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Madame Livia Boccali

Esempio di organizzazione delle fonti antiche per la


ricostruzione del quadro della vita religiosa di una citt e del suo
territorio in et preromana e romana : Terracina
In: Cahiers du Centre Gustave Glotz, 8, 1997. pp. 181-222.
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Boccali Livia. Esempio di organizzazione delle fonti antiche per la ricostruzione del quadro della vita religiosa di una citt e del
suo territorio in et preromana e romana : Terracina. In: Cahiers du Centre Gustave Glotz, 8, 1997. pp. 181-222.
doi : 10.3406/ccgg.1997.1440
http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/ccgg_1016-9008_1997_num_8_1_1440
LiviA Boccali
ESEMPIO DI ORGANIZZAZIONE DELLE FONTI
ANTICHE PER LA RICOSTRUZIONE DEL QUADRO DELLA
VITA RELIGIOSA DI UNA CITT E DEL SUO TERRITORIO
IN ET PREROMANA E ROMANA :
TERRACINA
Terracina, per nostra fortuna, si rivela ricca di testimonianze di varia natur
a, relative alla vita religiosa della citt e del suo territorio, permettendoci,
cos, di ricostruirne un quadro quasi completo.
In primo piano emerge il culto di Feronia. Le testimonianze letterarie che
attestano la presenza della dea a Terracina sono numerose e vengono, in modo
del tutto casuale, a compendiare la lacuna dovuta alla totale mancanza di dati
epigrafici ad essa relativi. Il primo dato fondamentale che se ne ricava che si
tratta di un culto connotato come extraurbano, che si svolge in due localit dis
tinte. Da un lato abbiamo, infatti, Orazio1, che racconta di essersi lavato le mani
nelle acque di Feronia, sbarcando dopo un viaggio notturno e ci lascia dedurr
e l'esistenza di un santuario della dea lungo la via Appia, tre miglia prima di
Terracina, all'altezza del termine del Decennovium. Si tratta, probabilmente, di un
piccolo santuario in prossimit di alcune sorgenti, nel punto in cui la via Appia,
forse per evitare le paludi, si sposta ad est verso le pendici dei monti ed aggira
la Punta di Leano. Di esso purtroppo oggi non resta pi nulla di visibile2.
Dall'altro lato abbiamo, invece, un passo di Plinio3, da cui si ricava che tra
Terracina e il tempio di Feronia, nel corso di una guerra civile, venne realizza
ta una cinta munita di torri, pi volte colpita dai fulmini. Naturalmente si era
sempre pensato al santuario sulla Punta di Leano4 ; ma Coarelli5, dopo
un'accurata e approfondita indagine della fonte in tutte le sue implicazioni,
1 Hor., Sat., I 5, 24.
2 Nel secolo scorso, tra i resti delle terme ai piedi del santuario, stata trovata una testa mar
morea, parte del simulacro del culto di Feronia, databile al II sec. a.C, quando il santuario venne
probabilmente ricostruito (cfr. G.M.De Rossi, in Enea nel Lazio. Catalogo della mostra.
Archeologia e mito, Roma, 1982, 82, A 129). Sul santuario ubicato ai piedi del Monte di Leano,
cfr. G. Lugli, Forma Italiae, Regio I, 1. Ager Pomptinus, Pars I. Anxur-Terracina, Roma, 1926, 59
ss. ; F.M. Apoollonj Ghetti, Terracina cardine del Lazio costiero, Roma 1982, 7 ss. ; P. Longo, La
Feronia volscafra la tradizione sabina e la mitologia greca, in AA. W, La via Appia a Terracina : la stra
da romana e i suoi monumenti,Tevracina, 1988, 166 s. Per la particolare connessione della dea con
il culto delle acque, cfr. D. Monacelli, in DdA, III, 1982, 106.
3 Plin., N.H., II, 55, 146.
4 M. R. De La Blanchre, Terracine. Essai d'histoire locale (BEFAR, XXXIV), 1884, 76; G.
Lugli, Anxur-Terracina, 2 ss.
5 F. Coarelli, I santuari del Lazio e della Campania tra i Gracchi e le guerre civili, in AA. W, Les
Bourgeoisies municipales italiennes aux Ile et 1er sicles av.J.-C, Colloques internationaux du
CNRS, 609, Naples, 1981, Centre Jean-Brard, Paris-Naples, 1983, 234; id., I santuari del Lazio in
et repubblicana, Roma, 1987, 123 ss.
Cahiers Glotz,Vlll, 1997, p. 181-222
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ha collegato la notizia con l'effettiva esistenza di un muro di cinta con torri
che unisce Terracina al santuario di Monte S. Angelo, fatto costruire con tutta
probabilit durante la guerra civile6 tra Mario e Siila (nessun'altra mai ha
coinvolto la zona di Terracina) dai Mariani stessi per sbarrare la via Appia l
dove, alle Termopili d'Italia , ci si aspettava per la primavera dell'82 a.C. il
passaggio delle truppe sillane, reduci dalle vittorie in Campania.
E'
ovvia, a questo punto, l'identificazione del tempio di Feronia, menzio
nato da Plinio, con uno facente parte del complesso sul Monte S.Angelo. Del
resto la distinzione tra i due luoghi di culto esisteva gi nei termini : mentre
quello ad ovest di Terracina viene chiamato fons Feroniae, fanum Feroniae e
lucus7, Plinio parla di una aedess. Per un'ulteriore conferma si prenda il passo
di Dionigi di Alicarnasso9, in cui si racconta che, all'epoca del legislatore
Licurgo, parte dei cittadini spartani lasciarono la citt, protestando per la
durezza delle nuove leggi, e, giunti in Italia, chiamarono il luogo ove sbarca
rono ( ) e vi costruirono uno alla
dea Foronia, altrimenti detta Feronia. Anche dallo studio che ne ha fatto F.
Trotta10, risulta chiaro come non si stia parlando di un santuario spartano di
Feronia, ma piuttosto di un santuario italico, intorno al quale ha preso corpo
la tradizione riportata da Dionigi, e in modo specifico di un'area sacra che sia,
per caratteristiche, per posizione, per natura stessa dei culti, in stretto rappor
to con il mare, e che anche strutturalmente corrisponda al termine greco
. Dunque il tempio di Monte S. Angelo.
E l'esistenza di un duplice santuario di Feronia in uno stesso ambito terri
toriale non stupisce11, ma sottolinea, piuttosto, l'importanza del culto nella
citt in questione. Inoltre, le caratteristiche della dea, legate alla produttivit
agricola in tutti i suoi aspetti, si addicono in modo particolare ad una dupli
ce disposizione topografica, che avrebbe racchiuso sia a nord che a sud il ter
ritorio agricolo della citt. Anzi, dal rilievo attribuitogli dalle fonti stesse, sem
bra proprio che quello collocato sul Monte S. Angelo fosse pi importante di
quello della Punta di Leano, che del primo doveva costituire un pendant all'i
ngresso del territorio di Terracina.
Ma qual', allora, di tutto il complesso di Monte S.Angelo Yaedes Feroniae ?
In base alla chiara ricostruzione di Coarelli12 non pu che essere il ed.
piccolo tempio , quello in seguito occupato dal monastero di S. Michele
Arcangelo, ed interpretato erroneamente da Lugli13 come complesso abitati-
6 Belli avilis temporibus di Plinio (loc.cit.) una felice correzione, dovuta a C.MayhofF, del
troppo vago bellicis temporibus tramandato dai codici.
7 Fons : Serv., ad Aen.,Vll, 800 ; Porphyr., in Hot, Sat., I 5, 7. Fanum : Pseud. Acro, ibidem.
Lucus :Virg., Aen.,Vll, 800 ; Serv., ad he.
8 Ad un templum Feroniae si riferisce anche un noto passo di Servio (adAen.,Vlll 564).
9 Dion. Hal., II 49, 4-5.
10 E Trotta, Tradizioni di frequentazioni greche arcaiche nel Lazio meridionale, in AFLPer, XXIV,
1986-87, 291 ss..
11 Non mancano, del resto, casi analoghi : si pensi ad esempio ai santuari di Hera e
Poseidonia, tanto urbani che extraurbani.
12 E Coarelli, I santuari del Lazio in et repubblicana, 113 ss.
13 G. Lugli, Anxur-Terracina, 165 s.
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vo per i sacerdoti ed i magistrati, che presenziavano alle cerimonie sacre di
Iuppiter Anxur. Non il caso che mi dilunghi nella descrizione delle struttu
re ; sottolineo soltanto che dalla tecnica edilizia (opera incerta grossolana) e
dai resti di decorazione di I stile stato possibile datare il tempio con preci
sione nel terzo quarto del II sec. a.C, poco dopo14.
Dunque, per tornare alle motivazioni che hanno indotto alla sua identifica
zione, fermo restando che il suo terminus ante quem sia la costruzione del tem
pio pi grande, ed. di Iuppiter Anxur, non anteriore alla cinta muraria, di cui
parla Plinio e, quindi, ai primi decenni del I sec. a.C.15, chiaro che il pic
colo tempio costituisca in questa fase il principale luogo di culto della zona.
Non si deve dimenticare che, spesso, alla dislocazione stessa dei culti sotte
sa anche una questione ideologica ; allora non sar un caso se, mentre il tem
pio pi grande si affaccia sul porto, ma rimane quasi invisibile alla citt, il pic
colo tempio domina dall'alto Terracina e la Valle adiacente, della quale
appare quasi elemento di chiusura, in perfetta corrispondenza speculare con
il santuario della Punta di Leano, che ne costituisce l'accesso. Con tutta vero
simiglianza, questo rapporto di reciproca visibilit dovuto al controllo eser
citato dalla dea sul territorio agricolo della citt, racchiuso entro l'ampio arco
montuoso che ha come estremit proprio i due punti affidati alla sua tutela :
la Punta di Leano e il Monte S. Angelo16.
Come terzo punto probante non priva di valore la constatazione della
continuit del piccolo tempio nell'utilizzazione delle sue strutture per il
convento di S. Michele Arcangelo, che diede tra l'altro il nome al colle stes
so : se ne desume, contro ogni apparenza, la centralit del culto celebrato in
questo edificio, che si prolunga dall'et arcaica fino al medioevo.
Per entrare pi profondamente nel merito dell'aspetto cultuale della dea, va
premesso che, se anche la precisa testimonianza di Varrone17 sembrata ai pi
sospetta per la nota tendenza filosabina dell'autore, l'origine sabina di Feronia
ormai accertata18. Ma nel caso di Terracina si tratta certamente di qual-
14 F. Coarelli, I santuari del Lazio in et repubblicana, 115.
15 Questo tempio non doveva ancora esistere, almeno nelle forme monumentali conservat
esi fino a noi, in quanto, in caso contrario, si sarrebbe presumibilmente indicato quest'ultimo
e non il tempio di Feronia, come punto di arrivo delle fortificazioni, e questo non solo per la
maggior rilevanza della costruzione, ma soprattutto per il suo stretto collegamento strutturale
con il fortino a casematte, elemento conclusivo della cinta muraria.
16 Uno dei caratteri peculiari della dea Feronia fu senza dubbio quello di divinit legata alla
nascita delle messi (cfr. W. Mannhardt, Wald una Feldkulte, Berlin 1905, 328). La stessa posizio
ne dei suoi luoghi di culto (marginale rispetto alla citt ), dimostrano il suo carattere di divi
nit tutelare sulla natura, secondo un processo di trasformazione de\ incultum in cultum, coeren-
temente a quanto sembra dimostrare la radice stessa del suo nome Fer (cfr. P. Longo, Feronia,
un culto sabino nel territorio volsco, in AA. W, La Valle Pontina nell'antichit, Atti del Convegno
Studi e ricerche sul Lazio antico, Cori, 13-14 Aprile 1985, Roma, 1990, 60.
17Varro, De L.L.,V, 74 : Feronia, Minerva, Novensides a Sabinis .
18 E.C. Evans, The Cults of Sabine Territory (Papers and Monographs of the British School at Rome,
XI), Roma, 1939, 155 ss. ; P. Longo, art. cit. a n. 16, 59 ss. Sull'origine etnisca di Feronia, invece,
cfr. Mueller-Deecke, Die Etrusker, II, Stuttgart 1877, 66 ; RE, IV, 2219 ;W. Schultze, Zur Geschichte
der lateinischer Eigennamen, Berlin, 1904 (1966), 125. Per un quadro completo della diffusione del
suo culto, cfr. G.Vaglieri, in DE, III, 56 s. ; D.Monacchi, in DdA, III, 1985, 93 ss., fig.14.
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cos'altro : il suo culto fu certamente introdotto dai Volsci al momento della
conquista della pianura Pontina, all'inizio delV sec. a.C.19 ; il che costituisce,
tra l'altro, un ulteriore indizio a favore della provenienza deWethnos volsco dal
nord, da una regione compresa tra la Sabina settentrionale e l'Umbria
meridionale20. E' per questo che la presenza del culto di Feronia sul Monte
S.Angelo deve risalire inevitabilmente alla fase di occupazione volsca della
citt, e quello che resta del templum Feroniae ( piccolo tempio ) non altro
che parte di una ricostruzione successiva.
Si deve tornare ad esaminare le attestazioni letterarie per vedere quali
sono le connotazioni specifiche che la dea assume a Terracina, una volta
arrivata. Vediamo che essa assimilata da Servio21 a Inno Virgo, quando altro
ve la definisce Feronia Mater22. E il rapporto che intrattiene con Iuppiter
Anxur risulta ugualmente ambiguo, dal momento che in un caso appare
come matrimoniale23, venendo a contrastare, cos , con le connotazioni di
quest'ultimo, che, definito, come vedremo, come uno Iuppiter puer ed
imberbis , dar luogo alla paretimologia del nome come , sine
novacula, quia barbant numquam rasisset24. Sorge immediato il confronto con
la Fortuna Primigenia di Praeneste. Tutto lascia constatare, come sembra,
che anche a Terracina una dea femminile si presenti nel duplice aspetto di
mater e di virgo, e sia collegata ad uno Iuppiter puer, che una volta dato come
suo compagno, ma che certamente doveva assumere anche l'aspetto di
figlio .
Se il confronto regge, tutto ci non fa che alludere all'esistenza di un dop
pio santuario, uno dei quali deve rivestire anche un carattere oracolare. E la
realt archeologica non smentisce tale previsione : sul Monte S.Angelo, infatt
i, da un lato abbiamo l'edificio cultuale vero e proprio, costituito, come s'
detto, dal ed. piccolo tempio , dall'altro un terrazzamento occupato, in
parte, proprio da una istallazione oracolare.
Si tratta di uno spunzone di roccia regolarizzato, che tramite un'apertura
comunica con una grotta sottostante : un apparato che suggerisce la presenza
di una divinit ctonia e materna insieme, con la quale naturale identificare
la Feronia Mater. E' da notare che questa struttura rupestre presenta lo stesso
orientamento della terrazza, di cui fa parte (databile, del resto, in base ai dati
di scavo come le pi antiche tracce di occupazione del luogo), e del picco
lo tempio , mentre delimitata da un recinto, che segue, invece, l'andament
o del grande tempio ad ovest (il ed. tempio di Iuppiter Anxur) : da ci conclu-
19 Non possiamo sapere con precisione quando il culto di Feronia sia stato introdotto
nell'area volsca, ma questo sembrerebbe essere stata la conseguenza della scomparsa del mito di
Circe (M. Marconi, in SMSR, XVIII, 56), cui Feronia subentr nel dominio delle terre ponti
ne (cfr. P. Longo, art. cit. an. 16, 60 s.).
20 Studi linguistici sulla tabula veliterna, il solo sicuro monumento dea lingua dei Volsci,
hanno attestato collegamenti con l'umbro piuttosto che con l'osco (cfr. G. Devoto, Gli antichi
Italici, Firenze, 1951, 116 ss.).
21 Serv., ad. Aen.,VU,799.
22 Serv., ad Aen., Vili, 564.
23 Pseud.Acro, in Hot, Sat., I 5, 26.
24 Serv., ad Aen., VII, 799.
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diamo che il recinto separa ed isola, all'interno del suo spazio autonomo,
questa presenza anteriore alle strutture monumentali della terrazza, ma altres
la rispetta ; quale sede dell'oracolo era, infatti, inamovibile e per questo condi
ziona la successiva disposizione degli edifici.
Per offrire un quadro completo, va detto, in ultimo, che Feronia (qui come
altrove)25 anche la dea dei liberti, preposta alle manumissioni26. E import
anza particolare doveva rivestire il santuario stesso di Terracina in relazione
alla pratica di affrancamento degli schiavi, se la notizia ad essa relativa, confluit
a in una fonte antiquaria romana, potuta giungere fino a noi. Si tratta di
Servio27, che ci parla di questo aspetto della dea (nel cui tempio i liberti
acquistano, come segno di libert , il pilleum sulla testa rasata), e in particolare
ci dice che nel tempio di Terracina era un sedile di pietra con su inciso : bene
meriti servi sedeant, surgant liberi .
Ora non sembra che questo aspetto, nei limiti molto ampli che la fonte
rivela, possa essere originario : come sottolinea Coarelli28, questa definitiva
specializzazione di Feronia, che la porta ad essere identificata con Libertas29,
da riferire ad un momento storico preciso, e cio al periodo della massima
ampiezza dello sfruttamento schiavistico, che in Italia ha inizio, come noto,
nel II sec. a.C. Per non parlare, poi, della rilevanza particolare che il fenome
no deve aver assunto a livello locale, nel Lazio meridionale costiero e nella
pianura Pontina, nel corso della tarda repubblica : si pensi ai grandi praedia
fondati proprio sul lavoro servile quale struttura principale dell'economia del
tempo. E non mancano attestazioni riguardanti il commercio stesso degli
schiavi : in et repubblicana testimoniata la presenza di Terracinesi in import
anti mercati di schiavi, come Delo ed Efeso30.
Allora in questo contesto la specializzazione di Feronia come dea dei
liberti trova una chiara spiegazione : sviluppando tale funzione in direzione
dei servi benemeriti, quelli appunto degni della manumissione, il culto divie
ne una valvola di sicurezza, atta a scongiurare probabili tentativi di rivolta
servile (funzione altrove rivestita dai culti di origine orientale, come quelli
egiziani). E', allora, proprio a questa nuova importanza politico-sociale,
assunta dal culto in questa fase, che si deve attribuire la ricostruzione del
santuario sul Monte S. Angelo in forme monumentali nei decenni finali del
II sec. a.C.
25 Roma : C/L.VI, 147 ; cfr. anche Liv., XXII, 1, 18.Trebula Mutuesca : CIL, IX, 4873.
Corfinio : CIL, IX, 3199.
26 G. Dumzil, La religion romaine archaque, Paris, 1966, 369 s., non lascia inspiegato il passaggio
dalla tutela della natura a quella della liberazione degli schiavi : Feronia, la dea che domestica le forze
della natura per metterle al servizio dell'uomo e trasformare Yincultum in cultum (ibid., 365, nota 25),
la divinit che in ogni cosa ammansisce l'elemento selvaggio e che per questo presiede religios
amente al mutamento sociale della manomissione, che poteva presentare dei pericoli sia per colui che
si faceva instrumentum vocale, sia per il gruppo, in cui poi si integrava il manomesso (cfr. Longo, art.
cit. a . 16, 61 s.).
27 Serv., ad .,, 564.
28 F. Coarelli, art. cit. a . 5, 235 s.
29 Serv., ibidem.
30 E' il gi citato L.Memmio dell'iscrizione CIL, I2, 2266 (= III 6086).
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Ma non va sottovalutato l'aspetto economico della situazione : in qualit di
santuario extraurbano, collocato lungo un'importante (e obbligata) via di traf
fico, e risalente, in origine, probabilmente all'occupazione volsca della citt,
chiaro che sia in relazione con lo sviluppo dei traffici che l'Italia centro-
meridionale conosce in quegli anni, gli stessi traffici da cui proverranno, alme
no in parte, i capitali necessari alla ristrutturazione edile di questo come di
altri santuari contemporanei del Lazio e della Campania. Comunque, resta
probabile che fin dall'inizio, cio anche prima della teorizzazione in fun
zione dell'economia schiavistica, il culto di Feronia dovette avere un colleg
amento forte e ben radicato con il commercio (connessione che del resto lo
caratterizza anche altrove31) : Feronia come limite tra l'urbano e l'extraurba
no evidentemente una dea che presiede e tutela lo scambio.
Tornando al passo di Dionigi di Alicarnasso32, forse non un caso, come
osserva Trotta33, che per localizzare una mitica fondazione spartana si sia scel
to un culto a carattere emporico come poteva essere Feronia, cos in stretto
rapporto con il mare. Per concludere, anche se non possiamo identificare i
personaggi impegnati nella ricostruzione monumentale del tempio, questi
saranno certamente da ricercare tra le famiglie senatorie attestate nella zona e
ricordate precedentemente.
Accanto a Feronia, la citt volsca di Anxur gode della tutela di un'altra divi
nit : Iuppiter Anxurus34. In base a quanto ci dice Virgilio, infatti, collegati al
Incus Feroniae, ci sono gli arva, che il dio si fa carico di proteggere. Dal poeta
latino si ricava, dunque, la figura di un dio anch'esso preposto alla vegetazio
ne e ai campi, il cui culto non era, per , ristretto alla sola citt di Terracina,
ma si estendeva alle terre circostanti : nella rassegna degli armati che si prepa
rano a combattere con Turno, vengono raccolti da Virgilio sotto quest'unico
patrocinio i popoli che coprivano il territorio pontino tra Ardea, presso cui
sorgeva il Numico, e il Circeo. Allo stesso modo Servio35, nel commento al
passo medesimo, ribadisce che nella zona del Circeo e dintorni era venerato,
insieme a Feronia, Inppiter Anxyrus36 .
31 Si pensi, ad esempio, al lucus Feroniae sulla via Tiberina.
32 Dion.Hal., II 49, 4-5.
33 E Trotta, art. cit. a . 10, 383. Sul culto di Feronia, cfr. G.Wissowa, in RE,Vl 2, 1909, 2217
ss. ; H. Steuding, in Myth.Lex., 1-2, 1477 ss. ; E.C. Evans, art. cit. a . 11, 56 ss. ; 106 s. ; 144 s. ;
147 s. ; 151 ; 155 ss. ; M. Marconi, Riflessi mediterranei nella pi antica religione laziale, Messina-
Milano, 1939, 301 ss. ; K. Latte, Romische Religionsgeschichte (Handb. d. Altertumwissenschafi,V, 4),
Munchen, 1960, 189 s. ; G. Radke, Die Gotter Altitaliens, Munster, 1965, 56 s. ; G. Dumzil, cit.
a n. 26, 361 ss. ; 400 ss., 415; E.T. Salmon, Samnium and the Samnites, Cambridge, 1967 (= //
Sannio e i Sanniti, trad, ital., Torino, 1985), 171 ; J.A. Hild, in Daremberg Saglio, II-2, 1073 s. ;
M.Torelli, in ArchClass, XXV-XXVI, 1973-74, 746 ss. ; D. Monacelli, in DdA, III, 1985, 93 ss. ;
P. Longo, art. cit. a n. 2, 159 ss. ; A. Prosdoscimi, Le religioni degli Italici, in AA. W, Italia.
Omnium terrarum parens, Milano, 1989, 534 ; P. Longo, art. cit. a n. 16, 1990, 59 ss.
34 Virg., Aen.,W\\, 799 ss. : sacrum... Numici / litus arant Rutulosque exercent vomere colles I
Circaeumque iugum, quis Iuppiter Anxurus arvis / praesidet et viridi gaudens Feronia luco .
35Serv.,aii^e.,VII799ss.
36 II nome del dio attestato da Servio in questa variante probabilmente per sostenere
meglio il tentativo etimologico dal greco : ...puer Iuppiter, qui Anxyrus dicebatur, quasi
... (Serv., adAen.,Vll, 799).
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Un dio con tutta probabilit di origine volsca, dunque, il cui nome inizia
le , tra l'altro, lo stesso che la citt assunse nel periodo volsco : Anxur. Questi
dovette essere, poi, ben presto, immedesimato nel concetto di Iuppiter, come
avvenne di altre divinit locali, ma avendo, probabilmente gi dalla fase
primitiva, un carattere giovanile, ne deriv il culto di Iuppiter connotato
come fanciullo. Conferma ne l'iconografa che ricaviamo dalle monete di
et repubblicana appartenenti alla gens Vibia, di probabile origine terracinese,
in cui si ha l'immagine di una divinit giovane, seduta e incoronata, con in
una mano lo scettro e nell'altra la patera, e recante la legenda : IOVISAXUR .
C VIBIUS C F CN37.
Sempre ad uno Iuppiter puer si riferisce l'iscrizione incisa su una base, che si
dice vista a Terracina nel XVII secolo, ma la cui autenticit messa in dub
bio da Mommsen38.
Si gi detto dell'apparente contrasto suscitato dalla menzione del rappor
to matrimoniale con Feronia39 e della sua connotazione come imberbe, e di
come possa funzionare, invece, sul confronto con Preneste. E' bene ora, inve
ce, risottolineare come lo stretto sodalizio tra le due divinit, evidenziato dalle
fonti letterarie faccia inevitabilmente pensare a un collegamento dei luoghi di
culto anche sul piano topografico. Gli studiosi, che per tradizione ormai avva
loravano fallaci certezze, localizzando la dea Feronia al santuario sulla Punta di
Leano e Iuppiter Anxur sul Monte S. Angelo, cio praticamente ai punti oppost
i del territorio urbano, non facevano altro che separare nettamente i due culti.
Allora, se accettiamo come probabile la presenza del culto di Feronia sul
Monte S. Angelo, dimostrata da Coarelli (loc.cit.), non resta che vedere quale
sia il tempio dedicato ad Ansure. Gi il De La Blanchre40 aveva posto il pro
blema del santuario di Iuppiter Anxur nei giusti termini, sottolineando che,
quale tempio della divinit eponima della citt e quindi probabilmente anche
poliade, doveva essere cercato sulT arx, secondo la consuetudine antica. Ma
l'errore di interpretazione del tempio deriv proprio dall'errata identifica
zione dell'acropoli. Egli, infatti, la individuava nella zona del Castello41,
mentre in realt va riconosciuta nella collina di S. Francesco, che il Lugli
chiamava la Piccola Acropoli , distinguendola da quella maggiore, il Monte
S.Angelo, che sarebbe diventata la nuova arce della citt in et sillana42. In
realt, come ha dimostrato il Gullini43, il Monte S.Angelo non fu mai acro
poli : le mura che lo cingono non sono, infatti, in relazione con la citt, ma
costituiscono solo uno sbarramento della via Appia, creato nell'occasione
bellica particolare.
37 Cfr. Ecknel, 1, 100; Cohen, Med. cons., 333, 19 ; Fabretti, Glos.ital, 123 ; G.Belloni, Le monet
e di et repubblicana, Milano, 1960, 218, n.1959, tav. 51 ; nn.1960-1969.
38 Vedi scheda n.l.
39 Pseud.Acro, in Hot, Sat., I, 5, 26.
40 M. R. De La Blanchre, cit. a n. 4, 91.
41 G. Lugli, cit. a n. 2, n. 55.
42 G. Lugli, cit. a n. 2, 98 s.
43 G. Gullini, in ANRW, I, 4, 1973, 783 s., nota 139. Egli, per, collega la costruzione delle
mura alla guerra annibalica : datazione insostenibile in relazione alla tecnica impiegata e alle
torri circolari, che sono impensabili nel III sec. a.C. (cfr. E Coarelli, cit. a n. 5, 125).
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Dunque dobbiamo rivolgere la nostra attenzione ad una zona interna alle
mura urbane e alla vera ed unica acropoli : il colle di S. Francesco. E', allora,
nei resti di strutture in opera incerta, formanti un basamento rettangolare di
m. 25 16 e rinvenuti nel giardino del convento (oggi Ospedale Civico), che
Coarelli44 individua quello che fu, molto probabilmente, uno dei pi import
anti santuari della citt. Il basamento templare presentava un pavimento in
mosaico, recante l'iscrizione che ci permette di datare quello che , veros
imilmente, un restauro dell'edifcio pi antico, alla seconda met del II sec.
a.C, in base al console che si fa benemerito dell'opera45.
Comunque ci non esclude che il culto di Iuppiter Anxur fosse celebrato
anche altrove e, probabilmente, in stretta connessione con quello extraurbano
di Feronia sul Monte S. Angelo. Coarelli46
propone, come possibile, il sacello
in antis incluso entro il portico sovrastante la terrazza inferiore . Questa che
, invece, definita come terrazza superiore , coincidente con il punto pi
elevato del colle, fu realizzata poco dopo la met del II sec. a.C. (come ril
evano i dati di scavo), e anche se venne trasformata in un campo trincerato nel
momento in cui fu collegata alla fortificazione d'et tardo-repubblicana,
rivendica nella sua genesi carattere sacrale (come attesta la presenza del tem
pio suddetto) e rivela di essere anch'essa un'area destinata al culto fin dalle
origini, se vero che la piattaforma intagliata nella roccia nel punto pi domi
nante si tratti veramente dell' Auguraculum della citt47.
Stando a quanto ci dice Livio48, l' aedes Iouis Terracinae sarebbe stato col
pito da fulmine per ben due volte, nel 205 e nel 178 a.C. ; e la notizia va presa
tenendo conto di tutte le implicazioni sottese al fenomeno dei prodigia.
Per completare la documentazione relativa a questo culto va, inoltre, segnal
ata un'altra iscrizione, che ne attesta la continuit fino ad epoca imperiale :
sotto Adriano a Terracina sono menzionati i Cultures lovis Axorani. Certo
sarebbe interessante poterne sapere di pi e del loro culto e del tempio loro
connesso49
Diverso il caso di
Venus, per la quale a Terracina sicuro l'epiteto cultual
e di Obsequens : essa presenta attestazioni epigrafiche, ma non affatto ricor
data dalle fonti letterarie.
Oltre alle suddette iscrizioni50, stato, forse, fondamentale il ritrovamento
del Borsari (sempre durante lo scavo sul lato orientale del tempio ed. di
Iuppiter Anxur) di un gruppo di oggetti votivi in piombo51. Questi che veni
vano considerati generalmente, a causa delle loro dimensioni ridotte, dei gio-
44 E Coarelli, Lazio {Guide archeologiche Laterza), Roma-Bari, 1982, 321 ; id., art. cit. a . 5,
232 s. ; id., cit. a . 5, 123.
45 Vedi Appendice.
46 F. Coarelli, cit. a n. 5, 122. Per le strutture, cfr. ibid., 121.
47 F. Coarelli, ai. an. 5, 121.
48 Liv., XXVIII, 11 ;XL,45.
49 Vedi scheda n.2.
50 Vedi schede nn.3-6.
51 L. Borsari, Terracina. Del tempio di Giove Anxur scoperto sulla vetta di Monte S. Angelo presso
la citt, in NSA, 1894, 105.
Terracina
189
cartoli, divenivano una testimonianza a favore del culto di Iuppiter Puer.
Mentre, in realt , la miniaturizzazione esclusivamente funzionale al caratte
re votivo e la loro connotazione piuttosto quella femminile. Si tratta, infatt
i, di un servizio da tavola, con tavolini, seggiole, candelabro, utensili da cuci
na, piatti con vivande, ecc. : una caratterizzazione della funzione femminile in
relazione ai lavori domestici, per degli oggetti che, come suppone Wissowa52,
le ragazze consacravano l alla divinit prima del matrimonio.
Una dea femminile, dunque, la stessa Venere delle iscrizioni dei liberti, il cui
epiteto Obsequens si inserisce perfettamente in un campo ideologico tanto
femminile quanto servile : si tratta, cio, della divinit dell'obbedienza in tutti
i suoi aspetti.
In conclusione, i dati emersi dagli scavi ci aiutano in modo determinante a
rivedere e confutare l'interpretazione corrente del tempio pi monumentale
di tutto il complesso di Monte S.Angelo, quello appunto detto di Iuppiter
Anxur. Fino alla fine del secolo scorso il complesso andava sotto il nome di
Palazzo di Teodorico, tradizione locale del tutto inconsistente, per ancora
avvallata dal De La Blanchre nel 188453. La sua realt di santuario veniva
rivelata solo nel 1894 dagli scavi del Borsari54, che, come si detto, diedero
alla luce i resti del tempio ed altre testimonianze del culto. Fu allora che si
impose l'attribuzione dell'edificio alla divinit eponima di Terracina, che,
nonostante alcune voci discordi55, diventata canonica, pur non essendo
avvalorata da alcun elemento che la giustifichi.
Il santuario si presenta con tutta evidenza come extraurbano, e gi per
questa constatazione sarebbe azzardato identificarvi il culto della divinit epo
nima, mentre d'altra parte, come si visto, tutto conduce a vedervi onorata la
Venus Obsequens, di cui sopra. Anche in questo caso non sto a descrivere
dettagliatamente le strutture per le quali rimando alle ampie illustrazioni
compilate ; dico solo brevemente che su questo grande terrazzamento artifi
ciale, daUa forma leggermente romboidale di ca. m. 62 di lato, si staglia un
tempio pseudoperiptero dalle dimensioni monumentali, che col suo orient
amento cultuale viene a modificare profondamente l'assetto originario del san
tuario. Infatti ben evidente come si collochi quasi in diagonale sulla terraz
za, in asse col lungo portico, che gli si apre alle spalle e con il muro di recin
zione che isola tutta la parte orientale della terrazza ; mentre in netta disa
rmonia (come si precedentemente notato) con il monumento rupestre, con
la rampa d'ingresso e con il piccolo tempio della Feronia. Questo non pu
essere dovuto al caso all'errore e neppure a fini architettonici paesaggist
ici particolari.
52 G. Wissowa, in Myth.Lex.,Vl, 202.
53 M. R. De La Blanchre, cit. a n. 4, 91.
54 L. Borsari, art. cit. a . 51, 96-111.
55 L'identificazione del tempio con quello di Venere un' ipotesi che giVaglieri nel 1907
considerava possibile (NSA, 1907, 145); e prima di lui E. Petersen(Roem. Miti., X, 1895, 86 ss.)
era a favore della dea femminile piuttosto che di Iuppiter Anxur. L'attribuzione, accettata, poi,
da H.Gundel (RE, Vili A 1; 844 s.), stata recentemente elaborata in forma organica e
approfondita da F. Coarelli (cit. a n. 5, 113-140).
Illustration non autorise la diffusion
190
LiviA Boccali
Fig. 1 . Terracina. Santuario extraurbano di Monte S. Angelo
(da B. Conticello, Terracina2, Itri, 1976)
E' allora fondamentale vedere in che anni si collochi il tempio. E' chiaro,
anche per la novit che introduce e che rappresenta, che costituisce, in un certo
senso, il momento finale della situazione cultuale : esso si inserisce contro e sopra
resti pi antichi, tra cui anche un muro di contenimento ancora in poligonale,
collegabili verosimilmente con la fase di fondazione della colonia romana56 ; ma
le sue strutture in opera incerta si datano al primo quarto del I sec. a.C.
L'edificio subir, poi, delle fasi di restauro, probabilmente nel periodo della
colonia triumvirale, in base a quanto siamo in grado di dedurre dalla presen
za di mattoni recanti i bolli della gens Domitia57 ; per poi essere definitiv
amente distrutto da un incendio.
Se riprendiamo la fonte di Plinio58, questa ci conferma l'attribuzione ai
primi decenni del I sec. a.C, in quanto ci da' un terminus post quem per la
sua edificazione. E se la costruzione del muro di sbarramento della via Appia
avvenne davvero in fretta e furia nell'inverno tra 83 e 82 a.C., il tempio di
Venere Obsequens di et sillana (o immediatamente posteriore a quella data).
Allora, per fare il punto : la sua realizzazione piuttosto tardiva, da un lato
induce a postulare, come del resto si accertato, la presenza di altri culti pi
antichi nell'area, e dall'altro, nel suo intervento modificante l'assetto primiti-
56 Cfr. E Fasolo, G. Gullini, // santuario della Fortuna Primigenia a Palestrina, Roma, 1953, 415
ss., fig. 36.
57 CIL, X, 6314; NSA, 1894, 101 s.
58 Plin., N.H., II, 55, 146 : In Italia inter Terradnam et aedem Feroniae tunes belli avilis tempor
ibus desiere fieri, nulla non earum fulmine diruta .
Illustration non autorise la diffusion
Terracina 191
Fig. 2. Terracina. Santuario extraurbano di Monte S. Angelo. Assonometria
(da E Fasolo, G.Gullini, santuario della Fortuna Primigenia a Palestrina, Roma, 1953)
vo del temenos, a riconoscervi l'intento di far emergere una componente
nuova di esaltare un elemento gi esistente, ma secondario. Probabilmente
questo non lo sapremo mai.
Resta il fatto, comunque, che si viene a porre in una posizione spaziale dia
lettica e quasi polemica nei confronti del santuario di Feronia sul Monte S.
Angelo : mentre quest'ultimo si colloca in funzione del territorio agricolo e
dell'abitato, quello di Venere in relazione diretta col porto sottostante, quasi
invisibile dalla citt e dal suo territorio ai quali sembra quasi volgere le spall
e. Il suo intervento cultuale, allora, sembra attribuire maggiore importanza
agli aspetti mercantili legati al porto e alla sua attivit di scambio.
Ma chiaro che non c' aspetto economico slegato da risvolto politico.
Uostentum dei fulmini, caduti sulle torri della cinta muraria tra Terracina e il
tempio di Feronia59, non altro che un motivo della propaganda sillana ripre
sa da A. Cecina nei libri fulgurales, la fonte stessa di Plinio : il prodigio andava
59 Plin., N.H., II, 55, 146.
192
LiviA Boccali
Fig. 3. Terracina. Santuario extraurbano di Monte S. Angelo.
Terrazza inferiore (da NSA, 1894)
interpretato come un segno manifesto del favore divino, che avrebbe facilita
to il superamento del difficile passo.
E' allora possibile, come afferma Coarelli60, che esso abbia determinato la
costruzione del tempio di Venere, in onore, cio, della divinit protettrice di
Siila. Del resto non mancano riferimenti dalle fonti letterarie a fatti analoghi,
60 E Coarelli, cit. a . 5, 128 ss.
Terracina
193
in cui si ringrazia, con donazioni di varia natura, la divinit che si fatta tute
lare della battaglia per mezzo di un intervento diretto61.
Si comprende, dunque, l'aspetto traumatico della sua inserzione nel santua
rio di Terracina : il nuovo culto si sovrappone a quello precedente di Feronia,
che appare emarginato, ormai, in posizione subalterna62. Il culto sillano sem
bra sovrapporsi alla vecchia divinit italica, la quale, forse, era ritenuta favore
vole alle parti mariane63.
Per niente casuale , di conseguenza, l'aspetto del santuario : una grande
terrazza sostruita64, chiusa a nord da un portico, al centro del quale sorge il
tempio, aperto verso sud in direzione del porto. Questa disposizione di piant
a, comune a molti dei santuari del Lazio, vive infatti il suo momento culmi
nante fra l'ultimo quarto del II e il primo quarto del I sec. a.C.65, negli anni,
cio, di massimo sviluppo produttivo e mercantile.
Se giusto supporre Terracina come porto granario in funzione di Roma
e in modo particolare per il frumento di provenienza siciliana, come sembra
no far pensare una serie di dati raccolti e collegati insieme da Coarelli66, allo
ra sembra probabile anche ritenere che il culto di Venere Obsequens di
Terracina dipenda da quello di Roma, forse introdotto poco dopo la fonda
zione della colonia, negli anni immediatamente successivi al 295 a.C., anno
della dedicatio del tempio sull'Aventino da parte di Fabio Gurgite67.
Ma per Terracina estremamente importante anche il commercio del vino
(il Caecubum, prodotto nell'area immediatamente a sud della citt , tra questa
e Fondi), che, insieme a quello del grano, determina la costruzione del gran-
61 Diana Tifatina di Capua : Plut., Sulla, 27, 7 ; Oros.,V, 20, 2 ;Vell. Pat., II, 25, 2. Venus Ericina :
Appian., Bell.civ., I, 428 (con il commento di Gabba, 247 s.).
62 II settore orientale della terrazza, infatti, anche se accuratamente isolato dal resto del san
tuario, continua a funzionare ; prova ne il portico alle spalle del tempio di Venere : questo,
servendo probabilmente da luogo di attesa, apriva nel suo lato est l'unico ingresso che per
metteva di accedere all'oracolo. E', inoltre, interessante notare come la Venus Obsequens, cui si
rivolgono le dediche di servi e liberti scoperte nell'area ad essa sacra, potrebbe facilmente ident
ificarsi con la stessa Feronia, in quanto - come si detto - dea dell'obbedienza, caratterizzan
do cos gli schiavi benemeriti da quelli non.
63 Un confronto pertinente pu essere Pompei, dove il culto di Venere era piuttosto margi
nale nell'ambito della religione civica, ma fu enormemente dilatato in funzione della fonda
zione coloniale di Siila (Colonia Veneria Cornelia), fino a trasformarsi nel culto principale della
citt (cfr. E Coarelli, cit. a n. 5, 129).
64 L'area era occupata da due terrazzamenti sovrapposti, con muri di sostegno in opera poli
gonale (situati in corrispondenza della sostruzione meridionale della terrazza e immediata
mente a nord della scalinata di accesso a quest'ultima), ricollegabili, sia per le caratteristiche tec
niche della muratura, che per ulteriori dati di scavo, alla fase di fondazione della colonia roman
a, che furono in seguito unificati da un'unica grandiosa sostruzione di et tardo-repubblicana
destinata a sostenere la terrazza del tempio di et sillana.
65 Essa riscontrabile, del resto, anche in altri templi sillani dedicati a Venere. Si vedano, ad
esempio, quelli di Pompei e di Erice.
66 F. Coarelli, cit. a n. 5, 130 s.. Cfr. CIL, X, 6316 ; NSA, 1900, 97; 1911, 346 s.
67 F. Coarelli, cit. a n. 5, 131. Sulla fondazione del tempio di Venus Obsequens sull'Aventino,
cfr. Liv., X 31, 9 ; Serv., ad Aen., I, 720, 5. Cfr. anche R. Schilling, La religion romaine de Vnus
depuis les origines jusqu'au temps d'Auguste (BEFAR, CLXXVIH), Paris, 1954, 97 s. ; M. Torelli,
Lavinio e Roma. Riti iniziatici e matrimonio tra archeologia e storia, Roma, 1984, 168 ss. ; 209.
194
LiviA Boccali
de porto artificiale68, e diventa per noi un dato ulteriore che ci permette di
cliiarire la funzione del culto della Obsequens. Questa dea, infatti, a partire dal
295 a.C. legata, nel feriale arcaico romano, ai Vinalia rustica del 19 agosto
(che tra l'altro il suo dies natalis), e anche grazie ad altri elementi69 sembra
accertata la sua connessione col vino e con la vendemmia. Tirando le somme,
dopo questa breve sintesi, sembra non essere pi casuale la costruzione del
santuario di Venere Obsequens sul Monte S.Angelo negli anni di massima
commercializzazione del Cecubo, e risulta evidente lo stretto rapporto col
porto sottostante, luogo di partenza delle navi.
Per quanto riguarda la questione relativa alla personalit committente del
tempio, questa andr cercata ovviamente tra le famiglie locali emergenti tra
la fine del II e la met del I sec. a.C, e per di pi tra le persone legate ovvi
amente alla fazione sillana. Ben sappiamo quanto il rinnovamento edilizio
delle citt italiche di questi decenni sia un fenomeno parallelo ai sommovi
menti sociali e politici in un periodo, in cui le aristocrazie locali aspirano alla
cittadinanza romana e alle magistrature, alle quali essa da'
accesso, sulla base
degli ingenti proventi frutto di attivit tanto produttive, quanto commerciali
. Tra tutte, la famiglia dei Memmii la pi sospettabile70 : una famiglia che
ha fondato le sue fortune sui traffici in oriente, contemporaneamente all'i
ncremento di un'attivit politica di spicco a Roma negli ultimi decenni del II
sec. a.C, e facenti forza sulla disponibilit di vaste propriet terriere probabi
lmente localizzate, almeno in origine, nel territorio di Terracina. Giunge pre
ziosa la notizia di Virgilio71, che definisce i Memmii una delle familiae
Troiane ; se ne deduce, dunque, che la loro divinit gentilizia fosse proprio
Venere72. Pi in particolare, per motivi cronologici si pu puntare l'a
ttenzione su C Memmio, pretore nel 58 a.C, probabilmente nipote del tr
ibuno del 111 a.C. (L.Memmio), imparentato con Siila, di cui spos la figlia
Fausta intorno al 75 a.C73
Oltre a queste emergenze cultuali, che fanno parte della realt religiosa pi
evidente e pi rilevante di Terracina (per i motivi gi sottolineati), se si esclu
de il culto reso alla Triade Capitolina, documentata dall'evidenza dei dati
archeologici74, e quello di Augusto e Roma, del tempio sempre sul Foro75, ci
che resta una serie di attestazioni epigrafiche che documentano un quadro
probabilmente normale per una colonia romana, quale era Terracina, che
68 La sua realizzazione va fissata, con tutta probabilit, nei decenni immediatamente success
ivi alla costruzione del tempio stesso, contemporaneamente al taglio del Pesco Montano (di
cui utilizza i materiali), proprio in relazione alla necessit di rendere il porto facilmente acces
sibile dalla zona del Cecubo, e cio negli anni centrali del I sec. a.C. (E Coarelli, cit. a n. 5, 132 ;
Id., cit. a . 44, 323 s.).
69 In modo pi approfondito, cfr. E Coarelli, cit. a n. 5, 134 ss.
70 E Coarelli, cit. a n. 5, 134 ss.
71 Virg., Aen.X 117; Serv., ad he.
72 Ci risulta anche dalle monete coniate dai Monetales della famiglia, e dal celebre preludio
del De rerum natura di Lucrezio.
73 Se ebbe da essa un figlio gi attivo politicamente nel 54 a.C. (Plut., Sulla, 22, 1).
74 A Iuppiter Capitolinus dedicata anche un'iscrizione di II sec. d.C.Vedi scheda n.7.
75 Vedi scheda n.8.
Terracina
195
risulta, per, privilegiata rispetto ad altre per l'abbondanza delle testimonianz
e, imputabile probabilmente soltanto a fortuite circostanze di conservazione
e di dedizione antiquaria.
Troviamo, allora, iscrizioni consacrate a Mercurio76, Silvano77, e Salus78, a
Fortuna79, Bona Dea80 e Liber InvictusSi. Data la vicinanza al Circeum, non
poteva mancare il culto reso alla mitica maga Circe82. Una menzione parti
colare meritano le due iscrizioni rupestri di natura funeraria in localit Le
Finestrelle, appartenute a due giovani donne, rese in forma di dedica alla dea
Diana83 e alla Pudicitiau.
Strettamente legati all'ideologia romana imperiale risultano il culto rivolto
ad Honos e Virtus, personificazioni delle principali doti guerriere implicit
amente connesse all'idea della vittoria militare85, e il culto reso alla Providentiel
dell'imperatore, che provvede, appunto, alle distribuzioni alimentarie nelle
colonie86.
76 Vedi scheda n.9.
77Vedi schede nn.10-11.
78Vedi scheda n.12.
79 Vedi schedan. 13.
80Vedi scheda n.14.
81 Vedi scheda n.15. Queste ultime tre iscrizioni sono, per, di dubbia attribuzione.
82 Vedi scheda n.16.
83 Vedi schedan. 17.
84 Vedi scheda n.18.
85 Vedi schedan. 19.
86 Vedi scheda n.20.
196
LiviA Boccali
Fig. 4. Lazio meridionale (da C/L,VI)
Terracina
197
Schede Epigrafiche
Iuppiter
Ni- base
Luogo, data e circostanze di ritrovamento ignote.
Bibl. : E Schotto, Itinerarium Italicum, Antuerpiae 1625, 349 ;
Th. Mommsen, in CIL, X, 918,1*.
Di seguito la trascrizione interpretativa :
Iovi puero
Si tratta di una base con dedica a Iuppiter Puer, che lo Schotto dice di aver
visto a Terracina, ma che non considera Terracinese (come deve essere sem
brato a coloro che la saccheggiarono), bens prenestina87.
Mommsen, comunque, la include tra le false.
Cultures Iovis Axorani
N.2
L' iscrizione si presenta con il lato destro lacunoso.
Rinvenuta, secondo Fea, presso Case Nuove, nelle paludi del Sig. Papini ;
Giovenazzi dice inter Terracinenses .
Bibl. : Fea, ms., 344 ;
Giovenazzi, cod. vat. 9144, f.107 ;
Th. Mommsen, in CIL, X, 6483.
Di seguito la trascrizione interpretativa tratta dal testo in maiuscolo tondo
redatta e integrata da Mommsen :
Pro salute et red[itu] /
Imperatori) Caes(ari) Traiani
Hadri[ani] /
Gemina Myrtis cum Anici[a Prisca f (ilia)] /
aedem cultoribus lovis Axofrani ded(it)] /
ut in memoriam Anici Prisci coniugis /
sui in ea semper epulentur .
L'
iscrizione, a parte la lacuna che interessa tutto il lato destro (tra altro
facilmente colmabile), molto ben leggibile e lascia adito soltanto ad una
87 Grut., 75, 6.
Illustration non autorise la diffusion
198
LiviA Boccali
:w ^ i^j^mB^n
Fig. 5. Terracina, pianta generale (da G. Lugli, Forma Italiae,
Regio I, 1. Ager Pomptinus, Pars I. Anxur-Terracina, Roma, 1926)
Terracina
199
variante di lettura che pu essere degna di nota : alla 1. 2, mentre Giovenazzi
legge, come Mommsen, HADRI[], Fea trascrive ETADR[].
Si tratta dell'iscrizione che ricorda l'offerta privata di un tempietto ai
sacerdoti di Iuppiter Axoranus da parte di una tal Gemina Myrtis con la
figlia Anicia Prisca, affinch, in memoria del consorte Anicio Prisco, vi man
gino sempre.
Non pu essere datata all'anno perch la titolatura imperia le porta solo
il nome dell'
imperatore, ma ugualmente importante ed interessante
ricavarne l'informazione, secondo la quale al tempo di Adriano esistevano
a Terracina i cultures lovis Axorani 88 ed esisteva un tempio annesso al
culto.
Venus Obsequens
N.3 - base
Base marmorea di donario, di forma quadrata, destinata a reggere una sta
tuetta di bronzo, come dimostrano i fori praticati nella faccia superiore.
Dimensioni : cm. 4x5.
Rinvenuta da Borsari nel 1894 lungo il lato orientale del tempio ed. di
Iuppiter Anxur insieme ad altri oggetti votivi.
Bibl. : L. Borsari, in NSA, 1894, 102 ;
H. Dessau, ILS, 3169 a ;
A. Degrassi, ILLRP, 272 ;
R. Schilling, La religion romaine de Vnus depuis les origines jusqu'au
temps d'Auguste {BEFAR, CLXXVIII), Paris, 1954, 92, nota 2 ;
AA.W, in AE, 1986, 144 ;
Lommatzsch, in CIL, 1-2, 1553 ;
F. Coarelli, I santuari del Lazio in et repubblicana, Roma, 1987, 122.
Di seguito la trascrizione interpretativa :
Dexter /
Veneri /
Opsequenti /
l(ibens) m (erito) /
don(at).
Per quanto riguarda la paleografia, si segnalano nella parola OPSEQUENTI
, alla linea 3, la con occhiello aperto, la Q dotata di una coda incurvata e
di lunghezza notevole, e le lettere e formanti un nesso originato da
innesto di tratti, per cui si ha il solco della lettera T, aggiunta e pi piccola,
88 Per l'aggettivo con questa forma, cfr. l'iscrizione CIL, X, 6331, (= III, 19), in cui si menz
iona un colono terracinese dal nome Ti. Claudius Axoranus.
2OO LiviA Boccali
che si immette nel solco della lettera che precede ; alla 1.4 compare, inve
ce, la L ed. ad uncino.
Si tratta di un donario offerto in segno di gratitudine alla Venere Obsequens
da un certo Dexter, probabilmente un servo un liberto.
Per la datazione pu essere d'aiuto l'esame paleografico, anche se, come si
sa, questo criterio, se usato da solo e non in modo comparativo con altre
scienze, pu divenire molto arbitrario. Comunque iscrizione in questione
certamente di et repubblicana.
Venus
. 4 - base
Base marmorea di donario, di forma quadrata, destinata a reggere una sta
tuetta di bronzo, come dimostrano i fori praticati nella faccia superiore.
Dimensioni : cm. 7x5.
Rinvenuta da Borsari nel 1894 lungo il lato orientale del Tempio ed. di
Iuppiter Anxur insieme ad altri oggetti votivi ;
oggi conservata presso il Museo Nazionale Romano.
Bibl. : L. Borsari, in NSA, 1894, 103 ;
R. Schilling, La religion romaine de Vnus depuis les origines jusqu'au
temps d'Auguste (BEFAR, CLXXVIII), Paris, 1954, 92, nota 2 ;
AA.W, in AE, 1986, 145 ;
F. Coarelli, / santuari del Lazio in et repubblicana, Roma, 1987, 122.
Di seguito la trascrizione interpretativa:
Carpinatia /
Fortunata /
Veneri v(otum) s(olvit) l(ibens) m(erito).
Si tratta di un donario offerto, in segno di riconoscenza in seguito al conse
guimento del beneficio, a Venere da parte di una certa Carpinatia Fortunata.
Raro il gentilizio della donna, di cui questa risulta l'unica attestazione in
ambito locale.
L'iscrizione di et repubblicana, ma probabilmente un po' pi tarda dell'
iscrizione precedente89.
Questa base e la precedente90 sono, forse, alla luce della lettura del culto
della Obsequens qui a Terracina, sostegni di ex-voto offerti in ringrazi
amento per la manomissione ricevuta nel tempio della dea. Non certo un
caso che le dediche rimaste appartengano proprio ad uno schiavo e ad una
libert.
89 CIL, I, 2, 1553 - vedi scheda n.3. 90 Vedi scheda n.3.
TeRRACINA 2OI
Venus
. 5 - soglia
Iscrizione incisa sul taglio della soglia della porta che, dall'area del tempio
maggiore, conduceva presso l'oracolo del complesso sacrale di Monte S.
Angelo.
Il blocco in calcare locale presenta una frattura lungo il lato sinistro ; il resto
stato lavorato in maniera sommaria, lasciata intenzionalmente grezza la parte
inferiore. La superfcie iscritta lungo il lato destro del blocco si presenta cor
rosa e scheggiata in pi punti.
Dimensioni: soglia - cm.240 55 7 ;
dimensioni testo - cm.45 56 74 ;
altezza lettere : cm.5/12 (rozzamente incise).
Rinvenuta e conservata accanto all'ingresso del recinto suddetto.
Bibl. : AA.W, in AE, 1986, 122 ;
P. Longo, Nuova documentazione epigrafica di et romana da Terracina,
in AFLPer, XXI, 1, 1983-84, 316 s., n.l, tav. I ;
E Coarelli, / santuari del Lazio in et repubblicana, Roma, 1987, 122 ;
P. Longo, op. in corso di pubblicazione.
Di seguito riporto la trascrizione interpretativa:
Beneri /
rece[-~] /
La lettura Beneris / Reginae / l[] di Longo non sembra convincente
agli occhi di Coarelli91.
Si tratta, probabilmente, di una dicitura di destinazione, apposta forse gi
dalla cava, cio di una sorta di contrassegno indicante l'esatta destinazione e
successiva collocazione della soglia.
Lo dimostra il fatto che non eseguita per essere vista, in quanto, in primo
luogo, essa risulta collocata sotto il pavimento stesso e, in secondo, il lapicida,
non solo non si cura dell'incisione molto irregolare, ma nello scrivere il nome
della dea segue la propria fonia di tipo popolare per cui si ha Beneri in luogo
di Veneri.
L'iscrizione, secondo il commento di Longo, da collocarsi preferibilment
e nella seconda met del I sec. a.C, ed da mettere in relazione al grosso
intervento di restauro (realizzato in opera quasi reticolata) che l'intero san
tuario, di cui la soglia fa parte, sub in un periodo che il Lugli92 colloca in et
imperiale, ma che dovette avvenire intorno al 40 a.C., come testimoniano i
91 E al momento non lo pi neanche agli occhi di Longo stesso, il quale, dopo ulteriore
analisi autoptica, legge ed integra : Beneris I recepta(culum) / ++[].
92 G. Lugli, cit. a n. 2, 174.
2O2
LiviA Boccali
bolli laterizi della gens Domitia, rinvenuti nel corso degli scavi93. Per di pi
d'obbligo sottolineare la particolare importanza di questa iscrizione, proprio
perch incisa su di un elemento architettonico : questo conferma attribu
zione a Venere del tempio maggiore del complesso di Monte S. Angelo, gi
suggerita dalle dediche precedentemente viste94 e si spiega solo supponendo
la presenza di altri culti nello stesso luogo.
Venus Obsequens
6
Rinvenuta nei pressi dell'acropoli di S. Francesco ; oggi non pi reperibile.
Bibl. : Th. Mommsen, in CIL, X, 855* ;
L. Borsari, in NSA, 1894, 103 ;
P. Longo, Nuova documentazione epigrafica di et romana da Terracina,
in AFLPer, XXI, 1, 1983-84, 317 ;
F. Coarelli, I santuari del Lazio in et repubblicana, Roma, 1987, 122.
Di seguito la trascrizione interpretativa:
ad Venere(m) Opsequente(m)
Tale iscrizione, che compare nel C.I.L. tra le false, fu ritenuta con tutta
probabilit attendibile gi da Borsari, dopo il rinvenimento delle altre dediche
alla dea, di cui sopra95. Oltre a Borsari ritengono fededegno il testo sia
Coarelli, che Longo.
Iuppiter Capitolinus
7
Blocco di marmo bianco, sbrecciato lievemente lungo tutti i margini, attr
aversato da un taglio diagonale.
Dimensioni : cm.31 47 20;
altezza lettere : cm.0,8 ; 1,5.
Bibl. : P. Longo, Nuova documentazione epigrafica di et romana da Terracina,
in AFLPer, XXI, 1, 1983-84, 333, n.26 ;
AA.W, in , 1987,239;
H. Solin, Neues zu Munizipal Decreten, in Tyche, II, 1987, 183 ss.,
tav. XIII ;
93 CIL, X, 6314 ; NSA, 1894, 101 s.
94 Vedi schede nn.3-4.
95 Vedi schede nn.3-5.
Terracina
203
M.R. Coppola, Terracina : il Museo e le collezioni. Un catalogo per la
realizzazione del Museo Archeologico, Roma, 1989, 116 s., n.207,
tav.XXXVI.
Di seguito la trascrizione interpretativa tratta da Solin96 :
[Quod (ille) v.f. de Verno Eubulide, /
de ea re ita censue]runt hodie: /
[cum semper imitatujs pietatem praeterita[m] /
[ad Capitolini Io[vis] cultum se sibi aemulum /
[fecerit c]umq(ue) t[abel]lis suis vel aliena liberal[i]/
tate conten[derit], piacere huic hordini comm[e]/
m<or>ari grat[iss]imam populi voluntatem dar[iq(ue)] /
Verno E[ub]lidi biselli honorem cui co[m]/
mendat[i]onem iudiciorum nostrum pare[m] /
facet. Censuer(unt), adfuer(unt).
Si tratta di un decreto municipale, di cui resta la formula conclusiva ed il
contenuto della deliberazione ; con questa si riconoscono aVerrio Eubulide i
diritti civili e politici deU'augustalit, che avr celebrato nel tempio di Giove
Capitolino. L'onore del bisellium era proprio degli schiavi97.
L'iscrizione datata al II sec. d.C, in et traianea sotto Antonino Pio.
Augustus et Roma
N.8
Rinvenuta in un tempio colonnato e affacciato sul foro ; stata poi spo
stata nel 1926 a Roma, in S. Agnese sulla Nomentana ; oggi andata per
duta.
Bibl. : Th. Mommsen, in CIL, X, 6305 ;
M.R. De La Blanchre, Terracine. Essai d'histoire locale (BEFAR,
XXXIV), 1884, 65; 124;
G. Lugli, Forma Italiae, Regio I, 1. Ager Pomptinus, Pars I. Anxur-
Terracina, Roma, 1926, 77, n.23, nota 2 ;
E Coarelli, Lazio (Guide archeologiche Laterza), Roma-Bari, 1982,
315 s. ;
H. Hanlein Shaefer, Venerano Augusti. Etne Studie zu den Tempeln
des ersten romischen Kaisers, Roma, 1985, 95 s. ; 135 ss. ;
M.R. Coppola, Terracina. Il Foro Emiliano, Roma, 1986, 3498.
96 Sul blocco rimangono solo nove linee di scrittura ; la lettura del testo doveva risultare
completa dall'unione con altri blocchi.
97 Cfr. l'iscrizione CIL, XI, 3805 daVeio.
98 Per i codici relativi e per ulteriore bibliografia, cfr.Th. Mommsen, in CIL, X, 6305.
2O4
LiviA Boccali
Di seguito la trascrizione interpretativa :
Romae et Augusto Caesari Divi [f(ilio)] /
A(ulus) Aemilius A(uli) flilius) ex pecunia sua faciendum)
c(uravit).
Si tratta del tempio dedicato al culto di Roma e Augusto, fatto costruire a
proprie spese da A. Emilio, lo stesso personaggio che lastric il Foro e il cui
nome ancora conservato nell'iscrizione dedicatoria del pavimento ste
sso". L'iscrizione pu essere datata con precisione, in quanto ha come terminus
post quern il 27 a.C, anno in cui ad Ottaviano fu tributato dal senato il titolo
di Augustus, e come terminus ante quem la morte dell'imperatore, dal moment
o che porta l'appellativo di Augustus Caesar al posto del solito Caesar Augustus,
col quale si intende il numen pi che il princeps, e questo accade maggiorment
e in templi consacrati quando egli ancora vivo100. L'edificio , in generale,
riconosciuto nel tempio sotto la cattedrale di S.Cesario101 ; invece, probabil
mente, quello sul lato nord del Foro, che appare in una pianta del Peruzzi102.
Si tratta di un tempio periptero con abside, secondo la caratteristica dei san-
tuari del culto imperiale. La sua datazione, dovuta fondamentalmente alle
notizie desunte dall'iscrizione, coincide, comunque, con l'aspetto degli edifici
del Foro, la cui totale ristrutturazione da collocare negli anni tra il 27 a.C. e
la fine del secolo. Conferma ulteriore l'iscrizione relativa all'architetto
C. Postumio Pollione, la cui attivit si colloca con sicurezza in et augustea103.
Mercurius
N.9 - lastra
Lastra centinata in marmo pentelico, opistografa, conservata nella parte
inferiore ; recante un'iscrizione su entrambi i lati. Un'abrasione interessa la
parte iniziale delle righe del testo a (prenome ed inizio del gentilizio) ;
lungo l'asse della semi circonferenza corre un motivo vegetale, interrotto al
99 CIL, X,6306.
100 CILX 18.
101 Questo, trasformato nel medioevo nel Duomo della citt, da interpretare, invece, come
il Capitolium di Terracina, sia per la pianta (tempio tuscanico a tre celle, tetrastilo), che imita
quella di Giove Capitolino a Roma, sia per la posizione, che domina il lato corto occidentale
del Foro, lungo la via Appia, oggi Corso Anita Garibaldi. Il tempio, da quanto si ricava dai dati
di scavo, dovette essere costruito ex novo dopo la fondazione della colonia triumvirale e cos
tituisce l'attestazione sicura per la triade Giove-Giunone-Minerva, per altro non avvallata da
altre fonti (cfr. E Coarelli, cit. a n. 44, 315; M.I. Pasquali, in AA.W, La via Appia a Terracina : la
strada romana e i suoi monumenti, Terracina, 1988, 143 ss. ; M.R. Coppola, II Foro Emiliano di
Terracina : rilievo, analisi tecnica, vicende stortene del monumento, in MEFRA, XCVI, 1, 1984, 361).
102 E Coarelli, cit. a n. 44, 317 ss. Cfr. anche S. Aurigemma, in S. Aurigemma, A. Bianchini,
A. De Santis, Circeo, Terracina, Fondi, Roma, 1957.
103 CIL, X, 6339 ; cfr. E Coarelli, cit. a n. 44, 319 s.
Terracina
205
centra dal foro di un perno ; la superficie del testo b appare interessata da
una serie di linee di incerta attribuzione.
Dimensioni : cm. 12 30 7 ;
altezza lettere : a - cm. 1,5/2 ;
b - cm. 2/2,4.
Ignoti il luogo e l'epoca del rinvenimento ; attualmente viene conservata
nei locali del Museo Civico, con acquisizione posteriore al 1940.
Bibl.: M.R. Coppola, Terracina : il Museo e le collezioni. Un catalogo per la
realizzazione del Museo Archeologico, Roma, 1989, 115, n.203, tav.
XXXV;
P. Longo, op. in corso di pubblicazione.
Di seguito la trascrizione interpretativa:
a - [- FJavonius M(arci) f(ilius) /
Merc(urio)m
b - Porculus duovir quinq(uennalis) /
sacr(um)105
Lungo il margine di frattura del lato a visibile un breve trattino dia
gonale, che rende certa la restituzione di una A. Non possediamo, per, alcun
elemento certo per restituire il praenomen.
Motivi paleografici sembrano evidenziare una diversa fase di impaginazio
ne per i due testi : graffita ed irregolare la parte a , profondamente incisa e
con modulo regolare la seconda.
Secondo lo studio compiuto da Longo, l'analisi dei testi sembra condurre
ad un unico titulus, in origine inpaginato in maniera completa, e su entram
be le facciate, su due lastre contrapposte ; il testo b , almeno a giudicare dalla
migliore incisione, doveva essere quello posto in vista.
La lettura completa doveva risultare cos concepita : [- FJavonius M. f.
Porculus duovir quinq(uennalis) / Mercurio) sacr(um).
Il dedicante presenta un patronimico che potrebbe ricondurre ad un leg
ame di parentela con il M.Favonius M.f, l'amico di Catone l'Uticense, del
quale viene generalmente accettata l'origine terracinese106. Resta di fatto che
questo personaggio si aggiunge ai Favonii gi conosciuti per Terracina107. Il
cognomen Porculus abbastanza raro108 ; il duovirato, nella sua cadenza quin-
104 Diversa l'integrazione di Coppola (loc.cit.) alla 1.1 del testo a : Merc(uri) ; probabilmente
sul modello dell'iscrizione CIL, VI, 514 : Mercur(i) sacr(um).
105 L'interpunzione, triangolare, non risulta mai omessa ; da notare come nel testo b tenda
ad addossarsi alla D in duovir ed alla Q in quinquennalis.
106 Cfr. Plut., Brut., XII, 2 ; CIL, I, 771 = CIL, , 6316 = ILS, 879 = ILLRP, 398.
107 Cfr. Q.Favonius Lill e Q.Favonius Glaucus, suo liberto (U. Broccoli, Terracina. Museo e
raccolte civiche, 1. Materiali di provenienza nota, Roma, 1982, n.17 ; M.R. Coppola, cit., n.14).
108 porcuiuS pUO essere diminutivo di Porcus, che fa parte dei nomi di animali di umiliazio
ne pi consueti in et cristiana, ma dimisi anche in epoca precedente (cfr. I. Kajanto, The Latin
Cognomina, Helsinki, 1965, 84 ss. ; 328). Un Porculus noto ad Anagni (CIL, X, 5926).
2o6
LiviA Boccali
quennale, ricorre in altri testi locali. Circa il culto di Mercurio, risulta essere
questa la prima menzione, sia epigrafica che letteraria, relativa al territorio ter-
racinese. La tipologia delle lettere, unitamente a quella del motivo vegetale,
sembra proporre una datazione a non oltre la met del I sec. d.C.
SlLVANUS
N.10- ara
Ara quadrangolare, con la sola fronte levigata e scorniciata sopra e sotto,
avente nel mezzo un iscrizione dedicatoria e facente parte di un complesso
di quattro piccoli monumenti riuniti insieme e tutti e quattro scavati nella
roccia ; immediatamente sopra a destra si trova una nicchia, atta a contenere
la statuetta del dio ; a sinistra un pozzetto circolare con orlo levigato, destina
to a raccogliere l'acqua per le cerimonie rituali ; il lato destro appare interes
sato da un forte processo di corrosione da acqua piovana.
Dimensioni : cm. 40 69;
altezza lettere : cm. 6.
Rinvenuta e conservata in situ, fuori Terracina, sopra il monastero dei
Francescani, salendo al Monte S. Angelo (via panoramica, in localit Fossata ).
Bibl. : D.A. Contatore, Historia Terradnensis, Roma, 1706, 324 ;
Giovenazzi, cod.Vat. 9144, f.38 ; 41 ;
Th. Mommsen, in CIL, X, 6308 ;
M.R. De La Blanchre, Terracine. Essai d'histoire locale (BEFAR,
XXXIV), 1884, 69 ; 87 ;
G. Lugli, Forma Italiae, Regio I, 1. Ager Pomptinus, Pars I. Anxur-
Terracina, Roma, 1926, 162 s. ;
P. Longo, op. in corso di pubblicazione.
Di seguito la trascrizione interpretativa tratta da Mommsen che ha visto e
schedato originale (inedito) nel 1846 :
[CJneus Octavius lus [tus] /
[sjignum Silvani n[] /
pater cum[] /
Pitaino fili[o] /
consecravit.
Per quanto riguarda le varianti di lettura, alla linea 1 Giovenazzi, col
Mommsen, legge soltanto una N, mentre Mollarlo, che ne ha tracciato il dise
gno, legge CN ; la lettura IUS[] di Giovenazzi si riduce a IU[] di
Mollarlo. Alla 1. 2 Giovenazzi nell'ultima parola riconosce, diversamente da
Mommsen, AN[] e Mollarlo addirittura PosuIT. Alla 1. 3 Giovenazzi da
PATERA CUM C[], mentre Mollarlo legge ed integra PATERA[m] CUM
U[rna] ; e slmilmente Longo : patera cum ur[ceo]. Alla 1. 4 Giovenazzi riconosc
e, della parola PITAINO letta da Mommsen, solo [~-]INO ; diversamente
Terracina
207
Mollarlo, che trascrive PRITAINO ; pi brevemente Longo : PHAINO
(come il De La Blanchre).
Si tratta della consacrazione di una statua a Silvano da parte di questo
Cn. Octavius Iustus, una statua che viene a far parte del piccolo santuario camp
estre scavato nella roccia.
L'iscrizione viene datata in et imperiale.
SlLVANUS
N. li
Frammento di iscrizione su lastra di calcare ; conserva il margine superior
e, mentre si presenta scheggiato sugli altri lati.
Dimensioni : cm. 98,3 (alt.) 30,2 (largh.) 4 (spess.) ;
altezza lettere : cm. 2,5/4.
Bibl. : M.R. Coppola, Terradna : il Museo e le collezioni. Un catalogo per la
realizzazione del Museo Archeologico, Roma, 1989, 117, n.209, tav.XXXVI.
Di seguito la trascrizione interpretativa :
[]ominor[] /
[Anjtonini et [] /
[] Aug(ustorum ?) [] /
[] Silvan[o]109.
Di et imperiale.
Salus
N.12 - ara
Ara dalla forma di cippo, in calcare locale ; l'iscrizione si estende su due
facce, recanti scolpiti rispettivamente una patera ed un urceus, di fattura non
buona ; una terza faccia reca un lituus ; numerose scheggiature ed abrasioni
presenti sul campo epigrafico ; lettere quasi completamente evanide.
Dimensioni : cm. 85 72 63 ;
altezza lettere : 5/7.
Conservata fino agli anni '40 nel giardino Bonsignore a P.ta Romana, oggi
in P.zza S.ta Domitilla.
Bibl .: Giovenazzi, cod.Vat., 9144, f.39 ; 47 ;
Stevenson, cod.Vat. Lat., 10564, f.81 ; f.82 v. ;
109 Come segni di interpunzione sono usate le hederae distinguentes.AH 1.3 si nota una lette
ra scalpellata dopo la parola letta.
2o8 LiviA Boccali
M.R. De La Blanchre, Inscriptions de la Valle di Termina, in MEFR,
1,1881, 43, n.8;
Th. Mommsen, in CIL, X, 6307 ;
G. Lugli, Forma Italiae, Regio I, 1. Ager Pomptinus, Pars I. Anxur-
Terracina, Roma, 1926, 70, nota 1;
M.R. De La Blanchre, Terracine. Essai d'histoire locale (BEFAR,
XXXIV), 1884, 32, n.8;
P. Longo, op. in corso di pubblicazione.
Di seguito la trascrizione interpretativa :
Saluti Sacr(um).
Si tratta di una consacrazione alla Salus. Dal punto di vista paleografico, si
nota la presenza di una I longa in SALUTI, non ricordata nel Corpus ; le let
tere risultano incise in maniera sommaria e presentano una forma tendente al
quadrangolare. L'iscrizione datata agli inizi dell'et augustea.
Fortuna (?)
N. 13 - ara
Rinvenuta nel giugno 1795 presso la domus pontificia (Visconti) ; presso la
chiesa di S.Giovanni in Posterula (Notarjanni).
Bibl. : Visconti, sched.Paris, 7, f.169 ;
Notarjanni, Viaggio per l'Ausonia, 167 ;
Th. Mommsen, in CIL, X, 6302 ;
E.Breccia, in DE, III, 1922, 194 ;
P. Longo, op. ancora in corso di pubblicazione.
Di seguito la trascrizione interpretativa tratta da Longo :
Fortunae Sacr(um) /
T(itus) Fl(avius) Claudianus /
T(iti) fil(ius) Aem(ona tribu) leg(atus) \l]eg(ionis) /
V Mac(edonicae) gratias agens genio famili/
ae aram posuit.
Per quanto riguarda le varianti di lettura, alla 1. 3 il Mommsen trascrive
AEMONA tR.lEg, definendo cos il personaggio in questione un tribunus
legionis, piuttosto che un legatus legionis. Personalmente ho preferito la lettura
di Longo, risultato di una recente indagine autoptica.
Si tratta della consacrazione di un'ara alla Fortuna da parte di un tal T.
Flavio Claudiano, che rende grazie al Genio familiare. L'iscrizione databile,
in base allaV legione Macedonica, alla prima met del I sec. d.C.
Terracina
209
Recentemente, comunque, stata fortemente messa in dubbio da Longo
l'appartenenza di questo testo al corpus ansurate : in primo luogo, Tito Flavio
Claudiano iscritto alla trib Aemona, mentre quella di Terracina
YOufentina. Ma questo non appare un motivo insormontabile. Quello che las
cia perplessi il luogo del rinvenimento : nei pressi della chiesa di San
Giovanni de Posterula, nell'anno 1795 (cos il CIL). Ma questo molto
improbabile in quanto questa chiesa, gi diruta agli inizi del secolo XV, era
stata completamente distrutta per la costruzione di Palazzo Braschi, e del suo
titolo se ne era persa completamente la memoria sin dal 1535.
Bona Dea (?)
N. 14 - lastra
Lastra marmorea conservata nella porzione sinistra ; un semplice listello ed
una doppia gola la riquadrano nella parte superiore ; lungo il margine ester
no sinistra visibile l'incavo di un perno per l'affissione.
Deve trattarsi di un pezzo riutilizzato.
Dimensioni : cm. 28 25 3,5 ;
altezza lettere : cm.3,5 ; 3.
Non esistono elementi per documentarne la sicura provenienza ; conservat
a nell'interno di Villa Salvini.
Bibl. : P. Longo, op. in corso di pubblicazione.
Di seguito la trascrizione interpretativa tratta da Longo :
Bona+l].
Lo specchio epigrafico ribassato rispetto alla modanatura ; le lettere sono
incise con tratti regolari ed ombreggiati ; il testo occupa la parte superiore
della lastra (spazio anepigrafe cm. 15).
L. 1 - la Q presenta una coda molto allungata che interessa lo spazio di due
lettere ; lungo il margine di frattura possibile notare l'apicatura di una let
tera. L'identificazione con un nome femminile appare supportata dall'assenza
del prenome, Aquilfia] ; ma non possiamo dimenticare che potrebbe trattarsi
anche di un nome maschile, Aquil[inus].
L.2 - il margine di frattura viene a coincidere perfettamente con l'asta ver
ticale di una lettera : trattandosi di un dativo, certa l'identificazione di una
E, con conseguente lettura BONA[E].
Il testo superstite sembra proporsi ad una duplice interpretazione : da un
lato potrebbe appartenere ad un semplice epitaffio funerario, dove al gentili
zio, reso al dativo, Aquilfiae vel -ino], seguito dallo status dal cognomen, 0
forse da entrambi, corrispondeva, alla 1. 2, un'espressione del tipo bonafe concor-
diae], riferita agli anni di matrimonio.
2IO LiviA Boccali
Volendo ritenere il nome reso al nominativo, la seconda riga riporterebbe
un epiteto del defunto ; in questo caso si tratterebbe di una donna, volendo
leggere bona [femina] ; ma quest'ultimo chiaramente un dativo.
Al riconoscimento della lastra con un testo funerario sembra opporsi l'a
pparente mancanza della consacrazione agli Dei Mani (un elemento che la cro
nologia della lastra sembrerebbe richiedere), oltre alla mancanza del nome del
dedicante, forse indicato con il simplex nomen.
La seconda interpretazione, che Longo ritiene pi probabile, riconosce nel
testo la menzione di una divinit salutare quale la Bona Dea. Ritenendo vali
da questa ipotesi, pur con tutte le precauzioni del caso, la restituzione di parte
del testo perduto potrebbe risultare cos concepita : Aquil[] / Bonae [Deae
v(otum) s(olvit) l(ibens) m(erito)], oppure con altro formulario tipico in questo
genere di iscrizioni.
Il gentilizio Aquilius costituisce un unicum per Terracina. Per la datazione, la
tipologia delle lettere sembra orientare verso la seconda met del I sec. d.C.
Liber Invictus (?)
5
Proveniente dalla chiesa della Maddalena.
Bibl. : P. Longo, op. in corso di pubblicazione.
Di seguito la trascrizione interpretativa :
L(ucio) Calpurnio L(uci) /(ilio) Papiria Asellio /
VJvir(o) Augustal(i) et pontefici) min(ori) /
Dei Libero Invicti /
Calpurnia Hilara marito / optimo sanctissimoque /
b(ene) m(erenti)fec(it).
Proposta, come semplice trascrizione, anche da Malizia110 tra gli oggetti
rinvenuti nell'interno di Villa Salvini (273). Longo, per, non ritiene il testo
fededegno. Di et imperiale.
Circe
N.16
Grande antefssa in terracotta con bassorilievo raffigurante un mezzo
busto , cos Capponi nel Catalogo del 1894.
110 R.Malizia, P.C.Innico, A.R.Mari, Terracina romana. Nuove indagini su alcune testimonianze
di et imperiale, Latina, 1986.
TERRACINA 211
Dimensioni : cm. 30 22.
Rinvenuta nella citt superiore ed oggi non pi reperibile.
Bibl. : P. Longo, op. in corso di pubblicazione.
Di seguito la trascrizione interpretativa :
[]la Circe
E' legittimo domandarsi se non ci si trovi di fronte ad un ex-voto piuttos
to che ad una antefissa.
Diana
N. 7
Edicola scavata nella roccia.
Un timpano rozzamente scolpito la riquadra superiormente ; lungo il per
imetro della cornice sono visibili alcuni fori quadrangolari per l'inferriata di
protezione.
Molto corrosa l'area centrale dello specchio epigrafico.
Dimensioni : edicola : cm. 72 47 75 ;
cartello con iscrizione : cm. 75 36 ;
altezza lettere : cm. 4; 3,4 ; 3,4.
In localit Le Finestrelle , propriet Laureiti.
Bibl. : Giovenazzi, cod.Vat., 9144, f.38'; 43;
Th. Mommsen, in CIL, X, 6300 + add. 984 ;
M.R. De La Blanchre, Inscriptions de la Valle di Terradna, in MEFR,
1,1881, 253, n.21 ;
M.R. De La Blanchre, Terracine. Essai d'histoire locale (BEFAR,
XXXIV), 1884, 87, 208, F ;
H. Dessau, ILS, 8066 a ;
G. Wissowa, in RE,V, 1, 1903, 337, s.v. Diana ;
G. Lugli, Forma Italiae, Regio I, 1. Ager Pomptinus, Pars I. Anxur-
Terracina, Roma, 1926, 28, . 10, nota 1;
H. Wrede, Consecratio informant deorum. Vergottliche Privatpersonen
in der rmischen Kaiserzeit, Mainz, 1981, 187, nota 4 ;
M.R. De La Blanchre, Terradna e le Terre Pontine, Terracina, 1983,
50s.,n.21;
P. Longo, op. in corso di pubblicazione.
Di seguito la trascrizione interpretativa tratta da Longo :
Dianae [sa]c[r(um)]. /
Quintae /
parentes fecer(unt) .
LiviA Boccali
Alla 1. 1 Longo considera esatta la lettura SACR///// del testo di De La
Blanchre, in quanto l'archeologo francese deve aver visto il testo in condi
zioni migliori di quanto non sia oggi.
Alla 1. 2 , invece, respinge il suo QUINTAE/ //////, integrato in Quintae
[fl(iae)], in quanto non sembra possibile riscontrare la presenza di altre lette
re lungo questa linea (come gi Dessau). Del tutto da scartare le varianti
QUINCTUS di Mommsen e QUINTIAE di Lugli. Priva di senso la lezio
ne di Mommsen della 1. 3 : Parentius Focrir.
Si tratta di un'iscrizione sepolcrale sacra a Diana. L'edicola poteva conte
nere una statuetta di Diana, l'urna contenente le ceneri della defunta.
Colei, che i genitori mettono sotto la protezione della casta dea, senza dub
bio una giovane figlia morta prima dell'et del fidanzamento.
La paleografia del testo e la tipologia del monumento sembrano ricondurr
e ad una datazione intorno al tardo periodo repubblicano.
Pudicitia
N. 18
Edicola scavata nella roccia.
Sormontata da un timpano rozzamente scolpito ; lungo il perimetro della
cornice sono visibili alcuni fori quadrangolari per reggere un'inferriata di pro
tezione dell'urna della statuetta che era nell'interno.
Dimensioni : edicola : cm. 82 59 45 ;
specchio epigrafico : cm. 30 60 ;
altezza lettere : cm. 4; 4 ; 3,5 ; 3 ; 3.
In localit Le Finestrelle , nella valle di Terracina, propriet Lauretti.
Bibl. : Giovenazzi, cod.Vat. 9144,
f.38' ;
M.R. De La Blanchre, Inscriptions de la Valle di Terracina, in MEFR,
1,1881, 254, n.22;
Th. Mommsen, in CIL, X, 6351 + add. ;
G. Radke, in RE, XXIII, 2, 1945 ;
G. Lugli, Forma Italiae, Regio I, 1. Ager Pomptinus, Pars I. Anxur-
Terracina, Roma, 1926, 28, nota 1;
H. Dessau, ILS, 8066 b ;
M.R. De La Blanchre, Terracina e le Terre Pontine, Terracina, 1983,
50 s., n.22 ;
P. Longo, op. in corso di pubblicazione.
Di seguito la trascrizione interpretativa tratta da Longo:
[PJudicitiae /
Caeci(liae) Q(uinti) f(iliae) Metro(dorae) /
P(ublius) [~-]ius coniugi /
[e]t parentes /fecer(unt).
Terracina
213
Esistono, per, numerose varianti di lettura :
1. 1 - /////PUDICITIAE di De La Blanchre e di Mommsen, contro il
PUDICITIAE di Lugli ;
1. 2 - CASTITATIQ.E. METRO di De La Blanchre, contro la lezione di
Mommsen, Lugli, Longo ;
1. 3 - ///////IOMARITUS.CONIUGI di De La Blanchre, contro
/////CONIUGI di Mommsen e Lugli ;
1. 4 - ET.PARENTES di De La Blanchre, condiviso da Longo, contro
/////NT.P S di Mommsen e MAritus et parENTES di Lugli ;
1. 5 - FIL.FECER di De La Blanchre, contro FECER di Mommsen e
Longo e contro [b.m.] FECER di Lugli.
Si tratta di un'iscrizione funeraria incisa al di sotto di una nicchia a forma
di edicola simile alla precedente111, solo un po' pi grande e praticata alla sua
sinistra. Come si pu vedere esemplificata da questa epigrafe, la Pudicitia, per-
sonificatione della verecondia fisica, pu essere usata in stretto collegamento
con una persona, e in particolare con una defunta, Pudicitia Caecilia. E' possi
bile datare l'iscrizione come la precedente, al tardo periodo repubblicano.
HONOS ET VlRTUS
9
Iscrizione su lastra di marmo bianco, ricomponibile da due frammenti112 :
a) conserva il margine superiore, fratturato lungo gli altri lati ; b) presenta
integro il margine inferiore, scheggiato in pi punti sugli altri lati.
Dimensioni : a) cm. 58 (alt.) 50 (largh.) 15,5 (spes.) ;
b) cm. 56 (alt.) 62 (largh.) 16,5 (spes.) ;
altezza lettere : cm. 6,5/12,5.
Luogo, data e circostanze di ritrovamento sono ignote.
La lastra fu, in un primo tempo, conservata murata ad uso di gradino in un
lavatoio municipale a Terracina (presso il Ponte comunale detto del Salvatore),
dove, secondo la notizia di Capponi113 riportata dal Mommsen, sarebbe stata
locata a partire dal pontificato di Pio VI ; oggi rispettivamente : a) nei magazz
ini del Capitolium ; b) nel Palazzo Comunale.
Bibl. : Th. Mommsen, in CIL, X, 8260 ; I, 2, p. 319 ;
E.De Ruggiero, in DE, III, 1921, 965, s.v. Honos et Virtus ;
M.Malavolta, in DE, IV-III, 2009 ; 2033, s.v. Ludi ;
H. Dessau, in ILS, 5051 ;
G. Lugli, Guida del Museo Civico di Terracina, Roma, 1940, 5, n.21 ;
111 Vedi scheda n.18. 112 Coppola sottolinea che non stato possibile ricomporre la lastra, che sarebbe, tuttavia,
risultata ancora frammentaria. Comunque, la frattura centrale risultante non impedisce di inte
grare alcune lettere da essa rese illeggibili.
113 In ACS MPI Dir.Gen.AA.BB.AA. II V, 1 S., b.259, f.4499, 19 Marzo 1891.
214
LiviA Boccali
St. Weinstock, Divus Iulius, Oxford, 1971, 231 ;
M.R. Coppola, Terracina : il Museo e le collezioni. Un catalogo per la
realizzazione del Museo Archeologico, Roma, 1 989, 85, n. 1 1 3, tav.XIX.
Di seguito la trascrizione interpretativa114, risultante dai due frammenti
accostati :
C(aius) Paccius C(ai) f(ilius) [] /
Xvir ad hastam, [] /
Ludos Honoris e[t Virtutis fecit] . /
C(aius) Paccius C(ai)
l(ibertos) Ano[ptes] /
Ifjactum ex tes[ta]men[to arbitratu C(ai) Paca] /
C(ai) liberti) Pote[] .
Si tratta dell'edizione dei ludi Honoris et Virtutis, fatta da un decemvir stlitibus
iudicandis ad hastam115, un certo C.Paccius Cf.116.
Tali ludi sarebbero stati istituiti per la prima volta a Roma in memoria e in
onore di C. Mario, che dopo la sconfitta sui Cimbri e i Teutoni, costru un
nuovo tempio ad Honos e Virtus117, almeno secondo la testimonianza degli
scholia ad un passo di Cicerone118. Mentre Wissowa119 respinge come falsa la
notizia, sulla base di una cattiva comprensione del testo di Cicerone,
Weinstock ritiene, invece, che proprio da questi ludi romani, divenuti modell
o per i successivi, dipendano quelli attestati epigraficamente fuori Roma, a
Terracina e ad Ostia120. Questa la dimostrazione diretta della diffusione del
culto stesso ; un culto rivolto alle personificazioni delle due principali doti dei
guerrieri, l'onore e il valore.
Se si deve presupporre l'esistenza a Terracina di un tempio ad essi dedicat
o, si deve presupporre anche una vittoria militare, che , in genere, la circos
tanza concomitante alla fondazione. Ma andare alla ricerca del dato storico
senza il suffragio di altri elementi, sarebbe arbitrario.
Resta il fatto che l'attestazione epigrafica inquadrabile in et imperiale.
114 La trascrizione tratta da Dessau, che, dopo visione autoptica, ha riscontrato errori (non
gravi) nel testo gi edito.
115 Cos definito invece del pi consueto hastarius, uno dei dieci uomini a capo delle sezio
ni, in cui era diviso il collegio dei cento giudici : tale carica faceva parte del vigintivirato ed
era fra quelle che di solito venivano rivestite prima della questura, gradino iniziale del cursus
honorum senatorio.
116 La gens Paccia non sembra essere attestata altrimenti a Terracina ; bens nota nel terri
torio del Lazio Meridionale, come ci conferma la presenza di un M.Paccius M.l. Philodamus
in un'iscrizione da Formia (CIL, X, 6148).
117 Cfr. ILS, 59 ; Fest., 344 M. = 468 L ; Plut., Fort.Rom., 5.
118 Schol. Bob., ad Cic, Sest., 116 (p.136 st.) : Ludos Honoris atque Virtutis, qui celebmntur in
memoriam et honorem C.Marii, a quo res bello Cimbrico fliciter gestae sunt .
119 G. Wissowa, Religion una Kultus der Romer (Handb. d. Altertumwissenschaft,V, 4), Miinchen,
1912, 150, n. 2.
120 /./., XIII, 1,207,6.
Terracina
215
Providentia
. 20 - ara
Ara di marmo bianco ; presenta profonde scheggiature sugli angoli ed abra
sioni sulle superfici.
Essa ornata di bassorilievi, che sembrano riferirsi ad institutionem rei ali-
mentariae121. Sul lato principale, delimitato in basso da una cornice a palmet-
te, presenta un'iscrizione.
Dimensioni : cm. 152 (alt.) 98 (largh.) 90 (spess.) ;
specchio epigrafico : cm. 98 65,5 ;
altezza lettere : cm. 5.
Rinvenuta nel 1846 sul Foro di Terracina122 ; oggi conservata nel chiostro
di S. Salvatore alla Marina.
Bibl. : P. Matranga, La citt di Lamo stabilita in Terracina secondo la descrizio
ne di Omero, Roma, 1852, 158 s., n. 2 ;
M.R. De La Blanchre, Terracine. Essai d'histoire locale (BEFAR,
XXXIV), 1884, 129 ;
Th. Mommsen, in CIL, X, 6310 ;
H. Dessau, in ILS, 282 ;
G. Lugli, Forma Italiae, Regio I, 1. Ager Pomptinus, Pars I. Anxur-
Terracina, Roma, 1926, 87, . 2 ; 118, . 11 ; figg. 40-41 .
G. Lugli, Guida del Museo Civico di Terracina, Roma, 1940, 7, n. 57 ;
AA. W, in AE, 1979, 137 ;
W. Eck, in AA, 1980, 266 ss., figg.1-3 ;
U. Broccoli, Terracina. Museo e raccolte civiche, 1. Materiali di prove
nienza nota, Roma, 1982, 65 s., n.82, tav.XXI ;
M.R. Coppola, II Foro Emiliano di Terracina : rilievo, analisi tecnica,
vicende storiche del monumento, in MEFRA, XCVI, 1, 1984, 325 s. ;
H. Solin, Analecta Epigraphica XCIV-CIV, in Arctos, XIX, 1985, 193 ss.
M.R. Coppola, Terracina : il Museo e le collezioni. Un catalogo per la
realizzazione del Museo Archeologico, Roma, 1989, 76 s., n.89, tav. XV.
121 Le due facciate laterali, riquadrate in basso da una cornice a palmette e sugli altri margi
ni da un tralcio vegetale, presentano due scene figurate : sul lato sinistro visibile una figura
maschile togata, che tiene nella mano sinistra lo scettro sormontato da un'aquila, mentre la
mano destra (non pi conservata) protesa verso un'altro personaggio maschile che gli sta di
fronte (anch'esso con tunica e pallio, ma di dimensioni minori). Sull'altro lato visibile, a des
tra della scena, il personaggio maschile togato, che volge il braccio destro verso una figura fem
minile di dimensioni minori, che indossa tunica e palla. Nel personaggio togato, presente nelle
due scene e rappresentato in dimensioni maggiori, certamente da riconoscere l'imperatore
Traiano (98-117 d.C). Pi complessa l'identificazione delle altre due figure. Convincente
la proposta di W.Eck (AA, 1980, 268 s.), che riconosce nel personaggio maschile, presente sul
lato sinistro della base, un puer aimenterius (in alternativa a chi voleva vedervi la personificazio
ne del populus tarracinensis quella del senatus), mentre nella figura femminile sul lato destro,
una puella alimenteria.
122 Quando il Municipio, allo scopo di rimettere in vista l'antico pavimento del Foro
Emiliano, appunto, riabbass il piano della piazza del Municipio.
2i6
LiviA Boccali
Di seguito la trascrizione interpretativa tratta da Mommsen, che ha ricont
rollato personalmente il testo gi edito :
Providentiae /
Imp(eratoris) Caesaris Nervae /
Traiani Augusti /
Germanici ex s(enatus) c(onsulto).
La Providentia dell'imperatore, qui onorata, messa in relazione con i rilie
vi che ornano le facce laterali della base (Traiano ed un puer alimentarius ;
Traiano ed una puella alimentaria). Si attestano, cos, anche aTerracina, i prov
vedimenti presi da Traiano a proposito della distribuzione degli alimenta123,
celebrati con questo monumento nel Foro della citt , dove fu rinvenuto nel
secolo scorso124. Il testo databile tra il 98 e il 102 d.C, poich Traiano
appellato Germanicus, ma non ancora Dacicus.
Dei
N.21 - ara
Ara in calcare locale ; risulta perduta la parte destra della modanatura ; un
rozzo timpano la riquadra superiormente ; urceus e patera lungo i margini
laterali ; il retro presenta una lavorazione sommaria ; il testo contenuto entro
uno specchio ribassato.
Dimensioni : cm. 83 (alt.) 59 (largh.) 23,5 (spess.) ;
specchio epigrafico - cm. 34 32 ;
altezza lettere : cm.4/5 ; 4,2 - 4,2 125.
Piazza del Semicerchio, oggi Piazza Garibaldi ; propriet Conte
A. Antonelli (Capponi) ; presso Posterula : dono Antonelli
(Lugli) ; conservata nel Museo Civico.
Bibl. : Giovenazzi, cod.Vat. 9144, f. 38 ; 48 ; 49 ; 50 ;
Migliorio, cod.Vat. 9143, 16 ;
P. Matranga, La citt di Lamo stabilita in Terracina secondo la descrizio
ne di Omero, Roma, 1852, 158 s., n. 3 ;
Th. Mommsen, in CIL, X, 6301 ;
H. Dessau, in ILS, 282 ;
G. Lugli, Guida del Museo Civico di Terracina, Roma, 1940,1 , n. 2 ;
U. Broccoli, Terracina. Museo e raccolte civiche, 1. Materiali di prove
nienza nota, Roma, 1982, 68, n.85, tav. XXII ;
M.R. Coppola, Terracina : il Museo e le collezioni. Un catalogo per la
realizzazione del Museo Archeologico, Roma, 1989, 86, n.l 15, tav. XIX.
123 Cfr.W. Eck, cit., 1980, 269 s.; Dione, LXVIII, 15. 124 Cfr. Coppola, // Foro Emiliano, cit., 351 s. 125 Diverse le misure riferite da Coppola : cm.83 57 25,5 ; 32,5 32,5 ; 3,9/5.
Terracina
217
Di seguito la trascrizione interpretativa tratta da Mommsen, che ha visto e
schedato l'originale :
Dits /
Sacm(m) /
d(onum) p(ositum).
Per le varianti, alla 1. 3 Giovenazzi legge : D(onum) D(edit). A livello pura
mente paleografico, si notino la / longa alla linea 1 e la mancanza della M alla
fine della linea 2. Le lettere non sono incise profondamente. A quale divinit
fosse posto il dono, cui l'ara allude, non dato sapere, poich manca proprio
la parte superiore e a poco vale l'incerta indicazione di provenienza.
Inscriptiones falsae vel alienae
Apollo
N. 1 - base
Rinvenuta tra i resti di un piccolo tempio di dodici colonnette, scavando la
strada che conduce a palazzo Braschi.
Bibl. : Russini, in Bull.Inst, 1846, 148 ;
Th. Mommsen, in CIL, X, 917* ;
L.Deubner, Attische Feste, Wien, 1969, 187 s.
Di seguito la trascrizione interpretativa :
Ansure Apollini dicatum.
Minerva
N.2
Rinvenuta in Monte S. Angelo.
Bibl. :Th. Mommsen, in CIL, X, 911*.
Di seguito la trascrizione interpretativa :
Miner[] /
sa[-l
2l8
LiviA Boccali
Sarebbe verosimile un' integrazione in Miner(vae) / sa(crum). Se l'autenticit
di questa iscrizione e della precedente, inserite senza motivazioni valide tra le
iscrizioni falsae vel alienae, fosse dimostrabile, sarebbe anche interessante un
tentativo di attribuzione (ovviamente all'una all'altra divinit ) del tempio
tuscanico, ed. Capitolium, ma in verit ancora non identificato. Si tratta di un
tempio, appunto, di tipo tuscanico, tetrastilo con tre celle, le cui caratteristiche
architettoniche lo fanno inquadrare negli anni centrali del I sec. a.C. ; sembra
possibile, quindi, collegarlo con la fondazione della colonia triumvirale. Del
tutto inattendibile la tradizionale identificazione con il Capitolium, poich
esso non compreso nell'area forense, neppure nelle sue dimensioni ampliat
e di et medio-augustea126.
Altre
culti orientali :
Isis Restitutrix :
Isis Domina :
Isis :
lUPPITER DOLICHENUS :
sacerdoti :
XVVIR SACRIS FACIUNDIS :
Flamen :
augustalis :
collegi :
(C)olle(giu)m Pon(ti)ficum :
EE, Vili, 632
CIL, X, 6303
CIL, X, 8395
CIL, X, 6304
, 1986,126
, 1986,7
, VIII, 632
MEFR, 1, 1881,
44 ss.
eta imp.
et imp.
et imp.
1
met I a.C.
II d.C.
et imp.
II d.C.
vane :
Aedicola :
Sacrum :
Mater Vestalis :
AE, 1902, 186
CIL, X, 6369
De La Blanchre
1984, 29, n.3
met I d.C.
7
126 Cfr. E Coarelli, Lazio, Roma-Bari, 1982, 316. Per il culto di Minerva a Terracina, cfr.
Obsequens, 12 : Terracinae in aede Minervae mulieres trs (cedderunt)...
Terracina
219
Appendice
Iscrizione musiva
Le lettere sono composte da tessere di verde antico e sono alte cm. 25.
Rinvenuta nell'anno 1842 in un pavimento in tessellato privo di emblema,
nel convento di S.Francesco (oggi Ospedale Civico) ; andata perduta.
Bibl. : Melchiorri, in Bull. Inst., 1842, 98 ; 176 ;
Ritschl, in PLRE, tav. LVII Dd ;
M.R. De La Blanchre, Tendane. Essai d'histoire locale (BEFAR,
XXXIV), 1884, 60 ;
Th. Mommsen, in CIL, X, 6323 (= I, 2, 694) ;
H. Dessau, in ILS, 282 ;
Henzen, 5415 ;
Garucci, 925 ;
G. Lugli, Forma Italiae. Regio I, 1. Ager Pomptinus. Pars I. Anxur-
Terracina, Roma, 1926, 98 s. ;
A. Degrassi, ILLRP, 338.
Di seguito la trascrizione interpretativa tratta da Mommsen, che ha visto e
schedato l'originale (inedito) in prima persona :
[Ser(vius) Sulpicjius Ser(vi) f(ilius) Galba co(n)s(ul)
pavimentum /
ffaciundum locavijt eisdem probavit.
Si tratta dell'attestazione dell'esecuzione di un pavimento (lo stesso in
mosaico su cui era l'iscrizione), commissionata da un console, membro della
famiglia dei Sulpicii Galbae, l'importante famiglia repubblicana, probabilment
e originaria di Terracina, dove possedeva una villa127. Non risulta, dunque,
strano che questo Sulpicius faccia dono aiTerracinesi del rifacimento in forme
lussuose del santuario sull'acropoli, almeno del restauro del pavimento in tes
sellato, non solo per i suoi legami con la citt , ma soprattutto in qualit di
uomo insigne nei confronti del pi importante tempio urbano della citt , al
quale si addice particolarmente l'identificazione con la divinit poliade.
Resta da stabilire di quale console si tratti, se quello del 144 a.C, quello
del 108 a.C. : Mommsen sembra preferire il secondo per un inquadramento
pi tardo della paleografia (lettere e lingua), mentre Coarelli128 ritiene pi
probabile quello del 144 a.C. Comunque sia, ci troviamo nella seconda met
del II sec.a.C.
127 I legami della famiglia con Terracina ci sono noti da Svetonio (Galba, 4), che ricorda
come l'imperatore Galba, discendente da quella, nacque in villa colli superposita prope Terracinam
sinistrorsus Fundos petentibus , identificata su una collinetta a sinistra dalla via Appia, in direzio
ne N-E, uscita da Monte S.Angelo (cfr. E Coarelli, Lazio, Roma-Bari, 1982, 332).
128 E Coarelli, I santuari del Lazio in et repubblicana, 123.
22O
LiviA Boccali
citt luogo rinv.
Tarracina ed. Capitolium
Tarracina (?)
Tarracina citt sup. (?)
Tarracina (?)
Tarracina (?)
Tarracina (?)
Tarracina
Tarracina
Tarracina (?)
Tarracina (?)
Tarracina Chiesa della
Maddalena
Tarracina (?)
Tarracina (?)
Tarracina (?)
Tarracina Foro.t.periptero
Tarracina Foro
Tarracina Foro / Capitol.
Tarracina acropoli,
monastero francescano
Tarracina suburbio
Loc. Le Finestrelle,
edic. rupestre
Tarracina suburbio
Tarracina suburbio,
monte S. Angelo
Tarracina suburbio
Loc. Le Finestrelle
edic. rupestre
Tarracina suburbio,
monastero francescano
Tarracina suburbio,
Monte S. Angelo,
recinto del tempio
Tarracina suburbio,
Monte S. Angelo, tempio
ed. Iuppiter Anxur
Tarracina suburbio,
Monte S. Angelo, tempio
ed. Iuppiter Anxur
Tarracina territorio, Palus
Pomptina - Case Nuove
divinit
Apollo
Bona Dea
Circe
Dei
Fortuna
Honos et Virtus
Iuppiter
Iuppiter Anxur
Iuppiter
Capitolinus
Iuppiter Puer
Liber Invictus (?)
Mercurius
Salus
Silvanus
Augustus et Roma
Providentia
Triade Capitolina ?
Venus Obsequens
Diana
Feronia
Minerva
Pudicitia
Silvanus
Venus
Venus
Venus Obsequens
Iuppiter Axoranus
iscrizione
CIL, X, 917*
Longo, corso pubbl
Longo, corso pubbl
CIL, X, 6301
CIL, X, 6302
CIL, X, 8260
fonte letteraria
fonte letteraria
fonte letteraria
AE, 1987,239
CIL, X, 918, 1*
Longo, corso pubbl
Coppola 1989,
115, . 203
CIL, X, 6307
Coppola, 1989,
117, . 209
CIL, , 6305
CIL, , 6310
CIL, , 855*
CIL, , 6300
CIL, , 911*
CIL, , 6351
CIL, , 6308
AE, 1986, 122
AE, 1986, 145
AE, 1986, 144
CIL, X, 6483
data iscr.
7
2 met I d.C.
?
?
1 met I d.C.
et imperiale
II d.C.
?
et imperiale
met I d.C.
inizi et aug.
II/III d.C.
et augustea
I/II d.C.
et tardo-rep.
et tardo-rep.
et imperiale
2 met I a.C.
et rep.
et rep.
I met II d.C.
scheda ep.
1 (IFVA)
14
16
21
13
19
1
7
1
15
9
12
11
8
20
6
17
2 (IFVA)
18
10
5
4
3
2
Terracina
divinit citta fonti letterarie
Tarracina,
suburbio
l.Hor., Sat., 1,5, 24-26:
. . . quarta vix demum exponimur hora.
Ora manusque lavimus, Feronia, Limpha.
Milia tutti pransi tria repimus atque subimus
Impositutn saxis late candentibus Anxur.
2. Pseud. Act., ad he. : Fanum Feroniae est in tertio miliario a Terracina.
Haec est lovis Anxuris uxor, cuius et Virgilius meminit (Aen.,Vll, 800).
3. Porphyr., ad loc. : Hodieque autem paulum citra Terracinam fans
Feroniae est.
4. Viig.,4i.,VII, 799-800 :
. . . sacrumque Numici
litus arant Rutulosque exercent vomere colles
Circaeumque iugum, quis Iuppiter Anxurus arvis
praesidet et viridi gaudens Feronia luco.
5. Serv., ad loc, 799 : Circaeumque iugum circa hunc tractum Campaniae
colebatur puer Iuppiter, qui Anxyrus dicebatur, quasi , id est
sine novacula, quia barbam numquam rasisset, et luno Virgo, quae Feronia
dicebatur. Est autem fans in Campania, quae aliquando Anxur est dieta.
6. Serv., ad loc. 800 : Et viridi gaudens Feronia luco non vacat quod addi
dit viridi : nam cum aliquando huiusfontis lucus fortuitus arsisset
incendio et vellent incolae exinde transferre simulacra deorum, subito reviruit.
I . Serv., adAen.,Vlll, 564 : Feronia mater : nympha Campaniae, quam
etiam supra (VII, 799) diximus. Haec etiam libertorum dea est, in cuius
tempio raso capite pilleum accipiebant, cuius rei etiam Plautus in
Amphitryone (I, t, 305) facit mentionem quod utinam illefaxit Iuppiter,
ut raso capite portem pilleum. In huius tempio Tarracinae sedile lapideum
fuit, in quo hic versus incisus erat : bene meriti servi sedeant, surgant liber
i. Quam Varr Libertatem deam dicit, Feroniam quasi Fidoniam.
8. Plin., N.H., II, 55, 146 : In Italia inter Terracinam et aedem Feroniae
turres belli avilis temporibus desiere fieri, nulla non earum fulmine diruta.
9. Dion. Hal., , 49, 4-5 :
,
. . .

'


, ,

,
. '


,

.
10. Tac, Hist., IH, 76, 1 : Isdem diebus L. Vitellius positis apud
Feroniam castris excidio Tarracinae imminebat. . .
II. Vib. Sequ., p. 153, 10, s.v. lacus : Feronia, Tarracinae.
LiviA Boccali
divinit citta fonti letterarie
Iuppiter Tarracina
Iuppiter
Anxur Tarracina
Iuppiter
puer Tarracina
Minerva Tarracina,
suburbio
1. Liv., XXVIII, 11, 1-2 : In civitate tanto discrimine belli sollicita, cum
omnium secundorum adversorumque causa in deos verterent, multa prodi
gi nuntiabantur iTerracinae Iovis aedem... de caelo tactam (206 a.C).
2. Liv., XL, 45, 3 : Eadem tempestas et in Capitolio aliquot signa pros
travii fulminibusque complura loca deformavit, aedem Iovis Tarracinae. . .
(179 a.C.)
l.Hor., Sat, 1,5, 24-26:
. . . quarta vix demum exponimur hora.
Ora manusque lavimus, Feronia, Limpha.
Milia turn pransi tria repimus atque subimus
Impositum saxis late candentibus Anxur.
2. Pseud. Acr., ad toc. : Fanum Feroniae est in tertio miliario a Terracina.
Haec est Iovis Anxuris uxor, cuius et Virgilius meminit (Aen.,Vll, 800).
3. Virg., Aen., VII, 799-800 :
. . . sacrumque Numici
litus arant Rutulosque exercent vomere colles
Circaeumque iugum, quis Iuppiter Anxurus arvis
praesidet et viridi gaudens Feronia Imo.
4. Serv., ad loc, 799 : Circaeumque iugum circa hunc tractum Campaniae
colebatur puer Iuppiter, qui Anxyrus dicebatur, quasi , id est
sine novacula, quia barbam numquam rasisset, et luno Virgo, quae Feronia
dicebatur. Est autemfons in Campania, quae aliquando Anxur est dieta.
1. Serv., ad Aen.,Vll, 799-800 : Circaeumque iugum circa hunc tractum
Campaniae colebatur puer Iuppiter, qui Anxyrus dicebatur, quasi
, id est sine novacula, quia barbam numquam rasisset, et luno Virgo,
quae Feronia dicebatur.
1. Obseq., 12 : In Campania multis locis terra pluit. In Praenestino
cruenti ceciderunt imbres. . . Terradnae in aede Minervae mulieres trs,
quae operatae sedebant, examinatae.

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