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UFFICIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE

DEL SOMMO PONTEFICE



Il sacerdote nei riti iniziali della Santa Messa

Nella prima parte della Messa, i riti sembrano parlare di per se stessi. Non siamo ancora
giunti alla Liturgia della Parola, che proclama la Sacra Scrittura, n abbiamo ancora
preparato l'altare per il Sacrificio. Nondimeno, in qualche modo abbiamo gi fatto queste
cose, perlomeno nella disposizione interiore del sacerdote. Quando si compiono i riti iniziali,
sono infatti gi stati posti diversi atti, sebbene non visibili all'assemblea. E sono questi che
non solo fanno da sfondo a ci che di pi santo esiste, ma anche determinano nella vita di un
prete il modo col quale egli si presenta all'appuntamento con l'altare, sicch le
preoccupazioni della vita quotidiana non facciano guerra alla sacralit raccolta, che
richiesta dalla celebrazione della Santa Messa.
Il sacerdote ha fatto la sua preparazione privata, che delineata nel Messale sia della forma
ordinaria (o di Paolo VI), che di quella straordinaria (o di san Pio V). La distinzione tra le
due forme qui evidenziata non solo perch esse rappresentano l'uso corrente del Rito
Romano, ma anche perch si complementano a vicenda nello scopo di far crescere ogni
giorno di pi la vita cristiana tra i fedeli; di meglio adattare alle esigenze del nostro tempo
quelle istituzioni che sono soggette a mutamenti; di favorire ci che pu contribuire
all'unione di tutti i credenti in Cristo[1]. La Praeparatio ad Missam di entrambe le forme ha
in comune una preghiera di sant'Ambrogio, una di san Tommaso d'Aquino ed una preghiera
alla Beata Vergine Maria[2]. La formula di intenzione ricorda al sacerdote che egli
consacra il Corpo e il Sangue di Cristo a beneficio di tutta la Chiesa e per tutti coloro che si
sono raccomandati alle sue preghiere. Siccome questa preghiera si trova in entrambe le forme
del rito, chiaro che tutte e due mantengono la dimensione ecclesiologica della Messa[3].
Anche il sacerdote che celebra in privato non celebra la Messa solo per se stesso. L'IGMR
93, nello spiegare ci, descrive anche le disposizioni che deve avere il celebrante:
[...] il presbitero, che nella Chiesa ha il potere di offrire il sacrificio nella persona di Cristo
in virt della sacra potest dell'Ordine[4], presiede il popolo fedele radunato [...], ne dirige la
preghiera, annuncia ad esso il messaggio della salvezza, lo associa a s nell'offerta del
sacrificio a Dio Padre per Cristo nello Spirito Santo, distribuisce ai fratelli il pane della vita
eterna e lo condivide con loro. Pertanto, quando celebra l'Eucaristia, deve servire Dio e il
popolo con dignit e umilt, e, nel modo di comportarsi e di pronunziare le parole divine,
deve far percepire ai fedeli la presenza viva di Cristo[5].
Di conseguenza, i riti iniziali suppongono che il prete arrivi all'altare pronto a svolgere le sue
sacre funzioni. Allo stesso tempo, non ci si aspetta di meno dal popolo di Dio: i fedeli
presenti devono unire se stessi all'azione della Chiesa ed evitare ogni atteggiamento di
individualismo o di divisione[6]. Questa unit appare molto bene dai gesti e dagli
atteggiamenti del corpo, che i fedeli compiono tutti insieme[7].
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I riti iniziali nella forma straordinaria
La forma straordinaria, mentre ci ricorda che il sacerdote che indossa i paramenti si avvicina
all'altare dopo aver fatto i necessari atti di riverenza, si preoccupa anche di illustrare la cura
con la quale il celebrante deve fare il segno di croce[8]. I riti iniziali della forma
straordinaria, pi estesi di quelli della forma ordinaria, sono composti innanzitutto dal Salmo
42 con la sua famosa antifona Introibo ad altare Dei ad Deum qui laetificat iuventutem
meum, recitata tra il prete e il ministrante. Il Confiteor pregato due volte, la prima dal
sacerdote e la seconda dal ministrante, che recita anche il Misereatur dopo il Confiteor del
sacerdote. Dopo il secondo Confiteor, il Misereatur - che stato conservato nella forma
ordinaria della Messa, ma che l domanda il perdono dei peccati in genere, invece di
evidenziare la distinzione tra i peccati del sacerdote e quelli del popolo - seguito dalla
formula Indulgentiam, durante la quale il sacerdote fa il segno di croce, mentre prega per la
remissione dei peccati di tutti. Seguono alcuni versetti dal Salmo 84. Guranger descrive il
loro scopo in questo modo:
La pratica di recitare questi versetti molto antica. L'ultimo ci trasmette le parole di
Davide, il quale, nel suo Salmo 84, prega per la venuta del Messia. Nella Messa, prima della
Consacrazione, noi attendiamo la venuta di Nostro Signore, cos come coloro che vissero
prima dell'Incarnazione avevano atteso il Messia promesso. Non dobbiamo comprendere la
parola "misericordia", che si trova qui perch usata dal Profeta, come riferita alla bont di
Dio; al contrario, noi chiediamo a Dio che accordi di inviarci Lui, [...] il Salvatore, dal quale
attendiamo su di noi la salvezza. Queste poche parole del Salmo ci riportano indietro, nello
spirito, al tempo di Avvento, nel quale noi invochiamo continuamente Colui che deve
venire[9].
Il sacerdote, nell'ascendere all'altare, dice in segreto l'orazione Aufer a nobis, pregando che
Dio possa rimuovere i nostri peccati e che le nostre menti possano essere ben disposte nel
momento in cui entriamo nel Santo dei Santi. Dopo, bacia l'altare e prega - invocando i
meriti dei santi, in particolare di quelli le cui reliquie si trovano nell'altare - che Dio sia
indulgente verso i suoi peccati. Nella Messa alta [Messa solenne], il prete incensa il
crocifisso e poi l'altare[10] e lo fa in modo tale da coprire di incenso ogni parte dell'altare.
Un diagramma del Messale descrive il modo preciso in cui ci va fatto. Questo atto ci ricorda
che l'altare rappresenta Cristo. Dom Guranger riporta il significato scritturistico di
quest'uso:
La santa Chiesa ha preso in prestito questa cerimonia dal Cielo stesso, dove l'ha
contemplata san Giovanni. Nella sua Apocalisse, egli ha visto un angelo ritto in piedi, con un
incensiere d'oro, presso l'altare sul quale si trovava l'Agnello, circondato dai ventiquattro
vegliardi (cf. Ap 8,3-4). Egli ci descrive quest'angelo mentre offre a Dio le preghiere dei
santi, che sono simboleggiate dall'incenso. Perci la nostra santa Madre, la Chiesa, la Sposa
fedele di Cristo, desidera fare come si fa in Cielo[11].
I riti iniziali nella forma ordinaria
La forma ordinaria del Rito Romano inizia enfatizzando la presenza del popolo radunato,
prima di menzionare la processione del sacerdote e dei ministri verso l'altare, processione
accompagnata dal canto introitale. La sostituzione degli inni con le antifone di introito e di
comunione ha in effetti implicato la perdita di questi testi propri della Messa. Sebbene essi
siano stati tradotti nelle lingue vernacole assieme agli altri testi, in verit raro sentirli
cantare, soprattutto nelle parrocchie. Nondimeno, la liturgia inizia con il canto, durante il
quale il prete pu incensare l'altare. Le parole iniziali della Messa sono le stesse in entrambe
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le forme: Nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo. Guidati dal celebrante,
sacerdote e fedeli fanno insieme questo gesto, superando cos il tempo che trascorso tra la
morte storica di Cristo sulla croce e il Sacrificio di Cristo sul Calvario, reso presente
sull'altare ogni volta che viene celebrata la Messa. Come scrive padre Jeremy Driscoll, I
nostri corpi saranno trasportati nel corpo che fu appeso sulla croce, e questa partecipazione
alla morte di Cristo la rivelazione del mistero trinitario[12].
Nel nome suggerisce che noi affidiamo la celebrazione al nome della Trinit. Con il
battesimo, noi siamo immersi ed affidati al nome di Dio. Come nel battesimo veniamo
sepolti e risuscitiamo con Cristo, cos nel fare il segno di croce, noi rinnoviamo attivamente
la nostra fede nel nome trinitario di Dio. Il segno della croce non solo il modo tradizionale
con cui i cattolici iniziano a pregare, ma al contrario il modo pi ovvio e pi forte di
iniziare a farlo. L'Amen l'assenso solenne di coloro che rispondono.
Il saluto apostolico accoglie l'assemblea. Viene chiamato cos perch ispirato alle lettere
di san Paolo. Il sacerdote pu usare il Dominus Vobiscum, oppure pu scegliere tra diverse
formule. Qualunque sia la sua scelta, certamente non dovr banalizzare tale saluto dicendo
Buon giorno. Il saluto liturgico formalizzato perch il sacerdote saluta i fedeli nel suo
specifico ruolo sacramentale per cui, in persona Christi capitis[13], egli saluta l'assemblea
radunata da Dio. L'assemblea perci non risponde Buon giorno, padre, bens e con il tuo
spirito. Scrive ancora Driscoll: I fedeli si rivolgono allo "spirito" del sacerdote; cio, a
quella profondissima parte interiore del suo essere, nella quale egli stato ordinato
esattamente per guidare il popolo in questa sacra azione[14].
Il sacerdote, poi, guida i fedeli col rito penitenziale, nel richiamare il popolo a riconoscere i
propri peccati e a chiedere la misericordia di Dio. Nel Messale della forma ordinaria c' una
certa variet di scelta. Il Confiteor, che qui detto tutti insieme, incoraggia ognuno a pregare
per l'altro e invoca la comunione dei santi perch ci assista. Un'altra forma richiama i versetti
che seguono l'Indulgentiam nella forma straordinaria[15]. Entrambe le forme dell'atto
penitenziale sono seguite dal Misereatur e dal Kyrie, la cui ripetizione indica le persistenti
suppliche di misericordia. La terza forma consiste in una serie di petizioni, spesso legate al
tempo liturgico, dette anche tropi, seguiti dall'invocazione Kyrie eleison oppure Christe
eleison[16]. La domenica, nelle feste o in occasioni speciali, il prete intona di seguito il
Gloria, il canto degli angeli, cui si uniscono i presenti, o che cantato dal coro che
rappresenta i fedeli.
L'orazione principale, o colletta, conclude il ruolo del sacerdote nei riti iniziali della Messa.
L'invito Preghiamo seguito da un breve silenzio. Il silenzio parla profondamente
all'essere interiore. Nella forma straordinaria esso una componente naturale, nella forma
ordinaria considerato una risposta adeguata e umile al mistero. Il nome di colletta dato a
questa orazione viene dal verbo latino colligere che indica il mettere insieme pezzi sparsi, per
formare un'unit. La liturgia della Chiesa, attraverso la bocca del sacerdote, mette nei cuori
dei fedeli una preghiera che riassume ci per cui tutti dovremmo pregare. Non solo la colletta
ci incoraggia a guardare oltre la piccolezza dei nostri bisogni e richieste, ma anche ad
ascoltare la preghiera letta o cantata dal solo sacerdote a nome di tutta la Chiesa, per farne la
preghiera di ciascuno di noi. Dopo di ci, orientati verso Dio e dediti al culto della beata
Trinit nel servizio della sacra liturgia della Chiesa, prete e fedeli insieme possono essere
meglio sintonizzati per ascoltare la dolce voce che ci chiama affinch con la grazia di Dio
giungiamo finalmente alle pi alte cime di scienza e di virt[17].
[Traduzione dall'inglese di don Mauro Gagliardi]
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Note
1) Concilio Vaticano II, Sacrosanctum Concilium, n. 1.
2) La Praeparatio nel Missale Romanum del 1962 pi ampia.
3) Missale Romanum, Editio Typica Tertia, Typis Vaticanis 2002, 1289-1291.
4) Concilio Vaticano II, Lumen Gentium, n. 28.
5) Institutio Generalis Missalis Romani (IGMR), n. 93.
6) Cf. IGMR, n. 95.
7) IGMR, n. 96.
8) [...] signat se signo crucis a fronte ad pectus, et clara voce dicit...: Missale Romanum
1962.
9) P. Guranger, Explanation of the Prayers and Ceremonies of Holy Mass, tr. L. Shepherd,
Stanbrook Abbey, Worcestershire 1885, 7.
10) A. FORTESCUE - J.B. O'CONNELL - A. REID, The Ceremonies of the Roman Rite
Described, 14th ed., St Michael's Abbey Press, Farnborough 2003, 142.
11) P. Guranger, Explanation of the Prayers and Ceremonies of Holy Mass, 8.
12) J. DRISCOLL, What happens at Mass, Gracewing Publishing, Leominster 2005, 21.
13) Nella persona di Cristo Capo.
14) J. DRISCOLL, What happens at Mass, 25.
15) Ostende nobis Domine misericordiam tuam....
16) Un tropo, dal latino tropus, e a volte riferito spregiativamente a farsato, era in origine
una frase o un versetto aggiunto come abbellimento o come inserzione nella Messa cantata
nel medioevo. Ad esempio il Kyrie Lux et Origo eleison della Missa I in Tempore
Paschali. Il Messale di san Pio V li elimin.
17) Regola di san Benedetto, capitolo 73.



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