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Arch. Hist. Exact Sci. 52 (1998) 161193.

c Springer-Verlag 1998
Il Calcolo delle Radici Quadrate e Cubiche in Italia
da Fibonacci a Bombelli
M.T. RIVOLO e A. SIMI
Communicated by M. FOLKERTS
Introduzione
I documenti storici attestanti che il calcolo delle radici quadrate veniva affrontato
e risolto gi` a dai Babilonesi, gli Indiani, i Cinesi, i Greci e gli Arabi sono assai numerosi.
Sfortunatamente, nella maggioranza dei casi, tali testimonianze scritte forniscono i valori
delle radici considerate, senza per` o illustrare i metodi ed i calcoli effettuati per ottenerli.
Tuttavia, anche le fonti di tal genere danno spesso informazioni assai utili ed interes-
santi. E il caso della piccola tavoletta, oggi conservata nella Collezione Babilonese
dellUniversit` a di Yale, la quale ci obbliga a riconoscere lesistenza di un interesse
per problemi di approssimazione gi` a in epoca cos` antica come il periodo paleoba-
bilonese (18001600 a.C.). In essa, infatti, per

2, viene dato un valore sessagesimale
che, tradotto in frazioni decimali, lapprossima esattamente no alla quinta cifra.
Lillustrazione di una regola per estrarre la radice quadrata, per la prima volta,
si trova apertamente nel quarto dei Nove Capitoli sullArte Matematica (Chiu Chang
Suan Shu) (206 a.C.221 d.C.); con essa le cifre della radice vengono determinate
luna dopo laltra, con lo stesso metodo che sinsegna attualmente a scuola, basato sulla
relazione (a +b)
2
= a
2
+2ab+b
2
dimostrata geometricamente da Euclide nella II prop.
del IV libro degli Elementi, ma certamente nota gi` a da lungo tempo ([30], pp. 3646).
Teone dAlessandria (390 d.C.) illustra il calcolo della radice quadrata di frazioni
sessagesimali per lesempio particolare relativo al numero 4500, per il quale viene dato
come risultato approssimato 67

55

. Il metodo di Teone pu` o essere tradotto nei


seguenti termini che risultano del tutto moderni:
Per estrarre la radice quadrata di un qualunque numero dato N, si deve cercare
il lato del massimo quadrato contenuto nel primo termine di N; quindi si faccia la
differenza tra questo e quel quadrato. Si divida il resto, trasformato in secondi, per il
doppio della radice trovata; il quoziente, aggiunto al lato del quadrato massimo, venga
elevato al quadrato e, ci` o che risulta, si tolga dal numero dato e cos` via ([17], libro V,
pp. 4142).
Per quanto concerne il calcolo della radice cubica, dobbiamo sottolineare la totale
assenza di scritti greci in cui venga descritta tale operazione ([15], pp. 6364). Ormai,
` e tuttavia stato accertato che i Greci dovevano avere un loro metodo, giacch` e, nella
Metrica, Erone (intorno al 62 d.C) d` a il valore 4
9
14
quale approssimazione di
3

100. Sul
162 M.T. RIVOLO e A. SIMI
procedimento che condusse Erone a trovare tale valore ` e stata fatta da G. Wertheim e
A. Kerber l

ipotesi che esso sia una speciale applicazione del metodo di falsa posizione
([17], libro V, pp. 4244). Unaltra ipotesi, dovuta a O. Becker, ` e di carattere geometrico
ed ` e basata sullidentit` a: (u +v)
3
= u
3
+3uv(u +v) +v
3
([29], vol. I, p. 268). Anche
Pappo (320 d.C.), bench` e del tutto inconsapevolmente, nella I parte del III libro della
Collezione, nelloccuparsi dellinserzione di due medie proporzionali tra due rette date,
espose le prime fasi di un metodo per calcolare valori di qualunque radice cubica sempre
pi ` u approssimati e tutti espressi razionalmente ([17], libro IV, pp. 1718).
Lalgoritmo per il calcolo della radice cubica ` e descritto invece esplicitamente da
Aryabhata (510 d.C.). Basato sullidentit` a (a +b)
3
= a
3
+ 3a
2
b + 3ab
2
+ b
3
, esso
coincide nella sostanza con quello attualmente in uso.
Nel corsodei secoli, poi, se da una parte ` e statomessoa puntoloschema dellalgoritmo
atto a trovare la radice esatta di un numero o, nel caso in cui il numero non fosse un
quadrato od un cubo perfetto, la sua parte intera, dallaltra ` e stata data origine ad una
grande variet` a di metodi di approssimazione per la determinazione della parte frazionaria
di radici irrazionali.
Il presente articolo illustra i vari tipi di schemi a galera per gli algoritmi della radice
quadrata e cubica usati dalla maggior parte degli autori italiani dei secoli XIIIXVI,
no ad arrivare agli schemi a danda (che sono quelli attualmente in uso) introdotti da
Pietro Cataneo e Raffaele Bombelli; inoltre fornisce una visione dinsieme delle regole
di approssimazione assai varie ed originali usate dai medesimi autori.
Il lavoro, organizzato secondo una struttura che sembrasse la pi` u logica possibile
da un punto di vista matematico, ` e suddiviso in quattro paragra: il primo contiene
una descrizione sommaria delle fonti originali (manoscritte ed a stampa) dalle quali gli
autori hanno attinto, oltre a numerosi riferimenti bibliograci ad esse relativi; il secondo
paragrafo ` e dedicato alla presentazione degli schemi dellalgoritmo per il calcolo della
parte intera, prima, della radice quadrata, poi, cubica; il terzo descrive vari metodi di
approssimazione per la determinazione sia di radici quadrate che cubiche non esatte; il
quarto ed ultimo illustra i principali metodi geometrici usati da alcuni autori.
1. Contributi italiani al calcolo delle radici quadrate e cubiche nei secoli
XIIIXVI
Il numero di trattati dabaco che illustrano il problema del calcolo delle radici
quadrate e cubiche ` e abbastanza ridotto. Tuttavia, giacch` e la risoluzione di equazioni
algebriche di 2

e 3

grado comporta lestrazione di radici rispettivamente quadrate e


cubiche, il problema in questione, nei trattati che dedicano una loro sezione allalgebra,
` e ovviamente sempre affrontato. Ove ` e presente, il calcolo delle radici quadrate e cu-
biche, generalmente, viene collocato dagli autori nella parte immediatamente successiva
a quella che illustra i metodi per eseguire le divisioni; solo eccezionalmente ` e posto al
termine del capitolo sullalgebra.
Nel seguito esamineremo i contributi degli autori delle seguenti opere:
1) Liber Abaci (d. 1202) e Practica Geometriae(c. 1220) di L. Pisano;
Il Calcolo delle Radici 163
2) Il trattato dabaco di M

Gilio di Cecco da Montepulciano (Siena)


1
, contenuto
nel Codice L. IX. 28 della Biblioteca Comunale di Siena (d. 1384);
3) Lopera contenuta nel Ms. Chigi M. VIII. 170della Biblioteca Apostolica Vaticana,
di autore anonimo (c. 1395);
4) Praticha dArismetricha di autore anonimo, contenuta nel Codice Palat. 573 della
Biblioteca Nazionale di Firenze (c. 1450)
2
;
5) Trattati di geometria di autore anonimo, contenuti nel Codice Palat. 575 della
Biblioteca Nazionale di Firenze (c. 1460);
6) Trattato di Aritmetica di M

Benedetto da Firenze
3
, contenuto nel Codice L. IV.
21 della Biblioteca Comunale di Siena (d. 1463);
7) Il trattato dabaco di autore anonimo senese, contenuto nel Ms. Plimpton 194 della
Biblioteca della Columbia University di New York (d. 1473);
8) Della radice de numeri e metodo di trovarla. Trattatello di algebra e di geometria
di autore anonimo, contenuto nel Codice Italicus DLXXVIII della Biblioteca Estense di
Modena (c. 1485);
9) Ragionamenti dalgebra di R. Canacci
4
, contenuti nel Codice Palat. 567 della
Biblioteca Nazionale di Firenze (c. 1495);
10) Tractato de le algeble amugabele di autore anonimo, contenuto nel Ms. 94 della
Biblioteca Trivulziana di Milano (c. 1480);
11) Summa de Arithmetica et Geometria di L. Pacioli (d. 1494);
1
Come risulta da alcuni documenti conservati presso lArchivio di Stato di Lucca, un certo M

Gilio da Siena, nel 1381, fu maestro dabaco nelle scuole di questa citt` a. Inoltre, con lo stesso nome,
troviamo un maestro dabaco stipendiato dal Comune di Siena, dallottobre 1374 allottobre 1375
e dal settembre 1405 al settembre 1407. Con ogni probabilit` a i due maestri dabaco ora ricordati
e lautore del Ms. L. IX. 28 della Biblioteca Comunale di Siena sono la stessa persona.
2
Tale datazione, suggerita da G. Arrighi nel lavoro di cui al [5], ` e anteriore di un decennio
rispetto a quella riportata da W. Van Egmond nel catalogo [31].
3
Le uniche notizie certe sulla vita di questo importante maestro dabaco sono quelle che egli
stesso riferisce nei suoi scritti. Sappiamo che nacque e fu allevato in Firenze e che suo maestro
nellapprendimento dellabaco fu Chalandro di Piero Chalandri (padre di quel Filippo autore del
De Arimethrica, che ` e uno dei primi trattati dabaco comparsi a stampa in Italia). La sua data
di nascita, notizia di fonte incerta, viene fatta risalire dallo studioso I. Hart allanno 1432. Assai
interessanti sono le notizie storiche relative a numerosi maestri dabaco anteriori a M

Benedetto
(Gratia de Castellani, Giovanni di Bartolo, Luca di Matteo ecc.) che egli riporta nellintroduzione
al XV libro del codice L. IV. 21: Inchomincia el quindecimo libro di questo trattato nel quale si
chontenghono [ ] chasi dalquanti maestri antichi e, prima, la divisione del detto libro. [ms. L.IV.
21. c. 408v.]
4
Questo matematico ` e ricordato da Guglielmo Libri ([16], pp. 207 - 208): ... Un matematico,
menocelebre inverodel Dagomari (PaolodellAbaco, dettoanche dei Dagomari, celebre abachista,
vissuto in Firenze nel sec. XIV) ma i cui scritti offrono ancora un interesse, fu RAFFAELLO
CANACCI, di Firenze, che nel sec. XIV scrisse in italiano un trattato di algebra, dove si trovano
delle notizie assai curiose sulla storia della matematica, e dove sono risolute questioni assai
difcili. .... Del resto, Canacci non ` e affatto uscito dalla scuola del Fibonacci (il celebre Leonardo
Pisano); sembra che egli si sia appoggiato sopra tutto sugli scritti di un antico geometra, chiamato
Guglielmo de Lunis.
164 M.T. RIVOLO e A. SIMI
12) Practica Arithmeticae di G. Cardano (d. 1539)
5
;
13) Libro dAlbaco di D. Gori
6
, contenuto nel Codice L. IV. 22 della Biblioteca
Comunale di Siena (d. 1544);
14) La pratica delle due prime matematiche di P. Cataneo
7
(d. 1546);
15) General Trattato di numeri et misure di N. Tartaglia (15561560);
16) LAlgebra di R. Bombelli (1572).
Delle opere sopra elencate forniremo una breve descrizione limitata alla parte rela-
tiva allestrazione di radici e daremo inoltre alcuni riferimenti bibliograci. Per quanto
riguarda le opere a stampa, precisata ledizione considerata, specicheremo solo quali
sono i capitoli od i paragra dedicati allargomento in questione.
Nel Liber Abaci il calcolo delle radici quadrate e quello delle radici cubiche sono col-
locati rispettivamente nella prima e quinta parte del capitolo XIV, mentre nella Practica
Geometriae sono descritti rispettivamente nella seconda e quinta distinzione ([20]).
Nellopera di Gilioda Siena (di cui al 2)), i capitoli dedicati specicamente allalgebra
sono El trattato de le radici e Le regole della cosa. Il primo di essi si apre con la
denizione di radice quadrata di un numero e con lesposizione di un metodo per calco-
lare valori approssimati di radici sorde, cio` e di radici di numeri che non sono quadrati
perfetti
8
. La trattazione prosegue con lillustrazione di regole di calcolo per radicali sola-
mente quadratici, cubici e biquadratici, probabilmente poich` e lautore nel capitolo suc-
cessivo considera equazioni al pi` u di 4

grado. Inne, come gi` a preannunciato allinizio


del trattato, lautore espone un metodo geometrico per determinare la radice di un numero
qualunque ([14] e [23]).
5
Per tale opera gli autori hanno fatto riferimento al testo [9]. E tuttavia opportuno ricordare
qui ledizione originale: Hieronymi Cardani Opera Omnia. 10 vol., Ludguni, 1553.
6
Dionigi Gori (15101586 ca.) fu maestro dabaco a Siena per circa sessanta anni. Dal 1531
al 1552 fu sovrintendente alle condutture dellacqua ed alla manutenzione delle strade della stessa
citt` a. Oltre che del Libro dAlbaco, egli fu anche autore di un Libro di Aritmetica (1571; ms. L.IV.
23 della Biblioteca Comunale di Siena) e di un Libro di ragioni e misure (non datato, ms. L. IX. 30
della Biblioteca Comunale di Siena).
7
Pietro Cataneo o de Catani, nacque a Siena, verso il 1510 in una famiglia non priva di
tradizioni culturali. Il padre, Jacopo, di professione libraio, ebbe, oltre a Pietro, altri tre gli, due dei
quali (Antonio e Bernardino) ricoprirono ufci pubblici in Siena. E probabile che la formazione
culturale e scientica del Cataneo sia completamente legata alle strutture scolastiche senesi e che
la scelta dellarchitettura sia dovuta allinuenza sulla cultura cittadina del tempo dellopera di
insigni architetti senesi, quali Francesco di Giorgio Martini (14391502) e Baldassarre Peruzzi
(14811536). Nel 1539 il Cataneo ricopriva il pubblico ufcio di Architetto e Maestro di scrittura a
Siena; nel 1542 sposa M.Prudentia, glia di M

Luca Cinaiolo, dalla quale ebbe sei gli; nel 1547


fu commissario delle forticazioni di Grosseto e lanno successivo direttore delle opere militari
di Talamone; nel 1549 fu eletto commissario sopra la muraglia di Orbetello; nel 1552 fu eletto a
trattare con Monsignor di Termes, generale di Francia, delle forticazioni di Capalbio e sostitu`
M

Gori nella sovrintendenza alle condutture dellacqua e alle strade; nel 1554 fu data alle stampe
la prima parte dei Primi quattro libri di Architettura; la data di morte, incerta, si fa risalire al 1572.
8
Lorigine degli attributi sorda o muta con i quali la maggior parte degli autori del Medioevo
e del Rinascimento appellano una radice irrazionale pu` o verosimilmente essere la seguente. Nella
lingua greca i due attributi senza rapporto (quindi irrazionale) e senza parola (ossia muto) vengono
tradotti rispettivamente con i due termini alogos (o o) e alalos (o).
Il Calcolo delle Radici 165
Il Ms. Chigi M. VIII. 170 (di cui al 3)) contiene una copia della tanto famosa quanto
importante Algebra di M

Dardi di Pisa ed uninteressante appendice riguardante le


estrazioni di radice quadrata e cubica. Mentre tutta la prima parte del codice ` e compilata
in volgare veneto lappendice in questione ` e scritta in volgare toscano ed ` e posta in
chiusura di esso ([24]).
Sulla Praticha di Arismeticha(di cui al 4)), gi` a ampliamente illustrata da G. Arrighi
([6]), ci limitiamo ad una precisazione riguardo allautore. Abbiamo ormai appurato
che questultimo, riconosciuto da G. Arrighi in un allievo del orentino Domenico
dAgostino vaiaio
9
, ` e anche il compilatore della Praticha di geometria contenuta nel
Codice Palat. 577della Biblioteca Nazionale di Firenze (c. 1460) ([25]). Nella Pratichadi
Arismetrichalestrazione delle radici quadrate ` e collocata nel secondocapitolodellottava
parte (c. 318 v.322 v.), mentre il calcolo delle radici cubiche nel settimo capitolo della
stessa parte (c. 366 v.370 v.).
Il cartone esterno che riveste il manoscritto 5), coperto con tela marrone, porta il
titolo: Trattati / di Geometria. In realt` a il codice contiene un trattato dabaco diviso in
due parti: a) Regole prime (c. 1r.113r.); b) Regole di geometria e della cosa (c. 120r.
179r.). Esso ` e pertanto dedicato solo in parte ad argomenti geometrici, mentre lascia
ampio spazio allalgebra ed allaritmetica. Gli argomenti di aritmetica e di algebra sono
contenuti nelle seguenti parti: c. 134v.137r.; c. 146r.166v.; c. 178r.179v. ([2]). Alle
carte 164v.166v. della seconda parte, ` e posta la cos` detta Regola delle 8 spetie, relativa
allestrazione della radice quadrata di numeri che non sono quadrati perfetti. La terza ed
ultima parte riferisce una regola pratica per il calcolo delle radici quadrate ed una per il
calcolo delle radici cubiche di numeri interi di molte cifre (gran some).
Per quanto riguarda limponente Trattato di Aritmetica di M

Benedetto da Firenze
(di cui al 6)), gi` a ampiamente descritto da G. Arrighi ([5]), specichiamo solamente che
la sezione dedicata al calcolo delle radici quadrate ` e da ricercarsi nel primo capitolo del
dodicesimo libro (c. 310v.312r.), mentre nel sesto capitolo si trova quella delle radici
cubiche (c. 356v.367v.).
Una parte del codice 7) riguarda lalgebra ed ha molte analogie con i manoscritti
D. 14 della Biblioteca Vallicelliana di Roma ed I. VII. 17 della Biblioteca Comunale
di Siena. La parte sulle radici, preliminare allalgebra, inizia a carta 129r.. Innanzi tutto
vengono denite le radici quadrate e cubiche di un numero che lautore distingue in
discrete ed indiscrete, secondo che siano razionali od irrazionali; questultime sono
anche dette sorde o mute. Sono poi dati numerosi esempi di calcolo di radici quadrate,
mentre compare ununicoesempiodi calcolodella radice cubica, effettuata per unnumero
di sette cifre; per un numero di otto cifre viene data solo unindicazione del metodo da
seguire. Il calcolo della radice quadrata di un numero n per via geometrica ` e eseguito,
9
Domenico dAgostino, di professione mercante, coltiv` o la matematica per puro diletto. E
ricordato con lappellativo di vaiaio perch` e commerciava in pelli pregiate quali erano considerate
al tempo quelle di vaio. Nato a Firenze verso il 1385, Domenico ebbe la sua azienda in Via Vac-
chereccia. Assai ricco, possedeva numerose case in Firenze e fattorie nelle campagne circostanti.
Abit` o no al 1440 nel quartiere di Santa Croce e poi in quello di Santa Maria Novella. Sposato due
volte ebbe due gli ed una glia. La sua morte si fa risalire al 1460. Lautore del codice Palatino
573 ci tramanda che Domenico dAgostino compose unopera divisa in tre parti di cui la prima
parte ...` e sottoposta a travagliamento delle radicie.
166 M.T. RIVOLO e A. SIMI
senza alcuna giusticazione, nel caso n = 29 e coincide con uno dei due esempi dati da
M

Gilio da Siena ([3]).


Il testo 8) si apre con unillustrazione del metodo per calcolare le radici quadrate, cu-
biche e quarte e, nel caso di numeri che non siano quadrati o cubi perfetti, con un metodo
di approssimazione. Segue unampia parte dedicata allalgebra in cui si introducono i
monomi dei primi dieci gradi (da 0 a 9) e si prendono in considerazione equazioni
algebriche razionali ed irrazionali ([1]).
Per quanto concerne i Ragionamenti dAlgebra di R. Canacci (di cui al 9)), essendo
stati gi` a ampiamente studiati ([8] e [21]), qui ci limitiamo a precisare che il calcolo delle
radici quadrate e cubiche, in tale testo, ` e collocato nelle carte c. 7r.12v..
Il testo 10), scritto in un dialetto marcatamente settentrionale, probabilmente un
veneto molto arcaico, ` e una copia molto fedele di parte della gi` a ricordata Algebra di M

Dardi. Va per` onotatoche il codice inesame contiene una parte del tuttooriginale (c. 22v.
38v.) in cui viene data uninteressante illustrazione teorica sulla determinazione della
radice quadrata e cubica di un qualunque numero. Seguono poi molti esempi numerici
in cui vengono estratte le radici quadrate e cubiche di numeri che sono rispettivamente
quadrati o cubi perfetti. Nel caso in cui si debbano determinare radici quadrate e cu-
biche non esatte, lautore suggerisce un metodo molto originale per calcolarne un valore
approssimato, che esamineremo in dettaglio nel seguito ([24]).
Allinterno dellimponente opera di L. Pacioli (di cui al 11), uscita a stampa nel
1494, lestrazione delle radici quadrate e cubiche ` e posta nella seconda distinzione del
sesto trattato, rispettivamente agli articoli 15 e 67 ([19]).
Saranno oggetto di una nostra approfondita analisi anche i Capitoli XXIIIXXVI
della Practica Arithmeticae di G. Cardano (di cui al 12), uscita a stampa per la prima
volta a Milano nel 1539 e contenuta nellOpera Omnia ([9]).
Dei 15 capitoli (trattati) in cui il Libro dAlbaco (di cui al 13), risulta suddiviso,
lundicesimo ed il dodicesimo portano rispettivamente i seguenti titoli: Libro e trattato
della praticha dalcibra (c. 67v.105v.) e Partire a galera, trare radice cuba e quadra
(c. 106r.108v.). Si osserva dunque che, in questo caso, lesposizione degli algoritmi
per lestrazione delle radici di indice due e tre ` e posta dopo il trattato dalgebra anzich` e
prima. Un motivo didatticamente valido che giustichi questa collocazione del tutto
eccezionale rispetto a quella solitamente data dagli altri autori presi in esame, pu` o essere
che D. Gori intendesse ssare lattenzione del lettore su tali algoritmi, solo dopo averlo
reso consapevole della loro necessit` a ([13]).
Ancora pi ` u singolare rispetto a quella di D. Gori ` e la collocazione che Pietro Cataneo
d` a alla descrizione dellestrazione della radice quadrata nel suo trattato dabaco (di cui
al 14)) ([10] e [13]). La descrizione dellalgoritmo in questione, inserita allinterno
del breve trattatello di geometria che conclude Le pratiche delle due prime mate-
matiche ` e fatta precedere dallautore dalla seguente osservazione assai signicativa:
Hor desiderando io, pi ` u theoricamente procedere et conoscendo che senza laiuto della
radice quadrata de numeri non si pu` o pervenire alla perfettione di Geometria, sio non
mostrasse la natura di quelle, mi parrebbe haver mal sodisfatto allo intento mio... ([10],
c. 58r.).
Nel libro II della II parte del General Trattato di Numeri et Misure, (di cui al 15),
([27]), Tartaglia illustra assai diffusamente ed in modo dettagliato i metodi per estrarre
le radici di qualunque indice. In particolare le questioni relative alle radici quadrate sono
Il Calcolo delle Radici 167
descritte nei capitoli 1 e 2, mentre quelle riguardanti le radici cubiche nei capitoli 3 e
4. Oltre alla meticolosit` a e minuziosit` a con cui lautore sviscera largomento in tutte
le sue parti, di particolare interesse sono anche i riferimenti carichi di una forte vena
polemica, nei confronti di altri autori quali Giovanni di Sacrobosco, Oronzio Fineo
10
,
Giorgio Valla Piacentino
11
, Ludovico Ferrari, Pacioli e Cardano.
Il libro primo de LAlgebra di R. Bombelli, la cui prima edizione si ebbe in Bologna
nel 1572, ([7]) riguarda inne lestrazione di radici quadrate e cubiche esatte ed ap-
prossimate. Inoltre, giacch` e, nelle dispute tra Tartaglia e Ferrari, a questultimo era stato
aspramente contestato di non aver saputo estrarre le radici di indice superiore a tre,
Bombelli, pur ritenendola cosa non necessaria alla buona economia della sua opera,
tuttavia, per non incorrere in critiche analoghe, tratta anche dellestrazione di radici di
indice assai elevato.
2. Gli schemi degli algoritmi per il calcolo delle radici quadrate e cubiche
Negli autori presi in esame, gli algoritmi per il calcolo delle radici quadrate e cubiche,
ovviamente, non possono che coincidere con quelli attualmente in uso e sono facilmente
deducibili da unattenta analisi delle potenze, rispettivamente di grado 2 e 3, del binomio.
Tutti gli autori ne sono consapevoli e maggiormente Tartaglia che afferma quanto segue:
La causa della regola data da nostri antichi per cavar la radice quadra, e similmente
quella da formar il rotto di quello, che sopravanza nelli numeri non quadrati per dar
tai radici propinque al vero, il non si pu` o negare, che quella non si possa assignare per
la quarta propositione del secondo di Euclide. ([27] libro II, cap. I, c. 29 r.)
In effetti, i principi sui quali si basano le regole pratiche per lestrazione delle radici
sono i seguenti:
i) Il numero totale delle decine della radice quadrata [cubica] ` e uguale alla parte
intera della radice quadrata [cubica] del numero totale delle centinaia [migliaia] del
radicando;
ii) Se la parte intera della radice quadrata [cubica] di N ` e n = 10a + b, si avr` a:
(10a +b)
2,3
<
=
N, da cui, trascurando b
2
[b
3
+30ab
2
], risulter` a:
b
<
=
N 10
2
a
2
2 10 a
_
b
<
=
N 10
3
a
3
3 10
2
a
2
_
10
Oronzio Fineo (Briancon 1494 Parigi 1555), nel 1532 divenne professore di Matematica
nellappena fondato Collegio di Francia. Egli scrisse di astronomia e produsse molte opere di
aritmetica e geometria, compreso uno sulla quadratura del cerchio (De Quadratura Circuli, Parigi,
1544). Laritmetica, la geometria ed alcune parti di astronomia vengono prese in considerazione
nel suo Protomathesis. Fra le altre sue opere ricordiamo: In sex priores libros geometricorum
elementorum Euclidis demonstrationes, Parigi 1536; De re et praxi Geometrica libri III, Parigi,
1555; De rebus mathematicis hactenus desideratis, Libri IIII, Parigi 1556. Alcune delle sue opere
furono tradotte in italiano da Cosimo Bartoli.
11
Giorgio Valla (1430 1499), nativo di Piacenza, fu lettore di sica e medicina a Pavia e
a Venezia. Nella sua opera Magnum Opus, un compendio del sapere generale del tempo, tratt` o
laritmetica di Boezio, la geometria di Euclide, lottica e lastrolabio, come pure una grande variet` a
di altri argomenti. Lopera stampata nel 1501, ` e notevole soprattutto per la mole e lampiezza.
168 M.T. RIVOLO e A. SIMI
Dunque, nel caso di un radicando a 3 o 4 [5 o 6] cifre, trovata la cifra delle decine a,
la cifra delle unit` a b non potr` a superare il quoziente intero di N 10
2
a
2
[N 10
3
a
3
]
per 2 10 a [3 10
2
a
2
]. Inoltre dovr` a risultare anche:
b (20a +b)
<
=
N 10
2
a
2
_
b
_
3 10
2
a
2
+3 10 ab +b
2
_
<
=
N 10
3
a
3
_
.
iii) I resti che si trovano in ciascuna delle varie fasi del calcolo della radice quadrata
[cubica] non devono mai superare il doppio [triplo] del numero dato dalle cifre della
radice trovate no a quel punto.
Diversi sono invece gli schemi operativi per lestrazione delle radici quadrate e
cubiche proposti dai vari autori presi in esame, anche se, sostanzialmente, solo di due
tipi: a galera e a danda. Originariamente questi due termini erano usati per indicare due
diversi sistemi di divisione. Il primo deriva il suo nome dalla sua somiglianza esteriore
con questo antico tipo di imbarcazione, mentre il secondo riceve il suo nome dal verbo
dare. Lo schema a galera, bench` e il pi ` u antico fra i due, rimase in uso no a tutto il
600, convivendo con quello a danda che comparve, per la prima volta in un testo a
stampa, sulla Pratica delle due prime matematiche di P. Cataneo (1546).
La maggior parte degli autori esaminati estrae le radici quadrate e cubiche di un
numero secondo lo schema a galera; solo Cataneo e Bombelli dimostrano di preferire lo
schema a danda. In proposito ` e assai signicativa losservazione di questultimo:
...e bench` e tutti gli altri autori habbiano posta tale estrattione con la galera, a me
` e parso non di meno di porla con la danda, perch` e si vede pi ` u chiaramente, che non fa
la galera; bench` e per lo intelligente ` e pi ` u leggiadro usare la galera che la danda, ma
per la difcult` a del scriverla, andando cassati i caratteri, che generano confusione a
chi non sa, ho posta la danda pi ` u per necessit ` a che per volont ` a... ([7], p. 37).
Le parole sopra riportate risultano interessanti per due motivi: da un lato rendono
conto della mancata conoscenza dellopera di Cataneo da parte di Bombelli stesso,
dallaltro spiegano che causa della lunga sopravvivenza dello schema a galera, pi` u com-
plesso di quello a danda, fu spesso una pedantesca forma di ricercatezza da parte di molti
autori.
a) Le radici quadrate
Generalmente tutti gli autori aprono la sezione relativa allestrazione delle radici
quadrate con una parte introduttiva in cui deniscono in vario modo i concetti di radice
quadrata esatta (discreta) e non (indiscreta, sorda o muta). Leonardo Pisano d` a due
denizioni: una di tipo algebrico, nel Liber Abaci, laltra, di carattere geometrico, nella
Practica geometriae ([20] vol. 1, p. 353 e vol. 2, p.18). La prima denizione: Radix
enim quidem cuiuslibet numeri est numerus qui, cum in se multiplicatur, facit ipsum
numerum ` e quella riportata dalla maggior parte degli autori esaminati. La seconda: Est
enim radix numeri latus alicuius quadrature ` e usata soltanto da Bombelli che intitola
appunto il capitolo sullestrazione di radici quadrate:Modo di trovare il lato quadrato
di qual si voglia numero ([7], p. 34). Tartaglia, nel General Trattato, spiega lorigine
della parola radice con il brano seguente: Donde derivi questo nome radice. S` chome
che nelle herbe e nelle altre piante, dalla natura prodotte, questo nome Radice signica
quella sua pi` u bassa e original parte, occultata dalla terra, dalla qual tal herba, over
Il Calcolo delle Radici 169
pianta ` e stata produtta e generata, il medesimo per similitudine, ogni numero vien
detto Radice di qual si voglia numero da lui medesimo produtto e generato, essempi
gratia ogni numero dutto in se medesimo vien a esser radice di quel suo produtto
12
([27] libro II, cap. I, c. 23 v.).
Seguono poi alcune indicazioni preliminari utili a stabilire immediatamente il nu-
mero di cifre della radice in base a quello delle cifre del radicando. Emblematico per
tutti ` e il seguente suggerimento dato da L. Pisano:
Si scire desideras quot gure erunt in radice alicuius numeri multarum gurarum,
considera si numerus gurarumipsius numeri fuerit par, vel impar. Si fuerit par, dimidia
ipsum numerum, et quot unitates sunt in medietate, tot gure erunt in radice ipsius. Si
vero fuerit impar, adde numero ipsorum unum, ut efciatur numerus gurarum par.
Bombelli invece si distingue dagli altri autori, poich` e ` e lunico che, allo scopo di indi-
viduare a prima vista i numeri che non sono quadrati perfetti descrive alcune condizioni
necessarie, ma non sufcienti atte a caratterizzare i numeri che lo sono nei seguenti
termini:
...che tutti gli numeri quadrati hanno da nire in uno di questi 1, 4, 5, 6, 9 e nendo
in 2, 3, 7, 8, risolutamente non possono essere quadrati. La seconda [regola] ` e la prova
del 9, che si piglier` a del numero, che deve essere quadrato, la quale non essendo uno
di questi, cio` e 1, 4, 7, 0, risolutamente il numero non sar` a quadrato, e se quel che nir` a
in 5 non haver` a a canto il 2 con un altro numero paro, tal numero non sar` a quadrato
(come 125, 325, 525, 725, e 925)...e quelli che niranno in 1, e 9 bisogna che habbiano
il numero paro a canto (come 21, 41, 61, 81, 01, e cos` 29, 49, 69, 89, 09), quelli che
niranno in 4, bisogna che habbiano il numero paro a canto, e quelli che niscono in
6 lhabbiano disparo e tutti quelli che niscono in 0 bisogna che li 0 siano in numero
paro, e li numeri, che li sono a canto habbiano tutte le conditioni dette di sopra, si che
havendo tutti questi avertimenti rare volte si affaticher` a in vano. ([7], p. 40).
Anche limitando, in un primo momento, la nostra attenzione al solo schema a galera,
sono notevoli e numerose le differenze pi ` u o meno sottili per le quali i vari autori
si distinguono gli uni dagli altri; prima di passare ad analizzarle riteniamo opportuno
esaminare dettagliatamente almeno uno schema a galera fra tutti quelli proposti dai vari
autori considerati, cos` da chiarire in quale modo si debbano distribuire le cifre in questo
tipo di schema. Particolarmente adatti allo scopo, per la loro semplicit` a ed evidenza, sono
i seguenti schemi parziali proposti da Tartaglia ad illustrazione dellesempio relativo al
numero 1296, la cui radice quadrata ` e 36 ([27] libro II, cap. I, c. 26 r. e v.):
12
La parola radice ha sicuramente matrice araba. NellAlgebra di al - Khuwarizmi la parola
gizr, che molto probabilmente ` e la traduzione della parola sanscrita mula, che signica la radice
di un albero o di una pianta, sta manifestamente per radice, in opposizione al quadrato, mal. Gli
autori latini invece, a differenza di quelli arabi, che ritenevano appunto che un numero quadrato
avesse origine da una radice, pensavano al lato di un quadrato geometrico. Quindi, mentre gli
autori arabi estraevano la radice di un numero, quelli latini trovavano il lato di un quadrato.
A questo punto risulta evidente il motivo per cui, nelle opere tradotte dallarabo, si trova come
termine comune radix, mentre in quelle ereditate dalla civilizzazione romana compare latus. La
nostra aritmetica, largamente basata sulle fonti arabe, usa ancora il termine estrarre sebbene luso
pi` u antico di trovare sia migliore ([32]).
170 M.T. RIVOLO e A. SIMI
La prima fase consiste nel suddividere in coppie le cifre del radicando mediante
lapposizione di puntini di separazione superiori, a partire dalla cifra delle unit` a. Nella
seconda fase, determinata la radice quadrata intera pi` u grande possibile che approssimi
per difetto 12 ( che ` e il numero formato dalle cifre del radicando che precedono lultimo
puntino), cio` e 3, la si colloca alla destra del radicando stesso, al di l` a della linea ab.
Quindi, il residuo 3, che si ottiene sottraendo il quadrato della prima cifra della radice
da 12, ` e posto al di sopra del 12 stesso. Al di sotto vengono scritti la prima cifra della
radice ed il suo doppio. La terza fase, determinata la seconda cifra della radice, cio` e 6
e collocata questa accanto alla prima, sia a anco che sotto al radicando, consiste nel
sottrarre dal primo residuo R
1
= 396 la quantit` a 10 2ab + b
2
. La sottrazione viene
effettuata in due momenti distinti: prima si toglie 2ab = 36 da 39 e si accoppia il residuo
3 con le 6 unit` a di R
1
ottenendo 36; poi, da questultimo, si sottrae b
2
= 36, con un
avanzo nullo del calcolo.
Tutti gli autori, poich` e lo richiede lalgoritmo stesso, almeno mentalmente, conside-
rano le cifre del radicando suddivise in coppie, a partire dalla cifra delle unit` a. Tuttavia,
una prima distinzione la si pu` o fare tra gli autori che, in qualche modo, fanno risultare
dallo schema questa separazione delle cifre e quelli che non la indicano affatto. Gli
autori della prima categoria a loro volta si caratterizzano per i diversi espedienti usati
per descrivere la suddivisione in coppie delle cifre. Taluni dividono le cifre del numero
in coppie semplicemente distanziandole; altri suddividono il radicando in periodi di
due cifre ciascuno, ponendo dei puntini superiormente; altri ancora ponendo dei puntini
inferiormente. In ogni caso, sotto le cifre del radicando contrassegnate dai puntini, siano
essi inferiori o superiori, vengono collocate le cifre che formano la parte intera della
radice. Ne sono un esempio gli schemi seguenti, relativi ai numeri 79345 (Cardano) e
54756 (Gori): le cui radici, indiscreta la prima, esatta la seconda, sono rispettivamente
281 e 234.
Il Calcolo delle Radici 171
Si osserva che Cardano pone bene in evidenza il risultato, mentre nello schema di
Gori la radice trovata si legge estraendo dal numero che si trova sotto al radicando le
cifre corrispondenti ai puntini. In proposito si pu` o osservare che gli autori pi` u antichi in
generale tralasciano di indicare con chiarezza il risultato nale nello schema. Canacci ` e
uno dei primi a porre il risultato in risalto come evidenziato nello schema sotto riportato,
relativo al numero 5632 la cui radice ` e 75 con lavanzo di 7 ([8], p. 11):
Una divisione assai netta si pu` o fare poi tra gli autori che propongono solo uno
schema nale del calcolo e coloro che invece chiariscono i vari momenti del calcolo
con schemi parziali successivi. Ad esempio Pacioli, espone lalgoritmo dellestrazione
della radice quadrata in modo assai prolisso e poco agile, proponendo un solo esempio,
relativo al numero 99980001 (la cui radice ` e 9999) ed illustrandolo solo con lo schema
nale che riportiamo sotto ([19], c. 45 r.):
La trattazione di Cardano invece risulta assai semplice e chiara proprio perch` e la
distribuzione delle cifre nella costruzione della galera ` e mostrata passo per passo, con
schemi parziali come quelli sotto indicati, relativi al numero 79345, lultimo dei quali
gi` a proposto in precedenza ([9], Cap. XXIII, p. 30)
Unulteriore fondamentale distinzione la si pu` ofare tra gli autori dei trattati pi` uteorici
e quelli dei semplici trattati dabaco che, per il loro livello inferiore ed il loro contenuto di
172 M.T. RIVOLO e A. SIMI
argomenti pratici, erano adatti soprattutto allistruzione dei mercanti. Tra i primi gurano
L. Pisano, gli autori dei manoscritti Palat. 573, L. IV. 21 e Trivulziano n. 94, Canacci,
Pacioli, Cardano e Tartaglia. Tali autori lasciano ampio spazio alle illustrazioni teoriche
ed affrontano il problema spesso analizzando minuziosamente le varie possibilit` a che
possono vericarsi, ma, a differenza degli altri, sono assai pi` u sbrigativi e disinvolti nello
spiegare i vari passaggi e soprattutto i calcoli.
Gli schemi dello stesso L. Pisano per lestrazione della radice quadrata sono vera-
mente ridotti al minimo ([20] vol. 1, p. 355 e vol. 2, p. 22).
Lo schema i), ripreso dal Liber Abaci, ` e relativo allestrazione della radice quadrata
di 927435. Il Fibonacci, qui, avendo in precedenza gi` a illustrato, con un altro esempio
numerico, lestrazione di radice nel caso di numei di 3 e 4 cifre, si limita ad affermare
che la parte intera della radice di 9274 ` e 96 e solo da questo punto in avanti spiega i passi
da seguire per portare a termine loperazione. Il risultato nale, 963, compare scritto due
volte sotto il radicando, poich` e 96 e 3 (lultima cifra della radice), vengono moltiplicati
in croce e sottratti per due volte dal residuo 583 del radicando. Il resto dellestrazione,
una volta sottratto anche 3
2
da 75, ` e 66, ma lautore non lo evidenzia nello schema. Nella
PracticaGeometriae, bench` e gli schemi risultinoulteriormente semplicati, come risulta
dal ii), relativo allestrazione della radice quadrata di 9876543, la cui parte intera ` e 3142,
i resti, nei casi di radici non esatte, sono indicati chiaramente in alto a destra.
Le strette relazioni tra il Liber Abaci ed i trattati contenuti nei manoscritti Palat. 573
e L. IV. 21, per quanto concerne il problema in questione (e non solo) sono chiarite
dalle stesse parole dellautore del codice palatino: E nota che dove, in questo capitolo o
vogliamo dire in questa parte, sar` a manchamento del nominare auctore, quello dire sia
di Lionardo Pisano e, se daltrj sia di bisogno scrivere vi sar` a nominato quel tale ([6],
p. 430).
Gli schemi del manoscritto senese, come si pu` o constatare da quello sottoriportato,
relativo al numero 927435, si differenziano da quelli di Fibonacci solo per il fatto che
illustrano il procedimento in due passi anzich` e uno (Codice L. IV. 21, c. 312 r.).
Il Calcolo delle Radici 173
Nel Ms. Plimpton 194, che rientra nella tipologia dei trattati pratici dabaco, lautore
scompone il procedimento in numerosi passi ed illustra con precisione ciascuno di essi
per mezzo di successivi schemi parziali. Ad esempio, per chiarire il calcolo di radice
quadrata di 1225, propone i seguenti schemi (c. 131 v.):
Inoltre, a differenza della maggior parte degli autori che, dopo aver eseguito il cal-
colo per numeri a due, tre e quattro cifre, rimanda a questi esempi quando considera
lestrazione di radice di numeri composti da cinque o pi ` u cifre, lautore del ms. Plimpton
194, ogni volta, ripercorre il procedimento n dallinizio per i numerosi esempi proposti.
Limportanza del trattatello di geometria di Cataneo risiede principalmente nel fatto
che contiene una delle prime moderne esposizioni del calcolo per lestrazione di radice
quadrata. Cataneo, infatti esegue il calcolo secondo lo schema a danda, seppur con
qualche lieve differenza rispetto al metodo attualmente in uso, come vedremo in det-
taglio. Prima di illustrare due esempi numerici, lautore fa alcune considerazioni generali
sul numero di cifre della radice, quindi, per quanto riguarda il modo di procedere nel
calcolo, afferma: ...` e di bisogno cominciare a pontare dalla prima gura di man destra,
et seguitando verso man sinistra, ad ogni due gure fare un ponto, cio` e lassando sempre
infra le due pontate, una senza ponto...et seguendo a guisa di partire a danda, come qui
appresso ti mostro, haverai lintento tuo. ([10], c. 58 r.)
Lo schema del primo esempio riportato nel trattato, relativo al numero 54756, la cui
radice quadrata ` e 234, ` e il seguente ([10], c. 58 v.):
La differenza pi ` u rilevante rispetto al nostro modo di procedere ` e che in Cataneo,
accanto ai resti parziali, le cifre del radicando, anzich` e a due a due, sono calate una alla
volta. Di conseguenza, per ogni cifra della radice che si trova, dal residuo si devono
effettuare due successive sottrazioni anzich` e una ( 2ab e b
2
). Di scarso rilievo ` e il
174 M.T. RIVOLO e A. SIMI
fatto che Cataneo colloca punti separatori sotto la seconda cifra di ciascuna coppia del
radicando, diversamente da noi che li poniamo tra le coppie stesse .
Anche Bombelli, salvo trascurabili differenze nella disposizione del calcolo, per
lestrazione della radice quadrata aritmetica segue lo schema a danda ancor oggi usato
13
.
Il procedimento viene chiarito con due esempi numerici. Riportiamo lo schema di calcolo
del primo di essi, relativo al numero 5678 la cui radice ` e 75, con resto 53, che, come
risulta evidente, ` e composto di due parti: *) e **) ([7], p. 34).
Dopo aver suddiviso in coppie le cifre del radicando mediante lapposizione di
puntini superiori ed aver tracciato la linea a dello schema **) sotto il radicando, ad una
distanza tale che tra questultimo e la linea stessa si possa frapporre un altro ordine di
caratteri, si calano al di sotto della linea a le cifre 5 e 6 del radicando che, a partire da
sinistra, precedono il primo punto. Le cifre della radice, anzich` e di anco a destra come
in Cataneo e nel metodo moderno, vengono scritte sotto il radicando, in corrispondenza
delle cifre di questultimo contrassegnate con un punto. Il procedimento di Bombelli
si inserisce perfettamente tra quello di Cataneo e quello moderno. Infatti Bombelli,
dai residui parziali effettua un unica sottrazione e, secondo luso moderno, sottrae:
(2 10 a +b) b.
Dunque, come risulta anche dallo schema, accanto ai resti parziali, le cifre del rad-
icando vengono calate in coppie. Si nota pure che, nello schema, lautore non si limita
a lasciare indicato il resto delloperazione, 53, bens` evidenzia con chiarezza la prima
approssimazione del risultato. Nel caso specico il risultato ` e 75 53/150: Il numero
frazionario 53/150 ottenuto dividendo il resto delloperazione per il doppio della radice
intera, compare al di sotto della linea c dello schema **). Nello schema *) sono raccolti
i doppi di tutti i numeri che si ottengono componendo insieme le cifre della radice che
di volta in volta vengono trovate. Quindi 150, lultimo numero di tale schema, quello
posto sotto la linea f, rappresenta il doppio della parte intera della radice.
Particolare riguardo merita lo schema proposto dallautore del trattato contenuto nel
codice Palat. 575. La sua originalit` a, che appare evidente gi` a da un primo sguardo, non
consente di sottoporlo alla precedente classicazione in schemi a galera da una parte ed
a danda dallaltra.
13
Il programma di matematica delle scuole medie inferiori italiane prevede ancor oggi
linsegnamento dellalgoritmo per lestrazione della radice quadrata secondo lo schema a danda.
Il Calcolo delle Radici 175
Lautore di tale codice apre la questione con le seguenti parole: Se noi vogliamo
trovare la radice di una gran soma, ponemo che noi volemo trovare la radice di 9364,
si dovemo fare per questo modo che noi dovemo fare per lo modo de lo spregrande.
([2], p. 71)
Il metodo cui si riferisce lautore risulta assai complesso e poco lineare. Anche lo
schema proposto per l estrazione della radice quadrata di 9364, la cui parte intera ` e 96,
risulta poco chiaro per la sua frammentazione in pi ` u parti.
b) Le radici cubiche
Tutti gli autori di cui abbiamo gi` a illustrato gli schemi dellalgoritmo per la radice
quadrata, fatta eccezione per Cataneo, dedicano spazio anche al calcolo della radice
cubica di un qualunque numero. La sezione relativa allestrazione della radice cubica,
che sempre segue immediatamente quella relativa allestrazione della radice quadrata, ` e
generalmente aperta da una parte introduttiva in cui gli autori deniscono in vario modo
i concetti di radice cubica esatta e non e di cubo perfetto e non. In proposito sono assai
originali i termini in cui Canacci esprime la distinzione esistente tra un numero che ` e un
cubo perfetto ed uno che non lo ` e:
Numero chubo ` e detto del chubo, co` e solido: chos` chome lo solido, co` e corpo ` a 3
misure, chos` il numero chubo, ovvero solido, ` a 3 numeri e possono essere eghuali ed
essere diversi, hossia non eghuali; lo numero che perverr` a della multiplichatione detta,
sar` a detto solido e non chubo, dunque chubo non sar` a detto se non quando li detti 3
numeri saranno ughuali...manifesta chosa ` e che ogni numero chubo ` e solido, ma ogni
solido non ` e chubo. ([8], p. 14)
176 M.T. RIVOLO e A. SIMI
Nella parte introduttiva in questione sono poi contenute numerose altre considera-
zioni preliminari che variano da autore ad autore.
Canacci, ad esempio, secondo quanto gi` a fatto da L. Pisano, illustra due propriet` a
relative alla differenza di cubi, che in simboli possono essere riassunte nei seguenti
termini:
(n +1)
3
n
3
= 3n(n +1) +1(n +1)
3
n
3
= 3n(n +1) +1
m
3
n
3
= 3mn(mn) +(mn)
3
.
Tartaglia invece riporta uno schema da saper a mente per quelli che hanno da maneg-
giare le radici, incui, a ciascuna delle cifre da 1a 9, vengonofatti corrispondere i rispettivi
quadrati e cubi.
Bombelli poi, allo scopo di individuare a prima vista i numeri che non sono cubi
perfetti, descrive alcune condizioni necessarie ma non sufcienti, atte a caratterizzare i
numeri che lo sono con le seguenti parole:
Li numeri cubi possono nire in tutti li numeri, ma la lor prova del 9 bisognia che
sia 1, 8, 0, e non altro, e tutti li numeri che niscono in 2, 4, 8, vogliono havere il numero
pari a canto, o vero il 0. E se il numero nir` a in un 0, o vero dui, non possono essere
cubi e, se ne haveranno tre, potranno esser cubi, e quelli che niscono in 5, vogliono 2,
o ver 7 a canto, cio` e 25, o ver 75. ([7], p. 46).
Inne, anche nel casodellestrazione della radice cubica, la maggior parte degli autori
fa precedere lillustrazione vera e propria dellalgoritmo da considerazioni preliminari
utili a stabilire immediatamente il numero di cifre della radice in base a quello delle cifre
del radicando.
Fra quelli esaminati, gli unici autori che si preoccupino di giusticare esplicitamente
lorigine dellalgoritmo per lestrazione della radice cubica di un qualunque numero sono
Pisano e Tartaglia. Questultimo, a causa di tutte le attioni usate...sopra il cavar la radice
cuba di numeri maggiori che riceveno 2 ponti, pone la seguente proposizione:
Se l sar` a una linea divisa in due parti (come si voglia), il cubo fatto da tutta la
detta linea sempre sar` a eguale a questi otto produtti, o ver solidi, cio` e alli duoi cubi
fatti da quelle due parti, insieme con quelli sei solidi, delli quali tre sono contenuti da
tre supercie quadrate di luno di cubi, e dallaltra parte della linea divisa e tre sono
contenuti da tre supercie quadrate, da laltro cubo e da laltra parte della linea divisa.
([27] libro II, cap. III, c. 30 v.).
Risulta ovvio che la proposizione sopra riportata non ` e altro che la trasposizione
nello spazio della proposizione 4 - II degli Elementi ([12]) che, in termini algebrici, pu` o
essere riassunta nel seguente modo: (a +b)
3
= a
3
+3a
2
b +3ab
2
+b
3
.
Cardano, invece, dimostra una minore rafnatezza ed un minor rigore, rispetto a
Tartaglia, quando, relativamente al proprio metodo di calcolo della radice cubica, afferma
semplicisticamente: ...iste modus est generalis facilis valde demonstrabilis ex quarta
Secundi elementorum. ([9], p. 31).
Procedendo secondo lordine dato al sottoparagrafo precedente, inizialmente ci limi-
teremo a considerare gli autori che estraggono la radice cubica secondo lo schema a
galera.
Per prima cosa, riteniamo opportuno esaminare in dettaglio almeno un esempio di
schema a galera, scelto fra tutti quelli considerati, allo scopo di chiarire come vengono
Il Calcolo delle Radici 177
distribuite le cifre, nelle varie fasi del calcolo. A titolo esemplicativo, riportiamo sotto
e diamo unillustrazione degli schemi parziali (ben sette) proposti da Tartaglia, uno degli
autori pi ` u precisi e chiari, per il calcolo della radice cubica di 79507, il cui risultato ` e 43
([27] libro II, cap. III, c. 29 v.).
La prima operatione consiste nel suddividere in terne le cifre del radicando mediante
puntini superiori, a partire dalla cifra delle unit` a. Con la seconda operatione si determina
la radice cubica intera pi ` u grande possibile la quale approssimi per difetto 79, che ` e il
numero formato dalle cifre che precedono lultimo puntino di separazione. La radice in
questione, cio` e 4, ` e collocata alla destra del radicando; il suo cubo, 64, ` e posto sotto
il 79 e da questo sottratto; lavanzo, 15, collocato sopra il 79, va a formare il primo
resto parziale R
1
= 15507. Scopo della terza operatione ` e determinare la seconda cifra
della radice. In proposito lautore afferma: ...per ritrovar laltro secondo digito, o vuoi
laltra seconda gura della nostra radice, si pu` o procedere per diverse vie le quai tutte
procedano da una causa.... La causa cui Tartaglia si riferisce ` e il fatto che, come gi` a
sottolineato, deve risultare: b
<
=
N10
3
a
3
310
2
a
2
=
R
1
310
2
a
2
dove a e b sono rispettivamente
la prima e la seconda cifra della radice. Dividendo numeratore e denominatore della
frazione al secondo membro della disuguaglianza per 10
2
, si ottiene b
<
=
R
1
/10
2
3a
2
. In
178 M.T. RIVOLO e A. SIMI
realt` a per gli scopi del calcolo ` e del tutto lecito trascurare le cifre decimali di R
1
/10
2
, il
che signica che, nellesempio specico, dovr` a risultare b
<
=
155
48
, ossia b
<
=
3. Lautore
afferma poi che la seconda cifra della radice sar` a 3, a conditione che, per b = 3, sia
possibile togliere 3a
2
b + 3ab
2
+ b
3
dal residuo parziale R
1
. Una volta vericata la
sussistenza di questa condizione, il 3 viene posto accanto al 4, oltre la linea ab. Nelle
operazioni successive, si eseguono, di volta in volta, le seguenti sottrazioni:
3a
2
b = 144 si sottrae da 155 (4

operazione)
3ab
2
= 108 si sottrae da 110 (5

e 6

operazione)
b
3
= 27 si sottrae da 27 (7

operazione).
In particolare si nota che, nella quarta operazione, la sottrazione di 144 = 48 3 da
155 viene scomposta nelle seguenti sottrazioni parziali: 154 3 = 3 e 358 3 = 11.
I resti 3 e 11 (come daltra parte i successivi 2 e 0) vengono distribuiti al di sopra del
radicando, secondo quanto avviene nelle divisioni a galera.
Tutti gli autori, come richiesto dallo stesso algoritmo, almeno mentalmente, consid-
erano le cifre del radicando suddivise in terne, a partire dalla cifra delle unit` a. Tra gli
autori che evidenziano nello schema tale suddivisione, la maggior parte appone i puntini
di separazione alle cifre del radicando inferiormente; superiormente solo Tartaglia.
Anche nel caso della radice cubica sono gli autori pi ` u antichi a tralasciare di porre in
risalto il risultato nale dellestrazione. Canacci e lautore del ms. Ital. DLXXVII, per
primi, quindi anche lautore del ms. 94 della Biblioteca Trivulziana, Pacioli, Tartaglia e
Cardano pongono il risultato in evidenza. Questultimo ad esempio illustra lalgoritmo
per il calcolo della radice cubica di 52313624 (il cui risultato ` e 374) mediante il seguente
schema ([9], Cap. XXIII, p. 31):
Tra gli autori che, solo ad operazione ultimata, illustrano la distribuzione delle cifre
nella costruzione della galera ricordiamo L.Pacioli che propone un unico esempio, per
altro assai complesso, relativo al numero 99970002999, la cui radice non esatta ` e 9999.
Non mancano per` o gli autori, quali lanonimo del Plimpton 194, Gori e Tartaglia, che
Il Calcolo delle Radici 179
presentano esempi semplici resi ancor pi ` u chiari da unillustrazione accurata del procedi-
mento mediante schemi parziali. Lesempio relativo al numero 1953125, la cui radice
cubica ` e 125, ` e comune allautore del ms. Plimpton 194 ed a Gori. Gi` a da un rapido
confronto degli schemi parziali proposti dai due autori per tale esempio risulta che le cifre
nella galera hanno la stessa collocazione; lunica differenza sta nel fatto che lanonimo
senese, come si pu` o constatare sotto, oltre agli usuali schemi, riporta anche le quantit` a
che di volta in volta si devono sottrarre (3 10
2
a
2
b, 3 10ab
2
, b
3
).
Vi sono poi alcuni autori, che pur fornendo solo lo schema nale, riescono a rendere
il loro modo di operare assai chiaro e comprensibile non tralasciando di annotare in
margine o altrove tutti i calcoli effettuati. E questo il caso di Canacci e dellautore del
Ms. 94 della Biblioteca Trivulziana.
Lo schema proposto da Canacci, relativamente allestrazione della radice cubica di
123456, il cui risultato ` e 49 con lavanzo di 5807, ` e il seguente ([8], p. 16).
Lautore del Ms. 94 propone due diversi metodi per il calcolo della radice cubica
di un numero qualunque: il primo, che segue strettamente il classico schema a galera,
` e esemplicato per i numeri 5832, 18824 e 117649 mentre il secondo, in cui ven-
gono esplicitati, a anco dello schema, i calcoli che generalmente sono effettuati solo
180 M.T. RIVOLO e A. SIMI
mentalmente ` e esemplicato per il numero 122763473, la cui radice cubica ` e 497. Di
questultimo esempio riportiamo il seguente schema (Tractato de le algeble amugabele,
c. 36 v.):
Bombelli ` e lautore che, per primo, risulta abbia estratto la radice cubica di un numero
qualunque secondo lo schema a danda. Anche nel caso della radice cubica, come gi` a
aveva fatto per la radice quadrata, lautore muove alcune critiche allo schema a galera,
affermando che quel dar di penna alle gure, genera confusione e difcilmente si pu` o
insegnare con scrittura ed al contrario sottolinea la chiarezza dello schema a danda,
che scrivendosi si vede totalmente e anchora...loperante facendo qualche errore pu` o
vedere dove ha errato... ([7], p. 43). Salvo trascurabili differenze nella disposizione del
calcolo, per lestrazione della radice cubica, Bombelli segue lo schema a danda ancor
oggi usato. Il procedimento viene chiarito con il seguente esempio relativo al numero
98765932100, la cui radice cubica ` e 4622 con lavanzo di 26682252 ([7], p. 44).
Dopo aver suddiviso in terne le cifre del radicando ed aver tracciato la linea a
sotto al radicando, ad una distanza tale da creare uno spazio che possa accogliere il
risultato, si calano, al di sotto della linea a stessa, le cifre 9 e 8 che, a partire da sinistra,
precedonoil primopunto. Le rimanenti cifre del radicandosi calanoa tre a tre e dai residui
parziali viene effettuata una sola sottrazione: secondo luso moderno Bombelli sottrae
3ab
2
+3a
2
b +b
3
(dove con b indico, nelle varie fasi del calcolo, lultima cifra trovata
della radice e con a il numero formato dalle quelle trovate prima e che precedono b).
Particolarmente interessanti sono gli schemi proposti per lalgoritmo della radice
cubica dagli autori dei ms. Palat. 575 ed Ital. DLXXVIII. Per le loro caratteristiche del
Il Calcolo delle Radici 181
tutto peculiari non ` e possibile classicarli esattamente n` e tra gli schemi a galera n` e tra
quelli a danda.
Le parole con cui lautore del ms. Palatino apre la trattazione sullestrazione della
radice cubica di un numero qualunque testimoniano quanto complesso dovesse apparirgli
questo tipo di calcolo.
Novissimo modo damaestramento dellarte si ` e a trovare radice cubica, la quale si
` e gran briga di sape fare per scripto. ([2], p. 72)
Lalgoritmo in questione viene spiegato sulla base di un esempio relativo al numero
331652, la cui radice cubica ` e 69 con lavanzo di 3143. Lo schema proposto dallautore
ad illustrazione del calcolo, come si pu` o constatare sotto, ` e alquanto bizzarro ([2], p. 73):
Innanzi tutto spieghiamo il senso della parte di schema che si sviluppa verticalmente.
La prima casella racchiude il radicando; sopra le cifre del radicando che indicano il
numero di migliaia in esso contenute (331) ` e collocato 216, ossia il cubo di 6 che ` e la
prima cifra della radice. La seconda e la terza casella contengono entrambe il primo
resto parziale R
1
= 115652 e, rispettivamente, la prima cifra della radice ed il triplo
di questultima. Osservato che la quarta casella appare come riepilogativa delle due
precedenti, passiamo ora ad analizzare la parte di schema che si estende orizzontalmente.
La prima casella orizzontale ` e un completamento della quarta verticale, rispetto alla
quale risultano aggiunti, sotto, la seconda cifra della radice, cio` e 9, e sopra la quantit` a
3a(10a +b)b = 18 69 9 = 11178 da sottrarre dal residuo parziale R
1
. La seconda
casella contiene il secondo residuo parziale R
2
= 11565 11178 = 387, accoppiato
con 2, lultima cifra del radicando. La terza, rispetto alla precedente ` e completata con
laggiunta di 729, ossia il cubo dellultima cifra della radice. Il resto nale del calcolo
R = 3872 729 = 3143 non ` e collocato in questo schema, bens` in quello da noi
sotto riportato, posto dallautore ad illustrazione della prova del calcolo stesso. In esso
4761 = 69
2
e 328509 = 69
3
([2], p. 74).
Per lestrazione della radice cubica di 12167, il cui risultato ` e esattamente 23, lautore
del codice Ital. DLXXVIII, invece propone lo schema che, come si pu` o constatare sotto,
` e assai chiaro e di immediata comprensione ([1], p. 10).
Poich` e la radice in questione ` e esatta, il primo residuo parziale R
1
= 4167, che si ot-
tiene dal radicando togliendone il cubo della prima cifra della radice, ossia 8, moltiplicato
182 M.T. RIVOLO e A. SIMI
per 10
3
, coincide con la quantit` a 3 10
2
a
2
b +3 10ab
2
+b
3
= 4167 posta in fondo allo
schema.
3. I metodi di approssimazione per il calcolo delle radici quadrate e cubiche non
esatte
Il problema del calcolo delle radici quadrate di numeri naturali che non siano quadrati
` e risolto da tutti gli autori sopra citati, salvo Dionigi Gori; meno frequente ` e il calcolo
approssimato delle radici cubiche.
I metodi numerici seguiti sono sostanzialmente due. Il pi ` u usato discende dalle
identit` a polinomiali che danno il quadrato, od il cubo, di un binomio e si articolano in
modo diverso a seconda degli autori. Il secondo consiste nel moltiplicare il radicando
per il quadrato, od il cubo, di un intero k, estrarre la radice quadrata o rispettivamente
cubica, del prodotto e dividerla per k.
Gli autori che suggeriscono questultimo metodo raccomandano di moltiplicare il
numero di cui si vuole la radice per un quadrato, o cubo, grande, poich` e, come afferma
Il Calcolo delle Radici 183
ad esempio Leonardo Pisano nel Liber Abaci a proposito delle radici quadrate, quanto
per maiorem quadratum multiplico, tanto proprius ad radicem numeri quaesiti devenio
([20] vol. 1, p. 355). Di solito il numero k considerato ` e 10; si trovano per` o anche altri
valori. Ad esempio, nel Codice Palatino 573 il calcolo di

10 ` e eseguito ponendo k = 30
e nel Ms. Chigi M. VIII. 170, a riprova del fatto che quanto maggiore ` e k, tanto migliore
` e lapprossimazione, vengono confrontati i risultati del calcolo di

17 ponendo k = 5
oppure k = 10.
Tartaglia presenta questa regola, che curiosamente attribuisce ad Oronzio Fineo,
come il modo pi ` u sottile e pi ` u precise per trovare le radici sorde ed osserva che fornisce
unapprossimazione per difetto. Cardano valuta anche il grado di approssimazione che
si ottiene in corrispondenza alle potenze successive di k, posto k = 10. Bombelli precisa
inoltre i tipi di radicandi N per i quali ` e opportuno seguire questa regola: ad esempio,
per le radici cubiche consiglia questo metodo quando N = n
3
1 (n intero).
Generalmente, la parte non intera delle radici ` e espressa mediante frazioni proprie;
soltanto Tartaglia passa al sistema sessagesimale, trasformandola in primi minuti, se-
condi, terzi,....
A seconda del grado di approssimazione, le radici non esatte vengono dette prossi-
mane o pi ` u prossimane, oppure propinque o pi ` u propinque od anche prima, seconda,
terza, ... radice.
Alcuni autori danno soltanto la parte intera delle radici non esatte, con lindicazione
del resto. Ad esempio, Leonardo Pisano nella Practica Geometriae trova per la radice
quadrata di 153 il valore 12, soggiungendo: et remanent 9; lautore del Ms. Chigi M.
VIII. 170 dice che la radice cubica di 1234 ` e 10 e rimanti 234 e sta bene.
In generale, gli autori espongono le regole di calcolo attraverso esempi numerici;
raramente si trovano enunciate regole generali.
a) Le radici quadrate
La prima approssimazione delle radici quadrate ` e calcolata dalla maggior parte degli
autori con il seguente metodo, gi` a noto n dallantichit` a. Detto N il radicando e posto:
N = a
2
+r (1)
ove a ` e il pi ` u grande intero per cui a
2
< N, si pone:

N = a +r
1
(2)
e si determina r
1
elevando al quadrato la (2), trascurando il termine r
2
1
e tenendo presente
la (1). Si ottiene cos` :

N = a +
r
2a
(3)
che fornisce unapprossimazione per eccesso della radice cercata.
Alcuni autori pongono anche:
N = (a +1)
2
r

(4)
184 M.T. RIVOLO e A. SIMI
ottenendo con procedimento analogo al precedente

N = a +1
r

2 (a +1)
(5)
che d` a ancora unapprossimazione per eccesso di

N; e suggeriscono al lettore di
scegliere fra la (3) e la (5) quella che d` a lapprossimazione migliore.
Tartaglia d` a come regola per trovare la prima approssimazione delle radici quadrate
la (3). Osserva per` o che se N ` e il quadrato di un intero diminuito di uno, ad esempio
N = 3, 8, 15, . . .lapprossimazione ottenuta non ` e accettabile, in quanto risulta r/2a =
1; propone quindi, per emendar alquanto a tanto errore, di sostituire in questo caso la
(3) con:

N = a +
r
2a +1
(6)
([27] libro II, cap. I, c. 25 r.25 v.).
Si distingue nettamente dagli altri codici il Palatino 575, nel quale sono enunciate
ben otto regole, con i relativi esempi ([2]). Lautore suddivide i numeri N di cui vuole
trovare la radice in otto specie, caratterizzate dal valore della differenza Na
2
, essendo
a il maggior intero che approssima

N per difetto, e d` a per ognuna di esse il metodo
per ottenere la parte frazionaria della radice di N. I valori considerati per N a
2
, che,
daccordo con la (1), indicheremo con r, sono compresi tra 1 e 2a. Posto

N = a +r
1
,
le regole descritte dallautore possono essere formalizzate come segue:
1) r = a r
1
=
1
2
2) r =
a
2
r
1
=
1
4
3) r =
a
3
r
1
=
1
4
4) r = a +k (k < a) r
1
=
k
k+1
5) r = 2a r
1
=
a
a+1
6) r = a 1 r
1
=
1
3
7) r = 1 r
1
=
1
2a
8) r = a k (k = 1) r
1
=
1
k
Si osserva che le 1), 2), 7) sono casi particolari della (3). Inoltre, alcune approssi-
mazioni sono per eccesso, altre per difetto.
Trovata la radice prossimana di N, M

Gilio e P. Cataneo arrestano il calcolo; gli


altri autori procedono invece nella ricerca delle radici pi ` u prossimane.
Posto, daccordo con la (1), N = a
2
+r, la regola pi ` u usata per ottenere unulteriore
approssimazione di

N pu` o essere espressa mediante la formula:

N = a +
r
2a

_
r
2a
_
2
2
_
a +
r
2a
_ (7)
che pu` o essere ottenuta osservando che:
Il Calcolo delle Radici 185
N =
_
a +
r
2a
_
2

_
r
2a
_
2
(8)
ed applicando la (5), in cui lintero a +1 ` e sostituito dalla radice gi` a trovata.
Si possono ottenere successive approssimazioni procedendo con la stessa legge.
La regola precedente, data da Leonardo Pisano, ` e riportata dalla maggioranza degli
autori. Lunica differenza sta nel fatto che, mentre Leonardo Pisano lascia indicati i
termini che costituiscono la parte frazionaria di

N, alcuni autori li riducono ad ununica


frazione.
In due testi si trovano regole diverse.
La prima si trova nel Ms. 94 della Biblioteca Trivulziana ed ` e esposta attraverso un
esempio numerico ([24]). Lautore trova due valori di

N, entrambi approssimati per
eccesso, applicando successivamente la (3) e la (5). Indicati con x
1
ed x
2
tali valori, con
x
1
> x
2
, il valore approssimato di

N ` e determinato mediante la proporzione:


x
2
1
x
2
2
x
1
x
2
=
x
2
1
N
x
1

N
(9)
La seconda ` e dovuta a Bombelli ed ` e particolarmente interessante. Posto N = a
2
+r
e trovata la prima approssimazione:

N = a +r
1
con r
1
=
r
2a
si determina la seconda approssimazione ponendo:

N = a +r
2
. Elevando al quadrato
e sostituendo r
2
2
con r
1
r
2
, si trova:
r
2
=
r
2a +
r
2a
.
Il procedimento si pu` o iterare, ponendo:

N = a + r
3
. Elevando al quadrato e
sostituendo r
2
3
con r
2
r
3
, si avr` a:
r
3
=
r
2a +
r
2a +
r
2a
e cos` via. Bombelli, peraltro, come osserv` o E. Bortolotti ([7], p. XLVI), non mise
in evidenza la frazione continua. Egli diede infatti questo metodo eseguendo i calcoli
su un esempio numerico ed osserv` o soltanto che procedendo come si ` e fatto sopra si
approssimar` a quanto lhuomo vorr` a ([7], p. 39).
b) Le radici cubiche
Mentre per le radici quadrate la maggioranza degli autori usa lo stesso metodo di
approssimazione, le regole di calcolo per le radici cubiche non esatte sono pi` u articolate.
Inoltre esse si trovano in poco pi ` u della met` a dei testi esaminati.
Il metodo descritto da Leonardo Pisano per trovare le radici cubiche prossimane pu` o
essere tradotto come segue. Posto:
N = a
3
+r (10)
186 M.T. RIVOLO e A. SIMI
ove a ` e il massimo intero per cui a
3
< N, la prima approssimazione di
3

N ` e data da:
3

N = a +
r
(a +1)
3
a
3
(11)
ove talora la differenza: (a +1)
3
a
3
` e sostituita da: 3a (a +1) +1, che ne consente un
calcolo pi ` u agevole. Si pu` o ricavare la (11) mediante le seguenti considerazioni. Posto:
3

N = a +r
1
(12)
elevando al cubo si ha:
N = a
3
+3a
2
r
1
+3ar
2
1
+r
3
1
(13)
Sostituendo r
2
1
ed r
3
1
con r
1
e tenendo presente la (10) si ricava:
r
1
=
r
3a
2
+3a +1
(14)
che coincide con la parte frazionaria della (11).
Curiosamente, dopo aver dato la regola, Leonardo Pisano non assume per
3

N il
valore dato dalla (11), ma sostituisce la parte frazionaria con una frazione pi ` u semplice.
Ad esempio, avendo trovato
3

47 = 3 + 20/37, osserva che 20/37 ` e plus medietate ed


assume per
3

47 il valore 3+1/2; analogamente, avendo trovato


3

900 = 9+171 / 271,


la pone uguale a 9+2/3, poich` e 171/271 ` e parumminus de 2/3 ([20] vol. 1, p. 380381).
Lapprossimazione cos` ottenuta ` e, a seconda dei casi, per difetto o per eccesso.
Il metodo di Leonardo Pisano ` e fedelmente riportato, con il calcolo delle stesse
radici, nei Codici L. IV. 21 della Biblioteca Comunale di Siena e Palatino 575. Lo segue
anche Canacci, citandone quale artece Leonardo Pisano: e questo voglio che basti ...
bench` e assai pi ` u copiosamente se ne potessi dire sechondo il modo di Lionardo pisano...
([8], p. 16).
Tartaglia propone, esponendo il metodo in forma generale, di ricavare le radici cu-
biche propinque mediante la regola:
3

N = a +
r
3a
2
+3a
(15)
essendo N dato dalla (10), che d` a, a seconda dei casi, unapprossimazione per difetto o
per eccesso. La parte frazionaria della (15) pu` o essere ricavata dalla (13) trascurando r
3
1
e sostituendo r
2
1
con r
1
, tenuto conto della (10).
Tartaglia d` a due regole distinte per ricavare il denominatore della parte frazionaria
di
3

N, ci` o che pu` o parere strano al lettore attuale: moltiplicare per 3 la parte intera a
e moltiplicare 3a per a, quindi sommare 3a; oppure moltiplicare per 3 il quadrato di a
e sommare 3a. E dichiara di preferire la prima, anche se pi ` u rustica, alla seconda, che
raccomanda al lettore in quanto pi ` u breve. Dei due modi per trovare il denominatore della
parte frazionaria di
3

N rivendica anche linvenzione. Del primo, dopo averlo esposto


e corredato di un esempio, dice infatti: e cos` questa fu la prima nostra regola trovata;
e soggiunge: Ma poich` e sempre le prime invenzioni hanno del rustico, ma col tempo
si vanno poi polendo, e limando da li altri dilettanti per essere facile lo aggiongere
alle cose trovate, la qual cosa considerando longo tempo dapoi tale inventione, trovai
Il Calcolo delle Radici 187
unaltra pi ` u breve via, over regola da formar il sopradetto denominatore... ([27] libro II,
cap. III, c. 27 v.28 r.).
Di pi ` u, egli segnala gli errori compiuti da Cardano e da Oronzio Fineo nel dare le
loro regole; ed osservato che Michael Stifel, che pure aveva trattato in modo eccellente il
problema dellestrazione delle radici cubiche esatte, non aveva nemmeno preso in con-
siderazione quelle non esatte, esprime grande soddisfazione per la propria invenzione.
Inanalogia conquantoaveva fattoper le radici quadrate, Tartaglia prende poi inesame
il caso in cui N ` e il cubo di un intero, diminuito di uno, ad esempio N = 7, 26, 63, . . .
per cui, applicando la (15), si ottiene :
3

N = a + 1. Per le radici cubiche per` o non


propone correzioni alla regola data, in quanto considera trascurabile lerrore ed inoltre
tal error di .1. non ` e il massimo che occorrer possa nelle propinque radici cube, come
era nelle propinque radici quadre ([27] libro II, cap. III, c. 28 v.).
Il metodo esposto in forma generale da Cardano pu` o essere tradotto nella formula:
3

N = a +
r
3a
2
(16)
ove N ` e dato dalla (10), ([9], Cap. XXIII, p. 31). La parte frazionaria della (16)
pu` o essere ricavata dalla (13) trascurando gli ultimi due termini e ricordando la (10).
Lapprossimazione ottenuta applicando la (16) ` e per eccesso e pu` o portare effettivamente
ad errori notevoli, come not ` o Tartaglia.
Lunico esempio dato da Cardano ` e la determinazione di
3

11, per la quale la (16) d` a


una buona approssimazione; la stessa regola per` o, applicata a
3

24, porta ad un risultato


il cui cubo differisce da 24 di circa 13 unit` a.
Anche il metodo dato da Bombelli mediante un esempio numerico discende dalla
formula che d` a il cubo di un binomio; egli per` o, per trovare la parte frazionaria di
3

N, risolve unequazione di secondo grado. Con riferimento alla (13), lincognita r


1
` e
ricavata risolvendo lequazione di secondo grado che si ottiene trascurando r
3
1
. I calcoli
eseguiti da Bombelli possono infatti tradursi nellespressione:
3

N = a +
_
_
3a
2
2
_
2
+3ar
3a
2
2
3a
(17)
ove N ` e dato dalla (10) ([7], p. 45).
Pacioli d` a soltanto un breve cenno sullapprossimazione delle radici cubiche, dando
la regola senza esempi. Dice infatti, dopo aver illustrato lalgoritmo di calcolo per le
radici esatte: per quelle che non fossero discrete el rimanente si pone sopra una riga
commo in le quadre facesti; e di sotto si mette lordine de li trovati digiti triplati e
cubicati; si commo hai veduto di sopra; e sar` a circa quello e non di ponto ([19], c. 47
r.). Se ne dedurrebbe lespressione:
3

N = a +
r
3a
3
(18)
con N dato dalla (10).
Trovata la prima approssimazione, Pacioli e Canacci arrestano il procedimento.
Bombelli, pur osservando che il suo metodo d` a in generale una buona approssimazione,
poich` e porta ad un errore minore di 1, eccetto quando N = n
3
1 (n intero), suggerisce
tuttavia di migliorare lapprossimazione cambiando metodo, ossia moltiplicando N per
188 M.T. RIVOLO e A. SIMI
una potenza di 1.000 e dividendo la radice cubica del numero cos` trovato per lanaloga
potenza di 10 ([7], p. 45).
LeonardoPisano, Tartaglia, Cardanoe lautore del Ms. 94della Biblioteca Trivulziana
procedono nella ricerca delle radici cubiche pi ` u prossimane con quattro metodi diversi.
Leonardo Pisano, dopo aver trovato la prima radice applicando la (11) e correggendo
la parte frazionaria, determina la successiva approssimazione mediante la regola:
3

N = a
1
+
N a
3
1
3a
1
(a +1)
(19)
ove a
1
` e la prima radice. Anche per la nuova radice egli sostituisce la parte frazionaria
con una frazione pi ` u maneggevole. Ad esempio, assunto per
3

47 il valore a
1
= 3 +
1/2, applicando la (19) trova:
3

47 = 3 + 1/2 +
4+1/8
42
ed assume come seconda
approssimazione:
3

47 = 3 + 1/2 + 1/10, essendo 4 + 1/8 quasi decima pars di 42.


Per trovare lapprossimazione successiva, riapplica la (19) sostituendo a
1
con la radice
trovata; e cos` via ([20] vol. 1, p. 380).
Tartaglia, trovata la prima radice a
1
mediante la (15), determina la seconda approssi-
mazione a
2
ponendo:
3

N = a
1
+
N a
3
1
3a
2
1
+3a
1
(20)
La (20) viene riapplicata per trovare la successiva approssimazione, sostituendo a
1
con a
2
; e cos` procedendo in innito.
Anche di tale procedimento Tartaglia tiene a precisare di essere linventore, inti-
tolando il paragrafo relativo: Regola (dal presente auttor ritrovata) di saper sempre
approssimarsi pi ` u nelle radici sorde, ovver propinque ([27] libro II, cap. III, c. 28 v.).
Cardano trova la seconda approssimazione di
3

N con la seguente regola:


3

N = a
1

N a
3
1
3a
2
(21)
ove a
1
` e il valore di
3

N dato dalla (16). Lapprossimazione cos` ottenuta pu` o essere


migliorata riapplicando la (21), avendo sostituito a
1
con la radice trovata; e cos` via ([
9], Cap. XXIII, p. 31).
Il metodo seguito dallautore del Ms. 94 della Biblioteca Trivulziana ` e nettamente
diverso dai precedenti ed ` e analogo a quello gi` a dato per le radici quadrate. Posto N =
a
3
+r, ove a ` e il massimo intero tale che a
3
< N, egli determina due valori approssimati
x
1
, x
2
di
3

N ponendo:
x
1
= a +
r
(a +1)
3
a
3
ed x
2
= a +
r +1
(a +1)
3
a
3
e trova
3

N mediante la proporzione:
x
3
2
x
3
1
x
2
x
1
=
N x
3
1
3

N x
1
(22)
Il Calcolo delle Radici 189
4. I metodi geometrici
La trattazione puramente aritmetica ` e completata dalla maggior parte degli autori
con la costruzione geometrica delle radici quadrata e cubica di un dato numero, che
vengono supposte rappresentabili con segmenti.
Per le radici quadrate, la prerogativa maggiormente apprezzabile di tali costruzioni
geometriche, come appare chiaro dalle stesse parole di Pacioli, sotto riportate, ` e che esse
permettono di rappresentare con ben determinati segmenti anche le radici irrazionali.
Resta ora mostrare commo ditte radici se habino a trovare per via de linea in geo-
metria. Per lo qual modo sempre si possano dare a ponto e precise, s` sorde commo
quadre. Ma non se possano nominare per numero, salvo quando sonno discrete ([19],
c. 45 v.).
Le costruzioni geometriche proposte dagli autori esaminati risultano particolarmente
semplici e per lo pi ` u sono basate sul 2

teorema di Euclide; solo Bombelli ricorre anche


al 1

teorema di Euclide. Le gure proposte sotto sintetizzano le possibili costruzioni


geometriche della radice quadrata di un qualunque numero N, ove u ` e il segmento
unitario.
Figure 1 Figure 2
In Fig. 1 il numero N ` e rappresentato dal segmento AB. Il segmento che rappresenta
la radice di N si costruisce tenendopresente il 1

teorema di Euclide (AB: BD=BD: BC).


Costruita una semicirconferenza di diametro AB, si determina il punto D come in-
tersezione di con la perpendicolare per C al segmento AB. In Fig. 2 il numero N ` e
rappresentato dal segmento EGed il segmento che rappresenta la radice di N si costruisce
ricordando il 2

teorema di Euclide (EG : GH = GH : GF). Costruita una semicircon-


ferenza di diametro EF, ove EF = N +1, si trova il punto H come intersezione di
con la perpendicolare per G al segmento EF.
Le costruzioni precedenti rappresentano un primo esempio di applicazione del seg-
mento unitario nelle costruzioni geometriche. E tuttavia interessante osservare che la
maggior parte degli autori, nel caso in cui N sia un numero non primo e tanto grande
da non poter essere rappresentato facilmente, sostituisce al segmento unitario ed al seg-
mento di lunghezza N segmenti di lunghezza opportuna. Con riferimento, ad esempio,
alla Fig. 2, se N = m n, ove m ed n sono interi, la costruzione viene fatta ponendo
EG = m, GF = n.
In alcuni casi particolari, ad esempio se N = a
2
+1, con a intero, si trova anche la
costruzione della radice di N mediante il teorema di Pitagora
190 M.T. RIVOLO e A. SIMI
Figure 3
La costruzione geometrica della radice cubica di un intero N ` e presentata da quattro
soltanto tra gli autori esaminati: Pisano, Pacioli, Tartaglia e Bombelli. Gli ultimi due
autori ne danno anche un cenno storico, ricordando che il problema, nel caso particolare
di N = 2, fu molto studiato al tempo di Platone, poich` e si narra che loracolo aveva
suggerito, come rimedioper far cessare la peste, di duplicare laltare di Apollo. Platone ed
i suoi discepoli risolsero il problema in vari modi, tutti diversi tra loro, ma, come sostiene
Tartaglia, con la medesima caratteristica di non essere da matematico, ma da naturale,
poich` e in ciascuno di quelli si procedeva a tastone ([27] libro II, cap. III, c. 32 v.).
Giacch` e, come afferma L. Pisano: Cum inter unitatem, et numerum aliquem duo
numeri in proportione continua ceciderint, primus eorum radix cubica ultimi numeri
esse in geometria monstratur aperte ([20], vol. 2, p. 153), la costruzione geometrica
della radice cubica di un dato numero pu` o essere ricondotta a quella dellinserzione di
due medi proporzionali fra due segmenti.
I metodi di costruzione fanno uso, oltre che della riga e del compasso, anche di
strumenti che permettono di ottenere il risultato con opportune approssimazioni.
L. Pisano d` a tre costruzioni delle quali riproponiamo qui solo la seconda, a nostro
parere la pi ` u semplice ([20], vol. 2, p. 154).
Dati i due segmenti AB e BG tali che AB<BG, si pongano ad angolo retto, con
lestremo B in comune. Quindi, tirato il segmento AG in modo da costruire il triangolo
rettangolo AGB, si tracci il cerchio ad esso circoscritto. Per A e G si conducano le
perpendicolari rispettivamente ad AB ed a BG le quali intersecano la circonferenza
nello stesso punto D. Preso un regolo lo si deve far ruotare con fulcro in B n tanto che
non si disponga in modo che risulti EH = BZ, quindi si traccia la retta EZ. Essendo EH
= BZ risulta quindi: (1) ZH ZB = EB EH.
Daltra parte, si ha: (2) EB EH = ED EG e (3) ZH ZB = ZD ZA. Le ultime
due uguaglianze sono giusticate dallautore come conseguenza della penultima propo-
sizione del III libro degli Elementi di Euclide, che infatti afferma: Se da un punto esterno
ad una circonferenza si tracciano una retta secante ed una tangente, il rettangoloavente
Il Calcolo delle Radici 191
Figure 4
come lati lintero segmento di secante e la parte di esso esterna alla circonferenza ` e
equivalente al quadrato avente come lato il segmento di tangente. Dalle (1), (2) e (3) si
ricava luguaglianza (4): ZD ZA = ED EG, che si pu` o scrivere anche, in termini di
proporzioni tra segmenti: (5) DE : DZ = AZ : GE. Dalla similitudine delle coppie di
triangoli EDZ, BAZ ed EGB, BAZ si ottengono inoltre le proporzioni:
(6) DE : DZ = AB : AZ e (7) AB : AZ = GE : GB. In conclusione, dalle (5), (6) e
(7) si ottiene la proporzione continua AB : AZ = AZ : GE = GE : GB, ossia AZ e GE
sono i due medi proporzionali tra i segmenti AB e BG.
Lautore osserva inne che la radice cubica di un numero N si ottiene mediante la
costruzione ora descritta, ponendo AB = 1 e BG = N: si avr` a allora AZ =
3

N.
La costruzione di Fig. 3 era gi` a nota in tempi antichi. Essa ` e stata attribuita da
Eutocio
1
a Filone di Bisanzio ([4], pp. 7377).
Pacioli e Tartaglia costruiscono le due medie proporzionali da inserire tra il segmento
unitario AB ed il segmento BG di lunghezza N in modo del tutto analogo a quello ora
descritto, il primo per N = 8, il secondo per N = 10 e N = 7. Lunica variante sta
nel modo da essi adottato per determinare la retta EZ: anzich` e considerare il fascio di
rette con centro in B, essi, mediante un compasso, determinano tante coppie di punti,
1
Eutocio nacque ad Ascalona intorno al 560. Scrisse alcuni commentari sulle opere di
Archimede, in particolare su La sfera ed il cilindro, La misura del cerchio, Lequilibrio dei piani
ed inoltre sui primi quattro libri delle Coniche di Apollonio. Nel commentario su La sfera ed il
cilindro sono esposte dodici costruzioni grache di due medi proporzionali tra due segmenti, con
i relativi autori.
192 M.T. RIVOLO e A. SIMI
rispettivamente sulle rette ZD e DE, equidistanti dal centro O del rettangolo, no ad
individuare quella costituita da punti che risultano uniti da una retta passante esattamente
per B. Tale costruzione coincide con quella attribuita da Eutocio ad Apollonio ([4],
pp. 7778).
Bombelli invece propone due costruzioni strumentali dellinserzione di due medi
proporzionali tra due segmenti dati, delle quali la prima coincide esattamente con quella
di Pacioli e Tartaglia, mentre la seconda ` e quella attribuita da Eutocio a Platone ([4],
p. 67). Questultima ` e esemplicata nel caso particolare
3

8 nel modo seguente (Fig. 4).


Fissato il segmento CD di lunghezza unitaria e considerato il segmento DE di
lunghezza 8, si uniscano per il vertice D tali segmenti, in modo da formare un angolo
retto. Si traccino le rette CD e ED.
Quindi, presi due squadri materiali, si disponga il primo con langolo retto F sulla
retta ED, in modo da toccare lestremo Ccon uno dei bracci e da tagliare la retta DHin un
punto G. Il secondo sia posto con langolo retto in G ed in modo tale che uno dei bracci
sia tangente al braccio GF del primo. Il secondo braccio del secondo squadro taglier` a la
retta DE in un punto al di sopra di E, o al di sotto o esattamente in E. In questultimo
caso DF sar` a proprio il lato cubico del segmento DE; negli altri casi si dovr` a procedere
a tentativi, alzando od abbassando il punto F.
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Facolt` a di Ingegneria del Politecnico-Corso Duca degli Abruzzi,
24 - 10129 - Torino z(Italy)
Dipartimento di Matematica,
Universit` a di Siena - Via del Capitano,
15 - 53100 - Siena (Italy)
(Pervenuto alla redazione il 1 Ottobre 1996)

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