Direttore responsabile: Mario Torelli Comitato scientifco (referees) M. Crawford (London); J. DArms (Ann Arbor); B. Frier (Ann Arbor); C. Gonzales (Granada); P. Gros (Aix-en-Provence); W.V. Harris (New York); H. von Hesberg (Kln); T. Hlscher (Heidelberg); J. Mangas (Madrid); J.-P. Mo rel (Aix-en-Provence); J. Pedley (Ann Arbor); D. Placido (Madrid); A. Ruiz (Jaen); J. Scheid (Paris); A. Schnapp (Paris); H.A. Shapiro (Baltimore); J. Uroz (Alicante); T.P. Wiseman (Exeter); P. Zanker (Pisa) Redazione: A. Bottini, G. Camodeca, P.G. Guzzo, D. Loscalzo, C. Masseria, M. Osanna, V. Scarano Ussani, L. Todisco, M. Torelli Segreteria: L. Fiorini, S. Querzoli Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. 4321 del 30/10/1992 Registro degli Operatori di Comunicazione (R.O.C.) n. 6039 del 10/12/2001 LOFFREDO EDITORE NAPOLI Sommario Editoriale di Mario Torelli, La morte dellUniversit 3 Articoli, saggi, e contributi Angelo Bottini, Il Pittore di Dolone allopera: il caso di unol- la da Ruvo di Puglia 7 Marco Fabbri, Cerere, Libero e Libera a Gabii 13 L. Fiorini, Un nuovo santuario extraurbano a Gubbio. Il tem- pio in loc. Caipicchi (Nogna) 39 Giada Giudice, Elvia Giudice, Una madre in fuga su una lekythos siciliana 49 Donato Loscalzo, Afrodite armata in Saffo (fr. 1 Voigt) 65 Francesco Marcattili, Rath, uri ed Hercle. Sul donario veiente con lelefante e Cerbero 71 Simone Rambaldi, Coinvolgere per persuadere. Considera- zioni sulla percezione dei rilievi storici romani 83 Serena Querzoli, About raptus and venefcium in Mar- cians Institutions 131 Ulrike Roth, Textile production and gender in anciente Ita- ly: the case of the Oscan loom weights 143 Luigi Todisco, Lo schema iconografco dei cavalieri di Locri Maras 163 Mario Torelli, Inuus, Indige, Sol. Castrum Inui: il santua- rio al Fosso dellIncastro (Ardea) e le sue divinit 191 Cristiana Zaccagnino, Lospite greco e il re indigeno. Rifes- sioni sul mito di Busiride 235 Gabriel Zychtrigel, Stamnoide Ollae des 8. bis 6. Jahrhun- derts v. Chr. aus Kampanien, Etrurien und Latium: ein Modellfall fr die Entwicklung der italo-geometrischen Keramik 253 Discussioni Mario Torelli, Una trireme di Cosa. Il rostro iscritto delle Ega- di e il ruolo delle colonie latine nella fotta romana 273 Recensioni Jean-Claude Lacam, Variations Rituelles. Les pratiques reli- gieuses en Italie centale et mridionale au temps de la deu- xime guerre punique, Roma 2010 [Mario Cesarano] 275 Elmi Zimi, Classical and Hellenistic Silver Plate from Mace- donia, Oxford 2011 [Pier Giovanni Guzzo] 277 M. Intrieri - S. Ribichini (edd.), Fenici e Italici, Cartagine e la Magna Grecia. Popoli a contatto, culture a confronto, Cosenza 2011 [Piero Giovanni Guzzo] 281 Franoise-Hlne Massa Pairault, Gilles Saurono (edd.), Mages et modernit hellnistiques. Appropriation et repr- sentation du monde dAlexandre Csar, Roma 2007 [Da- nilo Nati] 289 L. Todisco (a cura di), La ceramica a fgure rosse della Ma- gna Grecia e della Sicilia, Roma 2012 [Mario Torelli] 293 NORME REDAZIONALI PER I CONTRIBUTI DEGLI AUTORI Indirizzare contributi e corrispondenza a: Dipartimento Uomo e Territorio. Sezione di Studi Comparati sulle Societ Antiche Via Armonica, 3 - 06123 Perugia - Tel. 075/5854958 - Fax 075/5854941. 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J.-C., in MDAI(R) LXXXV, 1978, 459-476; per le abbreviazioni delle riviste che hanno cessato lattivit o che non compaiono ne LAnne Philologique seguire i criteri pi diffusi o riportare lindicazione per esteso; Es.: H. Bunsen, in Bull Inst 1880, 5 ss. S. Maggi, Un ritratto di Claudio nel Palazzo Ducale di Mantova, in Arte Lombarda XL, 1978, 5-8. Citazioni di Articoli di Miscellanea In caso di articolo di miscellanea, tutto come per un normale ar- ticolo, tranne che: titolo della miscellanea in corsivo, preceduto dal nome del cura- tore (se esiste) e seguito dallabbreviazione ed. [o edd. in caso di pi curatori] fra parentesi: Es.: S. Lauffer, Die Liturgien in der Krisenperiode Athens, in E. Ch. Wel- skopf (ed.), Hellenische Poleis. I, Berlin 1974, 147-159; A. Andrn, The Belvedere Torso Again, in Dragma M.P. Nilsson dica- ta, Lund 1953, 25 ss. Citazioni di Relazioni o Comunicazioni di Congresso In caso di comunicazione di congresso, tutto come per un norma- le articolo, tranne che: indicazione del titolo del congresso in corsivo, preceduto dal no- me del curatore (se esiste) e seguito dallabbreviazione ed. [o edd. in caso di pi curatori] fra parentesi, con lindicazione fra parentesi di Atti Convegno seguito da luogo e anno del conve- gno, ovvero, se manca il titolo del congresso, con indicazione degli Atti di Convegno come fosse una rivista: Es.: G. Pugliese Carratelli, Roma, Lazio e Magna Grecia, in A. Stazio (ed.), Atti XIV Conv. Studi Magna Grecia (Atti Convegno Ta- ranto 1979), Napoli 1980, 235-245; M. Torelli, I Galli e gli Etruschi, in Celti ed Etruschi nellItalia centro- settentrionale dal V sec. a.C. alla romanizzazione (Atti Convegno Bologna 1985), Bologna 1987, 1-8; C. Peyre, Celtes et trusques en Provence, in Atti Secondo Congres- so Internazionale Etrusco (Atti Convegno Firenze 1985), Roma 1990, II, 66 ss. Citazioni di Contributi in Cataloghi di Mostre In caso di contributo in catalogo di mostra, tutto come per un normale articolo, tranne che: titolo della mostra in corsivo con indicazione del curatore (se esi- ste) seguito dallabbreviazione ed. (o edd.) fra parentesi, con indicazione fra parentesi di Catalogo Mostra seguito da luogo e anno della mostra. Es.: H. Wnsche, Le collezioni di Monaco, in E. De Miro (ed.), Veder Greco (Catalogo Mostra Agrigento 1988), Roma 1988, 12 ss.; R. Trapassi, Il riuso dei marmi nella Tuscia, in Antico e Medioevo. Passato e presente nella Tuscia Romana medioevale (Catalogo Mo- stra Viterbo 1979), Viterbo 1979, 18-26. Citazioni di Monografe, Manuali, Trattati e Raccolte di studi di uno stesso autore nome dellAutore in tondo normale seguito da virgola; titolo del libro in corsivo seguito da virgola; luogo e anno di pubblicazione (senza virgola tra le due indica- zioni) seguiti da virgola; numero delle pagine senza lindicazione p./pp. Es.: A. Momigliano, Roma arcaica, Firenze 1989, 85 ss. F. Casavola, Giuristi adrianei, Napoli 1980, 77 ss. 49 parallele al di sotto della spalla e una fascia a risparmio, al di sotto della scena fgurata. Di particolare interesse il soggetto sulla pancia del vaso, sul quale, da sinistra verso destra sono visibili una fgura maschile, di cui si sono andati perduti parte del busto e del volto, in corsa verso destra ed una fgura femminile, che regge un bimbo tra le braccia (fgg. 1-2). Luomo (fg. 3), col capo adorno da una taenia, veste un chitonisco fttamente panneggiato, ed una clamide orla- ta da una fascia nera, che pende dal braccio destro, la- scia scendere sulla schiena il petaso e sostiene orizzon- talmente dinnanzi a s, con la mano destra, un lungo scettro gigliato, mentre protende la sinistra ad afferrare per la spalla una fgura femminile in fuga verso destra (fg. 4). La donna (fg. 5), che volge lo sguardo al suo inseguitore, ha i capelli raccolti in un sakkos ornato da puntini in vernice diluita, da cui sporge una larga ba- setta, anchessa in vernice nera diluita, indossa un chi- tone, mosso da pieghe disposte a ventaglio sullampia Nel Museo della Ceramica di Caltagirone si conserva una lekythos a fgure rosse, facente parte della collezione Russo-Perez [2] , unimportante raccolta palermitana in- globata nel patrimonio museale della Regione Sicilia alla fne degli anni cinquanta e destinata a titolo defni- tivo al Museo Calatino solo nel 2005 [3] . La lekythos, di provienenza siciliana, probabilmente rinvenuta a Gela della quale non noto, purtroppo, lesatto contesto di rinvenimento vicina, anche se non in tutto simile, alla classe PL, una classe che desume il suo nome dal pittore del Petit Palais 336 [4] , un ceramografo che predi- ligeva questo tipo morfologico, caratterizzato da una bocca poco profonda ed a proflo rettilineo, da un collo lungo, una spalla quasi piatta, e da un semplice piede a disco [5] ; una forma, a proposito della quale annota J.D. Beazley Il tipo varia e spesso si pu soltanto dire che la forma approssimativamente PL [6] . Le lekythoi di questa classe che hanno una grande diffusione nel de- cennio tra il 470 ed il 460 a.C. sono decorate, sia nella tecnica a fgure rosse, che nella outline technique su fondo bianco, da un ristretto numero di ceramograf i pittori di Dutuit, di Diosphos, di Karlsruhe, della Leky- thos di Yale, della coll. Vlasto, di Icaro, di Sabouroff e portano generalmente quale ornamento sulla spalla cinque palmette in gruppi di una-tre-una, legate da vi- ticci [7] . La lekythos in esame, alta circa cm. 18,5, model- lata con orlo a calice superiormente piatto, collo a prof- lo concavo, spalla lievemente ribassata, corpo cilindroi- de rastremato in basso e poggia su un piede a doppio disco quello superiore a risparmio , che non trova, tuttavia, confronto nellambito della classe Pl, confor- mata con un piede a disco semplice e richiama, invece, fortemente la classe DL, abitualmente utilizzata dallof- fcina dei pittori di Sappho e Diosphos e dalla quale il corpus delle lekythoi PL deriva [8] . La decorazione sulla spalla del vaso, al contrario, quella tipica della classe PL: al centro sono tre palmette nella tecnica a silhouette quella centrale, rovesciata, purtroppo quasi intera- mente perduta legate da viticci; incorniciano lansa due palmette verticali scarsamente visibile quella di destra desinenti in girali, secondo uno schema com- positivo che frequentemente utilizzato, ad esempio, dai pittori della Lekythos di Yale, e di Sabouroff [9] . Com- pletano la decorazione di tipo secondario una corona di linguette alla base del collo, un meandro tra flettature UNA MADRE IN FUGA SU UNA LEKYTHOS SICILIANA [1] Giada Giudice - Elvia Giudice [1] Un particolare ringraziamento va ai professori M. Torelli e R. Ol- mos, con i quali abbiamo discusso le linee fondamentali di questo lavoro, che sono stati generosi di preziosi consigli. [2] Caltagirone, Museo della Ceramica, inv. 7. [3] A. Ragona, sorto in Caltagirone il Museo della Ceramica Siciliana, in Faenza 1965, n. 5-6, 126-129; Idem, La collezione Russo Perez nel quadro storico della ceramica siciliana, Caltagirone 1968. [4] ARV 2 305; Add 2 212. [5] D.C. Kurtz, Athenian White Lekythoi. Patterns and Painters, Oxford 1975, 81, 102-104. [6] ARV 2 675-676. [7] Possiamo ricordare qui brevemente, ad esempio, le lekythoi di Pro- vidence, Rhode Island School of Design 25.1091 (ARV 2 676, 17; Add 2
278; CVA Providence 1, tav. 17, 1a-b) e di Palermo, collezione Mormino (ARV 2 1665, 17ter; Add 2 279; F. Giudice, V. Tusa, S. Tusa, La collezione archeologica del Banco di Sicilia, Palermo 1992, 159, E19). [8] Beazley ARV 2 676; Kurtz 1975, op. cit., 80-81. [9] Un buon esempio del tipo di decorazione sulla spalla del vaso fornito dalle lekythoi Honolulu, Accademia dellArte, inv. 2892 (ARV 2
844, 153; Add 2 296; G. Kavvadias, O Sabouroff, 2000, 194, n. 159, tavv. 111-112), Gela, coll. Navarra ant. inv. 120/B (CVA Gela III, tav. 41, 1.8.9; F. Giudice, R. Panvini (edd.), Ta Attika. Veder Greco a Gela. Ceramiche attiche fgurate dallantica colonia (Catalo- go Mostra Gela 2003), Roma 2003, 481, pI31, con attribuzione di G. Giudice al pittore di Sabouroff), Vienna, Kunsthistorisches Museum AS 874 (ARV 2 844, 154; Kavvadias 2000, op. cit., 194, n. 160, tav. 113), San Francisco, Palazzo della Legione dOnore 1924.4 (ARV 2 844, 156; Kavvadias 2000, op. cit., 194, n. 162, tav. 114) e da quella Oxford, Ashmolean Museum 1925.84 riferita da Beazley al pittore della Leky- thos di Yale (ARV 2 659, 50; CVA Oxford 1, tav. 38, 7). Giada Giudice - Elvia Giudice 50 [10] Nel mondo greco era pratica comune proteggere la vita dei bam- bini sin dalla nascita con il probaskanion: per questo aspetto, A.Q. Ca- stor, Protecting Athenas Children. Amulets in Classical Athens, in C.C. Mattusch, A.A. Donohue, A. Brauer (edd.), A Common Ground. Archa- eology, Art, Science and Humanities (Proceedings of the XVIth Interna- tional Congress of Classical Archaeology, Boston 2003), Oxford 2006, 625-627; G. Giudice, CVA Italia LVII, Caltagirone I, tavv. 52-53. [11] Come gi le fanciulle sulla loutrophoros conservata ad Atene, Mu- seo dellAgor NA-55-Aa 2533 (Kavvadias 2000, op. cit., 186, n. 84, tavv. 7, 73) e quella sul lato A della coppa Parigi, Louvre Cp 10932 (ARV 2 , 837, 6; Kavvadias 2000, op. cit., 178, n. 6, tavv. 14-15) e ancora la fgura femminile della coppa della Citt del Vaticano, Museo Gre- goriano Etrusco XXX.12.116 (ARV 2 , 837, 4; Kavvadias 2000, op. cit., 178, n. 4, tav. 12). [12] Vd. la Menade nel tondo interno della coppa Londra, British Mu- seum E 85 ( 838, 28; Kavvadias 2000, op. cit., 180, n. 26, tavv. carnoso e lunga basetta riccia [11] ; anche il sakkos della donna ornato da un breve tratteggio, da cui sfugge la basetta in vernice diluita, ha un esatto parallelo nella produzione del pittore [12] . Anche per quanto riguarda il manica e sulla gonna, un himation orlato da una spessa fascia a vernice nera e da una fla di punti, che poggia sulla spalla sinistra; un orecchino a goccia le orna il lobo destro, ha il busto frontale, stringe nella destra, solleva- ta dinnanzi al volto, un fore con girale a vernice bianca piuttosto evanida e tiene tra le sue braccia un bimbo nudo, con probaskanion [10] al collo, che volge lo sguardo e protende la manina verso linseguitore (fg. 6). Come si deduce dalla nostra analisi, la decorazione seconda- ria rimanda da vicino alla produzione del Pittore di Sa- bouroff: alla stessa bottega ci indirizzano anche nume- rosi elementi stilistici ed iconografci della scena princi- pale: nel dettaglio particolarmente vicino alla mano del celebre ceramografo il rendimento della fgura fem- minile, caratterizzata da un volto con mento prominen- te, naso arrotondato in punta, labbro inferiore piuttosto Fig. 1 Caltagirone, Museo del- la Ceramica, coll. Russo-Perez inv. n. 7 Fig. 2 Caltagirone, Museo della Ceramica, coll. Russo- Perez inv. n. 7 Una madre in fuga su una lekythos siciliana 51 30-31), e la fgura femminile seduta su klismos al centro del lato A della coppa conservata ad Amsterdam, Allard Pierson Museum 8210 (ARV 2 838, 27; Add 2 , 296; Kavvadias 2000, op. cit., 180, n. 25, tavv. 28- 29); sulla stessa kylix, sul lato B ricorre uno stilema che la avvicina ancor di pi alla lekythos in esame: al centro una fgura femminile che stringe tra lindice ed il pollice un fore con girale, mentre piega le altre dita sul palmo della mano; il gesto comune nella produzio- ne del Pittore di Sabouroff e ricorre, ad esempio, anche sulla loutro- phoros di Atene, Agor NA57-Aa 2942 (Kavvadias 2000, op. cit., 188, n. 102, tavv. 7, 76) e nelle coppe 50501 del Museo Nazionale di Villa Giulia (ARV 2 838, 29; Add 2 , 296; Kavvadias 2000, op. cit., 180, n. 27, tavv. 32-33), 8210 dellAllard Pierson Museum di Amsterdam (ARV 2
838, 27; Add 2 296; Kavvadias 2000, op. cit., 180, n. 25, tavv. 28-29), E77 del British Museum di Londra (ARV 2 837, 1; Kavvadias 2000, op. cit., 178, n. 1, tavv. 8-9). [13] ARV 2 837, 9; Add 2 295; Kavvadias 2000, op. cit., 178-179, n. 8, tavv. 17-18. [14] ARV 2 837, 10; Add 2 296; Kavvadias 2000, op. cit., 179, n. 9, tavv. 18- 21. come ancora vicino il rendimento del chitonisco che lo ricopre, caratterizzato da ftte pieghette, in vernice a ri- lievo. Un unico dettaglio stilistico non trova alcun parallelo nella pur cospicua produzione del Pittore di Sabouroff: lhimation della fgura femminile ornato da una spessa fascia di colore nero, (da cui pendono pon-pon in verni- ce a rilievo), cui accostata una fla di punti, motivo ornamentale piuttosto raro in tutta la produzione va- scolare attica della prima met del V sec., che ricorre disegno della fgura maschile sono numerose le con- venzioni grafche, che permettono di identifcare nel pittore di Sabouroff lartigiano che ha dipinto la lekythos calatina: si osservi, ad esempio, la capigliatura delluo- mo rigonfa sulla nuca e riccia sulla tempia, che ha un parallelo molto stretto nella fgura di Trittolemo al cen- tro del lato A della coppa Monaco Antikensammlungen 2685 [13] , oppure ancora il modo in cui lo stesso impugna lo scettro, orizzontalmente dinnanzi a s: molto simile latteggiamento posturale di Zeus nel tondo interno della coppa di Malib, Paul Getty Museum 86.AE.296 [14] , Fig. 3 dettaglio Fig. 4 dettaglio Giada Giudice - Elvia Giudice 52 [15] Nel dettaglio, il motivo ornamentale ricorre su tre lekythoi attribui- te al ceramografo conservate nei musei di Berlino (inv. 2211: ARV 2
423, 125; Add 2 235), di Boston (inv. 24.450: ARV 2 423, 123) e di Paler- mo (inv. V 679: ARV 2 423, 122; CVA Palermo I, tav. 25, 3-4). [16] ARV 2 400, 405-417, 1651-1652. [17] ARV 2 417-424, 1652, 1706; Para 373-374, 512; Add 2 234. [18] ARV 2 400. [19] ARV 2 406-412, 1651; Para 369, 371-372; Add 2 232. Si pensi, ad esem- pio allanfora di Mainz 111 (ARV 2 410, 55; CVA Mainz 2, tav. 1, 1-4), sulla quale una fgura femminile stante con phiale porta lo stesso tipo di gioiello pendente, ed ancora alle lekythoi di Agrigento, coll. Giudi- scrive lo studioso oxoniense a proposito del pittore del- la Gigantomachia di Parigi [17] : The Painter of the Paris Gigantomachy has vigour, but not subtlety, and most of his work is mechanical and ripetitive [18] Alla scuola di Brygos ci rimanda, peraltro, un ultimo dettaglio nella decorazione del vaso: la fgura femmini- le, come accennato prima, porta al lobo destro un orec- chino a goccia, in tutto simile a quello indossato dalle fgure femminili dipinte sui vasi attribuiti al pittore di Briseide [19] . esclusivamente nella produzione del pittore della Gi- gantomachia di Parigi, artigiano attivo tra il 490 ed il 470 a.C., specializzato nella decorazione di coppe e leky- thoi a fgure rosse, destinate in gran parte allesporta- zione nel ricco mercato siciliano, ed in particolare in quello geloo [15] . J.D. Beazley, nei suoi elenchi inserisce il ceramografo allinterno del Mild Brygan Group [16] , un gruppo in cui confuiscono tutti quegli artigiani pittori di Briseide, della Dokimasia, dellAgor P 42, e del Louvre G 265 , che si sono formati allinterno della bottega del pittore di Brygos, senza, tuttavia, raggiun- gere mai il livello qualitativo di eccellenza del maestro; Fig. 5 dettaglio Fig. 6 dettaglio Una madre in fuga su una lekythos siciliana 53 ce 59 (ARV 2 410, 62) e di Londra, British Museum E646 (ARV 2 410, 61bis; Ta Attika 2003, op. cit., 318, G64). Anche la capigliatura della f- gura femminile richiama la produzione del Pittore di Briseide: si ve- da, ad esempio, la coppa di Parigi, Muse du Louvre G151 (Para, 371; Add 2 , 232). [20] Kavvadias 2000, op. cit., 217. [21] Si pensi ad esempio alle coppe di Barcellona Museo archeologico 852 (ARV 2 837, 5; Add 2 295; Kavvadias 2000, op. cit., 178, n. 5, tavv. 12-13), di Parigi, Louvre Cp 11852 (ARV 2 837, 6; Kavvadias 2000, op. cit., 178, n. 6, tavv. 14-15), di Monaco Staatliche Antikensammlungen (ARV 2 1672; Para 424; Kavvadias 2000, op. cit., 210, T1, tav. 203), alle anfore di Londra, British Museum E 333 (ARV 2 842, 116; Kavvadias 2000, op. cit., 189, n. 116, tav. 83) e Varsavia 143334 (ARV 2 842, 117; Kavvadias 2000, op. cit., 189, n. 117, tav. 84), alla pelike di San Pietro- burgo, Ermitage 728 (ARV 2 843, 131; Kavvadias 2000, op. cit., 191-192, n. 136, tav. 100). [22] Napoli, Mus. Arch. Naz. 132642, ABV 58.119, 681; Para 23, LIMC, Astyanax, 934, n. 28. [23] LIMC, Astyanax, 937. [24] Per un dettagliato elenco delle raffgurazioni cfr. LIMC, Astyanax, 931 ss. Rimane incerta lidentifcazione del soggetto su unanfora del pittore di Alkimachos (Madrid, Mus. Naz. 11101, ARV 530.23, LIMC, Astyanax, 935, 32), sulla quale un giovane oplita avanza sollevando per i capelli un bimbo verosimilmente gi morto. Sulla morte di Astianatte cfr. fra gli altri: C. Dugas, Tradition littraire et tradition gra- phique dans lantiquit grecque, in Antcl VI, 1937, 23-25 = Recueil Ch. Dugas, Paris 1960, 65-74); C. Mota, Sur les reprsentations fgures de la mort de Trolos et de la mort dAstyanax, in RA L, 1957, 25-44; A.F. Lau- rens, Modalits iconographiques des meurtres denfants. Variations iconi- ques sur le corps mutil: Astyanax et Priam Troia daprs la cramique attique, in Melpomene LXXXIV, 1985, 57-63; O. Touchefeu, Lecture des images mythologiques. Un exemple dimages sans texte, la mort dAstya- nax, in Image et cramique grecque (Actes du Colloque Rouen 1982), Rouen 1983, 21-27; S. P. Morris, The Sacrifce of Astyanax. Near Eastern Contributions to the Siege of Troy, in The Ages of Homer. A Tribute to Emily Townsend Vermeule, Austin 1995, 221-245. zioni pi complesse, nelle quali la drammaticit scenica accentuata dallaccostamento nella morte di nonno e nipote, a suggerire, come stato osservato [23] , lo stermi- nio dellintera stirpe regale e dunque il defnivo tra- monto di Troia. Secondo uno stilema ricorrente con po- che varianti iconografche Priamo siede supplice sullal- tare o al contrario giace esanime su di esso, mentre Ne- ottolemo sta per lanciargli contro il corpo di Astianatte, afferrato per una gamba e, impugnato a mo darma [24] . Con laffermarsi della tecnica a fgure rosse, la morte di Astianatte perde, pur mantenendo la sua centralit, au- tonomia compositiva e diviene il tassello di un pi arti- colato discorso narrativo incentrato sugli episodi pi Come spiegare questo lieve tocco brighiano in un vaso che, ci sembra, si possa attribuire al pittore di Sa- bouroff? Lattivit del ceramografo ha inizio, secondo Geor- gios Kavvadias, intorno al 470 a.C., ed proprio duran- te la prima fase di produzione tra il 470 ed il 460 a.C. che egli dipinge piccoli vasi, per lo pi kylikes plasma- te in gran numero da vasai attivi nella bottega del mae- stro [20] ; le strette connessioni intercorrenti tra il pittore di Sabouroff e la bottega di Brygos, allinterno della quale il pittore vascolare ha probabilmente cominciato la sua attivit, rendono, dunque, comprensibile linsoli- to dettaglio ornamentale e ci permettono, altres di da- tare la lekythos con esattezza tra il 470 ed il 460 a.C. [G.G.] Se, dallattribuzione passiamo allesegesi della scena, risulta alquanto problematica lidentifcazione dei per- sonaggi rappresentati. Se vero, infatti, che nellambito della prima produzione di Sabouroff sono predilette le scene di inseguimento [21] , certamente la presenza del bimbo in braccio alla madre restringe di molto il campo delle nostre possibilit, in quanto sono relativamente esigui i miti, che hanno per protagonisti fanciulli; inol- tre la stessa prossemica della composizione con un per- sonaggio barbato che insegue una donna con un infante chiarisce che si tratta di una situazione di pericolo per la madre, per il bambino o per entrambi, a cui essi cer- cano di sottrarsi. Uno dei miti pi celebri e pi attestato fgurativamente che ha per protagonista un bambino quello relativo alla morte di Astianatte, e, con questa indicazione la lekythos tuttora esposta nel museo di Caltagirone. una interpretazione, questa, che non possiamo non prendere in considerazione per tentare di valutare se gli elementi iconici utilizzati dal pittore nella costruzione del suo discorso fgurativo la possano legittimare o meno. La pi antica rappresentazione del- la morte del priamide attestata su un coperchio di le- kanis da Cuma [22] , attribuito al pittore C e datato al 580- 570 a.C., sul quale, alla presenza del re e di Ecuba, Ne- ottolemo sul punto di scagliare il bimbo contro un al- tare, brandendolo per un piede. Da questa antica rap- presentazione lo schema fgurativo si evolve in articola- Giada Giudice - Elvia Giudice 54 [25] Napoli, Mus. Arch. Naz. 81669; LIMC, Astyanax, 932, n. 19; F. Giu- dice, R. Panvini (edd.), Il Greco, il barbaro e la ceramica attica., Immagi- nario del diverso, processi di scambio e autorappresentazione degli indigeni (Atti Convegno Catania, Vittoria, Ragusa 2001), Roma 2007, 17, fgg. 3-4. [26] Parigi, Muse du Louvre: G152; LIMC, Andromache, 772, n. 46. Cfr. anche LIMC, Andromache, 772, nn. 47-8. Su queste raffgurazioni vd. anche M. Recke, Gewalt und Leid. Das Bild des Krieges bei den Athenern im 6. und 5. Jh. v. Chr., Istambul 2002, 77-80. [27] Ferrara, Mus. Naz. di Spina: T136AVP; LIMC, Aias II, 347, n. 91; L. Todisco, Pittura e ceramica fgurata tra Grecia, Magna Grecia e Sicilia, Bari e Roma, 2006, 111-112, fgg. 12-13. [28] Hom. Il. VI, 466-496. [29] Secondo la descrizione di Pausania, anche nella Lesche degli Cni- di Polignoto di Taso aveva dipinto il piccolo Astianatte aggrappato al seno della madre (Paus. X, 25, 9-10). [30] Linteresse per la sorte dellultimo discendente reale troiano te- stimoniato da una lunga tradizione letteraria: per le fonti cfr. LIMC, Astyanax, 929-30. [31] A. Bernab, Poetarum epicorum Graecorum testimonia et fragmenta I, Stuttgart-Leipzig, 1996, fr. 21; Th. W Allen, Homeri Opera V, Oxford 1912, 108. [32] Ilias Parva (Schol. Lykophron 1268, in Allen, op. cit., 134-135); G. Pompella, Quinti Smyrnaei, Posthomerica, Hildesheim-Zrich-New York 2002, 13, vv. 251-255. [33] Hom., Il. XXIV, 734-745. Trad. di R. Calzecchi Onesti, Torino 1990. [34] Cfr. nota n. 31. Uno dei frammenti pervenuti [31] , del quale uneco pu cogliersi nei Posthomerica di Quinto Smirneo [32] , narra, infatti, in maniera estesa quello che nellIliade era solo accennato dalla profezia di Andromaca, che, in versi di intenso pathos, presagiva: un acheo ti scaglier, solle- vandoti, gi dalle mura orribile fne! [33] . Dinnanzi alle navi achee, dove la sposa di Ettore, or- mai schiava, sta per essere imbarcata, Neottolemo strappa a forza dal petto della nutrice dai bei riccioli il fglio di Ettore [34] e lo scaglia gi da una delle torri del- la citt. Di questi versi, a prima vista, la nostra lekythos potrebbe apparire quasi unesatta trascrizione in imma- gine. Tuttavia alcuni dati iconografci ostano a tale inter- pretazione. Luomo che afferra per un braccio la donna non qualifcato in alcun modo come oplita, n partico- lare alcuno suggerisce lambientazione in un contesto guerresco, inoltre, diversamente dalliconografa con- sueta di Neottolemo, egli veste il chitonisco e la clami- de, che nel movimento si apre sulle spalle a mo di vela, ha il petaso sulle spalle, e, soprattutto, non in alcun salienti dellIlioupersis, la cui rappresentazione toccher i vertici pi alti con lhydria Vivenzio [25] . Una coppa a fgure rosse attribuita a Brygos [26] (fg. 7) e conservata a Parigi, offre unimmagine ancora differente di Astianat- te, che, non pi fanciullo, ma gi giovinetto, tenta di sottrarsi alla mischia della battaglia, mentre Androma- ca ne protegge la fuga, impugnando una sorta di lungo pestello. Un ulteriore schema iconografco attestato da un cratere a volute da Spina [27] del primo decennio del IV secolo a.C.; la sposa di Ettore siede sul basamen- to di un altare, e regge in grembo Astianatte ancora in- fante (fg. 8), il quale protende il corpo e le piccole mani verso il nonno, che, seduto sullaltare, sta per essere tru- cidato da Neottolemo. Se tralasciamo le numerose rap- presentazioni di partenza del guerriero, nelle quali ri- corre limmagine di un oplita che si congeda dalla sposa e dal suo nato, per le quali certamente forte la sugge- stione esercitata dai versi omerici [28] , senza che, tuttavia, alcun indizio iconico supporti lidentifcazione epica delle fgure, , probabilmente, quella di Spina lunica raffgurazione vascolare sinora nota, a noi pervenuta, in cui Astianatte nelle braccia della madre [29] . Se tor- niamo alla nostra lekythos, potremmo supporre, dun- que, di trovarci innanzi ad una rappresentazione non convenzionale della morte del fglio di Ettore, nella quale Neottolemo tenta di strappare il piccolo dalle braccia di Andromaca, e potremmo, forse, trovare una conferma alla nostra ipotesi nella tradizione letteraria [30] ed in particolare in uno dei poemi del ciclo, ossia lIlias Parva. Fig. 7 LIMC, Andromache, n. 46 Una madre in fuga su una lekythos siciliana 55 [35] Le fonti letterarie appaiono concordi nel raccontare la morte del piccolo Astianatte, scagliato gi dalle mura di Troia, uniche eccezio- ni sarebbero Arctino e Stesicoro. Cfr. LIMC, Astyanax, 929-930. Ap- prendiamo da Proclo che anche Arctino scrisse unIlioupersis, della quale ci d solo una veloce notizia, riferendo Ulisse ha messo a morte Astianatte e Neottolemo ha preso Andromaca come parte del bottino, (cfr. nota n. 31). Anche Stesicoro scrisse unIlioupersis, a pro- posito della quale uno scolio ci informa che aveva descritto la morte di Astianatte in maniera inconsueta, non aggiungendo nullaltro (frg. 202 Page PMG = schol. ad Eur. Andr. 10). [36] Le fonti principali sono: schol. Hom. Il. VIII, 86; Od. V, 334; schol. Pind. hypothesis, Isthm.; schol. E. Med. 1284; schol. A. R., 2, 516; schol. Tz. ad Lyc., 107, 229; Paus. I, 42, 6; 44, 7; II, 1, 3; IV, 34, 4; Pseudo- Apollod. Bibl. I, 9, 1-2; 3, 4-3; Zen. Cent. IV, 38; Ov. Met. IV, 519-542; Serv. ad Verg. Aen., V, 141; Hygin. fab., 1-5, 179, 184, 224, 239, 243; Nonn. D., IX, 243-321; 10, 1-125. [37] Hom. Od. V, 333-336. Cf. G. Lambin, Lpisode dIn-Leucotha (Odysse, chant V, vers 333-353), in BAssBud II, 2004, 97-110. [38] Hom. Od. V, 336-356. Cf. K. D. Rhyan, Odysseus in Inos Veil: Femi- nine Headdress and the Hero in Odyssey 5, in TransactAmPhilAss CXX- XI, 2001, 23-51. [39] Frr. 6.5 (1) S.-M. [40] La leggenda pi antica attribuiva lorigine dei giochi ad una con- ricordata quale fglia di Cadmo [37] , dea marina, soccorri- trice di Odisseo, cui porge il , che gli consen- tir la salvezza dal naufragio e lapprodo nella terra dei Feaci [38] . Il mito di Ino trova spazio anche nella poesia celebrativa pindarica, nelle Istmiche [39] , in ossequio alla tradizione secondo cui, in onore di Melicerte, sarebbero stati istituiti i Giochi Istmici [40] , ma anche in odi destina- modo armato; ci sembra, invece, che la presenza dello scettro non sia casuale per la sua caratterizzazione, ma che, piuttosto, miri a denotare lo statuto regale della f- gura, orientandoci nellidentifcazione. Anche lattribu- to della fgura femminile, ossia il tralcio, male si accor- da al contesto bellico della narrazione epica e, piuttosto, potrebbe rimandare, particolare questo sul quale ritor- neremo, allambito del gamos, o, ancora, suggerire lim- prevedibilit dellevento, che coglie la donna in un mo- mento ludico della sua esistenza. Unultima circostanza non pu essere sottovalutata, ossia il peso che la tradi- zione letteraria anteriore di tre secoli rispetto al nostro vaso avrebbe avuto su questunica rappresentazione, nellambito di una tradizione iconica che pressoch unanimemente aveva sperimentato vie proprie, distin- te da quella dotta [35] , e, per circa due secoli, aveva acco- stato in un unico segmento narrativo e cronologico la morte di Astianatte a quella di Priamo. Scartata leventualit che nella lekythos si sia voluto alludere alla morte di Astianatte, vorremmo avanzare qui lipotesi che il ceramografo abbia voluto rappresen- tare uno dei momenti salienti delle tragiche vicende di Ino, sposa del re Atamante e madre del piccolo Melicer- te. La vicenda nota da diverse fonti [36] , che, sia pure concordi per quanto riguarda il luttuoso epilogo, si dif- ferenziano riguardo alle modalit dellevento. La pi antica menzione di Ino la troviamo nellOdissea, dove Fig. 8 LIMC, Aias II, 91 Giada Giudice - Elvia Giudice 56 zione funeraria, in onore di Melicerte. Paus. I, 44, 8; schol. Pind. Isthm. Praef. a, c; Hyg. Fab. 273, 8. Nella frammentaria hypothesis delle Istmiche di P. Oxy. 2451fr. I col. 1, 3 si legge p Lercwi, Lobel (157) pensa ad una confusione col fratello. Cf. A. B. Drachmann, Scholia Vetera in Pindari Carmina, Lipsia 1927, 192-194. Dellistituzione dei giochi Pindaro trattava in una Istmica (fr. 5 S.-M.). [41] Ol. II, 28 s.; Pth. XI, 1 s. [42] M. Cannat Fera, Pindarus. Trenorum fragmenta, Roma 1990, fr. 1, 111, 117-122 = H. Maehler, Pindari Carmina cum fragmentis, Leipzig 1989, 115, fr. 4 = 128d. [43] Zenobios, Cent. 9, vv. IV, 38: ch 'Inoj. [44] Hor., A. P., v. 123, febilis Ino. Per Orazio il poeta deve rappresen- tare i personaggi in modo conforme alla tradizione oppure deve cre- are caratteri coerenti, Achille dovr essere iracondo e impietoso, Me- dea feroce e indomabile, Ino lacrimosa, Issione perfdo, Io vagabon- da, Oreste furioso. Ino, per Orazio , dunque, il prototipo delle pi atroci sofferenze, ed rappresentata in lacrime (febilis, come spesso in poesia, equivale a lacrimosa: vd. ThlL VI 1, 890, 49 ss.) Cfr. P. Fede- li, Q. Orazio Flacco, Le Opere II, IV, Le Epistole, LArte Poetica, Roma 1997, p. 1512. [45] Ino-Leukotea e Melikertes-Palemone nella interpretatio romana fu- rono assimilati alla Mater Matuta e a Portunus [46] TrGF 3, frr. 1-4a. [47] TrGF 4, frr. 1-10. [48] TrGF 4, frr. 721-723a. [49] TrGF 5 2 , frr. 819c-838. [50] TrGF 5 1 , frr. 398-423. [51] Sulla cronologia dei drammi euripidei, vd. T. B. L. Webster, The Tragedies of Euripides, London 1967, 98 s.; M. Cropp, G. Fick, Resolu- tions and Chronology in Euripides: the Fragmentary Tragedies, London 1985, 70, 81. La leggenda di Atamante ha ispirato non solo i tre gran- di tragici: un Athamas di Astidamante attestato in occasione delle Dionisie del 341 (TrGF, 1, 60, fr. 1, p. 200); un dramma satiresco inti- tolato sempre ad Atamante fu messo in scena in occasione delle Dio- nisie del 415. Amphis (PCG II, 213) e Antifane (II, 318) hanno ripreso il tema in commedia. Achaios scrisse un Phrixos (TrGF 1, 20, fr. 38, p. 125); Luciano (de salt., 42, 67) menziona una pantomima dal titolo Athamas. Il soggetto fu ripreso anche dai poeti tragici latini: Livio Andronico fece rappresentare una tragedia intitolata ad Ino, Ennio ed Accio un Athamas. [52] Pseudo-Apoll. I, 9, 1-2; III, 4-3; schol. Pind. hypoth. Isthm. a; schol. Tz. ad Lyc. 229; Zen. Cent. IV, 38; Aesch. Athamas, fr. 1 R.; Paus. I, 44, 7 e IX, 34, 7; Nonn. D. X, 50-125. Cfr. A. Lesky, RE, s.v. Melikertes 515, 35 ss. [53] M. A. Pearson, The Fragments of Sophocles, Cambridge 1917, 1 s.; S. Radt, Tragicorum Graecorum Fragmenta IV, Gttingen 1977, 99 ss. [54] Cfr Pearson, op. cit., 1-2. Risultano di grande importanza per la ricostruzione della trama gli scoli VM ad Ar. Nub. 257 e gli scoli re- cenziori, in parte riproposti da Apostol. II. 58 (Paroem. II, 529 s.), s.v. m qej nqrwpon j 'Aqmaj. Nelle Nuvole di Aristofane, Strepsiade, per combattere la dissipazione della moglie e del fglio, non trova altro rimedio che ricorrere a Socrate al fne di realizzare il suo proget- to utopistico liberarsi da debiti e creditori impadronendosi del potere della parola. Varcata cos la soglia del pensatoio leroe comico, per essere ammesso quale nuovo adepto, viene sottoposto ad una te ai suoi concittadini o a committenti di stirpe tebana [41]
ed in un threnos, poich, come stato osservato [42] , que- sto mito si prestava egregiamente ad una funzione con- solatoria: la sofferenza di Ino era stata grandissima, i suoi ch divennero proverbiali [43] come le sue lacrime [44] , ma alla fne era stata ripagata dalla sua apoteosi quale divinit del mare [45] . Il katapontismj assunse, infatti, valore iniziatico, in quanto leroina tebana era morta co- me donna per rinascere quale dea. Il mito allude, dun- que, ad un transito immediato, ad una divinizzazione nel regno del mare, che comporta un cambio di nome cio di identit che proprio di un rinascere nella morte. , tuttavia, nella grande poesia tragica, che la vi- cenda viene narrata nei suoi particolari pi dolorosi; la leggenda di Melicerte ha ispirato, infatti, tutti e tre i grandi tragici: Eschilo mise in scena un Athamas [46] , So- focle consacr a questo soggetto tre drammi lAthamas (a e b) [47] e un Phrixos [48] e anche Euripide, infne, auto- re di tre tragedie, due intitolate Phrixos [49] (a e b) e una Ino [50] , giunti tutti in stato frammentario, e di incerta da- tazione [51] . La lettura dei versi superstiti del dramma eschileo, nei quali ricorre per due volte la voce lbhj ha fatto supporre che la versione messa in scena fosse quel- la nota dallo pseudo-Apollodoro [52] , secondo cui Ata- mante e Ino resi folli da Era uccidono entrambi i fgli; luno, Learco scambiandolo per un cervo, laltra, Meli- certe, gettandolo in un lebete colmo di acqua bollente. Presa consapevolezza dellaccaduto, Ino si lancia in ma- re insieme col corpo esanime del fglioletto. Nonostante lo stato lacunoso dei frammenti dellAthamas a [53] di So- focle puntuali ed articolate notizie scoliastiche fanno ritenere che oggetto di questo dramma fosse la punizio- ne messa in atto da Nefele contro Atamante, colpevole di avere attentato alla vita di Frisso e Elle, in seguito ad un inganno ordito da Ino. Il sacrifcio del re, voluto da Nefele per vendicare la morte del fglio, la salvezza del sovrano, dovuta allintervento provvidenziale di Eracle il quale giungeva per annunciare la salvezza di Frisso, avrebbero costituito il nucleo fondante del dramma [54] . tesa tra il dio Poseidone ed Helios per il possesso di Corinto. Briareo il gigante dalle cento braccia, avrebbe composto la contesa conceden- do al primo, lIstmo, al secondo, lAcrocorinto. Per celebrare questo accordo si sarebbero istituiti i Giochi Istmici (Paus. II, 1, 6). Ma la tradizione pi comune faceva risalire i giochi ad una commemora- Una madre in fuga su una lekythos siciliana 57 cerimonia, scandita da elementi parodici di derivazione iniziatico- simbolica, che prevede quali oggetti indispensabili uno sgabello, una ghirlanda e farina lustrale. E proprio la menzione della corona pro- voca la preoccupata reazione di Strepsiade, che, alludendo alle vi- cende di Atamante, esclama (vv. 256-257): p t stfanon; omoi/ Skratej, / sper me tn 'Aqmanq' pwj m qsete/. A ulteriore chiarimento delle parole del protagonista comico gli scoli al passo ci informano che il re, nella tragedia omonima di Sofocle, fgurava co- ronato e condotto allaltare per essere sacrifcato, quale punizione della tentata uccisione del fglio Frisso, ma che poi era liberato per lintervento decisivo di Eracle. Su Ar. Nub., cfr. K.J. Dover, Aristopha- nes Clouds, Oxford 1968, ad v. 257; A.H. Sommerstein, Aristophanes Clouds, Warmister 1982, ad v. 257; G. Guidorizzi-D. Del Corno, Aristo- fane, Le Nuvole, Milano 2002 2 , ad v. 257. [55] Cf. Pseudo-Apoll. III, 4, 3; Ferecide FGrHist, 3 F 90 b-c; schol. Pind. hypoth. Isthm., a, d; schol. Hom. Od. V, 339; schol. Tz. ad Lyc. 229; Paus. I, 44, 7; schol. Eur. Med., 1284; Ov. Met. IV, 464-511; Fast., VI, 489; Eustath. ad Hom. Od. V, 339; Zenob. Cent. IV, 38; Lact. Comm. ad Theb. VII, 421. Vd. inoltre Pearson op. cit. (n. 20) 2. [56] ML I, 1884-86, 669-675, s.v. Athamas. [57] RE II, 2, 1929-1933, s.v. Athamas. [58] Pearson, op. cit., 1 ss. [59] Quanto alla trama del Phrixos di Sofocle essa forse da rintracciare in Hyg. Astron. II, 20: in esso la matrigna Ino si innamorava di Frisso ed essendo stata respinta lo accusava ad Atamante di aver tentato di farle violenza. Lamore incestuoso di Ino per Frisso menzionato anche da Ferecide (FGr Hist., 3 F 98) e Pind. Pyth. IV, 161 e schol. relativo. [60] Cfr. soprattutto i frr. 2 e 9 Pearson, che alla luce della lettura di Ov. Met. IV, 420ss si riferirebbero alla morte di Learco, cacciato co- me un cervo da suo padre, e il fr. 5 dove ci sarebbe unallusione a Dioniso. [61] H. Fuhrmann, Athamas, Nachklang einer verlorenen Tragdie des So- phokles auf dem Bruchstck eines Homerischen Bechers in JDAI 65-6, 1950-1, pp. 103-134 [62] Pseudo-Apollodoro, Bibl. 3, 4, 3. [63] F. Jouan, H. Van Looy, Euripide, VIII, 2, Paris 2000, 1185 s.; R. Kan- nicht, Tragicorum Graecorum Fragmenta, vol. 5, Gttingen 2004, 442 ss. [64] Hyg. Fab. 4. [65] Euripide nella Medea (v. 1282 ss.) attribuiva allira di Hera la follia omicida di Ino, assassina di entrambi i fgli, vd.: D. L. Page, Euripides. Medea, Oxford 1967, ad. v. 1284, D. J. Mastronarde, Euripides. Medea, Cambridge 2002, ad vv. 1282 e 1284. Cf. anche R. M. Newton, Ino in Euripides Medea, AJPh CVI, 1985, 496-502. [66] LIMC, Ino, 659-660, nn. 20-26. [67] Berlino, Staatliche Museum F780; F914; 148A; 14; sul primo pinax Melicerte reca in una mano, un tridente nellaltra, un oggetto non chiaramente identifcabile, forse una conchiglia. LIMC, Melikertes, 440, nn. 15-18. C. O. Pache, Baby and Child Heroes in Ancient Greece, Urbana and Chicago 2004, 160, fgg. 38-39. [68] Berlino, Staatliche Museum F779; LIMC, Melikertes, 440, n. 20. Ap- pare incerta lidentifcazione di Melicerte su unhydria del Pittore marino [67] o ad un delfno [68] . Non esiste, invece, una tra- dizione fgurativa attica relativa a queste tragiche vi- NellAthamas b, invece, il sovrano, reo di avere accet- tato di allevare insieme con la sposa Ino, il piccolo Dio- niso, affdato loro da Hermes per volere di Zeus al fne di sottrarlo alla vendetta della moglie adirata per il tra- dimento con Semele, appariva come la vittima innocen- te dellira di Hera [55] . Reso folle per volont della dea, secondo le ipotesi ricostruttive di Seeliger [56] , di Escher [57]
e, soprattutto, di Pearson [58] , dopo aver ucciso Learco, credendolo un leone, Atamante si lanciava allinsegui- mento della moglie e del piccolo Melicerte, mentre Ino, sconvolta dal dolore e dalla paura o folle anchessa, pre- so fra le braccia il fglio si gettava nelle profondit del mare dallalto di una rupe [59] . Le brillanti intuizioni del flologo inglese, fondate sulla lettura di scarni fram- menti [60] , hanno trovato non secondaria conferma sul versante archeologico, nella pubblicazione di uno sk- foj homericus [61] frammentario del 170-130 a.C., sul quale la lettura delle immagini e soprattutto quella del- le iscrizioni relative a Dioniso, Hera, Atamante e Sofocle rimandano a un dramma sofocleo, in cui Ino ed Ata- mante, che si prendono cura di Dioniso, sono persegui- tati dallira di Hera [62] . Differente sarebbe stata la tradi- zione seguita nellIno di Euripide [63] , della quale riman- gono 79 versi, e alla cui hypothesis si sarebbe riferito Igi- no [64] , come afferma esplicitamente il mitografo stesso. La trama portata in scena si incentrava sul tentativo da parte di Temisto, terza sposa di Atamante, di uccidere i fgli di Ino; sul suo suicidio nel momento della consape- volezza di avere causato la morte dei suoi stessi nati, fno alla follia di Atamante, che trucidava Learco duran- te una battuta di caccia, mentre Ino [65] si precipitava in mare insieme col fglio minore Melicerte e veniva meta- morfzzata in divinit marina, forse per lintervento di Dioniso, che, secondo talune ipotesi ricostruttive, appa- riva quale deus ex machina in chiusura di tragedia, an- nunciando lapoteosi della sua nutrice e del fglioletto. Se passiamo alla sfera delle immagini, i tragici avve- nimenti che legano Atamante alla sposa Ino e al fglio- letto Melicerte mancano di una articolata elaborazione formale della tradizione fgurativa [66] . Le pi antiche rappresentazioni di Melicerte in groppa al delfno, rela- tive alla eroizzazione del fanciullo, sono su alcuni pina- kes provenienti dal santuario corinzio di Poseidone a Penteskouphia e si datano intorno alla met del VI sec. a.C.; il giovane siede di proflo in groppa ad un mostro Giada Giudice - Elvia Giudice 58 cende anteriore al secondo quarto del V secolo a.C. So- no noti, fnora, solo tre vasi che riportano momenti di- versi della saga, dalla consegna del piccolo Dioniso da parte di Hermes ad Ino ad Atamante, su unhydria di Hermonax [69] , che Oakley [70] ha supposto possa mettersi in relazione con lAthamas a [71] , al ruolo di matrigna malvagia di Ino che, munita di spada, cerca di avven- tarsi su Elle e Frisso alla presenza di Nefele, in una sce- na, peraltro molto articolata, su una pisside del Cerami- co di Atene [72] databile anchessa intorno al 460 a.C. dalliconografa inconsueta, per la quale la Kunze Gtte ha supposto uninfuenza del tragico, o che, ancora, in- segue, brandendo unascia, Frisso, su unanfora del 440-430 a. C. [73] nella quale il particolare dellarma uti- lizzata rimanda ancora una volta allambito tragico e a Medea in particolare. A queste immagini si aggiungono quelle relative alla follia di Atamante [74] di ambito ma- gnogreco, apulo in particolare, ad esempio, su un crate- re frammentario del pittore di Dario [75] , nel quale il re, la cui identifcazione resa certa dalliscrizione, ha il viso stravolto da un intenso emozionale pathos, che potrem- mo defnire teatrale, e, molto probabilmente, altre, su un cratere di produzione falisca, sul quale un uomo barbato solleva allaltezza delle spalle un fanciullo, ve- rosimilmente Learco [76] . Se passiamo alla sfera delle im- magini relative alla fuga di Ino, e al suo tentativo dispe- rato di salvare il fglioletto, i documenti a nostra dispo- sizione appaiono alquanto esigui. A questambito tema- tico potrebbero appartenere una lucerna del III sec. d.C. [77] , sulla quale Messerschmidt [78] ha riconosciuto Atamante che, armato di spada, ha gi afferrato Learco, mentre dinnanzi a lui Ino fugge, abbracciando Melicer- te [79] ed, infne, un quadro descritto nelle Imagines di Callistrato, nel quale il sovrano, nudo, coperto di san- gue, lo sguardo stravolto dalla follia, brandisce un pu- gnale, mentre Ino, in stato di terrore, corre col fglioletto al petto verso il promontorio di Sciro [80] . Il modulo ico- nico Ino con Melicerte ritorna sulla monetazione corin- zia di et imperiale, caratterizzata dalla fgura delleroi- na che fugge verso sinistra, reggendo il bimbo fra le braccia secondo un triplice schema compositivo; il pri- mo, per noi anche il pi signifcativo, qualifcato da un intenso senso del movimento [81] , vede la regina correre bito di una rappresentazione del giudizio di Paride, sono presenti due giovani, luno con un cerchio, laltro, forse Melicerte, in groppa al delfno. Pache op. cit. (n. 30) 161, fgg. 40-41. Il fanciullo stato di recente riconosciuto su un cratere del Pittore della Scacchiera, sul quale da un lato, Teseo contro il brigante Sini, dallaltro, un giovane che attraversa il mare trasportato da un delfno cf. S. Barresi, Teseo, Sini, Melicerte ed il Pittore della Scacchiera, in Ostraka XI, 2, 2002, 55-79; A. D. Trendall, New Vases by the Chequer Painter, in H. Froning, T. Hlscher, H. Mielsch (edd.), Kotinos: Festschrift fr Erika Simon, Mainz am Rheim 1992, 301-305, sia pure dubitativamente, aveva interpreta- to il giovane come lo stesso eroe ateniese, impegnato a recuperare lanello doro di Minosse negli abissi marini. [69] Hydria a f. r. (460 a.C.), Atene, coll. A. Kyrou, LIMC, Ino, 659, n. 10. Il soggetto si ripete su uno stamnos etrusco del IV sec. a.C. (LIMC, Ino, 659, n. 12) e su una ciotola decorata a rilievo del II sec. a. C. (LIMC, Ino, 659, n. 11). [70] J. H. Oakley, Athamas Ino, Hermes, and Infant Dionysos: a Hydria by Hermonax, in AntK XXV, 1982, 44-47. [71] Nellassociare la scena raffgurata sullhydria con lAtamante a John Oakley segue la ricostruzione della trama del dramma sofocleo pro- posta da Dana Ferrin Sutton (A Handlist of Satyr Plays, HarvStClPhil LXXVIII, 1974, 107-143), secondo il quale il soggetto del primo Ata- mante sarebbe stata la distruzione della famiglia del re a causa dellira di Hera, adirata perch egli aveva accettato, insieme con la sposa Ino di allevare il piccolo Dioniso. Tema del secondo Atamante, invece, sarebbe stato il tentativo da parte di Semele di sacrifcare Atamante e lintervento risolutore di Eracle. [72] Atene, Ceramico inv. 1059, E. Kunze-Gtte, Zwei attisch rotfgurige Pyxiden aus Grbern des Kerameikos, in AM CVIII, 1993, 79-99. Sulla pisside una seconda donna si allontana velocemente stringendo un bimbo in braccio, caratterizzato dal probaskanion, secondo lo schema fgurativo gi osservato sul nostro vaso. [73] Anfora nolana a f. r. da Nola (450-425 a.C.), Napoli, Mus. Naz. 270, ARV 2 1161, 1, LIMC, Ino, 659, n. 13. [74] Riguardo alle rappresentazioni della follia di Atamante, Plinio ri- corda, inoltre, una statua in rame e ferro, opera di dellartista Arist- nida che raffgurava il pentimento del re dopo il furore, che lo aveva portato ad uccidere il fglio Learco, cfr. A. Corso, R. Mugellesi, G. Rossi, Gaio Plinio Secondo, Storia Naturale V, Minerologia e storia dellar- te. Libri 33-37, Torino 1988, libro 34, 140 [75] J. Chamay, A. Cambitoglou, La Folie dAthamas par le peintre de Da- rius, in AntK XXIII, 1980, 35- 43; LIMC, Athamas, 951, n. 5; LIMC, Ino, 659, n. 15. [76] Roma, Mus. di Villa Giulia inv. 8360; LIMC, Athamas, 951, n. 9. [77] Roma, Mus. Naz. Rom. inv. 62164; LIMC, Athamas, 952, n. 11. An- che in questo caso evidente lispirazione teatrale della raffgurazio- ne: entrambe le fgure, infatti, hanno il volto coperto da maschere e calzano coturni. [78] F. Messerschmidt, Tragdienszenen auf rmischen Lampen, in RM XLIV, 1929, 40-42. [79] T. L. B. Webster, Monuments Illustrating Tragedy and Satyr Play, London 1967, IL 7, 94, 159 [80] Callistratus, Stat. 14, A. Fairbanks, Philostratus Imagines, Callistra- tus Descriptions, London 1931, 421-423. [81] Pache, op. cit, 164. di Cadmo (ARV 2 1187, 32, LIMC, Melikertes, 440, n. 27), in cui, nellam- Una madre in fuga su una lekythos siciliana 59 di strappare dal seno della madre il piccolo Learco, (de- que sinu matris ridentem et parva [] bracchia tendentem [87] ). Rimane incerto il valore semantico del tralcio che Ino reca; lo stilema del fore, enfatizzato dalla sua centrali- t, potrebbe essere allusivo dello statuto del gamos [88]
che lega inseguitore e vittima, in conformit ad una tra- dizione che ha i suoi precedenti gi in Il. 14, 346 ss., in cui la ierogamia di Zeus ed Hera si consuma in un tri- pudio di fori, e nellInno a Demetra, dove il ratto di Per- sefone da parte di Hades ha luogo nello scenario di un prato forito [89] . Dunque n la gestualit del bambino n lattributo della donna appaiono casuali, ma frutto di una scelta motivata dallesigenza di sottolineare lo stretto legame di parentela fra i personaggi raffgurati. Se guardiamo allo schema compositivo nel suo com- verso sinistra col bambino fra le braccia [82] (fgg. 9-10), il secondo aggiunge il particolare di un delfno (fg. 11), forse quello che porter in salvo Melicerte [83] , o un ippo- campo [84] nel terzo una Nereide o un Tritone [85] (fg. 12) accolgono nelle profondit del mare, protendendo le braccia, la regina col fglio. Occorre a questo punto tor- nare alla lekythos di Caltagirone per verifcare se gli ele- menti che formano la sintassi dellimmagine possano sostenere la nostra lettura della scena. Lanalisi di alcu- ni particolari della raffgurazione fornisce elementi, a nostro avviso, signifcanti; innanzi tutto lo scettro gi- gliato che luomo regge con la mano destra sembra qua- lifcarlo come di statuto regale; il gesto di afferrare la donna per un braccio, lungi da ogni intento erotizzante, si confgura piuttosto come un atto violento teso ad im- pedire la fuga della fgura femminile, al cui rapido mo- vimento fa stridente contrasto latteggiamento del bim- bo (fg. 13), che tende la piccola mano verso linseguito- re, un gesto scelto consapevolmente dal pittore a sotto- lineare lintima familiarit fra i due. Limmagine non pu non richiamare alla mente la narrazione ovidiana [86]
del mito, che, nellambito di una poetica che ha quale orientamento il patetico, ci mostra Atamante nellatto [82] Ricordiamo in particolare tre monete, la prima dellet di Domi- ziano: LIMC, Melikertes, n. 5 = LIMC, Ino, n. 18; la seconda di epoca adrianea: LIMC, Melikertes, n. 6 = Pache, op. cit., 165, fg. 45; lultima dellepoca di Marco Aurelio: LIMC, Melikertes, n. 11. [83] Pache op. cit., 165, n. 46= Auktion 105, Mnzen von Korinth, 123, n. 857 [84] Auktion 105, Mnzen von Korinth, 123, n. 856 [85] Pache op. cit., 165, n. 47 [86] Ov. Met. IV, vv. 416-565. [87] Ibidem vv. 516 ss. [88] G. Koch-Harnack, Erotische Symbole, Berlin 1989. [89] R. F. Sutton, The Interaction between Men and Woman Portrayed on Attic Red-Figure Pottery, Ann Arbor-London 1982, 305. Fig. 9 da LIMC, Ino, n. 18 Fig. 10 da Auktion 105. Mnzen von Korinth, n. 591 Fig. 11 da Auktion 105. Mnzen von Korinth, n. 857 Fig. 12 da LIMC, Ino, n. 16 Fig. 13 Caltagirone, Museo della Ceramica, coll. Russo-Perez inv. n. 7 Giada Giudice - Elvia Giudice 60 de le braccine verso linseguitore. La presenza del bim- bo in una scena di ratto, agli occhi di un Ateniese del V secolo, doveva costituire un forte indizio riguardo al si- gnifcato dellimmagine e al suo referente mitico, essa trasformava una raffgurazione dal valore prototipico, in una specifca. Non si pu, quindi, non concordare con Mark Stansbury-ODonnell che while the basic formula of the pursuit is similar across a range of stori- es, there are a number of variables within it [] that have the potential to modify and transform the narrati- ve direction of the pursuit [94] . Rimane, tuttavia, da chiarire un dato fondamentale: da chiedersi come mai il pittore di Sabouroff abbia scelto di rappresentare questo specifco segmento nar- rativo del mito, ossia la follia di Atamante e la fuga di- sperata di Ino, fra i tanti di cui si sostanziava questa complessa saga, e infne, e non da ultimo, ci si deve in- terrogare sulle ragioni che hanno spinto il pittore vasco- lare a non qualifcare limmagine con quei simboli ma- rini, quali un delfno o un ktoj che ne avrebbero facili- tato, almeno ai nostri occhi, lesegesi. Se in parte la scel- ta tematica pu essere messa in relazione con lorigina- lit creativa e la volont sperimentatrice della pi antica fase pittorica del pittore di Sabouroff, siamo dellavvi- so, tuttavia, che non si possa escludere, come abbiamo accennato, che una forte suggestione della coeva pro- duzione tragica si sia esercitata sulle nostre immagini. Crediamo, inoltre, che proprio il richiamo alla realt scenica potrebbe aver ulteriormente facilitato ai fruitori la lettura della lekythos, grazie alla forte consuetudine con quello che costituiva un fenomeno culturale ampia- mente condiviso dai cittadini della polis ateniese. Lipotesi che alla genesi della nostra immagine non sia estraneo un trattamento drammatico delle vicende mitiche relative trova, peraltro, non secondaria confer- ma nella scelta del ceramografo unico, fnora, in que- sto scorcio di tempo di raffgurare un segmento del plesso, la costruzione dellimmagine rientra allinterno di un paradigma di ampia tradizione, oggetto di nume- rose elaborazioni formali anche da parte del pittore di Sabouroff, ossia quello relativo alle scene di ratto. Il ce- ramografo replica su numerosi vasi questa struttura narrativa senza che linserzione di alcun dettaglio per- metta di individuare il modello mitico di riferimento: una fgura femminile, alla presenza o meno di una se- conda che muove velocemente in direzione opposta, fugge inseguita da un giovane [90] e solo in alcuni casi ladozione di particolari specifci suggerisce uno svolgi- mento alternativo dellazione come su una kylix del Va- ticano [91] , sulla quale il ceramografo, volendo narrare il rapimento di Teti da parte di Peleo, adegua limmagine agli schemata in uso per questo mito, ossia leroe non solo insegue la dea, ma la afferra strettamente cingen- done con entrambe le braccia la vita, ed inoltre caratte- rizza lo statuto alto della fanciulla, rappresentandola coronata al pari delle altre Nereidi, o ancora su unanfo- ra nolana [92] in cui lartista caratterizza linseguitore co- me guerriero, con la corazza al di sopra del chitonisco, e questa variante ha fatto supporre si possa trattare di Menelao che insegue Elena. Se ritorniamo ora al mito di Ino, come abbiamo gi avuto modo osservare, non sembra esistere, in base ai dati fno ad ora disponibili, in Attica una tradizione f- gurativa sino agli inizi del secondo quarto del V secolo, n a partire da questo scorcio di tempo essa mostra ca- ratteri di omogeneit e di univocit, anzi il momento fortemente drammatico della fuga della regina nel ten- tativo di salvare il fglio, con un notevole gap cronologi- co, raffgurato con certezza solo a partire dalla mone- tazione corinzia di et domizianea [93] . Il Pittore di Sa- bouroff, dunque, nel momento in cui il mito della stirpe regale di Atamante, sulla scorta dei tre grandi tragici, conosceva in Attica una qualche fortuna, alla ricerca di formule visuali che ne rendessero la narrazione in im- magine, pu avere trovato agevole servirsi delle con- venzioni della formula di inseguimento, che ben si pre- stava alla dinamica della vicenda, ma si anche preoc- cupato di inserire elementi, che, modifcando in manie- ra del tutto nuova uno schema ampiamente codifcato, orientassero lo spettatore nella lettura dellimmagine: lo scettro, forse anche il viticcio, ma soprattutto in posi- zione di assoluta centralit la fgura del bimbo che ten- [90] Kavvadias 2000, op. cit. [91] Citt del Vaticano, Mus. Greg. Etr. 12.116, ARV 2 837, 4. [92] Londra, Brit. Mus. E 333, ARV 2 842, 116, LIMC, Hlne, 542, n. 254. [93] Cfr. nota n. 82. [94] M. Stansbury-ODonnell, Structural Analysis as an Approach to De- fning the Comic, in S. Schmidt, J. H. Oakley (ed.), Hermeneutik der Bilder. Beitrge zur Ikonographie und Interpretation griechischer Vasen- malerei, Mnchen 2009, 33-41. Una madre in fuga su una lekythos siciliana 61 di Ino, da quella articolatamente descritta da Callistrato con la regina che sfugge ad Atamante ed accolta nelle profondit marine da Amftrite, da Oceano e da un cor- teggio di delfni, ad alcune delle emissioni monetali co- rinzie di et imperiale, che, in un linguaggio estrema- mente condensato, ne raccontano il salto e nel contem- po alludono alla sua trasformazione [98] . La salvezza di Melicerte, il suo eroico destino, listituzione dei Giochi Istmici, gi oggetto di esaltazione nella poesia dellpai- noj soprattutto, sono volutamente lasciati fuori perch il ceramografo, sulla scorta del tragico, sceglie sul no- stro vaso di rappresentare la follia inconsapevole di Atamante e gli ch, divenuti proverbiali, della febilis Ino. [Elvia Giudice] Quale, il signifcato di un vaso dalliconografa cos insolita in Sicilia, a Gela, durante il secondo venticin- quennio del V sec. a. C.? Ci sembra opportuno, per va- lutare correttamente il fenomeno, volgere lo sguardo al commercio di ceramica attica in Occidente tra il 475 ed il 450 a.C., quando lexport di vasellame attico si indiriz- mito altamente doloroso, che vede allopera la follia omicida di Atamante e il suo tentativo di uccidere il pic- colo Melicerte, escludendo nello stesso tempo ogni ac- cenno al momento salvifco, in cui madre e bimbo ven- gono metamorfzzati e divinizzati dopo il salto in mare: unottica, questa, che appare fortemente consonante con lethos tragico. Se ci si interroga, infne, sullo specif- co referente drammatico della lekythos nostra convin- zione che esso possa essere riconosciuto nellAthamas b di Sofocle [95] . Escludono le altre tragedie dei tre grandi tragici sul tema, analisi dei contenuti e dati formali [96] . E proprio lorientamento etico del grande tragico di Colo- no, il quale am rappresentare linstabilit della condi- zione umana, attribuendo massimo potere agli dei la cui volont imperscrutabile circoscrive in limiti angusti lo spazio umano, defnendolo come spazio della fragili- t e del dolore sembra non essere estraneo alla nostra narrazione per immagini. NellAthamas b, dunque, co- me abbiamo gi accennato, leroe tragico che non si era reso colpevole di alcun crimine [97] , reso folle per effetto dellira vendicatrice di Hera verso i protettori di Dioni- so, uccideva il piccolo Learco, scambiandolo per una fera, mentre la sua sposa, Ino, sconvolta dal dolore, si gettava in mare con Melicerte. Ogni speranza di salvez- za era volutamente rifutata, in conformit ad una for- ma letteraria, quella tragica, che si sostanziava di lutto e di sofferenza. Lapoteosi di Ino, leroico destino di Meli- certe, la fondazione dei Giochi Istmici, gi oggetto della poesia celebrativa, al cui spirito apologetico si addice- vano perfettamente, nel dramma sofocleo erano negati perch, in sostanza, c di base uno scarto sostanziale tra tragedia e prospettiva soterica. Il ceramografo, sulla scorta di un genere letterario, quello tragico, la cui visione generale di disarmonia e di turbamento, scelse, dunque, di rappresentare in im- magine uno dei primi segmenti narrativi della vicenda la follia del re e la fuga senza salvezza di Ino e Meli- certe quello impregnato di un pi alto pathos, esclu- dendo, consapevolmente, dalla semantica dellimmagi- ne ogni segno iconico, che avrebbe spostato il focus dellazione sullaspetto salvifco, modifcandone total- mente la Stimmung. Mancano, infatti, come abbiamo accennato, tutti quei simboli prolettici dellapoteosi di- vina quali delfni, Nereidi, Tritoni che pure sono pre- senti nelle rare e pi tarde rappresentazioni della fuga [95] La cronologia della lekythos compatibile con la messa in scena della tragedia sofoclea. Sappiamo da Plutarco (Plut., Cim 8, 7) e dal Marmor Parium (Marmor Par. A 56 e IG 2 2325, FGrHist 239) che Sofocle esord ad Atene rcontoj 'Aqnhsi 'Ayhfwnoj fra il 469 e il 468 a.C. A parere di Oakley (op. cit. 46) lhydria della collezione Kyrou, con la consegna del piccolo Dioniso ad Atamante, datata al 460 a.C. costitu- irebbe il primo rifesso in ambito pittorico dellAthamas e indurrebbe a collocare la tragedia in una fascia cronologica alta della produzione sofoclea, quella per noi totalmente perduta. [96] Per la datazione della Ino di Euripide un terminus ante quem co- stituito dagli Acarnesi di Aristofane: quando Dicepoli arriva da Euri- pide per avere in prestito degli stracci (akmata, il tragediografo chiede al suo schiavo di dargli quelli di Telefo che sono sopra quelli di Tieste con quelli di Ino ( pa, dj at Thlfou akmata / ketai d/nwqen tn Questewn akn / metax tn 'Inoj), vv. 434 ss. Questa data confermata dai dati metrici (percentuali delle soluzio- ni nel trimetro giambico), cf. M. Cropp, G. Fick, Resolutions and Chro- nology in Euripides: the Fragmentary Tragedies, London 1985, 70 e 81, i quali ampliano i margini gi fssati da Webster op. cit. (n. 18) 3 ss. al 455-425 invece del 455-428 a.C. Una cronologia che esclude ogni pos- sibile infuenza sulliconografa del nostro vaso. [97] Edipo nellEdipo a Colono (vv. 266-268) dichiara di avere subito (pscw) parricidio e incesto e non di averli compiuti (drw) e anche se colpevole, non responsabile avendoli compiuti ignaro. delluomo non lagire (drn), ma il subire (pscein). [98] Mi riferisco alle monete gi citate, in cui alla fgura di Ino con il piccolo Melicerte si aggiunge un delfno o un ippocampo, o un Trito- ne o una Nereide con le braccia protese. Giada Giudice - Elvia Giudice 62 si come di elevato livello culturale. Un indizio certa- mente emblematico la prolungata e ricorrente presen- za di uno dei grandi tragici, Eschilo, in Sicilia, a Siracusa e a Gela. Per insistenza personale di Hieron a Siracusa il drammaturgo fece rappresentare i Persiani [103] per la se- conda volta [104] , probabilmente intorno al 470 a.C. con uno scarto cronologico di soli due anni rispetto alla messa in scena ateniese e, in coincidenza con la fonda- zione da parte del tiranno di Aitne [105] , le Etne(e). Si trat- t certamente di due eventi culturali di grande risonan- za politico-ideologica, che consentivano a Hieron, luno, za soprattutto nellEtruria padana e tirrenica, ma mer- cati di rilievo sono anche la Campania e la Sicilia, dove copiose quantit di vasellame sono smerciate nelle ric- che colonie della costa meridionale, in particolare a Ca- marina, Gela, Agrigento, e Selinunte. La tipologia va- scolare che incontra maggiore fortuna in Sicilia nel se- condo quarto del V sec. a.C. proprio quella della leky- thos, di cui numerosi esemplari sono stati rinvenuti nelle necropoli siceliote: sono circa 250 quelle note al Beazley, cui si possono aggiungerne altre, recentemente edite, provenienti dalle necropoli di Gela, Manicalunga di Selinunte, Passo Marinaro di Camarina; circa ottanta, invece, sono i crateri a colonnette noti, mentre esigue testimonianze ci sono pervenute di neck-amphorae e di pelikai. Un trend commerciale questo, che trova, peral- tro, conferma nel quadro distributivo [99] della produzio- ne del Pittore di Sabouroff, cui sono attribuite numero- se kylikes tutte destinate ai mercati etrusco-tirrenico e padano, mentre le anfore e le pelikai hanno grande for- tuna nei siti della Campania anellenica a Nola, a Capua ed a Suessula, pur essendo documentate anche a Gela. Ma quello che appare estremamente rilevante e signif- cativo per la nostra discussione che un circuito com- merciale esclusivamente siceliota interessa le lekythoi a fgure rosse ed a fondo bianco attribuite al ceramogra- fo, attestate oltre che in Attica, a Camarina [100] , a Gela [101]
e a Selinunte [102] : quattro sono quelle attribuite da J.D. Beazley, nove sono quelle che mi stato possibile ascri- vergli: tre da Gela, due da Camarina, e quattro da Seli- nunte. La presenza della lekythos in esame a Gela sareb- be, quindi, da inquadrare in un generalizzato orienta- mento commerciale, che vede le citt della costa meri- dionale della Sicilia quali mercati privilegiati di questa tipologia vascolare. Se la totale mancanza di dati relativi al contesto di rinvenimento non ci permette di nutrire certezze circa uneventuale, consapevole scelta del soggetto, oltre che della forma, non meno complesso dal punto di vista metodologico appare, in linea generale, ricostruire la diffusione della cultura teatrale nelle varie aree del mondo greco, o stabilire in che misura la sensibilit vi- siva delle comunit elleniche fosse infuenzata dalla fruizione diretta degli spettacoli. Tuttavia, lambiente siceliota e quello geloo in particolare sembrano offrire il quadro di una comunit che sempre pi va delineando- [99] Le coppe attribuite al pittore di Sabouroff sono note nellEtruria tirrenica a Tarquinia (ARV 2 837, 2), a Vulci (ARV 2 837, 1; 837, 9; 838, 16; 839, 32; 839, 43; 840, 55; Para 422), a Cerveteri (ARV 2 837, 3; 838, 12; 838, 19), in area falisca a Falerii (ARV 2 839, 33), nellEtruria interna, ad Orvieto (ARV 2 838, 20; 839, 37; 839, 44; 840, 54; 840, 61; 1707), a Chiusi (ARV 2 838, 30; 838, 31), in area adriatica, a Spina (ARV 2 839, 41; 840, 56; 840, 59) ad Adria (ARV 2 840, 63) ed in Spagna, ad Ampurias (ARV 2 837, 5; 838, 11; 839, 34; 839, 48; 839, 49; 840, 62); le neck amphorae si distribuiscono a Capua (with ridged handles: ARV 2 842, 120), a Nola (with ridged handles: ARV 2 842, 124; 842, 127; 842, 128; 842, 129; 842, 134; Para 424, 135 bis), a Ruvo (with ridged handles: ARV 2
842, 125), ed a Gela (with triples handles: ARV 2 841, 113); le pelikai si concentrano a Nola (ARV 2 843, 134; Para 424, 135 bis), a Suessula (ARV 2 843, 138), e a Gela (ARV 2 843, 132; 854); le oinochoai sono a Nola (ARV 2 853, 5; 853, 6). Le lekythoi standard, sia a fgure rosse che a fondo bianco, sono note, oltre che in Grecia, in Sicilia (ARV 2 844, 145), a Gela (ARV 2 844, 146; 844, 149; 845, 164; 849, 239). Una lekythos aryballica nota a Paestum (ARV 2 852, 3). [100] G. Giudice (ed.), Attikon Keramon. Veder greco a Camarina. Dal prin- cipe di Biscari ai giorni nostri, Catania 2010, 116, I91-I92. [101] TA ATTIKA 2003, op. cit., 481-482, pI31-I33. [102] Giudice-Tusa-Tusa 1992, op. cit., 172-73, E60-63. [103] Spoudsantoj `Irwnoj come ci informa Eratostene nel terzo libro dellopera Sulle Commedie (Cf. schol. Venet. in Ar. Ra. 1028). Cf. Vita 8-10, 18. Sui viaggi di Eschilo a Siracusa cf. C. J. Herington, Aeschylus in Sicily, in JHS LXXXVII, 1967, 74-85. [104] Vita 8-10, 18. Al 18 usato il terminus technicus nadidxai re- plicare. La notizia confermata da Eratostene di Cirene nellopera Sulle Commedie, terzo libro (Cf. schol. Venet. in Ar. Ra. 1028). Poco verosimile giudicata la tesi di chi ritiene che i Persiani siano stati rappresentati per la prima volta a Siracusa e quindi in data anteriore al 472: su questo e in genere sui viaggi di Eschilo in Sicilia cf. Hering- ton op. cit. (n. 60). [105] La fondazione di Aitne fssata al 476/475 a.C. (Diod. XI, 49, 1-2), ma ha osservato A. Lesky, Die tragische Dichtung der Hellenen, Gttin- gen 1972, 68 che appare pi verosimile una datazione dopo il 471, anno in cui si conclusero le battaglie contro gli Etruschi e contro Tra- sideo e, ancora, solo nel 470 a.C. Hieron nomin il fglio Dinomene signore di Aitne. Una madre in fuga su una lekythos siciliana 63 rono di sacrifci la sua tomba, presso la quale, inoltre, recitavano drammi [109] , confermando lamore e soprat- tutto la profonda conoscenza della tragedia attica. La presenza di una lekythos ispirata dalla contemporanea drammaturgia, dunque, a Gela potrebbe non essere ca- suale, ma costituire, piuttosto, una conferma della capa- cit siceliota di lettura della tragedia greca, anche quan- do il riferimento ad essa fosse affdato a un mediatore culturale quale liconografa vascolare. [Giada Giudice] di presentarsi come il difensore dei Greci dOccidente contro i barbari Etruschi e Punici, al pari dei Greci dellEgeo vincitori sui barbari Persiani, laltro, di cele- brare la rifondazione di Katane con coloni di stirpe dori- ca denominandola Aitne [106] . Almeno in questo caso, dunque, la composizione drammaturgica lungi dalles- sere un elemento introdotto dallesterno, che poteva esercitare una generica suggestione sui popoli sicelioti, era, al contrario, oggetto di una fruizione consapevole e motivata. Linteresse per i drammaturghi e per la dram- maturgia attica non si limit a questi episodi, ma costi- tu un dato costante come potrebbe dimostrare il ritorno di Eschilo in Sicilia, questa volta a Gela nel 458, proba- bilmente spinto dallinteresse per la nuova situazione politica, che appariva dopo la caduta della tirannide affne al regime democratico ateniese, e presumibil- mente, anche per accogliere linvito di Gela, la cui fori- dezza economica, in quegli anni le aveva consentito di rifondare Camarina (461 a.C.). Eschilo a Gela rimase f- no alla morte avvenuta nel 456, quando i Geloi gli tribu- tarono onori eroici non inferiori a quelli degli Ateniesi, i quali, caso unico, decretarono che le sue tragedie potes- sero essere ripresentate ai concorsi drammatici [107] ; gli abitanti di Gela lo seppellirono nel sacrario [108] , e onora- [106] Per celebrare questo evento Pindaro, ospite anchegli di Hieron con Simonide e Bacchilide, compose nel 470 uno dei suoi epinici pi belli, la Pitica I, che avrebbe dovuto celebrare la vittoria col carro ri- portata a Delf da Hieron, ma il poeta non si limit a questo ma esalt la sua celebrazione fno ad includere lopera del tiranno nei suoi aspetti politico-militari, invocando alla fne Zeus perch proteg- gesse i cittadini della neofondata Aitne. [107] Vita Aesch. 12; schol. Ar. Ach. 10, Ra. 868: Philostr. Vita Apoll. 6, 11; Quintil. 10, 1, 66. [108] 'Apoqannta d Geloi polutelj n toj dhmosoij mnmasi qyantej tmhsan megaloprepj lespressione usata nella Vita 11: la formula con cui si indicano i sepolcri statali, in cui si seppelliva- no i caduti per la patria onorati con pubbliche esequie. Demostene usa questa espressione nel de cor. 208, a proposito del cimitero che accoglieva i caduti a Maratona, Platea, Salamina, Artemisio. [109] Vita Aesch. 11.
Ermogene e la cerchia erudita. Manoscritti di contenuto retorico in Terra d’Otranto, in La tradizione dei testi greci in Italia meridionale. Filagato da Cerami philosophos e didaskalos. Copisti, lettori, eruditi in Puglia tra XII e XVI secolo, a cura di N. Bianchi, Bari 2011 (Biblioteca Tardoantica, 5), pp. 95-111.