Marina Montesano, 29.10.2014 Scaffale. Tra Siena, lOriente e la curia. Beltramo di eonardo Mi!nanelli e le sue o"ere# di $ell% Ma&moud 'elm%. (n li)ro im"ortante "er la conoscen*a del condottiero mon!olo e l+imma!inario di ,uell+e"oca, edito l+-stituto storico italiano "er il Medioe.o Tamerlano Beltramo, il viaggiatore orientalista Nel corso del secolo XIII, i mongoli avevano dato vita a un impero continentale che andava dalla Cina alla Persia e, nella compagine settentrionale, alla Russia; un impero che nella sua struttura uni- taria non era durato a lungo, ma che aveva segnato la storia del continente. Diversi viaggiatori euro- pei, da Giovanni di Pian del Carpine a Guglielmo di Rubruck a Marco Polo, approfittarono della cosiddetta Pax Mongolica per raccogliere informazioni essenziali a proposito di un Oriente fino a quel momento sconosciuto. Il grande khanato del Ciaghatay, compreso tra il fiume Oxus (lodierno Amu Darya) e la Mongolia, si era diviso fra unarea orientale, nelle mani di trib ancora favorevoli alla cultura tradizionale, e una occidentale, maggiormente islamizzata, sebbene non dimentica della cultura originaria. A questultima zona apparteneva il villaggio di Haji Ilgar, dipendente dalla citt di Kesh, oggi Shahr-i Sabz, la Citt Verde, situato a un centinaio di chilometri a sud di Samarcanda. Qui nel 1336 nac- que Timur (Ferro), da noi meglio noto come Tamerlano. Nel 1369, dopo unaccorta strategia guer- riera di sottomissione delle diverse trib, Tamerlano si trov a essere il padrone dellintera Trans- oxiana. Lanno successivo egli assunse il titolo di emiro, una parola araba con la quale intendeva sot- tolineare la sua pietas musulmana. Nel frattempo aveva sposato una discendente di Genghiz Khan, la principessa Saray Malik Katun, il che gli conferiva il diritto di fregiarsi del titolo di krgen, Genero Imperiale. Secondo il nuovo corso impresso alle sue ambizioni, che lo conducevano sempre pi lontano dalle originarie tradizioni nomadi delle trib turco-mongole, egli decise dinsediarsi anche in una vera e propria capitale: scelse Samarcanda, una citt famosa perch vi aveva soggiornato Alessandro Magno: era anche lemporio pi importante situato lungo la Via della Seta. Tanto Tamerlano quanto i suoi immediati successori avrebbero fatto delle citt di questa regione, lattuale Uzbekistan, dei centri artistici e scientifici di grande bellezza e importanza. Nei tre decenni successivi egli condusse campagne militari travolgenti e spietate, in tutte le dire- zioni; tra i potentati mediterranei che potevano fargli ombra, solo quello ottomano era in grado di resistergli. E proprio lavanzata dei turchi verso Occidente fece pensare agli occidentali che gli inte- ressi dellEuropa e del khan di Samarcanda coincidessero. Il principe bizantino Giovanni, che il basi- leus Manuele partendo per lEuropa aveva lasciato a Costantinopoli come reggente, si accord con il podest genovese di Galata per stabilire contatti con il khan; interessato al progetto era anche il re di Francia. Bisanzio era ormai costretta a pagare un tributo a Bajazet, che Giovanni si diceva dispo- sto a corrispondere al nuovo alleato. Giovanni offriva a Tamerlano il tributo che fino ad allora limpero aveva pagato a Bajazet, a patto chegli attaccasse e sconfiggesse questultimo. Nel 1400 Tamerlano mosse dunque verso la Siria: in quella contingenza si trovava tra Damasco e Gerusalemme un viaggiatore senese, Beltramo di Leonardo Mignanelli, singolare figura di orienta- lista avant la lettre, al quale dobbiamo una preziosa testimonianza di quella vicenda, cos come una messe di notizie sul grande condottiero mongolo, inedite per il tempo. La figura e lopera di Bel- tramo, a lungo ignorate dalla storiografia, nonostante limportanza del personaggio, sono ora rico- struite magistralmente dal lavoro di Nelly Mahmoud Helmy, Tra Siena, lOriente e la curia. Beltramo di Leonardo Mignanelli e le sue opere (Istituto storico italiano per il Medioevo, pp. 442, euro 50). Esponente di un importante casato senese, mercante, viaggiatore, umanista addentro agli ambienti papali, Beltramo partecip con ruoli di interprete ad alcuni dei principali concili dei primi del Quat- trocento, da Costanza a Firenze. Ma riusc anche a costruirsi una notoriet per la sua conoscenza dellOriente e dellIslam, scrivendo (oltre al testo gi ricordato su Tamerlano) trattati di controver- sistica, cronache sulla storia del sultanato di Egitto e Siria tra Tre e Quattrocento, un progetto di crociata, un trattato sulla religione islamica, uno studio filologico sulle varianti arabe del libro dei Salmi, nonch sviluppando interessi nellambito dellastronomia. Tra Siena, lOriente e la curia d conto dellinsieme della sua attivit; un libro che non sarebbe stato possibile, data la natura specialistica del tema e il suo valore di scoperta, senza lappoggio dellIstituto storico italiano per il Medioevo: istituzione che, giusto lo scorso anno, ha compiuto 130 anni di vita e che, come biblioteca (nella sua sede storica di Palazzo Borromini a Roma), centro di studi e ricerche, scuola di specializzazione nellambito degli studi medievistici, sede di convegni, casa editrice non ha mai smesso di animare la vita culturale della repubblica, pur dovendo confro- ntarsi con le difficolt economiche che affliggono lalta ricerca italiana. Allo stesso tempo, va sottolineato che il libro di Nelly Mahmoud Helmy non accessibile dai soli spe- cialistici, perch getta luce su un momento particolarmente proficuo della nostra storia culturale, mostrando che il Rinascimento non si esaurito, come manualisticamente si continua ancora a dire, nella scoperta del mondo classico; non solo perch il Medioevo a sua volta non laveva mai diment- icato, ma anche perch la cultura umanistica ag come rielaboratrice di interessi ben pi ampi: pro- prio quello per lOriente, islamico e non, meriterebbe unattenzione maggiore e la figura di Beltramo di Leonardo Mignanelli esemplare nel mostrarcelo. 2014 IL NUOVO MANIFESTO SOCIET COOP. EDITRICE