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PRESENTAZIONE

Essendo, come il testo chiarirà, ormai maturo l’uomo per ac-


cogliere determinati insegnamenti, dato che le risposte che
le attuali scienza e religione gli sanno dare non gli bastano
più, assistiamo alla nascita di un ....mercato (inteso in senso
positivo, ma anche negativo) che si affretta a riempire il
vuoto che quella insoddisfazione provoca. In realtà, la reli-
gione non può più avere l’autorità che le è sempre apparte-
nuta, perché l’uomo vuole oggi conoscere anziché obbedire,
e la scienza che si attarda sempre più nel particolare non sa
rispondere all’ansia di infinito che sgorga dall’animo umano.
Sorgono allora innumerevoli pratiche ed associazioni spiri-
tuali, fra le quali è ben difficile discriminare quelle che inten-
dono il suddetto mercato nel senso positivo o in senso nega-
tivo. Vorremmo però riuscire a porre l’attenzione sopra una
considerazione: i due termini “associazione” e “spirituale”
sono in realtà antitetici. Per associazione dobbiamo intende-
re infatti una struttura ben definita, con regole e procedure
stabilite, una cosa cioè che ha una forma; ma la forma non
è altro che l’ombra dello spirito, non può mai essere lo spiri-
to. Il quale è quella forza che produce la forma e la disinte-
gra, che la abita e che la dirige, ma che è altro da essa.
L’idea fa nascere la forma, ma non può identificarsi con es-
sa. Qualora lo si facesse, l’idea degenererebbe: lo scopo di-
verrebbe quello di salvaguardare la forma, a prescindere e
anche a scapito dell’idea.
È sempre rischioso perciò creare una associazione spirituale;
lo si è visto in tutte quelle finora note: quando l’animatore, il
fondatore non c’è più, il loro destino sembra essere la cri-
stallizzazione nella forma. Ci si accapiglia per conservare lo
spirito originario, senza accorgersi che facendo diventare le
idee del fondatore come pietre inamovibili si ottiene esatta-

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mente l’opposto. Manca lo spirito che animava quelle idee;
resta solo un’idea, che priva dello spirito comincia a diventa-
re ideologia, cioè cosa morta.
Come facciamo allora noi a discriminare, a intravedere se
dietro ad un insegnamento, ad un pensiero, vi è o non vi è la
vita, lo spirito che cerchiamo?
Dobbiamo, per riuscire in questo intento, fare una distinzio-
ne preliminare. Di solito, di fronte ad un testo (specialmente
in simili argomenti) non discriminiamo fra due termini che,
invece, andrebbero separatamente considerati:
• la fonte,
• l’autorità.
Se veramente lo spirito che ci anima è quello di conoscere,
non possiamo non ricorrere ad una fonte di insegnamento.
Essa può essere, come detto, la scienza o la religione, oppu-
re qualcosa che le superi e integri, qualora esse non ci siano
sufficienti. Comunque, sarebbe inevitabile una fonte esterna
a noi alla quale dare ascolto. Non è possibile evitare questo:
l’unica cosa è ammettere che in questa fase è necessaria
una certa fede, ma non cieca. Si presta fede, in attesa di
poter verificare la verità di quanto comunicatoci. Questo pe-
rò lo potremo fare quando, grazie all’insegnamento ricevuto,
avremo raggiunto un livello di conoscenza e coscienza supe-
riori a quelle attuali. In altri termini, la fede così intesa è uno
strumento per riuscire, domani, a farne a meno. Come dice
S. Paolo: “tre cose durano attualmente: la fede, la speranza
e l’amore; ma la sola che durerà in eterno è l’amore”.
L’errore che comunemente si commette, infatti, è quello di
abbinare alla fonte l’autorità, un’autorità che deve essere
perciò degna di fede. Un tale atteggiamento, in realtà, si tra-
sforma in un pregiudizio, che non può che chiuderci la via
verso strade di possibile arricchimento. L’anelito che sentia-
mo verso la conoscenza o verso la devozione viene dalla no-
stra interiorità; è da qui che siamo in grado di stabilire la ve-
rità di quanto ci si propone: soltanto l’assetato può stabilire
quanto una bevanda è stata in grado di dissetarlo. Facciamo
dunque decidere a lui! Solo a lui possiamo legittimamente ri-
conoscere l’autorità per farlo.

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L’autorità a cui fare appello, dunque, non potrà trovarsi che
dentro ciascuno di noi, e il giudizio si baserà sulla capacità
degli insegnamenti contenuti in quello che leggeremo di ap-
pagare la nostra sete, e di avviarci verso una autonoma via
spirituale. “Li riconoscerete dai loro frutti”!
Riguardo alla fonte, è necessaria qualche precisazione. Il te-
sto che segue si vuole considerare Cristianesimo Interio-
re; cosa intendiamo con questa definizione? Certamente in
nessun modo attinente ad associazioni o chiese portanti lo
stesso nome. Il termine Cristianesimo ha per noi il valore di
un’idea, di un archetipo, al quale nel corso dell’evoluzione
umana hanno fatto riferimento (magari chiamandolo con
nomi diversi) quegli Spiriti che vedevano una ben definita
necessità nell’uomo: quella di superare tutte le divisioni in-
terne ed esterne attraverso l’Amore, grazie all’azione del
Salvatore Cristo Gesù in collaborazione con l’azione coscien-
te dello Spirito dell’uomo, tese al raggiungimento della pace
interiore e della fratellanza universale.
Tutto questo rappresenta il Cristianesimo Esoterico nella sua
accezione più pura ed elevata, e sono gli insegnamenti di
quei grandi Spiriti a rappresentare la fonte (sicuramente ri-
dimensionata da quanto l’autore è riuscito a capire degli
stessi) del testo che segue.
Da parte sua, l’autore è una persona anche troppo normale,
che ha il solo merito di avere studiato quelle fonti, di avervi
trovato l’insegnamento cui anelava, e di sentire perciò come
suo dovere il cercare di comunicarlo anche ad altri, che aspi-
rano alla stessa ricerca. Questo testo, perciò, non vuole es-
sere un libro iniziatico, e non promette nessun particolare
potere a chi lo leggerà. Chi fosse attirato in maniera premi-
nente dal cosiddetto fascino del mistero, probabilmente a-
vrebbe sbagliato testo, dato che qui ci proponiamo di cercare
di risolvere i misteri, e non di alimentarli.
E a chi cercasse qualche esperienza straordinaria da un al-
trettanto straordinario maestro, sarebbe da chiedergli: cosa
cambia, per te, se chi ti parla possiede o meno doti partico-
lari? Dovresti comunque credergli sulla fiducia, sottoporlo
continuamente a prove, e a te non verrebbe niente in più.

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Non è questo l’importante; l’importante sta solo in ciò che sa
far nascere, con le sue parole, in te. Se ti sa dissetare.
D’altra parte, altre interpretazioni degli insegnamenti cristia-
ni sostengono che la salvezza dipende esclusivamente
dall’azione divina, e che l’uomo ne è solo il destinatario, ma
non un attore. Se così fosse, non servirebbero insegnamenti,
ma semmai ammaestramenti tesi solo a farci accettare
quanto altrove già deciso. No, noi rifiutiamo questa posizio-
ne: l’uomo fa ora parte delle Gerarchie Creatrici, con la re-
sponsabilità che ne consegue.
C’è solo una cosa da fare: mettersi all’opera. Chi prende
questa decisione, ha già iniziato il suo cammino spirituale.

A questo punto, ahimé, un altro problema può sorgere, quel-


lo del “vagabondaggio spirituale”.
È difficile dire al ricercatore che per avanzare nella sua ricer-
ca deve fermarsi…. Lo si può fare forse usando un’immagine.
Chi vuole indagare spesso salta di ramo in ramo, passando
da una scuola o un’associazione o un maestro o insegnante
ad un altro; in questo modo, però, non approfondisce mai
nulla, e l’unico risultato che otterrà, sarà quello di sentire i-
dee le più diverse, ma nessuna lo toccherà mai davvero oltre
l’entusiasmo iniziale. Si può dirgli che oltre alla dimensione
da lui perseguita: quella “orizzontale” che spazia superfi-
cialmente, esiste anche quella “verticale” da lui trascurata.
Come un albero deve prima “affondare” le proprie radici nel-
la terra, così anche il ricercatore deve “approfondire” la sua
ricerca fermandosi ad una scuola da lui scelta, dopo che i
suoi insegnamenti ne hanno ispirato l’intuizione. Una volta
saldo nelle radici, allora come l’albero potrà protendere i
propri rami anche lungo la direzione orizzontale. Saprà allora
comprendere e valutare le differenze fra le varie scuole.

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INTRODUZIONE

Iniziamo dal titolo. Con Cristianesimo Interiore intendiamo


l’esperienza e lo studio dell’aspetto più autenticamente spiri-
tuale ed esoterico del Cristianesimo. Le ricerche esteriori di
ordine storico-culturale sono da rispettare sinceramente, ma
rischiano di credere e far credere di rappresentarne tutto il
possibile messaggio. Quando, entrando in una pinacoteca,
ammiriamo i capolavori della pittura, se ascoltiamo un critico
d’arte o sfogliamo una rivista del settore, troviamo ciò che la
cultura, la didattica ci dice: i mezzi che il pittore ha usato,
legati alla sua scuola, al suo stile, alla sua epoca, ecc. Limi-
tandoci a questo, però, non realizziamo che escludiamo la
cosa più importante, la sola che probabilmente interessava
all’artista: il messaggio che tramite la sua opera voleva co-
municarci; egli ha semplicemente usato gli strumenti che la
sua scuola e la sua epoca gli consentivano, ma lo scopo era
quello di comunicare qualcosa, ed è questo l’aspetto princi-
pale, che va colto. Sono stati versati fiumi di inchiostro sulla
vita e le opere del fondatore del Cristianesimo; ma Egli non
ci ha lasciato una sola parola scritta. Ci siamo mai chiesti il
perché? La buona novella non è qualcosa da studiare sui li-
bri, ma da vivere dentro noi stessi, che viene dal di fuori, o
dal di là, dello spazio e del tempo; il Cristo è sceso nella sto-
ria, ma per aiutarci a uscire dalla storia. Il Cristianesimo e-
steriore rappresenta soltanto la veste con cui quel messag-
gio si è mostrato; la veste avrebbe anche potuto essere leg-
germente o totalmente diversa: il messaggio sarebbe co-
munque sempre stato identico. È questo Messaggio e questo
atteggiamento, che illuminano il cammino che stiamo intra-
prendendo.

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Dire che dovremmo evolutivamente giungere ad “essere Dei”
(come ci esorta a fare S. Paolo), non è presunzione, ma
semmai renderci responsabili di quello che ci aspetta. Non
è presunzione, ma responsabilità. È presunzione pretendere
di avere come diritto di nascita la capacità di essere liberi e,
in nome di questa libertà, di poter pensare, parlare, deside-
rare ed agire come si vuole senza interessarci di come ciò
possa influenzare il mondo circostante. Dobbiamo invece
sapere chi siamo, e che ogni nostro pensiero produce un
effetto di cui ci rendiamo responsabili e di cui sopporteremo
le conseguenze. Per questo non considerarlo non porta alla
libertà, ma alla schiavitù. La libertà deve essere conquistata:
non è un diritto acquisito alla nascita. Libertà significa re-
sponsabilità, e non il contrario.
La responsabilità quindi deve guidarci nello stabilire quali so-
no le motivazioni che ci spingono verso questo studio ed es-
sa ci dice che dobbiamo farlo essenzialmente per motivi al-
truistici e di rispetto delle libertà altrui. Tutto ciò che non
rientra in queste due motivazioni, si trasforma in azione che
va in direzione opposta a quella della nostra evoluzione e
che quindi col tempo ci farà retrocedere anziché progredire.

L’uomo ha due vie per avanzare lungo questo progresso. In


ogni uomo albergano due anime, per così dire:
a) una anela ad alzarsi e a contemplare il cielo e l’opera di-
vina; sente il bisogno di regole ed autorità (Maestri) da se-
guire fedelmente e che le indichino la via. Invidia chi può
rinchiudersi in un eremo e condurre una vita di purezza, soli-
tudine e preghiera, senza dare importanza alla vita fisica.
Sente ciò che è bene e ciò che è male, e questo è tutto
quanto di cui ha bisogno per decidere come agire. Rappre-
senta la fase discendente della curva evolutiva, quando non
avendo ancora sviluppato pienamente l’autocoscienza, il de-
siderio era di tornare alla Fonte da cui si proveniva, per pro-
vare ancora l’annullamento di se stessi nella sua onniscien-
za. Essa guarda quindi all’alba della sua nascita, all’Oriente,
ed è rappresentata biblicamente da Abele e da suo fratello
Set. Essa è spinta dalla FEDE.

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b) l’altra si affanna, con spirito di iniziativa, a lavorare per
migliorare la vita terrena. È insofferente a qualsiasi imposi-
zione esterna, e pretende di scegliere da sola la via da se-
guire e le decisioni da prendere. Detesta qualsiasi atteggia-
mento pio, che giudica esteriore se non ipocrita, non essen-
do in grado di comprenderlo. L’unica cosa di cui si fida è il
proprio ragionamento, e tutto ciò che non è spiegabile scien-
tificamente o logicamente è per lei solo superstizione. Rap-
presenta la difficile fase di risalita della curva evolutiva, dove
grazie all’esperienza fisica l’uomo ha conquistato l’auto-
coscienza. Essa guarda avanti, verso il futuro, all’Occidente,
ed è rappresentata biblicamente da Caino, figlio di Eva e Lu-
cifero, e perciò semidivino e creatore. Essa non è spinta che
dalla RAGIONE.

Forse è possibile ottenere l’approvazione di entrambe, ren-


dendosi conto che la responsabilità di aspirare ad essere
“Dei” rappresenta la volontà di Dio.
La scienza odierna preferisce non risolvere il problema della
causa prima dei fenomeni, e ipotizza soluzioni improbabili,
seppure sottilmente argute, sulla contemporaneità degli e-
venti, ad esempio tra psiche e soma, oppure tra moto stella-
re e avvenimenti terrestri. Forse così soddisfa il suo bisogno
di auto ingannarsi, ma certamente non ricerca la verità. Eli-
minare la causa per concentrarsi solo sugli effetti non potrà
far conoscere l’intera realtà; come non può farlo il confonde-
re entrambi.
Il Cristianesimo Interiore si prefigge di fondere queste due
anime, equilibrandole. Rappresenta tuttavia la filosofia eso-
terica occidentale e come tale si dirige particolarmente a co-
loro che per credere hanno bisogno di capire. Ecco il motivo
di queste pagine: le spiegazioni perciò non sono fondate sul-
la fede, ma sulla logica.
La scienza moderna (di indole occidentale) avanza per mez-
zo del cosiddetto modello sperimentale, caratterizzato dalla
obiettività e dalla ripetitività dei vari esperimenti, tesi a di-
mostrare l’attendibilità, secondo il suo punto di vista, delle
varie teorie. Ma con questo sistema raramente nascono le

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teorie stesse: anzi, le più importanti sono certamente dovute
ad intuizioni che non sono caratterizzate da nient’altro che
dall’opposto sia di obiettività che di ripetitività.
Gli insegnamenti del Cristianesimo Interiore non sono basati
su teorie, ma sulla esperienza di chi ce li trasmette. Resta il
problema di poterle accettare da parte di chi ha bisogno di
capire per credere. Esse perciò non chiedono fede cieca, ma
si appellano alla ragione e all’intuizione, e danno una spiega-
zione logica e razionale del mondo e dell’uomo, che supera
tutte le teorie finora formulate. Il ricercatore che si rende
conto, d’altra parte, della contraddizione sopra richiamata
insita nella scienza stessa, comprenderà come non ci vuole
meno fede a seguire il metodo chiamato scientifico, di quella
necessaria ad accettare provvisoriamente le spiegazioni eso-
teriche in quanto intellettualmente soddisfacenti, e coglierle
in attesa di poterle gradatamente egli stesso sperimentare,
vivendole (il che rappresenta la vera conoscenza).

Lo studio che intraprendiamo dev’essere inteso in maniera


tale da non renderci orgogliosi di quello che impariamo, ma
anzi sempre più umili, man mano che proseguiremo. E que-
sto non tanto perché più conosciamo più ci rendiamo conto
di quanto ancora non conosciamo, ciò sarebbe ancora una
forma di conoscenza fine a se stessa; ma perché questa
forma di conoscenza risveglia in noi quell’altra forma, che
non appartiene più alla mente, ma al cuore che di regola
viene zittito dalla mente, il quale è ancora all’alba del suo ri-
sveglio e si sente partecipe del tutto.
Come dice San Paolo: “La conoscenza gonfia, ma l’amore e-
difica”.

Cominceremo così il nostro cammino sul sentiero.

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Parte I
UOMO FERMATI, E CONOSCI TE STESSO!

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12
L’INVISIBILE

1. La vita.

L’impresa ora è quella di parlare della vita, mistero sondato


ma incompreso – anzi, incomprensibile - dalla scienza mo-
derna, e per farlo dobbiamo rivolgerci ai mondi invisibili. Allo
scopo di evitare per quanto possibile fraintendimenti, e nel
contempo rendere quanto esposto accessibile a tutti,
l’intenzione è quindi di parlare della composizione invisibile,
la cosiddetta costituzione occulta, dell’uomo, partendo
dall’inizio.
Voler rendere comprensibile a tutti quanto riportato, oltre a
costituire un dovere di carattere etico per chiunque voglia
comunicare qualcosa, non rappresenta una presunzione o un
desiderio ....di cassetta (che non esiste), ma un’esigenza le-
gata al tipo di messaggio. Purtroppo non tutti, attualmente,
sono propensi a convertire il modo consueto di condurre la
propria esistenza secondo la coerenza (non l’obbligo o la co-
ercizione) richiesta da quanto verrà qui detto. Chi lo è rap-
presenta il vero tesoro su cui vogliamo investire, e questo
non dipende dalle diversità esteriori, e meno che mai dalla
ricchezza o cultura. Ecco che quindi questo lui o questa lei,
chiunque sia, deve essere in grado di comprendere detto
messaggio, per farlo proprio. Chi sta scrivendo queste pagi-
ne ha fatto altrettanto, non potendo nel modo più assoluto
attribuirsene la paternità.
Raramente il ricercatore interiore è una persona che si avvi-
cina per la prima volta a questi studi: di solito egli deve con-
tinuare un lavoro interrotto nelle sue esistenze precedenti.
Per poter far questo, però, egli deve tenere ben aperta la
mente, per vagliare, soppesare, scegliere; ma nel contempo
deve anche saper ascoltare il suo cuore, quando gli dicesse

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che una via è la via ritrovata. Deve saper tenere aperte en-
trambe le porte della conoscenza: quella della ragione (men-
te), legata alla presente esistenza, e quella dell’intuizione
(cuore), più in contatto con la parte sommersa della nostra
coscienza, in modo che non alzino steccati fra di loro, ma al
contrario che si integrino a vicenda. Ed è di capitale impor-
tanza non farsi condizionare dall’educazione o dalle consue-
tudini, nemiche non tanto della verità, quanto soprattutto
dello sviluppo dell’emancipazione interiore. L’atteggiamento
del ricercatore perciò dovrebbe essere il più possibile libero
da qualsiasi pregiudizio: dovrebbe essere cioè spregiudicato
come lo sono i bambini (ai quali “appartiene il Regno dei Cie-
li”).

Cosa significa partire dall’inizio? Significa partire da ciò che


già sappiamo per esperienza diretta, e allargare mano a ma-
no il nostro orizzonte, con l’uso della ragione, fino a com-
prendere aspetti via via sempre più profondi ed esaurienti.
Per noi occidentali, infatti, è di capitale importanza capire
quello che ci viene detto, usando la ragione e l’esperienza.
La civiltà occidentale odierna, è stata l’unica in tutta la storia
dell’umanità che ha cercato di eliminare ad un livello che
possiamo definire di massa l’aspetto spirituale-divino dalla
concezione della vita, e questo perché la nostra consapevo-
lezza è strettamente legata alla materia.
È nato qui, infatti, il Materialismo. È di esperienza comune
dire: “io credo solo a ciò che vedo!”

Figlia di questo atteggiamento è sempre stata la scienza


moderna, la quale grazie a questo modo di procedere ha
raggiunto vette di sviluppo altrimenti impensabili. Ma proprio
questo sviluppo è arrivato al limite in cui tale atteggiamento
mentale non può più essere sostenuto. Ora è la scienza psi-
cologica stessa che chiama chi crede solo a ciò che vede un
“realista ingenuo”! Perché si è resa conto che la percezione
è un fatto interiore e che ciò che percepiamo non è la realtà
esterna, bensì una sorta di elaborazione interiore di impulsi
che dall’esterno ci giungono. In altre parole, ha spostato il

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confine fra l’oggettivo ed il soggettivo. Come pure la
scienza fisica, laddove ci si sta rendendo conto che
l’obiettività dell’esperimento non è più così certa come
appariva esserlo una volta, dato che non è più trascurabile
l’interazione fra l’esperimento stesso e lo sperimentatore o lo
strumento che sta usando.
Certi campi di ricerca della fisica e della psicologia hanno
raggiunto livelli di esperienza e di uso di energie tanto sottili
da avvicinarsi (per chi li conosce) agli insegnamenti del Cri-
stianesimo Interiore intorno all’esistenza dei cosiddetti piani
invisibili.
Tutto ciò, però, non significa affatto che sia scontata la fine
del materialismo e il riavvicinarsi della Scienza alla Religio-
ne; si rischia invece un nuovo tipo di materialismo, perché
non ci si rende ancora bene conto che queste energie non
sono un prodotto del corpo o della materia, ma semmai
esattamente il contrario.
SUPERARE LA MATERIA, CIOÈ, NON SIGNIFICA SUPERARE
IL MATERIALISMO COME FILOSOFIA DI VITA, LA QUALE
CONTINUA A REGNARE ANCORA.

Nelle filosofie antiche, d’altro canto, la concezione del mondo


risultava rovesciata rispetto a quella che noi abbiamo ora. Ed
è plausibile dedurne che quando queste filosofie nacquero
anche la consapevolezza del mondo fosse rovesciata nella
coscienza dell’uomo antico rispetto a quella di noi moderni.
La dottrina indiana antica, infatti, chiama quella che noi de-
finiamo realtà (derivandola dal termine latino “Res” = cosa;
perciò quanto di più tangibile ci sia) col termine di “Maya”,
che significa illusione.
Vediamo perciò esistere due correnti di pensiero:
In Oriente è illusione la materia,
In Occidente è illusione tutto ciò che materia non è.

I nostri insegnamenti, peraltro, rappresentano la scuola oc-


cidentale per eccellenza. Per questo motivo essi si presenta-
no sotto forma razionale e dialettica (non potrebbe farsi co-
munque diversamente), tendendo a soddisfare il nostro tipo

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di mentalità e consapevolezza. La Chiesa esteriore dice: “La
fede è un dono”; e chi non possiede questo dono, chiediamo
noi? A loro, che poi sono i più caratteristici della nostra cul-
tura, vengono dati questi insegnamenti.
Quale delle due precedenti correnti di pensiero è corretta?
Noi diciamo che entrambe non sono totalmente vere, ma che
entrambe hanno un fondo di verità.

***

Quando ci accingiamo ad approfondire la conoscenza del


mondo, dell’uomo e dell’universo, ci imbattiamo subito in un
mistero, la cui soluzione ci porta a quelle diverse concezioni
di cui si parlava più sopra: questo mistero è la vita.
Infatti, mentre per l’occidentale materialista la vita non è al-
tro che un prodotto del corpo (o della materia), per
l’orientale spiritualista essa è la matrice, l’energia, che forma
la materia, preesistente ad essa.
Prima di tutto, sembra importante chiarire i concetti di forza
ed energia, perché se è vero, da un lato, che essi sono intui-
tivamente subito comprensibili, è anche vero che il loro esat-
to significato riguarda oggi ciò che la scienza fisica vuole e-
sprimere quando li usa come termini.
In fisica, la forza è calcolata dalla seguente formula:

F=m a,

cioè la forza è concepita come la causa di una qualsiasi va-


riazione di velocità (a) della materia (m) di un corpo.
Che cosa ci dice in realtà la sua formula? Essa ci fa capire
come trovandoci davanti ad un fenomeno, il suo aspetto per
noi più evidente, cioè la variazione di moto, nasconde qual-
cosa che non possiamo vedere, ma che è la vera causa del
fenomeno stesso: una forza, senza la quale il fenomeno non
esisterebbe. La vera conoscenza della materia visibile non
può prescindere dalla sua connessione con lo spirito invisibi-
le.

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La causa, allora, non è in quello che si muove, ma in qual-
cos’altro che agisce in o su di esso, causandone il movimen-
to. Questo vale sia per la natura cosiddetta inerte, che per
quella animata. La differenza sta nel fatto che questa forza
agisce dall’esterno nella natura inanimata, mentre quella a-
nimata possiede in sé questa capacità; vedremo come que-
sto sia dovuto ad un diverso grado di evoluzione.
Può sembrare un paradosso, ma siamo in grado di capire
meglio la vita se osserviamo ....la morte. È difficile infatti
discriminare fra ciò che vive e ciò che non vive limitandoci
ad un esame esteriore, o basandoci su certi comportamenti
(reattività - crescita - movimento, ecc.), perché possono
spesso appartenere sia agli uni che agli altri fenomeni.
Siamo però certi che, di fronte a qualcosa che muore, pos-
siamo affermare che prima era vivente.

Cosa avviene dunque alla morte? Noi vediamo che appena


una forma vivente muore, inizia un processo, più o meno
lungo ma inesorabile, che chiamiamo decomposizione.
Se guardiamo spregiudicatamente a questo processo, non
possiamo non ammettere che esso è la conseguenza di una
forza che inizia ad agire quando un’altra forza (la vita) cessa
la sua azione. E più precisamente esso è il risultato di forze
di tipo terrestre, inerenti la materia, che possono agire sol-
tanto quando altre forze ....se ne sono andate. Infatti il risul-
tato della decomposizione è l’omologazione della materia che
prima appariva distinta e separata, a tutta quell’altra mate-
ria formante la terra.
In altre parole, una forza che si opponeva a quella terrestre,
teneva in un certo modo insieme un corpo, che risultava di-
stinto dal resto del mondo unicamente grazie a questa forza,
dato che quando l’azione di questa è cessata, la forza terre-
stre lo ha distrutto. È chiaro perciò che la forza che formava
il corpo è una forza che si oppone a quella terrestre, è una
forza che non è strettamente fisica, dato che può vince-
re la materia.
Il secondo principio della termodinamica dimostra come nella
materia dell'universo aumenti sempre più, col trascorrere del

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tempo, l'entropia, cioè il disordine, l’omologazione. Consta-
tiamo invece che la materia animata come tale procede nel
verso opposto. Ora abbiamo visto come l'energia che orga-
nizza la materia vitalizzandola non appartiene al piano fisico
ordinario, la cui energia agisce soltanto quando quella non
opera più, provocando allora la decomposizione, ossia l'azio-
ne che aumenta l'entropia.
Questa forza antagonista dell’entropia, capace di creare or-
dine, in occultismo viene detta Eterea.
Qualsiasi corpo perciò è vivente se è pervaso da questa so-
stanza super-fisica (non chimica), detta Eterea. Ciò può
spiegare una moltitudine di fenomenologie, come ad esem-
pio la pranoterapia, l’agopuntura (meridiani), la dinamizza-
zione dei preparati omeopatici, ecc., e in genere tutte le co-
siddette terapie energetiche che spesso la scienza materiale,
non potendole comprendere e misurare con i propri stru-
menti, nega (anche se dovrebbe andarlo a dire all’ammalato
che ne ha invece sperimentato il successo!).
Come agisce quindi questa forza vitale quando è all’interno
di un corpo materiale? Essa si esprime lungo linee di forza
definite, facendolo crescere, permettendo la riproduzione e
l’alimentazione (assimilazione ed eliminazione dei cibi). Una
volta che l’energia vitale comincia ad organizzare la materia,
la sua tendenza si esprime attraverso la ripetizione continua
della forza prodotta, senza variazioni o interruzioni, fintanto-
ché dura l’influsso energetico.

Secondo gli insegnamenti esoterici ogni organismo vivente è


tale in quanto oltre a possedere un corpo fisico, possiede
anche un corpo vitale (formato di etere) che è il campo di
quelle forze che afferrano e organizzano la materia per for-
mare quel corpo fisico che noi ordinariamente osserviamo.
Useremo spesso questo termine: corpo; esso è il campo
d’azione di sostanza/energia il cui centro appartiene a chi si
manifesta attraverso di esso, e lo usa, per cui può anche es-
sere chiamato “veicolo”.
Vi è una grande confusione al giorno d’oggi – e una grande
discussione – intorno al concetto di morte, dovuta al fatto

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che non si sa distinguere fra il corpo, la forma, e il vitale. Dai
tempi più remoti la morte è sempre stata identificata con il
momento dell’arresto cardiaco, ma da quando la medicina
tecnologica moderna riesce, tramite la circolazione extracor-
porea, a mantenere artificialmente la circolazione attiva, si è
deciso di identificare la morte con la morte cerebrale irrever-
sibile. Ciò provoca moltissime conseguenze negative dal
punto di vista spirituale, poiché si instaura così sia
l’accanimento terapeutico quando lo spirito volesse “andar-
sene”, sia, dal lato opposto, l’espianto degli organi vitali,
cuore compreso – mentre lo spirito abita ancora quel corpo.
Una soluzione al problema può darla solo una scienza spiri-
tuale, la quale distingue fra:
l’impossibilità delle attività (coscienza, consapevolezza) della
vita di manifestarsi in un corpo, e ciò avviene con la morte
cerebrale;
l’abbandono del corpo da parte della vita, e ciò avviene con
l’arresto del cuore.
Prova di ciò è il fatto che la decomposizione non ha luogo
dopo la morte cerebrale, ma solo dopo che il cuore ha cessa-
to di battere. Sono perciò le leggi della natura stesse a ga-
rantirsi, per prime, che nulla si compia contro la vita.

Il corpo vitale, o semplicemente il vitale, è stato fotografato,


per mezzo della nota camera Kirlian, e pesato. Infatti, espe-
rimenti effettuati sul letto di morte hanno dimostrato che
nell’attimo del trapasso il peso scende improvvisamente di
una certa quantità, che nell’uomo si aggira sui 21 grammi.
Esperimenti successivi hanno chiarito che ad ogni specie a-
nimale corrisponde un proprio peso specifico. Questi risultati
scientifici purtroppo non vengono spesso ripetuti, e nemme-
no divulgati, e viene il sospetto che ciò sia dovuto ad un cer-
to imbarazzo interpretativo.
Il vitale ha stretta attinenza con il Sole e la sua energia:
all’equatore, infatti, le specie viventi sono più floride ed ab-
bondanti, contrariamente a quanto avviene, invece, ai poli.
Diciamo allora, e per il momento ci basti, che esso appartie-
ne alla sfera Solare.

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L’esistenza di una forza di questo tipo, però, se può spiegare
la vita come energia ed espressione, non è detto che sia suf-
ficiente a spiegare anche altri fenomeni, che i nostri inse-
gnamenti distinguono da essa. Infatti, la vita esiste dal re-
gno vegetale in su: piante, animali e uomini, ma gli ultimi
due hanno qualcosa in più che li distingue dalle piante.
Esotericamente, il regno vegetale è considerato privo di co-
scienza, o meglio ha un tipo di coscienza molto ottusa, defi-
nita sonno.
Come spiegare allora la coscienza oltre alla vita?

2. La coscienza.

Come per capire la vita siamo partiti da una situazione che


ne era priva (la morte), per cercare di approfondire la cono-
scenza della coscienza immaginiamo di trovarci in uno stato
di assenza di questa, in uno stato cioè di torpore. E immagi-
niamo di essere, in questo stato, immersi totalmente in un
liquido (fingiamo di non avere problemi di respirazione) che
sia esattamente della stessa temperatura del nostro corpo.
In una situazione del genere, certamente non ci sveglie-
remmo dal nostro torpore, ma rimarremmo immersi, direi
beatamente, in esso. Se invece per un cambiamento della
temperatura, non importa ora stabilire se interna od esterna
a noi stessi, si instaurasse una differenza, allora comince-
remmo a sentire (il caldo o il freddo), nascerebbe cioè una
sensazione, e cominceremmo a provare il piacere ed il dolo-
re, con il conseguente impulso a muoverci nella direzione
del piacere, perché più propizia alla nostra esistenza, spinti
cioè dall’interesse che ci fa scegliere fra due situazioni anta-
goniste.
In questo esempio avremmo sperimentato una ulteriore for-
za che, opponendosi a quella eterea che fluisce incessan-
temente e senza soluzione di continuità, ci permette di svi-
luppare la nostra coscienza su questo piano fisico.

20
Quest’altra forza, diversa, perché può opporvisi, dalla forza
vitale, viene detta in occultismo forza astrale ed è presente
negli animali e nell'uomo. Si passa così da una fase univoca
(sfera solare a crescita continua) ad una fase alterna (sfe-
ra Lunare: lotta fra diversità). È vero perciò che la nostra
coscienza è il prodotto della lotta fra il nostro vitale e
l’astrale (o, come viene detto, corpo emozionale). Mentre
il vitale si rinforza ed agisce con continuità, cioè con la ripe-
tizione, l’emozionale si rinforza e manifesta con l’alternanza
di situazioni antagoniste.
Questa caratteristica di alternanza propria di tutto quello che
è lunare (ciclico), la troviamo anche nell’interno del corpo
emozionale stesso, il quale è composto da due tipi fonda-
mentali di correnti:
• la corrente centripeta che governa le passioni (il bas-
so), corrente distruttiva;
• la corrente centrifuga che governa le aspirazioni
(l’elevato), corrente costruttiva che irradia.

La forza astrale, quindi, arresta lo sviluppo fisico indotto dal-


le forze eteriche, indurendo la materia organica che va pla-
smicamente organizzandosi.

3. La consapevolezza.

Abbiamo fin qui scoperto che l’uomo è un essere più com-


plesso di quanto non si pensi comunemente. Esso è dotato
infatti di vari corpi, o campi di forze diverse: oltre del corpo
fisico che possiamo vedere, anche di un corpo vitale e di un
corpo emozionale invisibili alla nostra percezione ordinaria,
ma della cui azione possiamo vedere gli effetti sul piano fisi-
co.

Poniamoci ora una ulteriore domanda: che rapporti abbiamo


noi con questi corpi? Come li riferiamo a noi stessi? Noi di-
ciamo “il mio corpo”, “il mio corpo fisico, o vitale, ecc.” e-
sattamente allo stesso modo con cui diciamo: “la mia auto-

21
mobile”, o “la mia casa”, le quali sono riconosciute senza
dubbio come estranee ed esterne a noi. Cosa può significare
questo? Significa che intuitivamente noi sappiamo benissimo
che i suddetti corpi non rappresentano la nostra vera e più
profonda entità (o essenza), ma sono soltanto un qualcosa
che le appartiene. Altrimenti, se ci identificassimo perfet-
tamente con il nostro corpo, non diremmo “il mio corpo”, ma
semplicemente, riferendoci ad esso, “io”.
Quando diciamo “io”, allora, evidentemente intendiamo
qualcosa d’altro, che non concerne i corpi sopra riportati.
L’uso di un “io” con quest’ultimo significato sarebbe in realtà
sintomo di un malessere, sarebbe cioè, letteralmente, alie-
nante.

Ma cosa intendiamo, allora, dicendo “io”?


Intendiamo proprio la nostra essenza, nella quale possiamo
pienamente identificarci, che non è quei corpi, ma che chia-
miamo lo spirito, al quale perciò quei corpi appartengono,
del quale sono veicoli di esperienza. Solo lo spirito è in
grado di concepire l’“io”.
Questi veicoli rappresentano la parte transitoria e peritu-
ra, mentre quella che noi definiamo “io” rappresenta la parte
permanente ed eterna. Ricordiamo che la nostra innata
aspettativa è di non morire!
Il principio che inconsciamente intendiamo dicendo “io”, è il
principio della mente, la quale rappresenta proprio la porta
attraverso cui lo spirito entra in possesso dei suoi cor-
pi o veicoli, esprimendosi nel mondo fisico attraverso
essi. Ciò fra l’altro ci dà una prima spiegazione del motivo
per cui noi chiamiamo “interiore” questo insegnamento: esso
è legato, sia pure “riflesso”, come vedremo, alla nostra parte
eterna, allo spirito.
C’è un momento nella crescita del bambino in cui questo “io”
si attiva. In quel momento (quando il bambino comincia a di-
re “io”, oltre che “no!”) la coscienza dell’individuo diventa
individuale, cioè comprende pienamente la differenza fra sé
e il resto del mondo, ciò che caratterizza la coscienza o-
biettiva di veglia, definita anche consapevolezza.

22
Infatti il corpo emozionale ci dà solo un abbozzo di co-
scienza, che è più interiorizzata, ad immagini, o di sogno,
mentre è proprio la mente a darci la cosiddetta coscienza di
veglia.

In realtà, il sonno non è esattamente descritto come perdita


di coscienza. Non esiste alcuna perdita di coscienza, né con il
sonno, né con la morte, né con qualsiasi altro mezzo: una
volta divenuta consapevole la coscienza non può più andare
perduta. Ciò che viene a mancare è il ricordo delle espe-
rienze vissute in piani diversi da quello fisico-chimico carat-
terizzato dallo spazio-tempo come lo conosciamo, perché la
nostra ragione (come chiariremo meglio più avanti) vi è esi-
liata, e noi in stato di veglia abbiamo accesso soltanto al de-
posito dei ricordi di quanto ha sperimentato l’abbinamento
fra ragione e veglia (che si potrebbe definire attenzione),
detto memoria consapevole.
Cionondimeno, esiste una memoria inconsapevole che re-
gistra tutto, compreso ciò che è sfuggito alla nostra atten-
zione; solo se riusciamo in qualche modo ad innalzare la
mente oltre il piano fisico-chimico potremo avere accesso a
quest’altra memoria. Noi siamo talmente abituati a doverci
sforzare per riuscire a ricordare le cose che appena superano
la dose che ci serve per la sopravvivenza quotidiana, che
siamo convinti che non possa essere che così. Gli insegna-
menti esoterici dicono che questo è imputabile alla nostra
limitata consapevolezza: esiste una memoria che non dimen-
tica nulla, ma registra, naturalmente, sia pure ancora incon-
sapevolmente, tutto.
Siamo ora in grado di aggiungere anche la mente ai veicoli
descritti in precedenza, costruendo il seguente schema:

Personalità: MENTE Pensiero


CORPO EMOZIONALE Impulso
CORPO VITALE Energia– Vita
CORPO FISICO Forma

23
Questi rappresentano la personalità, ossia la parte peritura
che ci compone.
È importante notare che ogni veicolo condiziona e adatta a
se stesso anche gli altri; per questo il corpo fisico dell’uomo
è diverso da quello degli altri regni della natura (eretto).
I processi mentali, come detto, sono interiori; mentre il cer-
vello è solo il supporto fisico che permette loro di esprimersi
nel mondo esterno.

4. La percezione.

Ricapitolando, la lotta fra l’emozionale e il vitale dell’uomo


produce la coscienza, che è messa a fuoco sul mondo ester-
no dalla mente, ottenendone la consapevolezza.
La consapevolezza può svilupparsi perché la coscienza è una
dote insita nello spirito; se così non fosse, dalla lotta fra vi-
tale ed astrale avremo solo un prevalere di una delle due
forze, e conseguenti spinte in una direzione anziché in
un’altra, ma senza alcuna iniziativa o implicazione interiore.
L’uomo pertanto sta sperimentando una duplice espressione
di coscienza, le cui componenti attualmente egli non sa inte-
grare. Da un lato egli contiene in sé l’originaria coscienza
spirituale, che si sforza di dirigerne l’esistenza secondo le
leggi che le sono proprie, che sono quelle dell’armonia co-
smica, attinte dove essa esiste con le sue leggi, superiori alle
limitazioni dello spazio e del tempo; dall’altro sviluppa du-
rante l’esistenza fisica la dote dell’auto-coscienza e
dell’emancipazione dagli aiuti esterni. A scapito, però, come
sarà più chiaro quando affronteremo l’evoluzione dell’uomo,
della coscienza originaria.

Entrambe queste forme sono tuttavia presenti, in diversa


misura, nella sua interiorità, e sono riscontrabili anche ad
una semplice osservazione, purché si sappia dove dirigere
l’attenzione.
Ricorriamo ad un esempio per provare a dare conto di ciò.
Per non correre alcun tipo di rischio restiamo sul sicuro, fe-

24
deli alla consegna di cominciare ....dall’inizio; parleremo
dunque della cosiddetta realtà. Cosa è più tangibile, più sicu-
ro, della realtà? Ciascuno di noi vede le cose che lo circon-
dano, ed è sicuro quindi che esse esistono, che rappresenta-
no qualcosa su cui fare affidamento. Qualsiasi argomenta-
zione basata su di esse può a buon diritto essere descritta
come dotata di solide basi.
Esemplifichiamo dunque questa realtà attraverso una situa-
zione di rapporto fra soggetto osservatore e oggetto osser-
vato, nel seguente modo:

dove i due dischetti disegnati rappresentano rispettivamente


il soggetto e l’oggetto. Essi sono separati fra loro, così come
la realtà che osserviamo è separata da noi. Non vogliamo in-
fatti fare confusione: la realtà è tutto ciò che ci circonda.
Facciamo a questo punto alcune considerazioni, osservando
la figura. Chiediamoci: come avviene questa percezione che
ci permette di conoscere detta realtà? Noi siamo in grado di
vedere gli oggetti (facciamo il caso della vista, ma quello che
diremo potrà tranquillamente estendersi a qualsiasi forma di
percezione) perché i raggi luminosi li mettono in comunica-
zione con i nostri occhi. La retta della figura potrebbe quindi
raffigurare i raggi luminosi che uniscono la superficie
dell’oggetto osservato con la retina del soggetto osservatore.
Quando noi vogliamo descrivere la realtà che ci circonda, pe-
rò, normalmente omettiamo l’esistenza di questo qualcosa
che ci unisce ad essa. Può sembrare paradossale, ma da un
certo punto di vista questo qualcosa potrebbe invece assur-
gere ad un’importanza maggiore rispetto all’oggetto stesso
che osservo: se non ci fosse la luce che mi mette in comuni-
cazione con esso, infatti, per me non esisterebbe né essa, né
l’oggetto. Anche quando osservo le stelle, così belle ma così
lontane, non considero che i miei occhi sono in contatto con

25
le stesse, attraverso i raggi luminosi che hanno toccato (mi-
gliaia di anni fa) la loro superficie, e che ora mi mettono in
comunicazione con esse, toccando i miei occhi.
Usualmente pertanto non rendo consapevole l’esistenza del
mezzo che mi permette di vedere, e ciò rappresenta un pri-
mo elemento di dubbio circa quello che fino a pochi istanti fa
consideravo una base tanto solida da fare da discriminante
per una spiegazione capace di rappresentare fedelmente la
realtà. La distanza delle stelle, inoltre, fa sì che il luogo dove
le vedo ora sia ingannevole, perché nel frattempo (le mi-
gliaia di anni) esse si sono naturalmente spostate: altro ele-
mento di infedeltà.
Se adesso ci chiediamo perché i raggi luminosi che colpisco-
no l’occhio permettono di vedere gli oggetti, ci verranno im-
mediatamente in mente le spiegazioni che, fin dalle elemen-
tari, abbiamo compreso benissimo: la luce che mi mette in
comunicazione con gli oggetti colpisce la retina dell’occhio, si
trasforma in un impulso elettrico che, attraverso il nervo ot-
tico, va a sua volta a colpire la parte di corteccia cerebrale
preposta alla vista. In questo modo vedo gli oggetti. Resta
pur sempre da spiegare perché una corrente elettrica si tra-
sforma in immagini.
Se abbiamo ben capito, fuori di noi esistono raggi luminosi,
che in verità creano una realtà senza soluzione di continuità,
nel senso che la separazione fra noi e ciò che ci circonda è
dovuto unicamente al fatto che ignoro gli stessi, e che quan-
do giungono al cervello vedo soltanto che cosa li ha generati
o riflessi.

Devo a questo punto dubitare ancora di una cosa: oltre al


fatto di non vedere quello che c’è (i raggi luminosi), quello
che vedo, c’è? Le immagini infatti nascono nel cervello, e
non sono che una elaborazione di quest’ultimo a seguito di
impulsi di tipo elettrico. Se ci fosse un qualche punto debole
in questa catena percettiva (oggetto - raggi luminosi - occhio
- nervo ottico - corteccia cerebrale) la percezione potrebbe
risentirne, come nel caso del cieco. Facciamo l’esempio dei
colori: fin da piccolo, una certa frequenza dello spettro lumi-

26
noso che viene elaborata dal mio cervello dandomi una de-
terminata sensazione visiva, mi è stato insegnato di chia-
marla, ad esempio, giallo. Poniamo che un’altra persona ela-
bori in forma leggermente diversa quello stesso segnale elet-
trico: essa vedrebbe in modo diverso da me, probabilmente
vedrebbe un altro colore, ma lo chiamerebbe comunque co-
me le è stato insegnato di chiamarlo: giallo. Vedremmo di-
versamente, ma senza saperlo; anzi essendo convinti del
contrario. Solo se fosse possibile entrare nell’altro ce ne ac-
corgeremmo.
La percezione, infatti, è interiore, e le immagini (allo stesso
modo dei suoni, ecc.) nascono dentro di noi a rappresenta-
zione della realtà; ma non dobbiamo confonderle con essa!
Fra le tante dimostrazioni possibili, ricordiamo ancora quanto
avviene se osserviamo la proiezione di una pellicola cinema-
tografica: le immagini, staccate e a scatti (i singoli foto-
grammi), diventano per l’osservatore un movimento fluido e
continuo. Ebbene, questa non può essere altrimenti definita
se non illusione ottica. Esiste un limite alla capacità percetti-
va, noto alla scienza psicofisica, che però in qualche modo
noi integriamo, non restandovi succubi, per interpretare la
realtà.
Ciò sta a significare che c’è qualcosa dentro di noi che ci fa
entrare in contatto con la realtà, al di sopra o nonostante i
limiti dei sensi. E questo ci permette di sollevarci un pochino
il morale: dopo aver imparato a dubitare di questi ultimi, co-
sa che ci aveva messo in apprensione ....levandoci la terra
da sotto i piedi, venire a conoscenza che siamo invece in
grado di percepire tanto sottilmente da rispondere a segnali
che sfuggono persino ai sensi più efficienti, superando in
qualche modo i loro limiti funzionali, non può che farci torna-
re la sicurezza in noi stessi. Ma ci toglie comunque l’ultimo
residuo di fiducia che avevamo nei sensi medesimi.
Ci deve essere pertanto qualcosa dentro di noi che li supera,
garantendoci un contatto con la realtà molto più fedele e si-
curo, nonostante comunemente ne ignoriamo le dinamiche.
Perché le ignoriamo? L’assunto iniziale che abbiamo poi, nel
corso dell’esposizione, demolito, era quello di considerare la

27
realtà altra cosa rispetto a noi, cioè ponendola fuori di noi
stessi, dicendo che ci circonda.
Dobbiamo, allora, a questo punto apportare alcune modifi-
che alla figura iniziale, nella quale vediamo chiaramente
quanto percepiamo in ogni momento di veglia: un soggetto e
un oggetto separati da spazio e da tempo. È la percezione
dovuta ai sensi, cioè alla consapevolezza ottenuta dalla men-
te inserita nella materia, che noi definiamo percezione me-
diata dai sensi. Il suo prodotto è la mente speculativa logi-
co-razionale tipica dell’uomo moderno, che pone l’“io” al
centro, e in contrapposizione, rispetto a tutto il resto del
mondo circostante. L’uomo che vuole toccare per credere (i-
gnorando che in ciò sta l’illusione).

Per avere accesso ad una diversa forma di conoscenza, ca-


pace di non essere condizionata dalle limitazioni sensoriali,
riportiamo qui sotto la stessa figura, visualizzando ora però
anche lo spazio-tempo che intendiamo superare; cioè, per
noi, il foglio in cui sono disegnati i dischetti, come vedessimo
il tutto in prospettiva:

Superare la dimensione ordinaria su cui si basa la nostra


percezione sensoriale, significa trovare uno spazio diverso
che metta in comunicazione il soggetto con l’oggetto. Co-
struiamo dunque questo spazio extra-foglio:

28
La forma torica (che attraversa il foglio da sopra a sotto)
rappresenta quindi per noi questa diversa possibilità di co-
municazione fra i due. Osservandola attentamente, ci ren-
diamo conto che soggetto ed oggetto (i due dischetti) qui
non sono entità separate, ma perdono in qualche modo la lo-
ro distinzione e si trasformano in sezioni del toro formate u-
nicamente dall’intersezione con il foglio, ispirandoci la dedu-
zione che in quell’altro spazio non esiste separatività fra di
essi, e che questa è dovuta, nel nostro spazio, soltanto ai li-
miti dei sensi con cui percepiamo nello spazio/tempo ordina-
rio. Quando, cioè, osserviamo dallo spazio/tempo fenomeni
che questo nostro sguardo, in un certo senso, deforma.

Quest’altra percezione, libera dai sensi, la definiamo im-


mediata, cioè diretta, non mediata dagli stessi. Essa produ-
ce la mente analogico-intuitiva dell’uomo, spesso ostacolata
dalla ragione, che gli permetterebbe di superare la consueta
comunicazione con il mondo esterno, per entrare più inti-
mamente in comunione con lo stesso.
29
L’ampliamento della memoria consapevole e lo sviluppo della
percezione im-mediata, si potranno avere solo con lo svilup-
po del cuore1 al fianco di quello della mente, permettendo
all’uomo di far fiorire le sue reali potenzialità.
Che l’uomo non sia un’entità solo terrestre può mostrarsi an-
che considerando come, ancora rispetto al sonno, egli non
possa generalmente restare sveglio per più di 84 ore conse-
cutive: egli deve, in altre parole, trasferirsi per rigenerare le
componenti della sua personalità negli altri piani, dato che la
lotta fra il vitale e l’emozionale distrugge il fisico, che soltan-
to così si può rinforzare. Al risveglio solo l’esistenza di una
memoria ancora inconsapevole non permette il ricordo di
questi viaggi extra-terrestri.

5. L’individualità e la personalità.

Abbiamo dunque visto che oltre al piano fisico che tutti co-
nosciamo, esistono altri piani di esistenza non visibili, ma
che svolgono la loro azione fin giù al piano fisico.
Completiamo quindi lo schema che abbiamo iniziato, inse-
rendo il nome che diamo a questi piani:

MENTE Piano Mentale Uomo Veglia


C. EMOZIONALE Piano Astrale Animali Sogno
CORPO VITALE Piano Etereo Vegetali Sonno
CORPO FISICO Piano Chimico Minerali Morte

Non possiamo però conoscere appieno l’uomo se lo conside-


riamo solo nei suoi veicoli (né tantomeno solo nel suo corpo
fisico). È di moda ai nostri tempi parlare di uomo totale,
ma dobbiamo stare attenti a cosa intendiamo: può intendersi
semplicemente l’estensione della sua conoscenza al piano
etereo, o a quello astrale, o più raramente anche a quello
mentale, ma tutto ciò è parziale e fuorviante, se non lo con-

1
Questo aspetto verrà meglio chiarito più avanti.
30
sideriamo nel suo fondamentale rapporto col mondo dello
spirito, che è quello delle cause, mentre gli altri rappre-
sentano soltanto il mondo degli effetti.

È infatti lo spirito che si riflette nei piani di manifesta-


zione, usando per il proprio sviluppo i veicoli della personali-
tà. Vogliamo ancora una volta tornare al nostro schema, ag-
giungendovi la tripartizione dell’Entità Spirituale così come
viene insegnata nelle scuole esoteriche. In realtà, lo Spirito è
indivisibile; questo viene fatto per motivi didattici:

Individualità SPIRITO della VOLONTÀ


(parte imperitu- SPIRITO d. SAGGEZZA
ra): SPIRITO dell’ATTIVITÀ
MENTE
Personalità CORPO EMOZIONALE
(parte peritura): CORPO VITALE
CORPO FISICO

Possiamo dire adesso che, sia pure in modo molto schemati-


co ed elementare, abbiamo un’idea comunque completa
dell’uomo totale, nei suoi due aspetti, della personalità, l’io
e dell’individualità, il Sé o essenza spirituale.
Ci sono alcune persone che non riescono ad accettare una
concezione spirituale dell’uomo, né l’idea della rinascita, cioè
la distinzione fra personalità ed individualità, e questo so-
prattutto per un malinteso timore di perdita della propria i-
dentità. Che idea hanno queste persone dell’identità? Di
una unione psico-fisica, sempre identica a se stessa, che ca-
ratterizzerebbe la consapevolezza che abbiamo di noi stessi.
Se esaminiamo per un attimo questa idea, però, troviamo
subito qualcosa che dovrebbe farci riflettere: le cellule del
nostro corpo hanno una vita molto limitata; le uniche che
durano sono quelle cerebrali, ma all’interno di ogni cellula, a
livello atomico, al massimo ogni sette anni la materia si rin-
nova, viene sostituita da altra. Quindi non può essere la ma-
teria, neppure quella che forma il cervello, a fare da base
per quella supposta unità. Inoltre, anche un esame esteriore
31
sul comportamento umano ci indica quanta grande differen-
za ci sia fra un bambino e un adulto, o un anziano: vera-
mente, nell’adulto o nell’anziano non esiste praticamente più
nulla della mentalità, delle idee del bambino. A volte la reci-
proca incomprensione, se non intolleranza, è enorme, tanto
da farci chiedere: ma quell’adulto è mai stato, a suo tempo,
anche lui un bambino?
Dunque, né a livello fisico, né a livello psichico riscontriamo
quella identità che nell’idea dell'unica esistenza si vorrebbe
salvaguardare. Se ci fermiamo a questi livelli, se tutto si ri-
ducesse ad essi, allora sì che dovremmo dubitare di poter
avere una vera consapevolezza di noi stessi, come unità e
identità individuali; è quindi vero il contrario: soltanto con
una concezione spirituale della vita possiamo capire perché
noi ci sentiamo sempre lo stesso individuo. Altrimenti sareb-
be come considerare che una scala a pioli fosse composta
soltanto dai gradini, e ci dimenticassimo dei corrimano late-
rali che quelli unisce e sostiene: cosa sarebbero i primi senza
questi ultimi? La scala non potrebbe esistere, non sarebbe
certamente una scala! Allo stesso modo, l’uomo è un indivi-
duo proprio perché non è composto unicamente dai corpi che
uniti formano la sua personalità, che sono perituri e soggetti
a mutamenti continui, ma perché dietro ad essi esiste un
qualcosa che li unisce, anzi che li produce per il proprio a-
vanzamento, e questo qualcosa, eterno, imperituro, è per-
tanto ciò che possiamo e dobbiamo considerare il vero uo-
mo. Questo qualcosa è lo spirito, e in esso noi concepiamo
l’auto-coscienza, essendo la coscienza una sua caratteristica.

Non dobbiamo tuttavia cadere nel trabocchetto di confonde-


re la coscienza con l'intellettualismo. L'intellettualismo è una
degenerazione, un'involuzione del pensiero speculativo, che
continua a girare sempre attorno a se stesso ponendosi con-
tinuamente domande, alle quali non chiede risposte se non
in apparenza. Se, per disgrazia, si imbattesse in una, subito
la seppellirebbe sotto altre domande. È il pensiero mediato
che confonde se stesso col processo nel quale è decaduto,
impedendo il lavoro di trasmutazione. È la luce riflessa che

32
ripudia la propria origine radiante, perdendo così la sua reale
intrinseca identità.

Quanto fin qui detto tuttavia, per quanto possa sembrare


complesso, non è ancora tutto, manca ancora un aspetto da
approfondire: dobbiamo avere un’idea dinamica di tutto
questo. L’uomo, infatti, come tutto ciò che esiste
nell’Universo, è un essere in evoluzione.
Anche restando solo al suo corpo fisico, alcuni organi un
tempo svolgevano un compito diverso dall’attuale, e uno di-
verso ancora svolgeranno in futuro.
L’epìfisi, ad esempio, ghiandola endocrina situata nella testa,
nell’antichità dell’evoluzione umana era un organo di perce-
zione. Ora è quasi dormiente. In futuro, essa rappresenta
proprio quello che dobbiamo sviluppare a livello fisico per
comprovare a noi stessi quanto qui stiamo ancora soltanto
leggendo e dialetticamente apprendendo.
Infatti i nostri insegnamenti non sono teorie, ma risultati
di indagini chiaroveggenti svolte proprio tramite lo svilup-
po di quest’organo (vista spirituale).
L’uomo antico (lo vedremo meglio più avanti) possedeva una
chiaroveggenza passiva, indotta, legata al sistema ner-
voso involontario.
Esistono ancora oggi chiaroveggenti di questo tipo, legati al
passato evolutivo (appartengono alla classe mistica o o-
rientale), che però non hanno il controllo di quello che vedo-
no. Si sviluppano attraverso il plesso solare2, e sono i cosid-
detti medium passivi.
Lo sviluppo dell’uomo però deve portarlo ad espandere co-
scientemente i propri poteri, perché solo così diventeranno lo
strumento dello spirito e gli permetteranno di avanzare
nell’evoluzione, sviluppando la chiaroveggenza volonta-
ria attraverso l’epifisi e la vicina ipòfisi, facendo nascere la
vista spirituale.
In questo modo (col quale comunque è possibile accedere a
piani inaccessibili al metodo precedente) si riuscirà ad inda-

2
Vedi il capitolo dedicato ai centri di forza.
33
gare nell’interiorità dell’uomo, scoprendo le diverse dimen-
sioni e quindi i diversi veicoli che lo compongono e che ab-
biamo descritto, e nel contempo a vedere il passato, riviven-
do la storia dell’evoluzione umana.

Quanto abbiamo fin qui letto e quanto leggeremo non è che


un accenno della conoscenza che la vista spirituale può ren-
dere accessibile. Essa presuppone, contrariamente al metodo
legato al passato, una condotta di vita spirituale.
Il primo passo è lo sviluppo del corpo vitale. Oggi tutto
tende alla soddisfazione dell’emozionale. Esso è per sua
natura instabile e fuggevole e non è possibile appagarlo
del tutto. Appena soddisfatto un desiderio ne affiora un altro.
Esso ci tiene schiavi.
Soltanto con lo sviluppo del corpo vitale possiamo avviare
quel tirocinio esoterico spirituale che ci darà una evolu-
zione positiva, e che ci aprirà la possibilità di sviluppare i no-
stri poteri latenti. Ne risulterà anche il dono della pace inte-
riore, che vince l’ansia di chi non sa dare una regola agli im-
pulsi dell’emozionale.
Per fare ciò, però, dobbiamo sviluppare il lato del cuore, e
non possiamo farlo, da occidentali, se prima non abbiamo
soddisfatto in questa direzione la mente. Ecco lo scopo di
queste pagine.

Quando riuscissimo a fare nostro questo approccio multidi-


mensionale all’uomo e al mondo in cui egli è inserito, si
schiuderebbero per noi delle porte capaci di condurre ad una
comprensione fino a prima forse nemmeno sospettata. Fa-
cendo il confronto con la precedente concezione,
quest’ultima apparirebbe subito nella sua totale insufficienza
e incapacità di dare un senso all’esistenza e una spiegazione
a quello che nella stessa avviene. Il mondo così considerato
appare estremamente limitato e appiattito nell’unica dimen-
sione spazio-temporale contemplata, priva di possibili spinte
o aspirazioni ad andare oltre.
Esiste invece un oltre quotidiano, che in ogni istante è pre-
sente, vicino a noi e a quanto stiamo facendo, pensando,

34
desiderando. È attingendo a questo oltre che possiamo posi-
tivamente operare per migliorarci, facendo scendere le sue
leggi anche nel qui ed ora. Le aspirazioni che questo nuovo
approccio fanno sorgere sono quelle suggerite dal cuore, che
ci fanno dimenticare di noi stessi (ossia della nostra separa-
tività), permettendoci di inoltrarci nel sentiero previsto per il
futuro, quello di sentirsi “uno con tutto e con tutti”, fuori
dall’illusione egocentrica della percezione mediata. In ogni
istante il presente contiene in sé, come un segreto,
un’apertura verso questo al-di-là: siamo solo noi, nella no-
stra mente razionalmente ristretta, che impediamo a noi
stessi l’accesso verso questo mondo salvifico. Ovviamente
non dobbiamo intendere questo “presente” come una parte
del tempo ordinario, altrimenti il solo risultato sarebbe il
menefreghismo, il “chi vuol esser lieto sia…”, col rischio di
ottenere il grado di …barbone! È implicito nella ricerca del
presente uno scatto di coscienza. È probabile che spesso su-
scitiamo la disperazione degli abitanti di quel mondo, che di
certo fanno di tutto per portarci a vedere la luce, che di certo
ci vedono in più occasioni ad un passo da questa realizzazio-
ne, e che quasi sempre finiamo per negarci. È inutile allun-
gare la mano verso qualcuno, se questi a sua volta non pro-
tende poi anche la sua. È il concentrare la nostra attenzione
sulla percezione e propriocezione mediate dai sensi, che ci
impedisce di accedere consapevolmente alla percezione im-
mediata che tutto comprende. Eppure è necessario fare uno
sforzo e spendere energia per restare in quella percezione.

La nostra tendenza sarebbe quella di alzarci da terra, e di e-


levarci... lo vediamo quando andiamo via col sonno, cioè
quando le energie spese per la veglia si esauriscono, e la ve-
glia un po’ alla volta scema. Riuscire a non rimanere distolti
dalla coscienza di veglia pur restando consapevoli, ci per-
metterebbe di seguire la nostra coscienza quando abbando-
na il fisico, facendoci accedere agli stessi piani vitali.
Esiste per questo un esercizio, chiamato esercizio rivelato-
re, che ci può aiutare in tal senso. Consiste nel riuscire a
concentrare la mente in un unico pensiero-oggetto ed è con-

35
sigliabile effettuarlo la mattina, appena svegli. Senza aprire
gli occhi, restare totalmente rilassati, e richiamare alla men-
te l’oggetto su cui concentrarsi. La scelta dell’oggetto è libe-
ra, e dipende dall’indole di ciascuno. Tuttavia dev’essere di
natura semplice ed essenziale: non è l’oggetto il protagoni-
sta dell’esercizio, ma l’esercizio in se stesso. Eliminare quindi
dalla mente qualsiasi altro pensiero che non abbia attinenza
con l’oggetto: tutta la mente deve essere occupata da esso,
ma senza sforzo fisico; non stringere le labbra, strabuzzare
gli occhi, chiudere i pugni o mordersi la lingua. Lo sforzo è
nel pensiero. Esaminare l’oggetto da molteplici punti di vista,
e tenerlo in mente per almeno cinque minuti. Quando sare-
mo abili abbastanza ad ottenere questo risultato, possiamo
provare, alla fine del periodo, a rilasciare l’attenzione, ma
senza riempire il vuoto con altri pensieri: saranno essi a pre-
sentarsi alla nostra attenzione, che rimarrà tranquilla.

Possiamo immaginare le epoche passate durante le quali e-


ravamo diretti dall'esterno, come la nostra interiorità fosse
riempita da pensieri non nostri, che in qualche modo ci ordi-
navano quali dovevano essere i nostri comportamenti: la no-
stra natura ci portava allora ad obbedire, ed è inutile na-
sconderci che in ciò può prefigurarsi un sentimento di sicu-
rezza, ora percepito maggiormente dalla corrente umana più
incline al carattere mistico. Quando divenimmo sordi a que-
st'ascolto, in seguito alla decadenza del pensiero di comu-
nione in quello di comunicazione, si creò un vuoto. Questo
vuoto, ricordo inconscio di quella perdita, quasi ci spaventa,
e sentiamo il bisogno di riempirlo: lo riempiamo allora con
pensieri che sono, sì, nostri, ma non possono svolgere l'iden-
tica funzione di quelli perduti. Si trasformano allora in condi-
zionamenti, in fissazioni, in disagi mentali che ci tengono
schiavi. FARE SILENZIO è la medicina; ma silenzio interiore,
capace perciò di riaprirsi - ora in chiave consapevole - all'a-
scolto, in percezione im-mediata, dei suggerimenti del Sé.
Non è certamente facile arrivare a questo, perché la
mente, come apprenderemo nello studio della Genesi, è
l’ultimo veicolo che abbiamo sviluppato, ed è tuttora poco

36
più che un abbozzo. L’esercizio ha proprio lo scopo di per-
mettere al Sé di iniziare a parlare al nostro io, dirigendone,
finalmente, l’esistenza, e al pari stesso di accelerare lo svi-
luppo del veicolo mentale. Dire, come faremo più avanti, che
concepire pensieri equivale a concepire figli, in una diversa
dimensione, è letteralmente vero: ogni pensiero che noi e-
mettiamo costruisce una sua forma nel piano mentale, che
ne risulta attiva ed operante, dotata della qualità che noi le
abbiamo dato e della lunghezza di vita corrispondente alla
forza con cui l’abbiamo concepita. Essa interagisce con altre
forme-pensiero, venendo attratta da quelle simili ed accre-
scendo così la sua importanza. Ecco un altro importantissimo
motivo per cui iniziare fin da ora a controllare il pensiero non
risulterà essere mai troppo presto. Siamo responsabili nei
pensieri che facciamo, e ciò che noi stessi siamo dipende dai
pensieri che usualmente emettiamo o attiriamo, dando loro il
potere necessario all’azione.

Abbiamo così visto come le quattro correnti evolutive che si


stanno sviluppando sul nostro pianeta si differenziano fra lo-
ro:

• il regno minerale, che possiede solo il corpo fisico;


• il regno vegetale, che possiede corpo fisico e corpo vitale;
• il regno animale, che possiede, oltre al corpo fisico e a
quello vitale, anche il corpo emozionale;
• l’uomo, che oltre ai tre corpi precedenti possiede anche la
mente.

La croce è il simbolo delle tre correnti viventi:


• il braccio inferiore rappresenta il regno vegetale, che cre-
sce dalla terra e si innalza verso il cielo; esso è diretto
dallo spirito-gruppo vegetale lungo correnti che partono
dal centro della Terra e si dirigono verso l’esterno del
pianeta, scorrendo lungo il tronco o gli steli delle piante;
• il braccio orizzontale rappresenta il regno animale, il cui
spirito-gruppo circola circondando la Terra, e controlla gli
animali scorrendo lungo la loro colonna vertebrale, che

37
perciò è orizzontale. Il braccio orizzontale è diviso in due
parti, a simbolizzare la divisione sessuale, che non esi-
steva allo stato vegetale;
• il braccio superiore rappresenta l’umanità che, con
l’acquisizione della mente, si innalza verso i regni supe-
riori.

Una tabella ci aiuterà a visualizzare le cosiddette attività psi-


chiche nella situazione attuale del nostro sviluppo, metten-
dole in relazione con quanto abbiamo fin qui appreso sulla
composizione sottile dell’uomo. Da qui prenderemo lo spunto
per la prosecuzione del nostro studio.

MENTE MENTE CRITICA


C. EMOZIONALE SPECULATIVA
SENSAZIONI
CORPO VITALE ATTIVITÀ
CORPO FISICO BIOLOGICHE

38
MORTE E RINASCITA

Tutti noi vediamo, praticamente tutti i giorni, la vita che


scorre davanti ai nostri occhi: nascita e morte ci si presenta-
no, con tutto il loro carico di mistero.
Da dove veniamo? Perché viviamo? Dove andiamo dopo la
morte? Da quando l’uomo è tale, da quando cioè ha raggiun-
to la forma di coscienza detta obiettiva di veglia, ha cercato
di rispondere a queste inevitabili domande.
Le risposte che si è dato sono state diverse, e di diversa por-
tata. Tutte sono, comunque, riconducibili a tre teorie di ba-
se, che chiameremo:
• la Teoria Materialistica,
• la Teoria Unicistica,
• la Teoria della Rinascita.
Esaminiamole allora un po’ da vicino.

1. La Teoria Materialistica.

La Teoria Materialistica afferma che tutto ciò che esiste è ri-


conducibile alla materia (visione monistica del mondo). La
vita, la coscienza, la consapevolezza sono soltanto un pro-
dotto del corpo, e terminano alla morte. Essa può essere
rappresentata con un segmento:

|___________________|

Tutto quello che abbiamo fino a questo punto detto può es-
sere usato per confutare tale teoria. Concentriamo la nostra
attenzione piuttosto sulle persone che la sostengono. Posso-
no distinguersi in due grandi categorie:

39
• l’agnostico,
• lo scettico.

L’agnostico possiamo trovarlo fra quelli che dicono, come


già abbiamo visto: “Io credo a quello che vedo”. Dicemmo
che ora neppure la scienza pensa più in questo modo, defi-
nendo realista ingenuo chi lo facesse. L’agnostico è convinto
che non è possibile indagare sui misteri della vita e della
morte, per cui non cerca. Chi si avvicinasse con spirito
spregiudicato a questi argomenti, invece, in breve tempo si
convincerebbe del contrario; basterebbe sfogliare alcuni dei
molti libri che al giorno d’oggi si trovano sull’argomento. Ef-
fettivamente, sembra piuttosto che l’unico modo per esse-
re certi che non si può indagare sull’al di là, è astener-
si dal farlo.
Lo scettico, da parte sua, supera l’agnostico, dato che si
potrebbe descriverlo dicendo che è colui che dice: “Io non
credo neanche se vedo”. Sarebbe superfluo commentare un
simile atteggiamento, e quanto esso sia irragionevole, anche
se di solito lo scettico è uno che abusa di ....argomenti ra-
zionali. È importante però notare che molto spesso lo scetti-
co adulto viene così preparato da una certa educazione avu-
ta fin dall’infanzia. I bambini, infatti, fino a sette anni circa,
sono naturalmente in contatto con forze (ed esseri) più sotti-
li, e non è raro che raccontino di giocare con “amici” invisibi-
li. È proprio costringendoli a negare questa, che per loro è
una realtà, qualificandoli per bugiardi, dimostrandoci non
soltanto increduli, ma anche deridendoli, o minacciandoli,
che cominciamo a formare lo scettico di domani.
Un approccio spregiudicato a questi temi, invece, può aiutare
a formarsi la convinzione che tutto ciò non può essere
spiegato solo materialisticamente. Il punto di vista spiri-
tuale, cioè, la ricerca, deve essere coltivata, se vogliamo
che produca frutto. In fondo, dire “non credo”, o dire “credo”
significa esattamente la stessa cosa: “non so!” E di conse-
guenza la cosa più ragionevole da fare è cominciare a lavo-
rare per saperne di più, a ricercare.

40
Il giardino dell’agnostico, non coltivato e trascurato, si riem-
pie di erbacce inutili; quello dello scettico, da parte sua, di-
venta un arido deserto.

Resta comunque il fatto che la Teoria Materialistica è insuffi-


ciente a spiegare i misteri della vita e della morte. Tanto che
è costretta ad attribuirli al caso, cosa assolutamente inaccet-
tabile dalla ragione.

2. La Teoria Unicistica.

Passiamo allora alla Teoria Unicistica, cioè dell’unica esisten-


za: essa non è più monistica, dato che afferma esistere sia
un mondo materiale (la terra), che uno spirituale (i cieli, l’al
di là). Possiamo rappresentarla con una semiretta:

|___________________ . . . . . . . . . .

perché afferma che alla nascita proveniamo, da zero, diret-


tamente da Dio, e dopo una breve esistenza, in cui siamo
messi nelle condizioni più disparate e disuguali, subiremo
per l’eternità le conseguenze del nostro comportamento nel-
la vita.
Questa teoria è assurda per almeno due motivi:
1. l’ingiustizia palese (differenti condizioni iniziali),
2. l’attribuzione di un sentimento vendicativo a Dio. Molti di
noi, sicuramente meno buoni di Lui, non si sentirebbero di
infliggere certe ....punizioni!

Senza contare che una strettamente ortodossa interpreta-


zione delle sacre scritture farebbe secondo alcuni ammonta-
re a solo 144.000 il numero di uomini salvati.
Le religioni di questo tipo sono nate quando, evolutivamente,
l’uomo doveva concentrarsi tutto sulla vita materiale (per
sviluppare la coscienza obiettiva di veglia). All’umanità più
progredita furono così assegnate le grandi religioni mono-
teiste, che predicano l’esistenza di una sola vita sulla Terra.

41
Sono quindi religioni parzialmente materiali: il materialismo
non è che una loro degenerazione. Ma questo è un argomen-
to che affronteremo più avanti.
Esse, tuttavia, danno una parziale risposta alle domande
dell’uomo, ma hanno una visione statica dell’universo: la
natura, l’uomo, Dio, restano al loro posto per l’eternità.
Noi ricordiamo però le parole del Cristo, che disse: “Voi stes-
si farete le cose che io ho fatto, e anche di maggiori”, e quel-
le di S. Paolo: “Non sapete voi che siete Dei?”.
La scienza, da parte sua, ha dimostrato che tutto si evolve.

L’insegnamento pubblico che danno queste religioni, in effet-


ti, è soltanto il loro ASPETTO ESTERIORE. Per i motivi evolu-
tivi già ricordati fu tenuto nascosto il più profondo significa-
to, che ora l’umanità è pronta a ricevere: L’ASPETTO ESO-
TERICO o interiore. Facciamo notare con forza il fatto che se
l’umanità è pronta per questo messaggio, significa che ne ha
assoluto bisogno, e chiunque lo ostacoli, in buona o cattiva
fede che sia, si mette automaticamente nella posizione delle
forze ostacolatrici dell’evoluzione dell’uomo, che sono le for-
ze negative e del male.

Se vogliamo affrontare la conoscenza dell’aspetto esoterico


delle religioni, dobbiamo abbandonare la Teoria Unicistica e
rivolgerci a quella che abbiamo definita la Teoria della Rina-
scita. In realtà, è improprio definirla una teoria, dato che
non è frutto di speculazioni mentali, ma di esperienza viva,
insegnamenti offerti da parte chi è in grado di verificarne
l’autenticità.

Approfittiamo di quest’asserzione, per sottolineare ancora


una volta che tutto quanto viene in queste pagine esposto
non deve essere accettato o considerato come una verità as-
soluta, valida una volta per tutte. Essa è appunto soltanto il
risultato di indagini eseguite da chiaroveggenti positivi, che
come tali hanno la possibilità di accedere alla memoria pe-
renne della natura. Essi pure, però, sono soggetti ad errore:
il fatto di poter indagare nei piani sottili e di possedere la vi-

42
sta spirituale non è sufficiente di per sé a comprendere tutto
quanto viene così esaminato, così come il fatto di possedere
la vista fisica non ci mette in grado per il solo fatto di vede-
re, di conoscere esattamente il mondo fisico e il suo funzio-
namento. I dogmi restano validi soltanto per chi ha una
mentalità con caratteristiche infantili; noi siamo qui tutti in
ricerca della conoscenza, e la vera conoscenza non può esse-
re scritta in nessun libro, ma può essere solo frutto di sforzi
e conquiste personali, integrando le due fonti di conoscenza
di cui siamo dotati: la mente ed il cuore.
Altrimenti, ricadiamo nella domanda rimasta priva di risposta
di Ponzio Pilato: “Che cos’è la verità?…”.

3. La Teoria della Rinascita.

Non ci resta perciò che indirizzarci alla terza teoria: la Teoria


della Rinascita, che possiamo raffigurarci con una retta:

. . . . . _______________________ . . . . .

in armonia con quanto vediamo in natura, dove non c’è nulla


che inizia o finisce improvvisamente, ma dove tutto si tra-
sforma lentamente e progressivamente, per sempre.
Questa teoria ha una visione dinamica, e riesce a risponde-
re in modo soddisfacente alle domande che l’uomo si pone.
Cominciamo dunque ad esaminarla.
Per meglio capirla, trascriviamo lo schema visto in preceden-
za relativo ai veicoli dell’uomo e ai corrispondenti piani di e-
sistenza, ponendo però in risalto la differenziazione esistente
all’interno del corpo emozionale:

43
Spirito della Volontà
SÉ Spirito della Saggezza
Spirito dell’Attività
MENTE Piano Mentale
CORPO EMOZIONALE SUPERIORE Piano Astrale Superiore
CORPO EMOZIONALE INFERIORE Piano Astrale Inferiore
CORPO VITALE Piano Etereo
CORPO FISICO Piano Chimico

L’antico aforisma ermetico “Come in alto, così in basso”, o


legge di analogia, è sempre stata la guida migliore per af-
frontare questi temi. Da essa traiamo due aspetti, che ter-
remo a mente:
1. qualsiasi forma di vita che troviamo sulla Terra nasce da
un seme; questa stessa regola vale anche per i corpi sottili,
oltre che per quello fisico, l’atomo-seme del quale si trova
nello spermatozoo fecondatore. Il seme racchiude allo stato
potenziale l’insieme delle forze necessarie allo sviluppo di un
corpo: quando le condizioni esterne sono favorevoli, queste
forze entrano in azione trasformandosi in forze dinamiche
capaci di costruire, secondo le proprie linee, quel particolare
corpo;
2. come il corpo fisico alla nascita è unito alla madre dal cor-
done ombelicale, anche gli altri veicoli sono tenuti insieme
da cordoni di sostanza uguale a quella dei rispettivi corpi.

Muniti di queste considerazioni, seguiamo ora il cammino


che per lo spirito dell’uomo evolventesi va da una esistenza
all’altra sulla Terra, così come ci viene descritto da chi lo può
osservare grazie allo sviluppo della più alta forma di chiaro-
veggenza positiva.

Dobbiamo pertanto prendere il via da quell’appuntamento


che tutti ci attende, e che molti paventano, cioè dalla mor-
te. Dal punto di vista esoterico, la morte come viene ordina-
riamente intesa non esiste. Essa è piuttosto un passaggio,
un trapasso, della nostra coscienza da un piano ad un altro.
44
In altri termini, la morte in un piano è contemporaneamente
anche una nascita in un piano diverso (e viceversa).
La morte per noi, pertanto, avviene quando i veicoli più sot-
tili lasciano il corpo fisico. Il vitale è unito al fisico dal cordo-
ne argenteo, che parte dal cuore dove, durante l’esistenza
fisica, ha sede l’atomo-seme del corpo fisico stesso. Questo
atomo fu quello che, dopo la fecondazione, diede il via alla
moltiplicazione della catena genetica, rimanendo infine nel
cuore.
In questo atomo-seme sono impresse tutte le esperienze re-
gistrate della vita. Il vitale, infatti, è il deposito della memo-
ria inconsapevole, quella cioè che registra tutto quanto
avviene nel corso della vita (anche quello che è sfuggito alla
nostra attenzione, o che abbiamo rimosso). La memoria in-
consapevole non dipende dall’efficienza dei sensi; non di-
pende nemmeno dai sensi stessi. Essa si produce attraverso
la respirazione: le energie eteree presenti nell’atmosfera che
ci circonda, sono impregnate delle immagini, suoni, colori,
odori, sensazioni, ecc., che stanno dentro e fuori di noi in
ogni istante. Ogni volta che inspiriamo ed inaliamo l’aria, es-
sa porta con sé tutte queste informazioni che, attraverso la
piccola circolazione sanguigna, passano dai polmoni al cuore,
ed ivi si imprimono nell’atomo-seme del corpo fisico.
Il distacco dell’atomo-seme dal cuore causa l’arresto cardia-
co. I veicoli più sottili lasciano così, con un movimento a spi-
rale, il corpo fisico.

Che cosa avviene in questo momento così particolarmente


importante? Testimonianze sono state riferite da parte di chi
è stato in procinto di annegare, o è caduto, salvandosi, da
una grande altezza: molti di questi affermano di aver vedu-
to, come in un film, i passaggi salienti della loro vita scorrere
davanti agli occhi in un attimo. Ciò conforta quanto dicono
gli insegnamenti esoterici basati sull’indagine chiaroveggen-
te.
È come se nel corso dell’esistenza una specie di bobina si
avvolgesse al nostro interno, registrandone tutti gli avveni-
menti. Alla morte, quando cioè il vitale si ritrae, questa bo-

45
bina si svolge velocemente seguendo l’allontanarsi dei veicoli
superiori ai quali rimane legata, e noi vediamo a ritroso le
scene della vita trascorsa davanti alla nostra coscienza. Que-
sto dura per un periodo massimo di 84 ore, ed è di grande
importanza, come vedremo, restare concentrati su questo
panorama. Solo se la nostra coscienza osserva attentamente
queste immagini, infatti, esse possono trasmettersi al corpo
emozionale, e fare da insegnamento per lo spirito. È impor-
tantissimo, perciò, non disturbare la persona appena tra-
passata durante i primi tre giorni e mezzo dopo l’arresto del
battito cardiaco.
È umano e comprensibile il dolore di chi ha perduto una per-
sona cara, e sembra troppo duro chiedergli, in quei momen-
ti, qualcosa che può assomigliare ad un ulteriore sacrificio,
cioè non esprimere in forma drammatica questo suo dolore.
Tuttavia, può essere vissuta come un sollievo la consapevo-
lezza che può fare ancora qualcosa per la persona amata, in
contrapposizione con il dolore gravato da un pesante senso
di impotenza di chi non ha queste conoscenze. Il sollievo
maggiore, tuttavia, lo prova chi, grazie ad esse, riesce ad
avere quella visione della vita che non la limita al suo appa-
rire puramente esteriore, ma che sa ampliarla fino a com-
prendere la continuità di un’esistenza e di un rapporto solo
provvisoriamente sospesi, come preparazione e presagio di
un passo in avanti nell’evoluzione e nella luce. Il dolore e la
sua espressione, ne risulteranno allora addolciti, lasciando
libero il trapassato di non volgersi più di tanto indietro, e di
guardare al nuovo destino che ora lo aspetta.

Una volta trascorsi questi tre giorni e mezzo, egli lascia an-
che il piano etereo e abbandona il corpo vitale, così come
prima aveva abbandonato quello fisico. Lo spirito entra allora
nel piano astrale con la mente, il corpo emozionale e gli a-
tomi-seme dei corpi vitale e fisico. Abbiamo già accennato
alla divisione in due correnti dell’emozionale, che abbiamo
chiamato centrifuga e centripeta. Non appena entriamo nelle
regioni inferiori del piano astrale, si anima, per così dire, la
forza centripeta, più legata alla Terra. Questa regione è nota

46
come il Purgatorio. Qui le scene dell’esistenza trascorsa
scorrono ancora una volta davanti alla nostra coscienza, ma
questa volta non vi assistiamo impassibili (non sarebbe pos-
sibile in questo piano, che è quello della sensazione e del
sentimento). Ogni volta che troveremo un fatto in cui sare-
mo stati causa di sofferenza per qualcuno, si attiverà la forza
centripeta, per cui questa sofferenza si ripercuoterà
dentro di noi, e sentiremo così sulla nostra pelle il male che
abbiamo causato.
A riprova di quanto antica sia la scienza che ora definiamo
occulta, vediamo che nell’antico Egitto era costume scrivere
vicino alla mummia alcune formule che avevano lo scopo di
“indurre il cuore (la memoria inconsapevole) a non testimo-
niare contro il defunto nella cerimonia della pesatura (giudi-
zio)”.
Contemporaneamente alla suddetta visione e alle conse-
guenze per la nostra coscienza, i vizi che avevamo in vita
non si sono miracolosamente estinti con la morte: la morte
non può mai risolvere da sola alcun problema. Noi ri-
maniamo gli stessi, soltanto che ci manca il fisico, necessario
alla loro soddisfazione. Così saremo costretti a lottare per
vincerli.
Si noterà che in questo procedimento non c’è alcun tentativo
di rivalsa; non è un Dio vendicativo che ci castiga. Saranno
le conseguenze delle nostre stesse azioni che ci faranno da
maestre. Per questo la morte è dipinta con la falce e la cles-
sidra: “ciò che semini a suo tempo raccoglierai”.

Le scene della vita scorrono circa tre volte più veloci di come
si sono realmente verificate sulla Terra, ma in ogni modo la
nostra permanenza in Purgatorio è legata al tempo necessa-
rio a superare i nostri difetti. Fintantoché daremo nutrimento
alla corrente centripeta, saremo attirati nella regione inferio-
re e non potremo innalzarci a quella superiore. Esistono enti-
tà che praticamente non ne escono mai, se non dopo un pe-
riodo lunghissimo, rimanendo troppo legate alla Terra. Cer-
cheranno allora di trovare un corpo fisico che permetta loro
di rivivere quel tipo di emozioni; le sedute spiritiche rappre-

47
sentano per esse delle ottime occasioni per farlo, magari
spacciandosi per qualche personaggio famoso che possa sti-
molare l’orgoglio e agevolare l’obbedienza del medium.
Quando un’esperienza richiede un atteggiamento negativo
(come questo tipo di sedute), è sempre bene evitarla, per-
ché ciò può permettere ad un altro spirito di impossessarsi
del nostro corpo; e una volta che ne ha la chiave può ren-
derci facilmente schiavi.

Quando infine superiamo le prove necessarie e ci siamo al-


leggeriti della zavorra, ecco mettersi in moto la forza centri-
fuga, che ci permette di entrare nella regione superiore del
piano astrale: il Primo Cielo.
Ancora una volta rivediamo la vita trascorsa, ma questa vol-
ta sono le gioie date agli altri a vibrare nella nostra inte-
riorità. Saremo in grado di capire allora quanto bene è pos-
sibile fare in questo mondo fisico.

Queste esperienze del Purgatorio e del Primo Cielo si impri-


mono nell’atomo-seme del corpo emozionale, e nelle succes-
sive rinascite fungeranno da voce della coscienza, che ci
parla dal cuore come parte della memoria inconsapevole.
Quando ci ritroveremo in situazioni analoghe a quelle tra-
scorse, con la possibilità di rifare il male o il bene, ricorde-
remo, anche senza esserne pienamente consapevoli, le e-
sperienze passate nel Purgatorio o nel Primo Cielo, e saremo
spinti ad agire più correttamente.
È la grande saggezza delle divine Leggi di Natura che ci fa
dimenticare le esperienze delle vite precedenti: quanti di noi
potrebbero condurre una vita proficua, se appesantiti da ri-
morsi e ricordi spiacevoli, se non tragici? Ecco un insegna-
mento anche per l’esistenza quotidiana: il cosiddetto “rimor-
so” in sé non è affatto una cosa positiva; può essere tempo-
raneamente utile, ma una vita passata alla sua ombra non
gioverà alla povera anima che vi soccombe. È molto più utile
riconoscere i propri torti, porre rimedio nei limiti che ci sono
consentiti, imparare la lezione, ma poi continuare a vivere,
magari mettendo a frutto l’insegnamento cosi ricavato. Più

48
avanti descriveremo un esercizio che potrà essere molto uti-
le in questa direzione.
Ecco il motivo per cui è veramente importante permettere al
trapassato di osservare il panorama della sua vita subito do-
po la morte: le esperienze fatte faranno così da base per un
effettivo avanzamento evolutivo e spirituale. Dovremo, per
quanto possa sembrare strano, pregare non perché non si
debba soffrire dopo la morte nel Purgatorio, come sembra
insegnare la Chiesa, ma invece perché questa sofferenza sia
più acuta, se necessaria, in modo che si imprima indelebil-
mente nella memoria inconsapevole ed eviti maggiori soffe-
renze in futuro. Lo scopo dell’esistenza fisica è
l’apprendimento: le lezioni che impareremo con il processo
descritto avranno sempre bisogno di essere esperimentate
sulla Terra, almeno finché non avremo mostrato di averle
superate sul campo.

Si lascia quindi, a questo punto, anche il piano astrale, e con


la mente e gli atomi-seme dei corpi emozionale, vitale e fisi-
co si entra nel superiore piano mentale. Come analizzeremo
in altra parte di questo lavoro, solo gli Iniziati possono scor-
gere quanto avviene in questo piano. Spesso persone che
hanno sviluppato la chiaroveggenza positiva, ma che non
sono state iniziate, raccontano le loro osservazioni sui piani
invisibili in modo non corrispondente al nostro racconto che
segue, mentre quello finora narrato corrisponde perfetta-
mente. Ciò è dovuto proprio al fatto che esse non possono
inoltrarsi oltre, e vedono alcune entità che, dopo la morte,
rimangono per un certo periodo nei piani del mondo astrale,
e poi tornano, attraverso una rinascita, sulla terra, ed altre
che invece spariscono dalla loro visuale. Queste sono quelle
che, più regolarmente, proseguono nel loro viaggio in piani
ancora più sottili.

Nel piano mentale cessa la manifestazione attiva, dato


che in questo piano tutto diviene soggettivo. In occultismo
questa fase viene chiamata il Grande Silenzio. Lo spirito sen-
te finalmente di essere ritornato, dopo un lungo pellegrinag-

49
gio come figliolo prodigo, alla Casa del Padre, che è la sua
vera patria.

*****

Sospendiamo ora per un attimo il nostro racconto, per fare


alcune considerazioni.
La molla che spinge attualmente l’uomo ad agire dal suo
corpo emozionale è l’interesse: senza di esso egli non è di-
sposto a vincere la forza d’inerzia dominante sul piano fisico.
Abbiamo anche detto che all’uomo moderno sono finora date
le due Teorie: quella Materialistica e quella Unicistica. Ve-
diamo quindi ora come esse si sposano con l’interesse. Es-
sendo quest’ultimo la molla che fa agire, lo scopo dell’azione
non può che essere il tentativo di raggiungere un appaga-
mento; chiamiamolo felicità.
Per il materialista, che concentra tutto sul piano fisico, al
punto da rifiutare l’esistenza anche solo teorica di altri piani
di esistenza, la felicità può essere solo fisica; cioè il materia-
lista rinuncia alle gioie dell’anima per il piacere dei sensi.
Chi non aspira a questo non è vero materialista, magari a di-
spetto di quanto egli stesso afferma e sostiene.
Siccome il piacere non può appagare l’animo, ad ogni piace-
re soddisfatto si sostituisce ben presto un altro, nella conti-
nua ricerca di qualcosa che ....manca: Il fatto è che lo si ri-
cerca dove non può essere. È facile per il materialista in
questa sua continua sete di piacere arrivare ad abusare delle
leggi di natura. Le leggi di natura dovranno pertanto, prima
o poi, ripristinare l’equilibrio rotto.
Il fedele, da parte sua, cioè colui che segue invece la Teoria
Unicistica, nella sua visione parzialmente materialistica divi-
de la vita terrena da quella celeste, confinando così la felicità
spirituale oltre la vita. Egli appartiene alla classe che non ha
ancora sviluppato appieno l’auto-coscienza, necessitando an-
cora di una guida esterna, di una legge che regoli la sua esi-
stenza. Conquisterà la felicità (il Paradiso), soltanto se ob-
bedirà ai comandamenti, cioè alla legge, appunto. Siccome,
però, è spinto anch’egli dall’interesse, tenderà a giustificar-

50
si di fronte ad essa. Non gli interesserà molto fare qualcosa
di positivo, ma piuttosto di obbedire alla lettera, pedisse-
quamente, ai divieti della legge. I comandamenti, infatti, di-
cono di “non fare…”.

Entrambe queste categorie sono perciò soggette alla leg-


ge, e affidano ad essa, più o meno consapevolmente, il
compito di condurli.

*****

Vediamo allora, proseguendo il nostro racconto su quanto


avviene fra una nascita sulla Terra e un’altra, come funziona
questa legge.
In genere, dopo secoli di permanenza nei piani spirituali,
l’entità evolvente sente il desiderio di fare un passo avanti
nel suo sviluppo, e si prepara di conseguenza ad una nuova
rinascita. Aiutata da altre entità spirituali più avanzate, e
comunque dotata di una visione globale delle proprie neces-
sità evolutive, sceglie il destino della vita futura, a gran-
di linee, sulla base dei debiti e dei crediti accumulati in pre-
cedenza, e secondo quanto avanzamento viene deciso di in-
vestire in questa tappa. La sua visione per compiere questa
scelta può paragonarsi a colui che sta esaminando dall’alto
un panorama: questi non si attarda davanti ai piccoli partico-
lari, non si concentra nei dettagli, ma abbraccia con lo
sguardo d’insieme tutto quanto il suo occhio riesce a perce-
pire, fino all’orizzonte, e può in questo modo accogliere nel
suo animo l’armonia generale di quello che sta così osser-
vando, cosa impossibile da farsi da parte di chi sta invece
passeggiando in una delle stradine che si vedono dall’alto.
In questo modo decide il suo futuro per la prossima vita, e si
incarna, cioè ridiscende, scegliendo la famiglia e l’ambiente
più consoni allo scopo.
Lungo questo percorso in discesa che attraversa di nuovo
tutti i piani, ogni atomo-seme viene attivato e attirerà se-
condo le proprie linee di forza dalla sostanza corrispondente
il materiale che formerà così i nuovi veicoli della esistenza in

51
preparazione. Il tipo di materiale scelto, cioè i tratti caratte-
riali e somatici della futura personalità, dipenderà perciò dal-
la qualità degli atomi-seme, e dunque dal livello evolutivo
raggiunto in base alle esperienze acquisite nelle esistenze
precedenti, e raffinate nel processo post-mortem.
Possiamo ragionevolmente affermare, sulla base di quanto
esposto, che il corpo fisico e gli altri veicoli rappresentano il
nostro passato e nello stesso tempo lo strumento che ab-
biamo in mano per superarlo, se sappiamo ascoltare la voce
della coscienza, che dal cuore ci parla. Il destino di ciascuno
di noi, allora, dipende dal suo trascorso, così come il futuro
dipende dal presente. Un uomo è tanto più legato dal desti-
no, quanti più debiti ha da pagare in base ai suoi comporta-
menti precedenti. Come già abbiamo avuto modo di dire, gli
insegnamenti che riceviamo durante l’esistenza post-mortem
debbono essere messi in pratica in una vita inserita nello
stesso piano che li ha causati, cioè sulla Terra. L’uomo così
non è affatto libero per diritto di nascita: la libertà è un di-
ritto che occorre conquistarsi e meritarsi. Quanto più siamo
evoluti, tanto più saremo liberi.
Per liberarci, non dovremo limitarci all’osservanza delle leg-
gi, ma dovremo essere evoluti al punto di diventare noi
stessi la legge, condividendola cioè profondamente. Non
obbedire solo per paura del castigo, ma perché è giusto
quel comportamento. Avremo allora superato la fase in cui
agiremo unicamente spinti dall’interesse, e saremo entrati in
quella che ci fa spontaneamente agire per dovere, o per
amore.
Se di fronte ad un’offesa noi reagiremo offendendo a nostra
volta (occhio per occhio, dente per dente), anche se saremo
in regola con la legge esterna non supereremo il tipo di le-
game che abbiamo con la persona che ci ha offeso. Esso do-
vrà durare in modo sempre più acuto, finché non imparere-
mo che la violenza e l’offesa possono produrre soltanto vio-
lenza ed offesa.
Il Cristo ci dice: “Ama il tuo nemico”, e “Porgi l’altra guan-
cia”; quanto incomprese sono sempre state queste parole!
Esse sono rivolte non ai deboli, ma ai veri forti, a coloro

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cioè che in questo modo riescono a liberarsi veramente, u-
sando l’unica arma possibile a tale scopo: l’Amore.

Ecco quindi che la conoscenza della Teoria della Rinascita


può aiutarci a vivere meglio, e a sviluppare in modo più effi-
cace la nostra evoluzione spirituale, che è lo scopo per cui
viviamo su questa Terra, nasciamo, soffriamo e moriamo.
Solo questa visione della vita può rispondere appieno e in
maniera soddisfacente alle inevitabili domande che l’uomo si
pone.

4. Nascita e Crescita.

Avanzando nel nostro studio, troveremo sempre di più


l’applicazione della Legge di Ricapitolazione, che si sviluppa
sotto regole ferree che prevedono, all’interno di ogni ripeti-
zione, la medesima sequenza dettata dall’Analogia.
Vedremo nella seconda parte che i diversi corpi nacquero
evolutivamente in periodi diversi: la stessa sequenza si evi-
denzia nella nascita di ciascun individuo. Quella che abbiamo
chiamato, e che ordinariamente chiamiamo nascita, in realtà
si riferisce esclusivamente a quanto la nostra consapevolez-
za – formatrice del linguaggio che usiamo – è in grado di co-
gliere, cioè la nascita del corpo fisico. In quel momento però
gli altri veicoli individuali sono ancora in gestazione, e matu-
reranno via via durante la crescita.

Abbiamo così:
anni 0: nascita del corpo fisico
anni 7: nascita del corpo vitale
anni 14: nascita del corpo emozionale
anni 21 nascita della mente.

Dobbiamo tenere presente che prima della maturazione di


ciascun corpo, le sue funzioni negative sono svolte dalle e-
nergie del corrispondente piano, e che non dobbiamo consi-
derare l’anno indicato come fosse una scadenza assoluta:

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molto dipende anche dal livello evolutivo generale e indivi-
duale.

Da quanto detto, possiamo trarre alcune importanti indica-


zioni per crescere ed educare i nostri figli.
Anni 0-7. Corpo fisico maturo, sviluppo del vitale, corpo
della memoria. Il bambino assorbe come una spugna tutto
ciò che vede intorno a sé, ma non ha ancora sviluppato una
mente critica. È perciò inutile “insegnargli” le cose, ma sarà
decisivo l’esempio.
Per il bambino sarà perciò importante sviluppare l’imitazione,
e una sana educazione non dovrebbe trascurare il rispetto
per le cose sacre (che non sono necessariamente quelle reli-
giose), ma grazie al comportamento che vede attorno a lui.
Anni 7-14. Corpo vitale maturo, sviluppo dell’emozionale,
ma ancora con la mente in abbozzo, senza perciò una sicura
guida interiore. Sarà importante l’autorità, ma senza le pu-
nizioni fisiche, che risvegliano la natura passionale. In que-
sto periodo sarà importante l’esempio dato nel settennio
precedente.
Il ragazzo dovrà qui sviluppare l’obbedienza, e molto dipen-
derà dall’idea di sacro con cui sarà stato educato.
Anni 14-21. Corpo emozionale maturo, sviluppo della men-
te. L’adolescente deve imparare a guidarsi da solo; l’autorità
deve perciò lasciare il posto ad una relazione paritaria: al
consiglio.
Sarà la libertà, la prova che l’adolescente deve imparare a
superare.

Le più recenti scoperte mediche hanno mostrato come fino a


20 anni circa di età le connessioni neurali del cervello sono
ancora modificabili e non definite, cosa che conferma gli in-
segnamenti qui riportati.
La mente sta al cervello come la vita sta alla biologia: ecco
una chiave per comprendere realmente i fenomeni psicofisi-
ci.

54
LA MALATTIA E LA GUARIGIONE

1. Origine e classificazione delle malattie.

Cerchiamo a questo punto di portare sul piano


dell’applicazione pratica gli importanti insegnamenti che ab-
biamo fin qui esaminato.
Una certa malintesa idea di spiritualità ha per molto tempo
portato chi sentiva dentro di sé il richiamo verso il cielo a
trascurare, anzi a castigare il corpo, considerato avversario
dello spirito. Da quello che abbiamo visto, e che vedremo
meglio quando esamineremo l’evoluzione come raccontata
nella Genesi, i veicoli sono un’emanazione dello spirito, sono
i suoi strumenti, senza i quali egli stesso non potrebbe ac-
quisire quell’esperienza che è lo scopo per cui nasciamo e vi-
viamo in questo mondo. Particolarmente il corpo fisico è,
come vedremo nella seconda parte, lo strumento più perfe-
zionato che esso può usare. Mantenerlo sano è perciò opera
sacra, e tale nell’antichità veniva considerata.

Se vogliamo chiederci quali istruzioni il Cristo diede a chi vo-


leva essere suo discepolo, possiamo racchiuderle nei due no-
ti mandati:

• “Predicate il Vangelo”,
• “Guarite gli ammalati”.

L’approccio agli insegnamenti del Maestro da un punto di vi-


sta esoterico, rappresenta il solo modo di comprenderne ap-
pieno il significato: nei Vangeli in più di un’occasione trovia-
mo confermato questo modo di insegnare che distingue fra
ciò che viene detto a tutti e quanto viene invece successi-

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vamente spiegato in una cerchia ristretta, ma non è ancora
da divulgare. Ora i tempi sono maturi per questa divulgazio-
ne, e se cerchiamo il vero significato delle parole che pro-
nunciò il Cristo durante la sua incarnazione sulla Terra, dob-
biamo quindi saperle interpretare, superando la veste este-
riore. Se noi riassumiamo il suo mandato in questi due co-
mandamenti, non significa che essi sono alcuni comanda-
menti, ma invece che rappresentano i comandamenti. In
qualche modo, predicare il Vangelo (traducibile in: cono-
scenza) e guarire gli ammalati (cioè interessarsi della salu-
te), debbono compendiare tutto il resto, devono cioè essere
esaustivi.
E questo è un aspetto; ne esiste poi un altro che consegue al
primo: se sono esaustivi, essi devono anche essere per così
dire collegati fra loro. Se non sono due presi a caso o soltan-
to in rappresentanza degli altri, ma rappresentano invece i
due, devono in qualche modo influenzarsi fra loro, per otte-
nere l’insieme, la totalità che rappresentano.
Infatti, quando noi ci sforziamo (come ordinariamente fac-
ciamo) di tenerli separati, non riusciamo a fare perfettamen-
te, e neppure soddisfacentemente, né l’uno, né l’altro.
Se, invece, li consideriamo come le due facce della stessa
medaglia, ecco che possiamo ricavarne la chiave per inter-
venire.

Abbiamo già avuto modo di vedere come il destino di una e-


sistenza lo costruiamo con le nostre mani, portandoci dietro i
debiti e i crediti che noi stessi abbiamo accumulato nelle vite
precedenti. Abbiamo detto infatti che lo scopo di questa vita
non è il raggiungimento della felicità (cosa impossibile ad ot-
tenersi in questo mondo), ma l’accumulo di esperienza, gli
insegnamenti che i nostri atti compiuti nella dimensione fisi-
ca-oggettiva ci portano nella fase soggettiva che arriva dopo
la morte, e le nuove situazioni ad essi legate che le esistenze
successive ci presentano come conseguenza.
Esiste una parola capace di riassumere tutto questo: la
Legge. La legge è legata alla conoscenza (all’accumulo di
esperienza); andare contro la legge ci causa una lezione vi-

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tale, ed è questa che spesso si traduce in una malattia. La
malattia pertanto è legata ad una inosservanza della legge
compiuta, per ignoranza, in precedenza. Ecco che abbiamo
così collegato la conoscenza con la salute.
Quando il Cristo dice: “Predicate il Vangelo (cioè diffondete
la conoscenza) e guarite gli ammalati”, intende dire proprio
questo: la malattia può curarsi soltanto con la conoscenza
della causa che l’ha originata, e con la conseguente conver-
sione di comportamento. La malattia diventa allora un
fatto di coscienza.
Il piccolo io dell’uomo conseguente alla coscienza di veglia, è
giunto all’attuale consapevolezza grazie al suo distinguersi e
separarsi dal resto dell’universo; in fondo, “io” non è altro
che un pensiero, un atteggiamento, una particolare conce-
zione di relazione con l’esterno, dovuta alla mente speculati-
va razionale-obiettiva, che esclude la visione d’insieme del
“toro” che abbiamo descritto all’inizio. Egli si vede al centro
del mondo, in alterità con lo stesso, che egli percepisce me-
diatamente. L’Io spirituale, il Sé che vede invece il mondo
per mezzo della percezione im-mediata, in comunione con
tutto e senza senso di separatività, viene escluso dalla men-
te razionale, e l’intuizione che le è propria ne risulta soffoca-
ta, impedendo l’accesso consapevole alle direttive del cuore.
Anziché integrare il cuore con la mente, l’uomo diventa così
un soggetto dis-integrato, privo della guida interiore che sa-
rebbe capace di condurlo, attraverso la legge, oltre la legge.
Egli ne diventa in questo modo invece sempre più sottomes-
so. Chi non soggiace all’egoismo dell’io, e non si comporta
guidato solo dalla paura di non avere abbastanza, allora la
vita stessa gli darà tutto quello che gli occorre, e anche di
più. Chiunque lo abbia esperimentato può testimoniarlo.
Sembra la cosa più facile del mondo, ma ci vuole un corag-
gio eroico, quasi sovrumano per applicarla.

L’arte terapeutica è sempre stata concepita, nelle civiltà pre-


cedenti la nostra, come un modo e un’opportunità di trattare
con la divinità. Se consideriamo ora come viene invece quo-
tidianamente considerata la malattia, sia dai malati che dai

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medici, troviamo esattamente l’atteggiamento opposto ad un
risveglio di coscienza: essa viene comunemente attribuita a
qualcosa di esterno, di estraneo a noi, che ha la colpa del
suo insorgere, e la guarigione viene affidata ad altri (il medi-
co - l’esperto), qualificando i malati come pazienti (termine
che suggerisce opportunamente un atteggiamento di passivi-
tà)! La Chiesa, da parte sua, ha disatteso i mandati del Mae-
stro, arrogandosi il primo (“Predicate il Vangelo”), e dele-
gando il secondo (“Guarite gli ammalati”) ad altri. La vera
guarigione, invece, si può ottenere solo se consideriamo la
malattia nella sua reale funzione: richiamare ad un diverso
comportamento; essa è un fatto del tutto spirituale.
Negli ultimi tempi stiamo assistendo ad un graduale sposta-
mento dell’indagine medica dal piano strettamente fisico,
sempre più verso quello psicologico. È infatti abbastanza re-
cente la diffusione dell’attribuzione a cause psico-somatiche
delle malattie. Queste possono in effetti essere ora conside-
rate sotto tre diversi punti di vista:

1. quello fisico, che considera il male dovuto unicamente a


guasti di tipo chimico, e lo cura chimicamente;
2. quello psico-somatico, che considera ineluttabile e indi-
stinguibile il legame fra corpo e mente, tanto che il male di
uno si ripercuote sull’altro. La cura dovrà perciò essere ca-
pace di considerare entrambe queste componenti;
3. quello psicogeno, che attribuisce alla psiche (comunque
venga considerata) il potere di guastare, se essa è in condi-
zioni di disagio, il corpo, onde trasmettere un messaggio del-
la sua malattia. Per guarire, quindi, non servirà tanto curare
l’aspetto fisico, ma occorrerà intervenire su quello psichico.

Superfluo dire che lo studioso di esoterismo accetta più vo-


lentieri quest’ultimo aspetto, in quanto dà al mondo psichico
la preminenza su quello fisico, cioè risale al mondo delle
cause, considerando il piano terrestre il mondo degli effetti.
Tutti e tre questi aspetti, però, sono adatti solo per curare,
e non per guarire. Dobbiamo infatti distinguere questi due
termini tra di loro: curare vuol dire prendersi cura del sin-

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tomo, leggendone il dolore, sia esso fisico o psichico, allon-
tanandolo per un tempo più o meno lungo. È logico che
quanto più agiremo in profondità (verso il livello psichico),
tanto più durevole sarà il risultato; guarire, invece, significa
eliminare la causa prima del male, in modo da renderne im-
possibile il ritorno o il pieno manifestarsi.

Ma perché abbiamo detto che la medicina moderna, nei tre


aspetti descritti, è più adatta a curare che a guarire? Proprio
per quello che in precedenza abbiamo visto: perché in defini-
tiva cerca fuori di noi la causa della malattia.
Per la medicina fisica essa sarà dovuta a virus o microbi pre-
senti nell’aria, oppure a situazioni ambientali ostili; oppure
ancora a cause definite ereditarie, cioè ereditate da altre
persone. Dal punto di vista esoterico però, l’ereditarietà ri-
guarda soltanto il corpo fisico, e non la sfera psichica, che
appartiene interamente alla nostra personalità; entrambi,
tuttavia, ricadono sotto la legge del destino, legata ai nostri
comportamenti trascorsi. Per quanto riguarda microbi o virus
contagiosi, è il vitale, quando è in salute, a rappresentare il
più potente ed efficiente antibiotico esistente, perché sono le
sue forze radianti che impediscono l’accesso dei microbi o
quant’altro di indesiderato nel nostro organismo. Ciò può
spiegare la predisposizione, per la quale alcuni soggetti
sono attaccati dalla malattia e altri ne risultano immuni. La
medicina più avanzata è alla continua ricerca, inoltre, degli
agenti chimici di tutto, compresi i sentimenti e gli impulsi
dell’anima; effettivamente talvolta un enzima o una qualsiasi
sostanza endocrina appare come legata ad essi, come la
scienza esoterica conosce da tanto tempo. Se si vuole otte-
nere un risultato fino al piano fisico, infatti, bisogna adopera-
re uno strumento fisico, ed è quanto lo spirito fa attraverso
queste sostanze. L’errore è credere che siano queste la cau-
sa del sentimento che stiamo studiando, mentre non sono
altro che i mezzi che permettono a quest’ultimo di manife-
starsi al livello fisico.
Per le medicine psicologiche, invece, si indagherà sul passato
del malato, cercando situazioni ambientali di rifiuto, scate-

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nanti la sintomatologia. Il problema, però, è perché vengono
rifiutate determinate situazioni. La concezione classica mate-
rialistica pone l’essere umano, alla sua nascita, in una situa-
zione di tabula rasa, cosicché le cause più remote vengono
ricercate nell’infanzia, e, visto che evidentemente qualche
volta ciò si dimostra insufficiente, perfino nel periodo pre-
natale. Come vedremo, questo non è scorretto dal punto di
vista occulto, il problema è che le cause non sono le condi-
zioni ambientali in se stesse, altrimenti a situazioni identiche
corrisponderebbero reazioni sempre identiche; esse sono in-
vece rappresentate dall’eredità del passato di quella indivi-
dualità che si è incarnata nella personalità di questa partico-
lare esistenza, che necessita per la propria evoluzione di fare
determinate esperienze, in relazione con determinate perso-
ne. Lo scopo non deve essere quello di eliminare le cause,
ma quello di trarne la lezione utile. Soltanto così si rag-
giungerà la guarigione.
Relazione e religione sono, etimologicamente, la stessa pa-
rola, la prima rappresentando un rapporto di tipo esteriore
(con gli altri), la seconda di tipo interiore (con noi stessi).
L’uomo moderno instaura un rapporto dialettico, cioè di tipo
mediato, non solo con gli altri, ma anche con se stesso. Per
guarire, deve ricostruire un rapporto autentico (comunione)
in entrambe le direzioni: i problemi relativi al rapporto con
gli altri celano problemi di rapporto con noi stessi, e vicever-
sa.

Puntare sulla responsabilità del malato rispetto alla sua ma-


lattia, non significa però colpevolizzarlo, ma chiarire le
cause prime di ciò che lo fa soffrire, con il duplice risultato di
poterlo meglio accettare e meglio vincere.
Non dobbiamo quindi rifiutare l’aiuto esterno per superare la
malattia, costringendoci all’isolamento per diventare più re-
sponsabili. Il momento della sofferenza è assai delicato, e
spesso chi soffre ha bisogno di aiuto; l’importante è non far-
gli credere di essere dipendente da altri nella guarigione
(anche la medicina moderna ha scoperto il ruolo attivo del
malato), e soprattutto di essere estraneo alla sua malattia.

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Una volta chiarito questo, è necessario aiutarlo, anche con
le medicine chimiche se necessario. Sotto quest’ottica, medi-
cina ufficiale e medicine alternative, o complementari, non
fanno la differenza: non è il tipo di medicina che risolve, ma
il modo di concepire la malattia!

*****

Vogliamo ora, dopo avere esaminato la malattia in rapporto


alla concezione che ne ha la scienza materiale, fare una clas-
sificazione dal punto di vista occulto. Le indagini chiaroveg-
genti sembrano comprovare che la maggior parte delle ma-
lattie, e in genere dei dolori di cui soffre l’umanità, sono im-
putabili all’abuso della forza creatrice, sia a livello fisico (ses-
sualità) che a livello spirituale (potere mentale), essendo
queste le due polarità attraverso cui essa si esprime. È infat-
ti la creatività mentale e la capacità di disobbedire alla legge,
a caratterizzare l’uomo in natura, ed è proprio tutto questo
che lo pone sotto la legge di conseguenza (destino), che
spesso si esprime con la malattia.
Possiamo esaminarne alcuni casi, non senza aver prima av-
vertito che sono casi ....classici, e che ogni caso singolo è poi
colorato da una serie infinita di variazioni assai difficili da co-
gliere. Questi casi, insomma, ci serviranno solo da guida, e
non come giudizio sul prossimo che sta soffrendo. Teniamo
presente che generalizzare, in queste cose, rappresenta il
modo più sicuro di sbagliare. Il solo uso consentito è di ap-
plicarle nella conoscenza di noi stessi.
L’abuso della sessualità, e quindi della passionalità a livel-
lo astrale, si ripercuote sull’atomo-seme del corpo fisico (che
ne ha subito le conseguenze), e quando questo attirerà ma-
teriale per la formazione del cervello e della laringe (il polo
opposto della medesima energia creatrice) nel processo di
rinascita, avrà difficoltà a radunarlo nel modo corretto.
L’abuso di una polarità della forza creatrice, quindi, farà con-
seguire una deficienza mentale o dell’uso della parola.
L’abuso del potere mentale, cioè il suo uso a scapito di al-
tri e della verità, porta come conseguenza una incapacità a

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vedere obiettivamente nei piani spirituali durante il processo
di rinascita, e ciò provocherà una costruzione del veicolo fisi-
co difforme dalla norma, con conseguenze di deficit a livel-
lo muscolare o nervoso.

Un’altra patologia che si manifesta a livello psichico, è quella


derivante da una cosiddetta fissazione mentale. Gli eventi
nel piano fisico hanno per scopo l’insegnamento di determi-
nate lezioni: non è tanto importante l’evento in sé, quanto
l’insegnamento che ne possiamo trarre, e ciò ci suggerisce
l’unicità di ogni istante di vita e l’importanza conseguente di
viverlo nel modo più completo e consapevole. La memoria
consapevole è lo strumento che serve a questo scopo. Tal-
volta invece accade che la dinamica di acquisizione di espe-
rienza da un evento subisce una compromissione, come se
quel particolare evento rimanesse, per così dire, impigliato
nello spazio-tempo, anziché abbandonarlo una volta impara-
ta la lezione. Questo fatto ci costringe a rimanere legati
all’evento, e ci impedisce di trarne la lezione che sola lo giu-
stificava. Vivere il presente è la ricetta e la pratica necessa-
ria per riuscire a superare questo scoglio: il presente è
l’unica realtà che è nelle nostre mani, e che possiamo mano-
vrare per modificarla. Torturarci, ad esempio, con i sensi di
colpa (riprendiamo l’idea già espressa del rimorso) è un pec-
cato contro gli altri e contro noi stessi, perché non risolve
nessun tipo di problema; l’importante è l’esperienza che ci
ha lasciato, e che metteremo a frutto in futuro, diventando
così migliori di quanto eravamo prima. L’esercizio riparatore
che esamineremo fra poco ci può essere molto utile anche
da questo punto di vista, insegnandoci veramente a vivere il
presente, sapendone ricavare tutto l’insegnamento possibile.

Esiste poi una categoria di malattie che può essere indotta


da un caso particolare, che è bene conoscere perché a volte
è possibile evitarlo. È importante notare che la salute a livel-
lo psichico è possibile solo se tutti i veicoli componenti la
personalità sono fra loro connessi perfettamente. Ci sono
dei punti (organi sottili) di collegamento fra di essi, che de-

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vono combaciare nei vari piani, in modo da permettere di
comunicare fra loro in modo adeguato. Sono delle specie di
canali che consentono il passaggio dell’energia da un piano
all’altro attraverso questi punti comuni a due o più corpi. Per
inciso, ricordiamo che è proprio questo tipo di connessione
che viene interferita dall’“io”, quando, come accennato più
sopra, prende il sopravvento in maniera non ortodossa sullo
spirito e sull’Io superiore, o Sé.
Il caso particolare che esaminiamo, è dovuto ad una forma
di rottura che accade nel processo di rinascita spiegato nel
capitolo precedente.
Quando come individualità ci troviamo nei piani spirituali e ci
prepariamo alla rinascita, scegliamo, in base ai debiti e ai
crediti accumulati, i fatti salienti che formeranno il destino
della nuova esistenza. In quei piani, ciò che spinge lo spirito
alla scelta è il desiderio di evolvere e migliorare. Comincia
allora la costruzione dei vari veicoli fino al vitale. Essi, man
mano che scendono attraverso i vari piani, si dispongono a
campana, e in tal modo giungono infine a posizionarsi attor-
no all’utero della futura madre, fino a quando entra in azio-
ne, col concepimento, anche l’atomo-seme del corpo fisico
posto nello spermatozoo fecondatore. Circa 18 giorni dopo il
concepimento, la campana si chiude alla base, e
l’individualità incarnantesi non può più uscirne (se non con la
morte). In quel momento, essa rivede il panorama della vita
che l’attende e che aveva scelto, ma è ora accecata
dall’esistenza terrena, e non ha più la saggezza che dai piani
spirituali le aveva permesso di fare determinate scelte. Può
accadere allora che tenti di sottrarsi al proprio destino, ritra-
endosi dal corpo fisico in formazione, in quest'ultimo cau-
sando una rottura fra i punti del fisico e i corrispondenti del
vitale. In tal caso, alla nascita, manifesterà un disturbo psi-
chico come conseguenza della accennata sconnessione.
Entità spirituali più evolute sorvegliano che questi fatti non
accadano; tuttavia essi non sono così infrequenti come si po-
trebbe supporre. Un ambiente sereno e una attesa felice del-
la nuova famiglia, l’amore per la musica classica, possono
rappresentare perciò prima della nascita un incoraggiamento

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al nuovo venuto, che può aiutarlo ad evitare questo proble-
ma.

Sarebbe importante, quindi, affiancare alle cure post-


mortem già auspicate in precedenza (silenzio e rispetto del
trapassato), anche adeguate cure pre-nascita. La cono-
scenza esoterica ancora una volta può darcene le indicazioni.

2. L’equilibrio con l’ambiente.

Vivere sulla Terra significa avere uno scambio con l’ambiente


nel quale siamo inseriti. Possedendo un corpo fatto di terra,
non potremmo abitarlo senza questo scambio.
Esistono diversi livelli di scambio, che potremmo classificare
seguendo la principale suddivisione del piano fisico, nel mo-
do seguente:

• solidi scambio per mezzo del cibo


• liquidi scambio per mezzo delle bevande
• gas scambio per mezzo della respirazione.

Senza cibo potremmo vivere non più di un certo numero di


giorni; il numero dipende da molteplici fattori. È comunque
questione di giorni.
Senza acqua, possiamo dire che è questione di ore.
Senza aria è questione di (pochi) minuti.

Ciò di cui abbiamo più bisogno, quindi, è proprio d’aria. No-


tiamo che l’aria rappresenta la parte più sottile del piano
chimico, quella più vicina, per sua natura, ai mondi invisibili.
Ne possiamo liberamente dedurre che la vita, essendo in sé
immateriale, può esprimersi nel materiale solo a condizione
di avere un continuo scambio con ciò che più le sta prossima
in quel piano: l’aria, capace di condurre più facilmente con
sé la vibrazione eterea, con la quale confina.

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La respirazione quindi si palesa come di importanza estrema,
non solo per una mera sopravvivenza, ma anche, se effet-
tuata in modo consapevole, per l’avanzamento spirituale.
Proponiamo qui un esercizio di respirazione consapevole
adatto ai corpi più sensibili dei popoli occidentali. Preghiamo
di non eseguire in via assoluta gli esercizi adottati dai popoli
orientali, perché per noi sono troppo violenti e rischiosi, sia
dal punto di vista fisico che mentale. Questo esercizio lo rac-
comandiamo anche come preparazione per tutti gli altri e-
sercizi spirituali. Col tempo e la pratica diventerà sempre più
facile da eseguire, anche in altri momenti.

Si inizia rilassandoci completamente da ogni stress, sia di ti-


po muscolare e nervoso, che di tipo mentale: le preoccupa-
zioni, gli impegni, ecc., riguardano il passato e il futuro, ieri
e domani, non sono attuali: immergiamoci nel presente.
Una volta rilassati, inspiriamo con calma l’aria, cominciando
col gonfiare dapprima l’addome e poi il petto. Nel fare que-
sto, contiamo fino a 3, seguendo il ritmo del battito cardiaco.
Una volta inspirato, iniziamo l’espirazione, sgonfiando dap-
prima l’addome e successivamente il petto. Contiamo ancora
silenziosamente i 3 battiti cardiaci. L’inspirazione va fatta
con la bocca chiusa, l’espirazione con la bocca aperta.
Proseguiamo in questo modo, fino a che il tutto non ci venga
praticamente naturale.
A questo punto, un po’ per volta, cominciamo a passare dal
conteggio di 3 battiti cardiaci a 4. Allunghiamo cioè di un
battito sia il periodo di inspirazione che quello di espirazione.
Col tempo anche questo ritmo ci diventerà facile e potremo
eseguirlo a volontà, oltre che come esercizio introduttivo agli
altri descritti in questo testo.

È importantissimo inoltre tenere presente che nell’aria che


respiriamo è contenuta anche una certa percentuale di etere,
che entra in circolazione nel sangue e si deposita nel cuore.
È qui che avviene principalmente lo scambio con l’aria di cui
si parlava più sopra (oltre al deposito di immagini che forma
la memoria inconsapevole).

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Dal punto di vista nutritivo, tuttavia, è importante, per
l’uomo attuale, la quantità di etere solare – altrimenti defini-
to “prana” – che entra nel corpo attraverso la controparte
eterea della milza e rafforza tutto il corpo etereo.
Si tratta di una respirazione eterea, che richiede una certa
esposizione all’aria aperta e al sole, appena le condizioni cli-
matiche lo consentano.

Altro aspetto importantissimo legato alla salute, anche dal


punto di vista dello sviluppo spirituale, è quello
dell’alimentazione. Tutti i veicoli che formano la personalità
umana risentono di quanto accade anche in uno solo di essi:
il trattamento che riserviamo al nostro fisico è rimarchevole
anche per gli altri corpi più sottili. Una alimentazione sana ed
equilibrata è perciò importante, non solo per la salute fisica.
È regola (lo vedremo sempre più) che dirige lo sviluppo del-
l'universo, che si debba passare da una fase nella quale l'im-
pulso evolutivo viene indotto dall'esterno, ad un'altra in cui
questo stesso influsso venga elaborato, e una terza in cui,
grazie al lavoro svolto in questa elaborazione interiore, l'in-
flusso, resosi consapevole, si diriga dall'interno all'esterno,
trasformando l'essere da soggetto passivo a protagonista at-
tivo (e responsabile) delle proprie azioni, ecc. In fondo, que-
sto medesimo processo lo troviamo anche - come in qualsia-
si cosa osserviamo - nell'alimentazione: ne è l'essenza. Il ci-
bo entra, viene lavorato; l'energia ne viene ricavata ed è di-
retta verso l'esterno, così come accade anche per la parte
residua di scarto.
Vorremmo in questa sede accennare alla carne e al vino.
Nei periodi della sua infanzia evolutiva, l’umanità necessita-
va di sviluppare i veicoli della personalità, in quanto possia-
mo ben dire che la religione di allora la aiutava ad isolarsi
dagli influssi esterni di natura sottile, per scoprire la propria
personalità e materialità; possiamo far risalire a quei tempi
la nascita dell’esoterismo, come cassetta di sicurezza ove
conservare quei tesori di conoscenza per il momento in cui,
grazie all’involuzione e alla consapevolezza sviluppatasi at-
traverso il suddetto isolamento, i tempi sarebbero stati ma-

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turi per una nuova e più elevata diffusione degli stessi. An-
che l’alimentazione ebbe un ruolo in questo processo.

Dal punto di vista spirituale, la carne ha l’effetto di vincolare


alla terrestrità la coscienza, stimolando la parte istintiva e la
passionalità. La decisione di mangiare carne significa di soli-
to la inconsapevole rinuncia alle gioie dell’anima e il deside-
rio di restare immersi nel mondo reale.
Dobbiamo considerare che le cellule degli animali sono com-
penetrate di sostanza astrale, che è il veicolo della separati-
vità e della coscienza degli animali stessi: il nostro organi-
smo non può assimilare nei piani sottili queste cellule, se
prima non ha assoggettato la forza astrale alla propria vibra-
zione, assimilandola così nel più grande corpo emozionale
individuale di chi se ne è cibato. Questa operazione richiede
il dispendio di molta energia, perché l’animale – a differenza
dei vegetali – è già abbastanza individualizzato, e la prova
appare evidente se guardiamo i grandi animali carnivori, in-
dolenti e pigri, in confronto con la vitalità e l’energia che i-
spirano gli scattanti erbivori. Anche chi si ciba di animali,
sceglie animali erbivori, perché quanto detto andrebbe mol-
tiplicato se mangiassimo animali a loro volta carnivori: sa-
rebbe quasi impossibile assimilarne l’energia, e avremmo
sempre fame.
Il punto centrale, comunque, rimane quello della innocuità
che deve caratterizzare una esistenza diretta dall’amore e
dalla compassione, come deve essere quella ispirata da un
cuore sensibile ai suggerimenti spirituali del Sé per l’epoca
attuale. Di solito passare da un regime carneo ad uno vege-
tariano (anche qui, non ci interessa quale regime vegetaria-
no, purché sia tale), richiede uno sforzo. Ricordiamo che il
nostro corpo rappresenta il passato: per trasformarlo in fun-
zione del bisogno futuro dobbiamo pertanto, in un certo sen-
so, ricodificarlo, accettando anche un iniziale senso di disa-
gio (purché fatto con una conoscenza di eventuali rischi, as-
solutamente da evitare, come sono da evitare correzioni im-
provvise e traumatiche).

67
L’effetto materializzante e di inerzia della carne, d’altronde,
ha bisogno di uno spirito stimolante che permetta comunque
il progresso. Per questo motivo, accanto alla carne, fu inseri-
to nella dieta umana il consumo dell’alcol. Il racconto biblico
di Noè ne rappresenta il momento evolutivo. L’alcol è il pro-
dotto di una fermentazione esterna all’organismo, che vibra
ad una intensità così elevata che il nostro corpo non riesce
ad armonizzarlo e assimilarlo. Anziché assoggettarlo, quindi,
e metabolizzarlo, è esso ad accelerare dall’esterno il nostro
tasso vibratorio, prendendo il sopravvento su di noi. È uno
spirito esterno che ci controlla, e ormai noi sappiamo come
questo sia il contrario del cammino che dobbiamo adesso
percorrere. Se non ci liberiamo dell’alcol, ci risulterà impos-
sibile accedere alla nostra parte spirituale.
Una obiezione diffusa verso chi cerca di diffondere questo in-
segnamento all’interno del mondo cristiano, riguarda il noto
miracolo della trasformazione da parte di Gesù dell’acqua in
vino alle nozze di Cana. Una attenta lettura dell’episodio, pe-
rò, può procurarci qualche sorpresa. Nel modo in cui viene
solitamente interpretato, l’ordine dato da Maria ai servi di
portare l’acqua sembra essere in contraddizione con la rispo-
sta che Gesù aveva dato alla sua richiesta. Vediamo nel det-
taglio:

Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù


gli disse: “Non hanno più vino”. E Gesù rispose: “Che ho da
fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora.” La
madre dice ai servi: “Fate quello che vi dirà.”

La madre di Gesù, in realtà, non viene qui descritta come


avesse disobbedito, o in qualche modo costretto Gesù al mi-
racolo: questa non è che una interpretazione. L’ordine di Ma-
ria ai servi appare piuttosto come un seguito logico a quanto
Gesù le aveva risposto. Dove può nascondersi questa logica?
Non può essere che in: “Non è ancora giunta la mia ora.” Il
miracolo di Cana, infatti, è il primo miracolo di Gesù, effet-
tuato prima che fosse giunto il suo tempo, e perciò si localiz-
za nella religione precedente al suo avvento. Proprio questo

68
riferimento al “suo tempo”, invece, suggerisce che quando
esso sarà giunto non dovrà più esservi spirito esterno
all’uomo, poiché Egli ci ha portato la possibilità, come ve-
dremo più avanti, di abbattere la barriera che impediva,
prima di Lui, l’accesso dello spirito direttamente nella co-
scienza umana. L’episodio raccontato da Giovanni, perciò,
non contraddice, ma appoggia gli argomenti di chi decide di
non assumere alcolici.

A proposito di miracoli, sembra veramente strana l’idea che


qualcuno ha di essi, come rappresentassero qualcosa che va
contro le leggi di natura. Talvolta uomini di scienza dicono di
non poter credere ai miracoli, o al soprannaturale, perché,
se così facessero, il loro lavoro di scienziati perderebbe signi-
ficato, considerando possibile qualcosa in grado di alterare le
leggi naturali, oggetto del loro studio. In realtà, il miracolo
così inteso rappresenterebbe l’idea di un Dio che va contro le
sue stesse leggi; che, dopo averle create, si divertisse a di-
sobbedirsi, considerandole (e confessandole) inadatte a ri-
solvere la particolare situazione alla quale si trovasse di
fronte; questa è una assurdità. Quello che viene comune-
mente definito miracolo, in realtà, altro non può essere che
applicazione di leggi ben definite, anche se a noi ancora i-
gnote. L’uomo di scienza non può, invece, escludere Dio: e-
gli studia la natura, mette tutto il suo impegno e il suo acu-
me nella scoperta delle leggi che la regolano; ebbene, dove
scopriamo una legge, abbiamo anche scoperto, contempora-
neamente, un’altra cosa: un Legislatore. Il Legislatore delle
leggi naturali è ciò che noi chiamiamo Dio. A questo possia-
mo aggiungere l'aspetto etico, sempre più d'attualità; la bel-
lezza e l'etica non sono categorie nate nella mente umana.
Sono "scoperte" dell'uomo (fatte più con il cuore che con la
mente), di un principio già insito nella natura. Escludere l'a-
spetto etico vuol dire non conoscere appieno, totalmente, il
fenomeno che si sta affrontando, che con quell'aspetto de-
v'essere integrato se vogliamo vederlo compiutamente.

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3. L’esercizio riparatore.

Per terminare questo capitolo, proponiamo qualcosa che sia


capace di ....lasciare il segno di quanto abbiamo finora detto.
Gli insegnamenti del Cristianesimo Interiore infatti non pos-
sono essere accolti soltanto con un atteggiamento di sempli-
ce curiosità. In esoterismo consideriamo che il caso non esi-
ste, e se abbiamo avuto accesso a questa lettura significa
che, come abbiamo già avuto modo di dire, stiamo iniziando
una ricerca per curare il nostro giardino spirituale.
È possibile per noi fin da ora, grazie alle poche cose già e-
spresse, cominciare ad applicarle in un modo ben definito al-
la nostra esistenza.
Questi insegnamenti infatti hanno il potere di cambiare la
nostra vita, e la scelta di metterci all’opera è ormai una re-
sponsabilità che abbiamo. Solo in questo senso essi non
sono gratuiti! Proponiamo allora un semplice esercizio: il
primo che viene raccomandato lungo il sentiero spirituale.

Una differenza fondamentale fra le antiche religioni “rivolte


ad Oriente” ed il Cristianesimo Interiore concerne l’atteg-
giamento verso la legge o destino (karma).
Il Cristo dice di essere venuto non per abolire la legge,
ma per migliorarla. Cioè, Egli ha aggiunto alla legge,
l’amore. In pratica, cosa può significare ciò?
Con la legge, l’unica via d’uscita è l’espiazione dei pecca-
ti;
con l’amore aggiungiamo a questo il perdono dei peccati.
L’insegnamento esoterico cristiano non si limita cioè alla
comprensione del dolore come conseguenza di errori com-
piuti, ma si chiede anche che scopo ha questo dolore.
L’abbiamo ampiamente visto, e possiamo rispondere dicen-
do: lo scopo è di insegnarci dove abbiamo sbagliato, per in-
durci a non farlo ancora in futuro. Lo scopo, cioè, è rice-
vere una lezione, un insegnamento.
Consideriamo ora due aspetti:
se quello è lo scopo, ne consegue che se mostreremo di aver
compreso la lezione prima che si tramuti in dolore, essa non

70
avrà più motivo di fungere da insegnamento nei modi con-
sueti attraverso il destino;
esiste inoltre uno stato particolare di coscienza, che anche la
scienza moderna ha ora scoperto chiamandolo ipnagogico,
che si trova a metà strada fra quello di veglia e quello di
sonno: è l’istante del risveglio e dell’addormentamento,
quando i nostri veicoli sottili non sono completamente con-
nessi con quello fisico, ma nel contempo siamo ancora (o
già) coscienti. In questi momenti si eseguono gli esercizi e-
soterici, in modo di potere col tempo prolungare la durata di
questo particolare stato, ottenendone così un primo barlume
di accesso consapevole all’altro mondo.
Proprio sopra questi due aspetti si basa l’esercizio che stia-
mo per suggerire, oltre che sulla conoscenza anche da noi
ora posseduta di ciò che avviene dopo la morte. Infatti è
proprio durante la fase purgatoriale che impariamo le lezioni
che ci servono.

Ecco quindi come si deve effettuare questo esercizio, che


chiameremo esercizio riparatore:
alla sera, prima di addormentarci, rilassiamoci completa-
mente, chiudiamo gli occhi, regoliamo il respiro secondo la
respirazione consapevole e cominciamo a visualizzare, in
senso inverso, i fatti della giornata trascorsa.
Sforziamoci di sentire nella nostra interiorità le reazioni dei
nostri comportamenti nella interiorità di coloro che sono ve-
nuti in contatto con noi durante la giornata.
Quando questi hanno sofferto per conseguenza del nostro
comportamento, cerchiamo di far ripercuotere pienamente in
noi questa sofferenza, come fosse la nostra.
Quando questi hanno gioito grazie al nostro comportamento,
cerchiamo di far vibrare pienamente in noi questa gioia,
condividendola come fosse la nostra.
Rimproveriamoci severamente del dolore causato attraverso
il nostro comportamento, fino a bruciare in esso, e lodiamoci
sentitamente delle gioie elargite, facendoci dalle stesse sol-
levare.

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In pratica, il segreto nascosto in questo esercizio è la morte
quotidiana, e la quotidiana rinascita. Esso ha una serie infini-
ta di benefici, aiutandoci ad oggettivizzare i fatti che ci acca-
dono, facendoci superare i sensi di colpa, di persecuzione e
di superiorità, ma soprattutto accelerando la nostra evo-
luzione. Se compiuto bene e costantemente (cosa comun-
que non facile, che richiede un certo tirocinio), può addirittu-
ra contribuire a cambiare il nostro destino: mettiamo cioè in
moto forze e principi che generalmente sono riservati al la-
voro da fare dopo la morte.
Amplieremo così enormemente quello spazio di libertà che
abbiamo già approfondito, non limitandoci più a sopravvi-
vere, come fa la maggioranza degli uomini, ma cominciando
finalmente a inaugurare l’arte di vivere!

72
Parte II
LA BIBBIA RACCONTA

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74
IN PRINCIPIO ....: LA GENESI

1. Noi e la Bibbia.

Nella Ia parte del testo abbiamo esaminato la costituzione


occulta dell’uomo in rapporto al suo destino, affrontandone
le cause e gli effetti. Abbiamo così potuto rispondere a quelle
che abbiamo definite le inevitabili domande intorno ai misteri
della vita e della morte.
Sembra tuttavia essere proprio una legge a stabilire che ad
ogni domanda alla quale troviamo risposta, corrisponda un
altro interrogativo che la precedente soluzione porta con sé.
È forse proprio per questo che in esoterismo si dice non esi-
stere una verità svelata una volta per sempre: la ricerca,
come il miglioramento, sono infiniti.
Abbiamo trovato infatti che l’uomo è composto di due grandi
principi, chiamati personalità ed individualità, delle quali
siamo entrati nel dettaglio definendo i vari veicoli che egli
usa nella sua vita sulla Terra. Questi sono composti di so-
stanze e densità diverse fra loro, formanti i vari piani di esi-
stenza.
Abbiamo quindi affrontato il destino, esaminando come i
suddetti veicoli vengano uno dopo l’altro abbandonati dopo
la morte, per essere sostituiti da altri alla rinascita. Il tutto a
beneficio dell’individualità spirituale imperitura, che di quei
veicoli perituri si serve per il proprio progresso.

Ma se è vero che ora siamo in grado di rispondere alle do-


mande riguardanti il come la nostra evoluzione segue il suo
corso, ci sfugge ancora parzialmente la risposta alla doman-
da sul perché. Non era possibile evitare che tutto questo fos-

75
se guadagnato solo a costo del dolore e del rischio, per
l’uomo?
Per rispondere a ciò non è più sufficiente seguire il cammino
che conduce da una incarnazione all’altra, ma occorre saper
risalire a tutta l’evoluzione umana.
È ovvio che questo è un compito assai arduo, che soltanto i
più grandi iniziati possono affrontare. Si ricorderà, per con-
tro, che abbiamo detto che le Grandi Religioni Monoteiste fu-
rono date all’umanità più evoluta, e che nascondevano, die-
tro l’apparenza letterale exoterica, un insegnamento interio-
re esoterico.
Dobbiamo dunque poter raffrontare gli insegnamenti esoteri-
ci velati nelle maggiori religioni, con quanto i grandi iniziati
riescono a scorgere della storia dell’evoluzione umana. In
questo modo potremo rispondere alla domanda che ci siamo
questa volta posti.

Tutte le religioni basano i loro insegnamenti su uno o più te-


sti sacri. Il testo sacro dell’Occidente è rappresentato dalla
Bibbia.
Ricordiamo quello che più volte abbiamo detto: le nostre non
sono teorie, ma frutto di esperienze vissute, e come tali rife-
rite. Ciò significa che ciascuno di noi, col tempo, sarà in gra-
do di verificarle in prima persona. È ben vero, inutile negar-
lo, che ci vuole del tempo, anzi moltissimo tempo e costanza
per persone normali quali noi siamo, per ottenere un simile
risultato; forse vite intere! Nel frattempo, allora, studiare un
testo sacro come la Bibbia può aiutarci anche da questo pun-
to di vista. Riscoprire infatti nella Bibbia correttamente inter-
pretata le stesse cose che formano gli insegnamenti occulti,
può permettere alla nostra mentalità razionale di accettare
sia l’una che gli altri come possibilmente veritieri.
Infatti, l’interpretazione che siamo in grado di dare alla Bib-
bia grazie agli insegnamenti del Cristianesimo Interiore non
potrebbe essere ricavata da una semplice lettura della stes-
sa, se non avessimo quelli come guida; e d’altronde la coin-
cidenza ideale che se ne ricava è tale, che non può essere

76
assolutamente considerata una forzatura del significato del
testo biblico.
In altre parole, la Bibbia e gli insegnamenti si sostengono a
vicenda, acquisendo entrambi, ai nostri occhi, maggiore cre-
dibilità, pur con il beneficio di inventario che è sempre
d’obbligo davanti ad una comunicazione indiretta (o ester-
na), anziché una presa diretta, tramite la percezione im-
mediata, di coscienza.

Ma perché la Bibbia è il testo sacro dell’Occidente? Che rap-


porto abbiamo noi europei con la Bibbia?
Per capire questo, dobbiamo anticipare per un attimo una
materia che affronteremo più avanti, parlando delle cosid-
dette religioni etniche e delle epoche evolutive. Nell’anti-
chità, come ben sappiamo, ogni popolo, ogni civiltà, aveva le
sue divinità, che spesso venivano sollecitate ad aiutare il po-
polo che era sotto la loro tutela contro popoli (e divinità) di-
versi. Queste popolazioni erano così condotte per un tratto
evolutivo da esseri spirituali, che avevano ancora il potere di
fungere da guida collettiva per l’umanità di allora. Attual-
mente ci troviamo nell’era Ariana, e il popolo-base da cui è
nata l’attuale popolazione occidentale fu il più importante
dell’epoca precedente: il popolo Semita originario. Gli at-
tuali Ebrei discendono da quella parte dell’antico popolo Se-
mita che la loro tradizione racconta che andò perduta. Come
spesso accade, essi sono ora i più strenui sostenitori delle
tradizioni semite.
Chi sa esaminare dal punto di vista occulto il cammino evo-
lutivo umano, impara ben presto che non è ammesso arre-
starsi. Fermarsi equivale a retrocedere, giacché nel frattem-
po tutti gli altri avanzano. La stessa cosa è avvenuta in que-
sto caso: l’attaccamento alla razza ebraica impedisce agli
Ebrei d’oggi di continuare il loro cammino superando le for-
me attualmente abitate, vedendosi nel frattempo sopravan-
zare da quelli che lo iniziarono con loro, e che sono gli attuali
popoli occidentali. La Bibbia è il testo sacro dei Semiti origi-
nari, pertanto è il testo sacro che compete alla nostra
civiltà.

77
Esso, come già abbiamo visto, nasconde un tesoro dal punto
di vista esoterico, la cui scoperta non può che svelare un
messaggio rivolto a noi.
Tutti noi occidentali portiamo dentro le parole che vi si tro-
vano e le immagini che suscitano nel nostro intimo: fanno
parte della nostra cultura. Non è questione di essere o non
essere credenti; la nostra formazione culturale è impregnata
di esse. Ma, attenzione, non solo la nostra formazione indivi-
duale, l’educazione che fin da piccoli ci è stata data, fa as-
sumere grande importanza al testo biblico. Vi è qualcosa di
più, che ha un valore molto maggiore della cultura: sono mi-
gliaia e migliaia di anni che quelle parole ci accompagnano.
Hanno accompagnato la vita nostra, quella dei nostri genito-
ri, dei progenitori, su su fino ai nostri antenati. Si può pro-
prio dire che nel testo biblico possiamo ri-trovare il nostro
passato, che l’abbiamo, si dice così, nel sangue.

Quest’ultima affermazione, però, è molto più vera di quanto


non possa apparire inizialmente. Quando noi diciamo: “i no-
stri progenitori, i nostri antenati”, infatti, intendiamo qualco-
sa che l’ordinaria consapevolezza non può pienamente affer-
rare. Nel 5° capitolo della Genesi si parla della discendenza
da Adamo a Noè: i famosi Patriarchi, fra i quali è soprattutto
noto Matusalemme, quello che ha, per così dire, battuto il
record di longevità. Troviamo scritto che vissero centinaia e
centinaia di anni; che cosa può significare? Se interpretato
esotericamente, il 5° capitolo parla della coscienza e del suo
sviluppo: i Patriarchi vissero tutto quel tempo, non tanto in-
dividualmente, ma nella memoria dei loro successori, cioè
nella loro coscienza. Ciascun individuo, cioè, portava allora
con sé nel corpo vitale (ricordate? il corpo della memoria), e
nel prodotto fisico del vitale, il sangue, le esperienze dei
predecessori, il cui sangue scorreva nel suo corpo, i quali,
pertanto, non erano, dal punto di vista della coscienza, affat-
to morti. Non è ingannevole quindi dire che Matusalemme (la
sua coscienza, la sua esperienza, il suo ricordo) visse per
969 anni, e che quando la sua memoria scemò, morì. In re-

78
altà, la sua memoria cosciente continuò in quella dei succes-
sori per tutto quel tempo!
Da allora, l’uomo è andato sempre individualizzandosi, ed
anche il suo sangue è ormai completamente individuale, tan-
to che sembra non più sufficiente suddividerlo in gruppi e
sottogruppi per trovare quello compatibile col nostro, e sem-
pre più viene consigliata, in caso di necessità, l’auto-
trasfusione. Tuttavia, il principio di quanto affermato rimane:
quando noi diciamo: i nostri progenitori, non intendiamo,
come intenderebbe una mentalità materiale, altri rispetto a
noi che ci hanno preceduto nel tempo; noi intendiamo lette-
ralmente noi stessi. Noi stessi siamo giunti all’attuale grado
evolutivo proprio perché abbiamo, in passato, fatto espe-
rienza e progredito in altri corpi, in incarnazioni precedenti.
La scappatoia scientifica davanti a questa trasmissione di da-
ti da una generazione all'altra, è l’ereditarietà genetica: gli
insegnamenti esoterici sostengono che essa è valida soltanto
per le qualità inerenti il corpo fisico, effettivamente ereditato
dai genitori. Le doti morali e spirituali sono invece stretta-
mente individuali, e appartengono all’individualità che abita
quel corpo. Se così non fosse, il figlio di un genio dovrebbe a
sua volta essere un genio uguale o superiore ai genitori, ma
l’esperienza quotidiana ci mostra chiaramente che ciò non è.
Certo, una determinata legge karmica permette che indivi-
dualità più evolute siano attratte da famiglie formate da in-
dividualità a loro volta evolute e affini, e viceversa, ma non
esiste quella continuità di doti genetiche (semplici strumenti
fisici in mano allo spirito per ottenere i suoi scopi), che sola
potrebbe supportare l’idea di quella scappatoia.
In realtà, ciascuno di noi, individualmente, è stato nelle ul-
time migliaia di anni della sua evoluzione (le più importanti
forse), educato dagli insegnamenti che possiamo trovare ri-
specchiati nella Bibbia, se la osserviamo da un punto di vista
esoterico.
Le grandi individualità capaci di leggere questo antichissimo
passato, lo fanno avendo accesso alla memoria perenne,
che registra tutta la nostra evoluzione. Mentre la memoria
consapevole e quella inconsapevole riguardano l’arco di una

79
vita (una personalità) e la dimensione della sfera terrestre,
la memoria perenne è relativa all’individualità spirituale, e
pertanto registra tutta la sua evoluzione.
Forse ora possiamo comprendere più profondamente quanto
importante sia lo studio della Bibbia, e perché esso ci affa-
scini in tal modo: veramente abbiamo l’occasione di fare un
viaggio dentro noi stessi, nella nostra più grande profondità,
instaurando quella integrazione, dal valore non soltanto te-
rapeutico in senso stretto, con la nostra parte spirituale, che
in fondo è il vero significato della parola: Religione.

Dovremo allora esaminarne il testo, relativamente a quanto


in questa sede ci interessa. A questo riguardo, tuttavia, ci
sono alcune considerazioni preliminari da fare:
Prima di tutto, esso era scritto in ebraico antico, il che
significa che, oltre a non apparirvi le vocali (si scrivevano
soltanto le consonanti), anche le parole non erano tra loro
separate. Così, sostituendo le vocali e cambiando la lunghez-
za delle parole, una frase poteva leggersi con più significati
diversi.
L’antichità del testo stesso, inoltre, ha portato col tempo
ad aggiunte o perdite: già 2000 anni fa si discuteva su quali
fossero, in taluni passaggi, le parti originali e quelle apocrife.
Senza contare le peripezie e le imposizioni che si sono suc-
cedute per le varie traduzioni che, data l’importanza della
Bibbia, erano soggette a infiniti condizionamenti.
Per i predetti due aspetti, è assai arduo risalire per intero al-
la grandezza del testo originale, ma vedremo quanto quello
che abbiamo, per quanto impoverito, sia sufficiente per darci
un’idea della sua profondità.

Prima di cominciare con il racconto del I° libro (quello che


qui ci interessa), detto Genesi, leggiamo però una nota che
appare nelle edizioni ufficiali della Chiesa, stilata dalla C.E.I.
(Conferenza Episcopale Italiana), riguardo al valore del testo
biblico:
“La prima parte riferisce in un linguaggio semplice e figurato,
adatto all’intelligenza di una umanità meno sviluppata, le ve-

80
rità fondamentali che sono i presupposti della storia della
salvezza, con criteri storici che non corrispondono a quelli
moderni.”
Qualsiasi commento è rimandato alla valutazione di ciascuno
di noi, al termine di questa parte, riguardo a quanto chi ha
scritto questa nota sia in grado di comprendere sul vero si-
gnificato celato sotto la veste esteriore del racconto biblico.

2. La Genesi e il big-bang.

Abbiamo già avuto modo di dire che nei veicoli della perso-
nalità si riflette l’individualità spirituale. Frutto di detta
....riflessione è anche la nostra mente, essendo essa, proprio
per questo motivo, non diretta, o non im-mediata: ne deriva
il tipo di razionalità speculativa, conseguenza del non-
contatto diretto con la realtà, ma di un rapporto mediato, at-
traverso i veicoli della personalità, con essa.
Se ci mettiamo a spiegare, per fare un esempio, la forza di
gravità, lo facciamo dicendo che “si tratta di una forza che
attira i corpi verso il centro della Terra”, e ci sembra così di
avere esaurito la spiegazione. Se ci mettessimo un attimo a
pensare, però, dovremmo renderci conto che quella frase
equivale esattamente a dire che ....la forza di gravità è la
forza di gravità! Darle un nome, misurarla ed eventual-
mente anche sfruttarla ci dà l’impressione di conoscerla,
ma in realtà non è affatto così. È la nostra mente speculativa
che ragiona (o che riflette) in questo modo. Dovremmo inve-
ce chiederci chi c’è dietro la forza di gravità, di chi è e-
spressione, di quale volontà e quale scopo si prefigga!
Un ragionamento analogo lo possiamo fare sul funzionamen-
to del corpo umano: chi digerisce il cibo? Chi regola il batti-
to del cuore, la circolazione del sangue, e quant’altro? Sono
io? Posso io fare positivamente qualcosa che non so come
funziona, o che non posso regolare, o che funziona indipen-
dentemente dalla mia volontà e conoscenza? Evidentemente
no: l’uomo scopre le leggi di natura, ma non arriva a chie-

81
dersi chi c’è dietro la legge, quella forza che studia, chi è
il Legislatore in questione.
Da un punto di vista esoterico, non può esservi movimento
(fenomeno), se non c’è una volontà e una saggezza (nou-
meno) che lo dirigono. Questa veramente logica, ma al tem-
po stesso rivoluzionaria visione della natura, porta con sé
delle conseguenze: tutto quello che accade è dovuto ad una
volontà, o a collaborazione o anche scontri fra volontà diver-
se e di diversa potenzialità; tutto quello che c’è è campo di
vita e di evoluzione, che si prefigge finalisticamente uno sco-
po.
Torniamo al nostro corpo: esso è formato da cellule, le quali
crescono, si riproducono ....vivono. Facciamo ora un’ipotesi:
queste cellule, nuclei di vita in evoluzione, hanno cominciato
il loro sviluppo che potrà portarle in un lontano futuro ad ot-
tenere quello che oggi ancora non hanno: una consapevolez-
za ed una individualità. Fantascienza? può darsi, ma ammet-
tiamolo, per il momento, come teoricamente possibile. Po-
niamo che decidano, in quel lontano contesto, di raccontare
la storia della loro evoluzione; ci sarà allora qualcuna di que-
ste individualità che sarà talmente progredita da saper risali-
re con la memoria perenne fino all’attuale loro iniziale mo-
mento evolutivo. Cosa dovrà raccontare allora, per spiegar-
lo? Dovrà necessariamente riferire del loro rapporto con
noi, esseri più evoluti, che in quel lontano periodo saremo
alla stregua, per loro, di Dei. Se non facesse questo, il rac-
conto non sarebbe completo.

Veniamo ora a noi: siamo noi umani, adesso, che vogliamo


raccontare la nostra storia, in modo che tutti possano cono-
scerla. Non dovremmo forse fare altrettanto?
È proprio quello che il narratore biblico ha fatto; e giusta-
mente lo ha fatto all’inizio del suo racconto. Gli studiosi ca-
balisti della Bibbia, che la interpretano esotericamente, han-
no saputo trovare verità tanto profonde e precise in essa,
che alcuni sostengono che il fatto che la prima lettera (come
vedremo fra poco) sia una “B” (seconda lettera dell’alfabeto)
nasconde anch’esso un significato, che potrebbe essere sia

82
che il testo a noi noto è parziale e mutilato di una parte pre-
cedente, sia che la nostra storia attuale altro non è che la
continuazione di una storia precedente: che l’inizio non è il
primo inizio, ma solo un nuovo inizio.

Come inizia infatti la Genesi (I° libro della Bibbia)?

“Bereshit barà Elohim, et Hashamaim veet Haaretz”


(Gen.1,1)

Esaminiamo allora questo ....principio:

⇒ “Bereshit” = “In principio”

Dunque, ci fu un principio! Come vogliamo chiamarlo: big-


bang? Dal punto di vista esoterico va benissimo, perché già
presuppone uno sviluppo (un’espandersi) ulteriore.
L’universo cioè non è qualcosa di statico e costante nel tem-
po, ma, come la scienza ha appurato, è in continuo movi-
mento e mutamento. Tutto ciò è sottinteso nel “Bereshit” i-
niziale.

Dobbiamo tenere presente che l’ancestrale linguaggio della


Bibbia era rivolto non solo alla mente degli antichi lettori, ma
anche all’interiorità di chi ascoltava quei suoni, quelle parole,
le quali suscitavano per il loro stesso risuonare i sentimenti
più adatti in relazione a quanto volevano descrivere. Nella
nostra mentalità speculativa non sembra nemmeno concepi-
bile tutto questo, ma in quei tempi l’uomo era dotato, pur
deficitando di consapevolezza in rapporto a noi, di una capa-
cità di relazione con la natura e le sue forze che lo ponevano
in uno stato di percezione im-mediata tale da cogliere nei
suoni quei messaggi (quelle informazioni) che al giorno
d’oggi a noi sfuggono del tutto.
La seconda parola, infatti:

⇒ “barà” = “creare - generare”

83
non si può comprendere appieno se la traduciamo solo lette-
ralmente. Essa suscitava un sentimento che voleva significa-
re: “evocare - ri-evocare dalla propria interiorità”. Questo
termine, quindi, non vuole intendere che quella fu la prima
creazione, poiché il “rievocare” porta con sé anche un signifi-
cato di “ricordo”. Non fu quindi la “creazione dal nulla” della
teologia, ma una ripresa del cammino che si era preceden-
temente interrotto.
All’inizio, allora, tutto cominciò per mezzo di un evocare in-
teriore, un far emergere da se stesso; ma chi è il soggetto di
questa azione?

⇒ “Elohim”

La traduzione ci dice semplicemente = “Dio”. Ma anche qui


approfondiamo un po': la radice è “Elo-”; “-h” rappresenta
una desinenza, e più precisamente una desinenza femmi-
nile: volendo designare una entità femminile, si dovrebbe
dire: “Eloh”. A questa, però, segue un’altra desinenza plura-
le. La desinenza plurale femminile è “-oth”; quindi volendo
esprimere una serie di entità femminili, si sarebbe dovuto di-
re: “Elooth”; qui, invece, abbiamo “-im”, che è la desinenza
plurale maschile. “Elohim”, pertanto, non può significare
altro che una serie di entità maschili-femminili, cioè an-
drogine. Quelle che in esoterismo vengono chiamate le Ge-
rarchie creatrici.
Ecco quindi le entità della cui più bassa espressione noi allo-
ra formavamo le cellule, delle quali noi costituivamo il veico-
lo inferiore.
Ma che cosa creavano gli Elohim? È quello che viene spiega-
to nella seconda parte della frase:

⇒ “et Hashamaim veet Haaretz” = “i Cieli e la Terra”.

Esaminiamo bene anche questo passaggio: furono create, o


meglio emanate dall’interiorità degli Elohim, due cose: sono
le prime, cioè quelle sulle quali si basa tutta la successiva
creazione. Possono essere tradotte in molti modi:

84
l’oggettività e la soggettività, l’attività e la passività, cioè le
due polarità che sono presenti in tutto ciò che esiste. Caba-
listicamente, avviene in quel primo atto di manifestazione
la separazione, dall’Assoluto, delle due polarità-base che
rappresentano l’aspetto soggettivo dell’universo (i Cieli) e
quello oggettivo (la Terra): la divisione dallo “0” dell’“1” e
del “2”, del maschile e del femminile, o yang e yin in termini
orientali.
Ecco quindi la traduzione della prima frase della Genesi:

“In principio crearono gli Dei la soggettività e l’oggettività”

ma solo il testo originario ci può dare quelle possibilità inter-


pretative che la traduzione fatalmente perde.

Forse arditamente, ma probabilmente non troppo, potrebbe


tentarsi un parallelo con quanto la scienza moderna propone
sull’origine dell’universo. Il primo, misterioso momento della
creazione, che sfugge alle leggi che vigeranno poi, è il cosid-
detto big-bang, nel quale è compresso tutto ciò che esiste, o
esisteva, o esisterà. In altri termini, non c’è alcunché di og-
gettivo, tutto è ancora uno con la forza che produrrà
l’espansione, l’inflazione, dalla quale l’universo oggettivo na-
scerà.
Cioè, dallo “0”, l’Assoluto, nascerà la “dualità”, 1 - 2, che ca-
ratterizza tutto quanto esiste. L’oggettività è dovuta alla re-
lazione fra le due polarità: tutto ciò che c’è è duale, ha due
poli opposti, e questa è la caratteristica prima per esistere, o
meglio, dal punto di vista occulto, per manifestarsi.
Tutto, dunque, è duale, è non assoluto, ma relativo all’unità
assoluta, e tende perciò, per arrivare (o tornare) alla perfe-
zione, a completarsi: forse è proprio questo lo stimolo-base
che spinge tutto quanto evolve a vivere, a esistere; a supe-
rare l’insoddisfazione della divisione, della relatività, e a ten-
dere all’unità perduta. Forse è proprio questo l’archetipo
dell’Amore: la tendenza ad unire gli opposti, per ottenere
l’unione. Dal livello più basso e incosciente, di tipo sub-
atomico, a quello di tipo sessuale, fino al più elevato e spiri-
85
tuale: l’Unione con l’Assoluto, con Dio, dal Quale fummo, per
acquisire esperienza, separati all’alba della Sua manifesta-
zione. Questa manifestazione perciò è una ”limitazione” del
Creatore, e porta con sé fatalmente la nostalgia e il disagio
della separazione. Per amore nostro Egli si limitò, per per-
metterci di entrare nell’arengo della vita: l’amore è il “moto-
re primo” di tutto quanto esiste.

86
LA CREAZIONE DELLA FORMA,
O L’INVOLUZIONE

1. I giorni della creazione.

Dal secondo versetto si entra subito nel vivo del processo di


creazione:

2.- “La Terra era informe e vuota, e le tenebre ricoprivano


l’abisso, e gli spiriti degli Dei aleggiavano sopra l’abisso (o
sopra le acque)”.

⇒ “informe e vuota”

Leggendo l’inizio di questo secondo versetto, dovrebbe sor-


gere spontanea una domanda: può veramente esistere qual-
cosa caratterizzato da mancanza sia di forma (“informe”)
che di contenuto (“vuota”)? La Terra era stata creata, ma
non aveva né forma né contenuto; in altri termini, era stata
creata, ma non esisteva!
Come risolvere questa contraddizione? Possiamo farlo se ri-
corriamo all’insegnamento esoterico, che suddivide il proces-
so di creazione in grandi fasi, o periodi. Essendo il primo, il
periodo di cui ora parliamo è simbolicamente chiamato con il
nome del pianeta del sistema solare che ne rappresenta, se-
condo la scienza astrologica, il confine esterno; è detto quin-
di periodo di Saturno, e si riferisce all’apparire dell’aspet-
to oggettivo della creazione, ossia la Terra della Genesi,
dove l’unica oggettività esistente era il calore, ossia un mo-
vimento di particelle. Null’altro esisteva se non il calore, che
tuttavia già era una manifestazione: la prima cosa creata.
Per questo la Terra era “informe e vuota”, ed anche oscura:

87
“e le tenebre ricoprivano l’abisso.”

⇒ “rachef” = “....aleggiavano....”

Gli spiriti degli Dei aleggiavano: anche qui è necessario co-


noscere quale sentimento questa parola suscitava, con la
sua pronuncia, nell’anima delle antiche popolazioni. Più che
“aleggiare”, termine che non ispira un intervento diretto in
ciò che viene sorvolato, potrebbe tradursi con “coprire” o,
meglio, “covare” (il che è anche collegato col calore).

⇒ “....le acque (o l’abisso)....”

Gli Elohim, dunque, agendo dall’esterno, covavano le acque,


o l’abisso. Acque ed abisso sono termini per noi non impa-
rentati, tanto che non ci è facile comprendere come possano
sostituirsi a vicenda; la migliore traduzione forse è “espan-
sione”. Essi sottendono cioè un qualcosa che tende a con-
centrarsi, a solidificarsi, a rapprendersi: è proprio la Terra in
formazione.

Vediamo dunque di tradurre tutto il versetto:

“La Terra, la parte cioè oggettiva della creazione come risul-


tava dal primo versetto, non aveva né forma né contenuto,
essendo composta unicamente dal prodotto del primo movi-
mento sub-atomico, ossia dal calore, prodotto, per così dire,
dall’azione esterna degli Dei su di essa, che la covavano por-
tando a maturazione il suo contenuto, e facendola maggior-
mente rapprendersi e solidificarsi nella sua sostanza.”

Se ci rivolgiamo all’insegnamento occulto, esso ci dice che


nel periodo di Saturno si ebbe il primo abbozzo di quello che
diventò molto più avanti il principio della forma nell’uomo.
Contemporaneamente, l’azione degli Elohim risvegliò quella
parte del nostro spirito che è poi rimasta più strettamente a
contatto con loro, cioè la componente più elevata spiritual-

88
mente della nostra individualità. Schematizziamo tutto que-
sto come segue:

Periodo di Saturno
SPIRITO DELLA VOLONTÀ
SPIRITO DELLA SAGGEZZA
SPIRITO DELL’ATTIVITÀ
MENTE
CORPO EMOZIONALE
CORPO VITALE
CORPO FISICO

Si noterà la grande distanza fra questi due principi: in effetti,


si può dire che non ci fosse quasi relazione fra di essi. È pro-
prio questo che caratterizza la fase minerale che stavamo
allora sperimentando: la forte ed esclusiva influenza esterna,
essendo quella interna troppo lontana per intervenire nella
sua controparte fisica.
Gli Elohim che agiscono in questa che noi chiameremo sfera
saturnia, contengono in sé anche quelle entità che in evolu-
zioni precedenti furono esiliate in quel confine, perché ave-
vano abusato del loro potere. Essi perdurano a tutt'oggi ad
ostacolare il ritorno alle sfere spirituali della coscienza uma-
na, che essi condizionano dal piano mentale dove risiedono.
Saturno contiene nel nome la stessa radice dell'Ostacolatore:
Satana, il nemico dello spirito, che ci dà l'illusione della e-
saustività della dimensione materiale. È il primo impedimen-
to alla comunione, che ci tenta a restare relegati nella falsità
della comunicazione dialettica, priva di anelito al ritorno e
all’amore.

Esaminiamo ora i successivi tre versetti:

3. “E gli Dei dissero: Sia la luce! E la luce fu.”


4. “E videro che la luce era cosa buona, e separarono la luce
dalle tenebre.”
5. “E chiamarono la luce giorno e le tenebre notte, e fu sera
e fu mattina: primo giorno.”
89
Di nuovo balza subito agli occhi una contraddizione: noi pos-
siamo distinguere il giorno dalla notte grazie all’azione del
Sole. Ebbene, il Sole, in questo racconto, fu creato più tardi,
e precisamente nel quarto giorno. Evidentemente anche qui
si nasconde qualcosa da scoprire. Per trovarlo, dobbiamo ri-
cordare quanto già detto, e cioè che con la parola “Terra”
non si vuole intendere nel racconto biblico il pianeta attuale,
ma la parte oggettiva, tutta la parte oggettiva, di quei primi
momenti di vita dell’universo. Possiamo definirlo come la
massa centrale che racchiudeva in sé tutto quanto è stato
poi suddiviso e spezzettato per permettere l’evoluzione di
una serie infinita di entità diverse, e con diverse esigenze.
Allora, però, tutto questo era ancora unito, indistinto, ed è
ciò che viene chiamato Terra.
Nel versetto precedente, questa massa era oscura (tenebre),
e la sola cosa che la distingueva dallo spazio esterno era il
calore. Qui, la Bibbia ci dice che in un determinato momento
divenne luminosa: fu creata la luce. Recenti ipotesi scientifi-
che concordano sul fatto che solo in un secondo momento
l’attrito causato da ciò che nacque col big-bang (che produs-
se il calore) diede inizio alla luce. Ecco che ancora una volta
il testo biblico viene rivalutato: nel secondo periodo, il globo,
la massa centrale, divenne luminoso. Tutto quello che lo
componeva, dobbiamo supporre, divenne luminoso, perché
non c’era ancora alcuna suddivisione al suo interno. Quindi
anche i nostri corpi in formazione erano, allora, luminosi.
La sostanza di cui il globo centrale era formato in preceden-
za (il calore), si addensò un po’ di più, dando inizio ad una
nuova sostanza, che l’esoterismo chiama aria (era il princi-
pio dell’aria), che permise il diffondersi della luminosità. Gra-
zie ad essa, questo globo si poteva distinguere dal resto del-
lo spazio, e ciò è reso con:

⇒ “separarono la luce dalle tenebre”

La Terra non era più informe: era distinguibile.


Il quinto versetto ci dice poi che venne una sera, alla fine di
questo periodo, seguita da una mattina; questa frase verrà

90
ripetuta per sei volte, al termine di ogni giorno creativo, in
perfetto accordo con gli insegnamenti esoterici, i quali, oltre
a suddividere l’evoluzione in periodi di manifestazione attiva,
dicono anche che fra un periodo e l’altro si inserisce una fase
soggettiva, di riassorbimento di quello che è avvenuto nella
fase oggettiva, per permettere di raccoglierne le esperienze
in modo di inaugurare nuove condizioni più avanzate nella
fase oggettiva che segue. È quello che l’occultismo chiama
“la Notte cosmica”, con un perfetto parallelismo anche con il
linguaggio biblico: certamente lo stesore della Genesi era un
Alto Iniziato alla Scuola dei Misteri.
Notiamo per inciso che le parole ebraiche per “sera” e “mat-
tina” erano:

⇒ “erev” = (“sera”), che significava confusione, o caos: fa-


se soggettiva, o di riassorbimento;
⇒ “boker” = (“mattina”), che significava ordine, o armonia:
fase oggettiva, o di ridistribuzione.

In esoterismo, questo secondo, luminoso periodo è chiamato


periodo del Sole, durante il quale viene aggiunto alla per-
sonalità dell’uomo in formazione il principio della vitalità.
Contemporaneamente, gli Elohim risvegliarono un altro a-
spetto spirituale, quello immediatamente inferiore all’aspetto
già risvegliato in precedenza. Schematizzando ancora quindi:

Periodo del Sole


SPIRITO DELLA VOLONTÀ
SPIRITO DELLA SAGGEZZA
SPIRITO DELL’ATTIVITÀ
MENTE
CORPO EMOZIONALE
CORPO VITALE
CORPO FISICO

La parte della personalità comincia ad avvicinarsi di più allo


spirituale, originando una coscienza di tipo vegetale (inco-
scienza di sonno).
91
Abbiamo ora una spiegazione più profonda del perché in eso-
terismo il corpo vitale appartenga alla sfera solare, e il
corpo fisico alla sfera saturnia.

Ancora tre versetti:

6. “Gli Dei dissero: Sia l’espansione in mezzo alle acque per


separare le acque dalle acque.”
7. “Gli Dei fecero un’espansione, e separarono le acque infe-
riori dalle superiori. E così avvenne.”
8. “E chiamarono l’espansione Cielo.”

Abbiamo appena detto che non c’era, nel periodo del Sole,
alcuna divisione all’interno della massa centrale. La divisione
nasce ora! Che cosa ci riferisce l’Alto Iniziato che riesce a
spingere la sua indagine fino a questi lontanissimi eventi
nell’evoluzione dell’universo?
Egli può notare come la massa centrale ormai incandescen-
te, a contatto con lo spazio freddo esterno, causa una con-
densazione producendo vapore. Quando questo vapore veni-
va a contatto con la parte fredda esterna si condensava, e
precipitava verso l’interno, dove, a causa del calore, si tra-
sformava nuovamente in vapore e riprendeva la salita verso
l’esterno. In questo modo presero inizio delle correnti cicli-
che, ed ebbe inizio il periodo liquido.
Mentre nel periodo del Sole si effettuò una prima distinzione
fra la luce interna e le tenebre esterne, qui avvenne la prima
separazione interna del globo centrale. Si aggiunse allora
al calore e all’aria, il principio dell’acqua.
Nel testo biblico il termine che abbiamo tradotto con “espan-
sione” era tradotto in latino con “firmamentum”; alcune tra-
duzioni italiane usano la parola “firmamento”; altre più re-
centi la parola “distesa”. La parola originale ebraica era:

⇒ “rakia” = “espansione”

ed indica l’effetto di una separazione fra due linee di forza:


proprio in accordo con la narrazione occulta.
92
Il principio liquido perciò è legato ai cicli alterni, che prima
del periodo in questione non esistevano: è facile farci venire
alla mente, oltre alle maree, il ciclo femminile, e la loro coin-
cidenza e relazione con il ciclo lunare. In esoterismo infatti
questo periodo è chiamato il periodo della Luna, e fu allora
che l’umanità evolvente sviluppò il germe del corpo che rac-
chiude in sé le due correnti descritte: il corpo emozionale,
che ricorderete assegnato alla sfera lunare. È grazie
all’azione contrastante delle correnti, infatti, e alla prima ca-
pacità di relazione e reazione con l’esterno delle medesime,
che l’uomo comincia a sentire nascere in sé un primo abboz-
zo di coscienza, cosa che caratterizza appunto il corpo e-
mozionale. Contemporaneamente fu risvegliato dalle nostre
Guide spirituali il principio più lontano da loro della nostra
individualità spirituale: lo spirito dell’attività. Vediamo an-
cora una volta tutto questo aggiornando il nostro schema:

Periodo della Luna


SPIRITO DELLA VOLONTÀ
SPIRITO DELLA SAGGEZZA
SPIRITO DELL’ATTIVITÀ
MENTE
CORPO EMOZIONALE
CORPO VITALE
CORPO FISICO

Possiamo notare come l’individualità spirituale è ora abba-


stanza vicina ai veicoli della personalità, causando così quel
primo barlume cosciente. Nel periodo della Luna, infatti,
l’umanità di allora giunse alla coscienza di tipo animale,
cioè di sogno. Era, purtuttavia, una coscienza esterna, in
quanto l’individualità non abitava ancora, internamente, i
propri veicoli.

93
2. Il periodo della Terra.

Prima di continuare nella nostra traduzione, dobbiamo a


questo punto fare una considerazione. Se qualcuno ci chie-
desse di narrargli in poco tempo la storia della nostra vita,
come lo faremmo? Per riportare gli anni dell’infanzia narre-
remmo i fatti salienti, raggruppando certamente parecchi di
quegli anni; ad esempio “ho frequentato la scuola materna,
o le elementari”. Poi, passando ad epoche più recenti, po-
tremmo cominciare a dire di ciascun anno cosa abbiamo fat-
to; arrivando all’anno scorso, poi, si comincerà a dividerlo in
mesi, o stagioni, e così via. Se dovessimo raccontare la no-
stra giornata odierna, ecco che la suddivisione sarebbe anco-
ra minore, ed entreremmo più nel dettaglio con il nostro rac-
conto.
Bene, la stessa logica procedura è stata usata da chi ha
scritto la Bibbia. Gli insegnamenti esoterici infatti dividono,
come detto, tutta l’evoluzione del mondo e dell’uomo in
grandi periodi; a loro volta, poi, ciascun periodo viene diviso
ulteriormente, ed ogni suddivisione subisce a sua volta anco-
ra una divisione, e così via. L’esoterismo ci insegna che i pe-
riodi sono in tutto sette, e ciascuno è diviso in sette rivolu-
zioni, le quali a loro volta sono suddivise in sette globi, e cia-
scun globo è composto di sette epoche. Questa scala è infini-
ta, tanto verso il grande che verso il piccolo, e la possiamo
rintracciare anche nei settennali periodi di vita dell’uomo.
Ciascuna di queste suddivisioni, tuttavia, è regolata dalla
legge di analogia, per cui ciascuna prima fase all’interno di
ognuna è legata al limite e alla forma (Saturno), ciascuna
seconda alla vitalità (Sole), ciascuna terza alla coscienza
(Luna). Questo modo di procedere dell’evoluzione è chiama-
to di ricapitolazione.

Essendo dunque giunto, nella sua narrazione, alla fine del


periodo precedente a quello in cui stiamo attualmente evol-
vendo, l’autore della Genesi riprende il racconto tenendo
conto anche delle ricapitolazioni, essendo esso il periodo che
ci interessa più da vicino, trascurate invece, perché non es-

94
senziali, nel racconto dei periodi precedenti di Saturno, del
Sole e della Luna.
Esaminiamo infatti i seguenti versetti:

9. “Gli Dei dissero: Le acque che sono sotto il cielo si raccol-


gano in un solo luogo e appaia l’asciutto. E così avvenne.”
10. “Gli Dei chiamarono l’asciutto terra e la massa delle ac-
que mare. E videro che era cosa buona.”

Questa è la narrazione della prima epoca del periodo della


Terra, che succedette al periodo della Luna, detta epoca
Polare, perché l’umanità di allora, che ricapitolava la sua fa-
se minerale, aveva cristallizzato (se così si può dire nel globo
ancora tutto fluente di allora) una parte della massa infuoca-
ta che abitava. La convivenza con altre entità più evolute,
infatti, non le avrebbe permesso di condividere le altissime
vibrazioni dei loro veicoli senza andarne distrutte. Questa
massa più densa si formò ad un polo del globo, dove la velo-
cità di rotazione era minore. Appare quindi qui per la prima
volta nel periodo della Terra il principio solido, o ciò che
viene detto in esoterismo terra.
Quest’epoca vede anche l’inizio dell’ondata vitale che forma
ora il regno minerale. Finora, infatti, per comodità e sem-
plicità di narrazione, abbiamo considerato solo l’evoluzione
dell’uomo, o ondata di vita umana, che ha passato la sua fa-
se minerale, come già sappiamo, nel periodo di Saturno,
quella vegetale nel periodo di Sole, e quella animale nel pe-
riodo della Luna. Ma ciascun periodo inaugura anche una
nuova ondata di entità spirituali, che segue un sentiero di-
verso, ma in definitiva parallelo, a quello del genere umano.
Nell’epoca Polare del periodo della Terra, dunque, iniziò la
sua evoluzione quell’ondata di entità che formano ciò che
chiamiamo il regno minerale.
L’uomo di quell’epoca aveva, all’esame chiaroveggente, la
forma di un grande sacco dal quale fuoriusciva superiormen-
te un organo che era sensibile al calore. Quest’organo gli
permetteva di sfuggire dai luoghi troppo infuocati e di evita-

95
re di inoltrarsi nelle distruttive (per lui) vibrazioni che cir-
condavano la terra polare. E nell’attuale corpo umano ne
troviamo come organo erede che da quello si è sviluppato:
l’epìfisi. Era praticamente il primo abbozzo di quello che più
avanti sarebbe diventato il senso del tatto a noi noto; allora
era una percezione localizzata, la prima di tipo mediato, che
ora si è estesa in tutta la superficie del corpo. Ad analogo
sviluppo sono destinati tutti i sensi dell’uomo.

11. “E gli Dei dissero: La terra produca germogli, erbe che


producono seme e alberi da frutta, che facciano sulla Terra
frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie.”

Ecco l’epoca successiva, detta Iperborea, ricapitolazione del


periodo del Sole, nella quale l’uomo ricapitolò il livello evolu-
tivo vegetale.
Qui riprende il suo cammino anche quell’ondata di entità che
iniziò la sua evoluzione nel precedente periodo della Luna, e
che ora forma il regno vegetale. La frase:

⇒ “secondo la sua specie”

sta ad indicare che il regno vegetale nell’epoca Iperborea


non era rappresentato dalle singole piante, così come siamo
abituati a vederle ora. Non erano ancora giunte ad un tale
grado di individualizzazione, per cui si manifestava quello
che esotericamente viene definito lo Spirito-gruppo, cioè
l’insieme di entità spirituali che raggruppano ciascuna specie
vegetale. In altri termini, la distanza dello Spirito dai propri
veicoli gli impedisce di abitarli singolarmente: essi vengono
condotti dall’esterno da un insieme di entità affini.
L’epoca Iperborea viene descritta fino al versetto 19, nar-
randoci la creazione delle

⇒ “luci del firmamento.”

96
Infatti, in quest’epoca la Terra viene espulsa dalla massa
centrale: la cristallizzazione polare, resasi più indipendente
dal resto del globo, interagisce con lo stesso provocando una
forza d’inerzia che la fa scendere girando attorno al globo e
acquisendo velocità, fino a venirne espulsa dall’altezza
dell’equatore ad una certa distanza, direttamente proporzio-
nale alla diversità di vibrazione rispetto al globo centrale. In
questo modo, la distanza da esso corrisponde al bisogno
evolutivo dei corpi che la abitano e che vibrano della sua
medesima frequenza.

Si tratta dell’origine di tutti i pianeti. Talvolta uomini della


attuale scienza materiale sostengono che la vita, in tutto
l’universo, è possibile solo a determinate condizioni, le quali
sono presenti, a quanto se ne sa, ad una certa distanza da
una stella di una certa grandezza e tipo; questi dati però,
guarda caso, coincidono con le caratteristiche della Terra,
dell’orbita terrestre e del Sole. Sembra proprio, a volte, che
quanto più voglia essere materialista lo scienziato moderno,
tanto più sia costretto a credere ai miracoli! In realtà, la vita
compenetra tutto l’universo; è ovvio che se cerchiamo la
forma che il vitale abita sulla Terra, possiamo trovarla solo
su di essa. Comunque, non è certo un caso che la distanza
della Terra dal Sole sia quella dovuta: la scienza occulta ce
lo dimostra esemplarmente.

Da questo momento dell’epoca Iperborea, dunque, la Terra


viene espulsa dal globo centrale, che da allora diviene il Sole
come siamo soliti considerarlo: una fonte esterna di energia
fisica e spirituale. Come nucleo centrale, il pianeta conserva
nel suo centro una sorgente solare attiva, figlia del globo
centrale, che, quando i tempi saranno maturi, inizierà ad a-
gire dall’interno. Ma questo è un insegnamento che per il
punto in cui siamo non può essere ancora perfettamente
compreso.
Nel corpo dell’uomo si formano i primi rudimenti di quello
che oggi chiamiamo il sistema neuro-vegetativo. Quel siste-
ma nervoso, cioè, che dipende dalle condizioni esteriori per il

97
suo funzionamento, e che reagisce ad esse a prescindere
dalla volontà e consapevolezza dell’uomo. Da allora, con la
percezione mediata, siamo colpiti dalla luce, che perciò di-
venta riflessa, che forma dentro di noi le immagini del mon-
do esterno. Domani dovremo recuperare la luce interiore; al-
lora diventeremo radianti, e dal ponte di luce che costruire-
mo nella testa fra le ghiandole spirituali note col nome di i-
pofisi ed epifisi, emetteremo la luce che ci farà vedere diret-
tamente gli oggetti, attraverso la percezione im-mediata.
Non vedremo più le immagini degli oggetti che si formano
dentro di noi, ma gli oggetti stessi appariranno nella loro ve-
ra essenza, non nascondendoci più né l’esterno né l’interno
degli stessi, con i quali saremo così in comunione (“Ora co-
nosco in parte, in maniera confusa, ma allora conoscerò di-
rettamente, come anch’io sono conosciuto”).

I versetti successivi, dal 20 al 23, vedono l’apparire sulla


Terra del regno animale, che aveva cominciato la sua evo-
luzione nel periodo del Sole, e si riferiscono a quella che eso-
tericamente viene detta l’epoca Lemuriana, nella quale
l’uomo ricapitolò lo stadio di coscienza animale. L’epoca Le-
muriana, infatti, vide la ricapitolazione del periodo della Lu-
na, e nel suo corso una parte della Terra ne venne espulsa,
dando appunto origine alla Luna attuale.
Come l’espulsione della Terra dal Sole fu causata dalla diffe-
renza di solidificazione, ma non portò come conseguenza
l’eliminazione della vibrazione solare per gli abitanti della
parte espulsa, ma solo un suo allontanamento, in modo da
renderla ad essi accettabile e utile, così il processo di indu-
rimento continuò sulla Terra fino ad un punto tale da diveni-
re in certe località incompatibile con le vibrazioni solari. Que-
sti luoghi erano abitati da una parte di popolazione che era
rimasta talmente indietro nella propria evoluzione da non
poter più sperare di continuare a progredire in questo ordine
di manifestazione, e fu quindi espulsa dalla Terra per non
pregiudicare l’ulteriore progresso degli altri abitanti. La Luna
ci fa giungere ora, dall’esterno, un influsso cristallizzante che
permette di bilanciare e alternare quello vivificante del Sole.

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Entrambe queste influenze sono oggi indispensabili all’uomo
per poter continuare a vivere nell’attuale Terra.
Non dobbiamo stupirci di quello che abbiamo appena letto:
l’evoluzione è possibile solo se i soggetti che devono appli-
carla non si cristallizzano in forme che devono ad un certo
momento essere abbandonate, per permettere il passo suc-
cessivo. L’adattabilità è la parola-chiave per riuscire in ma-
niera indolore in questo. Coloro che non riescono non ven-
gono tuttavia abbandonati; SIAMO TUTTI PARTE DEL TUTTO,
cellule degli Elohim, ed essi stessi vedrebbero messa a ri-
schio la loro evoluzione se una parte di queste cellule andas-
se perduta. Vengono messi in atto tutti i tentativi per recu-
perare quelli che, per scarsa adattabilità, sono rimasti indie-
tro rispetto ad altri. Quando parleremo dell’opera di Salva-
zione del genere umano avremo un esempio luminoso di ciò.
Per ora teniamo a mente che il processo di “terrestrizzazio-
ne” coinvolge le Gerarchie attive durante il periodo di Satur-
no, dove nacque l’elemento terra.

Anche per quanto riguarda l’ondata vitale formante ora il re-


gno animale, la versione biblica ripete: “secondo la sua spe-
cie”, con lo stesso significato precedente.

Nell’epoca Lemuriana l’uomo aggiunse all’abbozzo del siste-


ma neuro-vegetativo anche una prima organizzazione del si-
stema volontario, dato che la coscienza interna comincia qui
lentamente ad affacciarsi, e di conseguenza il corpo fisico
deve rispondere anche a suoi desideri, instillati dal corpo
emozionale.

3. A immagine e somiglianza....

Dal versetto 24 inizia la descrizione dell’epoca Atlantidea,


nel corso della quale compare finalmente l’uomo, cioè
l’ondata vitale formata dal genere umano giunge al livello
evolutivo che permette lo sviluppo della consapevolezza. Nel
racconto infatti troviamo una distinzione netta fra gli ultimi

99
animali ad essere creati, i mammiferi, per i quali viene ripe-
tuta ancora la frase “secondo la loro specie”, e l’uomo, per il
quale la frase viene sostituita da “FACCIAMO L’UOMO A NO-
STRA IMMAGINE E SOMIGLIANZA”. In altre parole, l’uomo è
tale in quanto ha aggiunto ai veicoli della personalità la
mente, quale porta attraverso cui l’individualità spirituale
può entrare ed abitare i propri veicoli. Consiste precipua-
mente in questo la differenza fra l’uomo e gli altri regni na-
turali: egli è il più individualizzato in quanto si guida inte-
riormente con lo spirito, è l’immagine, il riflesso dello spirito
individuale. Le popolazioni occidentali sono le più avanzate –
con i benefici, ma anche i provvisori problemi che questo
comporta – in questo processo.
Si è quindi chiuso il processo iniziato nel periodo di Saturno,
ed è avvenuto il completo riavvicinamento dello Spirito alla
personalità e la sua “incarnazione”, con il conseguente svi-
luppo della coscienza di veglia. Dal punto di vista del Cristia-
nesimo Interiore non è del tutto condivisibile l’atteggiamento
di alcuni interpreti più o meno inseriti nella Chiesa, i quali
per avvicinarsi ad una visione moderna, sia essa scientifica o
sociologica, parlano malvolentieri della dimensione spirituale,
e preferiscono porre l’accento sulla carnalità, la materia, la
fisicità. Il loro scopo è quello di sfuggire ad una teologia tut-
ta astratta, lontana dall’esperienza reale della gente, e in ciò
sono nel vero, ma se ne consegue la rimozione di tutto
quanto non è materiale cadono nell’eccesso opposto. L’uomo
ha bisogno di rendere cosciente lo spirito, non di escluderlo.
È assolutamente vero ed essenziale che per noi umani sono
le azioni che compiamo “di qua” a farci evolvere verso l’“al-
dilà”; ma dobbiamo avere la prospettiva dell’aldilà, altrimenti
il di qua da solo non giustifica nulla. Il di qua non è che un
mezzo, essenziale finché vogliamo, ma non è il fine. Per sco-
prire questo fine dobbiamo elevarci sopra la dimensione ter-
rena, non per abolirla o denigrarla, ma per poterle dare il
grande valore che merita e riconoscerle la funzione che rive-
ste.

100
Potremmo, a questo punto, rifare lo schema che abbiamo
seguito nella descrizione dei periodi esaminati in precedenza,
adattandoli dapprima alle fasi di ricapitolazione, e quindi alla
fase finale dell’epoca Atlantidea, che inaugura il vero nuovo
lavoro del periodo della Terra. Il processo è identico, ma
dobbiamo tener presente che si svolge in piani (sfere) diver-
si:

PERIODO DELLA TERRA

Epoca Epoca Epoca Epoca


Polare Iperborea Lemuriana Atlantidea
Spirito della Spirito della Spirito della Spirito della
VOLONTÀ VOLONTÀ VOLONTÀ VOLONTÀ
Spirito della Spirito della Spirito della
SAGGEZZA SAGGEZZA SAGGEZZA
Spirito Spirito
dell’ATTIVITÀ dell’ATTIVITÀ
MENTE
Corpo Corpo
EMOZIONALE EMOZIONALE
Corpo
Corpo VITALE Corpo VITALE
VITALE
Corpo
Corpo FISICO Corpo FISICO Corpo FISICO
FISICO

fase
fase vegetale fase animale Uomo
minerale

È importante notare che la parola tradotta con “uomo”, è:

⇒ “Adm” = “Adamo”.

Cabalisticamente, è noto come ogni lettera dell’alfabeto e-


braico possieda anche un valore numerico. Per “ADM” ab-
biamo: 1 + 4 + 40 = 45 = (4 + 5) = 9, che, sempre cabali-

101
sticamente, rappresenta l’intera umanità. Adamo perciò si-
gnifica l’umanità.

Facciamo attenzione ora al versetto 27, nel quale troviamo:

⇒ “....maschio e femmina li creò.”

È davvero un bel mistero questo passo, se ci limitiamo ad


una lettura ortodossa, dato che la donna (Eva), verrà creata
più tardi. Cosa può significare allora? Ancora una volta la
Bibbia è in pieno accordo con i nostri insegnamenti, se cor-
rettamente interpretata: Adamo non significa “maschio”, ma
“uomo, umano”, e fu creato maschio-femmina. Cioè
l’umanità originaria, quando era ancora nel paradiso terre-
stre, era androgina. L’umanità formata dagli Elohim era
androgina.
In termini molto semplici, cosa vuol dire questo? Un essere
vivente è tale in quanto porta in sé l’elemento vivente, che
ha la caratteristica di propagare. Le due polarità che sono al-
la base della manifestazione rimangono continuamente atti-
ve, a tutti i livelli in cui la manifestazione stessa si esprime.

Abbiamo così terminato di raccontare, con gli occhi della


Bibbia e alla luce dell’esoterismo, tutto il cammino discen-
dente dello Spirito. Diciamo discendente sia perché
l’individualità spirituale si avvicina ai propri veicoli inferiori in
formazione, sia perché i veicoli stessi della personalità sono
formati, con il trascorrere dei periodi e delle epoche, di so-
stanza appartenente dapprima ai piani più sottili, e successi-
vamente sempre più densi, fino al piano chimico. Questo
rappresenta solo la prima metà del processo evolutivo, che
noi chiamiamo di involuzione. Dal punto di vista spirituale,
infatti, l’individualità subisce un processo involutivo, durante
il quale, scendendo sempre più nella materia, perde parzial-
mente alcune sue caratteristiche.

Siamo in grado ora di fare il punto della situazione, comple-


tando il quadro dei veicoli della personalità e dell’in-

102
dividualità che compongono e contraddistinguono l’uomo di
oggi, cioè ciascuno di noi. Lo spirito dell’uomo è penetrato
nei propri veicoli attraverso la mente, trasformando il corpo
nel tempio dello spirito; il luogo cioè che dobbiamo imparare
a considerare da questo punto di vista come il più sacro che
calca la Terra.
Esaminiamolo insieme:

Piano di vita Veicolo dell’uomo


Spirito della Volontà
Spirito della Saggezza Sé Individualità
Spirito dell’Attività
Piano del Pensiero Corpo mentale
Piano Astrale Corpo emozionale
Personalità
Piano Fisico-Etereo Corpo vitale
Piano Fisico-Chimico Corpo fisico

Un altro esercizio molto utile che potremmo fare tutti, è


quello di rileggere i passi biblici distogliendo l’attenzione che
siamo portati a dare al contesto storico e ai personaggi nar-
rati, e di trovarne una applicazione pratica e una spiegazione
attuale rispetto alla quotidianità che stiamo vivendo. Così fa-
cendo, quei passi assumeranno un valore più pregnante per
noi, e saremo in grado di svelarne il vero messaggio, che a
noi è diretto. Forse è quanto ha fatto il sommo poeta
all’inizio del suo capolavoro, pensando a quello che abbiamo
ora detto rispetto alla metà involutiva dell’evoluzione umana,
con i seguenti versi:

“Nel mezzo del cammin di nostra vita,


mi ritrovai in una selva oscura,
che la diritta via era smarrita.”

A metà del suo cammino evolutivo, dunque, l’individualità


spirituale che si incarna per acquisire esperienza e autono-
mia smarrisce, in parte, se stessa. In realtà, originariamente
ciò non era previsto fino a questo punto, ma il processo di
103
evoluzione è, ad un certo momento, scappato di mano, se
così si può dire, agli Elohim, e l’uomo ha perso di vista la sua
vera identità spirituale. Nell’universo ogni avvenimento è
una opportunità per migliorare, e questo viene ottenuto gra-
zie al SERVIZIO verso gli altri di entità elevate, che agiscono
non già per necessità, ma per amore disinteressato, trasfor-
mando il male in bene maggiore. Un nuovo, più glorioso pia-
no per l’uomo fu dunque inaugurato per consentirci di recu-
perare le dimensioni “perdute”. È quanto esamineremo nel
prossimo capitolo, cercando di trovare risposta alla domanda
iniziale: Perché esiste nel mondo il dolore e la morte?

Il simbolo della stella a sei punte rappresenta le due fasi


evolutive: quella discendente che chiamiamo di involuzione,
nel triangolo con la punta rivolta verso il basso; e quella a-
scendente di evoluzione, nel triangolo con la punta verso
l'alto. Nel suo insieme, perciò, "la stella ci indica il cammino"
che abbiamo già percorso, e ci prefigura il sentiero che sia-
mo chiamati a calcare.

104
IL FRUTTO PROIBITO

1. Il settimo giorno.

Il primo capitolo della Genesi ci ha raccontato lo svolgersi


della prima metà dell’evoluzione umana, da noi definita di
involuzione, e questo racconto abbiamo appena terminato di
approfondire.
Siamo così giunti all’epoca Atlantidea del periodo della Terra,
nella quale fece la sua comparsa l’uomo quale noi lo conside-
riamo, cioè quell’essere provvisto dei veicoli della personalità
collegati tramite la mente all’individualità spirituale.
Dobbiamo ora esaminare il secondo capitolo, il quale na-
sconde degli insegnamenti di capitale importanza.

I suoi primi versetti, dall’1 al 4, narrano dell’epoca evolutiva


che fece seguito a quella Atlantidea, e nella quale la nostra
esistenza tuttora si sta svolgendo: l’epoca Ariana. Siamo
arrivati ai giorni nostri.
Qui, infatti, ci viene detto che

⇒ “Gli Dei si riposarono”,

ad indicare il fatto che l’uomo era compiuto, e più precisa-


mente che, avendo egli ottenuto la mente, avrebbe dovuto
imparare a guidarsi da solo, dall’interno, senza l’assistenza
degli esseri a lui superiori. Tutto il processo di avvicinamento
dello spirito alla personalità è giunto al termine.

Ricorderete che abbiamo detto che ciascuna prima ricapito-


lazione sottendeva un lavoro che aveva a che fare con la
forma e il limite, e ciascuna seconda con la vita e il vitale.

105
Ebbene, si ha proprio l’impressione che anche l’autore della
Genesi applicasse questa legge, al punto di averla utilizzata
per analogia nella sua stesura.
Il primo capitolo, infatti, narra la creazione dell’universo, dei
minerali, dei vegetali, degli animali, e infine dell’uomo.
L’uomo è l’ultimo ad apparire in questo racconto. Dal punto
di vista della forma esteriore, infatti, l’uomo apparve solo al-
la fine dell’epoca Atlantidea, dopo aver trascorso le sue fasi
minerale, vegetale ed animale rispettivamente nei periodi di
Saturno, del Sole e della Luna. Dapprima vi fu un minerale,
dopo un vegetale, quindi un animale e, infine, apparve
l’uomo.
Se questo è vero dal punto di vista esteriore, cioè di un ipo-
tetico osservatore di tutto questo processo, che veda scorre-
re davanti al suo sguardo le rispettive ondate di vita (egli si
accorgerebbe dell’uomo evidentemente quando questi assu-
messe la sua apparenza umana), proprio quanto abbiamo
appena detto ci indica però che non è affatto così dal punto
di vista spirituale. La vita che nel periodo della Terra è di-
ventata uomo esisteva anche prima, sia pure in fasi evoluti-
ve e di coscienza diverse, fin dal periodo di Saturno. Dei
quattro regni naturali esistenti sulla Terra, anzi, l’uomo è
l’essere che iniziò per primo la sua evoluzione, seguito
dall’attuale regno animale che la iniziò nel periodo del Sole,
dall’attuale regno vegetale che la iniziò del periodo della Lu-
na, e dal regno minerale che l’ha iniziata nell’attuale periodo
della Terra.
Se esaminiamo ora il secondo capitolo della Genesi, vi tro-
viamo un’altra storia della creazione, nella quale, a differen-
za della precedente, vediamo che il primo essere creato di-
venta invece proprio l’uomo. Questo capitolo, infatti, narra la
storia della creazione dal punto di vista della vita; si può dire
perciò che rappresenta la fase di ricapitolazione del Sole ri-
guardo alla narrazione.

Si è sempre molto discusso invero su chi fosse l’autore di


questo secondo capitolo.

106
Un certo tipo di formazione scolastica e il riconoscimento di
quanto unicamente la percezione mediata ci mostra, e alla
forma culturale che ne consegue, possono indurci a indagare
sulla bibliografia, sulle date di origine, sulla biografia del o
degli autori, eccetera. Reperti e documenti, secondo que-
sta ottica, sembrano essere le uniche fonti del sapere in te-
ma storico. Disseppellire i morti, però, non può ridare loro la
vita! Anche chi è convinto di attenersi scrupolosamente a
dette fonti, non si accorge che esse sono cose morte, e che
la vita di cui egli le vede animate non è che la sua, che con
la sua passione, con la sua intuizione e formazione, infonde
loro. Per quale motivo ci interessa sapere se realmente gli
autori dei due capitoli della Genesi sono la stessa persona?
Se anche il secondo trovasse origine in altre culture, non
dobbiamo dimenticare che la Bibbia ha un ruolo da svolgere
nella nostra formazione, e che quindi non può essere un te-
sto composto per qualche capriccio storico.
È più importante renderci consapevoli dell’intuizione interio-
re, capace di animare i morti documenti e reperti, che non
trovare migliaia di testimonianze esteriori, che non potreb-
bero farci fare un solo passo in avanti, distogliendoci anzi,
con ogni probabilità, dal prestare attenzione a quanto
l’intuizione ci vuole comunicare. È questa la vera educazione
e la vera cultura, che la scuola dovrebbe iniziare a coltivare
nei nostri tempi. Comunque sia, se noi accettiamo del testo
biblico solo quello che collima con le nostre conoscenze e
convinzioni personali, esso fatalmente perderà il suo scopo
di insegnamento. L’esoterismo ammette volentieri che molte
parti siano aggiunte, e altre mancanti, ma con un metro di
paragone diverso, che è quello della conoscenza diretta do-
vuta alla percezione im-mediata consapevole: se due passi
che sembrano ad un esame superficiale contraddittori risul-
tano invece, alla luce dell’esoterismo, non solo compatibili,
ma anche complementari, significa che l’autore ha voluto co-
sì celare, dietro il velo dell’apparenza, un significato tanto
importante da poter essere trasmesso solo a chi abbia già
appreso a vedere oltre questo velo.

107
2. Il frutto proibito.

La parte celata dietro il velo di questo secondo capitolo non


si riferisce solo alla citata differenza di narrazione, ma anche
ad un’altra, ancora più importante. Se leggiamo una qualsia-
si traduzione, troviamo che la parola che era dapprima tra-
dotta con “Dio”, qui subisce una piccola modifica.
Ricordiamo che gli antichi traduttori avevano l’obbligo di evi-
tare di cozzare contro le convinzioni e convenzioni vigenti
(sulle quali erano basate anche l’autorità e il potere), e tro-
varono quindi questo modo per rendere impercettibile quella
scomoda differenza. La quale, in realtà, era molto più consi-
stente.
Il testo biblico infatti, qui sostituisce la parola:

⇒ “Elohim” = tradotto con “Dio”, con:


⇒ “Jahvè” = tradotto con “il Signore Dio” (dal versetto 4b).

Cambia addirittura il nome dato a Dio! Ancora una volta pos-


siamo risolvere l’enigma se ci rifacciamo agli insegnamenti
del Cristianesimo Interiore. Abbiamo detto, ricorderete, che
il termine “Elohim” assomma tutta una serie di Gerarchie
creatrici, che tutte insieme, ciascuna secondo la propria
....specializzazione, collaborarono al lavoro che era necessa-
rio svolgere.
Jahvè era, ed è, uno degli Elohim, e precisamente il Capo di
quella Gerarchia che sovrintende alla formazione dei veicoli
fisici tramite l’atto di generazione. È grazie all’opera di Jahvè
che il vitale entrò nell’uomo. È, in altre parole, il Signore che
dà la vita. Il versetto 7 infatti ci dice che l’uomo ottenne il
suo corpo fisico, e che Jahvè soffiò nelle sue narici un alito
di vita, facendolo diventare un essere vivente. Alcune tra-
duzioni riportano che “Dio soffiò nell’uomo l’anima”, facendo
sottendere che egli era un essere diverso da altre forme di
vita, non dotate di anima. In realtà, il termine qui usato è:

⇒ “Nephesh”,

108
lo stesso che incontrammo nel versetto 24 del primo capito-
lo, e che si riferiva alle specie “viventi” che popolavano la
Terra. La vita, quindi, è la stessa: le diversità fra i regni
della natura vanno ricercate altrove (cioè nella diversa ac-
quisizione dei vari veicoli).

Vediamo ora il seguito della storia: Jahvè, dunque, “fece il


giardino dell’Eden”, e vi pose l’uomo. Sappiamo già che la
narrazione si riferisce alla creazione della Terra, quindi il
giardino dell’Eden era la Terra di allora.
L’uomo ricevette l’ordine di “non mangiare il frutto
dell’albero della conoscenza”, sotto pena di morte. È sempre
stato arduo comprendere il significato che si cela dietro que-
sto innocente simbolismo; noi ricorriamo perciò ancora una
volta agli insegnamenti esoterici, che ci dicono che, essendo
Jahvè, il datore di quell’ordine, a sovrintendere soprattutto
alla funzione procreatrice, il frutto dell’albero della conoscen-
za rappresenta l’atto di propagazione. Se l’uomo lo a-
vesse mangiato, sarebbe morto; in altre parole, sulla
Terra di allora la morte non esisteva, e non esisteva nep-
pure l’atto sessuale. Abbiamo visto infatti (primo capitolo,
versetto 27), che l’uomo di allora era androgino. Il compito
di Jahvè era proprio quello di formare la sessualità (“cresce-
te e moltiplicatevi!” sarà una delle sue frasi preferite).
Pur essendo la Terra di allora (il giardino dell’Eden) molto
meno densa di quanto non lo sia oggi, essa era tuttavia
sempre più pesante rispetto ai piani nei quali l’uomo si era
sviluppato precedentemente. Il periodo della Terra è quello a
maggiore densità di esistenza rispetto ai periodi precedenti
(dal calore, all’aria, all’acqua e infine alla terra). In un tale
ambiente risulta impossibile mantenere nello stesso livello il
concepire nella forma (procreazione) e nei pensieri (crea-
tività); per questi ultimi diventa necessaria la formazione di
un organo che funga da intermediario, da mediatore, fra la
vita fisica e quella spirituale, riflettendo le idee.
Quest’organo è, evidentemente, il cervello, diventato indi-
spensabile con l’acquisizione della mente e con le condizioni
nelle quali ciò avvenne.

109
Prima di giungere al livello evolutivo umano, l’uomo in for-
mazione si moltiplicava grazie all’azione delle due polarità
creatrici di cui disponeva (e di cui dispone ogni essere viven-
te). Tutta l’energia creatrice era usata a tale scopo.
Quando l’individualità spirituale si preparò ad entrare nei
propri veicoli per condurli dall’interno, si rese però necessa-
ria la costruzione del cervello, quale ....ponte di comando da
cui essa avrebbe potuto dirigerli. Per questo scopo, fu pre-
levata la metà della forza creatrice.
È esattamente quanto la Genesi ci racconta, dicendo che da
Adamo (l’uomo androgino di allora) fu prelevato un lato
(traduzione più verosimile di costola), con cui fu formato il
primo essere sessuato: Eva. "Sesso" in effetti significa
“sezionato”, “diviso”, “scisso”. Fu la donna perciò ad essere
creata per prima; il primo organo sessuale formato fu quello
femminile!
Compito di Jahvè era quello di dirigere, secondo il suo piano,
questa operazione.
Proviamo a rappresentare graficamente la cosiddetta opera-
zione ....della costola. L’uomo androgino, usava entrambe le
polarità dell’energia creatrice a scopo di propagazione:

piani sottili

piano materiale

androgino fisico

Per permettere la costruzione del cervello, viene utilizzata


una delle polarità, capace di concepire spiritualmente (pen-
sare):

110
cervello

col. vertebrale

organo sessuale

femmina maschio

Ogni essere sessuato risulta così deficitario di una polarità a


livello fisico, e dovrà ricorrere, per la procreazione, all’essere
complementare esteriormente a lui.
Anche a livello mentale si può usare una sola polarità, risul-
tandone incompleta la potenzialità relativa. Ciò causa la per-
cezione mediata legata al sistema nervoso, la consapevolez-
za di veglia oggettiva, che considera il mondo circostante
come esterno.
Entrambe le funzioni risultano incomplete, ma in questo mo-
do è possibile usarle tutt’e due. Esamineremo nel prossimo
capitolo il completamento e il perfezionamento di questo
processo. Per il momento l’esistenza dell’uomo sulla Terra è
legata alla equilibrata relazione fra le forze antagoniste:
cristallizzante, di origine lunare, e vivificante, che provie-
ne direttamente dal Sole, che si esprimono nei corpi fisico e
vitale. Queste forze si esprimono diversamente nell’uomo e
nella donna, a causa delle diverse polarità usate nei due pia-
ni:

nell’uomo: corpo fisico positivo - corpo vitale negativo;


nella donna: corpo fisico negativo - corpo vitale positivo.

Quando, nell’epoca Lemuriana, con l’espulsione della Luna


dalla Terra, fu formata Eva, cioè quando l’umanità divenne
sessuata, la coscienza era ancora incentrata nei piani non-
111
fisici. Il corpo fisico, in effetti, era stata l’ultima conquista, e
l’uomo di allora aveva ancora quella coscienza crepuscolare
non individuale, dovuta alla guida esterna dello spirito. Sol-
tanto durante il rapporto sessuale iniziava a scorgere un
lampo di conoscenza del piano fisico, dovuta al contatto fisi-
co con l’altro. Nel linguaggio biblico, come noto, la parola
“conoscenza” è collegata al rapporto sessuale: “Eva conobbe
Adamo, e partorì Set”, “Come farò a partorire un figlio, se
non conosco uomo?”
Ecco quindi che inizia qui una lenta conquista della consape-
volezza, che riesce ad esprimersi nel piano fisico. Ne conse-
guirà la coscienza di veglia simile a quella che possediamo
ora: nella Bibbia troviamo che l’uomo parla soltanto dopo la
separazione dei sessi. La consapevolezza è perciò un prodot-
to dell’alterità, impossibile ad effettuarsi fino a quando le e-
sperienze erano soltanto interiori. Si passa cioè da un perio-
do evolutivo in cui vivevamo nel ...mondo dei sogni, e a trat-
ti ci vedevamo immersi in quello fisico, fino all’attuale perio-
do in cui viviamo (dal punto di vista della consapevolezza)
nel mondo fisico, e solo a tratti andiamo in quello dei sogni,
che generalmente è negato come reale, nonostante sia indi-
spensabile ad una nostra sopravvivenza in quello fisico. In
ebraico il verbo “l-da’at” significa tanto la conoscenza intel-
lettuale che l’atto sessuale: oggi dobbiamo andare oltre,
ampliando la “conoscenza” dell’altro da un punto di vista
meramente fisico, ad una conoscenza più profonda,
dell’anima, recuperando a livello consapevole quella cono-
scenza allora crepuscolare delle forze interiori.
Un neuropsichiatra nordico, nel tentativo di studiare le cause
dell’insonnia di alcuni suoi pazienti, ha recentemente formu-
lato l’ipotesi che il sonno nacque, nel corso dell’evoluzione,
dalla necessità di cibo in periodi di carestia: si superavano
questi periodi dormendo. È questo un classico esempio di
quanto la nostra consapevolezza può riuscire nel suo intento
di alterare le intuizioni. Infatti, questa teoria è perfettamente
in accordo con le indagini chiaroveggenti, basta soltanto
....capovolgerla! Non è il sonno, in effetti, che ha fatto ad un
certo punto la sua comparsa, bensì proprio la veglia, che an-

112
dò crescendo sempre più la propria importanza fino ad oggi,
tanto da farci considerare unica realtà solo quanto in questa
forma di coscienza riusciamo a percepire.
Probabilmente la difficoltà a tornare nei piani astrali è la cau-
sa vera dell’insonnia, dovuta ad un eccessivo concentrarsi
sui problemi considerati solo di questo mondo.

*****

A questo punto, e potremmo dire per conseguenza, inizia il


terzo capitolo della Genesi, dove troviamo l’ingresso nella
nostra storia di un nuovo protagonista: il serpente tenta-
tore. Chi rappresenta questo famigerato serpente?
Possiamo comprenderlo se riflettiamo un istante su quanto
segue.
Abbiamo parlato dell’evoluzione umana dividendola in perio-
di, ciascuno dei quali ha rappresentato una tappa del suo
sviluppo.
Abbiamo poi rintracciato in questo schema i periodi nei quali
si sono evolute le entità spirituali che abitano attualmente i
regni naturali, che hanno iniziato dopo l’ondata vitale del ge-
nere umano la loro evoluzione.
Possiamo ora chiederci: Come esistono ondate di entità spiri-
tuali che hanno seguito quella umana, ne esistono altre che
l’hanno preceduta? La ovvia risposta è “sì!”. Esistono altre
ondate di vita che hanno raggiunto il livello evolutivo che noi
definiamo umano nel periodo della Luna, e che quindi ora ci
sopravanzano di un grado; altre ancora che erano umani nel
periodo del Sole, e che ora ci sopravanzano di due gradi; e
altre che erano umane già nel periodo di Saturno, quando
l’uomo era ancora a livello minerale, e che ci sopravanzano
quindi di tre gradi evolutivi. I nomi con cui queste Gerarchie
sono note sono i seguenti:

Umanità del periodo di Saturno PRINCIPATI


Umanità del periodo del Sole ARCANGELI
Umanità del periodo della Luna ANGELI
Umanità del periodo della Terra GENERE UMANO
113
Per altra via, abbiamo nuovamente rintracciato gli spiriti de-
gli Elohim.
Ora, quella che ci interessa per adesso è l’ondata di vita de-
gli Angeli, che raggiunse, come visto, il livello umano nel pe-
riodo della Luna. Ricorderete quanto abbiamo detto delle
condizioni di quel periodo, della lotta fra gli elementi che vi
si scatenò, delle correnti alternativamente secche e umide
che si muovevano nella sua atmosfera.
Bene, forse inevitabilmente fra gli Angeli si creò una divisio-
ne: come tutte le forme viventi sulla terra attuale si suddivi-
dono a seconda che gradiscano maggiormente uno dei quat-
tro elementi qui presenti: l’umido o il secco, il caldo o il
freddo, alcuni Angeli preferivano l’ambiente del fuoco, e altri
quello dell’acqua. Purtuttavia, la caratteristica saliente del
globo del periodo della Luna era l’umidità, che era la sua pe-
culiarità, come la solidità è la peculiarità del periodo della
Terra.
Ognuna delle quattro Gerarchie suddette è guidata da un
Grande Essere, noto come il suo Maggior Iniziato. Il capo, il
rettore della sfera lunare, il Maggior Iniziato degli Angeli
è Jahvè; Egli guidava gli Angeli attraverso il principio
dell’acqua, e il sentiero evolutivo loro destinato era quello
che contemplava l’adattamento al principio dell’acqua. Gli
spiriti che non avevano preso dimestichezza con questo nuo-
vo elemento si trovarono così, ad un certo punto, esclusi
dall’evoluzione regolare della loro ondata di vita, e fra questi
vi era anche l’entità che era seconda, per avanzamento, solo
a Jahvè. È questa l’origine di Lucifero, come fu più tardi
chiamato, e degli Angeli che condivisero il suo destino: gli
Spiriti Luciferini. Una battaglia cosmica dalle proporzioni e
conseguenze cosmiche ne seguì, fra gli spiriti alleati a Lucife-
ro e gli Angeli fedeli guidati da Michele. Michele prevalse, e i
Luciferini vennero esiliati nell’oscurità: i pianeti mutarono la
loro posizione; la situazione edenica nella quale il Sole ruo-
tava in un’orbita che gli permetteva di essere sempre diretto
sull’equatore, stagioni, giorni e notti di uguale lunghezza,
con un eterno plenilunio, mutò a causa della nuova inclina-
zione dell’asse terrestre verso l’alternanza delle stagioni. Dal

114
Sole Michele e gli Angeli ci inviarono (e ci inviano) luce e vi-
ta, mentre i Luciferini ebbero bisogno di un ambiente origi-
nariamente non previsto.
Furono essi a tentare Eva. È significativo, a questo riguar-
do, che proprio nei versetti del primo capitolo che riferiscono
del periodo della Luna, l’autore della Genesi non riporta la
frase “E gli Elohim videro che la loro azione produsse una
cosa buona”, frase presente, invece, in tutti gli altri passaggi
creativi.

Sotto il regime di Jahvè, l’umanità doveva avanzare lenta-


mente, obbedendogli docilmente, effettuando l’unione ses-
suale in alcuni periodi dell’anno, sotto il controllo degli Ange-
li. In questo modo, non avrebbe conosciuto né la malattia,
né la morte, e la Terra sarebbe rimasta l’Eden che già era.
Ma Lucifero disse ad Eva, riguardo il frutto dell'albero della
conoscenza:

3,5. - “Dio sa che, quando voi ne mangiaste, si aprirebbero i


vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il
male.”

Lucifero non ingannò la nostra progenitrice: ciò che disse era


la verità. Egli, che era rimasto indietro nella sua evoluzione a
causa della sua posizione irregolare, si trovava a metà stra-
da fra il piano di vita dell’uomo e quello degli Angeli. Pur non
possedendo un corpo fisico come il nostro, non previsto nella
sua evoluzione, aveva tuttavia bisogno di usare un cervello
per continuare ad evolvere. Per questo penetrò in quello
umano, ed è questo il motivo (egoistico, quindi) che lo spin-
se ad agire. Tuttavia, le predizioni che fece ad Eva erano ve-
ritiere: Egli istigò l’uomo a compiere l’atto sessuale al di fuori
di ogni controllo, concependo in periodi non propizi, con la
conseguenza che i corpi che ne risultavano furono più densi
di prima: nel corpo emozionale aumentò enormemente la
parte della passionalità, con la sua azione indurente nei con-
fronti del corpo fisico. In questo modo, l’uomo concentrò di

115
più la sua attenzione sul lato materiale (“si accorse che era
nudo”), ed ebbe bisogno di un ambiente fisico più solido (“fu
cacciato dal paradiso terrestre”).
L'albero della vita, l’altro albero edenico descritto nella Ge-
nesi, è la colonna spinale, lungo la quale scorre la forza
creatrice. Vita e coscienza sono nate in momenti diversi - fra
loro disarmonici. Noi non abbiamo coscienza della vita.
Perciò moriamo. Se conquistassimo la vita con questa co-
scienza rimarremmo esiliati nel mondo materiale; dobbiamo
invece tornare alla vita, e là portare la nostra coscienza.
Dice la Bibbia che due Cherubini furono messi a guardia del-
l'Eden, per impedirci di tornarvi e accedere all'albero della
vita. La spada che i Cherubini tenevano in mano può rappre-
sentare l'energia creatrice che partendo dal plesso solare
(l'elsa della spada) si dirige con il suo fuoco verso gli organi
generativi, in basso. È la via che ci impedisce il ritorno all'E-
den e all'Albero della Vita, fino al momento in cui potremo
tornarvi senza pericolo per la nostra evoluzione.

Alla fine dell’epoca Atlantidea, l’atmosfera fino ad allora for-


mata da una specie di nebbia infuocata cominciò a rischia-
rarsi, e il Sole iniziò a brillare debolmente attraverso di essa.
Finché l’uomo viveva nel globo centrale luminoso, e ne face-
va parte, egli era, per così dire, immerso in esso ed impre-
gnato della sua luce. Dal momento in cui la Terra si staccò
dal Sole, si presentò la necessità di creare un organo capace
di percepire la luce, perché essa non era più una costituente
del corpo, ma qualcosa di esterno. Fino all’epoca Atlantidea,
in realtà, la coscienza dell’uomo non era concentrata sul lato
fisico, ma sui piani più sottili. Quando, invece, in seguito
all’obbedienza a Lucifero, la coscienza si concentrò di più
sull’aspetto materiale, si resero necessari gli occhi.
Lucifero significa “portatore di luce”, ma di luce riflessa. E-
timologicamente, il termine “luce” ha proprio questo signifi-
cato di luce riflessa, mentre la parola che vuole significare la
luce diretta, radiante, è quella che ha dato la radice alla pa-
rola “Dio”.

116
Immaginiamo per un momento che tutto ciò che esiste,
qualsiasi cosa, sia trasparente, cioè non ostacoli il passaggio
della luce. Che cosa vedrebbero i nostri occhi in tali condi-
zioni? In realtà, non riuscirebbero a distinguere nulla. Tutto
è luce, i nostri occhi funzionano, ma noi siamo come ciechi! I
nostri occhi, infatti, non sono fatti per vedere la luce, ma per
vederne il riflesso: ci vuole qualcosa che ostacoli il cammi-
no della luce, che getti un’ombra, che la rifranga, allora ve-
dremo. Noi non sopportiamo la vista diretta del Sole. È il no-
stro modo di vedere in seguito alla concentrazione
dell’attenzione sul piano fisico, è la percezione mediata anzi-
ché diretta, ed è questo che Lucifero intendeva dicendo: “si
aprirebbero i vostri occhi”.
Jahvè aveva detto: “Se mangerete il frutto, morirete.” Era
vero, perché con la consapevolezza incentrata sul piano fisi-
co si sarebbe persa la percezione della continuità
dell’esistenza. Lucifero disse: “Non è vero che morrete.” An-
che questo era vero, perché con l’atto sessuale si sarebbe
comunque potuto provvedere ad un nuovo corpo.
Ma la promessa più importante Lucifero la fece dicendo: “Di-
venterete come Dio, conoscendo il bene e il male.” Cioè, non
sarete più sottomessi all’autorità di Jahvè, ma acquisterete
capacità di discernimento e di scelta, e ne subirete quindi le
conseguenze: il bene e il male; due termini indivisibili per
noi. Jahvè stesso lo ricorda, quando, nel versetto 22, dirà:

⇒ “L’uomo è divenuto come uno di noi (plurale!), conoscen-


do il bene e il male.”

Anche noi, da allora, siamo entrati, sia pure al livello più


basso, nelle schiere degli Elohim. Il tipo di conoscenza otte-
nibile grazie all’intervento luciferino, però, è di tipo riflesso,
perché legato alla cerebralità.
Da un punto di vista mentale, l’uomo è così passato dalla
guida dell’istinto, dovuto ad un contatto diretto, ma indotto
e non consapevole, con la realtà, ad un contatto mediato dal
cervello, che dà origine a ciò che chiamiamo la ragione. At-
traverso l’istinto, l’essere evolvente si sente compartecipe

117
delle energie cosmiche che fluiscono in lui, e vi si immede-
sima, trovando in esse la coscienza globale che lo caratteriz-
za (l’istinto è cieco, ma anche infallibile); con la ragione, in-
vece, l’uomo si pone davanti a tutto ciò che proviene da fuo-
ri, considerandolo estraneo, mettendo proprio in questa con-
trapposizione dialettica la concezione di sé, dell’io di cui si ha
così consapevolezza.

In natura, soltanto l’uomo è soggetto a produrre errori. No-


nostante le apparenze, questo è dovuto proprio al fatto di
essere il più avanzato: mentre gli appartenenti agli altri re-
gni agiscono non direttamente, ma per istinto, cioè per mez-
zo di una conoscenza indotta (guida esterna), l’uomo inizia
ad agire da solo, emancipandosi da tale guida. Dapprima,
com’è ovvio, commetterà degli errori, ma imparerà dagli
stessi, in modo di non ripeterli: è quanto abbiamo visto nella
prima parte del testo.
Sia l’istinto che la ragione, comunque, per motivi diversi, so-
no imperfetti; in futuro l’uomo dovrà estendere quella che
ora è la ragione a quel tipo di mentalità che parzialmente già
usa, contraddistinta da un contatto diretto, ma consapevole,
che attiene al cuore oltre che alla mente, con il mondo. È
quello che chiamiamo l’intuizione, grazie alla quale è
l’individualità a dirigere i propri veicoli direttamente, attra-
verso la percezione im-mediata.
Jahvè, dunque, predisse subito quali sarebbero state le con-
seguenze della disobbedienza, dicendo alla donna che a-
vrebbe moltiplicato i dolori del parto. Queste sono note come
le maledizioni di Dio, ma in realtà esse non sono altro che un
semplice elenco dei risultati della maggiore concentrazione
sull’aspetto fisico della vita, causati da quella disobbedienza
e dell’uso della sessualità al di fuori dei periodi propizi.

3. I figli di Set e i figli di Caino.

Il quarto capitolo della Genesi narra dell’episodio dramma-


ticamente noto in cui Caino uccide Abele, specificando che il

118
motivo di odio era il maggiore gradimento presso Jahvè dei
sacrifici a Lui offerti dal fratello.
Subito dopo l’intervento luciferino, si impose una divisione
fra gli uomini, e nel quarto e quinto capitolo troviamo due
diverse genealogie. La prima racconta quella di Caino, e
termina con Tubalkain; la seconda è quella di Set, fratello di
Abele, e termina con Noè.
Dal sesto capitolo in poi, però, si continua a narrare la storia
che fa seguito a Noè, trascurando l’altra. Perché questo?
Perché la Bibbia è la versione Jehovitica (ossia di Jahvè), che
segue la storia dal punto di vista dei cosiddetti figli di Set,
suoi fedeli seguaci.
Abele era un passivo pastore, e offriva i primogeniti dei suoi
greggi in sacrificio. Caino, invece, era agricoltore, e offriva i
prodotti dovuti al suo lavoro, alla sua intraprendenza e ini-
ziativa; ma Jahvè non li gradiva. I suoi discendenti sono noti
come i figli di Caino.

*****

Vediamo ora, un po’ in dettaglio, il racconto della cosiddetta


leggenda massonica, che narra l’altra versione della storia
umana, quella che sta dalla parte dei figli di Caino.
Secondo questa versione, Caino è figlio dell’unione fra Eva e
lo spirito luciferino Samuele (il serpente tentatore), rappre-
sentante sulla Terra degli spiriti suoi simili. Dopo essersi uni-
to ad Eva, Samuele la abbandonò, e per questo motivo i
massoni sono chiamati “figli della vedova”.
Contrariamente ad Abele, quindi, che è interamente umano,
sottomesso ed obbediente al suo creatore, Caino risulta se-
midivino, e porta con sé il germe dell’indipendenza,
dell’iniziativa e dell’orgoglio. Abele infatti, pastore, si limita a
pascolare le greggi donategli da Jahvè, mentre Caino, agri-
coltore, non si accontenta di quanto ha ricevuto, ed esprime
la sua innata creatività facendo crescere due fili d’erba lad-
dove ne esisteva uno solo.

119
Vi è sempre stata inimicizia fra le due discendenze, l’una
rappresentando lo spirito laico-progressista, che opera po-
sitivamente ed è insofferente all’autorità; l’altra costituendo
lo spirito sacerdotale-conservatore, che ha bisogno
dell’autorità e delle sue leggi. Entrambe sono necessarie, ma
da sole insufficienti, e l’evoluzione ad un certo punto si arre-
sterà se esse non impareranno ad integrarsi ed unificarsi.
Furono fatti molti tentativi a questo fine, finora però senza
successo.
Ci dice la leggenda che il luogo emblematico dove ciò doveva
verificarsi era il grande Tempio di Salomone. Jahvè, infatti,
incaricò il suo Gran Sacerdote e Re Salomone di fare da in-
termediario per la sua costruzione. Salomone però, figlio di
Set, non possedeva le capacità artistico-tecniche proprie dei
figli di Caino per costruire materialmente il suo progetto, e si
rivolse allora al più grande Maestro d’Arte: Hiram Abiff, di-
scendente da Tubalkain. Ma il piano fallì per l’insubordi-
nazione di alcuni operai di Hiram Abiff (difetto tipico dei figli
di Caino), e per una congiura di alcuni sacerdoti di Salomone
(difetto tipico dei figli di Set).
In realtà, dentro ognuno di noi albergano entrambe le ten-
denze, e l’anima umana è dilaniata dalla lotta interiore. Uc-
cidere Abele, però, non risolve i problemi di Caino.
In alcuni prevale il temperamento del cuore, laddove il
calore dell’intuizione riesce a far tacere la mente; in altri
prevale il temperamento della mente, dove la luce della
ragione vuole espandersi sopra tutto prima di acconsentire. I
primi, però, sentono senza agire, e i secondi agiscono
senza sentire, e questo provoca disagi interiori e interiori
tormenti, che possono condurre gli uni a castigarsi e lacerar-
si la carne, gli altri a smarrirsi nei dedali della contorsione e
speculazione mentali.
Tutti noi, sicuramente, conosciamo persone di entrambi i tipi
descritti. È questa la vera base per iniziare una approfondita
conoscenza dell’animo umano.

Come si vede, noi non facciamo accademia, ma ci spingiamo


arditamente verso le cause prime che hanno portato l’uomo

120
a divenire quello che è ora, perché soltanto in questo modo,
con questa conoscenza, è possibile aiutarlo ed aiutare noi
stessi.
Siamo partiti dai primi istanti di vita dell’universo e altrettan-
to abbiamo fatto per l’uomo, ma non siamo andati troppo
lontano: è come se ci trovassimo dentro un labirinto dalle
pareti alte e minacciose, che ci nascondono la via d’uscita;
così risulta talvolta la nostra vita. Gli insegnamenti del Cri-
stianesimo Interiore ci permettono di innalzarci, e di osser-
vare il labirinto dall’alto: da quella posizione, ecco che trova-
re la strada liberatrice è molto più facile ed agevole.
In seguito alla caduta (cioè all’obbedienza alle istigazioni lu-
ciferine), l’uomo si trova ora nel labirinto della degenera-
zione, in quanto ha travisato lo scopo della generazione.
Come si vedrà nel prossimo capitolo, Jahvè lo conduce per
mano, per portarlo verso la salvezza. Ma l’uomo non è in ge-
nere docile, e non si lascia guidare facilmente. Per questo,
ha bisogno di un aiuto superiore a quello jehovitico, capace
di guidare solo esternamente, che gli permetta di abbando-
nare la strada pericolosa dell’involuzione, e di prendere quel-
la dell’evoluzione spirituale, e della rigenerazione, tenendo
nel giusto conto la ormai acquisita capacità di scegliere e la
libertà di agire, che tanto gli sono costate.
A questo aspetto individuale, va affiancata una conseguenza
di carattere collettivo. Gli spiriti Luciferini, sfruttando il vitale
dell’uomo, lo privano di forza, in modo che la vitalità stessa
col tempo tende a diminuire. Questo a lungo andare causa
un “decadimento” energetico del pianeta, che rischia di non
riuscire più a coltivare in sé la vita.
D’altra parte, antichi spiriti della sfera saturnia, gli spiriti del-
le Tenebre, che con l’avanzare dell’evoluzione si vedrebbero
disciolti nel Caos a causa del loro karma, tengono nella te-
naglia del materialismo l’uomo, avvolgendone la mente.
Gli spiriti Luciferini, spiriti dell’azione istigata dalla passiona-
lità, e gli spiriti delle Tenebre, spiriti della negazione, ostaco-
lano il nostro avanzamento brandendo come un’arma i due
poli della forza creatrice: la sessualità che diviene dominio di
perversione e degenerazione, e la mente che diviene pura e

121
astratta speculazione, attorcigliata in se stessa e privata del-
la luce dell’intuizione. Luce che tuttavia è all’origine di en-
trambe, e che quindi noi abbiamo il compito di tornare a far
risplendere nelle nostre vite, non lasciandoci deviare dagli
Ostacolatori.

122
LA NUOVA ALLEANZA

1. la conquista dell’anima.

Se volessimo trovare una chiave che dia la possibilità di rias-


sumere quanto abbiamo fin qui detto, la potremmo trovare
nello sviluppo della coscienza. Prima di iniziare tutto il pro-
cesso evolutivo come ondata vitale, il genere umano si tro-
vava, per così dire, in grembo allo spirito, del quale parteci-
pava le doti; era quindi anche onnisciente.
L’onniscienza, però, senza la consapevolezza, cioè il sapere
di essere, risulta inutile e sterile. Potremmo raffigurarci una
grande luce (spirituale) che circondava, ma anche accecava
l’uomo, impedendogli di accorgersi di se stesso. Per superare
questo, fu oscurato da involucri via via sempre più pesanti e
spessi, fu cioè immerso nella materia, fino a quando questo
schermo gli offuscò la luce esteriore. Allora cominciò ad os-
servarsi, accorgendosi della sua separatività e individualità.
È questa l’acquisizione dell’autocoscienza.
Tutto questo procedimento è quello che abbiamo chiamato di
involuzione, e ha per scopo la costruzione dei suddetti in-
volucri, cioè dei vari corpi, o veicoli, che già conosciamo. È
quindi in questo contesto questa la cosa più importante, e
che va maggiormente difesa; la legge che domina in questa
fase, pertanto, è quella del più forte, cioè la legge di con-
servazione della specie e di selezione naturale, dove solo
chi sa adeguare i propri veicoli alle condizioni esterne, a pre-
scindere da ogni altra considerazione, ha la possibilità di
continuare il suo sviluppo. In questa fase, quindi, prevale
l’interesse come molla ad agire.
La consapevolezza, o autocoscienza, però, ottenuta a scapito
dell’onniscienza e della visione dei piani spirituali per i motivi

123
accennati, ha subito una accelerazione a seguito dell’inter-
vento nel processo evolutivo degli Spiriti Luciferini, che han-
no causato l’incentrarsi della nostra attenzione unicamente
sul piano fisico-chimico.
Tuttavia, se solo ci guardiamo intorno, vediamo che proprio
là dove questo processo è più avanzato, cioè nel mondo oc-
cidentale, maggiore è la sensibilità raggiunta per salvaguar-
dare il più debole, cosa che smentisce clamorosamente la
legge di selezione naturale. È l’impulso Cristico, che ci porta
ora a dare più importanza alle qualità interiori rispetto a
quelle esteriori. L’Anima, e la sua costruzione, soppianterà
cioè in futuro la costruzione dei corpi, man mano che essi
matureranno pienamente il loro sviluppo. Il dovere soppian-
terà così l’interesse.
Questa grande, e oltre un certo limite ancora irraggiungibile
conquista, è il sentiero dell’iniziazione. Ma è anche la dire-
zione verso cui ciascuno di noi deve già fin d’ora rivolgersi,
se vuole stare dalla parte del vero progresso.
Per ben comprendere il concetto di anima, possiamo utilizza-
re una volta di più la legge di analogia, e soffermarci sopra
un fatto della nostra vita quotidiana, tanto abituale quanto
necessario: l’atto di alimentarsi. L’alimentazione consiste
nell’ingerire il cibo, nel tentativo di assimilazione, e infine
nell’acquisizione dell’energia che ci ha fornito, che dopo tutto
è il suo vero fine.
Le relazioni da fare sono le seguenti:
corpo – spirito
cibo – esperienza
energia – anima.
Come l’alimentazione avviene solo durante le ore di veglia
della nostra giornata, così la crescita animica può realizzarsi
solo nel corso della vita nel corpo, mentre tutta l’esistenza
dopo-morte serve per incorporarne l’esperienza. Il cibo può
proprio essere rappresentato dall’esperienza, cioè da tutti gli
avvenimenti che costellano la vita; questa esperienza è
quindi elaborata nella nostra coscienza, così come il cibo in-
gerito viene lavorato all’interno del corpo e, come
l’esperienza, proviene dal mondo circostante.

124
Che cosa ricaviamo dal cibo? Se è “buono” e ci fa bene, ne
ricaviamo l’energia che ci consente di mantenere in vita il
corpo e di agire creativamente verso l’esterno; anche le e-
sperienze che facciamo, quando sono “buone”, nutrono in un
certo senso il nostro spirito, che senza di esse non potrebbe
manifestare le sue facoltà creatrici.
Vediamo nel corpo l’energia che esso riceve attraverso il ci-
bo? No, ci è invisibile, così come il concetto di anima comu-
nemente sfugge e non si sa darne una spiegazione diversa
da quello di spirito. eppure senza l’energia derivante dal cibo
il corpo non potrebbe sopravvivere, al pari dello spirito, che
senza l’esperienza incamerata nell’anima non sarebbe in
grado si esprimersi compiutamente. Senza cibo il corpo
muore; senza esperienza lo spirito non si risveglia.
Dove si accumula l’energia portata dal cibo? Non possiamo
definire ciò con precisione, ma dobbiamo dire che, attraverso
il sangue, circola per tutto l’organismo. Allo stesso modo, se
ci chiediamo dove l’esperienza si accumula nello spirito, pos-
siamo rispondere che essa, attraverso l’anima, diventa parte
integrante dello spirito.
Le immagini della memoria inconscia si registrano
nell’atomo-seme del corpo fisico, ma esso non può di per sé
essere considerato l’anima, come il sistema digerente non
può essere considerato l’energia che dal suo lavoro discende.
La costruzione dell’anima è il compito dell’uomo oggi, che
serve a dare nutrimento allo spirito, ed ecco il procedimento
con cui si effettua. Nell’attuale situazione, l’io si trova nel
punto più basso del percorso evolutivo, e vede tutto quanto
“lo circonda” in concorrenza con sé. La relazione con l’altro si
trasforma in Critica, ossia la nostra verità si difende di fron-
te a quella degli altri. Neghiamo le verità diverse dalla no-
stra. Con l’esperienza purgatoriale e col tempo, impariamo a
relazionarci diversamente e ad agire correttamente, poiché
l’azione è l’espressione del corpo fisico. L’esperienza del be-
ne attraverso la retta azione nel corpo fisico forma l’anima
cognitiva, della quale si nutre lo Spirito della Volontà.
La mutata relazione con il piano superiore aggiunge più co-
noscenza, e la relazione modifica la critica in Compassione;

125
anche davanti al criminale non possiamo fare a meno di ri-
sentire noi stessi della sua storia personale, e comprendere il
percorso interiore che lo ha condotto nella condizione in cui
ora si trova. Superiamo così la difficoltà (psicologica) di ac-
cettare verità diverse dalla nostra, perché riusciamo meglio
a comprenderle. L’esperienza del vero attraverso la giusta
percezione nel corpo vitale forma l’anima intellettiva, della
quale si nutre lo Spirito della Saggezza.
“Cos’è la verità?” disse Ponzio Pilato durante il processo a
Gesù; e non sospettando nemmeno che fosse possibile ri-
spondere a questa domanda, lasciò la sala dove si trovava.
In realtà, la verità vera è una, ma sotto la spinta del corpo
emozionale diventa una idea personale, che nemmeno la
compassione può superare. È un riferimento destinato al fu-
turo l’affermazione che quando avremo superato la relazione
mediata, innalzando la coscienza dell’io lungo i tre veicoli fi-
no alla mente, per entrare allora in contatto diretto e in per-
cezione im-mediata, la vera Conoscenza della verità fluirà
in noi, poiché saremo entrati nella sfera che sta oltre le divi-
sioni.
La conoscenza vera è obiettiva, come al giorno d’oggi lo è,
per noi, solo l’aritmetica. Essa si estenderà a tutto, e anche
il bello, oggi così personale, mostrerà le sue leggi universali.
L’esperienza del bello attraverso l’elevata aspirazione nel
corpo emozionale forma l’anima emotiva, della quale si nu-
tre lo Spirito dell’Attività.

Proponiamo uno schema esemplificativo della costruzione


dell’anima e dei veicoli impegnati in tale edificazione:

anima aspetto spirituale


veicolo
corrispondente alimentato
Spirito
Corpo emozionale Anima emotiva
dell’Attività
Spirito
Corpo vitale Anima intellettiva
della Saggezza
Spirito
Corpo fisico Anima cognitiva
della Volontà
126
La sensazione (corpo emozionale) è oggi fuggevole. Per di-
ventare saggezza risulta necessario fermarla nel tempo (me-
moria, cioè corpo vitale) producendo conoscenza, e nello
spazio (corpo fisico) producendo coscienza.
A questo punto è a disposizione della mente per poter essere
utilizzata.
L’anima e la mente così costituiscono quell’insieme di doti
che non si tramandano attraverso l’ereditarietà genetico-
fisica, ma che appartengono all’individualità, quale eredità
spirituale, destinata a soppiantare l’esigenza dei corpi quan-
do avranno raggiunto il loro scopo finale.

Durante l’evoluzione propriamente detta, quindi, verranno


progressivamente trasferite le qualità, la quintessenza dei
vari veicoli all’anima ad essi collegata e, analogamente a
quello che avviene dopo la morte, i veicoli medesimi verran-
no abbandonati, questa volta definitivamente. Infatti, come
l’involuzione vedeva una discesa attraverso i piani di esi-
stenza via via sempre più densi, così l’evoluzione consiste in
una risalita attraverso gli stessi piani e il conseguente ab-
bandono dei veicoli che servono per l’espressione e
l’esperienza dell’individualità in quegli stessi piani. È il già
noto processo della morte, che si svolge ad un'ottava supe-
riore.
Ecco che in questa fase non prevale più la legge legata alla
salvaguardia dei corpi, ma deve prendere il sopravvento
quella legata allo spirito. Lo spirito, eterno, dura, mentre i
veicoli, perituri, cessano uno alla volta la loro funzione. Qui
non regna più l’interesse, perciò, ma il dovere, e non più la
legge di conservazione della specie, ma quella spirituale del
sacrificio, cioè del vedere chi è fuori di noi non come un an-
tagonista, ma come nostro fratello, non per sangue, ma per-
ché siamo uno con lui, e i suoi bisogni diventano anche i no-
stri.
Sacerdote e sacrificio hanno etimologicamente il significato
analogo di: trattare con il sacro, ossia con ciò che non si può
toccare, che è invisibile. Per noi, la differenza dei due termini
consiste nel fatto che intendiamo il sacerdote come un in-

127
termediario fra l’uomo e la Divinità, per una umanità quindi
che necessita di una guida esterna, non essendo abilitata ad
un contatto diretto, mentre per sacrificio (fare-sacro) vo-
gliamo intendere la capacità unita alla volontà interiore di
trascendere i bisogni fisici, in favore di quelli spirituali.
Il punto di svolta fu segnato dalla morte di Gesù sulla croce:
dal punto di vista materiale, vinsero ancora i poteri forti del
mondo e dell’epoca, ma la Resurrezione mostrò come i tempi
si erano voltati, e da quel momento cambiavano anche le
“regole del gioco” a favore dell’anima. Proprio la morte del
corpo (e delle sue leggi) fu il segno che da allora la vita
dell’anima (e delle sue leggi) era quella che cominciava a
prevalere. Per quanto assurdo possa apparire, fu proprio
quella morte a segnare la vittoria della vita, non essendo la
morte che una superstizione appartenente al regno della
materia.

Vediamo in uno schema il destino dei vari veicoli formanti la


personalità, nel corso dei sette periodi in cui la manifestazio-
ne viene dai nostri insegnamenti suddivisa; ciascuno si svi-
luppa pienamente in quattro fasi, al termine dell’ultima delle
quali si trasferisce in quintessenza nell’anima corrisponden-
te.
Se esaminiamo in particolare il significato che nella figura
che segue acquista la freccia orizzontale posta alla base,
possiamo affermare che il lato da dove essa appare proveni-
re rappresenta per l'uomo la direzione degli influssi esterni
che in esso - e negli altri regni naturali - comprendono, cia-
scuno al livello del piano di provenienza, tutte le indicazioni
che lo guidano dall'esterno.
La freccia poi transita attraverso il piano fisico del periodo
della Terra, e questo passaggio produce un cambiamento, se
è vero che nella fase successiva, al ritorno nella stessa di-
mensione d'origine, l'influsso esterno si è trasformato (con-
vertito) in capacità interiore di direzione.
Tutto ciò è rappresentato dalla continuità della freccia: non
si tratta - e l'evoluzione non lo vuole - di un ritorno “indie-
tro”, ma di un recupero dei piani già a suo tempo abbando-

128
nati, più l'eredità di quanto conquistato grazie all'esperienza
terrestre.
Per questo la linea della freccia prosegue, senza interruzioni
o capovolgimenti, il suo percorso (che è il nostro) lungo lo
stesso verso.

I sette giorni di Manifestazione


1. Periodo di Saturno 7. Periodo di Vulcano
CORPO FISICO (I) MENTE (IV)
Anima Emotiva

2. Periodo del Sole 6. Periodo di Venere


CORPO VITALE (I) MENTE (III)
CORPO FISICO (II) CORPO EMOZIONALE (IV)
Anima Intellettiva

3. Periodo della Luna 5. Periodo di Giove


CORPO EMOZIONALE(I) MENTE (II)
CORPO VITALE (II) CORPO EMOZIONALE(III)
CORPO FISICO (III) CORPO VITALE (IV)
Anima Cognitiva

4. Periodo della Terra


MENTE (I)
CORPO EMOZIONALE (II)
CORPO VITALE (III)
CORPO FISICO (IV)

Involuzione Evoluzione

È questo il senso più profondo, come esamineremo meglio


più avanti, dell'insegnamento Cristiano.
Più di una volta abbiamo parlato dei rischi che questo pro-
cesso comporta. In che cosa consistono? Essi risiedono nel
fatto che l’evoluzione non può iniziarsi, se non apprendiamo
a sentire e seguire i suggerimenti della nostra parte spiritua-
le, o se si nega quest’ultima considerando unica realtà il
mondo fisico.
129
E non può iniziarsi nemmeno se non è sviluppata appieno la
consapevolezza.
Questi sono i rischi che corrono le due correnti in cui si trova
divisa l’umanità. Il Cristo ci disse:
“Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; chi sacrificherà
la propria vita, la salverà.”;
ed anche: “Prima che Abramo fosse, Io sono”.

La prima frase è rivolta a chi considera se stesso come solo il


corpo fisico-chimico: in questo modo, non curando il giardino
spirituale, finirà per perdere la vita e il corpo, contrariamen-
te a chi non si preoccuperà principalmente del fisico, ma del-
lo spirito, e salverà così la vita. Questo, ovviamente, indi-
pendentemente dal fatto di sanzionare razionalmente le no-
stre convinzioni o intendimenti; ricordiamo infatti ancora le
parole del Cristo: “Non chi dice Signore, Signore, entrerà nel
Regno dei Cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio.”

La seconda frase si riferisce ad Abramo come al capostipite


della razza, o di qualsivoglia categoria, divisione, chiesa, do-
vuta alla forma, e intende che solo quando avremo trovato
lo spirito individuale avremo superato la fase a guida ester-
na, e potremo cominciare il nostro sviluppo.
Ogni tanto si incontra qualcuno che dice: “…io non mi sento
di appartenere a questo mondo… con tutti i suoi difetti e in-
giustizie… non vedo l'ora che qualcuno - sia questi un angelo
o un extraterrestre (qui le versioni differiscono) a rapirmi e
portarmi via, con sé, in un mondo più giusto”.
Ebbene, a chi dice così bisognerebbe ribadire che, se davve-
ro disprezziamo e detestiamo così tanto il mondo e vogliamo
trovare il modo di abbandonarlo, la prima cosa da farsi è
quella di appartenervi completamente. Solo quando si è su-
perata, attraversata, questa fase, sarà possibile trascenderla
e andare oltre. Ma forse, allora, non lo si detesterà più, per-
ché avremo imparato a conoscerlo intimamente.

I periodi evolutivi sono dunque sette: ai periodi della “disce-


sa” già esaminati seguiranno i periodi di “risalita. Il primo –

130
e il prossimo – è chiamato periodo di Giove, che si svolgerà
negli stessi piani eterei del passato periodo della Luna; se-
guiranno il periodo detto di Venere, corrispondente ai piani
astrali del passato periodo del Sole e il periodo finale di Vul-
cano, corrispondente ai piani mentali del passato periodo di
Saturno. Il periodo di Giove si svolgerà perciò nella sfera lu-
nare, il periodo di Venere nella sfera solare e il periodo di
Vulcano nella sfera saturnia.
L’anima cognitiva, come quintessenza delle esperienza nel
corpo fisico, sarà assorbita dallo spirito della Volontà alla fine
del periodo di Giove; l’anima intellettiva, come quintessenza
della saggezza acquisita dal corpo vitale, sarà assorbita dallo
spirito della Saggezza verso la fine del periodo di Venere;
l’anima emotiva, come quintessenza della coscienza assorbi-
ta dal corpo emozionale, sarà assorbita dallo spirito della Vo-
lontà nel periodo di Vulcano.
La mente sarà assorbita dal Sé alla fine del periodo di Vulca-
no.

È importante rendersi conto che solo gli insegnamenti esote-


rici che costituiscono il Cristianesimo Interiore danno una vi-
sione chiara del prospetto dei sette periodi come sopra ripor-
tato, in quanto esso prevede una discesa, alla fine della qua-
le però si ottiene la consapevolezza, che provoca come ab-
biamo detto un radicale cambiamento di condizioni, una ri-
voluzione, per cui la risalita consisterà in qualcosa di diverso
rispetto alle condizioni della prima metà: l’uomo spirituale
amplierà i propri poteri e le proprie facoltà.
Le dottrine di tipo orientale, sorte quando il genere umano
non aveva ancora sviluppato appieno l’autocoscienza, (non
aveva ancora toccato il fondo), vedono la risalita come un
ritorno alle origini, ad oriente, anziché una continuazione;
cosa che toglie scopo a tutto il processo evolutivo, e soprat-
tutto alla fatica che costa percorrerlo. La massima aspirazio-
ne per il fedele dal temperamento del cuore, infatti, è quella
di ritrovare la beatitudine del ritorno a Dio (la cui eco non si
è ancora spenta in lui), e annullarsi nella Sua immensità.
Non può essere che così, dal suo punto di vista, in quanto il

131
ritorno ripristinerebbe la stessa situazione esistente prima
della manifestazione attiva.
Se gli rivolgiamo la domanda: “Perché continuiamo a fare la
fatica di vivere?”, e: “Che scopo aveva Dio nel crearci?”, la
sola risposta che ci può dare è: “All’uomo non è dato indaga-
re sul mistero delle intenzioni divine.” La Bibbia, però, ci ri-
corda che “siamo ad immagine e somiglianza di Lui”!

2. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

Si sarà notato che per parlare dell’evoluzione in senso stret-


to, abbiamo dovuto riferirci a citazioni prese dai Vangeli, più
che dall’Antico Testamento (o Bibbia propriamente detta). È
ovvio che sia così, dal momento che la Bibbia, come abbia-
mo ricordato, si riferisce agli insegnamenti destinati ai nostri
progenitori, la cui fonte era Jahvè, rivelati a Mosé. I Vangeli,
invece, riguardano proprio la fase che segue. La rivelazione
attraversa infatti più fasi, che accompagnano l’evoluzione
dell’uomo. Sarebbe stato inutile predicare amore disinteres-
sato e perdono a uomini primitivi, rudi sia fisicamente che
mentalmente; senza considerare che la loro fase era quella
involutiva, con il conseguente prevalere del valore della for-
ma su quello della spiritualità.
Se vogliamo avere una idea chiara delle religioni, infatti, non
possiamo prescindere dalle fasi che attraversano; non è la
storia dell’uomo che ad un certo punto le ha fatte nascere,
ma semmai, sorgendo esse dall’interiorità della coscienza,
esattamente il contrario. Per poterle meglio comprendere,
cerchiamo prima di tutto di chiarire brevemente quanto
l’esoterismo riporta riguardo alle Grandi Entità note come il
Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

Si ricorderà che abbiamo già visto lo schema dei periodi nei


quali le ondate vitali che hanno preceduto la nostra hanno
raggiunto il grado evolutivo che definiamo umano. Inseriamo
dunque in questo schema i vari piani esistenziali.

132
C’è una legge che regola l’evoluzione, che limita all’interno
dei confini della sfera evolutiva in cui si è inseriti il massimo
di avanzamento possibile. Per sfera evolutiva intendiamo
l’insieme dei quattro piani nei quali si svolge tutto il processo
di involuzione prima e di evoluzione poi (essendo sette i pia-
ni: 3 in discesa + 1 al “giro di volta” + 3 in risalita = 7).

Sfere Maggiori
Piani di vita Ondate di vita
evolutive Iniziati
Sp. della sfera del
(Dominazioni) PADRE
Volontà Padre
Sp. della sfera del
(Potestà) CRISTO
Saggezza Figlio
Sp. della sfera dello
(Virtù) JAHVÈ
Attività Spirito Santo
Mentale sfera saturnia PRINCIPATI
Astrale sfera solare ARCANGELI
Etereo sfera lunare ANGELI
Chimico sf. terrestre UMANITÀ

Questo sta a significare che all’interno di ogni ondata di vita


un'entità può progredire di ben quattro periodi oltre a quello
di evoluzione ordinaria: è proprio questo maggiore avanza-
mento che dà significato al termine INIZIAZIONE. Esso non
significa altro che raggiungere in anticipo il grado riservato
al resto dell’umanità ordinaria alla fine del proprio processo
evolutivo.
Lo schema ci indica quelle ondate vitali della nostra Manife-
stazione che, avendo superato il livello evolutivo umano,
hanno già promosso il relativo Maggior Iniziato; vediamo
quindi che:
a) nella sfera lunare l’Angelo che ha raggiunto la Massima
Iniziazione è Jahvè, chiamato lo Spirito Santo;
b) nella sfera solare l’Arcangelo che ha raggiunto la sua
Massima Iniziazione è il Cristo, chiamato il Figlio;
c) nella sfera saturnia il Principato che ha raggiunto la
Massima Iniziazione è il Padre.
133
Ciascuna di queste Grandi Entità Spirituali lavora con l’uomo
per la sua evoluzione a diversi gradi, e l’uomo stesso, grazie
a loro, avanza progressivamente nel suo cammino. Le reli-
gioni pertanto, come detto, passano diverse fasi, ciascuna
posta sotto la giurisdizione di uno dei Grandi Esseri suddetti,
secondo la progressione che segue:

1. La prima fase è quella delle religioni etniche, che go-


vernano la divisione, conducendo dall’esterno l’uomo, fa-
cendolo gradatamente progredire fino a quando non sia
pronto per il passo successivo. In questa fase, spinto
dall’interesse, egli impara ad obbedire per timore di Dio, e
fare sacrifici per propiziarsene il favore. Essendo ancora gui-
dato esternamente, l’atto esteriore, il rito, rappresenta il
bene e il comportamento fedele; in esso l’uomo trova giu-
stificazione.
Questa fase è detta anche dello Spirito Santo, e sviluppa
l’anima emotiva che nutre l’aspetto spirituale dell’Attività,
collegato con il corpo emozionale.
Jahvè conduce in questa fase l’umanità, dirigendola dai pia-
neti che hanno satelliti, nei quali Egli trova dimora, rifletten-
do la luce solare. Gli fa da contraltare Lucifero, che dal pia-
neta Marte, dove risiede, emancipa per mezzo della passio-
nalità l’uomo dal controllo degli Angeli di Jahvè. Questi si
oppone all’azione luciferina, che col tempo condannerebbe
l’uomo alla degenerazione e al ritardo evolutivo, con l’unico
mezzo che la sua missione gli consente: la legge, la cui di-
sobbedienza causa il peccato, con il relativo castigo. La vir-
tù dell’uomo posto sotto il regime jehovitico, allora, risponde
alle seguenti parole-chiave: INNOCENZA/OBBEDIENZA, e so-
lo in questo modo egli potrà salvarsi. L’azione luciferina, pe-
rò, impedisce all’uomo di superare la coscienza di veglia ed
accedere alla propria natura divina, immettendolo in un vico-
lo cieco, e impedendogli di passare dall’involuzione all’evolu-
zione. Gli Spiriti Luciferini trovano giovamento da questo,
perché possono continuare ad usare il cervello dell’uomo per
i loro scopi.

134
La guida esterna da un lato, non più sufficiente essendosi
l’uomo emancipato divenendo “simile agli Dei”, e l’istigazione
luciferina dall’altro, che gli impedisce di trovare una via
d’uscita dalla dimensione fisico-chimica in cui si è impanta-
nato, condannerebbero il genere umano. La Terra stessa,
portatrice del karma collettivo, si è appesantita ad un punto
tale da non poter mantenere l’orbita prevista attorno al Sole:
i corpi emozionali del genere umano vedono crescere la par-
te inferiore a scapito di quella superiore, facendone risentire
l’effetto a tutta l’atmosfera astrale del pianeta.
La Legge è stata data da Jahvè a Mosé (l’autore della Gene-
si), conduttore della parte dell’umanità che è riuscita a pas-
sare le acque atlantidee, e che è preparata a vivere in una
atmosfera più asciutta, ossia nell’attuale epoca Ariana (è
questo il senso del racconto della fuga dall’Egitto, attraverso
le acque, fino alla Terra Promessa, che è la Terra attuale).
L’umanità però si divide, e una parte si ribella alle leggi je-
hovitiche e all’autorità. Salomone, grande Re semitico, ten-
ta inutilmente di riunire le due correnti del genere umano,
come abbiamo già visto.
Per tutti questi motivi, non essendo più sufficiente l’Antica
Alleanza fra Jahvè e il suo popolo attraverso Mosé, un nuo-
vo aiuto viene in soccorso dell’umanità. È ovviamente un ti-
po diverso di aiuto, che tiene conto della situazione in cui ora
l’uomo si trova, ma anche della sua nuova dignità di libero,
emancipato, anche se limitato, creatore. Questo nuovo aiuto
è rappresentato dalla seconda fase delle religioni.

2 La seconda fase o di religione universale, che tende


all’unità di tutti gli uomini. Ogni uomo, Tempio dello Spirito
che lo guida internamente, impara ad agire non per paura
del castigo, ma per scelta, perché è giusto comportarsi
bene.
Sicuramente per il lettore la legge “Non rubare” risulta del
tutto superflua. Al livello evolutivo raggiunto, essa è stata in-
teriorizzata: noi non rubiamo perché sappiamo che è male
farlo, non perché c’è una legge che lo proibisce. Chi non ru-
ba solo perché c’è il carabiniere che lo osserva, dal punto di

135
vista spirituale è un ladro, e ha ancora bisogno di una legge
che regoli la sua vita. Non è importante tanto l’atteggia-
mento esteriore, quindi, e i relativi, superficiali giudizi (che
sono sempre dei pre-giudizi), ma quello interiore. L’uomo
impara, col tempo e con l’esperienza, ad agire spinto dal
dovere, perché uno con la legge. Ora è un vero cristiano
esotericamente inteso. Questa fase viene detta anche del Fi-
glio, e sviluppa l’Anima intellettiva che nutre l’aspetto spiri-
tuale unificante della Saggezza, collegato con il corpo vitale.
È il Maggior Iniziato della sfera solare, il Cristo, che comincia
a far affiorare nell’uomo lo spirito di fratellanza, rendendolo
piano piano capace di elevarsi fino a ritrovare la propria fon-
te spirituale, fino a permettergli di sopportare la vista diretta
della luce del Sole, dove Egli dimora. Quando la Terra fu e-
spulsa dal globo centrale, conservò nel suo nucleo un centro
di fuoco spirituale, che è tuttora in comunione con il Sole; gli
arcangeli perciò, abitanti della nostra stella, hanno, attraver-
so il Cristo, il compito di ricondurre l’umanità alla riunifica-
zione con l’astro solare, quando i tempi saranno maturi. Per
giungere a questo, Il Cristo ha inaugurato un nuovo tipo di
approccio con l’uomo, non più calato dall’alto (cioè esterna-
mente), ma da pari a pari. Ecco perché la nostra è “l’epoca
dei falsi profeti”: ora tutti i profeti sono falsi, perché l’uomo
deve smettere di guardare in alto o un altro, e deve comin-
ciare a guardare in se stesso, ri-trovandovi l’individualità spi-
rituale.
Il Cristo, Spirito Solare, che per evoluzione poteva, in quanto
Arcangelo, agire direttamente fino al piano astrale, ha usato
i corpi fisico e vitale di colui che sarà probabilmente il Mag-
gior Iniziato del genere umano: Gesù di Nazareth, per pre-
sentarsi a noi come nostro simile. Il Suo spirito penetrò nei
veicoli fisico e vitale di Gesù, nuova personalità assunta
dall’individualità che già abitò quella di Salomone, all’atto del
battesimo compiuto da Giovanni il Battista, a sua volta rina-
scita di Mosé, e rimase in essi per tre anni (anche se non
continuativamente, in quanto doveva lasciar riposare ogni
tanto gli atomi di quei veicoli che, sia pure molto evoluti, ap-

136
partenevano comunque alla sfera terrestre, e a fatica soste-
nevano le sue vibrazioni solari).
Parlando del Cristo, il Battista disse: “Ecco Colui che è venu-
to dopo di me (sulla Terra), ma che mi ha superato, perché
era prima di me (sul Sole).” E disse anche: “Io devo diminui-
re, ed Egli crescere.” Se pensiamo a Giovanni il Battista co-
ma la rinascita di Mosé, queste ultime parole assumono un
valore per noi particolare: Mosé, il legislatore dell’Antico Te-
stamento, colui che compose la Genesi, deve ora ritirarsi,
per far avanzare il fautore del Nuovo Testamento, che dovrà
sostituirlo. E lo fa volontariamente, perché fin dall’inizio ave-
va un compito da svolgere, che doveva portare a questo tra-
guardo: al quale ha pertanto anch’egli collaborato. La Legge
contiene già in sé il seme dell’Amore.
Tutto ciò ci ricorda un passo di Geremia, che nell’Antico Te-
stamento prefigura già ciò che dovrà portare a maturazione
nel Nuovo (31-33,34):

“Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore.
Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo. Non dovranno
più istruirsi gli uni gli altri dicendo: Riconoscete il Signore,
perché tutti mi conosceranno”.

Gesù era l’unico essere umano in grado di sopportare con i


propri purificati veicoli le tremende vibrazioni del Cristo. So-
no state dette molte cose sulla sua vita e sulle sue opere, e
storicamente lo si è continuato a ricercare e rintracciare: ciò
che conta per noi non sono tanto i fatti esteriori, ma risalire
alla missione che doveva compiere, e alla simbologia sulla
Sua nascita e vita, che sono l’insegnamento esoterico che ne
dobbiamo trarre. Dobbiamo sempre, tuttavia, distinguere fra
Gesù e il Cristo, e vedere le cose nella prospettiva spirituale,
al di fuori, o meglio al di sopra della storia culturale, per en-
trare nella vera storia dell’evoluzione interiore spirituale.
Il riposo a cui i veicoli fisico ed etereo di Gesù dovevano di
tanto in tanto essere sottoposti a causa delle tremende vi-
brazioni solari del Cristo che li abitava, lasciavano periodi di
tempo nei quali non erano disponibili per il Cristo. Con ogni

137
probabilità Gesù stesso sostituiva lo Spirito Solare in quei
frangenti, materializzando sostanza chimica con la forza di
volontà e apparendo così in un veicolo fisico. Questo veicolo,
tuttavia, era fittizio e non era dotato di atomo-seme, per cui
al venir meno della volontà che lo manteneva unito si di-
sgregava istantaneamente. Forse alcuni passi dei racconti
evangelici possono essere spiegati tenendo conto di ciò lad-
dove sorgono alcune incongruenze, come ad esempio in quei
casi in cui Gesù non viene riconosciuto, cosa che altrimenti
appare incredibile, o quando vi sono testimonianze di com-
portamenti fuori dal solito, o quando egli sparisce improvvi-
samente davanti ad una folla minacciosa.
Anche dopo la crocifissione, Gesù continuò ad apparire utiliz-
zando un corpo fatto nello stesso modo. Egli ha infatti conti-
nuato ad operare con l’umanità per aiutarla nel suo avanza-
mento, e tuttora continua a farlo, particolarmente con chi
opera nei settori più avanzati e spirituali – quale il nostro –
ispirando le menti e i cuori di coloro che sono pronti a rice-
verne il messaggio interiore.
Emblematicamente, Gesù nacque in una oscura grotta, al
freddo, povero e nudo, a rappresentare che da allora dob-
biamo noi stessi coltivare, allevare, il nostro spirito, il Cristo
Bambino, lottando per la sua sopravvivenza e crescita, par-
tendo da una situazione di povertà e oscurità spirituali: Dio
non si manifesta più nella Gloria dei Cieli, ma deve nascere
alla coscienza l’individualità spirituale che giace dormiente in
noi.

Nei Vangeli la descrizione della nascita di Gesù nasconde un


significato interiore molto profondo. Maria e Giuseppe rap-
presentano i due poli di conoscenza di ciascun uomo: il cuore
- con l'intuizione, e la mente - con la ragione.
Come detto, la realizzazione spirituale inizia con la nascita
del Cristo Bambino in noi; questa nascita avviene, però, nel-
l'intuizione propria del cuore nel suo rapporto con lo spirito,
mentre la ragione è ancora estranea a questa concezione.
Maria, infatti, è fecondata, nel racconto, non da Giuseppe,
ma dallo Spirito Santo, cioè lo spirito nell'uomo.

138
Cosa deve fare la mente per consentire lo sviluppo spiritua-
le? Quello che ha fatto Giuseppe: accettare la situazione. È
da notare che Maria ha il contatto diretto con i piani spiritua-
li: l'annunciazione dell'angelo, mentre Giuseppe, dalla con-
sapevolezza di veglia che gli è propria, come rappresentante
della ragione, lo può avere solo in sogno.
Una volta che la mente ha accettato, sarà a sua volta la sal-
vatrice della “Sacra Famiglia” nel mondo, portando in salvo
Maria e Gesù Bambino dall'attacco dei nemici dello spirito,
tramite la fuga in Egitto.
L'immacolata concezione, l'unione fra la mente e il cuore,
avverrà quando, con la crescita del corpo radioso, il Cristo
Interiore sarà il vero Maestro nella nostra vita.

Presentandosi dunque come uomo fra gli uomini, il Cristo


non ci ha costretti, ma ci ha dato l’esempio, mostrando cioè
come potremo salvarci da soli. Contemporaneamente, però,
date le condizioni dell’atmosfera astrale della Terra, il Suo
corpo emozionale si diffuse, all’atto della crocifissione sul
Golgotha, in tutto il pianeta, che ne risultò purificato in un
attimo dall’interno (fu questo il bagliore che “accecò” descrit-
to dai Vangeli). Così Egli entrò nella Terra, e ne regge, da al-
lora, l’orbita, permettendoci di continuare a vivere, aumen-
tando con le Sue proprie vibrazioni quelle astrali planetarie
da noi rallentate; in altri termini, dando la Sua vita per
noi. In questa missione, fu essenziale la cooperazione di Ge-
sù anche sul Golgotha: il suo sangue, purificato e energizza-
to dal Cristo, penetrando la Terra partecipò al processo di
salvezza. In fondo, anche un essere umano funge da canale
della responsabilità di tutta la nostra ondata di vita. L’uomo
ha così la possibilità di avanzare nella sua evoluzione, e di
purificare a sua volta il proprio emozionale, attingendo so-
stanza più pura dall’astrale planetario. Tutto questo è un e-
norme sacrificio e una grande limitazione per uno Spirito così
grande. Questo è il vero sacrificio del Golgotha, non tanto il
non unico atto nella storia, sia pure di grande crudeltà e do-
lore, di morire sulla croce.

139
In realtà, ogni anno il Cristo muore sulla Croce (quando a
Natale nasce sulla Terra, cioè vi ritorna col proprio spirito),
rappresentata dal nostro pianeta e dai nostri debiti karmici.
Egli lo disse chiaramente: “Sarò con voi fino alla fine dei
tempi.” Natale così diventa una festa, ma non una ricorren-
za: è il periodo nel quale veramente abbiamo la possibilità di
attingere all’effusione dell’influsso cristico; un periodo che
rappresenta un’occasione da cogliere. Come quando finiamo
la benzina dobbiamo arrestarci per fare il pieno, così a Nata-
le le attività fisiche si fermano, perché stiamo facendo il pie-
no grazie all’influsso dell’energia cosmica che utilizzeremo
poi durante l’anno. Fino al prossimo pieno, al prossimo Nata-
le.
L’arrivo annuale dello Spirito Cristico penetra la Terra a Na-
tale, e “torna al Padre” a Pasqua, quando “Tutto è compiu-
to”.

La Sua azione consente inoltre al pianeta di rimanere nell'or-


bita attuale, trasmutando le vibrazioni astrali dovute alla
bassa passionalità. È così che a Natale, sotto la neve, si in-
fonde la vita capace di risvegliare e di far germogliare, ap-
pena le condizioni esterne lo consentono, i semi sopiti.
Le Sue parole ci testimoniano in che cosa consiste il Suo sa-
crificio, quando, prendendo i frutti della Terra, ci disse:
“Questo è il mio corpo”, e “questo è il mio sangue.” I frutti
della Terra sono letteralmente il Suo corpo e il Suo sangue, il
prodotto che possiamo continuare a raccogliere grazie al Suo
sacrificio.
L’azione di Jahvè fece nascere un sentimento di apparte-
nenza, alla famiglia, alla tribù, alla nazione, che ha contra-
stato, per mezzo del sacrificio ad esse dedicato, l’egoismo i-
stigato da Lucifero; causando però, d’altra parte, le divisioni
fra i diversi gruppi. Ora, questo che rappresenta l’essenza
delle religioni etniche, deve essere superato fino ad arrivare
a sentire la fratellanza universale, che supera i limiti e i
legami del sangue: “Va, vendi tutto, lascia la famiglia, e se-
guimi.” Sotto Jahvè, l’uomo non aveva ancora piena autoco-
scienza, e si identificava col gruppo più che con se stesso,

140
sacrificandosi per esso fino alla morte, perché per lui il grup-
po era sentito più importante di se stesso; ora, con
l’influenza cristica, l’uomo completamente autocosciente e
consapevole deve imparare a vedere un fratello in ciascun
uomo, indipendentemente dal gruppo di appartenenza o dal
grado di parentela. Il Cristo disse: “Non sono venuto ad abo-
lire la legge, ma a superarla”, cioè, ora la legge non serve
più, ora dobbiamo interiorizzarla e agire per Amore.
Gli Spiriti Luciferini hanno impresso un’accelerazione
dell’autocoscienza nella consapevolezza dell’uomo. Grazie ad
essi l’uomo ha imparato a dire “io”. Abbiamo già visto, però,
che la capacità di dire “io” è una prerogativa dello spirito. Il
problema è che l’istigazione luciferina impedisce di guardare
oltre il fisico, trasformando l’“io” in egoismo. È questa la
causa dei mali che stanno colpendo il genere umano. In real-
tà, all’“io” dovrà seguire, come logica conseguenza, della
quale esso è la base necessaria, l’apprendimento del “tu”.
Soltanto sapendo di costituire un’individualità distinta da te,
io posso veramente, disinteressatamente, amarti, sacrifican-
do anche me stesso a questo scopo, e dando significato a
questo sacrificio. Inizia così la costruzione del "noi". Questo
è venuto ad insegnarci con l’esempio il Cristo: l’altruismo,
che è il mezzo che ci permetterà, nella Nuova Alleanza, di
salvarci. Le parole-chiave jehovitiche devono ora essere su-
perate: la virtù dell’Antica Alleanza non ha più valore. Esse
devono essere sostituite da altre, in grado di rappresentare il
nostro stato attuale e l’attuale strada verso l’evoluzione: LI-
BERTÀ/RESPONSABILITÀ. Esse sono legate fra loro, perché
la mancanza di una impedisce l’esistenza anche dell’altra.
Nella Bibbia troviamo scritto che le Tavole della Legge date a
Mosè sul monte Sinai, erano scolpite in entrambi i lati. È fa-
cile per noi comprendere come ciò veli il significato duale
della legge: della prima fase di legge esterna, e della secon-
da di legge interiorizzata. Ma vi è di più: se alla parola ebrai-
ca tradotta con “scolpito” nell’antico testo, sostituiamo la vo-
cale “a” con “e” nella lettura (le vocali non venivano scritte,
lo ricordiamo), il termine “scolpito” diventa “libertà”. Ecco
che balza agli occhi – tramite la lettura esoterica – come la

141
libertà altro non possa essere che il risultato dell’interioriz-
zazione della legge, e come questo fosse previsto fin
dall’inizio!
Il tema della libertà merita un ulteriore approfondimento: è
assai delicato e importante, e ci si potrebbe chiedere come
sia possibile prevedere i periodi futuri, o addirittura afferma-
re che con l’iniziazione individualità avanzate hanno già so-
pravanzato l’umanità ordinaria anticipando il futuro destinato
a tutti, e conciliare tutto ciò con la libertà, cioè salvaguar-
dando la libera scelta di ognuno riguardo il futuro medesimo.
Forse una semplice immagine può aiutarci. Quando osser-
viamo un bambino, possiamo affermare di conoscere, nelle
linee generali e principali, quale sarà il suo futuro: sarà quel-
lo di una persona adulta, e quasi possiamo arrivare, guar-
dandolo bene, ad avere una visione che si avvicina al suo
probabile futuro aspetto. Quello però che non possiamo co-
noscere, è come lui arriverà a realizzare tutto questo.
Questo dipende solo da lui, dalla sua gestione della libertà,
cioè dalle sue scelte. Potrebbe addirittura, in casi minoritari,
non arrivarci affatto.
Lo stesso avviene nel grande: le linee sono tracciate, ma
ognuno è libero di seguirle (il bene) o meno (il male), crean-
do e superando ostacoli. L’individualità spirituale “spinge”
nella direzione di quelle linee, perché così essa può realizzar-
si pienamente. Ricordiamo anche che la “lotta” fra tendenze
opposte è importante e funzionale ad uno sviluppo spirituale
più maturo, qualora la scelta definitiva sia nella direzione vo-
luta dallo spirito.

3. La terza e ultima fase è la cosiddetta religione finale, o


religione del Padre, “Al Quale dovrò rimettere il mio Re-
gno.”
Quando, cioè, tutta l’umanità sarà finalmente riunita, sotto il
Regno del Cristo (ossia con il Suo aiuto), la manifestazione
attiva comincerà a ritirarsi, e tutto ritornerà all’Uno. Le espe-
rienze, però, rappresenteranno un bagaglio incancellabile,
perché si saranno trasferite nel corso dell’evoluzione, dap-
prima dai corpi alla rispettiva anima, e quindi al corrispon-

142
dente aspetto dello spirito. Anche l’Anima cognitiva insieme
alla mente si unirà allo spirito, al Sé completamente risve-
gliato, in attesa di un’altra grande Manifestazione, dove e-
sprimeremo le conoscenze maturate. Ciascuno, inoltre, potrà
attingere alla conoscenza di tutti gli altri, dato che con la co-
scienza si parteciperà ad una grande e onnicomprensiva co-
munione con tutto e con tutti. Forse se proviamo a immagi-
narci questo traguardo, al quale siamo diretti, possiamo farci
un’idea del significato da attribuire alla parola “Dio”.

Ciascuno di noi, quale individualità spirituale in evoluzione, si


trova ad un determinato punto del cammino fin qui tracciato.
Ciò dovrebbe indurci ad evitare di considerare “vere” alcune
religioni, e “false” altre: ognuno sta vivendo la sua esperien-
za, e come colui che osserva dall’alto un panorama non può,
se vuole ammirarlo completamente, trascurare o nasconder-
sene una parte, così i nostri insegnamenti ci permettono di
accettare tutte le diversità, perché facenti parte di un unico
disegno complessivo. E ci invitano anche a rispettare chi non
la pensa come noi, perché entrambi stiamo percorrendo lo
stesso (anche se apparentemente distinto) cammino evoluti-
vo, che dovrà alla fine portarci tutti all’Unione col Padre.

3. Il Padre Nostro.

Il far prevalere l’interiorità sull’esteriorità formale, indica che


il vero senso della Nuova Alleanza non può essere rintraccia-
to nel conformismo, come adeguamento a regole (leggi)
esteriori che non sgorghino dall’animo; e neppure nell’anti-
conformismo, che è una specie di conformismo alla rove-
scia appartenente alla stessa categoria del primo. L’uomo o-
dierno, abitato dall’individualità spirituale, ha bisogno di agi-
re e sentire in risposta ad uno stimolo autenticamente inte-
riore; obbligarlo per educazione, convenzione o altro,
all’obbedienza, come a non ascoltare i suggerimenti intuitivi
che gli provengono dal profondo, può causargli seri danni.

143
Il rifugio nell’anticonformismo o nel conformismo rappresen-
ta un ritorno al passato, e non può quindi risolvere i proble-
mi di origine spirituale: tutto quello che rappresenta un ri-
torno, un deposito, un automatismo, una forma effimera di
sicurezza dovuta al mero consolidamento e a una visione di
tipo meccanicistico della vita, è legato alla legge, e di fatto
tarpa le ali alla vera libertà, che è quella che spiritualmente
si sforza di esprimersi nella nostra era. Come sempre soste-
niamo, la vita non può essere legata alla forma, perché
quest’ultima può rappresentarne solo uno strumento contin-
gente, ma fuggevole: se noi ci aggrappiamo alla forma, irri-
mediabilmente perdiamo la vita, che è sempre in movimen-
to, che è vivente!
Ma come fare, in pratica, a sviluppare l’intuizione, ad afferra-
re la vita anziché la forma, ad integrare il cuore con la men-
te? Fin dalla prima parte di questo testo abbiamo detto che
l’attività di ciascun veicolo dell’uomo si ripercuote in tutti gli
altri: nel corpo fisico possiamo infatti rintracciare l’espres-
sione dell’attività degli altri corpi, come segue:

• l’attività del corpo vitale è rintracciabile nel sangue,


nel quale si esprime l’individualità;
• l’attività del corpo emozionale inferiore è rintracciabile
nel sistema nervoso volontario (nervi - muscoli), soggio-
gato dagli Spiriti Luciferini;
• l’attività del corpo emozionale superiore è rintracciabi-
le nel sistema nervoso involontario, nel quale agiscono
gli Angeli di Jahvè;
• l’attività della mente è rintracciabile nei sensi, attual-
mente collegati con la personalità. Qui opera l’uomo, e
quindi nasce la consapevolezza.

I muscoli del sistema nervoso volontario hanno caratteristi-


che striature, che li distinguono da quelli del sistema invo-
lontario, che sono invece lisci. Tutti, meno uno: il cuore. Il
cuore, che regola l’afflusso sanguigno, appartiene al sistema
involontario, ma è dotato delle striature tipiche di quello vo-

144
lontario. Esso sta cambiando sistema, ossia sta diventan-
do volontario.
L’attività del Cristo nell’uomo è rintracciabile nel cuore. Il
sangue, infatti, essendo legato al vitale, trova anche un le-
game con il piano spirituale della Saggezza, sede ordinaria
dello Spirito Solare Cristo: è il cuore perciò che ci trasmette
le intuizioni provenienti da quel piano e dall’aspetto spiritua-
le della Saggezza nell’uomo – quel piano che appartiene alla
sfera solare, cioè alla dimensione che non conosce separati-
vità al suo nterno. È il cuore l’organo di conoscenza che
compensa l’altro organo dalla medesima funzione, ma a ca-
rattere fisico: il cervello. Grazie all’influsso cristico la funzio-
ne intuitiva sta iniziando a diventare autonoma e volontaria,
ampliando la nostra consapevolezza.
L'aiuto dello Spirito Cristo si manifesta nel processo di illu-
minazione interiore noto come “Pentecoste”.
Nel momento in cui lo spirito entra ed inizia ad abitare i pro-
pri veicoli, dovrebbe cominciare a dirigerli - come sappiamo
- dall'interno e a portare gradatamente all'uomo la saggezza
e il potere che gli sono propri. Nella sua discesa, esso inizia
dalla testa, dove però subito trova l'ostacolo della mente
speculativa e del pensiero mediato dai sensi, conseguente
all'intervento luciferino. Per by-passare questo ostacolo, il
Cristo ha trovato sede, nell'uomo, nel cuore, da dove può
accedere, tramite il sangue e il nervo pneumogastrico, nel-
l'interiorità.
È possibile così aggirare la barriera del pensiero riflesso,
chiuso e involuto nel suo continuo e sterile dialettismo, ed
illuminare di saggezza vera l'uomo, ponendolo in comunione
con tutto ciò che non è ristretto all’“io”. Cuore e mente si
mettono così in relazione: il cuore riscalda la mente e la
mente dà chiarezza al cuore: l'inizio del pensiero im-
mediato.
È l'esperienza che gli apostoli hanno vissuto quando il Cristo
ha risvegliato il Cristo interiore nel giorno di Pentecoste.

145
Spirito della Saggezza (il Cristo)

Spirito dell'Attività (Jahvè)

Cervello (pensiero mediato)

Ma come avviene, in noi, tutto questo nella nostra vita quo-


tidiana? Comunemente, attraverso la respirazione, inaliamo
aria, ma anche etere; le immagini esterne si imprimono così
nell'atomo-seme del cuore attraverso il sangue. Il cuore è in
contatto con lo Spirito della Saggezza, dal quale, im-
mediatamente per via eterea, trova la direzione e le rispo-
ste, che attraverso il nervo pneumogastrico giunge al cervel-
lo, attivando l'intuizione. La mente e l'emozionale, però,
cominciano a riflettere, frustrando la risposta dello spirito, in
quanto succubi di Lucifero.
L'individualità cerca di riappropriarsi del corpo emozionale e
del sistema volontario: essa, dal piano spirituale della Sag-
gezza ha accesso al cuore, che appartiene al sistema invo-
lontario, posto sotto la giurisdizione di detto piano. Attraver-
so il sangue, che ne è l'organo fisico particolare, l'individuali-
tà prende sempre più controllo del cuore, trasformandolo
piano piano in muscolo volontario (striato).
Col tempo, il cuore, spinto dall'individualità, potrà irrorare di
sangue la parte destra del cervello, quella che non è stata

146
direttamente presidiata da Lucifero. Il cuore, spinto da que-
sta azione, si sta già spostando a destra.

Ecco allora cosa dovremmo apprendere ad ascoltare e a svi-


luppare, in luogo di reprimere forzatamente i nostri impulsi,
quello che il cuore ci dice; e per riuscire a farlo, dovremmo
coltivare la corrente dell’aspirazione nel nostro emozionale,
ed il mezzo è la devozione.
Il Cristo, che ci ha preceduto dandoci l’esempio, ci ha anche
insegnato una preghiera, il Padre nostro, che se compresa
profondamente dà la capacità di usare la devozione, facendo
avvicinare il cuore alla mente. Vediamola allora insieme, ora
che abbiamo gli strumenti per poterla capire:

Il Padre nostro si divide in due sezioni: la prima riguardan-


te lo sviluppo della nostra parte eterna, e la seconda concer-
nente i bisogni della nostra personalità in linea con il loro ve-
ro scopo: essere mezzo di esperienza per lo spirito. Il tutto
si compone di sette preghiere.

• Padre nostro che sei nei Cieli: è la presentazione della


prima sezione, e ci aiuta ad innalzare la nostra coscienza ai
piani spirituali:
1. Sia santificato il Tuo Nome: lo Spirito dell’Attività si ri-
volge a Jahvè, lodandoLo. È necessario superare le divisioni
etniche, e trovare l’unità in Jahvè, che tutte sovrintende;
2. Venga il Tuo Regno: lo Spirito della Saggezza auspica la
comunione spirituale fra tutti gli uomini, come prodotto
dell’avvento del Cristo;
3. Sia fatta la Tua Volontà: lo Spirito della Volontà opera
in sintonia con il Padre, affinché si realizzi il Suo Volere ri-
guardo lo scopo dell’evoluzione.
• Come in Cielo, così in Terra: è questa la presentazione
della seconda sezione, in cui si chiede all’individualità spiri-
tuale così risvegliata di sostenere l’uomo nel suo lavoro ter-
reno:
4. Dacci oggi il nostro pane quotidiano: è la preghiera
per il corpo fisico, perché vengano soddisfatte le sue neces-

147
sità, e si possa ricavare dalla retta azione il nutrimento per
l’Anima cognitiva;
5. Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo
ai nostri debitori: abbiamo visto che il corpo vitale è quello
in cui si accumula la memoria, che sta alla base dei debi-
ti/crediti karmici. In questa preghiera ci rendiamo responsa-
bili: “In quale misura misurerete, sarete misurati.”. La giusta
percezione dà nutrimento all’Anima intellettiva;
6. Non lasciarci in tentazione: è la preghiera per il corpo
emozionale. La vittoria delle aspirazioni elevate sulla passio-
ne forma il nutrimento per l’Anima emotiva;
7. Liberaci dal male: La conoscenza, nonché la scelta fra il
bene e il male è la prerogativa che ci rende uomini. Questa è
pertanto la preghiera per la mente.
• Amen.

Siamo così giunti al termine di questa seconda parte.


L’avevamo iniziata proponendoci di rispondere all’inter-
rogativo riguardante il perché dell’esistenza del dolore nella
nostra vita. Crediamo che quello che abbiamo fin qui detto
possa costituire non solo una risposta, che di per sé sarebbe
insufficiente, ma dare anche una speranza.
Nella prima parte abbiamo visto che per guarire è necessario
assumere le nostre responsabilità inerenti la malattia: non è
il virus la vera causa del male, ma la nostra predisposizione
interna, che nasce dal nostro comportamento pregresso.
Abbiamo anche riconosciuto l’esperienza come lo scopo
dell’esistenza. Un esempio preso dalla quotidianità può chia-
rire quanto intendiamo: è forse miglior genitore chi tiene
sotto la sua tutela e condizionamento i figli, per evitare di
esporli al pericolo, oppure chi, con dolore, li tempra per pre-
pararli ad affrontare le prove, permettendo loro l’emancipa-
zione da sé, e poi li lascia andare?
Né il diavolo né Dio sono dunque i responsabili delle nostre
pene. Giovanni l’apostolo, nell’Apocalisse, descrivendo “la
Bestia” come la causa dei mali che affliggono il genere uma-
no, le diede un numero: 666. La Cabala ci insegna: 6+6+6
= 18 = 1+8 = 9: ancora una volta l’intera umanità.

148
Nel preludio del Faust, vediamo come Goethe fa chiedere a
Dio da parte di Mefistofele il permesso di tentare il dottor
Faust. Dio glielo accorda, perché sa che, alla fine, ne sareb-
be risultato un bene maggiore.

L’intervento luciferino nell’evoluzione umana causò divisioni:


• una maggiore divisione fisica, legata alla sessualità;
• una divisione mentale, fra i temperamenti del cuore e
della mente.

Le divisioni, però, sono solo transitorie, e foriere di un mag-


giore progresso. È vero, senza di esse l’umanità sarebbe sta-
ta beata, sotto il dominio jehovitico; ma sarebbe stata più
felice? Può esistere felicità senza consapevolezza?
L’azione cristica ci sta aiutando a superare queste divisioni, e
il risultato sarà a vantaggio del progresso spirituale, che è
quello che conta: i dolori sono i nostri più preziosi maestri in
questa strada; dipende da noi trarne al più presto le lezioni
che nascondono, in modo da abbreviarne la durata. Col tem-
po matureremo una sensibilità capace anche di evitarne le
pene. Di una cosa, comunque, non possiamo dubitare: c’è
una legge karmica che non consente venga assegnato un
dolore maggiore di quanto non possa essere sopportato. Sa-
rebbe, fra l’altro, anche inutile!
A volte il fardello è pesante da portare, ma i nostri insegna-
menti danno un’arma per farlo: la speranza, con la quale
tutto diviene più accettabile. E sappiamo inoltre di non esse-
re soli di fronte a questo macigno che a volte ci opprime: il
Cristo ci ha fatto una promessa: “Venite a me, voi che siete
afflitti e stanchi, e Io vi darò consolazione!”.

149
150
Parte III
IN CAMMINO SUL SENTIERO

151
152
IL LABORATORIO INTERIORE

1. La colonna vertebrale.

In questa terza parte, dopo avere riconosciuto l’uomo quale


è ora partendo dall’osservazione di quanto accade intorno a
noi, e dopo averlo considerato in rapporto al suo passato
prendendo per base le Sacre Scritture e in parte le cono-
scenze scientifiche, laddove il materialismo non ha intaccato
le potenti intuizioni di cui i grandi uomini sanno dare prova,
dovremo affrontare il suo futuro; questa volta, però, le basi
di quanto esporremo non potranno trovare fondamento che
sugli insegnamenti esoterici. Dovremo allora parlare
dell’iniziazione, quale via più stretta, ma molto più veloce,
capace di dare una saggezza e un potere tali da poter colla-
borare nella Grande Opera che le forze dell’universo stanno
mettendo in atto a favore del genere umano.

Nella Bibbia, gli spiriti luciferini che tentarono l’uomo sono


descritti come serpenti: fu il serpente a indurre Eva a man-
giare il frutto che Jahvè aveva proibito. Questo frutto rap-
presenta l’atto generatore compiuto al di fuori del controllo
degli Angeli, che allora sovrintendevano questa funzione; in-
fatti, “anche Adamo ne mangiò”.
Ma perché gli spiriti luciferini vengono descritti come serpen-
ti? Si ricorderà che nell’epoca evolutiva in cui si svolgono i
fatti narrati, l’uomo non aveva ancora sviluppato una co-
scienza obiettiva di veglia come quella di cui è attualmente
dotato. Pur trovandosi già a vivere nel periodo della Terra,
egli stava ancora ricapitolando le fasi precedenti, e la sua
coscienza era più concentrata nei piani sottili che in quello
materiale: non aveva ancora aperto gli occhi. La parte invo-

153
lutiva del processo di evoluzione non era ancora terminata,
per cui le forze celesti andavano formandogli il corpo fisico.
In qualche modo egli le percepiva, e perciò si sentiva parte
integrante dell’universo e della natura; soltanto più tardi,
quando perse questo contatto, si ritrovò solo, ad “errare”,
sia nel senso di sbagliare, sia nel senso di vagare, nel deser-
to del mondo.

Gli insegnamenti dello Yoga (termine che, come la parola


“religione” significa unione) sono di tipo orientale, e risalgo-
no appunto ai tempi di ultima involuzione del genere umano.
A chi si rivolgeva a questo insegnamento, veniva allora ri-
chiesto di visualizzare alcuni organi interni del corpo, ad e-
sempio il cuore o l’insieme bile-cistifellea. Oggidì questo in-
segnamento viene distorto e materializzato, per cui si chiede
all’aspirante di visualizzare il cuore, ed egli intende il musco-
lo cardiaco, o un complesso di carne chiamato cistifellea. Il
risultato, se risultato vero può esserci, non deve davvero es-
sere un bello spettacolo! Ciò che nell’antichità si voleva otte-
nere, concentrando la propria attenzione su quegli organi,
era invece il risalire al contatto con le forze formatrici celesti
che li stavano forgiando.
Il moderno uomo di scienza afferma che l’uomo e la Terra
stessa sono formati da sostanza cosmica, cioè un insieme di
particelle invisibili che viaggiano per tutto l’universo, che lo
invadono in ogni suo settore, e che bombardano continua-
mente il nostro pianeta. Quando dice questo, egli però non si
accorge che sta confermando due concetti che l’esoterismo
da sempre sostiene, e che fino a pochi anni fa causavano
l’incredulità, se non la derisione degli stessi scienziati.
• Il primo concetto è quello dello spazio pieno: dal punto
di vista dell’esoterismo non può esistere spazio vuoto, che
sarebbe sinonimo di inutilità e casualità. L’universo è pieno
di particelle, luce e linee di energia, le quali vengono per così
dire catturate da Grandi Entità per formare i sistemi solari e
planetari che noi osserviamo;
• il secondo concetto è quello della relazione astrologica
fra i corpi celesti e l’uomo e tutto ciò che vive. Sappiamo be-

154
ne come i due corpi celesti più vicini, per distanza spaziale
ed energia, cioè la Luna e il Sole, agiscano nella nostra vita;
ebbene, lo stesso possiamo affermare, a livelli più sottili, per
tutti i corpi celesti, o meglio, per tutti i tipi di energie che
viaggiano nel cosmo, e che possono far capo ai corpi che le
emanano. Noi dunque siamo prodotti da quelle stesse ener-
gie, ed erano queste che lo Yoga ci insegnava ad afferrare
con la nostra coscienza di allora.

Essendo tutto l’universo così collegato, tenuto insieme dalle


stesse leggi, collegarsi coscientemente con quelle forze si-
gnificava conoscere meglio se stessi. In fondo, è quello che
facciamo con la scienza di oggi, quando ricerchiamo l’origine
dell’universo (e di noi stessi) nel più lontano e profondo spa-
zio-tempo. Il fatto che alcune affermazioni proprie
dell’esoterismo siano per molti anni considerate per lo meno
stravaganti dalla scienza, fino a quando essa stessa non ne
scopra, per altre vie, la veridicità, dovrebbe farci riflettere:
un atteggiamento più umile ed aperto da entrambe le parti
potrebbe forse essere più propizio alla conoscenza. Le “di-
mostrazioni” che lo scienziato chiede all’esoterista non pos-
sono essergli fornite, perché essi usano diversi mezzi di co-
noscenza: esteriore l’uno ed interiore l’altro, e finiscono ine-
vitabilmente per parlare due linguaggi differenti, magari
....dicendo le stesse cose, anche se non fra loro intelligibili. Il
movimento dei pianeti e delle stelle rappresentano il movi-
mento evolutivo, perché entrambi rispondono alle stesse
leggi universali, così come le lancette dell’orologio rappre-
sentano il trascorrere delle ore, pur non essendo esse le ore,
che esistono incuranti della loro presenza o meno.

Visualizzare il cuore, quindi, voleva portare ad un contatto


con la divinità che stava immettendo un certo tipo di forze
all’interno dell’uomo: questo era lo scopo dell’insegnamento
Yoga.
In un modo analogo, quando lo spirito luciferino entrò nella
coscienza di Eva, lo fece penetrando nel canale in formazio-
ne che univa l’organo sessuale con il cervello, ed essa lo

155
percepì esattamente in quella forma. Cosa dà il suo aspetto
al serpente? In fondo, esso non è altro, dal punto di vista fi-
sico, che un corpo privo di arti, cioè caratterizzato solo dalla
colonna vertebrale; Eva visualizzò la propria colonna verte-
brale, e vide il serpente!

Se gli spiriti luciferini pensarono di penetrare nella colonna


vertebrale umana per agire in essa, avevano sicuramente i
loro buoni motivi. Abbiamo più volte ricordato che essa uni-
sce i due organi creatori dell’uomo: l’organo con cui egli con-
cepisce i propri figli, e l’organo con cui concepisce i propri
pensieri (cioè i figli spirituali): la colonna vertebrale, perciò,
è il campo, il laboratorio in cui avviene la generazione, in
cui l’uomo è caduto finendo nella degenerazione, e in cui
dovrà risollevarsi, per mezzo della rigenerazione.
Dal punto di vista esoterico, dunque, la colonna vertebrale
nella direzione di discesa delle energie è il vero “albero della
conoscenza”, il tramite di collegamento fra i due organi ge-
neratori: il primo più propriamente legato alla corrente in-
dotta, cioè esterna, che persegue la procreazione di altri
corpi fisici; il secondo più propriamente legato alla corrente
autonoma, interna, che permette all’individualità di espri-
mersi nel mondo esterno.

Anche uno sguardo allo sviluppo del feto umano (che sap-
piamo essere una ricapitolazione dello sviluppo evolutivo) ci
mostra come i due organi generatori siano tra loro collegati.
La posizione stessa del feto li mostra come adiacenti.
Poi i due organi si ....separano, fino a trovarsi agli antipodi
nel corpo eretto dopo la nascita. Ricordiamo fra l’altro la pa-
rentela esistente fra gola-laringe e organi genitali (ad esem-
pio il cambiamento di voce nel maschio alla pubertà).
Se esaminiamo anatomicamente la colonna vertebrale, tro-
viamo che in essa scorrono tre canali. Essi altro non sono
che la sede delle forze che hanno costruito il corpo umano
quale ci appare ora, e che continuano tuttora a farlo.
L’unico modo di effettuare una indagine fisiologica di un or-
ganismo vivente anziché di un cadavere, è l’esame chiaro-

156
veggente. Quando si può accedere a tale visione, nei suddet-
ti canali troviamo i diversi tipi di forze, così esotericamente
distinte:
la forza edenica che dapprima costruì il cervello come in-
termediario fra Jahvè e gli Angeli da una parte, e l’uomo in
evoluzione dall’altra. È questa la sede della forza indotta,
che da un punto di vista mentale avrebbe dovuto forgiare
l’uomo come essere docile e obbediente ai comandamenti.
Essa regola i nervi simpatici, retti quindi da forze lunari (gli
Angeli);
nell’altro, opposto canale, troviamo invece la forza egoica,
che si oppone alla prima, e che per mezzo dell’influsso luci-
ferino permette all’uomo di affrancarsi dal regime jehovitico,
con il risultato però di restare schiavo della dimensione fisica
della vita. Detta forza regola i nervi motori, retti da forze
marziane (gli Spiriti Luciferini). Con il prevalere di
quest’ultima forza iniziò la degenerazione dell’uomo.

Sembra, tuttavia, che non tutti gli appartenenti al genere


umano siano a suo tempo stati succubi dell’istigazione lucife-
rina: non tutti gli uomini, cioè, furono espulsi dal Sole cen-
trale quando si formò il pianeta Terra nell’epoca Iperborea.
Alcuni erano già più evoluti di quanto noi stessi non lo fossi-
mo, per cui restarono più a lungo nel grande globo infuocato
e furono espulsi solo successivamente, abitando un’orbita
più vicina al Sole: essi sono noti nel Cristianesimo Interiore
con i nomi di signori di Venere e signori di Mercurio, e
accorsero in nostro aiuto in quelle fasi critiche della nostra
evoluzione.
Possiamo vedere qui come gli insegnamenti esoterici posso-
no farci meglio comprendere e dare la giusta luce anche ad
argomenti apparentemente ad essi non legati in modo diret-
to: gli abitanti di altri pianeti, gli extraterrestri, possono ve-
ramente venire considerati nella loro vera veste. L’universo,
come già detto, è pieno di vita; è solo la nostra attuale con-
sapevolezza a non essere ancora in grado di coglierla attra-
verso i nostri sensi.

157
Troviamo pertanto anche qui sia entità regolari, che ci spin-
gono e aiutano ad evolvere, che entità ritardatarie, che han-
no bisogno di sfruttarci per poter proseguire nella loro evolu-
zione irregolare.
Con un’ulteriore immagine, potremmo affermare che gli spi-
riti regolari cavalcano i raggi di energia e luminosi nella loro
direzione dalla sorgente verso la creazione, cooperando
quindi positivamente con essa. È quella luce che noi non
sappiamo, come genere umano, ancora cogliere, o sopporta-
re (la vista diretta del Sole).
Gli spiriti irregolari, invece, tentano di opporsi alla direzione
regolare della luce creatrice, e formano come una specie di
ombra, una barriera che la riflette. La nostra percezione me-
diata vede questo tipo di luce, e da essa deriva la conoscen-
za propria dell’emisfero sinistro del nostro cervello.

La perdita del contatto con i piani spirituali e la sottomissio-


ne agli influssi di entità ritardatarie quali sono i marziani spi-
riti luciferini (ritardatari degli Angeli) e i saturnini spiriti delle
Tenebre (ritardatari dei Principati), indussero l’uomo ad una
vita materiale e a una condotta selvaggia. Fu grazie al lavoro
dei signori di Venere e di Mercurio che la civiltà cambiò il suo
corso. Essi furono le guide della prima umanità, e ci influen-
zano oggi attraverso l’emisfero cerebrale destro, che come
sappiamo è più incline al pensiero intuitivo, analogico e sin-
tetico, in contrapposizione con quello razionale, logico e ana-
litico dell’emisfero sinistro, dominato dagli spiriti marziani.

2. Il cuore, strumento di rigenerazione.

Ripetiamo, perché essenziale, il concetto già espresso par-


lando dell’intervento cristico nella Terra. Nella nostra esi-
stenza quotidiana, accanto alla percezione mediata dai sensi
che dà origine al pensiero razionale, le immagini del mon-
do esterno entrano nei polmoni attraverso la respirazione e
passano tramite il sangue nel cuore, dove si imprimono

158
nell’atomo-seme del corpo fisico. È la fonte della già ricorda-
ta memoria inconsapevole e della percezione im-mediata.
Il cuore è in comunione con lo spirito della Saggezza, dal
quale per via eterea riceve im-mediatamente la corrispon-
dente percezione che, lungo il nervo pneumogastrico, giunge
al cervello. Qui trova di conseguenza origine il pensiero in-
tuitivo. Essendo però la mente e il corpo emozionale succu-
bi dell’istigazione luciferina, prendono ordinariamente il so-
pravvento sull’intuizione, frustrandone i suggerimenti a van-
taggio degli elementi razionali mediati. In questo modo,
l’individualità non riesce a far breccia per dirigere quelli che
dovrebbero essere i suoi veicoli di espressione ed esperien-
za, e a reggere nel sistema nervoso i nervi motori restano gli
influssi degli spiriti luciferini, che lo esercitano per mezzo del
controllo dell’emisfero sinistro del cervello.

Quello che abbiamo ora spiegato è in fondo il male dell’uomo


moderno, incapace di ascoltare il cuore perché accecato dal
riflesso della mente e condizionato dalla percezione mediata
e dal pensiero speculativo. L’individualità tuttavia non si ar-
rende facilmente alla situazione, e se da un lato siamo presi
dall’ingannevole pensiero razionale, dall’altro essa comincia
a far entrare in gioco misure idonee capaci di fronteggiare e
risolvere la situazione, cercando di riappropriarsi del corpo
emozionale e del sistema nervoso volontario.
Caratteristica anatomica che distingue i muscoli volontari da
quelli involontari è la striatura crociata, presente nei primi ed
assente nei secondi; unica eccezione in questo è il cuore:
vediamo di comprenderne il motivo. Il cuore appartiene al
sistema nervoso involontario e lo spirito della Saggezza at-
traverso l’afflusso del sangue, che ne è l’organo fisico parti-
colare, vi prende sempre più il controllo, trasformandolo un
poco alla volta in muscolo volontario (striato). L’azione da
noi definita di “Pentecoste” sta spingendo fortemente in que-
sta direzione.
Col tempo il cuore, spinto dall’ndividualità, potrà decidere di
irrorare di sangue in misura maggiore all’emisfero destro
del cervello, quello che non viene direttamente presidiato

159
dagli influssi luciferini. Il cuore stesso, in effetti, si va lenta-
mente spostando a destra. Recenti scoperte scientifiche
hanno mostrato (con notevole sorpresa da parte dei ricerca-
tori) che nel cuore è presente una cellula finora sconosciuta,
capace di sintetizzare e liberare un tipo di elementi chimici
considerato prima di pertinenza esclusiva del cervello, che
ha la facoltà di interagire con campi elettromagnetici. Una
cellula magnetica dello stesso tipo si trova nel cervello, il che
ha fatto concludere che vi siano collegamenti elettromagne-
tici fra cuore e cervello. Ancora una volta l’esoterismo ha an-
ticipato la scienza esteriore; non solo, ma conoscendo anche
il motivo di quello che viene da quest’ultima scoperto.

Grazie allo sforzo che l’uomo compie per agire sotto la guida
del cuore, per servire gli altri, e quindi per lo sviluppo del
corpo vitale, la forza passionale non trova più nutrimento,
agendo l’uomo non già per l’egoistica soddisfazione dei sen-
si, ma per puro amore altruistico. Attraverso il terzo canale
della colonna vertebrale, il canale rachideo, inizia allora a ri-
salire la corrente spirituale creatrice non utilizzata sessual-
mente. È questa la fecondante energia che in esoterismo
viene chiamata Fuoco del Padre, capace di riconquistare
l’emisfero cerebrale sinistro, attualmente preda della passio-
nale gerarchia marziana.
Questo lavoro è stato già completamente realizzato soltanto
dalle più avanzate individualità del genere umano, che inizia-
rono con noi l’evoluzione sulla Terra fin dalla sua espulsione
dal Sole centrale. Sono esse che ora hanno assunto il compi-
to di aiutare i loro fratelli a ripercorrere lo stesso cammino
da loro inaugurato. Avendo nel modo descritto sviluppato
positivamente entrambi gli emisferi cerebrali, essi hanno la
facoltà di chiudere il cerchio della generazione, abbandonan-
do la degenerazione e praticando la rigenerazione come enti-
tà creatrici complete.

Possiamo pertanto completare lo schema che avevamo la-


sciato nella parte precedente dell’opera, con il passaggio dal-
la fase sessuata:

160
cervello

col. vertebrale

organo sessuale

femmina maschio

a quella di androgino spirituale:

piani sottili

piano materiale

La conquista di questo stato apporta un perfetto equilibrio


interiore, capace di superare tutte le differenze che attual-
mente ci costringono a fare determinate esperienze e ce ne
precludono altre, e conseguentemente ad annullare tutti i
condizionamenti, rendendo chi lo raggiungesse veramente
padrone del proprio destino, artefice in prima persona
dell’instaurarsi sulla Terra della fratellanza universale, che
è la meta del vero Cristiano interiore.

161
Ma l’aiuto decisivo, capace di darci una spinta vincente in
questa Grande Opera, è come già sappiamo quello a cui pos-
siamo noi stessi attingere, grazie all’intervento nella nostra
storia, come vedremo fra poco sotto veste nuova, dello Spi-
rito del Cristo.
Un avvertimento urge a questo punto: il sacrificio
dell’energia espressa sessualmente per utilizzarla a livello
spirituale dev’essere fatto con intelligenza: senza
l’aspirazione suggerita dal cuore e rafforzata dalla devozione
può diventare perfino pericolosa. Per spegnere il fuoco della
passione è necessario sostituirlo con un altro fuoco: quello
dell’aspirazione, miccia per accendere il Fuoco del Padre.

3. La Nuova Gerusalemme.

Delle Grandi Religioni diffuse sulla Terra, soltanto quella cri-


stiana non afferma di aspettare un Dio che deve venire, ma
uno che deve ritornare. Egli infatti si è già incarnato, ha vis-
suto nel nostro corpo di morte, è morto fisicamente ed è sa-
lito nel Regno dei Cieli, da dove dovrà tornare per instaurare
definitivamente il Suo Regno sulla Terra.
Questo è quello che la Chiesa afferma, e corrisponde effetti-
vamente agli insegnamenti del Cristianesimo Interiore.

In Isaia 14 troviamo l’astro del giorno, rappresentante Luci-


fero, che cade dal cielo, perdendo il suo trono su Babilonia
(Babel-on = porta del sole). La città di Babilonia, assisa so-
pra sette colline e dominante il mondo, simbolizza l’emisfero
cerebrale sinistro. Essa viene dunque descritta come desti-
nata a cadere e a perdere il suo regno, il suo dominio
sull’uomo.
Troviamo poi un’altra luce, che sorgerà dopo la caduta di
Babilonia e regnerà per sempre in Gerusalemme (Jer-u-
salem = terra di pace). Essa discende dal cielo, ha dodici
porte sempre aperte ed è dotata di luce propria (perciò inte-
riore, non riflessa), e rappresenta l’emisfero cerebrale de-
stro.

162
Babilonia possiamo collegarla, con le sue sette colline o posti
di osservazione, ai sette posti di osservazione presenti nel
capo, cioè ai sensi: due occhi, due orecchi, due narici e una
bocca. In altre parole, alla percezione mediata e alla comu-
nicazione.
Le dodici porte della conoscenza interiore di cui è dotata Ge-
rusalemme, città illuminata internamente, possiamo colle-
garle ai dodici nervi cranici, che ci viene annunciato saranno
sempre aperti e consapevoli. Facoltà questa, come abbiamo
visto, che non può essere esercitata restando nel piano chi-
mico, con la conseguente necessità di alternanza fra sonno e
veglia.

Abbiamo già visto che quando, per aver mangiato il frutto


dell’albero della conoscenza, i nostri progenitori furono cac-
ciati dall’Eden, vi montò a guardia un Cherubino, dotato di
spada fiammeggiante, a difesa dell’altro albero che vi si tro-
vava: “l’albero della vita”. L’uomo infatti, da quando erra nel
deserto del mondo, deve poter morire per continuare la sua
evoluzione; se egli avesse mangiato anche il frutto
dell’albero della vita, imparando come far vivere il suo corpo
senza passare attraverso la porta della morte, il suo pro-
gresso sarebbe stato pregiudicato.
Tutto ciò dobbiamo considerarlo come riservato ad un futu-
ro? Ancora una volta, ricordiamo che in esoterismo la lettura
va fatta calandola nel presente. L’eternità non riguarda un
tempo calcolato come siamo abituati a fare noi: non sarebbe
una cosa accessibile, né corretta. L’accesso all’eternità, in
verità, è sempre presente, purché cessiamo di guardare fuo-
ri, con la percezione mediata e la ragione speculativa; dob-
biamo imparare a guardare dentro, usando la percezione im-
mediata. Come già sottolineato, quest’ultima supera lo spa-
zio-tempo proprio della ragione, e ci fa approdare nei piani
spirituali, dove, di conseguenza, lo spazio-tempo è superato
dall’eterno presente: “Prima che Abramo fosse, Io sono”.
Nello spazio-tempo l’energia si consuma, sfrutta risorse e
produce scorie: siamo costretti a lottare per il pane – quello
che mangi tu lo sottrai a me; nei piani spirituali accade esat-

163
tamente il contrario, abbiamo la moltiplicazione dei pani. Più
condivido, più ho. Lì tutto è di tutti, e tutti possono sempre
accedervi; togliere significherebbe precipitare nello spazio-
tempo. Ecco la base della legge del servizio e del donare se
stessi.

I templi sono luoghi dove i popoli trovano collettivamente il


contatto con la divinità per mezzo di intermediari noti come
sacerdoti. Essi pertanto appartengono alla fase delle religioni
etniche, a guida esterna. Arte, religione e scienza costituiva-
no allora una unica disciplina della conoscenza, dettata dalla
Divinità agli uomini per tramite dei suddetti intermediari.
Anche l’architettura di quegli edifici nasconde perciò grandi
insegnamenti, ed essi sono fonte di continue meraviglie e
scoperte da parte di chi li esamina da questo punto di vista,
consapevole della loro origine. Erano divisi in vari settori, a
rappresentazione di altrettanti passaggi iniziatici nel cammi-
no verso la conoscenza. Essenzialmente possiamo rappre-
sentarceli nel seguente modo:

• L’atrio era il luogo dove aveva accesso la moltitudine, e


il suo arredo consisteva in un altare dei sacrifici, a simboliz-
zare la giustificazione e l’obbedienza quali modi pubblici per
accedere al resto del tempio, al quale faceva seguito la va-
sca di purificazione, dove, sempre pubblicamente, avveniva
il rito del lavaggio da parte dei sacerdoti, a simbolizzare il
passo successivo all’obbedienza, necessario per entrare nel
tempio vero e proprio, cioè la consacrazione dell’esistenza ai
dettami divini.
• Il propiziatorio, dove entravano i sacerdoti, che era ar-
redato dall’altare dell’incenso, simbolo della fragranza pro-
dotta dal servizio ai fratelli, dalla cesta delle offerte del lavo-
ro effettuato nel mondo, e dal candelabro che lo illuminava.
• Il santuario, al quale era ammesso solo il massimo sa-
cerdote una volta all’anno, per entrare in comunione diret-
tamente con la Divinità. Questa camera non era illuminata, a
simbolizzare la facoltà da parte di chi vi entrava di aver su-
perato la necessità di una fonte esterna di illuminazione, per

164
averla sviluppata interiormente. Questa camera era divisa
dalla precedente da un velo, ad impedire a chiunque altro di
entrare.
Nel mitico tempio di Re Salomone, ritroviamo raffigurati due
Cherubini, ma al posto della spada fiammeggiante portano in
grembo un fiore. Questo simbolo, il fiore, ha un significato
molto profondo da scoprire: appartiene al regno vegetale, e
spesso in esoterismo l’uomo viene considerato come pianta
rovesciata. Se confrontiamo l’uomo alla pianta, infatti, ve-
diamo che il primo assume il nutrimento dall’alto e lo fa
scendere in basso nella circolazione del sangue, mentre la
pianta lo assimila dalle radici e la linfa sale lungo il tronco;
l’uomo inspira il benefico ossigeno, lo brucia ed esala la mor-
tale anidride carbonica, mentre la pianta introduce anidride
carbonica ed emette ossigeno; la pianta mostra la sua parte
più bella, cioè l’organo generatore, il fiore, alla luce del sole,
mentre l’uomo non può certo fare altrettanto, e lo nasconde
verso il basso. Il fiore appare spesso a raffigurazione della
pianta che lo produce, mentre l’uomo a rappresentazione di
se stesso (ad esempio nei documenti di identificazione) uti-
lizza un’altra parte del corpo: quella opposta, il capo.
Il fiore nelle mani dei Cherubini rappresenta perciò la purez-
za, e vuole indicare che essa è la chiave per entrare nel
tempio interiore. Esso sostituisce la spada fiammeggiante
che scendeva verso il basso, e indica la via per il ritorno alla
riconquista dell’albero della vita: la colonna vertebrale illu-
minata dal Fuoco del Padre.

Una volta entrati nel Tempio Interiore, troviamo l’altare dei


sacrifici dove dobbiamo sacrificare la carne e lavare la nostra
anima nel lavacro, per poter quindi cercare l’ingresso del
tempio, e la luce della preghiera con le offerte del nostro la-
voro per gli altri improvvisamente ci mostreranno il cammi-
no. Qui sperimenteremo il servizio, dedicandoci agli altri di-
sinteressatamente. Sarà proprio questo lavoro che ci per-
metterà di far salire poco per volta il Fuoco del Padre, e a
preparare lo sviluppo positivo di entrambi gli emisferi cere-
brali: potremo allora celebrare le nozze interiori, poiché sa-

165
remo dotati del veicolo della rigenerazione, frutto dello svi-
luppo della parte più elevata del corpo vitale, slegata dal fisi-
co: il luminoso corpo radioso. Entreremo allora nel santua-
rio, giacché non avremo più bisogno di una luce esteriore
che ci illumini il cammino, avendo sviluppato la percezione
interiore, la luce diretta rappresentata dalla Nuova Gerusa-
lemme, che avrà soppiantato quella riflessa.
Il corpo radioso è stato anche definito “pietra filosofale”, e
nella tradizione esoterica è rappresentato come un diamante
o un rubino, secondo il carattere occultistico o mistico di chi
lo ottiene, con la facoltà di trasformare il piombo del corpo
materiale nell’oro che lo contraddistingue.

Il primo essere umano a completare il corpo radioso nella vi-


ta terrena fu Gesù, dopo avere ceduto il vitale e il fisico al
Cristo.
Il corpo fisico venne disintegrato dalle potenti vibrazioni so-
lari del Cristo, tre giorni dopo il sacrificio della croce. Risulta-
to fu l’immagine di energia radiante impressasi sul lenzuolo
che lo avvolgeva: la sindone. Recenti indagini hanno verifi-
cato come questa immagine, oltre ad essere stata impressa
come una radiazione nel lenzuolo con un procedimento che
nemmeno la scienza più progredita saprebbe riprodurre, si
mostra come un’immagine in altorilievo nella raffigurazione
della parte frontale del corpo, e un bassorilievo nella parte
posteriore; proprio come la stessa fosse stata impressa da
una radiazione proveniente dalla sezione mediana del corpo
che l’ha causata. È per noi una ulteriore verifica
dell’autenticità della sua attribuzione al corpo di Gesù, disin-
tegratosi nel momento in cui fu lasciato all’azione della natu-
ra sotto le immani vibrazioni solari del Cristo, quando questi
ha abbandonato il corpo inanimato di Gesù.

166
Il vitale più legato al piano chimico – che ha come scopo il
mantenimento del corpo fisico – deve essere conservato per
il ritorno, come abbiamo detto, del Cristo.
Il vitale superiore formò, nei tre anni in cui fu a contatto e
abitato dal Cristo stesso, il corpo radioso, apparso in tutto il
suo splendore nel fenomeno della Trasfigurazione. Detto
veicolo fu restituito all’entità di Gesù.
Quando anche un numero sufficiente di esseri umani avrà
raggiunto lo sviluppo del corpo radioso, allora il piano fisico e
la morte e il dolore che ne sono conseguenza, comincerà ad
essere abbandonato, e noi potremo continuare la nostra e-
sperienza nel piano etereo, laddove, quindi, potremo vedere
il Cristo, che sarà pertanto ritornato per incontrarci, come
dice il Vangelo, “fra le nubi”. Sarà questa la Nuova Gerusa-
lemme.

Gli ostacolatori del progresso regolare tramano perché que-


sto avvenimento ineluttabile sia sempre più ritardato, e uti-
lizzano lusinghe (gli Spiriti Luciferini) e paure (gli Spiriti Te-
nebrosi) per i loro scopi, aumentando a dismisura i dolori
dell’umanità. Utilizzano tutti i mezzi che si mostrino atti allo
scopo, e al giorno d’oggi qualsiasi azione, più o meno mani-
festa, che tenti di impedire il libero, autonomo e incondizio-
nato pensiero dell’uomo è sintomo di questo loro agire, del
quale dobbiamo a tutti i costi liberarci. E possiamo farlo solo
individualmente, “pensando con la nostra testa” e liberando-
ci così da qualsiasi condizionamento, anche quanto si trave-
stisse, come spesso fa, da portatore di libertà.

167
168
FISIOLOGIA OCCULTA

1. I principali centri di forza.

Prima di esaminare il significato che assumono per


l’interiorità di ciascuno le esperienze del Grande Spirito che
noi chiamiamo il Cristo, ossia il racconto evangelico, faccia-
mo brevemente la conoscenza degli strumenti sottili che ci
permettono di percepire ed esprimerci ad un livello superiore
a quello semplicemente fisico. Ricorderemo che il diverso
numero e la diversa qualità dei veicoli di cui come uomini
siamo dotati (e che andiamo sviluppando nell’evoluzione) è
quanto ci distingue dagli animali e dalle altre ondate di vita.
Questi veicoli sottili sono più semplici, perché meno svilup-
pati, avendo iniziato più tardi la loro evoluzione, rispetto al
fisico. Tuttavia essi pure sono dotati di organi, cioè di parti-
colari funzioni localizzate, che consentono loro di agire posi-
tivamente, a seconda della natura che esprimono.
Non ci sorprenderà apprendere che il corpo vitale è molto più
organizzato rispetto a quello emozionale, avendo il primo i-
niziato la sua evoluzione nel periodo del Sole, mentre il se-
condo la iniziò nel più recente periodo della Luna. La mente
è per il momento solo un insieme di sostanza del piano men-
tale specializzata per un singolo individuo, ma quasi comple-
tamente disorganizzata; gli esercizi qui proposti hanno fra
l’altro anche lo scopo di aiutare questo importantissimo vei-
colo ad accelerare il suo sviluppo.

L’insieme dei veicoli sottili è ciò che in esoterismo viene de-


nominato come l’aura. Appena si comincia a sviluppare una
certa percezione interiore, le immagini del piano etereo si
presentano all’osservazione; in base a quanto abbiamo detto

169
fino a questo punto, risulterà chiaro che queste immagini
non sono che un primo abbozzo della vera chiaroveggenza, e
se queste non sono accompagnate da un minimo di cono-
scenza, possono indurre in inganno il loro sperimentatore.
Come non può essere sufficiente a conoscere bene il piano
fisico il semplice fatto di percepirlo, lo stesso dicasi per i pia-
ni sottili, dove, anzi, la mobilità e la velocità sono infinita-
mente più rapide, e dove quindi più facilmente siamo sog-
getti a cattive interpretazioni. Inoltre, percepire qualcosa in
una dimensione, non significa che non ci siano altre cose che
ancora non arriviamo a vedere. Ecco un altro motivo che
giustifica, in questi tempi in cui la sensibilità verso queste
percezioni si va affinando, il diffondersi dei nostri insegna-
menti.
Si può proprio dire che l’uomo spirituale, l’individualità, abiti
il corpo fisico nella colonna vertebrale. Da essa infatti si di-
partono i suoi organi sottili, o centri di forza (detti anche
“chakra”) che stiamo esaminando; il loro compito è quello di
permettere la comunicazione fra i vari veicoli, consentendo,
ad esempio, al fisico, di ricevere la vitalità dal vitale, e così
via. Se potessimo vedere come il chiaroveggente una sezio-
ne in profilo dell’uomo, vedremmo che dalla colonna verte-
brale, albero della vita, si dipartono come diversi rami di dif-
ferenti energie, che terminano alla superficie del vitale a-
prendosi come tanti fiori verso l’esterno. Questi fiori sono i
centri di forza, roteano più o meno vorticosamente e appaio-
no diversamente luminosi e colorati e diversamente svilup-
pati, a seconda della natura che rappresentano e dello svi-
luppo dell’individuo, che quindi li caratterizza e del quale
possono indicare il livello di evoluzione.

Se esaminiamo un vortice, e ne seguiamo il percorso par-


tendo dall'esterno verso l'interno, e supponiamo che quello
che stiamo guardando giri in senso orario, come il seguente,

170
dopodiché guardiamo lo stesso da dietro (ad esempio, in tra-
sparenza di questo foglio), troveremo che le frecce seguono
ora il percorso in senso opposto, nel nostro esempio quello
antiorario. D'altra parte, se ne seguiamo il senso antiorario
dall'esterno all'interno, per poi risalire dal centro, cioè dal-
l'interno all'esterno, ci ritroviamo in un senso orario.
Avremo così schematicamente trovato un modo per illustrare
la differenza fra un polo positivo (quello orario) e uno nega-
tivo (l'antiorario). Il polo negativo riceve dall'esterno, ve-
nendone influenzato, quello positivo emette all'esterno, in-
fluenzando.
I centri di forza dell'uomo che si trovano sotto il diaframma
sono di natura negativa. Se osserviamo gli abiti che indos-
siamo a contatto con la pelle, in corrispondenza di detti cen-
tri troveremo facilmente dei filamenti di abiti esterni, attirati
all'interno; oppure nell'ombelico stesso troviamo altri fila-
menti di cotone, avvolti a spirale, provenienti dalla bianche-
ria con cui è in contatto.
La direzione evolutiva è quella di superare la fase passi-
va/indotta, per conquistare sempre più la fase atti-
va/positiva. Quindi dovremo trasferire le energie indotte
proprie dei centri sotto il diaframma, in quelli superiori, e
trasformarle in energie autonome, cioè ottenute grazie ad
uno sforzo autonomo, individuale e consapevole. In queste
ultime cioè il centro di gravità non è più quello planetario o
macrocosmico (che ci prende dall’esterno), ma è divenuto
quello interiore, o microcosmico.

171
Non dobbiamo quindi raffigurarci l’aura e i suoi centri di for-
za come un’idea vaga, ma come una realtà con effettivo po-
tere ed obbediente a leggi ben precise. Quando, per fare un
esempio, esaminiamo una mappa astrologica, e diciamo che
una determinata persona ha sviluppato una certa capacità, o
è ostacolata in qualche rapporto, queste cose rappresentano
le linee di forza effettivamente presenti nella sua aura, e vi-
sibili ad una percezione interiore. Se ci sentiamo attratti da
un’altra persona, o respinti, queste emozioni possono veder-
si nella nostra aura, come un reale movimento che la avvici-
na o allontana rispetto all’aura di quella persona.
Abbiamo, d’altra parte, visto come il sistema nervoso costi-
tuisca l’insieme dei canali delle forze formatrici del nostro
organismo, provenienti da Gerarchie di diverso grado. Esiste
un’altra classe di organi, che hanno il compito di regolatori
nella distribuzione di quelle stesse forze: le ghiandole en-
docrine, che sono perciò importantissime dal punto di vista
dello sviluppo spirituale, perché sono gli strumenti che
l’individualità e le Gerarchie usano per promuovere anche il
nostro futuro sviluppo. Queste ghiandole non sono altro che i
punti nel nostro corpo, collegati coi centri di forza, dove le
singole Gerarchie hanno incentrato il loro lavoro, dai quali le
forze che compongono l'aura si dipartono, essendo l'aura il
risultato dell’azione di quelle correnti, specializzate nella no-
stra sfera individuale d’azione. Erano queste correnti che gli
yogi cercavano di contattare, e consigliavano di visualizzare.

Esaminiamo nello schema che segue questi centri di forza e


la loro relazione con le ghiandole endocrine, e con il piano di
vita corrispondente che gli stessi canalizzano:

172
Posizione
Piano di
Centro di Ghiandola nella
connessione
forza corrispondente colonna
del vortice
vertebrale
Coronale Epifisi Cranio Sp. Volontà
Frontale Ipofisi I cervicale Sp. Saggezza
Laringeo Tiroide III cervicale Sp. Attività
Cardiaco Timo VIII cervicale Mentale
Solare Milza VIII toracica Astrale sup.
Sacrale Gonadi IV sacrale Astrale infer.
Radicale Surrenali I lombare Etereo

Il progresso nel cammino dello sviluppo, porta poco per volta


ad un risveglio dei centri superiori, che solitamente sono,
nell’uomo ordinario, quasi inattivi. Mentre i due centri più
bassi, il radicale e il sacrale, sono legati alla vita materiale e
ai processi fisiologici, i due centri più elevati, il coronale e il
frontale, rappresentano la meta da raggiungere: è la loro at-
tivazione che dà la potenzialità necessaria all’iniziazione e
all’acquisizione delle facoltà spirituali nell’uomo. Essi corri-
spondono allo sviluppo già esaminato dei due emisferi cere-
brali, e in alcuni templi antichi sono rappresentati nel san-
tuario con una divisione in senso verticale dello stesso, che
mostra così una camera destra e una camera sinistra. I tre
rimanenti centri, il laringeo, il cardiaco e il solare, sono legati
alla personalità e alla vita dell’anima.

Posto quindi che il cervello, da strumento dello spirito è di-


ventato succube della personalità, il cuore, grazie all’azione
del Cristo, sta destandosi all’impulso spirituale. Quando esso
si desti, le energie dei tre centri di forza ad esso inferiori
cominciano a risalire e, purificati dallo sperpero che ordina-
riamente subiscono, portano la loro attività a ricongiungersi
con i centri superiori, ai quali sono evolutivamente connessi.
È di moda oggi parlare di chakra, e quasi sempre viene de-
scritto come un bene il raggiungimento dell’equilibrio (“aper-
tura”) di tutti e sette questi centri principali. Ma non si può
173
disgiungere questa analisi da una conoscenza dell’evoluzione
passata e, soprattutto, futura dell’uomo. Certo, piuttosto che
un’attività di tipo animalesco, nella quale i centri inferiori
annichiliscono del tutto quelli superiori, è preferibile una mo-
desta, ma “equilibrata” azione di tutti, secondo l’idea che la
virtù, come si dice, si trovi nel mezzo. In realtà ciò si può
forse meglio definire come una mediocrità.
Dobbiamo coltivare una tensione, spinta dall’aspirazione,
che, superato il mediocre equilibrio, ci apra le porte verso il
futuro che ci è destinato, attraverso il risveglio dei centri su-
periori, porta verso la Nuova Gerusalemme.

Se guardiamo con la vista spirituale il corpo emozionale, no-


tiamo in esso dei vortici ben localizzati. Il corpo emozionale
non è, come abbiamo visto, così organizzato al suo interno
come lo è il fisico e il vitale (assomiglia ad un ovoide che cir-
conda tutto il fisico), e la sostanza che lo forma si sposta in
continuazione da un capo all’altro dell’ovoide medesimo.
Questi vortici rimangono tuttavia sempre nello stesso punto,
in corrispondenza a determinati luoghi del corpo fisico.
Nelle persone che non hanno una particolare attività spiri-
tuale, questi vortici sono quasi fermi ed esprimono ben poca
energia. In chi invece ha iniziato a risvegliarli, essi assumono
una dimensione e una velocità anche ragguardevoli. Tutta-
via, possono vorticare in due diverse direzioni: nell’individuo
che si sviluppa per mezzo di correnti indotte, delle quali non
è padrone, ma anzi spesso schiavo, girano in senso anti-
orario, seguendo il pianeta nel quale viviamo, ad indicarne la
negatività di sviluppo e la prevalenza delle correnti centripe-
te. Nel Cristiano Interiore, invece, le correnti girano in senso
centrifugo, caratterizzato proprio dalla positività che discen-
de da uno sviluppo della propria spiritualità, dell’in-
dividualità che agisce nei propri veicoli, i vortici del corpo
emozionale girano in senso orario.
Tutti i veicoli sottili sono a loro volta connessi al corpo fisico
attraverso quello vitale, che è unito ad esso in alcuni punti
precisi, i più importanti dei quali sono la testa, le palme delle

174
mani e i piedi, a raffigurare quella simbologia che per questo
motivo mostra l’uomo spirituale come una stella luminosa.

2. Il Fuoco del Padre.

Quella che viene volgarmente chiamata la costola di Adamo,


la possiamo trovare nel cervello umano, frutto della divisione
dell’energia creatrice avvenuta nell’epoca atlantidea.
All’interno del cervello, infatti, in una posizione ancora più
protetta e inaccessibile del cuore stesso, esistono due minu-
scole ghiandole endocrine, la cui forma ricorda vagamente
due organi sessuali, uno maschile e uno femminile. Anch’essi
sono il risultato della separazione dell’energia, e la loro sepa-
razione rese impossibile il contatto con i piani invisibili.
Questi due organi sono l’epìfisi e l’ipòfisi. Ripristinare il
contatto energetico fra queste due ghiandole è il lavoro che
l’iniziato si propone per celebrare quello che viene definito il
matrimonio interiore.
Poter esaminare il funzionamento del corpo umano con lo
sguardo chiaroveggente, è l’unico modo per riuscire a veder-
lo in funzione, e talvolta ci può causare alcune sorprese. Co-
loro che hanno la possibilità di farlo infatti, dicono che il san-
gue, nella sua più profonda circolazione all’interno del corpo,
in prossimità della colonna vertebrale, non è affatto un liqui-
do, ma un fluido molto prossimo all’etere. Appena viene a
contatto con l’esterno esso si condensa, e perciò a noi appa-
re sempre liquido e con la percezione dei sensi ci risulta im-
possibile vederne la consistenza nell’interno dell’organismo;
esso in realtà in essenza è un gas.
Una vita pura in tutti i sensi, compresa l’alimentazione e il
controllo dell’energia creatrice effettuato grazie ad una pro-
fonda aspirazione spirituale, rende più eterea quella sostan-
za che scorre lungo il canale vertebrale e di una luminosità
di colori impossibili da descrivere con termini materiali. Que-
sta sostanza sale fino alla testa al bulbo rachideo e soprat-
tutto nei momenti di meditazione la sua parte più sottile e
luminosa si vede salire al IV ventricolo, dove diviene incan-

175
descente ed è assorbita dall’epìfisi, che subisce anche una
metamorfosi fisica, aumentando di volume e prolungandosi
verso l’ipòfisi. Questo gas purissimo e luminosissimo si lancia
allora come un ponte verso l’ipòfisi, e ripristina il collega-
mento edenico, ponendo in vibrazione le due ghiandole e ot-
tenendone il potere spirituale tanto sperato. È l’albero della
vita riconquistato!

Avvertimento per il ricercatore: abbandonare l’“io”, lasciarsi


trasportare dalle sensazioni e dalle emozioni, è pericoloso e
pregiudizievole per chi si avvia sul sentiero spirituale. È ne-
cessario che il passaggio attraverso lo sviluppo della mente
venga svolto pienamente; non basta accontentarsi delle sen-
sazioni: dobbiamo strutturare le nostre convinzioni in modo
razionale, prima di poter attingere all’intuizione. Il passaggio
deve avvenire correttamente, da istintivo a razionale dap-
prima, e solo poi da razionale a intuitivo.
Il contatto con lo spirito, l’unione fra mente e cuore, può
realizzarsi a condizione che sia l’“io sono” interiore ad averlo
realizzato, e ciò è possibile quando il pensiero che fa da tra-
mite sia il “nostro”. Il rischio è quello di frustrare l’azione del
Cristo evitando di passare attraverso il filtro del pensiero,
cosa che può aprire il varco a volontà diverse, che trovano
terreno fertile e facilmente modellabile in quanto non strut-
turato e pronto a valutare criticamente. Così facendo, rima-
niamo a livello emozionale, e non di “io”, pronti ad essere
sballottati in tutte le direzioni. Rimaniamo al livello istintivo,
cioè guidati da una fonte esterna, ma ora in modo patologi-
co, supponendo invece di guidarci e scegliere da noi stessi.
Il Cristiano Interiore è un individuo maturo, che ha fatto un
lavoro dentro di sé, valutato e soppesato criticamente e ra-
zionalmente, ed è perciò pronto a compiere il passo ulterio-
re, verso cui si avvia con l’intenzione di proseguire un cam-
mino che considera già iniziato, con la consapevolezza che
sta per aprirsi davanti a lui un mondo nuovo ed inesplorato,
ma che non contraddice i principi che già ha imparato a co-
noscere.

176
IL VANGELO INTERIORE

1. L’immacolata concezione.

Il Vangelo è la buona novella (tale è il significato della paro-


la) che annuncia un progetto di salvezza e d’amore rivolto a
ciascuno di noi.
Ci sono due modi di coglierlo: continuare a delegare al Cristo
cosmico l’opera di trasmutazione delle energie prodotte dalle
nostre azioni, cosa che ci rende ancora sottomessi alla legge
di conseguenza, oppure prendere in mano il nostro destino
e, col Suo aiuto, iniziare a percorrere il sentiero della rigene-
razione. Questo è il vero risultato che il suo intervento at-
tende: Egli ha bisogno di noi per completare la sua opera. In
altre parole, questo progetto lo possiamo definire una
scommessa: lo Spirito del Cristo si è inserito nella nostra
storia, la sta sorreggendo, ma nella nostra autonomia siamo
liberi di accelerarne o rallentarne il tempo necessario. Egli
non può cessare le sue sofferenze, il dono che ci offre, se noi
non gli andiamo incontro, facendo la nostra parte.

Nelle religioni antiche, della Antica Alleanza, Dio si presenta-


va dall’alto, dall’esterno, nella Gloria dei Cieli, dando prova
del suo potere per mezzo di segni straordinari e miracolosi,
obbligando all’obbedienza.
Nel Vangelo, invece, abbiamo visto il bambino nascere pove-
ro, al freddo e in una grotta buia, dopo che i suoi genitori
avevano invano chiesto asilo per la notte. Questo racconto,
come già sappiamo, nasconde un profondo insegnamento: la
vita e le opere del protagonista non sono soltanto un reso-
conto storico (più o meno fedele ai fatti), ma piuttosto un
formulario iniziatico, ossia un elenco e una spiegazione dei

177
passaggi evolutivi che ciascuno di noi, dopo l’avvento del
Cristo nella storia umana, può percorrere, se si incammina
sulla strada dello sviluppo spirituale.

La nostra mentalità razionale a questo punto insorgerà, di-


cendo: “Ma allora, se non è che un programma iniziatico, il
racconto in sé non è reale, ma simbolico, volendo solo indi-
care, per analogia, questo percorso.” Il pensiero razionale è
frutto dell’inserimento della sostanza mentale nel piano fisi-
co-chimico, e ciò che conosce è pertanto legato allo spazio-
tempo e ai suoi limiti; è questo il motivo per cui si esprime
nel modo suddetto: esso non sa concepire qualcosa di diver-
so da quanto in quella dimensione si può percepire. Nella re-
altà, quando dicemmo che la legge deve venire interiorizza-
ta, tanto da identificarci con essa, ciò nascondeva il fatto che
noi ci saremmo espressi, ciascuno al proprio livello, attraver-
so la legge.
La vita del Cristo, pertanto, non possiamo limitarci a vederla
come l’esistenza di una singola persona, ma, proprio per la
Sua altezza, come l’incarnazione, la resa visibile, del cammi-
no secondo la legge, non più succube della stessa, ma uno
con essa. Il Cristo si muove con la legge, perché Egli è la
Legge.

Apparirà ancora più chiaro questo concetto se esaminiamo


l’immacolata concezione con una lente astronomica.
L’avvento cristico salvò l’umanità permettendole di continua-
re ad abitare un pianeta che gira alla giusta distanza dal So-
le, evitandole cioè una notte cosmica senza la speranza di
un’alba futura. Non è che prima di questo avvento il proble-
ma non ci fosse: i Salvatori sono ricorrenti, e con caratteri-
stiche analoghe, nella nostra evoluzione. La novità consiste
nel fatto che avendo rifiutato il supporto jehovitico, questa
volta è iniziato un lavoro che, in prospettiva, contempla la
nostra attiva partecipazione, con l’aspettativa di vedere
l’umanità capace di sostituire il raggio cristico (che sostiene
finora la conseguenza di quel rifiuto) ed emanciparsi da es-
so, prendendo, come è giusto, sulle proprie spalle il pianeta

178
che abita. Più in piccolo, ogni anno, d’inverno, quando il Sole
cessa di allontanarsi (non già fisicamente, ma nei suoi effetti
benefici - che è ciò che conta - per i popoli dell’emisfero
nord) dalla Terra, nel periodo più freddo dell’anno, avendo
esso cominciato ad elevarsi verso l’equatore, troviamo il se-
gno zodiacale della Vergine a oriente, cioè nel grado di na-
scita, che in astrologia si definisce Ascendente.
Pertanto il Sole, il Salvatore dell’umanità, nasce dalla Vergi-
ne nella notte fra il 24 e il 25 dicembre.

La nascita di un Salvatore dalla Vergine, quindi, non è un


fatto unico o isolato, ma risponde ad una legge cosmica, e le
grandi entità che hanno saputo identificarsi con la legge se-
guono lo stesso percorso narrato nei Vangeli per la nascita
del Cristo.
Possiamo interiorizzare questo insegnamento. La verginità,
in realtà, non ha tanto valore come un particolare stato fisi-
co; dal punto di vista spirituale ciò che conta è la qualità
dell’anima: una verginità morale che concepisce in purezza.
Di una persona (sia uomo che donna) vergine fisicamente,
ma con pensieri e desideri amorali, lo Spirito non può farse-
ne nulla.
Quando, prima di iniziare il processo della nascita, la nostra
individualità sceglie il destino della sua futura esistenza, sce-
glie anche i genitori. Questa scelta è diretta da determinate
leggi, che tendono ad unire individualità che sono ad un li-
vello analogo di evoluzione, in modo di permettere a tutte di
esprimersi anche fisicamente nel modo adeguato. Per que-
sto, la nascita dei Salvatori dell’umanità da una Vergine e da
un Costruttore rappresenta un fatto reale, ricorrente nella
storia dell’uomo. Giuseppe, infatti, non era un semplice fale-
gname, ma un “tekton”, cioè un Costruttore nel senso inizia-
tico, cioè collaboratore dell’opera divina.

Raramente chi intraprende un cammino spirituale di questo


livello è ai suoi primi passi sul sentiero: egli sta riprendendo
un percorso già iniziato, e anche la sua nascita contempla il
tipo di esperienza adatto.

179
Il simbolo della grotta tuttavia indica che la nascita del Cri-
sto interiore deve avvenire in seguito ad un lavoro che
dobbiamo intraprendere, partendo dalla situazione di igno-
ranza, povertà e oscurità della nostra anima, per far piano
piano crescere il bambino spirituale che è in noi innalzando
le energie verso i tre centri di forza superiori. Allora, anche
gli Angeli canteranno il loro “Osanna” ad un altro uomo di
buona volontà.
Abbiamo già accennato al significato simbolico di Giuseppe
(la ragione) e di Maria (l'intuizione). Maria viene spesso di-
pinta con una sfera, o la Luna, posta ai suoi piedi mentre sta
schiacciando un serpente: ciò rappresenta l'anima/intuizione
che, sottoponendo le pulsioni degenerative del corpo tene-
broso (vitale + emozionale inferiore), acquista il dominio sul-
l'impulso sessuale permettendo l'elevazione della forza crea-
trice lungo la colonna vertebrale-albero della vita, primo
passo verso la nascita del Cristo interiore con lo sviluppo del
corpo radioso.

2. I gradini sul sentiero.

Il battesimo è sempre stato il simbolo della discesa dello


spirito. Dal punto di vista evolutivo-collettivo l’umanità ha ri-
cevuto il suo battesimo nell’epoca Atlantidea, quando, con la
nascita della mente, lo spirito è entrato in ciascun individuo,
nei propri veicoli, abitandoli e iniziando a dirigerli interior-
mente. Esso è perciò sempre stato legato all’inizio di una
carriera spirituale.
Nel cammino iniziatico il battesimo corrisponde ad una ben
precisa esperienza di discesa dello spirito, che dona la facol-
tà di una consapevolezza cosmica, che rende partecipe chi la
sperimenta di una partecipazione, di una comprensione glo-
bale e totale, sentendosi in sintonia (e perciò risentendo di
quello che vi avviene) con tutto l’universo. Nel nostro lin-
guaggio, rendendosi sensibile alla percezione im-mediata ed
entrando, quindi, in comunione con tutto quanto lo circonda,
o meglio, in cui è immerso. La sua coscienza abbraccia tutto

180
e tutti. Non avrà bisogno di spiegazioni teoriche e ragiona-
menti, perché intuitivamente il cuore saprà come stanno le
cose.
Nella discesa dello spirito per abitare i suoi veicoli, esso ini-
zia dalla testa: è la situazione attuale, nella quale la consa-
pevolezza è solo razionale; dovrà quindi successivamente
proseguire verso il cuore, che diventerà allora strumento di
conoscenza consapevole. Finalmente, giunto al livello dell'i-
stinto, avremo conquistato il potere, divenendo consapevoli
delle leggi di natura, che saranno sottomesse alla nostra vo-
lontà. Tutto questo, se il percorso evolutivo sarà diretto fino
all'ultima fase nella direzione armonica con le Leggi Cosmi-
che.
Nell’iniziazione antica il battesimo era simbolizzato con il la-
vacro del tempio. L’acqua infatti, elemento lunare jehovitico,
è il mezzo che le Chiese usano per tenere insieme i propri
fedeli.
Nell’iniziazione cristiana il vero battesimo è quello di spirito,
quando l’individualità accede alla consapevolezza dell’uomo,
donandogli quel sentimento cosmico che troviamo sopra de-
scritto. Il Sole è allora entrato in lui, ed egli sentirà ardente il
desiderio di alleviare le sofferenze di chiunque, senza alcuna
considerazione di tipo discriminatorio. Il fuoco dell’aspirazio-
ne comincerà a bruciare in lui. Diventerà così un collaborato-
re nell’opera del Cristo per la salvezza del genere umano e
degli altri abitanti della Terra.

Certamente, tutto questo non può avvenire dall’oggi al do-


mani! L’epoca Ariana è anche nota come l’era dell’arcoba-
leno, perché appena si dissolse la nebbia dell’Atlantide, e
l’arca toccò la terra, comparve l’arcobaleno, come simbolo
dell’atmosfera asciutta e inizio di un periodo di alternanza;
allo stesso modo noi siamo ora in balìa delle emozioni e ri-
sentiamo dell’incostante andamento del pendolo. È inevitabi-
le che, nelle esperienze spirituali, passiamo da momenti di
grande esaltazione ed impegno, ad altri di scoramento e de-
lusione, nei quali ci sembra di aver perso tutto quello che,
così prezioso, avevamo conquistato. Quando la mente pren-

181
derà il sopravvento sul cuore, allora chiederà spietatamente
le risposte logiche, senza le quali ci sentiremo smarriti, e
quello che prima appariva fuori discussione, ora crolla come
un castello di carte. Non è così, e per quanto emotivamente
ciò possa apparire vero, dobbiamo convincerci che il punto
più in basso altro non è che la rincorsa che il pendolo effet-
tua per lanciarsi di nuovo verso l’alto.
È talmente sublime ciò che prova il ricercatore nei momenti
di comunione col tutto, che gli può sembrare anche troppo
forte per lui, quasi insostenibile, e comunque impossibile a
viverlo nella solita routine quotidiana: è allora che può ten-
dere ad allontanarsi, a isolarsi per andare nel deserto. Per
quanto gli riguarda, egli non sente il bisogno di nulla di ma-
teriale. Anche se fosse soggetto alle tentazioni, risultereb-
bero inutili e sterili, perché non troverebbero nessun deside-
rio disposto a soddisfarle.
Anzi, il sentimento di comunione con gli altri induce a non
considerare nemmeno l’idea di agire per egoismo, ma sug-
gerisce di agire esclusivamente per nutrire la moltitudine,
come era simbolizzato dalla cesta del propiziatorio nell’antico
tempio.
Quando infine, più avanti, avremo imparato ad equilibrare il
cuore con la mente, come l’iniziazione cristiana si propone,
allora anche l’alternanza scomparirà, e nuovi poteri spirituali
si svilupperanno: potremo anche tramutare le pietre in oro,
o vegetali in cibo, ma non lo faremo mai per salvare, arric-
chire o nutrire noi stessi.

È proprio la vittoria conseguita sulle tentazioni a permettere


la crescita di un potere prodigioso, che si traduce nel ripristi-
no delle correnti energetiche precedenti alla caduta nella
materia. Lo spirito che abita il corpo aumenta la sua capacità
espressiva sullo stesso; così come possiamo notare esami-
nando anche solo esteriormente i veicoli fisici delle varie raz-
ze, una loro evoluzione e un progressivo affinamento di sen-
sibilità ha luogo, e un ulteriore progresso riserva, come ov-
vio, il futuro. La carne soggiace allora allo spirito, e ne viene

182
modellata e alterata. Il corpo si va facendo sempre più deli-
cato, fino a divenire quasi trasparente.
Quando il corpo radioso sarà sufficientemente sviluppato,
esso illuminerà il fisico e trasparirà in esso. La trasfigura-
zione è più volte ricorsa nei grandi uomini noti dalla storia
della spiritualità, come nel volto di Mosé, nel corpo del Bud-
dha e nei veicoli di Gesù, trasfigurati dalla potenza del Cri-
sto. È quanto anche noi dovremo fare, sviluppando il Cristo
Interiore: allora il Fuoco del Padre sarà salito lungo la colon-
na vertebrale, fino a raggiungere gli emisferi cerebrali e a
connettere epìfisi ed ipòfisi. A seconda del temperamento,
questo Fuoco salirà di preferenza lungo la parte del midollo
spinale governata da Jahvè, se apparteniamo al tempera-
mento del cuore, oppure lungo la parte opposta nel caso ap-
parteniamo al temperamento della mente. In ogni caso il
corpo si trasforma nella pietra vivente ricordata dalla Bib-
bia, le cui facoltà saranno al servizio dell’umanità intera. Non
sarà più possibile a questo punto l’isolamento, tanto i senti-
menti di amore e compassione spingeranno con forza a ser-
vire il prossimo, chiunque egli sia, e tanto una simile presen-
za attirerà chi ne sente il bisogno verso questa sorgente di
vita eterna. Quando, all’apice dell’ascesa, avviene il comple-
tamento del processo di rigenerazione, gli estremi si toccano
e si fondono, motivo per cui non ci sarà più distinzione di
temperamento, e raggiungeremo il perfetto equilibrio e il
massimo potere e conoscenza.

Man mano che avanziamo sul sentiero, realizziamo una cre-


scente consapevolezza di quanto ci circonda e in cui siamo
inseriti, ampliandone anche i confini.
Nella esistenza ordinaria noi ci cibiamo dei veicoli apparte-
nenti alle ondate di vita inferiori alla nostra. È un segno della
degenerazione che, attualmente, ci è impossibile eliminare
completamente: non solo per quanto riguarda il cibo, ma per
tutte le nostre attività, compresa quella che in questo mo-
mento il lettore e chi scrive stiamo facendo: pensare. Anche
il pensiero infatti concorre ad uccidere cellule.

183
Questo tipo di attività è quella che brucia e consuma ener-
gie, produce scorie e ci fa esalare la mortale anidride carbo-
nica, il tutto concorrendo alla nostra quotidiana vita impron-
tata all’egoistico utilitarismo. Nell’antico tempio ciò veniva
simbolizzato dall’altare dei sacrifici, perché per progredire ci
vediamo costretti a sacrificare alla nostra altre vite (legge di
selezione naturale).
Se iniziamo a fare degli sforzi per ridurre al minimo questa
attività distruttiva, seguendo quella più evoluta consapevo-
lezza sopra richiamata, arriviamo al punto in cui detta situa-
zione comincia a CAPOVOLGERSI, facendoci uscire da quella
situazione di consapevolezza mediata che viene anche chia-
mata peccato originale. Iniziamo allora a sacrificare (cioè a
rendere sacri) noi stessi per gli altri, a porgere l’altra guan-
cia, ad amare il nostro nemico, a non farci irretire da un giu-
dizio o condizionamento, donando, con un’altra parola, tutto
quello che possiamo; donando anche noi stessi, spinti da
quell’impulso di comunione che viene dal cuore e che non
conosce alcuna distinzione (legge del sacrificio, o auto-
sacrificio). A livello individuale dovremo agire non più per in-
teresse, ma per senso interiore di dovere (ad un livello so-
ciale, fin da ora troviamo un primo diffondersi di attività co-
siddette “non-profit”, in contrapposizione all’utilitaristico
mercato).
Con lo sviluppo di amore che ne conseguirà, ci ricorderemo
allora dei nostri fratelli che abbiamo sacrificato per arrivare a
quel punto, e anziché crescere in orgoglio per i progressi fat-
ti, si formerà più forte in noi l’umiltà, tanto da spingerci a
lavare loro i piedi, riconoscendo il loro concorso nel nostro
avanzamento, in modo di correggere così l’ultima cena di
quel tipo, ossia del modo ordinario con cui ci siamo fin qui
cibati.

L’altare maleodorante dei sacrifici sarà così abbandonato,


ed, entrati nel propiziatorio, sarà l’altare dei profumi ora ad
essere attivato dal servizio, che ci indicherà con la sua fra-
granza che siamo sulla buona strada. Quella strada che por-
ta non più ad essere individui che producono morte, ma che

184
permetterà di trasformare noi stessi nella pietra vivente che
dona se stessa, cioè che dona vita. Saremo anche noi allora
dei Salvatori.
Quando saremo totalmente impregnati da questa fonte di
amore disinteressato, guardando gli altri non potremo che
sentire la nostra solitudine, perché il più grande desiderio è
quello di donarci, di adoperarci per la felicità di tutti, ma ciò
non viene compreso, se non, talvolta, a parole, con la men-
te, invece che con il cuore. Il dolore di tutti allora sarà il no-
stro dolore, e ci sentiremo impotenti ad annullarlo. Anzi, il
nostro strano comportamento potrà destare sospetti in chi
suole misurare il mondo con il proprio metro, e per non ve-
dere in esso il riflesso del suo comportamento, è pronto a
gridare: “Crocifiggilo!”. Ma noi chiederemo il perdono, per-
ché “...non sanno quello che fanno.”
Saremo talmente compresi in questo sentire, che tutto il no-
stro essere si tramuterà in compassione, non ci cureremo
del giudizio del mondo e ci volgeremo allora al cielo, per
chiedere l’aiuto ad ottenere quello che, soli, non riusciamo a
realizzare, annullando le nostre individuali necessità, tanto
da dire: “Non la mia volontà sia fatta, ma la Tua.” Questo è
il momento della realizzazione. Come il Massimo Sacerdote
usciva dal Santuario dopo il suo incontro con Jahvè, così an-
che il Cristiano Interiore sviluppato non resterà in quel su-
blime stato, perché il suo amore per il prossimo lo spingerà
ad uscire in soccorso dei suoi fratelli; soccorso che ora sarà
in grado di offrire loro.

Nonostante quello che comunemente si pensa, non sono ra-


rissimi i casi di persone, donne e uomini, la cui esperienza
religiosa ha portato allo sviluppo delle stimmate. Quando
nella loro evoluzione, essi sono arrivati al punto in cui lo svi-
luppo del corpo radioso è compiuto, questo li libera da quello
fisico, e possono lasciarlo a volontà, avendo trasferito la loro
consapevolezza nei piani sottili.
Se tale sviluppo è stato effettuato da un individuo che non
ha seguito una scuola come quella del Cristianesimo Interio-
re, ciò può manifestarsi spontaneamente; egli però non ha

185
appreso come effettuarlo nel modo corretto e il distacco av-
viene traumaticamente. Per questo, nei punti in cui il corpo
vitale è ancorato a quello fisico si effettua una rottura, che
lascia traccia fino al fisico in quei punti di connessione che
sono così saltati: la testa, le palme delle mani e i piedi.
Chi invece è stato preparato ad effettuare questo passo, lo
esegue in maniera incruenta, e lascia il corpo fisico attraver-
so la testa come avviene alla morte, senza però che si rom-
pa il cordone argenteo che lo unisce ad esso. Anch’egli, co-
munque, risente del passaggio, particolarmente nella testa.
In realtà, appena prendiamo consapevolezza nei corpi sottili
e impariamo a lasciare a volontà quello fisico, quest’ultimo ci
si presenta come la vera croce, dove siamo crocifissi du-
rante l’esistenza fisica. La corrente energetica che ordina-
riamente viene consumata a livello sessuale, se utilizzata per
la rigenerazione anziché per la degenerazione, sale lungo il
canale rachideo come Fuoco del Padre, mette in vibrazione
ipòfisi ed epìfisi, facendo nascere la vista spirituale. Ecco al-
lora il terzo occhio, da secoli addormentato, che riprende vi-
ta vedendo dentro le cose e causando inizialmente dolore al-
la fronte, un dolore che ricorda una corona di spine. Si bru-
cia così il legame con il corpo fisico, che si allenta anche ne-
gli altri punti della stella formata dalle stimmate. Il corpo ra-
dioso irradia allora tutta la sua potenza, espellendo dal cen-
tro principale del corpo emozionale in corrispondenza del fe-
gato l’energia marziana contenutavi. Esso allora può abban-
donare la croce e uscire dalla testa (il Golgotha), portatore di
energia rigeneratrice, e il Cristiano Interiore può perciò e-
mettere il grido liberatorio: “CONSUMMATUM EST”.

Come nell'Antica Dispensazione, anche oggi abbiamo il Tem-


pio da percorrere; non si tratta però del Tempio esteriore,
ma di quello che abbiamo chiamato il Tempio Interiore.
Nel nostro corpo esiste questo percorso, che attraversa le tre
camere del Tempio. Possiamo ora rivisitarle:
1. l'Atrio, coincidente con l’addome (la parte del tronco po-
sta sotto il diaframma): qui troviamo l'altare dei sacrifici, che
facciamo corrispondere al centro radicale, e il lavacro. Nasce

186
qui, infatti il Fuoco del Padre che, se risparmiato all'uso pro-
creativo può iniziare il suo percorso rigeneratore ascendente,
che passerà attraverso il lavacro, corrispondente al centro
radicale. Quando non ci accontenteremo più di essere “giu-
stificati”, ma avremo fatta nostra la Legge, saremo ammessi
al battesimo dello spirito, o potremo superare il primo velo,
quello che separa l’Atrio dal Propiziatorio.
2. Il Propiziatorio, dove, attraverso il candelabro, l'Altare dei
profumi e la Tavola dei pani, il Fuoco del Padre percorre i tre
centri solare, cardiaco e laringeo, situati nel torace (la parte
del tronco posta sopra il diaframma). Il servizio è la molla
che, messa in moto dall’aspirazione, ci consente di “consa-
crare” le nostra vita. Con la vittoria sulle tentazioni ci avvici-
neremo allora al secondo velo, quello che separa il Propizia-
torio dal Santuario.
3. Il Santuario, dove, finalmente, otteniamo la realizzazione
raggiungendo ipòfisi ed epifisi, poste nella testa.
Con il risveglio dei centri corrispondenti, il centro frontale e il
centro coronale, sperimenteremo così la “trasfigurazione”.

Questo schema mostra le relazioni descritte:

Sezione del Nel Livello


Centro Arredo
Tempio corpo spirituale
Corona- Verga di
le Aronne
Santuario Testa Realizzazione
Tavole d.
Frontale
Legge
Tavola
Laringeo
dei pani
Cardia- Altare dei Propiziatorio Torace Consacrazione
co profumi
Solare Candelabro
Lavacro o
Sacrale Altare
bronzeo Atrio Addome Giustificazione
Altare dei
Radicale
sacrifici

187
Il “percorso interiore” è visibile nella morfologia dell’uomo,
che reca in sé il destino a cui è votato nel suo sviluppo. Pos-
siamo notarlo nel disegno seguente, dove sono localizzati i
centri di forza, la loro relazione con le ghiandole endocrine e
con gli arredi del tempio. Il tutto forma una croce: quella
croce dalla quale dovremo liberarci, utilizzando questi stru-
menti, per “incontrare il Cristo fra le nubi”:

Arredi del Tempio

Centri di forza

188
Per tornare al “Faust” di Goethe, quando Mefistofele si recò
dal dottor Faust, nell'entrare nella sua stanza superò un
simbolo disegnato sul pavimento: una stella a cinque punte,
con la punta superiore posta verso il centro della stanza
stessa. Al termine del colloquio, però, quello stesso simbolo
lo bloccò, impedendogli di uscire dalla porta, nella derisione
del dottor Faust. Vediamo cosa rappresenta questo episodio:
una legge occulta dice che qualsiasi spirito per abbandonare
un luogo deve passare attraverso lo stesso percorso che gli
aveva consentito di entrare. Così è per lo spirito dell'uomo,
che entra per la testa nel fisico in formazione, e attraverso di
essa, dopo aver percorso il nervo pneumogastrico, lo abban-
dona con l'atomo-seme alla morte, o (senza l'atomo-seme)
quando si addormenta o si sdoppia. La stella rappresenta
l'uomo, e Mefistofele, spirito luciferino, entrò in essa dalla
parte inferiore, corrispondente agli organi generatori e ai
centri di forza inferiori, più direttamente posti sotto la sua
giurisdizione. Non poteva perciò uscire che attraverso di es-
si, e non gli era consentito passare dalla testa, cioè la punta
superiore della stella che ora si trovava, nell’uscire, davanti.
Anche il Cristo, quando penetrò nella Terra, lo fece tramite il
sangue di Gesù sul Golgotha, abitandone i corpi fisico e vita-
le. Egli continua annualmente, come spiegato, a ritornare a
reggere il nostro pianeta, poiché da quando noi uomini ab-
biamo acquisito la consapevolezza interiore abbiamo eredita-
to anche la responsabilità relativa, e se il pianeta era retto in
precedenza da Jahvè mentre questi ci guidava dall'esterno,
dopo ciò non fu più possibile. È quindi il Cristo ora a mante-
nerci nell'orbita intorno al Sole, impedendoci di andare diritti
verso la distruzione.

Il corpo vitale di Gesù dovrà essere lo strumento che per-


metterà al Cristo di abbandonare la Terra per la stessa stra-
da che ne ha consentito l'accesso interiore, quando un nu-
mero sufficiente di uomini avrà realizzato l'Opera e sarà in
grado di incontrarLo nella Gerusalemme Celeste. Egli stesso
ha annunciato di non conoscerne la data: essa dipende inte-
ramente da noi.

189
Entrambi questi Grandi Esseri dunque continuano a fare un
grande sacrificio:
• Gesù perché, cedendo i suoi veicoli fisico e vitale, si è
impedito qualsiasi ulteriore esperienza evolutiva della quale
essi sono lo strumento. Non potrà cioè più incarnarsi fino al
Secondo Avvento del Cristo;
• il Cristo, perché non potrà liberarsi da questo sacrificio
che quando noi stessi potremo soppiantarLo, permettendoGli
di restituire a Gesù il suo corpo vitale.

PREGHIAMO E LAVORIAMO dunque per affrettare il Giorno


della Liberazione, nel quale finalmente il Piano di Salvezza
avrà ottenuto il suo scopo e raggiunto il suo obiettivo.
Non dimentichiamo mai di rendere GRAZIE al Cristo e a Ge-
sù per darci un così luminoso esempio dell'AMORE, coltivan-
do il quale un giorno ci uniremo a loro nel Regno dei Cieli.

3. I Sacramenti: le iniziazioni rituali.

Vi è nella vita del fedele una serie di appuntamenti – più con


se stessi che con la società – comunemente scandita da ri-
tuali che la Chiesa chiama “sacramenti”. Essi hanno un valo-
re collettivo, perché rappresentano una specie di annuncio
pubblico sulle varie tappe di maturazione dell’individuo, e sul
tipo di contributo che egli può di conseguenza apportare alla
collettività. Ma hanno anche un valore intimo, individuale,
che rischia di andare perduto, perché essi non sono altro che
una rappresentazione del montare dell’energia creatrice (ve-
ro significato originario del termine) lungo la colonna verte-
brale, il lavoro che ciascuno è chiamato a svolgere, più o
meno consapevolmente, sulla Terra. È evidente che a noi in-
teressa particolarmente questo valore intimo, che possiamo
definire “religioso” nel significato che gli attribuiamo.
Possiamo raggruppare questi sacramenti in due grandi cate-
gorie, la prima riguardando lo sviluppo dei corpi dell’uomo, e
quindi legata al passato e alla fase involutiva, la seconda allo
sviluppo dell’anima. Eccone lo schema:

190
sacramenti legati al passato, scanditi da tempi stabiliti
Battesimo relazione col corpo fisico
Eucaristia relazione col corpo vitale
Confermazione relazione col corpo emozionale
Matrimonio relazione con la mente
sacramenti riguardanti il futuro, con tempi individuali e liberi
Penitenza relazione con l’anima emotiva
(quintessenza del corpo emozionale)
Ordinazione relazione con l’anima intellettiva
(quintessenza del corpo etereo)
Estrema relazione con l’anima cognitiva
Unzione (quintessenza del corpo fisico)

Essi sono perciò delle vere e proprie “iniziazioni”, i primi con


valenza sociale, i secondi, se vissuti con la necessaria consa-
pevolezza spirituale, con valenza spirituale. Prendiamoli in
esame uno alla volta.

Ad anni 0, alla nascita dell’individuo nel piano fisico, si cele-


bra il Battesimo, che è perciò in relazione con il centro di
forza radicale ed è propizio allo sviluppo del corpo fisico e al
suo prodotto dal punto di vista dello spirito: l’Esperienza. Il
Cristo ha definito questo rito come il “Battesimo d’acqua”. Il
Battesimo sul Giordano di Gesù fu un rito affine, perché
scandì il momento in cui lo spirito del Cristo “nacque” sulla
Terra, entrando nel corpo di Gesù di Nazareth.

A 7 anni nasce e comincia il suo sviluppo il corpo vitale, in


concomitanza con il quale si celebra l’Eucaristia, in relazio-
ne con il centro di forza sacrale e propizio ad un uso corretto
della forza creatrice. Nell’ostia è rappresentato un simboli-
smo molto potente: il Sole, che raffigura il Cristo, viene “in-
gerito”, come immagine del Cristo bambino che si deve svi-
luppare a partire dall’interiorità. Fa parte della Missione del
Cristo il mantenimento del nostro pianeta nella sua orbita,
permettendo alla vita di continuare a svolgersi in esso; ogni
volta che ci cibiamo, realmente, mangiamo del “corpo e del
191
sangue” del Cristo, che è il nostro Salvatore. La Purezza è il
suggerimento per l’aspirante che si trova in questa fase.

Il passo successivo dello sviluppo avviene a 14 anni, quando


la vita subisce l’impatto violento col piano astrale. Davanti
alle sfide che ciò comporta, il rito della Confermazione in
relazione con il centro solare è propizio alle scelte indirizzate
nella direzione voluta dallo spirito. Il corpo emozionale è il
veicolo della coscienza, e solo l’autostima che deriva dall’uso
corretto della Affermazione di sé saprà evitare in futuro una
concezione misera di se stessi, anticipatrice di un nichilismo
distruttivo.

Finalmente, a 21 anni, con la nascita della mente, l’individuo


è nella pienezza delle sue facoltà. L’uso maturo di esse lo
dovrà portare ad irradiare armonicamente la propria perso-
nalità, abbinando al pensiero dialettico anche l’intuizione ca-
pace di superare le divisione e indirizzarsi verso l’unità. Pri-
ma di una unione con l’altro, il Matrimonio celebra
l’avvenuta conciliazione con sé, ed esso non riguarda solo la
sfera fisica, ma anche e soprattutto quella superiore.
L’Amore è connesso con il centro attivato, il centro cardiaco.
Sappiamo che la finalità dei vari corpi è quella di dare nutri-
mento ed edificare l’anima: ciascun veicolo nel corrisponden-
te aspetto animico. I sacramenti “superiori” si riferiscono
proprio a promuovere questa finalità, e sono riservati ad
un’età più avanzata, conseguente all’azione nel mondo di
una personalità completa e matura.

Per quanto i riti dei primi sacramenti fossero propizi a dare


una direzione spirituale all’esistenza, certamente non tutte le
sfide della vita sono state sempre vinte: le sconfitte, lo sap-
piamo bene, fanno parte dell’apprendimento. Riconoscere i
nostri errori rappresenta già il primo passo per continuare
l’avanzamento animico, di sicuro molto più utile degli sterili
sensi di colpa. La Penitenza, che sarebbe meglio chiamare
il sacramento del Perdono, vuole rendere consapevoli i passi
falsi e, una volta identificati, consentirci di proseguire oltre.

192
Essa è in relazione con il centro di forza laringeo, forza di
espressione che rappresenta l’“apriti sesamo”, il superamen-
to del velo che prelude all’ingresso nel Santuario della testa.
È in relazione con l’Anima Emotiva, edificata dall’esperienza
compiuta nel corpo emozionale.

La sublimazione e scopo finale del corpo vitale costruisce


l’Anima Intellettiva, il cui prodotto è la sacralità di vita nel
quotidiano, tramite una visione che comprenda tutti gli a-
spetti della vita, con prevalenza di quello causale dello spiri-
to. Una volta compreso questo, il Cristo interiore inizia a di-
rigere l’esistenza, e a Lui tutta la vita viene dedicata: ciò è
rappresentato dal sacramento della Ordinazione, in relazio-
ne con il centro frontale. È quel rito che “una tantum” dà una
svolta definitiva e decisiva alla vita, corroborata da una ac-
cresciuta e illuminante intuizione interiore.

Con il Battesimo viene celebrato l’ingresso dell’esperienza


dello spirito nel piano fisico-chimico, la nascita nel mondo; al
termine di questo viaggio avviene una nuova nascita, rap-
presentata dall’abbandono del mondo e dall’ingresso nei pia-
ni spirituali. Ma questa è un’esperienza che non è per forza
di cose riservata alla morte del corpo fisico: in effetti, ogni
notte noi lo abbandoniamo inconsapevolmente quando so-
praggiunge il sonno. Questa però non è di per sé
un’esperienza capace di accelerare il nostro progresso spiri-
tuale, fintantoché non viene, un po’ per volta, resa consape-
vole: è il cosiddetto “volo animico”, cioè l’abbandono del
corpo fisico volontario e consapevole che consente
all’individuo di lavorare nei piani sottili fuori dal corpo. È una
meta evolutiva che il Cristo ha definito “Battesimo di spiri-
to”: la nascita nei mondi spirituali. È questo l’aspetto interio-
re del sacramento dell’Estrema Unzione, conseguente alla
massima espressione del corpo fisico e della funzione della
consapevolezza che lo stesso promuove: l’Anima Cognitiva.
Corrisponde al centro di forza attraverso cui si lascia il corpo
fisico: il centro coronale.

193
Possiamo schematizzare nel modo seguente tutto quanto fin
qui detto sull’argomento:

Centro
di forza relazione
sacramento propizio per:
corrisponden- con:
te
Estrema Anima
Coronale Uscita dal corpo
Unzione cognitiva
Nasce Cristo Anima
Ordinazione Frontale
interiore intellettiva
Riconoscimento Anima
Penitenza Laringeo
degli errori emotiva
Ricerca età 21:
Matrimonio Cardiaco
dell’armonia mente
età 14:
Affermazione
Confermazione Solare emoziona-
equilibrata
le
Uso corretto età 7:
Eucaristia Sacrale
forza creatrice vitale
Nascita nel età 0:
Battesimo Radicale
corpo fisico

194
LA VIA DELL’ASCESI

1. Condizioni particolari

Prima o poi arriva il momento in cui, dopo aver vissuto gli


insegnamenti del Cristianesimo Interiore, dopo aver condot-
to un’esistenza di servizio al prossimo ed essersi sensibiliz-
zati alle energie più sottili, una spinta interiore inizia a farci
sentire sempre più nitidamente la sua voce. Abbiamo accu-
mulato energia spirituale, e ora questa chiede di essere uti-
lizzata, per ampliare ulteriormente la portata e la qualità del
servizio.
Non ci basta più quello che abbiamo fatto e dato finora; sen-
tiamo una insoddisfazione che esige imperiosamente di tro-
vare una risposta. All’inizio di questo testo abbiamo detto
che da esso non potremo mai ricavare facoltà o poteri stra-
ordinari, e che anzi se questo era il nostro obiettivo, allora
era meglio che abbandonassimo la lettura. È vero, all’inizio
non possiamo chiedere accesso a facoltà interiori, perché se
lo facessimo significherebbe attingere dall’esterno anziché
sviluppare dentro di noi l’energia necessaria. Quando questa
inizia a crescere, allora giunge il momento di lavorare allo
sviluppo interiore, a cominciare a costruire “il tempio senza
colpo di martello”.
Facendo un esame retrospettivo, vediamo come siamo arri-
vati fino a questo punto e quale lavoro abbiamo svolto in
questa direzione. Abbiamo compreso prima di tutto che è ora
inutile continuare a cercare fuori la soddisfazione, sia per le
cose mondane che per quelle spirituali. C’è qualcosa di gran-
de dentro di noi, ed è lì che dobbiamo imparare ad andare,
cercare e trovare.

195
Tutto questo esige, e ne è la conseguenza, un elemento: la
LIBERTÀ. È importante osservarci in questo momento: con
tutto quello che abbiamo imparato, la nostra fame non è di-
minuita, ma semmai è cresciuta – sia pure un tipo di fame
diversa da quella che avevamo all’inizio – e ci sono molte al-
lettanti “offerte” in giro. Impariamo a discriminare quelle
scuole che danno l’insegnamento in maniera libera: solo chi
dà liberamente è a sua volta libero! Dare un insegnamento
rispettando la libertà di chi lo riceve significa non dipendere
da esso, e non farne così dipendere gli altri. In altre parole,
gratuitamente. Ma quando si parla di un insegnamento di ca-
rattere spirituale, la gratuità può assumere due valori diffe-
renti.
Il primo, e più elementare, è la gratuità materiale; non chie-
dere soldi. In fondo, la materia prima su cui si lavora la for-
nisce l’allievo e anche il lavoro lo deve svolgere lui. Non far
perciò dipendere l’allievo dal denaro per accedervi, e neppu-
re vi deve dipendere chi lo distribuisce. In entrambi i casi, se
non vi è gratuità anche la libertà ne sarà prima o poi intac-
cata.
C’è però anche un altro tipo di gratuità, ancora più importan-
te: quella spirituale. Neppure da questo punto di vista, e a
maggior ragione, vi deve essere dipendenza. Una scuola non
può chiamarsi Cristiana se fa dipendere da essa i progressi
di chi la segue, più che dal lavoro interiore; se crea un con-
dizionamento che esclude l’iniziativa; se dà insegnamenti
chiedendo l’esclusiva della vita individuale, sociale e morale;
in altre parole, se trattiene l’anima ai propri aderenti. Anche
chi dirige quella scuola, a sua volta, finisce nella logica dello
sfruttamento, ed esce da quella, opposta, autenticamente
Cristiana. Si sa che le banche concedono prestiti solo a chi
già è ricco, e tanto più uno non ha bisogno di soldi, tanto più
volentieri glie ne prestano, privando così la parola prestito
del suo aspetto morale. La nostra logica deve essere quella
opposta: servizio altruistico e disinteressato, che è l’esempio
di libertà del Cristo.
Altra via suggerita da qualcuno, consiglia di intraprendere
ciò che potremmo definire il “cammino della sazietà”: per

196
uscire dalla presa delle passioni dobbiamo prima di tutto ci-
barcene a sazietà, fino a farle venire a nausea. Allora potre-
mo iniziare a liberarcene senza sforzo. In realtà, questo
cammino è assai pericoloso e soprattutto illusorio, poiché il
fuoco delle passioni non si spegne aspettando che finisca la
legna da ardere. Si troverà sempre qualcosa da gettare tra
le fiamme per rinvigorirle, dapprima di qualità più scarsa, poi
sempre peggiore; fino a buttarci dentro qualsiasi cosa, anche
se puzzolente. Purché bruci. È inevitabile che succeda que-
sto, perché in questi casi manca quell’elemento indispensa-
bile che abbiamo definito come aspirazione. Un fuoco può
essere abbandonato a se stesso fino a quando si spegnerà
da solo, solo se lo sostituiamo con un altro fuoco. Il primo
fuoco rischia anche di consumare la parte buona; il secondo
può aiutarci a far diventare buona la nostra parte peggiore.
La lezione da imparare è che non si deve partire “dal basso”,
cosa che impedirebbe gli slanci verso l’alto, appiattendo tut-
to ad un livello di mediocrità, incapace di tentare vie che
portano “oltre”. Se non ci proponiamo davvero e sincera-
mente di migliorarci, pur con la fatica e le cadute (che fanno
parte di questo percorso) che ciò comporta, non estinguere-
mo mai il primo fuoco. Dobbiamo man mano sforzarci di mi-
gliorare in noi tutto ciò che non è in accordo con il secondo
fuoco.

2. Il ciclo “per annum”

Una indicazione di massima può qui essere data, quale istru-


zione per chi volesse davvero avviarsi sinceramente lungo il
Sentiero.
Dopo la pubertà, ogni essere umano produce dentro di sé un
seme sacro, formato di sostanza creatrice divina del proprio
cervello, durante il ciclo mensile della Luna di ventotto gior-
ni. Questa creazione viene completata ogni mese, nel mo-
mento in cui la Luna entra nel segno zodiacale che il Sole oc-
cupava al momento della nascita di ogni persona. Lo chia-
miamo seme Lunare.

197
Analogamente, ogni essere umano forma una vera e propria
fonte di luce interiore, il seme Solare, nella ghiandola epifisi,
quale retaggio della sua origine divina. Questo seme è dor-
miente nella maggior parte delle persone, e da quando
l’umano fu scisso in maschi e femmine la rigenerazione ri-
mane in attesa muta.
Se un aspirante inizia il suo percorso di santità, ad un certo
momento il seme Solare si risveglia e ogni anno, subito dopo
il solstizio d’estate, esso inizia un ciclo all’interno del corpo,
analogo a quello che seguono Sole e Luna nel sistema sola-
re. La prima tappa di questo ciclo vede raggiungere il seme
Solare, all’equinozio d’autunno, il centro cardiaco, e la se-
conda tappa, al solstizio d’inverno, il centro solare. Il ciclo
prosegue quindi con l’equinozio di primavera, che vede il
seme Solare tornare al centro cardiaco, per ricongiungersi
finalmente, di nuovo al solstizio d’estate, nell’epifisi.
Contemporaneamente, ogni mese si forma un nuovo seme
Lunare nella ghiandola ipofisi. Al tempo della Luna Piena
questo seme raggiunge le gonadi; qui viene di solito dissipa-
to, ma se l’aspirante conduce una vita di purezza esso viene
conservato e riprende a salire verso l’ipofisi, che sarà rag-
giunta al tempo della Luna Nuova.
È questo il processo che, col tempo, riunirà le due ghiandole,
epifisi ed ipofisi, con un ponte luminoso attraverso il IV ven-
tricolo, facendo nascere il Cristo Interiore e risplendere il
corpo radioso: la rigenerazione è compiuta!

Dobbiamo quindi imparare ad inserire la spina capace di col-


legarci con l’energia che abbiamo autonomamente accumu-
lato, e ad accendere la lampadina.

198
199
200
IL NOSTRO MANIFESTO

Non è quello che facciamo dentro un’organizzazione


che ci interessa,
Ma quello che, grazie ai suoi insegnamenti,
ciascuno fa fuori, nel mondo.

201
202
I PRINCIPI CHE CI ISPIRANO (le Motivazioni):

1. È il nostro un Insegnamento che non pretende una fe-


de cieca e non si rifugia nel mistero davanti alle grandi
domande poste dalla vita, quali il senso dell'esistenza, il
perché del dolore, la vita dopo la morte, la morte dei
bambini, ecc., ma che sa dare loro una risposta logica ed
esauriente, rischiarandole di nuova luce e incoraggiando
la ricerca.
2. Un Insegnamento che non chiede obbedienza minac-
ciando castighi e promettendo premi, ma che fa dell'amo-
re e della libertà le uniche armi capaci di costruire un ve-
ro progresso.
3. Un Insegnamento che non costringe ad estraniarsi dal
mondo, fuggendone i problemi, ma che vince il mondo
vivendo pienamente in esso questa vita.
4. Un Insegnamento che non castiga il corpo consideran-
dolo un ostacolo al progresso spirituale, ma che lo ritiene
il più importante e perfetto strumento, da curare e salva-
guardare, per realizzare ciò che mente e cuore si propon-
gono.
5. Un Insegnamento che non si accontenta del caso, ma
che riesce a risalire alla vera causa degli avvenimenti,
dando la possibilità di cominciare ad agire sapendo accet-
tare il destino presente e preparando quello futuro.
6. Un Insegnamento che non si basa su reperti o teorie,
ma unicamente su esperienze vissute, e si prefigge di far
vivere quelle stesse esperienze, trasformando con meto-
do naturale in dinamiche le facoltà che ciascuno abbiamo
latenti.
7. Un Insegnamento che non si impone come l'unica ve-
rità, ma che aiuta ad accettare e comprendere anche chi
la pensa diversamente, e non chiede nessuna abiura e
nessun giuramento.
8. Questo Insegnamento è il Cristianesimo Interiore, co-
me riportato nell'opera base: 'Cristianesimo Interiore'.

203
LA NOSTRA COMUNITÀ (gli Intenti):

1. Una Comunità dove il nucleo dal quale partire e al


quale fare riferimento sia l'individuo.
2. Una Comunità dove non esiste alcuna scala gerarchi-
ca, ma vengono rispettate, accettate e valorizzate tutte le
differenze.
3. Una Comunità dove la regola d'oro sia l'innocuità, ap-
plicata a tutti i campi della vita: dalla ricerca, all'alimen-
tazione, alla giustizia, ecc.
4. Una Comunità dove la polarità del cuore sia sempre
coniugata con quella intellettuale, superando la competi-
zione con la solidarietà e la condivisione.
5. Una Comunità dove la ricerca scientifica sia vissuta
come un avvicinamento al sacro; dove scienza – il pensa-
re, religione – il sentire e l’arte – il fare, siano contempo-
raneamente presenti nelle attività pratiche e negli studi
accademici.
6. Una Comunità dove non si entri chiedendosi "cosa
posso ricevere", bensì "cosa posso dare".
7. Una Comunità che non vuole distinguersi esteriormen-
te con divise o abitudini particolari, ma che si ritiene inse-
rita e integrata in qualsiasi società.
8. Una Comunità che non fa proselitismo e non vuole
convincere nessuno contro la sua volontà o tramite le pa-
role, ma che usa l'esempio come migliore via di convin-
zione e diffusione delle proprie idee.

204
GLOSSARIO

voce significato
Abuso del potere In genere causa un deficit a livello musco-
mentale lare o nervoso nella vita successiva
Abuso della sessuali- In genere causa un deficit fisico-motorio
tà nella vita successiva
Adamo Nome dato alla prima umanità androgina
Alimentazione Deve essere improntata alla massima inno-
cuità possibile
Amore In definitiva è l’anelito che spinge tutta la
creazione al ritorno alla unificazione con
l’Assoluto, essendo tutto quanto esiste una
separazione dallo stesso, cioè caratterizza-
to dalla relatività
Androgino Capacità creatrice completa, che assomma
in sé le due polarità maschile e femminile
Androgino fisico L’uomo ancestrale aveva la possibilità di
generare un altro corpo senza avere biso-
gno della collaborazione di un altro indivi-
duo
Androgino spirituale In futuro, tramite il Matrimonio Mistico,
ogni uomo sarà una unità creatrice com-
pleta, potendo creare sia a livello fisico (al-
tri corpi) sia a livello spirituale
Anima Nuovo scopo che nella fase ascendente
dell’evoluzione soppianterà quella della co-
struzione dei corpi; somma di tutte le e-
sperienze apprese in ciascun corpo.
Ad ogni corpo corrisponde perciò una quali-
tà animica sviluppata:
anima emotiva, dal corpo emozionale per
l’alimentazione dello Spirito dell’Attività;
anima intellettiva, dal corpo vitale per
l’alimentazione dello Spirito della Saggez-
za;
anima cognitiva, dal corpo fisico per
l’alimentazione dello Spirito della Volontà
Assoluto La Causa Prima immanifestata
Astrale Sostanza componente il piano astrale e il
corpo emozionale. Si divide in piano Astra-
le inferiore e piano Astrale superiore
205
Bibbia È il testo sacro per l’Occidente
Centri di forza Organi sottili detti anche “chakra”, consen-
tono la comunicazione fra il corpo fisico e
tutti i diversi corpi invisibili. Una volta ri-
svegliati, iniziano a ruotare in senso orario
Centro cardiaco Centro di forza posto all’altezza dell’VIII
vertebra cervicale, è corrispondente con la
ghiandola timo e mette in comunicazione
con il piano Mentale
Centro coronale Centro di forza posto nel cranio, è corri-
spondente con l’epifisi e mette in comuni-
cazione con lo Spirito della Volontà
Centro frontale Centro di forza posto all’altezza della I ver-
tebra cervicale, è corrispondente con
l’ipofisi e mette in comunicazione con lo
Spirito della Saggezza
Centro laringeo Centro di forza posto all’altezza della III
vertebra cervicale, è corrispondente con la
tiroide e mette in comunicazione con lo
Spirito dell’Attività
Centro radicale Centro di forza posto all’altezza della I ver-
tebra lombare, è corrispondente con le
ghiandole surrenali e mette in comunica-
zione con il piano Fisico-etereo
Centro sacrale Centro di forza posto all’altezza della IV
vertebra sacrale, è corrispondente con le
gonadi e mette in comunicazione con il
piano Astrale inferiore
Centro solare Centro di forza posto all’altezza della VIII
vertebra toracica, è corrispondente con la
milza e mette in comunicazione con il pia-
no Astrale superiore
Chiaroveggenza Capacità di indagare nei piani invisibili. Può
essere passiva e indotta, se legata alla fase
discendente dell’evoluzione, ora superata,
o volontaria, attraverso l’epifisi e l’ipofisi,
come anticipazione di una facoltà che in un
futuro sarà conquistata da tutta l’umanità
Comunicazione Partecipazione agli altri delle conclusioni
dettate dalla percezione mediata
Comunione Unione intima con il mondo nella sua totali-

206
Consapevolezza Forza interiore che consente all’uomo di
considerarsi un individuo. Può anche esse-
re definita coma la coscienza obiettiva di
veglia
Corpo emozionale Campo d’azione della forza astrale indivi-
dualizzata. Dà al corpo fisico l’impulso a
muoversi. Appartiene alla sfera lunare
Corpo fisico È la parte a noi visibile dell’uomo e degli
altri regni naturali. Appartiene alla sfera
saturnia
Corpo vitale Campo d’azione delle forze eteree indivi-
dualizzate. Dà la vita al corpo fisico. Appar-
tiene alla sfera solare
Corrente centrifuga Parte costruttiva del corpo emozionale, che
del corpo emoziona- governa le aspirazioni ed ha sede
le nell’Astrale superiore
Corrente centripeta Parte distruttiva del corpo emozionale, che
del corpo emoziona- soggiace alle passioni ed ha sede
le nell’Astrale inferiore
Coscienza Forza interiore che dà le sensazioni e
l’impulso a muoversi nella direzione del
piacere. È una facoltà dello spirito
Cristianesimo Inte- I principi del Cristianesimo come matura-
riore zione interiore e non appoggiati esclusiva-
mente su autorità esterna o su reperti e ri-
cerche storiche
Croce È il simbolo delle tre correnti viventi nei
regni naturali della Terra
Curare Curare vuol dire prendersi cura del sinto-
mo, allontanandolo per un periodo più o
meno lungo
Degenerazione Caduta della facoltà generativa a livello pu-
ramente fisico, con la conseguente perdita
di contatto con i piani spirituali
Destino La parte dei debiti/crediti derivati dal com-
portamento nelle vite precedenti, che si
devono pagare/riscuotere nella vita pre-
sente
Dovere In ambito spirituale è l’adeguamento spon-
taneo alle leggi evolutive, senza alcun ri-
guardo all’interesse personale
Elohim Nome dato alle Gerarchie Creatrici
207
Epoche Suddivisioni dei periodi evolutivi.
Il periodo della Terra viene suddiviso in:
epoca Polare
epoca Iperborea
epoca Lemuriana
epoca Atlantidea
epoca Ariana (attuale).
La prossima sarà la penultima epoca, de-
nominata Sesta epoca, o Nuova Gerusa-
lemme
Ereditarietà La trasmissione della qualità di natura fisi-
ca, che avviene dai genitori ai figli. È ri-
stretta all’ambito delle qualità fisiche
Esercizio riparatore Esercizio serale, propizio ad ottenere il
perdono dei peccati
Esercizio rivelatore Concentrazione da effettuarsi di preferenza
il mattino, appena svegli
Etere Sostanza la cui azione è la forza antagoni-
sta dell’entropia. Sostanza componente il
corpo vitale e il piano Fisico-Etereo.
Nell’uomo è negativo, nella donna è positi-
vo
Eva Il primo essere umano sessuato, formato
dall’androgino Adamo
Evoluzione La fase ascendente propriamente detta,
che inizia dalla seconda metà del periodo
della Terra e si protrarrà nei futuri periodi
di Giove, di Venere e di Vulcano.
Scopo dell’evoluzione è la costruzione
dell’anima quale alimento per lo spirito.
Fasi della Religione Lo sviluppo della Religione può suddividersi
in tre fasi:
- prima fase o religioni etniche, che condu-
cono dall’esterno l’uomo tramite la Legge
fino alla maturazione della seconda fase.
Jahvè conduce questa fase dell’umanità;
- seconda fase o religione universale, che
porta man mano l’uomo allo sviluppo
dell’Amore e della fratellanza universale. Il
Cristo cosmico fa nascere dentro l’individuo
il Cristo bambino, inizio dello sviluppo inte-
riore;
208
- terza fase o religione finale, quando tutta
l’umanità sarà ri-unita nel Padre
Fede Si presta fede, provvisoriamente, in attesa
di poter stabilire direttamente la verità
Fenomeno Qualsiasi movimento o effetto che avviene
Figli di Caino La parte progressista dell’umanità, spinta
dalla Ragione
Figli di Set La parte conservatrice dell’umanità, spinta
dalla Fede
Figlio Maggior Iniziato degli Arcangeli e della sfe-
ra solare; in quanto tale ha raggiunto il
piano di Dio
Fonte Origine esterna di un insegnamento
Forza edenica Risiede nella colonna vertebrale ed è lo
strumento degli Angeli e di Jehovah per
forgiarlo e renderlo docile alla Legge. Re-
gola i nervi simpatici
Forza egoica Risiede nella colonna vertebrale e, oppo-
nendosi alla forza edenica, permette
all’influsso luciferico di affrancarsi dal re-
gime jehovitico. Regola i nervi motori
Fuoco del Padre Risiede nella colonna vertebrale, ed è la
forza che permette, tramite la rigenerazio-
ne, a risalire verso la testa e utilizzare
l’energia creatrice in entrambe le polarità,
soppiantando la forza egoica e unendosi
alla forza edenica
Generazione Facoltà di generare altri corpi
Genio È lo sviluppo delle qualità individuali svi-
luppate durante tutte le vite precedenti.
Riguarda l’individuo e non deriva dai geni-
tori
Gerarchie creatrici Le ondate di vita che hanno preceduto
quella umana dal punto di vista evolutivo.
Le più prossime sono:
gli Angeli, gli Arcangeli e i Principati
Gesù di Nazareth Maggior Iniziato del genere umano e della
sfera terrestre. Ha dato i suoi corpi fisico e
vitale al Cristo per consentirgli la Sua Mis-
sione fra gli uomini
Guarire Eliminare la causa prima del male, è il ri-
sultato della guarigione. Si può ottenere
209
solo considerando la questione di coscienza
implicita nella malattia
Idea Fa nascere le forme e le emozioni, ma non
si deve confonderla con essa
Immacolata conce- L’unione fra la polarità maschile e quella
zione femminile, la ragione e l’intuizione, che
produce nascita del Cristo bambino.
Questa unione è definita anche il Matrimo-
nio Mistico, ed è la rigenerazione che pone
fine alla fase sessuata dell’evoluzione indi-
viduale
Individualità La parte imperitura dell’uomo, identificabile
con il Sé. È composto dello spirito della Vo-
lontà, dello spirito della Saggezza e dello
spirito dell’Attività
Iniziazione Via evolutiva più difficile, ma molto più ve-
loce, destinata agli uomini più avanzati. Si
conquista esclusivamente con il proprio
comportamento
Interesse È la legge fondamentale del piano Astrale
Intuizione Proviene dal Sé, dal piano dello Spirito del-
la Saggezza, e se sviluppata ha facoltà in-
teriore di guida al comportamento e fun-
zione conoscitiva superiore alla logica, non
ricadendo nelle limitazioni spazio/temporali
Involuzione La fase discendente evolutiva lungo i pe-
riodi di Saturno, del Sole, della Luna e la
prima metà dell’attuale periodo della Terra.
Scopo dell’involuzione è la formazione dei
vari corpi
Ipnagogico Stato che si trova a metà fra quello di son-
no e quello di veglia. È il momento migliore
per eseguire gli esercizi spirituali
Istinto Guida indotta al comportamento, svolta
dallo Spirito-gruppo. Chi è guidato
dall’istinto non ha facoltà di scelta, e quindi
neppure responsabilità
Jahvè Maggior Iniziato degli Angeli. Sovrintende
alla conservazione della specie
Legge Si intende di solito la Legge di causa-
effetto (karma). v/ la parola “Destino”
Lucifero Era il secondo più avanzato fra gli Angeli,
210
dopo Jahvè. Si ribellò all’autorità di
quest’ultimo perché non riuscì ad adattarsi
alle nuove condizioni del periodo della Luna
Maestro Chi chiedesse solo di credere alle sue paro-
le, è un maestro esterno e non fa crescere
l’allievo
Malattia Conseguenza di una inosservanza della
legge compiuta, per ignoranza, in prece-
denza
Memoria consapevo- La memoria consapevole è la registrazione
le degli avvenimenti di una vita, alla quale la
mente razionale ha accesso e dei quali è
stata consapevole
Memoria inconsape- Registrazione di tutto quanto ci ha circon-
vole dato nel corso della vita, anche se a noi in-
consapevole
Memoria perenne Registra tutta la nostra evoluzione
Mente Campo d’azione della forza del pensiero in-
dividualizzata
Miracoli Applicazione di leggi superiori a quelle sot-
to le quali siamo soliti vivere e conoscere
Morte Abbandono da parte della Vita del corpo.
Prevalgono allora le forze terrestri che cau-
sano la decomposizione. Il momento della
morte è l’arresto cardiaco
Noumeno La Volontà e la Saggezza che stanno dietro
a qualsiasi Fenomeno
Padre Maggior Iniziato dei Principati e della sfera
saturnia; in quanto tale ha raggiunto il pia-
no di Dio
Pensiero Sostanza componente il piano del pensiero
e la mente
Percezione im- Forma di conoscenza libera dai sensi, diret-
mediata ta, in comunione con tutto ciò che esiste
Percezione mediata Forma di conoscenza del mondo derivante
dalla mediazione dei sensi e dal cervello. È
limitata allo spazio-tempo
Perdono dei peccati Non è in contrasto con la legge di causa-
effetto, perché lo scopo di questa è
l’insegnamento; se dimostriamo di avere
imparato la lezione anche la legge di cau-
sa-effetto non servirà più, cioè saremo
211
perdonati
Periodi Suddivisione principali delle fasi evolutive.
I periodi sono:
periodo di Saturno
periodo del Sole
periodo della Luna
periodo della Terra (attuale)
periodo di Giove
periodo di Venere
periodo di Vulcano
Personalità La parte dell’uomo che è peritura, in quan-
to dura una sola vita. è composta dal corpo
fisico, dal corpo vitale, dal corpo emoziona-
le e dalla mente
Presente Se inteso come il superamento dello spa-
zio-tempo ordinario, è la porta che può
farci accedere all’al-di-là
Primo Cielo Esperienza post-mortem nella quale si ri-
vedono i fatti della vita trascorsa, gioendo
del bene elargito agli altri nel corso della
precedente vita. Avviene nel piano Astrale
superiore
Principio del fuoco Ebbe inizio del periodo di Saturno
Principio dell’acqua Ebbe inizio nel periodo della Luna
Principio dell’aria Ebbe inizio del periodo del Sole
Principio solido Iniziò nell’attuale periodo della Terra
Purgatorio Esperienza post-mortem nella quale si ri-
vedono i fatti della vita trascorsa, soffren-
do dei dolori causati agli altri nel corso del-
la precedente vita. Avviene nel piano A-
strale inferiore
Ragione Capacità conoscitiva derivata da un contat-
to mediato dal cervello con la realtà circo-
stante. È la fonte della logica e del pensie-
ro speculativo
Regno animale È composto del corpo fisico, del corpo ete-
reo e del corpo emozionale
Regno minerale È composto del solo corpo fisico
Regno umano È composto del corpo fisico, del corpo ete-
reo, del corpo emozionale e della mente
Regno vegetale È composto del corpo fisico e del corpo e-
tereo
212
Religione Lo sviluppo della religione va di pari passo
con la sensibilità delle persone alle quali si
rivolge. Per il Cristianesimo Interiore rap-
presenta la relazione con se stessi attra-
verso un rapporto non dialettico, ma di
comunione.
Respirazione consa- Esercizio spirituale da effettuarsi prima de-
pevole gli altri esercizi
Rigenerazione Recupero della facoltà creatrice spirituale,
tramite la trasmutazione delle forze comu-
nemente impiegate solo a livello della ge-
nerazione sessuale
Sacramenti Appuntamenti rituali che scandiscono, dal
punto di vista interiore, il cammino di svi-
luppo interiore, con valenza sia collettiva
che individuale.
Satana Classe ritardataria fra i Principati
Sé La parte più elevata delle componenti
dell’uomo, coincidente con le tre ripartizio-
ni dello spirito
Semiti originari Popolazione antica dalla quale sono discesi
i popoli occidentali
Sessualità Fase provvisoria durante la quale le polari-
tà dell’energia creatrice nell’uomo è stata
scissa, per consentirgli di creare parzial-
mente sia a livello fisico (tramite gli organi
generatori) che a livello psichico (tramite il
cervello)
Spirito L’essenza che ci dà la facoltà di dire “io”
Spirito dell’Attività La terza ripartizione dello spirito. Sede
dell’Astrazione, piano di Jehovah
Spirito della Saggez- La seconda partizione dello spirito. Sede
za dell’Intuizione, piano del Cristo
Spirito della Volontà La partizione più elevata dello spirito. Sede
della Coscienza Universale, piano del Padre
Spirito Santo Maggior Iniziato degli Angeli e della sfera
lunare; in quanto tale ha raggiunto il piano
di Dio
Spirito-gruppo Insieme di entità spirituali che dirigono una
specie a loro inferiore, guidandola
dall’esterno
Tempio interiore Il corpo dell’uomo, abitato interiormente
213
dal Sé reso consapevole, diventa il vero
tempio abitato dalla Divinità interiore.
L’edificazione di questo tempio, attraverso
tutte le tappe, è l’oggetto del lavoro inizia-
tico
Teoria della Rinasci- Afferma che la vita è eterna e che l’uomo
ta rinasce in corpi via via prefezionantisi, allo
scopo di trasformare in attive le facoltà di-
vine in lui latenti
Teoria Materialistica Afferma che tutto ciò che esiste è ricondu-
cibile alla materia, e che la vita inizia con
la nascita di un corpo e termina con la
morte
Teoria Unicistica Afferma l’esistenza dell’anima oltre che del
corpo, ma che la vita inizia (con l’anima)
alla nascita, e che alla morte l’anima conti-
nua poi indefinitamente
Vagabondaggio spi- È un vagabondo spirituale chi cambia con-
rituale tinuamente l’oggetto della sua ricerca,
senza mai approfondire nulla
Vita Forza non fisica, che vince la tendenza en-
tropica della materia costruendo il corpo
fisico, veicolo della sua manifestazione nel
piano fisico-chimico

214
SOMMARIO

PRESENTAZIONE 3
INTRODUZIONE 7

Parte I – UOMO FERMATI, E CONOSCI TE STESSO!


L’INVISIBILE
1. La vita 13
2. La coscienza 20
3. La consapevolezza 21
4. La percezione 24
5. L’individualità e la personalità 30
MORTE E RINASCITA
1. La Teoria Materialistica 39
2. La Teoria Unicistica 41
3. La Teoria della Rinascita 43
4. Nascita e Crescita 53
LA MALATTIA E LA GUARIGIONE
1. Origine e classificazione delle malattie 55
2. L’equilibrio con l’ambiente 64
3. L’esercizio riparatore 70

Parte II – LA BIBBIA RACCONTA


IN PRINCIPIO…: LA GENESI
1. Noi e la Bibbia 75
2. La Genesi e il big-bang 81
LA CREAZIONE DELLA FORMA, O L’INVOLUZIONE
1. I giorni della creazione 87
2. Il periodo della Terra 94
3. A immagine e somiglianza… 99
IL FRUTTO PROIBITO
1. Il settimo giorno 105
2. Il frutto proibito 108
3. I figli di Set e i figli di Caino 118
LA NUOVA ALLEANZA
1. La conquista dell’anima 123
2. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo 132
3. il Padre Nostro 143

215
Parte III – IN CAMMINO SUL SENTIERO
IL LABORATORIO INTERIORE
1. La colonna vertebrale 153
2. Il cuore, strumento di rigenerazione 158
3. La Nuova Gerusalemme 162
FISIOLOGIA OCCULTA
1. I principali centri di forza 169
2. Il Fuoco del Padre 175
IL VANGELO INTERIORE
1. L’immacolata concezione 177
2. I gradini sul sentiero 180
3. I Sacramenti: le iniziazioni rituali 190
LA VIA DELL’ASCESI
1. Condizioni particolari 195
2. Il ciclo “per annum” 197

IL NOSTRO MANIFESTO
I Principi 203
La Comunità 204

GLOSSARIO 205

216
217

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