tragiche vicende di
Ino, sposa del re Atamante e madre del piccolo Melicer-
te. La vicenda nota da diverse fonti
[36]
, che, sia pure
concordi per quanto riguarda il luttuoso epilogo, si dif-
ferenziano riguardo alle modalit dellevento. La pi
antica menzione di Ino la troviamo nellOdissea, dove
Fig. 8 LIMC, Aias II, 91
Giada Giudice - Elvia Giudice
56
zione funeraria, in onore di Melicerte. Paus. I, 44, 8; schol. Pind.
Isthm. Praef. a, c; Hyg. Fab. 273, 8. Nella frammentaria hypothesis delle
Istmiche di P. Oxy. 2451fr. I col. 1, 3 si legge p Lercwi, Lobel (157)
pensa ad una confusione col fratello. Cf. A. B. Drachmann, Scholia
Vetera in Pindari Carmina, Lipsia 1927, 192-194. Dellistituzione dei
giochi Pindaro trattava in una Istmica (fr. 5 S.-M.).
[41]
Ol. II, 28 s.; Pth. XI, 1 s.
[42]
M. Cannat Fera, Pindarus. Trenorum fragmenta, Roma 1990, fr. 1,
111, 117-122 = H. Maehler, Pindari Carmina cum fragmentis, Leipzig
1989, 115, fr. 4 = 128d.
[43]
Zenobios, Cent. 9, vv. IV, 38: ch 'Inoj.
[44]
Hor., A. P., v. 123, febilis Ino. Per Orazio il poeta deve rappresen-
tare i personaggi in modo conforme alla tradizione oppure deve cre-
are caratteri coerenti, Achille dovr essere iracondo e impietoso, Me-
dea feroce e indomabile, Ino lacrimosa, Issione perfdo, Io vagabon-
da, Oreste furioso. Ino, per Orazio , dunque, il prototipo delle pi
atroci sofferenze, ed rappresentata in lacrime (febilis, come spesso
in poesia, equivale a lacrimosa: vd. ThlL VI 1, 890, 49 ss.) Cfr. P. Fede-
li, Q. Orazio Flacco, Le Opere II, IV, Le Epistole, LArte Poetica, Roma
1997, p. 1512.
[45]
Ino-Leukotea e Melikertes-Palemone nella interpretatio romana fu-
rono assimilati alla Mater Matuta e a Portunus
[46]
TrGF 3, frr. 1-4a.
[47]
TrGF 4, frr. 1-10.
[48]
TrGF 4, frr. 721-723a.
[49]
TrGF 5
2
, frr. 819c-838.
[50]
TrGF 5
1
, frr. 398-423.
[51]
Sulla cronologia dei drammi euripidei, vd. T. B. L. Webster, The
Tragedies of Euripides, London 1967, 98 s.; M. Cropp, G. Fick, Resolu-
tions and Chronology in Euripides: the Fragmentary Tragedies, London
1985, 70, 81. La leggenda di Atamante ha ispirato non solo i tre gran-
di tragici: un Athamas di Astidamante attestato in occasione delle
Dionisie del 341 (TrGF, 1, 60, fr. 1, p. 200); un dramma satiresco inti-
tolato sempre ad Atamante fu messo in scena in occasione delle Dio-
nisie del 415. Amphis (PCG II, 213) e Antifane (II, 318) hanno ripreso
il tema in commedia. Achaios scrisse un Phrixos (TrGF 1, 20, fr. 38, p.
125); Luciano (de salt., 42, 67) menziona una pantomima dal titolo
Athamas. Il soggetto fu ripreso anche dai poeti tragici latini: Livio
Andronico fece rappresentare una tragedia intitolata ad Ino, Ennio
ed Accio un Athamas.
[52]
Pseudo-Apoll. I, 9, 1-2; III, 4-3; schol. Pind. hypoth. Isthm. a; schol.
Tz. ad Lyc. 229; Zen. Cent. IV, 38; Aesch. Athamas, fr. 1 R.; Paus. I, 44,
7 e IX, 34, 7; Nonn. D. X, 50-125. Cfr. A. Lesky, RE, s.v. Melikertes 515,
35 ss.
[53]
M. A. Pearson, The Fragments of Sophocles, Cambridge 1917, 1 s.; S.
Radt, Tragicorum Graecorum Fragmenta IV, Gttingen 1977, 99 ss.
[54]
Cfr Pearson, op. cit., 1-2. Risultano di grande importanza per la
ricostruzione della trama gli scoli VM ad Ar. Nub. 257 e gli scoli re-
cenziori, in parte riproposti da Apostol. II. 58 (Paroem. II, 529 s.), s.v.
m qej nqrwpon j 'Aqmaj. Nelle Nuvole di Aristofane, Strepsiade,
per combattere la dissipazione della moglie e del fglio, non trova
altro rimedio che ricorrere a Socrate al fne di realizzare il suo proget-
to utopistico liberarsi da debiti e creditori impadronendosi del
potere della parola. Varcata cos la soglia del pensatoio leroe comico,
per essere ammesso quale nuovo adepto, viene sottoposto ad una
te ai suoi concittadini o a committenti di stirpe tebana
[41]

ed in un threnos, poich, come stato osservato
[42]
, que-
sto mito si prestava egregiamente ad una funzione con-
solatoria: la sofferenza di Ino era stata grandissima, i
suoi ch divennero proverbiali
[43]
come le sue lacrime
[44]
,
ma alla fne era stata ripagata dalla sua apoteosi quale
divinit del mare
[45]
. Il katapontismj assunse, infatti,
valore iniziatico, in quanto leroina tebana era morta co-
me donna per rinascere quale dea. Il mito allude, dun-
que, ad un transito immediato, ad una divinizzazione
nel regno del mare, che comporta un cambio di nome
cio di identit che proprio di un rinascere nella
morte. , tuttavia, nella grande poesia tragica, che la vi-
cenda viene narrata nei suoi particolari pi dolorosi; la
leggenda di Melicerte ha ispirato, infatti, tutti e tre i
grandi tragici: Eschilo mise in scena un Athamas
[46]
, So-
focle consacr a questo soggetto tre drammi lAthamas
(a e b)
[47]
e un Phrixos
[48]
e anche Euripide, infne, auto-
re di tre tragedie, due intitolate Phrixos
[49]
(a e b) e una
Ino
[50]
, giunti tutti in stato frammentario, e di incerta da-
tazione
[51]
. La lettura dei versi superstiti del dramma
eschileo, nei quali ricorre per due volte la voce lbhj ha
fatto supporre che la versione messa in scena fosse quel-
la nota dallo pseudo-Apollodoro
[52]
, secondo cui Ata-
mante e Ino resi folli da Era uccidono entrambi i fgli;
luno, Learco scambiandolo per un cervo, laltra, Meli-
certe, gettandolo in un lebete colmo di acqua bollente.
Presa consapevolezza dellaccaduto, Ino si lancia in ma-
re insieme col corpo esanime del fglioletto. Nonostante
lo stato lacunoso dei frammenti dellAthamas a
[53]
di So-
focle puntuali ed articolate notizie scoliastiche fanno
ritenere che oggetto di questo dramma fosse la punizio-
ne messa in atto da Nefele contro Atamante, colpevole
di avere attentato alla vita di Frisso e Elle, in seguito ad
un inganno ordito da Ino. Il sacrifcio del re, voluto da
Nefele per vendicare la morte del fglio, la salvezza del
sovrano, dovuta allintervento provvidenziale di Eracle
il quale giungeva per annunciare la salvezza di Frisso,
avrebbero costituito il nucleo fondante del dramma
[54]
.
tesa tra il dio Poseidone ed Helios per il possesso di Corinto. Briareo
il gigante dalle cento braccia, avrebbe composto la contesa conceden-
do al primo, lIstmo, al secondo, lAcrocorinto. Per celebrare questo
accordo si sarebbero istituiti i Giochi Istmici (Paus. II, 1, 6). Ma la
tradizione pi comune faceva risalire i giochi ad una commemora-
Una madre in fuga su una lekythos siciliana
57
cerimonia, scandita da elementi parodici di derivazione iniziatico-
simbolica, che prevede quali oggetti indispensabili uno sgabello, una
ghirlanda e farina lustrale. E proprio la menzione della corona pro-
voca la preoccupata reazione di Strepsiade, che, alludendo alle vi-
cende di Atamante, esclama (vv. 256-257): p t stfanon; omoi/
Skratej, / sper me tn 'Aqmanq' pwj m qsete/. A ulteriore
chiarimento delle parole del protagonista comico gli scoli al passo ci
informano che il re, nella tragedia omonima di Sofocle, fgurava co-
ronato e condotto allaltare per essere sacrifcato, quale punizione
della tentata uccisione del fglio Frisso, ma che poi era liberato per
lintervento decisivo di Eracle. Su Ar. Nub., cfr. K.J. Dover, Aristopha-
nes Clouds, Oxford 1968, ad v. 257; A.H. Sommerstein, Aristophanes
Clouds, Warmister 1982, ad v. 257; G. Guidorizzi-D. Del Corno, Aristo-
fane, Le Nuvole, Milano 2002
2
, ad v. 257.
[55]
Cf. Pseudo-Apoll. III, 4, 3; Ferecide FGrHist, 3 F 90 b-c; schol. Pind.
hypoth. Isthm., a, d; schol. Hom. Od. V, 339; schol. Tz. ad Lyc. 229;
Paus. I, 44, 7; schol. Eur. Med., 1284; Ov. Met. IV, 464-511; Fast., VI,
489; Eustath. ad Hom. Od. V, 339; Zenob. Cent. IV, 38; Lact. Comm. ad
Theb. VII, 421. Vd. inoltre Pearson op. cit. (n. 20) 2.
[56]
ML I, 1884-86, 669-675, s.v. Athamas.
[57]
RE II, 2, 1929-1933, s.v. Athamas.
[58]
Pearson, op. cit., 1 ss.
[59]
Quanto alla trama del Phrixos di Sofocle essa forse da rintracciare
in Hyg. Astron. II, 20: in esso la matrigna Ino si innamorava di Frisso ed
essendo stata respinta lo accusava ad Atamante di aver tentato di farle
violenza. Lamore incestuoso di Ino per Frisso menzionato anche da
Ferecide (FGr Hist., 3 F 98) e Pind. Pyth. IV, 161 e schol. relativo.
[60]
Cfr. soprattutto i frr. 2 e 9 Pearson, che alla luce della lettura di
Ov. Met. IV, 420ss si riferirebbero alla morte di Learco, cacciato co-
me un cervo da suo padre, e il fr. 5 dove ci sarebbe unallusione a
Dioniso.
[61]
H. Fuhrmann, Athamas, Nachklang einer verlorenen Tragdie des So-
phokles auf dem Bruchstck eines Homerischen Bechers in JDAI 65-6,
1950-1, pp. 103-134
[62]
Pseudo-Apollodoro, Bibl. 3, 4, 3.
[63]
F. Jouan, H. Van Looy, Euripide, VIII, 2, Paris 2000, 1185 s.; R. Kan-
nicht, Tragicorum Graecorum Fragmenta, vol. 5, Gttingen 2004, 442 ss.
[64]
Hyg. Fab. 4.
[65]
Euripide nella Medea (v. 1282 ss.) attribuiva allira di Hera la follia
omicida di Ino, assassina di entrambi i fgli, vd.: D. L. Page, Euripides.
Medea, Oxford 1967, ad. v. 1284, D. J. Mastronarde, Euripides. Medea,
Cambridge 2002, ad vv. 1282 e 1284. Cf. anche R. M. Newton, Ino in
Euripides Medea, AJPh CVI, 1985, 496-502.
[66]
LIMC, Ino, 659-660, nn. 20-26.
[67]
Berlino, Staatliche Museum F780; F914; 148A; 14; sul primo pinax
Melicerte reca in una mano, un tridente nellaltra, un oggetto non
chiaramente identifcabile, forse una conchiglia. LIMC, Melikertes,
440, nn. 15-18. C. O. Pache, Baby and Child Heroes in Ancient Greece,
Urbana and Chicago 2004, 160, fgg. 38-39.
[68]
Berlino, Staatliche Museum F779; LIMC, Melikertes, 440, n. 20. Ap-
pare incerta lidentifcazione di Melicerte su unhydria del Pittore
marino
[67]
o ad un delfno
[68]
. Non esiste, invece, una tra-
dizione fgurativa attica relativa a queste tragiche vi-
NellAthamas b, invece, il sovrano, reo di avere accet-
tato di allevare insieme con la sposa Ino, il piccolo Dio-
niso, affdato loro da Hermes per volere di Zeus al fne
di sottrarlo alla vendetta della moglie adirata per il tra-
dimento con Semele, appariva come la vittima innocen-
te dellira di Hera
[55]
. Reso folle per volont della dea,
secondo le ipotesi ricostruttive di Seeliger
[56]
, di Escher
[57]

e, soprattutto, di Pearson
[58]
, dopo aver ucciso Learco,
credendolo un leone, Atamante si lanciava allinsegui-
mento della moglie e del piccolo Melicerte, mentre Ino,
sconvolta dal dolore e dalla paura o folle anchessa, pre-
so fra le braccia il fglio si gettava nelle profondit del
mare dallalto di una rupe
[59]
. Le brillanti intuizioni del
flologo inglese, fondate sulla lettura di scarni fram-
menti
[60]
, hanno trovato non secondaria conferma sul
versante archeologico, nella pubblicazione di uno sk-
foj homericus
[61]
frammentario del 170-130 a.C., sul
quale la lettura delle immagini e soprattutto quella del-
le iscrizioni relative a Dioniso, Hera, Atamante e Sofocle
rimandano a un dramma sofocleo, in cui Ino ed Ata-
mante, che si prendono cura di Dioniso, sono persegui-
tati dallira di Hera
[62]
. Differente sarebbe stata la tradi-
zione seguita nellIno di Euripide
[63]
, della quale riman-
gono 79 versi, e alla cui hypothesis si sarebbe riferito Igi-
no
[64]
, come afferma esplicitamente il mitografo stesso.
La trama portata in scena si incentrava sul tentativo da
parte di Temisto, terza sposa di Atamante, di uccidere i
fgli di Ino; sul suo suicidio nel momento della consape-
volezza di avere causato la morte dei suoi stessi nati,
fno alla follia di Atamante, che trucidava Learco duran-
te una battuta di caccia, mentre Ino
[65]
si precipitava in
mare insieme col fglio minore Melicerte e veniva meta-
morfzzata in divinit marina, forse per lintervento di
Dioniso, che, secondo talune ipotesi ricostruttive, appa-
riva quale deus ex machina in chiusura di tragedia, an-
nunciando lapoteosi della sua nutrice e del fglioletto.
Se passiamo alla sfera delle immagini, i tragici avve-
nimenti che legano Atamante alla sposa Ino e al fglio-
letto Melicerte mancano di una articolata elaborazione
formale della tradizione fgurativa
[66]
. Le pi antiche
rappresentazioni di Melicerte in groppa al delfno, rela-
tive alla eroizzazione del fanciullo, sono su alcuni pina-
kes provenienti dal santuario corinzio di Poseidone a
Penteskouphia e si datano intorno alla met del VI sec.
a.C.; il giovane siede di proflo in groppa ad un mostro
Giada Giudice - Elvia Giudice
58
cende anteriore al secondo quarto del V secolo a.C. So-
no noti, fnora, solo tre vasi che riportano momenti di-
versi della saga, dalla consegna del piccolo Dioniso da
parte di Hermes ad Ino ad Atamante, su unhydria di
Hermonax
[69]
, che Oakley
[70]
ha supposto possa mettersi
in relazione con lAthamas a
[71]
, al ruolo di matrigna
malvagia di Ino che, munita di spada, cerca di avven-
tarsi su Elle e Frisso alla presenza di Nefele, in una sce-
na, peraltro molto articolata, su una pisside del Cerami-
co di Atene
[72]
databile anchessa intorno al 460 a.C.
dalliconografa inconsueta, per la quale la Kunze Gtte
ha supposto uninfuenza del tragico, o che, ancora, in-
segue, brandendo unascia, Frisso, su unanfora del
440-430 a. C.
[73]
nella quale il particolare dellarma uti-
lizzata rimanda ancora una volta allambito tragico e a
Medea in particolare. A queste immagini si aggiungono
quelle relative alla follia di Atamante
[74]
di ambito ma-
gnogreco, apulo in particolare, ad esempio, su un crate-
re frammentario del pittore di Dario
[75]
, nel quale il re, la
cui identifcazione resa certa dalliscrizione, ha il viso
stravolto da un intenso emozionale pathos, che potrem-
mo defnire teatrale, e, molto probabilmente, altre, su
un cratere di produzione falisca, sul quale un uomo
barbato solleva allaltezza delle spalle un fanciullo, ve-
rosimilmente Learco
[76]
. Se passiamo alla sfera delle im-
magini relative alla fuga di Ino, e al suo tentativo dispe-
rato di salvare il fglioletto, i documenti a nostra dispo-
sizione appaiono alquanto esigui. A questambito tema-
tico potrebbero appartenere una lucerna del III sec.
d.C.
[77]
, sulla quale Messerschmidt
[78]
ha riconosciuto
Atamante che, armato di spada, ha gi afferrato Learco,
mentre dinnanzi a lui Ino fugge, abbracciando Melicer-
te
[79]
ed, infne, un quadro descritto nelle Imagines di
Callistrato, nel quale il sovrano, nudo, coperto di san-
gue, lo sguardo stravolto dalla follia, brandisce un pu-
gnale, mentre Ino, in stato di terrore, corre col fglioletto
al petto verso il promontorio di Sciro
[80]
. Il modulo ico-
nico Ino con Melicerte ritorna sulla monetazione corin-
zia di et imperiale, caratterizzata dalla fgura delleroi-
na che fugge verso sinistra, reggendo il bimbo fra le
braccia secondo un triplice schema compositivo; il pri-
mo, per noi anche il pi signifcativo, qualifcato da un
intenso senso del movimento
[81]
, vede la regina correre
bito di una rappresentazione del giudizio di Paride, sono presenti
due giovani, luno con un cerchio, laltro, forse Melicerte, in groppa
al delfno. Pache op. cit. (n. 30) 161, fgg. 40-41. Il fanciullo stato di
recente riconosciuto su un cratere del Pittore della Scacchiera, sul
quale da un lato, Teseo contro il brigante Sini, dallaltro, un giovane
che attraversa il mare trasportato da un delfno cf. S. Barresi, Teseo,
Sini, Melicerte ed il Pittore della Scacchiera, in Ostraka XI, 2, 2002, 55-79;
A. D. Trendall, New Vases by the Chequer Painter, in H. Froning, T.
Hlscher, H. Mielsch (edd.), Kotinos: Festschrift fr Erika Simon, Mainz
am Rheim 1992, 301-305, sia pure dubitativamente, aveva interpreta-
to il giovane come lo stesso eroe ateniese, impegnato a recuperare
lanello doro di Minosse negli abissi marini.
[69]
Hydria a f. r. (460 a.C.), Atene, coll. A. Kyrou, LIMC, Ino, 659, n. 10.
Il soggetto si ripete su uno stamnos etrusco del IV sec. a.C. (LIMC,
Ino, 659, n. 12) e su una ciotola decorata a rilievo del II sec. a. C.
(LIMC, Ino, 659, n. 11).
[70]
J. H. Oakley, Athamas Ino, Hermes, and Infant Dionysos: a Hydria by
Hermonax, in AntK XXV, 1982, 44-47.
[71]
Nellassociare la scena raffgurata sullhydria con lAtamante a John
Oakley segue la ricostruzione della trama del dramma sofocleo pro-
posta da Dana Ferrin Sutton (A Handlist of Satyr Plays, HarvStClPhil
LXXVIII, 1974, 107-143), secondo il quale il soggetto del primo Ata-
mante sarebbe stata la distruzione della famiglia del re a causa dellira
di Hera, adirata perch egli aveva accettato, insieme con la sposa Ino
di allevare il piccolo Dioniso. Tema del secondo Atamante, invece,
sarebbe stato il tentativo da parte di Semele di sacrifcare Atamante
e lintervento risolutore di Eracle.
[72]
Atene, Ceramico inv. 1059, E. Kunze-Gtte, Zwei attisch rotfgurige
Pyxiden aus Grbern des Kerameikos, in AM CVIII, 1993, 79-99. Sulla
pisside una seconda donna si allontana velocemente stringendo un
bimbo in braccio, caratterizzato dal probaskanion, secondo lo schema
fgurativo gi osservato sul nostro vaso.
[73]
Anfora nolana a f. r. da Nola (450-425 a.C.), Napoli, Mus. Naz. 270,
ARV
2
1161, 1, LIMC, Ino, 659, n. 13.
[74]
Riguardo alle rappresentazioni della follia di Atamante, Plinio ri-
corda, inoltre, una statua in rame e ferro, opera di dellartista Arist-
nida che raffgurava il pentimento del re dopo il furore, che lo aveva
portato ad uccidere il fglio Learco, cfr. A. Corso, R. Mugellesi, G.
Rossi, Gaio Plinio Secondo, Storia Naturale V, Minerologia e storia dellar-
te. Libri 33-37, Torino 1988, libro 34, 140
[75]
J. Chamay, A. Cambitoglou, La Folie dAthamas par le peintre de Da-
rius, in AntK XXIII, 1980, 35- 43; LIMC, Athamas, 951, n. 5; LIMC, Ino,
659, n. 15.
[76]
Roma, Mus. di Villa Giulia inv. 8360; LIMC, Athamas, 951, n. 9.
[77]
Roma, Mus. Naz. Rom. inv. 62164; LIMC, Athamas, 952, n. 11. An-
che in questo caso evidente lispirazione teatrale della raffgurazio-
ne: entrambe le fgure, infatti, hanno il volto coperto da maschere e
calzano coturni.
[78]
F. Messerschmidt, Tragdienszenen auf rmischen Lampen, in RM
XLIV, 1929, 40-42.
[79]
T. L. B. Webster, Monuments Illustrating Tragedy and Satyr Play,
London 1967, IL 7, 94, 159
[80]
Callistratus, Stat. 14, A. Fairbanks, Philostratus Imagines, Callistra-
tus Descriptions, London 1931, 421-423.
[81]
Pache, op. cit, 164. di Cadmo (ARV
2
1187, 32, LIMC, Melikertes, 440, n. 27), in cui, nellam-
Una madre in fuga su una lekythos siciliana
59
di strappare dal seno della madre il piccolo Learco, (de-
que sinu matris ridentem et parva [] bracchia tendentem
[87]
).
Rimane incerto il valore semantico del tralcio che Ino
reca; lo stilema del fore, enfatizzato dalla sua centrali-
t, potrebbe essere allusivo dello statuto del gamos
[88]

che lega inseguitore e vittima, in conformit ad una tra-
dizione che ha i suoi precedenti gi in Il. 14, 346 ss., in
cui la ierogamia di Zeus ed Hera si consuma in un tri-
pudio di fori, e nellInno a Demetra, dove il ratto di Per-
sefone da parte di Hades ha luogo nello scenario di un
prato forito
[89]
. Dunque n la gestualit del bambino n
lattributo della donna appaiono casuali, ma frutto di
una scelta motivata dallesigenza di sottolineare lo
stretto legame di parentela fra i personaggi raffgurati.
Se guardiamo allo schema compositivo nel suo com-
verso sinistra col bambino fra le braccia
[82]
(fgg. 9-10), il
secondo aggiunge il particolare di un delfno (fg. 11),
forse quello che porter in salvo Melicerte
[83]
, o un ippo-
campo
[84]
nel terzo una Nereide o un Tritone
[85]
(fg. 12)
accolgono nelle profondit del mare, protendendo le
braccia, la regina col fglio. Occorre a questo punto tor-
nare alla lekythos di Caltagirone per verifcare se gli ele-
menti che formano la sintassi dellimmagine possano
sostenere la nostra lettura della scena. Lanalisi di alcu-
ni particolari della raffgurazione fornisce elementi, a
nostro avviso, signifcanti; innanzi tutto lo scettro gi-
gliato che luomo regge con la mano destra sembra qua-
lifcarlo come di statuto regale; il gesto di afferrare la
donna per un braccio, lungi da ogni intento erotizzante,
si confgura piuttosto come un atto violento teso ad im-
pedire la fuga della fgura femminile, al cui rapido mo-
vimento fa stridente contrasto latteggiamento del bim-
bo (fg. 13), che tende la piccola mano verso linseguito-
re, un gesto scelto consapevolmente dal pittore a sotto-
lineare lintima familiarit fra i due. Limmagine non
pu non richiamare alla mente la narrazione ovidiana
[86]

del mito, che, nellambito di una poetica che ha quale
orientamento il patetico, ci mostra Atamante nellatto
[82]
Ricordiamo in particolare tre monete, la prima dellet di Domi-
ziano: LIMC, Melikertes, n. 5 = LIMC, Ino, n. 18; la seconda di epoca
adrianea: LIMC, Melikertes, n. 6 = Pache, op. cit., 165, fg. 45; lultima
dellepoca di Marco Aurelio: LIMC, Melikertes, n. 11.
[83]
Pache op. cit., 165, n. 46= Auktion 105, Mnzen von Korinth, 123, n.
857
[84]
Auktion 105, Mnzen von Korinth, 123, n. 856
[85]
Pache op. cit., 165, n. 47
[86]
Ov. Met. IV, vv. 416-565.
[87]
Ibidem vv. 516 ss.
[88]
G. Koch-Harnack, Erotische Symbole, Berlin 1989.
[89]
R. F. Sutton, The Interaction between Men and Woman Portrayed on
Attic Red-Figure Pottery, Ann Arbor-London 1982, 305.
Fig. 9 da LIMC, Ino, n.
18
Fig. 10 da Auktion 105.
Mnzen von Korinth, n.
591
Fig. 11 da Auktion 105.
Mnzen von Korinth, n.
857
Fig. 12 da LIMC, Ino, n.
16
Fig. 13 Caltagirone, Museo della Ceramica, coll. Russo-Perez inv. n. 7
Giada Giudice - Elvia Giudice
60
de le braccine verso linseguitore. La presenza del bim-
bo in una scena di ratto, agli occhi di un Ateniese del V
secolo, doveva costituire un forte indizio riguardo al si-
gnifcato dellimmagine e al suo referente mitico, essa
trasformava una raffgurazione dal valore prototipico,
in una specifca. Non si pu, quindi, non concordare
con Mark Stansbury-ODonnell che while the basic
formula of the pursuit is similar across a range of stori-
es, there are a number of variables within it [] that
have the potential to modify and transform the narrati-
ve direction of the pursuit
[94]
.
Rimane, tuttavia, da chiarire un dato fondamentale:
da chiedersi come mai il pittore di Sabouroff abbia
scelto di rappresentare questo specifco segmento nar-
rativo del mito, ossia la follia di Atamante e la fuga di-
sperata di Ino, fra i tanti di cui si sostanziava questa
complessa saga, e infne, e non da ultimo, ci si deve in-
terrogare sulle ragioni che hanno spinto il pittore vasco-
lare a non qualifcare limmagine con quei simboli ma-
rini, quali un delfno o un ktoj che ne avrebbero facili-
tato, almeno ai nostri occhi, lesegesi. Se in parte la scel-
ta tematica pu essere messa in relazione con lorigina-
lit creativa e la volont sperimentatrice della pi antica
fase pittorica del pittore di Sabouroff, siamo dellavvi-
so, tuttavia, che non si possa escludere, come abbiamo
accennato, che una forte suggestione della coeva pro-
duzione tragica si sia esercitata sulle nostre immagini.
Crediamo, inoltre, che proprio il richiamo alla realt
scenica potrebbe aver ulteriormente facilitato ai fruitori
la lettura della lekythos, grazie alla forte consuetudine
con quello che costituiva un fenomeno culturale ampia-
mente condiviso dai cittadini della polis ateniese.
Lipotesi che alla genesi della nostra immagine non
sia estraneo un trattamento drammatico delle vicende
mitiche relative trova, peraltro, non secondaria confer-
ma nella scelta del ceramografo unico, fnora, in que-
sto scorcio di tempo di raffgurare un segmento del
plesso, la costruzione dellimmagine rientra allinterno
di un paradigma di ampia tradizione, oggetto di nume-
rose elaborazioni formali anche da parte del pittore di
Sabouroff, ossia quello relativo alle scene di ratto. Il ce-
ramografo replica su numerosi vasi questa struttura
narrativa senza che linserzione di alcun dettaglio per-
metta di individuare il modello mitico di riferimento:
una fgura femminile, alla presenza o meno di una se-
conda che muove velocemente in direzione opposta,
fugge inseguita da un giovane
[90]
e solo in alcuni casi
ladozione di particolari specifci suggerisce uno svolgi-
mento alternativo dellazione come su una kylix del Va-
ticano
[91]
, sulla quale il ceramografo, volendo narrare il
rapimento di Teti da parte di Peleo, adegua limmagine
agli schemata in uso per questo mito, ossia leroe non
solo insegue la dea, ma la afferra strettamente cingen-
done con entrambe le braccia la vita, ed inoltre caratte-
rizza lo statuto alto della fanciulla, rappresentandola
coronata al pari delle altre Nereidi, o ancora su unanfo-
ra nolana
[92]
in cui lartista caratterizza linseguitore co-
me guerriero, con la corazza al di sopra del chitonisco,
e questa variante ha fatto supporre si possa trattare di
Menelao che insegue Elena.
Se ritorniamo ora al mito di Ino, come abbiamo gi
avuto modo osservare, non sembra esistere, in base ai
dati fno ad ora disponibili, in Attica una tradizione f-
gurativa sino agli inizi del secondo quarto del V secolo,
n a partire da questo scorcio di tempo essa mostra ca-
ratteri di omogeneit e di univocit, anzi il momento
fortemente drammatico della fuga della regina nel ten-
tativo di salvare il fglio, con un notevole gap cronologi-
co, raffgurato con certezza solo a partire dalla mone-
tazione corinzia di et domizianea
[93]
. Il Pittore di Sa-
bouroff, dunque, nel momento in cui il mito della stirpe
regale di Atamante, sulla scorta dei tre grandi tragici,
conosceva in Attica una qualche fortuna, alla ricerca di
formule visuali che ne rendessero la narrazione in im-
magine, pu avere trovato agevole servirsi delle con-
venzioni della formula di inseguimento, che ben si pre-
stava alla dinamica della vicenda, ma si anche preoc-
cupato di inserire elementi, che, modifcando in manie-
ra del tutto nuova uno schema ampiamente codifcato,
orientassero lo spettatore nella lettura dellimmagine:
lo scettro, forse anche il viticcio, ma soprattutto in posi-
zione di assoluta centralit la fgura del bimbo che ten-
[90]
Kavvadias 2000, op. cit.
[91]
Citt del Vaticano, Mus. Greg. Etr. 12.116, ARV
2
837, 4.
[92]
Londra, Brit. Mus. E 333, ARV
2
842, 116, LIMC, Hlne, 542, n. 254.
[93]
Cfr. nota n. 82.
[94]
M. Stansbury-ODonnell, Structural Analysis as an Approach to De-
fning the Comic, in S. Schmidt, J. H. Oakley (ed.), Hermeneutik der
Bilder. Beitrge zur Ikonographie und Interpretation griechischer Vasen-
malerei, Mnchen 2009, 33-41.
Una madre in fuga su una lekythos siciliana
61
di Ino, da quella articolatamente descritta da Callistrato
con la regina che sfugge ad Atamante ed accolta nelle
profondit marine da Amftrite, da Oceano e da un cor-
teggio di delfni, ad alcune delle emissioni monetali co-
rinzie di et imperiale, che, in un linguaggio estrema-
mente condensato, ne raccontano il salto e nel contem-
po alludono alla sua trasformazione
[98]
. La salvezza di
Melicerte, il suo eroico destino, listituzione dei Giochi
Istmici, gi oggetto di esaltazione nella poesia dellpai-
noj soprattutto, sono volutamente lasciati fuori perch
il ceramografo, sulla scorta del tragico, sceglie sul no-
stro vaso di rappresentare la follia inconsapevole di
Atamante e gli ch, divenuti proverbiali, della febilis
Ino. [Elvia Giudice]
Quale, il signifcato di un vaso dalliconografa cos
insolita in Sicilia, a Gela, durante il secondo venticin-
quennio del V sec. a. C.? Ci sembra opportuno, per va-
lutare correttamente il fenomeno, volgere lo sguardo al
commercio di ceramica attica in Occidente tra il 475 ed
il 450 a.C., quando lexport di vasellame attico si indiriz-
mito altamente doloroso, che vede allopera la follia
omicida di Atamante e il suo tentativo di uccidere il pic-
colo Melicerte, escludendo nello stesso tempo ogni ac-
cenno al momento salvifco, in cui madre e bimbo ven-
gono metamorfzzati e divinizzati dopo il salto in mare:
unottica, questa, che appare fortemente consonante
con lethos tragico. Se ci si interroga, infne, sullo specif-
co referente drammatico della lekythos nostra convin-
zione che esso possa essere riconosciuto nellAthamas b
di Sofocle
[95]
. Escludono le altre tragedie dei tre grandi
tragici sul tema, analisi dei contenuti e dati formali
[96]
. E
proprio lorientamento etico del grande tragico di Colo-
no, il quale am rappresentare linstabilit della condi-
zione umana, attribuendo massimo potere agli dei la
cui volont imperscrutabile circoscrive in limiti angusti
lo spazio umano, defnendolo come spazio della fragili-
t e del dolore sembra non essere estraneo alla nostra
narrazione per immagini. NellAthamas b, dunque, co-
me abbiamo gi accennato, leroe tragico che non si era
reso colpevole di alcun crimine
[97]
, reso folle per effetto
dellira vendicatrice di Hera verso i protettori di Dioni-
so, uccideva il piccolo Learco, scambiandolo per una
fera, mentre la sua sposa, Ino, sconvolta dal dolore, si
gettava in mare con Melicerte. Ogni speranza di salvez-
za era volutamente rifutata, in conformit ad una for-
ma letteraria, quella tragica, che si sostanziava di lutto e
di sofferenza. Lapoteosi di Ino, leroico destino di Meli-
certe, la fondazione dei Giochi Istmici, gi oggetto della
poesia celebrativa, al cui spirito apologetico si addice-
vano perfettamente, nel dramma sofocleo erano negati
perch, in sostanza, c di base uno scarto sostanziale
tra tragedia e prospettiva soterica.
Il ceramografo, sulla scorta di un genere letterario,
quello tragico, la cui visione generale di disarmonia e
di turbamento, scelse, dunque, di rappresentare in im-
magine uno dei primi segmenti narrativi della vicenda
la follia del re e la fuga senza salvezza di Ino e Meli-
certe quello impregnato di un pi alto pathos, esclu-
dendo, consapevolmente, dalla semantica dellimmagi-
ne ogni segno iconico, che avrebbe spostato il focus
dellazione sullaspetto salvifco, modifcandone total-
mente la Stimmung. Mancano, infatti, come abbiamo
accennato, tutti quei simboli prolettici dellapoteosi di-
vina quali delfni, Nereidi, Tritoni che pure sono pre-
senti nelle rare e pi tarde rappresentazioni della fuga
[95]
La cronologia della lekythos compatibile con la messa in scena
della tragedia sofoclea. Sappiamo da Plutarco (Plut., Cim 8, 7) e dal
Marmor Parium (Marmor Par. A 56 e IG
2
2325, FGrHist 239) che Sofocle
esord ad Atene rcontoj 'Aqnhsi 'Ayhfwnoj fra il 469 e il 468 a.C.
A parere di Oakley (op. cit. 46) lhydria della collezione Kyrou, con la
consegna del piccolo Dioniso ad Atamante, datata al 460 a.C. costitu-
irebbe il primo rifesso in ambito pittorico dellAthamas e indurrebbe
a collocare la tragedia in una fascia cronologica alta della produzione
sofoclea, quella per noi totalmente perduta.
[96]
Per la datazione della Ino di Euripide un terminus ante quem co-
stituito dagli Acarnesi di Aristofane: quando Dicepoli arriva da Euri-
pide per avere in prestito degli stracci (akmata, il tragediografo
chiede al suo schiavo di dargli quelli di Telefo che sono sopra quelli
di Tieste con quelli di Ino ( pa, dj at Thlfou akmata /
ketai d/nwqen tn Questewn akn / metax tn 'Inoj), vv. 434 ss.
Questa data confermata dai dati metrici (percentuali delle soluzio-
ni nel trimetro giambico), cf. M. Cropp, G. Fick, Resolutions and Chro-
nology in Euripides: the Fragmentary Tragedies, London 1985, 70 e 81, i
quali ampliano i margini gi fssati da Webster op. cit. (n. 18) 3 ss. al
455-425 invece del 455-428 a.C. Una cronologia che esclude ogni pos-
sibile infuenza sulliconografa del nostro vaso.
[97]
Edipo nellEdipo a Colono (vv. 266-268) dichiara di avere subito
(pscw) parricidio e incesto e non di averli compiuti (drw) e anche
se colpevole, non responsabile avendoli compiuti ignaro.
delluomo non lagire (drn), ma il subire (pscein).
[98]
Mi riferisco alle monete gi citate, in cui alla fgura di Ino con il
piccolo Melicerte si aggiunge un delfno o un ippocampo, o un Trito-
ne o una Nereide con le braccia protese.
Giada Giudice - Elvia Giudice
62
si come di elevato livello culturale. Un indizio certa-
mente emblematico la prolungata e ricorrente presen-
za di uno dei grandi tragici, Eschilo, in Sicilia, a Siracusa
e a Gela. Per insistenza personale di Hieron a Siracusa il
drammaturgo fece rappresentare i Persiani
[103]
per la se-
conda volta
[104]
, probabilmente intorno al 470 a.C. con
uno scarto cronologico di soli due anni rispetto alla
messa in scena ateniese e, in coincidenza con la fonda-
zione da parte del tiranno di Aitne
[105]
, le Etne(e). Si trat-
t certamente di due eventi culturali di grande risonan-
za politico-ideologica, che consentivano a Hieron, luno,
za soprattutto nellEtruria padana e tirrenica, ma mer-
cati di rilievo sono anche la Campania e la Sicilia, dove
copiose quantit di vasellame sono smerciate nelle ric-
che colonie della costa meridionale, in particolare a Ca-
marina, Gela, Agrigento, e Selinunte. La tipologia va-
scolare che incontra maggiore fortuna in Sicilia nel se-
condo quarto del V sec. a.C. proprio quella della leky-
thos, di cui numerosi esemplari sono stati rinvenuti
nelle necropoli siceliote: sono circa 250 quelle note al
Beazley, cui si possono aggiungerne altre, recentemente
edite, provenienti dalle necropoli di Gela, Manicalunga
di Selinunte, Passo Marinaro di Camarina; circa ottanta,
invece, sono i crateri a colonnette noti, mentre esigue
testimonianze ci sono pervenute di neck-amphorae e di
pelikai. Un trend commerciale questo, che trova, peral-
tro, conferma nel quadro distributivo
[99]
della produzio-
ne del Pittore di Sabouroff, cui sono attribuite numero-
se kylikes tutte destinate ai mercati etrusco-tirrenico e
padano, mentre le anfore e le pelikai hanno grande for-
tuna nei siti della Campania anellenica a Nola, a Capua
ed a Suessula, pur essendo documentate anche a Gela.
Ma quello che appare estremamente rilevante e signif-
cativo per la nostra discussione che un circuito com-
merciale esclusivamente siceliota interessa le lekythoi a
fgure rosse ed a fondo bianco attribuite al ceramogra-
fo, attestate oltre che in Attica, a Camarina
[100]
, a Gela
[101]

e a Selinunte
[102]
: quattro sono quelle attribuite da J.D.
Beazley, nove sono quelle che mi stato possibile ascri-
vergli: tre da Gela, due da Camarina, e quattro da Seli-
nunte. La presenza della lekythos in esame a Gela sareb-
be, quindi, da inquadrare in un generalizzato orienta-
mento commerciale, che vede le citt della costa meri-
dionale della Sicilia quali mercati privilegiati di questa
tipologia vascolare.
Se la totale mancanza di dati relativi al contesto di
rinvenimento non ci permette di nutrire certezze circa
uneventuale, consapevole scelta del soggetto, oltre che
della forma, non meno complesso dal punto di vista
metodologico appare, in linea generale, ricostruire la
diffusione della cultura teatrale nelle varie aree del
mondo greco, o stabilire in che misura la sensibilit vi-
siva delle comunit elleniche fosse infuenzata dalla
fruizione diretta degli spettacoli. Tuttavia, lambiente
siceliota e quello geloo in particolare sembrano offrire il
quadro di una comunit che sempre pi va delineando-
[99]
Le coppe attribuite al pittore di Sabouroff sono note nellEtruria
tirrenica a Tarquinia (ARV
2
837, 2), a Vulci (ARV
2
837, 1; 837, 9; 838,
16; 839, 32; 839, 43; 840, 55; Para 422), a Cerveteri (ARV
2
837, 3; 838, 12;
838, 19), in area falisca a Falerii (ARV
2
839, 33), nellEtruria interna,
ad Orvieto (ARV
2
838, 20; 839, 37; 839, 44; 840, 54; 840, 61; 1707), a
Chiusi (ARV
2
838, 30; 838, 31), in area adriatica, a Spina (ARV
2
839, 41;
840, 56; 840, 59) ad Adria (ARV
2
840, 63) ed in Spagna, ad Ampurias
(ARV
2
837, 5; 838, 11; 839, 34; 839, 48; 839, 49; 840, 62); le neck amphorae
si distribuiscono a Capua (with ridged handles: ARV
2
842, 120), a
Nola (with ridged handles: ARV
2
842, 124; 842, 127; 842, 128; 842,
129; 842, 134; Para 424, 135 bis), a Ruvo (with ridged handles: ARV
2

842, 125), ed a Gela (with triples handles: ARV
2
841, 113); le pelikai
si concentrano a Nola (ARV
2
843, 134; Para 424, 135 bis), a Suessula
(ARV
2
843, 138), e a Gela (ARV
2
843, 132; 854); le oinochoai sono a
Nola (ARV
2
853, 5; 853, 6). Le lekythoi standard, sia a fgure rosse che
a fondo bianco, sono note, oltre che in Grecia, in Sicilia (ARV
2
844,
145), a Gela (ARV
2
844, 146; 844, 149; 845, 164; 849, 239). Una lekythos
aryballica nota a Paestum (ARV
2
852, 3).
[100]
G. Giudice (ed.), Attikon Keramon. Veder greco a Camarina. Dal prin-
cipe di Biscari ai giorni nostri, Catania 2010, 116, I91-I92.
[101]
TA ATTIKA 2003, op. cit., 481-482, pI31-I33.
[102]
Giudice-Tusa-Tusa 1992, op. cit., 172-73, E60-63.
[103]
Spoudsantoj `Irwnoj come ci informa Eratostene nel terzo libro
dellopera Sulle Commedie (Cf. schol. Venet. in Ar. Ra. 1028). Cf. Vita
8-10, 18. Sui viaggi di Eschilo a Siracusa cf. C. J. Herington, Aeschylus
in Sicily, in JHS LXXXVII, 1967, 74-85.
[104]
Vita 8-10, 18. Al 18 usato il terminus technicus nadidxai re-
plicare. La notizia confermata da Eratostene di Cirene nellopera
Sulle Commedie, terzo libro (Cf. schol. Venet. in Ar. Ra. 1028). Poco
verosimile giudicata la tesi di chi ritiene che i Persiani siano stati
rappresentati per la prima volta a Siracusa e quindi in data anteriore
al 472: su questo e in genere sui viaggi di Eschilo in Sicilia cf. Hering-
ton op. cit. (n. 60).
[105]
La fondazione di Aitne fssata al 476/475 a.C. (Diod. XI, 49, 1-2),
ma ha osservato A. Lesky, Die tragische Dichtung der Hellenen, Gttin-
gen 1972, 68 che appare pi verosimile una datazione dopo il 471,
anno in cui si conclusero le battaglie contro gli Etruschi e contro Tra-
sideo e, ancora, solo nel 470 a.C. Hieron nomin il fglio Dinomene
signore di Aitne.
Una madre in fuga su una lekythos siciliana
63
rono di sacrifci la sua tomba, presso la quale, inoltre,
recitavano drammi
[109]
, confermando lamore e soprat-
tutto la profonda conoscenza della tragedia attica. La
presenza di una lekythos ispirata dalla contemporanea
drammaturgia, dunque, a Gela potrebbe non essere ca-
suale, ma costituire, piuttosto, una conferma della capa-
cit siceliota di lettura della tragedia greca, anche quan-
do il riferimento ad essa fosse affdato a un mediatore
culturale quale liconografa vascolare. [Giada Giudice]
di presentarsi come il difensore dei Greci dOccidente
contro i barbari Etruschi e Punici, al pari dei Greci
dellEgeo vincitori sui barbari Persiani, laltro, di cele-
brare la rifondazione di Katane con coloni di stirpe dori-
ca denominandola Aitne
[106]
. Almeno in questo caso,
dunque, la composizione drammaturgica lungi dalles-
sere un elemento introdotto dallesterno, che poteva
esercitare una generica suggestione sui popoli sicelioti,
era, al contrario, oggetto di una fruizione consapevole e
motivata. Linteresse per i drammaturghi e per la dram-
maturgia attica non si limit a questi episodi, ma costi-
tu un dato costante come potrebbe dimostrare il ritorno
di Eschilo in Sicilia, questa volta a Gela nel 458, proba-
bilmente spinto dallinteresse per la nuova situazione
politica, che appariva dopo la caduta della tirannide
affne al regime democratico ateniese, e presumibil-
mente, anche per accogliere linvito di Gela, la cui fori-
dezza economica, in quegli anni le aveva consentito di
rifondare Camarina (461 a.C.). Eschilo a Gela rimase f-
no alla morte avvenuta nel 456, quando i Geloi gli tribu-
tarono onori eroici non inferiori a quelli degli Ateniesi, i
quali, caso unico, decretarono che le sue tragedie potes-
sero essere ripresentate ai concorsi drammatici
[107]
; gli
abitanti di Gela lo seppellirono nel sacrario
[108]
, e onora-
[106]
Per celebrare questo evento Pindaro, ospite anchegli di Hieron
con Simonide e Bacchilide, compose nel 470 uno dei suoi epinici pi
belli, la Pitica I, che avrebbe dovuto celebrare la vittoria col carro ri-
portata a Delf da Hieron, ma il poeta non si limit a questo ma esalt
la sua celebrazione fno ad includere lopera del tiranno nei suoi
aspetti politico-militari, invocando alla fne Zeus perch proteg-
gesse i cittadini della neofondata Aitne.
[107]
Vita Aesch. 12; schol. Ar. Ach. 10, Ra. 868: Philostr. Vita Apoll. 6, 11;
Quintil. 10, 1, 66.
[108]
'Apoqannta d Geloi polutelj n toj dhmosoij mnmasi
qyantej tmhsan megaloprepj lespressione usata nella Vita 11:
la formula con cui si indicano i sepolcri statali, in cui si seppelliva-
no i caduti per la patria onorati con pubbliche esequie. Demostene
usa questa espressione nel de cor. 208, a proposito del cimitero che
accoglieva i caduti a Maratona, Platea, Salamina, Artemisio.
[109]
Vita Aesch. 11.

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