. 25 PAOLO DI PAOLO C sempre qual- cosa di miste- rioso nella for- tuna critica di un autore al- lestero. Gli ostacoli sono tan- ti: la complessit stilistica, la traducibilit di un immagina- rio, di un orizzonte storico e culturale. A Elena Ferrante, la misteriosa autrice di Lamo- re molesto, accaduto il mira- colo che accade a pochissimi autori italiani: essere scoper- ta e celebrata in America. Sul mercato anglofono sia- mo di solito debolissimi, e semmai ci pensano gli ameri- cani stessi a spargere quan- do serve un po di italianit caricaturale sui loro romanzi ( il caso di Mangia prega ama di Elizabeth Gilbert, per esempio, o del Dan Brown in salsa vaticana). A entrare nel dibattito culturale sono riu- sciti forse solo Calvino e Um- berto Eco (lultimo romanzo di Jeffrey Eugenides, La tra- ma del matrimonio, chiama in causa il nostro professore gi nelle prime pagine); se la sono cavata la Fallaci, Calasso, e pi di recente Severgnini, Ba- ricco e Saviano. Il nobile lavo- ro di Jonathan Galassi su Montale e poi su Leopardi fa eccezione. Merita perci di essere studiato il fenomeno-Ferran- te: unautrice di cui tuttora si ignora lidentit salutata qualche settimana fa dal New Yorker come una grande arti- sta. Molly Fischer dice di aver cominciato a leggere il primo volume della trilogia Lamica geniale e di non essere riusci- ta pi a fermarsi. Richiaman- dosi ad alcune serie tv che mettono in scena lamicizia femminile, Fischer spiega co- me labilit di Ferrante sia stata quella di raccontare un rapporto fra donne nel corso degli anni, la sua evoluzione nel tempo. Ancora sulle colonne del New Yorker, a inizio 2013, il critico James Woodparlava, a proposito di I giorni dellab- bandono, di literary excite- ment. La traduttrice di Fer- rante, Ann Goldstein, elogia la pagina della scrittrice na- poletana come intensa, pun- tando il dito contro il resto della prosa letteraria italiana, che sarebbe flowery, infio- rettata e troppo elaborata. Sar. C qualcosa che non torna; qualcosa, diciamolo pure, di sproporzionato. Ai lettori e critici americani i ro- manzi di Ferrante piacciono perch le trame sono oliate, la mano narrativa solida, la lingua piana, e Napoli, quan- do c, un fondale che non impegna troppo, sta l come una stampa turistica con Ve- suvio e golfo. Si fa leggere con partecipazione emotiva, le sue vicende sono traghettabi- li ovunque: una separazione dolorosa nei Giorni dellabban- dono; una scrittrice di succes- so, che guarda caso si chiama Elena e con un romanzo osceno irrita il piccolo mondo da cui proviene, nella Storia di chi fugge e di chi re- sta. dunque universale Ele- na Ferrante? Al cinema, da noi, lhanno portata Martone e Faenza; i let- terati italiani anche pi sofisti- cati ed esigenti (Fofi, Gugliel- mi) lhanno omaggiata, ma non prenderebbero in considera- zione con la stessa seriet ro- manzi di autrici non cos dissi- mili da Ferrante, per tematiche e stile, come Cristina Comenci- ni, Simonetta Agnello Hornby o Sveva Casati Modignani. Vai a capire perch. Se fosse unal- tra autrice una che, per usare unespressione corrente, ci mette la faccia sarebbero pi severi i nostri professori: le perdonerebbero, per esempio, un indice dei personaggi come quello che apre Storia di chi fug- ge? Ha tutta laria del riassunto di una soap tipo Un posto al sole. Le perdonerebbero frasi come mi aveva smosso la carne sen- za smuovere la sua, brutto stronzo. Se le scrive la Maz- zantini non vanno bene; se le scrive la Ferrante s. Ma la for- za di Ferrante , pi che nei suoi libri, nel suo non esserci, la sua distanza abissale da tutto: nessuno lha mai vista, nessuno lha mai intervistata di perso- na, nessuno lha mai incrociata per caso, come perfino al vec- chio eremita Salinger era acca- duto al supermercato. Non se ne ha nemmeno una foto giova- nile, come dellaltro grande so- litario Thomas Pynchon. Sono abbastanza patetici, perci, i dialoghi con giornalisti e critici raccolti nel 2003 nel vo- lume La frantumaglia: gli inter- vistatori mandano le domande alla casa editrice e/o e poi arri- vano, da chiss dove, le rispo- ste. Pensose, contanto di pose e civetterie di chi si concede con il contagocce e finisce per esse- re pi irritante dei peggiori narcisi. un libro pieno di sala- melecchi, di abbracci, di finte confessioni: un corpo a corpo impossibile con la Grande As- sente della letteratura italiana. La morte dellautore di cui tanto aridamente si discuteva in quel 68 caro alla Ferrante, diventata questo nome e co- gnome cos allusivi da sembra- re finti. Elsa Morante, Elena Ferrante; Napoli, la Grecia: no, nonmi convince. Eche a scrive- re questi romanzi sia Domeni- co Starnone o Anita Raja im- porta fino a un certo punto: sa- rebbe di per s molto triste e imbarazzante dover scoprire, fra anni, le verit di un teatrino troppo furbo. Qualcuno obiet- ter che il gioco degli pseudoni- mi in letteratura lecito. S, ma raro che stia inpiedi per pidi ventanni. E comunque, in quanto gioco, infinitamente meno interessante di una vita, di una faccia, di unesperienza reale. Si pu restare appartati senza diventare fantasmi. Cos la letteratura somiglia a un sof- tware che produce storie, o al canovaccio di una impeccabile ma algida serie tv. Cos, la lette- ratura italiana in America e non solo l rischia di restare senza volto. Il casoFerrante Il romanzoitaliano secondoil NewYorker La fortuna dellautrice che nessuno ha mai visto emblema delle contraddizioni della nostra letteratura CULTURA & SPETTACOLI Al-Aswani, dueincontri aTorino Ala al-Aswani, autore del best seller Palazzo Yacoubian (2006), presenter per la prima volta in Italia il suo nuovo romanzo Cairo Automobile Club (Feltrinelli) al Salone Off 365 di Torino. Oggi Al-Aswani sar alla Biblioteca Natalia Ginzburg (ore 18 Via Lombroso, 16), presentato dallo scrittore Younis Tawfik e da Marco Pautasso, direttore della Fondazione per il Libro. Domani, lo scrittore incontrer gli studenti del liceo classico Cavour. Cos lartedi scrivere somigliaaunsoftware cheproducestorie IL LIMITE Lamicageniale, arrivail quartolibro Attesissimo dai fan (e soprattutto dalle fan), arriva a novembre in libreria per e/o il quarto libro del ciclo di Elena Fer- rante Lamica geniale, intitolato Storia della bambina perduta. Il primo volume del 2011, seguito nel 2012 da Storia del nuovo cognome e nel 2013 da Storia di chi fugge e di chi resta. Le protagoniste di questa saga di amicizia, amore e rivalit sono due napoletane, Elena Greco, det- ta Len, e Raffaella Cerullo, detta Lila, bambine di feroce intelligenza nella Na- poli maschilista e violenta degli Anni 50, poi ragazze e donne affamate di vita, di amore e di cultura, lungo due strade diverse ma mai perdendosi di vista: Len, la pi diligente, verso lemancipa- zione, le scuole superiori, la Normale di Pisa, i libri, il matrimonio con un uomo colto, la fuga dal rione. Lila, la pi genia- le, sposa bambina a un piccolo camorri- sta, poi fuggita di casa ma rimasta a Na- poli, diventata operaia e piena di passio- ne politica. Elzeviro FEDERICO VERCELLONE I n tempi di crisi diviene sempre pi necessario riflettere sulle tradizio- ni che ci appartengono e alle quali apparteniamo. E questo vale naturalmente anche per la filosofia. La filosofia italiana percorsa da unduplice filo- ne, quello maggiore, che si confonde con il canone filo- sofico universale, che va da Bruno a Campanella, da Vico a Croce e Gentile, e da un filone segreto che cerca nelle forme del frammento, del saggio breve, dellelze- viro il cammino verso la ve- rit. A questultimo ver- sante appartiene anche lo stile e il pensiero di Sossio Giametta, grande esperto e traduttore di Nietzsche, ma anche pensatore in proprio. Giametta pubblica ora da Mursia un volume dal titolo accattivante, Corto- circuiti, che raccoglie molti scritti recenti di diversa provenienza, dagli elzeviri comparsi sul Corriere della sera, a contributi su Spino- za, Nietzsche, Scho- penhauer, Heidegger, Cro- ce Rensi, Freud. E un libro che conclude una trilogia dal titolo Essenzialismo che contempla anche Il bue squartato e altri macelli (2102) e Loro prezioso del- lessere (2013). Giametta, naturalmen- te, ha bene in mente la li- nea filosofica dalla quale discende il suo pensiero. E quella costruttiva: Cusa- no-Bruno-Vanini_Spino- za-Feuerbach-Nietzsche- Croce- Camus alla quale si affianca quella di origine scettica: Descartes-Spino- za, Hegel, Schopenhauer, Nietzsche ecc. E in gioco, ai suoi occhi, la relazione e la sfida con i suoi grandi maestri. Una sfida edipica che attraversa la filosofia e che la fa progredire attra- verso unpercorso di aggiu- stamenti progressivi nel quale si sciolgono le con- traddizioni del passato per procedere secondo i desi- derata profondi di chi ci ha preceduti che contraddi- cono tuttavia talora la tes- situra effettiva del loro pensiero. Si va, con Giametta ver- so lessenzialismo, e cio in direzione di un pensiero pulsante che si esprime nella natura e nella vita. Scrivendo questo libro si cos ricondotti alla que- stioni massime della filo- sofia, lasciando dietro di noi il mestiere del filosofo che si addentra come un artigiano nelle questioni seconde e terze. Giametta invita a rivolgere nuova- mente uno sguardo al- leterno sulla base dellin- segnamento dei suoi gran- di maestri. Giametta filosofo dellessenza