Esempio di organizzazione delle fonti antiche per la
ricostruzione del quadro della vita religiosa di una citt e del suo territorio in et preromana e romana : Terracina In: Cahiers du Centre Gustave Glotz, 8, 1997. pp. 181-222. Citer ce document / Cite this document : Boccali Livia. Esempio di organizzazione delle fonti antiche per la ricostruzione del quadro della vita religiosa di una citt e del suo territorio in et preromana e romana : Terracina. In: Cahiers du Centre Gustave Glotz, 8, 1997. pp. 181-222. doi : 10.3406/ccgg.1997.1440 http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/ccgg_1016-9008_1997_num_8_1_1440 LiviA Boccali ESEMPIO DI ORGANIZZAZIONE DELLE FONTI ANTICHE PER LA RICOSTRUZIONE DEL QUADRO DELLA VITA RELIGIOSA DI UNA CITT E DEL SUO TERRITORIO IN ET PREROMANA E ROMANA : TERRACINA Terracina, per nostra fortuna, si rivela ricca di testimonianze di varia natur a, relative alla vita religiosa della citt e del suo territorio, permettendoci, cos, di ricostruirne un quadro quasi completo. In primo piano emerge il culto di Feronia. Le testimonianze letterarie che attestano la presenza della dea a Terracina sono numerose e vengono, in modo del tutto casuale, a compendiare la lacuna dovuta alla totale mancanza di dati epigrafici ad essa relativi. Il primo dato fondamentale che se ne ricava che si tratta di un culto connotato come extraurbano, che si svolge in due localit dis tinte. Da un lato abbiamo, infatti, Orazio1, che racconta di essersi lavato le mani nelle acque di Feronia, sbarcando dopo un viaggio notturno e ci lascia dedurr e l'esistenza di un santuario della dea lungo la via Appia, tre miglia prima di Terracina, all'altezza del termine del Decennovium. Si tratta, probabilmente, di un piccolo santuario in prossimit di alcune sorgenti, nel punto in cui la via Appia, forse per evitare le paludi, si sposta ad est verso le pendici dei monti ed aggira la Punta di Leano. Di esso purtroppo oggi non resta pi nulla di visibile2. Dall'altro lato abbiamo, invece, un passo di Plinio3, da cui si ricava che tra Terracina e il tempio di Feronia, nel corso di una guerra civile, venne realizza ta una cinta munita di torri, pi volte colpita dai fulmini. Naturalmente si era sempre pensato al santuario sulla Punta di Leano4 ; ma Coarelli5, dopo un'accurata e approfondita indagine della fonte in tutte le sue implicazioni, 1 Hor., Sat., I 5, 24. 2 Nel secolo scorso, tra i resti delle terme ai piedi del santuario, stata trovata una testa mar morea, parte del simulacro del culto di Feronia, databile al II sec. a.C, quando il santuario venne probabilmente ricostruito (cfr. G.M.De Rossi, in Enea nel Lazio. Catalogo della mostra. Archeologia e mito, Roma, 1982, 82, A 129). Sul santuario ubicato ai piedi del Monte di Leano, cfr. G. Lugli, Forma Italiae, Regio I, 1. Ager Pomptinus, Pars I. Anxur-Terracina, Roma, 1926, 59 ss. ; F.M. Apoollonj Ghetti, Terracina cardine del Lazio costiero, Roma 1982, 7 ss. ; P. Longo, La Feronia volscafra la tradizione sabina e la mitologia greca, in AA. W, La via Appia a Terracina : la stra da romana e i suoi monumenti,Tevracina, 1988, 166 s. Per la particolare connessione della dea con il culto delle acque, cfr. D. Monacelli, in DdA, III, 1982, 106. 3 Plin., N.H., II, 55, 146. 4 M. R. De La Blanchre, Terracine. Essai d'histoire locale (BEFAR, XXXIV), 1884, 76; G. Lugli, Anxur-Terracina, 2 ss. 5 F. Coarelli, I santuari del Lazio e della Campania tra i Gracchi e le guerre civili, in AA. W, Les Bourgeoisies municipales italiennes aux Ile et 1er sicles av.J.-C, Colloques internationaux du CNRS, 609, Naples, 1981, Centre Jean-Brard, Paris-Naples, 1983, 234; id., I santuari del Lazio in et repubblicana, Roma, 1987, 123 ss. Cahiers Glotz,Vlll, 1997, p. 181-222 i82 LiviA Boccali ha collegato la notizia con l'effettiva esistenza di un muro di cinta con torri che unisce Terracina al santuario di Monte S. Angelo, fatto costruire con tutta probabilit durante la guerra civile6 tra Mario e Siila (nessun'altra mai ha coinvolto la zona di Terracina) dai Mariani stessi per sbarrare la via Appia l dove, alle Termopili d'Italia , ci si aspettava per la primavera dell'82 a.C. il passaggio delle truppe sillane, reduci dalle vittorie in Campania. E' ovvia, a questo punto, l'identificazione del tempio di Feronia, menzio nato da Plinio, con uno facente parte del complesso sul Monte S.Angelo. Del resto la distinzione tra i due luoghi di culto esisteva gi nei termini : mentre quello ad ovest di Terracina viene chiamato fons Feroniae, fanum Feroniae e lucus7, Plinio parla di una aedess. Per un'ulteriore conferma si prenda il passo di Dionigi di Alicarnasso9, in cui si racconta che, all'epoca del legislatore Licurgo, parte dei cittadini spartani lasciarono la citt, protestando per la durezza delle nuove leggi, e, giunti in Italia, chiamarono il luogo ove sbarca rono ( ) e vi costruirono uno alla dea Foronia, altrimenti detta Feronia. Anche dallo studio che ne ha fatto F. Trotta10, risulta chiaro come non si stia parlando di un santuario spartano di Feronia, ma piuttosto di un santuario italico, intorno al quale ha preso corpo la tradizione riportata da Dionigi, e in modo specifico di un'area sacra che sia, per caratteristiche, per posizione, per natura stessa dei culti, in stretto rappor to con il mare, e che anche strutturalmente corrisponda al termine greco . Dunque il tempio di Monte S. Angelo. E l'esistenza di un duplice santuario di Feronia in uno stesso ambito terri toriale non stupisce11, ma sottolinea, piuttosto, l'importanza del culto nella citt in questione. Inoltre, le caratteristiche della dea, legate alla produttivit agricola in tutti i suoi aspetti, si addicono in modo particolare ad una dupli ce disposizione topografica, che avrebbe racchiuso sia a nord che a sud il ter ritorio agricolo della citt. Anzi, dal rilievo attribuitogli dalle fonti stesse, sem bra proprio che quello collocato sul Monte S. Angelo fosse pi importante di quello della Punta di Leano, che del primo doveva costituire un pendant all'i ngresso del territorio di Terracina. Ma qual', allora, di tutto il complesso di Monte S.Angelo Yaedes Feroniae ? In base alla chiara ricostruzione di Coarelli12 non pu che essere il ed. piccolo tempio , quello in seguito occupato dal monastero di S. Michele Arcangelo, ed interpretato erroneamente da Lugli13 come complesso abitati- 6 Belli avilis temporibus di Plinio (loc.cit.) una felice correzione, dovuta a C.MayhofF, del troppo vago bellicis temporibus tramandato dai codici. 7 Fons : Serv., ad Aen.,Vll, 800 ; Porphyr., in Hot, Sat., I 5, 7. Fanum : Pseud. Acro, ibidem. Lucus :Virg., Aen.,Vll, 800 ; Serv., ad he. 8 Ad un templum Feroniae si riferisce anche un noto passo di Servio (adAen.,Vlll 564). 9 Dion. Hal., II 49, 4-5. 10 E Trotta, Tradizioni di frequentazioni greche arcaiche nel Lazio meridionale, in AFLPer, XXIV, 1986-87, 291 ss.. 11 Non mancano, del resto, casi analoghi : si pensi ad esempio ai santuari di Hera e Poseidonia, tanto urbani che extraurbani. 12 E Coarelli, I santuari del Lazio in et repubblicana, 113 ss. 13 G. Lugli, Anxur-Terracina, 165 s. Terracina 183 vo per i sacerdoti ed i magistrati, che presenziavano alle cerimonie sacre di Iuppiter Anxur. Non il caso che mi dilunghi nella descrizione delle struttu re ; sottolineo soltanto che dalla tecnica edilizia (opera incerta grossolana) e dai resti di decorazione di I stile stato possibile datare il tempio con preci sione nel terzo quarto del II sec. a.C, poco dopo14. Dunque, per tornare alle motivazioni che hanno indotto alla sua identifica zione, fermo restando che il suo terminus ante quem sia la costruzione del tem pio pi grande, ed. di Iuppiter Anxur, non anteriore alla cinta muraria, di cui parla Plinio e, quindi, ai primi decenni del I sec. a.C.15, chiaro che il pic colo tempio costituisca in questa fase il principale luogo di culto della zona. Non si deve dimenticare che, spesso, alla dislocazione stessa dei culti sotte sa anche una questione ideologica ; allora non sar un caso se, mentre il tem pio pi grande si affaccia sul porto, ma rimane quasi invisibile alla citt, il pic colo tempio domina dall'alto Terracina e la Valle adiacente, della quale appare quasi elemento di chiusura, in perfetta corrispondenza speculare con il santuario della Punta di Leano, che ne costituisce l'accesso. Con tutta vero simiglianza, questo rapporto di reciproca visibilit dovuto al controllo eser citato dalla dea sul territorio agricolo della citt, racchiuso entro l'ampio arco montuoso che ha come estremit proprio i due punti affidati alla sua tutela : la Punta di Leano e il Monte S. Angelo16. Come terzo punto probante non priva di valore la constatazione della continuit del piccolo tempio nell'utilizzazione delle sue strutture per il convento di S. Michele Arcangelo, che diede tra l'altro il nome al colle stes so : se ne desume, contro ogni apparenza, la centralit del culto celebrato in questo edificio, che si prolunga dall'et arcaica fino al medioevo. Per entrare pi profondamente nel merito dell'aspetto cultuale della dea, va premesso che, se anche la precisa testimonianza di Varrone17 sembrata ai pi sospetta per la nota tendenza filosabina dell'autore, l'origine sabina di Feronia ormai accertata18. Ma nel caso di Terracina si tratta certamente di qual- 14 F. Coarelli, I santuari del Lazio in et repubblicana, 115. 15 Questo tempio non doveva ancora esistere, almeno nelle forme monumentali conservat esi fino a noi, in quanto, in caso contrario, si sarrebbe presumibilmente indicato quest'ultimo e non il tempio di Feronia, come punto di arrivo delle fortificazioni, e questo non solo per la maggior rilevanza della costruzione, ma soprattutto per il suo stretto collegamento strutturale con il fortino a casematte, elemento conclusivo della cinta muraria. 16 Uno dei caratteri peculiari della dea Feronia fu senza dubbio quello di divinit legata alla nascita delle messi (cfr. W. Mannhardt, Wald una Feldkulte, Berlin 1905, 328). La stessa posizio ne dei suoi luoghi di culto (marginale rispetto alla citt ), dimostrano il suo carattere di divi nit tutelare sulla natura, secondo un processo di trasformazione de\ incultum in cultum, coeren- temente a quanto sembra dimostrare la radice stessa del suo nome Fer (cfr. P. Longo, Feronia, un culto sabino nel territorio volsco, in AA. W, La Valle Pontina nell'antichit, Atti del Convegno Studi e ricerche sul Lazio antico, Cori, 13-14 Aprile 1985, Roma, 1990, 60. 17Varro, De L.L.,V, 74 : Feronia, Minerva, Novensides a Sabinis . 18 E.C. Evans, The Cults of Sabine Territory (Papers and Monographs of the British School at Rome, XI), Roma, 1939, 155 ss. ; P. Longo, art. cit. a n. 16, 59 ss. Sull'origine etnisca di Feronia, invece, cfr. Mueller-Deecke, Die Etrusker, II, Stuttgart 1877, 66 ; RE, IV, 2219 ;W. Schultze, Zur Geschichte der lateinischer Eigennamen, Berlin, 1904 (1966), 125. Per un quadro completo della diffusione del suo culto, cfr. G.Vaglieri, in DE, III, 56 s. ; D.Monacchi, in DdA, III, 1985, 93 ss., fig.14. 184 LiviA Boccali cos'altro : il suo culto fu certamente introdotto dai Volsci al momento della conquista della pianura Pontina, all'inizio delV sec. a.C.19 ; il che costituisce, tra l'altro, un ulteriore indizio a favore della provenienza deWethnos volsco dal nord, da una regione compresa tra la Sabina settentrionale e l'Umbria meridionale20. E' per questo che la presenza del culto di Feronia sul Monte S.Angelo deve risalire inevitabilmente alla fase di occupazione volsca della citt, e quello che resta del templum Feroniae ( piccolo tempio ) non altro che parte di una ricostruzione successiva. Si deve tornare ad esaminare le attestazioni letterarie per vedere quali sono le connotazioni specifiche che la dea assume a Terracina, una volta arrivata. Vediamo che essa assimilata da Servio21 a Inno Virgo, quando altro ve la definisce Feronia Mater22. E il rapporto che intrattiene con Iuppiter Anxur risulta ugualmente ambiguo, dal momento che in un caso appare come matrimoniale23, venendo a contrastare, cos , con le connotazioni di quest'ultimo, che, definito, come vedremo, come uno Iuppiter puer ed imberbis , dar luogo alla paretimologia del nome come , sine novacula, quia barbant numquam rasisset24. Sorge immediato il confronto con la Fortuna Primigenia di Praeneste. Tutto lascia constatare, come sembra, che anche a Terracina una dea femminile si presenti nel duplice aspetto di mater e di virgo, e sia collegata ad uno Iuppiter puer, che una volta dato come suo compagno, ma che certamente doveva assumere anche l'aspetto di figlio . Se il confronto regge, tutto ci non fa che alludere all'esistenza di un dop pio santuario, uno dei quali deve rivestire anche un carattere oracolare. E la realt archeologica non smentisce tale previsione : sul Monte S.Angelo, infatt i, da un lato abbiamo l'edificio cultuale vero e proprio, costituito, come s' detto, dal ed. piccolo tempio , dall'altro un terrazzamento occupato, in parte, proprio da una istallazione oracolare. Si tratta di uno spunzone di roccia regolarizzato, che tramite un'apertura comunica con una grotta sottostante : un apparato che suggerisce la presenza di una divinit ctonia e materna insieme, con la quale naturale identificare la Feronia Mater. E' da notare che questa struttura rupestre presenta lo stesso orientamento della terrazza, di cui fa parte (databile, del resto, in base ai dati di scavo come le pi antiche tracce di occupazione del luogo), e del picco lo tempio , mentre delimitata da un recinto, che segue, invece, l'andament o del grande tempio ad ovest (il ed. tempio di Iuppiter Anxur) : da ci conclu- 19 Non possiamo sapere con precisione quando il culto di Feronia sia stato introdotto nell'area volsca, ma questo sembrerebbe essere stata la conseguenza della scomparsa del mito di Circe (M. Marconi, in SMSR, XVIII, 56), cui Feronia subentr nel dominio delle terre ponti ne (cfr. P. Longo, art. cit. an. 16, 60 s.). 20 Studi linguistici sulla tabula veliterna, il solo sicuro monumento dea lingua dei Volsci, hanno attestato collegamenti con l'umbro piuttosto che con l'osco (cfr. G. Devoto, Gli antichi Italici, Firenze, 1951, 116 ss.). 21 Serv., ad. Aen.,VU,799. 22 Serv., ad Aen., Vili, 564. 23 Pseud.Acro, in Hot, Sat., I 5, 26. 24 Serv., ad Aen., VII, 799. Terracina 185 diamo che il recinto separa ed isola, all'interno del suo spazio autonomo, questa presenza anteriore alle strutture monumentali della terrazza, ma altres la rispetta ; quale sede dell'oracolo era, infatti, inamovibile e per questo condi ziona la successiva disposizione degli edifici. Per offrire un quadro completo, va detto, in ultimo, che Feronia (qui come altrove)25 anche la dea dei liberti, preposta alle manumissioni26. E import anza particolare doveva rivestire il santuario stesso di Terracina in relazione alla pratica di affrancamento degli schiavi, se la notizia ad essa relativa, confluit a in una fonte antiquaria romana, potuta giungere fino a noi. Si tratta di Servio27, che ci parla di questo aspetto della dea (nel cui tempio i liberti acquistano, come segno di libert , il pilleum sulla testa rasata), e in particolare ci dice che nel tempio di Terracina era un sedile di pietra con su inciso : bene meriti servi sedeant, surgant liberi . Ora non sembra che questo aspetto, nei limiti molto ampli che la fonte rivela, possa essere originario : come sottolinea Coarelli28, questa definitiva specializzazione di Feronia, che la porta ad essere identificata con Libertas29, da riferire ad un momento storico preciso, e cio al periodo della massima ampiezza dello sfruttamento schiavistico, che in Italia ha inizio, come noto, nel II sec. a.C. Per non parlare, poi, della rilevanza particolare che il fenome no deve aver assunto a livello locale, nel Lazio meridionale costiero e nella pianura Pontina, nel corso della tarda repubblica : si pensi ai grandi praedia fondati proprio sul lavoro servile quale struttura principale dell'economia del tempo. E non mancano attestazioni riguardanti il commercio stesso degli schiavi : in et repubblicana testimoniata la presenza di Terracinesi in import anti mercati di schiavi, come Delo ed Efeso30. Allora in questo contesto la specializzazione di Feronia come dea dei liberti trova una chiara spiegazione : sviluppando tale funzione in direzione dei servi benemeriti, quelli appunto degni della manumissione, il culto divie ne una valvola di sicurezza, atta a scongiurare probabili tentativi di rivolta servile (funzione altrove rivestita dai culti di origine orientale, come quelli egiziani). E', allora, proprio a questa nuova importanza politico-sociale, assunta dal culto in questa fase, che si deve attribuire la ricostruzione del santuario sul Monte S. Angelo in forme monumentali nei decenni finali del II sec. a.C. 25 Roma : C/L.VI, 147 ; cfr. anche Liv., XXII, 1, 18.Trebula Mutuesca : CIL, IX, 4873. Corfinio : CIL, IX, 3199. 26 G. Dumzil, La religion romaine archaque, Paris, 1966, 369 s., non lascia inspiegato il passaggio dalla tutela della natura a quella della liberazione degli schiavi : Feronia, la dea che domestica le forze della natura per metterle al servizio dell'uomo e trasformare Yincultum in cultum (ibid., 365, nota 25), la divinit che in ogni cosa ammansisce l'elemento selvaggio e che per questo presiede religios amente al mutamento sociale della manomissione, che poteva presentare dei pericoli sia per colui che si faceva instrumentum vocale, sia per il gruppo, in cui poi si integrava il manomesso (cfr. Longo, art. cit. a . 16, 61 s.). 27 Serv., ad .,, 564. 28 F. Coarelli, art. cit. a . 5, 235 s. 29 Serv., ibidem. 30 E' il gi citato L.Memmio dell'iscrizione CIL, I2, 2266 (= III 6086). i86 LiviA Boccali Ma non va sottovalutato l'aspetto economico della situazione : in qualit di santuario extraurbano, collocato lungo un'importante (e obbligata) via di traf fico, e risalente, in origine, probabilmente all'occupazione volsca della citt, chiaro che sia in relazione con lo sviluppo dei traffici che l'Italia centro- meridionale conosce in quegli anni, gli stessi traffici da cui proverranno, alme no in parte, i capitali necessari alla ristrutturazione edile di questo come di altri santuari contemporanei del Lazio e della Campania. Comunque, resta probabile che fin dall'inizio, cio anche prima della teorizzazione in fun zione dell'economia schiavistica, il culto di Feronia dovette avere un colleg amento forte e ben radicato con il commercio (connessione che del resto lo caratterizza anche altrove31) : Feronia come limite tra l'urbano e l'extraurba no evidentemente una dea che presiede e tutela lo scambio. Tornando al passo di Dionigi di Alicarnasso32, forse non un caso, come osserva Trotta33, che per localizzare una mitica fondazione spartana si sia scel to un culto a carattere emporico come poteva essere Feronia, cos in stretto rapporto con il mare. Per concludere, anche se non possiamo identificare i personaggi impegnati nella ricostruzione monumentale del tempio, questi saranno certamente da ricercare tra le famiglie senatorie attestate nella zona e ricordate precedentemente. Accanto a Feronia, la citt volsca di Anxur gode della tutela di un'altra divi nit : Iuppiter Anxurus34. In base a quanto ci dice Virgilio, infatti, collegati al Incus Feroniae, ci sono gli arva, che il dio si fa carico di proteggere. Dal poeta latino si ricava, dunque, la figura di un dio anch'esso preposto alla vegetazio ne e ai campi, il cui culto non era, per , ristretto alla sola citt di Terracina, ma si estendeva alle terre circostanti : nella rassegna degli armati che si prepa rano a combattere con Turno, vengono raccolti da Virgilio sotto quest'unico patrocinio i popoli che coprivano il territorio pontino tra Ardea, presso cui sorgeva il Numico, e il Circeo. Allo stesso modo Servio35, nel commento al passo medesimo, ribadisce che nella zona del Circeo e dintorni era venerato, insieme a Feronia, Inppiter Anxyrus36 . 31 Si pensi, ad esempio, al lucus Feroniae sulla via Tiberina. 32 Dion.Hal., II 49, 4-5. 33 E Trotta, art. cit. a . 10, 383. Sul culto di Feronia, cfr. G.Wissowa, in RE,Vl 2, 1909, 2217 ss. ; H. Steuding, in Myth.Lex., 1-2, 1477 ss. ; E.C. Evans, art. cit. a . 11, 56 ss. ; 106 s. ; 144 s. ; 147 s. ; 151 ; 155 ss. ; M. Marconi, Riflessi mediterranei nella pi antica religione laziale, Messina- Milano, 1939, 301 ss. ; K. Latte, Romische Religionsgeschichte (Handb. d. Altertumwissenschafi,V, 4), Munchen, 1960, 189 s. ; G. Radke, Die Gotter Altitaliens, Munster, 1965, 56 s. ; G. Dumzil, cit. a n. 26, 361 ss. ; 400 ss., 415; E.T. Salmon, Samnium and the Samnites, Cambridge, 1967 (= // Sannio e i Sanniti, trad, ital., Torino, 1985), 171 ; J.A. Hild, in Daremberg Saglio, II-2, 1073 s. ; M.Torelli, in ArchClass, XXV-XXVI, 1973-74, 746 ss. ; D. Monacelli, in DdA, III, 1985, 93 ss. ; P. Longo, art. cit. a n. 2, 159 ss. ; A. Prosdoscimi, Le religioni degli Italici, in AA. W, Italia. Omnium terrarum parens, Milano, 1989, 534 ; P. Longo, art. cit. a n. 16, 1990, 59 ss. 34 Virg., Aen.,W\\, 799 ss. : sacrum... Numici / litus arant Rutulosque exercent vomere colles I Circaeumque iugum, quis Iuppiter Anxurus arvis / praesidet et viridi gaudens Feronia luco . 35Serv.,aii^e.,VII799ss. 36 II nome del dio attestato da Servio in questa variante probabilmente per sostenere meglio il tentativo etimologico dal greco : ...puer Iuppiter, qui Anxyrus dicebatur, quasi ... (Serv., adAen.,Vll, 799). Terracina 187 Un dio con tutta probabilit di origine volsca, dunque, il cui nome inizia le , tra l'altro, lo stesso che la citt assunse nel periodo volsco : Anxur. Questi dovette essere, poi, ben presto, immedesimato nel concetto di Iuppiter, come avvenne di altre divinit locali, ma avendo, probabilmente gi dalla fase primitiva, un carattere giovanile, ne deriv il culto di Iuppiter connotato come fanciullo. Conferma ne l'iconografa che ricaviamo dalle monete di et repubblicana appartenenti alla gens Vibia, di probabile origine terracinese, in cui si ha l'immagine di una divinit giovane, seduta e incoronata, con in una mano lo scettro e nell'altra la patera, e recante la legenda : IOVISAXUR . C VIBIUS C F CN37. Sempre ad uno Iuppiter puer si riferisce l'iscrizione incisa su una base, che si dice vista a Terracina nel XVII secolo, ma la cui autenticit messa in dub bio da Mommsen38. Si gi detto dell'apparente contrasto suscitato dalla menzione del rappor to matrimoniale con Feronia39 e della sua connotazione come imberbe, e di come possa funzionare, invece, sul confronto con Preneste. E' bene ora, inve ce, risottolineare come lo stretto sodalizio tra le due divinit, evidenziato dalle fonti letterarie faccia inevitabilmente pensare a un collegamento dei luoghi di culto anche sul piano topografico. Gli studiosi, che per tradizione ormai avva loravano fallaci certezze, localizzando la dea Feronia al santuario sulla Punta di Leano e Iuppiter Anxur sul Monte S. Angelo, cio praticamente ai punti oppost i del territorio urbano, non facevano altro che separare nettamente i due culti. Allora, se accettiamo come probabile la presenza del culto di Feronia sul Monte S. Angelo, dimostrata da Coarelli (loc.cit.), non resta che vedere quale sia il tempio dedicato ad Ansure. Gi il De La Blanchre40 aveva posto il pro blema del santuario di Iuppiter Anxur nei giusti termini, sottolineando che, quale tempio della divinit eponima della citt e quindi probabilmente anche poliade, doveva essere cercato sulT arx, secondo la consuetudine antica. Ma l'errore di interpretazione del tempio deriv proprio dall'errata identifica zione dell'acropoli. Egli, infatti, la individuava nella zona del Castello41, mentre in realt va riconosciuta nella collina di S. Francesco, che il Lugli chiamava la Piccola Acropoli , distinguendola da quella maggiore, il Monte S.Angelo, che sarebbe diventata la nuova arce della citt in et sillana42. In realt, come ha dimostrato il Gullini43, il Monte S.Angelo non fu mai acro poli : le mura che lo cingono non sono, infatti, in relazione con la citt, ma costituiscono solo uno sbarramento della via Appia, creato nell'occasione bellica particolare. 37 Cfr. Ecknel, 1, 100; Cohen, Med. cons., 333, 19 ; Fabretti, Glos.ital, 123 ; G.Belloni, Le monet e di et repubblicana, Milano, 1960, 218, n.1959, tav. 51 ; nn.1960-1969. 38 Vedi scheda n.l. 39 Pseud.Acro, in Hot, Sat., I, 5, 26. 40 M. R. De La Blanchre, cit. a n. 4, 91. 41 G. Lugli, cit. a n. 2, n. 55. 42 G. Lugli, cit. a n. 2, 98 s. 43 G. Gullini, in ANRW, I, 4, 1973, 783 s., nota 139. Egli, per, collega la costruzione delle mura alla guerra annibalica : datazione insostenibile in relazione alla tecnica impiegata e alle torri circolari, che sono impensabili nel III sec. a.C. (cfr. E Coarelli, cit. a n. 5, 125). i88 LiviA Boccali Dunque dobbiamo rivolgere la nostra attenzione ad una zona interna alle mura urbane e alla vera ed unica acropoli : il colle di S. Francesco. E', allora, nei resti di strutture in opera incerta, formanti un basamento rettangolare di m. 25 16 e rinvenuti nel giardino del convento (oggi Ospedale Civico), che Coarelli44 individua quello che fu, molto probabilmente, uno dei pi import anti santuari della citt. Il basamento templare presentava un pavimento in mosaico, recante l'iscrizione che ci permette di datare quello che , veros imilmente, un restauro dell'edifcio pi antico, alla seconda met del II sec. a.C, in base al console che si fa benemerito dell'opera45. Comunque ci non esclude che il culto di Iuppiter Anxur fosse celebrato anche altrove e, probabilmente, in stretta connessione con quello extraurbano di Feronia sul Monte S. Angelo. Coarelli46 propone, come possibile, il sacello in antis incluso entro il portico sovrastante la terrazza inferiore . Questa che , invece, definita come terrazza superiore , coincidente con il punto pi elevato del colle, fu realizzata poco dopo la met del II sec. a.C. (come ril evano i dati di scavo), e anche se venne trasformata in un campo trincerato nel momento in cui fu collegata alla fortificazione d'et tardo-repubblicana, rivendica nella sua genesi carattere sacrale (come attesta la presenza del tem pio suddetto) e rivela di essere anch'essa un'area destinata al culto fin dalle origini, se vero che la piattaforma intagliata nella roccia nel punto pi domi nante si tratti veramente dell' Auguraculum della citt47. Stando a quanto ci dice Livio48, l' aedes Iouis Terracinae sarebbe stato col pito da fulmine per ben due volte, nel 205 e nel 178 a.C. ; e la notizia va presa tenendo conto di tutte le implicazioni sottese al fenomeno dei prodigia. Per completare la documentazione relativa a questo culto va, inoltre, segnal ata un'altra iscrizione, che ne attesta la continuit fino ad epoca imperiale : sotto Adriano a Terracina sono menzionati i Cultures lovis Axorani. Certo sarebbe interessante poterne sapere di pi e del loro culto e del tempio loro connesso49 Diverso il caso di Venus, per la quale a Terracina sicuro l'epiteto cultual e di Obsequens : essa presenta attestazioni epigrafiche, ma non affatto ricor data dalle fonti letterarie. Oltre alle suddette iscrizioni50, stato, forse, fondamentale il ritrovamento del Borsari (sempre durante lo scavo sul lato orientale del tempio ed. di Iuppiter Anxur) di un gruppo di oggetti votivi in piombo51. Questi che veni vano considerati generalmente, a causa delle loro dimensioni ridotte, dei gio- 44 E Coarelli, Lazio {Guide archeologiche Laterza), Roma-Bari, 1982, 321 ; id., art. cit. a . 5, 232 s. ; id., cit. a . 5, 123. 45 Vedi Appendice. 46 F. Coarelli, cit. a n. 5, 122. Per le strutture, cfr. ibid., 121. 47 F. Coarelli, ai. an. 5, 121. 48 Liv., XXVIII, 11 ;XL,45. 49 Vedi scheda n.2. 50 Vedi schede nn.3-6. 51 L. Borsari, Terracina. Del tempio di Giove Anxur scoperto sulla vetta di Monte S. Angelo presso la citt, in NSA, 1894, 105. Terracina 189 cartoli, divenivano una testimonianza a favore del culto di Iuppiter Puer. Mentre, in realt , la miniaturizzazione esclusivamente funzionale al caratte re votivo e la loro connotazione piuttosto quella femminile. Si tratta, infatt i, di un servizio da tavola, con tavolini, seggiole, candelabro, utensili da cuci na, piatti con vivande, ecc. : una caratterizzazione della funzione femminile in relazione ai lavori domestici, per degli oggetti che, come suppone Wissowa52, le ragazze consacravano l alla divinit prima del matrimonio. Una dea femminile, dunque, la stessa Venere delle iscrizioni dei liberti, il cui epiteto Obsequens si inserisce perfettamente in un campo ideologico tanto femminile quanto servile : si tratta, cio, della divinit dell'obbedienza in tutti i suoi aspetti. In conclusione, i dati emersi dagli scavi ci aiutano in modo determinante a rivedere e confutare l'interpretazione corrente del tempio pi monumentale di tutto il complesso di Monte S.Angelo, quello appunto detto di Iuppiter Anxur. Fino alla fine del secolo scorso il complesso andava sotto il nome di Palazzo di Teodorico, tradizione locale del tutto inconsistente, per ancora avvallata dal De La Blanchre nel 188453. La sua realt di santuario veniva rivelata solo nel 1894 dagli scavi del Borsari54, che, come si detto, diedero alla luce i resti del tempio ed altre testimonianze del culto. Fu allora che si impose l'attribuzione dell'edificio alla divinit eponima di Terracina, che, nonostante alcune voci discordi55, diventata canonica, pur non essendo avvalorata da alcun elemento che la giustifichi. Il santuario si presenta con tutta evidenza come extraurbano, e gi per questa constatazione sarebbe azzardato identificarvi il culto della divinit epo nima, mentre d'altra parte, come si visto, tutto conduce a vedervi onorata la Venus Obsequens, di cui sopra. Anche in questo caso non sto a descrivere dettagliatamente le strutture per le quali rimando alle ampie illustrazioni compilate ; dico solo brevemente che su questo grande terrazzamento artifi ciale, daUa forma leggermente romboidale di ca. m. 62 di lato, si staglia un tempio pseudoperiptero dalle dimensioni monumentali, che col suo orient amento cultuale viene a modificare profondamente l'assetto originario del san tuario. Infatti ben evidente come si collochi quasi in diagonale sulla terraz za, in asse col lungo portico, che gli si apre alle spalle e con il muro di recin zione che isola tutta la parte orientale della terrazza ; mentre in netta disa rmonia (come si precedentemente notato) con il monumento rupestre, con la rampa d'ingresso e con il piccolo tempio della Feronia. Questo non pu essere dovuto al caso all'errore e neppure a fini architettonici paesaggist ici particolari. 52 G. Wissowa, in Myth.Lex.,Vl, 202. 53 M. R. De La Blanchre, cit. a n. 4, 91. 54 L. Borsari, art. cit. a . 51, 96-111. 55 L'identificazione del tempio con quello di Venere un' ipotesi che giVaglieri nel 1907 considerava possibile (NSA, 1907, 145); e prima di lui E. Petersen(Roem. Miti., X, 1895, 86 ss.) era a favore della dea femminile piuttosto che di Iuppiter Anxur. L'attribuzione, accettata, poi, da H.Gundel (RE, Vili A 1; 844 s.), stata recentemente elaborata in forma organica e approfondita da F. Coarelli (cit. a n. 5, 113-140). Illustration non autorise la diffusion 190 LiviA Boccali Fig. 1 . Terracina. Santuario extraurbano di Monte S. Angelo (da B. Conticello, Terracina2, Itri, 1976) E' allora fondamentale vedere in che anni si collochi il tempio. E' chiaro, anche per la novit che introduce e che rappresenta, che costituisce, in un certo senso, il momento finale della situazione cultuale : esso si inserisce contro e sopra resti pi antichi, tra cui anche un muro di contenimento ancora in poligonale, collegabili verosimilmente con la fase di fondazione della colonia romana56 ; ma le sue strutture in opera incerta si datano al primo quarto del I sec. a.C. L'edificio subir, poi, delle fasi di restauro, probabilmente nel periodo della colonia triumvirale, in base a quanto siamo in grado di dedurre dalla presen za di mattoni recanti i bolli della gens Domitia57 ; per poi essere definitiv amente distrutto da un incendio. Se riprendiamo la fonte di Plinio58, questa ci conferma l'attribuzione ai primi decenni del I sec. a.C, in quanto ci da' un terminus post quem per la sua edificazione. E se la costruzione del muro di sbarramento della via Appia avvenne davvero in fretta e furia nell'inverno tra 83 e 82 a.C., il tempio di Venere Obsequens di et sillana (o immediatamente posteriore a quella data). Allora, per fare il punto : la sua realizzazione piuttosto tardiva, da un lato induce a postulare, come del resto si accertato, la presenza di altri culti pi antichi nell'area, e dall'altro, nel suo intervento modificante l'assetto primiti- 56 Cfr. E Fasolo, G. Gullini, // santuario della Fortuna Primigenia a Palestrina, Roma, 1953, 415 ss., fig. 36. 57 CIL, X, 6314; NSA, 1894, 101 s. 58 Plin., N.H., II, 55, 146 : In Italia inter Terradnam et aedem Feroniae tunes belli avilis tempor ibus desiere fieri, nulla non earum fulmine diruta . Illustration non autorise la diffusion Terracina 191 Fig. 2. Terracina. Santuario extraurbano di Monte S. Angelo. Assonometria (da E Fasolo, G.Gullini, santuario della Fortuna Primigenia a Palestrina, Roma, 1953) vo del temenos, a riconoscervi l'intento di far emergere una componente nuova di esaltare un elemento gi esistente, ma secondario. Probabilmente questo non lo sapremo mai. Resta il fatto, comunque, che si viene a porre in una posizione spaziale dia lettica e quasi polemica nei confronti del santuario di Feronia sul Monte S. Angelo : mentre quest'ultimo si colloca in funzione del territorio agricolo e dell'abitato, quello di Venere in relazione diretta col porto sottostante, quasi invisibile dalla citt e dal suo territorio ai quali sembra quasi volgere le spall e. Il suo intervento cultuale, allora, sembra attribuire maggiore importanza agli aspetti mercantili legati al porto e alla sua attivit di scambio. Ma chiaro che non c' aspetto economico slegato da risvolto politico. Uostentum dei fulmini, caduti sulle torri della cinta muraria tra Terracina e il tempio di Feronia59, non altro che un motivo della propaganda sillana ripre sa da A. Cecina nei libri fulgurales, la fonte stessa di Plinio : il prodigio andava 59 Plin., N.H., II, 55, 146. 192 LiviA Boccali Fig. 3. Terracina. Santuario extraurbano di Monte S. Angelo. Terrazza inferiore (da NSA, 1894) interpretato come un segno manifesto del favore divino, che avrebbe facilita to il superamento del difficile passo. E' allora possibile, come afferma Coarelli60, che esso abbia determinato la costruzione del tempio di Venere, in onore, cio, della divinit protettrice di Siila. Del resto non mancano riferimenti dalle fonti letterarie a fatti analoghi, 60 E Coarelli, cit. a . 5, 128 ss. Terracina 193 in cui si ringrazia, con donazioni di varia natura, la divinit che si fatta tute lare della battaglia per mezzo di un intervento diretto61. Si comprende, dunque, l'aspetto traumatico della sua inserzione nel santua rio di Terracina : il nuovo culto si sovrappone a quello precedente di Feronia, che appare emarginato, ormai, in posizione subalterna62. Il culto sillano sem bra sovrapporsi alla vecchia divinit italica, la quale, forse, era ritenuta favore vole alle parti mariane63. Per niente casuale , di conseguenza, l'aspetto del santuario : una grande terrazza sostruita64, chiusa a nord da un portico, al centro del quale sorge il tempio, aperto verso sud in direzione del porto. Questa disposizione di piant a, comune a molti dei santuari del Lazio, vive infatti il suo momento culmi nante fra l'ultimo quarto del II e il primo quarto del I sec. a.C.65, negli anni, cio, di massimo sviluppo produttivo e mercantile. Se giusto supporre Terracina come porto granario in funzione di Roma e in modo particolare per il frumento di provenienza siciliana, come sembra no far pensare una serie di dati raccolti e collegati insieme da Coarelli66, allo ra sembra probabile anche ritenere che il culto di Venere Obsequens di Terracina dipenda da quello di Roma, forse introdotto poco dopo la fonda zione della colonia, negli anni immediatamente successivi al 295 a.C., anno della dedicatio del tempio sull'Aventino da parte di Fabio Gurgite67. Ma per Terracina estremamente importante anche il commercio del vino (il Caecubum, prodotto nell'area immediatamente a sud della citt , tra questa e Fondi), che, insieme a quello del grano, determina la costruzione del gran- 61 Diana Tifatina di Capua : Plut., Sulla, 27, 7 ; Oros.,V, 20, 2 ;Vell. Pat., II, 25, 2. Venus Ericina : Appian., Bell.civ., I, 428 (con il commento di Gabba, 247 s.). 62 II settore orientale della terrazza, infatti, anche se accuratamente isolato dal resto del san tuario, continua a funzionare ; prova ne il portico alle spalle del tempio di Venere : questo, servendo probabilmente da luogo di attesa, apriva nel suo lato est l'unico ingresso che per metteva di accedere all'oracolo. E', inoltre, interessante notare come la Venus Obsequens, cui si rivolgono le dediche di servi e liberti scoperte nell'area ad essa sacra, potrebbe facilmente ident ificarsi con la stessa Feronia, in quanto - come si detto - dea dell'obbedienza, caratterizzan do cos gli schiavi benemeriti da quelli non. 63 Un confronto pertinente pu essere Pompei, dove il culto di Venere era piuttosto margi nale nell'ambito della religione civica, ma fu enormemente dilatato in funzione della fonda zione coloniale di Siila (Colonia Veneria Cornelia), fino a trasformarsi nel culto principale della citt (cfr. E Coarelli, cit. a n. 5, 129). 64 L'area era occupata da due terrazzamenti sovrapposti, con muri di sostegno in opera poli gonale (situati in corrispondenza della sostruzione meridionale della terrazza e immediata mente a nord della scalinata di accesso a quest'ultima), ricollegabili, sia per le caratteristiche tec niche della muratura, che per ulteriori dati di scavo, alla fase di fondazione della colonia roman a, che furono in seguito unificati da un'unica grandiosa sostruzione di et tardo-repubblicana destinata a sostenere la terrazza del tempio di et sillana. 65 Essa riscontrabile, del resto, anche in altri templi sillani dedicati a Venere. Si vedano, ad esempio, quelli di Pompei e di Erice. 66 F. Coarelli, cit. a n. 5, 130 s.. Cfr. CIL, X, 6316 ; NSA, 1900, 97; 1911, 346 s. 67 F. Coarelli, cit. a n. 5, 131. Sulla fondazione del tempio di Venus Obsequens sull'Aventino, cfr. Liv., X 31, 9 ; Serv., ad Aen., I, 720, 5. Cfr. anche R. Schilling, La religion romaine de Vnus depuis les origines jusqu'au temps d'Auguste (BEFAR, CLXXVIH), Paris, 1954, 97 s. ; M. Torelli, Lavinio e Roma. Riti iniziatici e matrimonio tra archeologia e storia, Roma, 1984, 168 ss. ; 209. 194 LiviA Boccali de porto artificiale68, e diventa per noi un dato ulteriore che ci permette di cliiarire la funzione del culto della Obsequens. Questa dea, infatti, a partire dal 295 a.C. legata, nel feriale arcaico romano, ai Vinalia rustica del 19 agosto (che tra l'altro il suo dies natalis), e anche grazie ad altri elementi69 sembra accertata la sua connessione col vino e con la vendemmia. Tirando le somme, dopo questa breve sintesi, sembra non essere pi casuale la costruzione del santuario di Venere Obsequens sul Monte S.Angelo negli anni di massima commercializzazione del Cecubo, e risulta evidente lo stretto rapporto col porto sottostante, luogo di partenza delle navi. Per quanto riguarda la questione relativa alla personalit committente del tempio, questa andr cercata ovviamente tra le famiglie locali emergenti tra la fine del II e la met del I sec. a.C, e per di pi tra le persone legate ovvi amente alla fazione sillana. Ben sappiamo quanto il rinnovamento edilizio delle citt italiche di questi decenni sia un fenomeno parallelo ai sommovi menti sociali e politici in un periodo, in cui le aristocrazie locali aspirano alla cittadinanza romana e alle magistrature, alle quali essa da' accesso, sulla base degli ingenti proventi frutto di attivit tanto produttive, quanto commerciali . Tra tutte, la famiglia dei Memmii la pi sospettabile70 : una famiglia che ha fondato le sue fortune sui traffici in oriente, contemporaneamente all'i ncremento di un'attivit politica di spicco a Roma negli ultimi decenni del II sec. a.C, e facenti forza sulla disponibilit di vaste propriet terriere probabi lmente localizzate, almeno in origine, nel territorio di Terracina. Giunge pre ziosa la notizia di Virgilio71, che definisce i Memmii una delle familiae Troiane ; se ne deduce, dunque, che la loro divinit gentilizia fosse proprio Venere72. Pi in particolare, per motivi cronologici si pu puntare l'a ttenzione su C Memmio, pretore nel 58 a.C, probabilmente nipote del tr ibuno del 111 a.C. (L.Memmio), imparentato con Siila, di cui spos la figlia Fausta intorno al 75 a.C73 Oltre a queste emergenze cultuali, che fanno parte della realt religiosa pi evidente e pi rilevante di Terracina (per i motivi gi sottolineati), se si esclu de il culto reso alla Triade Capitolina, documentata dall'evidenza dei dati archeologici74, e quello di Augusto e Roma, del tempio sempre sul Foro75, ci che resta una serie di attestazioni epigrafiche che documentano un quadro probabilmente normale per una colonia romana, quale era Terracina, che 68 La sua realizzazione va fissata, con tutta probabilit, nei decenni immediatamente success ivi alla costruzione del tempio stesso, contemporaneamente al taglio del Pesco Montano (di cui utilizza i materiali), proprio in relazione alla necessit di rendere il porto facilmente acces sibile dalla zona del Cecubo, e cio negli anni centrali del I sec. a.C. (E Coarelli, cit. a n. 5, 132 ; Id., cit. a . 44, 323 s.). 69 In modo pi approfondito, cfr. E Coarelli, cit. a n. 5, 134 ss. 70 E Coarelli, cit. a n. 5, 134 ss. 71 Virg., Aen.X 117; Serv., ad he. 72 Ci risulta anche dalle monete coniate dai Monetales della famiglia, e dal celebre preludio del De rerum natura di Lucrezio. 73 Se ebbe da essa un figlio gi attivo politicamente nel 54 a.C. (Plut., Sulla, 22, 1). 74 A Iuppiter Capitolinus dedicata anche un'iscrizione di II sec. d.C.Vedi scheda n.7. 75 Vedi scheda n.8. Terracina 195 risulta, per, privilegiata rispetto ad altre per l'abbondanza delle testimonianz e, imputabile probabilmente soltanto a fortuite circostanze di conservazione e di dedizione antiquaria. Troviamo, allora, iscrizioni consacrate a Mercurio76, Silvano77, e Salus78, a Fortuna79, Bona Dea80 e Liber InvictusSi. Data la vicinanza al Circeum, non poteva mancare il culto reso alla mitica maga Circe82. Una menzione parti colare meritano le due iscrizioni rupestri di natura funeraria in localit Le Finestrelle, appartenute a due giovani donne, rese in forma di dedica alla dea Diana83 e alla Pudicitiau. Strettamente legati all'ideologia romana imperiale risultano il culto rivolto ad Honos e Virtus, personificazioni delle principali doti guerriere implicit amente connesse all'idea della vittoria militare85, e il culto reso alla Providentiel dell'imperatore, che provvede, appunto, alle distribuzioni alimentarie nelle colonie86. 76 Vedi scheda n.9. 77Vedi schede nn.10-11. 78Vedi scheda n.12. 79 Vedi schedan. 13. 80Vedi scheda n.14. 81 Vedi scheda n.15. Queste ultime tre iscrizioni sono, per, di dubbia attribuzione. 82 Vedi scheda n.16. 83 Vedi schedan. 17. 84 Vedi scheda n.18. 85 Vedi schedan. 19. 86 Vedi scheda n.20. 196 LiviA Boccali Fig. 4. Lazio meridionale (da C/L,VI) Terracina 197 Schede Epigrafiche Iuppiter Ni- base Luogo, data e circostanze di ritrovamento ignote. Bibl. : E Schotto, Itinerarium Italicum, Antuerpiae 1625, 349 ; Th. Mommsen, in CIL, X, 918,1*. Di seguito la trascrizione interpretativa : Iovi puero Si tratta di una base con dedica a Iuppiter Puer, che lo Schotto dice di aver visto a Terracina, ma che non considera Terracinese (come deve essere sem brato a coloro che la saccheggiarono), bens prenestina87. Mommsen, comunque, la include tra le false. Cultures Iovis Axorani N.2 L' iscrizione si presenta con il lato destro lacunoso. Rinvenuta, secondo Fea, presso Case Nuove, nelle paludi del Sig. Papini ; Giovenazzi dice inter Terracinenses . Bibl. : Fea, ms., 344 ; Giovenazzi, cod. vat. 9144, f.107 ; Th. Mommsen, in CIL, X, 6483. Di seguito la trascrizione interpretativa tratta dal testo in maiuscolo tondo redatta e integrata da Mommsen : Pro salute et red[itu] / Imperatori) Caes(ari) Traiani Hadri[ani] / Gemina Myrtis cum Anici[a Prisca f (ilia)] / aedem cultoribus lovis Axofrani ded(it)] / ut in memoriam Anici Prisci coniugis / sui in ea semper epulentur . L' iscrizione, a parte la lacuna che interessa tutto il lato destro (tra altro facilmente colmabile), molto ben leggibile e lascia adito soltanto ad una 87 Grut., 75, 6. Illustration non autorise la diffusion 198 LiviA Boccali :w ^ i^j^mB^n Fig. 5. Terracina, pianta generale (da G. Lugli, Forma Italiae, Regio I, 1. Ager Pomptinus, Pars I. Anxur-Terracina, Roma, 1926) Terracina 199 variante di lettura che pu essere degna di nota : alla 1. 2, mentre Giovenazzi legge, come Mommsen, HADRI[], Fea trascrive ETADR[]. Si tratta dell'iscrizione che ricorda l'offerta privata di un tempietto ai sacerdoti di Iuppiter Axoranus da parte di una tal Gemina Myrtis con la figlia Anicia Prisca, affinch, in memoria del consorte Anicio Prisco, vi man gino sempre. Non pu essere datata all'anno perch la titolatura imperia le porta solo il nome dell' imperatore, ma ugualmente importante ed interessante ricavarne l'informazione, secondo la quale al tempo di Adriano esistevano a Terracina i cultures lovis Axorani 88 ed esisteva un tempio annesso al culto. Venus Obsequens N.3 - base Base marmorea di donario, di forma quadrata, destinata a reggere una sta tuetta di bronzo, come dimostrano i fori praticati nella faccia superiore. Dimensioni : cm. 4x5. Rinvenuta da Borsari nel 1894 lungo il lato orientale del tempio ed. di Iuppiter Anxur insieme ad altri oggetti votivi. Bibl. : L. Borsari, in NSA, 1894, 102 ; H. Dessau, ILS, 3169 a ; A. Degrassi, ILLRP, 272 ; R. Schilling, La religion romaine de Vnus depuis les origines jusqu'au temps d'Auguste {BEFAR, CLXXVIII), Paris, 1954, 92, nota 2 ; AA.W, in AE, 1986, 144 ; Lommatzsch, in CIL, 1-2, 1553 ; F. Coarelli, I santuari del Lazio in et repubblicana, Roma, 1987, 122. Di seguito la trascrizione interpretativa : Dexter / Veneri / Opsequenti / l(ibens) m (erito) / don(at). Per quanto riguarda la paleografia, si segnalano nella parola OPSEQUENTI , alla linea 3, la con occhiello aperto, la Q dotata di una coda incurvata e di lunghezza notevole, e le lettere e formanti un nesso originato da innesto di tratti, per cui si ha il solco della lettera T, aggiunta e pi piccola, 88 Per l'aggettivo con questa forma, cfr. l'iscrizione CIL, X, 6331, (= III, 19), in cui si menz iona un colono terracinese dal nome Ti. Claudius Axoranus. 2OO LiviA Boccali che si immette nel solco della lettera che precede ; alla 1.4 compare, inve ce, la L ed. ad uncino. Si tratta di un donario offerto in segno di gratitudine alla Venere Obsequens da un certo Dexter, probabilmente un servo un liberto. Per la datazione pu essere d'aiuto l'esame paleografico, anche se, come si sa, questo criterio, se usato da solo e non in modo comparativo con altre scienze, pu divenire molto arbitrario. Comunque iscrizione in questione certamente di et repubblicana. Venus . 4 - base Base marmorea di donario, di forma quadrata, destinata a reggere una sta tuetta di bronzo, come dimostrano i fori praticati nella faccia superiore. Dimensioni : cm. 7x5. Rinvenuta da Borsari nel 1894 lungo il lato orientale del Tempio ed. di Iuppiter Anxur insieme ad altri oggetti votivi ; oggi conservata presso il Museo Nazionale Romano. Bibl. : L. Borsari, in NSA, 1894, 103 ; R. Schilling, La religion romaine de Vnus depuis les origines jusqu'au temps d'Auguste (BEFAR, CLXXVIII), Paris, 1954, 92, nota 2 ; AA.W, in AE, 1986, 145 ; F. Coarelli, / santuari del Lazio in et repubblicana, Roma, 1987, 122. Di seguito la trascrizione interpretativa: Carpinatia / Fortunata / Veneri v(otum) s(olvit) l(ibens) m(erito). Si tratta di un donario offerto, in segno di riconoscenza in seguito al conse guimento del beneficio, a Venere da parte di una certa Carpinatia Fortunata. Raro il gentilizio della donna, di cui questa risulta l'unica attestazione in ambito locale. L'iscrizione di et repubblicana, ma probabilmente un po' pi tarda dell' iscrizione precedente89. Questa base e la precedente90 sono, forse, alla luce della lettura del culto della Obsequens qui a Terracina, sostegni di ex-voto offerti in ringrazi amento per la manomissione ricevuta nel tempio della dea. Non certo un caso che le dediche rimaste appartengano proprio ad uno schiavo e ad una libert. 89 CIL, I, 2, 1553 - vedi scheda n.3. 90 Vedi scheda n.3. TeRRACINA 2OI Venus . 5 - soglia Iscrizione incisa sul taglio della soglia della porta che, dall'area del tempio maggiore, conduceva presso l'oracolo del complesso sacrale di Monte S. Angelo. Il blocco in calcare locale presenta una frattura lungo il lato sinistro ; il resto stato lavorato in maniera sommaria, lasciata intenzionalmente grezza la parte inferiore. La superfcie iscritta lungo il lato destro del blocco si presenta cor rosa e scheggiata in pi punti. Dimensioni: soglia - cm.240 55 7 ; dimensioni testo - cm.45 56 74 ; altezza lettere : cm.5/12 (rozzamente incise). Rinvenuta e conservata accanto all'ingresso del recinto suddetto. Bibl. : AA.W, in AE, 1986, 122 ; P. Longo, Nuova documentazione epigrafica di et romana da Terracina, in AFLPer, XXI, 1, 1983-84, 316 s., n.l, tav. I ; E Coarelli, / santuari del Lazio in et repubblicana, Roma, 1987, 122 ; P. Longo, op. in corso di pubblicazione. Di seguito riporto la trascrizione interpretativa: Beneri / rece[-~] / La lettura Beneris / Reginae / l[] di Longo non sembra convincente agli occhi di Coarelli91. Si tratta, probabilmente, di una dicitura di destinazione, apposta forse gi dalla cava, cio di una sorta di contrassegno indicante l'esatta destinazione e successiva collocazione della soglia. Lo dimostra il fatto che non eseguita per essere vista, in quanto, in primo luogo, essa risulta collocata sotto il pavimento stesso e, in secondo, il lapicida, non solo non si cura dell'incisione molto irregolare, ma nello scrivere il nome della dea segue la propria fonia di tipo popolare per cui si ha Beneri in luogo di Veneri. L'iscrizione, secondo il commento di Longo, da collocarsi preferibilment e nella seconda met del I sec. a.C, ed da mettere in relazione al grosso intervento di restauro (realizzato in opera quasi reticolata) che l'intero san tuario, di cui la soglia fa parte, sub in un periodo che il Lugli92 colloca in et imperiale, ma che dovette avvenire intorno al 40 a.C., come testimoniano i 91 E al momento non lo pi neanche agli occhi di Longo stesso, il quale, dopo ulteriore analisi autoptica, legge ed integra : Beneris I recepta(culum) / ++[]. 92 G. Lugli, cit. a n. 2, 174. 2O2 LiviA Boccali bolli laterizi della gens Domitia, rinvenuti nel corso degli scavi93. Per di pi d'obbligo sottolineare la particolare importanza di questa iscrizione, proprio perch incisa su di un elemento architettonico : questo conferma attribu zione a Venere del tempio maggiore del complesso di Monte S. Angelo, gi suggerita dalle dediche precedentemente viste94 e si spiega solo supponendo la presenza di altri culti nello stesso luogo. Venus Obsequens 6 Rinvenuta nei pressi dell'acropoli di S. Francesco ; oggi non pi reperibile. Bibl. : Th. Mommsen, in CIL, X, 855* ; L. Borsari, in NSA, 1894, 103 ; P. Longo, Nuova documentazione epigrafica di et romana da Terracina, in AFLPer, XXI, 1, 1983-84, 317 ; F. Coarelli, I santuari del Lazio in et repubblicana, Roma, 1987, 122. Di seguito la trascrizione interpretativa: ad Venere(m) Opsequente(m) Tale iscrizione, che compare nel C.I.L. tra le false, fu ritenuta con tutta probabilit attendibile gi da Borsari, dopo il rinvenimento delle altre dediche alla dea, di cui sopra95. Oltre a Borsari ritengono fededegno il testo sia Coarelli, che Longo. Iuppiter Capitolinus 7 Blocco di marmo bianco, sbrecciato lievemente lungo tutti i margini, attr aversato da un taglio diagonale. Dimensioni : cm.31 47 20; altezza lettere : cm.0,8 ; 1,5. Bibl. : P. Longo, Nuova documentazione epigrafica di et romana da Terracina, in AFLPer, XXI, 1, 1983-84, 333, n.26 ; AA.W, in , 1987,239; H. Solin, Neues zu Munizipal Decreten, in Tyche, II, 1987, 183 ss., tav. XIII ; 93 CIL, X, 6314 ; NSA, 1894, 101 s. 94 Vedi schede nn.3-4. 95 Vedi schede nn.3-5. Terracina 203 M.R. Coppola, Terracina : il Museo e le collezioni. Un catalogo per la realizzazione del Museo Archeologico, Roma, 1989, 116 s., n.207, tav.XXXVI. Di seguito la trascrizione interpretativa tratta da Solin96 : [Quod (ille) v.f. de Verno Eubulide, / de ea re ita censue]runt hodie: / [cum semper imitatujs pietatem praeterita[m] / [ad Capitolini Io[vis] cultum se sibi aemulum / [fecerit c]umq(ue) t[abel]lis suis vel aliena liberal[i]/ tate conten[derit], piacere huic hordini comm[e]/ m<or>ari grat[iss]imam populi voluntatem dar[iq(ue)] / Verno E[ub]lidi biselli honorem cui co[m]/ mendat[i]onem iudiciorum nostrum pare[m] / facet. Censuer(unt), adfuer(unt). Si tratta di un decreto municipale, di cui resta la formula conclusiva ed il contenuto della deliberazione ; con questa si riconoscono aVerrio Eubulide i diritti civili e politici deU'augustalit, che avr celebrato nel tempio di Giove Capitolino. L'onore del bisellium era proprio degli schiavi97. L'iscrizione datata al II sec. d.C, in et traianea sotto Antonino Pio. Augustus et Roma N.8 Rinvenuta in un tempio colonnato e affacciato sul foro ; stata poi spo stata nel 1926 a Roma, in S. Agnese sulla Nomentana ; oggi andata per duta. Bibl. : Th. Mommsen, in CIL, X, 6305 ; M.R. De La Blanchre, Terracine. Essai d'histoire locale (BEFAR, XXXIV), 1884, 65; 124; G. Lugli, Forma Italiae, Regio I, 1. Ager Pomptinus, Pars I. Anxur- Terracina, Roma, 1926, 77, n.23, nota 2 ; E Coarelli, Lazio (Guide archeologiche Laterza), Roma-Bari, 1982, 315 s. ; H. Hanlein Shaefer, Venerano Augusti. Etne Studie zu den Tempeln des ersten romischen Kaisers, Roma, 1985, 95 s. ; 135 ss. ; M.R. Coppola, Terracina. Il Foro Emiliano, Roma, 1986, 3498. 96 Sul blocco rimangono solo nove linee di scrittura ; la lettura del testo doveva risultare completa dall'unione con altri blocchi. 97 Cfr. l'iscrizione CIL, XI, 3805 daVeio. 98 Per i codici relativi e per ulteriore bibliografia, cfr.Th. Mommsen, in CIL, X, 6305. 2O4 LiviA Boccali Di seguito la trascrizione interpretativa : Romae et Augusto Caesari Divi [f(ilio)] / A(ulus) Aemilius A(uli) flilius) ex pecunia sua faciendum) c(uravit). Si tratta del tempio dedicato al culto di Roma e Augusto, fatto costruire a proprie spese da A. Emilio, lo stesso personaggio che lastric il Foro e il cui nome ancora conservato nell'iscrizione dedicatoria del pavimento ste sso". L'iscrizione pu essere datata con precisione, in quanto ha come terminus post quern il 27 a.C, anno in cui ad Ottaviano fu tributato dal senato il titolo di Augustus, e come terminus ante quem la morte dell'imperatore, dal moment o che porta l'appellativo di Augustus Caesar al posto del solito Caesar Augustus, col quale si intende il numen pi che il princeps, e questo accade maggiorment e in templi consacrati quando egli ancora vivo100. L'edificio , in generale, riconosciuto nel tempio sotto la cattedrale di S.Cesario101 ; invece, probabil mente, quello sul lato nord del Foro, che appare in una pianta del Peruzzi102. Si tratta di un tempio periptero con abside, secondo la caratteristica dei san- tuari del culto imperiale. La sua datazione, dovuta fondamentalmente alle notizie desunte dall'iscrizione, coincide, comunque, con l'aspetto degli edifici del Foro, la cui totale ristrutturazione da collocare negli anni tra il 27 a.C. e la fine del secolo. Conferma ulteriore l'iscrizione relativa all'architetto C. Postumio Pollione, la cui attivit si colloca con sicurezza in et augustea103. Mercurius N.9 - lastra Lastra centinata in marmo pentelico, opistografa, conservata nella parte inferiore ; recante un'iscrizione su entrambi i lati. Un'abrasione interessa la parte iniziale delle righe del testo a (prenome ed inizio del gentilizio) ; lungo l'asse della semi circonferenza corre un motivo vegetale, interrotto al 99 CIL, X,6306. 100 CILX 18. 101 Questo, trasformato nel medioevo nel Duomo della citt, da interpretare, invece, come il Capitolium di Terracina, sia per la pianta (tempio tuscanico a tre celle, tetrastilo), che imita quella di Giove Capitolino a Roma, sia per la posizione, che domina il lato corto occidentale del Foro, lungo la via Appia, oggi Corso Anita Garibaldi. Il tempio, da quanto si ricava dai dati di scavo, dovette essere costruito ex novo dopo la fondazione della colonia triumvirale e cos tituisce l'attestazione sicura per la triade Giove-Giunone-Minerva, per altro non avvallata da altre fonti (cfr. E Coarelli, cit. a n. 44, 315; M.I. Pasquali, in AA.W, La via Appia a Terracina : la strada romana e i suoi monumenti, Terracina, 1988, 143 ss. ; M.R. Coppola, II Foro Emiliano di Terracina : rilievo, analisi tecnica, vicende stortene del monumento, in MEFRA, XCVI, 1, 1984, 361). 102 E Coarelli, cit. a n. 44, 317 ss. Cfr. anche S. Aurigemma, in S. Aurigemma, A. Bianchini, A. De Santis, Circeo, Terracina, Fondi, Roma, 1957. 103 CIL, X, 6339 ; cfr. E Coarelli, cit. a n. 44, 319 s. Terracina 205 centra dal foro di un perno ; la superficie del testo b appare interessata da una serie di linee di incerta attribuzione. Dimensioni : cm. 12 30 7 ; altezza lettere : a - cm. 1,5/2 ; b - cm. 2/2,4. Ignoti il luogo e l'epoca del rinvenimento ; attualmente viene conservata nei locali del Museo Civico, con acquisizione posteriore al 1940. Bibl.: M.R. Coppola, Terracina : il Museo e le collezioni. Un catalogo per la realizzazione del Museo Archeologico, Roma, 1989, 115, n.203, tav. XXXV; P. Longo, op. in corso di pubblicazione. Di seguito la trascrizione interpretativa: a - [- FJavonius M(arci) f(ilius) / Merc(urio)m b - Porculus duovir quinq(uennalis) / sacr(um)105 Lungo il margine di frattura del lato a visibile un breve trattino dia gonale, che rende certa la restituzione di una A. Non possediamo, per, alcun elemento certo per restituire il praenomen. Motivi paleografici sembrano evidenziare una diversa fase di impaginazio ne per i due testi : graffita ed irregolare la parte a , profondamente incisa e con modulo regolare la seconda. Secondo lo studio compiuto da Longo, l'analisi dei testi sembra condurre ad un unico titulus, in origine inpaginato in maniera completa, e su entram be le facciate, su due lastre contrapposte ; il testo b , almeno a giudicare dalla migliore incisione, doveva essere quello posto in vista. La lettura completa doveva risultare cos concepita : [- FJavonius M. f. Porculus duovir quinq(uennalis) / Mercurio) sacr(um). Il dedicante presenta un patronimico che potrebbe ricondurre ad un leg ame di parentela con il M.Favonius M.f, l'amico di Catone l'Uticense, del quale viene generalmente accettata l'origine terracinese106. Resta di fatto che questo personaggio si aggiunge ai Favonii gi conosciuti per Terracina107. Il cognomen Porculus abbastanza raro108 ; il duovirato, nella sua cadenza quin- 104 Diversa l'integrazione di Coppola (loc.cit.) alla 1.1 del testo a : Merc(uri) ; probabilmente sul modello dell'iscrizione CIL, VI, 514 : Mercur(i) sacr(um). 105 L'interpunzione, triangolare, non risulta mai omessa ; da notare come nel testo b tenda ad addossarsi alla D in duovir ed alla Q in quinquennalis. 106 Cfr. Plut., Brut., XII, 2 ; CIL, I, 771 = CIL, , 6316 = ILS, 879 = ILLRP, 398. 107 Cfr. Q.Favonius Lill e Q.Favonius Glaucus, suo liberto (U. Broccoli, Terracina. Museo e raccolte civiche, 1. Materiali di provenienza nota, Roma, 1982, n.17 ; M.R. Coppola, cit., n.14). 108 porcuiuS pUO essere diminutivo di Porcus, che fa parte dei nomi di animali di umiliazio ne pi consueti in et cristiana, ma dimisi anche in epoca precedente (cfr. I. Kajanto, The Latin Cognomina, Helsinki, 1965, 84 ss. ; 328). Un Porculus noto ad Anagni (CIL, X, 5926). 2o6 LiviA Boccali quennale, ricorre in altri testi locali. Circa il culto di Mercurio, risulta essere questa la prima menzione, sia epigrafica che letteraria, relativa al territorio ter- racinese. La tipologia delle lettere, unitamente a quella del motivo vegetale, sembra proporre una datazione a non oltre la met del I sec. d.C. SlLVANUS N.10- ara Ara quadrangolare, con la sola fronte levigata e scorniciata sopra e sotto, avente nel mezzo un iscrizione dedicatoria e facente parte di un complesso di quattro piccoli monumenti riuniti insieme e tutti e quattro scavati nella roccia ; immediatamente sopra a destra si trova una nicchia, atta a contenere la statuetta del dio ; a sinistra un pozzetto circolare con orlo levigato, destina to a raccogliere l'acqua per le cerimonie rituali ; il lato destro appare interes sato da un forte processo di corrosione da acqua piovana. Dimensioni : cm. 40 69; altezza lettere : cm. 6. Rinvenuta e conservata in situ, fuori Terracina, sopra il monastero dei Francescani, salendo al Monte S. Angelo (via panoramica, in localit Fossata ). Bibl. : D.A. Contatore, Historia Terradnensis, Roma, 1706, 324 ; Giovenazzi, cod.Vat. 9144, f.38 ; 41 ; Th. Mommsen, in CIL, X, 6308 ; M.R. De La Blanchre, Terracine. Essai d'histoire locale (BEFAR, XXXIV), 1884, 69 ; 87 ; G. Lugli, Forma Italiae, Regio I, 1. Ager Pomptinus, Pars I. Anxur- Terracina, Roma, 1926, 162 s. ; P. Longo, op. in corso di pubblicazione. Di seguito la trascrizione interpretativa tratta da Mommsen che ha visto e schedato originale (inedito) nel 1846 : [CJneus Octavius lus [tus] / [sjignum Silvani n[] / pater cum[] / Pitaino fili[o] / consecravit. Per quanto riguarda le varianti di lettura, alla linea 1 Giovenazzi, col Mommsen, legge soltanto una N, mentre Mollarlo, che ne ha tracciato il dise gno, legge CN ; la lettura IUS[] di Giovenazzi si riduce a IU[] di Mollarlo. Alla 1. 2 Giovenazzi nell'ultima parola riconosce, diversamente da Mommsen, AN[] e Mollarlo addirittura PosuIT. Alla 1. 3 Giovenazzi da PATERA CUM C[], mentre Mollarlo legge ed integra PATERA[m] CUM U[rna] ; e slmilmente Longo : patera cum ur[ceo]. Alla 1. 4 Giovenazzi riconosc e, della parola PITAINO letta da Mommsen, solo [~-]INO ; diversamente Terracina 207 Mollarlo, che trascrive PRITAINO ; pi brevemente Longo : PHAINO (come il De La Blanchre). Si tratta della consacrazione di una statua a Silvano da parte di questo Cn. Octavius Iustus, una statua che viene a far parte del piccolo santuario camp estre scavato nella roccia. L'iscrizione viene datata in et imperiale. SlLVANUS N. li Frammento di iscrizione su lastra di calcare ; conserva il margine superior e, mentre si presenta scheggiato sugli altri lati. Dimensioni : cm. 98,3 (alt.) 30,2 (largh.) 4 (spess.) ; altezza lettere : cm. 2,5/4. Bibl. : M.R. Coppola, Terradna : il Museo e le collezioni. Un catalogo per la realizzazione del Museo Archeologico, Roma, 1989, 117, n.209, tav.XXXVI. Di seguito la trascrizione interpretativa : []ominor[] / [Anjtonini et [] / [] Aug(ustorum ?) [] / [] Silvan[o]109. Di et imperiale. Salus N.12 - ara Ara dalla forma di cippo, in calcare locale ; l'iscrizione si estende su due facce, recanti scolpiti rispettivamente una patera ed un urceus, di fattura non buona ; una terza faccia reca un lituus ; numerose scheggiature ed abrasioni presenti sul campo epigrafico ; lettere quasi completamente evanide. Dimensioni : cm. 85 72 63 ; altezza lettere : 5/7. Conservata fino agli anni '40 nel giardino Bonsignore a P.ta Romana, oggi in P.zza S.ta Domitilla. Bibl .: Giovenazzi, cod.Vat., 9144, f.39 ; 47 ; Stevenson, cod.Vat. Lat., 10564, f.81 ; f.82 v. ; 109 Come segni di interpunzione sono usate le hederae distinguentes.AH 1.3 si nota una lette ra scalpellata dopo la parola letta. 2o8 LiviA Boccali M.R. De La Blanchre, Inscriptions de la Valle di Termina, in MEFR, 1,1881, 43, n.8; Th. Mommsen, in CIL, X, 6307 ; G. Lugli, Forma Italiae, Regio I, 1. Ager Pomptinus, Pars I. Anxur- Terracina, Roma, 1926, 70, nota 1; M.R. De La Blanchre, Terracine. Essai d'histoire locale (BEFAR, XXXIV), 1884, 32, n.8; P. Longo, op. in corso di pubblicazione. Di seguito la trascrizione interpretativa : Saluti Sacr(um). Si tratta di una consacrazione alla Salus. Dal punto di vista paleografico, si nota la presenza di una I longa in SALUTI, non ricordata nel Corpus ; le let tere risultano incise in maniera sommaria e presentano una forma tendente al quadrangolare. L'iscrizione datata agli inizi dell'et augustea. Fortuna (?) N. 13 - ara Rinvenuta nel giugno 1795 presso la domus pontificia (Visconti) ; presso la chiesa di S.Giovanni in Posterula (Notarjanni). Bibl. : Visconti, sched.Paris, 7, f.169 ; Notarjanni, Viaggio per l'Ausonia, 167 ; Th. Mommsen, in CIL, X, 6302 ; E.Breccia, in DE, III, 1922, 194 ; P. Longo, op. ancora in corso di pubblicazione. Di seguito la trascrizione interpretativa tratta da Longo : Fortunae Sacr(um) / T(itus) Fl(avius) Claudianus / T(iti) fil(ius) Aem(ona tribu) leg(atus) \l]eg(ionis) / V Mac(edonicae) gratias agens genio famili/ ae aram posuit. Per quanto riguarda le varianti di lettura, alla 1. 3 il Mommsen trascrive AEMONA tR.lEg, definendo cos il personaggio in questione un tribunus legionis, piuttosto che un legatus legionis. Personalmente ho preferito la lettura di Longo, risultato di una recente indagine autoptica. Si tratta della consacrazione di un'ara alla Fortuna da parte di un tal T. Flavio Claudiano, che rende grazie al Genio familiare. L'iscrizione databile, in base allaV legione Macedonica, alla prima met del I sec. d.C. Terracina 209 Recentemente, comunque, stata fortemente messa in dubbio da Longo l'appartenenza di questo testo al corpus ansurate : in primo luogo, Tito Flavio Claudiano iscritto alla trib Aemona, mentre quella di Terracina YOufentina. Ma questo non appare un motivo insormontabile. Quello che las cia perplessi il luogo del rinvenimento : nei pressi della chiesa di San Giovanni de Posterula, nell'anno 1795 (cos il CIL). Ma questo molto improbabile in quanto questa chiesa, gi diruta agli inizi del secolo XV, era stata completamente distrutta per la costruzione di Palazzo Braschi, e del suo titolo se ne era persa completamente la memoria sin dal 1535. Bona Dea (?) N. 14 - lastra Lastra marmorea conservata nella porzione sinistra ; un semplice listello ed una doppia gola la riquadrano nella parte superiore ; lungo il margine ester no sinistra visibile l'incavo di un perno per l'affissione. Deve trattarsi di un pezzo riutilizzato. Dimensioni : cm. 28 25 3,5 ; altezza lettere : cm.3,5 ; 3. Non esistono elementi per documentarne la sicura provenienza ; conservat a nell'interno di Villa Salvini. Bibl. : P. Longo, op. in corso di pubblicazione. Di seguito la trascrizione interpretativa tratta da Longo : Bona+l]. Lo specchio epigrafico ribassato rispetto alla modanatura ; le lettere sono incise con tratti regolari ed ombreggiati ; il testo occupa la parte superiore della lastra (spazio anepigrafe cm. 15). L. 1 - la Q presenta una coda molto allungata che interessa lo spazio di due lettere ; lungo il margine di frattura possibile notare l'apicatura di una let tera. L'identificazione con un nome femminile appare supportata dall'assenza del prenome, Aquilfia] ; ma non possiamo dimenticare che potrebbe trattarsi anche di un nome maschile, Aquil[inus]. L.2 - il margine di frattura viene a coincidere perfettamente con l'asta ver ticale di una lettera : trattandosi di un dativo, certa l'identificazione di una E, con conseguente lettura BONA[E]. Il testo superstite sembra proporsi ad una duplice interpretazione : da un lato potrebbe appartenere ad un semplice epitaffio funerario, dove al gentili zio, reso al dativo, Aquilfiae vel -ino], seguito dallo status dal cognomen, 0 forse da entrambi, corrispondeva, alla 1. 2, un'espressione del tipo bonafe concor- diae], riferita agli anni di matrimonio. 2IO LiviA Boccali Volendo ritenere il nome reso al nominativo, la seconda riga riporterebbe un epiteto del defunto ; in questo caso si tratterebbe di una donna, volendo leggere bona [femina] ; ma quest'ultimo chiaramente un dativo. Al riconoscimento della lastra con un testo funerario sembra opporsi l'a pparente mancanza della consacrazione agli Dei Mani (un elemento che la cro nologia della lastra sembrerebbe richiedere), oltre alla mancanza del nome del dedicante, forse indicato con il simplex nomen. La seconda interpretazione, che Longo ritiene pi probabile, riconosce nel testo la menzione di una divinit salutare quale la Bona Dea. Ritenendo vali da questa ipotesi, pur con tutte le precauzioni del caso, la restituzione di parte del testo perduto potrebbe risultare cos concepita : Aquil[] / Bonae [Deae v(otum) s(olvit) l(ibens) m(erito)], oppure con altro formulario tipico in questo genere di iscrizioni. Il gentilizio Aquilius costituisce un unicum per Terracina. Per la datazione, la tipologia delle lettere sembra orientare verso la seconda met del I sec. d.C. Liber Invictus (?) 5 Proveniente dalla chiesa della Maddalena. Bibl. : P. Longo, op. in corso di pubblicazione. Di seguito la trascrizione interpretativa : L(ucio) Calpurnio L(uci) /(ilio) Papiria Asellio / VJvir(o) Augustal(i) et pontefici) min(ori) / Dei Libero Invicti / Calpurnia Hilara marito / optimo sanctissimoque / b(ene) m(erenti)fec(it). Proposta, come semplice trascrizione, anche da Malizia110 tra gli oggetti rinvenuti nell'interno di Villa Salvini (273). Longo, per, non ritiene il testo fededegno. Di et imperiale. Circe N.16 Grande antefssa in terracotta con bassorilievo raffigurante un mezzo busto , cos Capponi nel Catalogo del 1894. 110 R.Malizia, P.C.Innico, A.R.Mari, Terracina romana. Nuove indagini su alcune testimonianze di et imperiale, Latina, 1986. TERRACINA 211 Dimensioni : cm. 30 22. Rinvenuta nella citt superiore ed oggi non pi reperibile. Bibl. : P. Longo, op. in corso di pubblicazione. Di seguito la trascrizione interpretativa : []la Circe E' legittimo domandarsi se non ci si trovi di fronte ad un ex-voto piuttos to che ad una antefissa. Diana N. 7 Edicola scavata nella roccia. Un timpano rozzamente scolpito la riquadra superiormente ; lungo il per imetro della cornice sono visibili alcuni fori quadrangolari per l'inferriata di protezione. Molto corrosa l'area centrale dello specchio epigrafico. Dimensioni : edicola : cm. 72 47 75 ; cartello con iscrizione : cm. 75 36 ; altezza lettere : cm. 4; 3,4 ; 3,4. In localit Le Finestrelle , propriet Laureiti. Bibl. : Giovenazzi, cod.Vat., 9144, f.38'; 43; Th. Mommsen, in CIL, X, 6300 + add. 984 ; M.R. De La Blanchre, Inscriptions de la Valle di Terradna, in MEFR, 1,1881, 253, n.21 ; M.R. De La Blanchre, Terracine. Essai d'histoire locale (BEFAR, XXXIV), 1884, 87, 208, F ; H. Dessau, ILS, 8066 a ; G. Wissowa, in RE,V, 1, 1903, 337, s.v. Diana ; G. Lugli, Forma Italiae, Regio I, 1. Ager Pomptinus, Pars I. Anxur- Terracina, Roma, 1926, 28, . 10, nota 1; H. Wrede, Consecratio informant deorum. Vergottliche Privatpersonen in der rmischen Kaiserzeit, Mainz, 1981, 187, nota 4 ; M.R. De La Blanchre, Terradna e le Terre Pontine, Terracina, 1983, 50s.,n.21; P. Longo, op. in corso di pubblicazione. Di seguito la trascrizione interpretativa tratta da Longo : Dianae [sa]c[r(um)]. / Quintae / parentes fecer(unt) . LiviA Boccali Alla 1. 1 Longo considera esatta la lettura SACR///// del testo di De La Blanchre, in quanto l'archeologo francese deve aver visto il testo in condi zioni migliori di quanto non sia oggi. Alla 1. 2 , invece, respinge il suo QUINTAE/ //////, integrato in Quintae [fl(iae)], in quanto non sembra possibile riscontrare la presenza di altre lette re lungo questa linea (come gi Dessau). Del tutto da scartare le varianti QUINCTUS di Mommsen e QUINTIAE di Lugli. Priva di senso la lezio ne di Mommsen della 1. 3 : Parentius Focrir. Si tratta di un'iscrizione sepolcrale sacra a Diana. L'edicola poteva conte nere una statuetta di Diana, l'urna contenente le ceneri della defunta. Colei, che i genitori mettono sotto la protezione della casta dea, senza dub bio una giovane figlia morta prima dell'et del fidanzamento. La paleografia del testo e la tipologia del monumento sembrano ricondurr e ad una datazione intorno al tardo periodo repubblicano. Pudicitia N. 18 Edicola scavata nella roccia. Sormontata da un timpano rozzamente scolpito ; lungo il perimetro della cornice sono visibili alcuni fori quadrangolari per reggere un'inferriata di pro tezione dell'urna della statuetta che era nell'interno. Dimensioni : edicola : cm. 82 59 45 ; specchio epigrafico : cm. 30 60 ; altezza lettere : cm. 4; 4 ; 3,5 ; 3 ; 3. In localit Le Finestrelle , nella valle di Terracina, propriet Lauretti. Bibl. : Giovenazzi, cod.Vat. 9144, f.38' ; M.R. De La Blanchre, Inscriptions de la Valle di Terracina, in MEFR, 1,1881, 254, n.22; Th. Mommsen, in CIL, X, 6351 + add. ; G. Radke, in RE, XXIII, 2, 1945 ; G. Lugli, Forma Italiae, Regio I, 1. Ager Pomptinus, Pars I. Anxur- Terracina, Roma, 1926, 28, nota 1; H. Dessau, ILS, 8066 b ; M.R. De La Blanchre, Terracina e le Terre Pontine, Terracina, 1983, 50 s., n.22 ; P. Longo, op. in corso di pubblicazione. Di seguito la trascrizione interpretativa tratta da Longo: [PJudicitiae / Caeci(liae) Q(uinti) f(iliae) Metro(dorae) / P(ublius) [~-]ius coniugi / [e]t parentes /fecer(unt). Terracina 213 Esistono, per, numerose varianti di lettura : 1. 1 - /////PUDICITIAE di De La Blanchre e di Mommsen, contro il PUDICITIAE di Lugli ; 1. 2 - CASTITATIQ.E. METRO di De La Blanchre, contro la lezione di Mommsen, Lugli, Longo ; 1. 3 - ///////IOMARITUS.CONIUGI di De La Blanchre, contro /////CONIUGI di Mommsen e Lugli ; 1. 4 - ET.PARENTES di De La Blanchre, condiviso da Longo, contro /////NT.P S di Mommsen e MAritus et parENTES di Lugli ; 1. 5 - FIL.FECER di De La Blanchre, contro FECER di Mommsen e Longo e contro [b.m.] FECER di Lugli. Si tratta di un'iscrizione funeraria incisa al di sotto di una nicchia a forma di edicola simile alla precedente111, solo un po' pi grande e praticata alla sua sinistra. Come si pu vedere esemplificata da questa epigrafe, la Pudicitia, per- sonificatione della verecondia fisica, pu essere usata in stretto collegamento con una persona, e in particolare con una defunta, Pudicitia Caecilia. E' possi bile datare l'iscrizione come la precedente, al tardo periodo repubblicano. HONOS ET VlRTUS 9 Iscrizione su lastra di marmo bianco, ricomponibile da due frammenti112 : a) conserva il margine superiore, fratturato lungo gli altri lati ; b) presenta integro il margine inferiore, scheggiato in pi punti sugli altri lati. Dimensioni : a) cm. 58 (alt.) 50 (largh.) 15,5 (spes.) ; b) cm. 56 (alt.) 62 (largh.) 16,5 (spes.) ; altezza lettere : cm. 6,5/12,5. Luogo, data e circostanze di ritrovamento sono ignote. La lastra fu, in un primo tempo, conservata murata ad uso di gradino in un lavatoio municipale a Terracina (presso il Ponte comunale detto del Salvatore), dove, secondo la notizia di Capponi113 riportata dal Mommsen, sarebbe stata locata a partire dal pontificato di Pio VI ; oggi rispettivamente : a) nei magazz ini del Capitolium ; b) nel Palazzo Comunale. Bibl. : Th. Mommsen, in CIL, X, 8260 ; I, 2, p. 319 ; E.De Ruggiero, in DE, III, 1921, 965, s.v. Honos et Virtus ; M.Malavolta, in DE, IV-III, 2009 ; 2033, s.v. Ludi ; H. Dessau, in ILS, 5051 ; G. Lugli, Guida del Museo Civico di Terracina, Roma, 1940, 5, n.21 ; 111 Vedi scheda n.18. 112 Coppola sottolinea che non stato possibile ricomporre la lastra, che sarebbe, tuttavia, risultata ancora frammentaria. Comunque, la frattura centrale risultante non impedisce di inte grare alcune lettere da essa rese illeggibili. 113 In ACS MPI Dir.Gen.AA.BB.AA. II V, 1 S., b.259, f.4499, 19 Marzo 1891. 214 LiviA Boccali St. Weinstock, Divus Iulius, Oxford, 1971, 231 ; M.R. Coppola, Terracina : il Museo e le collezioni. Un catalogo per la realizzazione del Museo Archeologico, Roma, 1 989, 85, n. 1 1 3, tav.XIX. Di seguito la trascrizione interpretativa114, risultante dai due frammenti accostati : C(aius) Paccius C(ai) f(ilius) [] / Xvir ad hastam, [] / Ludos Honoris e[t Virtutis fecit] . / C(aius) Paccius C(ai) l(ibertos) Ano[ptes] / Ifjactum ex tes[ta]men[to arbitratu C(ai) Paca] / C(ai) liberti) Pote[] . Si tratta dell'edizione dei ludi Honoris et Virtutis, fatta da un decemvir stlitibus iudicandis ad hastam115, un certo C.Paccius Cf.116. Tali ludi sarebbero stati istituiti per la prima volta a Roma in memoria e in onore di C. Mario, che dopo la sconfitta sui Cimbri e i Teutoni, costru un nuovo tempio ad Honos e Virtus117, almeno secondo la testimonianza degli scholia ad un passo di Cicerone118. Mentre Wissowa119 respinge come falsa la notizia, sulla base di una cattiva comprensione del testo di Cicerone, Weinstock ritiene, invece, che proprio da questi ludi romani, divenuti modell o per i successivi, dipendano quelli attestati epigraficamente fuori Roma, a Terracina e ad Ostia120. Questa la dimostrazione diretta della diffusione del culto stesso ; un culto rivolto alle personificazioni delle due principali doti dei guerrieri, l'onore e il valore. Se si deve presupporre l'esistenza a Terracina di un tempio ad essi dedicat o, si deve presupporre anche una vittoria militare, che , in genere, la circos tanza concomitante alla fondazione. Ma andare alla ricerca del dato storico senza il suffragio di altri elementi, sarebbe arbitrario. Resta il fatto che l'attestazione epigrafica inquadrabile in et imperiale. 114 La trascrizione tratta da Dessau, che, dopo visione autoptica, ha riscontrato errori (non gravi) nel testo gi edito. 115 Cos definito invece del pi consueto hastarius, uno dei dieci uomini a capo delle sezio ni, in cui era diviso il collegio dei cento giudici : tale carica faceva parte del vigintivirato ed era fra quelle che di solito venivano rivestite prima della questura, gradino iniziale del cursus honorum senatorio. 116 La gens Paccia non sembra essere attestata altrimenti a Terracina ; bens nota nel terri torio del Lazio Meridionale, come ci conferma la presenza di un M.Paccius M.l. Philodamus in un'iscrizione da Formia (CIL, X, 6148). 117 Cfr. ILS, 59 ; Fest., 344 M. = 468 L ; Plut., Fort.Rom., 5. 118 Schol. Bob., ad Cic, Sest., 116 (p.136 st.) : Ludos Honoris atque Virtutis, qui celebmntur in memoriam et honorem C.Marii, a quo res bello Cimbrico fliciter gestae sunt . 119 G. Wissowa, Religion una Kultus der Romer (Handb. d. Altertumwissenschaft,V, 4), Miinchen, 1912, 150, n. 2. 120 /./., XIII, 1,207,6. Terracina 215 Providentia . 20 - ara Ara di marmo bianco ; presenta profonde scheggiature sugli angoli ed abra sioni sulle superfici. Essa ornata di bassorilievi, che sembrano riferirsi ad institutionem rei ali- mentariae121. Sul lato principale, delimitato in basso da una cornice a palmet- te, presenta un'iscrizione. Dimensioni : cm. 152 (alt.) 98 (largh.) 90 (spess.) ; specchio epigrafico : cm. 98 65,5 ; altezza lettere : cm. 5. Rinvenuta nel 1846 sul Foro di Terracina122 ; oggi conservata nel chiostro di S. Salvatore alla Marina. Bibl. : P. Matranga, La citt di Lamo stabilita in Terracina secondo la descrizio ne di Omero, Roma, 1852, 158 s., n. 2 ; M.R. De La Blanchre, Terracine. Essai d'histoire locale (BEFAR, XXXIV), 1884, 129 ; Th. Mommsen, in CIL, X, 6310 ; H. Dessau, in ILS, 282 ; G. Lugli, Forma Italiae, Regio I, 1. Ager Pomptinus, Pars I. Anxur- Terracina, Roma, 1926, 87, . 2 ; 118, . 11 ; figg. 40-41 . G. Lugli, Guida del Museo Civico di Terracina, Roma, 1940, 7, n. 57 ; AA. W, in AE, 1979, 137 ; W. Eck, in AA, 1980, 266 ss., figg.1-3 ; U. Broccoli, Terracina. Museo e raccolte civiche, 1. Materiali di prove nienza nota, Roma, 1982, 65 s., n.82, tav.XXI ; M.R. Coppola, II Foro Emiliano di Terracina : rilievo, analisi tecnica, vicende storiche del monumento, in MEFRA, XCVI, 1, 1984, 325 s. ; H. Solin, Analecta Epigraphica XCIV-CIV, in Arctos, XIX, 1985, 193 ss. M.R. Coppola, Terracina : il Museo e le collezioni. Un catalogo per la realizzazione del Museo Archeologico, Roma, 1989, 76 s., n.89, tav. XV. 121 Le due facciate laterali, riquadrate in basso da una cornice a palmette e sugli altri margi ni da un tralcio vegetale, presentano due scene figurate : sul lato sinistro visibile una figura maschile togata, che tiene nella mano sinistra lo scettro sormontato da un'aquila, mentre la mano destra (non pi conservata) protesa verso un'altro personaggio maschile che gli sta di fronte (anch'esso con tunica e pallio, ma di dimensioni minori). Sull'altro lato visibile, a des tra della scena, il personaggio maschile togato, che volge il braccio destro verso una figura fem minile di dimensioni minori, che indossa tunica e palla. Nel personaggio togato, presente nelle due scene e rappresentato in dimensioni maggiori, certamente da riconoscere l'imperatore Traiano (98-117 d.C). Pi complessa l'identificazione delle altre due figure. Convincente la proposta di W.Eck (AA, 1980, 268 s.), che riconosce nel personaggio maschile, presente sul lato sinistro della base, un puer aimenterius (in alternativa a chi voleva vedervi la personificazio ne del populus tarracinensis quella del senatus), mentre nella figura femminile sul lato destro, una puella alimenteria. 122 Quando il Municipio, allo scopo di rimettere in vista l'antico pavimento del Foro Emiliano, appunto, riabbass il piano della piazza del Municipio. 2i6 LiviA Boccali Di seguito la trascrizione interpretativa tratta da Mommsen, che ha ricont rollato personalmente il testo gi edito : Providentiae / Imp(eratoris) Caesaris Nervae / Traiani Augusti / Germanici ex s(enatus) c(onsulto). La Providentia dell'imperatore, qui onorata, messa in relazione con i rilie vi che ornano le facce laterali della base (Traiano ed un puer alimentarius ; Traiano ed una puella alimentaria). Si attestano, cos, anche aTerracina, i prov vedimenti presi da Traiano a proposito della distribuzione degli alimenta123, celebrati con questo monumento nel Foro della citt , dove fu rinvenuto nel secolo scorso124. Il testo databile tra il 98 e il 102 d.C, poich Traiano appellato Germanicus, ma non ancora Dacicus. Dei N.21 - ara Ara in calcare locale ; risulta perduta la parte destra della modanatura ; un rozzo timpano la riquadra superiormente ; urceus e patera lungo i margini laterali ; il retro presenta una lavorazione sommaria ; il testo contenuto entro uno specchio ribassato. Dimensioni : cm. 83 (alt.) 59 (largh.) 23,5 (spess.) ; specchio epigrafico - cm. 34 32 ; altezza lettere : cm.4/5 ; 4,2 - 4,2 125. Piazza del Semicerchio, oggi Piazza Garibaldi ; propriet Conte A. Antonelli (Capponi) ; presso Posterula : dono Antonelli (Lugli) ; conservata nel Museo Civico. Bibl. : Giovenazzi, cod.Vat. 9144, f. 38 ; 48 ; 49 ; 50 ; Migliorio, cod.Vat. 9143, 16 ; P. Matranga, La citt di Lamo stabilita in Terracina secondo la descrizio ne di Omero, Roma, 1852, 158 s., n. 3 ; Th. Mommsen, in CIL, X, 6301 ; H. Dessau, in ILS, 282 ; G. Lugli, Guida del Museo Civico di Terracina, Roma, 1940,1 , n. 2 ; U. Broccoli, Terracina. Museo e raccolte civiche, 1. Materiali di prove nienza nota, Roma, 1982, 68, n.85, tav. XXII ; M.R. Coppola, Terracina : il Museo e le collezioni. Un catalogo per la realizzazione del Museo Archeologico, Roma, 1989, 86, n.l 15, tav. XIX. 123 Cfr.W. Eck, cit., 1980, 269 s.; Dione, LXVIII, 15. 124 Cfr. Coppola, // Foro Emiliano, cit., 351 s. 125 Diverse le misure riferite da Coppola : cm.83 57 25,5 ; 32,5 32,5 ; 3,9/5. Terracina 217 Di seguito la trascrizione interpretativa tratta da Mommsen, che ha visto e schedato l'originale : Dits / Sacm(m) / d(onum) p(ositum). Per le varianti, alla 1. 3 Giovenazzi legge : D(onum) D(edit). A livello pura mente paleografico, si notino la / longa alla linea 1 e la mancanza della M alla fine della linea 2. Le lettere non sono incise profondamente. A quale divinit fosse posto il dono, cui l'ara allude, non dato sapere, poich manca proprio la parte superiore e a poco vale l'incerta indicazione di provenienza. Inscriptiones falsae vel alienae Apollo N. 1 - base Rinvenuta tra i resti di un piccolo tempio di dodici colonnette, scavando la strada che conduce a palazzo Braschi. Bibl. : Russini, in Bull.Inst, 1846, 148 ; Th. Mommsen, in CIL, X, 917* ; L.Deubner, Attische Feste, Wien, 1969, 187 s. Di seguito la trascrizione interpretativa : Ansure Apollini dicatum. Minerva N.2 Rinvenuta in Monte S. Angelo. Bibl. :Th. Mommsen, in CIL, X, 911*. Di seguito la trascrizione interpretativa : Miner[] / sa[-l 2l8 LiviA Boccali Sarebbe verosimile un' integrazione in Miner(vae) / sa(crum). Se l'autenticit di questa iscrizione e della precedente, inserite senza motivazioni valide tra le iscrizioni falsae vel alienae, fosse dimostrabile, sarebbe anche interessante un tentativo di attribuzione (ovviamente all'una all'altra divinit ) del tempio tuscanico, ed. Capitolium, ma in verit ancora non identificato. Si tratta di un tempio, appunto, di tipo tuscanico, tetrastilo con tre celle, le cui caratteristiche architettoniche lo fanno inquadrare negli anni centrali del I sec. a.C. ; sembra possibile, quindi, collegarlo con la fondazione della colonia triumvirale. Del tutto inattendibile la tradizionale identificazione con il Capitolium, poich esso non compreso nell'area forense, neppure nelle sue dimensioni ampliat e di et medio-augustea126. Altre culti orientali : Isis Restitutrix : Isis Domina : Isis : lUPPITER DOLICHENUS : sacerdoti : XVVIR SACRIS FACIUNDIS : Flamen : augustalis : collegi : (C)olle(giu)m Pon(ti)ficum : EE, Vili, 632 CIL, X, 6303 CIL, X, 8395 CIL, X, 6304 , 1986,126 , 1986,7 , VIII, 632 MEFR, 1, 1881, 44 ss. eta imp. et imp. et imp. 1 met I a.C. II d.C. et imp. II d.C. vane : Aedicola : Sacrum : Mater Vestalis : AE, 1902, 186 CIL, X, 6369 De La Blanchre 1984, 29, n.3 met I d.C. 7 126 Cfr. E Coarelli, Lazio, Roma-Bari, 1982, 316. Per il culto di Minerva a Terracina, cfr. Obsequens, 12 : Terracinae in aede Minervae mulieres trs (cedderunt)... Terracina 219 Appendice Iscrizione musiva Le lettere sono composte da tessere di verde antico e sono alte cm. 25. Rinvenuta nell'anno 1842 in un pavimento in tessellato privo di emblema, nel convento di S.Francesco (oggi Ospedale Civico) ; andata perduta. Bibl. : Melchiorri, in Bull. Inst., 1842, 98 ; 176 ; Ritschl, in PLRE, tav. LVII Dd ; M.R. De La Blanchre, Tendane. Essai d'histoire locale (BEFAR, XXXIV), 1884, 60 ; Th. Mommsen, in CIL, X, 6323 (= I, 2, 694) ; H. Dessau, in ILS, 282 ; Henzen, 5415 ; Garucci, 925 ; G. Lugli, Forma Italiae. Regio I, 1. Ager Pomptinus. Pars I. Anxur- Terracina, Roma, 1926, 98 s. ; A. Degrassi, ILLRP, 338. Di seguito la trascrizione interpretativa tratta da Mommsen, che ha visto e schedato l'originale (inedito) in prima persona : [Ser(vius) Sulpicjius Ser(vi) f(ilius) Galba co(n)s(ul) pavimentum / ffaciundum locavijt eisdem probavit. Si tratta dell'attestazione dell'esecuzione di un pavimento (lo stesso in mosaico su cui era l'iscrizione), commissionata da un console, membro della famiglia dei Sulpicii Galbae, l'importante famiglia repubblicana, probabilment e originaria di Terracina, dove possedeva una villa127. Non risulta, dunque, strano che questo Sulpicius faccia dono aiTerracinesi del rifacimento in forme lussuose del santuario sull'acropoli, almeno del restauro del pavimento in tes sellato, non solo per i suoi legami con la citt , ma soprattutto in qualit di uomo insigne nei confronti del pi importante tempio urbano della citt , al quale si addice particolarmente l'identificazione con la divinit poliade. Resta da stabilire di quale console si tratti, se quello del 144 a.C, quello del 108 a.C. : Mommsen sembra preferire il secondo per un inquadramento pi tardo della paleografia (lettere e lingua), mentre Coarelli128 ritiene pi probabile quello del 144 a.C. Comunque sia, ci troviamo nella seconda met del II sec.a.C. 127 I legami della famiglia con Terracina ci sono noti da Svetonio (Galba, 4), che ricorda come l'imperatore Galba, discendente da quella, nacque in villa colli superposita prope Terracinam sinistrorsus Fundos petentibus , identificata su una collinetta a sinistra dalla via Appia, in direzio ne N-E, uscita da Monte S.Angelo (cfr. E Coarelli, Lazio, Roma-Bari, 1982, 332). 128 E Coarelli, I santuari del Lazio in et repubblicana, 123. 22O LiviA Boccali citt luogo rinv. Tarracina ed. Capitolium Tarracina (?) Tarracina citt sup. (?) Tarracina (?) Tarracina (?) Tarracina (?) Tarracina Tarracina Tarracina (?) Tarracina (?) Tarracina Chiesa della Maddalena Tarracina (?) Tarracina (?) Tarracina (?) Tarracina Foro.t.periptero Tarracina Foro Tarracina Foro / Capitol. Tarracina acropoli, monastero francescano Tarracina suburbio Loc. Le Finestrelle, edic. rupestre Tarracina suburbio Tarracina suburbio, monte S. Angelo Tarracina suburbio Loc. Le Finestrelle edic. rupestre Tarracina suburbio, monastero francescano Tarracina suburbio, Monte S. Angelo, recinto del tempio Tarracina suburbio, Monte S. Angelo, tempio ed. Iuppiter Anxur Tarracina suburbio, Monte S. Angelo, tempio ed. Iuppiter Anxur Tarracina territorio, Palus Pomptina - Case Nuove divinit Apollo Bona Dea Circe Dei Fortuna Honos et Virtus Iuppiter Iuppiter Anxur Iuppiter Capitolinus Iuppiter Puer Liber Invictus (?) Mercurius Salus Silvanus Augustus et Roma Providentia Triade Capitolina ? Venus Obsequens Diana Feronia Minerva Pudicitia Silvanus Venus Venus Venus Obsequens Iuppiter Axoranus iscrizione CIL, X, 917* Longo, corso pubbl Longo, corso pubbl CIL, X, 6301 CIL, X, 6302 CIL, X, 8260 fonte letteraria fonte letteraria fonte letteraria AE, 1987,239 CIL, X, 918, 1* Longo, corso pubbl Coppola 1989, 115, . 203 CIL, X, 6307 Coppola, 1989, 117, . 209 CIL, , 6305 CIL, , 6310 CIL, , 855* CIL, , 6300 CIL, , 911* CIL, , 6351 CIL, , 6308 AE, 1986, 122 AE, 1986, 145 AE, 1986, 144 CIL, X, 6483 data iscr. 7 2 met I d.C. ? ? 1 met I d.C. et imperiale II d.C. ? et imperiale met I d.C. inizi et aug. II/III d.C. et augustea I/II d.C. et tardo-rep. et tardo-rep. et imperiale 2 met I a.C. et rep. et rep. I met II d.C. scheda ep. 1 (IFVA) 14 16 21 13 19 1 7 1 15 9 12 11 8 20 6 17 2 (IFVA) 18 10 5 4 3 2 Terracina divinit citta fonti letterarie Tarracina, suburbio l.Hor., Sat., 1,5, 24-26: . . . quarta vix demum exponimur hora. Ora manusque lavimus, Feronia, Limpha. Milia tutti pransi tria repimus atque subimus Impositutn saxis late candentibus Anxur. 2. Pseud. Act., ad he. : Fanum Feroniae est in tertio miliario a Terracina. Haec est lovis Anxuris uxor, cuius et Virgilius meminit (Aen.,Vll, 800). 3. Porphyr., ad loc. : Hodieque autem paulum citra Terracinam fans Feroniae est. 4. Viig.,4i.,VII, 799-800 : . . . sacrumque Numici litus arant Rutulosque exercent vomere colles Circaeumque iugum, quis Iuppiter Anxurus arvis praesidet et viridi gaudens Feronia luco. 5. Serv., ad loc, 799 : Circaeumque iugum circa hunc tractum Campaniae colebatur puer Iuppiter, qui Anxyrus dicebatur, quasi , id est sine novacula, quia barbam numquam rasisset, et luno Virgo, quae Feronia dicebatur. Est autem fans in Campania, quae aliquando Anxur est dieta. 6. Serv., ad loc. 800 : Et viridi gaudens Feronia luco non vacat quod addi dit viridi : nam cum aliquando huiusfontis lucus fortuitus arsisset incendio et vellent incolae exinde transferre simulacra deorum, subito reviruit. I . Serv., adAen.,Vlll, 564 : Feronia mater : nympha Campaniae, quam etiam supra (VII, 799) diximus. Haec etiam libertorum dea est, in cuius tempio raso capite pilleum accipiebant, cuius rei etiam Plautus in Amphitryone (I, t, 305) facit mentionem quod utinam illefaxit Iuppiter, ut raso capite portem pilleum. In huius tempio Tarracinae sedile lapideum fuit, in quo hic versus incisus erat : bene meriti servi sedeant, surgant liber i. Quam Varr Libertatem deam dicit, Feroniam quasi Fidoniam. 8. Plin., N.H., II, 55, 146 : In Italia inter Terracinam et aedem Feroniae turres belli avilis temporibus desiere fieri, nulla non earum fulmine diruta. 9. Dion. Hal., , 49, 4-5 : , . . .
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. 10. Tac, Hist., IH, 76, 1 : Isdem diebus L. Vitellius positis apud Feroniam castris excidio Tarracinae imminebat. . . II. Vib. Sequ., p. 153, 10, s.v. lacus : Feronia, Tarracinae. LiviA Boccali divinit citta fonti letterarie Iuppiter Tarracina Iuppiter Anxur Tarracina Iuppiter puer Tarracina Minerva Tarracina, suburbio 1. Liv., XXVIII, 11, 1-2 : In civitate tanto discrimine belli sollicita, cum omnium secundorum adversorumque causa in deos verterent, multa prodi gi nuntiabantur iTerracinae Iovis aedem... de caelo tactam (206 a.C). 2. Liv., XL, 45, 3 : Eadem tempestas et in Capitolio aliquot signa pros travii fulminibusque complura loca deformavit, aedem Iovis Tarracinae. . . (179 a.C.) l.Hor., Sat, 1,5, 24-26: . . . quarta vix demum exponimur hora. Ora manusque lavimus, Feronia, Limpha. Milia turn pransi tria repimus atque subimus Impositum saxis late candentibus Anxur. 2. Pseud. Acr., ad toc. : Fanum Feroniae est in tertio miliario a Terracina. Haec est Iovis Anxuris uxor, cuius et Virgilius meminit (Aen.,Vll, 800). 3. Virg., Aen., VII, 799-800 : . . . sacrumque Numici litus arant Rutulosque exercent vomere colles Circaeumque iugum, quis Iuppiter Anxurus arvis praesidet et viridi gaudens Feronia Imo. 4. Serv., ad loc, 799 : Circaeumque iugum circa hunc tractum Campaniae colebatur puer Iuppiter, qui Anxyrus dicebatur, quasi , id est sine novacula, quia barbam numquam rasisset, et luno Virgo, quae Feronia dicebatur. Est autemfons in Campania, quae aliquando Anxur est dieta. 1. Serv., ad Aen.,Vll, 799-800 : Circaeumque iugum circa hunc tractum Campaniae colebatur puer Iuppiter, qui Anxyrus dicebatur, quasi , id est sine novacula, quia barbam numquam rasisset, et luno Virgo, quae Feronia dicebatur. 1. Obseq., 12 : In Campania multis locis terra pluit. In Praenestino cruenti ceciderunt imbres. . . Terradnae in aede Minervae mulieres trs, quae operatae sedebant, examinatae.